MICROBIOLOGIA
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Microbiologia
Tassonomia
Studia la classificazione dei microrganismi
in un sistema gerarchico.Raggruppando i microrganismi che presentano caratteri
morfologici biochimici e geneticisimili ingruppi o taxa.
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Microbiologia
I microrganismi sono una categoria che comprende virus, batteri, funghi, protozoi ed
alcuni tipi di alghe. Esistono due tipi di cellule microbiche:
1. Procariotiche → organismi con struttura cellulare semplice, nucleo primitivo non
separato da membrana citoplasmatica; si tratta principalmente di cellule batteriche
(archeobatteri, eubatteri). Sono grandi circa 1 micrometro.
2. Eucariotiche → caratterizzati da cellula avente nucleo delimitato da membrana che
lo separa dal citoplasma, organelli interni quali mitocondri, cloroplasti, etc, e
complessi di membrane; appartengono a tale gruppo le alghe, i funghi, i protozoi,
le piante superiori e gli animali. Tali cellule misurano circa 15 micrometri.
➢ Flagelli e Pili: i batteri possono essere statici o muoversi per mezzo di tali
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appendici.
➢ Parete: per conferire forma e rigidità alla cellula possiedono un rivestimento, quale
la parete batterica, che ricopre la membrana plasmatica.
➢ Membrana Plasmatica: barriera selettiva, semipermeabile, simile a quella delle
cellule eucariotiche. Si trova tra la parete e il citoplasma ed è composta da doppio
strato di molecole lipidiche. È la struttura portante, tra le quali sono inserite
molecole proteiche responsabili di diverse funzioni come catalizzatori, recettori,
trasporto… la sua funzione non è solo quella di selezionare direzione e entità degli
scambi con l’esterno ma è legata anche alla divisione cellulare. Nei batteri che
producono ATP tramite respirazione, è la sede degli enzimi, vettori di idrogeno dei
processi di fosforilazione ossidativa.
➢ Citoplasma: caratteristiche analoghe a quelle degli altri organismi viventi.
Composto da Cytosol (solvente acquoso con vari soluti quali ioni e macro e
micromolecole) e particelle insolubili in sospensione.
➢ Nucleoide: sprovvisti di nucleo separato dal citoplasma, mancano anche i
cromosomi morfologicamente identificabili, infatti il cromosoma batterico è
un’unica molecola di DNA.
➢ Rivestimenti esterni, quali capsula, membrana esterna e parete cellulare, che
caratterizzano i batteri. In particolare la parete cellulare è un involucro rigido al di
sopra della membrana citoplasmatica, anti lisi osmotica, la quale dà forma al
batterio (bastoncini, cocchi, a virgola, a spirale), caratterizza le tinte di Gram + e
Gram -, funzioni di virulenza e patogenicità, costituisce inoltre il bersaglio di molti
antibiotici.
LA PARETE BATTERICA
La componente strutturale della parete è il peptidoglicano, singola macromolecola, lungo
polimero lineare stabilizzato da fitti legami trasversali che avvolge la cellula formando un
astuccio rigido e resistente. Determina la forma del batterio e ne impedisce il
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rigonfiamento.
L’organizzazione della parete batterica è diversa nei Gram+ e Gram-:
Gram + Gram -
Strato unico Stratp doppio
Strato spesso di mureina con molti legami Strato più sottile di mureina con meno
crociati, proteine, acidi teicoici, acidi legami crociati
lipoproteici.
Al di sopra della membrana esterna vi sono
proteine, lipidi, lipoproteine,
lipopolisaccaridi.
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LA CAPSULA
Sia i Gram + che i Gram – possono presentare un ulteriore involucro esterno mucoso
detto capsula. Prodotto di secrezione della cellula batterica.
Proprietà della capsula sono:
✔ polisaccaridi o polipeptidi
✔ adesione al “substrato”
✔ difesa (sistema immunitario, batteriofagi, disinfettanti chimici)
✔ protezione dalla disidratazione
✔ patogenicità
BIOFILM
Matrice biologicamente attiva formata da cellule microbiche e da sostanze extracellulari
adese a una superficie solida. Inizialmente i microrganismi si depositano sulla superficie,
quindi vi aderiscono e, usando i residui alimentari presenti, si sviluppano e moltiplicano
formando colonie. Può avvenire in ambienti umidi e non sterili su quasi tutti i tipi di
superficie. Hanno elevata resistenza agli agenti antimicrobici. Provocano anche numerosi
problemi alle industrie in genere come incrostazioni biologiche negli scambiatori di
calore e nelle torri di raffreddamento riducendone l’efficenza, oltre che nei denti e nei
sistemi di filtrazione dove diminuiscono di molto la permeabilità delle membrane.
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NUCLEOIDE
E' la porzione del citoplasma dove si concentra il DNA: questo è composto da un'unica
molecola circolare con pochissime proteine legate, attaccato alla membrana plasmatica.
L'informazione genetica nei batteri viene registrata quindi su un'unica lunga molecola di
DNA chiusa ad anello: il cromosoma batterico. Possono essere presenti anche altri piccoli
anelli di DNA che portano poche informazioni (geni): i plasmidi. Essi possono passare da
una cellula batterica ad un'altra con trasformazione batterica.
Foto
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Altra classificazione che possono avere i batteri è basata sul nutrimento, infatti per vivere
e moltiplicarsi hanno bisogno di alimentarsi e in relazione alla fonte di nutrimento
abbiamo
• Batteri Autotrofi → organismi in grado di sintetizzare molecole biologiche ad alta
energia a partire da molecole inorganiche a bassa energia. Sono organismi pari alle
piante verdi, tra questi vi sono i batteri fotosintetici che usano energia luminosa
per produrre energia chimica utile ai processi vitali e i batteri chemiosintetici, che
utilizzano i composti inorganici per soddisfare il loro fabbisogno.
• Batteri eterotrofi → sono gli organismi che per il proprio metabolismo usano
molecole organiche complesse sintetizzate dagli autotrofi.
vari organismi.
Fattori di crescita
I microrganismi hanno la capacità di adattarsi ai processi tecnologici inibenti. Ad
esempio se vi è aumento di termoresistenza, nel caso di B. cereus, è stato osservato nelle
spore da latte UHT; o la capacità di crescere a basse temperature, come alcuni ceppi di
Salmonella che sono in grado di sviluppare al di sotto di 10°C come conseguenza della
diffusione della refrigerazione per la conservazione degli alimenti.
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IL pH (fattore intrinseco)
La maggior parte dei microrganismi cresce meglio intorno alla neutralità (6,5-7,5). Poche
specie sono in grado di sviluppare a pH sotto 4,0.
Tra questi troviamo principalmente lieviti, muffe e batteri acidotolleranti (batteri lattici e
batteri acetici).
La maggior parte dei microrganismi patogeni non sono in grado di sviluppare a pH <4,6.
L’azione del pH sulla cellula microbica: le membrane cellulari sono impermeabili agli
ioni H+ e OH-, quindi quando la cellula è in ambiente a pH ottimale tali ioni influenzano
lo strato esterno della stessa senza modificare il pH interno. Gli effetti sono di tale
stabilità sono il funzionamento delle permeasi deputate al trasporto all’interno della
cellula di nutrienti e la produzione e attività degli enzimi extracellulari. Quando una
cellula si trova in un ambiente i cui valori di pH sono fuori dal range di crescita, la
membrana cellulare viene danneggiata e gli ioni possono entrare all’interno della cellula
le cui proteine e acidi nucleici vengono denaturati con morte cellulare.
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all’acidificazione del latte dovuto alla produzione di acido lattico ad opera dei batteri
lattici, all’aumenti del pH della carne dovuto alla produzione di ammonio da
amminoacidi uando essa è alterata soprattutto da batteri Gram- come Pseudomonas spp.
NB= il pH minimo per un determinato microrganismo è influenzato da altri fattori, come
ad esempio, alla temperatura ottimale, il range di pH entro cui può avvenire la crescita è
più ampio di quello che consente la crescita a temperature non ottimali.
Gli effetti del pH su batteri alterativi:
• Batteri non sporigeni → la maggior parte degli psicrotrofi Gram-, aerobi stretti
(come Pseudomonas) non cresce a pH <5,3. I Gram+ spesso sono più
acidotolleranti dei Gram-.
• Batteri sporigeni → i passi pH diminuiscono la resistenza termica di molte spore e
non ne permettono la germinazione. PH inferiore a 4,6 unitamente a bassi livelli di
Aw e conservanti (come i nitriti) possono essere usati per diminuire le esigenze di
trattamenti termici per ottenere sterilità commerciale. Alcuni sporigeni sono in
grado di crescere a bassi livelli di pH e quindi deteriorare cibi acidi che in genere
vengono trattati con temperature inferiori ai 100°C, sono ad esempio Clostidium
pasteurianum e Alyciclobacillus acidocaldarius.
• Lieviti e Muffe → sono gli agenti di deterioramento più frequenti negli alimenti
acidi (succhi, marmellate e latte). In presenza di ossigeno possono ossidare acidi
organici come l'acido lattico, in molti prodotti fermentati, permettendo la crescita
di altri microrganismi meno acido-tolleranti.
Il pH del substrato esercita azione selettiva sui microrganismi e ne influenza la velocità di
crescita. L'acidità è quindi un fattore di conservazione, ma da sola non è in grado di dare
alimenti stabili, pertanto è un parametro usato in associazione con altri, ad esempio
trattando un alimento con temperature superiori ai 100°C.
In ogni caso un pH inferiore a 4,8 blocca o riduce la capacità di produrre tossine come nel
caso del C. botulinum A e B; o di bloccare la sporulazione.
A tale scopo gli alimenti possono essere acidificati
direttamente: per aggiunta di acidi, generalmente organici;
indirettamente: consentendo o favorendo la fermentazione.
L’ Aw (fattore intrinseco)
La crescita e il metabolismo dei microrganismi richiedono acqua. L’esigenza di acqua
varia per diversi microrganismi. Non tutta l’acqua degli alimenti è disponibile per loro.
La quantità totale di acqua è chiamata umidità. Il grado di disponibilità dell’acqua è
misurato dall’arrività dell’acqua (Aw): esso è il rapporto tra la tensione di vapore acqueo
di un alimento (P) e la tensione di vapore dell’acqua pura (P0) alla stessa temperatura.
ERH= l’umidità relativa all’equilibrio, cioè il contenuto di acqua nell’atmosfera dopra un
alimento in equilibrio con l’alimento stesso (in pratica l’umidità atmosferica) è correlata
ad Aw secondo la reazione:
ERH= 100 x aw - aw= ERH/100
L’acqua può non essere disponibile per i microrganismi per diverse ragioni: contiene
soluti disciolti, è cristallizzata sotto forma di ghiaccio, è acqua di idratazione o è assorbita
dalle superfici. Solo l’acqua libera presente in un ambiente consente la crescita dei
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microrganismi.
Ogni microrganismo è caratterizzato da una aw ottimale e una aw minima di crescita.
Ogni abbassamento rispetto al valore ottimale comporta:
• diminuzione del tasso di sviluppo (prolungamento lag fase, diminuzione numero di
microrganismi in fase stazionaria, fase di morte più rapida, arresto completo della
crescita);
• quando i valori di aw scendono al di sotto del minimo di crescita si arriva alla
morte.
I microrganismi presentano vari meccanismi di adattamento alle variazioni di aw. La
strategia generale è quella di accumulare soluti all’interno della cellula. Essi possono
essere sintetizzati dalla stessa o presi dall’ambiente di crescita. In particolare i batteri
possono accumulare ioni K+ e amminoacidi, mentre lieviti e muffe accumulano K+ e, a
seconda della specie, trealosio, saccarosio, glucosio e glicerolo.
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La maggior parte degli alimenti freschi non ha aw tale da permettere la crescita della
maggior parte dei microrganismi.
Il potenziale di ossido-riduzione (Eh) può essere definito come una misura, espressa in
mVolt, della tendenza di un substrato ad ACQUISIRE elettroni (diventanto RIDOTTO) o
a CEDERE elettroni (diventando OSSIDATO). Infatti in presenza di O2 atmosferico il
potenziale redox assume sempre valori positivi (Eh+) mentre in assenza i valori sono
sempre negativi (Eh-). La classificazione dei microrganismi in funzione dell’ossigeno è
strettamente correlata al potenziale redox (Eh) richiesto per la moltiplicazione.ù
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micrococchi, muffe.
➢ MICROAEROFILI: richiedono ossigeno per produrre enrgia necessaria alla
crescita ma in concentrazione minore di quello presente nell’aria.
➢ ANAEROBI FACOLTATIVI: possono crescere con o senza ossigeno. In presenza
di sufficenti quantità di ossigeno respirano, in assenza fermentano. Es.
Enterobacteriaceae e molti lieviti.
➢ ANAEROBI OBBLIGATI: crescono solo se non vi è ossigeno quale risulta
tossico. Traggono energia da processi fermentativi o respirazione anaerobia. Es.
Clostridium.
➢ OSSIGENO-TOLLERANTI: non usano l’ossigeno ma lo tollerano perché
producono enzimi in grado di detossificare i composti tossici dell’ossigeno
(persossidasi). Es. batteri lattici.
