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LEZIONE SUI NUMERI FIGURATI (PARAGRAFI 1–3, 2H)


BOZZE DA RIFINIRE

GIOVANNI VINCENZI

Abstract. Key Words: Numeri figurati, incommensurabilità

1. Alla ricerca delle origini−. Sezione da rendere indipendente


unendola a: numeri e loro rappresentazione

Il numero, come la forma, il colore, la collocazione nello spazio, è uno dei parametri
fondamentali della descrizione del mondo che ci circonda. L’uomo, nel corso della sua
evoluzione, ha sviluppato particolari abilità connesse con i numeri: in tutti i linguaggi
vi sono termini che indicano quantità numeriche e in ogni cultura si usano le dita per
contare. Secondo Dehaene [17], matematico e neuropsicologo francese, tutto ciò sta ad
indicare che l’uomo possiede un innato senso del numero, alla cui rappresentazione sono
deputati precisi circuiti cerebrali che si sono evoluti in modo da consentire la migliore
percezione della realtà circostante. Si può quindi ipotizzare che vi sia stata una iniziale
capacità di valutare la quantità numerica e che si sia sviluppata la capacità di comparare
insiemi di oggetti. Il passo successivo, quello della rappresentazione simbolica, è molto
più complesso. Secondo Dehaene, la matematica effettivamente attiva nello sviluppo
dell’organizzazione sociale, oltre ai numeri naturali e il loro uso non può che essere limitata
a quella che il cervello può padroneggiare; mentre la matematica, in quanto disciplina
basata su una costruzione logica e formale a partire da simboli astratti, può essere spiegata
solo come un’accumulazione culturale che si è verificata in particolari contesti, ma che non
corrisponde ad un’effettiva evoluzione della struttura fisica del cervello. Una conferma a
questa teoria verrebbe proprio dalla difficoltà che molte persone hanno nei confronti della
matematica come disciplina.

2. La scuola pitagorica
Da BF La nostra storia comincia in Calabria e più esattamente a Crotone nel VI secolo
a.C con un personaggio che è presumibilmente esistito, ma che è avvolto nella leggenda:
Pitagora. Di lui Bertrand Russell (1948,p.58) ha scritto:
Non so di nessun altro uomo che abbia avuto altrettanta influenza nella
sfera del pensiero. L’intera concezione di un mondo eterno rivelato all’intelletto,
ma non ai sensi, deriva da lui. Se non fosse per lui, i Cristiani non avrebbero
pensato a Cristo come Verbo; se non fosse per lui i teologi non avrebbero
cercato prove logiche di Dio e dell’immortalità.

1
2 GIOVANNI VINCENZI

Pitagora nacque a Samo nel 575 (o forse nel


540) a.C. e circa a 40 anni andò a vivere a
Crotone, nella magna Grecia; ed è proprio
qui che dette origine alla sua scuola, in un
contesto sociale di aristocratici. P eriodo Sede della Scuola
L’organizzazione della scuola doveva essere
molto rigorosa e il rispetto per il maestro as-
soluto. Si dice che anche le donne potessero 575−?a.C. Pitagora , Crotone
far parte della scuola e ciò sarebbe un fatto
storicamente davvero interessante.
515 − 450 P armenide, V elia
Alla fine del VI secolo a.C. quando i demo-
cratici presero il potere, i pitagorici vennero
cacciati da Crotone e si distribuirono in di- 470a.C. − 390a.C F ilolao, T ebe
verse città della Magna Grecia dando luogo a
comunità pitagoriche tra le quali vanno ram-
428a.C. − 360a.C Archita, T aranto
mentate quella di Filolao, (metà del V sec-
olo) che poi andò a Tebe e quella di Archita
(inizio del IV secolo) che fu a Taranto; Forse
IV a.C. − −IIIa.C. Euclide , Alessandria
anche Parmenide (Velia N. 515– 544 a.C M
450 a.C.) e il suo discepolo Zenone (Velia 489
a.C. – 431 a.C.) Sembra invece che Pitagora
andò a metaponto, dove poi morı̀ (forse uc-
ciso).

