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FILOSOFIA

Φίλος : amore
Σοφία : sapienza —> AMORE PER LA SAPIENZA, PER LA
CONOSCENZA (non razionale ma che coinvolge tutto e tutti)

All’inizio la filosofia era una caratteristica ed un atteggiamento solo di alcune


persone, quelle che desiderano sapere il perchè di un fatto anche molto banale;
molto più tardi diventa prima una disciplina poi una materia scolastica (già per i
greci era un grande privilegio).

La parola filosofia la troviamo per la prima volta in Eraclito e Pitagora (2


filosofi)

Pagine da 162 a 165 (leggere)

L’amore per il bello (καλοσ) e per La Sapienza (σοφια), due mete verso qui ci
incamminiamo (essere sempre verso in cammino) —> identità non solo dei
greci ma anche degli occidentali.
Parlare di filosofia significa parlare delle nostre origini, delle nostre radici.

Sarà una materia scientifica solo per Platone ed Aristotele.

Nasce in Grecia e in magna Grecia, sia per motivi politici che culturali ed
economici; i temi principali sono la φυσισ (φυομαι: nasco, mi sviluppo,
generare) (primi filosofi, ci interesseranno molto le domande e poche le
risposte) e la πολισ (la città, dove le persone stanno insieme, dove ci sono delle
regole, stabilire chi ha potere e come viene definito, siamo all’inizio della
società e del vivere insieme quindi gli uomini iniziano a pensare, a porsi
domande; non è un caso se la filosofia nasce in queste terre, la Grecia e la
magna Grecia avevano caratteristiche molto particolari come i tanti scambi
culturali dal commercio o la cultura insegnata ai giovani ma specialmente
perchè la Grecia è una parte di democrazia dove tutti hanno diritto a dire la loro,
quando questo porta discussioni nell’αγορα, aiutava poi anche la ricchezza —>
liberava dai più semplici bisogni materiali —> “non posso dedicarmi al
pensiero se prima non ho i bisogni materiali”).
NB: SI PUÒ FARE FILOSOFIA SOLO SE SI È LIBERI - PENSIERO -
PAROLA - IDEE
In questo i filosofi tengono molto alla LIBERTÀ, è il concetto fondamentale,
poiché se non sei libero non sei un uomo quindi non puoi chiederti delle
domande darti risposte.

Nell’Iliade vi sono dei passi sull’origine degli uomini, del loro destino, dei
sentimenti (ira e l’amore), il valore dell’ amicizia e tutte le regole per vivere
serenamente.
Stessa cosa nell’odissea, abbiamo tutte una serie di riflessioni sui valori, sul
destino, sul rispetto degli altri, i limiti dell’uomo ed il riconoscimento di ogni
uomo.

Fonti della filosofia greca:

1. Fonti dirette: testi dei filosofi


2. Fonti indirette: letteratura dossografica come Teofrasto

Tutte le opere dei filosofi prima di Socrate, sono state raggruppate due filosofi
tedeschi (DK) (nel 900) hanno preso tutti i passi

Quest’anno partiamo dal pensiero ( che va di pari passo con la tragedia greca)
—> è molto importante perché è il luogo in cui i greci riflettevano su tutte le
loro domande.

I “PRIMI FILOSOFI”:
Partiamo da una scuola (differente da quelle classiche di oggi, era una comunità
basata su domande e risposte, sapienza e ricerca), quella di Mileto (asia minore,
odierna Turchia). Molte scuole avevano un comune interesse, la filosofia:
cercare le riposte alle domande più difficili da comprendere.

Abbiamo 2 questioni:
Che differenza c’è tra filosofia e religione (teologia)?
 I primi filosofi sono coloro che inizieranno a distinguerli, non sono
soddisfatti dalle risposte della teologia.
Hanno un metodo di risposta differente tra di loro:
1) La religione e la teologia hanno un presupposto: LA FEDE (il credere
senza prove, l’affidarmi senza avere una prova concreta)
2) Nella filosofia invece vi è LA RAGIONE (λόγος: tanto ragione quanto
discorso, pensiero, parola, dialogo…)  LA STORIA DEL PENSIERO.

All’inizio il primo grande tema (φύσις) è il problema della cosmologia


(questioni cosmologiche).
La riflessione intorno all’universo, il dilemma “dei nostri tempi”.
Il cosmo è percepito come qualcosa di bello, avevano un’idea di un ordinato
universo, come funziona e com’è nato.
Questo tema portò all’ αρχη  inizio, origine, principio, ordine (senso),
spiegare l’origine. IL PRICIPIO, SPIEGA IL CAMBIAMENTO, IL SENSO E
L’ORDINE.
La causa è una cosa personale, una nostra idea.

TALETE, parla sull’esistenza dell’αρχη, anche se la risposta non sarà delle


migliori.  L’acqua.

Anassimandro
L’αρχη, anassimandro dice che è l’ απειρον, l’indefinito, al principio di ogni
cosa da cui si trae la γενεσις, staccarsi dall’indeterminato.
Morire: ritornare nell’infinito, ritornare al principio.
Vivere è pagare una colpa, secondo l’ordine del tempo; la colpa è dell’απειρον,
vivere vuol dire determinarsi, staccarsi dall’απειρον.

Anassimandro sottolinea che la risposta di Talete, l’acqua, è sbagliata; non è


quella la risposta ma ce ne sono altre, la risposta migliore in filosofia è quella
più razionalmente fondamentata.
L’infinito per lui è il non determinato, quindi semplicemente inspiegabile.
Può essere inteso in negativo o positivo a seconda del proprio pensiero.

Scuola dei Pitagorici


Riferita a Pitagora; nasce nel 570 a.C. a Samo, probabilmente era benestante e
questo lo ha portato a viaggiare, sperimentare, a pensare.
Ad egli dobbiamo l’uso della parola della filosofia, uno dei primi ad usarla; si
introdurrà la parola: ψυχή (l’anima); non l’ha inventata ma venne tratta dai
Lirici Greci, ma che significato ha per Pitagora?
 Rimane costante nella continua evoluzione, per esempio da quando si ha 2
anni a quando se ne ha 18. È al di la di tutte le dimensioni fisiche-materiali o
reali, al di fuori della carne.
Si contrappone ad un’altra realtà, quella che continua a cambiare  CORPO
Va a definire l’identità di una persona, solo moralmente non fisicamente. Vi è
in ogni essere umano un nucleo che si riempie solo di sentimenti o pensieri (??).
Non muore mai, è un principio immortale.
Metempsicosi: l’anima passa da un corpo all’altro, trasmigrazione delle anime.
Il numero è l’αρχη, pensavano che fossero come per esempio 1 = .
2= . .
3= . . .
4= . . . .

 Questo è il numero sacro

 Scoperta dei numeri irrazionali (esempio: rapporto tra diagonale e lato del
quadrato o raggio e circonferenza).
 È un aporia: un problema che non ha via di uscita. Come per esempio
il π.

LA MATEMATICA:
 Geometria nasce prima dell’algebra ed è scienza con i Greci
(prima agrimensori come gli egizi). Necessità per navigare e astronomia.
 Talete misura la piramide di Cheope per similitudine tra la sua ombra e
quella di un bastone.
 Misurare è confrontare: misure commensurabili e non commensurabili.
L’algebra:

 Algebra è contare. Punti, bastoni, … simboli (dito I, Mano V, due


mani X). Gli arabi diffondono la numerazione posizionale (è il posto
nel numero che decide il valore: unità decina centinaia…).
 Introdotta dagli indiani, che giunge nel mondo occidentale nel 1202 con
Leonardo Fibonacci che scrive il Liber abaci (Abaco): sassolini nelle
varie fila e quando una fila raggiunge il 10 si mette un sassolino nella fila
successiva. Arabi inventano lo zero e la numerazione su base 10. Possibile
anche 5, o 2 (come il computer).
 Pitagora usa i punti come sintesi tra algebra e geometria

Algebra posizionale: con i numeri romani si dovevano fare operazioni, invece


con i numeri arabi, imparati dagli indiani, occupano un posto come da, u, h, k
ecc. a seconda della posizione.
Gli arabi scoprirono il numero 0, il nulla che però cambia un intero numero
rendendolo più grande.
Pitagora pensa i numeri non come un’astrazione ma ben sì come uno spazio.

