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Il neofunzionalismo
A partire dagli anni 80 vi fu il tentativo di riprendere la prospettiva teorica parsonsiana. Parsons è stato un punto di
riferimento per molti sociologi del nostro tempo, come Luhmann, il quale ribaltando il paradigma parsonsiano da
struttural-funzionalista a funzional-strutturalista, è stato considerato un neofunzionalista. La prospettiva teorica di
Parsons ha subito un rinnovamento da parte di alcuni autori, tra i quali Alexander, sociologo americano che ha
dedicato a Parsons un volume intitolato “La ricostruzione moderna del pensiero classico: Talcott Parsons”.
Alexander si è proposto di sviluppare una nuova logica teoretica in grado di chiarire gli equivoci di fondo ancora
presenti nella teoria, a partire dalla convinzione che senza una teoria forte e vigorosa non può darsi nessuna sociologia
forte e vigorosa. Secondo Alexander la conoscenza scientifica si colloca lungo un continuum avente per estremi
opposti ⇨ la metafisica e l'osservazione empirica. La scienza non può mai prescindere da presupposto speculativi ma
non può fare a meno di dati empirici. Tra un momento teorico il momento empirico vi è interdipendenza, ma occorre
riconoscere la relativa autonomia dei diversi livelli intermedi che si collocano tra i due estremi e che Alexander elenca
secondo un ordine che va dal livello più teorica a quello più empirico (presupposti generali orientamenti ideologici,
modelli teorici, concetti…).
Egli ripropone i concetti di azione e di ordine sociale secondo un approccio multidimensionale che tiene conto del
carattere razionale e non razionale dell’azione, dell'ordine e del conflitto. L'azione e l'ordine sono concetti di carattere
generale da cui nessuna teoria sociale può prescindere e che non comportano necessariamente implicazioni
ideologiche. Parsons, secondo Alexander, non è riuscita a sviluppare una teoria multidimensionale perché ancora
troppo condizionato da scelte di valore che lo hanno portato a privilegiare il momento dell'integrazione,
sottovalutando le potenziali fonti di conflitto strutturale della società contemporanea.
Capitolo 2
Karl Marx: conflitto e mutamento sociale
Karl Marx (considerato un sociologo economista perché ci propone una teoria sulla società)
Nasce a treviri nel 1818, studia diritto a Bonn e filosofia Berlino, dove conosce la filosofia idealistica di Hegel. Nel
1843 si trasferisce a Parigi ha interesse e rapporti di amicizia e collaborazione con Engels con cui pubblica il
“Manifesto del partito comunista”. Per le sue posizioni democratiche repubblicane viene espulso da Parigi e si
trasferisce a Londra e scrive “Per la critica dell'economia politica” e il “Capitale”. Muore a Londra nel 1883.
Il materialismo dialettico
Marx assume una posizione di critica nei confronti dell’idealismo hegeliano e intende sviluppare una teoria scientifica
delle leggi, che stanno a capo della storia e alla dinamica sociale. Tuttavia, Marx adotta il modello dialettico di Hegel
⇨ secondo il quale la storia evolve attraverso costanti contraddizioni e conflitti fino a raggiungere un superamento
definitivo di tutte le contraddizioni in una sintesi finale, che per Marx coincide con la produzione capitalista e con
l'avvento della società comunista, ciò conduce all'eliminazione della proprietà private e dei rapporti di potere creando
una società egualitaria. Marx però rifiuta l’idea di tale processo come manifestazione della progressiva
autorealizzazione dello spirito assoluto, ma interpreta la dialettica come un principio attivo operante all'interno delle
condizioni materiali e degli oggettivi rapporti economici e sociali, e sostiene che l'evoluzione storica e sociale è
determinata dalle contraddizioni oggettive legate alla disponibilità delle risorse materiali e tecniche e ai rapporti di
potere, che di volta in volta vengono a stabilirsi nelle diverse epoche storiche.
Per Marx la teoria dialettica si caratterizza per la rilevanza della dimensione conflittuale nella dinamica delle
relazioni.
La società ⇨ intesa come totalità, ovvero come un insieme di elementi in relazione reciproca tra di loro, in modo
diacronico cioè in continua trasformazione (e non sincronico cioè immutabile), il cui movimento è determinato dalle
contraddizioni oggettive che emergono, di volta in volta, nella realtà sociale tra determinate strutture materiali e
determinati rapporti sociali.
- strutture materiali> insieme di forze e mezzi di produzione (risorse materiali disponibili, conoscenze
scientifiche e strumenti tecnici)
- rapporti sociali> rapporti di produzione (es. rapporti di lavoro) e modo di produzione (che caratterizza il
sistema di produzione di una data società in quel preciso momento storico)
Tali dimensioni costituiscono l'infrastruttura (o struttura portante) del sistema sociale, che a sua volta determina le
forme della sovrastruttura, ovvero l'insieme delle rappresentazioni culturali (mito, religione, filosofia) e dei sistemi
normativi (leggi, istituzioni, politici) presenti nel sistema sociale e anche della coscienza individuale e collettiva
(valori, motivazioni).
