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Lezione 1

GENETICA
La genetica è la scienza che studia la variabilità biologica degli organismi viventi, la trasmissione dei caratteri
da un organismo ad un altro o da una cellula ad un’altra, il ruolo del genoma (patrimonio genetico) e in
particolare dei geni, nei processi fondamentali della vita (morfogenesi, sviluppo, metabolismo, ecc...)

Aree della genetica in medicina


• Genetica umana
• Genetica medica
• Medicina molecolare

o Genetica clinica
o Genetica biochimica
o Citogenetica
o Genetica molecolare

Definizioni
o Malattia congenita quando è presente sin dalla nascita
o Familiarità trasmissione tra membri del medesimo nucleo familiare di determinate caratteristiche o
condizioni
o Caso sporadico che si manifesta per la prima volta in una famiglia
o Malattia a carattere ereditario che si trasmette da genitori a figli
o Genotipo è dato dal suo corredo genetico, è ciò che è "scritto" nel DNA
o Fenotipo è l'insieme dei caratteri che l'individuo manifesta
Ruolo della genetica in medicina
- Diagnosi es. prenatale, postnatale, di predisposizione, screening
- Prevenzione es. consulenza genetica, interruzione di gravidanza, prevenzione di sintomi
- Terapia es. farmacologica, genica
- Altri es. produzione di farmaci mediante tecniche di DNA ricombinante, identificazione di agenti
infettivi, ecc..

DOGMA CENTRALE DELLA BIOLOGIA


Il dogma centrale della biologia molecolare è un principio formulato negli anni cinquanta del XX secolo,
secondo cui, in biologia molecolare, il flusso dell'informazione genetica è monodirezionale: parte dagli acidi
nucleici per arrivare alle proteine, senza considerare un percorso inverso.

L’espressione dell’informazione genetica raccolta nelle molecole di DNA avviene in due stadi:

1. Trascrizione durante la quale il DNA è trascritto in mRNA;


2. Traduzione durante la quale l’mRNA è tradotto per produrre la proteina associata.

La duplicazione comprende tutto ciò che riguarda il DNA, non solo la parte codificante. Il numero di geni
corrisponde ad un 10% rispetto a quello che è tutto il DNA. Quindi si duplicano non sono i geni utili, ma anche
quello che viene definito junk DNA (DNA spazzatura).

In realtà non può essere DNA spazzatura, in quando avrà sicuramente delle funzioni che non sono evidenti
come quelle dei geni, ma possono funzionare come regolazione dell’espressione genica ad esempio.

Duplicazione e trascrizione avvengono all’interno del nucleo, mentre la traduzione avviene a livello dei
ribosomi del citoplasma.

REQUISITI DEL DNA

- il DNA è variabile tra le diverse specie, mentre si mantiene costante all’interno della stessa specie.
- È in grado di custodire le informazioni che fanno una specie diversa dall’altra
- È in grado di duplicarsi con grande precisione durante la divisione cellulare
- È soggetto a rari cambiamenti, le variabili o mutazioni, che forniscono la variabilità genetica che
permette agli organismi di evolversi nel tempo. La mutazione dunque non ha solo carattere negativo,
può anche essere considerata come alla base della variabilità genetica.
Genoma umano
23 paia di cromosomi (46 cromosomi, tra cui 22 paia di autosomi e 1 di gameti)

2 metri di DNA

3.000.000.000 bp

60.000 – 80.000 geni

Acidi nucleici

DNA acido deossiribonucleico è un polimero di nucleotidi ed è formato da un


acido fosforico (gruppo fosfato), deossiribosio (zucchero) e basi azotate che
sono adenina e guanina (purine), citosina e timina (pirimidine).

RNA acido ribonucleico è un polimero di nucleotidi ed è formato da un acido


fosforico (gruppo fosfato), ribosio (zucchero) e basi azotate che sono adenina e
guanina (purine), citosina e uracile (pirimidine).

Base azotata è una molecola con proprietà basiche contenente azoto, è una componente dei nucleotidi che
formano gli acidi nucleici. Può essere una purina con struttura a due anelli o una pirimidina con struttura a
un solo anello.

