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ECONOMIA AZIENDALE E LE RADICI EPISTEMOLOGICHE DEGLI STUDI

ECONOMICO AZIENDALI
L’ECONOMIA AZIENDALE STUDIA LA SUA ESISTENZA E LO SVILUPPO DELL’AZIENDA.
Finalità di determinare le relazioni fra i fenomeni che costituiscono la vita aziendale
e le diverse quantità di essi.
Il fenomeno dell’economia si fonda sull’osservazione delle realtà dell’insieme
azienda, considerate unità elementari del sistema economico che si basa sul
soddisfacimento dei bisogni umani attraverso beni scarsamente presenti in natura.
DEFINIZIONE DI GINO ZAPPA.
Defenisce l’azienda come istituto economico che perdura nel tempo e che per il
soddisfacimento dei bisogni umani compone e svolge la produzione o l’acquisizione
ed il consumo di richezza.
DEFINIZIONE DI NOZIONE SOCIOLOGICA DI MASINI:
Azienda come ordine economico di un istituto, quindi la parte dell’attività
economica DEGLI ISTITUTI SOCIALI, ovvero quella parte che occupandosi di
soddisfacimento dei bisogni, riguarda redditi, costi, consumi, risparmi etc.
Non è facile trattare del rapporto tra sapere economico e aziendale senza dar conto
al dibattito che è stato condotto dalle scienze naturali e sociali (dibattito già iniziato
tra 800 e 900).
Questo dibattito ruota attorno alla nascita stessa dello studio filosofico della scienza
e con la nascente filosofia della scienza.
Le scienze della natura comprendono le scienze fisiche, biologiche della terra,
meteorologia e le matematiche;
le scienze sociali comprendono invece l’antropologia, archeologia, economia, storia,
scienze politiche, psicologia e sociologia.
Studi umanistici: filosofia, letterature, lingue, storia
L’origine del dibattito si riconduce alle scienze nuove, la sociologia, la psicologia.
Ad accorgersi della presenza di queste, il positivismo credendo nel progresso umano
e sociale individua il metodo di conoscenza delle scienze naturali e non più solo
quello della matematica, ritenuto come l’unico applicabile ai fatti sociali, quindi la
scienza sarebbe, secondo AUGUSTE COMTE, fondatore del positivismo francese e
padre della sociologia, non necessariamente volta alla risoluzione di problemi
pratici, poiché consiste di leggi che per essere valide hanno bisogno di conferma dei
fatti.
Comte, definisce sociologia come fisica sociale poiché viene considerata la più esatta
delle scienze naturali; egli la distingue in due ambiti statica sociale (studio delle
caratteristiche comuni a tutte le società) e dinamica sociale (studia le leggi del
progresso)
Lo studio della sociologia si basa come le scienze naturali sull’osservazione,
esperimento e metodo comparativo.
Seguendo un ordine logico, che organizzerebbe le scienze dalle più semplici alle più
complesse (storico), la sociologia sarebbe al vertice della piramide; se al contrario vi
si basasse sul sostrato matematica, allora le scienze positive verrebbero
gerarchizzate dalla più complessa alla più semplice: astronomia,fisica, chimica,
biologia e sociologia.
La concezione dell’unità metodologica la ritroviamo nei positivisti inglesi che
pongono l’accento sull’importanza dell’esperienza per la formazione di leggi
scientifiche.
JOHN STUART MILL, partendo da casi singoli e particolari (natura empirica)
operando nella riduzione dalle scienze deduttive in scienze induttive.
HERBER SPENCER, idee che contribuiscono alle teorie positivistiche.
Né le religioni e né la scienza possono conoscere l’assoluto, facendo sì che tutte le
altre conoscenze empiriche vengano poste sul piano delle conoscenze relative.
La visione spenceriana si basa sulla legge dell’evoluzione, continui passaggi
tendendo al meglio.
La biologia studia l’adattamento degli organismi all’ambiente.
Spencer ritiene che la psicologia possa avere uno status scientifico autonomo,
analizzando le manifestazioni psichiche dalle più semplici alle più complesse.
La sociologia diversamente dalla teoria di Comte, tende alla difesa dell’individuo, in
quanto la società esiste per gli individui.
Molto importante è la teoria degli studi biologici elaborata da Charles Darwin e
ripresa anche nell’ambito delle scienze sociali.
È sempre nell’Ottocento che grazie all’opera di Emile Durkheim la sociologia si
innalzerà come scienza autonoma.
Per Mach, la scienza viene intesa per un migliore adattamento dell’uomo
all’ambiente attraverso l’osservazione, un raccordo tra pensieri e fatti.
Contemporaneo a Mach, è l’opera degli storicisti e in primo luogo di Wilhelm
Dilthey, in cui scienze della natura e sociali si distinguono per il loro oggetto.
Le scienze della natura sono causate da fenomeni esterni, mentre le scienze sociali
dalla relazione tra individui.
Secondo Wilhelm Windelband, la distinzione deve porsi tra scienze monotetiche
che tendono a determinare leggi a carattere generale e scienze ideografiche leggi
particolari.
Max Weber, prende la scienza autonoma dalla metafisica, facendo una selezione dei
fenomeni da studiare in base ai valori con scienza sociale invece avalutativa.
Anche la sociologia come scienza deve descrivere i fatti sociali, senza utilizzare però
l’intuizione poiché permetterebbe solo una conoscenza simpatetica, ovvero in
completa sintonia con un carattere del soggetto o di un oggetto.
La scienza si basa sulla forza della ragione pur non potendo giustificare sui fatti
concreti, razionali.
John Dewey, il suo pensiero si ricollega al ‘pragmatismo’, una teoria statunitense.
Afferma la continuità tra conoscenza comune e conoscenza scientifica.
Il metodo sperimentale viene visto come strumento per creare conoscenza e
assicurarsi che questa conoscenza sia effettiva.
Edmund Husserl fu il fondatore del movimento fenomenologico, ovvero una
