Lopposizione epistemologica e metodologica tra scienze naturali e scienze sociali, che nel proprio programma scientifico il Positivsmo mirava ad annullare, assume le dimensioni di una vera e propria disputa in Germania, alla fine dellOttocento, ad opera di filosofi, storici ed economisti teorici delle scienze dello spirito (Geisteswissenschaften), cio delle scienze storiche e della cultura in genere, appartenenti al movimento dello Storicismo tedesco. I primi segnali di un inasprimento dellopposizione tra i due gruppi di discipline provengono dal lavoro di Gustav Droysen (web) (1808-1884) il quale afferma che i fenomeni umani devono essere analizzati storicamente e che questa procedura metodologica deve considerare in primis la propria peculiarit, in altre parole Droysen mette laccento sulla diversit delle procedure storiche rispetto a quelle naturalistiche. Inoltre egli introduce la famosa distinzione tra comprensione e spiegazione, la prima intesa come operazione usata dalle scienze storiche, la seconda dalle scienze naturali (in particolare fisico-matematiche). Nel 1883 nasce ufficialmente il Methodenstreit, il dibattito sul metodo, che riguarda, almeno inizialmente, i fondamenti della scienza economica. Tale dibattito, (che ha come elemento scatenante la recensione di von Schmoller allopera di Karl Menger (web) Sul metodo delle scienze sociali e delleconomia politica in particolare, e la veemente replica di questultimo) vede contrapposte da un lato limpostazione storicistica della nuova scuola storica di economia (tra i cui esponenti troviamo Wilhelm Roscher (web), Karl Knies (web) e, soprattutto, Gustav von Schmoller (web) la quale nega la possibilit di una conoscenza generalizzante dei fenomeni sociali; dallaltro limpostazione analitica della scuola austriaca (rappresentata da Karl Menger), la quale sostiene, invece, la possibilit di generalizzare in concetti e leggi il comportamento dei singoli attori.
Dallambito economico il dibattito si estende a quello filosofico ad opera di Wilhelm Dilthey (web) (nel 1883 esce infatti la sua Introduzione alle scienze dello spirito), il quale si oppone in maniera decisa alle teorizzazioni in generale del positivismo francese, in particolare a quelle del positivismo inglese rappresentato da John Stuart Mill (web) (1806-1873) del quale, per chiarezza espositiva e per una pi profonda comprensione della problematica sul metodo, richiamiamo brevemente gli aspetti fondamentali della riflessione. Mill (Sistema di Logica deduttiva e induttiva, 1843) teorizza un modello di spiegazione causale, di tipo deduttivo, che possa essere usato come metodo unico per tutte le scienze. Il modello esplicativo dunque il medesimo, con lunica differenza che mentre le scienze della natura fanno riferimento a leggi generali ultime (a leggi i cui principi sono accertati attraverso il metodo induttivo in modo incontrovertibile), le scienze sociali, o morali come le definisce Mill, fanno riferimento a leggi generali derivate (a proposizioni generali le quali pi che leggi esprimono tendenze e quindi sono pi deboli, meno certe delle leggi ultime). Tale differenza di estensione della certezza determina linferiorit delle scienze sociali rispetto a quelle naturali, tuttavia ci non modifica e non diversifica affatto il procedimento metodologico del quale entrambe si avvalgono, un metodo fondato sul principio di uniformit e causalit della natura inteso come risultato di un procedimento induttivo. Contro la posizione positivistica riduzionista, cio di riduzione delle scienze sociali alle scienze naturali, detta anche monismo metodologico, poich afferma lunit del metodo, Dilthey oppone lirriducibilit delle scienze sociali alle scienze naturali che, in contrapposizione al monismo, si pu definire dualismo metodologico. Infatti egli nega la legittimit della subordinazione dei fenomeni delle scienze dello spirito alle leggi di conoscenza della natura, mantenendo in questo modo una netta separazione tra le scienze naturali e le scienze dello spirito, le quali non possono assolvere ad alcuna finalit esplicativa. I due gruppi di discipline si differenziano dunque : 1) per il loro oggetto: le scienze della natura studiano fenomeni esterni alluomo, mentre le scienze dello spirito studiano fenomeni di cui luomo parte integrante e dei quali possiede coscienza immediata; 2) da un punto di vista epistemologico, i dati delle scienze della natura sono il prodotto di unosservazione esterna, mentre i dati delle scienze dello spirito derivano dellErlebnis, lesperienza interna, vissuta, che luomo ha di s e dalla comprensione che pu avere degli altri uomini; 3) per il loro intento conoscitivo e i metodi usati per raggiungerlo, le scienze della natura spiegano i fenomeni considerandoli casi particolari di leggi generali, mentre le scienze dello spirito comprendono il fenomeno sulla base dellesperienza vissuta avvalendosi di categorie peculiari, come lo scopo, il valore, il significato. A tutto ci si aggiunga il riconoscimento del carattere storico dei fenomeni delle scienze dello spirito, il cui oggetto il mondo umano inteso come sistema complesso di rapporti storicamente condizionati dai quali emergono sistemi sia culturali che di