Senofane:
Si trasferisce nel VI secolo in Campania, fonda poi una scuola filosofica:
accomuna lo stesso pensiero di molte persone. Scrive in prosa con un tema
centrale basato sulla teologia. (la natura del divino). Abbiamo pochi frammenti,
dove presentano una polemica sulla rappresentazione di dio in concetto umano
nell’Iliade e Odissea.
«Se anche i cavalli e i buoi e anche i leoni avessero mani e con le
mani potessero dipingere, i cavalli dipingerebbero dei simili ai cavalli, i
buoi simili ai buoi e plasmerebbero i corpi degli dèi tali e quali essi hanno».

Parmenide:

 Nasce a Elea, vive la seconda metà del VI e la prima del V secolo,


discepolo di Senofane e di un pitagorico secondo tradizione non certa.
Evidente il rapporto con Senofane il cui approccio teologico è portato alla
realtà. Abbiamo parti importanti del poema Περι φυσεος (de rerum
natura: in latino) in esametri. Forza espressiva della poesia e
ragionamento rigoroso.

P.93, Un Mito.

 Non vi è più una realtà solo su un piano:


Due piani della realtà: αλήθεια (Piano dell’essere, trascendente: ciò
che va oltre il piano dell’apparenza, intelligibile  ciò che è oltre i
sensi  intelletto, ciò che non colgo con i sensi) δόξα (sensibile =
apparenza  sensoriale, immanente).
NB: è il piano trascendente che spiega quindi “produce” il piano
dell’immanente, l’essere è il fondamento delle apparenze.

Con Parmenide vi è un pensiero ontologico (termine usato dal Medioevo).


Che cos’è l’essere? Parte generale di ogni cosa, una realtà che man mano si può
generalizzare sempre di più ma anche il contrario. Come: Uomo (tutta la razza
umana). La realtà non è una sola: infatti vi sono apparire (non vero) e intelletto
(piano vero, dell’essere).

La verità delle cose al di là delle apparenze. Elevazione oltre la quotidianità e la


temporalità, come emerge dai simboli del Proemio: viaggio sul carro trainato
dai cavalli dalla Notte al Giorno, passaggio da una porta aperta da δίκη per uno
soltanto, l’accoglienza della divinità, il contenuto posto in bocca alla divinità,
la «Verità ben rotonda» (verità del tutto).
Il giorno è la verità, la giustizia mentre la via della notte è quella della δόξα,
posso coglierlo solo con i sensi.
Αλήθεια: è l’essere oltre le apparenze. Realtà oltre le apparenza, solo positiva,
va oltre a tutto, ed è la più generica, si può attribuire in tutti i contesti.
Ha una realtà concreta. “L’essere è e non può in alcun modo non essere ne
essere diversamente. Mentre il non essere non è non può in alcun modo
essere”.
L’essere è ingenerato (se no ci sarebbe stato il passaggio dal non essere
all’essere) e imperituro  eterno (essere  non essere); immobile (perché
l’essere non conosce il divenire, non conosce il cambiamento); necessario (ciò
che è e non può non essere un esempio: la matematica.) contrario di
contingente (ciò che è e può non essere ed essere diversamente un esempio:
l’uomo); indivisibile e se è indivisibile è uno.

Con Parmenide nasce l’ontologia, accanto al problema cosmologico,


antropologico ed etico, vi è anche il tema antologico, lo studio della realtà
fondamentale dell’essere, al di là di tutte le determinazioni.

DIVENIRE  APPARENZE
(trascendente se va oltre al piano dell’apparenza, immanente quando si usa la
ragione)
con egli ci troviamo all’opposto di Eraclito.

Parmenide con il suo essere unico e immobile, va a contrastare il divenire di


Eraclito e la molteplicità di Pitagora.
In questo dibattito prevale Eraclito, è la più intuitiva e facile. Tra Parmenide e i
pitagorici, prevalgono loro poiché erano molti di più e dimostravano con gli
occhi della scienza.
Zenone di Elea, scuola di Parmenide: cosa fa per difendere il maestro?  dei
discorsi sulla DIALETTICA, abbiamo molti significati in filosofia, il primo è
quello attribuito da Zenone, egli è un genio e insegna una cosa oggi a noi molto
importante,  fare capire che la tesi dell’altro non è corretta, non dimostro i
punti forti della mia ma sottolineo e provo quello che non va. (Confutazione
della tesi contraria).  usando il ragionamento per assurdo.
Molteplicità contro il Divenire
 L’essere non è uno solo ma è molteplice.

ALGEBRA:

Fisici (filosofi della letteratura)

Pluralismo (concezione che riconduce la realtà a diversi principi non ad uno


solo, i pluralisti spiegano la realtà ricorrendo a diversi principi e fondamenti
quindi L’essere è e non può non essere ma NON È UNICO, L’ESSERE È
PLURALE, IL DIVENIRE È L’AGGREGARSI E IL DISGREGARSI DELLE
PARTI DELL’ESSERE) e Monismo (concezione con un solo principio 
“L’essere è uno” la filosofia di Parmenide, Talete ed Eraclito (filosofia
monista).

Empedocle: siamo in Italia nel V secolo.


Abbiamo molti frammenti come un περί φύσεως o le Purificazioni, per lui
l’essere è non può non essere ma non è unico. Ci sono quattro radici: fuoco-
aria-acqua-terra.
Ogni realtà che esiste è formata da questi elementi, in modo diverso, la nascita
di un essere vivente è l’aggregazione di questi elementi mentre la morte la
disgregazione.
In base a che cosa avviene il divenire? Perché alcune cose si uniscono e altre si
dividono? In base a due principi: νειχος και φιλιά  amore e odio, legano
l’universo.
Visione della storia: Ciclica, tutto si ripete; omero dice che è “una ruota che
gira”; all’inizio vi era questa visione anche attribuita alla natura poiché è ciclica
per esempio con le stagioni o il giorno e la notte.
La storia si può rappresentare in diversi modi, gli antichi l’attribuivano ad un
cerchio quindi ad un ciclo e la mettevano sulla loro esistenza.
Empedocle immaginava il ciclo della storia con amore e odio in quattro
momenti:
1) SFERO: vittoria dell’amore sull’odio, tutti gli elementi sono
fortemente uniti.
2) CONTESA: lotta, nessuno riesce a prevalere, ma si confrontano.
3) CONTESA
4) CAOS: l’odio vince sull’amore, tutti si disgrega.
La vita è solo nella contesa, l’assenza di divenire rende impossibile vivere.

