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Le citazioni della Fenomenologia rimandano alla seguente edizione: G.W.F. Hegel, Phanomenologie des Geistes, in Idem, Werke in zwanzig Banden, a cura di E. Moldenhauer e K. M. Michel, Frankfurt a. M. 1969 sg., qui Bd. 111, p. 72 (Fenomenologia dello spirito, trad. di E . De Negri, Firenze 1996, qui p. 50). Cfr. su cib anche l'esposizione in K. E. Kaehler, W. Marx, Die Vernunft in Hegels Phanomenologie des Geistes, Frankfurt a. M. 1992, pp. 24 sg.
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movimento entro me stessom3. Com'i: noto, second0 Hegel nella storia dello spirit0 una prima forma di questa liberth dell'autocoscienza b sorta nello Stoicismo. Raggiungendo il live110 del pensiero, la coscienza ha lasciato dietro di s6 il confront0 fra il signore ed il servo e per la prima volta i: semplice "coscienzapensante in generale", a cui sta di fronte un altrettanto globale "elemento che 2 in s8'. Di conseguenza, b caratteristico dello stoico un pensiero che permane nell'universale e non entra in relazione con le multiformi differenze del mondo reale per ottenere cosi l'ambita atarassia, la quiete impassibile dell'anima. Questo i: possibile ma a prezzo dello smarrimento della realth effettiva. Lo stoico si ritira da essa per essere interamente presso di sC. Con questa "strategia del ritiron4i: libero, ma in un senso quasi tautologico, giacchC in questo mod0 non esiste nulla in cui tale liberth possa dimostrarsi concreta, 0ssia rimane astratta. Per cosi dire, b solo la pretesa della liberth, non il suo adempimento effettivo ed allora comincia "presto a ingenerare tedioU5. Lo stoico evita il contatto con la realth effettiva e pertanto anche ogni contenuto concreto.
1.2 L'immunitd dalla contraddizione dello scetticismo
Questo non i: affatto possibile, e nemmeno anche solo auspicabile. Ogni contenuto concreto esige un rapportarsi alle relazioni molteplici e differenziate del reale. Secondo Hegel il tentativo di conservare la liberth dell'autocoscienza, anche sotto le condizioni della realth, appare come Scetticismo. Quest'ultimo non ignora piu la singolarith concreta ma la tematizza espressamente e dettagliatamente, perb nel costante pericolo di perdervisi. Lo Scetticismo cerca di scansare questo pericolo svalutando completamente la singolarith: come mera singolarith, come inessenziale, a cui non spetta nessun valore proprio. Gih per lo stoico costituiva l'inessenziale, ma senza quest'accento espressamente negativo; per lo stoico i: essenziale solo il lato positivo dell'indipendenza della coscienza. Invece lo scettico si esercita per cosi dire a sparare sulla singolarith, sull'inessenziale. In tale permanente svalutazione cerca di rivalutare se stesso e di procacciarsi la sua certezza di s6 di contro alla singolarith. In certo qua1 mod0 si definisce unicamente attraverso la negazione della singolarith concreta. Nulla esiste di importante, i concetti della scienza passano per etichette attaccate solo esteriormen3 4 5
G. W. F. Hegel, op. cit., p. 156 (126).
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te, nulla ha veritit. Lo scettico fa dileguare tutto cib che si dh come reale e per questo si procaccia per se stesso la coscienza della sua liberth6. Ma si tratta di una costruzione che in s.4 2 contraddittoria: la certezza di se stesso a cui aspira lo scettico nella negazione della singolarith, sta in quanto tale a1 di sopra della singolarita svalutata e per lui equivale all'autentico valore. Egli cerca di realizzarla affaccendandosi nella singolarith, che tuttavia per lui equivale a cib che i: privo di valore. Quindi lo scettico cerca il proprio valore occupandosi solo di cib che egli stesso ha dichiarato privo di valore. Se smettesse di farlo, il suo valore proprio si convertirebbe in nulla; egli cerca di conservarlo, deve rimettersi di nuovo a cib che b nullo e percib perdere sempre ogni valore proprio. Cercando di ottenere il proprio valore per mezzo di cib che lui stesso ha svalutato come nullo, lo scettico si b messo nella situazione di poter scegliere solo fra il nulla e cib che b nullo. Ma lo scettico non nota questa contraddizione, altrimenti non potrebbe trarne quella soddisfazione che di fatto ne trae: come ragazzi testardi, dice Hegel, ciascuno dei quali "restando in contraddizione con se stesso, si paga la soddisfazione di restare in contraddizione con gli altrY7. Mi risuona ancora nelle orecchie la proposizione di un collega (naturalmente!), che ad un ragionamento logicamente argomentato ovvib in mod0 inconfutabile ed extralogico con l'obiezione: "e se adesso semplicemente lo rifiuto, tu cosa fai?". Aveva vinto - per lui stesso. Invece di fatto non si pub pih argomentare; qui la logica b fuori gioco, ma per mezzo del linguaggio e percib anche della logica. Se si vuole, la "forza" dello scettico sta nel non notare questa contraddizione.