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all’alimento: i vegetali hanno oli essenziali, tannini, glicosidi e resine; gli alimenti
animali hanno sostanze come il lisozima che idrolizza la parete cellulare batterica.
Gli alimenti sono quindi un ecosistema costituito da ambiente e microrganismi che vi
abitano e nel quale fattori intrinseci (pH, Aw, nutrienti) ed estrinseci (temperatura,
presenza di altri microrganismi) regolano lo sviluppo microbico. Le interazioni dei fattori
ambientali determinano pertanto che un microrganismo possa o no svilupparsi in
quell’ecosistema.
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CURVA DI CRESCITA
Microrganismi TERMOFILI → scarsa importanza pratica per gli alimenti nei nostri
climi. La loro presenza può causare alterazioni a quei prodotti commercializzati in luoghi
dove la termperatura ambiente può raggiungere valori elevati. Sono però importanti come
protecnologici (colture starter).
Nell’industria alimentare vengono usate sia le basse che le alte temperature singolarmente
o associate tra loro (es. cottura e successivo abbattimento termico) al fine di controllare
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PARAMETRI MICROBIOLOGICI
Carica batterica Temperatura ottimale di sviluppo tra 25 e 40° C, batteri patogeni
totale a 36°C convenzionali o opportunisti e tutti i batteri che costituiscono la
(batteri mesofili) flora normale dell’uomo.
Carica batterica Temperatura di 15°-30°C tutti i microrganismi saprofiti in grado di
totale a 20°C compiere il loro ciclo vitale a spese di sostanze organiche in
(batteri psicrofili) decomposizione.
Determinazione necessaria poiché la loro presenza è spesso
Carica muffe e
correlata alla presenza di polvere e può essere considerevole con
lieviti totale
alto grado di umidità.
Staphylococcus spp. Sono cocchi Gram+ e numericamente i più rappresentati nella
popolazione microbica normale della cute e dell’orofaringe
dell’uomo.
I batteri più comuni degli ambienti confinati sono: Bacillus, Pseudomonas,
Staphylococcus, Micrococcus, Methylobacterium, Flavobacterium. Fanno parte della
normale flora microbica e la loro presenza non deve creare allarmismo. Dei batteri
riscontrati maggiormente lo Staphylococcus è un indicatore di buone pratiche di pulizia e
potenziale patogeno.
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ACQUA
L’acqua non potabilizzata può contenere una flora microbica autoctona e alloctona
capace di resistere ai trattamenti di potabilizzazione. Alcuni di questi microrganismi
possono trovare condizioni favorevoli al loro mantenimento in rete.
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Protocollo:
➢ disconnessione della rete idrica e applicazione di un sistema di alimentazione
indipendente
➢ modifiche tecniche al circuito per renderlo compatibile coi trattamenti
➢ trattamento dei circuiti
➢ ricollegamento alla rete idrica
Dalla difficoltà di utilizzare di routine tecniche finalizzate alla ricerca di tutti i possibili
patofeni è sorta la necessità di ricercare, per la definizione della qualità di un’acqua,
microrganismi indicatori di contaminazione, la cui presenza può esser indice di presenza
di patogeni. Un efficace indicatore deve poter sopravvivere a lungo nell’ambiente e deve
poter essere identificato con metodi poco complessi e rapidi.
Sistema delle membrane filtranti: quantitativo e qualitativo. Volume prestabilito di acqua
da saggiare con risultato in UFC/ml di acqua filtrata.
componenti emotive suscitate dagli alimenti in funzione del paese e della cultura.
Aspetto di genuinità= importanza dell’origine dell’alimento e dei suoi ingredienti, tipo
prodotti IGP, DOP, o ottenuti con sistemi di qualità certificati.
Aspetto di comodità d’uso= sistemi o materiali che ne allungano o migliorano la
conservazione. O Assistenza clienti.
LA
QUALITA’ IGIENICA
1) Germi alteranti: sono quelli la cui presenza e successivo sviluppo portano alla
comparsa di alterazioni.
Prodotti conservati a basse T portano alla formazione di psicrofili (es. Pseudomonas)
Prodotti conservati a T alte portano alla formazione di mesofili e termofili
Prodotti conservati a bassa Aw portano microrganismi alofili o alotolleranti (es.
micrococchi)
Quando un alimento presenta flora alterata varia si creerà sempre un ambiente favorevole
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allo sviluppo di una di queste poiché il destino finale di ogni alimento è la sua
alterazione.
La presenza fisica di mircrorganismi negli alimenti solidi porta alla formazione di uno
strato viscoso sulla superficie dovuto all’unione delle colonie. L’attività metabolica dei
microrganismi, ovvero l’uso dei nutrienti dell’alimento, porta alla formazione di
metaboliti che modificano le caratteristiche organolettiche del prodotto (cattivi odori
quando CBT>108 ufc/cm2.
➔ Modificazioni di odore= uso dei monosaccaridi e amminoacidi con abbassamento
pH.
➔ Modificazioni della consistenza= uso proteine
➔ Modificazioni del colore:
-sviluppo germi cromogeni,
-germi produttori di metaboliti che, legandosi ai composti dell’alimento,
danno colori particolari (es. acido solfidrico che reagendo nella carne con la
mioglobina dà origine a sulfomioglobina di colore verde),
-sviluppo di germi produttori di metaboliti colorati (es. melanina a partire
dalla tirosina, come nell’annerimento del carapace dei crostacei).
Anche l’anabolismo può dare origine a fenomeni alterativi. I germi alteranti hanno buona
resistenza ai fattori antimicrobici e grande capacità di adattamento.
2) Germi Utili
Quei microrganismi utili che caratterizzano il prodotto, come i batteri lattici in yogurt o
formaggi. In molti alimenti sono assenti, possono essere presenti o aggiunti sotto forma di
colture selezionate e diminuiscono durante la conservazione.
3) Germi Inerti
Microrganismi che non influenzano la conservabilità del prodotto perché non sono in
grado di svilupparsi in esso. Se però variano le condizioni possono diventare germi
alteranti. Esempi sono i germi alofili, in quanto inerti quando si trovano in un alimento
non addizionati di NaCl ma diventano alteranti quando si usa la salagione come mezzo di
conservazione; oppure le spore di bacilli e clostridi in semiconserve in scatola refrigerate
che diventano alteranti quando il prodotto è conservato a temperatura ambiente.
Naturalmente quando un prodotto viene messo in commercio la sua qualità igienica inizia
a peggiorare man mano che si avvicina alla TMC. Il prodotto mantiene comunque le sue
caratteristiche per essere giudicato edibile fino alla comparsa dei fenomeni alterativi.
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LA QUALITA’ SANITARIA
Un alimento non deve nuocere al consumatore e pertanto non devono essere presenti
fattori di rischio che possono entrare in contatto con gli alimenti in qualsiasi fase della
produzione e provenire da uomo, animali o ambiente.
Una certa percentuale di alimenti risulta contamitata da patogeni, è quindi necessario
• ridurre la percentuale di probabilità della presenza di tali patogeni
• impedire che i germi eventualmente presenti trovino nell’alimento le condizioni
idonee per la contaminazione.
Un alimento contaminato da patogeni, a seconda del loro numero può essere
Pericoloso Nocivo
l’agente eziologico responsabile della l’agente eziologico responsabile della
malattia è presente in dosi non sufficenti malattia è presente in dosi tali da scatenare
per scatenare l’evento morboso, a meno che sicuramente l’evento morboso se l’alimento
non intervengano condizioni che ne è ingerito.
favoriscano lo sviluppo.
Prevenendo la comparsa dei fenomeni alterativi si garantisce il corretto uso dei principi
nutritivi dei cibi evitando fattori nocivi e garantendo la loro salubrità.
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Microbiologia
Affinché l’attività fermentativa abbia successo devono essere rispettate delle condizioni:
1. la materia prima deve avere zuccheri fermentiscibili in quantità tali da consentire
abbondante sviluppo microbico
2. gli zuccheri devono essere disponibili
3. la materia prima deve essere preparata alla fermentazione adeguatamente
vino → pigiatura uva
birra → germinazione cariossidi
formaggio → precipitazione della caseina
salame → triturazione carne e lardo
prodotti da forno → miscelazione ingredienti
Così i microrganismi originano sulla materia prima, oppure possono essere aggiunti come
starter dall’uomo o arrivare dall’ambiente sul prodotto (sugli stagionati).
La concentrazione e il tipo di microrganismi presenti in un prodotto dipendono dalla
materia prima, dalla qualità microbiologica dell’alimento all’origine, dalle condizioni in
cui esso è stato manipolato, dall’adeguatezza delle condizioni di conservazione e dall’uso
deliberato e appropriato degli starter, responsabili del processo.
La contaminazione da parte dei patogeni è però causa di implicazioni igienico-sanitarie e
quindi di deprezzamento della qualità organolettica. Al contrario nella fermentazione
avviene la miglioria organolettica grazie agli starter.
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Microbiologia
INNESTI o STARTER
Colture microbiche che indirizzano il processo di fermentazione, divenendo dominanti
nelle prime fasi di produzione dell’alimento.
• Innesti naturali, sviluppati artigianalmente, più simili alla pratica antica che si basa
sul reinoculo [una parte di prodotto ben riuscito viene usato come inoculo per un
nuovo lotto di materia prima, ma così non è né nota né controllabile la microflora].
Vantaggi: variabilità microbica, bassi costi e tradizione.
Inconvenienti: variabilità delle performance e delle caratteristiche fenotipiche.
• Innesti selezionati, sviluppati in relazione a caratteristiche metaboliche note e
desiderate [a partire dal 1890 uso colture miste e selezionate, poi dal 1960
importanza sempre maggiore di colture a composizione definita].
Vantaggi: standardizzazione di processo, miscele di organismi, tipologie diverse
(essiccati, congelati, liquidi…).
Inconvenienti: costo, sensibilità, no legame con territorio di produzione.
La fermentazione comporta, in qualsiasi caso, il consumo quasi totale degli zuccheri il
quale porta alla sicurezza microbiologica del prodotto; inoltre la fermentazione porta alla
generazione di composti ad azione antimicrobica ed incrementa il valore nutrizionale
degli alimenti mediante la biosintesi di vitamine, aa essenziali, proteine, tramite aumento
della digeribilità di fibre e proteine e degradazione dei fattori antinutrizionali.
I microrganismi utili sono anche detti virtuosi e sono quelli che provocano effetti positivi:
• batteri lattici e lieviti, a volte accompagnati da altri gruppi come batteri propionici,
micrococcacee e muffe;
• bifidobatteri (probiotici) e batteri acetici, agenti della produzione dell’aceto per via
ossidativa.
BATTERI LATTICI
Famiglia eterogenea di microrganismi che possono fermentare molti nutrienti
principalmente in Acido Lattico via Omofermentante, mentre in via Eterofermentante
oltre all’acido lattico vengono prodotti anche acido acetico, etanolo, anidride carbonica e
acido formico.
Descrizione: forma sferica o bastoncellare. Gram+ immobili asporigeni. Anaerobi
facoltativi o microaerofili. Catalasi negativi con accumulo di acqua ossigenata. Non
patogeni e non tossinogeni. Acido tolleranti e a volte acidofili.
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Microbiologia
acetico e/o alcol etilico. Sono capaci di fermentare anche i pentosi con produzione di
acido lattico e acetico. Es. L. fermentum, L. kefir, L.confusus.
CLASSIFICAZIONE
GENERE LACTOBACILLUS
1° gruppo - Omofermentanti obbligati, crescono fino 45°C, minimo tra 15°-20°C.
Esempi: Lb delbrueckii subsp lactis (si trova in formaggi, latte, yogurt).
2° gruppo – Omofermentanti favoltativi
Esempi: Lb casei subsp casei, plantarum (si trovano in latte, formaggi e intestico e
mucose).
3° gruppo – Eterofermentanti obbligati, producono tutti acido lattico.
Esempi: L kefir (nel kefir), L halotolerans (carnei)
GENERE STREPTOCOCCUS
Il suo habitat è la cute, le mucose e la saliva degli animali sa latte. Omofermentante
obbligato, produce acido lattico. Ha un optimum di crescita a T 42-43°C. È
protecnologico per eccellenza, da solo o con altri batteri lattici, per molti formaggi.
Fermenta solo lattosio, saccarosio, fruttosio e glucosio producendo NH3 da urea.
GENERE LACTOCOCCUS
Omofermentante obbligato, produce acido lattico e comprende 3 specie:
1. L. lactis
2. L. cremoris
3. L. var. diacetylactis
GENERE ENTEROCOCCUS
Omofermentante, produce acido lattico, fermenta il lattosio. Indice di contaminazione
fecale di acqua e prodotti carnei e vegetali se di origine umana. Svolge un ruolo positivo
nella stagionatura del formaggio. Fa parte della microflora termodiurica del latte.
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GENERE LEUCONSTOC
Eterofermentante obbligato, produce acido lattico. Fermenta il citrato. Habitat vegetale.