 È il primo che imposterà una teoria sulla conoscenza, il primo che interroga
sulla conoscenza; da egli in poi nascerà la gnoseologia (riflessione sulla
conoscenza, “similis simile cognoscitur” conoscere è ri-conoscere).
Leucippo, sarà fondatore dell’atomismo, ovvero gli atomi quindi il mondo è
composto da materia, dividibile ma non è divisibile all’infinito e alla fine mi
troverò difronte a qualcosa di ατέμνω qualcosa di indivisibile chiamato atomo.
La φύσις per Democrito non si può dividere all’infinito.
Egli l’ha scoperto per intuizione e deduzione non per induzione o deduzione.
Tutte e tre sono modalità della nostra conoscenza. Induzione e deduzione sono
due modalità che prevedono un ragionamento, l’induzione è un ragionamento
che a partire dal particolare raggiunge un’idea generale, la deduzione è
l’opposto quindi da un’idea generale applico e trovo un particolare quindi ho la
regola e la vado ad applicare. L’intuizione invece è una conoscenza che non
richiede un ragionamento quindi è istantanea, un’intelligenza intuitiva capisce
subito ma fa fatica a spiegare.
Democrito intuisce che ci sono delle particelle piccolissime, ma sull’ esistenza e
la conoscenza dell’atomo, non ha fatto alcun esperimento, nulla è di concreto.
Egli aveva in mente l’idea di Zenone, sulla divisione all’infinito di un oggetto.
Applica una fisicizzazione del binomio eleatico, ma cosa vuol dire?
Un binomio eleatico è l’essere e non essere di Parmenide, fisicizza vuol dire
rendere fisico.  LO SPIEGA IN MODO CONCRETO attraverso gli atomi,
per Democrito il vuoto è il non essere.
Il movimento è una caratteristica della materia, gli atomi si muovono, come le
proprietà di un oggetto, essi si muovono.
Si muovono nel vuoto in base a delle leggi, le leggi della φύσις, non c’è in
Democrito il finalismo, una mente che muove eventi ad un fine, c’è quindi una
causa di un movimento ma non uno scopo quello NO.
Per questo motivo Dante lo mette all’inferno, con la motivazione de
“Democrito il mondo a caso pone”.
Sono poi pieni, eterni ed ingenerati.
Ha una visione materialistica, si rifà al materialismo (IN FILOSOFIA:
qualunque concezione che riduce la realtà a materia escludendo la
trascendenza).
Afinalistica: concezione della storia dove vi è una mente intelligente a guidare
gli eventi.
 Determinismo: che ogni evento è un effetto che ha una causa necessaria
talmente che se avessi tutte le informazioni si potrebbe prevedere qualcosa.
 Visione atea: quali sono le possibilità che abbiamo nel rapporto tra uomo e
l’idea di dio? Il credere, le visioni che nascono da un credere, sono detti teismi
 implica quindi una fede “Dio Esiste” , i greci erano politeisti i cristiani ecc
sono monoteisti; sono tutte fedi. Il panteismo: dio è in tutte le cose.
Poi abbiamo la credenza che la presenza di dio non esista: quindi l’Ateismo, ma
alla fine anche l’ateismo è un teismo, è una credenza, un’affermazione
impegnativa. Una terza visione è l’agnosticismo (αγιγνώσκω) non sapere,
atteggiamento di chi dice che non sa se esiste dio, non si può sapere; NON è
una fede!!!
Visione nostra e della scienza moderna, la visione della fisica in una struttura
quantica o un modo nel mettere in ordine e rapportare casi trovando leggi e che
il sapere è oggettivo. Per Democrito tutto avviene per formazione di atomi.
Egli è ateo poiché se vi è una forza superiore il suo ragionamento non
funzionava. L’anima per egli è mortale, gli atomi si disgregano. Accanto alla
conoscenza sensibile aggiunge anche la conoscenza intellegibile che parte da
quella sensibile, quella dei sensi.
Morale: riflessione sui motivi e comportamenti dell’uomo, i momenti del nostro
agire, questi momenti si chiamano bene o male.
La morale di Democrito è Eudaimonistica: tutto ciò che è bene e che mi procura
la felicità, come agire per trarre felicità. Visione edonistica: sul piacere.
Nella politica: cosmopolitismo, sottolinea il valore dell’uguaglianza tra gli
uomini, siamo tutti su una stessa terra quindi egli non credeva nella divisione in
stati.

“Il linguaggio genera il pensiero e non il contrario”

Critica fortissima a tutte le religioni: tutte nascono dalla paura della morte, parte
per lui normale della vita e semplicemente gli atomi della nostra anima si
sciolgono. Autore meno copiato a causa delle polemiche sui suoi contenuti e del
cristianesimo.

Anassagora nel V secolo, probabilmente maestro di Euripide e di Pericle; quindi


era in territorio Ateniese.
Tanti studi astronomici, siamo nel pieno dei fisici pluralisti; quindi ritengono
l’essere con le caratteristiche di Parmenide ma non è unico.
Omeomerie: lo usa solo lui, egli fa un ragionamento molto semplice che parte
dall’alimentazione, un qualcosa che mangiato, viene elaborato e nel nostro
organismo diventa qualcos’altro.
In ogni corpo, sono presenti infiniti altre parti di semi di qualunque realtà,
semplici che disgregandosi possono portare alla creazione di nuove realtà, è un
precursore della visione chimica, dove ogni realtà è formata da elementi chimici
che si possono disgregare o dividere.
Infatti “tutto è in tutto”.
Il divenire la nascita e la morte sono il movimento delle omeomerie.
La sua idea di divenire è deciso e determinato da un νους (intelligenza esterna
alla materia che muove tutto in modo razionale) che presiede a tutti i movimenti
e a tutti i mutamenti.
Che cosa determina il divenire / movimento?
ERACLITO: il caso
PARMENIDE: divenire è apparenza
EMPEDOCLE: Amore e Odio, due forze contrapposte
DEMOCRITO: le leggi della natura, GLI ATOMI (meccanicismo: concezione
dove i corpi si muovono per leggi meccaniche  la fisica, deterministica
perché non c’è spazio per la libertà e afinalistica perché tutto è “a caso”,
ateismo.)
ANASSAGORA: νους, concezione finalistica (finalismo), senso intelligente,
qualcuno che muove per un fine razionale la storia, mai a caso, non sono due
forze o semplici leggi di natura.
Come per esempio la provvidenza, infatti egli piacerà molto ai cristiani,  c’è
un senso pensato da un essere intelligente, anche se egli non pensava ancora
l’esistenza di un dio.
Proposta gnoseologia: prende spunto da Empedocle, noi prendiamo le cose per
conoscenza, quindi “similis dissimile cognoscitur”, si conosce per differenza
non per somiglianza, quindi non ciò che accomuna ma che ci differenzia
dall’oggetto conosciuto.
Siamo pensati, c’è un essere che ci pensa in un senso positivo, un essere
intelligente, più difficile è capire il senso generale delle cose.

FINE ARGOMENTI VERIFICA

I Sofisti e Socrate
Filosofia diversa da tutte le tipologie, il tema principalmente è antropologico e
politico, meno cosmologico o problemi sull’essere.
Chi sono questi uomini? Coloro che si ritengono maestri della sapienza, figli
dell’Atene di Pericle, molto forte e vittoriosa dopo i persiani; rappresenta la
culla della democrazia. L’epitaffio di Pericle, ne parlava esplicitamente oltre a
sottolineare la grandezza; δήμος κράτος: potere della popolazione, ovvero i
cittadini maschi maggiorenni, concretamente è il potere della maggioranza.
Chi è in grado di convincerla sarà davvero colui che avrà il potere.
Isonomia: i cittadini sono uguali davanti alle leggi e socialmente (non era così
scontato! Per esempio, nel 700, quando solo i nobili non pagheranno le tasse,
mentre quelli di classe inferiori si; solo nel 1948 vi sarà una vera e propria
uguaglianza, con l’articolo 3) , caratteristica rivoluzionaria.

