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Lanalogia come essenza della cognizione

Douglas R. Hofstadter

Una volta, molto tempo fa, venni invitato a parlare a un workshop sullanalogia nella leggendaria citt di Sofia, capitale del lontano stato della Bulgaria. Avendo accettato linvito, ma ancora incerto sul che dire, alla fine scelsi di evitare i dettagli tecnici, e piuttosto di cercare di trasmettere una visione personale sullimportanza e la centralit del fare analogie nella cognizione. Un modo per suggerire questa mia visione di re-intonare un ritornello che ho spesso intonato in passato, vale a dire:
Non si dovrebbe pensare al fare analogie come a una speciale variet di ragionamento (come nella monotona e per nulla illuminante espressione ragionamento analogico e risoluzione di problemi, un clich di vecchia data nel mondo delle scienze cognitive), perch questo rendere allanalogia un pessimo servizio. Dopotutto, si finalmente arrivati a riconoscere (almeno cos spero ardentemente!) che il ragionamento e il risolvere problemi si trovano in realt ben lontani da quello che il nocciolo del pensiero umano. Se lanalogia non fosse che una mera variet di qualcosa che di per s si colloca in una remota periferia, allora non avremmo che una minuscola macchiola nellampio azzurro cielo della cognizione. Per me, invece, lanalogia tutto allinfuori di un minuscolo bruscolo anzi proprio quellazzurro che permea lintero cielo della cognizione dal mio punto di vista, lanalogia ogni cosa, o quasi.

Fine del tanto re-intonato ritornello. Se non vi piace, non vi piacer nemmeno ci che segue. Lambizione di questo mio capitolo di convincere i lettori di questo non ortodosso punto di vista, o in mancanza di meglio, almeno di darne un deciso assaggio. In questo senso, allora, il mio articolo condivide con lilluminante libro di Richard Dawkins Il gene egoista (Dawkins 1976) il tentativo di dare un contributo scientifico principalmente suggerendo ai lettori un cambiamento di prospettiva un occhio nuovo su fenomeni consueti. Per Dawkins, il salto di prospettiva era un ribaltamento della relazione di causalit, tale da far prendere non pi come scherzo ma molto seriamente la nota battuta di spirito un pollo il modo che un uovo ha per produrre un altro uovo. Nel mio caso, il salto di prospettiva consiste nel suggerire che ogni concetto che possediamo nella sua essenza nientaltro che un insieme strettamente impacchettato di analogie, e di suggerire che tutto quello che facciamo quando pensiamo di muoverci fluidamente da un concetto allaltro in altre parole, di saltare da un insieme di analogie a un altro e di suggerire, infine, che tali salti da-concetto-a-concetto vengono oltretutto essi stessi compiuti tramite connessione analogica. Questo punto di vista pu essere troppo ambizioso, e pu anche essere orrore! in qualche modo sbagliato, ma ho notato che molte buone idee iniziano pretendendo di occupare un territorio troppo ampio, e infine, una volta che hanno ottenuto la loro buona dose di attenzione e rispetto, la nebbia si dirada e ne emerge che, bench ancora grandi, non sono poi cos grandi e onnicomprensive come i loro proponenti avevano pensato sulle prime. Ma va bene. Per quanto mi riguarda, spero solo che la mia visione delle cose trovi qualche simpatizzante. Sarebbe un buon inizio.

Due enigmi Cominciamo con un paio di semplici domande relative a fenomeni familiari: Perch i bambini piccoli non ricordano gli eventi che gli succedono? e Perch ogni nuovo anno sembra trascorrere pi rapidamente di quello precedente? Non giurerei di avere la risposta finale a una qualunque di queste domande, per ho un forte sospetto, e qui far ipotesi in base a questo sospetto. E dunque: la risposta a entrambi fondamentalmente la stessa, direi, e ha a che fare con il processo di chunking [formazione di agglomerati] che si verifica ininterrottamente per tutta la vita il prendere piccoli concetti e metterli insieme a formarne di sempre pi grandi, cos da costruire nella mente in modo ricorsivo un repertorio gigante di concetti. In che modo allora il chunking pu fornire la chiave di questi due enigmi? Be, i neonati sono dotati di concetti semplicemente troppo piccoli, e non hanno modo di inquadrare gli eventi nella loro interezza nei termini di questi loro concetti esordienti. come se i bimbi piccoli guardassero la vita attraverso un buco della serratura in continuo e casuale movimento, e in ogni istante potessero percepire solo gli aspetti pi locali delle scene che hanno di fronte. Sarebbe unimpresa disperata cercare di rendersi conto, per esempio, di come unintera stanza organizzata unicamente sulla base di ci che vediamo attraverso il buco della serratura, per giunta un buco della serratura che si sposta di continuo e casualmente. Oppure, per tirare in ballo unaltra analogia, la vita come un gioco di scacchi, e i bimbi piccoli sono come principianti che guardano una disposizione complessa sulla scacchiera, non avendo la minima idea di come organizzarla in strutture di pi alto livello. Come noto da decenni, i giocatori di scacchi esperti raggruppano la disposizione dei pezzi sulla scacchiera quasi istantaneamente in piccoli agglomerati dinamici definiti in base alla loro importanza strategica, e grazie a questo chunking intuitivo e automatico possono quasi istantaneamente fare delle buone mosse, e inoltre possono ricordare a lungo situazione di gioco complesse. In larga misura lo stesso vale per i giocatori di bridge, che ricordano senza il minimo sforzo ogni dichiarazione e ogni andamento di gioco in una partita, e mesi dopo possono ancora raccontare in un batter docchio intere partite. Tutto questo dovuto al chunking, e io ipotizzo che i bimbi piccoli stiano alla vita come i giocatori principianti stanno ai giochi che stanno imparando semplicemente mancano dellesperienza che consente di comprendere (o persino di percepire) strutture di larghe dimensioni, e dunque assolutamente nulla viene percepito al di sopra di un livello di astrazione piuttosto basso, per non parlare della possibilit di venire richiamato alla memoria in anni successivi. Man mano che si cresce, tuttavia, i propri agglomerati (chunks) crescono in numero e dimensione, e come conseguenza si iniziano automaticamente a percepire e inquadrare eventi e costellazioni di eventi sempre pi ampi; avvicinandosi agli anni delladolescenza, frammenti complessi estratti dal flusso della propria vita vengono sistematicamente depositati come oggetti interi di pi alto livello e agglomerati di ogni tipo semplicemente continuano a ingrandirsi e a diventare pi numerosi con il procedere del proprio vissuto. Eventi che un neonato o un bimbo piccolo non sarebbero stati assolutamente in grado di percepire come tali eventi che si estendono per molti minuti, ore, giorni, o addirittura settimane vengono percepiti con estrema facilit e immagazzinati come strutture singole, complete di moltissimi dettagli (una quantit a piacere dei quali pu essere estratta e contemplata a posteriori, a seconda del contesto). I bimbi piccoli non possiedono agglomerati estesi e semplicemente non hanno la possibilit di mettere insieme le cose in modo coerente. La convinzione che alcune persone hanno di ricordare eventi

