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Capitolo 1. Storia
0. La genetica
Definizione: è la scienza che studia i geni, l’ereditarietà e la variabilità genetica (sulla base di
quali principi siamo tutti diversi) degli organismi. Permette di comprendere come le proprietà
biologiche vengono trasmesse dai genitori ai figli.

La genetica studia in particolare:

Genetica formale (mendeliana) ➔ come i caratteri vengono ereditati; il meccanismo dell’ereditarietà

Genetica molecolare ➔ la natura del materiale genetico e le modalità in cui i geni controllano le funzioni di un
organismo (come quest’info genetica presente nel materiale genetico viene poi espressa x controllare le varie
funzioni di un organismo)

Genetica di popolazione ➔ studia come questi geni si distribuiscono e si comportano all’interno della popolazione.

Esistono poi:

Genetica applicata ➔ usa tutte le scoperte genetiche per applicare alla biologia e alla medicina (es. OGM; diagnosi
prenatale; test di paternità).

Genetica del comportamento ➔ capire come alcuni geni possono influenzare il comportamento umano.

1. La storia della genetica


Da Mendel (1860), quando ancora il DNA non era noto, siamo arrivati alle info odierne del DNA a doppia elica 1953. (in
meno di un secolo).

1865: Leggi dell’ereditarietà


Il lavoro di Mendel è il primo che può essere considerato come lavoro di esperimenti genetici per via del rigore estremo.
Ha iniziato coi piselli, poi altre piante.

“I caratteri fenotipici (ciò che si vede) sono trasmessi dai genitori alla progenie in maniera prevedibile e questi caratteri
sono controllati da unità discrete di eredità”

(Geni) ➔ sapendo che tipo di piante erano i genitori, si poteva anche prevedere quale sarebbe stato il fenotipo della
progenie. I caratteri sono determinati dai geni.
I geni che controllano un determinato carattere esistono in coppia (2 copie), e i membri di ciascuna coppia si separano
durante la formazione dei gameti.

Le sue teorie furono ignorate per 90 anni, riprese poi solo nel ‘900.
Le leggi di Mendel furono riconosciute come le basi per la trasmissione dei caratteri ereditari.

1869: Individuazione del DNA (J.F. Miescher)


Medico ricercatore i cui esperimenti erano condotti su cellule di pus (=leucociti) fornite dal vicino ospedale; tramite degli
esperimenti di biochimica separò i nuclei dal citoplasma delle cellule ed identificò una sostanza ricca di fosforo e molto
acida che egli chiamò “nucleina”, ribattezzata poi acido nucleico. Tale sostanza aumentava dopo la divisione cellulare.

Scoprì che tale sostanza c’era anche negli spermatozoi e cominciò a pensare che l’acido nucleico sarebbe potuto essere
strettamente legato all’ereditarietà.
Trattato: “Sulla composizione chimica delle cellule pus”

Capitolo 1. Storia 1
Una delle prime prove che questa sostanza fosse il DNA, portatore di info genetica, risale agli anni ’20 con F. Griffith che
studiava, a causa della polmonite, lo Streptococcus pneumoniae e tramite a degli esperimenti sui topi riuscì a capire
quale delle componenti batteriche fosse quella che portava l’info genetica.

Si sapeva che dello streptococco ci fossero:

Ceppi virulenti (infettivi) ➔ secernano una capsula e le colonie appaiono lisce (S). Sono virulenti xk questa cell
protegge la cell batterica e impedisce che l’organismo dell’ospite uccida la cellula batterica. In sostanza la capsula,
impedisce al sistema immunitario di uccidere i batteri ➔ batteri vivi nel sangue

Ceppi non virulenti, non causavano la polmonite ➔ non secernono una capsula e le colonie appaiono rugose ® e le
infezioni non sono letali nei topi.

Dov’è l’info che fa sì che la capsula sia liscia?

Provò ad infettare i topi prendendo ceppi S, ucciderle con il calore e infettare i topi con le cellule S morte: il topo
sopravvive e nel cuore non sono presenti cellule batteriche;

Prese poi le cellule S morte, uccise col calore, le mescolò con le cellule R e provò a infettare i topi con questa
miscela: i topi morivano e all’interno del loro cuore erano presenti dei batteri vivi ➔ è successo che c’è stato qualcosa
che si è trasferito dalle cellule S, anche se morte, alle cellule R e ha conferito loro la capacità di produrre e
sintetizzare la capsula liscia.

Le basi biochimiche di questo fenomeno di trasformazione rimasero sconosciute a Griffith. Questo principio trasformante
individuato da Griffith era il DNA ➔ esperimenti 1944 McCarty.

1902: Il materiale ereditario è rappresentato dai cromosomi (Theodor Boveri e Walter


Sutton)
Stavano studiando la meiosi (che porta alla formazione di spermatociti e oociti) nei ricci di mare e notarono che durante
la formazione dei gameti (e divisione cellulare) esistono delle strutture (cromosomi) che rimangono attive durante la
divisione cellulare; spermi e oociti contribuiscono con lo stesso numero di cromosomi.

Teoria cromosomica dell’ereditarietà


L’associazione dei cromosomi materni e paterni in coppia e la successiva separazione durante la formazione dei gameti
costituisce la base fisica dell’eredità.

1911: I geni sono localizzati sui cromosomi (T.H. Morgan e A. Sturtevant)


Moscerini ➔ colore degli occhi e il sesso sono ereditabili.

I geni sono arrangiati in maniera lineare sui cromosomi.

Determinazione della distanza tra i geni e la definizione del grado di associazione dei caratteri (likage). ➔ geni come
collana di perle.

Con C. Bridges e H. Muller, pubblicano “The machanism of Mendelian Heredity” che pone le basi x la mappatura dei
geni

Fin qui è stata genetica classica: prendendo 2 individui tra loro diversi, incrociandoli, si può
andare a studiare la progenie.

1927: Primi esperimenti di mutagenesi (Hermann Muller)


Prima tecnica x alterare i geni (indurre delle mutazioni) e cominciare a studiare la funzione di tali geni.
Come si faceva? ➔ Introduzione delle mutazioni puntiformi in Drosophila melanogaster mediante raggi X.
Alcuni mutazioni si dimostrarono letali. Altre si manifestavano nella progenie.

Le mutazioni interessano i cromosomi, a livello dei geni, rendendoli non operativi o alterandone le funzioni
1946: riceve il Nobel per la Fisiologia e Medicina

1941: Un gene- un enzima (G. Beadle e E.Tatum)


Enzima: proteina che ha una determinata funzione.

Capitolo 1. Storia 2
Questi 2 ricercatori lavorarono su Neurospora crassa (muffa del pane),la quale, se ha le vie metaboliche funzionanti,
richiede ben poco per essere coltivata in laboratorio.

Questa muffa è stata molto utile in alcuni esperimenti che hanno reso possibile mappare i geni sui cromosomi.

Beadle e Tatum indussero mutazioni gentiche attraverso raggi X ➔ mutanti nutrizionali, ossia delle mutazioni di
Neurospora che bloccavano alcune vie biosintetiche necessarie per assorbire nutrienti e produrre amminoacidi, basi
azotate ecc.

Andarono ad osservare le mutazioni per questi fenotipi. Supponiamo che una cellula abbia subito una mutazione in
una via biosintetica. In una popolazione abbiamo sia cell mutate che non mutate, se le faccio crescere in un terreno
ricco, potranno crescere tranquillamente se fornisco nutrienti.

Successivamente vengono coltivate in un terreno minimo/selettivo, non aggiungo nulla, solo le cell non mutate
crescono bene, le altre non saranno in grade di produrre qualche amminoacido o qualche base azotata ➔ non
crescono.

Poi però bisogna capire quale via biosintetica ho toccato, quindi fanno crescere i mutanti in un terreno minimo al
quale, man mano aggiungano dei composti.

Terreno minimo + vitamine

+ Purine e pirimidine

+ Amminoacidi

➔le cell mutate crescono solo quando sono aggiunti gli amminoacidi perché le cell non possono sintetizzarle da sé.

Questi ceppi avevano perso la funzionalità di un particolare genere necessario per la biosintesi di quell’amminoacido.
Tuttavia, non so ancora quale amminoacido sia, quindi aggiungo selettivamente

Leucina

Alanina

Tirosina ➔ crescono ➔ nelle cell mutate ho una mutazione che riguarda la biosintesi della tirosina

I geni codificano per alcuni enzimi che controllano i vari processi metabolici.

1944: I geni sono costituiti da DNA (O.T. Avery, M. McCarty e C.MacLeod)


Ripresero l’esperimento di Griffith, cercando di discriminare che cosa all’interno di queste cell S uccise dal calore, si
trasferisse alle cell R.
Hanno preso le S, le hanno centrifugate per averle insieme, le hanno uccise con il calore e hanno separato
l’omogenizzato in tutte le varie componenti.
Hanno eliminato la parte proteica con delle proteasi e sono rimaste quindi solo lipidi e acidi nucleici e in modo selettivo,
hanno trattato con ribonucleasi (x eliminare RNA) o con deossiribonucleasi (x eliminare DNA). Hanno mescolato in modo
serpato queste cell con un cultura di cell R.
→ è il DNA che porta il materiale genetico.

Capitolo 1. Storia 3
Il DNA è il materiale genetico e lo scoprirono purificando dai batteri un “fattore trasformante” in grado di conferire
caratteristiche specifiche ed essere ereditato.
Questo fattore era formato da acido nucleico.
L’acido nucleico dev’essere considerato come una sostanza che possiede specificità biologica.

Il DNA è il “principio trasformante”, responsabile di caratteristiche metaboliche specifiche.

1948: Erwin Chargaff individua la composizione del DNA


Il DNA è composto da 4 basi azotate organizzate tra di loro:

Adenina e Guanina ➔ PURINE

Citosina e Timina ➔ PIRIMIDINE

Le “regole di Chargaff”

Il numero di adendine è = a quelle timine;

Citosina = guanina;

La somma delle purine = somma pirimidine

1952: Martha Chase e Alfred Hershey ➔ il materiale genetico è il DNA


Esperimenti del virus T2 (batteriofago) che infetta escherichia coli

I fagi sono costituiti da un involucro e dentro c’è il DNA ➔ usare il fago utile x discriminare facilmente proteine e DNA.
Ma cos’è del fago T2 che entra nelle cellule batteriche?

Utilizzarono degli isotopi radioattivi per marcare selettivamente il DNA o le proteine.

Isotopo radioattivo del fosforo32 x DNA

Isotopo radioattivo del zolfo35 x proteine

Tutti i fagi che venivano prodotti da fosfroro32 avevano il DNA marcato e tutti i fagi che venivano prodotti da zolfo35
avevano le proteine marcate.
Hanno ottenuto 2 tipi di batteri e li hanno usati x infettare delle altre culture batteriche, cresciute senza alcun isotopo
radioattivo ➔ batteri infetti producono particelle fagiche e selezionando selettivamente quello che entra nei batteri e ciò
che resta nel terreno, posso vedere dov’è la radioattività.

Hanno visto che quando usavano fagi marcati x zolfo, i batteri venivano infettati, seprati poi dalla particelle fagiche
rimaste sul terreno e videro che la radioattivià era per lo più sul rivestimento proteico.
Fagi maracti x fosforo ➔ la maggior parte della radioattività era dentro il nucleo ➔ DNA = trasporta l’info genetica

1953: La struttura chimica del DNA (J. Watson e F. Crick)

Capitolo 1. Storia 4
Misero insieme i risultati di vari studi e capirono che il DNA ha struttura a doppia elica e le basi azotate sono appaiate tra
loro.
Questa struttura spiega tutte le caratteristiche di una sostanza che codifica l’informazione genetica.
Premio Nobel nel 1962

1961: L’operone Lac (F. Jacob e J. Monod)


Come viene letta l’info?
L’info viene trasformata in fenotipo.
Studi condotti su ceppi di batteri mutanti (eschenichia coli) per la mancanza o sovraespressione di β-galattosidasi
permisero di individuare che i geni responsabili erano molto vicini tra loro.
L’attivazione o la repressione di questi geni era altamente coordinata.
Era importante che questi geni fossero vicini e attivati in modo coordinato ➔ operone=gruppo di geni che vengono
attivati e disattivati coordinatamente

1970: Il primo enzima di restrizione sito-specifico (H. Smith)


Enzima di restrizione=tagliano il DNA in maniera specifica.
I batteri, così come le cell eucariotiche, vengono infettate da virus.
Cercano di difendersi dall’attacco dei virus andando a frammentare e inattivare il DNA dei virus e lo fanno grazie al fatto
che producono alcuni enzimi specifici (di restrizione) che tagliano il DNA del virus a livello di una sequenza specifica.

HindII= primo enzima di restrizione

INIZIA L’ERA DEL DNA RICOMBINANTE


1977: sequenziamento rapido del DNA (W. Gilbert e F. Sanger)
1986: sequenziamento automatico del DNA (L.Hood)

INIZIA L’ERA GENOMICA


La genomica ha avuto origine grazie alle tecnologia del DNA ricombinante.
Gli enzimi di restrizione furono usati per inserire frammenti di DNA all’interno di vettori (ricombinanti) che possono essere
amplificati in cellule batteriche (cloni).
Librerie genomiche: collezioni di cloni che contengono un intero genoma. (è contenuto un piccolo pezzo del DNA di
quel individuo ma rimaneggiato in modo tale che sia mantenuto stabilmente).
Sequenziamento sistemico di interi genomi.

Inizia la possibilità di conoscere l’intera sequenza di alcuni genomi, grazie al fatto che il genoma può essere frammentato
in piccole parti e può essere usato x creare librerie.

Capitolo 1. Storia 5
Nel 1955 è stata resa disponibile la sequenza completa del primo genoma
1995: Haemophilus influenzae, il primo organismo vivente
1996: Saccharomyces cerevisiae, il primo organismo eucariote
1998: Caenorhabditis elegans, il primo organismo pluricellulare
1999: Drosophila melanogaster
2001: Il progetto GENOMA UMANO (100% nel 2003)

2001: genoma umano (concluso nel 2003)


LA RICERCA GENETICA SI EFFETTUA SUGLI ORGANISMI MODELLO
Caratteristiche:

Facilità di allevamento

Piccole dimensioni

Sviluppo rapido con cicli vitali brevi

Progenie abbondante

Disponibilità di tecniche di manipolazione genetica

Trattabilità sperimentale (problemi etici)

Disponibilità di informazione sul genoma

Cosa sappiamo sull’uomo dal sequenziamento dei genomi degli organismi modello?

Il 50% è presente anche in Drosophila

Il 40% è presente anche in C. elegans

Il 30% è presente anche in S. Cerevisiae

L’ 80% è condiviso con il topo e il 96% con gli scimpanzè

2005-2011: il sistema CRISPR / Cas9 (F.Mojica, E. Charpenter e J. Doudna)

INIZIA L’ERA DEL GENOME EDITING

In giallo: il pezzettino che voglio modificare, uso sto sistema che mi taglia il DNA in quel punto, mi permette di
aggiungere o sostituire quel pezzettino con qualcos’altro in quel punto preciso.
Questo funziona in tutti gli organismi modello + umani. Molto utile per cercare di correggere malattie ma il rovescio della
medaglia è il problema etico sugli embrioni.

Capitolo 1. Storia 6
🧬
Capitolo 2. Il materiale genico e la
replicazione
1. Il materiale genico
Prima caratteristica importante: Il materiale genetico deve contenere tutte le info
necessarie per la struttura, lo sviluppo e la riproduzione di un organismo, mantenute in
modo stabile, ossia: indipendentemente da ciò che le cellule diventeranno, le cellule
tengono nel loro nucleo tutta l’informazione genetica necessaria x essere trasmessa alla
generazione successiva

Seconda caratteristica: questa info dev’essere espressa in modo tale da codificare tutte le
caratteristiche dell’organismo ➔ garantire l’espressione dell’info immagazzinata

Terza caratteristica: l’info genetica dev’essere replicata in modo fedele, in modo tale che
tutte e 2 le cell che derivano dalla divisione della cell madre abbiano lo stesso contenuto
genetico tra di loro e uguale a quello della madre.

Quarta caratteristica: il materiale genetico deve essere capace di andare incontro a


variabilità tramite mutazione, ossia: deve andare incontro a dei cambiamenti fondamentali
per generare la variabilità genetica.

1.1 Il nucleotide
L’unità di base è il nucleotide. Ci sono 3 componenti:

Gruppo fosfato

Zucchero pentoso (desossiribosio)

Base azotata (purine: A, G; Pirimidine: C,T)

Capitolo 2. Il materiale genico e la replicazione 1


I nucleotidi (molecole che formano gli acidi nucleici) si legano in modo covalente x formare il
polinucleotide e sequenze lunghe.

Il legame fosfodiesterico è tra i 2 nucleotidi ed è un gruppo fosfato che lega 2 zuccheri.


Fosfati e zuccheri formano uno scheletro, le basi si proiettano dallo scheletro e il legame del
nucleotide, che inizia con P e finisce con OH, parte da 5’ verso 3’ (=direzione di
polimerizzazione)

RNA

Ha 3 componenti:

Gruppo fosfato

Zucchero pentoso (ribosio)

Base azotata (purine: A, G; Pirimidine: C, URACILE)

Sistema di numerazione convenzionale

Atomi di carbonio dello zucchero (desossiribosio)da 1’ a 5’

Base attaccata a (es Timina) 1’

Fosfato attaccato (P) a 5’

Gruppo ossidrile (OH) al 3’

Formazione di un polinucleotide

Nucleotidi legati covalentemente

legame fosfodiesterico - il gruppo fosfato Lega due zuccheri

fosfati e zuccheri formano uno scheletro

le basi si proiettano dallo scheletro

direzione 5’ verso 3’

5’- TACG- 3’

1.2 Modello a doppia elica


Elaborato da F.Crick, J.Watson, M.Wilins, R.Franklin:

Il DNA è una doppia elica

Le due eliche sono antiparallele (un filamento da 5’ a 3’; l’altro filamento da 3’ a 5’)

Le basi azotate sono rivolte all’interno della molecole e sono perpendicolari rispetto allo
scheletro zucchero-fosfato

Le 2 eliche si mantengono unite grazie ai legami di idrogeno che si possono formare con
le basi azotate: AT (2 legami di idrogeno), GC (con 3 legami idrogeno

10 paia di basi x giro

Capitolo 2. Il materiale genico e la replicazione 2


I 2 filamenti di DNA sono complementari:
➔ 5’-GCGGATTT – 3’
➔ 3’ – CGCCTAAA – 5’

1.3 Livelli di struttura del DNA


I nucleotidi sono blocchi costituenti il DNA e sono organizzati in un filamento di DNA.

Due filamenti formano una doppia elica. In cellule vive, il DNA è associato con una serie di
proteine differenti per formare cromosomi.
Un genoma è il materiale genetico di un individuo.

2. La replicazione del DNA


Se io ho una molecola formata da due filamenti, di sequenza tra di loro complementare, posso
comprendere che se io da una molecola devo ottenerne due, ciascuno dei due filamenti possa
fungere poi da stampo per sintetizzarne un altro e quindi da una molecola ottenerne due.

La struttura stessa del DNA suggerisce come avviene la sua trasmissione da una generazione
all’altra. La complementarità delle basi azotate dirige la sintesi di nuovo DNA indicando la
sequenza con cui aggiungere le basi della doppia elica neoformata.
Ogni filamento funge da stampo per la sintesi del suo complementare.

Se vedo Timina, aggiungo Adenina ➔ ciascun filamento funge da stampo x sintetizzare il


complementare

Come si duplica il DNA?

Capitolo 2. Il materiale genico e la replicazione 3


Ci sono diverse replicazioni:

Replicazione Conservativa ➔ i filamenti neoformati si uniscono tra loro e i filamenti


parentali si riassociano: 1 molecola formata da entrambi i filamenti parentali e 1 molecola
formata da entrambi i filamenti nuovi

Replicazione Semiconservativa ➔ ogni molecola è formata da 1 filamento vecchio e da


uno nuovo

Replicazione dispersiva ➔ ciascuna delle 2 molecole ha dei pezzi di filamenti nuovi e


pezzi di filamenti vecchi

Oggi sappiamo che la replicazione del DNA è semiconservativa (Meselson e Stahl, 1958)

Quali sono i fattori coinvolti nella replicazione?


Elicasi (separa i due filmaneti, serve quando si duplica la molecola di DNA deve
srotolarsi)

SSB (single-strand binding) proteins (stabilizzano la conformazione aperta)

DNA Topoisomerasi (rilassano i superavvolgimenti creati dallo srotolamento)

Primasi (innescano la sintesi)

DNA polimerasi (copia il filamento, aggiungono un nucleotide alla catena in crescita)

DNA ligasi (unisce frammenti sintetizzati in modo discontinuo ➔questo xk la duplicazione


avviene in più punti d’origine

Capitolo 2. Il materiale genico e la replicazione 4


Come avviene la duplicazione?
1. Inizia presso diversi punti di origine della replicazione sulla doppia elica. Negli eucarioti
avviene in più siti contemporaneamente DNA viene svolto dalle elicasi che srotolano e
aprono i filamenti.

2. L’inizio della sintesi richiede un innesco a RNA ➔ viene inizialmente sintetizzato un breve
frammento a RNA complementare, ad opera della primasi.

3. Filamenti antiparalleli vengono sintetizzati in maniera continua e discontinua. I frammenti


discontinui (frammenti di Okazaki) vengono riuniti dalla ligasi

Se io ho due filamenti antiparalleli, 1 di questi avrà la direzione giusta 5’-3’ xk letto in modo
continuo, il 2 filamento viene letto a piccoli pezzi, man mano che si srotola, sempre nella
direzione 5’-3’. Poi questi piccoli frammenti discontinui vengono messi insieme dalla Ligasi (e
si chiamano frammenti di Okazaki).

Nei procarioti esiste un unico sito di inizio es: Escherichia coli


L’ E.coli ha un genoma formato da un’unica molecola circolare di 4,6 milioni di bp. e la sua
replicazione avviene tramite la separazione dei filamenti complementari di DNA a un unico
sito specifico, chiamato oriC, che permette l’ingresso e l’assemblaggio degli enzimi della
replicazione.

Le proteine richieste all’inizio sono:

DnaA ➔ La prima tappa nella formazione del complesso di inizio è il


legame al sito oriC della proteina DnaA

DnaB

DnaC

Hu

Gurasi

SSB

Questo sito oriC ha una sequenza specifica di DNA che inizialmente si lega un fattore che poi
ne richiama degli altri, con le rispettive funzioni, e che consentono la creazione di una struttura
tale che la DNA polimerasi batterica possa legarsi e copiare la molecola. Si è venuta a
formare così una forca replicativa da dove la sintesi di DNA potrà procedere
bidirezionalmente.

Capitolo 2. Il materiale genico e la replicazione 5


Le varie fasi della replicazione possono essere eseguite al ME. All'inizio si ha una struttura
occhio, una bolla, che, aprendosi, si trasforma nella struttura intermedia a teta con
l'avanzamento delle forche replicative.
La replicazione termina il sito di terminazione indicato come terC dove si incontrano le due
forche replicative.

Ci sono molti fattori coinvolti nel processo della replicazione: proteine strutturali che devono
aprire i filamenti e mantenerli stabilmente aperti; proteine, come la DNA polimerasi, che
servono a unire; delle proteine che si devono legare, importanti affinché riconoscano queste
sequenze specifiche e, nei batteri, riconoscano la sequenza in cui devono terminare la
replicazione in corrispondenza di essa.

Capitolo 2. Il materiale genico e la replicazione 6


🧬
Capitolo 3. Trascrizione del DNA e
regolazione dell’espressione
genica nei procarioti
GLI ESPERIMENTI DI BEADLE E TATUM
Hanno analizzato 80.000 spore diverse -> Centinaia di mutanti incapaci di sintetizzare
vitamine, amminoacidi, nucleotidi, e altre sostanze. Vengono chiamati mutanti nutrizionali:
mutanti in alcune attività enzimatiche fondamentali per produrre i nutrienti.
Hanno potuto identificare una mutazione per ogni attività enzimatica

Teoria: un gene – un enzima! ➔ possiamo ampliarla in: un gene-un polipeptide


Gene= un segmento di genoma contenente l'informazione per la sintesi di una proteina.

Dogma Centrale della Biologia: il DNA, come molecola in cui è presente l’info genetica,
codificata da una sequenza specifica di basi (nucleotidi).

Il DNA si può replicare e l’info viene trasferita dal DNA alle molecole di RNA; l'informazione
contenuta nelle molecole di RNA passa nelle proteine.

L'informazione contenuta nelle proteine non viene mai trasferita negli acidi nucleici
(recentemente è stato scoperto che l’info nel RNA può passare nel DNA).

TRASCRIZIONE DEL DNA IN RNA E TRADUZIONE DEL RNA IN PROTEINA

Capitolo 3. Trascrizione del DNA e regolazione dell’espressione genica nei procarioti 1


In alcuni casi trascrizione del DNA può essere sinonimo di espressione genica ma dobbiamo
stare attenti perché anche se l’espressione genica si basa sulla trascrizione, nell’espressione
genica non tutti i geni vengono espressi e trascritti sempre e in ogni cellula.

Con espressione genica si intende quel meccanismo che regola la


trascrizione dei geni.

L'espressione dei geni coinvolge un intermediario chiamato RNA messaggero: copia la


sequenza del gene e la porta fino al citoplasma, dove la sequenza viene tradotta affinché
avvenga la sintesi della proteina (nei ribosomi)..DNA trascritto nel nucleo ➔ mRNA passa dal
nucleo al citoplasma, dove a livello dei ribosomi, codifica l’info che l’mRNA ha e avviene la
sintesi delle proteine.

Tuttavia, non tutti i geni del genoma codificano proteine perché esistono geni che codificano
per delle molecole di RNA non codificante (si chiama così non viene tradotto in proteine), es.
RNA ribosomiale e RNA transfert che trasporta i vari amminoacidi alla catena delle proteine
che si sta formando. Il RNA non codificante può giocare un ruolo fondamentale nella sintesi
delle proteine e nell'espressione genica.

Abbiamo alcune parti del genoma ed alcune regioni dei geni che non vengono trascritte ma
che hanno una funzione regolatrice, es. promotori, terminatori e gli introni (sequenze
all’interno della regione codificante ma che poi vengono rimossi).
A seconda del tipo di prodotto che abbiamo, del tipo di RNA a cui danno origine, i geni
vengono classificati in 3 categorie:

Geni della I classe ➔ rRNA (RNA ribosomiale)

Geni della II classe ➔ mRNA (RNA messaggero, geni codificanti proteine); snRNA (piccoli
RNA nucleari); miRNA (micro RNA)

Geni della III classe➔ tRNA (RNA transfert); snoRNA (piccoli RNA nucleolari); scRNA
(piccoli RNA citoplasmatici); miRNA (micro RNA)

mRNA sono gli unici tipi di RNA codificante e sono i trascritti dei geni che codificano proteine.
Gli mRNA trasportano l'informazione genica dal nucleo al citoplasma, dove info viene
impiegata per la sintesi delle proteine. Costituiscono solo il 4% circa degli RNA totali della
cellula ed hanno vita breve, in quanto vengono degradati poco dopo la sintesi proteica
➔consente alla cell di poter regolare l’espressione di quel gene, in modo tale che la
traduzione avvenga su molecole nuove.

rRNA (RNA ribsomiali) sono i più abbondanti nelle cellule; sono parte integrante dei ribosomi,
le particelle dove ha luogo la sintesi proteica. Ruolo strutturale.
tRNA (RNA transfert) sono molecole piccole coinvolte nella sintesi proteica; trasportano gli
amminoacidi ai ribosomi in modo tale da permetterle loro unione nell'ordine specificato dalle
sequenze nucleotidica dell’mRNA. Ruolo meccanico.

Capitolo 3. Trascrizione del DNA e regolazione dell’espressione genica nei procarioti 2


snRNA (piccoli RNA nucleari) hanno un ruolo regolativo nella maturazione degli mRNA ➔ nel
momento in cui un RNA viene trascritto a partire da un gene, prima che si formi mRNA, deve
subire delle modifiche che prendono il nome di “maturazioni” e qui intervengono gli snRNA.

snoRNA (piccoli RNA nucleolari) hanno un ruolo regolativo nella maturazione delle molecole
di rRNA.
scRNA (piccoli RNA citoplasmatici) sono un gruppo eterogeneo che comprende molecole con
una varietà di funzioni diverse, alcune ancora sconosciute.
miRNA (microRNA) sono delle molecole molto piccole (20-25 nucleotidi al max) che regolano
l’espressione genica a livello post-trascrizionale ➔ un gene non viene espresso solo perché
viene trascritto, quindi posso controllare quando e quanto quel gene possa essere espresso
controllando la sua trascrizione, ma posso agire anche dopo la sua trascrizione, a livello del
RNA (messaggero?)

1. La trascrizione

Man mano che si muove la DNA polimerasi (enzima che trascrive) lungo il gene, altre
molecole si attaccano e quindi il filamento si allunga.
Dei 2 filamenti di DNA, solamente uno ne viene trascritto xk funge da stampo per produrre
RNA.

TRASCRIZIONE NEI PROCARIOTI


(È diversa xk i geni sono organizzati diversamente)
La differenza tra eucarioti e procarioti è l’assenza del nucleo.

La trascrizione avviene grazie al RNA polimerasi; inizia quando la RNA polimerasi si lega a
una particolare regione di DNA, chiamata promotore, che si trova all’inizio del gene. Alla
sequenza del promotore appartiene la prima coppia di basi trascritta in RNA, chiamata sito di
inizio o punto di inizio della trascrizione.

Capitolo 3. Trascrizione del DNA e regolazione dell’espressione genica nei procarioti 3


Partendo dal sito d'inizio, la polimerasi si muove lungo lo stampo sintetizzando l’RNA, fino a
che non raggiunge una sequenza chiamata terminatore - questa azione definisce l'unità di
trascrizione, che si estende dal promotore al terminatore.

Unità di trascrizione= Sequenza di DNA che viene espressa mediante la sintesi di una
singola molecola di RNA.

Le regioni più vicine al promotore ➔ prossimali, le più lontane ➔ distali. Le sequenze


precedenti al punto di inizio sono definite sequenze a monte; quelle dopo il punto di inizio
(cioè all’interno della sequenza trascritta) sono definite sequenze a valle. Le sequenze
vengono scritte in modo che la trascrizione proceda da monte a valle da sinistra a destra,
come la replicazione, in direzione 5’-3’.

