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il primo pensiero greco - filosofico vede la φύσις, («natura») come l’intero universo e l’insieme

delle cose che nascono e divengono, e di esso ricerca l’origine ma, trovandoci in una dimensione
dove il pensiero ne è alla base non troveremo un'unica ideologia e definizione da attribuire alla
natura.
Partendo dai primi filosofi, che argomentarono un primo pensiero riguardante la natura, troviamo i
pre-socratici. i pre-socratici sono considerati monisti, poiché si occupano di un unico principio,
ilozoisti, poichè ritengono questo principio una materia vivente e panteisti, poiché considerano
questo unico principio vivo, qualcosa di divino. tutti i pre-socratici hanno come tema principale,
l’origine della natura e ne sviluppano una convenzione: al di sotto di questo mondo, che è oggetto al
divenire, esiste una realtà che non muta cambiamenti. Questa realtà, viene definita archè (principio).
I filosofi più importanti di questo gruppo sono Talete, Anassimandro e Anassimene.
Per Talete il principio o arche di tutte le cose è l’acqua. Arriva a questa tesi avvalendosi di
argomentazioni razionali ricavate dall’ esperienza. La terra infatti è sorretta dall’acqua e, secondo il
suo ragionamento è l’alimento di tutte le cose, quindi l’acqua sostanzia e rende possibile la loro
esistenza.
La risposta di Anassimandro alla domanda “qual è il principio fondamentale della natura?” è
diversa da quella di Talete: per lui l’acqua è un elemento basico, finito e comune, perciò incoerente
e inadatto a costituire il principio originario della realtà in quanto non possiede le giuste
caratteristiche proprietà peculiari. Definisce così l arche apeiron (senza limiti);per lui è una sostanza
infinita e indeterminata, senza limiti di spazio e tempo. All’interno dell’apeiron secondo la sua tesi
ci sono i 4 elementi naturali: l’aria l’acqua la terra e il fuoco i quali danno vita a tutti gli altri
elementi che sono presenti nel nostro mondo. Stabilendo ciò con questo suo pensiero filosofico,
Anassimandro può essere considerato il precursore di Anassimene, in quanto attribuisce le
caratteristiche dell’apeiron all’elemento naturale dell’aria. Decise di rappresentare l’apeiron con
questo elemento, perché intuisce che l’aria è la forza che anima il mondo.
L’indagine sulla natura prosegue con i cosiddetti fisici pluralisti, i quali mirano a comprendere
razionalmente il mondo fenomenico, ma a differenza dei loro predecessori, ricorrono ad una
molteplicità di elementi. Il principio fondamentale infatti deve avere il requisito dell’immutabilità,
in modo che tutte le cose si possano generare dall’ aggregazione o scomposizione delle sostanze,
senza essere così soggetti al divenire.
Democrito, dimostra con la sua filosofia di essere ancora più consapevole dei suoi predecessori che
la realtà non è come appare né come la percepiamo: è soltanto con l’esercizio sempre più raffinato
della razionalità che possiamo comprendere come il mondo è realmente. Democrito, dunque,
soltanto attraverso un’ intuizione, identifica il principio fondamentale della natura in una pluralità di
piccolissime particelle elementari indivisibili indistruttibili e immutabili, gli atomi.
L’ipotesi democritea, formulata a partire da osservazioni e ragionamenti, sarà il fondamenta della
fisica moderna, in quanto tentò di spiegare il cosmo come un tutto ordinato secondo principi
razionali.
Se Democrito riuscì ad immaginare la struttura atomistica della realtà, ci fu un gruppo di filosofi,
chiamato “Gruppo dei Pitagorici”, precedente a lui, il quale riconobbe il numero come sostanza di
tutte le cose. I Pitagorici era un gruppo appartenente alla di Crotone, fondata da Pitagora; essi,
ritenendo i numeri come un insieme di unità e che tutto il mondo è costituito da esso, significa
applicare un ordine geometrico alla natura esprimibile soltanto con i numeri. Per capire che la
nostra natura è costituita da quest’ordine (dal greco “κοσμος"), bisogna prima comprendere che la
loro unione, è dovuta dalla loro armonia; per come vengono messi in opera i numeri, secondo un
ordine determinato secondo rapporti matematici, la nostra natura è un'unità molteplice composta,
che introduce la concordanza e la discordanza delle cose. Per parlare di quest'ultimo pensiero, i
Pitagorici fecero una distinzione fondamentale tra il numero pari e il numero dispari; la realtà, deve
essere determinata, compiuta e misurabile. Attribuzione del numero dispari alla realtà, viene scelto
poiché per essi il dispari era considerato come qualcosa di perfetto, senza limiti. La realtà, però, è
contrapposta da una lotta tra contrari, considerata indispensabile affinchè sia equilibrata e giusta.
