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Indice:
1 storia e filosofia:
2 matematica:
Per esempio un Galileo ha detto qualcosa di simile, anche Bacone avrebbe forse potuto affermare
qualcosa di simile, ma questo non avrebbe mai avuto lo stesso significato che ha in questo caso per
Pitagora, perch in quel caso avrebbe solo significato una matematizzazione di un mondo materiale,
la quale non sarebbe significata una scoperta dei principi interiori della natura, ma se mai il
ritrovare se stesso da parte dell'uomo nella natura attraverso l'elemento matematico/razionale, dato
che si conosce il simile e ci che si fa. La possibilit di matematizzare la natura quindi avr, come
vedremo la funzione di trovare la radice ultima del mondo, che il numero come da un lato l'ideale,
ma anche dall'altro il principio. Il numero dunque anche oggetto di spiritualit e non solo della
scienza. Questa cosa che dico, sar oggetto della terza parte sicuramente di questo testo, ma certo lo
si vedr in parte fin dal principio. Questo secondo me il vero principio di demarcazione tra
Pitagora come primo tra i matematici e tutti i matematici successivi che hanno perso la mistica del
numero. Uno come Cartesio vede il numero nella natura, ma non come esistente di per s o come
principio della natura, ma semplicemente come un effetto della matematizzazione dell'uomo della
natura, che la condizione per la quale l'uomo pu conoscere la natura e in qualche modo disporne e
sfruttarla. Pitagora pensa i numeri come principi della natura, l fuori, ma anche dentro perch
l'anima anche quella numero, non sono semplici convenzioni umane.
La filosofia di Pitagora e la sua storia:
Pitagora nasce a Samo vero il 571 - 570 a. C., si dice sia stato allievo di
Anassimandro, viagger molto per l'oriente e anche in Egitto. Nel 532-31
Pitagora si era trasferito in Magna Grecia, dove a Crotone fonda la prima
scuola pitagorica, da l ci sar una grossa diffusione per tutta la Magna
Grecia. La scuola di Pitagora era sia un'associazione religiosa/filosofica,
che politica. Era di carattere religioso in quanto c'era una dottrina
esoterica, un rito di iniziazione non semplice, delle regole, tra sui il dovere
di osservare il silenzio sulle dottrine, l'astensione da certi cibi ( carne e
fave ), l'osservazione del celibato. Era anche di carattere politico perch
Pitagora e i pitagorici erano sostenitori del governo aristocratico locale, il
che non gli creo pochi problemi, visto che successivamente si assisteranno
a delle rivolte da parte di simpatizzanti per la democrazia e fu in quel momento che Pitagora dovette
scappare e tornare in Grecia, morir nel 497 - 96. Chi era Pitagora? sicuramente un filosofo ed un
matematico, ma si dice fosse anche un santo, anzi di pi si dice che la sua stessa dottrina verrebbe
dalla bocca stessa di Apollo che gliela avrebbe rivelata. Un'altra delle cose sconvolgenti che ci
racconta un pitagorico che si dice che Orfeo in realt non sia mai esistito, che tutta la dottrina
orfica in realt non venga niente meno che da Pitagora stesso e del resto non sono poche le
somiglianze tra le dottrine, cos come non sono nemmeno pochi gli storici delle religioni che
darebbero retta a questa tesi, ma non tutti sono ancora d'accordo, Eliade per esempio; se per ci
fosse vero, immaginatevi che cosa significherebbe, quale straordinaria intelligenza e sapienza si
celerebbe dietro questa famosa figura. Molta della dottrina di Pitagora ce la racconta Aristotele e lui
stesso afferma che Pitagora fu il primo a dire che il principio delle cose non fosse qualcosa di
puramente materiale, come semplicemente un elemento, ma qualcosa d'altro come il numero. Il
numero infatti per Pitagora rappresenta l'essenza delle cose, la vera sostanza. Abbagnano dice
meglio:
" Il numero come sostanza del mondo l'ipostasi nell'ordine misurabile dei fenomeni."
