Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
5. Strutture citoplasmatiche
Il citoplasma contiene il DNA cromosomiale, l'mRNA, i ribosomi, le proteine e i metaboliti.
Il DNA è situato in un'area separata nota come nucleoide. Non vi sono istoni. Possono invece essere
presenti plasmidi, costituiti da DNA extracromosomico circolare più piccolo. In assenza di membrana
nucleare la trascrizione e la traduzione sono accoppiate.
Il ribosoma batterico è diverso da quello eucariotico e, per tal motivo, rappresenta un ottimo bersaglio per
antibiotici. La membrana citoplasmatica è strutturalmente simile a quella degli eucarioti, ma priva di steroli
(fatta eccezione per i micoplasmi).
Parete cellulare:
• Costituita da peptidoglicano. È più spessa nei gram-positivi ed assente nei micoplasmi.
6. Batteri gram-positivi
Un gram-positivo ha una spessa parete cellulare multistrato costituita principalmente da peptidoglicano
che circonda la membrana citoplasmatica. Il peptidoglicano è un esoscheletro che determina la forma della
1
cellula e permette il passaggio di sostanze in quanto sufficientemente poroso. Il peptidoglicano è essenziale
per la struttura, la replicazione e la sopravvivenza.
È degradabile se trattato con lisozima. In assenza di peptidoglicano, i batteri soccombono per instabilità
osmotica, andando incontro a lisi. La parete può contenere anche altre sostanze. Gli acidi teicoici sono
polimeri anionici idrosolubili di fosfati poliolici, legati covalentemente al peptidoglicano. Gli acidi
lipoteicoici hanno un acido grasso e sono ancorati alla membrana plasmatica. Tali molecole sono utili per il
legame ad altri batteri ed a specifici recettori delle cellule dell'ospite.
7. Batteri gram-negativi
Hanno una parete più complessa. Dal punto di vista strutturale, una parete cellulare gram-negativa
contiene due strati esterni alla membrana citoplasmatica. Il primo è rappresentato da un sottile strato di
peptidoglicano, privo di acidi teicoici e lipoteicoici. Il secondo è rappresentato dalla membrana esterna.
L'area tra le due membrane è detta spazio periplasmatico. Esso contiene i componenti dei sistemi di
trasporto di ferro, proteine, zuccheri e altri metaboliti, e di una varietà di enzimi, tra i quali vi sono proteasi,
fosfatasi, lipasi, nucleasi. Nel caso delle specie patogene, i fattori litici di virulenza si trovano in questo
spazio e includono collagenasi, ialuronidasi, proteasi e beta-lattamasi. La parete dei gram-negativi è anche
attraversata da diversi sistemi di trasporto, compresi i sistemi di secrezione di Tipo I, II, III, IV e V. Quello
di Tipo III per alcuni batteri rappresenta un importante fattore di virulenza, dato che può fungere da siringa
per iniettare proteine nelle altre cellule. La membrana esterna ha una struttura asimmetrica unica per
l'organizzazione del suo foglietto esterno. Esso è principalmente costituito da LPS. Il LPS è anche detto
endotossina, un potente stimolatore delle risposte innate. Il rilascio di grandi quantità di endotossina in
circolo è causa della reazione di Schwartzman (CID) (coagulazione intravascolare disseminata). Neisseria
contiene un composto affine: il lipooligosaccaride, LOS.
Tra le molte proteine transmembrana vi sono le porine, che formano pori che consentono la diffusione
attraverso la membrana di molecole idrofile di massa inferiore a 700 Da.
La membrana esterna è connessa a quella citoplasmatica in siti di adesione ed è legata al peptidoglicano
mediante lipoproteina. I siti di adesione forniscono un percorso membranoso per la fornitura alla
membrana esterna dei suoi componenti di recente sintesi.
8. Strutture esterne
Alcuni batteri (sia gram-positivi che gram-negativi) sono circondati da strati polisaccaridici o proteici detti
capsule. Nel caso in cui questo materiale sia scarsamente aderente e uniforme in densità o spessore, viene
detto strato mucoso. Tali strutture non sono necessarie per la crescita batterica, ma sono ottimi fattori di
virulenza: la capsula è scarsamente antigenica, possiede attività antifagocitica, può agire da barriera per
molecole tossiche e favorire l'aderenza alle cellule dell'ospite. Alcuni batteri, tra cui Pseudomonas
aeruginosa, in certe condizioni producono un biofilm polisaccaridico, che stabilisce una comunità batterica
e la protegge da antibiotici e difese immunitarie. Un esempio di biofilm è la placca dentaria.
I flagelli sono strutture elicoidali costituite da subunità proteiche ancorate alla membrana attraverso una
struttura a forma di gancio e un corpo basale e azionate dal potenziale di membrana. Forniscono motilità.
Le fimbrie, o pili, sono strutture simili a peli costituite da subunità di pilina. In genere un gran numero di pili
sono distribuiti uniformemente su tutta la superficie. Essi fungono da adesine. I Pili F (pili sessuali) si
legano ad altri batteri e costituiscono un tubo per il trasferimento di materiale genetico.
2
10. Peptidoglicano
Il peptidoglicano è formato da un reticolo rigido costituito da catene di polisaccaridi lineari tenuti insieme
da legami crociati peptidici. Il polisaccaride è formato da unità ripetute dei disaccaridi N-acetilglucosamina
e Nacetilmuramico. L'acido N-acetilmuramico è legato a un tetrapeptide. Il peptide è insolito, in quanto
contiene sia amminoacidi D che L, e viene prodotto per via enzimatica e non ribosomica. Nei vari
microrganismi, i primi due aa attaccati all'acido N-acetilmuramico possono variare. Gli aa diaminici in terza
posizione sono essenziali per la reticolazione della catena del peptidoglicano: molto comuni la lisina e
l'acido diaminopimelico. La reticolazione si forma tra l'ammina libera dell'aa diaminico e la D-alanina in
quarta posizione di un'altra catena. S. aureus e altri gram-positivi usano un ponte aminoacidico tra questi
AA per allungare la reticolazione. Nei gram-positivi, il peptidoglicano forma strati multipli ed è spesso
tridimensionalmente reticolato; al contrario, nei gram-negativi, il peptidoglicano presenta in genere uno
spessore di un solo strato. Il lisozima è in grado di scindere il legame glicosidico tra un acido
Nacetilmuramico e la successiva N-acetilglucosamina.
13. Lipopolisaccaride
Il LPS (endotossina) è formato da tre sezioni strutturali: lipide A, polisaccaride del core e antigene O.
Il lipide A è un componente base del LPS, essenziale per la vitalità batterica ed è responsabile dell'attività
endotossinica del LPS. È costituito da uno scheletro disaccaridico di glucosamina fosforilata con attaccati
acidi grassi per ancorare la struttura nella membrana esterna. I fosfati collegano le unità di LPS in aggregati.
Una catena di carboidrati è attaccata a ciascuna ossatura di disaccaride e si estende verso l'esterno del
batterio. Il core polisaccaridico è un polisaccaride ramificato di 9-12 zuccheri. Contiene uno zucchero
insolito, il 2-cheto-3-deossi-ottanoato, KDO.
L'antigene O è attaccato al core e si estende verso l'esterno della parete batterica. È costituito da un lungo
polisaccaride lineare di 50-100 unità di saccaride ripetute con 4-7 zuccheri per unità. Il LOS di Neisseria è
sprovvisto della porzione di antigene O. L'antigene O distingue i sierotipi di una specie batterica.
3
14. Spore
Alcuni gram-positivi, ma mai gram-negativi, sono batteri sporigeni. In condizioni ambientali difficili
(mancanza di nutrienti) questi batteri possono passare dallo stato vegetativo allo stato dormiente, o di
spora. La spora è una struttura disidratata multi-stratificata che protegge i batteri e consente loro di
sopravvivere in condizioni di "vitalità sospesa". Essa contiene una copia completa del cromosoma, le
concentrazioni minime indispensabili di ribosomi e proteine essenziali e un'elevata quantità di calcio legato
ad acido dipicolinico.
17. Classificazione
I virus sono raggruppabili per caratteristiche quali malattia, tessuto bersaglio, mezzo di trasmissione o
veicolo. L'attuale metodo di classificazione utilizza le caratteristiche fisiche e biochimiche (dimensioni,
morfologia, tipo di genoma e mezzi di replicazione). I virus a DNA si dividono in 7 famiglie, quelli a RNA
in almeno 13 famiglie.
4
inattivazione del virus. La maggior parte di questi virus non sopravvive alle condizioni del tratto
gastrointestinale.
23. Penetrazione
Numerose interazioni tra le VAP e i recettori cellulari avviano la penetrazione del virus nella cellula. La
maggior parte dei virus non dotati di pericapside entra per endocitosi; altri per viropessi (penetrazione
diretta). Nei virus dotati di pericaspide si determina la fusione di questo con le membrane cellulari. Il pH
ottimale determina se la fusione avviene a livello di membrana o se il virus deve essere internalizzato in
endosomi.