Le condizioni di superamento del modo di produzione borghese moderno o capitalista sono rappresentate dalla
crescente socializzazione della produzione del capitale e dallo sviluppo di una classe operaia sempre più numerosa e
consapevole dello sfruttamento nella quale essa si trova. Il cambiamento sociale viene inteso come il risultato
dell'esplodere delle contraddizioni oggettivamente createsi tra livello infrastrutturale e livello sovrastrutturale.
Le classi sociali
Per Marx i veri protagonisti dei processi storici di trasformazione sociale non sono gli individui singoli o i gruppi ma
le classi.
Classe ⇨ insieme di individui che, all'interno di un sistema strutturato di rapporti di produzione, si trovano
oggettivamente nella stessa posizione ed è basata sull’oggettiva possibilità di accesso dei membri alle risorse
economiche e sociali.
L'appartenenza ad una classe è determinata:
dalla nascita
dal progetto di socializzazione tipico dei primi anni di vita
dalle scelte lavorative
Le classi sussistono indipendentemente dalla consapevolezza degli individui di appartenervi, essa è una classe in sé
per l'osservatore esterno.
Quando gli individui assumono consapevolezza di appartenere ad una classe, si sviluppa una classe per sé (identità
oggettiva). Successivamente, solo quando si sviluppa la coscienza di classe, la classe può diventare un soggetto
politico promotore di cambiamenti e rivoluzioni dell’ordine sociale (rivoluzione proletaria). Le contraddizioni
oggettive che emergono dal rapporto tra le forze di produzione e i rapporti di produzione vanno a incidere sul rapporto
conflittuale tra le diverse classi. Ciò provoca la lotta di classe, che viene percepita nei termini di antagonismo tra le
classi dei:
- capitalisti> coloro che hanno la proprietà dei mezzi di produzione;
- proletari> coloro che non hanno altro oltre il lavoro.
Tale antagonismo è la forza motrice dei processi di trasformazione dei sistemi sociali e l'azione rivoluzionaria si fonda
sia sulle condizioni oggettive del contrasto di interessi sia sulla presa di coscienza soggettiva di una comune
appartenenza di classe. Secondo Marx, il proletariato è la forza rivoluzionaria per eccellenza dal momento che gli
operai non sono contaminati dalla proprietà privata, dunque possono costituirsi come la fonte di un processo
innovativo, trasformando così le strutture sociali eliminando la proprietà privata.
*(La lotta di classe è il tema centrale del manifesto del partito comunista)
*[la storia di ogni società sinora esistito è storia di lotta di classi (Liberi e schiavi, patrizi e plebei, baroni e servi della
plebe)]
Marx riconosce altre classi, oltre a quelle dei capitalisti e dei proletari:
1. proprietari terrieri (possiedono la rendita)
2. capitalisti (hanno la proprietà dei mezzi di produzione, il cui reddito è indicato come profitto)
3. proletari o lavoratori (che non hanno altro che il loro lavoro, compensati con il salario). A fianco dei proletari
esistono anche i contadini, gli artigiani e i piccoli commercianti.
4. il sottoproletariato (che comprende le forze sociali che restano al margine del sistema capitalistico e non
hanno un salario regolare)
Considerazioni critiche
La teoria dell’azione sociale presenta una maggiore apertura (rispetto, per esempio, a Durkheim) verso un
riconoscimento del carattere ambivalente dell’agire nel suo rapporto con le forme di mediazione simbolica. A
differenza di Durkheim, per Weber l'analisi del rapporto azione-cultura e dei processi attraverso cui si costituiscono le
condizioni di prevedibilità dell’agire, apre il problema della conservazione dell’autonomia individuale. Egli individua
la contrapposizione tra scienza e azione ⇨ la scienza non potrà mai esaurire gli elementi di imprevedibilità e di
irripetibilità quindi Weber lascia agli attori sociali l'intera responsabilità delle scelte politiche e sociali.
Sulla base di ciò, Weber formula la sua distinzione tra:
- etica della responsabilità> che procede da valutazioni concrete riguardo le conseguenze dell'agire sociale;
- etica della convinzione> la quale si determina in base all' osservanza di principi senza tener conto delle
conseguenze.
Capitolo 4
Georg Simmel: le forme sociali
Georg Simmel dopo aver conseguito la laurea in filosofia conseguì l’abilitazione all’insegnamento universitario. La
sua produzione affronta temi non solo sociologici e psicologici ma anche filosofici ed estetici, rendendo difficile una
collocazione sotto una qualunque etichetta. Tuttavia Simmel sviluppa una critica alle teorie del positivismo organicista
ed evoluzionista. Ebbe in particolari rapporti con Weber e come lui, rifiuta la concezione della società come un tutto
organico che precede gli individui. Non condivide la società sui generis di Durkheim.
La società, per Simmel, è ⇨ il risultato delle relazioni reciproche degli individui:
- l’azione sociale sorge sempre da impulsi o per determinati scopi. Gli impulsi fanno in modo che l’uomo entri
in rapporto con altri, in un agire l’uno per l’altro. Queste azioni reciproche significano che da individui
costituiti da impulsi sorge un’unità, cioè la società.
La società viene così realizzata dai suoi elementi perché sono coscienti e sinteticamente attivi.
I presupposti della conoscenza
Le unità sociali sono ⇨ il risultato diretto dell'agire individuale.