Legame glicosidico → zucchero e base azotata

Legame esterico → zucchero e gruppo fosfato

Legame anidridico → gruppi fosfato

Legame fosfodiesterico → lega C3 dello zucchero di un nucleotide con C5 del nucleotide successivo (zucchero
e gruppo fosfato), con conseguente perdita di 2 fosfati e 1 molecola d’acqua

2 legami idrogeno tra adenina e timina

3 legami idrogeno tra citosina e guanina


DNA

La molecola di DNA ha due catene polinucleotidiche unite mediante le basi azotate e avvolte l’una sull’altra
a formare una doppia elica destrorsa. Le due catene sono antiparallele cioè i due filamenti sono orientati in
direzione opposta: uno orientato in 5’→3’ e l’altro in 3’→5’. Gli scheletri di zucchero fosfato si trovano
all’esterno della doppia elica, mentre le basi sono orientate verso l’asse centrale e sono unite da legami a
idrogeno.

Replicazione del DNA


È una replicazione semiconservativa in cui ogni filamento serve da stampo per un nuovo filamento e le due
nuove molecole di DNA sono formate da un filamento vecchio e uno nuovo. Nella replicazione non si ha la
copia esatta di quello che è presente, ma si va a duplicare in maniera complementare (se c’è adenina nel
filamento stampo in quello nuovo ci sarà timina). Replicazione e trascrizione avvengono nel nucleo mentre
la traduzione nel citoplasma. Nella replicazione intervengono molte
proteine ed enzimi come DNA polimerasi, proteine iniziatrici,
primasi, elicasi, proteine SSB, topoisomerasi, ligasi.

A iniziare la duplicazione è la forcella di replicazione che è quel


complesso formato da proteine ed enzimi che aprono la doppia
elica, successivamente grazie ad inneschi di RNA da parte della
primasi (RNA polimerasi) si inizia la duplicazione. Durante il processo
abbiamo due tipi di filamenti, quello veloce o guida su cui viene replicato un nuovo filamento in direzione
5’→3’ in maniera continua, e quello lento o ritardato su cui invece vengono replicati più filamenti discontinui
chiamati filamenti di Okazaki, i quali poi verranno uniti tramite la ligasi.

Però c’è un problema in quanto la rimozione dell'innesco terminale del filamento lento lascia un vuoto che
non può essere sostituito da nuovo DNA in quanto manca un'estremità 3' che la DNA polimerasi possa
prolungare; perciò, le estremità 5' del filamento stampo non vengono duplicate, provocando l’accorciamento
progressivo del filamento. Per evitare questo problema, alcuni cromosomi sono dotati di telomeri alle
estremità, sequenze ripetute moltissime volte, che possono essere perdute senza danno.

TELOMERASI: La telomerasi è una ribonucleoproteina, un enzima che aggiunge sequenze ripetitive di DNA
non codificante, TTAGGG per tutti i vertebrati ed altri organismi, al terminale 3' dei filamenti di DNA nelle
regioni dei telomeri, che si trovano alle estremità dei cromosomi eucariotici, riallungando così i telomeri
accorciati in modo da mantenere integri i cromosomi.

Capacità di proofreading è la capacità dell'enzima DNA polimerasi di leggere la sequenza di DNA,


riconoscendo e riparando errori commessi durante il processo di sintesi del filamento complementare allo
stampo. Inoltre, ha la capacità di trascrivere solo in un verso.

Nel DNA mitocondriale esiste una DNA polimerasi che non è in grado di correggere gli errori e questo provoca
maggiori mutazioni.

Geni
Il gene è l’unità codificante per la proteina. Un singolo gene solitamente è implicato in più di una funzione
biologica e solo una piccola parte dei ~80.000 geni identificati ha almeno una funzione certa. Abbiamo due
tipi di geni:

- housekeeping che si occupano del metabolismo, biosintesi, membrana, istoni, ribosomiali


- tessuto-specifici si occupano di differenziamento cellulare

I geni non-codificanti (junk DNA) potrebbero avere funzioni di mantenimento dell’integrità strutturale del
cromosoma e regolazione della quantità di proteine tradotte.