( Abbagnano, Nicola, Storia della filosofia. La filosofia antica. Dalle origini al Neoplatonismo, Tea,
Farigliano, 2001, pp. 28 )
Il numero , come dicevo, ideale e principio delle cose, ma la cosa pi astuta di Pitagora, come ci
spiega Abbagnano il fatto che sia riuscito a riassumere in esso sia l'aspetto spaziale che quello
aritmetico, infatti numero viene inteso in tutti e due i sensi. Il numero per Pitagora ha sicuramente
molti significati, oltre ha essere sostanza delle cose, ha dei significati spirituali, in particolare da
notare questo simbolo esoterico, la Tetraktys, simbolo che diventer vero oggetto di venerazione da
parte dei pitagorici:
Si tratta di una specie di triangolo equilatero con base 4, ma dall'altro canto sono anche i primi dieci
numeri, quindi riassume e fa vedere bene come l'aspetto aritmetico e quello spaziale dei numeri
siano una cosa sola. L'altro punto da dire qua come in fondo questo simbolo rappresenti la
costruzione di tutta la realt, nel senso che prima vediamo il vertice, il punto, con numero 1, poi 2,
due punti e quindi la linea, dopo il 3, tre punti e la figura geometrica piana e il 4 , quattro punto per
il solido. Questo simbolo avr nella storia dell'umanit numerosi significati esoterici, ma questi li
vedremo nella terza parte del testo. L'altro punto il carattere di opposizione tra i numeri, perch se
c' un'opposizione tra le cose e le cose in sostanza sono numeri, allora questa opposizione va
ricondotta ad una numerica, quella tra pari e dispari a cui sono associati tutta una serie di significati
successivi.
Dispari: limite, misurabile, unit, destra, maschio, quiete, retta, luce, bene, quadrato.
C' poi anche una specie di teoria sull'universo in Pitagora, pensa infatti che al centro dell'universo
e in origine di esso vi fosse un grande fuoco, esso trasforma ci che illimitato che entra in
collisione con esso in limitato e ordinato. Il fuoco al centro, i pianeti del nostro sistema ruotano
attorno ad esso, sono come delle sfere e il nostro sole non altro che un qualcosa che raccoglie i
raggi del fuoco originario per distribuirli sulla terra e gli altri pianeti; inoltre Pitagora affermerebbe
che l'universo ha un limite e questo limite sarebbe come una grande sfera di fuoco che avvolge ogni
cosa.
L'ultimo punto interessante sulla dottrina di Pitagora la sua etica, la quale coincide con la sua
spiritualit, nel senso che il senso stesso dell'essere pitagorici e fare pratica vuol dire in vario modo
esercitarsi a somigliare sempre pi alla divinit, questo lo si fa con varie pratiche che concernono
sia l'anima che il corpo. C' una metempsicosi e la pratica del vegetarianesimo, che sono due cose
molto legate, perch la prima afferma che l'anima umana, che armonia, quindi numero, si
reincarna non solo in altri uomini o donne, ma anche in animali, piante o insetti, mentre il
vegetarianesimo proprio su questo punto di vista si fonda, perch se il fagiano che mangiamo a
tavola potrebbe essere la reincarnazione della nostra madre morta e noi lo venissimo a sapere, ci
passerebbe la voglia di farlo. Diciamo che non si uccidono animali perch potrebbero essere la
reincarnazione di altri uomini, anche legati a noi.