Trasparenza: le leggi, i bilanci sono pubblici (pubblico vuol dire che erano
situati nella κοινή, tutti potevano capire il giusto e il sbagliato; i giudici erano
scelti a caso tra i cittadini (dovevano quindi sapere leggere e saper interpretare
la legge ed applicarla), ma non ci sorprende poiché le leggi sono scritte e si
applicano, STOP. Tutti i cittadini inoltre controllavano i bilanci dello stato,
poiché anch’essi erano scritti pubblicamente.  tutti i cittadini quindi sanno sia
il conto sia la lettura; TUTTI SIANO COLTI, almeno capaci sun minimo di
cultura giuridica e finanziaria.
Παρρησία: il diritto di dire tutto, la libertà di parola.
 Chi diventa maestro di un’educazione cittadina, saper ben parlare; inizia ad
avere un ruolo fondamentale e questi signori erano i sofisti.
Per vivere gli uomini hanno bisogno di due cose: il sapere tecnico e il sapere
politico (per vivere insieme); senza di questi non si vive insieme e quindi non si
sopravvive. I sofisti, coloro che insegnano questi due punti fondamentali, si
fanno pagare e man mano con il tempo diventerà una cosa negativa : “ tu vuoi
fare il sofista”, anche se loro insegnavano la Παιδεία (formazione globale del
cittadino).
Non è importante quello che pensano loro, che valore morali hanno? Nessuno,
se non convincere una persona e richiedere il denaro.
Eristica: sapere vincere una discussione, parlare bene in un dibattito.

Protagora di Abdera:
Vive ad Atene, il primo di cui abbiamo una testimonianza, egli confessa che si
fa pagare in cambio dell’insegnamento. Famosa è la frase
“μετρον πάντων χρηματων ἀνθρώπος”, di tutte le cose è l’uomo è la misura.
 Dimensione cognoscitiva, chiamato fenomenismo, ognuno ha sensi o
esperienze diversi, come per la propria conoscenza che varia di persona in
persona.
Chi è questo ἀνθρώπος? O uomo oppure del gruppo collettivo (comunità di
appartenenza), qui quindi si parla di relativismo (soggettivo, soggettivismo,
soggettività È SBAGLIATO, nella filosofia antica e medievale, nessuno è un
singolo pensatore, ma tutti quindi un gruppo). Relativismo Culturale, ogni
gruppo ha usanze diverse magari anche opposte o uguali. Per esempio, alcuni
popoli eseguono la cremazione altri la sepoltura ecc, dipende quindi dalle
“regole” ma anche dall’aspetto morale (relativismo morale), come oggi
l’uguaglianza giuridica, o un giudice di tribunale donna. Tutti quei valori infatti
variano a seconda del tempo ma specialmente del luogo, come per esempio oggi
in Arabia Saudita. Qual è il valore giusto? I valori non sono assoluti ma relativi
quindi non esiste il migliore o il peggiore.
Ha un terzo significato, quello di umanità: il confine dell’uomo con le sue
scelte, quindi importante considerare il rispetto dell’umanità. Sembra molto
attuale come concetto, oggi stiamo integrando per la convivenza molte regole
tra culture diverse, come si va d’accordo se abbiamo tutte idee diverse, vince la
maggioranza? Alla fine, si fa sempre una guerra; sta succedendo ancora oggi
per esempio in Israele.
 Si devono dare regole e leggi, le cose utili non le migliori (perché migliore
quindi bene o male può essere interpretato), utile alla società. Gli uomini in
generale devono scegliere ciò che è utile per l’umanità; l’utile cambia e non è
sempre vero mentre il bene è assoluto, non si può mettere in atto perché per me
è bene una cosa mentre per un’altra persona è bene un’altra, nessuno dei due
rinuncia alla propria idea di bene.
La strategia dell’utilità è quella insegnata da Protagora; con egli vi è un vero e
proprio AGNOSTICISMO, non conoscere, egli non sa se davvero esista un dio
e per lui non è da considerarsi una cosa da pensare poiché è impensabile, è
immensamente complesso.

Gorgia di Lentini: universalmente ritenuto il fondatore della retorica.


Abbiamo due testi ovvero la difesa di Palamede e l’encomio di Elena (moglie di
Menelao che era la causa della guerra di Troia, donna più bella del mondo ma
anche quella che ha lasciato il marito per andare con l’amante, causando la
guerra di troia), più bella ma anche la peggiore di tutte le donne.
Difende Elena, sostenendo la sua non colpevolezza.
La dialettica è un lungo discorso per convincere, il potere della parola.
“Nulla è. Se anche qualcosa fosse, non sarebbe conoscibile. Se anche qualcosa
fosse conoscibile non sarebbe esprimibile.
Non c’è una realtà che fonda le altre realtà, non c’è qualcosa che resta mentre
tutto passa, esiste il nulla di senso e di significato.
 Nichilismo: dal latino nihil (nulla).
Esiste un senso ultimo delle cose? Per egli no, dimostrerà infatti che tutti gli
attributi dell’essere di Parmenide, dove si poteva dimostrare anche il contrario.
Apre una posizione all’ateismo filosofico.
In filosofia nascerà anche il scetticismo, la diffidenza verso il conoscere o
arrivare alla verità, l’agnosticismo era una forma di scetticismo religioso, mi
pongo prima non posso conoscere.
Non c’è un rapporto tra linguaggio e pensiero, se il mio linguaggio
rispecchiasse il mio pensiero, non potrei mentire, c’è una differenza enorme tra
linguaggio e pensiero e non posso pensare che i miei pensieri corrispondano a
delle parole o la comunicazione non si basa sulla trasmissione di pensieri ma di
parole.

SOCRATE:
Atene, 470 – 399 a.C.

Partecipa alla vita politica in modo attivo anche nelle discussioni filosofiche,
fino ai 70 anni dove viene processato e condannato a morte, egli berrà la cicuta.
Non scrive nulla, ma perché? Egli sa leggere, scrivere è dotto su ogni aspetto
della civiltà romana. Nel mito di Theuth e Thamous, la scrittura è φάρμακο
(voce media, significato positivo di cura, rimedio  medicina ; sia negativo
come veleno) della memoria e della sapienza, per questo che egli lo vuole
distribuire agli egiziani, perché si possono scrivere e quindi tener traccia degli
eventi e della sapienza perché si tramandano tantissime cose (nel mito).
“Caro re ho trovato finalmente il farmaco della memoria e della sapienza”
Il re gli risponde che non ha trovato il farmaco della memoria e che non aiuta
ma è il veleno della memoria e della sapienza, non esercito più la memoria
perché avrò tutto scritto.
Sapere nozionistico (= possesso di contenuti), il sapere che si fonda dai
contenuti e dalle nozioni, la scrittura per questo è un’ottima medicina. Per il
sapere per esempio basato sulle esperienze dove bisogna ricordarsi tutto è
molto importante la memoria perché un’esperienza si vive una volta non si parla
sul libro. La sapienza per Socrate è un processo, un percorso non una meta non
importa la destinazione, l’essere continuamente alla ricerca. Per questo motivo
se io so molte cose non sono sapiente ma sono convinto di sapere, in modo
presuntuoso in realtà è semplicemente un processo, egli è nemico della scuola,
che verifica la conoscenza tramite un test.
Processo vuol dire continua ricerca ed approfondimento, il tutto preceduto da
una domanda, ma per arrivare dove? Non si arriva ma si va sempre avanti.
La verità è la ricerca della verità non è un contenuto, il contrario del sapere
della nostra intelligenza artificiale; un continuo allenamento.
TUTTO CIÒ È UN PROCESSO DINAMICO.
Egli non scrive niente per questo motivo, ma gli interessa trasmettere la sua idea
di un processo continuo.
Due fonti socratiche non filosofiche: Senofonte, un suo seguace e Aristofane,
nelle nuvole rappresenta Socrate su un altalena in mezzo alle nuvole, viene
rappresentato come un sofista, anche se egli era nemico giurato;
Due filosofiche: Platone (Apologia di Socrate, Critone), suo discepolo più
importante.
Platone tutto quello che scrive lo metterà tutto in bocca a Socrate, il pensiero di
Platone nelle idee di Socrate.
Nell’apologia:
A 70 anni quando viene condannato riguardano delle accuse da cittadini
Ateniesi (Meleto, Licaone, Anito), con accuse su empietà infatti Socrate non
riconosce le idee tradizionali (falsa), ma introduce nuove divinità ad Atene e
sulla corruzione dei giovani, perché egli fa tante domande alle persone che
incontra e non si accontenta mai delle risposte, per fare ragionare perché la
sapienza è un processo e non mi sta bene una risposta ma un essere
costantemente alla ricerca.
Il processo avviene alla mattina, poi i 500 cittadini estratti a sorte votava in
segreto sulla sua innocenza o colpevolezza, nel caso in cui per la gravità delle
accuse, era prevista la pena di morte, solo in questo caso il condannato poteva
fare un secondo discorso dove si provava a chiedere una punizione alternativa.
L’apologia è una difesa.
Nel Critone siamo nella sera prima del processo della condanna, i suoi discepoli
riescono a corrompere i carcerieri ma egli rifiuta di uscire. “È meglio subire
un’ingiustizia che commetterla”.
Uno dei temi importanti emersi dall’apologia è il tema del dialogo, l’immagine
del moscone che stimola il cavallo (gli ateniesi paragonati a dei cavalli), lo
stimolo avviene presso delle continue domande che spingono l’interlocutore a
rendersi conto dei limiti della propria conoscenza, spingersi alla ricerca di una
conoscenza più approfondita. Il dialogo è una pratica di vita, una scelta un
modo di vita. La verità non è una nozione ma è una costante ricerca.
Che cos’è la verità per la scienza? La ricerca della verità.
Nelle discipline umanistiche siamo influenzati dalla storia e ci si dimentica la
storia nella scienza, arriva un’idea che uno sia sempre stato così, anche se ha
subito evoluzioni enormi, per esempio la chimica.

