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Roma, 21.03.2012
0. Introduzione. Un viaggio: i suoi diari, le sue fasi e i suoi mezzi nella storia del pensiero antico
0.1. La scoperta di un mondo. B. Russell, Is Position in Space and Time Absolute or Relative?, Mind 10 (1901), pp. 293-317, 312:
Laritmetica deve essere scoperta proprio nello stesso senso in cui Cristoforo Colombo scopr gli Indiani dellOvest; e noi non creiamo i numeri, non pi di quanto egli abbia creato gli Indiani.
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0.3 Le fasi e i luoghi
Quando
570-497/96 a.C.
Fine VI-met IV sec. a.C. Ippaso (VI-prima met V a.C.) Filolao (470-385 a.C.) Archita (prima met IV a.C.) Seconda met IV sec. a.C. Speusippo (408 ca.-339/38 a.C.) Senocrate (396-314 a.C.)
Dove
Da Samo (540 ca.) a Crotone, a Metaponto Magna Grecia: Crotone, Reggio, Taranto
Che cosa
Testimonianze in: DielsKranz, 14 Testimonianze + (pochi) Frammenti (di dubbia autenticit) in: DielsKranz, 18, 44, 47, 58; C.A. Hufman (ed.), Philolaus of Croton, Cambridge 1993 Testimonianze+Frammenti in: M. Isnardi-Parente (a cura di), Speusippo, Roma-Napoli 1980; Senocrate, Roma-Napoli 1982 Testimonianze e Frammenti (molti pseusoepigrafi), in: H. Thesleff, The Pythagorean Textes of Hellenistic Period, Abo 1965 Tranne che per Nicomaco, Filostrato, Sesto e Secondo, dei quali ci sono pervenute intere opere, disponiamo solo di Testimonianze e Frammenti (in singole edizioni: p. es.: E. des Places, Numnius, Fragments, Paris 1973)
Atene
Medio-Pitagorici
Neo-pitagorici
Seconda met I sec. a.C-III d.C. Publio Nigidio Figulo (98 ca.-45 a.C.) Nicomaco di Gerasa (I-II d.C.) Numenio di Apamea (II d.C.)
Mondo romano
Giamblico
Scuola siriaca
Opere
0.4.3. Esempi di akousmata o symbola. Aristotele, Fr. 194 Rose (citato in DK 18 A 9, traduzione sup. cit.) Aristotele dice che i pitagorici non mangiano la matrice, il cuore, il pungiglione e alcune altre cose, ma non sastengono dal resto. 0.4.4. La vita allinterno dellAccademia. Testimonianze sullAccademia platonica, raccolte e tradotte da M. Gigante, in: M. Isnardi-Parente, Speusippo, sup. cit., nrr. 7, 17; Frr. 118-119 IsnardiParente Speusippo dedic la statua delle Cariti nel recinto delle Muse, fondato da Platone nellAccademia. LAccademia [] era la dimora di Platone, Senocrate e Polemone. Ivi tenevano le loro lezioni e trascorrevano tutto il tempo (katabiounton ton hapanta chronon) [] E si dice che pose leggi per i suoi concittadini, come dice Speusippo nellopera Dei filosofi. Speusippo, nel suo A Cleofonte, libro I, sembra aver fatto un discorso simile a quello di Platone, con queste parole: se, infatti, il regno una cosa nobile, e solo il sapiente (sophoi) re e capo, anche la legge, essendo un discorso retto, cosa nobile; il che in effetti . 0.4.5. La ricerca e linsegnamento di un certo tipo di sophia. P. Hadot, Che cos la filosofia antica?, Torino 1998, pp. 20, 24: Nel ricercare una definizione di sophia, gli interpreti moderni esitano sempre tra il concetto di sapere e quello di saggezza. Colui che sophos colui che sa molte cose, che ha visto molte cose, che ha viaggiato molto, che ha una cultura enciclopedica, oppure colui che sa comportarsi bene nella vita e si trova in una condizione di soddisfazione? [] I due concetti sono lungi dallescludersi lun laltro; il vero sapere in realt un saper fare, e il vero saper fare il saper fare il bene []. A partire dal VI secolo unaltra componente si verr ad aggiungere al concetto di sophia, a causa del fiorire delle scienze esatte: la medicina, la geometria, lastronomia. Non ci sono pi soltanto esperti (sophoi) nel campo delle arti o della politica, ma anche nel campo della scienza.