organizzazione sociale. Dallimpostazione di Dilthey emerge chiaramente il fondamento epistemologico che egli identifica per le scienze sociali. Tale fondamento il nesso tra Erleben (il divenire della vita di cui il soggetto ha immediata consapevolezza), lespressione della vita (le sue oggettivazioni) e il comprendere (Verstehen). Da questo deriva che il procedimento metodologico delle scienze dello spirito lo sforzo di comprendere i fenomeni del mondo umano riconducendoli allesperienza vissuta degli individui. Diversa, per alcuni aspetti, la posizione di Wilhelm Windelband (web) (1848-1915), un altro protagonista del Methodenstreit, il quale individua nella differenza di metodo lelemento distintivo delle scienze storico-sociali (non pi definite "dello spirito), una distinzione che non dipende dal carattere naturale o spirituale del fenomeno analizzato, ma dal modo di riferirsi ad una medesima realt, considerandola in maniera generale o individuale. In altri termini le scienze della natura sono tali non per il loro oggetto, ma perch mirano alla conoscenza di rapporti generali espressi attraverso leggi, sono cio scienze nomotetiche. Ad esse si oppongono non pi le scienze dello spirito, ma quelle della cultura che del fenomeno cercano di individuare il carattere proprio, distintivo (in questo senso sono scienze idiografiche), cio il suo significato culturale. Su questa scia si inserisce Heinrich Rickert (web) (1867-1936), che riprende da Windelband - suo maestro - la divisione tra il sapere generalizzante delle scienze della natura e il sapere particolarizzante delle scienze storico-sociali, precisando il procedimento di spiegazione dei due tipi di conoscenza. Nelle scienze naturali la spiegazione una determinazione di leggi nei confronti delle quali il fenomeno un caso particolare. Al contrario, nelle scienze storico- sociali la spiegazione determina un rapporto causale specifico tra due o pi fenomeni individuali, intesi come momenti successivi di un unico processo individuale di sviluppo. La particolarit dunque attribuita da Rickert alle scienze storico-sociali quella di avere una finalit esplicativa diversa da quella del modello nomotetico, che produce leggi generali. Qualche anno pi tardi - 1904, 1906 - anche Max Weber entra nel merito del dibattito riprendendo la distinzione di Windelband e Rickert tra scienze nomotetiche e scienze idiografiche, una distinzione basata sullo scopo dellindagine e sul procedimento di elaborazione concettuale. Su questo assunto, le scienze storico-sociali, contrariamente a quelle naturali, orientano la loro struttura logico-concettuale verso lindividualit. In questo modo Weber, come Dilthey, ammette la comprensione come capacit di penetrare il significato della realt culturale, tuttavia la definisce non come intuizione immediata, ma come formulazione di ipotesi da verificare empiricamente. In questa prospettiva spiegazione e comprensione vengono a coincidere, anzi, la comprensione la spiegazione di un fenomeno nella sua individualit. Se il compito, unico, della conoscenza scientifica quello di spiegare, la differenza tra i due gruppi di scienze marcata da Weber da due tipi di spiegazione, i quali hanno in comune il ricorso alla categoria di causa, ma ricorrono ad analisi diverse dei rapporti causali, basate su presupposti di diverso orientamento disciplinare, la spiegazione causale-generale si fonda sul riferimento a leggi, la spiegazione causale-individuale verso la determinazione del processo genetico di un avvenimento in ci che ha di unico. Ci che cambia sono i criteri di scelta delle scienze storico-sociali, che hanno premesse soggettive, il problema, per Weber, stabilire, proprio da quelle premesse, una validit oggettiva della conoscenza : solo il principio di causalit pu stabilire questo tipo di validit, e per questo motivo esso vale sia per le scienze naturali che per quelle storico-sociali, ma in queste ultime sono proprio i criteri soggettivi di scelta che rendono impossibile determinare tutti gli elementi del processo causale da cui ha origine un certo evento. Di conseguenza ogni spiegazione di fenomeni storico-sociali sempre parziale perch non individua mai la totalit degli antecedenti, ma soltanto una particolare serie di antecedenti; inoltre, la relazione causa-effetto non esprime mai una necessit, ma una possibilit oggettiva, la quale si presenta seguendo diverse gradazioni di intensit, ad un estremo si trovano le determinazioni dellindispensabilit, allaltro quelle della non-indispensabilit. La spiegazione delle scienze storico-sociali non espunge completamente il sapere nomologico, il quale anzi il presupposto necessario per formulare giudizi di possibilit oggettiva Tuttavia, la sua funzione solo strumentale: esso fornisce quelle che Weber chiama regole generali dellesperienza, che svolgono funzione di supporto per costruire processi ideal-tipici con i quali confrontare i fenomeni osservati. Questo processo definisce la conoscenza prodotta dalla spiegazione causale-individuale non come il verificarsi di rapporti necessari, ma come il definirsi di rapporti di condizionamento, che esprimono una maggiore o minore possibilit di realizzarsi di un dato evento a determinate condizioni.