Per analizzare e conoscere tali unità il sociologo deve tuttavia procedere attraverso astrazioni e selezioni, facendo uso
di categorie che sono proprie dell'intelletto umano.
Simmel riconosce che gli a-priori della conoscenza non hanno un’origine sociale o convenzionale, per tanto, ritiene
che siano convalidati dalla loro utilità pratica sperimentata a contatto con le condizioni concrete della vita. Il
riconoscimento della presenza di a-priori della conoscenza configura la posizione simmeliana, in maniera simile a
quella weberiana, come una concezione non realista della conoscenza ⇨ nel senso che quest'ultima non viene
considerata come il rispecchiamento neutrale e oggettivo della realtà esterna, bensì come il risultato sempre parziale di
un'attività costruttiva dell'individuo conoscente.
Il rapporto tra idee e strutture sociali è un’influenza reciproca tra le due dimensioni: la conoscenza nasce:
- all'interno di condizionamenti sia naturali che sociali
- ma è anche il risultato di un'attività soggettiva relativamente autonoma.
I sistemi di idee possono influenzare profondamente la vita sociale e gli stessi rapporti economici, ma anche la
struttura materiale può influenzare i sistemi di idee e gli stili di vita.
Simmel sottolinea che le idee hanno una dimensione creativa e non sono, come credeva Marx, un puro riflesso dei
condizionamenti sociali, anche se questi possono incidere sulla possibilità o meno che le idee hanno di affermarsi
nelle situazioni sociali. Inoltre, mantiene sempre il riferimento alla libertà dello spirito umano, in quanto l'individuo
conserva una sua relativa autonomia nella risposta a questioni che sono per lui vitali. Contrariamente a Marx, Simmel
ritiene quindi che le ideologie non siano il prodotto illusorio di una falsa coscienza. Un'ideologia può essere valutata
positivamente nella misura in cui è il risultato di una scelta, di un punto di vista particolare, oggettivamente rilevante
per l'interpretazione di una situazione specifica.
Le forme sociali
Simmel dice che per analizzare e comprendere le unità sociali, la sociologia deve procedere attraverso astrazioni e
selezioni, cioè deve costruire il suo oggetto, assumendo un punto di vista particolare nei confronti dei fenomeni
sociali. Pertanto, propone di mettere in evidenza le forme di relazione che vengono a stabilirsi nei rapporti tra gli attori
sociali. Simmel distingue:
- Forma ⇨ cioè i diversi modi attraverso i quali gli individui stabiliscono le loro interazioni, le forme
permettono di strutturare la materia prima nelle istituzioni, gruppi, ecc.;
- Contenuto ⇨ tutto ciò che è presente negli individui come impulsi, interesse, scopi ecc. Costituisce la materia
prima dell’associazione.
Invece di fissare delle leggi generali dell’agire sociale, mette in evidenza i modi in cui le unità sociali vanno a
formarsi attraverso la dinamica complessa delle azioni e delle relazioni reciproche degli individui. Gli individui
vengono considerati, da Simmel, come il risultato delle relazioni sociali e oltre alla possibilità di analizzare gli
elementi che li compongono, possono essere considerati come parti di unità più ampie.
I fatti sociali, per Simmel, come per Durkheim, non sono riconducibili solo a cause psicologiche, ma anche alle forme
sociali che sono dotate di una propria dinamica.
La società è strutturata in posizioni che prescindono dagli aspetti personali e gli attori sociali stabiliscono le loro
relazioni sulla base di aspettative socialmente strutturate e di ruoli codificati. L'origine delle forme dell’interazione
sociale non si trova in particolare nelle azioni individuali e nel loro confronto, bensì nella struttura stabile delle
relazioni.
La tendenza delle forme a rendersi indipendenti dai contenuti, spiega l’interesse di Simmel per le forme del gioco,
poiché esse essendo disimpegnate dagli interessi, imitano le modalità delle relazioni umane, mettendo in evidenza
forme di relazione allo stato puro.
Simmel analizza l’incidenza del numero degli individui nelle forme concrete di associazione (gruppi, comunità,
organizzazioni) e sviluppa anche un’analisi dei determinati tipi sociali, come lo “straniero” e il “povero”.
La filosofia del denaro
Simmel ha dato una sua interpretazione della crisi della società moderna e nell’importante opera “La filosofia del
denaro” egli analizza gli effetti culturali e sociali provocati dallo sviluppo dello scambio economico fondato sul
denaro, considerato come forma di interazione sociale.
Il denaro, per Simmel, è la migliore dimostrazione del carattere simbolico del sociale, ovvero del fatto che il sociale è
fondato su credenze collettivamente condivise. Il denaro ha avuto conseguenze sullo stile di vita, favorendo:
- Il carattere astratto e anonimo dei rapporti intersoggettivi;
- la presa di distanza dalle cose e dalla natura;
- l’accelerazione dei ritmi di vita e la mobilità spaziale.
Il denaro ha provocato un aumento della complessità sociale, creando problemi di insicurezza negli individui, che
hanno la sensazione di non avere più controllo delle conseguenze delle loro azioni.