corrente di pensiero che andava contro alla corrente positivista intaccando i temi
della conoscenza e della scienza, ricongiugendosi al neokantismo e allo storicismo.
Per Husserl il principio logico è quello della deduzione, però basandosi
sull’esperienza di cose esistenti, cogliendo l’essenza. Di qui la fenomenologia intesa
non come scienza di fatti ma come scienza di essenze.
Importante è l’apporto con Martin Heidegger, il quale segna il passaggio dalla
fenomenologia all’esistenzialismo, in quanto è un linguaggio poetico.
Per Karl Jaspers, l’uomo è studiato attraverso la biologia, psicologia, sociologia,
come un oggetto del mondo.
Ludwig Wittgenstein ritiene che le proposizioni filosofiche siano fondate
sull’incomprensione della logica. Solo la scienza naturale ha senso, basate su
proposizioni vere, dato dal metodo della verifica.
Un’altra strada che seguirà Wittgenstein è il cosiddetto principio d’uso, ovvero il
senso delle parole può cogliersi attraverso al modo in cui vengono usate.
Questo pensiero viene attraversato da Bertrand Russell, sostenitore sulla visione del
mondo fondata su 4 principi:
-fisica
-fisiologia
-psicologia
-matematica
Secondo questa concezione il mondo non avrebbe bisogno di dogmi ma di lbera
ricerca.
Queste idee si sviluppano all’interno di un campo inserente a studi scientifici sia a
carattere sociale (in campo psicologico con Freud, linguistico con Chomsky,
sociologico con Manheim, economico con Keynes) sia a carattere naturale (logico-
matematico con Hilbert e Godel, in campo fisico con Einstein e Planck).
Chaim Perelman sarà oppositore delle questioni di metodi, alle argomentazioni che
hanno carattere politico, filosofico o sociale, ai modelli delle scienze deduttive e
sperimentali.
Tra il periodo che intercorre le due guerre mondiali, un gruppo di scienziati-filosofi
diedero vita al cosiddetto ‘Circolo di Vienna’, caratterizzato dall’antimetafisica e
basata da tutta una serie di approfondimento sulle scienze naturali.
Il neopositivismo mira alla formazione di una scienza unificata, comprendente tutte
le conoscenze fornite dalla fisica, scienze naturali, psicologia.
I circolisti apportano un grande contributo all’analisi delle scienze empiriche, dando
così decisiva consistenza alla moderna epistemologia.
Otto Neurath, sostiene che la conoscenza è l’insieme delle proposizioni accettate
dagli scienziati, unico linguaggio della fisica, confrontando le nuove proposizioni con
quelle già in uso per permettergli di creare un sistema privo di contraddizioni.
Questo concetto è ripreso da Carnap, secondo il quale il linguaggio fisico deve
rientrare nella scienza unificata, in cui rientrano la psicologia e la sociologia.
Lo scenario americano è caratterizzato da Percy William Bridgam, riassumendosi
nella riduzione del significato dei concetti scientifici, si basa sulla teoria sulla
metodologia delle scienze sociali e psicologiche.
Ritornando allo scenario europeo, Gaston Bachelard, che in opposizione ai
neopositivisti, non accetta la divisione dalla scienza alla non scienza, pur affermando
la rottura tra sapere comune e conoscenza scientifica.
Karl Popper si opponeva ad ogni criterio dei circolisti, elaborando una concezione
dell’inesistenza dell’induzione riconducibile alla risoluzione di problemi, per la quale
la ricerca inizia proprio da questi e tenta di dare una soluzione, utilizzando ipotesi
che devono essere provate ovvero provabili o controllabili (falsificabili), falsificate
dai fatti secondo un metodo definibile cioè ‘metodo deduttivo dei controlli’.
Il numero delle teorie che possono essere veritiere rimane, infinito, anche dopo
molti controlli, quindi il metodo può stabilire la verità anche se esso deve essere
unitario sia le scienze sociali che per quelle naturali.
Le scienze sociali hanno la stessa natura di quelle fisiche, questo implica nel piano
della tecnologia si tende a risolvere problemi attraverso una serie di esperimenti.
Altri pensatori si rifacevano alle scuole di pensiero di Karl Popper, uno di questi è
Thomas S. Kuhn, sostenitore di una scienza normale, saldamente fondata sul
passato, non cercano le novità.
Deve comunque tener conto della rivoluzione scientifica, del progresso, attraverso
le anomalie della scienza del passato.
Queste rivoluzioni scientifiche sono collegati a paradigmi che si sostituiscono
indipendentemente da singoli periodi.
Questo paradigma all’evoluzione astronomica, cioè all’evoluzione della teoria della
materia o della scienza biologica.
Per Imre Lakatos, la scienza è ed è stata, una competizione tra programmi di ricerca
rivali, cioè un’argomentazione formulata sull’evolversi delle scienze naturali. Si rifà a
Popper, se si trova una proposizione che ha alla base una verità ricerca ipotesi a suo
sostegno.
Paul K. Feyerbend, è contrario al progresso scientifico poiché lo ritiene trasgressivo.
Il metodo assoluto non esiste poiché il passaggio da un paradigma ad un altro
consiste nel passaggio da un metodo ad un altro, violazione di un metodo
precedente da parte di uno scienziato che non rispetta metodi e schemi pregressi.
Larry Laudan, è sostenitore di una scienza risolutrice dei problemi, il cui controllo
cognitivo mira alla risoluzione dei problemi.
Alla fine dell’800 inizio del 900 la scienza biologica e fisica rientreranno nelle scienze
sociali per garantire i risultati finali.
Il rapporto tra scienze sociali e scienze della natura erano ostacolati dal fatto che le
scienze sociali non siano a tutti gli effetti una scienza.
Il problema è risultato abbastanza complicato poichè alla sua risoluzione sono
collegabili a vari periodi storici.