Il dialogo di Socrate, si divide in:

1) Ironia: so di non sapere, fa si che l’altra persona avanzi il proprio pensiero


e così Socrate fa nascere dubbi e confuta quello che il proprio
interlocutore dice.

La maieutica: così come mia mamma faceva nascere i bambini io ho


appreso quest’arte, solo che io non faccio nascere i bambini ma faccio
nascere idee attraverso domande che puntano l’anima.

Socrate non è lì a versare nozioni ai suoi interlocutori ma l’educazione è


un processo dove ciascuno tira fuori da se valori e verità.
Dialettica (dialogo, no su lunghi discorsi, brachilogia) , sofisti, Socrate.

Per questo fa l’esempio della levatrice, non fa altro che sostenere chi sta
per nascere, egli generà il percorso della verità, tutto è frutto di un
travaglio, la sapienza richiede impegno e fatica.

L’etica di Socrate: il comportamento, lo studio e le guida del suo


comportamento nel bene e nel male.
LA VIRTÙ (αρετή), vivere bene vuol dire seguirla, lo stato ottimale, la qualità
fondamentale di un essere vivente.
Lo stadio ottimale dell’uomo  nella ricerca, in se stessi, la ricerca e la cura
della propria anima.
Ricercare = ciò che rende l’uomo virtuoso, lo stato migliore in cui si può
trovare.

Derivano due concetti:


L’idea di intellettualismo etico (qualcosa legato alla riflessione sul
comportamento, al bene e al male, intellettualismo: idea che il bene consiste
nella conoscenza ed il male nell’ignoranza; l’uomo fa il bene che conosce e fa
il male per ignoranza) ed eudemonismo etico (colui che conosce il bene
attraverso la ricerca continua personale, è felice. FARE IL BENE RENDE
FELICI, FARE IL MALE RENDE TRISTI).
“l'infelicità dei giusti e la felicità dei malvagi è un mistero che solo dio può
conoscere”

Prima o poi, punire, ma non solo sulla terra poiché il poi potrebbe arrivare già
dopo la morte, ma anche nel mondo divino.

PLATONE: Il suo nome è Aristotle, ma essendo un grande appassionato nello


sport, il suo soprannome era platus, “Largo”.
Ateniese, discepolo di Socrate, non solo discepolo ma anche presente al
processo, alla condanna e alla morte del suo maestro (399 A.C.),
condizioneranno tantissimo la filosofia di Platone.
Dopo la Morte di Socrate, per prudenza decide di lasciare Atene, si recherà fino
in magna grecia. La sua esperienza da viaggiatore avrà luogo fondamentale a
Siracusa, verrà chiamato dai tiranni Dionisio il Vecchio, Il giovane e Dione,
come consigliere di coorte. Egli da consigli ai tiranni su come impostare il
potere dei tiranni. Non ha avuto un grande successo, riesce a fuggire, poiché
egli raccomandava la compassione, razionalità e umiltà, molto diverso dagli
ideali Siracusani. Tornerà ad Atene, acquista un terreno e costruisce la sua
scuola. “Scuola di Studi Platonici”, Scuola dedicata al dio Accademo, così
prende il nome di Accademia. Cosa si insegna? Matematica (molto importante),
astronomia, letteratura e filosofia.

A differenza di Socrate, Platone scrive tantissimo, per esempio l’apologia di


Socrate mentre un altro è il simposio.
34 dialoghi e 13 lettere giunte sino a noi.
Primo tema: scrive tanto perché non condivide l’idea del suo Maestro? ( la
sapienza non è nozione ma è conoscenza dipinta, non va scritto perché è un
processo.)
Platone non la condivide, almeno in parte, egli non scrive dei trattati ma dei
dialoghi tranne l’apologia. Generalmente prendono il nome del protagonista
secondario del dialogo, perché in tutti i dialoghi scritti da Platone il protagonista
principale è Socrate.
I dialoghi di Platone non ci danno un sapere nozionistico ma mettono in scena
la ricerca della verità, il genere del dialogo che lo permette, molti di questi
dialoghi lasciano aperta la risposta, (le autifoni per es: cosa vuol dire essere
santo?)
Ci sono tanti stimoli senza risposte, che presentano il tema da diverse
prospettive in modo che chi legge si faccia una propria idea e produca una
risposta, quindi in poche parole con il dialogo si da il via a quella ricerca
continua personale.
In tutti i dialoghi, che rapporto c’è tra i due? Egli mette in bocca a Socrate tutto
il suo pensiero, che inizia con Socrate ma è un pensiero che evolve, fino a
diventare quasi un pensiero molto distante dalle sue idee (di Socrate).

1) Dialoghi della giovinezza: vicini a Socrate, molto poco della filosofia


plutoniana. C’è molto Socrate e poco Platone. Apologia e Critone (solo
socr.) Poi vi sono dei dialoghi, I libro della repubblica.

2) Dialoghi della maturità: Socrate parla ma il contenuto non è interamente


socratico, egli parla ma con il pensiero plutoniano.

3) Dialoghi della Vecchiaia: Platone ritorna e rielabora il suo pensiero, di


Socrate non c’è più nulla.

In Platone vi sono tantissimi miti, perché?