Gli esoni e introni sono rispettivamente la porzione codificante e non-codificante del gene. Gli introni
verranno eliminati durante lo splicing in seguito o durante la trascrizione.
Un gene strutturale eucariotico può essere suddiviso in 3 porzioni:

- Una sequenza adiacente al punto di inizio di trascrizione chiamato promotore, con la quale
interagisce l’RNA Polimerasi.
- Sequenza codificante.
- Sequenza adiacente alla fine di un gene dove termina la trascrizione, terminatore.

Gli enhancers sono necessari per ottenere il


massimo grado di trascrizione per un dato gene
mentre i silencer reprimono la trascrizione
anziché attivarla.

Trascrizione genica
Il genoma di un organismo consiste di sequenze di coppie di basi distribuite sui
cromosomi, il cui numero dipende dalla specie. Le sequenze di coppie di basi
specifiche che vengono trascritte prendono il nome di geni, per cui il processo di
trascrizione viene anche indicato come espressione genica.

La trascrizione si realizza mediante un processo biochimico catalizzato da un enzima


chiamato RNA Polimerasi che a differenza della DNA Polimerasi può iniziare da sola
la sintesi di nuove catene.

L’RNA Polimerasi ha sempre la stessa direzione 5’→3’ e non è in grado di riconoscere


da sola il proprio promotore, per questo sono presenti i fattori generali di
trascrizione che permettono così l’inizio della stessa.

La trascrizione viene effettuata solo su un filamento del DNA e si divide in 3 fasi:

INIZIO: che dà inizio alla trascrizione richiede un promotore, una speciale sequenza
di DNA alla quale si lega molto saldamente la RNA polimerasi.

ALLUNGAMENTO: la RNA polimerasi apre il DNA e legge il filamento stampo,


aggiungendo i nuovi nucleotidi nel filamento in crescita, ma non ha bisogno di un primer per dare inizio al
processo. Diversamente dalla DNA polimerasi, l’RNA polimerasi non revisiona né corregge il proprio lavoro.

FINE: analogamente al sito di inizio che precisa il punto di partenza della trascrizione, sul filamento stampo
del DNA ci sono particolari sequenze di basi che ne stabiliscono la terminazione.

Controllo dell’espressione genica

Anche se differenziate tutte le cellule di un organismo contengono l’intero programma genetico, cioè lo
stesso numero e tipo di geni, il differenziamento dipende da quali geni vengono espressi, cioè trascritti e
tradotti in proteine.
La trascrizione produce 3 diversi classi di molecole di RNA:

- mRNA che ha il compito di portare il messaggio genetico al di fuori del nucleo per poi guidare la
sintesi proteica;
- rRNA che va a comporre, insieme alle proteine, i ribosomi sui quale avviene la traduzione;
- tRNA ripiegato a formare 4 lobi e svolge la funzione di portare gli amminoacidi sui ribosomi durante
la traduzione

Sintesi proteica o traduzione


Consiste nella sintesi di proteine a partire da un mRNA, che esce dal nucleo e va nel citoplasma dove incontra
un ribosoma, composto da due subunità una più grande e una più piccola.

INIZIO: mRNA, subunità ribosomiale piccola e tRNA, che porta una tripletta di basi detta anticodone che è
complementare con le basi che si trovano sull’mRNA, si uniscono a formare il complesso di inizio. Il processo
inizia grazie a un codone di inizio AUG che codifica per una metionina che è sempre il primo amminoacido.
L’inizio è completato quando la subunità maggiore del ribosoma lega quella minore.

ALLUNGAMENTO: Inizia quando gli amminoacidi sono aggiunti alla proteina nascente e continua finché un
ribosoma raggiunge il codone di stop: UAG, UGA, UAA.

TERMINAZIONE: Sintesi proteica conclusa e il polipeptide, l’mRNA e il tRNA sono rilasciati dal ribosoma.

Una volta finito la proteina più essere funzionante, l’mRNA invece se non deve più produrre quel tipo di
proteina viene degradato mentre se serve ancora comincerà una nuova produzione.

Linguaggio nucleotidico
La sequenza di nucleotidi dell’mRNA viene letta per gruppi di 3 nucleotidi. Le parole nel linguaggio
nucleotidico sono costituite da 3 lettere che corrispondono a 3 basi chiamate codoni. Ciò significa che ci sono
4^3 = 64 uniche parole.
Quindi uno stesso amminoacido può essere codificato da diversi codoni (molti codoni sono quindi sinonimi),
questo viene chiamato DEGENERAZIONE DEL CODICE.