Il più specifico approccio epistemologico all’ambito economico e in particolare


all’economia aziendale
Lo studio economico micro precede quella macro anche se poi quest’ultimo diverrà
quello per eccellenza.
I suoi cultori presteranno una particolare cura e lo rivestiranno di una veste teorica.
Gli studi aziendali saranno intesi come scienza nell’800, considerati come una vera
scienza.
Da questo possiamo comprendere in questo Paese il rapporto tra economia
aziendale e l’economia politica è uno dei più discussi.
Separazione tra scienza economica aziendale e scienza economica generale.
La scienza economica aziendale deve essere vista in modo autonomo.
La scienza di Popper è maturata assumendo una posizione diversa rispetto alle altre
scienze attraverso la rivoluzione newtoniana.
Distinzione tra scienze mature e immature:
scienza economica generale è considerata come una scienza matura.
Gino Zappa ha individuato come oggetto, le condizioni di esistenza e manifestazioni
di vita delle aziende.
È stato a tal proposito individuato il problema più grosso, ovvero quello di
distinguere contributi microeconomici da quelli economico-aziendali, opponendosi
così dal pensiero che vedeva l’economia generale il fulcro della scienza positiva e
nell’economia aziendale una scienza applicata che dava contributi normativi alla
prima.
L’economia aziendale diviene adesso più autonoma e non subordinata a quella
generale.
L’economia aziendale come l’economia politica è un sistema micro-macro
economico, poiché necessita nonostante sia micro di uno studio unitario a parte.
L’ECONOMIA AZIENDALE E’ QUINDI UNA SCIENZA.
Può essere o positiva o normativa.
Positiva: scienza esplicativa (che non si limitano a descrivere i fenomeni ma li
spiegano formulando delle leggi)
Normativa: scienza predittiva (studia i fenomeni attuali per delle predizioni future)
Per parlare di ciò, occorrerebbe stabilire se l’economia aziendale sia una scienza a
priori o empirica.
L’economia aziendale proprio perché il risultato di esperienza concreta è
considerabile una scienza empirica.
La ricerca delle leggi esatte deve procedere secondo un percorso induttivo-
deduttivo; lo stesso Zappa sottolinea con l’affermazione ‘informa la scienza e il
metodo’ fa il metodo progredire la scienza.
DEFINIZIONE EPISTEMOLOGICA
Sottolinea come quest’ultima sia una armonica associazione di metodi.
In definitiva l’economia aziendale è una scienza pura (che non ha un rapporto con
l’economia generale) e applicata (può avere rapporto), normativa e positiva,
autonoma e definita, poiché caratterizzata da un’associazione di metodi e da un
correlato linguaggio sovente non univoco.
Per essere l’azienda un mezzo per soddisfare i bisogni umani, c’è bisogno che essa
svolga una serie di processi che vanno dalla produzione al consumo della ricchezza
intesa come un complesso di beni.
Secondo la definizione di ZAPPA, un istituto economico che perdura nel tempo si
caratterizzata da:
-durevolezza
-dinamicità
-ordinamento secondo proprie leggi
-tensione verso fini comuni
-relativa autonomia
Durevolezza: l’azienda sopravvive nel tempo anche se cambiano i soggetti e i
fondatori.
Dinamicità: riguarda i processi di coordinazione dell’acquisizione, della produzione e
del consumo, tendendo conto delle condizioni esterne ed interne dell’azienda,
capace di adattarsi a seconda delle circostanze.
Ordinamento: insieme di regole e meccanismi atte a far funzionare l’azienda
Tensione verso fini comuni: tendenza al soddisfacimento dei bisogni umani che ogni
azienda possiede.
Relativa autonomia: riferimento alle terze economie rispetto alle quali, l’azienda
deve essere indipendente in quanto dotata di autosufficienza economico-
patrimoniale.
L’attività economica intesa come consumo e produzione di beni economici viene
svolta in istituti attraverso 3 relazioni instaurate; quindi, si definisce azienda l’ordine
strettamente economico di un istituto.
Il Giannessi distingue 3 gruppi di definizioni che sono basati rispettivamente sulla
struttura aziendale (interpretazione statica), sulle operazioni aziendali
(interpretazione dinamica), sulla struttura e sulla dinamica aziendale
(interpretazione complessa).
Presupponendo che la vita aziendale sia fondata sulla coesistenza di 3 tipi d’ordine
(combinatorio, sistematico e di composizione), il Giannessi nega dignità d’azienda a
tutte le organizzazioni che non rispettano i 3 tipi d’ordine e quelle in cui valgono
condizioni extra economiche.
Ulteriori studi successivi a quelli del Masini e del Giannessi hanno evidenziato una
distinzione tra azienda e non azienda, portando avanti alcune argomentazioni che
potrebbero meglio adattarsi alla limitata distinzione tra impresa (azienda di
produzione) e non impresa (azienda di erogazione).
Si riferisce a tal proposito ai lavori del Coda, quale ha individuato i caratteri
dell’aziendalità nella compresenza di 3 requisiti:
-sistematicità: ottica sistemica pur complessiva e le operazioni aziendali
-autonomia: autonomia finanziaria da altri enti
-responsabilità: piena autonomia decisionale dei management
in definitiva, secondo alcuni autori questa distinzione tra aziende di produzione e di
erogazione viene messa in dubbio, proprio perché nelle aziende di erogazione si
svolgono dei processi di produzione.
Tralasciando questa eccezione si può evincere che le aziende di produzione svolgono
prevalentemente attività produttive, mentre quelle di erogazione svolgono
prevalentemente attività di erogazione. Si può concludere dicendo che l’azienda ha
il ruolo di trasformare valori a valenza sociologica in valori a valenza economica.