Secondo l’idea di Eraclito esisteva una identità simile al “κοσμος” chiamata “logos” (traducibile
anche ragione) , una legge universale fondamentale che è la base da cui si formano tutti gli elementi
esistenti nel mondo. Il logos è la razionalità, ma è anche una parola che può assumere il concetto del
pensiero, dunque al pensare, al dialogo e al discorso. Per questo non è accessibile a tutti,infatti
secondo Eraclito, la maggioranza degli uomini vivessero senza la facoltà di comprendere le leggi
fondamentali del mondo. All’opposto dei dormienti (i non filosofi), esistevano gli uomini svegli, i
filosofi che non credono nell’apparenza,nelle idee comuni ma sanno riflettere allargando il campo
di ricerca senza fine. Nell’ambito della natura Eraclito sviluppa la teoria del divenire, in quanto
concepisce il mondo come un flusso dove tutto scorre (panta rei). Possiamo trovare un frammento
ripreso dal suo libro “Sulla Natura”: << Non è possibile discendere due volte nello stesso fiume , nè
toccare due volte una sostanza mortale nello stesso stato;per la velocità del movimento,tutto si
disperde e si ricompone di nuovo,tutto viene e va>>. Dunque la forma dell’essere è il divenire,
poichè ogni cosa è soggetta allo scorrere del tempo e alla trasformazione, non solo ciò che è in
movimento ma anche a elementi che sembrano statici e fermi in realtà dinamici. Il principio di tutte
le cose è il fuoco, un elemento mobile e distruttore, che simboleggia il pensiero Eracliteo come una
energia sempre in trasformazione : tutto ciò che esiste proviene dal fuoco e ritorna al fuoco. << La
divinità è giorno-notte,inverno-estate,guerra-pace,sazietà-fame. Ed essa muta come il fuoco>>. In
questo frammento possiamo ritrovare racchiuso il pensiero del filosofo, con la dottrina del divenire
e dei contrari. Secondo quest’ultima, la legge segreta e l’armonia del mondo è la stretta connessione
dei contrari in quanto gli opposti lottano tra di loro,. La vita è la lotta e l’opposizione, nel
mantenimento del conflitto danno vita all’essere. La vita dell’universo è un eterno alternarsi di
produzione e distruzione, regolato da un Dio, padre di tutte le cose, come Polemos (guerra).
<<Il nostro mondo,che è lo stesso per tutti,nessuno degli Dei o degli uomini l’ha creato,ma fu
sempre, è e sarà fuoco eternamente vivo che con ordine regolare si accende e con ordine regolare si
spegne>>.
Diversa dalla posizione di Eraclito è quella di Parmenide, il quale esprime il suo pensiero in
un’opera con il titolo Sulla Natura della quale ci rimangono solo una centinaia di versi. Da questa
poesia possiamo costituire l’ipotesi della appartenenza di Parmenide ad un ambiente di tipo
aristocratico, quindi il sapere per pochi. Secondo il filosofo davanti all’uomo si aprono due vie
principali : il sentiero della verità,basata sulla ragione,attraverso la quale ci porta a conoscere
l’essere vero, e il sentiero dell’opinione,basato sui sensi, che ci porta a vedere l’essere apparente. La
ragione secondo Parmenide ci dice : <<l’essere è e non può non essere, il non essere non è e non
può essere>>. Con questa frase pone la validità di due principi logici : il principio di identità e il
principio di non contraddizione, secondo il quale è impossibile che una stessa cosa sia e nello stesso
tempo non sia ciò che è. Parmenide ,attraverso un ragionamento logico, trova una serie di aggettivi
per descrivere in poche parole l’essere vero e autentico. Generato e imperituro, poichè se nascesse
implicherebbe il non essere eterno, che è un presente eterno in cui non esiste un passato e ne un
futuro. Inoltre è immobile e immutabile, perchè se si muovesse sarebbe in un punto in cui non si
trovava prima., quindi è unico,omogeneo e infinito, poichè il finito è simbolo di compiuto e di
perfezione. Per rappresentare l’essere Parmenide utilizza l’immagine di una sfera, il pieno assoluto.
Utilizzando i nostri sensi , il mondo che vediamo è apparenza o illusione e implica il non essere
<<saranno tutte soltanto parole quanto i mortali hanno stabilito,convinti che fosse vero:nascere e
perire,essere e non esssere,cambiare luogo e mutare il luminoso colore>> (frammento 8)
La sfera dell’essere e il pensiero combaciano con la linguistica, infatti evidenzia una concezione
naturalistica del linguaggio. Parmenide arriva anche alla conclusione di una terza via , l’opinione
plausibile, la quale offre una visione verosimile della realtà.Questa opinione può essere
fallace,quando ammette la possibilità del non essere violando quindi il principio di non
contraddizione, e plausibile quando esclude la possibiltà del non essere riducendo le coppie di
opposti alla superiore unità di un unico autentico essere