Se ogni codone fosse solo di 2 basi, ci sarebbero 42 = 16 possibili unici codoni e non basterebbero per
codificare i 20 amminoacidi esistenti più i codoni di stop.

Lezione 2

CROMOSOMI
Cromatina
Il DNA eucariotico è organizzato sottoforma di cromatina formata dal nucleosoma, che è l’unità
fondamentale dell’organizzazione della fibra di cromatina, che contiene al suo
interno una particella core di proteine basiche, cioè 8 istoni, e contiene due molecole
di ogni istone: istone H2A, H2B, H3, H4. Inoltre, troviamo il DNA linker che congiunge
i nucleosomi e associa l’istone H1.

Prima che la cellula si divida, la cromatina si condensa e forma i cromosomi che sono
strutture che si colorano, infatti chromos = colore e soma = corpo. I cromosomi sono
formati da 60-65% cromatina e 35-40% DNA.
Al microscopio ottico il cromosoma presenta un’impalcatura centrale formata da una
proteina acida, alla quale si lega la fibra cromatinica a livello di alcune sequenze
ripetute. Si formano così le Anse di Laemli, che fuoriescono dall’impalcatura e
formano il corpo della cromatina. Attraverso successivi livelli di avvolgimento della
cromatina (solenoide e supersolenoide), i circa 2 m del DNA a doppia elica presenti
nel nucleo di ogni cellula si concentrano e formano i cromosomi.

Nella cromatina troviamo proteine istoniche e non istoniche e conosciamo due tipi:

- Eucromatina che è trascrizionalmente attiva, è meno condensata e contiene il


DNA codificante;
- Eterocromatina che è trascrizionalmente non attiva, è compatta e non contiene
DNA codificante. A sua volta si divide in
o facoltativa che corrisponde a specifiche regioni o anche ad interi
cromosomi che restano condensati solo in determinati tessuti o stadi di
sviluppo (ad esempio il cromosoma X), permette alla cellula di spegnere
porzioni del genoma;
o costitutiva che è sempre attiva e rappresenta un tipo strutturale di
cromatina il cui significato biologico non è ancora chiaro.

Inoltre, ci sono delle componenti che troviamo sui cromosomi che sono i telomeri cioè cappucci all’estremità
che comprendono ripetizione multiple della sequenza TTAGGG e i centromeri che sono regioni specializzare
di DNA che forniscono sito di ancoraggio al fuso mitotico durante la mitosi.

Ogni specie ha un determinato numero di cromosomi e caratteristiche morfologiche peculiari e si utilizza il


cariotipo per classificarli in ordine decrescente dai più grandi ai più piccoli. Durante il ciclo cellulare i
cromosomi replicano e si formano due cromatidi fratelli tenuti insieme dal centromero. Il braccio corto è
individuato con la p mentre il lungo con la q.
Possono essere classificati in base a:

- posizione del centromero o costrizione primaria;


- lunghezza;
- presenza di costrizioni secondarie costituite da
eterocromatina.

In base alla posizione del centromero troviamo i


cromosomi metacentrici quando è perfettamente al
centro, sub-metacentrici quando è spostato da un lato e
c’è la presenza di un braccio corto e uno lungo,
acrocentrici quando si trova vicino l’estremità,
telocentrici quando si trova in posizione del telomero.

Per identificare i cromosomi si usa la tecnica del


bandeggio, colorandoli. Inoltre, la determinazione del
cariotipo permette di identificare anomalie cromosomiche anche durante la gravidanza.

I cromosomi bandeggiati sono classificati secondo una


nomenclatura standardizzata, la ISCN (International
System for human Cytogenetics Nomenclature) che si
basa sulla banda, regione e braccio del cromosoma.