L’AZIENDA: I CRITERI DI CLASSIFICAZIONE, FINI, STRUTTURA


La classificazione delle aziende
Molteplici possono essere le classificazioni delle aziende: può individuarsi quella
teleologia, fondata sul soddisfacimento dei bisogni umani.
Sotto questo profilo possono distinguersi:
-aziende di erogazione o dirette: provvedono direttamente ad appagare i bisogni
utilizzando prodotti al loro interno per ottenere un risparmio che andrà a
condizionare i consumi futuri (famiglie ed enti pubblici territoriali quali comuni,
province, regioni, stato).
-aziende di produzione o indirette: istituti economici con il compito di effettuare
una produzione per il mercato di beni o servizi di natura economica. Tali beni e
servizi sono quindi posti attraverso lo scambio a disposizione di soggetti terzi che a
loro volta possono riutilizzarli in altri processi produttivi e destinarli ad un
soddisfacimento indiretto dei bisogni. Queste aziende hanno come finalità il
conseguimento di un valore aggiunto che ritorna nel ciclo aziendale.
L’impresa sostanzia quindi una sua attività nella produzione di reddito (con fine di
lucro) attraverso la combinazione a processi di produzione e scambio di beni, ossia
tra processi economici aventi le seguenti caratteristiche:
-soluzione e negoziazione di beni utili per l’uomo;
-combinazione fra prestazione di lavoro e impiego idi capitale-risparmio;
-produzione di tributi diretti e indiretti;
-rischio collegato ai cambiamenti interni e strutturali alla partecipazione
all’ambiente dinamico ed esterno (condizioni di concorrenza, mutamenti socio-
politici).
A tal punto è opportuno parlare dei fini immediati dell’impresa:
1)soddisfacimento delle attese economiche e non economiche dei lavoratori
2)soddisfacimento delle attese di chi conferisce il capitale-risparmio
3)partecipazione attiva allo sviluppo economico e sociale nel contesto sociale in cui
si opera.
L’insieme delle aziende di produzione e di erogazione costituisce il sistema
economico; il tessuto economico è invece caratterizzato dall’insieme delle aziende
di produzione da una trama composta di input (fattori di produzione materiale e
immateriale acquistati sul mercato) e output (ottenuti dalle varie combinazioni dei
fattori di input).
Con riferimento alla natura giuridica si distinguono:
-aziende individuali, esercitate individualmente nella forma giuridica delle ditte
internazionali;
-aziende collettive, esercizio collettivo delle aziende e reso sempre più necessario
dal progresso economico e dallo sviluppo dei mercati;
esercizio collettivo dà il vantaggio di poter ricorrere a un capitale più ampio
sostanziandosi nell’esercizio delle società quali forme di aggregazione di soggetti,
enti e infine quello di costituire un’attività economica;
nella realtà pratica, si distinguono diverse forme di società:
-società di persone fondate sulla fiducia personale e classificate in:
-società in nome collettivo, tutti i soci rispondono solidalmente per le obbligazioni
assunte
-società in accomandita semplice, i soci sono divisi in:
-accomandatori(rispondono solidalmente delle obbligazioni sociali)
-accomandanti (rispondono nei limiti delle quote conferite.
-società di capitali, fondate dal rapporto dei capitali e classificate in:
- società per azioni: le quote dei diversi soci sono rappresentate da azioni che le
rendono più agevole la circolazione, mentre per le obbligazioni sociali risponde solo
la società con il proprio capitale.
-società in accomandita per azione, le categorie di soci sono 2 come in quella
semplice ma le quote di partecipazione dei soci sono rappresentate da azioni,
avendo sempre la società un’autonoma personalità giuridica.
-società a responsabilità limitata, tutti i soci sono responsabili ai propri conferimenti
ma le quote non sono rappresentate da azioni.
Come in quella per azioni, è prevista la possibilità di costituzione di cosiddette di
società unipersonali, o a socio unico (in questo caso il socio risponderà anche con il
proprio patrimonio personale).
-società cooperative, che hanno finalità mutualistiche, in quanto la loro attività è
rivolta a soddisfare i bisogni degli stessi soci che hanno generalmente responsabilità
limitata;
aziende private, appartenenti a soggetti privati
aziende pubbliche, appartenenti a soggetti pubblici.
Per quanto riguarda le dimensioni si parla di:
-micro
-medie
-grandi: le aziende si possono distinguere dimensionalmente in base a:
-entità capitale investito, numero dei dipendenti, volume delle vendite;
in relazione alla localizzazione si individuano:
-aziende indivise, che svolgono le loro attività in un unico luogo;
-aziende divise, che svolgono le loro attività in più luoghi separati e in più sedi con
un certo grado di autonomia, ma l’azienda divisa è giuridicamente ed
economicamente unita (per il principio dell’unità aziendale, tutte le operazioni di
gestione compiute dalle diverse sezioni devono essere coordinate per uno stesso
scopo aziendale).
Si suole distinguere:
-aziende divise per luoghi, costituite da una sede centrale che ha preminenza sulle
sezioni distaccate denominate filiali o succursali
-aziende divise per rami, costituite da azioni collaterali che svolgono attività
differenziate e dotate di un elevato grado di autonomia amministrativa e contabile.
Ulteriormente distinte in:
-orizzontalmente: attività compiute dalle varie sezioni sono uguali o simili
-verticalmente: attività delle diverse sezioni sono differenti e complementari.
GRUPPI AZIENDALI, forme di aggregazione e integrazione tra diverse imprese con lo
scopo di migliorare la loro capacità economico funzionale, basate sulle seguenti
caratteristiche:
1)esistenza di più aziende giuridicamente distinte;
2) struttura societaria delle aziende componenti il gruppo;
3) legame derivante dal possesso della maggioranza di una rilevante parte delle
aziende in modo che l’azienda capogruppo controlli e diriga le società del gruppo;
4) unitarietà economica finanziaria delle società del gruppo che mantengono
ciascuna un diverso soggetto giuridico ma hanno il medesimo soggetto economico.
Un ulteriore distinzione operabile è quella tra:
-gruppi economici, costituiti da aziende che formano una vera unità economica
attraverso forme di:
-integrazione orizzontale, diverse aziende svolgono un’attività similare, si collocano
sullo stesso piano del ciclo produttivo
-integrazione verticale, le aziende svolgono attività riferite a fasi diverse dello stesso
ciclo produttivo:
-gruppi finanziari, comprendono aziende che svolgono attività diverse tra loro non
collegate
-gruppi misti, costituiti aziende in parte collegate tecnicamente ed economicamente
e in parte distinte poiché svolgono attività eterogenee e differenziate.
Le strutture di gruppo i differenziano in base ai diversi tipi rapporti di possesso delle
azioni che intercorrono fra le società capogruppo e le altre società.
 Struttura semplice: rapporto diretto di partecipazione nel quale la società
capogruppo controlla direttamente tutte le altre società
 Struttura composta: compresenza di rapporti diretti e indiretti di
partecipazione, nei quali la società capogruppo controlla alcune società che
controlla altre società
 Struttura complessa: presenza di rapporti reciproci di partecipazione, di tipo
semplice o composta: l’azienda capogruppo controlla altre aziende ed è a sua
volta controllata da questo o alcune di queste.
Il controllo, delle dievrse aziende può essere:
-maggioritario, possesso della maggioranza del capitale sociale da parte della
capogruppo.
-minoritario, possesso di una quota minoritaria, seppur rilevante, del capitale
sociale da parte del capogruppo;
-controllo interno, nessuno dei soggetti titolari di azioni, detiene una
partecipazione tale da consentire esercizio di un effettivo potere di controllo
(in questo caso il potere è esercitato al consiglio di amministrazione quale
entità autonoma).
LA STRUTTURA AZIENDALE: passiamo adesso a trattare la struttura essenziale
dell’azienda, che è basata su:
-soggetto economico;
-organismo personale:
-patrimonio;
-combinazione dei processi aziendali
Per soggetto economico, si intende colui o coloro che detengono il controllo
della gestione nel cui l’interesse prevalente questa si svolge.
Sono sue prerogative:
-di iniziativa della costituzione dell’azienda;
-il governo economico dell’azienda funzionante;
-decisioni riguardanti i cambiamenti o l’estinzione dell’azienda.
L’organismo personale è definito dalle persone che compongono i vari organi
aziendali e dal complesso organi/compiti/relazioni.
L’ulteriore elemento del patrimonio è dato dall’insieme dei mezzi di cui si
serve l’attività economica acquisiti attraverso lo scambio, quindi oggetto
dell’attribuzione di valori, la cui conoscenza è utile proprio al fine della
mutazione di esso.
Volendo infine parlare della combinazione dei processi aziendali deve
inizialmente sottolinearsi che l’azienda va vista ed analizzata nel suo aspetto
dinamico di tensione vero il progresso (può essere quindi intesa come sistema
dinamico di accadimenti e di operazioni, ossia di unità composte da più azioni
complementari).
Lo studio delle operazioni riguarda:
-le modalità di svolgimento
-le quantità economiche che esse determinano.
Se si considera lo studio dell’economia aziendale come studio di sistemi
aziendali, si potrà arrivare alla prima rappresentazione del sistema aziendale:
Potrà successivamente parlarsi poi di un sistema degli accadimenti,
all’interno del quale si potrà individuare un sottosistema delle operazioni che
a loro volta si coordineranno in:
-processi: sistemi ordinati di operazioni della stessa specie;
-combinazioni parziali di processi: date dall’unione di parti di processi di
operazioni diverse;
-combinazione generale di processi: insieme di operazioni e processi connessi
a unità continue e durature.
Le operazioni possono essere classificate in 3 categorie, ossia in operazioni di:
-organizzazione
-gestione
-rilevazione

L’organizzazione
Oggetto di studio dell’organizzazione sono le variabili di funzionamento del
sistema aziendale in sintesi classificabili in:
-variabili interne del sistema (input):
-variabili individuali
-variabili sociali
-variabili tecniche
-variabili istituzionali
-variabili organizzative:
-strutture organizzative, insieme degli elementi di base stabili del sistema di
ruoli interno al sistema organizzativo
-meccanismi operativi, insieme di processi che rappresentano il sistema
dinamico facendo funzionare il sistema organizzativo e riguardano:
-la comunicazione, ovvero la diffusione interna/esterna degli elementi
sottostanti
-la decisione, processi di elaborazione di scelta
-il coordinamento, riguarda la coerenza dei comportamenti adottati dalle
diverse unità organizzative
-il controllo, misurazione e apprezzamento dei risultati conseguiti
-la valutazione, analisi dei contributi forniti dagli operatori
-potere organizzativo, capacità di influenzare i comportamenti degli operatori
del sistema organizzativo, ed è costituito da:
-stili di direzione, modello caratteristico dei processi di influenza tra capi e
subordinati
-gestione dei conflitti organizzativi;
-variabili di trasformazioni (elaborazione degli imput)
-variabili di outpunt (risultati della trasformazione).