“Se dopo molte cose dette da molti intorno agli dèi e all’origine dell’universo,
non riusciamo a presentare dei ragionamenti in tutto e per tutto concordi con
se medesimi e precisi, non ti meravigliare. Ma se presenteremo ragionamenti
verosimili non meno di alcun altro, allora dobbiamo accontentarci, ricordando
che io che parlo e voi che giudicate abbiamo una natura umana: cosicché
accettando interno a queste cose il mito più probabile, conviene che non
cerchiamo più in là”. (Timeo, 29 c - d)

Il tema è la presenza di tanti miti in Platone: forma letteraria usata specialmente


in poesia classica per veicolare contenuti ritenuti veri, rappresenta la verità
religiosa garantita da dio, quando l’uomo di orienta nel mondo l’uomo ha
bisogno di punti di riferimento  dati dalla verità religiosa greca, sotto forma
di mito.
Λόγος è la parola non vera, non è garantita da dio ma è la parola umana, nel
caso di Ulisse inganna.
La filosofia nasce come ricerca umana non centra nulla con la religione, non è
una verità con la V ma è una semplice ricerca personale, altrimenti ci saremo
accontentati solo dei grandi miti e bon basta.
In Platone rispetto agli altri filosofi precedenti li usa tantissimo: se dopo dette
tutte queste cose non tiusciamo a presentare dei ragionamenti precisi, il λογος
razzionale, non ci riusciamo a dare una spiegazione razionale, non ci si
meraviglia, ma se presentiamo ragionamenti vero-simili ovvero i miti, allora
dobbiamo accontentarci, non si presenta verità con λογος ma con il mito, chi
parla e chi giudica ha natura umana, siamo uomini. Accettiamo il mito più
probabile quando la ricerca si interrompe.
Il secondo motivo è quello didattico: attraverso il mito riesce a veicolare dei
contenuti in maniera più facile, il mito spesso viene paragonato ad una parabola
del vangelo.
Mito e λογος si equivalgono, quando si dice che la filosofia è contro il mito sarà
da Platone in poi, infatti per egli entrambi veicolano una verità tramite forma
narrativa o argomentativa razionale.

Nei dialoghi del trapasso: è ancora Socrate ma sta cominciando ad assumere dei
contenuti, una prospettiva non prettamente socratica.
Troviamo Socrate che parla con i sofisti e si differenzia da essi, due dialoghi
significativi, che sono il Protagora ed il Gorgia, due sofisti:
SOCRATE: Allora dicci chi credi che sia un sofista.
IPPOCRATE: Secondo me, è come dice il nome: un esperto di sapienza.
SOCRATE: O sì, ma questo lo si può dire anche dei pittori e degli architetti, che siano
esperti di sapienza. Ma se qualcuno ci chiedesse di quale sapienza sono esperti i pittori,
gli risponderemmo di ciò che riguarda la composizione dei ritratti, o qualcosa del
genere, e così via. Ma se quel tale ti domandasse: “Ma il sofista di che genere di sapere
è esperto?” cosa gli risponderemmo? Quale è la sua competenza?
IPPOCRATE: Che altro diremmo, Socrate, se non che sofista è chi sa rendere gli altri abili
a parlare?
SOCRATE: Forse diremmo il vero, ma non in modo adeguato; in realtà la nostra ricerca
richiede un’altra domanda: “Su quale argomento il sofista rende abili a parlare?” Il
citaredo, ad esempio, rende abili a parlare su quel che sa, cioè a suonare la cetra. Non
è vero?
IPPOCRATE: Sì.
SOCRATE: E va bene. Ma il sofista in cosa rende abili a parlare? Evidentemente intorno a
ciò di cui si intende?
IPPOCRATE: E’ naturale!
SOCRATE: Già, ma in che cosa consiste ciò in cui il sofista è esperto egli stesso e rende
istruito il suo seguace?
IPPOCRATE: Per Zeus, non so più cosa risponderti! (Protagora, 312 c - e)

Si ricava il modo con cui Socrate parla, come fa le domande, (brachilogia:


domande brevi insistenti), il tema è la polemica contro i sofisti, ma non è solo
l’unico contenuto: cosa insegnano i sofisti? Se sono esperti di sapienza, quel è il
loro contenuto? Di che cosa sono esperti a parlare? La sapienza dei sofisti è una
sapienza vuota, formale, senza contenuto. Questa prima critica che Platone
rivolge ai sofisti, la seconda è presente nel dialogo di Gorgia, la critica nel
gorgia è che loro rendono esperti, abili a convincere e parlare chiunque e su
qualunque argomento, questo fatto fa capire che loro non hanno un’idea precisa
di cosa sia bene e cosa sia male. In particolare, a Socrate Platone interessa il
tema della giustizia, se ti riesco a rendere abile nel convincere gli altri che una
cosa è giusta ed il suo contrario è giusta non esiste un criterio per definire se sia
giusta o sbagliata  giustizia convenzionale.
Perché Socrate non è giusto? Perché più persone hanno votato che non sia
giusto, Platone ha il terrore che gli uomini si mettano a dire che gli uomini si
mettano a dire questo è bene o questo e male, infatti un’assemblea sbaglia nel
dire ciò che è giusto o ingiusto. Allora tutte le volte che i Sofisti si prestano a
dialogare e rinforzare gli argomenti di qualcuno, indipendentemente dal loro
contenuto (sapienza senza contenuto) fanno si che la giustizia e altri valori siano
convenzionali  ci si mette d’accordo. Platone non riesce a sostenerlo.
Socrate uomo giusto condannato perché Ingiusto.
Il bene dipende solo dalla capacità di qualcuno? Riflessione che non c’era nel
pensiero Socratico.
Solo dialoghi che si concludono senza risposta, non è un caso  dialogo
aporetico (Aporia: dialoghi senza via d’uscita, restano in sospeso).
La verità è la ricerca della verità, la giustizia è la ricerca della giustizia ma CHE
COSA È GIUSTO E COSA SBAGLIATO? Ricerca infinita, primo distacco tra
Socrate e Platone.
Il secondo tema invece sono dialoghi dove si cerca di dare delle definizioni:
eutifone, che cos’è il santo? Funzionano con il vagabondare di Socrate e
chiedere sempre “Che cos’è”?
Santo è una cosa impossibile da definire.
Quando una cosa è santa per alcuni e per altri no?
“È bello ciò che è bello o ciò che piace”
I dialoghi aporetici hanno un criterio per stabilire ciò che sia giusto o bello al di
la di ogni giudizio.
Che cos’è il linguaggio?  a questo problema vi è un dialogo dedicato che
pone dei problemi e vie di soluzioni che rimarranno invariati.

Il tema del linguaggio è come funzionano le parole, perché a una parola


corrisponde un significato e non un altro, nel dialogo di Cratilo vi sono le tre
teorie fondamentali fino alla fine dell’800.
Verranno modificate con la linguistica e le neuroscienze nel 900.

“O forse preferisci quel modo che dice Ermogene con molti altri: cioè che i
nomi sono convenzioni e sono chiari per quelli che li hanno stipulati e
conoscono le cose cui corrispondono e che questa è la correttezza dei nomi,
cosicché non importa se si convenga secondo quanto si è stabilito oppure sul
contrario e, per esempio, di chiamar grande quel che oggi chiamiamo piccolo o
piccolo quel che oggi chiamiamo grande?”
Perché i nomi hanno questi significati: perché ci siamo messi d’accordo, per
convenzione, per intendersi, i nomi nascono da una convenzione infatti sono
chiari per quello per cui gli hanno stipulati. (sofisti)
“Le cose hanno i nomi per natura ed è artefice dei nomi non uno qualsiasi ma
solo colui che guarda al nome che per natura è proprio di ciascuna cosa e che
è capace di esprimere la specie di essa in lettere e sillabe”

Seconda teoria: il nome deriva dalla natura, un significato per natura, sta nella
natura di un oggetto chiamarsi …, o per esempio le sue caratteristiche, può
valere per le parole onomatopeiche, per esempio il ticchettio. Una teoria strana.

