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Parmenide

Parmenide
(EL) ' ' , , , - - , ' , - - . ... . (IT) Orbene io ti dir, e tu ascolta accuratamente il discorso, quali sono le vie di ricerca che sole sono da pensare: l'una che "" e che non possibile che non sia, e questo il sentiero della Persuasione (infatti segue la Verit); l'altra che "non " e che necessario che non sia, e io ti dico che questo un sentiero del tutto inaccessibile: infatti non potresti avere cognizione di ci che non (poich non possibile), n potresti esprimerlo. Infatti lo stesso pensare ed essere.

(Parmenide, Il poema sulla natura, o Della natura; II, III )

[1]

Parmnide di Elea (in greco ; Elea, 515 a.C. 450 a.C.) stato un filosofo greco antico, presocratico. Fu il maggiore esponente della scuola eleatica.

La vita
Parmenide nacque in Magna Grecia, ad Elea (Velia in epoca romana, oggi Ascea), da una famiglia aristocratica. Della sua vita si hanno poche notizie. Fu probabilmente discepolo di Senofane.[2] Dai suoi concittadini sarebbe stato chiamato a redigere le leggi della sua citt.[3] Ad Elea fond inoltre una scuola, insieme al suo discepolo prediletto Zenone.[4] Platone nel Parmenide riferisce di un viaggio che negli anni della vecchiaia Parmenide intraprese alla volta di Atene, dove conobbe Socrate da giovane col quale ebbe una vivace discussione.[5]
Parmenide

Il Poema sulla natura


Per approfondire, vedi Sulla natura (Parmenide).

L'unica opera di Parmenide il poema in esametri intitolato Poema sulla natura,[6] di cui alcune parti sono citate da Simplicio in De coelo[7] e nei suoi commenti alla Fisica aristotelica,[8] da Sesto Empirico[9] e da altri scrittori antichi. Di tale poema ci sono giunti ad oggi diciannove frammenti, alcuni dei quali allo stato di puro stralcio, che comprendono un Proemio e una trattazione in due parti: La via della Verit e La via dell'Opinione; di quest'ultima abbiamo solo pochi versi.

Parmenide

L'Essere
Nel Poema sulla natura Parmenide sostiene che la molteplicit e i mutamenti del mondo fisico sono illusori, e afferma, contrariamente al senso comune, la realt dell'Essere: immutabile, ingenerato, finito,[10] immortale, unico, omogeneo, immobile, eterno. La narrazione si snoda intorno al percorso intellettuale del filosofo che racconta il suo viaggio immaginario[11] verso la dimora della dea Dike (dea della Giustizia) la quale lo condurr al cuore inconcusso della ben rotonda verit.[12] Secondo alcuni, la splendida donna rappresenter d'ora in poi il significato della filosofia.[13] La dea mostra al filosofo la via dell'opinione, che conduce all'apparenza e all'inganno, e la via della verit che conduce alla sapienza e all'Essere ( , t inai). Pur non specificando cosa sia questo essere, Parmenide il filosofo che per primo ne mette a tema esplicitamente il concetto; su di esso egli esprime soltanto una lapidaria formula, la pi antica testimonianza in materia, secondo la quale l'essere , e non pu non essere, il non-essere non , e non pu essere:
(GRC) ' (IT) , e non possibile che non sia non , ed necessario che non sia

(Parmenide, Sulla Natura, fr. 2, vv 3;5 - raccolta DIELS KRANZ / fonti: Simplicio, Phys. 116, 25. Proclo, Comm. al Tim.)

Con queste parole Parmenide intende affermare che niente si crea dal niente, e nulla pu essere distrutto nel nulla. Gi i primi filosofi greci avevano cercato l'origine (o , arch) della mutevolezza dei fenomeni in un principio statico che potesse renderne ragione, non riuscendo a spiegarsi il divenire. Ma i cambiamenti e le trasformazioni a cui soggetta la natura, tali per cui alcune realt nascono, altre scompaiono, secondo Parmenide non hanno semplicemente motivo di esistere, essendo pura illusione. La vera natura del mondo, il vero essere della realt, statico e immobile. A tali affermazioni Parmenide giunge promuovendo per la prima volta un pensiero basato non pi su spiegazioni mitologiche del cosmo, ma su un metodo razionale, servendosi in particolare della logica formale di non-contraddizione,[14] da cui si traggono le seguenti conclusioni: L'Essere immobile perch se si muovesse sarebbe soggetto al divenire, e quindi ora sarebbe, ora non sarebbe. L'Essere Uno perch non possono esserci due Esseri: se uno l'essere, l'altro non sarebbe il primo, e sarebbe quindi non-essere. Allo stesso modo per cui, se A l'essere, e B diverso da A, allora B non : qualcosa che non sia Essere non pu essere, per definizione. L'Essere eterno perch non pu esserci un momento in cui non pi, o non ancora: se l'essere fosse solo per un certo periodo di tempo, a un certo momento non sarebbe, e si avrebbe contraddizione. L'Essere dunque ingenerato e immortale, poich in caso contrario implicherebbe il non essere: la nascita significherebbe essere, ma anche non essere prima di nascere; e la morte significherebbe non essere, ovvero essere solo fino a un certo momento. L'Essere indivisibile, perch altrimenti richiederebbe la presenza del non-essere come elemento separatore. L'Essere risulta cos vincolato dalla necessit (, annche), che il suo limite ma al contempo il suo fondamento costitutivo: la dominatrice Necessit lo tiene nelle strettoie del limite che lo rinserra tutto intorno; perch bisogna che l'essere non sia incompiuto.[15]