LE GESTIONE
Le operazioni di gestione costituiscono Il nucleo dell’amministrazione di
un’azienda e vengono distinte in due classi:
 Operazioni di gestione esterna, si riferiscono ai fenomeni di scambio tra
l’azienda e altri enti;
 Operazioni di gestione interna, riguardano tutti i fenomeni produttivi che
avvengono l’interno dell’azienda (impieghi di materie prime)
Le variegate operazioni di gestione possono essere composte in schemi
semplificati detti cicli tipici processuali aziendali.
Tali cicli possono essere distinti:
-fondamentali, se comprendono le azioni che hanno lo scopo del raggiungimento
dei fini aziendali
-ausiliari, se fanno riferimento a operazioni necessarie per rendere possibile lo
svolgimento dei cicli fondamentali.
IL CICLO FONDAMENTALE DELLE AZIENDE DI PRODUZIONE SI COMPONE DI TRE
FASI:
 Finanziamenti, approvvigionamento dei mezzi di pagamento per attuare
investimenti voluti;
 Investimenti, acquisti dei fattori produttivi atti alla produzione;
 Realizzi, derivano dalla vendita dei prodotti conseguiti attraverso le
trasformazioni dei fattori utilizzati
La gestione va osservata sotto due aspetti:
-profilo economico, osserva i costi e i ricavi, quindi il reddito  in tale
ambito si parla di ciclo di reintegro economico di un investimento che ha
durata pari al tempo di ricostituzione del costo sostenuto per
l’investimento stesso attraverso il conseguimento dei ricavi.
Il risultato economico che si crea dalla differenza fra ricavi e costi è detto
reddito, che costituisce la remunerazione del capitale aziendale
apportato dei proprietari essendone l’incremento o il decremento che il
suddetto patrimonio subisce per effetto della gestione.
-profilo finanziario, osserva i flussi monetari delle entrate e delle uscitein
tale ambito si parla di ciclo di reintegro finanziario di un investimento, che
ha durata pari al tempo necessario affinchè le uscite monetarie
dell’investimento ritornino in forma liquida attraverso il loro realizzo.
Proprio la differenza tra entrate ed uscite monetarie costituisce il risultato
finanziario

In presenza di uno stesso investimento i due diversi cicli di reintegro di


esso possono essere sfasati sia temporalmente che quantitativamente.
La rilevazione, è un sistema di operazioni che servono a sintetizzare
l‘essere e il divenire di mezzi e l’organizzazione in azienda. (controllo della
gestione aziendale)
Tale sistema di operazioni offre conoscenze sui fenomeni della gestione:
considera le operazioni di gestione sotto molti aspetti diversi
(coordinazione e risultati), con lo scopo di formulare giudizi di
convenienza.
Le rilevazioni sono di tipo quantitativo: il loro limite consiste nella
valutazione degli aspetti qualitativi della gestione che non possono
facilmente essere rappresentati quantitativamente.
Le finalità delle rilevazioni sono:
 Fornire informazioni alla direzione aziendale che siano assidue e
significative per indirizzare la gestione;
 Risolvere problemi di convenienza, determinare i processi più economici e
le sequenze più razionali;
 Controllare l’andamento del lavoro in ogni settore con rispettivi interventi
Esistono due tipi di rilevazioni:
-rilevazioni contabili, si fondano sul conto (insieme dei valori riferiti ad un oggetto
variabile e commensurabile); l’insieme dei conti in essi contenuti sono nominati
sistema di scrittura contabili.
-rilevazioni statistiche o extra contabile, seguono procedure diverse e non si
avvalgono del conto.

Cap. 4

Per verificare se un’azienda sia di successo o meno occorre che essa rispetti:
-la condizione di economicità cioè la capacità di un’impresa di coprire tutti i costi
attraverso i ricavi.
-il principio di economicità secondo cui è necessario che i ricavi siano maggiori
rispetto ai costi degli investimenti sommati ai costi dei finanziamenti, per ottenere
un utile. La differenza (cioè l’utile) può essere utilizzato per accrescere gli
investimenti. Nel caso contrario (cioè quando i costi superano i ricavi) l’azienda va in
perdita e sarà destinata al fallimento.
I fattori che incidono sulla condizione di economicità sono:
-i prezzi dei fattori produttivi e dei beni prodotti
-i rendimenti dei fattori produttivi

Solvibilità capacità di un’azienda di far fronte, in ogni momento, ai propri impegni


finanziari (debiti).

Il ciclo di vita dei prodotti è costituito da 3 grandi fasi:


1. lancio
2. affermazione
3. declino

Il successo dell’azienda dipende dalla sua capacità di avere nel suo portafoglio una
buona quantità di prodotti affermati garantendone nel tempo anche il riciclo (cioè la
sostituzione con nuovi prodotti), mantenendo cioè competitività, intesa come
capacità dell’azienda di concorrere efficacemente sui mercati e che si compone di
due dimensioni:
-L’efficacia cioè la capacità di raggiungere l’obiettivo prefissato.
-L’efficienza cioè l’abilità di raggiungere l’obiettivo prefissato impiegando le
risorse minime indispensabili.

Cosa è il successo aziendale?  per un’azienda il successo consiste nel pieno


raggiungimento degli obiettivi e degli scopi per i quali essa è stata istituita e
condotta nel tempo (G. Zappa)
Shareholders coloro che hanno investito i propri risparmi nell’azienda e hanno
quindi la speranza di vedere accresciuto il loro capitale nel tempo.
Stakeholders coloro che conferiscono all’azienda il proprio lavoro in cambio di una
retribuzione (impiegati, operai ecc).
Per condurre l’azienda al successo è necessario rispettare i valori aziendali detti
anche imprenditoriali che guidano gli attori d’azienda nei loro comportamenti ed
essendo delle idee guida costituiscono nel loro insieme la cosiddetta cultura
aziendale.

Esistono diversi filoni che si occupano di studiare i valori aziendali:


-business etichs basato sull’individuazione dei metavalori. Esamina i principi etici e
i problemi morali o etici che possono sorgere in un ambiente aziendale.
-istituzionalista aziendale affine alla strategia sociale, insieme alla quale
individuano i valori istituzionali.
-innovazione secondo cui l’imprenditore deve essere capace di rinnovarsi rispetto
agli altri concorrenti.
-eccellenza imprenditoriale che studia i valori organizzativi e di business per
raggiungere sempre più elevate prestazioni.

I valori aziendali che stanno alla base del successo dell’azienda sono:
-il servizio al cliente
-l’economicità
-l’innovatività
-la valorizzazione delle risorse
Cioè la funzione dell’aziende di soddisfare i bisogni del cliente in un contesto
concorrenziale, in modo economico valorizzando le proprie risorse.
Filone istituzionalista aziendale : ruoli e funzioni

I ruoli svolti dall’azienda sono:


-ruolo di organizzazione economica riguarda il soddisfacimento dei bisogni
umani.
-ruolo proprio di sistema socialeriguarda i rapporti con i clienti, con i fornitori,
con i finanziatori cioè coloro che sono più vicini all’impresa(microambiente).
il macroambiente, invece, è l’insieme delle variabili esterne che influenzano la vita
di un’azienda.
Il macroambiente è composto da 6 principali forze:

-ruolo di struttura patrimoniale attinenti al capitale e alla capacità


imprenditoriale al fine della produzione di reddito.