La replicazione avviene in una bolla di replicazione: i due filamenti si aprono fino a un certo
punto, siti di origine, si forma la bolla che si amplia durante la replicazione. Un processo simile
avviene durante la trascrizione: la sintesi del RNA avviene all'interno di una bolla di
trascrizione, una regione in cui due filamenti DNA sono separati in maniera transiente.
Un solo filamento è usato come stampo per la sintesi della catena di RNA (chiamato filamento
stampo o non codificante); l'altro filamento di DNA alla sequenza identica a quella della
catena di RNA (filamento codificante).

La trascrizione nei procarioti consiste nel produrre la molecola di RNA e avviene in step:

1. Riconoscimento dello stampo ➔ L’RNA polimerasi si lega al DNA a doppio filamento, i due
filamenti vengono separati e si forma la bolla di trascrizione.

2. Inizio della trascrizione ➔ il promotore indica alla polimerasi: Dove iniziare la trascrizione,
Quale filamento leggere, La direzione da prendere

3. Allungamento del trascritto ➔ l'enzima si muove lungo il DNA ed estende la catena di


RNA. Muovendosi, l'enzima srotola la doppia elica esponendo una nuova porzione dello
stampo a singolo filamento. I nucleotidi vengono aggiunti all'estremità 3’ della catena,
formando un ibrido DNA-RNA nella regione srotolata. Alle spalle della regione srotolata, il

Capitolo 3. Trascrizione del DNA e regolazione dell’espressione genica nei procarioti 4


filamento stampo si riappaia con il filamento codificante, riformando la doppia elica e
spiazzando la catena di
RNA

4. Terminazione➔ riconoscimento di un punto nel quale l'enzima cessa di aggiungere


nucleotidi alla catena di RNA in crescita: dopo l'aggiunta dell'ultima base, l'ibrido DNA-
RNA si dissocia, la bolla di trascrizione collassa riformando la doppia elica, l'enzima e
l’RNA si dissociano dal DNA. La sequenza di DNA che innesca queste reazioni è
chiamata terminatore.

1.1 La RNA polimerasi batterica


È un enzima che è formato da più proteine. Viene chiamato OLOENZIMA ed è un enzima
completo, ha una composizione α2ββ’σ.

Il nucleo enzimatico (enzima “core”) ha una composizione α2ββ’.

La subunità α è necessaria per l’assemblaggio del nucleo enzimatico

Le subunità β e β’ formano in centro catalitico ➔ funzione di copiare lo stampo.

La subunità σ (chiamato anche fattore σ sigma) ha un ruolo specifico nel riconoscimento


delle sequenze del promotore.

Capitolo 3. Trascrizione del DNA e regolazione dell’espressione genica nei procarioti 5


2. La regolazione dell’espressione genica nei
procarioti
Struttura procariotica: promotore, sequenza codificante, terminatore.
Spesso, nei genomi procariotici, diversi geni vengono controllati da un’unica regione
regolatrice: un tale insieme di geni A, B, C, D, E (sequenze codificanti) = operone.
I geni dell’operone codificano proteine che partecipano ad un unico processo metabolico.
Questo è un enorme vantaggio per la cellula perché se dev’essere attivata una via
metabolica, è importante che tutti i geni di quella via metabolica siano attivi nello stesso
momento, idem se deve terminare e bloccare i geni.

Il promotore, a monte dei geni, è necessario all’inizio della trascrizione. L’operone nella
sequenza regolatrice, regola l’espressione dei geni.

Capitolo 3. Trascrizione del DNA e regolazione dell’espressione genica nei procarioti 6


🧬
Capitolo 4. Trascrizione negli
eucarioti
1. La struttura degli eucarioti
Struttura dei geni eucariotici codificanti:

I geni codificanti sono quelli che vengono trascritti in mRNA.

Contengono una parte realmente codificante, che specifica la sequenza degli aminoacidi
che costituiranno la proteina, ed una parte non codificante.

A monte della sequenza codificante che verrà trascritta in mRNA vi sono le sequenze
regolatrici.

La sequenza trascritta è costituita da due tipi di elementi, detti esoni ed introni.


Diff geni procariotici dove la sequenza non è interrotta, nei geni eucariotici la sequenza è
interrotta da esoni ed introni

Solo gli esoni contengono informazioni per la sintesi della proteina.

La porzione degli esoni < porzione introni. In un gene eucariotico abbiamo alternanza di esoni
ed introni.
Sequenze regolatrici:

Le sequenze regolatrici svolgono un ruolo fondamentale nell'espressione del gene,


permettendo l'avvio e la regolazione della trascrizione. Negli eucarioti, rispetto ai
procarioti, le sequenze regolatrici aumentano di numero e complessità

Capitolo 4. Trascrizione negli eucarioti 1


Le sequenze regolatrici prossimali, cioè vicine al sito di inizio della trascrizione, sono dette
Promotori.

Altri elementi regolatori distali, cioè lontani dal sito di inizio della trascrizione, sono gli
enhancers e i silencers (i primi amplificano, i secondi reprimono la trascrizione).

1.1 Gli enzimi della trascrizione eucariotica


Negli Eucarioti esistono diverse RNA polimerasi, che trascrivono categorie distinte di geni:

RNA polimerasi I ➔ rRNA

RNA polimerasi II ➔ mRNA, snRNA, miRNA

RNA polimerasi III ➔ un gene di rRNA + altri piccoli RNA

Le RNA polimerasi eucariotiche trascrivono il DNA ma non sono in grado, da sole, di iniziare il
processo di trascrizione, né di scegliere l’esatto sito di inizio della trascrizione (TSS).
Se confrontiamo la RNA batterica (5 subunità, 1 sigma e 4 regolativa), con la RNA polimerasi
II, vediamo che quest’ultima ha:

Formata da 12 subunità

La subunità maggiore di in RNA polymerase II ha un carboxy-terminal domain (CTD), che


consiste di ripetizioni multiple di una sequenza consenso di 7 amino acidi. La sequenza è
unica della RNA polimerasi II. Ci sono ~26 repeats nel lievito e ~50 nei mammiferi.

L’attività del RNA polimerasi II è inibita da basse concentrazioni di alphaamanitina, un


octapeptide biciclico.(fungo). Noi non trascriviamo più proteine xk inibisce la RNA
polimerasi II, ecco perché sto fungo è pericoloso per l’uomo, l’effetto è latente di circa 6-
48h, in media 6-15h. (RNA polimerasi I non è inibita).

Controllo Trascrizionale:
Il metodo principale col quale avviene il controllo dell’espressione genica negli eucarioti è una
trascrizione selettiva, che si ottiene grazie a specifiche “DNA binding proteins” che si legano al
promotore e fungono da segnale x RNA polimerasi.

Fattori di trascrizione sono necessari affinché si possa legare la RNA polimerasi, ma, a diff del
fattore sigma nei procarioti, non fanno parte del complesso enzimantico del RNA polimerasi,
quindi devono legarsi al promotore prima. ➔ Un fattore di trascrizione è una proteina che è
necessaria per l’inizio della trascrizione, ma che non è parte della RNA polimerasi.
Quindi se la RNA polimerasi potrà iniziare la trascrizione dipenderà anche dal legame di
proteine regolatrici, attivatori e repressori

Capitolo 4. Trascrizione negli eucarioti 2


Promotore ➔ La regione di DNA prossimale alla parte trascritta del gene (promotore)
contiene una serie di sequenze segnale che vengono riconosciute da specifici fattori di
trascrizione che interagiscono con l’RNA polimerasi, formando un complesso,
permettendone il corretto posizionamento e favorendo l’inizio della trascrizione

Enhancers➔ regioni potenziatrici dell’espressione, sia a monte che a valle, composte di


più elementi di sequenza leganti fattori di trascrizione. Questi possono agire su più geni, a
distanza variabile ed in entrambi gli orientamenti

Silencers ➔ azione negativa, sono elementi silenziatori, possono inibire l‘attività


trascrizionale

Insulators ➔ servono a formare delle barriere x delimitare l’azione di enhancers e


silencers: elementi che agiscono da isolanti, delimitando e separando le zone di influenza
di altri elementi

Anche se sono lontani dal gene, hanno una nota influenza perché:

Capitolo 4. Trascrizione negli eucarioti 3


Riassumendo:

Enhancers = proteine che “creano la base” per far iniziare la trascrizione;

Tata Box = complesso enzimatico che racchiude alcune proteine, è una sequenza
specifica del promotore.

Vediamo l’azione delle proteine regolatrici che, seppur molto distanti dal gene che controllano,
nel momento in cui vengono legate da altri fattori, proteine regolatrici, la molecola assume una
conformazione tale per cui le proteine regolatrici risultino vicine al gene che devono regolare
➔ enhancer è un attivatore trascrizionale che aiuta l’inizio della trascrizione, la sua azione
viene mediata da un mediatore del TATA BOX e la comunicazione tra RNA pol II e GFT viene
agevolata; Promotore = a cui si lega RNA polII e inizia la trascrizione

Inizio della TRASCRIZIONE negli EUCARIOTI: RNA polimerasi II


La trascrizione negli eucarioti è più complessa perché il DNA è compattato. Per iniziare, le
polimerasi eucariotiche hanno bisogno di proteine chiamate General Transcription Factors
GTF ➔ DNA eucariote viene aperto, e attraverso girasi, ligasi ecc viene mantenuto in una
forma stabile, GTF si legano al promotore, reclutano RNA polimerasi : complesso formato che
solo ora può avviare trascrizione.
Una volta che la trascrizione è avviata, la RNA polimerasi può scorrere lungo lo stampo del
DNA, ma anche qui sono necessari diverse proteine che devono coadiuvare il complesso
enzimatico della trascrizione. Per legarsi la RNA polimerasi II ha bisogno di fattori di
trascrizione, man mano se ne libera, e nel complesso intervengono i fattori di allungamento
che consentono all’enzima di scorrere lungo la molecola di DNA. ≠la polimerasi batterica si
liberava e il fattore sigma copiava il DNA.

La trascrizione procede finché non vede il segnale di fine di trascrizione, i quali sono diversi ➔
Le RNA polimerasi I e III utilizzano terminatori di trascrizione. terminatori della RNApol I sono
sequenze di DNA che legano una proteina, la quale promuove il distacco dell’enzima. I
terminatori della RNApol III son sequenze di poli-U nell’RNA.

La RNA pol II non usa terminatori di trascrizione ma la terminazione è connessa alla


produzione di molecole che man mano che vengono trascritte, maturano, si staccano dal
complesso di trascrizione e la loro maturazione fa da segnale per la terminazione per la RNA
pol II. Quindi La terminazione è connessa alla stabilità dei messaggeri e alla capacità di
essere tradotti.

Capitolo 4. Trascrizione negli eucarioti 4


MATURAZIONE RNA dal trascritto primario al messaggero maturo.
Il prodotto della trascrizione è chiamato trascritto primario: è una molecola di RNA che si
estende dal sito di inizio al terminatore, che inizia con l’estremità 5’ originale e che termina
con l’estremità 3’ originale. Il trascritto primario è sempre molto instabile, che se non venisse
maturata man mano che viene introdotta, sarebbe degradata.
Che cosa la stabilizza e la trasforma in mRNA?

Processo chiamato MATURAZIONE, in cui vengono eliminati gli introni in un meccanismo di


splicing e capping.

Cosa avviene:

Aggiunta di una guanosina modificata all’estremità 5’ con un legame 5’-5’ (3’ è occupato)
che forma un gruppo terminale detto CAP, necessario al legame dell’mRNA ai ribosomi ed
all’inizio della traduzione. È UNA DELLE POCHE ECCEZIONI CON LEGAME 5’-5’

Aggiunta di una sequenza di adenosine (coda di poli-A) all’estremità 3’ del trascritto, con
funzione stabilizzante del messaggero. Quindi tutti gli mRNA iniziano con un CAP, con
una guanina aggiunta in 5’-5’, e finiscono con una cosa di poli-A.

Rimozione delle regioni introniche mediante splicing, processo che consiste nel taglio
delle regioni introniche e nella giunzione degli elementi esonici

Questa molecola ora è libera di andare dal nucleo al citoplasma, dove viene tradotta.

Il tempo necessario per avviare e terminare la trascrizione: man mano che la molecola viene
prodotta è già modificata al 5’ (<1min), viene aggiunta poli-A a 3’ (20 min), molecola rilasciata
e introni eliminati (6min). Nel giro di 25min la molecola è nel citoplasma, dove nell’arco di 4-5h
i ribosomi la traducono in proteina.

mRNA eucariotico:

Capitolo 4. Trascrizione negli eucarioti 5


UTR le troviamo in mRNA ma non nelle proteine e queste regioni sono rimaste perché hanno
un’importante funzione regolatrice, perché poi mRNA, una volta prodotto, la regolazione non
finisce con l’espressione genica ma esistono diversi vivendi di regolazione dell’espressione
genica che agiscono a livello di mRNA, chiamata regolazione post-trascrizionale.

Capitolo 4. Trascrizione negli eucarioti 6


🧬
Capitolo 5. Regolazione
dell’espressione genica degli
eucarioti
1. Meccanismi di controllo di regolazione
dell’espressione genica
I meccanismi di controllo usati per regolare l’espressione dei geni negli eucarioti sono molto
complessi, soprattutto quelli umani:

Regolazione trascrizionale ➔ mediata da fattore di trascrizione

Regolazione post-trascrizionale ➔ che avviene sul RNA una volta che è stato prodotto
(regolazione post-traduzionale: agisce sulle proteine)

Meccanismi epigenetici e controllo dell’espressione genica a lunga distanza ➔ non


mediati da silencers and enhances ma da modificazioni epigenetiche che riguardano interi
pezzi di cromosomi.
Modificazione epigenetica = c’è un’info nel DNA che non riguarda la sequenza, non
riguarda le basi, non cambio quello che è scritto nel DNA ma cambia il modo in cui viene
letto. L’epigenetica aggiunge un livello di controllo nella maniera in cui queste info
vengono lette

La cellula umana ha 30000 geni, alcuni geni codificano per RNA, altri codificano per proteine.

Ogni cellula in un determinato momento esprime solo una piccola parte di questo potenziale,
esprime solo piccoli geni (˜ 5000 geni).

I geni che vengono sempre espressi e sempre allo stesso modo: Geni housekeeping,
ossia quei geni la cui funzione è fondamentale per la vita di una cellula (es. metabolismo,
biosintesi, membrana, geni che codificano per istoni, geni ribosomiali, RNA polimerasi…).
L’ espressione è costitutiva ed ereditaria.

Istoni = proteine che permettono al DNA di essere impacchettato e di entrare nel nucleo

I geni tessuto-specifici = geni che sono importanti perché una cellula che inizialmente è
totipotente (ha le potenzialità x trasformarsi in qualsiasi cosa), possa differenziarsi per un
tessuto specifico ➔ Differenziamento cellulare

A questa espressione selettiva non corrisponde una variazione del contenuto di DNA.
Hanno tutti lo stesso DNA, ma esprimono geni differenti. Il pattern di geni espressi per ogni

Capitolo 5. Regolazione dell’espressione genica degli eucarioti 1


tipo cellulare è diverso ➔ esistono molti meccanismi di regolazione dell’espressione di tutti i
geni di ogni cellula.

Es. cardiomicita, epatocita, neurone


Esistono geni la cui espressione è ristretta nello spazio e nel tempo

2. Regolazione dell’espressione genica


Solo alcuni geni vengono costituzionalmente trascritti (geni housekeeping). Per tutti gli altri
esistono molti meccanismi che permettono di regolare se, quando e quanto un gene deve
essere trascritto. Ciò è particolarmente evidente e importante negli organismi eucarioti
multicellulari dove esiste una regolazione tessuto specifica (cellule diverse producono proteine
diverse).

Anche nei procarioti, tuttavia, vi sono meccanismi di regolazione dell’espressione genica ➔


OPERONI

2.1 Differenziazione per regolazione spaziale e temporale


dell’espressione genica:
Geni housekeeping

Geni con espressione ristretta nello spazio ➔

Geni che hanno espressione diversa in tessuti diversi, linee o tipo cellulare diversi

Geni che hanno espressione solo in singole cellule

Geni che hanno espressione in distribuzione intracellulare o extracellulare.

Geni con espressione ristretta nel tempo➔

Stadio di sviluppo

Stadio di differenziamento

Momento del ciclo cellulare

Espressione inducibile da parte di fattori ambientali o extracellulari

2.2 Percorso di regolazione


Questo è il percorso:

Dal DNA al Trascritto primario, il quale poi viene maturato e si forma mRNA ➔ il quale passa
dal nucleo al citoplasma, dove viene tradotto altrimenti viene degradato ➔ la proteina che ne
risulta può esistere in forma attiva o inattiva.

Capitolo 5. Regolazione dell’espressione genica degli eucarioti 2


A livello di ciascuna di queste frecce, ci può essere un diverso meccanismo di regolazione.

Il 1 livello di regolazione avviene prima e riguarda i meccanismi epigenetici

Controllo sulla cromatina (DNA) che rende tale DNA più o meno accessibile ai vari fattori
trascrizionali. Se un DNA è compattato, risulterà inaccessibile ai fattori necessari per la
trascrizione, quindi prima che intervengano, è importante che il DNA diventi accessibile.
Quindi modificazione epigenetica: rimodellamento della cromatina, rendere il DNA più o
meno accessibile.

Il 2 livello riguarda il controllo trascrizionale


La presenza di questi fattori, controllati dall’ambiente esterno (es ormoni), fa sì che ne
venga regolato il loro legame con il promotore. Questo controllo avviene nel trascritto che
va dal DNA al trascritto primario

Una volta che la molecola di RNA si è formata, possiamo avere un livello di controllo
post-trascrizionale su RNA
Riguarda i due processi di maturazione come lo splicing e il poli-A ➔ possiamo avere delle
differenze nei meccanismi di splicing e di poli-A che consentono di avere delle molecole
diverse che si possono formare sullo stesso gene, un controllo opposto dal tradizionale

Questo mRNA poi dal nucleo passa al citoplasma, dove possiamo avere un controllo del
trasporto di questo mRNA.

mRNA passa dal nucleo al citoplasma, dove viene tradotto sennò viene degradato ➔
possiamo quindi avere un controllo della stabilità; si può anche controllare quanto mRNA
dev’essere tradotto: controllo traduzionale.

Infine abbiamo un controllo sulle proteine che ci fa capire se la proteina sia attiva o meno:
controllo post-traduzionale

Espressione genica = meccanismo che a partire dal DNA arriva alla formazione di una
proteina attiva e in quantità sufficienti affinché possa esplicare la sua attività. Ogni step può
essere controllato. Grazie a tutti questi livelli di controllo, posso avere 2 cellule con gli stessi
geni che esprimono in modo diverso le proprie funzionalità.

Le tipologie di controllo

Capitolo 5. Regolazione dell’espressione genica degli eucarioti 3


Il 1 controllo, sul primo livello, agisce sulla struttura del DNA, sulla conformazione della
cromatina. Se un DNA è molto compattato, non è accessibile al macchinario della trascrizione
(cromatina addensata = trascrizionalmente inattiva), al contrario di un DNA più rilassato, il
quale può essere più facilmente legato da fattori trascrizionali e dal complesso della
trascrizione.

Cosa condiziona la conformazione della cromatina?


Le modificazioni epigenetiche ➔ cioè delle modificazioni che non riguardano le sequenze del
DNA ma il modo in cui esse vengono lette.
Queste modificazioni generalmente riguardano il DNA (qualcosa che viene aggiunto o tolto
alla sequenza delle basi azotate) e riguardano gli istoni (proteine che hanno un importante
ruolo strutturale, e non solo, che tengono insieme il DNA).

Come si passa da DNA a cromosomi?


I cromosomi sono fatti da DNA e proteine, è un DNA fortemente compattato che in un
momento specifico del ciclo cellulare riusciamo a vedere sotto forma di cromosomi. Il
compattamento è essenziale per vari motivi:

1. Contenimento nel ristretto spazio cellulare ➔ difficilmente accessibile ad altri enzimi. Più è
compattato e più ha un metabolismo basso perché non può essere attaccato ➔ più stabile

2. Protezione da possibili danni

3. Maggiore stabilità per una corretta espressione dell’informazione

4. Efficiente trasmissione alle cellule figlie

5. Organizzazione strutturale che facilita l’espressione genica e la ricombinazione omologa,


che genera la diversità individuale (variabilità genetica). ➔ es meiosi

La competizione spazio-temporale fra compattamento e accesso di


proteine a diverse regioni del cromosoma è alla base della regolazione
dell’espressione genica

Il cromosoma eucariotico è formato per metà da DNA e per metà da proteine (la maggior
parte sono istoni).

Le proteine NON-ISTONICHE hanno funzioni regolative (replicazione, trascrizione,


riparazione, ricombinazione).

Il compattamento avviene a diversi livelli che consentono di far passare un filamento di DNA
lungo circa 8cm, contenuto in un cromosoma umano medio, nel piccolo spazio del volume
nucleare.

Il compattamento
Il compattamento avviene a livelli diversi:

1° livello ➔ NUCLEOSOMA (collana di perle)

Capitolo 5. Regolazione dell’espressione genica degli eucarioti 4


Molecola di DNA che si avvolge attorno all’istone ➔ ≈ 2 giri di DNA (147bp) su un
ottamero di istoni (parte centrale, complesso)
2 nucleosomi adiacenti sono legati da ~60 bp di DNA linker.

Istoni = proteine basiche ricche di Lys e Arg, carichi positivamente → Formazione di


legami elettrostatici con i gruppi fosfato dei nucleotidi (carichi negativamente) del DNA.
Rivestono un importante ruolo strutturale.

L’istone H1: Il passaggio successivo dell’impacchettamento dei nucleosomi è mediato


dall’istone H1, che interagisce sia con una porzione centrale del CORE sia con ≈ 20 bp di
uno dei due DNA linker, facendo aumentare la lunghezza del DNA arrotolato. L’istone H1
avvicina i due nucleosomi adiacenti. Il ripiegamento del DNA linker provocato dall’istone
H1 favorisce la formazione di una struttura a zig-zag della cromatina, aumentando
l’impacchettamento.

2° livello➔ il SOLENOIDE
I nucleosomi formano dei giri attorno all’asse centrale, formando una struttura solenoide:
asse centrale libero e i nucleosomi come una raggiera.

6 nucleosomi/giro, con un buco centrale di 11 nm. Il DNA linker (asse centrale libero) è
parte della superelica e non attraversa mai l’asse del solenoide.
Fibra diventa di 30 nm.

3° livello ➔ le ANSE

Capitolo 5. Regolazione dell’espressione genica degli eucarioti 5


Formazione di anse di 40-90 kb, bloccate alla base da una
struttura proteica detta “impalcatura nucleare”, importanti perché
tengono ferme le anse di DNA e al tempo stesso mantengono la
struttura dei cromosomi, di cui fanno parte 2 classi di proteine:

I) le topoisomerasi II, che probabilmente bloccano le anse alla base;

II) le proteine SMC (per il mantenimento strutturale del cromosoma), componenti chiave
del meccanismo di condensazione postreplicativa dei cromosomi

Fibra di 300 nm.

4° livello ➔ il CROMATIDIO

Le fibre vengono avvolte nei bracci del cromosoma,


che costituiscono un CROMATIDIO. I bracci
cromatidici hanno un diametro medio di ≈ 700nm.

Scheletro di proteine e la parte nebulosa sono le


anse.
Attraverso livelli successivi di avvolgimento della
cromatina i circa 2 metri di DNA a doppia elica
formano i cromosomi che si osservano durante la
divisione cellulare.

Difficilmente accessibile dalle proteine.

3. La cromatina
Cromatina = insieme di DNA e proteine; si differenziano diversi tipi:

Eucromatina ➔ cromatina potenzialmente trascrivibile. È la cromatina che contiene: geni


housekeeping; geni tessuto-specifici

Eterocromatina facoltativa ➔ inattiva quando condensata

Eterocromatina costitutiva ➔ sempre inattiva; localizzata nelle regioni peri - e


centromeriche (punto in cui sono attaccati 2 alleli di cromosoma)

3.1 Modificazioni epigenetiche

Capitolo 5. Regolazione dell’espressione genica degli eucarioti 6


Fattori che vengono trasmessi alla progenie, ma che non sono direttamente attribuibili alla
sequenza del DNA ma sono dei gruppi che vengono aggiunti al DNA/istoni. (non si tocca la
sequenza)

Modificazione che riguarda il DNA: Metilazione del DNA ➔ Nelle cellule eucariotiche la
metilazione è a carico della C. Solo il 3% delle C sono metilate ed in genere è bersaglio
della metilazione la C della doppietta CpG … alla citosina viene aggiunto un gruppo CH3,
e avviene quando una citosina è appaiata con la guanina

Modificazioni che avvengono sugli istoni, post-trascrizionali ➔ Modificazioni degli


istoni che possono essere: Acetilazioni, fosforilazioni e metilazioni, responsabili di
cambiamenti conformazionali della cromatina.
➔ Immaginiamo cromatina come DNA che contiene gruppi metilici e le modificazioni sono
a carico degli istoni. Viene chiamato codice epigenetico = insieme di modificazioni
epigenetiche a carico del DNA o istoni ➔ rendendo cromatina più o meno leggibile

Metilazione del DNA


È un processo post-replicativo controllato durante lo sviluppo (c’è un segnale che fa sì che
alcune regioni del DNA vengano metilate). Avviene sempre a livello delle citosine!
Correlata con il differenziamento cellulare, tramite l’inibizione dell’espressione genica a livello
trascrizionale. (cell all’inizio totipotenti, poi segnali, come la metilazione del DNA, che rendono
alcune cell attive).

Ha un ruolo negativo perché le regioni metilate sono quelle meno espresse ➔ porzione di
DNA molto metilata = inespressa.

Modificazioni degli Istoni


Avvengono nelle regioni all’N-terminale (nelle proteine: N-C -terminale = 5’-3’) di ciascun
istone (20-60 residui) sono particolarmente ricche in lisina (K) che può essere reversibilmente
modificata mediante acetilazione, fosforilazione e metilazione.
Gli istoni più soggetti sono H4 e H3 ( il nucleosoma con l’ottamero di istoni ).
Modificazioni degli istoni H3 e H4:

Ci sono alcune modificazioni che avvengono a livello di specifici amminoacidi. Ma ci sono casi
come la lisina 9 di H3 può essere sia acetilata che metilata. La metilazione del DNA avviene
sempre a livello delle citosine, le modificazioni degli istoni H3 e H4 avvengono a livello della
parte N-terminale della proteina e riguardano fondamentalmente i residui di lisina.

L’acetilazione è associata alla cromatina trascrizionalmente attiva ➔ ruolo positivo, alti livelli di
espressione genica
Avvengono a livello della N-terminale della proteina e riguardano particolarmente la lisina!

Capitolo 5. Regolazione dell’espressione genica degli eucarioti 7


La metilazione del DNA è correlata negativamente all’espressione
genica, l’acetilazione degli istoni è correlata positivamente
all’espressione genica.

Se l’effetto di queste due modificazioni si bilanciasse ➔ conflitto con quella del DNA ➔ se
abbiamo DNA metilato (regione non espressa), si vanno a legare alcune proteine che
richiamano, in alcune regioni della cromatina, le deacetilasi istoniche (enzimi che rimuovono
gruppi acetili degli istoni) e arrivano pure delle metil transferasi istoniche (che aggiungono il
gruppo metile agli istoni!).
Quindi il gruppo acetile viene sostituito da quello metile, le quali favoriscono la compattazione
del DNA ➔ le metil transferasi istoniche, legate alle CpG binding protein, metilano gli istoni. Il
risultato è la condensazione della cromatina.

Repressori e attivatori possono dirigere la deacetilazione/acetilazione degli istoni a livello di


specifici geni. L’aggiunta di gruppi acetilici o la loro rimozione in alcune regioni della
cromatina, viene regolata da alcuni complessi che hanno il ruolo di repressori o attivatori, a
seconda della loro funzione.

Acetilazione degli istoni: acetilazione che è un segnale indice della cromatina aperta, quindi
trascrizione aperta ➔ espressione genica;

Deacetilazione degli istoni: cromatina compattata, cromatina inattiva, non espressione


genica.

3.2 Caratteristiche della cromatina

4. Controllo trascrizionale
L’intervento dei fattori di trascrizione che attivano l’espressione del gene. Esiste un livello di
CONTROLLO A LIVELLO DEL RNA PRIMA DELLA MATURAZIONE:

Dal trascritto primario a mRNA. Modificazioni: poly-A, splicing e capping ➔ mRNA stabile.
Abbiamo altri 2 tipi di meccanismi che regolano l’espressione genica non in quantità di mRNA
tradotto ma anche in specificità di molecole di mRNA:

Capitolo 5. Regolazione dell’espressione genica degli eucarioti 8


Splicing alternativo ➔ è regolato da proteine cellula-specifiche. È la ricombinazione degli
esoni in modo diverso: in alcuni casi esoni eliminati, insieme agli introni, o tenuti insieme
agli introni. Negli eucarioti è la regola, non l’eccezione.
Il fenomeno dello SPLICING alternativo negli eucarioti aumenta il potenziale espressivo
del genoma: a partire dello stesso gene, posso avere 3/4 tipi di mRNA diversi, e quindi
potenzialmente 3/4 proteine diverse. Abbiamo un numero limitato di geni codificanti, però
il numero di proteine che otteniamo non corrisponde al numero di geni ma è molto
maggiore. Mediante forme di splicing alternativo da uno stesso gene possono derivare
trascritti diversi (mRNA diversi) che, una volta tradotti, danno luogo a proteine diverse.
Isoforma= forma alternativa di mRNa che posso ottenere dallo stesso gene, ma il numero
di proteine è molto minore dei geni.

Il meccanismo che fa partire lo splicing riconosce sequenze di inizio di un introne e di fine


di un esone, e sa che lì deve tagliare. Quello che può succedere è che all’interno della
regione esonica, ci siano siti alternativi di splicing: possono esserci sequenze che
possono comportarsi come siti di splicing ➔ non viene rimosso/rilasciato tutto esone 2, ma
solo una porzione (mutally exclusive exons = o A o B)
In H. sapiens si stima che la percentuale di geni che subiscono splicing alternativo sia
>90%. N° geni H. sapiens: 25-30000. 18-22000 geni subiscono splicing alternativo. Il
numero medio di varianti di splicing prodotto da ciascuno di questi geni è 4. La stima del
numero di proteine prodotte è di 72-88000

Editing ➔ correzione delle basi azotate del RNA. A partire da un gene, posso ottenere
mRNA in cui c’è un cambiamento di una base azotata, normalmente deaminazione
(gruppi amninmici rimossi), che non vedo nelle sequenze del DNA.

