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FRONTIERE
Antropologia religiosa
grande dimenticata
Julien Ries
Una visione nuova dell’hhomo religiosus dalla preistoria a oggi,
nel nome della scienza e nel rispetto del sacro. La prima defi-
nizione cui rifarsi risale a Cicerone, ma l’opera fondamentale
resta quella di Mircea Eliade. Alcuni punti fermi.
L’ antropologia è la scienza che si dedica Julien Ries è uno dei più autore-
allo studio dell’uomo: da un lato l’uomo voli antropologi del sacro del no-
stro tempo. Come nessun altro ha
considerato sotto l’aspetto fisico e biologi- studiato le connessioni tra reli-
co, e dall’altro lato l’uomo che vive in so- gione e politica, simboli e realtà. È
direttore del Centro di Storia
cietà ed è immerso nella cultura. delle Religioni all'Università Cat-
tolica di Lovanio. La sua opera
Il primo aspetto è connesso al settore omnia è in corso di pubblicazione
delle scienze fisiche, soprattutto della biolo- per l’Editoriale Jaca Book (che
gentilmente ha concesso il pre-
gia. Il secondo aspetto fa parte dell’ambito sente contributo). Il 19 febbraio
2008 Ries interverrà presso l’Uni-
delle scienze umane ed è genericamente de- versità Cattolica di Milano a un
signato con la denominazione “antropolo- colloquio internazionale in suo
onore, sul tema L’antropologia reli-
gia sociale e culturale”. giosa di fronte alle espressioni della
Si tratta di un ambito vasto, tanto am- cultura e dell’arte.
pliatosi negli ultimi anni da portare a con-
flitti e a una certa confusione tra etnografia, etnologia e antropolo-
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VITA E PENSIERO
Rudolf Otto
Teologo, filosofo, indianista, storico delle religioni a Marburgo, Ru-
dolf Otto si propone di mettere un freno a queste dottrine. Schleier-
Julien Ries
macher gli fornisce tre principi: la teoria delle idee necessarie (Dio,
anima, libertà); il mantenimento dell’integrità del mistero; la neces-
sità del simbolo per entrare in contatto con il divino. Otto interroga
la vita religiosa dell’umanità e questo gli dà modo di scoprire tutto il
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Mircea Eliade
Nato a Bucarest nel 1907, Mircea Eliade si imbarca per Calcutta nel
1928. Per tre anni studia il pensiero dell’India e nel 1933, all’Univer-
sità di Bucarest, comincia la sua carriera di storico delle religioni, pre-
sto interrotta dalla guerra mondiale. Va a vivere in esilio a Parigi e poi
a Chicago, dove muore nel 1986, considerato il più grande storico
delle religioni del suo secolo.
Nel 1949 pubblica a Parigi il Traité d’histoire des religions e nel
1957 Das Heilige und das Profane (Il sacro e il profano). Proseguendo
il suo cammino sulle tracce dei suoi predecessori Pettazzoni, Söder-
blom e Otto, egli si interessa da vicino al comportamento dell’uomo
religioso, distinguendo due tipi di uomo nella storia dell’umanità: da
una parte l’homo religiosus con il suo universo spirituale, un uomo
che crede in una realtà assoluta, il sacro, e per questo assume una spe-
cifica modalità di esistenza; dall’altra parte l’uomo areligioso, che ri-
fiuta ogni trascendenza. Eliade si mette a esplorare il pensiero, la co-
scienza e il comportamento dell’uomo religioso. Seguendo Söder-
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VITA E PENSIERO
Roger Bastide
In un articolo dell’Encyclopaedia universalis, Roger Bastide cerca di
presentare una sintesi della problematica attuale che riguarda l’an-
tropologia religiosa. Inizia redigendo una piccola tabella dei falsi pro-
blemi posti dai ricercatori e dalle scuole e mostra che l’antropologia
religiosa è una disciplina indipendente, distinta dall’etnologia, dalla
sociologia delle religioni e dalla storia delle religioni. Essa si interes-
sa più all’uomo che all’etnia. Il suo ruolo consiste nel comprendere la
simbologia del sacro e nel definire le leggi generali dell’uomo co-
struttore di mondi simbolici, cioè dell’homo religiosus. Si tratta dun-
que di mettere in evidenza un intero ambito dell’attività simbolica
dell’uomo.
L’antica antropologia religiosa si preoccupava anzitutto dell’origi-
ne e della natura della religione. Ora si tratta invece di inquadrare
adeguatamente il fatto religioso senza inglobarlo nei fatti sociali, dal
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coglierlo nella sua unità vivente, come un’attività che si esprime at-
traverso modalità diverse. Un problema importante in antropologia
religiosa è quello dei cambiamenti e dei mutamenti. L’autore segnala
che Eliade ha messo in luce la persistenza degli archetipi nel corso
degli sconvolgimenti religiosi – da cui l’importanza dell’homo religio-
sus che cambia ma allo stesso tempo resiste. Diviene così evidente che
il tempo delle istituzioni religiose, se rapportato al tempo delle altre
istituzioni, è un tempo «al rallentatore». L’autore pone la questione
del «campo dell’antropologia religiosa». Si tratta di tutta la sfera del
religioso. Definire questo campo non è facile, poiché «l’insieme del
culturale è quasi coestensivo all’insieme del religioso. In ogni modo,
l’antropologo deve sapere che la sfera del sacro è vasta, e che è ne-
cessario evitare di perdersi nello studio dell’irrazionale e dell’affetti-
vità pura».
pio: homo faber, homo viator, homo loquens, homo oeconomicus, ho-
mo politicus ecc. Il concetto di homo symbolicus caratterizza l’uomo
che, grazie al suo immaginario, è capace di cogliere l’invisibile a par-
tire dal visibile: si tratta di una facoltà speciale, esteriorizzata grazie
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spressione di una logica del senso del cosmo e della vita. Egli ha uti-
lizzato tutto un ordine simbolico e diversi elementi del cosmo: la lu-
ce, il vento, l’acqua, il fulmine, gli astri, il sole, la luna. A questo pa-
trimonio simbolico del sacro va ad aggiungersi la sua straordinaria
omogeneità nella concezione e nel pensiero dei credenti delle diver-
se religioni.
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agendo nel corso della storia. Questo dato ambivalente spiega l’an-
tropologia religiosa e obbliga a compiere ricerche diversificate per si-
tuarla in modo adeguato nelle diverse epoche e in contesti assai dif-
ferenti. Onnipresente nella storia umana, quello di homo religiosus è
un concetto operativo che rende possibile l’elaborazione della storia
delle religioni, ma che assume al contempo un ruolo centrale nell’an-
tropologia religiosa per via delle attività e dell’esperienza del sacro di
cui quest’uomo è autore. Nel quadro di questa esperienza vissuta,
l’attività dell’homo religiosus costituisce in qualche modo la base su
cui poggia l’antropologia di cui stiamo parlando.
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