24. Scapsidamento
Una volta internalizzato, il nucleocapside deve essere trasportato al sito di replicazione e il capside o il
pericapside devono essere eliminati. Il genoma dei virus a DNA deve essere traslocato al nucleo, mentre la
maggior parte dei virus a RNA rimane nel citosol.
5
25. Sintesi macromolecolari
Una volta dentro la cellula, il genoma deve dirigere la sintesi di mRNA e di proteine virali e generare copie
identiche di sé stesso. La maggior parte dei virus a DNA utilizza la RNA-polimerasi II e altri enzimi per la
sintesi di mRNA. La maggior parte dei virus a RNA si replica e produce mRNA nel citoplasma (tranne
orthomyxovirus e retrovirus). I virus a RNA devono codificare gli enzimi necessari per la trascrizione e la
replicazione, poichè la cellula non può replicare RNA. In generale, l'mRNA per le proteine non strutturali
viene trascritto per primo. I prodotti genici precoci sono spesso proteine che legano il DNA ed enzimi,
comprese le polimerasi virali. La replicazione del genoma è di solito seguita dalla trascrizione dei prodotti
genici tardivi. I geni virali tardivi codificano per proteine strutturali.
28. Assemblaggio
Ogni parte del virione è dotato di strutture di riconoscimento che consentono al virus di formare le
adeguate interazione tra proteine. Il processo comincia quando vi è una adeguata concentrazione di
subunità. L'assemblaggio dei virus a DNA avviene nel nucleo mentre quello dei virus a RNA avviene nel
citosol. I virus nudi possono assemblarsi in procapsidi successivamente riempiti con il genoma oppure
direttamente attorno al genoma. I nucleocapsidi di retrovirus e virus a RNA a filamento negativo si
assemblano attorno al genoma e successivamente vengono racchiusi in un pericapside.
29. Rilascio
I virus possono essere rilasciati in seguito a lisi, per esocitosi e gemmazione. I virus rilasciati sono
responsabili della diffusione dell'infezione. Altri meccanismi sono l'attraversamento dei ponti intercellulari
o la fusione cellula-cellula virus indotta.
Ricapitolando:
• Riconoscimento della cellula bersaglio
• Attaccamento
• Penetrazione
• Liberazione
• Sintesi di macromolecole
6
• Assemblaggio
• Rilascio
7
cellula bersaglio. Questa interazione può essere bloccata da anticorpi neutralizzanti, che ricoprono il
virione, oppure da antagonisti dei recettori. (zanamvir (ortomyxo), pleconaril (picornavirus))
• Penetrazione e scapsidamento
I composti metilisossazolici bloccano lo scapsidamento dei picornavirus. Amantadima e rimantadina,
invece, neutralizzano il pH degli endosomi, inibendo lo scapsidamento del virione.
• Replicazione del genoma
La maggior parte degli antivirali sono analoghi nucleosidici, ossia nucleosidi con modificazioni della base,
dello zucchero, o di entrambi. Le DNA polimerasi degli herpesvirus e la trascrittasi inversa dell'HIV e del
virus dell'epatite B sono i bersagli primari di gran parte degli antivirali, poichè sono essenziali per la
replicazione virale e sono diversi dagli enzimi dell'ospite. Lamivudina (epatite B).
• Classi di farmaci
Analoghi nucleosidici, inibitori della polimerasi, inibitori della proteasi, immunomodulatori, farmaci
antiinfluenzali.
8
batterio è esposto ai -lattamici, il farmaco si lega a specifiche PBP e inibisce la formazione dei legami
crociati tra le catene del peptidoglicano. Ciò attiva le autolisine che degradano la parete causando la morte
cellulare. Si sviluppa resistenza ai -lattamici in tre modi: si blocca l'interazione tra farmaco e PBP; si
inibisce il legame tra farmaco e PBP; si usano -lattamasi. Il primo meccanismo è stato osservato solo nei
gram-negativi: in questo caso il farmaco deve attraversare pori della membrana esterna e una
modificazione delle proteine che li costituiscono, le porine, possono impedirne il passaggio. Si può invece
modificare il legame tra farmaco e PBP con l'acquisizione di nuovi PBP o la modifica di PBP preesistenti.
Penicilline: la molecola di base è un acido organico contenente un anello -lattamico. Esistono penicilline
resistenti alle penicillasi, come la meticillina e l'oxacillina. L'ampicillina è stata la prima penicillina ad
ampio spettro. Penicilline selezionate sono state combinate con inibitori delle beta-lattamasi, per trattare
infezioni causate da batteri che producono beta-lattamasi.
Cefalosporine: le cefalosporine contengono zolfo, le cefamicine contengono ossigeno. Hanno lo stesso
meccanismo d'azione delle penicilline, ma con spettro più esteso e maggior resistenza alle beta-lattamasi.
Le modificazioni biochimiche dell'antibiotico hanno dato origine ad antibiotici con una migliore attività.
Carbapenemici: sono antibiotici ad ampio spettro diffusamente prescritti e virtualmente attivi contro tutti i
microrganismi.
Monobattamici: sono attivi solo contro batteri aerobi gram-negativi. Sono poco utilizzati.
9
40. Antimetaboliti
• Sulfamidici
Sono antimetaboliti che impediscono la sintesi di acido folico indispensabile per la riproduzione di molti
microrganismi. Il trimetoprim interferisce con il metabolismo di acido folico inibendo la diidrofolato
reduttasi e, quindi, la conversione di diidrofolato in tetraidrofolato.
41. Antibiotici
Gli antibiotici debbono la loro tossicità selettiva:
1) Assenza nelle cellule eucariotiche di particolari siti che rappresentano il bersaglio dell'azione degli
antibiotici (es. parete cellulare)
2) Diversa capacità di penetrazione del farmaco nelle cellule eucariotiche e procariotiche (es. tetracicline)
3) Diversa affinità del farmaco per strutture simili funzionalmente, ma non strutturalmente (es. antibiotici
che bloccano la sintesi proteica, per la diversa struttura del ribosoma procariotico)
1. Antibiotici che inibiscono la sintesi della parete cellulare
• nella prima fase di sintesi: Fosfomicina, Cicloserina
• nella seconda fase: Bacitracina
• a livello terminale: beta-lattamici, Glicopeptidi.
2. Antibiotici che inibiscono la sintesi proteica
• a livello della subunità 30S dei ribosomi (aminoglicosidi, tetracicline)
• a livello della subunità 50S dei ribosomi (cloramfenicolo, macrolidi)
3. Antibiotici che inibiscono il meccanismo di replicazione e di trascrizione degli acidi nucleici:
• inibizione della RNA-polimerasi (rifamicine)
• inibizione della DNA-girasi (chinoloni)
5. Antibiotici che agiscono come antimetaboliti (sulfamidici, trimethoprim)
42. Staphylococcus
Sono cocchi gram-positivi, anaerobi facoltativi e catalasi-positivi. Riescono a crescere in terreni con alte
concentrazioni di sale e alla temperatura di 18 – 40 gradi centigradi. Si trovano sia sulla pelle che sulle
mucose dell'uomo. Le specie più comunemente associate a malattie dell'uomo sono:
- S. aureus
- S. epidermidis
- S. haemolyticus
- S. saprophyticus.
Da citare è lo S. aureus meticillina-resistente (MRSA). Lo S. aureus è l'unico a produrre l'enzima coagulasi
(converte fibrinogeno in fibrina formando coaguli). Sono immobili.
10
Riveste la superficie della maggior parte degli S. aureus ma non degli stafilococchi coagulasi-negativi. Si
lega al peptidoglicano o alla membrana e possiede un'affinità di legame per il recettore Fc delle
immunoglobuline. La sua rilevazione è indice della presenza di S. aureus.
Coagulasi
La superficie esterna della maggior parte degli S. aureus contiene la proteina coagulasi, che converte il
fibrinogeno in fibrina causando l'aggregazione degli stafilococchi. La sua rilevazione è indice della presenza
di S. aureus.
11
Gli stafilococchi sono ubiquitari. Soprattutto presenti nelle pieghe della pelle, nell'orofaringe, nei tratti
gastrointestinale e urogenitale. In adolescenti ed adulti si trovano spesso a colonizzare il rinofaringe
anteriore. La diffusione dei batteri è molto comune ed è responsabile di diverse infezioni nosocomiali. Si
trasferiscono da soggetto a soggetto mediante contatto diretto o oggetti contaminati. Degno di nota è il
ceppo MRSA di S. aureus, caratterizzato da: resistenza alla meticillina, presenza della tossina leucocidica e
sensibilità alla maggior parte degli antibiotici tranne ai beta-lattamici.
12
L'osteomielite (un'infezione di ossa e cavità midollare) si può avere in seguito a batteriemia e di solito
interessa le metafisi. È caratterizzata da febbre e dolore localizzato. Solo negli adulti si osserva un focolaio
isolato noto come ascesso di Brodie. Lo S. aureus è la causa principale di artite settica nei pz sottoposti a
iniezioni intra-articolari. È sostituito da Neisseria gonorrhoeae nei pz sessualmenti attivi. È caratterizzata da
un'articolazione dolente ed eritematosa, con accumulo di pus.