Base azotata ➔ inosina

Citosina ➔ diviene Uridina

ES. codone CAG ➔ CIG che codifica per arginina


Se la modificazione avviene a livello di una citosina, la base diventa una U (uracile).

Es: il gene dell’apolipoproteina B: un gene che produce questa proteina che può
funzionare sia per l’attività nel fegato che nell’intestino, con due funzioni diverse. È un

Capitolo 5. Regolazione dell’espressione genica degli eucarioti 9


gene molto lungo con molti esoni (29), in cui abbiamo un codone di inizio, un codone di
stop (TAA) e all’interno dell’esone 26 abbiamo un codone CAA.

Nel fegato, il codone CAA non viene toccato e si forma un mRNA che qui contiene una
sequenza CAA che viene letta da tRNA. Si forma una proteina apoB-100 che contiene
tutta la lunghezza di mRNA (4536 amminoacidi)
Nell’intestino, avviene l’editing e la citosina CAA viene deaminata e diventa Uracile. Sul
mRNA abbiamo un codone UAA che è un codone di stop. Quindi la traduzione di questa
molecola si interrompe qui (non esistono amminoacidi per UAA,è di stop). Si forma una
proteina apoB-48 che contiene 2152 amminoacidi.
Lo stesso trascritto primario può originare diversi mRNA in diversi tessuti attraverso il
meccanismo di editing.

Successivamente, RNA deve traslocare dal nucleo al citoplasma e un aspetto importante è


che per essere tradotto, deve essere stabile. C’è quindi un CONTROLLO DELLA STABILITÀ
DEL MRNA: l’emivita del messaggero (quanto mRNA può sopravvivere nel citoplasma).
Abbiamo detto che nei geni eucariotici abbiamo un gene codificante e nel mRNA abbiamo un
5’ e 3’ UTR che sono sequenze presenti nel messaggero ma che poi non troviamo nella
proteina. I 3’ UTR hanno delle sequenze che sono importanti per la stabilità della molecola e
la possibilità di essere tradotta.
Se mRNA è stabile, deve essere tradotto e la traduzione può essere bloccata da alcune
proteine regolatrici.
Successivamente abbiamo un CONTROLLO POST-TRADUZIONALE dove le proteine
possono subire delle modificazioni che le attivano o le rendono inattive.

5. RNA
Ci sono molti RNA in una cellula e molti sono ribosomiali, mRNA 4%, tRNA e abbiamo anche
una serie di RNA non codificanti (ncRNA), piccoli ncRNA che hanno una funzione regolativa. I
ncRNA aumentano la loro porzione via via che aumenta la scala evolutiva.

snoRNA (Piccoli RNA nucleolari): sono implicati nel processamento e nella maturazione
degli RNA ribosomali e di altri tipi di RNA, aumentandone l’attività.

miRNA e siRNA: sono piccoli RNA in grado di regolare l’espressione genica a livello
post-trascrizionale, silenziando specifiche molecole di mRNA. Hanno funzione regolatrice
perché sono in grado di regolare negativamente l’espressione genica a livello post-
trascrizionale ➔ non avrò mRNA perché nonmviene tradotto

piRNA: sono coinvolti nel silenziamento trascrizionale di sequenze specifiche


(retrotrasposoni) nelle cellule germinali.

5.1 I microRNA

Capitolo 5. Regolazione dell’espressione genica degli eucarioti 10


Sono piccoli RNA antisenso che mostrano complementarità parziale (quasi sempre) o totale
(più raramente) delle loro basi rispetto a quelle dei loro mRNA bersaglio. Una volta appaiati
con mRNA, ne impediscono la traduzione perché rendono impossibile di legarsi con il
macchinario della traduzione ➔ il mRNA non tradotto, viene degradato.
miRNA sono in grado di impedire la traduzione dei loro target rendendoli inaccessibili al
complesso della traduzione o provocandone la distruzione.
Un miRNA può avere più target ed uno stesso mRNA può essere target di diversi miRNA.
I miRNA sono in grado di legarsi a siti specifici di mRNA provocandone il silenziamento.

Le regioni di legame dei miRNA si trovano nella regione 3’ UTR degli mRNA bersaglio.
Funzioni:

I miRNA svolgono un ruolo centrale nel controllo di numerosi processi fisiologici:

Apoptosi

Sviluppo

Differenziamento cellulare

Aberrazioni nella loro espressione (mancanza, sotto o sovra espressione) sono correlate
a diversi tipi di patologie:

Cancro

Malattie neurodegenerative

Malattie cardiache

Si tratta dunque di molecole molto importanti, il cui studio è fondamentale nella


comprensione dei processi biologici, dei fenotipi patologici e, di conseguenza, nel design
di terapie innovative.

5.2 I siRNA
Diversi da miRNA (impediscono a mRNA di essere tradotto) xk i siRNA una volta che si
legano al target, si ha la degradazione del mRNA. Derivano da altre molecole di RNA più
grandi, spesso di origine esogena (es. virus). Si appaiano con complementarità totale a siti
specifici sui loro target (in CDS o UTR) provocandone la degradazione del mRNA.

I siRNA vengono reclutati da un complesso chiamato RISC: complesso di silenziamento


perché va a legare RNA target e lo degrada ➔ come il gene fosse spento.
Il meccanismo attraverso cui agiscono i siRNA (meccanismo di degradare mRNA) è alla base
di un fenomeno chiamato RNA Interference, sfruttato per creare mutanti in laboratorio.

Capitolo 5. Regolazione dell’espressione genica degli eucarioti 11


🧬
Capitolo 6. Codice genetico
1. Il codice genetico
Definizione: È il processo con cui viene sintetizzata la proteina, attraverso la
polimerizzazione di amminoacidi, in una sequenza dipendente dall’info contenuta nella
sequenza di mRNA.

L’apparato cellulare per la traduzione comprende le seguenti componenti nel citoplasma:

mRNA

Ribosomi, complessi enzimatici ribonucleopreoteici

tRNA, molecole adattatori che legano ciascuno uno specifico amminoacido e riconosco
uno specifico codone

Aminnoacil-tRNA sintetasi, enzimi che catalizzano il caricamento dei tRNA


(amminoacilazione)

Fattori di inizio, di allungamento e di terminazione

Codice genetico (diverso da patrimonio genetico)

1.1 Problemi incontrati


Il primo problema che ci si è posti è capire la punteggiatura e il numero di lettere nel
codice.

La sequenza è letta in triplette, ma per arrivare a questa scoperta, sono stati fatti degli
esperimenti che hanno utilizzato una mutagenesi che o inseriva un nucleotide o eliminava un
nucleotide dalla sequenza. Se eliminiamo un nucleotide, il resto della sequenza non ha senso;
se ne inseriamo un altro, la sequenza prima dell’inserimento ha senso, dove aggiungiamo
invece non ha senso, dopo la sequenza dove abbiamo aggiunto, ha senso.
L’uso dei soppressori intragenici per dimostrare che il codice è a triplette (F.Ckick, anni 60).

Cosa è stato fatto per capire che si legge a triplette? Una prima mutazione per delezione,
e si vedeva che la sequenza non aveva senso. SEMPRE IN QUEL GENE, hanno fatto una
seconda mutazione: inserzione. Si parla di soppressori intragenici perché è come se avessero
soppresso la tripletta precedente. Hanno osservato che la sequenza della proteina veniva
ripristinata (quel che doveva essere il prodotto di quel gene quando venivano combinate 3
inserzioni o delezioni ➔ fenotipo). Se io opto per delezione in un gene, cambia il fenotipo, ma

Capitolo 6. Codice genetico 1


se poi faccio inserzione sempre nello stesso gene, il fenotipo torna quello prima della
delezione.

Il secondo problema è quello delle sovrapposizioni.

Il secondo problema era capire come queste triplette dovessero essere lette. Un modo per
leggerle è sovrapponendo: se io ho AUU, la 2 tripletta potrebbe essere sovrapposta alla prima
UUG e non GCU ➔ una lettera appartiene a più codoni diversi.
Se avessimo una lettura per sovrapposizione, toccando un nucleotide, andrei a modificare 3
amminoacidi; una singola sostituzione di base comporta la modificazione di tanti amminoacidi
quante sono le basi che fanno parte dell’unità codificante.

Supponendo un codice a triplette, gli amminoacidi modificati da una singola sostituzione di


base avrebbero dovuto essere 3.

Quello che in realtà è stato osservato: andando a modificare il singolo nucleotide, si modifica
solo un aminoacido. Quindi il codice non è letto per sovrapposizione ma per giustapposizione
➔ La sostituzione di una base causa il cambio di un solo amminoacido.

Il terzo problema era quello della corrispondenza dei codoni con gli amminoacidi.
Sono stati usati dei piccoli mRNA sintetici e sono stati messi insieme a degli estratti batterici,
in modo tale che potessero essere tradotti da tutto il macchinario dei batteri.

Son partiti da omopolimeri (mRNA che erano tutti formai da poli-U, poli-A, poli-C) e hanno
visto che quando erano tutti U, si otteneva una catena di Phe, quando erano tutti A, si
otteneva una catena di lisina e quando erano tutti C, si otteneva una catena di proline.
Poi hanno sempre usato mRNA sintetici piccoli formati solo da AC ➔ sono riusciti a capire che
ACA = thordina, CAC = istimina
Abbiamo 61 codoni che codificano per 20 amminoacidi. AUG codifica per metionina codone di
inizio

UAA, UAG, UGA codifica per triptofano codone di stop.


Degenerazione del codice ➔ alcuni amminoacidi possono essere codificati da più codoni.

Capitolo 6. Codice genetico 2


🧬
Capitolo 7. Traduzione
1. Il codone d’inizio e i codoni di stop
AUG è il primo codone ad essere tradotto e codifica per Metionina (Met, M)

UAG è stato il primo codone di stop a essere decifrato (detto amber); UGA è opal e UAA
è ochre. Perché non ci sono DNA che trasportano amminoacidi che sono codificati da
questi codoni

2. Il codice genetico
Caratteristiche:

È letto per giustapposizione ed è a triplette

Il codice genetico non è ambiguo: ogni codone codifica per un solo aminoacido. Mentre
alcuni amminoacidi possono essere codificati da più codoni, ogni codone è specificato da
un solo amminoacido

Il codice genetico è degenerato: molti aminoacidi sono codificati da più di un codone

Il codice genetico è universale: quasi tutti i viventi condividono lo stesso codice genetico,
ci sono alcune eccezioni però: il codone UGA nel DNA mitocondriale codifica per Trp
(comune) ➔ teoria endosimbiotica: i mitocondri nelle cellule eucariotiche si sono originati
per simbiosi con le cellule batteriche, AGA che normalmente è un arginina ma qui è uno
stop.

2.1 Com’è fatta una sequenza codificante?


I geni sono sequenze nucleotidiche, sequenze di 4 tipi diversi di caratteri: A, C, G e T.

I geni che codificano proteine contengono schemi di lettura aperti, ORF (Open Reading
Frames), costituiti da una serie di triplette di nucleotidi dette codoni.

L'informazione contenuta nel gene specifica la sequenza della proteina che dovrà essere
sintetizzata, ovvero la successione degli aminoacidi della proteina, mediante una
successione di codoni. Ogni codone specifica uno ed un solo aminoacido!
➔ Lettura di 3 in 3: frame.

2.2 Come sono fatte le ORF

Capitolo 7. Traduzione 1
Cominciano con un codone di inizio, ATG, e finiscono con un codone di stop, TAA, TAG, TGA.
Sappiamo che, Il DNA è formato da due filamenti complementari che sono avvolti a formare
una doppia elica, conformazione a bassa energia che conferisce stabilità alla molecola. Le
due estremità sono dette per convenzione 5ʼ e 3ʼ. Le sequenze vengono lette sempre
nell’ordine 5ʼ -> 3ʼ, su entrambi i filamenti. Gli appaiamenti canonici (di Watson/Crick) sono: A-
T, G-C

La sequenza di ORF deve sempre essere letta in direzione 5’-3’, indipendentemente dal
filamento in cui la sto leggendo.

In un cromosoma ho molti geni. I geni posti sullo stesso cromosoma possono avere come
“coding strand” filamenti diversi del DNA, ma la sequenza sarà sempre quella che mi permette
di leggere in direzione 5’-3’.
Gli esoni sono normalmente codificanti, a differenza degli introni, ad eccezione di quelli alle
estremità 5' e 3' del gene. Tali esoni prendono il nome di UTR (UnTranslated Region)

2.3 tRNA
Sono Piccoli RNA costituiti da 75-90 nucleotidi. Sono sintetizzati come molecole più grandi e
poi tagliate in molecole 4s mature.
Contengono NUCLEOTIDI SPECIFICI (INUSUALI) inseriti DOPO la trascrizione (modificazioni
post-trascrizionali), tra cui Inosina, I (il più impo)
Struttura:

Hanno una conformazione a trifoglio perché c’è un appaiamento tra le basi e quindi la
molecola non è lineare. 2 importanti caratteristiche: CCA è una sequenza che viene aggiunta
dopo la trascrizione ed è importante perché qui si lega l’amminoacido; l’anticodone è una
sequenza di 3 nucleotidi che è complementare al codone, grazie a questa sequenza il tRNA
riconosce il codone sul mRNA.
L’appaiamento tra codone e anticodone è complementare e antiparallelo, ma è vero anche
che avviene il vacillamento delle basi ➔ la sequenza di codone e anticodone non deve per
forza essere assolutamente complementare per tutti e 3 i nucleotidi.
Avviene per un numero limitato.

Il numero dei codoni (61) è più grande di quello degli anticodoni (e degli aminoacidi). (61
codoni mentre i tRNA sono circa 30-40 in procarioti e anche 50 in Eucarioti).

Capitolo 7. Traduzione 2
Questo implica che alcune molecole di tRNA con il loro anticodone sono capaci di accoppiarsi
a più di un codone.

➔ Es la G si può appaiare sia con C che con U (in modo vacillante), potendosi legare con più
codoni
Oltre all’appaiamento vacillante, esiste anche un’altra strategia che è quella di avere
nell’anticodone alcune basi che possono riconoscere più di una base su un codone.
Frequentemente al 5' dell'anticodone (corrispondente alla terza base del codone) esiste la
base modificata inosina capace di complementarsi sia con A, C, U.

Ragione per cui ci può essere vacillamento senza che ci siano mille tRNa

3. I Ribosomi
I ribosomi hanno una struttura molecolare complessa formata da rRNA e proteine ribosomiali.
Ricordiamo che: in Eucarioti gli rRNA vengono prodotti nel nucleolo (tranne il 5S prodotto nel
nucleo) dove entrano anche le proteine ribosomiali prodotte nel citoplasma che si assemblano
con i
rispettivi rRNA per dare i ribosomi. In Procarioti tutto ciò avviene nel citoplasma.
I ribosomi sono formati da due subunità (piccola e grande) che si assemblano solo al
momento della traduzione.
I ribosomi procariotici sono più piccoli dei ribosomi eucariotici: le differenze tra ribosomi
procariotici ed eucariotici sono dovute al numero e alle grandezze diverse degli rRNA e al
numero e alle grandezze diverse delle proteine.
S= velocità a cui sono sottoposte per migrazione in un gradiente di saccarosio.

Capitolo 7. Traduzione 3
Siti in cui si lega l’anticodone con il codone. Ma che intervengono solo dopo che si lega quello
per la Met.

3.1 Inizio traduzione


L'mRNA si lega alla SUBUNITA' PICCOLA ribosomiale e al tRNAmet (codone con anticodone)
grazie a fattori di inizio. Il primo tRNA viene incorporata quando ancora non è formato del tutto
ma solo con la minore. A questo punto si assembla la subunità grande, che contiene A e P
per i tRNA. Solo il 1° tRNAmet si lega direttamente al sito P.

Il 2° tRNA con l‘AA corrispondente si lega all'mRNA e al sito A della subunità grande. Una
volta che è avvenuto il legame tra i 2 amminoacidi, tRNA risultano liberi, e scivolando, il 1° va
nel sito E e il sito A è libero x altri tRNA. Finché non si arriva a un punto in cui, in
corrispondenza del sito A non può aggiungersi più nessun tRNA e si legano i fattori di rilascio
che fanno rilasciare la proteina prodotta e impedire che si attacchino tRNA a caso.

Le due subunità ribosomiali si disassemblano, pronte per un nuovo ciclo di traduzione.

Ottenuta la proteina, si fanno delle modificazioni post-traduzionali:

Proteolisi ➔ la rottura del polipeptide permette ai frammenti di ripiegarsi assumendo


forme differenti

Glicosillazione ➔ l'aggiunta di zuccheri è importante per l'indirizzo e il riconoscimento


della proteina

Fosforillazione ➔ l'aggiunta di gruppi fosfato a altera la forma della proteina

Capitolo 7. Traduzione 4
🧬
Capitolo 8. Geni, genomi e
cromosomi
1. Definizioni
Genoma: la sequenza completa del materiale genetico di un organismo. Include il DNA
nucleare e quello degli organelli (mitocondri e mitocondri+cloroblasti nelle piante). La capacità
di regolare in modo fine a partire da livelli diversi è impo x differenziare funzionalmente le
cellule. Genoma aka tutte le cellule dell’organismo

Trascrittoma: il gruppo completo degli RNA di una cellula, tessuto od organismo. Include gli
mRNA, ma anche l’RNA non codificante. Ci si riferisce a quelle cellule specifiche x un tessuto.

Proteoma: il gruppo completo delle proteine espresse dal genoma, ci riferisce nello specifico
a determinate cell in un det momento. È più grande del numero di geni. Talvolta usato per
descrivere le proteine espresse da una cellula in un determinato momento.

Man mano che saliamo nella scala evolutiva, aumenta la complessità di tutti i meccanismi
genetici / “cellulari”.

Organismi evoluzionisticamente simili, possono avere dimensioni di genoma molto diversi.


Non sempre le dimensioni del DNA dei genomi riflette la quantità dei geni. Non c’è sempre
una relazione lineare tra valore C e numero dei geni. ➔ valore C di un gene: quantità totale di
DNA contenuta in un genoma aploide.

I genomi minimi riflettono la complessità degli organismi. Un aumento della grandezza del
genoma è necessaria per la complessità dei procarioti ed eucarioti inferiori.

Dimensione media=5 kbasi, ma ci sono geni anche più grandi.

Capitolo 8. Geni, genomi e cromosomi 1


Aumentano le dimensioni dei geni man mano che la struttura delle cellule(?) diventa
complessa. ➔ Ciò che le differenzia è la presenza o meno degli introni.

Il lievito (1° euca) situa simile ai procarioti perché nel lievito, pur essendo un eucariote, ha per
il 96% geni privi di introni e solo 4% è formato da 2 esoni e max 4.
Mano a mano che saliamo nella scala evolutiva, aumenta la presenza di introni ed esoni nei
geni. (es mammiferi geni con >60 esoni)

La lunghezza media degli esoni non varia, è quella degli introni che aumenta con la
complessità degli organismi

Es. nel lievito esoni lunghi 100-200 nucleotidi, nella drosophila circa 150 nucleotidi, nell’uomo
il 60% degli esoni è di circa 100 nucleotidi; lievito 0 introni, drosophila media di introni di 487
paia di basi, nell’ uomo il 20% degli introni ha una lunghezza di 1-5 kbasi.

Scala evolutiva: maggiore dimensione introni e grandezza del genoma

1.1 Genomi batterici


Relazione tra dimensione del genoma e numero di geni: c’è una relazione lineare xk nei
procarioti la quasi totalità del DNA ha dei geni, che possono essere o per proteine o per RNA
➔ quasi tutto il DNA codifica, quindi la relazione è lineare

1.2 Genomi eucariotici


N di geni e dimensioni del genoma: c’è un range vario di numero di geni che non sempre
correla con le dimensioni del genoma.

Gli eucarioti superiori hanno più geni, ma il loro numero non correla con la dimensione del
genoma

Il genoma degli eucarioti unicellulari è simile a quello dei procarioti

1.3 Geni nei mammiferi


Di tutto il genoma umano, soltanto il 25% contiene geni (≠procarioti). Tutto il resto: DNA
ripetitivo (seq ripetute molte volye), altro DNA intragenico.
Solo il 5% del 25% contiene info codificanti nelle proteine ➔ Solo 1% del genoma umano
consiste di regioni codificanti.
Tutto il resto: regioni regolative, regioni introniche e DNA ripetuto


Il genoma umano ha 25.000 geni; >80% dei geni umani hanno splicing alternativi
(mediamente abbiamo 4 forme di splicing per ogni …) ➔ Il proteoma ha 50-60,000 membri
Il gene umano medio: In media un gene umano ha 9 esoni e 8 introni ed è lungo 27 kb. Gli
esoni terminali sono più lunghi. Solo 5% è codificante. Abbiamo esoni terminali più lunghi,
esoni interni con 154 paia di basi e introni interni con 3365 paia di basi.

Capitolo 8. Geni, genomi e cromosomi 2


1.4 Differenze tra le strutture dei genomi di virus, batteri e
mammiferi
I Virus:
Sono stati utili per comprendere alcune caratteristiche della trasmissione genetica e abbiamo
fondamentalmente 2 tipologie di virus. I tipi di virus si differenziano per il genoma virale che
hanno. Se i virus hanno:

Dna a doppio filamento ➔ mRNA

DNA a solo filamento ➔ viene copiato ➔ mRNA

RNA a singolo filamento che funziona da mRNA

RNA a singolo filamento che viene copiato per mRNA

RNA a doppio filamento ➔ uno x trascrivere mRNA

Abbiamo inoltre i retrovirus che hanno:

RNA a doppio filamento che si copia un filamento di DNA, il quale viene copiato a sua
volta x formare DNA doppio filamento e da qui poi si forma mRNA.

Ciclo virale: Quando un virus, sia a DNA che a RNA (tranne retrovirus), infetta una cellula:
virus si attacca alla cellula attraverso la sua struttura, inietta il suo genoma, il quale viene
duplicato, trascritto e tradotto in proteine ➔ vanno a formare il rivestimento, nel quale viene

Capitolo 8. Geni, genomi e cromosomi 3


incapsulato il genoma ➔ nella cellula si formano delle particelle virali complete che lisano la
cellula e vengono dispersi, propagando infezione

Una generica infezione virale: il funzionamento della cellula viene dirottato verso la
produzione di nuovi virus

Retrovirus:
Esempio HIV ➔ si lega alla cellula, la particella viene inglobata all’interno della cellula, il
capside viene disintegrato e abbiamo RNA virale.

Noi abbiamo sempre parlato di: replicazione – trascrizione – traduzione ➔ DNA – RNA –
proteine;

Nei retrovirus la molecola di RNA funge da stampo per produrre DNA. Abbiamo RNA
retrotrascrizione (inverso alla trascrizione) – DNA. Ciò è reso possibile da un enzima chiamato
trascrittasi inversa. (= DNA – RNA polimerasi - RNA – trascrittasi inversa che fa una
retrotrascrizione (processo inverso della trascrizione), è in grado di leggere l’info nel RNA e
produrre il DNA – DNA prima a singolo filamento, poi copiato a doppio filamento e poi
trascrizione) ➔ motivo x cui il dogma centrale della biologia andrebbe revisionato
Si chiamano retrovirus perché il loro genoma è composto da RNA (virus) e perché la loro
propagazione prevede il passaggio attraverso uno step indietro

Uno dei retrovirus è il Sars-Cov-2 che quando infetta le cell umane, le RNA virali vengono
integrate nella cellula e poi subisce una retro-trascrizione creando un DNA complementare il
quale è integrato nel DNA ospite, formando un provirus. Di questo poi ne viene trascritto un
solo filamento, formando un mRNA, il quale va nel citoplasma, crea proteine e il virus si
estende in tutto il corpo VEDERE FILMATO!!!!

I virus Batterici:

I virus possono infettare sia eucarioti che procarioti (➔fagi)


Fagi: caratterizzati da particelle fagiche nella testa, uno scheletro, una coda con delle fibre
grazie alle quali il fago si attacca al batterio e ci inietta il suo DNA.

Quando i batteri vengono infettati da questi fagi, tutto il macchinario dei batteri viene deputato
alla nuova produzione di nuovi fagi (fagi virulenti) attraverso un ciclo litico: DNA iniettato nei
batteri fino alla lisi

Vi sono poi Batteriofagi temperati:


Possono adottare o un ciclo litico o un ciclo lisogenico ➔ quando un fago infetta una cellula, lo
scopo del fago è quello di lisare una cellula e la lisi efficace solo se cell infettate hanno un
macchinario di trascrizione ben funzionante, altrimenti non è vantaggioso per il fago infettare.

Questi fagi possono scegliere se lisare altre cellule o inserirsi all’interno del DNA del batterio
sottoforma di profago ➔ DNA batterico replicato, ma il DNA del virus resta senza provocare
lisi finché non decide di provare lisi, in cui vengono indotte nuove copie di DNA x formare
nuove particelle fagiche.

Esempio fago λ:

Capitolo 8. Geni, genomi e cromosomi 4


I Batteri:

Hanno un unico cromosoma circolare e superspiralizzato. Abbiamo dimensioni variabili (0.6-


8.6 Mb; 1100-1400 µm_ E. coli= 4,6 milioni di bp e circa 4700 geni). La replicazione è
bidirezionale, da una singola origine, semiconservativa. Rispetto al DNA eucariotico che è
compattato a causa degli istoni, nei batteri non abbiamo istoni ma abbiamo ‘histone-like’
proteins o ‘nucleoidassociated’ proteins deputate a impacchettamento del cromosoma e
regolazione della trascrizione.
Il genoma di E. coli: molecola circolare. Abbiamo 4.639.675 paia di basi, abbiamo i geni che
codificano per RNA, altre x proteine essenziali e altre non essenziali con funzioni ancora
sconosciute. Tutto il genoma è occupato di geni (sia essenziali che non!)

1.5 Genomi extranucleari


(Genomi eucariotici)

Mitocondri

Cloroplasti ➔ solo piante

Sono organelli nel citoplasma (extranucleari) e quindi i loro geni vengono chiamati geni
extranucleari, extracromosomici, citoplasmatici.

TEORIA ENDOSIMBIONTICA:
Mitocondri e cloroplasti derivano da batteri endosimbionti che hanno invaso le cellule
eucariote ancestrali. Si è creata una relazione di rapporto reciproco. La relazione di reciproco
vantaggio si è evoluta in un rapporto di completa interdipendenza. Nel corso di questa
endosimbiosi è avvenuto scambio di geni tra i DNA nucleare, mitocondriale e plastidiale.

Capitolo 8. Geni, genomi e cromosomi 5


Il genoma mitocondriale (mtDNA):
Formato da un’unica molecola circolare e super-avvolta. Abbiamo un contenuto di guanine e
citosine èiù alto rispetto al DNA nucleare. Non hanno proteine strutturali (non hanno istoni).

Esistono numerose copie di mitocondri x cell, ma all’interno dei mitocondri abbiamo numerose
copie della stessa molecola di DNA per organello ➔ Il numero di molecole di mtDNA è
elevato: numerose copie per organello, e numerosi organelli per cellula.

Perché Mitocondri=funzione di dare energia ➔ ecco perché c’è molta variabilità di contenuto
di organelli e DNA mitocondriale
Le dimensioni del mtDNA sono molto variabili:

Vertebrati ➔ 16 kb

Lievito ➔ 80 kb

Piante ➔ ~100 kb – 2 Mb

Contenuto del mtDNA: Il mtDNA contiene i geni per:

tRNA

rRNA

citocromo-ossidasi, NADH-deidrogenasi, subunità aATPasi. ➔ catena respiratoria

Alcune proteine mitocondriali, incluse quelle della catena respiratoria, sono codificate dal
nucleo:

DNA polimerasi, fattori di replicazione

RNA polimerasi, fattori di trascrizione

Proteine ribosomali, fattori di traduzione

citocromo-ossidasi, subunità ATPasi.

Ciò a testimonianza del fatto che alcune parti del DNA dei procarioti che hanno colonizzato le
cellule, è stata inserita dagli organelli al nucleo

Il DNA mitocondriale umano:

Capitolo 8. Geni, genomi e cromosomi 6


Replicazione del mtDNA:

1. La replicazione è SEMICONSERVATIVA e sfrutta una DNA polimerasi specifica dei


mitocondri.

2. Avviene durante tutto il ciclo cellulare a differenza del DNA nucleare che avviene solo
quando la cell si divide per formare le cell figlie

3. I mitocondri non sono sintetizzati de novo, ma crescono e si dividono.

La replicazione avviene nei mitocondri, dove avviene anche la trascrizione e traduzione.


Trascrizione mtDNA: Gli mRNA mitocondriali sono sintetizzati e tradotti nei mitocondri.
Mammiferi:

Non hanno introni

Il mtDNA è trascritto come un’unica molecola di RNA (policistronico)

La maggior parte dei geni è separata da tRNA


➔ Ultime 2 come ai procarioti

Piante e lievito:

Congtengono introni e seq non codificanti

Non sono separati da tRNA

Alcuni geni mancano di un codone di STOP completo

Traduzione del mtDNA

Capitolo 8. Geni, genomi e cromosomi 7


Il genoma del cloroplasto (cpDNA):

È circolare, a doppio filamento

È privo di proteine strutturali

Ha un diverso contenuto in GC

Il cpDNA è più grande del mtDNA (~80-600 kb).


I cpDNA sono presenti in numerose copie.
Il cpDNA presenta sequenze non-codificanti.
Il cpDNA ha geni per:

tRNA

rRNA

Proteine richieste per la traduzione, la trascrizione, la fotosintesi

Altre proteine del cloroplasto sono codificate dal nucleo.


Quindi questi 2 organelli (cloroplasti e mitocondri) hanno un genoma proprio, struttura simile a
quella dei batteri da cui essi originano (es no istoni). Per quanto riguarda i mitocondri, le
cellule hanno un contenuto diverso di mitocondri a seconda del tessuto – specifico, e DNA
mitocondriale, che riflette il loro ruolo (dove è molto alta la richiesta di energia, ce ne stanno di
più). È vero che i mitocondri hanno geni che codificano per le proteine che hanno un’ attività
mitocondriale, ma molti geni sono anche codificati dal nucleo. I geni per proteine mitocondriali
possono essere codificati da mitocondri o dal nucleo.

2. Organizzazione del DNA (nucleare) nei


cromosomi:
Il DNA nucleare è associato a proteine in complessi detti CROMOSOMI.

Il compattamento è essenziale per vari motivi:

1. Contenimento nel ristretto spazio cellulare

2. Protezione da possibili danni

Capitolo 8. Geni, genomi e cromosomi 8


3. Maggiore stabilità per una corretta espressione dell’informazione

4. Efficiente trasmissione alle cellule figlie

5. Organizzazione strutturale che facilita l’espressione genica e la ricombinazione omologa,


che genera la diversità individuale.

