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Parmenide e la Scuola

Eleatica
Metà VI sec. a.C. – V sec. a.C.
Parmenide
• Nacque a Elea (oggi Velia, nell'attuale Campania) nella Magna Grecia;
• Dalle indicazioni cronologiche delle fonti antiche si ricava che:
• Nacque nella seconda metà del VI secolo;
• Morì verso la metà del V a.C.;
• A Elea fondò la Scuola eleatica, destinata ad avere un grande influsso su
tutto quanto il pensiero greco;
• Scrisse un poema in esametri dal titolo Sulla Natura che presenta caratteri
mistici e religiosi; di quest’opera, che ha per protagonista una Dea
rivelatrice ci sono giunti:
• Il prologo integralmente;
• Quasi tutta la prima parte;
• Scarsi frammenti della seconda parte.
Verità (alétheia) e opinione (dóxa)
• Alla fine del prologo del poema di Parmenide, la Dea, che simboleggia
la verità che si svela, indica due vie di ricerca:
«[…] Occorre allora che delle cose tutte
abbia tu notizia, sì del cuore intrepido di Verità (ἀλήθεια = alétheia) ben
rotonda
sì delle opinioni (δόξα = dóxa) dei mortali, nei quali non c'è convinzione
verace»
(DK 28 B 1);
• Dunque, le vie che la Dea indica, sostanzialmente, sono:
• Quella della della verità assoluta;
• Quella delle opinioni fallaci, ossia quella della falsità e dell’errore.
La teoria dell’essere (ontologia)
• Parmenide si presenta come un radicale innovatore: con lui la cosmologia si trasforma in
una ontologia (teoria dell’essere);
• Il grande principio parmenideo, che è il principio stesso della verità («cuore intrepido di
Verità ben rotonda») è questo:
à L’essere è e non può non essere;
à Il non essere non è e non può in alcun modo essere;

• L’ESSERE, quindi, è da considerare puro positivo, l’unica cosa pensabile ed esprimibile,


l’unica via che conduce alla verità;
à Pensare ed essere sono la stessa cosa: «Lo stesso è pensare ed essere» (DK 28 B 3);
• Tutto ciò che uno pensa e dice è: non si può pensare se non pensando qualcosa;

• Il NON-ESSERE, viceversa, è da considerare puro negativo, ciò che è impensabile e quindi