I cromosomi sono presenti in coppie nelle cellule somatiche e i membri di una coppia sono cromosomi
omologhi. Ogni coppia di cromosomi contiene un cromosoma di origine paterna e uno di origine materna. Se
una cellula ha 2 cromosomi di ogni tipo, cioè due serie di cromosomi, allora ha un corredo cromosomico
diploide, mentre se è presente un cromosoma di ogni coppia di omologhi allora ha corredo aploide.

n = per indicare le cellule aploidi

2n = per indicare le cellule diploidi

Nell’uomo ci sono 46 cromosomi, di cui 22 coppie diploidi


(autosomi) e 1 coppia aploidi (eterosomi o gameti).

La fusione dei due gameti durante la fecondazione porta alla


formazione di un nuovo individuo diploide detto zigote. Vengono
prodotti nelle gonadi a partire dalle cellule germinali tramite la
meiosi mentre le cellule somatiche si dividono per mitosi.
Ogni cromosoma è costituito da una successione lineare di geni o loci (locus = posizione occupata da un gene
su un cromosoma). Ogni paio di cromosomi contiene gli stessi geni nello stesso ordine ma non
necessariamente in forma identica.

46, XY 46, XX

Il sesso maschile è determinato dalla presenza del cromosoma Y portato dallo spermatozoo al momento della
fecondazione.

Cromosoma X
Ha dimensioni medie e contiene più di 1000 geni con funzioni diverse e sono detti X-linked.

Cromosoma Y
È piccolo e contiene circa 20 geni, la maggior parte dei quali è coinvolta nel differenziamento sessuale e nella
spermatogenesi. In particolare, contiene il gene SRY (Sex determing Region Y) che codifica per il fattore TDF
(Testis Determining Factor) responsabile del differenziamento in senso maschile.

I maschi hanno solo una copia di geni localizzati sull’X mentre le femmine hanno due copie; quindi, ci
aspetteremmo una doppia dose di prodotto genico rispetto ai maschi, ma ciò non avviene grazie
all’inattivazione di un cromosoma X nelle femmine.

Uno dei due cromosomi X presenti nella linea somatica femminile, viene precocemente inattivato durante lo
sviluppo embrionale. L’inattivazione è casuale e come risultato la femmina è un mosaico di cellule
funzionalmente emizigoti per uno o l’altro dei cromosomi X. Il DNA dell’X inattivo rimane
altamente condensato e non viene trascritto, è visibile come una masserella più scura detta
corpo di Barr.
L’inattivazione del cromosoma X è responsabile della grande variabilità clinica delle malattie dovute a geni
che mappano su questo cromosoma e la gravità del fenotipo clinico dipenderà dalla proporzione di cellule
che hanno mantenuto attivo il cromosoma X con l’allele mutante. Ad esempio, se in una donna il cromosoma
X non inattivato presenta la mutazione che provoca l’emofilia, manifesterà dei sintomi caratteristici della
malattia nonostante è una malattia che si manifesta prevalentemente nell’uomo in quanto è X-linked (le
donne solitamente sono portatrici).

Nell’embrione umano esiste la potenzialità di sviluppare ambedue i tipi di gonadi.

La determinazione del sesso negli esseri umani avviene in due modi:

- in assenza del cromosoma Y non viene prodotto TDF, permettendo alla corticale delle gonadi
embrionali di svilupparsi in ovaie e in assenza di testosterone (ormone) l’embrione svilupperà
caratteristiche femminili;
- con la presenza del gene SRY localizzato sul cromosoma Y si produce il TDF, che induce la midollare
delle gonadi embrionali a svilupparsi in testicoli e a produrre il testosterone che indurrà lo sviluppo
delle caratteristiche maschili.

Esiste la possibilità che si sviluppino degli individui maschi


con cromosomi XX in cui la regione contenente il gene SRY
è traslocata in uno dei cromosomi X, e femmine con
cromosomi XY in cui la regione contenente il gene SRY è
deleta.
Questo è un esempio di mutazione del gene tfm che si trova sul
cromosoma X che comporta la femminilizzazione testicolare, in quanto
normalmente questo gene ha un recettore che consente il
differenziamento maschile e la comparsa di caratteristiche sessuali
secondarie maschili; in questo caso non ha nessun recettore quindi
non si forma il complesso testosterone-recettore, non ci sono segnali
e quindi si andranno a sviluppare caratteristiche sessuali secondarie
femminili.