complessi accaduti quando avevano solo pochi mesi (e qualcuno sostiene di ricordare il momento della propria nascita!) non mi sembra altro che una pia illusione altamente ingannatoria. Fin qui la prima delle due domande. Per la seconda, la risposta molto simile, o almeno cos sosterrei io. Quanto pi a lungo viviamo, tanto pi esteso diventa il nostro repertorio di concetti, che ci consentono di inghiottire in singoli agglomerati mentali tratti coerenti di vita sempre pi estesi. Nel momento in cui cominciamo a vedere i motivi ricorrenti della vita a livelli via via pi elevati, i livelli inferiori quasi svaniscono dalla nostra percezione. Questo significa di fatto che i secondi, un tempo rilevanti per il nostro s infantile, quasi svaniscono dalla visuale, e poi i minuti vanno via come secondi, e presto cos fanno le ore, e poi i giorni, e poi le settimane Gente, questanno passato davvero in fretta! unaffermazione cos invitante perch ogni anno viene percepito in termini di agglomerati di livello pi elevato, pi esteso, pi allargato di quanto fosse per tutti gli anni che lhanno preceduto, e quindi ogni anno che passa contiene meno agglomati del livello pi alto di quanti ne contenessero tutti gli anni che lhanno preceduto, e cos, psicologicamente, ogni anno sembra pi rarefatto rispetto a tutti i suoi predecessori. Si potrebbe, un po per scherzo, simbolizzare il sempre pi rapido trascorrere del tempo citando la famosa serie armonica: 1 + 1/2 + 1/3 + 1/4 + 1/5 + 1/6 + 1/7 + 1/8 +... con cui intendo suggerire che il proprio n-esimo anno appare soggettivamente n volte pi corto del proprio primo anno, o n/5 volte pi corto del proprio quinto anno, e cos via. Cos, quando si adulti, gli anni sembrano passare a una velocit grosso modo costante, perch per esempio (1/35)/(1/36) molto vicino a 1. Tuttavia, secondo questa teoria, lanno 70 dovrebbe ancora sfrecciare due volte pi veloce dellanno 35, e sette volte pi veloce dellanno 10. Ma gli esatti valori numerici mostrati qui sopra non sono quello che conta. Li ho messi solo con un valore di intrattenimento. Lidea pi seria e centrale semplicemente che lininterrotto processo di agglomerazione mentale fa s che con let la vita sembri trascorrere sempre pi velocemente, e non c nulla da farci. Ecco quanto sui nostri due enigmi. Analogia, categorie astratte, e percezione di alto livello Prima di procedere, vorrei mettere tutto ci in relazione allanalogia, per il motivo che ad alcune persone la connessione pu sembrare tenue, se non inesistente. Eppure per me, proprio allopposto, lanalogia non se ne sta oscuramente in disparte, ma sta proprio l in primissimo piano e al centro di tutto. Comincer con la banale osservazione che la visione prende in entrata milioni di punti sulla retina e d in uscita dei concetti spesso parole o espressioni, come anatra, casa in stile vittoriano, sedia con design, pettinatura alla Joyce Carol Oates, o assomiglia vagamente al Presidente Eisenhower. Il processo di percezione (visiva), in altre parole, pu essere pensato come la rapida attivazione di categorie mentali spesso elementi lessicali standard da parte di determinati scenari. Ovviamente, la percezione di alto livello pu verificarsi anche tramite altre modalit sensoriali: uno pu sentire un rimbombo sordo e dire elicottero, pu annusare qualcosa e rimarcare ambulatorio medico, pu assaggiare qualcosa e trovare le parole okra con curry che gli saltano in bocca, e cos via. Infatti, bene sottolineare che il gradino pi elevato della percezione di alto livello trascende totalmente la normale sensazione associata alla parola percezione, dal momento che, ai livelli

pi alti, le modalit di input non hanno nessuna rilevanza. Lasciate che mi spieghi. Poniamo che io legga un articolo sulla espulsione violenta di un gruppo di persone da parte di un altro gruppo della stessa regione geografica, e che lespressione pulizia etnica, da nessuna parte presente nellarticolo, spunti nella mia testa. Quel che successo qui un esempio paradigmatico di percezione di alto livello ma qual era il veicolo in entrata? Qualcuno potrebbe dire che era la visione, dal momento che ho usato i miei occhi per leggere il giornale. Ma stavo realmente percependo una pulizia etnica visivamente? No di certo. Infatti, potrei aver sentito larticolo di giornale letto ad alta voce e potrebbe essermi spuntato in testa lo stesso identico pensiero. Vorrebbe dire che ho percepito uditivamente la pulizia etnica? Oppure potrei essere cieco e aver letto larticolo in Braille in altre parole, con la punta delle mie dita, non con i miei occhi o orecchie. Vorrebbe dire che ho percepito tattilmente la pulizia etnica? La proposta assurda. La modalit sensoria di entrata di una vicenda complessa totalmente irrilevante; quello che conta il modo in cui attiva congiuntamente una gran quantit di concetti correlati, in modo tale che ulteriori concetti vengono automaticamente raggiunti e portati al centro della scena. Dunque percezione di alto livello un genere di denominazione impropria quando si arriva ai livelli pi astratti, ma non so come altro chiamarla, perch non vedo una linea netta che la separa da casi come il riconoscere lo stile impressionismo francese in un pezzo di musica sentito alla radio o pensare art dco guardando a una fonte tipografica in una inserzione pubblicitaria. Lattivazione di categorie mentali da parte di un qualche tipo di input vuoi sensoriale o pi astratto , ribadisco, un fare analogie. Perch questo? Perch ogni volta che un insieme di stimoli in entrata attiva una o pi categorie mentali, deve verificarsi un certo grado di slippage [scivolamento] (unistanza di una certa categoria non essendo mai precisamente identica a unistanza precedente). Le categorie sono entit fluide per eccellenza; si adattano a un insieme di stimoli in entrata e cercano di allinearvisi. Il processo di accoppiamento/adattamento inesatto tra categorie precedenti e cose nuove che si stanno percependo (non importa se queste nuove cose siano oggetti fisici o eventi minuti o saghe imponenti) un fare analogie per antonomasia. C qualcuno che pu negarlo? Dopo tutto, si tratta di una mappatura mentale di due entit una sullaltra una di vecchia data e profondamente addormentata nei recessi della memoria a lungo termine, laltra nuova e vivacemente danzante sul palcoscenico centrale della mente che di fatto differiscono tra loro in una miriade di modi. Il lessico mentale: un vasto magazzino di analogie attivabili Noi umani cominciamo la vita come fabbricanti di analogie piuttosto sobri il nostro insieme di categorie terribilmente scarno, e certamente nessuna categoria in s e per s particolarmente affinata. Le categorie diventano via via pi nitide e sempre pi flessibili e agili man mano che avanziamo in et, e di sicuro diventano vertiginosamente pi numerose. Molte delle nostre categorie, bench certamente non tutte, sono designate da parole o espressioni standard che condividiamo con altre persone, e per il momento mi concentrer su queste categorie quelle cio che sono designate dalle cosiddette voci lessicali. Le etichette di pubblico dominio di tali categorie le voci lessicali stesse possono essere di vario tipo, estendendosi su unampia gamma di classi pi o meno come segue:

Parole semplici: stoviglie, sveglia, scatola, sega, schianto, sospetto, schermo, scalatore... Parole composte: lavastoviglie, radiosveglia, apriscatola, motosega, grattacielo, aliscafo,
soprabito, autostrada, giradischi, portamonete, autoaiuto... Espressioni brevi: fuori servizio, organizzazione nonprofit, orario dufficio, conclusione scontata, ora di punta, musica country, benvenuto a casa, dimmi un po, lasciami in pace,

e la sua incantevole moglie, di secondordine, fatti coraggio... Espressioni pi lunghe: naufragato su unisola deserta; essere tra Scilla e Cariddi; loda il Signore e passa le munizioni; non in un futuro prevedibile; per quanto ne posso sapere; e vissero sempre felici e contenti; se fosse per me; non lho pi vista da quando era alta un soldo di cacio; sono rimasto di stucco; grazie per non fumare; offerto su un piatto dargento...

Simili elenchi vanno avanti virtualmente allinfinito, eppure la cosa sbalorditiva che pochissime persone hanno anche solo un minimo sentore della vastit del proprio lessico (ho un grosso debito qui nei confronti di Joe Becker vedi Becker 1975). Di sicuro la maggior parte degli adulti usa il proprio enorme lessico mentale con grande virtuosismo, ma sbalorditivo vedere quanta poca consapevolezza esplicita abbiano di quello che stanno facendo. stato Roger Schank, credo, a mettere in evidenza il fatto che spesso usiamo i proverbi come fossero quello che chiamerei etichette per situazioni, intendendo con ci che quando percepiamo una situazione, quello che spesso salta in mente, del tutto spontaneamente, un qualche proverbio che era sepolto nel nostro inconscio, e se stiamo parlando con qualcuno, citeremo quel proverbio, e il nostro interlocutore con tutta probabilit capir molto chiaramente come il proverbio calza sulla situazione in altre parole, far agevolmente la mappatura (o lanalogia, per sottolineare quello di cui stiamo parlando qui) tra il significato dellespressione e la situazione. Dunque i seguenti tipi di espressioni possono essere agevolmente usati come etichette di situazioni:

Questo s che si chiama guardare la pagliuzza nellocchio altrui! semplicemente entrato da un orecchio e uscito dallaltro... Quando si parla del diavolo! Quando non c il gatto i topi ballano!

Il nocciolo comune dietro a una voce lessicale Faccio ora unosservazione che, per quanto banale e ovvia, necessario tuttavia esplicitare vale a dire, le cose l fuori (oggetti, situazioni, qualunque cosa) che sono etichettate dalla stessa voce lessicale hanno qualcosa, un qualche nocciolo, in comune; inoltre, qualunque cosa sia che questi oggetti l fuori condividono, condivisa con la struttura mentale astratta che si annida dietro alletichetta usata per indicarle. Arrivare al nocciolo delle cose , dopotutto, ci per cui le categorie esistono. Infatti, io andrei decisamente oltre e sosterrei che arrivare al nocciolo delle cose ci per cui il pensiero stesso esiste ponendo quindi ancora una volta la percezione di alto livello in posizione assolutamente centrale nella definizione di che cos la cognizione. Il sostantivo ombra offre un buon esempio della complessit e della raffinatezza della struttura che si annida non gi dietro a qualche voce lessicale, ma dietro a ciascuna di esse. Notate, anzitutto, la sottile differenza tra shadow [ombra] e shade [ombra intesa come riparo]: noi anglofoni quando parliamo di una mandria che cerca lombra in un giorno di calura non usiamo shadow ma shade. Molte lingue non fanno questa distinzione, e quindi offrono ai relativi madrelingua un insieme di categorie che calibrato in modo leggermente diverso.

[NdT] Praise the Lord and pass the ammunition il titolo, divenuto proverbiale, di una canzone uscita negli Stati Uniti nel 1942.

In molte regioni del mondo, ci sono zone aride che si trovano proprio sul versante est di lunghe catene montuose (per es. il deserto dellOregon, prorio a est della catena delle Cascade); a queste regioni ci si riferisce correntemente come all ombra pluviometrica della catena montuosa.

Come chiamare la porzione pi o meno circolare di verde che rimane sotto a un albero dopo una nevicata? Potrebbe essere chiamata ombra di neve la regione dove la neve non caduta, poich un oggetto lha bloccata. Di una giovane donna che aspira a far parte della squadra di nuoto del suo liceo, ma la cui madre stata una nuotatrice olimpica, pu dirsi che sta allombra di sua madre. Di fatto, se entra a far parte della squadra e gareggia, di lei si pu perfino dire che sta nuotando allombra di sua madre. E se le sue prestazioni sono meno buone di quelle di sua madre, di lei potr dirsi che overshadowed [oscurata, o eclissata] da sua madre.