Vengono considerati protecnologici per la produzione di burro, alcuni formaggi freschi e
per la fermentazione malolattica del vino.
GENERE PEDIOCOCCUS
Omofermentante, produce acido lattico. Habitat vegetale e animale. Può causare
alterazioni quali difetti nella birra, nel vino e nei prodotti salati. È importante per la
stagionatura dei formaggi dove si sviluppano tardivamente e negli impasti acidi per la
produzione di alcuni prodotti da forno come i crackers.
GENERE CARNOBACTERIUM
Eterofermentante obbligato, produce sostanze antimicrobiche “carnocine” attive contro i
microrganismi alterativi e patogeni. Si sviluppano negli alimenti carnei refrigerati e
confezionati in atp in cui è presente ossigeno.
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Microbiologia
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Microbiologia
I BATTERI ACETICI
Cellule ellittiche o corti bastoncini. Gram-, ossidasi negativi, catalasi positivi. Non
sporigeni. Mesofili (optimum T 25°-30°C), mobili o immobili, Aerobi con metabolismo
respiratorio. Ossidano l'etanolo ad acido acetico o a CO2 e acqua.
Generi di interesse enologico solo Acetobacter e Gluconobacter.
BATTERI PROPIONICI
Gram + , bastoncini regolari. Catalasi positivi. Non sporigeni. Mesofili (optimum 25°-
40°C). Anaerobi. Immobili. Producono acido propionico. Loro habitat: saprofiti di
uomini, animali e prodotti lattiero-caseari.
Producono acido propionico (+ acetato e CO2) dalla fermentazione degli zuccheri e del
lattato.
Genere Propionibacter → specie impiegate o ritrovate nei prodotti lattiero-caseari sono
P. shermani, P- freudenreichii, P. thoenii, P. jensenii, P. acidi-propionici.
Alcune specie come il P. shermani sono impiegate come colture starter per i formaggi
tipo Emmental con le occhiature, dovute alla produzione di CO2 dalla fermentazione del
lattato. Altre specie in formaggi a media e lunga stagionatura. Quando il loro numero è
molto alto possono causare gonfiore tardivo.
MICROCOCCACEAE
Genere Micrococcus (famiglia Micrococcaceae)
Batteri fi forma coccia per lo più aggregate. Gram+, catalasi positivi, aerobi, mesofili.
Usano i carboidrati per via ossidativa. Sono ovunque nell'ambiente, dal terreno, acqua,
prodotti lattiero-caseari e pelle di uomo e anumali. Sono saprofiti e solo in alcuni casi
possono essere patogeni opportunisti. Si moltiplicano in ambienti con bassa Aw. Si
ritrovano come contaminanti nelle salamoie per formaggi. Grazie alla attivirà proteolitica
e lipolitica partecipano alla stagionatura di formaggi come il Taleggio o il Provolone.
Alcune specie vengono usate come starter per insaccati carnei fermentati.
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Microbiologia
nasali di quasi metà delle persone sane e nel 20% delle persone in generale oltre che in
gola, feci, capelli, frite infette e abrasioni.
Forme saprofite: S. epidermidis, S. albus, S. xilosus, S. carnosus i quali hanno ruolo
importante nella maturazione di alcuni formaggi a crosta fiorita con patina (tipo
Taleggio) e nella stagionatura di salumi fermentati.
Forme patogene: S. aureus quali sono coagulasi, fosfatasi e termonicleasi positive e
producono due tipi di tossine attive a livello cutaneo ed enterotossine molto termostabili
che ingerite provocano intossicazione.
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Microbiologia
• la mitosi può essere simultanea alla gemmazione per produzione di una cellula
figlia;
• produzione di spore che avviene per mitosi e successiva divisione cellulare.
II-Riproduzione sessuata:
trascorrono la maggior parte della vita in stadio aploide. La riproduzione coinvolge 2 ife
di ceppi compatibili diversi con successiva fusione dei nuclei apolidi. Tale fusione non
avviene subito dopo il mescolamento del contenuto delle ife. I nuclei si dividono
ripetutamente nell'ifa dando origine al dicarion, un'ifa in cui ciascuna cellula contiene 2
nuclei di ceppi opposti. Ad un certo punto i due nuclei si fondono formando uno zigote
diploide che subisce meiosi dando origine a 4 spore aploidi. Quando esse germinano
producono nuova generazione.
MUFFE
Agglomerato di singoli elementi
filamentosi dette ife che, una volta
insieme, formano il micelio
(pluricellulari) che, grazie alla loro
abbondanza, diventano evidenti a occhio
nudo.
Le ife si distinguono in cenocitiche e
settate, mono o pluri nucleate.
La parte di micelio aereo (che si sviluppa
verso l'alto) ha funzione replicativa,
mentre quello a superficie ha funzione
vegetativa e nutritiva.
Phylum Chytridiomycota: micelio con ife non settate (senza divisione trasversale della
parete cellulare). La riproduzione asessuata avviene mediante zoospore mobili mentre la
sessuata mediante oospore.
Phylum Zygomycota: micelio non settato, cenocitico (nuclei multipli in citoplasma
continuo), si riproduce mediante zigospore, mentre la riprodiuzione asessuata è affidata a
spore prodotte all'interno di corpi fruttiferi aerei.
Phylum Ascomycota: micelio con ife settate che producono conidiospore per la
riproduzione assessuata e ascospore in strutture specializzate dette aschi per la
riproduzione sessuata.
Phylum Basisiomycota: micelio settato che produce grossi corpi fruttiferi che supportano
le basidi che producono basidiospore adibite alla riproduzione sessuata. Comprende
anche funghi eduli.
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Microbiologia
LIEVITI
Singoli elementi cellulari, unicellulari, microscopici, che analogamente ai batteri, nei
terreni di coltura agarizzati, formano aggregati macroscopicamente evidenti, detti
colonie. Può riprodursi sia asessualmente per gemmazione e divisione trasversale, sia
sessualmente tramite la formazione di spore.
La loro importanza a livello alimentare deriva dall’essenzialità in molti processi
industriali per la produzione di pane, vino, birra, formaggi, salsa di soia e acidi organici
come il citrico.
Genere Saccharomyces:
cerevisiae x pane, vino, birra
bayanus
pastorianus x birra
carlsergensis x birra
unisporus
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Microbiologia
composti organici. Non tutti però sono dotati di metabolismo fermentativo, molti hanno
solo quello respiratorio.
Aerobi obbligati: non usano il glucosio in assenza di ossigeno.
Anaerobi facoltativi: usano il glucosio in presenza e in assenza di ossigeno (tra questi il
Saccharomyces).
Essi hanno due principali modi per usare il piruvato per ilteriore produzione di energia: la
Respirazione (respirazione aerobica) e la Fermentazione (fermentazione anaerobica). La
prima è energicamente più vantaggiosa.
La regolazione della respirazione e della Fermentazione da parte del glucosio e dell’O2
si basa sul fatto che glucosio e ossigeno sono i fattori legati all’espressione di molti
fenomeni regolatori tra cui l’Effetto Pasteur e l’Effetto Crabtree (anti-Pasteur).
Effetto Pasteur → egli osservò che quando il lievito cresceva in aerobiosi (respirazione)
consumava molto meno glucosio di quando cresceva in anaerobiosi e fermentava, quindi
la velocità di trasformazione di glucosio in piruvato è più lenta in aerobiosi. Questo
effetto di rallentamento della glicolisi in presenza di ossigeno è appunto detto Effetto
Pasteur.
I processi di respirazione sono più favorevoli da un punto di vista metabolico-energetico
rispetto ai fermentativi: la respirazione produce 38 ATP da 1 glucosio, mentre in assenza
di ossigeno si ricavano solo 2 ATP da ogni glucosio!
L’effetto Pasteur è relazionato con l’azione della fosfo frutto chinasi la quale è inibito da
alti livelli di ATP (quando la fosforilazione ossidativa è a pieno ritmo, quindi in presenza
di ossigeno) causando quindi la diminuzione del consumo di glucosio. L’effetto Pasteur si
verifica a basse concentrazioni di glucosio (meno di 5-10 g/lt).
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Microbiologia
Termoresistenza
I lieviti non resistono alla pastorizzazione.
In normali condizioni le cellule sono inattivata a 60-65°C per 1 min; tali valori...
Diminuiscono quando il riscaldamento avviene in ambiente acido, in presenza di etanolo.
Aumentano (diventano più resistenti) in presenza di alte concentrazioni di zuccheri o sale
(bassa Aw).
MICRORGANISMI PATOGENI
pericoli sono comuni a differenti classi di alimento, il rischio è differente in relazione alle
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Microbiologia
Attualmente le malattie trasmesse con gli alimenti sono un problema di sanità pubblica
importante in tutti i paesi. In Europa le tossinfezioni alimentari sono seconde solo alle
affezioni respiratorie e uasi una persona su 3 ogni anno viene colpita da malattie
trasmesse dagli alimenti.
FATTORI CHE
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Microbiologia
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Microbiologia
mobilità.
SALMONELLA
Prima causa di malattie associate agli alimenti.
Famiglia delle Enterobacteriaceae, Gen. Salmonella. Vi sono 2400 serovar (ceppi
caratterizzati da differenze antigeniche) collocate in due specie: la S. enterica e la S.
bongori.
Classificazione serovar delle salmonelle
-Epidemiologiche
Serovar infettive solo per l’uomo sono la S. Typhi e la S. Paratyphi: tale gruppo
compende agenti di febbre tifoide, tra le malattie più serie causate dalla Salmonella e
sono dette le Maggiori.
Serovar adattate all’ospite includono la S. gallinarum (pollo), S. dublin (bestiame) e S.
abortus (ovini).
Serovar senza ospiti preferenziali sono patogene per l’uomo ed altri animali e includono
la maggior parte delle serovar che si riscontrano negli alimenti.
-Sierotipiche
La sierotipizzazione consiste in diversi test per distinguere vari sierotipi di una specie
batterica. In Salmonella i sierotipi sono diversificati secondo
antigenee “O” (somatico): sierogruppi A, B, C1, C2, D, E
antigene flagellare “H”
antigene di superficie “Vi”
-In base alla sindrome che provocano
Febbre enterica o Gastroenteriti
Sono mesofili, crescono con pH vicino al neutro, non tollerano Aw basse e sono per
questo poco resistenti a zucchero e sale. Al diminure del pH sono richiesti valori di Aw
più alti. Il pH ha effetto battericida (es. se inferiore a 4).
Occorre un numero elevato di cellule per causare malattia, ma la dose infettante per
causare forme morbose in seguito all’ingestione è diversa per Salmonelle ospite-
specifiche per l’uomo le quali sono più virulente delle Salmonelle minori.
La malattia può avere due forme:
• forma sistemica: inizia con il colpire l’intestino, quindi penetra i tessuti e invade
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Microbiologia
SHIGELLA
Famiglia: Enterobacteriaceae, Genere Shigella, comprende 4 specie.
Sono immobili, lac-, fermentazione acido-mista. La malattia si manifesta tra i bambini più
piccoli. Ha molte affinità con la E. coli in quanto alcuni ceppi producono lo stesso tipo di
tossia. Sono responsabili di infezioni enteroinvasive.
Loro habitat è l’intestino solo dell’uomo che può essere portatore sano. La trasmissione
avviene, come per la Salmonella, Oro-Fecale dall’intestino alle feci, all’ambiente e quindi
ai prodotti alimentari.
Sono mesofili con condizioni di crescita simili alle Salmonelle con Aw e pH abbastanza
alti.
La dose infettante dipende dalla specie, ma ingenere bastano 10-100 ufc di S. dysenteriae
che è la più patogena.
La Shigella è responsabile di infezione ma produce moltiplicandosi nell’intestino una
potente tossina che inattiva la sintesi proteica interferendo con la subunità 60S dei
ribosomi.
La malattia che ne consegue si chiama dissenteria bacillare o Shigellosi. I sintomi
appaiono da 7 a 36 h dopo e può durare sino a 14 giorni con diarrea, dolori addominali,
febbre, vomito.
Poiché l’unico portatore è l’uomo, la trasmissione avviene per personale contaminato o
cross contamination attraverso uomo → attrezzature. La scarsa igiene ha ruolo
fondamentale.
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Microbiologia
YERSINIA
Famiglia: Enterobacteriaceae, Genere Yersinia, comprende 11 specie di cui alcune non
patogene, mentre i sierotipi patogeni sono la Y. Pestis, Y. Pseudotubercolosis e la Y.
Enterocolitica (peste bubbonica).
Viene divisa in 30 sottogruppi in base all’attività dell’antigene O: i biotipi importanti per
patogenicità sono le varianti 1A, 1B, 2, 3, 4, 5, che appartengono al sierotipo O:3. Altri
ceppi si trovano comunemente nelle acque e nell’ambiente e sono definiti ambientali.
E’ un organismo ubiquitario=si ritrova ovunque in acque e sporco. Trovato anche
nell’intestino di animali a sangue caldo. Si ritiene che i tipi patogeni per l’uomo si
ritrovino nel maiale.