1.3 La disgregazione della coscienza infelice
Ma b difficile che questa situazione duri. "La mancanza di pensiero dello scetticismo verso se stesso dovrh dileguare, giacchC in effetto i: pur sempre una sola coscienza a possedere in lei quei due modP8. Una volta notata, la contraddizione disgrega la coscienza. Proprio questa b la situazione della coscienza infelice nella diagnosi introduttiva di Hegel, le cui strutture vanno ora estrapolate e parafrasate. Essa i: "la coscienza di s come dell'essenza duplicata e ancora del tutto impigliata nella C
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contraddi~ione"~. "Essa stessa b immediatamente quelle due ~oscienze"'~, ma proprio col carattere della contraddizione che, in quanto tale, b di principio senza soluzione: ottenere il proprio valore da cib che si ritiene privo di valore. "Noi assistiamo cosi alla lotta contro un nemico, contro il quale la vittoria b piuttosto una sottomissione: aver raggiunto un contrario significa piuttosto smarrirlo nel suo contrario. [...] Quivi infatti come consapevolezza dell'essenza ha soltanto la consapevolezza del suo contrario, ed b quindi conscia della propria n~llith"~'. dobbiamo seguire Qui il processo di sviluppo di questa coscienza. La coscienza infelice b anzitutto l'unith completamente irriflessa e contraddittoria dei due opposti: dell'autocoscienza e della coscienza di cib che b nullo, o dell'essenziale e dell'inessenziale, od anche dell'universale astratto e della singolarith concreta. E poichC in essa tutto questo si presenta come contraddizione, la coscienza infelice si mette sul lato dell'inessenziale. Ma unificandoli in sC, vede molto bene la lor0 differenza di valore e percib tende a liberarsi dall'inessenziale (quindi dalla contraddizione), il che per6 significa "liberare s da se stes~a"'~di fatto da ogni ragione di C essere infelice. Qui l'infelicita b la distruzione dell'identith di se' attraverso la contraddizione immanente che la coscienza infelice - a seguito dello C Scetticismo - porta in s e da cui b disgregata. Quindi in questa relazione contraddittoria, l'universale (l'essenziale) e la singolarith (l'inessenziale) si presentano sempre assieme. E proprio questo diviene una "esperienza che l'autocoscienza scissa fa nella sua infeliciti", ciob "l'esser-uno di questa coscienza d~plicata"'~. contraddizione La b in certo qual mod0 simile ad un fermaglio paradossale che tiene unito cii, che b contraddittorio. Pertanto cib che alla fine emergerh nel corso di questo processo di esperienza b che l'universale e la singolarith non solo si presentano come elementi contraddittori ma, intesi giustamente, si coappartengono in mod0 talmente intrinseco che l'universale si sviluppa in certo qual mod0 a singolarith e la singolarith si toglie nell'universale. La svalutazione scettica della singolarith appare smentita, cosicchC la singolarith e l'universale formano essenzialmente un'unith e cosi sono assieme l'essenziale. Con cib la coscienza si b liberata dalla contraddizione scettica e ha trovato una nuova identith di sC.
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Ibidem (131-132) Ivi, p. 164 (132). Ivi, pp. 164-165 (133). Ivi, p. 164 (132). Ivi,p. 165 (133-134).
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Ivi,p. 170 (137). Ibidem (138). Ibidem (ibidem).Corsivo mio (D.H.). Ivi, p. 171 (138). Ibidem (ibidem). Ibidem (ibidem).