Lezione 3

INATTIVAZIONE DEL CROMOSOMA X


Maschi (XY) una sola copia di geni localizzati sull’X

Femmine (XX) due copie di geni localizzati sull’X

Per geni X-linked nelle femmine ci aspetteremmo quindi una doppia dose di prodotto genico (es. proteina)
rispetto ai maschi, ma in realtà nei due sessi la quantità di prodotto genico è uguale.

Questo processo di inattivazione del cromosoma X è chiamato anche Lyonizzazione, che deriva da Mary Lyon,
colei che all’inizio degli anni ’60 studiò questo fenomeno. Egli osservò che nei nuclei delle femmine con
cariotipo 46, XX è presente una masserella condensata che corrisponde al numero delle X meno 1, lo stesso
fenomeno si osserva nei maschi XXY ma non nelle femmine X0.
L’inattivazione avviene durante i primi stadi dello sviluppo embrionale (15°-16° giorno), è casuale in quanto
può essere inattivato sia l’X di origine paterna sia quello di origine materna, è permanente e viene propagata
clonalmente, in quanto tutte le cellule discendenti da una cellula clone avranno lo stesso X inattivo. Quindi
possiamo dire che le femmine sono dei mosaici genetici in quanto il 50% delle loro cellule esprime geni X-
linked paterni e il 50% geni X-linked materni.

Sul cromosoma X e Y esistono regioni chiamate PAR (Pseudo Autosomal Region)


che servono per l’appaiamento e la ricombinazione durante la meiosi maschile,
e non vengono inattivate. PAR1 sull’estremità del braccio corto e PAR2
sull’estremità del braccio lungo.

Il cromosoma inattivato mantiene attive alcune regioni (PAR ed altri geni),


hanno un aspetto eterocromatico in interfase (corpo di Barr) e acquistano
caratteristiche del DNA inattivo (possono subire metilazione, ipoacetilazione
degli istoni, replicazione del DNA nella tarda interfase).

La regione Xq13 contiene l’X-Inactivation Center (XIC) che trascrive un RNA non codificante chiamato XIST (X
Inactive Specific Transcript) che rimane sul cromosoma e lo avvolge, impedendogli di trascrivere.

In realtà l’inattivazione non è sempre causale in quanto a volte si sceglie l’X che porta una copia del gene XIST
non funzionante o quando si ha una traslocazione bilanciata
che provoca una mutazione, si inattiva quel cromosoma
tutelando l’X funzionante. Però in questo caso verranno
inattivati anche tutti i geni autosomali, rendendo queste
cellule selettivamente svantaggiate rispetto alle altre cellule.

Inoltre, nel momento in cui deve produrre gameti questo


cromosoma verrà attivato; quindi, possiamo dire che
l’inattivazione non è sempre permanente.

Si è ipotizzato l’esistenza di un meccanismo di


compensazione del dosaggio genico (o più precisamente
della differenza di dosaggio genico) per la presenza di due
fenomeni:

1. Le aneuploidie dei cromosomi sessuali, a differenza di quelle a carico degli autosomi, sono
compatibili con la vita, e, in alcuni casi, non comportano fenotipi anormali.

47, XXX femmine normali, talvolta sterili

47, XXY (sindrome di Klinefelter) maschi sterili, talvolta con lieve ritardo mentale

45, X0 (sindrome di Turner), statura inferiore alla media, sterilità, altre anomalie di sviluppo
generalmente non gravi
48, XXXX o XXXY sintomatologia più grave delle precedenti, ma comunque condizione compatibile con la
vita

2. La quantità di prodotto genico di geni del cromosoma X è uguale in maschi e femmine, nonostante il
fatto che i maschi abbiamo una sola copia del gene e le femmine due.

Esempio attività enzimatica della G6PD (Glucosio-6-Fosfato Deidrogenasi)

Nei mammiferi, a differenza che in altri organismi, la compensazione del dosaggio genico è raggiunta
attraverso l’inattivazione di uno cromosoma X nelle cellule somatiche che ne contengono due. In cellule con
aneuploidie dei cromosomi sessuali viene mantenuto attivo un solo cromosoma X, questo spiega il fenotipo
pressoché normale di soggetti con cromosomi sessuali in eccesso o in difetto.