CROMOSOMA EUCARIOTICO: metà DNA e metà proteine, la > parte ISTONI. Le proteine
NON-ISTONICHE hanno funzioni regolative (replicazione, trascrizione, riparazione,
ricombinazione).
Compattamento => minore accessibilità per le proteine => minor metabolismo del DNA.
La competizione spazio-temporale fra compattamento e accesso di proteine a diverse regioni
del cromosoma è alla base della regolazione dell’espressione genica.
Attraverso livelli successivi di avvolgimento della cromatina i circa 2 metri di DNA a doppia
elica formano i cromosomi che si osservano durante la divisione cellulare.
Struttura dei cromosomi:

Centromeri: sono le costrizioni primarie, le regioni di associazione tra i cromatidi fratelli, è il


centro.

È una struttura importante per la divisione cellulare ➔ essenziali per la segregazione dei
cromosomi durante la divisione cellulare (i frammenti acentrici vengono persi).
Nel DNA abbiamo tanto DNA ripetitivo, il quale è presente nei centromeri, in cui abbiamo la
eterocromatina che è molto compattata e non contiene geni.
Esistono proteine che sono in grado di associarsi in maniera specifica alle sequenze del DNA
centromerico.
Telomeri: regioni terminali dei cromosomi, composte di DNA altamente ripetuto, non
codificante. Strutture specializzate costituite da DNA e proteine che “incappucciano” le
estremità dei cromosomi eucariotici. (telomeri=cappuccio di DNA e proteine)
Hanno diverse funzioni:

Mantengono l’integrità strutturale

Assicurare la replicazione dell’intero DNA

Preservare l’architettura 3D del nucleo.

Nell'uomo ad ogni replicazione, i telomeri si accorciano di un certo numero di paia di basi. Il


continuo accorciarsi dei telomeri è in relazione con la senescenza delle cellule somatiche e
con la prevenzione del cancro. Se l’accorciamento continuasse in modo incontrollato,
andrebbero perse info preziose. Inoltre, l’invecchiamento delle cellule non deve riguardare le
germinali, in cui è impo che i telomeri rimangano sempre di una dimensione giusta. Nelle
cellule germinali le TELOMERASI aggiungono sequenze ripetute di DNA alle estremità dei
cromosomi.
Tutti i telomeri di una determinata specie presentano sequenze comuni

Capitolo 8. Geni, genomi e cromosomi 9


Struttura di un cromosoma eucariotico:

I cromosomi possono avere diverse forme:

Centromero in posizione mediana

Centromero in posizione submediana

Centromero in posizione subterminale

Centromero in posizione terminale

Braccio corto: p= petite


Braccio lungo: q=segue p nell’alfabeto

Capitolo 8. Geni, genomi e cromosomi 10


🧬
Capitolo 9. La trasmissione
dell’informazione genetica
1. La divisione cellulare
Le caratteristiche che contraddistinguono le cellule dal punto di vista del materiale genetico:

1. Tutte le cellule somatiche che derivano da membri della stessa specie hanno lo stesso
numero di cromosomi. Nella maggior parte dei casi questo numero è DIPLOIDE (2n). ➔
corredo cromosomico doppio

2. I cromosomi esistono in coppie e i membri di ciascuna coppia sono detti OMOLOGHI.

3. Il numero APLOIDE (n) costituisce il genoma della specie, è la metà del numero diploide.

4. Coppie omologhe di cromosomi hanno siti identici per i geni nella loro lunghezza (loci,
sing. locus).

5. Negli organismi a riproduzione sessuata un membro di ogni coppia deriva dalla madre e
l’altro dal padre ➔ EREDITÀ BIPARENTALE.

Nell’uomo il numero diploide è 46 e il numero aploide è 23.

La divisione cellulare consiste nel processo che porta le cellule da


diploidi a aploidi

1.1 La mitosi
Definizione: è la divisione di 2 cellule figlie che saranno identiche tra di loro e alla cellula
madre.

Capitolo 9. La trasmissione dell’informazione genetica 1


Schema: dai 46 cromosomi che compongono il patrimonio genetico, il materiale viene
duplicato e ciascuna coppia di ciascun cromosoma, migra verso ciascuna delle due cellule
che si ottengono al termine della divisione

Ciascuno dei cromosomi si riproduce integralmente. Una copia di ciascun cromosoma


migrerà in ciascuna delle due cellule che si ottengono al termine della divisione.

A partire da una cell se ne fromano 2

Ciascun cromosoma si duplica producendo due copie identiche: i cromatidi fratelli, uniti
insieme dal centromero. Poi questi si separano e ciascuna copia migra nelle 2 cell che si
stanno originando.

La mitosi (= l’intervalllo in cui la cell si divide) rappresenta solo una piccola parte del ciclo
cellulare, la maggior parte del periodo la cell la passa nell’interfase (tempo tra una divisione e
l’altra).

Le fasi della mitosi

Le varie parti della mitosi sono:

Interfase ➔ G1,S,G2; cromatina rilassata perché in S dev’essere duplicato. Per un ciclo


medio di circa 16h, solo 1h è quella in cui avvengono tutte le fasi della divisione cellulare
per la maggior parte del tempo la cellula è in interfase, dove distinguiamo: G1, S, G2
durante le quali la cell si prepara per dividersi.

Capitolo 9. La trasmissione dell’informazione genetica 2


G1 ➔ cell cresce ed esplica le sue funzioni. La cell, una volta che va via da G1, non
può andare indietro.

S ➔ cell replica il suo DNA. Fase molto importante xk il DNA viene duplicato, la cellula
raddoppia il n di cromosomi

G2 ➔ cell si prepara per dividersi

G0 ➔ fase che ha le cell che non vanno incontro a divisioni.

Fase mitotica vera e propria:

Profase ➔ condensazione di cromatina in cromosomi. Formazione del fuso mitotico che


consente ai cromosomi di scivolare alle 2 estremità e di formare le cell figlie.

Metafase ➔ I cromatidi (copie di cromosomi) si ancorano alle fibre del fuso mitotico al
centro di questo fuso. I cromosomi si raggruppano al centro della cellula e formano la
piastra equatoriale/piastra metafasica. Questa è la fase in cui possiamo individuare i
cariotipi.

(Colorazioni diverse in AT o GC ci permettono di distinguere i diversi cromosomi. L’uso in


contemporanea di diverse colorazioni permette di riconoscere ciascuna coppia di cromosomi
grazie alle combinazioni di bande caratteristiche, ciò è importante xk quando faccio un
cariotipo devo sapere con esattezza quale cromosoma sto analizzando)

Anafase ➔ i cromatidi fratelli si separano e ciascuno dei due viene trascinato dalle fibre
del fuso mitotico e migrano verso le 2 estremità della cellula

Telofase ➔ I cromosomi si «despiralizzano » e tornano a formare la cromatina. Si


cominciano a riformare le membrana del nucleo ed il nucleolo.
Citochinesi: La membrana cellulare si contrae all’equatore della cellula per dividere la
cellula in due (cellule animali).; Si forma una nuova parete all’equatore della cellula
(cellule vegetali).

1.2 La meiosi

Gli organismi superiori si riproducono mediante l’unione di due cellule sessuali specializzate
→ i gameti (aploidi) che si uniscono a formare un’unica cellula chiamata zigote (diploide).
I gameti sono prodotti nelle gonadi (testicolo e ovaio) a partire dalle cellule germinali.
Se i gameti (cellule uovo e spermatozoi) avessero lo stesso numero di cromosomi delle cellule
del genitore che lo produce, lo zigote avrebbe un n° doppio di cromosomi e questo

Capitolo 9. La trasmissione dell’informazione genetica 3


raddoppiamento si verificherebbe ad ogni generazione.

Il mantenimento di un numero costante di cromosomi è assicurato mediante un tipo


particolare di divisione cellulare “riduzionale” chiamato meiosi ➔ riduce il n di cromosomi delle
cellule.

La meiosi: è quel tipo di divisione cellulare che da cell diploide porta alla formazione di cellule
aploidi e questo avviene perchè il DNA si replica una volta sola e la cellula si divide due volte.
Durante la meiosi una cellula diploide va incontro a 2 divisioni cellulari, producendo
potenzialmente 4 cellule aploidi. È un processo fondamentale per garantire la conservazione
dello stesso numero di cromosomi all’interno di ogni specie.

Le fasi della meiosi (meiosi l e ll)

La meiosi consiste di due divisioni nucleari e citoplasmatiche denominate prima e seconda


divisione meiotica.

Presupposto: DNA già duplicato

Meiosi l: due membri di ogni coppia di cromosomi omologhi prima si uniscono, poi si
separano e vengono distribuiti in nuclei distinti, rimanendo sempre aploidi formati da una
coppia di cromatidi fratelli

Meiosi ll: i cromatidi che costituiscono ciascun cromosoma omologo si separano e


vengono distribuiti ai nuclei delle cellule figlie.

Le fasi della meiosi l

Anche la meiosi è formata da più fasi; ciò che avviene nella meiosi 1 è importate, soprattutto
nella profase 1 perché garantisce il n di cromosomi nella specie (gameti diploidi) ed è anche
importante per il crossing over = durante la meiosi può avvenire scambio di info tra le regioni
di cromosomi omologhi.

Capitolo 9. La trasmissione dell’informazione genetica 4


Durante la profase 1 abbiamo i 2 membri di una coppia di cromosomi omologhi che si
avvicinano e dato che hanno gli stessi geni, può avvenire uno scambio di materiale genetico
da un membro all’altro. Si è creato un patchwork tra cromosomi di origine materna e paterna,
proprio perché c’è questo crossing over.
Nella profase l:

1. Condensazione della cromatina interfasica. “Ricerca di omologia” fondamentale per


l'appaiamento iniziale degli omologhi.

2. Allineamento dei cromosomi. Formazione del COMPLESSO SINAPTONEMALE. Gli


omologhi appaiati sono detti BIVALENTI.

3. Appaiamento tra i due membri di ciascun bivalente (SINAPSI). Ciascun omologo è


riconoscibile come doppia struttura. Ciascun bivalente contiene 4 cromatidi (TETRADE).

4. Separazione tra coppie di cromatidi fratelli. CHIASMI: Aree di contatto tra cromatidi non
fratelli che hanno effettuato uno scambio di materiale genetico (CROSSING-OVER:i
cromosomi si appaiono e avviene lo scambio di info geni di due cromosomi omologhi. Due
cromatidi restano originali, parentali, e due cromatidi sono oggetto di questo scambio e
per questo sono chiamati
“ricombinanti”).

5. Terminalizzazione: I cromosomi vengono tirati in direzioni opposte, con i cromatidi non-


fratelli associati attraverso i chiasmi.

Nell’anafase l: I componenti di una coppia di cromosomi omologhi si dirigono verso i poli


opposti; i centromeri NON si sono divisi quindi i cromosomi sono composti da due cromatidi e
sono detti DIADE.

Nella telofase l: 2 cellule figlie con metà dei cromosomi formati ciascuno da due cromatidi
fratelli.

Le fasi della meiosi ll

Nella meiosi 2:

Profase II: Condensazione dei cromosomi, formazione del fuso mitotico,


disintegrazione dell'involucro nucleare

Capitolo 9. La trasmissione dell’informazione genetica 5


Metafase II: Allineamento dei cromosomi lungo la piastra metafasica.

Anafase II: Separazione e migrazione dei cromatidi fratelli verso i poli del fuso

Telofase II - Citocinesi: 4 cellule con metà numero dei cromosomi formati ciascuno da un
cromatide.

La meiosi è importante perché:


1. Porta alla produzione di cellule aploidi

2. Crossing over: nella profase I durante l’appaiamento tra i cromosomi omologhi (tetradi)
può avvenire uno scambio reciproco di parti tra cromosomi omologhi

3. Assortimento casuale dei cromosomi omologhi (I divisione) e dei cromatidi fratelli (II
divisione) con formazione di nuove combinazioni. All’anafase I gli omologhi si disgiungono
e migrano ai due poli della cellula in modo indipendente per ogni paio, allo stesso modo si
comportano i cromatidi fratelli all’anafase II.
Durante la 1 divisione meiotica, c’è già un primo rimescolamento dei cromosomi perché le
prime due cell che si originano dalla diploide, riceveranno es 1 madre, 2 padre o
viceversa. Poi avviene il crossing over e ciò influenza l’assortimento casuale(= alla prima
divisione meiotica si avranno 2 cell che avranno una combinazione variabile di quelli che
erano i cromosomi materna e quelli di origine paterna della cell iniziale.). Inoltre, poi vi è la
2 divisione meiotica, anch’esso in modo casuale ➔ ciò porta al rimescolamento del
patrimonio genetico.

Schema riassunto:

Le differenze tra meiosi e mitosi:

Capitolo 9. La trasmissione dell’informazione genetica 6


1. La meiosi comporta 2 successive divisioni nucleari citoplasmatiche con potenziale
produzione di 4 cellule.

2. Nonostante le due divisioni il DNA subisce una sola duplicazione durante l’interfase che
precede la prima divisione meiotica

3. Ognuna delle 4 cellule prodotte contiene un n° aploide di cromosomi, cioè solo un


esemplare di ogni coppia di omologhi.

4. Durante la meiosi l’informazione genetica che proviene da entrambi i genitori viene


mescolata, così che ogni cellula possiede una combinazione di geni potenzialmente
unica. ≠ mitosi conservativa.

Riassunto:

Il numero dei cromosomi è caratteristico di ciascuna specie. Nell’uomo 46 cromosomi


divisi in coppie di omologhi: corredo cromosomico diploide

Ogni coppia di cromosomi contiene un cromosoma di origine paterna e un cromosoma di


origine materna

Produzione di cellule aploidi: gameti (spermatozoi e cellule uovo)

La fusione di 2 gameti (aploidi) durante la fecondazione porta alla formazione di un nuovo


individuo (diploide) detto zigote

I gameti sono prodotti nelle gonadi a partire dalle cellule germinali (fondamentali x dare
origine allo zigote) tramite una divisione cellulare riduzionale: meiosi

Tutte le altre cellule dell’organismo sono dette cellule somatiche, sono diploidi e si
dividono tramite una divisione cellulare: mitosi

Capitolo 9. La trasmissione dell’informazione genetica 7


Capitolo 9. La trasmissione dell’informazione genetica 8
🧬
Capitolo 10. Genetica mendeliana
0. Glossario:
Gene: unità ereditaria fondamentale

Locus (pl. Loci): posizione di un gene su un cromosoma. Ogni coppia di cromosomi


contiene gli stessi geni nello stesso ordine ma non necessariamente in forma identica
perché ci sono gli alleli.

Alleli: forme alternative di uno stesso gene.

Un individuo diploide quanti alleli ha? 2; Un gamete quanti ne ha? 1.

Genotipo: costituzione genetica di un individuo, sia riferito ad un singolo gene, sia


all’insieme dei suoi geni.

Fenotipo: manifestazione fisica di un carattere genetico

La relazione tra genotipo e fenotipo non è lineare ma è molto complessa perché il fenotipo
non è dato solo dal genotipo (in alcuni casi sì) ma anche da fattori ambientali; ecco perché un
genotipo da origine a fenotipi diversi.

Norma di Reazione: interazione tra fenotipo e ambiente, a partire dallo stesso genotipo. Il
genotipo fissa il potenziale per lo sviluppo, ma la manifestazione del fenotipo entro i limiti
imposti dal genotipo può dipendere dagli effetti ambientali (INTERAZIONE
GENOTIPOAMBIENTE).
Es drosophila vestigia: variabili ➔ temperatura ambientale e sesso inteso come ambiente
interno

Il fenotipo (manifestazione di una particolare caratteristica fisica) è determinata dal genotipo


ma è influenzata dall’ambiente e dall’azione di altri geni (background genetico).

1. Analisi mendeliana
Già precedentemente i contadini facevano selezioni tramite incroci di piante che davano i
fenotipi desiderati. Mendel ha fatto una serie di esperimenti importanti perché li ha condotti
con un rigore estremo, facendo incroci programmati e studiando un numero molto elevato di
piante; ciò ha permesso di concludere gli studi ed affermare i principi basilari dell’ereditarietà.

MENDEL:

Non sapeva che i caratteri fossero dovuti ai geni sui cromosomi; c’è un assortimento
indipendente dei geni a causa della meiosi durante la formazione dei gameti.

Capitolo 10. Genetica mendeliana 1


Ha condotto gli esperimenti sulle piante di pisello che differivano per 7 caratteri in cui
fenotipo era determinato unicamente dal genotipo.

Ha fatto degli esperimenti di incroci (piante si riproducono per autoriproduzione). Per


ottenere una impollinazione incrociata, asportò gli stami di un fiore immaturo e cosparse il
carpello di questo con il polline raccolto da un altro fiore ➔ possibilità di fare incroci senza
possibilità di autoimpollinazione e quindi sapere quale pianta forniva i gameti femminili e
quale pianta fornisce quella maschile.

Ha fatto esperimenti su piante di cui conosceva già il fenotipo.

Studiò 7 coppie di caratteri (contrastanti e ben definiti ➔ fenotipo ben definito ed era possibile
stabilire senza dubbio quale fosse il fenotipo della progenie) di Pisum sativum:

1. Colore dei fiori: viola o bianco

2. Posizione dei fiori: assiale o terminale

3. Colore dei semi: giallo o verde

4. Aspetto dei semi: liscio o rugoso

5. Forma dei baccelli: semplice o con strozzature

6. Colore dei baccelli: baccello giallo o verde

7. Lunghezza del fusto: pianta alta o nana

Sapeva che i semi derivavano da linee pure ➔ LINEE PURE: popolazione che si comporta in
modo costante per il carattere in esame.

Es: semi con colore viola, fiori sempre viola anche nella sua progenie.
Questo fu un aspetto importante per gli esperimenti di Mendel perché era certo che se non
avesse incrociato questi semi, tutte le generazioni avrebbero avuto sempre lo stesso fenotipo
I primi esperimenti avevano piante che differivano per un solo carattere; avevano semi gialli e
semi verdi.

P➔ generazione parentale; F ➔ progenie

(P) Piante con semi gialli X Piante con semi verdi = (F1) ➔ seme giallo

(P) Fiori viola X Fiori bianchi = (F1) ➔ fiori viola

Capitolo 10. Genetica mendeliana 2


F1= mostrava solo 1 dei fenotipi delle piante parentali ➔ Uno dei due tratti contrastanti
scompare nella generazione F1.

Partendo da ciò, inizia a pensare che, x es., l’altezza fosse dominante sulla bassezza.
Comincia a definire come dominante il carattere che persiste in F1 e quello che scompare in
F1 come remissivo. Ciò vale per tutti i caratteri.

Mendel ha lasciato che le piante di F1 poi si autoriproducessero:


(F1=P ) semi gialli X semi gialli = (F2) ➔ ricompariva il carattere recessivo che era scomparso
in F1 e quindi la progenie di F2 è formata sia da semi gialli e semi verdi, in un rapporto dei
fenotipi di 3:4 per i gialli e 1:4 per i verdi. (75% carattere dominante)

Ciò porta ad affermare: Il tratto scomparso nella generazione F1 ricompare nella F2, in ¼
degli individui.
Successivamente ha cercato di capire se il fenotipo della progenie poteva essere influenzato
da quale pianta dava i gameti maschili e femminili.

Mendel parte da fiori bianchi (gameti maschili) e impollina i fiori viola a cui aveva tolto le
arter(?)(gamete femminile) ➔ fiori viola; ha fatto lo stesso al contrario ➔ lo stesso fiori viola.
Arriva alla conclusione che il carattere dominante non era influenzato dal sesso delle piante.
Incrocio reciproco: Il fenotipo della progenie rimane lo stesso indipendentemente dalle
piante di partenza.

Osservazioni:

1. Uno dei due tratti contrastanti scompare nella generazione F1, per poi ricomparire nella
F2.

2. Nella F2, ¾ delle piante apparivano come le piante della F1, mentre ¼ mostrava il tratto
contrastante che era scomparso nella F1.

3. In ciascun incrocio, le modalità di eredità erano le stesse, indipendentemente da quale


pianta aveva fornito i gameti femminili e quale quelli maschili (INCROCI RECIPROCI).

1.1 I principi della genetica


Da ciò derivano i principi della genetica:

Capitolo 10. Genetica mendeliana 3


1. I caratteri genetici sono controllati da fattori (i nostri alleli) che esistono in coppie nei
singoli organismi.

2. Quando due fattori diversi, responsabili di un unico carattere sono presenti in un dato
individuo, un fattore è dominante sull'altro, che viene detto recessivo.

3. Durante la formazione dei gameti, i fattori si separano, o segregano, casualmente, in


modo che ciascun gamete riceve con la stessa probabilità l'uno o l'altro di essi.

Prima legge di Mendel o Principio della Segregazione

I due membri di una coppia genica (alleli) segregano (si separano) l'uno
dall'altro durante la formazione dei gameti. Ciascun gamete porta solo
un singolo allele di ogni gene; la progenie deriva dalla combinazione
casuale dei gameti prodotti dai due genitori.

Se individuo è eterozigote, il gamete può ereditare in modo indifferente i 2 alleli (➔


segregazione di questi alleli è casuale).

L’individuo che deriva da un incrocio, prodotto dalla combinazione di 2 gameti, verrà prodotto
dalla segregazione casuale degli alleli dei genitori.

Schema per genotipi e fenotipi:

Carattere dominante: lettere maiuscole perché abbiamo un unico tipo di gameti;

Carattere recessivo: minuscola.

Sono omozigoti i P xk Mendel è partito da linee pure

F1 sarà eterozigote: Gg, con fenotipo dominante

F2 sarà formata da individui che avranno GG, altri gg, e altri Gg ➔ ¾ seme giallo e ¼
seme verde per il fenotipo; il genotipo invece sarà ¼ omozigote GG, ½ eterozigote, ¼
omozigote per carattere recessivo

Eterozigote è più facile da ottenere perché si può ottenere sia con G maschili e g femminile,
che con G femminile e g maschile. Abbiamo quindi una doppia possibilità.

1.2 L’ipotesi di Mendel: (in termini moderni)


I fattori responsabili della trasmissione ereditaria dei caratteri sono unità discrete (geni)
che compaiono in coppie, esistono in forme alternative (alleli) e si separano (segregano)
durante la formazione dei gameti.

Ogni pianta è provvista di due unità responsabili per ogni carattere, ognuna proveniente
da ciascun genitore. Le linee pure contengono una coppia di fattori identici (genotipo
omozigote).

Capitolo 10. Genetica mendeliana 4


Le piante della F1 contengono entrambi i fattori, uno per ciascuno dei fattori alternativi
(genotipo eterozigote), dei quali uno dominante (maschera l’espressione dell’altro) e il
secondo recessivo.

Esempio:

Schema= quadrato di Punnett che ci permette di vedere le combinazioni genotipiche e


fenotipiche che possiamo ottenere sapendo il genotipo P:

Omozigote: diploide con entrambe le copie dello stesso gene rappresentate dallo stesso
allele (AA, aa).

Eterozigote: diploide con le due copie dello stesso gene rappresentate da due alleli
diversi (Aa).

Dominante: quando il carattere risulta evidenziabile sia nell’omozigosi che nell’eterozigosi


(es. semi gialli <= GG, Gg)

Recessivo: quando il carattere risulta evidenziabile solo nell’omozigosi (es. semi verdi <=
gg)

Es. come per ciascuno dei loci dei cromosomi possiamo avere delle combinazioni:

Capitolo 10. Genetica mendeliana 5


Riassunto:

Incroci tra individui che differiscono tra loro in quanto omozigoti per due alleli diversi (AA e
aa) dello stesso gene danno origine ad una progenie (F1) costituita da individui identici tra
loro tutti eterozigoti (Aa)

Incroci tra eterozigoti F1 (Aa x Aa) danno origine ad una progenie (F2) in cui compaiono
genotipi diversi in rapporti definiti e costanti: ¼ omozigote per un allele (AA), ¼ omozigote
per l’altro allele (aa), ½ eterozigote (Aa)

Quadrato di Punnet
Rappresentazione semplificata delle possibili combinazioni gametiche per calcolare le
frequenze attese dei possibili genotipi; permette di calcolare le frequenze attese dei possibili
genotipi.

“Quanta probabilità ha AA di formare dei gameti che abbiano quell’allele? 50%”

Se io ho una pianta che ha un fenotipo dominante, come faccio a sapere il genotipo?


Reincrocio = è un incrocio tra un individuo di genotipo ignoto, che manifesta generalmente il
fenotipo dominante, e un individuo omozigote recessivo noto, effettuato allo scopo di
determinare il genotipo sconosciuto.

I fenotipi della progenie del reincrocio rivelano il genotipo dell’individuo in esame.


Esempio1:

Capitolo 10. Genetica mendeliana 6


Abbiamo i fiori viola e vogliamo capire se abbiamo il genotipo PP o Pp. Quindi lo reincrociamo
con una pianta pp, se ha i fiori bianchi ha per forza genotipo pp.
Nel caso che i fiori viola fossero PP: PP x pp = allora F1 avrebbe tutti i fiori viola Pp; se invece
la nostra pianta è Pp e la incrociamo con pp = F1 avrà ½ Pp e ½ pp.

Se l’individuo che si vuole testare è omozigote, dopo il testcross la progenie presenta tutta
il fenotipo dominante

Se l’individuo è eterozigote, metà della progenie avrà fenotipo dominante e l’altra metà
recessivo

Esempio 2:
Un allele mutato recessivo, nero, se presente in omozigosi, causa un corpo molto scuro in
Drosophila melanogaster.
Il colore selvatico normale è il bruno. Quale rapporto fenotipico è atteso nella progenie di un
incrocio tra una femmina nera e un maschio wild-type, il cui padre era nero? Femmina nera=
bb.
So per certezza che il maschio è Bb perché DERIVA DA UN RECESSIVO
Quindi: bb x Bb= ½ bruni ½ neri

Mendel dopo aver fatto esperimenti monoibridi, ha fatto incroci per piante che differivano per 2
paia di alleli contemporaneamente (diversi per 2 caratteri) ➔ incroci diibridi

Genotipi F1: Tutti SsYy

Fenotipi F1: Tutti Lisci e Gialli

Per effetto dell’assortimento indipendente.


Tutti i gameti si producono con la stessa frequenza = quando si forma uno zigote, ciascun
gamete femminile può fondersi con la stessa probabilità con ciascun gamete maschile.

Capitolo 10. Genetica mendeliana 7


Cosa succede in F2:
Vedere tutte le possibili combinazioni di gameti che si possono ottenere da questi individui.
Sia i gameti maschili che quelli femminili, possono avere 4 tipi di gameti:

1. 1 In cui entrambi gli alleli dominanti, perché abbiamo SY

2. 1 In cui entrambi gli alleli sono recessivi, sy

3. 2 In cui un allele è dominante e uno recessivo: Sy, sY

Perché quando si formano i gameti, i cromosomi si assortiscono in modo indipendente:


possono essere distribuiti nei gameti in modo indipendente.
Dato che abbiamo a che fare con individui con lo stesso genotipo, lo stesso vale per gli altri
gameti. Quindi ciascuna pianta può produrre 4 tipi di gameti con la stessa probabilità e
frequenza, ossia: nel momento in cui si forma lo zigote, si ha la fusione tra 2 gameti, ciascuno
dei gameti femminili può fondersi con la stessa probabilità con quelli maschili. Quindi posso
avere diverse combinazioni di genotipi che il diploide avrà e per capire le combinazioni devo
fare il quadrato di Punnett, stavolta formato da 16 parti perché 4x4=16:

Se facciamo GGWW x ggww otteniamo F1 dominante, ma anche se facciamo GGww x


ggWW il risultato di F1 non cambia perché partiamo da un carattere dominante in entrambi i
casi ➔ F1 = GgWw

F2 in cui vediamo che il fenotipo è:

9/16 è liscio e giallo

3/16 è liscio e verde

3/16 è rugoso e giallo

Capitolo 10. Genetica mendeliana 8


1/16 è rugoso e verde

S- in fenotipo = c’è il carattere dominante

Seconda legge di Mendel o Principio dll’assortimento indipendente


1° Legge di Mendel o Principio della Segregazione: I due membri di una coppia genica
(alleli) segregano (si separano) l'uno dall'altro durante la formazione dei gameti. Ciascun
gamete porta solo un singolo allele di ogni gene; la progenie deriva dalla combinazione
casuale dei gameti prodotti dai due genitori

Gli incroci diibridi hanno portato alla 2° Legge:

I geni che controllano caratteri diversi si distribuiscono in modo


indipendente l’uno dall’altro durante la produzione dei gameti.
(ricordiamo la funzione della meiosi)

L’assortimento indipendente è correlato agli eventi della meiosi I: L’orientamento dei


cromosomi omologhi in piastra metafasica determina il modo in cui si separeranno e verranno
distribuiti nei gameti ➔ Ci sono due modi diversi in cui due coppie di cromosomi omologhi

Capitolo 10. Genetica mendeliana 9


possono essere disposte alla metafase I che li distribuisce nelle due cellule figlie. Tale
disposizione è casuale.
(è per questo che nel quadro di Punnet si considerano i 4 gameti)

1.2 Come prevedere il risultato degli incroci:


Quadro di Punnet: Rappresentazione semplificata delle possibili combinazioni gametiche
per calcolare le frequenze attese dei possibili genotipi. Il quadrato di Punnett permette di
calcolare le frequenze attese dei possibili genotipi.

Metodo della ramificazione

Sia per il quadro di Punnet che per lo schema ramificato usiamo 2 leggi della probabilità che ci
permettono di vedere la probabilità che si verifichino i vari genotipi:

Se lancio una moneta, la probabilità di ottenere T è ½ e quella di ottenere C è ½. A ogni


lancio della moneta, la probabilità di ottenere T o C sono 2 eventi indipendenti: Due eventi
sono indipendenti quando il verificarsi dell’uno non influenza la probabilità del verificarsi
dell’altro.

Da qui viene la Legge del prodotto: la probabilità che si verifichino entrambi


contemporaneamente è pari al prodotto delle singole probabilità: se lancio 2 volte una
moneta, la probabilità che mi esca 2 volte T o C è data dalla probabilità di ottenere T al 1
moltiplicata per T al 2 = ½ x ½= ¼

Legge della somma: “se io lancio 2 volte la moneta, che probabilità ho di ottenere 1 volta
T e una volta C?” Se esiste più di un modo per avere un risultato (eventi escludentisi), la
probabilità totale si ottiene sommando le singole probabilità. Da due genitori Bb, si può
avere un figlio Bb con uovo B e spermio b (¼) o con uovo b e spermio B ( ¼ ) e la
probabilità totale è ½.