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oggettiva, in definitiva non toglibile, che conferma anzitutto la possibilith di formarlo, grazie a cui lo si pub accogliere e riconoscere.
sibile, rinuncia ad ogni forma di volonth propria sensibile e dunque pub ora riconoscere una relazione essenziale fra l'universale e la singolarith. Mediante questo "sacrificio effettivamente compiuto", la coscienza ha "in s ~ ' quindi implicitamente30,dimesso da s la sua scissione della coscien, C za e con cii, "anche la sua infelicitdn3*. L'abbandono dell'ostinazione t: a1 tempo stesso il riconoscimento di un volere universale, come i: colto sensibilmente nella rappresentazione di una mediazione attraverso il "ministro". Certo, anche questa mediazione non appare ancora alla coscienza come il proprio operare. Ma in se' vi i: per essa "la rappresentazione della ragione, ciok la rappresentazione della certezza della coscienza, di essere, nella sua singolarith, assolutamente in se', o di essere ogni ~ e a l t h " ~ ~ . Percib l'opposizione fra il suo universale essere per s e la realth effettiC va concreta e isolata, i: svanita per la coscienza. Ha "svincolato da se stessa il suo esser-per-sC" e ne ha "fatto un essere", e precisamente in mod0 tale che ciascuno dei due "non cade pih fuori della cos~ienza"~~. c't: pic Non bisogno di tentare di salvare la sua indipendenza a spese della propria realtB effettiva o di quella delle cose, ma "come ragione I'autocoscienza, fatta sicura di se stessa, ha assunto verso quei due negativi un atteggiamento di quiete e li pub sopportare; essa & infatti certa di se stessa come realth, ossia i: certa che ogni realth non i: niente di diverso da lei; il suo pensare k esso stesso, immediatamente, l'effettualith, verso la quale essa si comporta dunque come Idealismo"".
3 . Aspetti strutturali
3.1 Sguardo retrospettivo sul percorso argomentativo La dettagliata analisi hegeliana della "liberti dell'autocoscienza" presuppone la dialettica della signoria e della servith, che dimostra che I'au-
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Solo 'in sC', quindi solo implicitamente per il fatto che, come mettono in luce Kaehler e Marx, "la verith della certezza di se stessi [...I i. percib emersa per essa solo nella forma della relazione della coscienza, non dell'autocoscienza, e percib non ancora come il cosciente e perfetto riconoscimento reciproco cercato. Questo si produrr5 piuttosto solo per la reale autocoscienza razione come momento dello spirito etico" (K. E. Kaehler, W. Marx, op. cit., p. 32). G. W. F. Hegel, Op. cit., p. 176 (142). Ivi,p. 177 (143). Ivi, p. 178 (144). Ivi,p.179(148).
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tocoscienza i: costituita in mod0 essenzialmente inter~oggettivo~~.dal Ma momento che su questo nuovo gradino raggiunto in tal mod0 la coscienza 6 anzitutto cosciente di se stessa, assume nuovamente una figura quasi "monologica": come autocoscienza essa si vede ora simile ad una coscienza interamente diversa, non autocosciente e di contro ad una "dura" realth, che per la liberth appena conquistata espone un nuovo tipo di prova. Con cii, la tesi sociofilosofica di Hegel sfocia improvvisamente in una problematica teoretico-conoscitiva. Di fatto la "coscienza infelice" - a1 di lh del lirismo I1 del titolo - va intesa come un'analisi anzitutto teoretico-con~scitiva~~. suo tema i: il concetto dell'universale concreto - bench6 qui non compaia il termine - quindi propriamente del concetto stesso. Com'k noto, second0 Hegel il concetto i: caratterizzato dall'essere l'unith di universale, particolare e singolare, dal mantenersi in quanto tale identico nelle sue differenze concrete e percii, dall'essere non solo la verith del pensiero ma anche della cosa stessa, della realth effettiva. Quest'ottica idealists emerge per la prima volta nella prospettiva della ragione. I1 testo intricato - in queste sezioni comporta enormi difficolth capire anche solo quello che Hegel intende dire3' - ripercorre il movimento di riflessione compiuto dalla coscienza nel patire le errate immagini di s6, per liberarsi definitivamente dai suoi