Lo spettro degli interessi della scuola Pitagorica è ampio: si va dall’acustica alla teoria
musicale, all’arte, alla poesia, alla filosofia e appunto alla matematica.

Uno degli aspetti metafisici cruciali della filosofia pitagorica è la concezione dell’anima.
ma qui il discorso è complesso, e rimandiamo ad altre letture (xxx).
Vale la pena evidenziare che il principio metafisico della scuola ionica, cioè l’archè,
il principio unico che governa la genesi e la realtà dell’esistente, viene sdoppiato dai
pitagorici. Da un lato si ha il principio del limitato e del finito, dell’unitarietà, dall’altro
quello dell’illimitato, dell’infinito, del disordine, del caos e del male.

Con i Pitagorici, l’universo non viene più visto come ricettacolo di forze oscure, ma
diventa comprensibile razionalmente. La tradizione attribuisce, ai pitagorici la scoperta
dell’incommensurabile: essi avrebbero scoperto l’esistenza di grandezze che non hanno
una misura comune e il cui rapporto (per esempio quello tra la diagonale del quadrato
e il lato) non può essere espresso da una frazione con numeratore e denominatore interi.
Ciò costituiva una ’scandalosa eccezione’ alla teoria del numero come archè, in grado
di eliminare la loro dottrina, fondata sulla convinzione che il rapporto tra grandezze
potesse sempre essere rappresentato mediante numeri interi. Non a caso, a proposito di
queste grandezze, i pitagorici parlarono non solo di “incommensurabilità”, ma anche di
“irrazionalità”: queste, infatti, sfuggivano al criterio pitagorico di razionalità.
Pitagora e la sua scuola rappresentarono uno degli aspetti fondamentali della filosofia
e delle scienze elleniche.
Ma quali furono le idee portanti dei pitagorici riguardo ai numeri ed in particolare come
vedevano e concepivano i numeri?
LEZIONE SUI NUMERI FIGURATI E L’INCOMMENSURABILITÀ 3

Secondo i pitagorici ad ogni cosa è associato un numero (intero positivo, ovvero un


numero “naturale”).
Aristotele dice (nella sua Metafisica):
I cosiddetti pitagorici, avendo cominciato ad occuparsi di matematiche ed
essendo grandemente progrediti in esse, fuorno condotti da questi loro studi
ad assumere come principi di tutte le cosa esistenti quelli di cui fanno uso
le scienze matematiche. E poiché i primi che qui si incontrano sono per
natura i numeri, sembrò loro di ravvisare in questi molte più analogie con
ciò che esiste e avviene nel mondo, di quante se ne possano trovare nel
fuoco, nella terra e nell’acqua.
Cosı̀ i numeri assumono con i pitagorici un ruolo che possiamo definire “mistico e magico”.
È la metafisicia del numero. Secondo questo modo di vedere, l’unità (uno) è la base del
ragionare; il numero due rappresenta l’opinione che cambia e quindi porta alla scelta e
talvolta all’insicurezza, ed è considerato femminile, in quanto numero pari; il numero
tre, e il triangolo, figura geometrica ad esso associata, rappresenta la perfezione, numero
della bellezza e della gioia, nonché sintesi dei due numeri che lo precedono, è un numero
di progresso, e racchiude in se la parabola della vita con l’inizio il centro e la fine; il
quattro (e il quadrato ) rappresenta la giustizia; e cosı̀ via al dieci viene associata la
perfezione e la sacralità. I numeri dispari in genere sono considerati maschili, e quindi
l’antitesi pari/dispari poteva essere interpretata come quella femmine/maschi. In generale
alle proprietà dei numeri corrispondevano le leggi con le quali poteva essere spiegata la
ragione delle cose, fino a concepire la contemplazione e la riflessione dei numeri come
l’ascesi dell’anima.
Concludiamo questo paragrafo con due citazioni:
Scrive Diogene Laerzio in “Vite dei filosofi”:
Poiché ogni cosa nella natura appariva loro simile ai numeri, e i numeri
apparivano primi tra tutto ciò che è nella natura, pensavano che gli elementi
dei numeri fossero elementi di tutte le cose che sono, e che l’ intero mondo
fosse armonia e numero.
E Aristotele nella Metafisica:
I Pitagorici dicono che da numeri sono composte le sostanze percepibili.
Essi dicono che il numero è le cose che sono, o almeno applicano i loro
teoremi ai corpi, come se i numeri fossero dei corpi..
In sintesi possiamo ritenere che nella filosofia di Pitagora il mondo razionale convive
con il mondo etico e religioso.