2 matematica:
Questa figura come anche il discorso che si faceva prima non fanno altro che
illustrare come per Pitagora tra la figura geometrica e il numero ci fosse quasi
un'equivalenza, che in fondo le cose si potrebbero tradurre una nell'altra. Con
questo possiamo addentrarci nel vero teorema di Pitagora, per farne anche una
dimostrazione. Data la figura che potete vedere nella pagina successiva,
ipotizzando che l'angolo ACB sia retto ( 90 ), ci che si vuole dimostrare, che
poi la formula pitagorica, che: AB = AC + BC, ovvero che il quadrato
dell'ipotenusa sia uguale alla somma dei quadrati dei due cateti. ACDE e
CBFG sono due quadrati, rispettivamente dei due cateti. Si proietta il punto C sul lato Nl con il
punto M. HM divide il quadrato dell'ipotenusa in due rettangoli, ma dato che nel primo teorema di
Euclide si dice che in un triangolo rettangolo il quadrato di un cateto uguale al rettangolo
dell'ipotenusa e della proiezione del cateto sull'ipotenusa. Questo vuol dire che i due rettangoli che
compongono il quadrato sono equivalenti agli altri due quadrati. Tutto perci dimostrato, anche
perch l'ipotenusa al quadrato uguale all'area del suo quadrato, cos anche per i cateti, per cui il
teorema di Pitagora non fa altro che dimostrare che l'area del quadrato come ha come base
l'ipotenusa uguale alla somma delle aree degli altri due quadrati.
Proprio per con questo teorema i pitagorici
dovettero imbattersi con i numeri irrazionali,
in effetti non detto che la radice della somma
dei due cateti dia per forza di cosa un numero
intero.
3 storia delle religioni:
1+2=3
1/n x n = 1
Se per esempio 1/n fosse il non essere e n l'essere, allora la loro moltiplicazione sarebbe prova della
loro complementariet; dal momento che il 2 sempre nell'Uno allora si pu dire che quello che si
dice trino in realt sempre Uno. Con un metodo simile di somma Gunon ricava gli altri numeri e
ne spiega i significati, per esempio se si sommano i primi tre numeri accade questo:
1+2+3=6
Questo numero sta per la Creazione, il numero se vogliamo dell'oggetto oscuro, forse della
materia. Questo numero dato da 5 +1 o 3 + 3, 5 si vedr rappresenta il mirco-cosmo, mentre l'altro
tipo di somma sarebbe semplicemente il doppio della trinit. Il numero 4 si deve ottenere
concependo la trinit come altro rispetto all'Unit originaria, cos che si fa:
1+3=4
1+4=5
Il 7, non altro, secondo Gunon, che il numero che evidenzia la conseguenza della Creazione.
L'otto, invece, starebbe per l'equilibrio o la realizzazione materiale, la sua raffigurazione statica
sarebbe fatta di due quadrati uno dentro l'altro, dove il primo con i vertici tocca le met dei lati
dell'altro, mentre come figura dinamica invece data da due croci che si intersecano.
1 + 2 + 3 + 4 = 10
In questo caso l'immagine statica del 10 il cerchio, la quale si pensa di ottenere da quella dinamica
del quattro facendo ruotare semplicemente la croce e descrivendo quindi un cerchio, secondo il
tentativo ermetico di quadrare il cerchio. Il cerchio proprio quello di cui si parlava all'inizio, la
totalit dell'essere, tutti i numeri, perch dopo il 10 gli altri numeri non fanno che ripetere la prima
serie. Il 10 dunque rappresenta una totalit dell'attualizzato.
Questo simbolo da l'idea della figura del 10, ma contiene anche i punto iniziale di cui parlava da
Kabbala al centro. Il 10 la totalit e qui si scopre anche una cosa in comune tra pitagorici e taoisti,
quando i taoisti dicono che luno ha generato il due, il due ha generato il tre, il quale ha generato
tutte le cose, proprio perch dopo il tre c' il quattro e se si sommano i primi quattro numeri viene
fuori sempre 10.