Di un uomo che abbia avuto un accesso di malattia tumorale ma che si sia ripreso e si senta al momento pi sicuro della propria salute, si potrebbe dire, Si sente ora pi o meno fuori dallombra del suo tumore. Similmente, moltre nazioni in Europe si sono riprese, in larga misura, dalle devastazioni della Seconda Guerra Mondiale, ma di alcune potrebbe ancora dirsi che si trovano nellombra della Seconda Guerra Mondiale. Un altro tipo di ombra gettata dalla Seconda Guerra Mondiale (o da ogni guerra) si ritrova nella distorta distribuzione della popolazione che caratterizza ogni gruppo che sia stato decimato; vale a dire, ci si pu immaginare la popolazione umana come se costituisse una sorta di flusso di una miriade di minuscole entit (individui) che scorre lungo gli anni (come un flusso di fotoni, o di fiocchi di neve, attraverso lo spazio), ma molto tempo ancora dopo la fine della guerra ci sono certe regioni di umanit (per es., certi gruppi etnici) in cui il flusso delle nascite stato fortemente ridotto, proprio come da un ostacolo (vale a dire, le milioni di morti avvenute nella generazione precedente, il cui effetto continua a ripercuotersi per molti decenni prima di cominciare gradualmente a estinguersi, via via che la popolazione di quel gruppo ridiventa pi numerosa). Non c ovviamente una linea netta tra i casi in cui una parola come ombra viene usata in modo convenzionale e i casi in cui viene usata in una maniera originale e inedita; bench ombra pluviometrica sia una espressione relativamente corrente, ombra di neve (per quanto sia molto pi facile da vedere) meno comune. E concetti come quello di ombra di popolazione menzionati alla fine sono probabilmente nuovi per la maggior parte dei lettori di questo articolo, anche se un concetto strettamente collegato come nellombra della guerra probabilmente non nuovo. In breve, lambito della parola ombra una non nettamente delineata regione nello spazio semantico, come lo ogni categoria umana, e qui mi richiamo al mio ritornello iniziale quellessere non nettamente delineata dovuto alla sofisticazione del processo di mappatura di situazioni su altre situazioni dovuto, in altre parole, alla innata abilit umana nel fare analogie. Il punto che un concetto un pacchetto di analogie. Voci lessicali complesse come nomi di categorie complesse Nelle prossime pagine presenter un potpourri di categorie mentali (per procura vale a dire tramite le loro rappresentazioni in termini di voci lessicali della lingua inglese (e italiana)); vinvito a riflettere, nel considerare ciascuna voce, cosa sia esattamente ci che esemplari molto diversi della categoria in questione tendano ad avere in comune. Quindi:

dog backlog probably probab-lee!

cane cumulo di lavoro arretrato probabilmente probabilmente

Interrompo un attimo lelenco per commentare le ultime due voci, che chiaramente non sono sostantivi. (Chi lo dice che i sostantivi sono le sole categorie mentali? Chiaramente i verbi rappresentano anchessi delle categorie, e lo stesso vale, non diversamente, per aggettivi, avverbi, e cos via.) Alcune situazioni evocano la parola probably; la maggioranza non lo fanno. Ci sono alcune situazioni in cui il concetto che sta dietro la parola probably semplicemente calza bene,

[NdT] La parola probably viene pronunciata in questo caso con laccento sullultima sillaba anzich sulla prima.

mentre per la maggioranza delle situazioni questo non succede. Impariamo a usare la parola probably nel corso degli anni durante linfanzia, fin quando diventa cos radicata che non ci sfiora mai il pensiero che probably la parola che coloro che parlano inglese danno a una certa categoria di situazioni; semplicemente viene evocata da queste situazioni immediatamente e senza il minimo sforzo, e viene pronunciata senza alcun pensiero conscio riguardo al suo essere adatta o meno. Semplicemente sembra giusta o suona giusta. E che dire della parola seguente probab-lee? Anchessa una voce lessicale nella mente della maggior parte di coloro che parlano linglese americano forse usata non molto spesso, forse pi spesso udita che pronunciata dai lettori di questo articolo, ma tuttavia, tutti noi madrelingua di inglese americano ne cogliamo il senso quando sentiamo la parola probably con laccento sulla sillaba finale anzich su quella iniziale, e tutti in qualche modo realizziamo le connotazioni che questo implica, anche se pu essere estremamente arduo articolarle. Per conto mio non ci prover, ad articolarle, vorrei solo per mettere in evidenza come questa variante fonetica della parola probably calzi solo in certe situazioni e non in altre (dove situazioni include, va da s, non soltanto quello di cui si sta parlando ma anche lumore di chi sta parlando, nonch la valutazione da parte di chi sta parlando dellumore di chi ascolta). Esempio: Are our stupid leaders ever going to learn their lesson? Who knows? Maybe theyre doomed to keep on repeating the mistakes of the past. Mmm... Probab-lee... [I nostri stupidi leader saranno mai capaci di imparare la lezione? Forse sono condannati a ripetere ogni volta gli errori del passato. Mmm, probaaabile] Ci che vorrei ottenere con tutte le espressioni che ho citato, di portare alla vostra attenzione consapevole il fatto che ci sono certe situazioni che uno chiama situazioni probab-lee! non meno di quanto ci siano situazioni che uno chiama situazioni piatto-dargento o situazioni quando-si-parla-del-diavolo. In breve, le voci lessicali possono essere categorie molto astratte evocate da particolari classi di situazioni ma non da altre. Questo si applica a aggettivi, avverbi, preposizioni, interiezioni, espressioni corte e lunghe, e cos via. Dunque, continuiamo con lelenco.

Come on! Go for it! Its about time! Well, excuuuuuuuuuuse me! Lets not stand on ceremony! without batting an eyelash aint

E dai! Vai pure, colpisci! Direi che proprio ora! E va be, scuuuuuuusa! Bando ai complimenti! senza batter ciglio non essere

Prima che lultima voce vi lasci troppo perplessi, fatemi notare che la famigerata contrazione aint, bench in un certo senso sgrammaticata e impropria, viene tuttavia usata in modo molto puntuale, come un bombardamento di precisione, da politici, giornalisti, rettori di universit, e simili, che con attenzione e intenzione la inseriscono nei loro discorsi in momenti molto tattici, quando sanno che i loro ascoltatori quasi se laspettano cio quando calza a pennello nel contesto. Per esempio, un generale che stia cercando di giustificare un raid di bombardamenti potrebbe dire, nel descrivere la serie di schermaglie mortali che lha provocato, Im sorry, but a Sunday picnic it just aint. [Sono desolato, ma questo non essere esattamente un picnic domenicale.] Questo solo uno dei molti tipi di situazioni aint. Noi madrelingua le riconosciamo quando le sentiamo, e similmente abbiamo un orecchio fine nel percepire un uso

[NdT] Espressione slang che sta per le forme negative del verbo essere: is not/am not/are not. La traduzione con non essere solo vagamente indicativa.