legacci ed elevarsi a1 punto di vista idealistic0 della ragione. Permetteteci di richiamare ancora una volta alla memoria questo processo nel mod0 piii succinto possibile e per una panoramica generale: la coscienza i: "infelice" nell'accorgersi della contraddizione della pretesa scettica di essere una duratura autocoscienza universale solo attraverso la negazione della singolarith svalutata come un che di nullo, di procacciarsi quindi un valore proprio attraverso cii, che si ritiene privo di valore. A differenza dello scettico, la coscienza infelice percepisce questa contraddizione e percii, 1) realizza gih una fonna di unith - bench6 paradossale - di universale e singolarith. Ma le sfugge che essa stessa i: tale unith. Quest'ultima le appare piuttosto come un inaggiungibile a1 di 18. Nel suo tentativo
Su cib b illuminante V. Hosle, Hegels System. Der Idealismus der Subjektivitat und das Problem der Intersubjektivitat, Hamburg 1987, in particolare cap. 6.3.2. e 6.3.3. Un metasignificato filosofico-religioso rimane comunque possibile, bench6 non nella forma estemporanea presentata da Pavlos Klimatsakis in Religion und absolutes Wissen.Die Genese der >Phanomenologiedes Geistesc aus dern positivierten Christenturn, Diss., Bonn 1997, pp. 178 sg. Qualcosa di simile si pub dire per l'interpretazione sull'argomento di Charles Taylor (C. Taylor, op. cit., p. 218). Pertanto non meraviglia che le interpretazioni di questo capitol0 spesso citato siano trattate per lo piti in mod0 assai globale. Come esempio per tutte si cita nuovamente l'indagine di Charles Taylor (ivi, pp. 215 sg.).
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di afferrarla, coglie invece solo la singolariti sensibile. Ma a1 tempo stesso vi ha fatto implicitamente l'esperienza della sua attivith propria, che 2) ora la rivolge attivamente alla singolarith sensibile: nel formare e togliere quest'ultima, adesso cerca di appropriarsene sensibilmente e di assicurarvi il suo sentimento di sC. Ma il sensibile ha un essere proprio, che non i: nulla. Dev'essere 'dato' fattualmente e 'rimesso' alla coscienza, e percib appare a quest'ultima come una potenza indipendente, oggettiva, quindi di nuovo come un irraggiungibile a1 di 18. (3) Tuttavia la coscienza ha formato e tolto il sensibile ed in tal senso lo ha mostrato come qualcosa di nullo, ma allora si i: persa in cib che i: nullo. Ora quest'esperienza negativa dirige lo sguardo a1 fatto che quest'annientamento di cib che i: nullo i: mediato dal pensiero dell'essenziale, che vi i: quindi costantemente presente ed operante. Percib in questa mediazione i: realizzata l'unita dell'essenziale e di cib che si pretende nullo, quindi dell'universale e della singolariti. Riconoscendo tutto questo, la coscienza pub alla fine abbandonare la prospettiva erronea ed ostinata di un a1 di 18 che le sia irraggiungibile, e con cib lasciarsi alle spalle la sua infelicith. I1 risultato i: la certezza - 'idealistica' - che il pensiero i: capace di comprendere la realth, di coglierla in concetti, ossia come un universale che si mantiene identico nella singolarith. 3.2 Cambiamento di prospettiva, "lasciar andare" e situazione teoretico-conoscitiva Va considerato decisivo per questo sviluppo il ripetuto cambiamento di prospettiva che in generale 2 essenziale per la Fenomenologia. Ancora nel suo operare vano, la coscienza fa un'esperienza che impone un atteggiamento ed un mod0 di vedere che sono nuovi: anzitutto, cercando vanamente di afferrare l'unith che gih sente nella contraddizione e scontrandosi solo col sensibile, la coscienza diviene cosciente della sua attiviti propria. Con cib cambia la prospettiva. Ora l'attiviti propria esperita si volge a dimostrare il sensibile come nullo e percib se stessa come un sC. Ma a1 tempo stesso la coscienza fa esperienza della nulliti della sua fissazione sul nullo sensibile. Come reazione si ha l'intellezione del fatto che nell'annientamento di cib che t: nullo t: gii contenuta la determinazione finale dell'essenziale Questo nuovo cambiamento di prospettiva permette alla coscienza di abbandonare il suo ostinato "aut aut" fra universale o singolarith e di intendere entrambi come 19intrinsecaunita del concetto. A1 cambiamento di prospettiva appartiene essenzialmente il lasciar andare cib che per lo sviluppo i: divenuto obsoleto. Inoltre, che quest'ultimo si dimostri non piii sostenibile, obbliga ad abbandonare tale posizione: la