1. I Pitagorici antichi
1.1. Un mondo del pari e dispari: una teoria fossile appartenente agli strati del Pitagorismo pi antico. Euclide, Elem. IX, prop. 21-34, spec. 21-30:
(21) la somma di numeri pari pari; (22) la somma di un numero pari di numeri dispari pari; (23) la somma di un numero dispari di numeri dispari dispari; (24) pari meno pari fa pari; (25) pari meno dispari fa dispari; (26) dispari meno dispari fa pari; (27) dispari meno pari fa dispari; (28) dispari volte pari fa pari; (29) dispari volte dispari fa dispari; (30) un numero dispari, che divide un numero pari, divide anche la met di questo numero. Cfr. Elem. VII deff. 1, 2: Unit (monas) ci in virt di cui ciascuna delle cose che esistono si dice uno (hen); numero una molteplicit composta di unit (arithmos to ek monadon sunkeimenon plethos).
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Ivi, deff. 6, 7: numero pari quello divisibile in due parti uguali; numero dispari quello che non divisibile in due parti uguali, o che differisce da un numero pari per ununit (dove la parte di un numero altro non se non un gruppo delle sue unit, cfr. Elem. VII def. 3).
1.2. Un mondo che compone e struttura il nostro: i principi delle matematiche sono principi di tutte le cose. DK 58 B 4, B 5, B 9 (in: AA.VV., Filosofia antica, Milano 2005, p. 25) 1.3. Filolao: un mondo di numeri figurati, un prodotto dellarmonia fra realt limitanti e limitate
1.3.1. Il numero principio di conoscenza. DK 44 B 4, 44 B 11 (in: AA.VV., Filosofia antica, sup. cit., p. 27) 1.3.2. Gli elementi del numero costituiscono il cosmo. DK 44 B 1, 44 A 9 (ibid.); DK 44 A 13 (= Theol. Arithm., p. 82, 10 ss. De Falco, nella traduzione sup. cit.): Speusippo [], studiate attentamente le dottrine esposte dai Pitagorici, e soprattutto gli scritti di Filolao, compose un grazioso libretto, che intitol Sui numeri dei Pitagorici. Nella prima met di questo libro tratta con grande eleganza dei numeri lineari e dei poligonali, e dogni specie di numeri piani e solidi []. 1.3.3. Oltre larithmos, il logos: larmonia come rapporto fra realt limitanti e limitate. DK 44 B 6, 44 B 10 (in: AA.VV., Filosofia antica, sup. cit., p. 27)
Il lato AB del pentagono pi grande, ABCDE, viene sottratto solo una volta dalla sua diagonale AC; dato che AB=AE, e EC=EB, ne risulta che ACAB=EB, cio uguale alla diagonale del pentagono immediatamente pi piccolo, ABCDE; ma da AB=BC=CD, segue che il secondo resto, ABCE, uguale a DE, cio al lato dello stesso pentagono, ABCDE; la diagonale e il lato di questultimo pentagono vengono quindi sottoposti a due ulteriori momenti della sottrazione reciproca, che si ripetono come i precedenti, per passare infine al pentagono, ancora pi piccolo, ABCDE; secondo lo stesso procedimento, per ogni pentagono ottenuto dalla sottrazione reciproca della diagonale e del lato di quello precedente, si ottiene allinfinito un nuovo pentagono, sempre pi piccolo.