improprio della parola aint da parte di persone di cultura, anche se non siamo in grado di indicare cosa esattamente lo rende inappropriato. (Cosa abbastanza curiousa, poco tempo dopo aver scritto la prima versione di questo paragrafo, mi sono imbattuto in un articolo del New York Times che parlava del fallimento di un missile prova nel colpire il bersaglio, e una didascalia perfettamente centrata della foto cominciava con, Two out of four goals aint bad... [Due su quattro obiettivi non essere male] Come dicevo pi sopra, perfino le sorgenti pi altolocate usano questa parola sgrammaticata senza battere ciglio.) Suggerimenti sul campo di calcio Come spettatore italiofono non madrelingua dei mondiali di calcio nel 1998 alla televisione italiana, mi colp un vocabolo che spuntava ripetutamente nel fuoco di fila dei commenti dei vari giornalisti sportivi: la parola suggerimento (letteralmente, suggestion). Costoro continuavano a descrivere giocatori che avevano dato suggerimenti ad altri giocatori. Era chiaro dallinizio che un suggerimento non era un consiglio di tipo verbale (una suggestion nel senso pi letterale), ma piuttosto un qualche genere di passaggio da un giocatore a un altro effettuato durante una fase di avanzamento verso la porta avversaria. Ma che tipo di passaggio era esattamente? Certamente non tutti i passaggi venivano chiamati suggerimenti; questo termine veniva esclusivamente riservato a certi eventi che sembravano avere in s un potenziale non nullo di poter segnare un punto, come se un giocatore, senza uso di parole, stesse dicendo a un altro , Ecco prendi questo e vai, colpisci! Ma come fa un commentatore sportivo a distinguere inconsciamente e senza il miimo sforzo questo tipo di passaggi da altri che sotto molti aspetti sembrano praticamente identici? Quand che un giocatore d questo tipo di consigli non verbali a un altro? Intuivo che si tratta di una sottile questione di giudizio soggettivo, che non c una linea netta che separa i suggerimenti dai meri passaggi, ma che tuttavia c una sorta di nocciolo del concetto di suggerimento su cui tutti i commentatori sportivi italiani e i tutti gli osservatori italiani appassionati di calcio sarebbero daccordo, e che ci sono frange della categoria, in cui secondo alcune persone la parola pu essere applicata e secondo altre no. Una simile mancanza di confini non nettamente delineati vale, naturalmente, per ogni categoria mentale, per una gamma che va da sedia a autoaiuto a pagliuzza nellocchio altrui, ma per via del fatto che suggerimento non era una parola della mia lingua madre, e che sono stato quindi costretto a misurarmici esplicitamente e consapevolmente, si trattato di un eccellente esempio del modo di vedere le voci lessicali che sto cercando qui di trasmettere ai miei lettori. La polisemia e le forme non sferiche dei concetti Sarebbe ingenuo immaginare che ogni voce lessicale definisca una regione perfettamente sferica nella spazio concettuale, pura e primordiale come il nucleo di un atomo circondato da una nuvola sferica di elettroni la cui densit si attenua gradualmente al crescere della distanza dal centro. Bench nellimmagine della nuvola sferica attorno a un unico nucleo ci sia qualcosa di vero, unimmagine che descrive pi accuratamente ci che sta dietro a una tipica voce lessicale potrebbe essere quella di una molecola con due, tre, o pi nuclei che condividono una nuvola elettronica di forma irregolare. La parola suggerimento fornisce un esempio perfetto di una tale molecola, con uno dei suoi atomi costituenti che la nozione di consiglio dato verbalmente, un altro la nozione di imbeccata in un palcoscenico di teatro, e un altro ancora la nozione di un certo tipo di passaggio in direzione avversaria in una partita di calcio, e cos via. C qualcosa in comune,

ovviamente, che tutte queste nozioni condividono, ciononostante sono regioni tra loro distinguibili dello spazio concettuale. Spesso i madrelingua fanno molta fatica a rendersi conto che due nozioni marcate in modo identico nella loro lingua vengono considerate concetti ben distinti da chi parla unaltra lingua. Cos, i madrelingua inglesi percepiscono il verbo to know come concetto monolitico, e sono a volte sorpresi quando scoprono che, in altre lingue, un verbo viene usato per conoscere fatti, un verbo diverso per conoscere persone, e che ci pu essere addirittura un terzo verbo per conoscere come fare le cose. La prima volta che qualcuno fa loro notare la differenza, pur essendo in grado di vederla, facilmente la sentono come estremamente artificiosa e insensata; con la pratica, tuttavia, tendono a formare categorie pi raffinate, fino a che pu arrivare il momento in cui ci che un tempo sembrava una divisione innaturale e gratuita dello spazio mentale ora sembra offrire unutile contrapposizione tra nozioni piuttosto distinte. E viceversa, coloro che parlano una lingua in cui queste tre nozioni sono rappresentate da voci lessicali distinte possono trovare rivelatorio, affascinante, e forse anche elegante il vedere come le tre nozioni siano raccolte sotto ununica parola-ombrello. La cosa principale che mi preme nel discutere tutto ci rendere esplicito il fatto che le parole e i concetti sono ben lontani dallessere regioni convesse e di forma regolare dello spazio mentale; la polisemia (il possedere significati multipli) e la metafora rendono le regioni complesse e del tutto peculiari. I concetti pi semplici sono come isole ben separate dalla terraferma; quelli subito successivi nella scala di semplicit sono come coppie di isole unite da uno stretto istmo; poi ci sono i terzetti con due o tre istmi di varia larghezza; e cos via. Un avvertimento: quando dico i concetti pi semplici non intendo quei concetti che acquisiamo prima degli al tri quando impariamo a parlare da piccoli, ma in realt esattamente il contrario. Dopotutto, la maggioranza dei concetti istillati nella primissima infanzia non smettono mai di crescere sempre pi nel corso di tutta una vita e si rivelano essere i concetti che si incontrano pi di frequente, le cui elaborate ramificazioni e attorcigliamenti raggiungono il massimo livello di complessit! Ci che intendo con i concetti pi semplici solo i concetti con la forma pi semplice possibile; molto probabilmente tali semplici concetti dovranno la loro semplicit precisamente alla loro bassa frequenza di uso, e dunque assomiglieranno a un qualche sofisticato concetto dellet adulta, come fotosintesi o iperbole. Famiglie concettuali e rivalit lessicali Camminando lungo i corridoi di un edificio in Italia nel quale ho lavorato nel corso di diverse estati, mi sono trovato innumerevoli volte di fronte a un interessante problema di percezione di alto livello che richiedeva di essere risolto in tempo reale in un paio di secondi al pi, di solito. Vale a dire, come saluto le singole persone che riconosco mentre ci avviciniamo una allaltro nel corridoio, per poi riallontanarci di nuovo? Qui ci sono cinque esempi di livelli di saluto (ce ne sono diverse altre dozzine, inutile dirlo):

Buon giorno! (Hello! o forse Morning.) Salve! (Howdy! o forse How are you.) Buond! (Forse Top o the mornin! o How ya doin?) Ciao! (Hi! o Hi there!) Come stai? (How are you doing? o forse Whats up?)