• Staphylococcus epidermidis e altri stafilococchi coagulasi-negativi
Endocardite
I microrganismi possono infettare le valvole cardiache naturali o artificiali. In realtà sono gli streptococchi
ad essere principalmente associati a endocardite delle valvole naturali mentre gli stafilococchi sono una
delle principali cause di endocardite delle valvole artificiali, introducendosi, probabilmente, durante la loro
sostituzione. La formazione dell'ascesso può provocare la separazione della valvola a livello della sutura ed
una insufficienza cardiaca di tipo meccanico.
Infezioni da cateteri e shunt
Più del 50% delle infezioni da protesi, cateteri e shunt, sono causate da stafilococchi coagulasi-negativi. Ciò
è dovuto alla loro capacità di produrre una capsula gelatinosa con la quale si legano a tali strumenti. Da
citare, poi, le infezioni da protesi articolari, che richiedono la sostituzione della stessa.
49. Streptococcus
Cocchi gram-positivi tipicamente disposti a coppie o in catenelle. Principalmente anaerobi facoltativi, ma si
osservano anche microbi che necessitano di un'atmosfera con alte concentrazioni di CO2. Sono asporigeni.
Fermentano i carboidrati (con produzione di acido lattico) e sono catalasi-negativi.
13
Esistono tre schemi di classificazione, basati su:
• Proprietà antigeniche: gruppi di Lancefield (da A a W) in base all'antigene di Lanciefield (polisaccaride o
acido teicoico)
• Caratteristiche emolitiche: emolisi completa (beta), parziale (alfa) e assenza di emolisi
• Caratteristiche biochimiche
Sfortunatamente gli schemi non si escludono a vicenda.
Oltre ai vari streptococchi trattati in seguito, è da citare lo S. mutans, tipico del cavo orale e responsabile
della formazione di carie perchè dotato di materiale cariogeno.
14
streptochinasi (A e B). Questi enzimi degradano il plasminogeno, formano plasmina, che, a sua volta,
degrada fibrina e fibrinogeno, provocando la lisi dei coaguli facilitando la rapida diffusione di S. pyogenes
nei tessuti. Quattro DNAsi degradano il DNA presente nel pus. Ciò riduce la viscosità e facilita la
diffusione.
15
immunocomplessi (con antigeni che possono essere anche self) che si depositano a livello glomerulare.
16
detta malattia a esordio precoce; quella che si verifica nel periodo compreso tra 1 settimana e 3 mesi di vita
è detta malattia a esordio tardivo. S. agalactiae è la causa principale di setticemia e meningite nei neonati. Il
rischio di malattia è più alto per le donne gravide. Negli uomini e nelle donne non gravide le infezioni sono
principalmente della pelle e dei tessuti molli, batteriemie, polmoniti. Condizioni che predispongono alla
patologia sono il diabete mellito, il cancro, l'epatopatia cronica o la nefropatia cronica e l'infezione da HIV.
Il batterio è capace di risalire in utero tramite membrane placentari e raggiungere il feto.
17
è chiamata polisaccaride C (importante perché in presenza di calcio stimola l’attività della proteina C
reattiva (infiammazione)). L'acido teicoico legato ai lipidi si chiama antigene F. Entrambe le forme sono
legate a residui di fosforilcolina. Le cellule vecchie tendono ad assumere una forma a "pedina di dama", con
una depressione centrale. Sono inoltre soggette ad autolisi.
18
67. Streptococcus Pneumoniae: diagnosi di laboratorio
• Microscopia
Rapida e utile è la colorazione di Gram dei camponi di espettorato per la diagnosi di polmonite e meningite.
I microbi appaiono come diplococchi gram-positivi di forma lanceolata circondati da una capsula incolore.
La diagnosi può essere confermata dalla reazione di quellung (rigonfiamento): anticorpi anticapsulari
vengono mischiati con i batteri e poi la miscela viene esaminata al microscopio. Un aumeno di rifrangenza
intorno ai batteri indica una reazione positiva per S. pneumoniae.
• Ricerca degli antigeni
Il polisaccaride C dello pneumococco ha un'escrezione urinaria. Nei pazienti con meningite si ricerca nel
LCS.
• Coltura
I campioni di espettorato vengono inoculati in un terreno addizionato con sangue. Si formano colonie
emolitiche. Si osserva il patogeno solo in metà dei pazienti con polmonite, in quanto esso è spesso inibito
dalla flora batterica orale. Per paziente con sinusite e otite si deve ottenere un aspirato dal seno o
dall'orecchio medio. Per i pazienti con meningite si recupera il LCS.
• Identificazione
I ceppi di S. pneumoniae sono rapidamente lisati quando le autolisine sono attivate dopo l'esposizione alla
bile. Altri sptreptococchi rimangono invece immodificati. Lo stesso vale per il test con optochina.
69. Neisseria
Il genere Neisseria comprende 10 specie riscontrate nell'uomo, di cui due particolarmente patogene:
Neisseria gonorrhoeae e Neisseria meningitidis. N. meningitidis comprende diversi gruppi distinti in base
alla capsula, di cui alcuni più comuni (A, B, C, Y e W135).
Neisseria Gonorrhoeae e Neisseria Meningitidis
La gonorrea è una delle più comuni patologie sessualmente trasmesse. Neisseria meningitidis è la seconda
causa più comune di meningite negli adulti.
70. Neisseria: fisiologia e struttura
Sono batteri aerobi (le specie patogene richiedono ambiente con CO2 al 5-10%), gram-negativi, di forma
coccoide e disposti a coppia (diplococchi). Sono immobili e non formano endospore. Tutte le specie sono
ossidasi-positive e la maggior parte produce catalasi. N. gonorrhoeae produce acido ossidando glucosio,
mentre N. meningitidis ossidando sia glucosio che maltosio. N. meningitidis mostra crescita variabile su
agar nutriente e N. gonorrhoeae è un microrganismo esigente, che richiede terreni complessi per la
crescita. Tutti i ceppi di N. gonorrhoeae richiedono cisteina e una fonte di energia (glucosio, piruvato,
lattato) per crescere e molti ceppi richiedono una supplementazione del terreno con amminoacidi,
vitamine, purine e pirimidine. Quindi N. gonorrhoeae non cresce su agar-sangue ma su agar-cioccolato e
altri terreni arricchiti. La temperatura ottimale di crescita va da 35 °C a 37 °C. Il maggior fattore di virulenza
per N. meningitidis è la capsula polisaccaridica e differenze antigeniche in essa sono alla base della
suddivisione in sierogruppi di questi batteri. Possiedono, inoltre, pili che mediano una serie di funzioni,
inclusi l'adesione alle cellule dell'ospite, il trasferimento di materiale genetico e la motilità. Essi sono
composti da subunità proteiche ripetute, dette piline. Le proteine poriniche formano pori sulla membrana
esterna e N. gonorrhoeae e N. meningitidis hanno due geni per le porine, porA e porB. Tuttavia porA è
silente in N. gonorrhoeae: porB è la maggiore proteina della membrana esterna e deve essere funzionale
affinché il microbo possa sopravvivere. PorB è importante per la virulenza di N. gonorrhoeae. Proteine porB
possono interferire con la degranulazione dei neutrofili e facilita l'invasione delle cellule epiteliali. Le
proteine Opa (proteine di opacità) sono una serie di proteine di membrana che mediano il legame con
cellule epiteliali e fagociti. N. gonorrhoeae appare opaco in coltura quando esprime queste proteine e la
19
loro presenza è associata a malattia. Un terzo gruppo di proteine della membrana esterna è rappresentato
dalle proteine Rmp, che stimolano anticorpi che bloccano l'attività battericida sierica contro le neisserie.
Il ferro è necessario per la loro crescita. N. gonorrhoeae e N. meningitidis sono in grado di competere per il
ferro legando la transferrina delle cellule dell'ospite a specifici recettori batterici di superficie. La specificità
di questi legami è probabilmente la ragione per cui questi batteri sono patogeni.
Un altro antigene nella parete cellulare è il lipooligosaccaride (LOS), composto da lipide A e un
oligosaccaride centrale ma privo di del polisaccaride O-antigenico che si osserva nel LPS. La porzione del
lipide A ha attività endotossinica. Sia N. gonorrhoeae che N. meningitidis rilasciano vescicole di membrana
esterna durante la crescita. Queste vescicole contengono LOS e proteine di superificie e possono agire sia
potenziando la tossicità endotossino-mediata sia proteggendo i batteri in replicazione legando gli anticorpi
diretti verso le proteine. N. gonorrhoeae e N. meningitidis producono una immunoglobulina A1 proteasi,
che scinde la regione cerniera delle IgA1.
20
coinvolgimento multiorgano. Si osservano spesso piccole lesioni petecchiali della cute che possono
confluire a formare lesioni emorragiche più ampie. Può conseguire coagulazione intravascolare
disseminata e distruzione bilaterale delle ghiandole surrenali.
Altre sindromi da Neisseria Meningitidis
Polmonite, artrite e uretrite.
77. Enterobacteriaceae
Questa famiglia è costituita dal gruppo più esteso di bacilli gram-negativi importanti dal punto di vista
medico. Sono microrganismi ubiquitari e sono presenti anche nella flora batterica dell'intestino umano.