FORMULA IMPRENDITORIALE
Insieme dei valori cardine che devono essere presi in considerazione per
raggiungere la cosiddetta eccellenza imprenditoriale.
5 elementi che caratterizzano la “Formula Imprenditoriale”:

1. Struttura
2. Sistema di Prodotto
3. Sistema Competitivo
4. Sistema degli Attori Sociali
5. Sistema Prospettive/Contributi/Consensi
Al centro di tutto c’è la struttura, che rappresenta l’ossatura dell’azienda che la
tiene in piedi e che viene collegata con il sistema di prodotto detto anche sistema di
offerta (riguardante le problematiche dell’offerta, cioè le condizioni più economiche
dello scambio) che si confronta con il sistema competitivo detto anche sistema di
domanda (che cerca di realizzare il successo attraverso l’utilizzo di strategie
competitive).
Il sistema degli attori sociali che riguarda il microambiente (coloro che sono più
vicini all’azienda: personale, clienti, fornitori ecc) e si collega con il sistema
prospettive/contributi/consensi che comprende le aspettative dei vari attori nei
riguardi dell’azienda e i contributi e i consensi che essa richiede ai detti attori.

L’insieme di questi 3 elementi (prospettiva, contributi e consensi) prende il nome di


formula imprenditoriale sovraordinata che porta l’impresa a concepire una
strategia sociale per incentivare i vari attori coinvolti e cercare di soddisfare al
meglio le loro esigenze.
Cap. 5
La gestione dell’azienda viene valutata in riferimento all’esercizio amministrativo,
cioè quel periodo di tempo corrispondente all’anno solare e chiamato anche
periodo amministrativo.
Il bilancio di esercizio è uno strumento di rilevazione che rappresenta
sinteticamente le varie fasi del ciclo aziendale e misura il grado di economicità e il
livello di solvibilità dell’azienda. Si compone di 4 parti:
1. Stato patrimoniale
2. Conto economico
3. Rendiconto finanziario
4. Nota integrativa

LO STATO PATRIMONIALE
Si rappresenta graficamente come un prospetto dotato di due sezioni: a sinistra
le attività (attivo) e a destra le passività e il netto patrimoniale (passivo). Il netto
patrimoniale è la differenza tra attività e passività.
Le attività comprendono gli investimenti produttivi attuati dall’azienda e
comprendono: sia fattori generici di produzione (denaro e crediti) sia fattori
specifici di produzione (macchinari e materie prime).
Le passività comprendono i finanziamenti aziendali, che si distinguono in:
- Capitale proprio mezzi finanziari messi a disposizione dai proprietari
aziendali soggetti a rischio di non essere più restituiti qualora l’azienda
dovesse andare male.
- Debiti di finanziamento prestiti con vincolo di restituzione.
- Debiti di funzionamento che sorgono quando i fornitori di merci o di
materie prime concedono all’azienda una dilazione di pagamento.
Attività, passività e netto patrimoniale costituiscono il patrimonio aziendale.
L’obiettivo dello stato patrimoniale è dare una visione generale della situazione
del patrimonio aziendale in un dato momento.
I valori espressi nello stato patrimoniale non saranno valori certi ma valori frutto
di valutazioni, stime e previsioni.
IL CONTO ECONOMICO
E’ l’insieme di tutte le operazioni aziendali (costi e ricavi) che hanno contribuito a
determinare il risultato economico finale (che può essere o un utile o una
perdita) di un certo esercizio (anno solare).
Si compone di due sezioni:
- La prima (a sinistra) contiene i costi i valori dei fattori produttivi consumati
in un determinato periodo (energia elettrica, materie prime, spese di gestione
ecc).
- La seconda (a destra) contiene i ricavi cioè l’utilità economica conseguita
attraverso la vendita di beni e servizi.
La differenza positiva tra ricavi e costi indica l’utile o reddito di gestione.

Il principio di competenza economica è un principio contabile per cui, per


calcolare il risultato economico di un dato periodo, è necessario considerare solo
i costi e i ricavi che si riferiscono a quel periodo di tempo, a prescindere dalle
manifestazioni finanziarie (entrate e uscite) già avvenute o che devono avvenire.

Il principio di competenza economica si basa su 3 corollari (regole):


Il conto economico comprende:
rettifiche e integrazioni correzioni che si fanno al momento di chiudere un
bilancio, necessarie al fine di determinare in maniera corretta il risultato di
esercizio, cioè utile o perdita, rispettando il principio di competenza economica.
Vengono indicate nel prospetto del conto economico dividendo le due sezioni
(costi e ricavi) in 3 settori:
Primo settore comprende operazioni iniziate nel passato ma di competenza
economica dell’esercizio corrente e operazioni di competenza dell’esercizio
passato ma collegate all’esercizio corrente.
Secondo settore comprende costi e ricavi manifestatisi nell’esercizio e costi e
ricavi poliennali.
Terzo settore comprende operazioni iniziate o nell’esercizio corrente o in
quello passato ma sono di competenza di esercizi futuri.

C’è da dire, inoltre, che le rettifiche e le integrazioni di costi e ricavi sono


costituite da quei costi e quei ricavi che si sono manifestati nell’esercizio corrente
ma che avranno le loro manifestazioni negli esercizi futuri. In particolare si parla
di costi poliennali, cioè i costi sostenuti da un’azienda all’interno di un esercizio
economico che non gravano per intero sull’esercizio presente ma che saranno
anche di competenza degli esercizi futuri. Grava sull’esercizio corrente solo la
quota di ammortamento (per capire, simile ad una rata).
Non tutti i costi di esercizio sono consumati nello stesso esercizio in cui vengono
sostenuti (materie prime non ancora utilizzate, prodotti finiti non ancora venduti
ecc). Essi danno origine a rimanenze finali di costi di esercizio detti anche costi
sospesi. Queste rimanenze finali non riguardano però sempre beni materiali
(merci, prodotti, materie prime, imballaggi ecc), possono infatti riferirsi anche a
fattori immateriali (per esempio quando si paga l’affitto anticipato che riguarda
più mesi e comprende anche mesi dell’esercizio successivo. In questo caso i mesi
dell’esercizio successivo,cioè dell’anno successivo, costituiranno le rimanenze
finali di costi di esercizio o costi sospesi – risconto attivo).

I risconti sono rettifiche in diminuzione di costi e ricavi. Costituiscono quote di


costi o ricavi non ancora maturati ma che hanno già avuto una manifestazione
finanziaria. (es. affitto mensile anticipato)
I risconti attivi sono rettifiche di costi che hanno avuto manifestazione finanziaria
nell’esercizio in corso ma sono di competenza di esercizi successivi.
I risconti passivi sono rettifiche di ricavi che hanno avuto manifestazione
finanziaria nell’esercizio in corso ma sono anch’essi di competenza di esercizi
successivi.
Appartengono per questo entrambi al terzo settore e costituiscono rimanenze
finali di costi di esercizio.
I ratei sono integrazioni di costi e ricavi. Costituiscono quote di costi o ricavi
maturati nell’esercizio presente ma che non hanno ancora avuto una
manifestazione finanziaria.
I ratei attivi sono integrazioni di ricavi di competenza dell’esercizio presente ma
che avranno manifestazione finanziaria nell’esercizio successivo (es. merce
venduta ma non ancora pagata).
I ratei passivi sono integrazioni di costi di competenza dell’esercizio presente ma
che avranno manifestazione finanziaria nell’esercizio successivo.
Es: TFR: che matura ogni anno ma che viene percepito al momento del
licenziamento.