Sopporta i climi freddi. Sono gli unici patogeni psicotrofi (da -1 a 42°C) ed sono più
sensibili alle alte temperature (ok pastorizzazione) che alle basse (resiste invece al
congelamento). Sono mobili a temperature sino a 30°C ma non oltre. Crescono a pH
attorno al neutro.
Non tutti i sierotipi sono patogeni e l’infezione è legata all’ingesrione di almeno 106
ufc/gr. Ha picchi stagionali in primavera e autunno. La patogenicità è legata all’adesione
delle cellule epiteliali del lume intestinale e alla proliferazione del batterio. Viene
prodotta anche una enterotossina termostabile simile a quella di E. coli, ma non ha ruolo
determinante nella patogenesi.
La malattia che provoca è detta yersinosi che è responsabile di una forma di
gastroenterite oppure provoca sintomi simili a quelli dell’appendicite. Può durare sino a
14 gg con dolori addominali, diarrea, febbre, nausea e vomito.
Alimenti con cui viene trasmessa sono il maiale o altri alimenti contaminati tramite
contatti con animali infetti o nei macelli quindi salsicce, carne in genere, alimenti
refrigerati, latte crudo, gelato. Per prevenirla è necessaria la cottura (ok pastorizzazione),
salagione e batteri lattici, igiene persona e delle attrezzature, specie quando si macella il
suino.
ESCHERICHIA COLI
Non tutti i ceppi sono patogeni, ne esistono anche di saprofiti che colonizzano la parte
alta dell’intestino, al contrario dei patogeni che si ritrovano nella bassa. Il suo ruolo come
patogeno gli fu assegnato negli anni ‘70 a causa di una mandata di formaggi importati
negli USA, contaminati, che causarono la more di 400 persone.
E. coli appartiene al gruppo dei Coliformi e viene definito un indice di contaminazione
fecale. È il sistema modello per tutti i Gram-
I diversi ceppi vengono distinti sierologicamente in base ai 3 antigeni di superficie (O, H
e Vi); i ceppi patogeni responsabili di gastroenteriti sono divisi in:
• E. coli enteropatogeni (EPEC) non producono tossine
• E. coli enteroinvasivi (EIEC) non producono tossine
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ENTEROBACTER
L’enterobacter sakazaki è considerato un patogeno emergente in grado di generare casi di
malattia che cronicizzano con alto tasso di mortalità.
Il suo habitat è ubiquitario: dall’ambiente, agli ospedali (specie dove ci sono neonati),
ind. Alimentare, intestino di insetti, liquidi biologici.
Cresce da 5° a 45°C e hanno resistenza termica alta rispetto alla maggior parte dei Gram-
con alta resistenza all’essiccamento riuscendo a sopravvivere anche ad Aw basse come
nel latte in polvere.
E. sakazaki è responsabile di gravi setticemie, meningiti, enterocoliti necrotizzanti nei
neonati, spesso fatali: arriva all’apparato digerente, passa nel circolo sanguigno e quindi
nel liquido cerebrospinale dando meningite.
Sintomi sono inappetenza, irritabilità, ittero, respiro affannoso, pallore, cianosi, collasso,
spasmi.
È stato isolato in molti alimenti, da formaggi, tofu, carne affumicata, salsiccia, the, riso,
cereali, cioccolato, spezie, ecc.. ma tra tutti quello che ha suscitato più interesse è il latte
in polvere: tale contaminazione avverrebbe dopo la pastorizzazione, mentre il prodotto
viene disidratato e confezionato o nelle fasi di ricostituzione e somministrazione a causa
di strumenti contaminati.
Per prevenire la contaminazione è fondamentale l’igiene e la sicurezza nell’uso di latte in
polvere usando contenitori puliti e disinfettati, senza lasciare a temperatura ambiente il
latte ricostituito e assicurandosi il raffreddamento rapido del prodotto in frigo.
Nell’industria alimentare è importante monitorare le materie prime, specie gli ingredienti
che non necessitano di trattamento termico prima della miscelazione.
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Microbiologia
nutrizionalmente.
La brucellosi è una malattia infettiva a decorso lento con lunga incubazione o anche
asintomatica. I sintomi sono febbre, sudorazione, anoressia, affaticamento, diminuzione
di peso, depressione. Si trasmette tramite latte non pastorizzato e suoi derivati e per
prevenirla è necessaria la cottura della carne e la pastorizzazione del latte.
VIBRIO
Sono molto comuni tra le tossinfezioni alimentari, alcune specie sono anche utili in
salamoie e prosciutti:
Vibrio cholerae: la suddivisione in sierogruppi è basata sull’antigene O da cui si
distinguono il sierogruppo O1 e il sierogruppo NON O1, aerobi;
Vibrio parahaemolyticus: producono un’emolisina termostabile che lisa i globuli rossi
umani, anaerobio-aerobio facoltativo.
L’habitat è ubiquitario e sono poco psicrotofi in quanto la T minima è 10°C, poco
esigenti in Aw e poco acidotolleranti ma in grado di crescere a pH sino a 9. Non molto
termolabili.
VIBRO CHOLERAE
è l’agente eziologico del colera. La sua dose infettiva è alta a causa della sua sensibilità
all’acidità gastrica. È responsabile di infezione enterotossica non invasica, la patogenicità
è legata a più fattori di virulenza:
• enterotossina colerica che causa accumulo intracellulare di cAMP che sbilancia il
trasporto ionico nelle cellule della mucosa intestinale con forte diarrea
• pilo che media la colonizzazione dell’intestino tenue
• alcuni ceppi producono un’emolisina-citolisina e una tossina shiga-simile che
causa gastroenteriti.
La malattia, in base al sierotipo coinvolto può dare modica diarrea o diarrea acquosa con
muco, forte perdita di liquidi, aritmia, ipocalcemia e nei casi più gravi anche morte se non
curata.
Essendo molto diffuso nelle acque si isola facilmente nei prodotti della pesca, nelle
verdure irrigate con acque contaminate e in alimenti non acidi in quanto è molto sensibile
ai pH bassi.
VIBRO PARAHAEMOLYTICUS
la patogenicità è legata alla produzione di un’emolisina nei ceppi Kanagawa + (non tutti i
ceppi ne producono). Sono molto sensibili a congelamento, essiccamento e trattamenti
termici. La dose infettante è a abbastanza alta, ma l’incubazione è rapida e dura circa 15 h
con dolori addominali, diarrea, vomito. Alimenti contaminati sono frutti di mare,
crostacei e pesce crudo o poco cotto.
CAMPYLOBACTER spp.
Genere costituito da ca. 22 specie, ma quella interessante come patogeno alimentare è C.
jejuni suddiviso a sua volta in 2 sottospecie. Esistono altre specie come C. coli e C.
intestinalis in grado di provocare sindromi gastroenteriche.
Sono microaerofile, per cui richiedono ossigeno attorno al 5% e CO2 3-10%. Lo sviluppo
ottimale è a temperature termofile 42°C ma riesce a svilupparsi anche a T mesofile; sono
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Microbiologia
AEROMONAS
Genere suddiviso in 2 gruppi:
• A. hydrophilia → responsabili di patologie alimentari di tipo infettivo, patogeni per
l’uomo;
• A. salmonicida → forme immobili psicrofili non patogeni per l’uomo.
Habitat ubiquitario non esigente, maggiormente diffuso negli ambienti acquatici;
componente della flora intestinale di uomo e animali.
Sono psicotrofi, quindi si trova anche in cibi refrigerati; alta esigenza di Aw, termolabili e
poco acidotolleranti.
Considerato uno degli agenti eziologici della diarrea del viaggiatore assieme ad E. coli.
Deve essere ingerito ad alte concentrazioni e le forme gastroenteriche si riscontrano
soprattutto nei bambini, nella stagione o paesi caldi.
Fattori di virulenza sono
➢ l’aerolisina, enterotossina ad effetto citotossico
➢ le alfa e beta emolisine, in grado di modificare la permeabilità della parete
intestinale (enteroinvasiva)
A. hydrophila provoca nell’uomo due tipi di gastroenteriti
-similcolerica, con diarrea acquosa e febbre;
-simildissenterica, con feci con muco e sangue.
Può provocare anche infezioni extraintestinali gravi per gli immunodepressi.
Alimenti a rischio sono pollame, ma anche bovini, suini e ovini; prodotti ittici specie
molluschi e ostriche e anche prodotti vegetali come spinaci, broccoli, prezzemolo,
sedano, specie se refrigerati. La contaminazione può essere di origine fecale, ma può
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Microbiologia
STAPHYLOCOCCUS spp.
Il genere comprende
• specie saprofite (S. epidermidis, S. albus, S. xilosus, S. carnosus) importanti per la
maturazione dei formaggi
• specie patogene (tra cui S. aureus) responsabile di intossicazione
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Microbiologia
LISTERIA
comprende 7 specie di cui 3 patogene per l’uomo: L. ianovii, L. seeligeri e L.
monocytogenes.
Questo batterio è diverso dagli altri Gram+ in quanto si tratta di un patogeno
intracellulare che risiede nel citosol dove si replica e la sindrome NON è a carico
dell’apparato gastroenterico.
Si sviluppa anche in condizioni avverse per lunghi periodi:
• psicotrofo, si sviluppa anche a T di refrigerazione,
• resiste al congelamento,
• resiste all’essiccamento (fino Aw 0,86)
• è considerato alodurico (%NaCl maggiore di 10) quindi si trova anche in alimenti
salati.
Ha un’ampia distribuzione ambientale nel suolo, materie vegetali in decomposizione,
insilati, acque, feci di animali sani, flora intestinale e vaginale del 5% delle persone e si
trasmette per via alimentare e per contatto diretto tra uomo e fonti di contaminazione. Da
tempo è noto che i foraggi sono la principale fonte di contaminazione tra uomo e animali
o tramite via digerente di alimenti come fogmaggi dove è stata isolata proveniente dal
latte: dopo la formazione della cagliata la flora batterica lattica determina abbassamento
del pH che rende impossibile la loro moltiplicazione, ma nel corso della maturazione, in
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Microbiologia
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Microbiologia
Il microrganismo non rappresenta un pericolo entro certi limiti: soglia di pericolosità data
da 105 cellule/gr di alimento. Sopra questa soglia vengono prodotte enterotossine liberate
in seguito a lisi del batterio sia nell’alimento che nell’intestino.
ENTEROTOSSINA EMETICA ENTEROTOSSINA DIAERROGENA
Simili a quelle di S.aureus Simile a quelle di C. perfringens ma questa ha
viene prodotta quando la cellula sporifica tossicità maggiore
è termoresistente viene prodotta durante la fase esponenziale di
provoca sindrome più grave crescita, quindi si ha produzione con 107 ufc/gr di
necessaria però una concentrazione di 109 ufc/gr batteri
è termolabile (56° x 5 min)
la tossina viene prodotta anche a 4°C
Malattia Malattia
tossina termostabile e resistente a pH estremi prodotta a 18-43°C e pH 6-8,5
per indurre questa forma serve carica microbica i sintomi compaiono dopo 8-24 h con guarigione
alta (2x109/g) spontanea
i sintomi compaiono dopo 1-6 h e durano sino a 1 gli alimenti incriminati sono vari e includono
gg caratterizzati da nausea e vomito violenti vegetali, carne, prodotti in scatola.
sembra che l’alimento principale responsabile sia il
riso o comunque prodotti ricchi di amido.
Gli alimenti vettori sono generalmente cibi cotti e consumati dopo la preparazione
conservati a T elevata e sono gli unici vettori della malattia. Si ritrova spesso nei
prodotti essiccati.
La prevenzione deve mirare ad evitare la germinazione delle spore affinché non si
raggiungano cariche ritenute pericolose quindi è indispensabile che gli alimenti siano
conservati a T inferiori a 5°C. Per uccidere le cellule vegetative anche il riscaldamento
sopra i 55°C ha effetto.
CLOSTRIDIUM BOTULINUM
Gram + sporigeno anaerobio, responsabile di intossicazione, insieme a S. aureus. Il nome
deriva dal fatto che le prime intossicazioni derivavano dall’ingestione di salsicce, ora le
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Importante caratteristica dei ceppi di C. botulinum è che possono essere proteolitici o non
proteolitici in base alla capacità di idrolizzare la caseina, la carne, l’uovo coagulato, il
siero coagulato.
Sierotipo A
Si rinviene principalmente in USA, Cina e Argentina da intossicazioni da cibi vegetali.
Sierotipo B
Quello che determina il maggior numero di intossicazioni in Europa, tramite prodotti
carnei. Sembra che nel suino possa vivere in maniera saprofitica nell’intestino e passare
alle masse muscolari dopo la macellazione per mancato rispetto delle norme igieniche,
questo spiega la sua presenza nei prosciutti.
Sierotipo E
Predomina nelle regioni fresche del Nord come Giappone e Canada, tramite prodotti ittici
come trote in Finlandia o pesci d’allevamento.