Alcuni sono sempre patogeni per l'uomo, altri agiscono da opportunisti. Un terzo gruppo è rappresentato
da normali commensali che diventano patogeni dopo acquisizione di fattori di virulenza veicolati da
plasmidi, batteriofagi e isole di patogenicità.
21
lattosio, resistenza a sali biliari). Alcuni sono dotati di capsula, altri sono circondati da uno strato gelatinoso.
Il LPS è il principale antigene della parete cellulare ed è formato dai classici tre componenti: l'antigene O
(suddivisione in ceppi), il core polisaccaridico (che identifica gli enterobatteri) e il lipide A (attività
endotossica). La classificazione sierologica degli enterobatteri si basa su tre gruppi principali di antigeni:
l'antigene O, l'antigene capsulare K (Vi nelle salmonelle) e la proteina flagellare H. Ogni genere esprime
specifici antigeni O; gli antigeni K (polisaccaridi acidi dello strato mucoso, più superficiali rispetto
all'antigene O) non si usano per la sierotipizzazione ma sono importanti perché possono interferire con la
ricerca di antigeni O; gli antigeni H (proteine flagellari, presenti solo nelle specie mobili) possono essere
assenti. I ceppi mobili possiedono flagelli peritrichi. Molti enterobatteri hanno anche fimbrie, che possono
essere di due tipi: fimbrie comuni e pili sessuali. Le prime sono fattori di adesione.
22
Bacillo gram negativo aerobio; è la specie più comune del genere Escherichia. Causa una varietà di malattie,
tra cui la gastroenterite, infezioni urinarie, meningiti e sepsi. Oltre ai tipici fattori di virulenza degli
enterobatteri, posseggono fattori più specifici: le adesine e le esotossine (termolabili).
83. ETEC
Le infezioni colpiscono soprattutto i bambini dei paesi in via di sviluppo e i viaggiatori diretti in queste
zone. L'inoculo deve essere elevato e l'infezione si acquisisce tramite ingestione di alimenti o acqua
contaminati da materiale fecale. L'infezione non si trasmette da persona a persona. La diarrea secretoria
dura 3-5 giorni e presenta sintomi simili a quelli del colera, ma più lievi. I ceppi ETEC producono due classi
di tossine: tossine termolabili (LT-1, LT-2) e tossine termostabili (STa e STb). La tossina LT-2 non è patogena,
mentre la LT-1 è simile a quella colerica. Essa è formata da una subunità A e cinque subunità B che si
legano al ganglioside GM1. La subunità A viene internalizzata e induce un aumento di cAMP, che stimola la
secrezione di cloro e riduce l'assorbimento di sodio, causando diarrea acquosa. La tossina STa, a differenza
della STb, è patogena per l'uomo. STa si lega ai recettori che hanno attività guanilato-ciclasica inducendo un
aumento di cGMP con conseguente ipersecrezione di fluidi. I geni di LT-1 e STa sono veicolati da plasmidi,
insieme ai geni dei fattori di colonizzazione. Questi ultimi sono fimbrie che si legano a specifici recettori
dell'ospite.
84. EPEC
Sono la causa principale di diarrea infantile nei paesi poveri. Le infenzioni da EPEC sono contagiose e la
dose infettiva è quindi relativamente bassa. Comporta diarrea acquosa che può essere associata a febbre e
vomito. Dapprima vi è l'adesione dei batteri agli enterociti; segue la distruzione dei microvilli. Inizialmente i
patogeni si aggregano sulla superficie epiteliale, grazie a pili formanti fasci, formando microcolonie. La fase
successiva è regolato dai geni del locus di distruzione degli enterociti. La vera è propria distruzione degli
enterociti ha luogo quando i batteri secernono nelle cellule il cosiddetto recettore traslocato dell'intimina
(Tir). Questo si inserisce in membrana e funge da recettore dell'intimina, un'adesina della membrana
batterica. L'interazione intimina-Tir induce la polimerizzazione dell'actina e l'accumulo di proteine
citoscheletriche, causando la distruzione della membrana e la morte della cellula.
85. EAEC
Causano diarrea acquosa persistente e disidratazione negli infanti dei paesi in via di sviluppo e nei
viaggiatori diretti in queste zone. Tali ceppi sono tra i pochi che causano diarrea cronica e ritardo della
crescita nei bambini. I batteri sono caratterizzati dall'autoagglutinazione "a pila di mattoni", mediata da
fimbrie di adesione aggregante di tipo I. L'adesione alla parete intestinale stimola la secrezione di muco,
inducendo la formazione di uno spesso biofilm che avvolge i batteri aggregati e li protegge da antibiotici e
fagociti. Producono due tipi di tossine: la tossina termostabile enteroaggregante (EAST) e la tossina
plasmidica (PET), che stimolano la secrezione di fluidi.
23
86. EHEC
Sono i ceppi patogeni più diffusi nei paesi in via di sviluppo. L'infezione è comune nei mesi caldi e colpisce
soprattutto bambini sotto i 5 anni. La dose infettiva è molto bassa: meno di 100 bacilli sono sufficienti a
scatenare infezione, che si trasmete per contagio diretto. La gravità della malattia varia dalla diarrea lieve
alla colite emorragica, con gravi dolori addominali e diarrea emorragica. La patologia è di solito
autolimitante. La sindrome emolitico-uremica (HUS) è una grave complicanza che si verifica in una piccola
percentuale di persone ed è caratterizzata da insufficienza renale acuta, trombocitopenia e anemia
emolitica microangioepatica. Il ceppo EHEC più comune è il sierotipo O157:H7, un clone che si è evoluto dai
ceppi EPEC ed ha sviluppato l'attività di attacco-distruzione. Questi ceppi hanno, inoltre, acquisito le tossine
di Shiga (Stx-1, Stx-2 o entrambe). Entrambe sono formate da una subinità A e cinque B; le subunità B si
legano a uno specifico glicolipide della cellula ospite (GB3), molto presente nei villi intestinali. Dopo che la
subunità A è stata internalizzata, viene scissa in due frammenti: il frammento A1 lega l'RNA ribosomiale
28s, bloccando la sintesi proteica. La HUS è principalmente causata dai ceppi che producono Stx-2, che
distrugge le cellule endoteliali del glomerulo renale. Le lesioni al glomerulo causano attivazione piastrinica
e deposizione di trombina, che a loro volta riducono la filtrazione glomerulare causando insufficienza
renale.
87. EIEC
Sono rari. Sono in grado di invadere e distruggere l'epitelio del colon, causando una forma dissenterica
simile a quella di Shigella.
Infezioni extraintestinali:
I bacilli responsabili delle UTI (infezione del tratto urinario) provengono dal colon, contaminano l'uretra,
raggiungono la vescica e possono colonizzare rene e prostata. Principalmente coinvolti sono i sierotipi che
producono adesine, grazie alle quali aderiscono all'epitelio vescicale e delle vie urinarie superiori, ed
emolisina HlyA, che lisa le emazie e altre cellule. Possono causare anche meningite neonatale e setticemia.
88.
Battere gram negativo, la maggior parte degli isolati appartiene alla specie Salmonella enterica e in essa
sono stati descritti oltre 2500 sierotipi, comunemente denominati come specie diverse. La nomenclatura è,
quindi, inesatta.
24
Il rischio è maggiore nei bambini e negli immunocompromessi.
Febbre enterica
Salmonella Typhi causa una malattia febbrile detta febbre tifoide. Una forma più lieve, la febbre
paratifoide, è causata da Salmonella Paratyphi A, B e C. I batteri attraversano l'epitelio intestinale e
vengono fagocitati dai macrofagi, che li trasportano al fegato, alla milza e al midollo osseo, dove si
replicano. I pazienti sviluppano febbre con sintomi aspecifici (cefalea, malessere, mialgia), seguiti da
sintomi gastroenterici. Questo ciclo corrisponde ad una fase iniziale di batteriemia, seguita dalla
colonizzazione della colecisti e, quindi, dalla reinfezione intestinale. La terapia antibiotica è sconsigliata
perché potrebbe essere controproducente.
Colonizzazione asintomatica
In alcuni pazienti può svilupparsi uno stato di colonizzazione cronica che persiste per più di un anno dalla
malattia sintomatica. Il sito prediletto di persistenza è la colecisti.
92. Shigella
Classificazione semplice ma scorretta. Quattro specie: S. dysenteriae, S. flexneri, S. boydii e S. sonnei.
Analisi genetiche hanno dimostrato che in realtà sono quattro biotipi di E. coli.
96. Yersinia
Cocco-Bacillo gram negativo, asporigeno, i più noti patogeni di tale genere sono Y. pestis, Y. enterocolitica e
Y. pseudotubercolosis. Y. pestis è altamente virulento e causa la peste, patologia con elevata mortalità.
25
Tutte le infezioni da Yersinia sono zoonosi, in cui l'uomo è un ospite accidentale. Esistono due forme di
infezione da Y. pestis: la peste urbana, che ha come serbatoio i ratti, e la peste selvatica, che colpisce
scoiattoli, conigli, ratti di campagna e gatti domestici. La peste urbana si diffonde dai ratti all'uomo
attraverso le pulci infette. Queste si infettano succhiando sangue dai ratti batteriemici. I batteri si replicano
nell'intestino delle pulci e possono essere trasferiti all'uomo. La patologia è stata eliminata controllando la
diffusione dei ratti e migliorando le condizioni igieniche. La peste selvatica è difficile da eliminare poiché i
serbatoi animali e le pulci vettori sono troppo diffusi.
