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13 settembre INTRODUZIONE

Lezione prima hanno fatto i naturalisti- i primi a chiedersi la causa del tutto. Primi pensatori talete
anassimandro e anassimene. Differenza tra filosofi monisti e pluralisti. I naturalisti sono monisti, e
successivi a loro altri due monisti: Eraclito e Pitagora. Per eraclito la differenza con i primi tre è che
l’indagine è sapienzale e non naturalistica: cos’è la conoscenza? Chi la ha ? qui introdotta nozione
di logos. Coloro che sono gli svegli colgono il logos, la legge cosmica, attraverso il pensiero
razionale e sanno esprimerlo in maniera adeguata. La legge consiste nella constatazione che tutto il
cosmo è governato da un’eterna e immutabile tensione tra opposti--- incessante passaggio da un
contrario all’altro. Eraclito identifica come simbolo dell’incessante mutamento il fuoco, per questo
viene annoverato tra i naturalisti.
Finito riassunto della fine della lezione prima.
PITAGORA
Di pitagora si sa poco per via diretta perché pitagora non scrisse nulla. Di pitagora sappiamo che
costituì una comunità di adepti divisi in acusmatici e matematici: i primi possono solo ascoltare, i
secondi hanno accesso alla filosofia di pitagora. Filolauro di crotone ci testimonia il pensiero di
pitagora.
Due dottrine importanti di platone:
1) Una psicologica. Egli diede grandissimo impulso alla psicologia antica, benchè la motivi
male essendo antico. Centro di identità della persona viene qui identificato nell’anima.
Mentre per omero psiché è ombra dell’essere vivente, con pitagora diventa il centro
dell’identità dell’essere vivente. Pitagora è il primo ad affermare l’immortalità dell’anima e
ad affrontare l’inseparabilità dell’anima dal corpo. Essere fatto di corpo e anima, natura
dualistica. La quale è incarnata, ma separabile dal corpo ed immortale. Teoria fondamentale
perché di riferimento fino a socrate e di riferimento per alcuni dialoghi platonici. Questo
pone come domanda quale sia il destino dell’anima dopo la morte del corpo: pitagora dice
che è destinata ad un ciclo di reincarnazioni: DOTTRINA DELLA METEMPSICOSI. Si
dice ci siano influenze orientali, orfismo e vari.
2) Una dei principi. DOTTRINA DEI PRINCIPI/dei numeri. Molto presente nei successivi,
soprattutto in platone. Alla base di tutta la realtà secondo pitagora ci sarebbero i numeri. Per
lui tutta la realtà fenomenica esibilsce rapporti di tipo quantitativo. Come mai è però
considerato un filosofo naturalista? Perché per lui il numero è una realtà fisica, ed è
rappresentabile da un punto di vista spaziale. Ad esempio, il 2 sono due sassolini, il tre un
triangolo di tre sassolini, il quattro un quadrato di tre sassolini… non c’è ancora distinzione
netta tra algebra e geometria. I numeri possono essere divisi in due gruppi: i numeri pari e i
numeri dispari. A livello geometrico i numeri pari danno idea di illimitato, ti puoi
immaginare una retta infinita passare in meszzo al quadrato di sassolini. I numeri dispari
danno idea di limitato, perché triangolo non fa passare una retta, potrebbe ma manca
parallelismo. Pitagorici sostengono che alla base dei principi della realtà vi sono alla base
principi più profondi basati sul limite o sull’illimite, determinato e indeterminato. Principio
di indeterminatezza che accoglie la forma e determinatezza che imprime la forma. Tutta la
realtà fisica può essere considerata funzione determinante di sostrato e indeterminante. Tutta
la realtà è combinazione di elemento determinato e indeterminato; dunque, tutta la realtà può
essere espressa in nuemeri. Giustizia rappresentabile col quadrato: due persone hanno a che
fare con due risorse e devono in qualche modo scambiarsi le risorse o distribuirsele.
D’ora in avanti tutti i filosofi si baseranno su questa contrapposizione di determinato e
indetermonato: filebo di platone, poi anche aristotele. Lo stesso numero puòrappresentare
più cose: due è anche donna e tre uomo, difatti donna indetermnata, substrato atto a ricevere
una forma, uomo determinato da la forma.
Aristotele riconosce a pitagora di aver inventato una funzione formale, ma segnala il difetto
di averlo reso adattabile a troppe cose, essendo ogni numero più cose, mentre una funzione
formale dovrebbe essere applicabile ad una cosa punto.