Parmenide

3 Parmenide paragona l'Essere a una sfera perfetta, sempre uguale a s stessa nello spazio e nel tempo, chiusa e finita (per gli antichi greci il finito era sinonimo di perfezione). La sfera infatti l'unico solido geometrico che non ha differenze al suo interno, ed uguale dovunque la si guardi; l'ipotesi collima suggestivamente con la teoria della relativit di Albert Einstein che nel 1900 dir:[16] Se prendessimo un binocolo e lo puntassimo nello spazio, vedremmo una linea curva chiusa all'infinito in tutte le direzioni dello spazio, ovvero, complessivamente, una sfera (per lo scienziato infatti l'universo finito sebbene illimitato, fatto di uno spazio tondo ripiegato su s stesso).[17]

Fuori dell'Essere non pu esistere nulla, perch il non-essere, secondo logica, non , per sua stessa L'Essere secondo Parmenide: privo di imperfezioni e identico in ogni definizione. Il divenire attestato dai sensi, secondo cui sua parte come una sfera gli enti ora sono e ora non sono, una mera illusione (che appare ma in realt non ). La vera conoscenza dunque non deriva dai sensi, ma nasce dalla ragione. Non c' nulla di errato nell'intelletto che prima non sia stato negli erranti sensi la frase che dora in poi sar attribuita a Parmenide. Il pensiero dunque la via maestra per cogliere la verit dell'Essere: ed lo stesso il pensare e pensare che . Giacch senza l'essere non troverai il pensare, a indicare come l'Essere si trovi nel pensiero. Pensare il nulla difatti impossibile, il pensiero necessariamente pensiero dell'essere. Di conseguenza, poich sempre l'essere a muovere il pensiero, la pensabilit di qualcosa dimostra l'esistenza dell'oggetto pensato. Tale identit immediata di essere e pensiero,[18] a cui si giunge scartando tutte le impressioni e i falsi concetti derivanti dai sensi, abbandonando ogni dinamismo del pensiero, accomuna Parmenide alla dimensione mistica delle filosofie apofatiche orientali, come il buddhismo, il taoismo e l'induismo.[19] Una volta stabilito che l'Essere , e il non-essere non , restava tuttavia da spiegare come nascesse l'errore dei sensi, dato che nell'Essere non ci sono imperfezioni, e perch gli uomini tendano a prestare fede al divenire attribuendo l'essere al non-essere. Parmenide si limita ad affermare che gli uomini si lasciano guidare dall'opinione (, doxa), anzich dalla verit, ossia giudicano la realt in base all'apparenza, secondo procedimenti illogici. L'errore in definitiva una semplice illusione, e dunque, in quanto non esiste, non si pu trovargli una ragione. Compito del filosofo unicamente quello di rivelare la nuda verit dell'Essere nascosta sotto la superficie degli inganni. Il tema sar ripreso da Platone che cercher una soluzione al conflitto tra l'essere e il molteplice; per sciogliere il dramma umano costituito dal senso greco del divenire (per cui tutto muta) che si scontra con una ragione, altra dimensione fondamentale della grecit, che portata a negarlo, Platone concepir il non-essere non pi alla maniera di Parmenide staticamente e assolutamente contrapposto all'essere, ma come diverso dall'essere in senso relativo, nel tentativo di dare una spiegazione razionale anche al tempo e al molteplice. Il rigore logico di Parmenide gli valse inoltre l'appellativo di "venerando e terribile" da parte di Platone.[20] La fiducia di Parmenide in un sapere completamente dedotto dalla ragione, e viceversa la sua totale sfiducia nei confronti dei sensi e di una conoscenza empirica, fa di lui un filosofo profondamente razionalista.