A differenza dell'artigiano, l'operaio industriale generalmente non conosce la destinazione ultima del prodotto del suo
lavoro. Ne consegue che il denaro se da un lato favorisce l’affermarsi dell’individualismo, dall’altro provoca «la
continua oggettivazione dei rapporti, l’eliminazione di ogni tinta e di ogni orientamento personali».
La preminenza dello scambio economico astratto ha una diretta influenza sulla percezione della mancanza «di
qualcosa di definitivo nel centro dell’anima» che spinge a ricercare sempre nuovi stimoli, emozioni, soddisfazioni.
Quando gli oggetti che desideriamo appaiono vuoti del loro valore e assumono un valore basato sul denaro e sui
sacrifici che siamo disposti a fare per ottenerli si diventa incapaci di percepire il nesso valore-desiderio, in quanto il
valore è oggettivato nel prezzo di mercato. Simmel pone in rilievo i profondi scompensi presenti nella società
moderna, dando un sostanziale contributo nell’analisi dei processi di oggettivazione che erano stati interpretati da Max
in termini di alienazione, e da Weber in termini di domino della razionalizzazione strumentale.
Considerazioni critiche
Simmel, fra i teorici classici della sociologia risulta essere quello che ha saputo meglio mettere in evidenza la
complessità degli elementi in gioco nella dinamica sociale. Egli, riferendosi alla dimensione esistenziale
dell’esperienza umana, tiene conto degli elementi emozionali delle insicurezze che caratterizzano il comportamento
degli attori sociali. nella sua interpretazione della crisi della modernità mostra questa ambivalenza nelle tensioni che
caratterizza il rapporto tra individuo e società. Evidenzia così che l’ambivalenza non è presente solo nel rapporto tra
l’agire soggettivo e le forme di determinazione, ma anche all'interno di quest'ultima: l’eccesso di oggettivazione in
quanto assolutizzazione indebita di determinazioni in sé sempre riduttive provoca la distruzione nella stessa funzione
di mediazione.
L’eredità di Weber e di Simmel
Weber e Simmel hanno influenzato molti autori, come:
il sociologo tedesco Tonnies, noto per la sua distinzione fra i concetti di comunità e società;
Per Tonnies:
a) La società pre-industriale era caratterizzata dalla volontà organica, ovvero dalla supremazia dei
vincoli naturali connessi alla vita biologica, all’istinto e al piacere;
b) La famiglia aveva un ruolo centrale, nella comunità, rappresentava il modello privilegiato per la vita.
c) Le norme erano fondate su: costume, tradizione e religione.
d) Nella società prevale la volontà convenzionale, ovvero il prodotto delle intenzionalità individuali
orientate alla razionalità strumentale.
Sombart, il quale sviluppa una critica del mondo capitalistico e della borghesia industriale e finanziaria:
a) Distinzione tra cultura oggettiva (insieme di modelli e norme in una data epoca storica) e soggettiva
(cult. di ogni individuo);
b) La tecnica.
Mannheim, che ha avuto soprattutto il merito di sviluppare la sociologia della conoscenza;
Elias, il quale si ricollega alla tradizione di Weber e Simmel nelle sue analisi storiche sociologiche riguardanti
il processo di civilizzazione che ha caratterizzato la modernità.
Capitolo 9
L’interazionismo simbolico
GEORGE HERBERT MEAD
La teoria sociale di George Herbert Mead, che verrà poi definita “interazionismo simbolico”, presenta elementi che
l'avvicinano sia al funzionalismo sia allo strutturalismo, ma il suo apporto più specifico riguarda l'analisi dei processi
di costituzione della soggettività e dei significati simbolici. Può essere considerata, in linea di continuità con la teoria
weberiana dell'agire sociale, costituendo un momento di transizione fra la teoria weberiana dell'agire sociale e i
successivi sviluppi della sociologia fenomenologica. Il suo insegnamento teorico si sviluppò nell’università di
Chicago, dove era attivo il dipartimento di sociologia, nel quale lavoravano diversi sociologi, tra cui William T.
Thomas.
Lui aveva impostato la ricerca sociale come analisi degli atteggiamenti e dei valori che influenzano il comportamento
sociale sulla base:
- del concetto di attenzione> atteggiamento mentale che prende nota del mondo esterno e lo manipola;
- del concetto di definizione della situazione> rappresentazioni in base alle quali gli individui valutano una
determinata situazione e si predispongono di conseguenza all’agire.
Thomas era del parere che per interpretare l'agire sociale è importante conoscere le percezioni soggettive, le credenze
e le convinzioni in base alle quali un certo aspetto viene ritenuto un reale dagli individui che agiscono nella situazione
stessa.
Cooley, amico di Mead, sottolinea l'importanza delle immagini che gli individui hanno di sé e degli altri, in quanto
elementi costitutivi della realtà sociale. Egli mostra che l'esperienza vissuta nei vari gruppi determina il modo in cui
gli individui percepiscono sé stessi e gli altri, dunque le loro relazioni sociali. Mead sviluppa la sua teoria dei processi
di interazione in un contesto culturale caratterizzato dalla teoria comportamentista di Watson e di quella pragmatista di
James. È evidente in lui influenza di Baldwin e Kohler. Mead pur definendo la sua teoria come “comportamentismo
sociale” assume una posizione di critica nei confronti della teoria behaviorista (cioè del comportamentismo) che
limitava l'analisi scientifica soltanto alle manifestazioni comportamentali esterne degli individui.
