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PARMENIDE

BIOGRAFIA: Parmenide fu il fondatore della scuola eleatica, attivo ad Elea verso il 500 a.C. Parmenide nacque in
Magna Grecia, ad Elea (Velia in epoca romana), da una famiglia aristocratica. Della sua vita si hanno poche notizie.
Ad Elea fond una scuola, insieme al suo discepolo prediletto Zenone. Platone nel Parmenide riferisce di un viaggio
fatto ad Atene in vecchiaia, dove conobbe Socrate da giovane col quale ebbe una vivace discussione.
SULLA NATURA: Il poema di Parmenide Sulla natura si compone di un Proemio (integro) e di una trattazione in due
parti: La via della Verit e La via dell'Opinione. Nel Proemio, di natura allegorica, Parmenide immagina di essere
trainato da cavalle verso una dea, la quale disposta ad insegnargli il cuore inconcusso della ben rotonda Verit.
PENSIERO: La dea mostra al filosofo la via dell'opinione (doxa), che conduce all'apparenza, e la via della verit
(altheia) che conduce alla sapienza e all'Essere. Parmenide sostiene che la molteplicit e i mutamenti del mondo
fisico sono illusori, e afferma la realt dell'Essere, al quale attribuisce diversi significati: immutabile, ingenerato,
finito, immortale, unico, omogeneo, immobile, eterno.
Pur non specificando cosa sia questo essere, Parmenide il filosofo che per primo ne mette a tema esplicitamente il
concetto; su di esso egli esprime soltanto una lapidaria formula, la pi antica testimonianza in materia, secondo la
quale l'essere , e non pu non essere, il non-essere non , e non pu essere:
(Parmenide, Sulla Natura, fr. 2, vv 3;5 - raccolta DIELS KRANZ / fonti: Simplicio, Phys. 116, 25. Proclo, Comm. al Tim.)
Con queste parole Parmenide intende affermare che niente si crea dal niente, e nulla pu essere distrutto nel nulla.
Gi i primi filosofi greci avevano cercato l'origine (o , arch) della mutevolezza dei fenomeni in un principio
statico che potesse renderne ragione, non riuscendo a spiegarsi il divenire. Ma i cambiamenti e le trasformazioni a
cui soggetta la natura, tali per cui alcune realt nascono, altre scompaiono, secondo Parmenide non hanno
semplicemente motivo di esistere, essendo pura illusione. La vera natura del mondo, il vero essere della realt,
statico e immobile. A tali affermazioni Parmenide giunge promuovendo per la prima volta un pensiero basato non
pi su spiegazioni mitologiche del cosmo, ma su un metodo razionale, servendosi in particolare della logica formale
di non-contraddizione,
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da cui si traggono le seguenti conclusioni:
L'Essere immobile perch se si muovesse sarebbe soggetto al divenire, e quindi ora sarebbe, ora non
sarebbe.
L'Essere Uno perch non possono esserci due Esseri: se uno l'essere, l'altro non sarebbe il primo, e
sarebbe quindi non-essere. Allo stesso modo per cui, se A l'essere, e B diverso da A, allora B non :
qualcosa che non sia Essere non pu essere, per definizione.
L'Essere eterno perch non pu esserci un momento in cui non pi, o non ancora: se l'essere fosse solo
per un certo periodo di tempo, a un certo momento non sarebbe, e si avrebbe contraddizione.
L'Essere dunque ingenerato e immortale, poich in caso contrario implicherebbe il non essere: la nascita
significherebbe essere, ma anche non essere prima di nascere; e la morte significherebbe non essere, ovvero
essere solo fino a un certo momento.
L'Essere indivisibile, perch altrimenti richiederebbe la presenza del non-essere come elemento
separatore.
L'Essere risulta cos vincolato dalla necessit (, annche), che il suo limite ma al contempo il suo
fondamento costitutivo: la dominatrice Necessit lo tiene nelle strettoie del limite che lo rinserra tutto intorno;
perch bisogna che l'essere non sia incompiuto.
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Parmenide paragona l'Essere a una sfera perfetta, sempre uguale a se stessa nello spazio e nel tempo, chiusa e finita
(per gli antichi greci il finito era sinonimo di perfezione). La sfera infatti l'unico solido geometrico che non ha
differenze al suo interno, ed uguale dovunque la si guardi; l'ipotesi collima suggestivamente con la teoria della
relativit di Albert Einstein che nel 1900 dir:
[19]
Se prendessimo un binocolo e lo puntassimo nello spazio,
vedremmo una linea curva chiusa all'infinito in tutte le direzioni dello spazio, ovvero, complessivamente, una sfera
(per lo scienziato infatti l'universo finito sebbene illimitato, fatto di uno spazio tondo ripiegato su se stesso).
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Fuori dell'Essere non pu esistere nulla, perch il non-essere, secondo logica, non , per sua stessa definizione. Il
divenire attestato dai sensi, secondo cui gli enti ora sono e ora non sono, una mera illusione (che appare ma in
realt non ). La vera conoscenza dunque non deriva dai sensi, ma nasce dalla ragione. Non c' nulla di errato
nell'intelletto che prima non sia stato negli erranti sensi la frase che dora in poi sar attribuita a Parmenide. Il
pensiero dunque la via maestra per cogliere la verit dell'Essere: ed lo stesso il pensare e pensare che . Giacch
senza l'essere non troverai il pensare, a indicare come l'Essere si trovi nel pensiero. Pensare il nulla difatti
impossibile, il pensiero necessariamente pensiero dell'essere. Di conseguenza, poich sempre l'essere a muovere
il pensiero, la pensabilit di qualcosa dimostra l'esistenza dell'oggetto pensato. Tale identit immediata di essere e
pensiero,
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a cui si giunge scartando tutte le impressioni e i falsi concetti derivanti dai sensi, abbandonando ogni
dinamismo del pensiero, accomuna Parmenide alla dimensione mistica delle filosofie apofatiche orientali, come il
buddhismo, il taoismo e l'induismo.
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Una volta stabilito che l'Essere , e il non-essere non , restava tuttavia da spiegare come nascesse l'errore dei sensi,
dato che nell'Essere non ci sono imperfezioni, e perch gli uomini tendano a prestare fede al divenire attribuendo
l'essere al non-essere. Parmenide si limita ad affermare che gli uomini si lasciano guidare dall'opinione (, doxa),
anzich dalla verit, ossia giudicano la realt in base all'apparenza, secondo procedimenti illogici. L'errore in
definitiva una semplice illusione, e dunque, in quanto non esiste, non si pu trovargli una ragione. Compito del
filosofo unicamente quello di rivelare la nuda verit dell'Essere nascosta sotto la superficie degli inganni. Il tema
sar ripreso da Platone che cercher una soluzione al conflitto tra l'essere e il molteplice; per sciogliere il dramma
umano costituito dal senso greco del divenire (per cui tutto muta) che si scontra con una ragione, altra dimensione
fondamentale della grecit, che portata a negarlo, Platone concepir il non-essere non pi alla maniera di
Parmenide staticamente e assolutamente contrapposto all'essere, ma come diverso dall'essere in senso relativo, nel
tentativo di dare una spiegazione razionale anche al tempo e al molteplice.
Il rigore logico di Parmenide gli valse inoltre l'appellativo di "venerando e terribile" da parte di Platone.
[23]
La fiducia
di Parmenide in un sapere completamente dedotto dalla ragione, e viceversa la sua totale sfiducia nei confronti dei
sensi e di una conoscenza empirica, fa di lui un filosofo profondamente razionalista.

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