“A me piace che, per quanto è possibile, i nomi siano somiglianti alle cose; ma
io temo che, per dirla con Ermogene, questa soluzione ci porti su un terreno
sdrucciolevole e che perciò sia necessario servirci anche di un mezzo un po’
grossolano, cioè della convenzione, per renderci conto della correttezza dei
nomi”

Tra le due precedenti Platone preferiva la seconda, gli piaceva che i nomi
derivano dalle cose però teme che questa soluzione porta solo ad un terreno
scivoloso per cui è necessario servirsi di un altro mezzo, di una teoria per
convenzione. Perché Platone preferiva la seconda? Quando comincia ad
elaborare la sua teoria nel dialogo del trapasso, la tematica principale era quella
contro i sofisti. La verità e la ricerca della verità ormai è un tema difficile da
capire, Socrate era giusto o ingiusto?  legato a tutto questo grande tema la
questione del linguaggio è che la convenzione è più comoda perché ci si mette
d’accordo, anche se a egli non piaceva il convenzionalismo, “a me piacerebbe
per natura” perché non si capisce sempre per natura il senso delle cose, e così
non si arriverebbe ad una conclusione, l’idea dell’oggettivismo è quella che
porta ad una conclusione. Inizia a staccarsi da Socrate (uomo giusto giudicato
ingiusto). Questo spinge Platone a trovare qualcos’altro.

“Se l’uso non è una convenzione, sarebbe meglio dire che non la somiglianza è
il modo con cui le cose significano, ma piuttosto l’uso: è solo l’uso che
costituisce il significato delle cose”

Il significato per l’uso, per lo scopo, stabilisce il significato dei nomi, infatti gli
usi cambiano. È la comunità che fa l’uso, non si parla mai da soli ma è sempre
con qualcuno anche con se stessi, ma è molto implicito.
“Il linguaggio è infatti uno strumento che deve essere adatto allo scopo e l’uso
è la scelta ripetuta che ha condotto a forgiare un determinato strumento
linguistico”

L’uso è la scelta ripetuta, la diffusione dell’uso fa si che la parola dell’uso


venga legata alla comunità.

Cambiare il nome alle cose o chiamarle con un nome diverso si cambia la


natura della cosa.
I sofisti sostenevano il convenzionalismo, anche Democrito; Eraclito sosteneva
la natura mentre Platone sosteneva l’idea dell’uso.

FINE DIALOGHI DEL TRAPASSO

Platone non condivide più l’idea di Socrate perché deve anche ottenere il
significato non la ricerca infinita di una cosa.
Problema gnoseologico, ontologico, morale (comportamenti dell’uomo).
Da qui nasce un pensiero che nasce con Menone e Fedone, in cui nasce il
pensiero di Platone, da adesso in poi Socrate parlerà ma non è Socrate che parla,
il pensiero di Platone.

Menone parla dei valori della verità e a Socrate gli chiede come fa a sapere che
la verità era quella, come fai a cercare qualcosa che non conosci? O se la
conosci già non c’è bisogno di fare una ricerca.
Socrate gli ha riassunto la sua posizione.
Non è questa la posizione giusta perché ho sentito dire delle cose divine,
introduce un mito, un racconto verosimile che serve per vincolare la verità.
Mito sull’anima umana immortale, perché serve? Perché quando il corpo muore
rinasce non va distrutta e continua ad apprendere, AVENDO VEDUTO, ha
visto TUTTO. Dentro di se ha tutto perché il tutto ha già visto.
IDEA (radice ιδ, οραω): ciò che ho visto.
Cosa vuol dire conoscere: ricordare (ANAMNESI), se vedo un comportamento
giusto ricordo che è giusto? Sono io che decido se una cosa è sbagliata o giusta?
Io l’ho già visto, l’idea non si può cambiare. Non la decido io perché l’ho visto.

LEGGERE PAGINA 253


Piano dell’intelletto.

Il cuore della dottrina di Platone, tra Menone e Fedone, il nucleo è questo:


perché una cosa è questa e non un'altra, qual è il fondamento dell’unità delle
cose. Perché una bambina è una femmina e non un camaleonte?
La risposta di Platone: criterio che fa essere le cose quelle, non è un nostro
prodotto, ma è al di fuori di noi. Ci sono delle cause che fanno essere delle cose
queste e non altre.
Questa causa, questa essenza delle cose, platone la chiama IDEA: perché una
bambina è una donna? Perché nella bambina è presente l’idea di donna.
Siamo tutti d’accordo, ma siamo anche tutti d’accordo che lei non è l’idea di
bellezza, la mamma è bella ma non è la bellezza (= IDEA CHE FA ESSERE
UNA COSA BELLA, NON È SENSIBILE, NON INCONTRERÒ MAI LA
BELLEZZA, MAI LA DONNA, MA PERSONE, OGGETTI CHE TOCCO
CHE AL LORO INTERNO HANNO UN’IDEA).
 Questa è la dimensione ontologica delle IDEE (sull’essere, sulla realtà delle
cose). Le idee fondano la realtà delle cose.
Queste idee sono Modelli, Criteri, Archetipi, con cui noi conosciamo la realtà.
Qui ci si rifà nel Menone, perché io dico donna, banco, bello? Perché ho
presente le idee, le ho già quando nasco, racconterà un mito: la mia anima aveva
già visto tutto (idee) nell’aldilà  pensiero della metempsicosi.

La dimensione Gnoseologica: dimensione legata al conoscere, l’idea oltre


all’aspetto ontologico (fatto che idea fondi la realtà) ha anche un carattere
gnoseologico: (fatto che io conosca la realtà per quello che è perché nella mia
mente fin dalla nascita ci sono delle idee, criteri e modelli con cui capisco e
comprendo la realtà.
Soggettivo è sbagliato: tutto quello che penso mi deriva dall’essere parte di una
comunità, non è soggettivo.
Abbiamo tutti la stessa idea perché le nostre anime hanno già visto tutto.
Le idee sono indipendenti dal soggetto che lo conosce: l’idea di uomo non la
decido io  platone racconta un altro mito: le idee non le decidiamo noi, sono
indipendenti, non fanno parte del piano sensibile, riprende quella differenza tra
piano immanente (sensibile: 5 sensi) trascendente (IL MONDO DELLE IDEE,
CONOSCIAMO CON I SENSI) (intelligibile: con l’intelletto), differenza
impostata da Parmenide.
Quali sono le idee per platone: sono sempre due: estetiche e matematiche
Il rettangolo è un’idea, ma è anche ciò che fa rendere rettangolo milioni di
oggetti.
Dialoghi della vecchiaia: idee cose naturali e artificiali
Conoscere è anamnesi: ricordare
L’essenza: le cose sensibili variano ma LE IDEE NON VARIANO.
Istituisce una gerarchia: piramide vanno dal basso: idee artificiali, idee naturali,
idee matematiche (fondamentali), valori, bene.

Fedone: dialogo dove Socrate sta morendo, discorso platonico.


Riprende il tema dell’immortalità dell’anima, e la si può capire con la ragione,
ci sono delle prove razionali: poco convincenti:
1) Prova dei contrari (corpo mortale, anima immortale)
2) Prova delle idee: conosce idee, idee sono immortali
3) Prova della vitalità: l’anima è soffio Vitale: vita del corpo e la vita è
infinita.

Il fatto che platone dica ciò farà si che piacerà ai cristiani, sarà difficile trovare
un monastero dove non ci sia un Fedone.
Così nel fedone è teorizzato il terzo dualismo platonico, il primo dualismo
(ontologico) secondo dualismo (gnoseologico), il terzo dualismo è
antropologico: l’uomo composto in due parti, carne (sensibile) e anima
(trascendente, non oggettiva).

Μελέτη θανάτου: la filosofia è un esercizio di morte, preparazione ed


esercitazione nel continuare a morire: significa che muore il corpo  liberare il
corpo, affinché essa sia libera dalle nostri prigioni del corpo.
Cosa vuol dire conoscere? Con lui nasce la prima teoria della conoscenza: teoria
dell’innatismo o razionalismo,  conoscere è avere delle idee.
Aggiunge poi che queste idee sono innate, quando nasco le ho già.

Confronto tra sofisti e platone ( e socrate)

La verità?
Per Protagora: i valori della comunità, non sono oggettivi ed assoluti, quello che
per una votazione dirà essere vero, dipende dal gruppo.