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coscienza 2. infelice, disgregata, anzitutto nel sopportare la contraddizione scettica che allora cerca di vincere e lasciar andare. Ma congiungendo in uniti gli opposti contraddittori dell'universale e della singolariti, non comprende quest'unita come propria, ma la trasferisce in un a1 di M ,il cui raggiungimento deve rimanere un'aspirazione irrealizzabile. La vaniti di tale aspirazione costringe nuovamente a lasciar andare, ad abbandonare l'al di 18 ed a cercare ora l'uniti ambita nell'annientamento della singolariti sensibile come un qualcosa di nullo. La conseguenza i l'affondamento ? nella nulliti. Ma la riflessione che il pensiero dell'essenziale sia sempre implicitamente contenuto in cib che si i: qualificato come nullo, costringe nuovamente a lasciar andare la caparbieti ostinata da un lato o dall'altro, quindi a comprendere entrambi come uniti e con cib a guadagnare il punto di vista di una ragione intesa idealisticamente. Come gii menzionato, la "coscienza infelice" 2. una tesi anzitutto teoretico-conoscitiva38. I1 che emerge g i i nel carattere determinante della prospettiva della coscienza. Dal punto di vista teoretico-conoscitivo, che si tratti della certezza della sua liberta significa che si deve raggiungere il piano del concetto, cioi: l'uniti di universale, particolare e singolare. Per la coscienza non filosofica sono istanze separate e non unificabili che dividono la coscienza. Che tuttavia la loro relazione si imponga sempre come problema - perch6 sono momenti di un'unica e medesima coscienza -, costituisce l'infelicita di questa coscienza. Nel dolore della sua disgregazione e nella conseguente costrizione ad abbandonare sempre le posizioni divenute obsolete, si giunge alla fine alla certezza dell'uniti dell'universale e della singolariti. Adesso la coscienza coglie l'universale che era nella singolariti e viceversa la singolariti come la sua istantizzazione. Con cib la realti & trasportata nella forma del concetto e scoperta come proprieta immanente della coscienza. Con cib, essendo presso la cosa concreta, la : coscienza i tuttavia presso se stessa, quindi libera. I1 movimento compiuto dalla coscienza infelice 2. allora la liberazione di s6 e percib il raggiungimento del punto di vista teoretico-conoscitivo di un idealismo oggettivo. Nella Fenomenologia rimane comunque aperto il problema di fino a che punto si possa assegnare anche un significato ontologico a tale movi38
Ma i: evidente anche la possibiliti di un'applicazione psicoterapeutica. L"'infelicit8" di questa coscienza i: la contraddizione che non le d2 pace. Una terapia adeguata pub consistere solo nella soluzione della contraddizione. Percib deve fondamentalmente esigere dal paziente il process0 dl esperienza della coscienza qui esposto e farglielo seguire. Non pochi problemi psichici si dimostrano in definitiva problemi di conoscenza! Che da cib emerga una competenza psicoterapeutica anche della filosofia, b per me palese.
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m e n t ~Solo .nella Logica e - pih estesamente - nel disegno sistematico ~~ del17EnciclopediaHegel sviluppa la fondazione di un'ontologia idealistica, grazie alla quale la realth b per sua essenza concetto, ed il concetto b ogni realtd. (Trad. di Davide De Pretto)
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Hegel comunque accenna gia nella Fenomenologia alla possibilit2 di una derivazione delle categorie - intese come "essenzialita dell'essente" (cfr. G. W. F. Hegel, op. cit., 181-182 (150-151)).
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Saggi sulla condizione umana tra filosofia, scienza e arte
a cura di
MIMESIS Morphe'
Volume pubblicato con il contributo del Dipartimento di Filosofia dell'Universit8 degli Studi di Padova con fondi PRIN - MIUR 2006.