Ciascuno di questi saluti trasmette un particolare livello di conoscenza reciproca nonch una particolare posizione lungo la spettro che va dal formale allinformale. E naturalmente succede

spesso che io riconosca una persona ma non riesca a ricordare nemmeno quante volte lho vista in passato (per non parlare di riuscire a ricordarmi che nome ha o qual il suo ruolo), e cos mi tocchi prendere una decisione che in qualche modo mi permette di spaziare su almeno due diversi livelli di amichevolezza (visto che non sono nemmeno sicuro di quanto amichevole il nostro rapporto!). La scelta incredibilmente sottile e dipende da dozzine se non centinaia di variabili, tutte inconsciamente percepite e tutte che lievemente contribuisono a una votazione tra i miei neuroni, che poi consentono a uno soltanto di questi termini (o di qualche altro) di gorgogliare fuori dal mio latente lessico mentale italiano. Considerate la seguente gamma di espressioni, tutte in un certo senso con lo stesso significato, ma che si estendono dal molto volgare, al moderatamente adirato, al piuttosto contenuto allestremamente mite:

He didnt give a flying f*** . He didnt give a good God damn. He didnt give a tinkers damn. He didnt give a damn. He didnt give a darn. He didnt give a hoot. He didnt care at all. He didnt mind. He was indifferent.

Non gliene fregava un fottuto c**** di niente. Non gliene fregava un maledetto accidente. Non gliene importava un fico secco. Non gliene importava un benedetto cavolo. Non gliene importava un cavolo. Non gliene importava un tubo. Non gliene importava un bel niente. Non gli importava. Gli era indifferente.

Per molti madrelingua, ci sono situazioni che corrispondono a ciascuno di questi livelli di intensit. Di sicuro alcuni di loro potranno essere riluttanti a pronunciare alcune di queste espressioni, ma unautentica padronanza al livello di un madrelingua comprende nondimeno una acuta consapevolezza di quando ciascuna di esse sia richiesta, poniamo in un film, o semplicemente sulla bocca di qualcun altro. Dopotutto, una larga parte della padronanza di una lingua al livello di un madrelingua consiste nel conoscere profondamente come altre persone la usano, indipendentemente dalla possibilit di usare noi stessi certe espressioni. E quindi, per riprendere il nostro tema, ci sono situazioni Non gliene fregava un maledetto accidente e ci sono situazioni di un genere molto diverso, che possono essere chiamate situazioni Non gliene importava un bel niente, e cos via. Ciascuna delle suddette espressioni, allora, pu essere pensata come il nome di un particolare tipo di situazione, ma poich queste categorie sono molto pi vicine una allaltra di categorie scelte soltanto a caso, costituiscono potenziali rivalit che possono verificarsi durante lultra-veloce atto percettivo di alto livello che alla base del parlare. Ibridi lessicali inconsapevoli come finestre sulla mente I lapsus che danno origine a ibridi lessicali, sorprendentemente comuni, bench molto raramente percepiti da chi parla o da chi ascolta, rivelano precisamente questo tipo di competizione inconscia tra parenti stretti nel lessico mentale. Un ibrido lessicale inconscio si verifica quando una situazione evoca contemporaneamente due o pi voci lessicali, e frammenti dei vari concorrenti in lizza finiscono per essere magicamente, a volte armoniosamente, fusi nel flusso di vocalizzazione (vedi, per esempio, Hofstadter and Moser 1989). Ogni tanto chi parla coglie un simile errore nel momento in cui lo sta pronunciando e lo corregge, bench altrettanto di frequente resti del tutto inascoltato da parte di tutti gli interessati. Cos le persone spesso fanno

ibridi del seguente tipo:

Ibridi a livello di parole: mop/broom => brop

borsa/sacca => borca

Ibridi a livello di espressioni: easygoing/happy-go-lucky => easy-go-lucky

un poco di buono/un perdigiorno => un poco di giorno

Ibridi a livello di frasi: Well leave no stone unturned/Well pull out all the stops => Well pull no stops unturned.

Mettere nel sacco/Menare per il naso => Menare per il naso.


Gli ibridi lessicali rivelano le dimensioni di quello che deve succedere sotto la superficie quando il nostro cervello cerca di decidere come etichettare situazioni semplici o pi complesse. In un certo senso, stupefacente come gli ibridi lessicali non siano molto pi frequenti. In qualche modo, tramite un qualche genere di magia cerebrale, la maggior parte delle volte, malgrado lesistenza di molte potenziali etichette lessicali, mentre parliamo ne illuminiamo una sola alla volta, anzich venircene fuori con un miscuglio di molte un po come quando un bravo pianista suona il pianoforte, raro che gli capiti di suonare insieme per errore due tasti vicini al posto di uno, anche se a priori pu sembrare che debba capitare molto pi spesso. Una voce lessicale come uno dei due versanti di una analogia percettiva Con il rischio di annoiare alcuni dei lettori, continuer ora con il mio campionario piuttosto semplice di voci lessicali, giusto per cercare di trasmettere al meglio il messaggio che ogni elemento lessicale che possediamo una categoria mentale, e quindi, ribadendo quanto ho gi sostenuto, che ogni elemento lessicale, quando viene usato in un discorso (ricevuto o trasmesso), costituisce uno dei due versanti di unanalogia che viene fatta in tempo reale nella mente di chi parla/ascolta. Esorto dunque i lettori a provare su se stessi labito mentale che equipara una voce lessicale al nome di un certo non nettamente delineato insieme di situazioni incentrate su un qualche nocciolo centrale comune. Anche se questa equivalenza appare piuttosto ortodossa per i sostantivi, lo meno per i verbi, e, quando viene applicata a molte delle seguenti espressioni linguistiche, risulta estremamente poco ortodossa:

slippery slope safety net shades of... Been there, done that. Forget it! It was touch-and-go. take a turn for the worse Be my guest! Make my day!

una brutta china rete di protezione questo mi sa tanto di Ho gi dato. Lascia perdere! Si era appesi a un filo. prendere una brutta piega Prego, fa pure! Fammi fare giornata!