3. Numeri figurati e Aritmogeometria

Naturalmente non potevano sfuggire ai pitagorici i numeri con proprietà notevoli, nu-
meri per certi versi speciali.
Sembra che ai pitagorici sia attribuita la definizione di numero perfetto:
Definizione 3.1. Un numero di dice perfetto se coincide con la somma dei suoi divisori
propri. Ad esempio il numero 6.
Un teorema enunciato da Pitagora e dimostrato da Euclide rivelò che se 2n − 1 è un
numero primo, allora 2n−1 · (2n − 1) è perfetto. Successivamente Eulero dimostrò che tutti
4 GIOVANNI VINCENZI

i numeri perfetti pari devono essere di tale forma. I numeri nella forma 2n − 1 che sono
primi sono detti primi di Mersenne. Si dimostra facilmente che se n non è primo allora
non lo è neanche 2n − 1.
Remark 3.1. La ricerca dei Primi di Mersenne è in continuo sviluppo. Per dare l’idea
della complessità del problema possiamo osservare che fino al 1772 se ne conoscevano solo
8 (l’ottavo primo di mersenne 2.147.483.647 fu trovato da Eulero). Al 2019 si conoscono
solo 51 numeri primi di Mersenne, e quindi si conoscono solo 51 numeri perfetti pari (vedi
sequence A000396 in the OEIS), e non si sa nemmeno se ce sono infiniti. Inoltre non si
sa se esistono numeri perfetti dispari.
http://www.numeramente.it/numperft.html

Anche la relazione tra due numeri assumeva un significato importante e quindi era
oggetto di studio
Definizione 3.2. Due numeri si dicono amici o amicabili se ciascuno dei due coincide
con la somma dei divisori dell’altro numero, come ad esempio 220 e 284.
Se ne conoscono migliaia di coppie di amici, ma non si sa se ce ne sono infinite.
Bisogna dire che l’avvento dei computer ha favorito la scoperta dei numeri amici:
By 1946 there were 390 known pairs, but the advent of computers has
allowed the discovery of many thousands since then. Exhaustive searches
have been carried out to find all pairs less than a given bound, this bound
being extended from 108 in 1970, to 1010 in 1986, 1011 in 1993, 1017 in
2015, and to 1018 in 2016. As of March 2021, there are over 1,226,881,298
known amicable pairs
Uno dei teoremi più belli sui numeri amicabili è il seguente:
Teorema 3.1 (Thābit Ibn Qurra). − For n > 1, we suppose pn = 3 · 2n − 1 and qn =
9 · 22n−1 − 1. If pn−1 , pn and qn are prime, then a = 2n pn−1 pn and b = 2n qn are amicable.
Esercizio 3.1. Trovare tre numeri primi della forma espressa dall’enunciato, e deter-
minare una coppia di numeri amicabili come applicazione del teorema di Thābit. Con-
trollare manualmente che le coppie ottenute sono effettivamente numeri amicabili.
Esercizio 3.2. La condizione del teorema di Thābit si inverte? Controllare se tra le coppie
di numeri amicabili note ne esiste qualcuna che non è della forma contenuta nell’enunciato
del teorema di Thābit
Attualmente si studiano anche altre forme, forse anche un po’ bizzarre, di relazioni tra
numeri. In questo contesto conviene limitarci.
Come si può immaginare anche le stesse figure geometriche avevano (e tutt’oggi hanno)
un significato metafisico, di conseguenza, come ci si poteva aspettare le relazioni tra numeri
e figure geometriche assunse per i pitagorici un significato davvero notevole. Nasce cosı̀
l’Aritmogeometria.
*******