RELAZIONI TRA CONTO ECONOMICO E STATO PATRIMONIALE:


Nello stato patrimoniale le rimanenze finali di costi di esercizi, considerati come
investimenti in attesa di realizzo, trovano collocazione tra le attività.
Le integrazioni di ricavi (ratei attivi) si inseriscono tra le attività, perché
aumentano i ricavi.
Le integrazioni dei costi (ratei passivi) si inseriscono tra le passività, perché
aumentano i costi.
Le rettifiche di costi (risconti attivi) si inseriscono tra le attività, perché
diminuiscono i costi.
Le rettifiche di ricavi (risconti passivi) si inseriscono tra le passività, perché
diminuiscono i ricavi.

Le quote di ammortamento dei costi poliennali vengono annualmente


accumulate in un apposito fondo chiamato fondo di ammortamento che va tra le
passività.

I PRINCIPI CORRETTIVI DEI CRITERI DI VALUTAZIONE DEI VALORI ESPRESSI NEL


BILANCIO:
L’inevitabile incertezza dei valori espressi nel bilancio può essere corretta
rispettando due principi:
1. il principio di prudenza secondo cui le entrate e i valori economici positivi
del reddito non ancora realizzati, anche se attesi, non devono essere
contabilizzati mentre tutte le spese e i valori economici negativi del reddito
devono essere contabilizzati anche se non sono stati ancora definitivamente
realizzati.
2. il principio di liquidità dei costi e ricavi al momento del bilancio per
spiegare tale principio è opportuno ricorrere ad un esempio: al momento della
valutazione delle rimanenze finali sarebbe necessario conoscere il futuro prezzo
di vendita dei prodotti. Qualora questo risulti superiore al costo il valore del
presunto realizzo sarà congruamente ridotto. La valutazione andrà fatta al valore
di presunto realizzo senza riduzione se il costo supera il valore di presunto
realizzo.

Esempio:
costo prodotti rimanenza = 500
Valore che si presume di realizzare dalla vendita = 400
In questo caso la valutazione di bilancio sarà di 400.

Se invece il costo prodotti di rimanenza = 300


Valore presunto di futuro realizzo=400
In questo caso la valutazione di bilancio avverrà al valore di presunto realizzo
congruamente ridotto = 350

LO STATO PATRIMONIALE COME INDICATORE DI SOLVIBILITA’ DI GESTIONE:


Solvibilità capacità dell’azienda di far fronte agli impegni finanziari assunti
(debiti, prestiti ecc) alle scadenze dovute.
Per capire il livello di solvibilità di un’azienda è fondamentale suddividere le
attività e le passività in base al loro tempo di reintegro/rimborso economico
(recupero).
Per cui possiamo considerare le attività distinguendole in:
- Capitale fisso o immobilizzazioni che comprende gli investimenti a lento
ciclo di recupero.
- Capitale circolante e disponibilità che comprende gli investimenti a rapido
ciclo di recupero.
Considerando, invece, le passività distinguiamo:
- Capitali permanenti finanziamenti a lento ciclo di rimborso.
- Debiti a breve termine finanziamenti con scadenza di rimborso inferiore a
12 mesi.
Affinché l’azienda possa dirsi solvibile si dovrà avere:
CAPITALE CIRCOLANTE > DEBITI A BREVE TERMINE
La differenza tra capitale circolante e debiti a breve termine viene indicata come
capitale circolante netto e il loro rapporto viene definito come indice di
disponibilità.

IL CONTO ECONOMICO COME INDICATORE DELLA ECONOMICITA’ DELLA


GESTIONE:
il valore che qualifica economicamente la gestione dell’azienda è espresso dal
reddito che può suddividersi in:
- Reddito di esercizio risultato economico riferito ad un singolo esercizio
(anno) amministrativo.
- Reddito parzialerisultato economico riferito a sub-sistemi (gestione di titoli,
gestione di trasporti).
- Reddito nettorisultato economico derivante dalla considerazione di tutte le
componenti positive e negative di competenza della gestione.
- Reddito lordorisultato economico derivante dalla considerazione solo di
alcune componenti di competenza della gestione.
- Reddito operativo risultato economico lordo che riguarda l’area operativa
(chiamata anche gestione caratteristica o tipica) ed è pari alla differenza tra il
valore della produzione ottenuta e il costo della produzione stessa.
- Reddito netto globalerisultato del reddito di esercizio considerato
globalmente, cioè come unitario insieme di tutte le aree di gestione
dell’azienda (area operativa, finanziaria, atipica, della gestione straordinaria,
tributaria). Questo reddito qualifica la gestione globalmente considerata.

Nel bilancio, per indicare la redditività, cioè quanto rende il capitale investito
nell’azienda, si usa il ROI (return on investment). È un indice variabile soggetto a:
- Condizioni di attività, che forniscono indicazioni su cosa e quanto produrre
per il mercato.
- Condizioni di efficienza, che riguardano l’attitudine dell’azienda a utilizzare
senza sprechi le risorse a disposizione.
- Condizioni di elasticità, che permettono di adattare l’attività aziendale alle
mutevoli condizioni di ambiente e di mercato.

Il valore del reddito netto globale costituisce la fonte di remunerazione del


capitale proprio dell’azienda. Se questo non viene distribuito per intero ai
proprietari del capitale viene accantonato a riserva,diventando un extra-reddito
o reddito risparmiato.
Quando l’azienda trattiene al suo interno gli utili conseguiti non distribuendoli ai
soci si parla di autofinanziamento in senso stretto.
Quando l’azienda va a finanziare parte degli investimenti attingendo a risorse
proprie si parla di autofinanziamento in senso ampio.

MOLTEPLICI CONFIGURAZIONI DI CAPITALE:


si distinguono 3 diverse nozioni di capitale:
1. Capitale di funzionamento costituisce il valore dell’azienda in
funzionamento, cioè il capitale esistente alla fine dell’esercizio nell’ipotesi di
continuazione della vita aziendale.
2. Capitale di liquidazione  costituisce il valore dell’azienda messa in
liquidazione, cioè in caso di cessazione.
3. Capitale economico  costituisce il valore di scambio dell’azienda
funzionante. Per ottenere questo valore si fa una stima delle potenzialità che
l’impresa può offrire. Questa stima riguarderà principalmente:
- l’arco temporale all’interno del quale i risultati devono essere valutati.
- i risultati da attualizzare
- il tasso di attualizzazione dei risultati, tasso di interesse che consente di
stabilire oggi il valore attuale di un capitale che ha come naturale scadenza una
data futura.
La differenza tra capitale economico e capitale di funzionamento viene
denominata avviamento ed esprime la stabilizzata attitudine dell’azienda a
generare redditi e a remunerare congruamente il capitale da essa investito.