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La profilassi di questa intossicazione deve mirare a impedire che la tossina preformata sia
presente negli alimenti quindi bisogna inibire la moltiplicazione piuttosto che la morte:
• trattamenti termici per eliminare le spore che possono essere blandi se gli alimenti
vengono addizionati con NaCl o nitriti o acidificanti;
• riscaldamento dei cibi preparati – la tossina viene disattivata a 85°C x 6 min;
• refrigerazione a T inferiore a 4°C
• controllo dell’attività dell’acqua inferiore a 0,93
• corretta preparazione e conservazione degli alimenti..
CLOSTRIDIUM PERFRINGENS
Microrganismo Gram+ sporigeno anaerobio ma in grado di tollerare anche buoni livelli di
ossigeno, responsabile di tossinfezione generalmente collegate alla ristorazione collettiva.
In base alla produzione delle 4 tossine maggiori letali la specie viene suddivisa in 5
differenti tipi (A B C D E). i ceppi del gruppo A, ma anche C e D sono patogeni per
l’uomo.
Largamente distribuito in natura, fa parte della normale flora del suolo e nella polvere.
Costituisce normale flora intestinale di uomo e animali.
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LA BIRRA
Prodotto ottenuto dalla fermentazione alcolica con ceppi di Saccharomyces
carlsbergensis (S. pastorianus) o di Saccharomyces cerevisiae di un mosto preparato con
malto, anche torrefatto, di orzo di frumento o di loro miscele ed acqua, amaricato con
luppolo o suoi derivati o entrambi. La fermentazione alcolica può essere integrata con la
fermentazione lattica e il malto d’orzo o frumento può essere sostituito con altri cereali.
In base al grado saccarometrico del mosto di partenza si distinguono 5 categorie di birra
(dalla analcolica, leggera, normale, speciale e doppio malto).
Le materie prime usate nella produzione sono: acqua, orzo (o suoi succedanei quali
avena, frumento, mais, miglio, riso, sorgo e pseudocereali), luppolo e lieviti.
ACQUA
90% del composto, si usa acqua potabile non troppo dura e con pH al di sotto della
neutralità. I sali in essa contenuti influenzano i caratteri organolettici, le reazioni
enzimatiche e gli equilibri delle sostanze nell’intero processo.
La durezza dell’acqua influenza il pH del mosto e il gusto.
importante per la qualità del prodotto finito: i sali minerali influenzano i parametri
organolettici, le reazioni enzimatiche e gli equilibri delle sostanze colloidali del mosto,
mentre la durezza influenza il pH del mosto e il gusto della bevanda quale deve essere 5,5
nella fase di ammostamento e filtrazione per estrarre più sostanze polifenoliche e tannini
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Microbiologia
LUPPOLO
Pianta perenne rampicante dioica che porta i frutti su piante diverse. Per la produzione
della birra sono usate solo le infiorescenze femminili dette coni. Il costituente dei coni è
la luppolina, polvere gialla di consistenza resinosa che contiene 60% di resine amare e oli
essenziali 1-3%. Le varietà di luppolo sono divise in amaricanti e aromatizzanti sulla base
dei diversi contenuti di queste due sostanze.
LIEVITI
I ceppi usati per la fermentazione appartengono al genere Saccharomyces divisi in:
• lieviti per la fermentazione bassa (8-15°C) S. pastorianus
• lieviti per la fermentazione alta (15-23°C) S. cerevisiae.
Il lievito fermenta gli zuccheri per crescere e vivere, quindi per produrre energia.
Il suo metabolismo può seguire due percorsi
➔ aerobico/respirazione, più efficiente, viene prodotta più energia ma avviene solo
con ossigeno, produce acqua e CO2 come prodotti di scarto
➔ anaerobico/fermentazione, meno efficiente, avviene in assenza di ossigeno,
produce alcol e CO2 come principali prodotti di scarto.
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medicinale.
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MALTAZIONE
Scopi di questo processo sono
• produzione di enzimi amilolitici e proteolitici assenti nell’orzo non germinato, la
cui azione è indispensabile in fase di ammostamento per idrolizzare l’amido
• maggiore facilità di lavorazione del malto, più friabile dell’orzo non germinato
• sviluppo del profilo aromatico e del colore caratteristici e dipendenti dal
programma di essiccamento adottato.
L’orzo deve quindi subire una serie di trasformazioni per essere usato nella birrificazione,
quali la pulitura e calibratura (x ottenere chicchi omogenei), la bagnatura o macerazione
durante la quale avviene la germinazione e la liberazione degli enzimi amilacei e la
germinazione, o maltatura, in cui i chicchi macerati vengono posti in germinatoi con
areazione continua per permettere la rimozione della CO2 formatasi; allo stesso tempo la
radichetta cresce e nell’embrione sviluppano le alfa e beta amilasi (attaccano l’amido e lo
idrolizzano a destrine e maltosio) e le proteasi (che demoliscono le proteine). Oltre a
questi enzimi si formano anche sostanze oleose che vengono allontanate per evitare che
agiscano da antischiuma. Quest’ultima fase si considera terminata quando la radichetta è
lunga due o tre volte rispetto al seme e il chicco è diventato molto verde.
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per la maltazione. Per definizione tutti i malti eccetto il malto chiaro tipo Pilsner o quelli
ottenuti da cereali diversi dall’orzo, sono malti speciali, classificati poi in tre categorie:
scuri, caramello e torrefatti.
Tipi di malto
➢ Malti additivi: scuri da ambra a nero, cotti molto e che hanno perso tutto il potere
enzimatico. Usati in piccole quantità per influire sul colore e sull’aroma;
➢ Malti misti: tostati maggiormente rispetto a quelli base, ma che conservano
sufficenti proprietà aromatiche così da essere usati sia come basi che come
additivi;
➢ Malti di altri cereali: a volte non maltati come il frumento, farro, avena, grano
saraceno, ecc… possono venire usati in quantità variabili per caratterizzare la birra.
AMMOSTAMENTO
Consiste nel miscelare il malto macinato con l’acqua calda per solubilizzare e quindi
estrarre maggior quantità di sostanze. La miscela è riscaldata fino a una data T, quindi si
esegue una sosta in cui le sostanze insolubili del malto vengono idrolizzate. Diverse T e
diverse soste permettono formazione di peptidi e aa, azione delle beta amilasi e quelle
delle alfa amilasi, sino a che gli enzimi amilolitici portano alla formazione di maltosio e
maltotriosio e destrine.
Scopo dell’ammostamento è quello di rompere le proteine e gli amidi che non sono stati
trasformati durante il processo di maltazione. Permette la saccarificazione, ad opera degli
enzimi, degli zuccheri complessi quali l’amido, presenti nel malto. Tutte le sostanze che
passano in soluzione vengono dette estratto.
L’ammostamento è un processo diviso in due parti distinte:
A) riattivazione degli enzimi del malto
B) filtrazione: il malto ormai esauso è separato del mosto
in questa ultima fase viene separata la parte solida da quella liquida tramite un filtro
all’interno del tino. Il liquido viene introdotto in un bollitore dove avviene appunto la
bollitura per 1 ora che serva a sterilizzare e concentrare, inoltre in questa fase si va a
migliorare l’aroma aggiungendo luppolo e spezie.
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GLI ENZIMI
Gli enzimi prodotti durante la maltazione e utili alla produzione della birra sono
NB: Variano nel mosto gli intervalli di T e pH. Per avere buona saccarificazione è
necessario avere pH tra 5,1 e 5,8.
Proteasi e Peptidasi → degradano molte proteine nel malto per avere un mosto con buon
contenuto di AA per far crescere i lieviti e per ridurre la quantità di proteine che
altrimenti danneggerebbero la birra finita. La percentuale finale dovrebbe essere di 36-
40%: riduzione eccessiva delle proteine porterebbe troppa schiuma della birra.
Nella degradazione dell’amido per la produzione della birra si possono quindi distinguere
3 fasi principali:
1. Gelatinizzazione, ovvero ringonfiamento dei granuli di amido in acqua calda.
L’amido viene più facilmente attaccato dalle amilasi.
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COTTURA E LUPPOLAMENTO
Alla fine dell’ammostamento e dopo aver filtrato il mosto e recuperato il “liquore” si
procede alla bollitura la quale ha lo scopo di
• sterilizzare il mosto
• concentrare il mosto
• amaricare il mosto dopo l’aggiunta del luppolo
• far precipitare le proteine e le impurità dovute alla filtrazione.
Con l’alta temperatura quindi il mosto viene sterilizzato e concentrato; l’acqua in eccesso
evapora e gli enzimi e i microrganismi vengono inattivati; le sostanze amare del luppolo
isomerizzano e le proteine e i composti polifenolici coagulano; il colore del mosto
diviene intenso in seguito alla caramellizzazione degli zuccheri e alla formazione di
melanodine e ossidazione dei fenoli.
Finita la fase di cottura viene effettuata una centrifugazione che permette di separare il
mosto dal luppolo che rimane nel fondo del tino. Una volta chiarificato viene raffreddato
con scambiatori di calore a 8-15°C per la bassa fermentazione e a 16-25°C per l’alta
fermentazione, quindi viene introdotto nel fermentatore.
FERMENTAZIONE PRIMARIA
Trasferito nei tini, viene poi aggiunto il lievito starter per avviare la fermentazione
primaria che durerà da 2 a 10 gg. La quantità di inoculo è di 1 milione di cellule per
grado Plato per mL di mosto (es. 12x106 cell/mL in un mosto a 12°C).
Nel serbatoio, dopo 6-12 ore dall’inoculo del lievito e in funzione della T, si evidenziano
ai bordi della superficie le caratteristiche schiume bianche indicatrici dell’avvio della
prima fase di fermentazione. Già al 2° gg l’intera superficie è ricoperta da schiume che
continuano ad ispessirsi sino ad essere frastagliate: segno che la fermentazione è al suo
massimo.
Allo stesso tempo la T aumenterà in seguito alla forte attività del lievito quindi la si deve
regolare per non superare il massimo previsto.
Le specie di lievito più importanti per la vinificazione e la birrificazione sono raggruppate
nel Saccharomyces sensu stricto complex che comprende 4 specie: S. cerevisiae, S.
paradoxus, S. pastorianus, S. bayanus. Queste ultime due crescono a T maggiori di 37°C.
Tale caratteristica ne ha determinato la suddivisione in lieviti di alta fermentazione =
“ale” e di bassa fermentazione = “lager”.
Nella birrificazione si distinguono 3 tipi di fermentazione:
66
Microbiologia
I BATTERI LATTICI nella birra possono essere aggiunti per l’acidificazione del mosto
(appartenenti al genere Lactobacillus). Vengono usati inoculi di Lactobacillus plantarum
il quale tollera bassa Aw e pH più basso rispetto ad altri batteri lattici. Il prodotto
principale della fermentazione è l’acido lattico il quale provoca abbassamento del pH
inibendo la crescita di altri batteri, attenua la durezza dell’acqua e intensifica il sapore
mantenendo la schiuma.
FERMENTAZIONE SECONDARIA
Al termine della fermentazione primaria la birra è travasata in serbatoi dove avviene la
fermentazione secondaria o “stagionatura” per far depositare quanto è ancora in
sospensione e far amalgamare il più possibile i componenti della birra. Durante questa
fase la T viene abbassata sino a 0-2°C per le birre a bassa fermentazione e 8-10°C per
quelle ad alta fermentazione.
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Microbiologia
La durata della stagionatura varia per le lager che va da qualche settimana alle ale che è
solo di poche settimane.
Nel corso della stagionatura, che
avviene in serbatoi sotto pressione,
avvengono fenomeni quali la
saturazione naturale con CO2 e parziale
chiarificazione della birra in seguito a
sedimentazione sul fondo di cellule di
lievito e sostanze coagulate. Si hanno
inoltre l’affinamento e miglioramento
del gusto dovuti all’attenuazione
dell’amaro del luppolo e
all’aromonizzazione dei composti
aromatici derivanti dalla fermentazione.
FILTRAZIONE
Al termine della stagionatura la birra
viene filtrata per separare il liquido dai
composti solidi quali lieviti, resine
coagulate, proteine e polifenoli. Questi
ultimi sono responsabili dell’instabilità
chimico-fisica del prodotto finito.
PASTORIZZAZIONE
Se non è stata effettuata la filtrazione biologica su membrane poliuretani, poliammidi,
acetato ecc.. si procede col trattamento termico il cui scopo è l’inattivazione dei
microrganismi e degli enzimi per ottenere un prodotto stabile.
Vi sono 2 tipi di pastorizzazione:
-IN TUNNEL dopo il confezionamento, con acqua calda a pioggia che riscalda
l’involucro sino a 60°C per 20 min;
-FLASH prima del confezionamento, il prodotto viene riscaldato in uno scambiatore a
70°C per 11,5 min.
CONFEZIONAMENTO
In bottiglie o lattine o fusti, facendo attenzione che la birra non entri in contatto con l’aria
in quanto l’ossigeno ha effetti negativi sulla qualità. Valori inferiori a 0,1 mg di ossigeno/
L di birra sono indice di processo condotto perfettamente.