Da qui viene la Legge della probabilità composta: Quando due eventi indipendenti
avvengono contemporaneamente, la probabilità combinata dei due eventi è data dal
prodotto delle
probabilità individuali di ciascuno di essi.

Reincrocio con due caratteri indipendenti,


così come facevamo per capire se una
pianta con carattere dominante avesse
genoma etero- od omo- zigote: reincrociare
le nostre piante con una pianta che ha
genotipo omozigote recessivo. (funziona con
lo stesso principio per un carattere)

Capitolo 10. Genetica mendeliana 10


1.3 Incroci tra triibridi
Mendel prese in considerazione tre paia di caratteri contemporaneamente: colore e aspetto
dei semi, colore dei fiori.

Affinché si verifichino tutti e 3 questi eventi contemporaneamente, moltiplico le 3 probabilità (


¾ x ¾ x ¾ ), seguendo le proporzioni della seconda legge.

Con 3 caratteri ottengo 8 classi fenotipiche e


27 genotipiche.

In un incrocio, alla F2 ci sono 2n classi fenotipiche, dove n è il numero di coppie alleliche in


eterozigosi che si distribuiscono in modo indipendente. Inoltre, il numero delle classi
genotipiche è 3n dove n è il numero di coppie di alleli in eterozigosi che si distribuiscono in
modo indipendente.

Capitolo 10. Genetica mendeliana 11


2. Probabilità e statistica
Applicazioni delle leggi di Mendel per predire il risultato degli incroci genetici. Con che
probabilità si ottiene un certo tipo di progenie? Per questi calcoli si utilizzano 3 regole
matematiche:

Regola del prodotto ➔ usata per prevedere la probabilità di eventi indipendenti. Es:
lancio un dado e la probabilità di ottenere un determinato numero è di 1/6 a ogni lancio; la
probabilità che anche al 2 lancio venga fuori lo stesso numero è 1/6 x 1/6 = 1/ 36.
Es: se noi incrociamo piante con semi gialli e semi verdi, F1 sarà formata da semi gialli
eterozigoti e F2 sarà formata da ¾ semi gialli e ¼ semi verdi ➔ “qual è la probabilità in F2
di osservare 3 piante con semi verdi?”: ( ¼ ) ^ 3 = 1/64 = 0.016

Regola della somma ➔ usata per prevedere la probabilità di eventi mutualmente


esclusivi. Es: se noi lanciamo un dado, 1/6 uscirà 3 e 1/6 uscirà 4, la probabilità di
ottenere un 3 o un 4 = 1/6 + 1/6 = 2/6 = 1/3

Es: abbiamo un incrocio tra piante eterozigoti GgLl x GgLl =9:3:3:1 genotipi; abbiamo 4
classi fenotipiche ciascuna rappresentata in x/16 “qual è la probabilità di ottenere da
questo incrocio una progenie con semi gialli e lisci, (o) semi gialli e rugosi, (o) semi verdi e
lisci?”: 9/16 +3/16+3/16=15/16= 0.94= 94%
Esempio: Albinismo (carattere autosomico si manifesta solo se allele omozigote
recessivo). Due individui eterozigoti si uniscono e abbiamo un P che abbia normale
pigmentazione (3/14), P albino (1/4) ➔ che probabilità hanno i genitori di procreare 3 figli
tutti albini? Dato che l’evento non esclude che ciò si verifichi anche al secondo figlio;
quindi, sono eventi indipendenti ➔ ¼ x ¼ x ¼ = 1/64

27/64 perché ciascuno degli scenari ha una sua probabilità e la probabilità della coppia è
data dalla somma degli eventi

Espansione binomiale ➔ l’espansione ci dice la frequenza (probabilità) di ogni tipo di


campione di una data dimensione, permettendoci di trascurare l'ordine di comparsa.

Esempio 1: Qual è la probabilità di generare 5 figli, dei quali 2 affetti da albinismo e 3 con
pigmentazione normale?
Ci conviene applicare la distribuzione binomiale (a+b)^n;

A = prob che ciascun individuo nasca albino (A)=1/4

Capitolo 10. Genetica mendeliana 12


B = prob che nasca normale (N)=3/4

N = numero tot di termini= 5

Binomiale = (a+b)^5 Binomiale può essere:


➔ AAAAA
➔ AAAAN
➔ AAANN
➔ AANNN: 2 albini e 3 normali
➔ ANNNN
➔ NNNNN
Quali sono i coefficienti che determinano ciascuno di questi termini, possiamo farlo
attraverso il triangolo di Pascal: ci dice quali sono i coefficienti di questa espansione. Ogni
termine del triangolo e la somma dei due numeri che stanno immediatamente sopra a
destra e a sinistra.
Andiamo a sostituire i coefficienti alla nostra espansione:
➔ 1 AAAAA
➔ 5AAAAN
➔ 10AANNN
➔ 5ANNNN
➔ 1NNNNN

Binomiale = (a+b)^5 =
= a^5 + 5(a)^4 b + 10 (a) ^3 (b)^2 +10 (a)^2(b)^3+5a(b)^4+b^5

= 10 (1/4)^2 x (3/4)^3 = 10 (1/16) x (27/64) = 270 /1024= 0.26

L’espansione binomiale mi consente di arrivare a determinare quale sia la probabilità di un


dato evento, senza considerare le probabilità di ogni singolo scenario.
Un metodo alternativo consiste nell’uso della formula binomiale per la quale in “n tentativi”
(numero di figli in questo caso) binomiali la probabilità che un evento si verifichi s volte e
l’evento alternativo t volte è data da:
P = ( n! / s!t! ) x (a) ^s ( b )^t;

A = probabilità di una classe fenotipica

B= probabilità della classe alternativa

In questo caso sarebbe:

n ➔ numero totale dei figli = 5

s ➔ numero di figli con il primo fenotipo (Albino) = 2

t ➔ numero di figli con il secondo fenotipo (normale) = 3

a ➔probabilità di ottenere il primo fenotipo (Albino) = ¼

b ➔ probabilità di ottenere il secondo fenotipo (normale) = ¾

Capitolo 10. Genetica mendeliana 13


P = (5! / 2! 3! ) x (1/4) ^2 (3/4)^3 =
=((5x4x3x2x1) / (2x1) (3x2x1)) x (1/4) ^2 (3/4)^3 = 120/12 x (1/16) (27/64) = 0.26

Esempio 2: qual è la proporzione di famiglie con 5 figli composte da 3 maschi e 2


femmine? ➔ che probabilità ho che una famiglia che ha 5 figli abbia 3 m e 2 f?

a➔ prob che nasca 1 m = ½

b➔ prob che nasca 1 f = ½

n ➔ numero tot dei figli= 5

Formula binomiale: (a+b)^5 espansione:


➔ MMMMM
➔ MMMMF
➔ MMMFF
➔ MMFFF
➔ MFFFF
➔ FFFFF
Vado a vedere nel triangolo di Pascal e vedo che il coefficiente è 10
(a+b)^5=a^5 + 5(a)^4 b+10 (a)^3(b)^2+10 (a)^2 (b)^2+ 5a(b)^4+b^5
10 (a)^2 (b)^3 = 10 (1/2)^3 (1/2)^2 ➔ (1/2)^5 ➔10/32 =5/16

Se applico la formula binomiale


P = n! / s! t ! x a^ 5 b ^t; s=3, t=2, a= ½, b= ½, n=5
P= [ 5x4x3x2x1 / ( 3x2x1) (2x1) ] x ( ½ )^3 ( ½ )^2 = 10 x ( ½ )^5 = 5/16

Esempio 3: La pipì di alcune persone ha un caratteristico odore dopo che queste hanno
mangiato asparagi. Questo carattere sembra essere recessivo. Se due persone
eterozigoti per questo carattere si sposano, quale saranno i rapporti genotipici e fenotipici
attesi nei figli della coppia? Utilizzate i simboli P e p per rappresentare gli alleli.

Faccio il quadrato di Punnet:

I rapporti genotipici di F1 saranno: ½ , ¼ , ½

Rapporti fenotipici: ¾ non avranno pipì odorosa e ¼ pipì odorsa

Qual è la probabilità che almeno uno di essi faccia la pipì odorosa dopo aver mangiato
asparagi? ➔ può anche essere letta come: che almeno uno di essi faccia la pipì odorosa
dopo aver mangiato asparagi?

Capitolo 10. Genetica mendeliana 14


Tenendo in considerazione che ¾ F fanno pipì non odorosa, la probabilità che tutti 3 non
facciano la pipì odorosa: ( ¾ ) ^3 = 27/ 64 = 0.42

Per rispondere alla vera domanda, tolgo 1: 1 – 0.42 = 0.58 ➔ probabilità che almeno 1
faccia pipì odorosa

Quale è la probabilità che dei 3 figli, 2 facciano la pipì odorosa dopo aver mangiato gli
asparagi e 1 no?

Applico la formula binomiale con: s=1; t= 2; a= ¾; b= ¼ ;n=3


P= (3! / 1! 2!) x a b^2 = [ 3x2x1 / (1) (2x1)] x ¾ x ( ¼ ) ^2= 3 x ¾ x 1/16= 9/64=0.14 ➔
probabilità che 2 figli puzzino e 1 no

2.1 Assunzioni alla base dei rapporti mendeliani


I rapporti mendeliani sono previsioni ipotetiche che si basano sulle seguenti assunzioni:

1. Ogni allele è dominante o recessivo ➔ recessivo si manifesta solo in omozigosi

2. La segregazione avviene normalmente

3. C'è assortimento indipendente

4. La fecondazione è casuale

Però: Segregazione, assortimento indipendente e fecondazione sono soggetti a fluttuazioni


casuali delle loro frequenze. All'aumentare dell'ampiezza del campione si riduce la deviazione
media dai risultati attesi

Come verificare la nostra ipotesi?


Come possiamo decidere se i nostri dati sono in accordo con quanto atteso secondo le leggi
di Mendel? Metodi statistici per valutare se i dati osservati negli incroci siano in accordo con
gli attesi: Metodo del chi quadrato

Formulare la corretta ipotesi zero (H0) per verificare i dati

Il test statistico da usare è quello del chi quadrato

Ipotesi nulla H0: non c'è differenza tra i valori misurati (o il loro rapporto) e i valori attesi (o il
loro rapporto)
Test del chi-quadrato: Prende in considerazione le deviazioni osservate in ciascuna delle
componenti e l'ampiezza del campione e le riduce ad un valore numerico, Χ2.
Permette di stimare la frequenza con cui ci si può aspettare che la deviazione osservata sia
dovuta al caso.
Χ2 / ∑ = (o – e)2 / (e);
o = valore osservato per una data classe; e= valore atteso per quella classe

Il risultato dobbiamo considerarlo con i gradi di libertà (gl)= n-1, dove n= numero delle classi
fenotipiche

Capitolo 10. Genetica mendeliana 15


Più grande è il valore di χ², maggiore è la discrepanza tra le frequenze osservate e quelle
attese. ➔ più quello che osservo è diverso da quello che mi aspetto, maggiore è il chi quadro,
altrimenti ci da conferma che non è dovuto al caso.

Di queste 150 quante me ne aspetto viola? 150 x ¾


Gradi di libertà: n-1, n= numero delle diverse classi

Valore di probabilità p: Probabilità che differenza tra valori osservati e attesi


sia dovuta al caso.

Da ricordare: Il valore p è la probabilità che, se l’ipotesi è corretta, si verifichi, per effetto del
caso, uno scostamento dai risultati attesi uguale o più grande di quello osservato. Il fatto che i
risultati abbiano “superato” il test non significa che l’ipotesi è vera, ma solo che i risultati
ottenuti sono compatibili con quell’ipotesi.

Il risultato del test del Chi2 è fortemente dipendente dalle dimensioni del campione (più è
grande, più il risultato è affidabile!).
Esempio: Nei piselli, quando piante ALTE omozigoti vengono incrociate con piante NANE
omozigoti, la F1 è costituita esclusivamente da piante alte. Piante della F1 incrociate tra loro
hanno dato la seguente discendenza:

577 piante alte

Capitolo 10. Genetica mendeliana 16


185 piante nane

H0= segue le leggi mendeliane e F2 sarà in rapporto 3:1

1. Come vengono trasmessi i caratteri “pianta alta” e “pianta nana”?

2. Usare chi-quadro

L’ipotesi non può essere rifiutata.

Esempio2: Da un incrocio tra mosche con ali normali e mosche con ali mozze
(mutazione recessiva) si ottengono solo mosche con ali normali. Nella generazione F2 si
ottengono:

792 mosche con ali normali

208 mosche con ali mozze

1. Quale rapporto fenotipico si può ipotizzare?

2. L'analisi del chi-quadro permette di supportare l'ipotesi?

3. Cosa suggeriscono i risultati in merito alla mutazione ali mozze? potrebbero esserci
diversi fattori che influisce sul rapporto fenotipico (complicanze su altre parti durante lo
sviluppo e non solo le ali; complicanze ambientali)

Il fatto che il testo non mi dicesse che tipo di mosche avevo nella P, il fatto che F1 fossero con
ali normali mi dice che i P con ali normali erano omozigoti dominanti ➔ quindi F1 eterozigoti
dominanti.

1. H0 = rapporto mendeliano 3:1


➔ ≠H0
➔ Il numero degli individui osservati è diverso da quello attesi

Capitolo 10. Genetica mendeliana 17


2. 9,41 nella tabella grande è un valore che non mi permette di
accettare ipotesi

I miei dati non confermano la mia ipotesi di 3:1

Capitolo 10. Genetica mendeliana 18


🧬
Capitolo 11. L’estensione della
genetica mendeliana
0. Introduzione
Ma gli alleli non sono tutti o dominanti o recessivi; quindi, dobbiamo estendere l’analisi
mendeliana e la relazione genotipo-fenotipo è abbastanza complessa.

Mendel, infatti, ha scelto caratteri che avevano una corrispondenza lineare tra genotipo e
fenotipo. Ampliamento del concetto: non solo

1. Abbiamo 2 alleli, premesso che un diploide ne ha solo 2 ma possono agire in modo


diverso tra loro ➔ Ampliamento del concetto: non solo “un gene, un carattere”

2. Dobbiamo considerare anche le interazioni geniche perché più geni concorrono allo
stesso fenotipo

3. Non è solo il genotipo che determina il fenotipo ma anche l’ambiente ➔ norma di


relazione

1. Interazioni alleliche
Abbiamo delle situazioni in cui:

Dominanza incompleta ➔ L’eterozigote ha un fenotipo intermedio tra quello dei due


omozigoti iniziali. Esempio: bocca di leone ➔ se incrocio piante con fiori rossi x piante con
fiori bianchi = F1 fiori rosa, tutta eterozigote obv; F2 sarà: ¼ dom, ¼ recessivo, ½ fiori
rosa.
La prima cosa che vedo è che non ho più il rapporto fenotipico 3:1, bensì 1:2:1… IL
RAPPORTO FENOTIPICO È UGUALE A QUELLO GENOTIPICO; inoltre, vi è una classe
fenotipica in più, Due alleli determinano tre fenotipi e non più 2 alleli e 2 fenotipi (dom e
rec) ➔ carattere intermedio nell’eterozigote: Un allele non è completamente dominante su
un altro e il fenotipo dell'eterozigote appare intermedio tra i due omozigoti per i due alleli
coinvolti.

Capitolo 11. L’estensione della genetica mendeliana 1


Codominanza ➔ l’individuo eterozigote presenta il fenotipo di entrambi gli omozigoti.
Es. il gruppo sanguigno ➔ esiste una relazione di codominanza tra alcuni alleli.
Noi sappiamo che il gruppo sanguigno è determinato dalla presenza di antigeni specifici
sui globuli rossi e questi antigeni sono prodotti a partire da un gene sul cromosoma 9 per
cui sono presenti 3 diversi alleli:
IA , IB , I0 (I= Isoagglutinogeno)

4 fenotipi:

A ➔ esprimono antigene A

B ➔ esprimono antigene B

AB ➔ esprimono sia antigene A che antigene B

0 ➔ non esprimono nessun antigene

Capitolo 11. L’estensione della genetica mendeliana 2


IA e IB sono CODOMINANTI tra di loro e sono DOMINANTI SU I0

Allelismo multiplo ➔ Gli alleli multipli: In una popolazione possono esistere molte forme
alleliche di un gene. Tuttavia, dobbiamo ricordare che ogni diploide può possedere solo
due alleli diversi di uno stesso gene.

Alleli letali ➔ alleli che si sono originati per delle mutazioni (cambiamenti nel gene), le
quali hanno portato alla produzione di proteine non funzionanti (loss of function) o che
producono molto di più (gain of function). Possono essere tollerate in eterozigosi ma non
vitali in omozigosi ➔ allele letale recessivo

Gli eterozigoti possono avere:

1. Fenotipo riconoscibile

2. Fenotipo normale

3. Letale (dominante, vengono persi una generazione dopo la loro comparsa)


L'allele letale recessivo può generare un fenotipo mutante anche in eterozigosi:
L'allele si comporta da recessivo per quel che riguarda la letalità, ma è dominante per
quel che riguarda il fenotipo xk anche se presente in una singola copia, ottengo un
fenotipo diverso dal normale.

Esempio: Il colore del mantello nei topi. Il gene Agouti; 1


allele selvatico A, molti mutanti (14 noti)

Se prendo un genitore omozigote dominante AA e lo


incrocio con uno giallo e ottengo come F1 gialli e aguti
in proporzioni uguali cosa posso dire? Quelli gialli sono
eterozigoti perché io ho 2 classi fenotipiche diverse.
Tuttavia, anche il giallo è dominante xk l’allele Yellow è
dominante su agouti.
Se incrocio 2 topi gialli eterozigoti, F1 sarà topi gialli e
topi agouti in un rapporto 2:1 perché 2/3 dei topi è giallo
e 1/3 è agouti. I gialli sono tutti eterozigoti.

Yellow è un allele letale recessivo xk non si


presenta in omozigosi, ma è anche un allele

Capitolo 11. L’estensione della genetica mendeliana 3


dominante per il fenotipo xk dominante sul colore
del mantello

2. Interazioni geniche
Quando un unico carattere è controllato da 2 geni che assortiscono indipendentemente e i
rapporti mendeliani sono modificati, ≠ 9:3:3:1.
Con le interazioni geniche possiamo vedere:

a. Interazioni tra geni che controllano la stessa caratteristica fenotipica (anche con comparsa
di nuovi fenotipi)

b. Interazioni tra geni per cui alleli di un gene mascherano l’espressione degli alleli dell’altro
gene: Epistasi

Come esempio a abbiamo il colore diverso delle lenticchie. ➔ due geni interagiscono per
produrre nuovi colori nelle lenticchie.

A livello di incrocio abbiamo 2 linee pure che:

P omozigoti che danno F1 eterozigoti ma in modo


diverso

Gli eterozigoti saranno identici, ma il fenotipo è


diverso da P ➔ gli alleli si assortiscono in modo
indipendente, tuttavia, qualcosa cambia a livello
fenotipico: comparsa di 1 nuovo fenotipo.

F2: diversi fenotipi da quelli parentali. Il rapporto è


sempre 9:3:3:1 ma abbiamo la comparsa di un
nuovo fenotipo:

Abbiamo piante A-B- e conferisce un fenotipo marrone

Piante A-bb fenotipo marroncino

Piante aa B- grigio

Piante aabb verdi

Capitolo 11. L’estensione della genetica mendeliana 4


Ciò suggerisce che abbiamo 2 geni che assortiscono in modo indipendente ma che
interagiscono tra di loro perché la presenza o l’assenza conferisce un fenotipo diverso.

Come esempio b abbiamo l’epistasi ➔ Interazione genica per cui alleli di un gene mascherano
l’espressione degli alleli dell’altro gene. La presenza del gene A maschera la presenza del
gene B, qualunque siano i suoi alleli.
Il gene che opera la copertura è detto EPISTATICO (A), mentre il gene il cui effetto viene
mascherato è detto IPOSTATICO (B). I geni EPISTATICI possono essere recessivi o
dominanti per quel che riguarda il loro effetto => EPISTASI RECESSIVA (è l’allele recessivo
che opera la copertura e quindi opera in omozigosi) o EPISTASI DOMINANTE.

Esempio: colore del mantello del labrador, il quale è determinato da 2 geni: B ed E, per cui ci
sono per entrambi 2 alleli.

B ➔ pigmento nero;

b ➔ pigmento bruno

E ➔ produzione di pigmento;

e ➔ assenza di pigmento

Il gene E epistatico, il B ipostatico. I possibili genotipi e fenotipi sono:

B- E- ➔mantello nero

Bb E- ➔ marrone

Bbee ➔ biondo

B- ee ➔ biondo

Perché ee ha come fenotipo assenza di pigmento, qualsiasi sia il genotipo dell’altro gene, il
fenotipo sarà sempre assenza di pigmento. Siccome il gene E è il gene epistatico, ma si
manifesta solo in omozigosi recessiva “ee”(allele) ➔ epistasi recessiva perché il
mascheramento è determinato dall’allele recessivo.

F1 tutti neri perché B- e l’allele Eè dominante su e.


Nel senso B>b, E>e; ma se presente ee>tutto

L’allele recessivo e è epistatico rispetto a B e b, in


quanto maschera l’espressione degli alleli
responsabili dei pigmenti nero e marrone, mentre
B e b sono ipostatici rispetto a e.

Non abbiamo più le 4 classi fenotipiche attese, nel


caso di rapporti mendeliani classici o geni che
interagiscono, ma abbiamo la scomparsa di 1
classe fenotipica e una classe fenotipica si
manifesta più del solito. ➔Rapporto 9:3:4

Capitolo 11. L’estensione della genetica mendeliana 5


Altro esempio per b: Il colore del piumaggio della gallina

P: incrocio tra due razze di galline che differiscono


per il colore delle penne (le livornesi possono
essere
anche marroni, le americane solo bianche).
Linee pure, quindi un unico tipo di gameti

F1: AaBb, fenotipo tutte bianche A- B- > ab

F2: rapporto 13:3 e non più 9:3:3:1. Il colore


bianco è dato da genotipi: A- B-, ma anche da
aaB-, aabb

Quindi ci sono più genotipi che danno lo stesso


colore. Per produrre il colore, ci deve essere per
forza A- bb

Ciò suggerisce che: L’allele dominante B è epistatico rispetto ad A; A produce colore solo in
assenza di B.

Un unico gene che controlla più caratteri che molte volte non hanno nessun nesso.➔
PLEIOTROPIA: Un singolo gene determina un certo numero di caratteri apparentemente non
correlati.

Es1. Mutazione singed che influenza la formazione delle setole e la produzione di uova fertili.
Es2: Il gene che determina il colore del mantello dei gatti ha effetto anche su occhi e orecchie
➔ Gatti con mantello bianco e occhi blu sono sordi; Gatti bianchi con un occhio blu e uno
giallo-arancio sono sordi dalla parte dell’occhio blu.

3. Norma di relazione
Lo sviluppo dell’individuo = interazione tra genotipo x ambiente x fenotipo➔ motivo x cui lo
stesso genotipo può dare diversi fenotipi.

Concetti necessari:

Penetranza: Il numero di individui, in una popolazione con un certo genotipo, che mostra
il fenotipo atteso ➔ è la percentuale in cui nella popolazione si manifesta il fenotipo atteso

Espressività: Grado o intensità con cui un particolare genotipo è espresso in un fenotipo


➔ un individuo che ha un genotipo, con che intensità manifesta il fenotipo?

Misurazione del grado con cui un gene “manifesta” il fenotipo relativo.


Penetranza: Frequenza con cui un gene dominante o omozigote recessivo si manifesta negli
individui di una popolazione

Capitolo 11. L’estensione della genetica mendeliana 6


Es: polidattilia (+1 dito, >5 dita) ed è un carattere dominante. Quindi mi aspetto che se un
individuo ha questo carattere, vuol dire che lo ha ereditato dal padre. Ma può ereditarlo e non
manifestarlo (penetranza incompleta)
Espressività: il grado in cui un gene penetrante è espresso fenotipicamente ➔penetranza
completa ma espressività variabile, su vari livelli:

Es. Prognatismo mandibolare: presente nella famiglia degli Asburgo, in alcuni è molto
pronunciato ma la penetranza è incompleta perché l’imperatore Massimiliano I di Austria è col
mento okay.
La mandibola degli Asburgo = carattere dominante a penetranza incompleta ed espressività
variabile
Un altro es di espressività variabile: La mutazione eyeless in Drosophila melanogaster ➔ può
manifestarsi o con senza occhio o con un occhio che è alterato nella struttura

3.1 Quali sono i fattori che influenzano un fenotipo a partire


dallo stesso genotipo?
Fattori ambientali:

Interno

Esterno

Background genetico:

Più geni controllano lo stesso carattere

I fattori ambientali interni:

Capitolo 11. L’estensione della genetica mendeliana 7


Sesso ➔ genotipo che viene espresso fenotipicamente solo in maschi o femmine perché
ci sono ormoni che regolano (geni localizzati sui cromosomi X e Y)
Influenza dal sesso sull’espressione genica

Abbiamo 2 possibilità:

1. Si manifestano in entrambi i sessi ma con ≠ frequenza o espressività (influenzati dal


sesso) ➔ barba, comparsa delle corna nella pecora, latte

2. Controllano un particolare carattere che si manifesta in un sesso e non nell’altro


(limitati al sesso) ➔ es. la calvizie

Età ➔ Non tutti i tratti genetici vengono espressi nello stesso momento nel corso della vita
di un organismo.
Influenza dell’età sull’espressione genica
L’espressione dei geni varia nel corso del ciclo vitale degli organismi, inclusi gli esseri
umani. Il genotipo di questi geni si manifesti in modo fenotipico in maniera variabile
durante la vita degli organismi. Questo spiega perché alcune malattie ereditarie si
manifestino dopo la nascita: diverse fasi dello sviluppo = diverse espressioni genica

Malattia di Tay-Sach (Gangliosidosi_Autosomica recessiva, metabolismo dei lipidi, 5-6


mesi)

Sindrome Lesch-Nyan (Gotta giovanile_X-linked recessiva, metabolismo ac. Nucleici,


7-8 mesi)

Distrofia muscolare di Duchenne (X-linked recessiva, perdita muscolare progressiva,


3-5 anni)

Capitolo 11. L’estensione della genetica mendeliana 8


Corea di Hungtinton (autosomica dominante, deterioramento della corteccia cerebrale
(30-50 anni)

Fattori ambientali esterni:


Temperatura
Es1: Il coniglio Himalayano cambia colore di mantello a seconda della temperatura dove
viene allevato:

Circa 25° tutto bianco con muso, orecchie e zampe, nere + se mettiamo su una parte
del corpo random un getto di aria fredda/facciamo raffreddare quella zona, vedremo
che quella determinata zona sarà scura

>30° tutto bianco

Il suo fenotipo è dovuto al fatto che gli enzimi che producono il mantello sono sensibili alla
temperatura, pur avendo lo stesso genotipo, e a temperature più alte il pigmento non
viene prodotto (ecco perché è tutto bianco)

Es2: mutante drosophila shibire (codifica proteina essenziale trasmissione nervosa):

Vitale a 18-28° ➔ mutazione non ha effetto

Letale a 29° ➔ reversibile (paralisi); se protratta esposizione irreversibile (morte)

Sostanze chimiche ➔ fenilchetonuria (PKU) (Disordine recessivo legato al metabolismo


amminoacidico, presenza di fenilalanina nella dieta)

Background genetico:
Se una regione di un cromosoma viene ri-localizzata per effetto di riarrangiamenti (mutazioni
cromosomiche), diversa dall’originaria, la normale espressione dei geni contenuti può essere
alterata. Le regioni eterocromatiche inibiscono l’espressione di geni adiacenti ➔ effetto di
posizione: l’espressione di un gene è influenzata dalla sua localizzazione fisica.
Es. Femmine drosophila melanogaster eterozigote per il gene white+ (cambia colore degli
occhi, è un allele recessivo); ma effetto di posizione Perché lo stesso genotipo da fenotipo
diverso a seconda di quale livello di cromatina si trova quel gene ➔ quando il gene white+ si
trova in una regione eterocromatica, non verrà espresso correttamente, e avremo un fenotipo
diverso.

Capitolo 11. L’estensione della genetica mendeliana 9


🧬
Capitolo 12. La genetica
mendeliana nell’uomo
0. Introduzione
Difficoltà nello studio mendeliano della trasmissione dei caratteri genetici dell’uomo:

Incroci non programmabili

Tempo di generazione troppo lungo (20-30 anni)

Progenie poco numerosa

Quindi, i caratteri genetici nell’uomo vengono studiati mediante l’impiego degli alberi
genealogici ➔ pedigree: si studiano le varie famiglie in cui è presente quel carattere e si va a
vedere come questo è trasmesso nelle varie generazioni.
Struttura di un pedigree:

Numero romano indica la generazione, il numero arabo


indica l’individuo, i membri della famiglia in quella
generazione.

→ portatore sano

Modalità di trasmissione di un carattere nell’uomo:

Carattere autosomico dominante ➔ carattere influenzati dal sesso

Carattere autosomico recessivo

Carattere recessivo legato all’X ➔ carattere legati al sesso

Carattere dominante legato all’X

Capitolo 12. La genetica mendeliana nell’uomo 1


Carattere legato all’Y

1. Eredità autosomica nell’uomo

1.1 Carattere autosomico dominante


Carattere autosomico se in un pedigree sono portatori di quel carattere (Autosomico), sia
dominante che recessivo, sia M che F.

Dominante: è necessario un solo allele per essere manifestato ➔ tutti gli individui che portano
il carattere (=hanno almeno un allele) hanno sicuramente 1 dei 2 P che ha il carattere. Gli
individui che non hanno il carattere (non hanno manco una copia di quell’allele), non avranno
mai figli affetti.
Quindi 3 caratteristiche importanti:

1. M e F sono interessati in modo uguale

2. Un individuo affetto ha almeno un P affetto

3. Un individuo non affetto, non trasmette il carattere ai figli mai

Più i pedigree sono grandi, più possiamo formulare ipotesi per quel carattere

Caratteristiche di trasmissione:

Singola dose dell’allele mutato (Aa): patologia

Capitolo 12. La genetica mendeliana nell’uomo 2


Trasmissione verticale dell’allele mutato all’interno dell’albero genealogico (nel senso
P➔F + generazioni successive…)

Uguale rapporto maschi/femmine che ereditano l’allele


mutato

Il 50% dei figli nati da un genitore affetto manifesta il


carattere ➔ > parte di queste patologie sono ereditati da P
eterozigoti (➔ prob di ½ di trasmettere al figlio l’allele con
la mutazione ➔ ogni figlio di quel affetto ha il 50% di prob
di avere quella patologia). Ciascun figlio di un individuo
affetto ha 1 probabilità su 2 di essere malato

In alcuni casi: possibilità di diagnosi prenatale

➔individui che mostrano il carattere: etero-


od omodom; individui che non mostrano:
omo- recessivo.