L’Aritmogeometria è l’uso, finalizzato ad ottenere conoscenze di tipo aritmetico, di un


algoritmo consistente nel rappresentare i numeri naturali con configurazioni geometriche
di punti. Tali configurazioni sono dette numeri figurati.
LEZIONE SUI NUMERI FIGURATI E L’INCOMMENSURABILITÀ 5

Tra i numeri figurati assumono particolare rilievo i numeri poligonali, ovvero quelli ottenuti
a partire da poligoni, intesi come figure piane chiuse con un numero finito di lati (vedi
Figure successive).
L’aritmogeometria fu uno dei filoni di ricerca della scuola pitagorica (’Numeri-perfetti
copia 3’).

Osservazione 3.1. E’ presumibile che già i pitagorici sapessero che ogni numero perfetto
pari è triangolare.− Si osservi che un numero rettangolare del tipo m(m−1) è il doppio del
numero triangolare Tm−1 (basta fare un disegno per convincersene). D’altra parte Eulero
ha provato che un numero perfetto pari è del tipo 2n−1 · (2n − 1), e questo risulta essere
la metà di un numero del tipo m(m − 1), con m = 2n , ovvero il numero triangolare Tm−1 .

L’importanza dei numeri figurati nell’insegnamento della Matematica:


Among first example referred to the figurate numbers that teachers usually explain are
triangular numbers. Their representation is fixed in the memory of every body, because
of their ”geometric representation”. Ma ce ne sono anche di tanti altri tipi.

Il seguente link fornisce un’ampia panoramica sui numeri figurati: https://www.google.


it/search?q=numeri+figurati+pitagorici+somme+di+quadrati&source=lnms&tbm=isch&
sa=X&ved=2ahUKEwjX5unI4KjpAhXN16QKHSjMDAYQ_AUoAXoECA4QAw&biw=934&bih=529

Today it is recognized to a greater extent that mathematical reasoning uses not only lin-
guistic explanations but also non-linguistic notional devices and models, and the cognitive
role of images and analogical reasoning, generally neglected by much of the philosophy of
the twentieth century, has been re-evaluated. It is also believed that human thought
is the result of a complex interaction between heterogeneous visual, spatial,
and linguistic systems of representation interacting with each other, and that
logical inferences exist in nature other than those identified by the traditional
logic (see [3]). Restricting our attention to numbers, we see for example that their repre-
sentation by figures (figurative numbers and their variants (see [15], [16], [21], [2], and [4],
[5] ), may be a very useful tool in the initial stages of learning and teaching Arithmetic.
6 GIOVANNI VINCENZI

Nella rappresentazione figurata dei numeri si può cogliere una dinamicità delle relazioni.
Si pensi ad esempio alla rappresentazione dei numeri quadrati ottenuti come somme di
numeri dispari consecutivi.

Figure 3.1. 1 + 3 + 5 + . . . + 1 + 2(n − 1) =?

Esercizio 3.3. Verificare che l’n-esimo numero triangolare coincide con la somma dei
primi n numeri interi:
 
n(n + 1) n+1
T (n) = 1 + 2 + 3 + . . . + n = = (formula di Gauss).
2 2
Naturalmente ci potremmo chiedere quanto vale la somma dei quadrati dei primi n
quadrati. Ebbene Archimede già nel III secolo a. C. aveva provato che −
Esercizio 3.4.
1
12 + 22 + 32 + ...... + (n − 1)2 + n2 = n(n + 1)(2n + 1)
6

La nozione di numero triangolare ammette una naturale generalizzazione: iniziamo


l’esplorazione dei numeri quadrati, e poi quella dei numeri poligonali.
Esercizio 3.5. Verificare che l ’n-esimo numero quadrato Qn coincide con n2 : Qn = n2 .
Osservare inoltre che Qn = Tn + Tn−1 .
Guardando la costruzione dei numeri poligonali, ci si rende conto che ognuno di essi
si ottiene dal precedente aggiungendo uno ‘gnomone’, ovvero un componente geometrico
che l’amplifica senza mutarne la natura (vedi figure sopra o da wikipedia con dinamica).
Per esempio