Zenone di Elea, alunno della Scuola eleatica fondata da Parmenide, appoggia il pensiero del
maestro elaborando una serie di argomenti che contrabattono il pensiero contrario. Il filosofo
utilizza il metodo per assurdo per elaborare i suoi argomenti contro il movimento

Il primo di questi argomenti è detto “dello stadio” . Secondo Zenone non si può arrivare
all'estremità di uno stadio partendo dall'estremità opposta, giacchè bisognerebbe arrivare prima alla
metà di esso e prima ancora alla metà di questa metà, e così via all'infinito; questo determina che
non è possibile percorrere in un tempo finito infinite parti di spazio.

Il secondo argomento è detto “di Achille e della tartaruga”. Una tartaruga che parte in vantaggio
rispetto al “pie veloce”, non sarà mai raggiunta da quest'ultimo. Prima di riuscire a sorpassarla,
infatti, l'eroe dovrà arrivare alla posizione occupata precedentemente dalla tartaruga, che nel
frattempo si sarà spostata, sia pure di poco: pertanto la distanza tra Achille e la tartaruga non si
ridurrà mai a zero.

La tesi del primo e del secondo argomento di Zenone si basa sul presupposto concettuale che lo
spazio è infinitamente divisibile , e per cui un corpo che si muove in esso non potrà mai raggiungere
la propria metà. Aristotele cercherà di risolvere il problema analizzando l'argomento ponendolo per
la via della logica e per la via della realtà; nella realtà esiste solo il concetto di finito, mentre per la
logica si ha il concetto dell'infinito che equivale alla possibilità mentale di aumentare o di
diminuire indefinitamente, una qualsiasi quantità data.

Il terzo argomento di Zenone è detto “della freccia”. La freccia quando viene scoccata, in un
determinato istante occupa uno spazio pari alla sua lunghezza, il che significa che è ferma; ma
poiché il tempo è costituito da molteplici istanti, per ognuno di questi istanti la freccia sarà
immobile.