Se abbiamo incrocio tra Aa x aa = la prob che i F ereditino il carattere è del 50% perché la P.F.
darà solo alleli piccoli ➔ F1 al massimo etero- dom
Se abbiamo incrocio tra AaxAa= ¼ omo-dom; ½ etero-; ¼ omo- dom ➔ fenotipo: ¾ dom e ¼
recessivo.

Alcune malattie genetiche autosomiche dominanti:

Capitolo 12. La genetica mendeliana nell’uomo 3


Sindrome di Marfan➔”gigantismo”

Acondroplasia ➔ “nanismo”. Tutti gli individui affetti sono eterozigoti. L’allele omo- porta ad
una grave forma di acondroplasia letale alla nascita (chiamata acondroplasia omozigote)

Mutazioni “gain of function”: recettore costitutivamente attivo e incontrollato; mutazioni “loss of


function”: recettori costitutivamente inibiti, non funziona.

POLIDATTILIA: >n di dita. Nel pedigree vediamo


che in tutte le generazioni è presente il carattere,
M e F lo mostrano con la stessa freq, un P affetto
avrà almeno 1 figlio affetto, un P non affetto avrà
figli sia normali che affetti perché il P sarà a sua
volta figlio di almeno un P affetto. Questo è un
caso di penetranza incompleta.

Il numero di dita varia e varia tra le generazioni e arti inferiori/superiori. Questo è un esempio
di espressività variabile.

1.2 Carattere autosomico recessivo


Caratteristiche:

Viene chiamata orizzontale perché questi caratteri tendono a saltare le


generazioni

I caratteri autosomici recessivi appaiono solitamente in uguale misura M e F

Si manifestano con una probabilità maggiore in caso di unione tra


consanguinei (es tra cugini di 1 grado) ➔ È probabile che i caratteri
autosomici recessivi si manifestino tra la progenie di individui
imparentati. Aumenta in generale il fatto che QUALSIASI mutazione i
due abbiano in omo-, si trovino in etero- in F1 e vengono manifestati

Sono necessarie due copie dell’allele mutato (aa) per causare la


malattia

In un incrocio tra due portatori vi è il 25% di rischio di avere figli affetti

Gli individui etero- non manifesteranno il carattere ma saranno “portatori sani”.

Capitolo 12. La genetica mendeliana nell’uomo 4


Rischio genetico di specie
Ciascuno di noi, se avrà dei figli, ha un certo rischio di avere un F con una malattia genetica,
anche se in famiglia non è presente. Nella specie umana questo rischio è del 3-4% ➔
Rappresenta il rischio che ciascuno, indistintamente, corre di avere un figlio affetto da
anomalie congenite o destinato ad ammalarsi di una malattia genetica.

Un unione tra consanguinei fa sì che il rischio ammonti al 6% per qualsiasi mutazione che sia
poi causa di malattia genetica. Quindi due cugini primi rischiano il 6% di avere un figlio
OMOZIGOTE AFFETTO da qualsiasi tipo di patologia autosomica recessiva, che
normalmente non si sarebbe verificata perché fuori dalla famiglia è difficile trovare un partener
in etero- per quella mutazione.

Malattia autosomica recessiva: esempio di albero


genealogico con trasmissione orizzontale della
malattia ➔

Come mai 3 su 5 se sappiamo che da 2 individui etero- abbiamo una probabilità di 3 su


4?

Perché la probabilità di ¼ si riferisce a ciascun figlio: ogni figlio ha la probabilità di ¼ di essere


affetto se i P sono AaxAa e questa probabilità è INDIPENDENTE PER CIASCUNO DEI FIGLI
➔ Se il 1 è affetto, ciò non influenza la probabilità che il 2 possa essere affetto.
Esempi di alberi genealogici in cui sono illustrate le principali caratteristiche delle malattie a
trasmissione autosomica recessiva.

Malattie autosomiche recessive: probabilità Malattie autosomiche recessive: probabilità

Capitolo 12. La genetica mendeliana nell’uomo 5


di trasmissione dell’allele mutato e relativo di trasmissione dell’allele mutato e relativo
rischio riproduttivo: entrambi genitori rischio riproduttivo: un solo genitore
eterozigoti. eterozigote.

Malattie autosomiche recessive: probabilità di trasmissione dell’allele mutato e relativo rischio


riproduttivo: uno dei due genitori omozigote affetto

Esempi di malattie genetiche autosomiche recessive:

Capitolo 12. La genetica mendeliana nell’uomo 6


β-TALASSEMIA
E’ una mutazione nel gene della β-globina. Si manifesta intorno al 4°-6° mese di vita: difficoltà
di crescita e pallore, difficoltà di alimentazione. Emoglobina non funzionale. Se non si
eseguono trasfusioni→ritardo di crescita, epatosplenomegalia, modificazioni scheletriche,
febbricola. Morte tra i 3 e i 6 anni di vita.

Diagnosi: grave anemia microcitica, alterazioni quadro elettroforetico emoglobine.

Terapia: trasfusioni, trapianto di midollo

FIBROSI CISTICA
Chiamata anche MUCOVISCIDOSI perché si manifesta con una sovra-produzione di muco
nelle vie respiratorie. È dovuta a un difetto ella produzione di una proteina, Cystic Fibrosis
Transmembrane Conductance Regulator (CFTR). Ciò provoca anomalia di secrezione delle
ghiandole esocrine = maggiori secrezioni mucose molto più dense e vischiose ➔ spesso
causa ostruzione delle vie respiratorie, pancreatiche e biliari, con progressivo danno degli
organi coinvolti.
È la più frequente malattia genetica ereditaria nella popolazione caucasica xk ci sono tanti
etero- nella popolazione, quindi tanti portatori sani.

Regole generali per malattie autosomiche recessive:


Gli eterozigoti sono normali come aspetto fenotipico, ma portatori del carattere

Quando un individuo affetto nasce da genitori normali, si deve ritenere che entrambi i
genitori siano eterozigoti e che, con media statistica ¼ della prole risulterà affetta, ½
portatrice e ¼ normale➔unione di 2 portatori sani

In seguito all’unione tra un individuo affetto e uno genotipicamente normale, la prole sarà
genotipicamente eterozigote (portatore) e fenotipicamente normale

In seguito all’unione tra due individui affetti, tutta la prole risulterà affetta xk omo- recessivi

La malattia colpisce indifferentemente maschi e femmine

Il rischio di ricorrenza nelle generazioni successive è basso, a meno che non si verifichino
particolari circostanze che favoriscono l’unione tra due eterozigoti (consanguineità, alta
frequenza del gene➔es fibrosi cistica)

Capitolo 12. La genetica mendeliana nell’uomo 7


🧬
Capitolo 13. La determinazione del
sesso
0. Introduzione
Quando parliamo di sesso dobbiamo distinguere tra specie dioiche (➔un individuo presenta
un solo organo sessuale: o M o F) e specie monoiche (➔lo stesso individuo ha organi sessuali
sia maschili che femminili (ermafroditismo)).

La determinazione del sesso può avvenire per via:

Genica (GSD)

Ambientale (ESD) ➔ alcuni rettili si sviluppano in M o F a seconda della temperatura a


cui vengono tenute le uova. Possiamo avere un cut off in cui sotto una temperatura si
sviluppano in F (quindi avremo più femmine) e al di sopra tutti M; al contrario; intermedio.

Ciò è possibile tramite l’enzima AROMATASI: converte androgeni in estrogeni.


Espressione di questo gene che codifica per aromatasi è regolata da un fattore di
trascrizione che è termo-sensibile. Se l’enzima viene prodotto, vengono prodotti estrogeni
e quindi si svilupperanno F

Cromosomica (CSD)➔ sistema XY nei mammiferi; sistema della bilancia genica


cromosomi X-autosomi (rapporto tra cromosomi X autosoni) Generalmente il sesso XX è
definito omogametico; il sesso XY è definito eterogametico.

Nei mammiferi placentati, il cromosoma Y determina il sesso.

1. I cariotipi
I primi cariotipi umani furono accertati negli anni 50.

1956 Accertamento del no. di cromosomi, i 23 cromosomi dell’assetto aploide vengono


suddivisi in 7 gruppi (A-G) sulla base delle dimensioni e della posizione del centromero

1970 Introduzione delle tecniche di bandeggio: diventa possibile individuare i singoli


cromosomi

Cariotipo: braccio corto=p; braccio lungo=q; Le bande vengono numerate con numeri
progressivi dal centromero verso i telomeri

Capitolo 13. La determinazione del sesso 1


Casi strani:
Sindrome di Klinefelter (47,XXY)➔ fenotipo maschile ma:

Ipogonadismo, bassi livelli di testosterone, mancata produzione di spermatozoi


(azoospermia) e quindi sterilità

Ginecomastia

Sindrome di Turner (45,X) ➔ fenotipo femminile ma:

Immaturità sessuale e sono sterili.

Meccanismo della bilancia cromosomi X:autosomi X:A:


Il cromosoma Y può essere assente
C. elegans ha 6 paia di cromosomi (1, 2, 3, 4, 5, X). Il sesso è determinato dal rapporto
tra corredo di autosomi e corredo di cromosomi X.

XX ➔ermafroditi in grado di fecondarsi. Tenderà a produrre sempre ermafroditi a


meno che non perda un X, il che è molto raro, e produrrà un M

X0 ➔ Maschi (Si originano in seguito a perdita spontanea di un cromosoma X).


Produrrà 50% M e 50% ermafroditi

Il cromosoma Y non determina il sesso ma la fertilità

Il sesso M F è determinato dal rapporto tra autosomi e cromosomi X. Nella Drosophila


abbiamo 4 paia di cromosomi:

Capitolo 13. La determinazione del sesso 2


Una coppia di cromosomi sessuali XY

3 coppie di cromosomi autosomici (2, 3, 4)

il quarto cromosoma è estremamente piccolo

Nel corso di alcuni incroci nel 900, ottenevamo dei moscerini XXY o X0. Questi si ottenevano
perché se nella meiosi normalmente i cromosomi omologhi si separano, qui abbiamo che non
si disgiungono e quindi otteniamo che alcuni individui possono avere 2 cromosomi X e un Y
fenotipicamente erano F normali) e alcuni individui X0 che fenotipicamente erano M ma sterili.
Ciò ha fatto capire che il sesso è il rapporto tra il numero di cromosomi X e il numero di
autosomi aploidi.
Altri incroci invece ottennero progenie di F con 3 copie di ciascun cromosoma (triploidi, 3n -
3X:3A).

La presenza del cromosoma Y non determina il sesso maschile, né la sua assenza determina
il sesso femminile! Ma il cromosoma Y è necessario per la fertilità!

Teoria del bilanciamento genico

Abbiamo una differenza tra fenotipo sessuale e sessuale.

X/A = 1 => female ; X/A = 0,5 => male ; X/A > 1 => Metafemmina ; X/A < 0,5 => Metamaschio;
0,5 < X/A < 1 => Intersesso

Capitolo 13. La determinazione del sesso 3


🧬
Capitolo 14. Ruolo dei cromosomi
sessuali
0. Introduzione
1. Il cromosoma X contiene informazioni genetiche per entrambi i sessi e per lo sviluppo
della specie umana è necessaria almeno una copia di tale cromosoma; X housekeeping

2. Il gene che determina il sesso maschile è localizzato sul cromosoma Y. Una singola copia
di questo cromosoma, anche in presenza di numerosi cromosomi X, produce un fenotipo
maschile.

3. L'assenza del cromosoma Y dà luogo ad un fenotipo femminile.

4. I geni che influenzano la fertilità sono situati sui cromosomi X e Y. Solitamente una
femmina ha bisogno di almeno 2 copie del cromosoma X per essere fertile.

5. Copie aggiuntive del cromosoma X (compatibili con la vita) possono sconvolgere il


normale sviluppo sia nei maschi che nelle femmine, producendo disturbi fisici e mentali
che aumentano all'aumentare dei cromosomi X in eccesso.

I cromosomi sessuali nell’uomo

Regioni pseudoautosomica importanti


xk sono uguali ai due cromosomi e
sono fondamentali per la segregazione
nella formazione nei gameti nel
maschio: separati e poi avvicinati nelle
due cell figlie.

I cromosomi X sono presenti in duplice copia nella F e in unica copia nel M. Com’è possibile
che la natura compensi che questi geni sono presenti in copie diverse in M e F?
Alcune osservazioni portano ad ipotizzare l’esistenza di un meccanismo di compensazione del
dosaggio genico (o più precisamente della differenza di dosaggio genico)

Capitolo 14. Ruolo dei cromosomi sessuali 1


1. Le aneuploidie dei cromosomi sessuali, a differenza di quelle a carico degli autosomi,
sono compatibili con la vita e (in alcuni casi) non comportano fenotipi anormali: 45, X0
(sindrome di Turner), statura inferiore alla media, sterilità, altre anomalie di sviluppo
generalmente non gravi; 47, XXX femmine normali, spesso sterili; 47, XXX femmine
normali, spesso sterili; 48, XXXX o XXXY sintomatologia più grave delle precedenti, ma
comunque condizione compatibile con la vita

2. La quantità di prodotto genico di geni del cromosoma X è uguale in maschi e femmine,


nonostante nelle specie a determinazione cromosomica del sesso di tipo XX/XY, tutti i
geni localizzati sul cromosoma X siano in doppia dose nelle femmine.

3. Molti dei geni localizzati sul cromosoma X sono house-keeping. Quindi è impo che tra M e
F ci sia la stessa quantità di prodotto genico

4. Il cromosoma Y è in generale prevalentemente eterocromatico (regioni che non vengono


espresse) e contiene geni legati allo sviluppo dei caratteri sessuali secondari ed alla
fertilità.

Ipotesi: Ci deve essere un meccanismo di regolazione dell’espressione genica che faccia in


modo che la dose del prodotto di tutti i geni legati all’X sia uguale nei maschi e nelle femmine,
anche se nelle femmine il numero di copie degli stessi geni è doppio.

Regolazione della loro espressione: diverso numero di copie ma stesso prodotto genico.

In che modo posso far sì che il prodotto genico sia uguale?

1) Il cromosoma X raddoppia l’espressione di tutti i geni contenuti, cioè si produce 2 volte


più: produrre due volte di più nella X del maschio così sono equilibrati

2) Nelle femmine uno dei due cromosomi X è inattivato casualmente in ciascuna cellula
allo stadio di blastocisti

Questi meccanismi di compensazione sono basati sulla regolazione epigenetica (riguardano


la cromatina, l’intero cromosoma X in questo caso) dell’espressione genica.
Compensazione del dosaggio in Drosophila:

Nella femmina sono attivi entrambi i cromosomi. Nel maschio la compensazione del dosaggio
avviene aumentando l’espressione genica dell’unico cromosoma X presente.
L’aumento della trascrizione di mRNA porta a raggiungere il livello di espressione tipico di due
cromosomi. Il gene che segnala al cromosoma X che dev’essere sovraespresso è il gene Sxl,
sensore per l'espressione dei geni Xlinked ➔ Il gene MLE è inattivato nelle femmine dal
prodotto di Sxl perché abbiamo già 2 copie e uno viene inattivato.
Il gene white è 2 copie in F e 1 copia in M. I fenotipi sono comunque entrambi con gli occhi
rossi, ciò dimostra la compensazione genica. Se la F ha solo 1 copia, è arancione. Se il M ha
doppia copia di X, avrà gli occhi ancora più rossi. L’espressione genica è legata
all’acetilazione degli istoni. In questo caso abbiamo Iperacetilazione della lisina 16 dell'istone
H4 (H4K16).

Capitolo 14. Ruolo dei cromosomi sessuali 2


Ipotesi di Lyon (1961) – LYONIZZAZIONE
Sostiene che la compensazione del dosaggio nei mammiferi avviene attraverso l’inattivazione
di uno dei cromosomi X presenti nelle femmine. Si ottiene in questo modo l’equivalenza
funzionale dei geni posti sul cromosoma X nei maschi e nelle femmine. L’inattivazione è:

Casuale: in media il 50% delle cellule inattiva l’X ereditato dal padre e il 50% quello
ereditato dalla madre. Quindi si inattiva o uno o l’altro in modo random.
Eccezione: membrane extraembrioniche (che vanno a formare amnion, placenta e
cordone ombelicale). É il cromosoma X del padre che viene inattivato.

Precoce: durante lo sviluppo embrionale è molto precoce, a 17gg vengono regolati (nel
topo 7gg)

Mantenuta clonalmente/ereditata somaticamente: le cell derivate per mitosi da una cell


con inattivato l’X materno hanno sempre inattivato l’X materno; le cell derivati per mitosi
da una cell con inattivato l’X paterno hanno sempre inattivato l’X paterno➔se in una cell è
stato inattivato X di padre, tutte le cell che si ottengono per mitosi da quella cell, avranno
sempre quello stesso X inattivo.

L'inattivazione del cromosoma X nei mammiferi avviene durante lo sviluppo embrionale:

M ➔ zigote in divisione, una parte per il soma e una parte per i gameti: una parte X e una
parte Y

F➔ durante lo sviluppo embrionale, inattivazione casuale di un X, anche qua si dividono in


cell somatiche e cell per la linea germinale in cui è attivo solo una X. Quando si va in
meiosi per formazione di gameti non posso correre il rischio che alcune abbiano X attiva e
altre inattive: quindi, durante l’oogenesi vi è la riattivazione del X perché i gameti devono
tutti avere le X attive. Così si crea oocita e poi fecondazione

Caratteristiche del cromosoma X inattivo:

Alcune regioni, regioni PAR, non vengono inattivate perché sono doppia copia sia in M
che in F

Questo cromosoma inattivo non dev’essere espresso e quindi acquista le caratteristiche


del DNA inattivo (metilazione dei residui di Citosina, ipoacetilazione degli istoni)

Assume un aspetto eterocromatico in interfase, come se fosse un gomitolo. Il cromosoma


inattivo viene chiamato corpo di Barr e ha delle caratteristiche fisiche ben precise: appare
come un groviglio nella parete interna della membrana nucleare

Nella sindrome di Klinefelter (XXY) uno dei due cromosomi X è inattivato casualmente in
ciascuna cellula allo stadio di blastocisti; quindi, il dosaggio viene mantenuto e abbiamo un M
che ha un’unica copia.
Riassumendo:

Conta il num di X e li inattiva tutti -1

Capitolo 14. Ruolo dei cromosomi sessuali 3


Come avviene l’inattivazione?

Multi-step:

1. ‘Conteggio’ dei cromosomi X presenti nella cellula (anche rispetto agli autosomi) e
inattivarli tutti -1;

2. ‘Scelta’ del(dei) cromosoma(i) X da inattivare, uno per ogni assetto diploide;

3. Inizio dell’inattivazione;

4. Sua diffusione alla quasi totalità del cromosoma;

5. Mantenimento dello stato inattivo anche quando la cell si divide

L’inattivazione non è sequenza-specifica (sequenze autosomiche traslocate sull’X possono


essere inattivate) ma è specifica del cromosoma X. Quindi se io prendo una seq che è
normalmente è su un autosoma e lo sposto su X, verrà inattivata anch’essa se quel X viene
inattivata.

Il locus per questo meccanismo è necessario e sufficiente, Xic (X-inactivation center) ed è sul
cromosoma X: perché se lo prendo dal cromosoma X e lo sposto su autosoma,
quell’autosoma viene inattivato. Quindi, il segnale dell’inattivazione del cromosoma X parte da
questo locus Xic. Il locus Xic è di 450 kb e se inserito in un qualsiasi cromosoma autosomico
ne induce la eterocromatinizzazione. Il locus Xic contiene il gene XIST (Xi specific transcript),
l’UNICO gene espresso SOLO nel cromosoma da inattivare perché viene espresso prima che
la regione venga inattivata. XIST codifica per una molecola di RNA che viene trascritta da un
cromosoma; una volta trascritta, l’RNA accumula lungo il cromosoma X e procede e
all'inattivazione di pressochè tutti i geni presenti su quel cromosoma; molecola di RNA si non
viene tradotta e il cromosoma diventa inattivo ➔ RNA di XIST non raggiunge l'altro
cromosoma X nel nucleo.

L’inattivazione dell'X è mediata dall'RNA codificato da XIST, che è instabile quando i due
cromosomi sono attivi e si stabilizza rivestendo il cromosoma da inattivare

I corpi di Barr sono cromosomi X inattivi ricoperti da RNA di XIST.


Nella Lyonizzazione Circa il 15 % dei geni umani presenti sull’X sfugge all’inattivazione. Alcuni
sono espressi al 50-100%, altri al 10%.

Capitolo 14. Ruolo dei cromosomi sessuali 4


Geni delle regioni pseudoautosomiche PAR, che sono presenti anche sul cromosoma Y e
mostrano un’ereditarietà simile a quella autosomica ➔ Le regioni PAR presenti sui
cromosomi sessuali contengono geni che non sono inattivati, perché il doppio dosaggio è
assicurato comunque. PAR1 ha 24 geni, PAR2 ha solo 4 geni.

Mutazioni o delezioni del gene SHOX nella regione PAR1 causa ritardo di crescita e
bassa statura. La bassa statura di donne con sindrome di Turner Syndrome (X0) potrebbe
essere il risultato di una sola copia di SHOX. La maggiore statura nel Klinefelter (XXY) e
nella tripla X (XXX) potrebbe essere il risultato di 3 copie di SHOX

Geni situati fuori dalle regioni pseudoautosomiche, che hanno copie omologhe sul
cromosoma Y

Geni localizzati in regioni uniche dell’X e che non hanno un omologo sull’Y. Per questi
geni non c’è compensazione della dose. Sono la probabile causa dei sintomi clinici degli
individui con aneuploidie dei cromosomi sessuali.

Inattivazione sbilanciata: L’inattivazione ad uno stadio precoce dello sviluppo fa sì che in


femmine portatrici, o eterozigoti, la frazione di cellule che esprime l’uno o l’altro degli alleli può
essere molto variabile. Abbiamo 2 situa:

Eterozigote manifesto: l’allele deleterio è localizzato sull’X attivo, e quello sano sull’X
inattivo in tutte o la maggior parte delle cellule ➔ la maggior parte delle X avrà la copia
mutata di quel gene e quindi l’individuo, anche se etero-, mostrerà quel gene

Eterozigote asintomatico: situazione opposta, spesso dovuta ad uno svantaggio


proliferativo (le cell non sopravvivono) o della sopravvivenza delle cellule che esprimono
l’allele mutato

1. Mosaicismo genetico
Le femmine dei mammiferi sono mosaici genetici: alcune cellule esprimono i geni X-linked
materni, altre esprimono i geni Xlinked paterni ➔ uno zigote ha X paterno e un X materno e,
per quanto riguarda, i caratteri dell’X, le femmine sono dei mosaici.

Esempio

L’inattivazione del cromosoma X nelle femmine di gatto


“calico” perché il colore del mantello è un carattere che è
portato dal cromosoma X e il fatto che nel soma delle F si
possa inattivare o Xp o Xf, è indice del fatto che quel individuo
è una femmina etero-.

Capitolo 14. Ruolo dei cromosomi sessuali 5


Chiazze arancione = il cromosoma XO non è inattivato Chiazze nere = il cromosoma XO è
inattivato

L’inattivazione del cromosoma X è responsabile della grande variabilità clinica delle malattie
dovute a geni che mappano su questo cromosoma à la gravità del fenotipo clinico dipenderà
dalla proporzione di cellule che hanno mantenuto attivo il cromosoma X con l’allele mutante.

2. Eredità legata al sesso


In Drosophila melanogaster: Thomas H. Morgan: “il signore delle mosche” ➔ utilizzava i frutti
per nutrire le drosophilae di laboratorio. Date dove si è capito come e dove sono organizzati i
geni:

1910 Primo allele mutante (T. H. Morgan) … premio Nobel

1913 Prima mappa genetica: i geni sono disposti in un ordine lineare (A. H. Sturtevant)

1916 I geni sono localizzati sui cromosomi (C. B. Bridges)

Thomas Morgan nel 1910 pubblicò i risultati di incroci sperimentali con la Drosophila
(moscerino della frutta). Morgan trovò in una sua linea pura (occhi rossi) una mosca con occhi
di colore bianco, anziché del colore rosso mattone caratteristico del selvatico (o wild-type,
riferito a un organismo o a un gene che sia il più frequente nella popolazione naturale di
quell'organismo). Il colore bianco è definito come prodotto da un allele mutato per questo
gene.

Successivamente, Morgan incrociò un maschio occhi bianchi con una femmina occhi rossi:
tutte le mosche della F1 avevano occhi rossi ➔ il carattere occhio bianco è recessivo.
Poi, incrociando individui occhi rossi della F1, ci aspettiamo che occhi rossi ricompaia con un
rapporto 3:1 ma Morgan ha scoperto che il carattere in F2 compariva con un rapporto diverso
da 3:1; inoltre, tutte le mosche con gli occhi bianchi erano maschi ➔ gene x il colore degli
occhi è localizzato sui cromosomi X.
Morgan ha poi fatto l’incrocio reciproco: ha preso F con occhi bianchi e M con occhi rossi ➔
F1: F con occhi rossi e M con occhi bianchi ➔ F2 metà M occhi rossi e metà occhi bianchi,

Capitolo 14. Ruolo dei cromosomi sessuali 6


idem per le F … ¼ F occhi rossi, ¼ F occhi bianchi, ¼ M occhi rossi, ¼ M occhi bianchi ➔
colore dell’occhio è portato dal cromosoma X.
Se prendo F con occhi rossi (XX WW) e la incrocio con maschio occhio bianco (XY w), gameti
prodotti: gameti per il cromosoma Y, gameti per cromosoma X dom per le F, gameti per
cromosoma X rec per i M. F1: maschi che erediteranno X dalla F e avranno occhi rossi, F
eterozigoti e produrranno gameti per allele rosso e per allele bianco. F2 ➔ F con occhi rossi
dom, F con occhi rossi ma eterozigoti quindi avranno alleli rossi e bianchi, M con occhi rosso
perché avranno X rossa e Y, M con occhi bianchi perché avranno X per occhi bianchi e Y…
metà dei M con occhi rossi e l’altra metà con occhi bianchi. Abbiamo 4 diversi fenotipi.
Successivamente abbiamo F ww x M con XY W.

F con entrambi gli alleli occhi bianchi (XX ww), F con due alleli diversi ma fenotipo occhio
rosso (XX Ww), M con occhi bianco (XY w) o M con occhi rossi (XY W).
Il risultato dei rapporti fenotipici che si ottengono in base agli incroci reciproci è diverso, quindi
i caratteri sono portati non dai geni ma dai cromosomi sessuali perché ho risultati diversi per
M e F.

La teoria cromosomica dell'ereditarietà:


Secondo cui i geni sono portati dai cromosomi e quindi vengono distribuiti durante la meiosi e
quindi sono ereditati in un certo modo.

Gli esperimenti di Calvin Bridges:


Ipotesi: una non corretta segregazione dei cromosomi X durante la
meiosi.
Occasionalmente i due cromosomi X delle femmine non riescono a
separarsi durante la meiosi ➔ non-disgiunzione: durante la meiosi I
si formano due cell che hanno un cromosoma X formata da
cromatidi fratelli e un’altra ha Y, se questi non si separano: una cell
avrà un eccesso di X e un’altra non ne avrà. Cosa produce?
Per un evento di non disgiunzione produce uova con due copie del
cromosoma Xw e altre prive di cromosoma X.

3 cromosomi X e F con occhi rossi

2 cromosomi X con W e un allele Y e quindi saranno F con


occhi bianchi

1 cromosoma X e sarà M

1 cromosoma Y ma non si sviluppa

Capitolo 14. Ruolo dei cromosomi sessuali 7


La teoria cromosomica dell'ereditarietà implica che:

I geni sono localizzati sui cromosomi

I due cromosomi di una coppia sono somiglianti, cromosomi omologhi

Alleli su cromosomi omologhi si separano nella meiosi I

Questi principi sono stati ottenuti tramite delle osservazioni indirette: leggi di Mendel ed
esperimenti di Morgan; osservazioni dirette: Nondisgiunzione meiotica dei cromosomi X.

3. Eredità legata al sesso nell’uomo


I cromosomi:

trasmettono i caratteri sessuali, ma non solo xk sono housekeeping (il cromosoma X)

X e Y si comportano come una coppia di omologhi anche se il crossing-over tra essi è un


evento raro.

Il termine “carattere legato al sesso” viene generalmente riferito ai geni presenti sul
cromosoma X perché i cromosomi Y hanno pochi geni e riguardano soprattutto la sessualità e
la fertilità degli individui.

3.1 I geni X-linked:


I geni legati al cromosoma X (X-linked) sono ereditati in modo particolare, seguono la via di
trasmissione del cromosoma X, ma non sono di per sé legati al sesso dell’organismo ➔ non
sono di per sé geni che codificano per caratteri sessuali dell’individuo, ma possono essere
manifestati sia da M che da F.
Maschio eredita X dalla madre con i geni ad esso associati. Ogni allele presente su X del
maschio sia dominante che recessivo viene espresso. Il maschio è in EMIZIGOSI per ogni
carattere su X perché hanno metà copie di quei geni ➔ siccome i M avranno un’unica copia,
anche gli alleli recessivi nelle F xk viene compensata dall’altro allele dominante, ogni allele
viene espresso, sia che sia dom che rec ➔ Xc allele recessivo, XC allele dominante Nella
femmina devono esserci due alleli recessivi perché il fenotipo sia espresso, nel maschio ne

Capitolo 14. Ruolo dei cromosomi sessuali 8


basta uno. Quindi, i caratteri recessivi legati all’X si esprimono più frequentemente nei maschi
che nelle femmine.

L’eredità legata all’X viene definita criss-cross: I tratti fenotipici controllati dai geni recessivi
legati al sesso sono trasmessi dalle madri omozigoti a tutti i figli maschi.
Alternanza tra i sessi tra una generazione e la successiva: in F1 saranno le F a portare il
carattere, in F2 saranno i M.
Ricordiamo sempre: Il fenomeno della Lyonizzazione (inattivazione quasi totale casuale di uno
dei due cromosomi X nella femmina) … Mosaicismo somatico in femmine eterozigoti per un
carattere legato al cromosoma X.