102. Vibrio
Il secondo più importante gruppo di bacilli gram-negativi fermentanti, aerobi-anaerobi facoltativi è
rappresentato dal genere Vibrio. Le Vibrionaceae si distinguono dalle Enterobacteriaceae in base alla loro
positività alla reazione dell'ossidasi e alla presenza di flagelli polari. Attualmente il genere comprende 76
specie di bacilli ricurvi. Diverse sono le specie associabili a patologia umana, ma solo tre sono di rilievo:
Vibrio cholerae, Vibrio parahaemolyticus e Vibrio vulnificus. (Colera cresce su agar TCBS che è tiosolfato,
citrato, bilesaccarosio, importante per distinguere questo battere dagli altri nelle feci)
26
un'ipersecrezione di acqua e elettroliti. I pazienti possono arrivare a perdere anche 1 litro di acqua all'ora
nella fase culminante della malattia. Questa massiva perdita di fluidi sarebbe di per sé sufficiente a "lavar
via" i microbi dal tratto gastrointestinale, V. cholerae è tuttavia in grado di aderire alle cellule della mucosa
intestinale tramite pili co-regolati con la tossina e le proteine chemotattiche. Il pilo ha quindi una duplice
funzione. In caso di mancata produzione di tossina colerica, V. cholerae O1 può ancora causare una diarrea
significativa attraverso la produzione della tossina della zonula occludens e della enterotossina accessoria
del colera. La prima agisce indebolendo le zonule occludens tra gli enterociti e modificando, quindi, la
permeabilità intestinale. La seconda causa l'incremento della secrezione di liquidi.
V. cholerae O139 è del tutto simile.
La maggior parte dei ceppi virulenti di V. parahaemolyticus produce una emolisina termostabile diretta
(TDH, anche nota come emolisina di Kanagawa), un'enterotossina che induce secrezione di ioni cloro a
livello degli enterociti, tramite incremento della concentrazione intracellulare di calcio.
V. vulnificus è patogeno soprattutto per la presenza della capsula.
27
agar-MacConkey (lattosio, sorbitolo, peptone, Sali biliari, cristalvioletto). Per miscele di microrganismi si
consiglia l'uso di terreni selettivi, agar TCBS (tiosolfato-citrato-bile-saccarosio).
110. Campylobacter
Piccoli bacilli gram-negativi a virgola, mobili grazie a un flagello polare. Sono microaerobi e solo quattro
specie sono clinicamente rilevanti: Campylobacter jejuni, Campylobacter coli, Campylobacter upsaliensis e
Campylobacter fetus. Sono tutti associati a gastroenterite, fatta eccezione per Campylobacter fetus che è
più comunemente coinvolto in infezioni sistemiche.
28
Le gastroenteriti da C. jejuni, C. coli e C. upsaliensis si presentano come enteriti acute con diarrea, febbre e
dolori addominali. Nella fase acuta i pazienti possono arrivare a 10 o più scariche diarroiche al giorno e le
feci possono essere emorragiche. È generalmente autolimitante ma i sintomi possono durare per giorni. Si
osservano colite, dolori addominali che simulano l'appendicite acuta e batteriemia. C. fetus si differenzia
perché causa soprattutto infezioni intravascolari ed extraintestinali.
117. Helicobacter
Sono bacilli gram-negativi a forma di spirale. Helicobacter pylori è oggi ritenuto l'agente eziologico della
gastrite, delle ulcere peptiche, dell'adenocarcinoma gastrico e dei linfomi B-cellulari del MALT. L'intestino
umano è anche colonizzato da Helicobacter cinaedi e Helicobacter fennelliae.
29
cellule che induce la formazione di vacuoli. Altro importante fattore di virulenza è il gene
citotossinaassociato (cagA), contenuto in un'isola di patogenicità di circa 30 geni. Questi ultimi codificano la
struttura del sistema di secrezione di tipo IV, che inietta nelle cellule la proteina CagA che induce alterazioni
citoscheletriche. Tali geni stimolano anche la produzione di IL-8, fattore chemiotattico per neutrofili. Le
proteasi e i ROS prodotti da questi sembrano contribuire alla patogenesi della gastrite e delle ulcere
peptiche. Possiede due importanti tipi di adesine: BabA (lega la porzione glucidica dell'antigene di Lewis,
"Blood group Antigen Binding Adhesin") e SabA (lega l'acido sialico di antigeni di Lewis, "Sialic Acid
Binding Adhesin"). All'interno dei fagociti, H. pylori sfugge al killing intracellulare producendo catalasi e
ZnCu-SOD che neutralizzano i radicali superossido. NH4+, liberato dall'idrolisi dell'urea, danneggia la
membrana dei macrofagi; VacA induce in essi la vacuolizzazione e CagA porta ad apoptosi.
30
139. Chlamydia e Chlamydophila: fisiologia e struttura
Come le spore, i CE sono resistenti a condizioni ambientali sfavorevoli. Sebbene siano privi di
peptidoglicano, la loro densa zona nucleare centrale è circondata da una membrana citoplasmatica e da
una membrana esterna a doppio strato. La parete contiene LPS e che ha soltanto una debole attività
endotossinica. La proteina maggiore della membrana esterna, MOMP, è un componente della membrana
esterna ed è caratteristica di ciascuna specie. In C. trachomatis, nel gene che codifica questo componente si
trovano regioni variabili responsabili dei 18 diversi sierotipi. Vale lo stesso per C. psittaci, ma non per C.
pneumoniae. Una seconda proteina della membrana esterna di grande importanza è la OMP 2,
responsabile degli estesi legami crociati disolfurici che servono ad assicurare stabilità ai CE. Questi ultimi
non possono moltiplicarsi, ma sono infettanti, cioè possono legarsi a recettori cellulari per stimolare
l'internalizzazione.
All'interno delle cellule i CE si trasformano in CR, metabolicamente attive e in grado di moltiplicarsi.
Mancano i legami che assicurano stabilità, ma c'è la protezione della localizzazione cellulare. Si riproducono
con un peculiare ciclo di crescita che si verifica all'interno delle cellule parassitate. Il ciclo inizia quando i
CE aderiscono ai microvilli delle cellule ospiti, con conseguente penetrazione attiva. Una volta dentro, i
batteri rimangono nei fagosomi, dove prosegue il ciclo. Se la membrana esterna è integra, viene inibita la
fusione con i lisosomi e, quindi, il killing intracellulare. In 6-8 ore dall'ingresso nella cellula, i CE si
organizzano nei più grandi CR. Questi ultimi si riproducono mediante scissione binaria. Dopo 18-24 ore, i
CR si ritrasformano in CE, la cellula si rompe e quindi riversa all'esterno i batteri infettanti.
31
Le palpebre si gonfiano e si osserva secrezione mucopurulenta. Si formano cicatrici e si verificano danni alla
vascolarizzazione.
Polmonite nel neonato
Rinite e tosse intermittente particolare.
LGV oculare
I sierotipi LGV sono stati implicati nell'eziologia della congiuntivite oculo-ghiandolare di Parinaud,
un'infiammazione delle congiuntive associata a linfoadenopatia auricolare, sottomandibolare e cervicale.
Infezioni urogenitali
La maggior parte delle infezioni genitali nelle donne è asintomatica. Si osservano bartolinite, cervicite,
endometrite, periepatite, salpingite e uretrite. Nelle donne sintomatiche si osserva anche secrezione
mucopurulenta. Circa il 35-50% dei casi di uretrite non gonococcica è causato da C. trachomatis e le duplici
infezioni da C. trachomatis e N. gonorrhoeae non sono rare. I sintomi dell'infezione da C. trachomatis si
manifestano dopo il trattamento antibiotico della gonorrea; ciò perchè il periodo di incubazione di C.
trachomatis è più lungo. Si ritiene che la sindrome di Reiter (uretrite, congiuntivite, poliartrite e lesioni
mucocutanee) sia scatenata da infezioni genitali da C. trachomatis.
Linfogranuloma venereo
Nel sito di infezione dei pazienti compare una lesione primaria (papula o ulcerazione) non dolente, che
guarisce rapidamente. Il secondo stadio dell'infezione è caratterizzato da infiammazione e tumefazione dei
linfonodi che drenano il sito di infezione iniziale. Questi diventano dolenti bubboni mobili che possono
rompersi, formando fistole drenanti. Si osservano febbre, brividi, anoressia, cefalea, meningitismo, dolori
muscolari e articolari. La proctite (infiammazione della mucosa rettale) è comune nelle donne colpite.