Figure 3.2. Numeri pentagonali. In rosso il relativo gnomone

l’n-esimo numero pentagonale P5 (n) si ottiene costruendo un nuovo pentagono partendo


dal precedente, aggiungendo un punto a due lati adiacenti e costruendo ex novo gli altri
tre lati, e contando tutti i punti, vecchi e nuovi. In pratica P5 (n) si ottiene sommando a
P5 (n − 1) i tre nuovi lati di n punti per un totale di 3n − 2 punti:

P5 (n) = P5 (n − 1) + (3n − 2).


Questa relazione permette di provare (se si vuole anche induttivamente) il seguente eser-
cizio:
LEZIONE SUI NUMERI FIGURATI E L’INCOMMENSURABILITÀ 7

Esercizio 3.6. Verificare che l’n-esimo numero pentagonale coincide con


1
n(3n − 1).
2
Verificare inoltre che
n(n − 1)
P5 (n) = n2 + = Q(n) + T (n − 1) = T (n) + 2T (n − 1).
2
Ovvero qualunque numero pentagonale si può esprimere in funzione di numeri triangolari.
Il ragionamento fatto per i numeri pentagonali (n = 5) può essere riproposto per ogni
numero poligonale:
Definizione 3.3. Il matematico dell’antica Grecia Erone di Alessandria (I secolo a.C.)
definisce gnomone quell’entità che, aggiunta o sottratta ad un’altra entità (numero o
figura), forma una nuova entità simile all’iniziale.
In generale abbiamo:
Teorema 3.2. Se s è il numero di lati di un poligono Ps , allora l’n-esimo numero s-
poligonale è:
(s − 2)n2 − (s − 4)n
Ps (n) = .
2
Inoltre vale la seguente identità
Ps (n) = (s − 2)T (n − 1) + n = T(n)+(s-3)T(n-1) .
Proof. Se s è il numero di lati di un poligono (s > 2). Allora la formula per l’n-esimo
numero s-gonale si ottiene aggiungendo al precedente numero s-gonale Ps (n−1), il numero
dei punti relativi a (s − 2) lati consecutivi ciascuno lungo n. Nel conteggio bisogna tener
conto che i lati consecutivi aggiunti hanno s − 3 punti in comune (vedi ad esempio la
Figura 3.2). Quindi in totale sono stati aggiunti (s − 2)n − (s − 3) = (s − 2)(n − 1) + 1
punti, ovvero

(3.1) Ps (n) = Ps (n − 1) + (s − 2)(n − 1) + 1.


Utilizzando questa relazione si dimostra induttivamente la tesi.
Per n = 1, il primo numero s-gonale, Ps (1) vale 1; d’altra parte per n = 1 risulta
(s−2)n2 −(s−4)n
2
= 1.

. . . Si osservi anche se non è necessario ai fini del procedimento induttivo, che per n = 2
2
risulta (s−2)n 2−(s−4)n = (s−2)4−(s−4)2
2
= Ps (2) = s. Per cui anche in questo caso l’asserto è
verificato. Sia quindi n > 1, e supponiamo quindi che l’asserto sia verificato per n − 1.
Allora dalla relazione 3.1 abbiamo
Ps (n) = Ps (n − 1) + (s − 2)(n − 1) + 1 (e per ipotesi induttiva)
(s − 2)(n − 1)2 − (s − 4)(n − 1) 2(s − 2)(n − 1) + 2
= +
2 2
2
(s − 2)[(n − 1) + 2(n − 1)] − (s − 4)(n − 1) + 2
=
2
2
(s − 2)(n − 1) − (s − 4)(n − 1) + 2
=
2
8 GIOVANNI VINCENZI

(s − 2)n2 − (s − 2) − (s − 4)(n − 1) + 2
=
2
2
(s − 2)n − (s − 4) − (s − 4)(n − 1) (s − 2)n2 − (s − 4)n
= = .
2 2
Per provare la seconda identità utilizzare di nuovo la relazione 3.1. Osservare anche la
relazione figurata per esempio quella per i pentagonali (vedi giacardi slide 7 “GiacardiNu-
meriFigurati.pdf”