Il pedigree di un carattere recessivo legato all’X:

Capitolo 14. Ruolo dei cromosomi sessuali 9


I maschi trasmettono allele solo alle figlie femmine, le femmine trasmettono sia a M che a F
ma solo i M lo manifestano.

Il daltonismo
I colori sono percepiti dai coni, cellule sensibili alla luce che rivestono la retina. 3 pigmenti in
grado di assorbire lue di una particolare lunghezza d'onda: blu, rossa, verde. Blu: Cromosoma
7; Rosso e Verde: Cromosoma X. Daltonismo rosso-verde maschi emizigoti sono daltonici in
tutte le cellule della retina, mentre le femmine eterozigoti hanno la retina a mosaico, in cui
zone di retina con percezione dei colori difettiva si alternano a zone con percezione normale!

L’emofilia

L’emofilia è una malattia che determina un difetto nella coagulazione del sangue. La
coagulazione del sangue è un processo che richiede l’intervento di diverse proteine, tra cui
una chiamata FATTORE VIII.
L’emofilia è causata da un allele recessivo che contiene un’informazione difettosa per il
Fattore VIII. L’emofilia è anche chiamata “la malattia dei re” perché la regina Vittoria era
portatrice, pedigree➔

La maggior parte delle mutazioni presenti sul

Capitolo 14. Ruolo dei cromosomi sessuali 10


cromosoma X sono recessive e quindi si
manifestano solo nei maschi (per laloro co
ndizione di emizigoti) Di conseguenza, le principali
caratteristiche di un albero genealogico dove
segrega una malattia recessiva legata all’X sono:

La presenza della malattia dipende dall’essere M

La malattia non si trasmette mai da maschio malato a figlio malato ma vi è una


trasmissione così detta a “zigzag” da maschio malato a circa la metà dei nipoti maschi,
attraverso femmine sane (che sono portatici).

Casi:

A) F etero- e M emizigote normale B) F etero- e M emizigote affetto (raro)

C) femmina omozigote per l’allele normale e maschio emizigote affetto

Regole generali per malattie recessive legate al cromosoma X

La malattia è sempre trasmessa attraverso una femmina eterozigote che appare


fenotipicamente normale

Capitolo 14. Ruolo dei cromosomi sessuali 11


La femmina eterozigote trasmette il gene mutato a metà della prole: statisticamente i figli
maschi sono per metà affetti e per metà normali; le femmine presentano tutte un aspetto
normale, ma sono per metà portatrici

Le figlie di un maschio affetto sono tutte portatrici

Gli individui affetti sono in prevalenza di sesso maschile

Es: alterazione smalto dei denti, rachitismo


ipofosfatemico:

colpisce entrambi i sessi maggiormente le


femmine

il figlio di una femmina affetta ha una


probabilità del 50 % di essere affetto

un maschio affetto avrà tutte le figlie affette e


tutti i figli sani

non salta le generazioni

EREDITÀ X- LINKED DOMINANTE

I maschi affetti trasmettono il carattere a


tutte le figlie; i figli maschi sono tutti sani.

Le femmine affette trasmettono la malattia al


50% dei figli (sia maschi sia femmine).

Sterilità maschile, da delezione del cromosoma Y:


Grave deficit della spermatogenesi. La prevalenza stimata è di 1/2.500. La modalità di
trasmissione è legata al cromosoma Y, a penetranza incompleta, ma, dal momento che le
delezioni si associano spesso a infertilità, di solito originano de novo.

Capitolo 14. Ruolo dei cromosomi sessuali 12


🧬
Capitolo 15. Eredità extra nucleare
0. Introduzione
DNA nelle nostre cellule: nucleare (X e Y), mitocondriale (contiene pochi geni).
Le ipotesi che hanno fatto pensare all’esistenza di fattori ereditari esterni al nucleo:

1. contributi non uguale dei 2 genitori

2. Segregazione irregolare degli alleli, non seguivano le leggi di Mendel

Eredità extranucleare = Eredità non – mendeliana


Le prime osservazioni di caratteri non portare da genoma nucleare: pianta La bella di notte:
nella stessa pianta possiamo avere dei rami le cui foglie sono completamente verdi, oppure
dei rami in cui le foglie sono verdi con venature bianche, oppure dei settori in cui le foglie sono
bianche (chiare)…e possono essere presenti nella stessa pianta.
Cosa succede quando si incrociano settori della pianta con settori verdi e settori variegati?

M bianco x F verde= F1 verde; M verde x F bianca= F1 foglie bianche


Deduciamo che la progenie di ogni incrocio è sempre identica al tessuto che produce i gameti
femminili.

Il colore delle foglie delle piante è dovuta alla presenza della clorofilla nei cloroplasti che
danno il colore e sono la sede della sintesi clorofilliana.
Colore variegato = diversi tipi di organelli di cloroplasti; cloroplasti per il verde e cloroplasti per
il bianco!

Concetti legati agli organelli di cloroplasti:

OMOPLASMIA: un solo tipo di organelli

ETEROPLASMIA: due diversi tipi di organelli


(popolazione x verdi e popolazione x bianchi)

Capitolo 15. Eredità extra nucleare 1


Mitocondri e cloroplasti si dividono indipendentemente dal nucleo e vengono distribuite in
modo casuale nelle cellule ➔ può far sì che ci sia una cellula che sia completamente priva di
cloroplasti e abbia solo leucoplasti➔ dividendosi, nasce un clone di cellule che danno la
striatura bianca sulle foglie verdi.

Modello di segregazione del colore delle foglie in Mirabilis jalapa

Qualunque siano i gameti maschili (non influenzano


DNA mitocondriale), avremo solo leucoplasti xk
sono presenti; idem per cloroplasti

Pianta variegata può avere diverse progenie a


seconda del settore da cui abbiamo preso i gameti
F:

settore verde ➔piante verdi

settore bianco ➔ piante bianche

settore variegato ➔ piante variegate

Il colore delle foglie è controllato da fattori trasmessi attraverso gli ovuli e non attraverso il
polline ➔ eredità di tipo materno perché sono sempre i gameti F che determinano il fenotipo
della progenie.

1. Caratteristiche dell’eredità extra-nucleare:


1. I risultati di incroci reciproci non sono uguali -> Eredità uniparentale (solo un genitore è
“importante”)

2. Non si ottengono i tipici rapporti mendeliani di segregazione

3. I geni extra-nucleari non mappano su gruppi di associazione noti

4. L’eredità extranucleare non è influenzata dalla sostituzione del nucleo

Il genoma mitocondriale umano:

È una molecola circolare a doppio filamento, sequenziata e dal sequenziamento del


genoma sono stati individuati i componenti del DNA mitocondriale:

Geni per tRNA (rosso)

Geni per rRNA

Capitolo 15. Eredità extra nucleare 2


Sequenze che codificano x
proteine coinvolte nella catena
respiratoria, molte di queste
proteine che svolgono l’attività nei
mitocondri, sono codificate dal
nucleo

Caratteristiche:

mtDNA si replica in modo indipendente dal DNA nucleare

I mitocondri segregano nelle cellule figlie indipendentemente dai cromosomi nucleari


(segregazione replicativa).

Il contenuto di mtDNA può essere diverso tra le diverse cellule somatiche e nei diversi
tessuti in funzione della diversa dipendenza dalla fosforilazione ossidativa (vedi cervello,
muscoli scheletrici, cuore). ➔ ruolo fondamentale nei vari tessuti xk hanno un numero
diverso di mitocondri e DNA mitocondriale, tale differenza si riflette anche sulle diverse
funzioni dei tessuti

Il DNA mitocondriale è caratterizzato da elevato tasso di mutazione (20 volte superiore


rispetto al DNA nucleare)➔ xk non ci sono proteine istoniche, non ci sono meccanismi che
proteggono dalle mutazioni, c’è Esposizione a molecole reattive dell’ossigeno (ROS
reactive oxigen species) e c’è assenza di ricombinazione

Pedigree malattia mitocondriale

Mostrano sia M che F, sono presenti in tutte le generazioni (eredità


verticale)…MA: la patologia è trasmessa solo dalle F a tutti i figli

Pedrigree mitocondriali = mitoped ➔ I maschi affetti NON trasmettono il carattere a nessuno


dei figli, le femmine affette trasmettono il carattere a TUTTI i figli (eredità materna xk DNA
mitocondriale viene solo dall’eredità materna)

Eredità materna:

Capitolo 15. Eredità extra nucleare 3


Gli spermatozoi non contribuiscono con i loro mitocondri al patrimonio dello zigote. Una
patologia ereditata per via materna si esprime in entrambi i sessi ma è trasmessa solo dalla
madre.

Sembrerebbe essere una ereditarietà di tipo


autosomico (recessivo) dato che un genitore
affetto può avere figli malati di entrambi i sessi, ma
ad un’analisi più attenta si nota come la malattia
venga trasmessa solo attraverso la linea materna.

Inoltre, vi è penetranza molto incompleta: nonostante ogni figlio di una madre affetta erediti
dei mitocondri mutanti attraverso la cellula uovo, solo alcuni dei figli mostrano degli effetti
clinici. Una delle possibili cause è un’eteroplasmia variabile.

OMOPLASMIA-ETEROPLASMIA
1. ➔organelli tutti dello stesso tipo

2. ➔ organelli diversi

In condizioni normali, un individuo sano, vi è omoplasmia nell’uomo. Nel caso di malattie


mitocondriali, non abbiamo un unico tipo di mitocondri ma abbiamo una condizione di
eteroplasmia: 2 o + tipi di DNA mitocondriale diversi.

Es. nell’immagine ho 2 tipi di mtDNA: nella prima immagine ho il


30% di mutation load (porporzione di mtDNA mutato necessaria
per determinare i sintomi clinici. Questa proporzione viene
anche usato come valore soglia che definisce i sintomi della
malattia) ma la percentuale non è sufficiente affinché si possa
mostrare la malattia nel fenotoipo; nella seconda immagine ho il
70% di mutation load, è una percentuale sufficiente e quindi si
mostrerà nel fenotipo.

A seconda di quanto un DNA è mutato, a seconda della percentuale, la mutazione si


esprime ➔ tutte queste malattie mitocondriali hanno molto sintomi anche divere tra loro e
la gravità dipende anche da qual è la percentuale di mitocondri con la mutazione. La
soglia minima affinché una malattia si manifesti, dipende dal tipo di malattia…ma in
generale, più la percentuale è alta e più i sintomi sono gravi.

Perché la malattia mitocondriale in alcuni individui della famiglia si manifesta e in altri no?
Perché, dato che c’è un caso di eteroplasmia e di mitocondri mutati, affinché questi mitocondri
con mutazione possano manifestarsi, è necessario che la proporzione di mitocondri con
proporzione sia tale da potersi manifestare.

Capitolo 15. Eredità extra nucleare 4


Possiamo immaginare una cellula eteroplasmica, la cui segregazione dei mitcondri è passiva
(a parte la divisione cellulare), quindi possiamo immaginare che se di una cellula ho 9
mitocondri di cui 5 one-type e 4 mutati, posso avere 2 tipi di cellule: 1 in cui i mitocondri mutati
sono di più e un’altra in cui sono meno (e quindi non si manifesterà la malattia nel fenotipo).

Eredità materna ed eteroplasmia:

Nel caso di F affetta, si può avere figli sì affetti ma per eteroplasmia possono o non
manifestare il carattere o manifestarlo con un’intensità variabile.

Il fatto che una F abbia un certo tipo di mutation load può originare a dei gameti femminili che
possono avere un diverso contenuto di mtDNA mutato rispetto al totale.
Ossia, una F che ha una certa % di mt mutati, può dare origine a figli che non hanno la stessa
% e intensità di mt mutati.

Questo avviene xk accade qualcosa durante la gametogenesi femminile: c’è una F con
sintomi lievi o assenti (tuttavia, ha alcuni mt mutati, i quali non sono suff x una sintomatologia
manifesta/grave, sono per esempio il 20%); durante la linea germinale (➔ le cell germinali
partono da precursori e poi subiscono vari step di maturazione fino a produrre ovociti), nelle
primissime cellule chiamate “oogoni primari” (da cui poi si differenziano gli ovociti) c’è un
numero molto ridotto di mt. Se da una cell con tanti mt, se ne formano altre con pochi mt, ci
possono essere 3 situazioni più o meno estreme, in cui abbiamo un contenuto diverso di mt ➔
si produrranno ovociti maturi che avranno una % diversa di mt mutati:

1. Oogoni primari che hanno ¾ di mt con mutazione sul totale ➔ si produrranno ovociti con
80% di mt mutati + contributo paterno alla formazione dello zigote (che è nullo) = bambino
con un disturbo severo, manifestazione grave della malattia

2. Oogoni primari che hanno ¼ di mt mutati sul totale ➔ ovociti con 50% di mt mutati +
contributo paterno alla formazione dello zigote (che è nullo) = bambino con
manifestazione lieve della malattia

3. Oogoni primari che hanno il 50% di mt mutati sul totale ➔ ovociti con 20% mt mutati +
contributo paterno alla formazione dello zigote (che è nullo) = bambino con un disturbo
lieve, manifestazione nulla della malattia

Una F può produrre diversi tipi di gameti proprio perché in questo stadio in cui le cellule hanno
pochi mt, abbiamo un trasferimento passivo e casuale che può generare queste 3 situazioni
diverse.
Abbiamo quindi un eteroplasmia variabile: a partire dalla stessa F, possiamo avere un diverso
lvl di intensità di eteroplasmia.

L’eteroplasmia contribuisce notevolmente alla spiegazione della variabilità clinica di una


patologia mitocondriale. Quando si fa diagnosi di malattia mitocondriale, bisogna sempre
tener presente che le quantità relative di mitocondri normali e mutanti possono variare da
tessuto a tessuto e questo spiega in parte le differenze nell’espressione ➔ Quando si esegue

Capitolo 15. Eredità extra nucleare 5


un test per una mutazione di DNA mitocondriale è spesso necessario utilizzare più tessuti,
poiché, a causa dell’eteroplasmia, alcuni tessuti possono contenere pochi mitocondri mutanti
o non contenerne affatto.

MITOMAP (mappa di tutte le malattie mt dovute a mt mutati):

geni mutati implicati in alcune malattie:

LHON: Leber’s Hereditary Optic Neuropathy

NARP: Neurogenic muscle weakness, Ataxia, Retinitis pigmentosa

MERRF: Myoclonus Epilepsy with Ragged Red Fibers

MELAS: Mitochondrial Encephalomyopathy, Lactic Acidosis and Strokelike episodes

KSS: Kearns-Sayre Syndrome

Nelle malattie mitocondriali, una piccola parte delle componenti è codificata dal genoma
mitocondriale e il resto è tutto codificato dal genoma nucleare.

Quindi dobbiamo distinguere le malattie mt dovute a mutazioni nei geni mt (10%), che hanno
un tipo di manifestazione ed eredità sopra descritta, da malattie mt dovute a geni nucleari che
rappresentano oltre il 90% delle proteine mt:

1. Componenti strutturali della catena respiratoria

2. Proteine che controllano la fosforilazione ossidativa

3. Proteine indirettamente correlate alla fosforilazione ossidativa

(➔Che seguono eredità mendeliana)

Principio per finger printing ??


Utilizzo analisi genetica x test di paternità e applicazioni forense ➔ tecnica del fingerprinting:

Usare strumenti genetici x determinare un profilo che è specifico e unico x ciascun individuo
(lo stesso profilo genetico, a meno che non si tratti di gemello omozig, ha prob nulla..tra
sorelle, fratelli e genitori si condividono solo ALCUNE RIPETIZIONI, ma mai tutto il pattern).
Sir Alec Jeffreys è un ricercatore che ha usato questa tecnica in seguito a un’osservazione
che ha fatto nei primi anni 80 ➔ stava analizzando alcuni loci specifici su campioni di DNA

Capitolo 15. Eredità extra nucleare 6


(➔sequenze che contengono dei geni, non per forza codificanti proteine, in una specifica
posizione su DNA) e stava usando dei … e ha scoperto che i profili risultanti erano un insieme
di loci specifici del DNA, insieme di bandine che dava origine a un pattern specifico x ciascun
individuo.
Questa tecnica si basa sull’analisi di alcuni loci specifici, in particolare vengono analizzate 2
sequenze. Queste contengono al loro interno delle ripetizioni e i loci vengono definiti
altamente variabili (ci sono molti alleli e molte forme nella popolazione proprio xk ci sono varie
ripetizioni).

Ci sono dei marcatori altamente variabili xk ci sono delle seq variabili e quindi possiamo avere
diverse ripetizioni x locus ed è altamente probabile che …

Marcatori utili xk se combiniamo dei loci, analizzando le varie combinazioni, otterremo delle
combinazioni uniche.
Com’è un pattern: abbiamo 2 loci diversi con 3 diverse ripetizioni e 3 individui diversi. Nel 1
abbiamo 3:8 ha una copia con 3 ripetizioni e una copia con 8 ripetizioni; Nel 2 abbiamo 8:7;
nel 3 abbiamo 4:6 … ➔ questo x un unico marcatore. Quindi se analizzo i profili dei 3 per soli
3 loci, ottengo dei pattern diversi tra loro. Alcuni individui possono avere lo stesso profilo per
un marcatore ma diverso per gli altri
Es. determinare il colpevole di un crimine: a partire da una macchia di sangue, possiamo
determinare un profilo e così possiamo ottenere 7 sospettati. Solo il numero 3 sarà il
colpevole xk c’è lo stesso profilo ➔ poiché la prob di condividere un profilo è
ESTREMAMENTE BASSA, possiamo così scoprire il colpevole.

Questo tipo di analisi si può fare anche se c’è un corpo senza identità e si confronta il profilo
con i parenti.

Ecco perché si usa anche per fare il test di paternità: confronto del finger printing con quello
della madre e del presunto padre.

Figli naturali di una coppia ereditano alcuni alleli dalla madre e


alcuni dal padre, stesse bandine.

D1 ha bandine di mamma e papà

Idem per S1

D2 ha bandine solo della mamma

S2 non ha nessuna bandina in comune e quindi è stato


adottato

Questo tipo di analisi si può fare sia su loci autosomici (ereditati sia da M e F) oppure su loci
presenti solo da cromosoma Y (pattern ereditati solo da M) oppure su mt mitocondriale
(eredità materna)
Cosa si fa per indagine:

Capitolo 15. Eredità extra nucleare 7


1. Stabilire legami di parentela (analisi del finger printing) ➔ analisi sui cadaveri e si potette
ricostruire la famiglia attraverso marcatori autosomici

2. Identificare l’appartenenza ➔ si è fatto ricorso a quelli che vengono chiamati. Marcatori di


discendenza (marcatori specifici di sequenze ma anziché essere come quelle autosomici
ereditate da M e F, sono esclusivamente ereditati unicamente da M o marcatori mt
ereditati solo dalla F)

Confronto marcatori Y specifici=confermare famiglia Romanov ➔analisi genetica conferma


che nessun Romanov sfuggì alla morte.
(effetto fondatore= da pochi individui si genera una popolazione, destinata a scomparire se
non si introduce un po’ di variabilità; es isola di Tristan da Cunha)

Capitolo 15. Eredità extra nucleare 8


🧬
Capitolo 16. Fattori che complicano
l’analisi del pedigree
1. I fattori che complicano l’analisi del pedigree
Mutazioni “de novo” ➔ Se un soggetto è affetto da una malattia autosomica dominante a
causa di una nuova mutazione (de novo), non presenterà, come di regola un genitore affetto.
Ossia: se la mutazione è comparsa nell’individuo, non è detto che abbia i genitori affetti xk la
mutazione riguarda solo quell’individuo.
Malattia autosomica dominante: nascita di un individuo etero- affetto da genitori sani a causa
di una mutazione de novo…ci si può chiedere quale sia la prob che i genitori abbiano degli
altri figli malati con la stessa mutazione (dipende se la mutazione avviene quando i due
gameti M e F si sono fusi, quindi post zigotica, QUI IL RISCHIO è < perché la mutazione
riguarda QUELLO zigote; oppure la mitazione può essere avvenuta in uno dei due genitori in
cellule germinali e quindi 1 dei 2 genitori avrà un mosaicismo germinale (cell germinali =
gameti mutati + gameti “normali”)…IN QUESTO CASO IL RISCHIO è > DI AVERE ALTRI F
MUTATI (mosaicismo = Un individuo presenta alcune cellule mutate e altre no. Se le cellule
mutate sono prevalenti rispetto a quelle “sane” si possono manifestare segni clinici della
malattia. Es daltonismo in F. Se interessa la linea germinale…. Le mutazioni possono
interessare non solo un singolo gamete ma una linea germinale, in questo caso si produce un
clone di cellule germinali mutanti. Il rischio per un individuo portatore di mosaicismo germinale
di generare figli affetti è maggiore rispetto alla singola mutazione gametica, ma inferiore ad un
rischio di trasmissione classica).

Es: Una nuova mutazione per la distrofia muscolare di Duchenne (recessiva X linked).
III-1 possiede il cromosoma X del nonno e presenta una mutazione che può essere avvenuta:

1. Nel nonno

Capitolo 16. Fattori che complicano l’analisi del pedigree 1


2. In sé stesso

3. Nelle X della mamma

Penetranza incompleta ➔ Alcune malattie ereditarie autosomiche dominanti non si


manifestano nel 100% dei soggetti portatori => Salti di generazione

Penetranza del 100%: tutti i portatori di un certo allele manifestano il fenotipo corrispondente;
Penetranza del 70%: solo il 70% degli individui portatori dell’allele manifestano il fenotipo;

La penetranza è quindi un concetto che si riferisce alla popolazione. A livello del singolo
individuo il carattere ha solo due possibilità: si manifesta o non si manifesta. La penetranza
incompleta è più frequente x i caratteri dominanti

Espressività variabile ➔ esprime l’intensità con cui un fenotipo si manifesta e ogni


mutazione ha un range variabile di manifestazione clinica xk il fenotipo non dipende solo dal
genotipo ma anche dall’ambiente
Es: polidattilia: Penetranza incompleta ed espressività variabile

Es n2: Sindrome di Waardenburg: nella sua complessità di manifesta con sordità + occhi di
colore diverso+ ciuffo di capelli bianchi sulla fronte + incanutimento precoce

Esordio tardivo ➔ Alcune malattie ereditarie si manifestano in età adulta o anche durante
l’invecchiamento. In questo caso si deve tenere conto del rischio “residuo” di ammalarsi, che
dipende dal tipo di patologia.
Es. Corea di Huntington ➔ si manifesta con la lenta e progressiva perdita di capacità
motorie, si manifesta in seguito all’accumulo di sostanze nocive nelle cellule.
Il pedigree sarà simile a penetranza incompleta ma è legata all’età: giovani non manifestano,

Capitolo 16. Fattori che complicano l’analisi del pedigree 2


penetranza incompleta, adulti lo manifestano. Questo è anche un caso particolare di
penetranza incompleta, in quanto la penetranza è correlata all’età.

➔ (B) se ho un individuo affetto, il figlio della


coppia potrebbe essere etero-. La
probabilità che sia etero- è il 50% perché se
un etero- affetto ha un figlio, ha il 50% di
prob di trasmettere l’allele al figlio. Se il figlio
poi in età adulta, dai 25 in su, non manifesta
il carattere ➔ man mano che passa il tempo,
diminuisce la prob che abbia ereditato il
carattere. Il F è omo- recessivo perché allele
x C.Hunt. è dominante e quindi sarebbe
manifesto.

Anticipazione ➔ Tendenza di alcune condizioni dominanti con espressività variabile a


diventare più gravi nelle generazioni successive. Mano mano che passano le generazioni i
sintomi si mostrano prima (età sempre più precoce di comparsa di malattia) e diventano più
gravi.
Presente nelle patologie dovute ad espansione di triplette (gene contenuto in 3 nucleotidi
ripetuti… più passa il tempo e più si ripetono); (distrofia miotonica, Xfragile): l’età di
insorgenza e la gravità correlano con il numero di unità ripetute e tale numero tende a
crescere man mano che il gene viene trasmesso nelle generazioni successive. Pedigree
complesso (strano…)

Frequenza degli eterozigoti ➔ quando analizziamo un pedigree nei caratteri recessivi,


dobbiamo presupporre che gli individui esterni alla famiglia sono omozigoti dominanti.
Ovviamente, se l’allele è molto frequente nella popolazione, la prob che individui esterni
abbiano l’allele è molto elevata ➔ alta prob individui etero-. Questo carattere quindi si
presenterà in modo maggiore.
Es. fibrosi cistica; albinismo di tipo 2; anemia
Albinismo di tipo 2: Prevalenza di 1:36000 nella popolazione generale nordamericana,
Prevalenza di 1:200 negli Indiani Hopi dell’Arizona; frequenza dell’eterozigote 1/8 ➔ in queste
popolazioni, gli eterozigoti sono molto più frequenti rispetto alle altre popolazioni e quindi la
prevalenza è più alta.
Anemia Falciforme: emoglobina alterata. Ha una frequenza diversa nelle popolazioni:
L’anemia falciforme ha una frequenza nella popolazione AfroAmericana di 1/500 e gli
eterozigoti sono 1/12. Nei bianchi caucasici è molto rara.
Letalità maschile ➔ Alterazione del rapporto maschi/femmine affetti. La malattia potrebbe
essere letale nei maschi emizigoti che non giungono alla nascita, ma compatibile con la vita
nelle femmine eterozigoti. (M aborti spontanei)

Capitolo 16. Fattori che complicano l’analisi del pedigree 3


Consanguineità! Famiglia con un carattere recessivo legato all’X in cui la consanguineità
produce una femmina affetta e un’apparente trasmissione da maschio a maschio…unione tra
cugini con F portatrice. La consanguineità oltre a far comparire caratteri autosomici recessivi,
ma può anche far sembrare che il padre trasmetta X al figlio M (questo non è mai vero)
Eterogeneità genica ➔ Lo stesso fenotipo può essere causato da mutazioni in geni diversi.
Es proteine che agiscono su varie subunità, oppure le catene dell’emoglobina: geni diversi e
quindi possono originare emoglobina non funzionante.
Mutazioni in geni che codificano per diverse unità o subunità di una proteina, o per proteine
che interagiscono con altre proteine, o che agiscono a stadi diversi di un processo metabolico

Complementazione ➔ Se lo stesso fenotipo può essere


causato da mutazioni in geni diversi, la progenie di un
incrocio tra due individui affetti può non presentare la
patologia, perché le due mutazioni “si complementano”.

Mutazione A fenotipo mutante, idem mutazione B ma mutazione diversa…se A e B si


uniscono, la progenie sarà etero- e non manifesterà la malattia perché le mutazioni si
complementano.
Complementazione: mutazioni in loci diversi ma con uno stesso fenotipo (eterogeneità
genetica) questo xk ci sono più geni x un determinato fenotipo
Es. Albinismo

Imprinting genomico ➔ a differenza di quando alleli materni e paterni vengono espressi allo
stesso modo, ci sono delle situa in cui alcuni alleli (autosomi, geni ucleari) la cui espressione
dipende dal fatto che quell’allele sia di origine materna o paterna. 2 cromosomi hanno 2 modi
diversi di esprimere alcuni dei geni contenuti.
Esperimento: TRAPIANTO DEL NUCLEO IN TOPI

Rimozione del nucleo (diploide) da oociti di topo fertilizzati e sostituzione con:

2 nuclei aploidi derivanti da oociti;

2 nuclei aploidi derivanti da spermatociti

Il n di cromosomi diploide è assicurato.

Capitolo 16. Fattori che complicano l’analisi del pedigree 4


In nessuno dei due casi l’embrione risultante era vitale! L’embrione poteva sopravvivere
soltanto se cromosomi provenivano metà da un oocita e metà da uno spermatocita. I
CROMOSOMI MATERNI E PATERNI NON FUNZIONANO ALLO STESSO MODO ma
ciascun individuo deve avere una copia materna e una paterna.

Questo avviene xk gli alleli per alcuni geni hanno un diverso livello di espressione:

Caratteristiche delle regioni soggette a imprinting:

Sono ricche in CpG island (88% contro il 47%) … citosine vengono metilate

Presentano sequenze ripetute nelle loro vicinanze

Sono soggette a metilazione e acetilazione degli istoni

Diverso pattern di metilazione e di espressione allele-specifico.

L’imprinting in sé non provoca malattie, tuttavia ci sono alcune malattie genetiche proprio
dovute all’imprinting, come:

Sindrome di Prader-Willi (PWS): crescita ridotta, ritardo ment., difficoltà nel nutrimento,
che poi si trasformano in disturbi dell’alimentazione e obesità. Geni espressi (15q11-13)se
di origine paterna, repressi se materna. Se ho delezione nel cromosoma paterno

Sindrome di Angelman (AS): grave ritardo mentale e difficoltà motorie, squilibrio


proporzioni corpo. Espressi se di origine materna, perché avviene delezione, e repressi se
paterni.

La patologia si manifesta se abbiamo


delezione su uno dei due cromosomi e
quindi si manifesta solo quello che resta.

Altri esempi di patologie legate all’imprinting genomico:

Capitolo 16. Fattori che complicano l’analisi del pedigree 5


Conclusioni: Ambiente, azione di altri geni, caso, sono responsabili di variazioni fenotipiche di
un determinato genotipo, che non possono essere derivate dai principi mendeliani generali.

Capitolo 16. Fattori che complicano l’analisi del pedigree 6


🧬
Capitolo 17. Le mutazioni
0. Introduzione
Definizione: Cambiamenti nella sequenza di geni nel DNA che, a seguito di traduzione e
trascrizione, danno origine a un fenotipo alterato. Alleli diversi sono responsabili della
variabilità fenotipica degli individui.

Una definizione più corretta di mutazione è: Mutazione= Un cambiamento nel materiale


genetico che non venga riparato dai meccanismi di riparo.
Le mutazioni possono essere spontanee oppure indotte, cioè causate da agenti fisici, chimici
o biologici.

Prodotto di mutazione sono tra l’altro le diverse piante di pisello utilizzate da Mendel, le
malattie genetiche, il cancro. Ma le mutazioni sono la principale causa della variabilità
genetica. Questa è una delle proprietà fondamentali del materiale genetico.