Williams James aveva già mostrato che il rapporto tra soggetto e oggetto, tra coscienza e mondo esterno sono
dimensioni che interagiscono tra di loro. Mead pensa che sia inadeguata a spiegare la genesi delle idee e degli stessi
soggetti. Wuntd pensava il sé soggettivo come antecedente ai processi sociali della comunicazione mentre al contrario
Mead ritiene che siano proprio i sé oggettivi a dover essere spiegati a partire dal processo sociale e del fenomeno
primario della comunicazione.
Mente, sé, società
Al centro della riflessione di Mead vi è il problema dei processi in base ai quali si costituiscono i soggetti sociali
(Self), emerge la dimensione della mente e del pensiero (Mind) e si forma l'organizzazione sociale (Society). Queste
tre dimensioni sono analizzate da Mead come aspetti di un tutto unico, senza che si possa considerare ciascuno degli
elementi separatamente dagli altri. Il rapporto individuo-mondo, interno-esterno, deve essere pensato come riferito a
una struttura comune.
Il comportamento esterno ha la sua fase iniziale negli atteggiamenti interni, ma è anche vero che all'interno si trovano
elementi che derivano dall'esterno. In psicologia sociale, secondo Mead, la condotta individuale deve essere spiegata a
partire da comportamenti organizzati del gruppo sociale: la società come totalità è quindi anteriore all'individuo che ne
è parte. Mead considera l'atto sociale come un tutto, non quindi semplicemente, come nel comportamentismo, in base
allo schema stimolo-risposta, ma come processo organico complesso, nel quale ogni elemento può essere compreso
solo se considerato nella sua interazione circolare con tutti gli altri elementi. Mead imposta la sua teoria della
comunicazione prendendo in considerazione il fenomeno della gestualità. La vita sociale è resa possibile dall'
interazione tra individui dello stesso tipo. L'interazione è resa possibile dalla comunicazione di significati comuni ai
diversi individui. L'espressione più elementare della comunicazione, anche negli animali, è il gesto. L’interazione è la
realizzazione di un vero e proprio atto sociale comune, un “fatto primario” a partire dal quale si possono spiegare i
diversi comportamenti. Il gesto è al tempo stesso un atteggiamento esterno osservabile è un atteggiamento interno che
però, in quanto si scatena come reazione a uno stimolo, ha un carattere automatico non intenzionale. Il gesto esprime
anche un significato, diventa simbolo di una volontà definita e si trasforma in linguaggio.
Il pensiero nasce quando l’individuo può sviluppare con sé stesso una conversazione interiorizzata (analoga a quella
che intrattiene con gli altri). Il gesto interiorizzato è un simbolo significativo, in quanto ha lo stesso significato per
tutti gli individui di una data società o di uno stesso gruppo sociale, ed è all'interno di questo senso comune
partecipato che si sviluppano anche il pensiero cosciente e il rapporto dell’individuo con il suo sé. Mead dimostra
l'intima connessione tra interno ed esterno che caratterizza l'agire umano, senza che sia possibile distinguere i due
momenti o considerarli paralleli. La base del senso comune è sempre l'interazione sociale, in quanto il significato del
mio gesto mi diviene chiaro solo nella reazione che esso provoca nell'altro, ma il fatto che io possa coscientemente
attivare tale significato mi consente di universalizzare il significato e di elaborarlo autonomamente, sullo sfondo di un
contesto generale di riferimento che Mead chiama “l'altro generalizzato”. Il gesto simbolico o linguaggio permettono
di scegliere i significati e di controllare la comunicazione, modificandola: è questo il fenomeno che Mead definisce
mente o intelletto. La mente emerge non come semplice struttura interna dell’individuo ma come risultato di un
processo sociale di interazione mediato simbolicamente.
La riflessività della mente permette di comprendere come si forma la personalità individuale ⇨ il Sé è il risultato
dell’oggettivazione che l’individuo opera di sé stesso, nel momento in cui considera sé stesso nel medesimo modo in
cui lo considerano gli altri. Il Sé si costituisce:
attraverso i rapporti concreti che l’individuo ha con gli altri
L'immagine che l'individuo ha di sé è quindi il prodotto della sua esperienza sociale e delle forme di mediazione
simbolica di questa esperienza.
Mead pone in evidenza la funzione del gioco per la costruzione del sé ⇨ il bambino, attraverso il gioco spontaneo,
tende ad assumere ruoli diversi imitando quelli degli adulti. In questo stadio, il bambino non ha ancora, secondo
Mead, un sé formato in quanto vive in maniera separata i diversi ruoli che assume di volta in volta. Successivamente
impara a giocare anche in gruppo secondo delle regole e diventa capace di assumere ruoli diversi all’interno di un
unico insieme. A questo punto percepisce sé stesso come unità, mediante l'esperienza che di questo sé gli altri gli
rinviano.