Parmenide

Parmenide e la scuola di Elea


Parmenide fu il fondatore della scuola di Elea, dove ebbe vari discepoli, il pi importante dei quali fu Zenone. Il metodo usato dagli eleati era la dimostrazione per assurdo, con cui confutavano le tesi degli avversari giungendo a dimostrare la verit dell'Essere, nonch la falsit del divenire e delle impressioni dei sensi, per una "impossibilit logica di pensare altrimenti".[21] Stupiva i contemporanei un ragionamento che scaturiva dalla radicale contrapposizione essere/non-essere e da un'immediata conseguenza del principio di non-contraddittoriet dell'essere e del pensiero, teorizzato in seguito da Aristotele come evidenza prima e indimostrabile alla ragione senza la quale diverrebbe impossibile qualsiasi conoscenza necessaria-filosofica, restando solo il mondo dell'opinione. Parmenide e gli eleati si contrapponevano soprattutto al pensiero di Eraclito, loro contemporaneo, filosofo del divenire che basava la conoscenza interamente sui sensi. Nella prospettiva della storia della filosofia, sar quindi Hegel a concepire l'essere in maniera radicalmente opposta a Parmenide. Anche l'atomismo democriteo intese contrapporsi alla teoria eleatica dell'Essere (che aveva cercato una soluzione al problema dell'arch negando alla radice un fondamento originario al divenire), presupponendo gli atomi e uno spazio vuoto, diverso dagli atomi, in cui essi potessero muoversi, ipotizzando in un certo senso una convivenza di essere e non-essere.

Parmenide ne "La scuola di Atene",

affresco di Raffaello Sanzio In seguito furono i sofisti a cercare di confutare il pensiero degli eleati, opponendo al loro sapere certo e indubitabile (, epistme) sia il relativismo di Protagora, sia il nichilismo di Gorgia. Uno dei maggiori problemi sollevati da Parmenide riguardava in particolare l'impossibilit di oggettivare l'Essere, di darne un predicato, di sottrarlo all'astrattezza formale con cui Parmenide l'aveva enunciato, e che sembrava contrastare con la pienezza totale del suo contenuto. Fu seguendo questa strada che Platone, nel tentativo di risolvere il problema, approder al mondo delle idee.

L'interpretazione della "doxa"


Giovanni Reale ha elencato le diverse interpretazioni contemporanee sullo statuto e il significato dell'opinione ed il suo rapporto con la verit.[22] Accanto ad una lettura che le vede contrapporre radicalmente, ne esiste una diversa, che Reale appoggia, secondo cui l'opinione (doxa) non da intendersi in Parmenide come negazione assoluta della verit, ma come un modo improprio di accostarsi ad essa. Non si tratterebbe cio di puro non-essere, della via dell'errore scartata a priori, ma di una terza possibilit in cui i fenomeni (doknta) sarebbero entit pensabili e quindi plausibili, se non altro come manifestazioni esteriori del fondamento occulto e autentico dell'Essere.[23] Nelle parole della Dea, infatti, Parmenide chiamato a conoscere anche le opinioni dei mortali, in cui non certezza verace; eppure anche questo imparerai: come l'esistenza delle apparenze sia necessario ammetta colui che in tutti i sensi tutto indaga.[24] Si tratta di un'intepretazione condivisa in varia misura anche da Hans Schwabl,[25] Martin Untersteiner,[26] Giorgio Colli,[27] Luigi Ruggiu,[28] sebbene respinta da altri, che farebbe di Parmenide un anticipatore della futura ontologia platonica, mentre i suoi discepoli avrebbero invece mantenuto una concezione pi rigorosa dell'essere, quella tradizionalmente attribuita agli eleati.