32
147. Chlamydophila Psittaci
È l'agente eziologico della psittacosi (febbre dei pappagalli), che può essere trasmessa all'uomo. Il patogeno
si può trovare nel sangue, nei tessuti, nelle feci e nelle piume dei volatili infetti. L'infezione si verifica
tramite il tratto respiratorio, dal quale i batteri si diffondono alle cellule reticoloendoteliali del fegato e
della milza. I microrganismi si moltiplicano in queste sedi, provocando necrosi tissutale, come risultato della
batteriemia vengono disseminate infezioni ai polmoni e ad altri organi; si causa quindi una risposta
infiammatoria negli spazi interstiziali e alveolari. Si osservano edema, infiltrazione di macrofagi, necrosi e,
a volte, emorragia. Nei bronchioli si sviluppano "tappi mucosi", che possono causare cianosi e anossia. I
batteri possono trasmettersi all'uomo mediante inalazione di escrementi essiccati, urina o secrezioni
respiratorie di volatili contagiati. La trasmissione da uomo a uomo è rara. La patologia si manifesta con
cefalea, febbre, brividi, malessere e mialgia; nei casi non trattati possono verificarsi encefalite, convulsioni,
coma e morte. Complicazioni sistemiche portano a cardiopatia, epatomegalia, splenomegalia e
cheratocongiuntivite follicolare. La psittacosi si diagnostica sulla base di reperti sierologici e si tratta con
doxiciclina o macrolidi.
33
152. Papillomavirus: sindromi cliniche
Verruche cutanee
È una proliferazione benigna autolimitante della cute che regredisce con il tempo.
Tumori benigni della testa e del collo
I papillomi orali singolo sono i più comuni tumori epiteliali benigni della cavità orale. I papillomi laringei
sono di solito associati a HPV-6 e HPV-11 e sono i più comuni tumori epiteliali benigni della laringe;
possono ostruire le vie aeree.
Verruche anogenitali
Le verruche genitali (condilomi acuminati) si osservano quasi esclusivamente nei genitali esterni e nelle
aree perianali. HPV-6 e HPV-11 principalmente coinvolti.
Displasie e neoplasie cervicali
L'infezione del tratto genitale è una malattia a trasmissione sessuale molto comune. È di solito
asintomatica, ma può causare un leggero prurito. Le verruche genitali appaiono molli e color carne. Tramite
Pap test si riscontrano le alterazioni citologiche caratteristiche dell'infezione (cellule coilocitiche). Si ritiene
che il cancro cervicale si sviluppi attraverso un continuum di alterazioni cellulari progressive, dalla displasia
lieve a quella moderata fino alla neoplasia grave o carcinoma in situ.
Diagnosi di laboratorio
Una verruca può essere confermata al microscopio sulla base del suo aspetto istologico, che consiste in
un'iperplasia delle cellule spinose e in un eccesso di cheratina (ipercheratosi). L'infezione da papillomavirus
può essere rilevata tramite Pap test in cui si osservano cellule epiteliali squamose coilocitiche, arrotondate
e a gruppi.
154. Poliomavirus
I poliomavirus umani (BK e JC) sono ubiquitari, ma, in genere, non causano malattie. Degno di nota è
SV40, un poliomavirus della scimmia.
34
158. Poliomavirus: sindromi cliniche
L'infezione primaria è in genere asintomatica. Sembra che BK sia associato a stenosi uretrale nei trapiantati
di rene. La PML (leucoencefalopatia multifocale progressiva), causata da JC, è una malattia demielinizzante
che si manifesta negli immunocompromessi.
Vengono coinvolte la parola, la vista, la coordinazione, le facoltà mentali. Segue la paralisi degli arti e infine
la morte.
161. Adenovirus
Gli adenovirus furono inizialmente isolati in una coltura di cellule adenoidee (le adenoidi sono piccole
masse di tessuto linfatico tonsillare nel rinofaringe) umane. Sono stati riconosciuti circa 100 sierotipi, dei
quali almeno 47 infettano l'uomo. I primi adenovirus umani identificati, numerati da 1 a 7, sono i più diffusi.
Le malattie più comuni sono le infezioni del tratto respiratorio, la congiuntivite, le cistiti emorragiche e la
gastroenterite.
35
163. Adenovirus: epidemiologia
I virioni resistono all'essiccamento, ai detergenti, alle secrezioni gastrointestinali e a leggeri trattamenti con
il cloro. Si diffondono tramite la via oro-fecale, aerosol, dita, oggetti contaminati e in piscine poco clorate. Il
contagio avviene esclusivamente da uomo a uomo. La diffusione è facilitata dal fatto che le infezioni sono
spesso asintomatiche.
36
Il ciclo replicativo inizia con l'interazione tra glicoproteine virali e recettori cellulari (l'espressione
tessutospecifica dei recettori determina il tropismo). Il nucleocapside viene rilasciato nel citoplasma
mediante fusione del pericapside con la membrana. Gli enzimi e i fattori trascrizionali vengono portati nella
cellula nel tegumento. Il nucleocapside raggiunge la membrana nucleare e rilascia il genoma nel nucleo,
dove viene trascritto e replicato. Trascrizione e traduzioni si organizzano in tre fasi:
• Formazione di proteine precocissime, ossia proteine regolatrici della trascrizione e per il controllo
cellulare.
• Formazione di proteine precoci, altri fattori trascrizionali ed enzimi, compresa la DNA polimerasi.
• Formazione di proteine tardive, proteine strutturali.
La trascrizione avviene ad opera di una RNA polimerasi DNA-dipendente cellulare, sotto il controllo di
fattori virali e cellulari. Le cellule che promuovono l'infezione latente limitano la trascrizione a geni
specifici, senza che si verifichi replicazione.
La replicazione avviene ad opera di una DNA polimerasi virale.
I procapsidi vuoti si assemblano nel nucleo, sono riempiti di DNA, acquisiscono un pericapside a livello
della membrana cellulare o del Golgi e fuoriescono dalla cellula per esocitosi o lisi.
37
I meccanismi patogenetici di HSV-1 e HSV-2 sono simili. Entrambi inizialmente infettano e replicano in
cellule muco-epiteliali, provocano malattia nel sito di infezione, e quindi stabiliscono un'infezione latente
nei neuroni che innervano tali cellule. Di solito, HSV-1 si associa a patologie della parte alta del corpo,
HSV-2 della parte bassa, in relazione alle modalità di trasmissione.
HSV può causare infezioni litiche in molte cellule, infezioni persistenti in linfociti e macrofagi e infezioni
latenti nei neuroni. In genere, la citolisi deriva dall'inibizione virus-indotta della sintesi delle macromolecole
cellulari, della degradazione del DNA, della permeabilizzazione della membrana, della distruzione del
citoscheletro e della senescenza cellulare. Inoltre, si verificano cambiamenti nella struttura del nucleo, nella
localizzazione della cromatina e si formano corpi inclusi intranucleari di Cowdry di tipo A.
HSV infetta inizialmente le mucose oppure penetra attraverso lesioni cutanee. Il virus si riproduce nelle
cellule alla base della lesione e infetta i neuroni innervanti raggiungendo per trasporto retrogrado il ganglio.
Il virus viene tenuto in latenza grazie all'azione dei linfociti T CD8 e l'interferone-gamma. In seguito a
riattivazione, esso ritorna al sito di infezione primaria, determinando un'infezione che può essere
inapparente o manifestarsi con lesioni vescicolari. Il danno tissutale è causato sia dal virus che
dall'immunopatogenesi. Sono necessarie le attività dei linfociti T helper e T citotossici per la distruzione
delle cellule infette e per la risoluzione della patologia in atto. Anticorpi contro le glicoproteine virali
neutralizzano il virus, limitandone la diffusione, ma non sono sufficienti a risolvere l'infezione.
HSV possiede numerosi mezzi per eludere le difese immunitarie. Esso è in grado di bloccare l'inibizione
indotta da interferone della sintesi proteica e codifica una proteina che blocca il trasportatore TAP,
impedendo la formazione di MHC I. Inoltre, in grado di sfuggire all'azione anticorpale diffondendo da
cellula a cellula. Nel caso di infezione latente, la riattivazione può essere causata da diversi stimoli, tra cui
stress, traumi, febbre ed esposizione alla luce solare.
38
corneale e cecità.
Il patereccio erpetico, herpes del gladiatore e eczema erpetico
è un'infezione delle dita e l'herpes del gladiatore è un'infezione del corpo. Il primo si osserva spesso negli
operatori sanitari a contatto con paziente infetti da HSV, in bambini che si succhiano il pollice e in persone
con infezioni genitali da HSV. Il secondo spesso si contrae durante la lotta (wrestling, rugby). L'eczema
erpetico viene contratto da bambini con eczema.
L'herpes genitale
è di solito causato da HSV-2. Negli uomini le lesioni si sviluppano sul glande o sull'asta
del pene. Nelle donne le lesioni possono riscontrarsi nella vulva, nella vagina, nella cervice, nell'area
perianale o all'interno della coscia. L'infezione può essere accompagnata da febbre, malessere e mialgia,
sintomi associati alla temporanea viremia.
L'encefalite erpetica
è in genere causata da HSV-1. Le lesioni si limitano di solito a un solo lobo temporale.