L’atteggiamento della comunità come “altro generalizzato” e il controllo che essa esercita sul comportamento dei suoi
membri diventano un fattore determinante riguardo al tipo di rapporto che il soggetto intrattiene con il suo sé. Mead
distingue tra:
- coscienza> termine che si riferisce soltanto al campo dell'esperienza
- autocoscienza> come capacità di sollecitare in noi stessi un insieme di risposte determinate che sono proprie
degli altri individui del gruppo (l'autocoscienza non riguarda soltanto l'atteggiamento verso il proprio sé ma
l'insieme degli atteggiamenti verso gli altri).
Il rapporto tra io e me
Il Sé, l’unità della personalità, comprende due momenti distinti:
Io> è un principio attivo che sfugge ai nostri tentativi di definizione: noi riusciamo a cogliere il nostro io solo
sotto forma di personaggio storico e non come io di un me e nonne nella sua immediatezza. Esso è la risposta
dell’organismo agli atteggiamenti degli altri. La reazione individuale al Me organizzato.
Me> l’insieme organizzato degli atteggiamenti degli altri che l’individuo assume come propri.
La società umana per Mead è ⇨ un fenomeno di comunicazione, mediante forme simboliche codificate dell'agire che,
fondando i significati condivisi e i comuni processi di formazione degli individui, garantiscono l'ordine sociale.
Le istituzioni sociali sono ⇨ “forme di attività sociale organizzata”, che consentono ai singoli individui di assumere
atteggiamenti generalizzati comuni.
Il punto di incontro tra individuo e società è rappresentato dal ruolo ⇨ insieme di comportamenti organizzati in vista
dell’espletamento di funzioni sociali specifiche.
Società ideale ⇨ comunità democratica integrata, pluralistica e cooperativistica, non conflittuale e non competitiva,
sufficientemente differenziata e con un'adeguata organizzazione degli atteggiamenti comuni.
Tale organizzazione è il presupposto per lo sviluppo di capacità creative dell'Io individuale.
Considerazioni critiche
La teoria di Mead ha contribuito alla comprensione della natura del soggetto sociale:
- prodotto dei processi della comunicazione sociale e delle forme di mediazione simbolica presenti in un lato
contesto socioculturale (in quanto me)
- un principio attivo di elaborazione e di trasformazione creativa delle stesse forme (in quanto io).
Il riconoscimento dell'importanza del suo contributo teorico si è ampliato col tempo grazie a Herbert Blumer, il quale
accento all'importanza dell'attività interpretativa dei singoli soggetti nella situazione particolare, dal punto di vista
dell’interazione simbolica l'organizzazione di una società è la cornice entro cui ha luogo l'azione sociale. Tale
organizzazione è il risultato delle attività di unità agenti.
Capitolo 13
Aspetti metodologici e funzioni della ricerca sociologica
La riflessione teorica in sociologia è orientata all'osservazione dei fenomeni sociali concreti all'interpretazione dei
processi che li determinano. Il campo della ricerca sociologica è vasto e comprende i rapporti interni alla famiglia, ai
gruppi sociali, le classi ecc. Il sapere sociologico ha un suo punto di riferimento che costituisce la base comune delle
osservazioni e delle rivelazioni empiriche. Ciò che studia la sociologia sono le interazioni tra i soggetti, in quanto
costituiscono di unità sociali, nel loro rapporto con le forme di mediazione simbolica e con le condizioni materiali
dell'esistenza. Per osservare i fenomeni sociali concreti e interpretare i processi che li determinano è essenziale la
ricerca empirica, attraverso gli strumenti e le tecniche di rivelazione dei dati.
Nella ricerca empirica la complessità dell’oggetto di studio viene ridotta tramite le ipotesi specifiche riguardanti
aspetti parziali della realtà sociale: la funzione delle ipotesi si situa così in una posizione intermedia fra:
- teoria> che è formata dall’esperienza pratica nel suo rapporto con le tradizioni di pensiero e con le forme
simboliche che l’hanno mediata;
- ricerca>che deve di necessità di rivolgersi a situazioni concrete più limitate.
Le ipotesi nascono quindi come risultato dell'incontro tra determinati schemi concettuali a carattere astratto (teoria) e
determinate conoscenze empiriche non ancora verificate scientificamente e come anticipazioni di relazioni esistenti tra
elementi o fenomeni diversi. Le ipotesi costituiscono delle domande delle tre supposizioni circa le possibili risposte a
quelle domande che lo scienziato formula in base all' esperienza teorica e pratica precedenti e alla percezione attuale
che egli ha della realtà che gli sta di fronte. Le ipotesi hanno un'influenza determinante nell’orientamento del piano di
osservazione e nella scelta di elementi da considerare come degli indici di misurazione (es le scale) e degli strumenti
di rilevazione della ricerca (es questionari).
La ricerca empirica non da una pura risposta tautologica (una risposta logica) e nemmeno serve per mettere in
discussione le ipotesi ma è ⇨ il risultato di un’attività interpretata dall'osservatore. Per questo è difficile capire fino a
che punto la dimensione imprevista, che emerge dalla ricerca, sia dovuta all'esperienza empirica diretta oppure al
modo di osservare la realtà. Inoltre, un'ipotesi che sia stata verificata empiricamente non conferma necessariamente la
teoria generale da cui essa è derivata né un'ipotesi falsificata pone necessariamente in crisi tale teoria.