Le mutazioni costituiscono il substrato su cui opera la selezione naturale (: cambiamenti


casuali e se funzionali, preservati nelle specie) e quindi rappresentano un elemento
fondamentale per l’evoluzione.
Le mutazioni sono classificate:

A seconda della cellula interessata:

somatica

germinale

A seconda dell’entità (quanto grandi sono questi cambiamenti? Quanto genoma


interessano?):

puntiforme (unico nucleotide)

genica (seq più grandi)

cromosomica (strutture dei cromosomi)

genomica (n cromosomi o assetto genomico di alcune specie)

A seconda della loro origine:

spontanee

indotte

A seconda dell’effetto

Capitolo 17. Le mutazioni 1


1. Le mutazioni somatiche e germinali
Le mutazioni somatiche e germinali vengono ereditate in maniera diversa.

Mutazioni Somatiche: non vengono trasmesse alla progenie, riguardano il soma;


Mosaico genetico = un individuo che presenta regioni somatiche con genotipo diverso. Più
precoce è la mutazione, più grande l’area che la esprime.

Mutazioni Germinali: sono ereditate dalla progenie

1.1 Effetto fenotipico delle mutazioni


Mutazioni in avanti ➔ Causano la variazione del fenotipo da selvatico a mutante.
Mutazioni che convertono un fenotipo da normale ad anormale

Mutazioni inverse o retromutazioni o reversioni ➔ Riconvertono il fenotipo mutante in


quello selvatico

Mutazioni per soppressione ➔ Mascherano o compensano gli effetti di una precedente


mutazione. …

Es. drosophila e colore degli occhi (gene White)

Le reversioni possono essere vere o parziali

➔si torna = a prima


➔ Mutazione perché la sequenza è diversa, ma il

Capitolo 17. Le mutazioni 2


fenotipo è uguale all’originario

Esempio di queste mutazioni: tRNA soppressori

I tRNA sono molecole che posseggono una sequenza anti-codone che riconoscono un
codone su mRNA e caricano l’amminoacido durante la sintesi proteica xk c’è interazione
codone ➔ anti-codone.

Proteina tronca: mutazione x soppressione in anticodone e invece di leucina, abbiamo


tirosina e la sequenza potrebbe anche essere funzionale, anche se diversa.

2. Mutazioni a seconda dell’entità

2.1 Mutazioni puntiformi


Riguardano un unico nucleotide, un'unica base

Posso avere:

Nucleotide sostituito da un altro. Un’ inserzione o una delezione altera il modulo di lettura
e può cambiare molti codoni #.
Sostituzioni = transizioni ➔ purina – purina o pirimidina – pirimidina; trasversioni ➔ purina
– pirimidina; pirimidina – purina

Capitolo 17. Le mutazioni 3


es: missenso (cambia il tipo di amminoacido), nonsenso (codone prodotto non codifica nulla e
quindi è un codone di stop); neutra (amminoacido cambia e l’effetto non si vede); silente
(cambia il codone ma stesso amminoacido codificato); frame shift (shifta il modo di lettura,
cambiano tutti gli amminoacidi da lì in poi)

2.2 Mutazioni cromosomiche


Possono essere relative alla struttura

Possono essere chiamate anche genomiche quando riguardano variazioni del numero dei
cromosomi

Mutazioni relative alla struttura


Possiamo avere:

Delezioni ➔ possono essere interstiziale o terminale … effetto = manca un frammento di


cromosoma

Duplicazioni ➔ un frammento di cromosoma è ripetuto. Possono essere in tandem


(stessa direzione) o invertite (duplicazione ha direzione inversa rispetto all’originaria)

Inversioni ➔ frammenti che possono avere direzioni opposte…possono comprendere il


centromero e chiamarsi paracentrica oppure pericentrica

Capitolo 17. Le mutazioni 4


Traslocazioni ➔ possono essere reciproche (es un frammento va da cromosoma 3 a 4 e
un altro va dal 4 al 3, tipo scambio di frammenti); possono essere non reciproche (es solo
un frammento del cromosoma 3 va dal 4); possono essere robertsoniane (un cromosoma
ha perso un braccio e abbiamo 2 braccia di due cromosomi che si uniscono)

Cromosoma ad anello ➔ …

Sito fragile ➔ rottura di cromosomi a causa di siti fragili (es. X fragile)

Sono tutte delle modificazioni che riguardano la struttura dei cromosomi e non il loro numero;
hanno effetti diversi dal punto di vista del fenotipo perché comportano anche una diversa info
genetica.
Delezioni effetto: mancanza di un pezzo di cromosoma e dei geni contenuti e quindi si ha una
perdita di info genetica. -➔ Parte del cromosoma (e quindi delle basi del DNA) viene perduta.
Tutti i geni contenuti nella parte interessata dalla delezione vanno perduti e quindi non
possono esprimersi nel fenotipo.

Duplicazione effetto: info genetica viene ripetuta. Parte del cromosoma viene duplicata. I geni
contenuti nella parte interessata sono duplicati. Perciò la cellula contiene tre o quattro copie di
ciascun gene. In qualche caso ciò può danneggiare la cellula perché i sistemi di regolazione
dell’espressione genica possono essere alterati.

Inversione effetto: In seguito ad una rottura, una parte del cromosoma viene riunita in
posizione invertita. A parte i geni che si possono trovare nel punto di rottura, non ci sono gravi
conseguenze per la cellula. Tuttavia non può avvenire crossing over in questa regione in
quanto essa non si appaia con quella del cromosoma omologo.

Paracentrica: Il segmento invertito non include il


centromero

Pericentrica: Il centromero è incluso nel segmento


invertito

Traslocazione effetto: In seguito ad una rottura, una parte del cromosoma (es n° 6) si stacca
e viene inserito in un cromosoma diverso (es n° 12). Le traslocazioni possono rendere
complicato l’appaiamento dei cromosomi omologhi durante la meiosi perché ci sono delle
regioni che non si riconoscono.

Non reciproche

Reciproche: scambio tra cromosomi NON omologhi

Capitolo 17. Le mutazioni 5


Robertsoniane: tipica di rotture vicino ai centromeri. Abbiamo dei
bracci che sono tenuti ancora tenuti insieme da un centromero e si
fondono (c ) e poi rimangono dei frammenti che si originano
dalla rottura e sono acentrici perché non hanno un centromero e
vengono persi, perdendo anche l’info che c’è in questi gameti (perdita
importante di info genetica)

Siti fragili possono portare anche alla rottura di questi cromosomi.

FraXq273 è il primo a essere Siti fragili sono presenti anche su autosomi e non per
stato individuato forza solo su X. Molto spesso questi siti fragili sono
associati a sequenze ripetute (➔ nel DNA abbiamo delle
sequenze ripetute)

Sindrome da X fragile:
Il sito FRAXE. Il gene è FMR1 ed è lungo 38kb in Xq27.3 e la sequenza 5-44CGG si trova in
una regione trascritta ma non tradotta (➔queste regioni hanno sia al 5’ che al 3’ importanti
ruoli regolativi nelle proteine). Sono presenti delle ripetizioni tra 5-45-50 CGG negli individui
sani; quando questo numero arriva tra 60-200 allora non si parla ancora di mutazione ma di
PRE-mutazione; quando >200 allora di parla di mutazione. Questa mutazione ha un DNA
ompletamente metilato=mancata espressione genica. Queste ripetizioni possono trovarsi o
dentro sequenze codificanti o in regioni regolativi e l’effetto della mutazione si vede
nell’ipermetilazione genica e
quindi una bassa espressione genica.
In questa sindrome a livello molecolare: L’espansione CGG nel 5’ UTR del gene causa
ipermetilazione della regione richiamando metil DNA binding protein e deacetilasi degli istoni
(HDAC) che inibiscono la trascrizione genica a causa della cromatina molto compattata.

Caratteristiche cliniche:

Ritardo mentale:
• Moderato nei M
• Lieve nelle F

Capitolo 17. Le mutazioni 6


Altri segni come:
• Macroencefalia, faccia allungata
• Orecchie sporgenti e basse
• Lassità articolare

Difetto molecolare:
• 99% dei casi: CGG > 200
• 1% dei casi: delezioni, mutazioni puntiformi

Prevalenza: 1 su 40.000 maschi

Sia M che F possono trasmettere la pre-mutazione. Durante la meiosi materna la


premutazione più diventare mutazione xk c’è un’espansione delle triplette ➔ M possono
trasmettere al massimo un cromosoma con una mutazione, F la pre-mutazione può diventare
mutazione
Pedigree:

F della 3generazione ha ereditato i 90 dal padre ma nella


gametogenesi sono stati originati delle ripetizioni fino a
600 e quindi la figlia (F della 4 gen) ha la mutazione
mentre la madre aveva solo premutazione (➔LA
VEDIAMO SEMPRE NELLA PROGENIE DELLE F)

Le mutazioni da espansione di triplette sono definite anche MUTAZIONI DINAMICHE. Sono


cambiamenti nel materiale genetico che possono continuare a mutare nei tessuti (mitosi) e nel
corso delle generazioni (meiosi, più frequenti), cambiano il numero delle triplette nella meiosi.
Possono avere effetti sulla struttura del DNA, la trascrizione, splicing trasporto e stabilità
dell’RNA, sulla traduzione, sulla struttura e funzionalità proteica.
Malattie da triplette:

Espansione in regioni non codificanti (CGG;GCC,GAA,CTG,CAG): La mutazione


causa perdita di funzione o danni a livello di mRNA

Espansione in regioni codificanti: La mutazione porta ad una proteina mutata con


guadagno di funzione tossica e/o perdita di funzionalità

Capitolo 17. Le mutazioni 7


polyGlu: triplette codificano x glutammico e un aumento di queste ripetizioni comporta > acido
glutammico

La lunghezza del tratto espanso dipende dai processi metabolici del DNA. Tratti più lunghi
sono più soggetti a mutazioni di quelli corti.
Le sindromi dovute a queste mutazioni sono soggette ad ANTICIPAZIONE GENETICA ➔ se
in un pedrigree è presente questo tipo di malattia, a ogni generazione, la malattia si
presenterà sempre prima e sempre più con forme più gravi.

Mutazioni per espansione di triplette in regioni non codificanti (introne):


Friedrich Ataxia ➔ La mutazione del gene più comune, che codifica per una proteina detta
Frataxina, è costituita dalla ripetizione della tripletta GAA situata nel primo introne del gene.
La sequenza di queste basi nucleotidiche, che normalmente ha un massimo di 40 triplette
negli individui normali, si espande fino ad alcune 100 nei pazienti malati. L’effetto è una
diminuzione marcata di livello di RNA della Frataxina, nonchè della quantità di Frataxina
espressa, anche se una minima parte viene comunque prodotta.
Mutazioni per espansione di triplette in regioni codificanti:
Corea di Huntington: COREA: dal greco “danza”, in riferimento ai movimenti involontari molto
simili ad una danza, che il soggetto affetto compie soprattutto nello stadio finale della malattia.

2.3 Mutazioni genomiche


Mutazioni che interessano il numero dei cromosomi, non la loro struttura.

Possono essere:

Aneuplodia ➔ Si osservano 1 o più cromosomi in più o in meno rispetto al corredo


cromosomico normale. Sappiamo che i cromosomi hanno un corredo diploide, un
cromosoma qui può essere aploide o triploide ➔ in aneuploidia sono tutti cromosomi
diploidi tranne 1 che può essere aploide o triploide

Capitolo 17. Le mutazioni 8


Aploidia ➔ Ciascun cromosoma è presente in unica copia (sono tutti aploidi, corredo
aploide)

Poliploidia ➔ Moltiplicazione di tutti i cromosomi (moltiplicazione di tutto il genoma).


Cause: Disturbi nel corso della meiosi (fusione di 2 nuclei aploidi o mancanza di divisione
cellulare durante la meiosi; Disturbi nel corso della mitosi (non si forma il fuso mitotico)

Aneuploidia

Mutazioni nel numero dei cromosomi

Monosomie e trisomie.
Alla meiosi i due omologhi anziché separarsi, migrano entrambi
nella stessa cellula figlia (non disgiunzione). In questo modo si
creano due cellule figlie, una con un cromosoma in meno e una con
un cromosoma in più.
Dopo la fecondazione un tipo di zigote avrà 1 cromosoma omologo,
l’altro 3 cromosomi omologhi.
Monosomie:
Per quel che riguarda gli autosomi, nella specie umana nessuna
monosomia permette lo sviluppo dell’embrione.
Questo perché abbiamo un’unica copia di tutti i geni presenti su quel
cromosoma e quindi anche alleli letali recessivi possono
manifestarsi.

Parziale monosomia nell'uomo: la sindrome CRI-DU-CHAT

Perdita di una piccola porzione del braccio corto del cromosoma 5.

Pz mostrano grande ritardo mentale e difficoltà nel linguaggio

Trisomie:
L’unico tipo di trisomia autosomica compatibile con la sopravvivenza è quella del cromosoma
21 (il più piccolo) ➔ Sindrome di Down. Altre trisomie a carico di cromosomi piccoli (18, 13)

Capitolo 17. Le mutazioni 9


comportano mortalità precoce (entro un anno), altre trisomie ancora portano ad aborti
spontanei.

La Sindrome di Down è la malattia genetica più frequente nell’uomo (1 ogni 700 nati). Le
persone affette dalla SD hanno 47 cromosomi e nonostante il cromosoma 21 sia quello con
meno geni, la sua trisomia altera notevolmente il fenotipo:

Tratti caratteristici del volto

Bassa statura

Difetti cardiaci

Ritardo mentale

Senescenza (invecchiamento) precoce

Predisposizione alla leucemia e alla malattia di Alzheimer

Aumento delle patologie odontoiatriche

Geni che predispongono a queste patologie sono stati localizzati sul cromosoma 21
Primo tipo → La causa della Sindrome di Down, così come quella di tutte le trisomie, risiede
in una non disgiunzione meiotica. Trisonomia 21 libera da non disgiunzione meiotica (se in
famiglia ci sono b down, questo non implica che in famiglia ve ne siano altri xk è una malattia
genetica ma non ereditaria)

L’incidenza della trisomia 21 aumenta notevolmente con l’età della madre.


Cause:

1. Le donne “mature” hanno maggior probabilità delle giovani di portare a termine la


gravidanza di bambini Down, gravidanze che altrimenti si potrebbero risolvere in aborti
spontanei in donne più giovani

2. Alla nascita l’ovaio contiene già tutti i gameti che costituiscono la sua linea germinale.
Essi sono bloccati allo stadio di oociti di primo ordine. È possibile che la probabilità di
fallimento del sistema di disgiunzione aumenti con l’età

Secondo tipo ➔ Sindrome di Down (familiare), Trisomia 21 da traslocazione “robertsoniana”


(4%):

Capitolo 17. Le mutazioni 10


Non è quella dovuta alla presenza di 3 cromosomi 21, ma è quella dovuta a una mutazione:
traslocazione “robertsoniana”

Il braccio lungo del crosoma 21 è attaccato al cromosoma 14.


Abbiamo quindi un individuo che ha un cromosoma 21 integro, un
14 integro e un 14-21. Quest’individuo può originare diversi tipi di
gameti:

Cromosomi integri (both)

Individui con soli cromosomi 14 con la traslocazione

Gameti con 21 integro e il 14-21 (carrier)

Gameti che hanno solo un cromosoma 14

Quando questi gameti verranno fecondati, avremo:

Una situazione con 2 cromosomi 21 e 2 cromosomi 14, quindi situa normale

Una situazione opposta in cui l’individuo avrà 2 cromosomi 14 e solo un 21 (monosomico


letale)

Un individuo il cui gamete porta la mutazione carrier: un cromosoma 21, un cromosoma


21-14 (quindi sono 2 cr 21) e solo un cromosoma 14.
Non manifesta la sindrome di Down ma la può trasmettere alla progenie➔ ecco perché è
una sindrome familiare

Un individuo che avrà 2 cromosomi 21 integri, 1 cromosoma 14 integro + un cromosoma


con la traslocazione (chiedere perché ho dubbi). Avrà 3 copie per il cromosoma 21 e
manifesterà la sindrome di Down ➔non è tutto il 21 ad essere presente in 3 copie, ma c’è
una traslocazione del 21 sul 14 (per la maggior parte del cromosoma 21, ci sono 3 copie
sul genotipo)

2.4 Mutazioni a seconda della loro origine

Mutazioni spontanee del genoma nucleare


La maggior parte viene prodotta a livello replicativo. 3 miliardi di coppie di basi devono essere
replicate ad ogni divisione cellulare, in un periodo di 2-3 ore. Con una velocità di circa 100.000
nt/sec, avvengono casualmente degli errori con una frequenza di 10-9 per nucleotide
incorporato. Per ogni locus è possibile calcolare il tasso di mutazione (µ) ➔ velocità con cui
avvengono queste mutazioni non è fisso ma dipende da qualcosa. Il numero di mutazioni non
è il tasso, ma il tasso è il numero di mutazioni che avvengono a ogni divisione cellulare e deve
quindi sempre essere riferito a un evento➔ divisione cellulare o per gamete osservati (N)
Tassi di mutazione

Capitolo 17. Le mutazioni 11


Per ogni locus il tasso di mutazione (µ) dato dal numero di alleli mutati (n) sul totale degli alleli
osservati (N).
Quindi: Se su un campione di 4.664.799 nati sono stati rilevati 41 casi sporadici di un dato
carattere patologico con eredità autosomica dominante a penetranza completa (es. nanismo
acondroplasico) → se in questa popolazione ci sono degli alleli mutanti, noi li vediamo tutti
perché tutti i genotipi così noi li vediamo nel fenotipo essendo un crattere dom,
µ sarà = 41(nuovi casi di questa sindrome) / 2x 4.664.779 (n campione)

2 xk ciascun individuo ha due alleli, mutazione avvenuta nei gameti


Numero casi osservati / alleli tot di quella popolazione
Il che significa che 1 gamete ogni 230.000 sarà mutato.

Alcune stime di tassi di mutazione:

Acondroplasia 1 – 1,3 /100.000

Distrofia miotonica 8 – 16 / 1.000.000

Neurofibromatosi 1 / 10.000

Retinoblastoma 6 – 8 / 1.000.000

Sindrome di Marfan 4,2 – 5,8 / 1.000.000

Al denominatore si intende il numero di gameti per generazione … il tasso di mutazione non è


fisso ma si riferisce sempre a un evento, in questo caso evento = diverse generazioni
Il calcolo può essere complicato dall’eterogeneità genetica (stessa malattia causata da più
mutazioni in più geni) ed è complicato anche nei casi di penetranza incompleta.
In generale: Nell’uomo il tasso di mutazione spontanea (durante la replicazione del DNA) per
un singolo gene è 10-4 – 10-5 / gene / generazione.
Tasso di mutazione e frequenza di mutazione non sono la stessa cosa! l tasso di mutazione
misura la frequenza con cui una mutazione si origina ex novo in un’unità di tempo “biologico”
(di solito una generazione), quindi non è una misura statica. La frequenza di mutazione
misura la frequenza della mutazione in una popolazione nel momento dell’osservazione
→indice di quanto quella mutazione è presente nella popolazione nel momento in cui la sto
osservando.

1 cellula porta a 4 generazioni e 8 cellule. Una cell della 3 ha


mutazione durante la divisione cellulare e la porta alle figlie. Sono
avvenute 7 divisioni cellulari e in una di queste 7 è avvenuta la
mutazione. Tasso è l’indice di quante volte si è AVVENUTA la
mutazione, ossia 1 volta. La frequenza nella 4 generazione è di 2
cellule mutanti su 8.

Freq unità statistica che si riferisce alla generazione a cui mi sto riferendo, il tasso è un unità
dinamica che si riferisce alla divisione cellulare (unità di tempo).

Capitolo 17. Le mutazioni 12


Quali sono le mutazioni spontanee:

Sostituzioni di basi → Errori di duplicazione del DNA; Cambiamenti chimici delle basi;
Danni da ossidazione

Delezioni/Inserzioni → Errori di replicazione del DNA (es. frame shift)

Delezioni/Duplicazioni → Errori di ricombinazioni del DNA

Errori della polimerasi durante la replicazione del


DNA : anziché inserire citosina, inserisce timina.
Otteniamo 2 molecola: una normale, una con
appaiamento errato (miss match ?).

La cell può tollerare quest errore, tuttavia, quando la molecola si replica, la polimerasi non si
sbaglia più e in 1 appaia G e C e in un’altra usa Timina – Adenina. Si ottengono 4 cell di cui
una ha la mutazione, 3 sono selvatiche

Danni alle basi a causa di ossidazione: abbiamo guanina. In presenza di radicali superossidi,
perossido di idrogeno, radicali ossidrilici (in mitocondri), ossidano una molecola. Questa non si
appaia più normalmente, non si appaia più con citosina perché non la riconosce e si appaia
con Adenina. Quindi, appaiamento corretto GC ma abbiamo GA → la guanina ossidata nella
molecola successiva funge da stampo A per T e quindi G diventa T e abbiamo corretto
appaiamento AT.

→La polimerasi non ha sbagliato ma è la forma ossidato del nucleotide ad essere riconosciuta
da un altro nucleotide
Inserzioni e delezioni durante la replicazione del DNA dovute a ripiegamenti dell’elica stampo.

Delezione: Se il filamento stampo scivola un po’ indietro e forma un appaiamento sbagliato, la


polimerasi, dopo che ha copiato 2, non trova più 3 A da accoppiare ma ne troverà solo 2.
Quindi avremo una molecola con una profusione (produrrà 2 molecole una con 5 A e una con
4 A)

Capitolo 17. Le mutazioni 13


Inserzione quando il filamento di nuova sintesi scivola indietro, si presentano dei nucleotidi da
copiare che erano stati già copiati. La polimerasi troverà nuovi nucleotidi, invece di 4 T trova 5
T, rimane scoperta una A che era stata già copiata ma la trova e ci mette una T. Nel nuovo
filamento si inserisce una base in più e quando la molecola verrà replicata, troveremo 6 A e 5
A
Eventi di crossing over ineguale che portano una duplicazione e una delezione

Mutazioni indotte
Elementi mutageni = elementi nell’ambiente che aumentano il tasso di mutazione.
Abbiamo:

Agenti mutageni fisici

Agenti mutageni chimici

Agenti mutageni biologici

MUTAGENO: Qualunque elemento presente nell'ambiente che aumenti in maniera


significativa il tasso di mutazione al di sopra di quello spontaneo.

Fisici : radiazioni → UV, ionizzanti; calore

Chimici: analoghi delle basi, modificanti le basi, intercalanti (si inserisce nel DNA)

Biologici: elementi trasportabili

Le radiazioni UV:

Le radiazioni UV possono provocare la formazione di legami covalenti fra pirimidine adiacenti


(generalmente: dimeri di timina) che interrompono la replicazione.
Sappiamo che le basi sono legate allo zucchero, ma quelle nel filamento non sono legate tra
di loro, mai legami adiacenti xk la polimerasi deve trovare 1 nucleotide e non 2 attaccati (o si
interrompe o le salta → mutazione) sono bensì legate tra 2 filamenti

Agenti intercalanti:
Si inseriscono nella molecola di DNA. Causano inserzioni o delezioni.

Capitolo 17. Le mutazioni 14


a. abbiamo una molecola sul cui filamento si è inserito un agente (giallo). La polimerasi
quando deve copiare quel filamento trova qualcosa che non conosce e inserisce una base
a caso (In questo caso ha inserito una G) pur di non interrompersi e va avanti.
L’intercalante inserito nel filamento provoca un inserzione a caso a cui, quando la
molecola viene copiata, viene inserita la base complementare (in questo caso C)

b. Quando l’inserzione intercalante viene inserito dopo la replicazione, quando la molecola si


apre, l’intercalante viene perso e quindi si ha un filamento, una molecola, a cui manca un
nucleotide. La polimerasi quindi non trova più una molecola sconosciuta e va avanti,
quindi viene perso il nucleotide a cui “corrispondeva” l’intercalante e abbiamo come
risultato una delezione

Agenti biologici: elementi trasponibili

Sono stati scoperti negli anni 40 da una ricercatrice che stava studiando dei mutanti di mais
che differivano x il colore dei chicchi→ c’erano delle mutazioni instabili, cambiavano fenotipo
velocemente. Le ricercatrice ipotizzò che ci fossero dei geni che saltavano da una parte
all’altra, jumping genes, da un sito all’altro a caso nel genoma → processo chiamato
trasposizione.

Quando saltano da un sito all’altro o si tratta di una trasposizione re plicativa o non.

Replicativa: Il DNA viene copiato in un tratto di DNA o RNA, che si sposta nel nuovo sito e
su di esso viene sintetizzato nuovo DNA (solo Eucarioti). Il numero degli elementi
aumenta

Non replicativa: Il DNA viene tagliato e si sposta in un’altra posizione (Eucarioti e


procarioti). Il numero non aumenta

Possono indurre cromosomi nei geni e nei cromosomi.

A livello cromosomico

Durante la meiosi e crossing over


abbiamo appaiamento tra sequenze
omologhe. Se nel genoma ho tante
ripetizioni, tante copie di questi
elementi, sparsi nel genoma, può
succedere che nel crossing over non
si riconosca in maniera specifica tra
geni omologhi, ma può avvenire anche
tra sequenze che si riconoscono e non
sono omologhe → avviene crossing
over ineuguale e ciò porta a
cromosomi mutati.

Capitolo 17. Le mutazioni 15


A livello genico
Mutagenesi per inserzione: elemento entra nel gene e si interrompe la sequenza. Se si
inserisce a livello regolativo vi è la modificazione dell’espressione; se si inseriscono negli
esoni, modificano il frame di lettura e distruggono la sequenza.

Elemento si inserisce nel gene e può non far niente ma anche far alterare la funzione. Questo
elemento, così come si inserisce in un gene, sarà exciso, ELIMINATO, da qualche sito.

A seconda di dove si inserisce, l’elemento può portare mutazioni diverse (per INSERZIONE).
Però, può causare mutazioni anche quando viene exciso, cioè tolto dal sito ove è presente ➔
perché può succedere che quando un elemento viene exciso, possiamo avere 2 tipi di
excisione:

1. Precisa ➔ tolta solo la porzione relativa all’elemento ... NON PORTA MUTAZIONE
GENICA

2. Imprecisa ➔ quando l’elemento viene exciso, si porta dietro anche dei pezzi di quel gene
… PROVOCA DELEZIONI

Il “CASO” vari

Elemento trasponibile presente nell’introne del gene vari. Quando è stato exciso, si è portato
dietro anche dei pezzi del gene ➔ ci sono 5 diversi mutanti per delezione di quell’elemento

Capitolo 17. Le mutazioni 16


che sono stati originati dall’excisione del vari.
Quindi dobbiamo ricordarci gli effetti degli elementi trasponibili nel creare mutazioni, che sono:

1. Il riarrangiamento dei cromosomi dovuto al fatto che sono presenti in più copie e quindi
possiamo avere appaiamenti sbagliati

2. Inserzioni nel gene e lo alterano

3. Delezioni xk quando vengono excisi possono portarsi dietro dei pezzi di quel gene.

Riparazione del DNA


Durante la sintesi: correzione di bozze.

DNA polimerasi: 1 errore ogni 100.000 inserzioni (10-5). La polimerasi si accorge di aver
inserito un nucleotide errato, va indietro (quindi inverte la sua direzione e si comporta da
esonucleasi), rimuove quello sbagliato e mette quello giusto (attività proof-reading). Se la
polimerasi dev’essere molto efficiente, allora correggerà il 99% (10-7 appaiamenti errati
(MISMATCHES)), invece le polimerasi un po’ più lente hanno una capacità molto elevata di
correggere errori (high fidelity)

Prima o dopo la replicazione:

Fotoriattivazione

Mismatches repair

Riparazione post-replicativa

Riparazione per escissione di basi

Riparazione per escissione di nucleotidi

Sistema SOS

Riparazione per ricombinazione

Fotoriattivazione

Mediato da un enzima fotoliasi (attivato dalla luce, taglia qualcosa) ed è in grado di rompere i
dimeri di timina causati dai raggi UV e quindi quel tipo di danno viene riparato. Se questo
danno viene aggiustato PRIMA di essere replicato, la polimerasi non dovrà correggere niente.
Qualche errore può non essere corretto e quindi resta nel DNA. Vi è un meccanismo di
riparazione che avviene DOPO la replicazione e si chiama NER ➔ consiste nel tagliare un
pezzo di filamento che contiene l’errore, si forma uno spazio vuoto, la polimerasi sfrutta la
replicazione dell’info per occupare quello spazio e il danno viene riparato.
Uno dei geni coinvolti in questo meccanismo, impedisce di correggere alcuni tipi di errori ed è
causa di alcune malattie come lo Xeroderma pigmentosum (macchie cutanee importanti,
eritema molto forte, fino allo sviluppo di tumori perché questo meccanismo non è attivo nelle
cell e quindi non può riparare danni).

Capitolo 17. Le mutazioni 17


➔malattie che rendono l’individuo sensibile a delle
mutazioni.

Capitolo 17. Le mutazioni 18


🧬
Capitolo 18. Ricombinazione
0. Introduzione
Ricombinazione come evento che crea la variabilità genetica, forma nuove combinazioni
alleliche per quanto riguarda i geni in un dato cromosoma.

Ricombinazione: scambio tra crossing-over (scambio tra opzioni di materiali genetici tra
cromosomi).

1. Legge di Mendel o Principio della Segregazione ➔ I due membri di una coppia genica
(alleli) segregano (si separano) l'uno dall'altro durante la formazione dei gameti.

2. Legge di Mendel o Principio dell'Assortimento Indipendente ➔ I geni che controllano


caratteri diversi si distribuiscono in modo indipendente l’uno dall’altro durante la
produzione dei gameti.

Se consideriamo gli incroci diibridi (incroci che


differiscono per più caratteri, più geni) in cui P omo- x
due caratteri, i gameti che otterremo saranno AB e ab.

La progenie sarà etero- e produrrà gameti che possono


essere AB, ab (➔ combinazioni originali degli alleli;
chiamati alleli non ricombinati), Ab, aB (➔gameti
ricombinanti).

Se il gene A e il gene B sono su 2 cromosomi diversi: nell’interfase i cromosomi non sono


appaiati, nella profase abbiamo l’appaiamento tra cromosomi omologhi (quindi avremo dei
cromosomi aa,AA), durante la meiosi, i membri dei cromosomi omologhi si separano e si
dividono nelle 2 cell figlie ➔ la divisione può avvenire in maniera tale che il cromosoma
contenente A si associ col cromosoma che ha B, e quindi poi a con b; oppure possiamo avere
A che si associa con b e l’allele a che si associa con B

Alla seconda meiosi, i cromatidi si separano e quindi otterremo 4 tipi di gameti che si possono
produrre con la stessa frequenza.

Capitolo 18. Ricombinazione 1


Se facciamo un reincrocio (AB x ab) otterremo che ½ della progenie erediterà l’assetto
cromosomico parentale, mentre l’altra erediterà un mix dei crom. Asso