[NdT[ Mentre gli ibridi citati in lingua inglese sono stati realmente pronunciati o uditi dall Autore, gli esempi proposti in italiano come traduzione sono degli analoghi, verosimili ma fittizi, degli originali in inglese, e lo sono comunque a un livello soltanto formale e non semantico.

Fancy that! Put your money where your mouth is! I mean,... Well,... Dont tell me that... Its fine to [do X] and all, but... kind of [+ adj.] when it comes to the crunch... You cant have it both ways! ...thats for sure! the flip side [of the coin] is... You had to be there. Its high time that... Whatever!

Pensa un po! Fai seguire i fatti alle parole! Cio, Be, Non dirmi che Va bene [fare X] e tutto, ma un tantino [+ agg.] quando si arriva al dunque Non puoi tenere il piede in due staffe! questo di sicuro! il rovescio della medaglia Avresti dovuto esserci. urgentemente venuto il momento di. Qualunque cosa!

Considerate la risposta amata dagli adolescenti, Whatever! Se si dovesse cercare di catturare il suo significato il suo ambito di applicabilit si potrebbe cercare di parafrasarla grosso modo in questi termini: Tu la pensi cos e cos, e io non sono daccordo, ma mettiamoci daccordo sul fatto che non siamo daccordo e andiamo avanti... Ci vuole un buon numero di anni prima che si siano acquisiti i vari pezzi di equipaggiamento cognitivo che sono alla base di un uso appropriato di una tale espressione (il che di nuovo si collega al fatto che non ci si possa ricordare eventi della prima infanzia). Agglomerati mentali di alto livello che mancano di etichetta Per quanto possa sembrare che lunghe frasi standard come Fai seguire i fatti alle parole! stirino al suo limite estremo la nozione di agglomerato mentale, in realt non affatto cos. Di fatto, simili espressioni sono pi vicine allinizio che alla fine della storia, perch ognuno di noi ricorda anche molte migliaia di eventi nelle nostre vite personali che sono cos vasti e cos peculiari che nessuno ha mai dato loro un nome e nessuno mai glielo dar, eppure ci malgrado sono ricordi nettissimi, e si rivelano essere le categorie mentali che sono per il fatto che vengono evocate chiare e nette da certe situazioni che si verificano pi tardi, spesso molti anni pi tardi. Prendiamo dunque un agglomerato mentale campione, dal mio personale repertorio solitamente latente:
quella volta trascorsi unora o due sperando che il mio vecchio amico Robert, che non avevo visto da due anni ma che sarebbe dovuto arrivare in treno dalla Germania a un certo punto di quel giorno destate nel piccolo villaggio di pescatori danese di Frederikssund (che in una serie di lettere io e lui avevamo scelto sulla mappa, e in cui io ero appena arrivato quel mattino presto dopo aver guidato tutta la notte da Stoccolma), potesse scorgemi mentre mi sporgevo allestrema punta del lunghissimo molo, piuttosto che imbattersi caso in me mentre entrambi girovagavamo esplorando i negozi e le strade e i parchi di questo piccolo villaggio

Come la sua lunghezza suggerisce, questo un ricordo personale molto dettagliato di molti anni fa (e qui lho solo abbozzato, in realt potrei scriverci sopra pagine intere), e sulle prime potrebbe sembrare che non sia nulla di simile a una categoria mentale. E invece, come altrimenti si pu spiegare il fatto che limmagine di me stesso che sto allestremit del molo e fremo di speranze non realistiche mi salt in mente allistante qualcosa come quindici anni pi tardi, mentre stavo inutilmente cercando di riarrangiare le otto lettere del cognome di Janet Kolodner, una nuova conoscena, in modo tale che formassero una parola inglese non inventata? Senza alcun successo, avevo provato dozzine di strade piuttosto ovvie, come rendlook, leodronk, e ondorkle, quando di punto in bianco mi accorsi che il gruppo di consonanti iniziali kn, con la sua k

astutamente muta, poteva essere la chiave del successo, e cominciai a provare con entusiasmo questa brillante idea. Tuttavia, dopo aver esplorato questa strategia per un certo tempo, mi resi conto, con mio grande disappunto, che per quanto attraente potesse sembrare lidea che fosse la k muta a dare una soluzione, le probabilit di una mossa cos brillante si stavano rapidamente attenuando. E nel preciso istante in cui realizzai ci, limm agine del molo di Frederikssund saett come per magia fuori dal mio deposito di ricordi, unimmage a cui da molti anni non avevo rivolto il bench minimo fugace pensiero. Cera naturalmente un motivo perfettamente logico alla base di questo improvviso riemergere alla superficie vale a dire, una forte e ricca analogia in cui lidea banale del semplice girovagare nel villaggio di pescatori mappava sulla banale esplorazione di rendlook e soci, in cui lidea romantica di indugiare allestrema punta del molo mappava sulla romantica speranza di un anagramma che cominciava con lingegnoso gruppo kn, e in cui la sempre maggiore consapevolezza dellelevata probabilit di fallimento della strategia pi improbabile e pi romantica era il nocciolo comune che metteva insieme due eventi altrimenti cos remoti . Il loop cognitivo centrale Rievocazioni astratte di questo tipo sono state osservate qui e l nella letteratura delle scienze cognitive, e qualche tentativo di spiegarle stato fatto (vedi, per es., Dynamic Memory [1982] di Roger Schank), ma, per quanto ne so, non stato rivendicato un loro ruolo da protagoniste nella fenomenologia della cognizione. mia intenzione avventurarmi a farlo ora. Per rendere laffermazione pi esplicita, devo assumere che un tale agglomerato di ricordi su larga scala possa essere pensato come immagazzinato nella memoria a lungo termine sotto forma di nodo ovvero, di qualcosa che pu essere recuperato come pezzo intero relativamente distinto e separato, o, per metterla in metafora, qualcosa che pu essere tirato come un pesce fuori dalloscuro profondo oceano della memoria latente. Una volta che questo pesce sia stato estratto, viene lanciato nel secchio della memoria a breve termine (spesso chiamata memoria di lavoro), dove a disposizione per essere sottoposto a scrutinio. Lo scrutinio consiste nellatto di disimpacchettare in certa misura il nodo, il che significa che al suo interno si troveranno altri nodi, collegati da un qualche tessuto di relazioni, e questo processo di disimpacchettamento pu quindi continuare ricorsivamente, posto che i contenuti dei nodi interni vengano anchessi posizionati nella memoria a breve termine, dove eventualmente saranno essi stessi sottoposti a scrutinio. (Suppongo che si possa estendere lanalogia della pesca immaginando che pesci pi piccoli vengano trovati durante la pulizia nello stomaco del primo pesce pescato e cos via, ricorsivamente. Ma questa immagine fantasiosa e piuttosto cruenta non cruciale per quello che voglio dire.) Cos, se messo sotto scrutinio, allinterno del nodo molo di Frederikssund possono trovarsi nodi per lo scambio di lettere che ha preceduto la riunione danese tra me e Robert, per Frederikssund stessa, per il mio viaggio in macchina da Stoccolma, per il viaggio in treno di Robert, per alcune delle vie e dei negozi del borgo, per il molo, per la mia crescente delusione, e cos via. Non tutti questi nodi verranno posizionati nella memoria a breve termine ogni volta che levento viene richiamato nella sua interezza, n necessariamente verr esaminata la struttura interna dei nodi l posizionati, anche se certamente possibile che questo si verifichi per un parte di questa struttura interna. Dunque il processo di disimpacchettamento di questo tipo di nodo di alto livello senza etichetta