PARMENIDE
Sempre inserito in questa indagine, considerato tra i filosofi della natura. Secondo molti non
dovrebbe essere inserito qui perché va a mettere in discussione ciò che sono i principi fondamentali
della natura stessa: pluralità e mutamento. Impone un nuovo modo di pensare alla filosofia della
natura. Con parmenide ha inizio l’ontologia (lo studio dell’essere in quanto essere). Con il suo
pensiero cambia la questione di fondo: la domanda non è più quale è la causa delle cose che
sono, ma quale è essere.
Viene ritenuto più necessario capire prima cosa si intende con essere, piuttosto che capire da dove
viene.
Di parmenide abbiamo 19 frammenti di circa 150 versi del poema in esametri (sulla natura). In
questo poema un giovane viene accolto sul carro da delle sorelle del sole (????) che lo portano
tramite un sentiero ad una porta presiziata dalla giustizia. Qui arriva al cospetto di una dea che gli
presenta la verità. Questo scritto dovrebbe essere un’allegoria che dovrebbe descrivere il percorso
conoscitivo dall’ignoranza alla sapienza, passando per un percorso di catarsi morale. Viene spesso
paragonato ai viaggi nell’ade di ulisse, presumibilmente lui è il protagonista. Ci ricorda l’allegoria
della caverna, dove però manca il momento della rivelazione. Quella data dalla dea è una verità
rivelata, e di questo poema ci interessa il contenuto della verità. Ci propone due vie di ricerca, una
percorribile, una inconcepibile. Prima via della persuasione necessita di una ricerca per la
conoscenza. Dopo parlano i mortali e dicono le loro opinioni, con una cosmogonia. Che legame ha
con le due vie? Forse indica una terza via che concilia le prime due, o forse le opinione dei mortali
di come si genera il cosmo è la spiegazione del perché la seconda via è impercorribile, essendo stata
percorsa dai mortali, dunque è confutazione (perché lui è caterogico sul numero di vie).
1) La prima via dice che è e che non è possibile che non sia
2) La seconda via dice che non è ed è necessario che non sia
Abbiamo problemi nell’analisi di questo: manca un soggetto, non capiamo il significato del verbo
essere [in greco enai può avere accezione esistenziale (esserci), copulativa (essere qualcosa),ì o
logica (essere vero)]. Inoltre abbiamo problema con operatore modale (possibile o necessario); nel
primo caso usando impossibile bisogna considerare l’impossibilità del non essere, nel secondo caso
l’impossibilità di essere n presenza del non essere. Entrambi esprimono opposizione radicale tra
essere e non essere, e dunque non possono esserci ocn l’altro.
Due intermpretazioni del soggetto: ente- ciò che è, essere nel suo complesso, o singola
determinazione, singola cosa. Immaginiamo non sia infinito enai il soggetto perché dopo parla di to
on, ma non capiamo se to on significa tutto o singola cosa. Anche qui può essere esistenziale
(esistere) o copulativo (essere qualcosa).
Due interpretazioni:
MONISMO COSMOLOGICO dice che il soggetto implicito è to on inteso come tutto ciò he è, tutto
l’essere, identificabile con il cosmo. Enai avrebbe dunque accezione esistenziale, e la prima via
vuole dunque dire che tutto ciò che è esiste e tutto ciò che non è non esiste.
MONISMO PREDICAZIONALE secondo questo to on non è tutto ciò che è ma è singolo ente, enai
vuole dunque intendere essere qualcosa. Ciascun entre è ciò che è è, essenzialismo molto forte.
In entrambi i casi il divenire viene escluso. Nel caso del monismo cosmologico viene eliminata
anche la pluralità, la diversità fra enti. Tutti i successivi interpretarono questa prima via della ricerca
in senso cosmologico, e più probasbilmente quello che avevain mente parmenide come ci
suggerisce in un passo, preficazionale adottato da filosfi successivi che avevano bisogno di
pluralità.
ULTERIORE INTERPRETAZIONE se non ci ha messo il soggetto non voleva mettercelo, e vuole
semplicemente esprimere la contraddizione logica tra l’essere e il non essere. Prima espressione del
principio di non contraddizione.
Testo 7 a pag 78 del manuale.
Essere ingenerato perché non possiamo dire il non essere, oerchè se lo diciamo è essere. Giustizia
garante di stabilità, essere stabile ed immutabile. Esclude possibilità che essere possa nascere,
generare e degenerare. Oltre a essere ingenerato e imperituro è omogeneo.
Non si può muvere perché se si muovesse si troverebbe in un posto dove prima NON ERA. Quindi
immobile ed immutabile.
Essere è limitato e compiuto in ogni lato, perfetto in ogni sua parte, in ogni sua direzione,
paragonabile ad una sfera rotonda. È carattere di perfezione la limitatezza, non imperfezione.
Solo essere è pensabile e conoscibile, quindi anche ogni contenuto mentale è, perché nel momento
in cui lo penso gli attribuisco una esistenza.
Con queste caratteristiche l’essere parmenideo può essere concepito come una realtà cosmologica
totalizzante, dato wuesto essere parmenideo INDAGINE SULLA NATURA CAMBIA
COMPLETAMENTE. Se la natura fenomenica esibisce cartteri di mutevolezza, i filosofi dopo
parmenide analizzano questi caratteri senza violare il princpio di non contraddizione di essere e non
essere
LEGGI IL TESTO PEERCHè QUI NON CI SIAMO, tutta quest’ultima parte.
Ultima parte del poema contesta ai mortali il fatto che confondano le due vie (essere e non essere)
nelle loro cosmogonie. Tutto il cosmo risulta risultato di due principi fondamentali, giorno e notte, e
di apparire (nella luce) e sparire (nella notte). Risulta come confutazione: quando arriva buio arriva
il non essere.
Noein= pensare, però all’epoca poteva significare l’intuizione di un contenuto, ragionare o
intuizione percettiva e sensoriale. Può essere frutto sia del confronto con l’empirico che di un
pensiero.
DOMANI PARLIAMO DI NATURALISMO POST ELEATICO.

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