Sembra che sia stato Ipsicle (II sec. a.C.) a stabilire un collegamento tra numeri poligo-
nali e progressioni aritmetiche, come riferisce Diofanto (III sec.), nel suo Libro dei numeri
poligonali.
• 1 + 2 + 3 + 4 + ... + n = Tn = P3 (n)
• 1 + 3 + 5 + 7 + ... + (2n − 1) = Qn = P4 (n)
• 1 + 4 + 7 + 10 + ...(3n − 2) = P5 (n)
Il generico numero poligonale di n lati si ottiene sommando i termini di
una progressione aritmetica avente come primo termine l’unità e ragione il
numero n dei lati del poligono meno 2.
LEZIONE SUI NUMERI FIGURATI E L’INCOMMENSURABILITÀ 9

Figure 3.3. Alcuni numeri poligonali.

Se n > 2, ogni numero del tipo Ps (n) non è primo. Oltre ai numeri primi ci sono anche
altri numeri che non sono poligonali, come ad esempio 14, 20.

Esercizio 3.7. (facile) Controllare se nella tabella esiste un numero poligonale Ps (n) con
n > 2 e del tipo 2 + 6k con k intero.

Esercizio 3.8. Esiste un numero x che non è poligonale del tipo Ps (n) con n > 2, non è
primo e non è del tipo 2 + 6k con k intero? −

Uno dei teoremi più belli sui numeri figurati è il seguente:−


P. de Fermat [16v36, Oeuvres, I, 305]. Sono stato il primo a scoprire
il teorema molto bello e generale che ogni numero [intero positivo] o è
triangolare o è la somma di 2 o 3 numeri triangolari; ogni numero o è un
quadrato o è la somma di 2,3 o 4 quadrati...e cosı̀ all’infinito... Non posso
dare qui la dimostrazione che dipende da numerosi e astrusi misteri dei
numeri, perché intendo dedicare un intero libro a questo argomento”
C.F. Gauss: lo dimostra nel primo caso e ispirandosi ad Archimede annota il risultato
nel suo diario nel modo seguente:
“Eureka: Num = ∆ + ∆ + ∆” (10.7.1796). Ovvero qualsiasi numero intero positivo
poteva essere espresso come somma di al più tre numeri triangolari.
A.L. Cauchy: dimostra il teorema nella sua interezza [1813-15, Oeuvres, (2), VI, 320-
353].
10 GIOVANNI VINCENZI

Una interessante relazione numerica che riguarda I numeri triangolari è la seguente


dovuta a Nicomaco filosofo greco antico vissuto alla fine del IV secolo a.C., figlio di
Aristotele:
Teorema 3.3 (Nicomaco). La somma dei primi n cubi è uguale al quadrato dell’ n-esimo
numero triangolare.
Proof. Vedi Figura 3.4.

Figure 3.4. Dimostrazione del teorema di Nicomaco


Corollary 3.1 (Cartesio ?).
n3 = (Tn )2 − (Tn−1 )2

Ancora più in generale, allontandoci però dalla rappresentazione figurata, potremmo


chiederci se esiste una formula che esprime la somma delle prime n potenze dei numeri
interi. Nel 1631 Johann Faulhaber pubblicò la seguente (per approfondimenti vedi https:
//it.wikipedia.org/wiki/Somma_di_potenze_di_interi_successivi):
n m  
X
m 1 X
k m+1
k = (−1) Bk nm+1−k ,
k=1
(m + 1) k=0
k
dove Bn indica l’ n-esimo numero di Bernoulli. Ricordiamo che

|An |
Bn = , dove |An |
(n + 1)!
è il determinante di una matrice di Hessenberg di ordine n parzialmente coincidente
con il triangolo di Tartaglia i cui elementi sono definiti da