Per gorgia: nulla è, non esiste la verità ma la parola, la capacità di convincere


tutto è persuasivo.

Per Socrate: come un processo, non è un contenuto, ma la verità è la ricerca


della verità, dimensione processuale.

Per Platone: un’idea

Quello del 4 dicembre escluso, fino alla volta prima. Mito del demiurgo: molto
importante per la storia della ricezione di paltone nei secoli successivi, favola
nella quale si racconta come è avvenuta la nascita delle cose. La nascita delle
cose è avvenuta così: c’era un artefice delle cose: demiurgo, uno che fa le cose,
che aveva dei modelli, modellini e aveva una materia informe e ha plasmato le
cose basandosi sui modelli e sulla materia informe. La sabbia è la materia
informe, che non ha forma, ma può prendere qualunque forma, le formine sono
i modelli della realtà, unendo, dando una forma alla materia informe basandosi
sul modello nascono le cose. Immagina che ci sia stato un momento in cui ci sia
stata materia informe e qualcuno ha dato forma alla materia usando dei modelli.
Platone racconta questa favola per rispondere alla domanda: che rapporto c’è tra
il mondo immanente, delle cose e il mondo delle cose (trascendente), che
rapporto c’è? Il mondo delle idee sono i modelli della realtà, i paradigmi, le
essenze, le cause delle cose. La materia informe è la chora, dando forma alla
chora nascono le cose sensibili. Le essenze esistono anche al di fuori della
materia, le idee esistono indipendentemente dalle cose: mito dell’iperuranio: le
idee esistono al di sopra della realtà, al di sopra del cielo. Rapporto: le idee sono
l’essenza delle cose, ciò che attribuisce una realtà alle cose. Tre rapporti che
Platone sostiene in ordine crescente di importanza tar le idee e le cose: primo
rapporto: mimesis, in greco vuol dire imitazione, le cose sensibile imitano le
idee: lei è nella ma non è la bellezza, la bellezza è un’idea, che rapporto c’è tra
l’idea di bellezza e la bellezza:
rapporto di imitazione, che rapporto c’è tra la donna e lei, imitazione dell’idea
di donna. Secondo tipo di rapporto: metessi: partecipazione, le cose sensibili
partecipano delle idee e delle caratteristiche delle idee. Che caratteristiche ha un
rettangolo? Ha le caratteristiche dell’idea di rettangolo, idea di una figura piana
che ha quattro lati: caratteristiche dell’idea di rettangolo, questo rettangolo
sensibile partecipa delle caratteristiche dell’idea di rettangolo.
Ultimo grado: parusia, presenza, è presente nella cosa sensibile l’essenza
d’idea, il paradigma.
Rapporto tra idee e cose: le cose sensibile ricevono la loro essenza dalle idee e i
rapporti sono tre.
Demiurgo che ha una materia informe che può prendere qualunque forma e
modelli con cui plasma. Le cose sensibili sono fatte con l’idea di questo
modello. Tre tipi di rapporto: rapporto degli oggetti di sabbia e formine.
È presente quella forma e ne partecipano delle caratteristiche. Mito del
demiurgo: uno dei miti più famosi e fa parte di un dialogo che si chiama Timeo,
quando i cristiani scelgono quale filosofo avere come fil di riferimento,
scelgono paltone, nel Fedone trovano le prove dell’immortalità dell’anima, idea
di creazione: nel mito del demiurgo, cosa che non c’è in Aristotele, che fa il
contrario. Intuisce una verità del cristianesimo. Mito del demiurgo c’è l’idea di
creazione, Platone aveva già intuito la creazione secondo i cristiani, in realtà ci
sono differenze tra il mito della creazione nella genesi della bibbia e questo
mito di Platone. Dio crea il mondo senza dei modelli e senza una materia da cui
partire, la creazione biblica è una creazione ex nihilo: dal nulla, non c’è un dio
che ha dei modelli. Tutti i monasteri hanno un Fedone, ed è presente anche il
Timeo. Raffaello fa la scuola di Atene, in mezzo c’è Platone: con il dito alzato:
la verità è nel mondo delle idee, tiene un libro con scritto il titolo Timeo, perché
è contenuto il mito del demiurgo.
Cosa è il tempo per Platone? Platone interpreta il tempsecondo lo schema,
dualismo tra dimensione trascendente e dimensione immanente, espresso nel
timeo. Il tempo è cronos: è il tempo delle cose sensibile, che mutano, è sul
modello del tempo che non muta mai: aion: eternità. Il tempo è l’immagine
sensibile dell’eternità. La dimensione immanente prevede il divenire, la
dimensione trascendente non prevede il divenire. Definizio di tempo: cronos è
immagine mutevole del tempo, dell’eternità (che sta nel mondo delle idee).
C’è un terzo tempo per i greci: xairos: tempo opportuno, opportunità, attimo
dell’opportunità da accogliere. Tempo immobile: tempo delle idee aion.

Noi conosciamo i due piani del mondo di platone (trascendente e immanente),


racconto del mito della caverna di Platone.
Tre uomini rinchiusi in una caverna, non possono uscire, abbiamo la caverna
(piano immanente della realtà) ed il mondo esterno (piano trascendente della
realtà). Le ombre sono il grado più basso della realtà, corrispondono alla realtà
delle congetture, delle ipotesi, la conoscenza delle ombre è la conoscenza più
bassa (eikasia), il fuoco rappresenta la conoscenza sensibile, le catene
l’ignoranza che ci obbliga a guardare il grado più basso della realtà, una
credenza, una realtà non vera.
Un uomo si libera dalle catene con grande sforzo e si gira, e vede le statuette
sopra al muro  rappresentano i dati dei sensi, la cui conoscenza Platone la
chiama Pistis, rappresenta la conoscenza dei sensi, quella vera.
L’uomo che si gira, che non si accontenta di una conoscenza bassa poteva
essere o Platone o Socrate o il filosofo generale. Il gesto faticoso di liberarsi
rappresenta la fatica di conoscere, di voler arrivare alla realtà delle cose, la
filosofia è una fatica che libera dalle catene dell’ignoranza. L’esterno è la realtà
vera, ovvero la realtà trascendente, il mondo delle idee, la luce del sole abbaglia
l’uomo che si è girato, prima si copre gli occhi e guarda la realtà riflessa nelle
pozzanghere  sono simbolicamente le idee matematiche: dianoia (conoscenza
dell’intelletto secondo la matematica). Una volta che si abitua, può guardare la
realtà così com’è, rappresenta un’idea, la conoscenza attraverso le idee è la
noesis, la conoscenza del filosofo. Il sole rappresenta il bene, vertice della realtà
delle idee, (infatti sta in alto).
L’uomo una volta visto ciò, torna dentro a dirlo agli altri ma essi abituati alle
ombre, non condividono e lo uccidono. Il sapiente ha una missione politica,
quella di educare gli altri  era socrate, il mito rappresenta socrate, anche
quando l’ignoranza è dura e lo uccidono (socrate).
Nel mito della caverna troviamo quindi i due piani della realtà a cui
corrispondono i due della conoscenza, (trascendente, intelligibile, immanente e
sensibile, poi si suddividono nei significati dei simboli del mito).

Platone che cosa pensa dell’arte?


Da una definizione che non cambierà fino all’età moderna: imitazione della
realtà, è μιμήσεις, μιμήσεως. Indica la realtà sensibile (imitazione di
un’imitazione) L’arte è più bassa di quella sensibile perché è una copia di una
copia, sta sotto alla realtà sensibile.
Platone condanna l’arte e che essa stimola le passioni, parte meno razionale
dell’uomo; tranne quella della musica perché si fonda sulla matematica, fa
riferimento alle idee matematiche.

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