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Note
[1] philoctetes.free.fr (http:/ / philoctetes. free. fr/ uniparmenide. htm) [2] Stando a Diogene Laerzio, Vite dei filosofi, IX, 21. [3] Cos Plutarco, Contro Colote, 32, 1126 A. [4] Cfr. I presocratici, a cura di G. Giannantoni, vol. I, pag. 248, Bari 19756. [5] Platone, Parmenide, 128 B. [6] Il poema della natura scaricabile dal sito romanzieri.com (http:/ / www. romanzieri. com/ ebook/ ebook. php?sort=Autore& lett=p). [7] Simplicio, De clo 556, 25. [8] Simplicio, In Aristotelis Physica commentaria. [9] Sesto Empirico, Adversus mathematicos, libro VII. [10] Finito non da intendersi come imperfetto perch per la mentalit antica il segno di perfezione la compiutezza, il finito. L'infinito vorrebbe dire che non completo, che gli manca qualcosa quindi imperfetto. [11] Sul tema del viaggio in Parmenide si veda quest'intervista a Luigi Ruggiu (http:/ / www. conoscenza. rai. it/ site/ it-IT/ ?ContentID=680& Guid=5b9427757b3342aabe1655e962c9067a), tratta dall UNIQ-nowiki-0-2e7950dc466be7ef-QINU Enciclopedia multimediale delle scienze filosofiche. [12] Fr. 1, v. 29, della raccolta I presocratici di Diels/Kranz. [13] Ad indicare la tensione (, flos) verso il sapere (, sofa). Ad onor del vero la nascita della parola "filosofia" molto controversa, in quanto ha diverse accezioni. Tale significato presente pi che altro in Platone. Parmenide non era un filosofo nel senso etimologico, in quanto pi che al "sapere per il sapere" propendeva per le applicazioni politiche del sapere, ma la questione tutt'altro che definitiva. [14] Il principio di non-contraddizione, introdotto da Parmenide per rivelare l'essere stesso, la verit essenziale, fu successivamente impiegato come strumento del pensiero logicamente cogente per qualsiasi affermazione esatta. Sorsero cos la logica e la dialettica (K. Jaspers, I grandi filosofi, pag. 737, tr. it., Longanesi, Milano 1973). [15] Fr. 8, v. 30-32, della raccolta Diels/Kranz. [16] Albert Einstein si espresse tra l'altro in maniera sorprendentemente simile a Parmenide, in quanto anch'egli tendeva a negare la discontinuit del divenire e il suo svolgimento nel tempo. Secondo Popper, grandi scienziati come Boltzmann, Minkowski, Weyl, Schrdinger, Gdel e, soprattutto, Einstein hanno concepito le cose in modo similare a Parmenide e si sono espressi in termini singolarmente simili (tratto da K. Popper, The World of Parmenides, trad. it., 1998). [17] La materia, secondo Einstein, si curverebbe su se stessa, per cui l'universo sarebbe illimitato ma finito, simile ad una sfera, che illimitatamente percorribile anche se finita. Inoltre Einstein ritiene che non abbia senso chiedersi che cosa esista fuori dell'universo (Ernesto Riva, Manuale di filosofia, pag. 132, 2007, ISBN 978-1-4092-0059-8). [18] Fr. 3, v. 1, Diels/Kranz. [19] Sull'analogia tra la posizione parmenidea e le filosofie dell'Oriente, cfr. l' intervista al professor Emanuele Severino (http:/ / www. emsf. rai. it/ interviste/ interviste. asp?d=222) (Venezia, Museo Correr, Biblioteca Marciana, 1988) in Parmenide su Emsf.rai.it. [20] Platone, Timeo, 183e. [21] Un famoso esempio si ha nelle aporie note come paradossi di Zenone. [22] Si veda La filosofia dei Greci nel suo sviluppo storico, di Eduard Zeller / [trad. e a cura di] R. Mondolfo [1932], parte I, vol. 3, Eleati, a cura di Giovanni Reale, Firenze, La Nuova Italia, 1967, pp. 292-31; nuova edizione a cura di Giuseppe Girgenti, Milano, Bompiani, 2011. [23] Dunque, Parmenide ha esposto un'"opinione plausibile", oltre a quella fallace, e ha cercato, a suo modo, di dar conto dei fenomeni (G. Reale, Storia della filosofia antica, I, Vita e Pensiero, Milano 1975, pag. 129). [24] Fr. 1, vv. 31-33, trad. di G. Reale. [25] Cfr. Hans Schwabl, Sein und Doxa bei Parmenides, Wiener Studien, 66 (1953), pagg. 50-75. [26] Cfr. Martin Untersteiner, La Doxa di Parmenide, in Parmenide. Testimonianze e frammenti, Sansoni, Firenze 1958, pagg. CLXV-CLXXXI. [27] Cfr. Giorgio Colli, Physis kryptesthai philei, ed. dell'Ateneo, Roma 1948, pagg. 125-128. [28] Cfr. Luigi Ruggiu, Saggio introduttivo e commentario filosofico, in Parmenide. Poema sulla natura: i frammenti e le testimonianze indirette, Rusconi, Milano 1991.

Parmenide

Bibliografia
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Voci correlate
Essere Ontologia Sulla natura (Parmenide) Scuola eleatica Zenone di Elea

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Collegamenti esterni
Spiegazione dell'enigma dell'Essere di Parmenide (http://www.parmenide.info) Emanuele Severino. Il Poema, le fonti, le interpretazioni (http://www.filosofico.net/intervistaseverino.htm) Parmenide: la scuola eleatica (http://www.filosofia.rai.it/articoli/parmenide-la-scuola-eleatica/3893/default. aspx), sul portale RAI Filosofia

Parmenide (EN) Un'ampia lista degli studi dedicati a Parmenide (http://www.parmenides.com/images/pdfs/ Pbib29Apr05online.pdf) (EN) Parmenides and the Question of Being in Greek Thought (http://www.ontology.co/parmenides.htm) con una bibliografia annotata degli studi recenti e delle edizioni critiche Controllo di autorit VIAF: 66471970 (http:/ / viaf. org/ viaf/ 66471970) LCCN: n79065281 (http:/ / id. loc. gov/ authorities/names/n79065281)
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