Oltre a questo che si detto fino ad ora sui primi numeri, molto interessante quello che dice
Gunon, anche in un'altra sezione sempre di quel libro, sulla matematica. Secondo Gunon ci
sarebbe una netta differenza tra la matematica antica e quella che poi nata come scienza a s e si
sviluppata fino ad esso, perch la prima di cui Pitagora era uno dei protagonisti conservava il suo
significato originario, cosa che invece nella matematica successiva non accade, la dove tutto viene
preso per mera convenzione. L'accusa principale che fa Gunon ai matematici una grande
confusione concettuale, questo ha permesso che ci che si sapeva in origine ora perduto, ma
soprattutto tutto deriva dal pensare che in fondo ogni cosa non sarebbe altro che una convenzione e
se le cose stanno cos, ogni cosa perde di senso, quando si dice che una cosa impossibile, quando
si parla di numeri negativi o quando si usa il concetto di infinito. Prima di tutto c' una confusione
da parte dei matematici tra il numero e la cifra, quando quest'ultima indica solo l'abito del numero,
come una specie di segno, perch la cifra convenzionale, il numero non lo affatto, ma il numero
si pu rappresentare solo con la cifra. Un altro punto abbastanza eclatante, che io con grande gioia
vedo che Gunon lo espone esattamente come potrei averlo detto io, quello dell'infinito, perch
non c' nessun infinito in matematica, ma solo degli indefiniti. L'infinito qualcosa che non ha
limiti, l'indefinito risulta comunque limitato dovendo partire da qualcosa di limitato come il numero
( questa stessa distinzione si trova anche nella risposta alle prime obbiezioni nell'opera sulle
Meditazioni metafisiche di Cartesio, espressa in modo diverso ). Cos non ha senso parlare di un
infinito positivo e uno negativo, dire che qualcosa tende all'infinito oppure anche solo che ci sono
pi infiniti, perch in realt c' n uno solo. Un discorso molto simile si pu fare per la questione
dell'eternit, perch l'eternit non un cerchio, anche questa non limitata, questa eternit in questo
caso viene confusa con la perpetuit. La matematica fatta di numeri interi, questa un'altra cosa di
cui si era molto consapevoli all'inizio, meno adesso, infatti anche se diciamo che tra un numero e
l'altro possiamo dividere all'infinito, pensando che ci siano numeri infiniti, in realt quei presunti
numeri sono solo frazioni, per esempio tra 0 e 1, ci saranno tanti 1/n. Tutti i numeri che non sono
interi sono solo risultati di operazioni matematiche che si possono esprimere sempre con questi
numeri interi stessi. Anche il numero negativo per Gunon non ha molto senso perch sarebbe solo
una quantificazione dell'assenza e tutto ci a portato a cose impossibili come pensare le radici di
qualcosa di negativo; cos anche lo zero stato preso come mera quantit che indica il nulla, invece
non quello non manifestazione, equilibrio, perch per esempio se si fa:
F - F' = 0
b) altro sulla Tetraktys
Il simbolo della Tetraktys, cosa interessante, si trova anche nella simbologia massonica e alchemica,
la dove questo simbolo acquisisce tutto un significato particolare che staremo a vedere in queste
righe. Il simbolo cambia un po' anche se la struttura rimane la stessa
e diventa cos come lo vedete nell'immagine. Alla base ci sono i
simboli della realizzazione dell'Uno in questo mondo, sono i quattro
elementi. Pi sopra invece ci sono i principi filosofici che stanno
alla base identificati dagli alchimisti come mercurio, zolfo e sale.
Ancora sopra vi sono i due principi sommi alchemici, che sono
l'argento e l'oro ( torna il simbolo del cerchio con l'occhio, esso per
gli alchimisti rappresentava l'oro ), il simbolo in alto rappresenta
invece la pietra filosofale.
Bibliografia:
Abbagnano, Nicola, Storia della filosofia. La filosofia antica. Dalle origini al Neoplatonismo, Tea,
Farigliano, 2001, pp. 26 - 32.
Gunon, Ren, Il demiurgo e altri saggi, Adelphi, Milano, 2011, pp. 84 - 97, pp. 111 - 142.
Lami, Alessandro ( a cura di ), I presocratici, Rizzoli, Milano, 2008, pp. 149 - 175.