Abbiamo detto che l’autofinanziamento è la capacità endogena della gestione di


un’azienda di finanziarsi. Esso deriva dagli utili non distribuiti, dagli
accantonamenti per rischi, dagli accantonamenti per costi futuri e dalle quote di
ammortamento dei costi pluriennali.
Diverso è invece l’autofinanziamento da indebitamento, cioè la creazione di
maggiori disponibilità finanziarie derivanti da dilazioni concesse dai fornitori per
il pagamento di debiti.
Il valore dell’autofinanziamento dell’azienda posta in liquidazione è costituito
esclusivamente dagli utili palesemente o occultamente accantonati nella fase di
funzionamento.
Cap. 6

Per l’analisi dell’economicità di un’azienda occorre partire dalla definizione di


costo, cioè la spesa necessaria per acquisire un bene o usufruire di un servizio.
L’analisi dei costi di produzione di un’azienda risulta utile per determinare un
controllo sull’andamento della gestione e poter migliorare i ricavi, ma per
analizzare al meglio occorre trovare una relazione trai costi e l’oggetto di
riferimento.
Distinguiamo:
- Costi speciali o diretti, cioè costi per i quali è possibile stabilire un rapporto
speciale di causalità tra il loro sostenimento e l’oggetto di riferimento. Sono
costi direttamente attribuibili ad un oggetto (per es: costo delle materie
prime, del lavoro ecc).
- Costi comuni o indiretti, che non possono essere attribuiti ad uno specifico
oggetto ma sono relativi al funzionamento dell’intera struttura (es: costi di
gestione, di amministrazione ecc).

Sulla distinzione tra costi speciali e costi comuni si fondano le configurazioni di


costo, per cui avremo:
- Costo primo, costituito dalla sommatoria dei costi diretti.
- Costo complessivo, costituito dal costo primo + la sommatoria di quote di
costi indiretti.
- Costo economico-tecnico, costituito dal costo complessivo + i costi virtuali o
figurativi.

Esiste inoltre una distinzione dei costi secondo il loro andamento dinamico:
- Costi variabili, che variano proporzionalmente al variare del volume di
produzione
- Costi fissi o costanti, che non variano al variare del volume di produzione.

LA PROGRAMMAZIONE DEL SUCCESSO AZIENDALE E I SUOI STRUMENTI:


Per pianificazione strategica si intende l’insieme delle attività dirette a stabilire
gli obiettivi che l’azienda deve raggiungere in un determinato arco di tempo, ad
individuarne le modalità di realizzazione e a predisporne mezzi necessari allo
scopo.
Possiamo, in primo luogo, considerare l’ambiente in cui è inserita l’azienda e in
relazione al quale si definiscono gli obiettivi, valutando dove deve andare
l’azienda tenendo conto delle opportunità e delle minacce che si possono
presentare.
Con la fase della pianificazione strategica si analizzano i punti di forza e di
debolezza e ci si domanda quali azioni bisogna intraprendere. Essa è correlata
con la programmazione, durante la quale avviene la formazione del budget con
la specificazione dei target per l’acquisizione e l’allocazione delle risorse.
Sono proprio questi target, formulati con il budget, che trasformano gli obiettivi
da descrittivi a numerici.
Alla fase della programmazione segue la fase del controllo che può essere:
economico-finanziario (nei confronti del budget) o strategico (nei confronti
dell’ambiente).

Per il raggiungimento del successo aziendale occorre innescare un circuito


virtuoso tra le decisioni di governo (volte a definire gli obiettivi, a decidere
attraverso quali percorsi raggiungerli e come attuarli) e la creazione di un
contesto lavorativo favorevole.
Il meccanismo operativo che permette il funzionamento del circuito è il sistema
di controllo che consente di svolgere le tre fasi fondamentali in cui si articola
l’attività di direzione:
1. definire le condizioni per realizzare e mantenere l’equilibrio economico e
finanziario nel medio-lungo periodo (pianificazione).
2. determinare gli obiettivi di breve termine volti ad orientare il comportamento
di chi detiene responsabilità direttive (programmazione).
3. verificare il raggiungimento degli obiettivi stabiliti (controllo).
Il controllo di gestione è il processo attraverso il quale i responsabili ai vari livelli
si assicurano che le risorse vengano acquisite e impiegate in modo efficace ed
efficiente per il conseguimento degli obiettivi di impresa.

Il diagramma di redditività è costruito ipotizzando che i ricavi varino


proporzionalmente al variare del volume di produzione così come i costi variabili.
Quando si ha l’uguaglianza tra i costi e i ricavi si individua sul diagramma un
punto chiamato punto di pareggio o break even point o punto di fuga
dell’imprenditore.
Al di sotto di tale punto si ha un’area di perdita, al di sopra un’area di profitto.
Strumento centrale di programmazione è il budget, definibile come un
programma di gestione che fissa gli obiettivi da raggiungere, espone i costi per
realizzarli e indica i risultati economici che devono essere conseguiti.
Il budget, dunque, è un programma di gestione riferito all’esercizio futuro che si
conclude con la formulazione di un bilancio preventivo. Per cui avremo la
programmazione economica che conduce alla stesura di un conto economico
previsionale (cioè a quanto ammonteranno i costi e i ricavi) e una
programmazione finanziaria che conduce alla stesura di uno stato patrimoniale
previsionale (cioè a quanto ammonteranno le attività e le passività).
Il processo di formazione del budget segue una serie di fasi logiche quali:
1. comunicazione ai responsabili, preposti all’elaborazione del budget, delle
politiche e delle linee guida a cui il budget deve essere ispirato.
2. individuazione dei fattori che limitano o vincolano il raggiungimento degli
obiettivi.
3. preparazione del budget delle vendite.
4. preparazione ed approvazione del budget economico e finanziario.
5. revisione periodica del budget globale (b. economico + b. finanziario).

Può capitare che ci sia una modifica della programmazione ed eventualmente


anche degli obiettivi operativi. Ciò conduce a parlare di come debba essere
effettuata l’analisi degli scostamenti tra i dati preventivi e i consuntivi (quelli
effettivamente realizzati) cercando di individuare il perché, chi e come si sono
realizzati.
L’analisi degli scostamenti ha come caratteristiche:
- Lo scopo fondamentale permettere la correzione tempestiva di eventuali
disfunzioni gestionali.
- L’obiettivo
- L’oggetto dell’analisi confrontare i dati programmati e quelli effettivi
- Le modalità di verifica dei risultati.

Per concludere, gli scostamenti si distinguono in:


- Scostamenti di realizzazione, riconducibili ad incapacità dei responsabili.
- Scostamenti di previsione, attribuibili ad errori di previsione.
- Scostamenti di misurazione, attribuibili ad errori di classificazione e calcolo.
- Scostamenti di modello decisionale, dipendenti da un’erronea individuazione
della funzione obiettiva.
- Scostamenti dovuti al caso, riconducibili a circostanze fortuite.

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