1. Ricerca empirica di tipo tautologico> nelle quali le ipotesi determinano i risultati, selezionando solo quei fatti
che sono atti a confermarle. (determinatezza carattere riduttivo delle ipotesi e definizione dei risultati della
ricerca)
2. ricerca empirica aperta nuove scoperte> in cui vi è il confronto con aspetti che contraddicono le ipotesi di
partenza. (indeterminatezza- complessità fenomenica)
Il carattere di predeterminazione non può mai essere eliminato interamente poiché è appunto questo che viene a
costituire l'oggetto della ricerca, ma sussistono differenze di grado rispetto a tale predeterminazione in relazione sia
all'ampiezza delle procedure di verifica sia alla flessibilità e la riadattabilità nell'uso degli schemi interpretativi.
Il risultato ottenuto avrà una validità parziale e provvisoria ovvero “solo fino a prova contraria” cioè fino a quando ci
sarà una diversa interpretazione dell’esperienza. Bisogna distinguere su quali basi venga fatta la distinzione tra ricerca
quantitativa e qualitativa, così come quella tra livello macro e micro della sociologia.
Distinzione tra: (hanno entrambi un carattere soggettivo)
ricerca quantitativa> sono comprese le ricerche nelle quali più vistoso è l'apparato statistico riguardanti i dati
oggettivi
ricerca qualitativa> si tiene conto di atteggiamenti di tipo soggettivo e degli orientamenti di valore
Distinzione tra i livelli di ricerca: (hanno entrambi un carattere soggettivo)
micro> ricerche che si riferiscono a contesti più specifici
macro> ricerca che riguardano l'insieme della società o forme di organizzazione più ampie.
Il problema della validità scientifica della ricerca
La scienza ha il compito di individuare regolarità strutturali atte a consentire l'anticipazione sistematica dei fenomeni
in base a principi di spiegazione e di previsione espressi in forma di leggi generali o di teorie. Secondo Hempel la
conoscenza scientifica ha due obiettivi specifici:
- la descrizione dei fenomeni particolari che hanno luogo nel mondo dell’esperienza. Comporta l'esigenza di
modificare l'apparato concettuale di senso comune in modo da estendere la portata del sistema teorico. In
questo ambito nasce la necessità di individuare criteri e forme di classificazione e di misurazione dei fenomeni
osservati e di sviluppare analisi di tipo comparativo tra fenomeni analoghi in situazioni diverse.
- la definizione di principi generali che consentano di spiegare e prevedere quegli stessi fenomeni.
Hempel distingue due modelli di spiegazione in base alle leggi generali:
- il modello nomologico-deduttivo> in cui un determinato evento viene spiegato in base a eventi o stati
precedenti e a leggi note: la conoscenza degli antecedenti e delle leggi consente di prevedere con certezza un
determinato evento. In questo caso si può parlare di un risultato necessario.
- modello probabilistico-induttivo> in cui l'evento singolo viene spiegato a partire dall'ipotesi che è altamente
probabile che, date certe condizioni un determinato evento si verifichi. In questo caso il risultato può anche
non verificarsi. Questo modello serve a spiegare i fenomeni sociali poiché l’agire umano non può essere
ridotto a rapporti di tipo causale.
Il concetto di casualità può essere inteso sia come condizioni necessarie che determinano l'agire, sia in senso
teleologico, ovvero degli esiti intenzionali dal soggetto che possono seguire schemi motivazionali di tipo razionale
oppure seguire le regole.
La generalizzazione è uno dei requisiti di validità della conoscenza scientifica in quanto forma di sapere che per sua
natura comporta l'individuazione di regolarità e la previsione dei fenomeni. La ricerca sociale incontra notevoli
difficoltà nel pervenire a generalizzazioni del tipo di quelle formulate nelle scienze fisiche.
Mentre le unità di analisi delle scienze fisiche non cambiano, le unità di analisi delle scienze sociali variano a
seconda del tempo e dello spazio e sono scarsamente rappresentative rispetto all'universo.
Nelle scienze sociali il grado di accordo della comunità scientifica nel definire, sul piano sia lessicale sia
operativo, i concetti relativi alle variabili analizzate, è generalmente molto basso, ciò rende anche improbabili,
oltre alle classificazioni, le comparazioni tra situazione socioculturali diverse.
I limiti che la sociologia incontra non sono tutti da riferire alla giovane sociologia, ma sono dovuti in parte alla natura
dei fenomeni sociali. La teoria in sociologia appare come l'individuazione di categorie generali proprie della vita
sociale, mentre la ricerca ha la funzione di mettere in evidenza come i problemi connessi a quelle categorie siano
risolti nel caso concreto. Il sapere sociologico viene a configurarsi come un metodo per lo studio e l’interpretazione
dei sistemi di relazione sociale, anche in vista dell’accrescimento della consapevolezza critica, dello scambio
comunicativo e della capacità di gestione della realtà sociale. In questo senso, si può parlare del carattere
eminentemente ermeneutico della ricerca sociologica come ambito nel quale avvengono l'incontro lo scambio tra
esperienze diverse e si sviluppano le comunicazioni. La validità della ricerca deve essere confrontata con il criterio
“dell’utilità” legata alle qualità e alle potenzialità proprie della situazione socioculturale nella quale si sviluppa la
ricerca stessa.