FERMENTAZIONE SPONTANEA
Tra le più famose vi è la belga Lambic prodotta vicino a Bruxelles. La fermentazione
avviene in barili di legno per circa 3 anni suddivisa in 5 fasi:
I. qui si ritrovano i batteri Enterobacter cloacae, E. aerogenes, Citrobacter freundii e
lieviti Kloeckera apiculata,Naumovia dairenensis. La fase dura circa 1 mese e solo
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Microbiologia
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Microbiologia
Per quel che riguarda il LIEVITO DI BIRRA la legge italiana parla solo di “lievito
impiegabile nella panificazione” che deve essere costituito da massima parte di cellule
viventi con potere fermentativo.
L’amido presente nella farina viene quindi liso dai lieviti con produzione di anidrife
carbonica ed etanolo. Le proteine della farina, con aggiunta di acqua, formano la Maglia
Glutinica nell’Impasto: tale glutine rappresenta la colonna portante dell’impasto stesso.
Infatti il Saccharomyces cerevisiae del lievito di birra agisce attraverso la fermentazione
alcolica con la produzione di alcolo e anidride carbonica.
Il lievito madre invece è composto da batteri lattici (+50 specie del genere Lactobacillus)
e lieviti selvaggi (+20 specie dei generi Saccharomyces e Candida): ha un ecosistema
complesso.
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Microbiologia
A differenza del lievito di birra, la lievitazione con lievito madre è effettuata sia dai lieviti
che dai batteri lattici avendo nell’impasto oltre che ad una fermentazione alcolica anche
una fermentazione lattica con conseguente produzione di acido lattico e/o acetico.
La proteolisi delle proteine effettuata dai batteri lattici comporta una maggiore digeribilità
delle proteine del glutine e una quantità superiore di AA.
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Microbiologia
IL VINO
E’ un prodotto ottenuto esclusivamente dalla fermentazione totale o parziale di uve
fresche, pigiate o non, o di mosti d’uva. Le modificazioni biochimiche e reologiche
associate all’attività metapolica dei microrganismi sono selezionate dalla tecnologia.
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Microbiologia
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Microbiologia
metabolismo dei lieviti; solitamente non usato da lieviti e batteri, rimane quindi nel vino
ed è instabile dal punto di vista chimico-fisico e precipita sotto forma di tartrato.
L’acido malico è instabile microbiologicamente perché subisce fermentazione dai lieviti e
dai batteri ed è maggiore all’invaiatura (inizio maturazione dei frutti) mentre diminuisce
con la maturazione in quanto è scorta di energia per la pianta.
L’acido citrico è stabile chimicamente, non fermentato dai lieviti, ma può esserlo dai
lactobacilli.
La presenza di tali acidi conferisce al mosto pH molto basso quasi sempre tra 2,7 e 3,6.
Quindi sono responsabili dell’acidita del vino sia gli acidi naturali contenuti nell’uva
(malico, tartarico, citrico), sia quelli di origine fermentativa (succinico, lattico e acetico).
Altri composti positivi necessari per lo sviluppo microbico sono le vitamine (biotina,
acido pantotenico, tiamina, piridossina… ) necessari ai lieviti ma soprattutto ai
lactobacilli. In giuste quantità sono presenti anche fosforo, zolfo, potassio, magnesio,
calcio…
SOSTANZE AROMATICHE
Ve ne sono centinaia e determinano l’aroma varietale delle diverse uve in equilibrio tra
sostazne aromatiche volatili, precursori non volatili e non aromatici, sostanze aromatiche
volatili instabili, terpeni e carotenoidi. Sono regolate dalle condizioni ambientali che
influiscono sulla maturazione dalle condizioni metereologiche che incidono sull’annata.
MICRORGANISMI IN VINIFICAZIONE
➢ Lieviti (positivi o negativi in funzione della specie);
➢ Batteri Lattici (positivi o negativi in funzione della specie);
➢ Batteri Acetici negativi
➢ Muffe negative tranne eccezioni.
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Microbiologia
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Microbiologia
Fermentazione gliceropiruvica
il vino contiene circa 80g/l di glicerolo (8%) quindi l’8% dello zucchero diventa glicerolo
grazie alla via gliceropiruvica mentre il 92% avviene fermentazione alcolica.
Le due fermentazioni sono legate durante tutta la vinificazione in quanto la
gliceropiruvica è più veloce all’inizio e alla produzione di glicerolo si associano anche
prodotti secondari come acido succinico, diacetile e acido acetico dannoso per il vino. Per
questo motivo il ruolo del glicerolo è dibattuto in quanto ha aspetto positivo sul sapore e
la rotondità, ma negativo per via della presenza di acido acetico.
Fattori stimolanti per la fermentazione gliceropiruvica sono:
• concentrazione iniziale di zuccheri (maggiore concentrazione = maggiore
produzione) dovuta al meccanismo di difesa della cellula che produce glicerolo per
aumentare osmofilia;
• a pari concentrazione di zuccheri la produzione di glicerolo diminuisce
all’aumentare della concentrazione di azoto, quale ha effetto negativo della
chiarificazione. Per evitare che l’acido acetico nei mosti ricchi di zucchero, si
possono usare i sali di NH4 all’inizio della fermentazione.
Gli zuccheri vengono degradati sia per via fermentativa che per via respirativa:
VIA FERMENTATIVA
VIA RESPIRATIVA
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Microbiologia
Dopo tali processi, la fermentazione alcolica riprende lentamente seguita da quella malo-
lattica fondamentale per la qualità del vino. Il passaggio da acido malico a lattico
ingentilisce il vino che perde il sapore agr e diminuisce di acidità. La fermentazione
malo-lattica è pero poco opportuna nei vini bianchi.
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Microbiologia
IL LATTE FERMENTATO
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Microbiologia
quantità è l’urea. Tutte le sostanze azotate non proteiche sono fondamentali per la crescita
dei microrganismi in particolare dei batteri lattici.
Frazione lipidica → costituita principalmente da trigliceridi. Il grasso nel latte è
organizzato in strutture globulari definite da una membrana composta da proteine e
fosfolipidi che consente di mantenere bassa la tensione superficiale tra parte grassa e
parte sierosa (ovvero acquosa) prevenendo la separazione del grasso dal liquido quando il
latte è nella mammella. A seguito della mungitura il latte è lasciato a riposo e
l’interazione tra lipoproteine della membrana e immunoglobuline causano la separazione
della crema.
Acidi organici → acido citrico costituisce il principale acido organico del latte. Il citrato
fa parte del sistema tampone che influsce sulla solubilizzazione dello ione calcio
contribuendo alla stabilità delle caseine. La sua formazione da parte di alcuni batteri
lattici porta alla formazione di composti aromatici fra cui il diacetile, centrale nella
produzione di burro.
Sali minerali e oligominerali → principalmente cloruri, fosfati e citrati di potassio,
sodio, calcio e magnesio, in equilibrio dato da pH e T.
Vitamine → sono presenti le principali vitamine sia liposolubili che idrosolubili. Alcuni
trattamenti di trasformazione del latte possono denaturarle.
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Microbiologia
KEFIR
prodotto tipico delle regioni caucasiche, contiene Lactobacillus delbrueckii,
Streptococcus thermophilus, Saccharomyces kefir, ecc…
Si prepara con latte fresco di pecora, capra o mucca e i fermenti o granuli di kefyr. Un
tempo veniva posto in otri di pelle e rimpiazzato con latte fresco tanto quanto se ne
prelevava, quindi avveniva continua fermentazione. Tutto va lasciato a T ambiente per
24-48 h per non farlo divenire troppo acido, quindi il latte fermentato viene filtrato per
separare la parte liquida dai granuli di kefyr.
Ai granuli si aggiunge altro latte e si ripete il procedimento.
Man mano che i granuli vengono usati per la produzione di kefyr, crescono di volume e
per evitare che diventino troppo grandi se ne deve rimuovere una parte o aggiungere latte.
Questo serve anche per mantenere costante il sapore del kefyr ottenuto.
Durante la fermentazione del latte la sequenza che caratterizza lo sviluppo batterico è:
lattococchi → lattobacilli → Leuconstoc → lieviti → acetobatteri
YOGURT
Ha origine molto antica per conservare il latte di vari animali in otri ricavati dal loro
stesso stomaco.
Lo studio dello yogurt iniziò con il Prof. Mechnikov il quale rivolse attenzione alla flora
batterica e ai disturbi intestinali.
In seguito, attorno al 1935, il Dr. Shirota coltivò un unico batterio sufficentemente
robusto da oltrepassare sano l’acido gastrico e le pareti dello stomaco per arrivare
all’intestino dove poteva aiutare la flora: il Lactobacillus casei shirota ora presente nel
latte da bere Yakult, sua società.
Lo yogurt è latte fermentato acido prodotto con batteri lattici termofili e le sue colture
sono costituite da L. bulgaricus e S. thermophilus che devono mantenersi vivi per tutto il
periodo di conservazione (30-40gg) e in numero minimo di 107 ufc/ml.
Gli ingredienti aggiunti devono essere adeguatamente preparati, pastorizzati e dosati.
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Microbiologia
Fermentazione omolattica
L’acido piruvico viene ridotto ad acido lattico mediante l’enzima lattico deidrogenasi.
90% del carbonio proveniente dal substrato viene convertito in acido lattico.
Catabolismo del lattosio: viene trasportato all’interno della cellula e scisso in glucosio e
galattosio, quindi il glucosio viene trasformato in acido lattico e il galattosio rilasciato.
L’acidificazione determina la destabilizzazione del complesso calcio-fosfato-caseina con
formazioni di coaguli e liberazione di calcio-fosfato colloidale a pH 4,6 quindi la
diminuzione del pH influenza anche lo stato di sospensione del calcio con liberazione
dello ione dal calcio-fosfato e passaggio alla sua forma solubile.
Il termine probiotico è riservato a quei microrganismi che si dimostrano in grado, una volta ingeriti in adeguate quantità, di
esercitare funzioni benefiche per l'organismo.
Per alimenti/integratori con probiotici si intendono quegli alimenti che contengono, in numero sufficientemente elevato,
microrganismi probiotici vivi e attivi, in grado di raggiungere l'intestino, moltiplicarsi ed esercitare un'azione di equilibrio
sulla microflora intestinale mediante colonizzazione diretta. Si tratta quindi di alimenti in grado di promuovere e migliorare le
funzioni di equilibrio fisiologico dell'organismo attraverso un insieme di effetti aggiuntivi rispetto alle normali attività
nutrizionali.
La definizione di prebiotico è riservata alle sostanze non digeribili di origine alimentare che, assunte in quantità adeguata,
favoriscono selettivamente la crescita e l'attività di uno o più batteri già presenti nel tratto intestinale o assunti insieme al
prebiotico.
Con alimenti/integratori con prebiotici ci si riferisce a quegli alimenti che contengono in quantità adeguata, molecole
prebiotiche in grado di promuovere lo sviluppo di gruppi batterici utili all'uomo.
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Microbiologia
L’acidificazione del latte è il fattore più importante per la riuscita del prodotto perché i
batteri sono termifili e il processo di fermentazione è eseguito a 37-42°C. A tali T il costo
di produzione è elevato (costo energia per scaldare tanti lt di latte) e quindi la velocità di
acidificazione è un parametro importante per selezionare i ceppi batterici.
I fattori che influenzano tale velocità sono principalmente
• la capacità di fermentare il lattosio
• l’attività ureasica
• l’attività proteasica
L’urea nel latte è il principale composto azotato non proteico ed è anche un indice di
corretto razionamento dell’animale.
Le ureasi batteriche, famiglia di metallo-enzimi, catalizzano l’idrolisi dell’urea con
produzione di 2 moleocole di ammoniaca e una di acido carbonico. Il ruolo delle ureasi è
la degradazione dell’urea che libera ioni ammonio, fonte di azoto e di controllo del pH in
cui vive il microrganismo.
In S. thermophilus la velocità di processo di acidificazione può essere modulata da
diverse attività metaboliche che riguardano metabolismo del lattosio, sistema proteolitico
e attività ureasica: quest’ultima interferisce principalmente sull’acidificazione e causa
liberazione di ammoniaca. In questo caso il rallentamento della diminuzione del pH sarà
più o meno intenso a seconda del contenuto di urea nel latte.
BURRO
Il burro è prodotto dalla zangolatura della panna o crema
ricavata dal latte di vacca, dal siero di latte o dalle loro
miscele.
Attualmente si usano burrificatrici industriali.
Esistono 3 tipologie di panna o creme in funzione
dell’origine:
-dalla separazione centrifuga (si usa per latte alimentare o
da caseificio)
-dalla separazione per affioramento (si usa per grana e
parmigiano)
-dal siero di caseificazione (da tutti i formaggi)
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Microbiologia
In ogni caso prima di diventare burra la crema viene sottoposta a titolazione del grasso,
neutralizzazione, pastorazione e maturazione.
Il processo di trasformazione da crema in burro ha lo scopo di invertire le fasi, ovvero
trasformare la crema (emulsione di grasso in soluzione acquosa) in burro (emulsione di
acqua in grasso).
Per essere conservato il burro si devono eliminare i nutrienti propri del latticello ed è
importante ottenere dispersione delle goccioline, sempre di latticello, tramite
l’impastatura che rende il burro asciutto perché consente l’unione dei grani di burro
disperdendo la fase acquosa rimasta, regolando l’umidità del prodotto finito.
