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garanzia d'inalterabilit: il loro stile era volutamente oscuro e generico, tale da poter essere
adattato alle pi varie circostanze. Erano conservati nel tempio di Giove Capitolino sul
Campidoglio. L'introduzione e l'uso a Roma dei libri sibillini la pi antica prova dell'influsso
ellenico penetrato in Roma dall'Italia meridionale (precisamente da Cuma, luogo celebre per
la presenza della Sibilla) grazie all'intromissione degli Etruschi. La tradizione, infatti, narra di
come la Sibilla Cumana avesse offerto nove libri al re romano Tarquinio il Superbo, il quale
per consider il prezzo troppo esoso. La Sibilla allora bruci tre di questi libri, e offr di nuovo
i sei rimasti al re. Il re Tarquinio rifiut ancora, quindi la sibilla ne brucio altri tre. Riformul
quindi la proposta a Tarquinio, che questa volta accett, per al prezzo iniziale dei nove
volumi.
I libri sibillini furono quindi affidati alla custodia di due membri patrizi, che in seguito furono
aumentanti fino ad un numero di quindici: il loro ruolo consisteva nel consultare gli oracoli in
occasione di calamit naturali o sociali, affinch suggerisse il modo di placare gli dei,
restaurando cos la pax deorum.
I libri bruciarono in un incendio nell' 83 a.C., dopo il quale si tent di ricostruirli cercandone i
testi presso altri templi e santuari: queste nuove raccolte furono ricollocate nel tempio di
Apollo sul Palatino grazie all'interessamento dell'imperatore Augusto.