impossibile;
à Il non-essere è quindi il nulla e, come tale, non può essere pensato: esso «è un
sentiero del tutto inindagabile: perché il non essere né lo puoi pensare (non è infatti
possibile), né lo puoi esprimere» (DK 28 B 2)
• Infatti pensare al nulla equivale a non pensare affatto.
Conseguenze della teoria dell’essere
• Se l’essere, che è l’unica via per accedere alla verità, coincide col
pensare, allora significa che:
à solo il pensiero, la RAGIONE, riesce a comprendere, sotto
l’apparente molteplicità, l’unità di tutta la realtà, cioè l’essere;
• L’essere, quindi, è anche principio ed essenza di tutte le cose;
• Il non-essere, di conseguenza, non esiste:
• La molteplicità e il movimento, sono considerati non-essere, sono solo
apparenti e, in realtà, non esistono per gli Eleati;
• I sensi ci restituiscono una realtà che è contingente (cioè transitoria: ci
presenta oggetti che possono essere in un modo o nell’altro, in un posto o in
un altro, ecc.) e quindi falsa, perché ‘mescola’, fa coesistere essere e non-
essere à Tale conoscenza è quindi solo doxa, opinione (che, come abbiamo
visto, è fallace).
Caratteristiche dell’essere
Le seguenti caratteristiche dell’essere parmenideo scaturiscono logicamente dalle
premesse poste nel prologo del poema:
• L’essere, anzitutto, è ingenerato e incorruttibile (imperituro). Infatti, è
impossibile che si sia generato, in quanto se fosse generato:
• O deriverebbe dal nulla, quindi dal non-essere, ma è impossibile, perché il non-essere non
esiste;
• Oppure deriverebbe da qualcosa, quindi dall’essere, ma sarebbe altrettanto impossibile,
perché già esisterebbe e non nascerebbe;
• Per le stesse ragioni è impossibile che si corrompa, cioè che muoia;
• È indivisibile, è un continuo tutto uguale, perfetto, non divisibile in parti
differenti, in quanto ogni eventuale parte o differenza implicherebbe il non-
essere;
• È unico, in quanto se esistessero una molteplicità di esseri, allora significherebbe
che l’essere sarebbe e non sarebbe nello stesso tempo qualcos’altro;
• È immutabile e immobile perché sia la mobilità sia il cambiamento suppongono
un non-essere verso cui l’essere dovrebbe muoversi o in cui dovrebbe cambiare.
Zenone di Elea, creatore della dialettica
• La dottrina di Parmenide sollevò vivaci polemiche per via del suo
carattere problematico e paradossale;
• Gli avversari di Parmenide lo attaccarono soprattutto sugli aspetti che
contrastavano con i dati dell’esperienza:
• negazione del divenire e del movimento
• negazione del molteplice
• Fu compito proprio di Zenone quello di difendere la dottrina del
maestro da tali attacchi.
Il metodo di Zenone: la dimostrazione per
assurdo
• Il metodo di Zenone consisteva nel difendere la tesi di Parmenide per via di
confutazione delle tesi contrarie sostenute dagli avversari;
• Nasceva così quel metodo di «dimostrazione per assurdo» che, invece di provare
direttamente una data tesi, partendo da determinati principi, cerca di provarla
riducendo all’assurdo la tesi contraddittoria;
• Al metodo confutatorio, Zenone egli affianca un altro importante
strumento argomentativo: il regresso all’infinito;
• Da lui applicato in relazione alla divisibilità delle grandezze (spazio e tempo);
• Aristotele considererà Zenone il fondatore della dialettica;
• Dialettica = arte della discussione;
• Nel caso di Zenone parliamo di dialettica negativa, in quanto era usata solo per
mettere in luce le contraddizioni latenti in una certa nozione.
I paradossi sul movimento
• Argomento dello stadio:
• Il movimento è impossibile, perché un corpo, per raggiungere una meta, dovrebbe
prima raggiungere la metà della strada che deve percorrere. Ma prima di
raggiungere questa metà, dovrebbe raggiungere la metà di questa metà, e prima
ancora la metà della metà della metà, e così all’infinito, perché c’è sempre una
metà della metà, senza fine;
• Argomento di Achille:
• Il movimento è talmente assurdo che, se, per ipotesi, noi lo ammettessimo e
ponessimo il «pie’-veloce Achille» a inseguire una tartaruga, ne verrebbe che l’eroe
non riuscirebbe mai a raggiungerla; Achille, infatti, dovrebbe prima giungere nel
punto in cui la tartaruga si trovava alla partenza, successivamente dovrebbe giungere
nel punto in cui quella si trovava quando egli raggiunse il suo punto di partenza, e poi
ancora dovrebbe giungere nel terzo punto in cui la tartaruga si trovava quando egli
raggiunse il secondo, e così via all’infinito;
• Argomento della freccia:
• Una freccia scoccata dall’arco è ferma in ciascuno degli spazi in cui viene a trovarsi,
perciò da una somma di stati immobili non può prodursi movimento ed il suo moto
è solo apparente.
Argomento contro il molteplice
• Se esistessero più cose, esse sarebbero di numero sia finito (cioè tanti
quanti sono), sia infinito (in quanto ciascuna di esse sarebbe
separata dall’altra mediante qualche cos’altro e così all’infinito);
• Ma è impossibile che una stessa cosa sia al tempo stesso finita e
infinita. Per evitare questa contraddizione occorre negare l’esistenza
del molteplice e quindi concludere, come voleva Parmenide, che
l’essere è uno;
La divisibilità all’infinito delle grandezze
• Il regresso all’infinito, fondato sulla nozione di divisibilità delle
grandezze, sarebbe rimasta un presupposto centrale per le indagini
geometriche dei Greci;
• Ma ciò che vale per l’ambito delle grandezze geometriche – per
esempio la divisibilità all’infinito di una linea – era esteso da Zenone
non solo all’ambito dei numeri, bensì probabilmente anche al
dominio della natura e alle sue dimensioni spazio-temporali.

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