Esempio classico dell’inattivazione del cromosoma X è quello


del gatto (femmine di gatto) che presenta entrambi i colori
del pelo dei genitori, dovuto alla casualità dell’inattivazione.

MUTAZIONE
È un qualsiasi cambiamento del patrimonio genetico, è un evento casuale e raro.

1 gamete su 106 porta una mutazione a un determinato locus, nel genoma umano ci sono circa 30.000 geni
e in totale i gameti portatori di mutazione a un qualsiasi locus codificante saranno 30.000 x 10-6 = 3%.

Dal punto di vista selettivo una mutazione può risultare:

- Vantaggiosa quando l’organismo che la porta ha una fitness (capacità riproduttiva) maggiore
- Svantaggiosa quando l’organismo che la porta ha una fitness minore
- Neutra quando non influenza la fitness di chi la porta

Esistono centinaia di diverse emoglobine mutanti in tutta la


popolazione umana, molte delle quali sono dannose e danno origine a
forme patologiche; altre sono neutre e non sembra arrechino ai
portatori vantaggi né svantaggi.

L’effetto delle mutazioni va sempre correlato all’ambiente in cui


l’organismo si trova: una data mutazione può rivelarsi svantaggiosa (o
neutra) in un dato ambiente, vantaggiosa in un altro. Ad esempio,
l’anemia falciforme risulta svantaggiosa negli omozigoti mutati,
mentre risulta vantaggiosa in eterozigosi in quanto si è osservato che in zone malariche nei portati eterozigoti
il plasmodio non riesce a completare il suo ciclo all’interno dei globuli rossi per la loro forma e vita breve, non
provocando la malattia.

Mutazioni germinali e somatiche


Per quanto riguarda la sede delle mutazioni abbiamo:
a. mutazioni germinali che colpiscono i gameti e possono essere trasmesse alla prole
b. mutazioni somatiche che colpiscono le cellule somatiche e si esauriscono nell’individuo.

Le mutazioni germinali possono presentarsi in tutte le cellule germinali o solo in una proporzione di esse
(mosaicismo germinale) a seconda dello stadio di sviluppo dell’embrione in cui sono avvenute, e una volta
trasmesse alla prole diventano “stabili”, cioè non si è mai manifestata ma nel momento in cui si ha dei figli si
manifesterà in essi.

Mosaicismo è la coesistenza di due o più linee cellulari


geneticamente distinte nello stesso individuo, quindi, una
mutazione che interviene in una cellula dello zigote o
embrione e tutte le cellule che originano da questa cellula
porteranno la mutazione. L’individuo sarà un mosaico di
cellule normali e cellule mutate.

Tipi di mutazioni
- Puntiforme può essere minima, cioè riguarda una singola coppia di basi nel DNA
- Genica implica regioni più estese dentro un gene
- Cromosomica implica grosse porzioni del genoma

Le mutazioni puntiformi e geniche non hanno di solito alcuna particolare conseguenza sul fenotipo, sono
quindi selettivamente neutre in quanto il 98% del nostro genoma contiene regioni non codificanti.

I polimorfismi del DNA si trovano in zone che non hanno alcuna funzione codificante e quindi rappresentano
delle varianti fenotipicamente invisibili che hanno l’utilità di marcare molecolarmente la variabilità fra gli
individui. Infatti queste zone sono usate per effettuare i test di paternità, per medicina forense, ecc..

Mutazione puntiforme genica

La mutazione puntiforme genica è un cambiamento del materiale ereditario di un gene, cioè una sequenza
di nucleotidi del DNA, che codifica in genere per una proteina.

Le mutazioni sono causate da errori nella duplicazione del DNA, da ricombinazione o da agenti mutageni.
Inoltre possono essere causate da sostituzione, inserzione o delezione di nucleotidi.
Le principali conseguenze delle mutazioni su geni codificanti sono:

• mutazione missenso, quando si ha la sostituzione di una base di un codone andando a provare il


cambiamento dell’amminoacido;
• mutazione non-senso, quando viene inserito o generato un codone di stop prematuro, facendo
terminare la proteina precocemente e quindi non funzionerà. Le malattie provocate saranno più
gravi;
• mutazione silente, quando si ha un cambio di base ma ciò non provoca un cambiamento di
amminoacido. A volte provoca malattie;
• mutazione frameshift quando si ha uno slittamento del codice di lettura provocato da un’aggiunta o
delezione di basi.