Il presupposto concettuale del terzo argomento consiste nella tesi per cui il tempo è costituito da
istanti non divisibili

Successivamente i fisici pluralisti ritornano a interessarsi in maniera approfondita al problema della


“φύσις”. Questi pensatori sono definiti fisici poiché tornano a studiare i fenomeni della natura,
pluralisti in quanto, prendono le distanze dal monismo e dal dualismo, ritenendo che i principi della
natura siano molteplici. Sono i primi filosofi che rappresentano un primo tentativo per unire
l'eraclitismo e l'eleatismo. Attraverso un'osservazione approfondita arrivano alla conclusione che il
mondo è costituito da molteplici elementi (caratteristica del pensiero di Eraclito) che sono
immutabili (caratteristica del pensiero di Parmenide). Essi, infatti, ritengono che le cose del mondo
sono costituite da molteplici elementi eterni che, unendosi tra loro provocano ciò che noi
chiamiamo “nascita” e, disunendosi, provocano ciò che noi chiamiamo “morte”. In tal modo
finiscono per giungere al principio secondo cui, in natura, nulla si crea e nulla si distrugge davvero,
ma tutto si trasforma.

Il primo fisico pluralista che troviamo è Empedocle. Egli stesso presenta la sua dottrina come uno
strumento capace di dominare le forze della natura. Empedocle è consapevole dei limiti conoscitivi
umani: l'uomo ,infatti, scorge solo una piccola parte della vita del cosmo, conosce soltanto ciò in cui
si imbatte per caso. Per questo l'uomo non può rinunciare ad alcune delle sue facoltà conoscitive:
bisogna che si servi oltre che dei sensi, anche dell'intelletto per cercare di vedere ogni cosa nella sua
chiarezza e profondità. Gli elementi naturali identificati dal filosofo sono il fuoco, l'acqua, la terra e
l'aria. Empedocle ne parla come “delle quattro radici di tutte le cose” poichè i quattro elementi si
trovano alla base di tutto. Inoltre, afferma, che questi elementi sono animati da due forze opposte:
l'odio e l'amore. L'amore e l'odio sono due forze di natura divina, la cui azione si avvicenda
nell'universo determinando le fasi del ciclo cosmico, nel quale queste due forze gareggiano
all'infinito. Il nostro mondo, infatti, rappresenta l'equilibrio perfetto di queste due forze cosmiche e

sta a metà strada fra il regno dell'amore e quello dell'odio. Le quattro radici e le due forze che le
muovono rappresentano per Empedocle anche le condizioni della conoscenza umana. Egli, infatti,
afferma che conosco il simile con il simile, che la conoscenza viene mediante l'incontro tra gli
elementi che sono nell'uomo e gli stessi elementi che si trovano al di fuori dell'uomo, si ha una
corrispondenza tra se stessi e le cose.

Successivamente troviamo Anassagora, anche lui fisico pluralista. Per Anassagora gli elementi che
danno origine a tutto il reale sono i semi, particelle piccolissime, immutabili e indivisibili di
materia. Queste particelle sono qualitativamente differenti tra loro , ma in ogni materia, sebbene in
minor quantità, ci sono anche semi di tutte le altre sostanze, oltre che i semi della materia stessa.
Perciò Anassagora enuncia che tutte le cose sono insieme e tutte le cose sono in ogni cosa. Il
carattere fondamentale dei semi è la loro divisibilità all'infinito . Secondo il filosofo, non esiste una
quantità minima e analogamente non esiste una grandezza massima. La sua teoria dei semi si basa
su osservazioni biologiche. Anassagora elabora anche il processo del seme determinando che
inizialmente c'era il migma (caos primordiale) e successivamente si è creata il nous che è
un'intelligenza ordinatrice che distingue e organizza i semi originariamente confusi, attraverso un
movimento turbinoso che fa dividere i semi delle diverse sostanze, generando così il mondo e le
cose che vi si trovano. In Anassagora è apparsa per la prima volta la teoria di una mente ordinatrice
e di un'intelligenza che sta alla base del mondo.

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