Il confezionamento deve evitare stress meccanico del prodotto che potrebbe altrimenti
riunire gocce d’acqua e quindi contaminazione fungina.
Il materiale di confezionamento deve opporsi alla penetrazione della luce onde evitare
ossidazione.
Il burro è conservato a freddo sino alla sua distribuzione per evitare problemi strutturali e
perché non è un prodotto sterile.
Le colture starter, nel caso vengano usati batteri lattici, il ciclo termico deve considerare
83
Microbiologia
l’esigenza di far crescere la flora lattica mesofila. La dose dello starter varierà
proporzionalmente al ciclo termico previsto con dosi più alte quando si usano cicli in cui
la panna rimane per poco alle temperature favorevoli alla crescita dei batteri lattici. La
coltura per burro deve realizzare un equilibrio tra batteri acidificanti e batteri
aromatizzanti. A seguito dell’acidificazione e raffreddamento alla T di zangolatura la
crema potrà avere un pH tra 4,6 e 4,9.
Alterazioni microbiche
del burro sono dovute allo sviluppo di microflora contaminante ad attvità lipolitica come
muffe e lieviti. In particolare Penniciliu, Oospora, Mucor, Aspergillus e Geotricu per le
muffe, Saccharomyces e Candida per i secondi.
Alterazioni dovute alla liberazione di aromi e rancidità ed eventuali colorazioni anomale
sono dovute a batteri psicrofili gram- come Pseudomonas e Flavobacterium. Alcuni
Lactococcus lactis possono produrre sostanze che danno al burro odore sgradevole di
malto.
Affioramento
L’affioramento della crema avviene lasciando il latte a riposo per 12 h a 15°C. Lo strato
che affiora è detto Crema e contiene 20-30% di grasso ed è parzialmente acida per lo
sviluppo di alcuni batteri. L’acidità favorisce la burrificazione e da essa si ricava burro
più aromatico ma di difficile conservazione.
Centrifugazione
Le scrematrici a centrifuga sono composte da una serie di piatti tronco-conici montati su
tamburo rotante e distanziati pochi mm. I piatti hanno una serie di fori che consentono il
movimento ascensionale del latte. Quando ha raggiunto l’ultimo disco la separazione è
completa e il latte scremato esce da un condotto mentre la crema dall’altro.
La panna ottenuta risulta dolce in quando non si sono sviluppati i fermenti lattici, quindi
viene pastorizzata e inoculata con fermenti acidificanti selezionati e lasciata a riposo,
proprio per farla acidificare così che sia più aromatica e consistente.
Zangolatura
Per ottenere il burro la crema deve essere violentemente sbattuta così da rompere i
globuli di grasso e amalgamarli facendo uscire l’acqua residua. Il processo è favorito
dall’acidità e da T inferiori a 15°C che indeboliscono il globulo.
Ora le zangole sono dei recipienti in acciaio che ruotano sul loro asse.
Il liquido che viene eliminato con la zangolatura è chiamato “latticello” e ha poco grasso
e proteine.
Prima di essere impastato il burro viene lavato con acqua diverse volte per favorire
spurgo completo del latticello. In seguito può essere sottoposto a leggera salatura o
aggiunta di coloranti naturali, quindi confezionato.
Il burro di Malga
La produzione di burro con panna di affioramento che non è stata risanata termicamente
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Microbiologia
non consente di avere un prodotto con parametri microbiologici previsti dalla normativa.
Il burro quindi è un prodotto delicato per cui è d’obbligo la pastorizzazione della panna.
La sua produzione in alpeggio è possibile solo se si dispone di un impianto che consente
di praticare tale pastorizzazione.
I FORMAGGI
Il formaggio è un prodotto ottenuto dal latte intero o scremato in seguito a coagulazione
acida o presamica con aggiunta di sale e fermenti lattici:
Latte + caglio + fermentazione
Classificazione microbiologica
1. formaggi a latte crudo senza innesto: la tecnologia usata per la loro produzione
riproduce i processi di caseificazione antichi basati sulla flora lattica del latte crudo
stesso. In genere sono formaggi cotti stagionati in monte, alcune paste filate, alcuni
formaggi di capra e pecora. Possono avere eccelsa qualità organolettica ma grande
variabilità e presenza di difetti microbiologici e di produzione. La qualità è
garantita dalle lunghe stagionature la cui assenza può comportare rischi per il
consumatore. Non esiste una ricetta che garantisca la sicurezza di tali prodotti.
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Microbiologia
Lieviti → Il loro ruolo nei processi che portano alla maturazione del formaggio rimane
ancora da approfondire, anche se la presenza di attività enzimatiche in contrasto con
quelle di alcuni batteri lascia supporre un ruolo nella degradazione della frazione
proteica. Sono dei contaminanti e quando si trovano in numero elevato, in relazione alla
loro capacità di produrre anidride carbonica, possono essere responsabili di gonfiore
precoce. Vengono usati come starter secondari per produzione di Gorgonzola: la CO2 nel
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Microbiologia
caso di questo formaggio permette l’”apertura della pasta” ovvero forma delle vie
preferenziali per l’ingresso dell’ossigeno che consente lo sviluppo del micelio fungino
aerobio.
1- Arrivo al caseifico
Inizialmente in mammella il latte è sterile, ma una volta giunto al caseificio è
caratterizzato da una microflora che dipende dall’ambiente di produzione (gli animali, la
stalla), le modalità di mungitura e l’ambiente di produzione. Tale microflora può
modificare a seguito dei trattamenti a cui il latte crudo è sottoposto:
• refirgerazione del latte alla stalla, per mantenere qualità microbiologica, ma che
può indurre sviluppo di batteri psicrofili e inibisce la moltiplicazione della flora
lattica
• pastorizzazione, ad almeno 72°C per 12” o simile, con scopo di eliminare
microflora patogena non sporigena come Mycobacterium paratubercolosis
• scrematura, separazione del grasso per definire una concentrazione desiderata nel
latte da lavorare (può esser fatta per affioramento o tramite centifuga).
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Microbiologia
2- Lavorazione in caldaia
Comporta l’aggiunta di starter i quali hanno il compito di avviare la reazione di
acidificazione con aumento di microflora lattiva viva e inizio dei successivi processi
fermentativi.
L’innesto condiziona l’acidificazione del latte per favorire la coagulazione,
l’acidificazione della cagliata e la sua capacità di spurgare, la riduzione di difetti causate
da fermentazioni anomale e le caratteristiche organolettiche del prodotto finito stagionato.
Gli innesti possono essere
• Naturali: prodotti tutti i giorni in caseificio come Lattoinnesti (colture di LAB
spontaneamente presenti nel latte) o Sieroinnesti (colture di LAB presenti nel
siero). Sosno tradizionali nell’industria lattiero-casearia Italiana e si sviluppano per
selezione dalla microflora del latte crudo.
• Selezionati: prodotti da industrie specializzate (congelati, liofilizzati, concentrati)
prodotti da latte o siero o terreno sintetico con incubazione e concentrazione.
[vedi pag. 84 e 85]
INFEZIONI FAGICHE
Un problema dell’industria lattiero-casearia, specie per le produzioni che impiegano
starter selezionati, è il rallentamento o l’arresto della moltiplicazione batterica (e quindi
dell’acidificazione) a causa di infezioni fagiche. Nel caso di colture monospecie
l’inibizione di attività può essere totale.
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Microbiologia
Tipologie di caglio
ANIMALE: estratto dallo stomaco di vitelli, capre o pecore lattanti o di maiale. È l'unico
permesso per la produzione di tutti i formaggi DOP come il Parmigiano Reggiano, Grana
Padano, Caciocavallo Silano, ecc...
Contiene due enzimi coagulanti: chimosina e pepsina. L'età dell'animale al momento
della macellazione e il tipo di alimentazione determinano il contenuto di questi due
enzimi.
ENZIMI COAGULANTI: estratti dalla muffa Mucor miehei ma hanno attività
proteolitica meno specifica, oppure chemiosina genetica prodotta da organismi OGM
come Aspergillus niger o E. coli.
VEGETALE: un tempo nel Salento veniva usato come caglio il lattice che esce dalle parti
verdi del Fico. Esistono anche altri formaggi prodotti con estratti ottenuti da cardo
selvatico, carciofo o girasole.
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Microbiologia
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Microbiologia
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Microbiologia
Salatura
Il sale è presente in quasi tutti i formaggi in quanto conferisce sapidità, completa lo
spurgo del siero favorendo la formazione della crosta e riduce l’attività dell’acqua così
che avvenga una selezione batterica.
Tecniche più usate sono
-salatura per immersione in salamoia
-salatura a secco, prevalentemente usata per prodotti in cui la microflora della crosta è
fondamentale.
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Microbiologia
Il contenuto in sale varia a seconda dei tipi di formaggi con un 0,00-0,08 per la
mozzarella, sino a 1,2 per l’Emmental e sino a 6 per il Pecorino Romano.
Asciugatura
Ad eccezione dei formaggi a pasta molle che sono senza crosta, alla salatura segue
l’asciugatura a caldo che favorisce l’essudazione del grasso impermeabilizzando la crosta
e rendendo così i formaggi meno sensibili all’attacco da parte di funghi durante la
maturazione.
Maturazione o stagionatura
Fase che varia in tempi e modi a seconda del tipo di formaggio.
Oltre a tempo e T influiscono umidità, ventilazione, diffusione del sale nella forma quali
incidono sull’attività microbica ed enzimatica.
Tale attività a sua volta dipende dal tipo di microflora presente nella cagliata e dalle dosi
usate. In generale la stagionatura di un formaggio è molto complessa, risultato di
fenomeni biochimici determinati da enzimi del latte, del caglio e dalle sostanze quali
zuccheri, grasso e proteine.
Ambienti di stagionatura sono Celle, Grotte e Fosse.
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Microbiologia
trattamento termico della cagliata inattivi gli inibitori dell’attivazione del plasminogeno.
Batteri lattici: in seguito alla lisi cellulare, specie nei batteri lattici starter, tutti gli enzimi
vengono rilasciati nel formaggio. Non è sempre possibile stabilire una connessione
semplice tra microflora del latte e previsione di attività enzimatica in quanto la sola
presenza degli enzimi non è sufficente affinché si attivino.
Grassi → la lipolisi interviene nel corso della maturazione del formaggio contribuendo al
sapore: libera acidi grassi che, direttamente o indirettamente (tramite loro trasformazione)
portano alla formazione di composti sapidi e aromatici.
Sono 2 i sistemi lipasici che svolgono ruolo importante nei formaggi nostrani come
Gorgonzola, pecorino Romano, Caciocavallo, etc: le lipasi acida ed alcalina e le lipasi
pregastrica e gastrica. Negli altri formaggi la lipolisi è generalmente un fenomeno poco
sviluppato o considerato un difetto.
CARNI FERMENTATE
CONTAMINAZIONE MICROBICA
ENDOGENA ESOGENA
Da animali malati Tramite la superficie della
carne nelle fasi di
macellazione, stoccaggio e
trasporto
La contaminazione delle carcasse può essere causata da pelle, feci, intestini animali in
primis, oltre che da acqua, suolo, attrezzature, ecc…
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Microbiologia
I SALAMI
I salami sono prodotti di salumeria composti da carni ottenute da muscolatura striata
appartenente al suino con aggiunta di sale ed eventualmente di carni di altre specie,
macinate e miscelate con grasso di suino in proporzioni variabili, insaccati in budello
naturale o artificiale. NON possono essere chimati salami gli insaccati fatti senza carni
suine né quelli contenenti carni separate meccanicamente, ovvero sfibrate.
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Microbiologia
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Microbiologia
Qualità degli insaccati (grazie alla stagionatura che ne modifica i parametri chimico-
fisici)
pH→ da un valore lievemente acido del prodotto fresco, il pH scende in seguito alla
produzione di acido lattico e successivamente risale a causa del suo uso da parte dei
lieviti superficiali arrivano ca a 6.
Umidità → perdita di acqua per migrazione verso l’esterno e successiva evaporazione
facilitata dallo sviluppo di lieviti sulla superficie.
Sale → aumento della concentrazione relativa, rispetto all’iniziale, sino ca 6%.
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giorni, mentre i secondi si moltiplicano più lentamente restando poi costanti sino a fine
stagionatura.
L’inattivazione dei patogeni e degli alteranti è legato all’abbassamento dell’aw grazie alla
stagionatura e al sale.
SVILUPPO MICROBICO
La carne tritata è mezzo nutritivo per molti microrganismi grazie al contenuto di azoto,
carbonio, vitamine, acidi organici ecc… come anche di zomposti azotati, ma carenti di
carboidrati. Dopo la triturazione la carna contiene molte cellule microbiche di gruppi
diversi a causa di contaminazione ambientale durante le fasi di lavorazione.
Le condizioni che si creano nell’impasto dopo l’insacco, dovute alla presenza di sali,
nitrati, nitriti, zuccheri, T e anaerobiosi, sono tali da inibire lo sviluppo della maggior
parte dei microrganismi indesiderati: il sale inibisce le Enterobacteriaceae e i nitriti
agiscono sui Clostridi come il C. botulinum.