Mutazione missenso

Acrocefalosindattilia o sindrome di Apert

Rara in quanto colpisce 1:65.000 nati, provoca craniosinostosi, volta cranica conica, ipertensione
endocranica, ritardo mentale, ipoplasia della parte centrale della faccia, sindattilia delle dita di
mani e piedi, sordità e atrofia ottica.

È causata dalla mutazione del gene FGFR2 che è dominante e cambia la base azotata modificando
la cisteina 755 in glicina (Cys755Gly), si verifica in eterozigosi, i genitori sono sani e quindi sarà de
novo.
Disostosi cranio facciale o sindrome di Crouzon

In questo caso la malattia è sempre allelica ma la mutazione sarà da cisteina 342 a tirosina
(Cys342Tyr) e ha aspettative di vita migliori rispetto all’altra, è sempre de novo e in eterozigosi.

Acondroplasia o nanismo dismorfico

Colpisce 1:35.000 nati, manifesta caratteristiche come arti corti e testa


sproporzionatamente più grossa, fronte prominente e naso appiattito,
altezza media nei maschi 130 cm mentre nelle femmine 125, è in
eterozigosi e cambia l’amminoacido glicina 380 in arginina (Gly380Arg)
nel recettore 3 del fattore di crescita dei fibroblasti. È una mutazione
autosomica dominante a penetranza incompleta cioè tutti i bambini
nati avranno questo fenotipo. Nel nanismo cambiano due o tre punti
nel gene.

Mutazione silente

Progeria o Hutchinson-Gilford

Provoca invecchiamento precoce, bassa statura, pelle rugosa, calvizie, assenza di tessuto
adiposo, aterosclerosi ed infarto. È dovuta ad una mutazione sempre in eterozigosi del
gene lamina A che non cambia l’amminoacido glicina G608G, ma introduce un sito donor
di splicing GGT che fa perdere 50 amminoacidi alla proteina in quanto lo riconosce come
sito di taglio (es. gli introni), tagliando un pezzo di esone.

Mutazione frameshift

Fibrosi cistica

Si ha la delezione di un codone nel gene CFTR (ΔF508 – fenilalanina) che porta


alla sintesi di un polipeptide mancante di un amminoacido. Questo gene è
importante in una serie di tessuti e organi e quindi questa malattia è molto
grave.
Mutazioni diverse dello stesso gene possono associarsi a sindromi diverse; infatti, le delezioni che
causano slittamento del modulo di lettura (e quindi totale perdita di funzione della proteina)
causano la distrofia muscolare di Duchenne, che è una malattia X-linked, mentre le delezioni che
non alterano il modulo e preservano parzialmente la funzione della proteina causano la forma più
lieve di distrofia di Becker.

Mutazioni da espansioni di triplette


COREA DI HUNTINGTON
Si ha una probabilità del 50% di avere
dei figli affetti dalla malattia;
caratteristica particolare delle
mutazioni da espansione di triplette è
il fenomeno dell’anticipazione : se per
esempio il primo soggetto affetto
dalla malattia ha iniziato a
manifestare i sintomi a 35 anni, i suoi
figli probabilmente

manifesteranno la malattia, se affetti,


molto più precocemente e in maniera
molto più aggressiva.

Per questa patologia non esistono terapie ma solo dei ritardanti. Questa malattia è dovuta ad un aumento
del numero di triplette in una zona che viene considerata instabile, infatti nel momento in cui il DNA si divide
può produrre un numero troppo alto di triplette al di fuori del valore soglia (36 ripetizioni).

SINDROME DELL’X FRAGILE

DOPO LA SINDROME DI Down, è la causa principale di ritardo mentale nell’uomo; compare precocemente e
comporta ritardo cognitivo. E’ una malattia x linked dominante in cui il difetto si trova su un gene ma è l’unica
malattia che possiamo identificare anche con il cariotipo (numero e struttura dei cromosomi), perché questa
patologia determina una strozzatura a livello di uno dei 2 bracci del cromosoma X.

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