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LA SIBILLA CUMANA

La Sibilla (in latino Sibylla, in greco ) una figura presente


nella mitologia greco-romana. Le Sibille erano giovani vergini ispirate
da un dio, solitamente Apollo, ed erano dotate di facolt divinatorie,
dunque in grado di fornire responsi e fare predizioni, per lo pi in
forma oscura o ambivalente. Erano isolate dal mondo e poco inclini a
mostrarsi ai questuanti. Il numero e il luogo in cui risiedevano varia a
seconda dei diversi autori: secondo alcuni erano quattro, Platone ne
menziona una sola, mentre Varrone ne cens ben dieci.
La Sibilla cumana una delle sibille pi note, nonch una delle figure pi intriganti e
misteriose della letteratura latina; ella strettamente legata al culto di Apollo: svolgeva la sua
attivit oracolare in un antro ("Antro della Sibilla"), vaticinando in esametri greci e
trascrivendo i responsi su foglie di palma.
MITO: La vicenda ha origine da un atto di ribellione della sibilla al volere di Apollo, come narra
Ovidio (Metamorfosi IX) per bocca della stessa Sibilla Cumana: amata da Apollo che si era
invaghito di lei, ella chiese al dio di ottenere, in cambio
dellamore, tanti anni di vita quanti erano i granelli di sabbia
che riusciva a tenere in mano; tuttavia, si dimentic di chiedere
anche una continua giovinezza, che Apollo le propose in cambio
della sua verginit: la sibilla rifiut, ricevendo cos il dono e la
maledizione di una straordinaria longevit che la costrinse a
profetizzare in eterno, divenendo talmente vecchia da dover
essere sistemata in unampolla, nel tempio di Apollo a Cuma,
finch il suo corpo non si sarebbe del tutto consumato, e di lei
non fosse rimasto altro che pura voce, una voce che piange il proprio destino ed invoca la
propria morte.
L'ANTRO DELLA SIBILLA: La sibilla cumana svolgeva la sua attivit oracolare nei pressi
del Lago d'Averno, in una caverna conosciuta come "l'Antro della Sibilla". L'Averno ha
origine da un antico cratere vulcanico, ed cantato da Omero e Virgilio nei loro poemi:
credevano, infatti, che esso fosse la porta d'ingresso agli inferi . In questo antro, la
sacerdotessa, ispirata dalla divinit, trascriveva in esametri i suoi vaticini su foglie
di palma, le quali, al termine della predizione, erano mischiate dai vnti provenienti dalle
cento aperture dell'antro, rendendo i vaticini "sibillini".
VIRGILIO: La figura della Sibilla Cumana gi presente nelle "Bucoliche": Virgilio, rifacendosi
a profezie Sibilline, canta l'avvento di una nuova era, ovvero il ritorno all'antica et dell'oro,
periodo di pace e di benessere tanto atteso, e la fa coincidere con quello di un "puer".
Tuttavia, nel VI libro dell'Eneide che la Sibilla Cumana il personaggio centrale, con la
doppia funzione di sacerdotessa di Apollo e guida di Enea nell'oltretomba. Il momento
oracolare uno stato di possessione ed invasamento, che si traduce in una sorta di parto
doloroso, trasfigurando la profetessa fino a renderla horrenda: il volto scolora, il petto si
gonfia di furore, quasi a significare uninconscia ribellione della Sibilla al dio che le fa
violenza.
DANTE: Dante, costante evocatore dei miti virgiliani, cita anche la Sibilla all'interno in una
similitudine, riferendosi alla difficolt di cogliere il filo dei suoi responsi: Cos la neve al sol si
disigilla, cos al vento ne le foglie levi si perdea la sentenza di Sibilla. (Dante, Paradiso XXXIII)
T.S. ELIOT: Nella letteratura moderna Thomas Stearns Eliot, in The waste lande descrive la
tristissima storia della Sibilla Cumana, che per avere ricevuto il dono della longevit,
continuava ad invecchiare diventando sempre pi fragile, mentre il suo corpo si consumava
seguendo un ritmo assai lento.
I LIBRI SIBILLINI: I libri sibillini erano una raccolta di responsi oracolari scritti in lingua greca,
i cui versi avevano la caratteristica di essere acrostici sia per motivo mnemonico sia per

garanzia d'inalterabilit: il loro stile era volutamente oscuro e generico, tale da poter essere
adattato alle pi varie circostanze. Erano conservati nel tempio di Giove Capitolino sul
Campidoglio. L'introduzione e l'uso a Roma dei libri sibillini la pi antica prova dell'influsso
ellenico penetrato in Roma dall'Italia meridionale (precisamente da Cuma, luogo celebre per
la presenza della Sibilla) grazie all'intromissione degli Etruschi. La tradizione, infatti, narra di
come la Sibilla Cumana avesse offerto nove libri al re romano Tarquinio il Superbo, il quale
per consider il prezzo troppo esoso. La Sibilla allora bruci tre di questi libri, e offr di nuovo
i sei rimasti al re. Il re Tarquinio rifiut ancora, quindi la sibilla ne brucio altri tre. Riformul
quindi la proposta a Tarquinio, che questa volta accett, per al prezzo iniziale dei nove
volumi.
I libri sibillini furono quindi affidati alla custodia di due membri patrizi, che in seguito furono
aumentanti fino ad un numero di quindici: il loro ruolo consisteva nel consultare gli oracoli in
occasione di calamit naturali o sociali, affinch suggerisse il modo di placare gli dei,
restaurando cos la pax deorum.
I libri bruciarono in un incendio nell' 83 a.C., dopo il quale si tent di ricostruirli cercandone i
testi presso altri templi e santuari: queste nuove raccolte furono ricollocate nel tempio di
Apollo sul Palatino grazie all'interessamento dell'imperatore Augusto.

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