Il punto di vista specifico della ricerca sociologica
Riguardo le diverse tecniche della ricerca occorre osservare che l'uso degli strumenti tecnici è condizionato dai
presupposti teorici e metodologici che precedono la ricerca. L'individuazione dei criteri di campionamento e di
delimitazione dell’area della ricerca, la costruzione e la scelta delle variabili, l'elaborazione… sono momenti nei quali
vengono effettuate scelte che possono essere più o meno consapevoli e coerenti con le premesse teoriche e le ipotesi di
partenza di una particolare ricerca. Ogni ricerca sociologica, nella formazione delle ipotesi e nella determinazione del
campo d’indagine come nella scelta degli oggetti da analizzare si serve quasi sempre di informazioni documentali
fornite da altre discipline scientifiche o da altre fonti (questi dati sono anch'essi frutto dell'interpretazione
dell’osservatore). Ciò costituisce un limite per la ricerca per via del numero dei fattori e l’attendibilità dei dati. I dati
devono essere sottoposti a un vaglio critico tramite un'analisi di contenuto in grado di esplicitare i criteri di formazione
dei dati stessi senza dare quest’ultimi per scontati. L'uso di informazioni già preformate e la rilevazione autonoma di
dati di tipo oggettivo comportano il ricorso a discipline diverse dalla sociologia.
In cosa consiste allora il contributo specificamente sociologico della ricerca?
La sociologia ha per oggetto di studio, come si è detto ⇨ le relazioni tra i soggetti in quanto costitutive di unità sociali
nel loro rapporto con le forme di mediazione simbolica costituite e con l'ambiente, naturale e sociale, circostante. Non
sarà sufficiente studiare tali relazioni dal punto di vista della psicologia individuale e della psicologia sociale, né dal
punto di vista della teoria linguistica o della teoria semiologica delle comunicazioni.
La ricerca sociologica ⇨ analizza le condizioni specifiche che garantiscono la stabilità e la prevedibilità delle
aspettative (valori condivisi, norme, ruoli, istituzioni ecc.) dei diversi condizionamenti strutturali dell'agire sociale;
degli effetti positivi di costruzione della realtà sociale; delle dinamiche di potere. Il carattere quasi sempre
interdisciplinare delle ricerche sociologiche non deve fare perdere di vista il punto di vista specifico della sociologia,
se non si vuole veder dissolto quel che costituisce il nucleo forte del contributo proprio della sociologia.
La funzione sociale della ricerca
Le principali difficoltà della ricerca sociologica sono dovuta al fatto che essa deve analizzare i processi in atto nella
realtà sociale. La ricerca sociologica vera e propria deve infatti essere effettuata quasi sembra attraverso
l’osservazione diretta dei comportamenti e il dialogo con i soggetti coinvolti. L'osservazione sia quella non
partecipante, nella quale il ricercatore si tiene all'esterno dei processi di integrazione, sia quella partecipante, che
comporta il coinvolgimento dell’osservazione produce, in misura maggiore o minore, effetti di intervento nella
situazione osservata ⇨ provoca modificazioni nella situazione studiata così che questa non può più dirsi la stessa di
quella precedente all'intervento del ricercatore. Quindi la ricerca stessa fa parte dell'oggetto di studio, e viene intesa
come un'attività interna alla totalità sociale.
Si mette in evidenza il carattere ermeneutico della ricerca in quanto ⇨ rapporto attivo di scambio con la realtà
osservata.
Il sociologo non si limita a registrare problemi già percepiti dai membri della società, ma ne scopre dei nuovi
aumentando la complessità della situazione sociale attraverso una più approfondita conoscenza della situazione stessa.
La funzione della ricerca appare orientata ⇨ ad un aumento della consapevolezza critica della società su sé stessa, in
modo da migliorare le condizioni di comunicazione tra i soggetti sociali e gestire le contraddizioni che sorgono
inevitabilmente in ogni situazione sociale. Da qui anche la responsabilità del sociologo nell’utilizzare i dati della
ricerca, della sua interpretazione dei risultati e nei modi della loro diffusione.
Inoltre, la ricerca sociologica richiede un contributo finanziario che spesso condiziona il rapporto del ricercatore con
gli enti pubblici o privati della ricerca scientifica o con i comitati interessati all’approfondimento di aspetti particolari.
La scarsa popolarità dei sociologi non è dovuta solo al fatto che, sollecitati dai mass media, si dedicano ad attività di
volgarizzazione che ha poco a che fare con l’analisi scientifica, ma anche all’accusa di inadeguatezza rispetto
all’urgenza di risolvere determinati problemi sociali. Il sociologo si muove generalmente in senso contrario alle
tendenze verso l'assolutizzazione e l'autoconservazione che sono proprie della logica delle istituzioni e delle
organizzazioni formali. Ne consegue che il rapporto tra ricercatore sociale e i suoi diversi committenti non è quasi mai
facile e privo di tensioni. Per questo occorre richiamare il sociologo alla sua responsabilità affinché il suo contributo
non venga snaturato ed egli possa conservare la propria autonomia sia nello svolgimento della ricerca sia
nell’interpretazione e diffusione dei risultati di essa.