Gli unici che riescono a moltiplicarsi sono i micrococchi aerobi, gli stafilococchi, i
lattobacilli, i pediococchi e gli enterococchi.
Micrococchi e Stafilococchi
Partecipano alle fermentazioni. Sono aerobi obbligati quindi hanno scarsa possibilità di
uno sviluppo prolungato ma si sviluppano con l’ossigeno che rimane nell’insacco.
Hanno la funzione di
• consumare l’ossigeno rimasto nell’impasto creando anaerobiosi
• riducono i nitrati a nitriti renendoli attivi nei confronti dei batteri nocivi come
clostridi
• eliminano l’acqua ossigenata prodotta dai lattobacilli
• hanno attività proteolitica
• sono coinvolti nell’attività lipolitica liberando gli acidi grassi
• gli acidi grassi liberi possono essere ossidati per formare composti che danno gusti
gradevoli controllando i processi di ossidazione.
Batteri lattici
In particolare i lattobacilli, costituiscono la flora batterica principale. Tollerano sale,
nitriti e hanno capacità di svilupparsi a basso pH. Si moltiplicano dopo i micrococchi e
più intensamente.
Tutti i batteri lattici possono svilupparsi nei salami: lattobacilli omo ed eterofermentanti,
streptococchi, pediococchi. Predominano comunque i lattobacilli mesofili
omofermentanti e, in misura minore, gli eterofermentanti.
Hanno la funzione di:
• ridurre nitrito ad ossido d’azoto che attribuisce colore
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Microbiologia
Il pH dei salami a fine maturazione dovrebbe essere maggiore o uguale a 5,3 che
permette alla carne di rilasciare umidità. Una fermentazione inadeguata porta a
insufficente asciugamento, prodotti molli, collasso del prodotti e sviluppo batteri alteranti
o tossigeni.
L’inibizione di altri batteri avviene grazie ai nitriti, ma è più intensa quando il Ph è basso.
Inoltre i lattici e i pediococchi producono batteriocine.
Ammine tossiche
Gli alimenti fermentati contengono una certa quantità di ammine tossiche, specie
istamina e tiramina. La quantità dipende dalla durata della stagionatura. Sono prodotte dai
batteri che degradano gli aa.
FERMENTAZIONI
➢ inibizione della maggior parte dei batteri per effetto della salagione a vantaggio di
micrococcacee e lattici
➢ i primi batteri che si moltiplicano sono i micrococchi, che si fermano al termine
dell’ossigeno
➢ seguono stafilococchi, lattici e pediococchi
➢ per effetto di questo si verifica esaurimento ossigeno, riduzione nitrati a nitriti,
esaurimento zuccheri fermentiscibili, abbassamento pH e idrolisi proteine e grassi.
FERMENTAZIONI NATURALI
se i batteri lattici sono scarsi si può sviluppare S. aureus. Possono prendere sopravvento i
lattici eterofermentanti che producono anidride carbonica che gonfia e crea cavità, e acido
acetico che dona gusto non gradevole.
La mancanza del rispetto delle norme igieniche porta a sviluppo dei coliformi e
streptococchi fecali che danno alterazioni di gusto e profumo.
FERMENTAZIONI GUIDATE
prevengono alcuni inconvenienti. Le colture più usate comprendono batteri lattici che
devono essere tolleranti al sale, resistere ai nitriti, T 15-18° per sopravvivere, produzione
di solo acido lattico, azione proteolitica e lipolitica, inibizione batteri nocivi.
Il più idoneo è Lactobacillus plantarum che ha tutte le caratteristiche richieste ed è
presente nelle fermentazioni naturali.
Gli starter devono essere aggiunti all’impasto in 106 batteri/g di impasto e possono essere
liofilizzate o congelate.
Le muffe
Nelle celle di maturazione le spore fungine vengono a contatto col budello e si moltiplica
dapprima nei punti in cui vi è il magro, poi si infittisce. Il colore preferito è bianco o
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Microbiologia
ACETO
E’ un liquido commestibile ad uso umano prodotto da materiale di origine agricola
contenente amido e/o zuccheri, ottenuto per processo di doppia fermentazione, alcolica e
acetica, contenente una data quantità di acido acetico. Secondo la legislazione italiana
l’aceto è un prodotto di fermentazione, pertanto non può essere ottenuto direttamente
dall’acido acetico.
Aceto comune: prodotto con vino non pregiato, mediante fermentazione rapida,
chiarificato e filtrato.
Aceto di qualità: prodotto con vino pregiato mediante fermentazione lenta e
invecchiamento in botti di legno.
Aceto aromatizzato: prodotto usando aceto di qualità a cui vengono aggiunte erbe
aromatiche.
Aceto decolorato: aceto comune decolorato destinato alla conservazione sottaceto.
Aceto speciale: identifica diversi tipi di aceto tra cui quello balsamico di Modena.
L’aceto fa quindi parte delle bevande alcoliche e si distingue poiché non deriva
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Microbiologia
PRODUZIONE DELL’ACETO
Fermentazione alcolica → lieviti
Fermentazione acetica → acetobatteri
La materia prima è il VINO, in particolare quelli con alta acidità. Esso funge da substrato
microbico in quanto possiede
• Carboidrati: solo residui e solo pentosi
• Vitamine
• Composti azotati
• Acidi organici:
non volatili come malico, succinato e lattico
volatili come l’acetico
• Etanolo
I batteri acetici sono presenti nell’ambiente, nelle uve, veicolati da insetti e moscerini,
presenti nei mosti.
I batteri acetici sono corti bastoncelli, gram – variabili, non formano spore e hanno
metabolismo respirativo. Sono mesofili. Ossidano l’etanolo ad acido acetico o ad anidride
carbonica e acqua. Possono essere mobili o immobili. Non riducono i nitrati.
Genere Acetobacter
Sono i veri artefici dell’acetificazione perché hanno forte capacità di ossidazione
dell’etanolo. Essi sono Acetobacter aceti, A. hanseni, A. pasteurianus, A. europens.
Le caratteristiche tecnologiche ricercate sono
• alcol tolleranza che varia in funzione del ceppo;
• potenziale acidogeno;
• spessore e volume del velo.
Acetobacter si può sviluppare nei mosti e nei vini. In cantina sono considerati nemici del
vino. Poco presente sui frutti sani. Sviluppa solo se trova disponibilità di ossigeno, quindi
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Microbiologia
durante i travasi.
L’acetificazione è un grave difetto del vino che si evita cercando di non far entrare in
contatto il prodotto con l’aria, mantenendo basse le T e utilizzando anidride solforosa. Se
avviene, il vino difettoso può essere usato solo per produrre aceto.
Starter
La prima selezione avviene dall’isolamento a partire da vinacce residue alla vinificazione
mantenute a T ambiente. Si selezionano i ceppu con maggiore resistenza all’etanolo. In
genere perdono velocemente la vitalità e sono difficilmente replicabili come colture pure.
Si preferisce lo starter naturale, ovvero residui di acetificazione precedente. La
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Microbiologia
Sistemi di produzione
• Sistema superficiale statico SFC: modalità più antica, riproducibile anche a livello
domestico. Principio del vino a contatto con aria in superficie. Ha molte varianti di
metodi ma bassa resa e produzioni non significative.
Si sviluppano “veli” sulla superficie di mezzi luquidi dove, a diretto contatto con
l’aria, formano veli continui uniformi e non fragili costituiti da cellulosa
sintetizzata durante lo sviluppo. Se vengono toccati non si rompono ma cadono sul
fondo andando a creare la “madre dell’aceto” mentre sulla superficie si sviluppano
nuovi veli. Sviluppo eccessivo di madre ingombrante è un carattere negativo in
quanto riduce il rendimento. Il processo può avanzare tanto sino ad occupare tutto
il liquido. Esiste un metodo industriale detto “sistema Orleans” per la produzione
di aceto in barili con fori di aerazione.
• Sistema di acidificazione in sommerso SMR: impianti diffusi a livello industriale.
Aria immessa e mantenimento dell’agitazione. Avviene in fermentatori in acciaio
inox. Il contatto con l’ossigeno avviene mediante miscelazione dell’aria con
sistemi di aerazione e autoaspirazione che garantiscono uniforme miscelazione del
fluido. Il fermentatore necessita di una fase di avvio e non viene mai vuotato.
Con questo sistema si usano raramente colture pure. Viene usato vino avanzato da
acidificazone precedente o parallela quando il grado alcolico è dimezzato. Si può
diluire con acqua, quindi si sfrutta l’ossigeno presente. Il giorno seguente si
immette altra aria e si lascia salire la T. Il processo è completato in circa 4 gg.
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Microbiologia
Deve avere caratteristiche ben definite dai regolamenti per l’IGP e deve essere prodotto
usando uve bianche locali previste dal disciplinare tra cui il Trebbiantico. Ottenuta
attraverso lunga cottura a vaso aperto, consentendo riduzione e concentrazione del mosto.
Si lascia raffreddare e decantare in attesa di successiva immersione in barili in testa alle
batterie quali sono una sequenza di botticelle di diverso volume e di diversi legni che ne
influenzano il sapore, l’acetificazione, la maturazione e l’invecchiamento.
Per dirsi balsamico tradizionale un aceto deve trascorrere almeno 12 anni dalla messa in
opera in una batteria la quale sarà stata all’inizio opportunamente innestata con inoculi di
acetobatteri prelevati da acetaie già a regime.
Le botti non devono essere completamente riempite in quanto necessitano di areazione.
Il prelievo annuale del balsamico così creato deve essere fatto con parsimonia (non più
della metà) poiché si rischia di snervare il prodotto rimanente.
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LE OLIVE
Non possono essere consumate subito in quanto hanno sapore amaro datogli da un
glucoside, l’”Oleuropeina” costituito da glucosio, acido elenoico e un orto-difenolo
chiamato idrossitirosolo. Devono pertanto essere de-amarizzate.
L’attitudine alla trasformazione prevede che la percentuale della polpa sia minimo 80% e
pertanto il rapporto polpa/nocciolo deve essrre pari o maggiore di 4. La consistenza deve
essere resistente alla pressione esercitata, non raggrinzita e, a seguito della
trasformazione, deve separarsi facilmente dal nocciolo. Il colore può essere verde, rosa o
rosso vinoso o nero a seconda delle varietà.
L’integrità del legame estere che permette l’attacco dell’idrossitirosolo al resto della
molecola di oleuropeina è essenziale al sapore amaro e per eliminarlo occorrono reazioni
di ossidazione e separazione, per idrolisi alcalina, acida o enzimatica.
OSSIDAZIONE CHIMICA DELL’OLEUROPEINA
OSSIDAZIONE ENZIMATICA
grandezza del frutto. Tale trattameno va bloccato quando i 2/3 della polpa è stato
attraversato dal reagente (5-10 h). In seguito avviene sciacquatura e lavaggi con
durata prolungata sino a 48 h in cui vengono dilavati composti fenolici, acidi
organici e zuccheri. In seguito a questo il pH scende oltre la neutralità e le olive
vengono poste in salamoia con sale al 5-6%: la pressione osmotica indotta dal sale
favorisce la migrazione dei componenti idrosolubili del frutto verso la salamoia
dove vengono metabolizzati dai microrganismi.
1)La salamoia è un substrato selettivo capace di far crescere solo determinate
forme microbiche che inizialmente sono Gram – (Enterobacteriaceae),
2)quindi intervengono i batteri lattici che trasformano gli zuccheri in acido lattico
(omofermentanti del genere Pediococcus ed eterofermentanti del genere
Leuconostoc);
3)di seguito appaiono bateri lattici che predominano in maniera netta su tutti gli
altri come Lactobacillus plantarum e Lactobacillus pentosus. Durante queste prime
tre fasi della fermentazione i batteri lattici hanno ruolo importante in quanto
abbassano il pH sino a 4 trasformando la salamoia in un habitat poco adatto alla
crescita dei microrganismi indesiderati. Tuttavia coinvolgono molti lieviti che
diventano predominanti a fine processo e condizionano le caratteristiche sensoriali
del prodotto finito riconoscibili da un velo sulla sua superficie della salamoia e
consumano l’acido lattico favorendo aumento pH. Per una migliore conservazione
si peferisce incrementare la concentrazione di sale sino al 6-7%.
• Metodo Naturale o Biologico
deamarizzazione mediante idrolisi enzimatica con Salamoia. Determinate specie di
lattobacilli producono un tipo di beta-glucosidasi attiva sulla oleuropeina e una
esterasi capace di idrolizzare definitivamente l’aglicone derivato dalla prima
reazione. Specie coinvolte: Lactobacillus plantarum e Lactobacillus pentosus.
• Metodo Greco
simile alla trasformazione naturale, ma in questo caso la concentrazione di sale è
del 9-10% e non è previsto l’uso di starter. Le olive vengono collocate in recipienti
e arricchite con salamoia, quindi chiuse ermeticamente. I lieviti costituiscono la
popolazione microbica per questo habitat come Saccharomyces, Candida, ect.
Difetti e alterazioni
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