0  se k > 1 + i
ai,k = i+1
k−1
altrimenti
Per la dimostrazione si rimanda a /Maecla 2017, capitolo: ”Dimostrazione per via ana-
litica”
Ad esempio:
LEZIONE SUI NUMERI FIGURATI E L’INCOMMENSURABILITÀ 11

1
2 0 0 0 0
1
3 3 0 0 0
1
4 6 4 0 0
1
5 10 10 5 0
1
6 15 20 15 6
1
7 21 35 35 21 120 1
B6 = = = .
7! 5040 42
Sopredentemente 2000 anni dopo il primo sviluppo dell’aritmogeometria è stato provato
il seguente risultato:
Teorema 3.4 (Teorema di Conway e Guy (1996)). Per ogni intero n detto Tn l’n-esimo
numero triangolare si ha
(2n + 1)2 = 8Tn + 1 = Tn−1 + 6Tn + Tn+1 .
Proof. Vedi Figura 3.5.

Figure 3.5. dimostrazione del teorema di Conway

Figure 3.6. (2n + 1)2 = Tn−1 + 6Tn + Tn+1


LABORATORIO: ”Test in itinere - Numeri Figurati” FORM
4. I numeri poligonali centrati
L’importanza di numeri esagonali centrati. (articolo sugli Hex numbers: ”2022-TeachMath-
RoVi.pdf”)
Esercizio 4.1. Quanto vale la differenza tra un numero esagonale centrato e il suo cor-
rispondente esagonale (non centrato)?∗
12 GIOVANNI VINCENZI

Figure 4.1. Hex(1) = 1, Hex(2) = 7, Hex(3) = 19 . . . Hex(n) = 3n2 −


3n + 1

Figure 4.2. Left, the central triangle F5 associated with the partition R5 :
its sides lie on the cevians a2 , b2 and c2 . Right, the central triangle F7
associated with the partition R7 : its sides lie on the cevians a3 , b3 and c3 .

Esercizio 4.2. LABORATORIO: Esplorazioni con geogebra:


• - Quanto vale il rapporto tra l’area del triangolo iniziale e quello finale?∗
• - Quanti sono i pezzetti in cui si decompone il triangolo?∗
• - Ci sono pezzetti con la stessa area? ∗

5. Approfondimento: I numeri poligonali e le progressioni aritmetiche


Notare che i numeri dispari 1, 3, 5, 7, . . . possono essere visti come oggetti di una par-
ticolare progressione aritmetica in cui il termine iniziale è 1 e la differenza comune è 2
ovvero la successione: (1 + 2n)n .
Sembra che sia stato Ipsicle (II sec. a.C.) a stabilire un primo collegamento più generale
tra numeri poligonali e progressioni aritmetiche, come riferisce Diofanto (III sec.). Nel
suo libro dei numeri poligonali troviamo un risultato che oggi proveremmo subito usando
l’equazione 3.1.
Diofanto (200-284 D.C.) Dati tanti numeri quanti vogliamo, a partire da 1
e con una differenza costante fra due termini successivi, se tale differenza
è uguale a 1, la somma di tutti i numeri è un numero triangolare; se è
uguale 2 è un quadrato, se è uguale a 3 è un numero pentagonale, e cosı̀
via. Inoltre il numero degli angoli è uguale alla differenza comune più 2,
mentre il numero del lato è il numero dei termini sommati fra loro, incluso
1.
LEZIONE SUI NUMERI FIGURATI E L’INCOMMENSURABILITÀ 13

In altri termini l’n-esimo numero poligonale Ps (n) di un poligono con s = d + 2 lati, si


ottiene dalla somma dei primi n termini

1, 1 + d, 1 + d · 2, 1 + d · 3, . . . , 1 + d · (n − 1)
| {z }
n

della progressione aritmetica


(1 + d · m)m
di ragione d e il cui primo termine sia 1. Ovvero
Ps (n) = 1 + (1 + d) + (1 + d · 2) + (1 + d · 3) + . . . + (1 + d · (n − 1)).
Esempio 5.1. Il quarto numero pentagonale (vedi Figura 3.2) è P5 (4) = 22. Se con-
sideriamo i primi n = 4 termini 1, 4, 7, 10 della progressione aritmetica (1 + d · m)m con
d = 5 − 2 = 3, abbiamo 1 + 4 + 7 + 10 = 22 = P5 (4).
Esercizio 5.1. Ripetere l’esercizio precedente con un altro numero s-gonale con s > 5,
per esempio P6 (5).
Allora sorge naturale la domanda: Si possono rappresentare i numeri che sono relativi
alle somme di elementi di altre progressioni aritmetiche?