Virus e immunopatologia causano la distruzione del lobo e la comparsa di eritrociti nel LCS, attacchi
epilettici, anomalie neurologiche.
L'infezione da HSV nei neonati
è una malattia devastante e spesso fatale causata di solito da HSV-2. Può essere contratta per via perinatale
oppure il virus può essere acquisito dai familiari o dal personale sanitario dopo il parto. Dato che la risposta
immunitaria cellulo-mediata non è ancora stata sviluppata nel neonato, l'HSV diffonde al fegato, al
polmone, al SNC, provocando morte, ritardo mentale o deficit neurologici, anche dopo trattamento.
39
manifestazioni ricorrenti, l'importanza dell'immunità cellulo-mediata nel controllo del decorso della
malattia e le caratteristiche lesioni vescicolari. Anche VZV codifica una timidina chinasi ed è sensibile a
farmaci antivirali. A differenza di HSV, la principale via di trasmissione di VZV è quella respiratoria.
40
186. Virus di Epstein-Barr
L'EBV è un parassita dei linfociti B. La sua associazione con la mononucleosi infettiva è stata scoperta per
caso quando nel siero di un tecnico di laboratorio in convalescenza dopo mononucleosi vennero identificati
anticorpi che riconoscevano cellule AfBL. Quindi, EBV provoca mononucleosi infettiva positiva per
anticorpi eterofili ed è associato all'AfBL (linfoma di Burkitt endemico africano), con la malattia di Hodgkin
e con il carcinoma nasofaringeo. EBV stimola la crescita e immortalizza i linfociti B.
41
190. Virus di Epstein-Barr: sindromi cliniche
Mononucleosi infettiva positiva ad anticorpi eterofili
La classica triade sintomatologica della mononucleosi è composta da: linfoadenopatia (tumefazione
ghiandolare), splenomegalia e faringite essudativa, che si accompagnano a febbre alta, malessere generale,
epatosplenomegalia, rash e astenia. La patologia non è grave nei pazienti sani, ma può presentare
conseguenze dovute ad alterazioni neurologiche, ostruzione laringea o rottura splenica. L'infezione è più
moderata nel bambino che nell'adulto.
Malattia cronica
EBV può determinare in alcuni soggetti malattie ricorrenti, con stanchezza cronica, febbricola, cefalea e mal
di gola.
Disordini linfoproliferativi indotti da EBV
Nei soggetti privi di immunità mediata dai linfociti T, l'infezione da EBV può determinare disordini
linfoproliferativi, con il rischio di sviluppare linfomi, anziché la mononucleosi. La mancata risposta
immunitaria può derivare da un deficit genetico associato al cromosoma X, in cui un gene espresso
impedisce il controllo dei linfociti B da parte dei linfociti T. Pazienti trapiantati e immunocompromessi
presentano un alto rischio di sviluppare linfoma, anziché mononucleosi.
linfoma di Burkitt endemico africano
è un linfoma monoclonale di cellule B della mandibola e del viso che è endemico soprattutto nei bambini
che vivono in regioni dell'Africa dove è presente la malaria, anche se non si conosce il motivo
dell'associazione.
carcinoma nasofaringeo
è endemico in Asia e, a differenza del linfoma di Burkitt, dove le cellule tumorali
sono di origine linfocitaria, le cellule tumorali del carcinoma nasofaringeo sono di origine epiteliale.
Leucoplachia orale a cellule capellute
È poco frequente ed è caratterizzata da lesioni della lingua e della bocca.
193. Citomegalovirus
CMV è un comune virus patogeno per l'uomo ed è la causa virale più comune di difetti congeniti. Sebbene
provochi una patologia lieve sia in adulti che in bambini, è un comune patogeno opportunista molto
importante nelle infezioni di paziente immunocompromessi.
42
dimostrato che CMV trasporta mRNA utili alla virulenza. Fibroblasti, cellule epiteliali, macrofagi e altri tipi
di cellule sono permissivi nei confronti dell'infezione da CMV. CMV stabilisce un'infezione latente in
linfociti mononucleati, nelle cellule stromali del midollo osseo e in altri citotipi.
43
presentano elevato titolo di virus nelle loro secrezioni.
202. Picornavirus
Come il nome stesso suggerisce, sono piccoli virus a RNA con capside nudo. Comprende 9 generi, tra cui:
Enterorivus, Rhinovirus, Hepatovirus, Cardiovirus, Aphtovirus. Gli Enterovirus si distinguono dai Rhinovirus
per la stabilità del capside a pH 3, per la temperatura di crescita ottimale, per le modalità di trasmissione e
per le patologie di cui sono responsabili.
Resistono bene in condizioni ambientali difficili e a quelle del tratto gastrointestinale, cosa che facilita la
trasmissione oro-fecale. Nonostante possano iniziare l'infezione nel tratto GI, raramente causano malattie
enteriche. In genere l'infezione è asintomatica. Il più noto è poliovirus (di tipo 1, 2 e 3); Echovirus (enteric
cythopathic human orphan [virus enterico, citopatico, umano, orfano di patologia]) e Coxackie (due gruppi,
A e B) sono altri due enterovirus.
44
picornavirus inibiscono la sintesi proteica e la trascrizione. Ciò permette la competizione tra mRNA virale e
cellulare e contribuisce all'effetto citopatico del virus. Durante l'assemblaggio si forma un procapside,
successivamente riempito con il genoma.
45
Test genetici e sierologici
Per determinare l'esatto tipo di enterovirus si usano specifici test anticorpali e antigenici. Un altro test di
routine è la RT-PCR (retrotascrizione dell'RNA seguita da reazione polimerasica a catena).
210. Orthomyxovirus
Ne fanno parte i virus dell'influenza A, B e C, ma solo i virus A e B sono patogeni. Posseggono pericapside
ed un genoma costituito da RNA segmentato, a polarità negativa. La presenza di un genoma segmentato
facilita lo sviluppo di nuovi ceppi tramite mutazione e riassortimento di segmenti tra diversi ceppi di virus
dell'uomo e degli animali. Tale instabilità genetica è responsabile delle epidemie annuali e delle pandemie
periodiche (drift e shift) che caratterizzano l'influenza. Quest'ultima è una delle infezioni virali più diffuse e
note. La più famosa pandemia è l'influenza spagnola che si verificò nel 1918-19.
46
mucose, che coinvolge monociti, linfociti e neutrofili. Si può osservare alterazione tissutale. L'infezione
deprime la risposta dei macrofagi e delle cellule T ostacolando la risoluzione dell'infezione stessa. Gli
anticorpi anti HA, e in parte quelli anti-NA, offrono protezione nei confronti di una eventuale seconda
infezione. Sintomi e durata della patologia dipendono dall'azione dell'interferone, dalla risposta
cellulomediata e dal danno del tessuto epiteliale. La patologia è in genere autolimitante e non coinvolge
altri organi oltre al polmone.
217. Retrovirus
Sono virus provvisti di pericapside, contengono RNA a polarità positiva. I retrovirus codificano per una
DNA polimerasi RNA-dipendente (trascrittasi inversa) e si replicano attraverso la formazione di un
intermedio a DNA. La copia di DNA virale viene poi integrata nel cromosoma dell'ospite, diventando un
gene cellulare. Alla fine degli anni Settanta, si notò che un alto numero di giovani omosessuali, di Haiti,
eroinomani ed emofiliaci negli USA (homosexual, Haiti, heroin addict, hemophiliac: 4 "H") morivano a causa
di infezioni opportunistiche normalmente benigne. I loro sintomi definirono una nuova malattia, la
47
sindrome da immunodeficienza acquisita (AIDS). Successivamente, dai paziente affetti da tale sindrome, si
isolò l'HIV-1. In seguito, si osservò una variante, HIV-2, prevalente in Africa occidentale.
Le tre sottofamiglie dei retrovirus umani sono quella degli Oncovirinae o oncovirus (HTLV-1, HTLV-2,
HTLV-5); quella dei Lentivirinae (HIV-1, HIV-2) e quella dei Spumavirinae.
48
l'assemblaggio e la maturazione dei virioni e lega e inibisce le proteine antivirali. Vpu (Vpx in HIV-2) riduce
l'espressione di CD4 e favorisce il rilascio dei virioni. Vpr aiuta il trasporto del cDNA nel nucleo e facilita la
replicazione in cellule quiescenti, come i macrofagi. Le glicoproteine prodotte vengono tagliate in subunità
più piccole, che si associano fra loro e raggiungono la membrana. Il rilascio avviene per gemmazione ma il
virus può spostarsi di cellula in cellula mediante la produzione di sincizi.
221. Virus dell'immunodeficienza umana: patogenesi e immunità
La principale caratteristica nella patogenesi di HIV è il tropismo virale per i linfociti T CD4+ e i macrofagi.
L'immunosoppressione indotta da HIV è determinata dalla riduzione nel numero dei linfociti T CD4, che
riduce le funzioni "helper" e quelle di ipersensibilità ritardata del sistema immunitario.
Durante la trasmissione, HIV infetta la superficie mucosa, entra e infetta rapidamente il MALT. Le fasi
iniziali dell'infezione vengono dapprima mediate da virus macrofagi-tropici, che si legano a CD4 e al
recettore delle chemochine CCR5 e infettano cellule dendritiche e altre cellule della linea
monocitomacrofagica, così come le cellule T periferiche.