1.4.4. Il teorema elegante dei Pitagorici. Proclo, In rem publ., II, p. 27, l. 12 Kroll, su cui D. Fowler, The Mathematics of Platos Academy, Oxford 1987, 19902, pp. 33-35; I. Toth, Lo schiavo di Menone, Milano 1998, pp. 42-45. Ogni passaggio della sottrazione reciproca e ripetuta di grandezze pu essere espressa con una coppia di numeri interi, o logos, che nel caso delle grandezze incommensurabili produce una serie aperta, senza fine, ma con una sua precisa legge di ricursione. Nel caso prospettato dal Menone di Platone, si fa riferimento alla seguente serie: 1 2 3 4 [1, 1]; [3, 2]; [7, 5]; [17, 12] , Dove 2, 5, 12 sono numeri laterali 3, 7 e 17 sono numeri diagonali, ottenuti attraverso la somma del numero diagonale precedente con il doppio del numero laterale precedente (7 = 3+[2+2]; 17 = 7+[5+5]).
2. LAccademia antica
2.1. Speusippo 2.1.1. Sui numeri pitagorici. Fr. 122 Isnardi-Parente (cfr. supra, 1.3.2; trad. IsnardiParente):
In seguito, nella seconda met del libro, Speusippo si occupa direttamente della decade, dimostrando come essa sia il pi naturale e il pi perfetto di tutti gli esseri, in quanto da essa viene forma razionale (eidos) a tutti gli eventi che si verificano nel cosmo, in forma oggettiva e non posta a nostra credenza o a puro capriccio, ma, al contrario, quale esemplare perfetto al pi alto grado []. Intorno ad essa parla in questo modo: Il numero dieci perfetto, ed giusto secondo natura che tutti, sia noi Greci, sia gli altri uomini, ci imbattiamo in esso nel nostro numerare, anche senza volerlo: esso ha molte propriet sue specifiche, come giusto che abbia un numero cos perfetto; molte altre, invece, ne ha di non sue esclusive, ma, in quanto numero perfetto, deve possedere anche queste. In primo luogo, deve essere pari, in modo tale che vi siano ugualmente in esso pari e dispari senza che preponderi una parte; poich, infatti, il dispari viene ad essere sempre anteriore al pari, se non fosse pari ci che delimita, quindi laltro risulterebbe in eccesso. [] Nel dieci dunque ci sono tutti i rapporti numerici, quello delluguale, quello del meno-pi, del numero epimorio e di tutti i numeri rimanenti; e i numeri lineari, i quadrati e i cubici. Infatti luno equivale al punto, il 2 alla linea, il 3 al triangolo, il 4 alla piramide: e tutti questi numeri sono principi ed elementi primi delle realt ad esse omogenee. Quella che si pu
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riscontrare fra di essi la prima delle progressioni: essa supera luguale, ha la sua somma nel dieci. Nelle superfici e nei solidi gli elementi primi sono questi: punto, linea, triangolo, piramide. Tutti contengono in s il dieci e lo hanno come termine. La tetrade domina negli angoli e nelle basi della piramide, la esade nei lati, s che insieme fanno dieci [].