Le progressioni aritmetiche e la loro interpretazione mediante


una rappresentazione visuale
Dal teorema di Diofanto abbiamo visto che ogni progressione aritmetica di ragione un
numero intero e valore iniziale 1, la si può riferire ad un numero poligonale.

Quanto segue sono degli approfondimenti riguardanti le progressioni aritmetiche e la


rappresentazione dei suoi termini.

One of the basic topics in elementary mathematics is the concept of a finite arithmetic
progression, which is a sequence of the type

(u + n · d)n = u, u + d, u + 2d, . . . , u + (n − 1) d,
with the initial term u and the common difference of d, where u and d are positive real
numbers.
The origin of this topic can be traced back to Pythagoras, and through the centuries,
many mathematicians have investigated in depth different properties of this subject.
Arithmetic progressions represent a relevant topic in applications of mathematics (see,
for example, [7], [12], [20], [23] and references therein), and in fact, the teaching of this
subject in high school (see [13]) and elementary school has attracted increasing attention
in the field of mathematical education (see [30]).
At the end of their studies, students should be able to recognize arithmetic progres-
sions in a variety of contexts and apply their knowledge in both theoretical and practical
problems (see [22]).
14 GIOVANNI VINCENZI

Da notare anche che le progressioni aritmetiche sono argomento tradizionale nella for-
mazione scolastica (vedi indicazioni Nazionali Italiani sui programmi scolastici), di con-
seguenza è anche un argomento che spesso ricorre nei concorsi per l’abilitazione all’inse-
gnamento della Matematica.

Based on these premises, it may be interesting to obtain a geometric interpretation


of arithmetic progressions, or at least to determine which of these progressions can be
represented by quadrilaterals or other familiar concepts. A tal scopo, a partire da un
quadrilatero Q, possiamo introdurre il concetto di n-partizione regolare di Q: Fn (Q) =
{P1 , . . . , Pn } (see [36, Definition 2.1]) (vedi Figura 5.1).

Figure 5.1. n-partizione regolare di un quadrilatero

Vedremo che la sequenza delle misure delle aree Pn , diciamo p1 , p2 , . . . pn , è una progres-
sione aritmetica finita, in cui la ragione ( ovvero la differenza costante tra due termini
consecutivi) è limitata dal doppio del suo termine iniziale pi+1 − pi < 2p1 (see [36, The-
orem2.4]); conversely, we will see that any finite arithmetic progression (u, u + d, . . . u +
d (n − 1)), such that 0 < d < 2u, can be regarded as the areas of the elements of a regular
partition of a right trapezoid [36, Theorem3.1]).

Figure 5.2. In the above figure, all vertices have integer


 coordinates. This
allows us to quickly determine the area of each Pi by Pick’s theorem,
p 
for example: A = i + − 1 . The finite arithmetic progression associated
2
with the partition F4 (Q) of the quadrilateral in represented in the figure is:
3.5, 3.5 + 2, 3.5 + 2 · 2, 3.5 + 2 · 3.

This turns out to be a characteristic of such arithmetic progressions (Theorem 5.1).


LEZIONE SUI NUMERI FIGURATI E L’INCOMMENSURABILITÀ 15

Theorem 5.1. Let S be a finite sequence of real numbers. Then, the following conditions
are equivalent:
1) S is associated with an n-regular partition of a quadrilateral.
2) S = (u, u + d, . . . u + d (n − 1)) is a finite arithmetic progression in which the
common difference d and the initial condition u satisfy the following condition:
0 ≤ d < 2u.
3) S is associated with an n-regular partition of a right trapezoid.

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