I macrofagi e le DC vengono infettate in maniera persistente da HIV, sono i principali serbatoi e agiscono da
cavalli di Troia. La diminuzione del numero di linfociti T CD4 può derivare da citolisi indotta da HIV, da
citolisi cellulomediata o dall'attivazione cronica dei linfociti T stimolata dalla complessità antigenica di HIV,
che induce differenziazione terminale e morte di tali cellule. Lo sviluppo dei sintomi dell'AIDS è correlato
all'aumento dei virus rilasciati nel sangue, all'aumento dei virus T-tropici e alla diminuzione dei linfociti T
CD4, con una conseguente diminuzione del numero totale di cellule T dovuta alla mancanza della funzione
"helper". I vari effetti citopatici di HIV comprendono l'accumulo di copie del genoma sotto forma di DNA
circolare non integrato, un aumento della permeabilità della membrana citoplasmatica, la formazione di
sincizi e l'induzione dell'apoptosi. I macrofagi possono essere risparmiati dall'azione citolitica di HIV poichè
esprimono livelli di CD4 più bassi rispetto alle cellule T. La risposta immunitaria limita l'infezione ma
contribuisce alla patogenesi. Vengono prodotti anticorpi contro gp120. Le cellule T CD8 sono fondamentali
per il controllo del progresso della malattia, andando a esercitare un effetto citotossico. Tuttavia, dato che
essere richiedono attivazione da parte dei linfociti T CD4, anch'esse si riducono drasticamente in numero.
Il decorso della malattia va di pari passo con la riduzione del numero di linfociti T CD4 e con la carica virale
nel sangue. Nella fase acuta vi è un enorme aumento della produzione di particelle virali. Nella fase tardiva,
la carica virale nel sangue aumenta e i linfociti CD4 diminuiscono in maniera significativa, anche i linfociti
T CD8 diminuiscono, la struttura dei linfonodi viene distrutta e il paziente va incontro a
immunosoppressione. Ciò comporta l'aumento del rischio di altre infezioni.
HIV può anche causare disturbi neurologici, andando ad infettare macrofagi e cellule della microglia, le
quali, una volta infettate, possono rilasciare sostanze neurotossiche e proinfiammatorie.
49
223. HIV: sindromi cliniche
L'AIDS è una delle malattie epidemiche più devastanti che si ricordino. La maggior parte dei pazienti
infettati da HIV diventarà sintomatica e molti, infine, senza terapia, soccomberanno. La patologia
progredisce da infezione aspecifica asintomatica a grave immunosoppressione, definita AIDS conclamato.
Le malattie correlate sono principalmente rappresentate da infezioni opportunistiche, da tumori e da
effetti prodotti direttamente da HIV a carico del SNC. I sintomi iniziali ricordano quelli di un'influenza o
della mononucleosi e si possono verificare meningite o eruzioni cutanee. I sintomi derivano
dall'immunopatologia e sono seguiti da un periodo asintomatico o da una linfoadenopatia generalizzata
persistente che può durare per anni. In questo periodo, il virus si replica nei linfonodi.
L'AIDS conclamato si manifesta quando la conta dei linfociti CD4 è inferiore a 200/l, mentre la carica virale
è >100.000 copie per ml, e implica l'insorgenza di malattie più gravi, come la malattia da deperimento da
HIV o la comparsa di sarcoma di Kaposi. L'AIDS può esordire nei seguenti modi:
Linfoadenopatia e febbre
La combinazione di tali sintomi viene definita come complesso AIDS-correlato. Viene accompagnato da
perdita di peso e malessere.
Infezioni opportunistiche
Le infezioni normalmente benigne possono essere causa di gravi malattie quando HIV determina
l'esaurimento dei linfociti T CD4 e la conseguente riduzione dei linfociti T CD8. Spesso si riscontrano
candidosi orale (mughetto), toxoplasmosi cerebrale, meningite, infezioni da JC, ricomparsa di herpesvirus e
citomegalovirus. Si osservano poi tubercolosi, diarrea e altre infezioni da micobatteri.
Tumori maligni
Degno di nota è il sarcoma di Kaposi, associato all'herpesvirus umano di tipo 8. È una neoplasia rara della
cute che, negli immunocompromessi, si dissemina fino a coinvolgere gli organi interni.
Demenza associata all'AIDS
Può derivare da un'infezione opportunistica o da un'infezione da HIV i macrofagi e delle cellule microgliali
cerebrali.
50
Educazione sanitaria
Il modo più efficace per controllare la diffusione di HIV si basa su un programma di educazione sanitaria
della popolazione. Relazioni monogame, rapporti protetti e l'uso di preservativi riducono la possibilità di
contagio.
Screening di sangue, emoderivati e organi
I potenziali donatori vengono controllati prima di donare sangue, tessuti e emoderivati.
Controllo dell'infezione
Le misure preventive prevedono l'uso di protezioni. Siringhe e strumenti chirurgici non devono essere
riutilizzati, a meno che non vengano disinfettati. Il lavaggio della biancheria in acqua bollente e con
detergenti dovrebbe essere sufficiente.
Sviluppo di un vaccino
Non è attualmente disponibile un vaccino. La maggior parte dei vaccini in esame utilizza la gp120 come
immunogeno per lo sviluppo di anticorpi neutralizzanti.
(andamento malattia slide 35)
51
232. Virus dell'epatite
Esistono almeno sei virus che causano epatite, indicati con le lettere dell'alfabeto dalla A alla E, oltre al
virus G. Essi differiscono per struttura, via di trasmissione, modalità di replicazione, decorso clinico e
conseguenze della malattia. I più noti sono l'HAV e l'HBV, mentre i virus dell'epatite C, G, E e D (HDV o
agente delta) sono noti come virus dell'epatite non-A e non-B.
52
Il virione, anche noto come particella di Dane, è insolitamente stabile, trattandosi di virus con pericapside,
in quanto resiste a etere, pH basso, congelamento e riscaldamento moderato. Queste caratteriscono
favoriscono la diffusione.
Il virione di HBV contiene una chinasi e una polimerasi con attività di retrotrascrittasi e di ribonucleasi H,
così come una proteina P attaccata al genoma. Si osserva un capside icosaedrico formato dall'antigene del
core dell'epatite B (HBcAg) e da un pericapside contenente tre forme dell'antigene glicoproteico di
superficie dell'epatite B (HBsAg). L'antigene proteico dell'epatite B (HBeAg) e HBcAg condividono gran
parte della struttura. Le particelle che contengono HBsAg vengono rilasciate nel siero delle persone infette
e sono in sovrannumero rispetto ai virioni totali. Queste particelle possono essere sferiche o filamentose.
Sono immunogene e sono state utilizzate per l'allestimento del primo vaccino commerciale contro HBV.
HBsAg comprende tre glicoproteine (L, M e S) codificate dallo stesso gene e da un unico trascritto, ma
tradotte in proteine a partire da diversi codoni di inizio AUG. La S è contenuta nella M, la quale è compresa
nella L. La S è quella più presente nelle particelle HBsAg. La L lega, in un senso, il virus ai recettori epatici
e, nell'altro, il pericapside al capside. Le glicoproteine di HBsAg contengono il determinante gruppospecifico
(detto A) e i determinanti tipo-specifici di HBV (detti D o Y e W o R). Dalle combinazioni di questi
antigeni risultano otto sottotipi di HBV.
53
La manifestazione clinica di HBV nei bambini è meno grave di quella negli adulti, a causa del sistema
immunitario meno sviluppato ed efficiente. L'infezione è caratterizzata da un lungo periodo di incubazione
e da un esordio insidioso. I sintomi iniziali includono febbre, malessere, anoressia, nausea, vomito,
malessere addominale e brividi. Entro breve tempo seguono i classici sintomi da epatopatia: ittero, urina
scura, feci ipocoliche, ecc. L'epatite fulminante si verifica nell'1% dei pazienti itterici e può essere fatale.
Infezione cronica
Si verifica nel 5-10% dei pazienti infetti. Un terzo di essi presenta un'epatite cronica attiva, con continuo
danno e riarrangiamento architettonico del parenchima epatico. Gli altri due terzi presentano epatite
cronica non attiva.
Carcinoma epatocellulare primario
Oltre l'80% dei casi di PHC può essere attribuito a HBV. Il PHC è una delle principali cause di mortalità da
neoplasia nel mondo e potrebbe rappresentare la prima neoplasia prevenibile con la somministrazione di
un vaccino. HBV può indurre PHC promuovendo un continuo processo di riparazione e crescita
epatocellulare o mediante l'integrazione del genoma virale nel cromosoma della cellula ospite.
54
l'apoptosi. È successivamente causa di epatopatia. La risposta immunitaria cellulo-mediata è responsabile
sia della risoluzione della malattia che del danno tissutale. Anche in questo caso i continui processi
riparativi a cui è costretto il fegato predispongono allo sviluppo di PHC (carcinoma epatico primario).
55
risposta immunitaria.
BATTERI:
VIRUS:
56