2.1.2. Un mondo a parte, un mondo solo matematico. Frr. 73, 75, 80 Isnardi-Parente:
Vi unaltra sostanza, che priva di movimento, e questa alcuni dicono che separata; gli uni la dividono in due, altri fanno di idee e di enti matematici una sola natura; ma alcuni [scil. Speusippo] dicono che, di tali realt, esistono solo gli enti matematici (= Arist. Metaph. XII 1, 1069 a 33 ss.). Alcuni dicono che i numeri sono di due nature diverse: luno il numero che ha un precedente e un conseguente e si identifica con le idee, laltro quello matematico, distinto da esse, e che luno e laltro sono entrambi separati dai sensibili. Ma vi sono alcuni che ritengono esservi il solo numero matematico, primo degli esseri, separato dai sensibili. Anche i Pitagorici ammettono solo il numero matematico, non lo considerano per separato [] (Arist. Metaph. XIII 6, 1080 b 11 ss.). A chi ritiene che vi siano le idee, i numeri appaiono essere una sorta di causa delle cose che sono, dal momento che ciascuno dei numeri unidea. Ma chi, nel caso specifico, non crede che vi siano le idee, per le difficolt che vede nellammetterne lesistenza, non collega lesistenza dei numeri a quella delle idee e ammette solo il numero matematico. Ora, come credere che esista un numero del tipo da lui ipotizzato, e i che modo questo numero servir a garantire lessere delle altre cose? Del resto, chi sostiene che esista un numero di questo tipo non lo pone in relazione con nessuna altra cosa, ma ne parla come di una natura esistente per se stessa []. I Pitagorici, vedendo che molte propriet dei numeri sono pertinenti anche ai sensibili, ritennero che tutte le cose che sono siano numeri; non numeri separati, ma quei numeri stessi che sono alla base della loro esistenza. E perch ci? Perch le propriet pertinenti ai numeri sono anche pertinenti allarmonia, al cielo, a molte altre cose. Ma quelli che sostengono che vi solo il numero matematico, ma non immanente, non possono dire lo stesso in base alle loro premesse: hanno detto, al contrario, che delle cose sensibili non si d scienza []. Quelli che danno al numero unesistenza separata ritengono che esso lo sia perch non vi sono assiomi che riguardano i sensibili; la loro una conoscenza vera che blandisce lanima; e lo stesso si pu dire delle grandezze matematiche (= Arist. Metaph. XIV 2, 1090 a 3ss.).
2.2. Senocrate
2.2.1. Un mondo a parte, matematico e non-matematico. Fr. 110 Isnardi-Parente (cfr. supra, 2.1.2):
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Quelli che vogliono ammettere lesistenza sia dei numeri sia delle idee, non vedendo bene come, una volta posti i principi in questa forma, vi potesse ancora essere un numero matematico oltre quello ideale, fecero tuttuno del numero matematico e di quello ideale; tutto ci a parole, perch di fatto cos facendo si sopprime il numero matematico; essi infatti pongono presupposti tutti loro propri e arbitrari, non di carattere matematico (= Arist. Metaph. 9, 1086 a 5 ss.). Cfr. Arist. Metaph. XIII 6, passim, con particolare riguardo alla concezione di asymbletoi arithmoi
2.3. Un mondo con una unit di misura universale? Ps. Arist. De lin. insec. 968 b 5-22, spec. 5-15 (trad. M. Timpanaro-Cardini, Milano-Varese 1970, con qualche modifica; cfr. Fr. 127 Isnardi-Parente)
Inoltre, anche secondo le concezioni dei matematici dicono loro dovrebbe esistere una qualche linea indivisibile, se commensurabili sono le linee misurate dalla stessa misura; ma le linee che sono misurate, sono tutte commensurabili; ci potrebbe perci essere una certa lunghezza, dalla quale tutte saranno misurate. Questa misura sar necessariamente indivisibile; perch, se fosse divisibile, anche le sue parti sarebbero misure; di fatto, sarebbero commensurabili con lintero; cosicch, di una misura, la met equivarrebbe al doppio. Ma poich questo impossibile, la misura dovr essere indivisibile. Lo stesso accadr anche per le superfici; infatti, tutte le superfici con lati razionali sono fra loro commensurabili; cosicch la loro unit di misura sar indivisibile. Ma certo, se poi si assumer come misura una qualsiasi misura misurante una retta data limitata, questa retta non sar n razionale n irrazionale, n alcuna di quelle delle cui componenti i quadrati sono razionali, p. es. lapotome o la binomiale; ma queste linee non avranno neppure per se stesse una propria natura, ma saranno razionali o irrazionali in relazione le une con le altre. Cfr. ivi, 969 b 6-16. Cfr. Proclo, In pr. Eucl. 10, p. 277 Friedlein: allinfinito, e allinfinitesimo, la differenza fra commensurabile e incommensurabile viene meno; su cui si veda il commento al De lineis di M. Timpanaro-Cardini (1970), pp. 35-37.