(come il nodo molo di Frederikssund o il nodo anagramma di Kolodner) pu riempire la memoria di breve termine con un grande numero di strutture fra loro connesse. Bisogna sottolineare, tuttavia, che il processo di disimpacchettamento estremamente contestodipendente (cio, sensibile a quali concetti sono stati attivati di recente), e quindi riempir la memoria di breve termine in modo un po diverso per ciascuna occasione in cui lo stesso nodo di alto livello estratto dalloceano della memoria di lungo termine. Una volta che siano presenti delle strutture nella memoria di breve termine, a quel punto il processo percettivo pu essere diretto verso ciascuna di esse ( questo, di fatto, il tipo di percezione di alto livello che forma il nocciolo dei modelli di fabbricazione di analogie Copycat e Tabletop vedi Hofstadter e FARG 1995), e il risultato di tutto ci lattivazione grazie allanalogia di ulteriori nodi nella memoria di lungo termine, che a sua volta fa s che nuovi pesci vengano tirati fuori da quel mare e vengano posizionati nel secchio della memoria a breve termine. Ci che abbiamo descritto , in breve, il seguente loop cognitivo centrale: Un nodo della memoria a lungo termine viene estratto, viene trasferito nella memoria di breve termine e l disimpacchettato in certa misura, il che d luogo eventualmente alla percezione di nuove strutture, e latto percettivo di alto livello attiva ancora ulteriori nodi, che sono a loro volta estratti, trasferiti, disimpacchettati, ecc, ecc. Una dimostrazione del loop cognitivo centrale in azione Quanto descritto pu sembrare troppo astratto e vago, e cos, per rendere le idee pi concrete, presenter ora un dialogo, la maggior parte del quale si effettivamente svolto, ma di cui una parte stata aggiunta, per far emergere alcune questioni in modo un po pi chiaro. Ci che conta comunque che suoni tutto perfettamente normale certamente potrebbe essere scambiato per cognizione spontanea nella mente di due persone che stanno dialogando. Il dialogo esemplifica tutti i processi fin qui descritti, e almeno per come la vedo io mostra come questi processi siano ci che traina il pensiero. Ecco, allora, il dialogo. A e B stanno camminando vicino a una chiesa quando A guarda in alto e nota che sul campanile ci sono alcuni oggetti che assomigliano a sirene di allarme fissate alla base della croce.

A: Ehi, pensa un po! Questo mi sa tanto di Loda il Signore e passa le munizioni! B: Che cosa vuoi dire? A: Be, un tantino divertente per me. Da un lato, la croce implica una fede nella protezione del
Signore, ma dallaltro lato, le sirene suggeriscono il bisogno di un sistema di sicurezza, una sorta di rete di protezione. Voglio dire, va bene credere nella divina protezione e tutto, ma quando veramente si arriva al dunque, emerge di che pasta sono fatte le persone religiose...

B: Be, prevenire meglio che curare, no? A: Certo, ma una croce avvolta da sirene di allarme non un tantino ipocrita? Voglio dire,
perch le persone religiose non fanno seguire i fatti alle parole? Se davvero credono nella benevolenza di Dio, se veramente hanno il coraggio delle proprie convinzioni, come mai allora non sufficiente la carota perch hanno bisogno di portarsi anche il bastone? Mettiamola cos: delle due luna, o sei un credente oppure non lo sei.

B: Questo un vederla un po in bianco-o-nero, non credi? A: ovvio! Come dovrebbe essere! Non puoi tenere il piede in due staffe. In qualche modo
questo mi ricorda una volta che ero in Italia e dovetti lasciare i bagagli per alcuni giorni in un hotel, e il personale dellhotel li deposit in una minuscola cappella che faceva parte dellhotel. Un amico scherz, Be, in questo modo saranno protetti. Ma perch un simile commento cos palesemente uno scherzo, anche per un credente? Le chiese non sono forse la casa di Dio? Un luogo sacro non dovrebbe essere un posto pi sicuro?

B: S, ma lessere sacre non rende le chiese immuni ai disastri. Abbiamo sentito cos spesso di
chiese il cui tetto crollato sui fedeli riuniti

A: Esattamente. E allora i devoti dicono sempre, Il Signore opera in modi misteriosi... Il suo
operato va al di l delle nostre possibilit di comprendere. Be, come possano continuare a credere dopo simili eventi va al di l della mia comprensione, questo di sicuro.

B: Stai parlando di persone che sostengono di credere ma in un certo senso agiscono come se
non credessero veramente, nel profondo. Ma c anche il rovescio della medaglia: persone che sostengono di non essere credenti ma agiscono come se lo fossero. Lopposto degli ipocriti, in un certo senso.

A: Hai in mente un esempio? B: S Niels Bohr, il grande fisico danese. Una volta lessi che nella sua casa cera un ferro di
cavallo appeso a una porta, e qualcuno gli chiese, E questo che significa? Bohr rispose, Be, si pensa che i ferri di cavallo portino fortuna, cos ne abbiamo messo uno l sopra. Al che lamico disse, Andiamo, dai di sicuro non crederai che ti porti fortuna, no? Bohr rise e rispose, Certo che no! E poi aggiunse, Ma dicono che funzioni anche su uno non ci crede.

A: Capisco quello che vuoi dire in un certo senso il commento di Bohr laltra faccia della
medaglia di Loda il Signore e passa le munizioni. Nel caso della guerra di trincea, c un credente le cui azioni rivelano dubbi profondi sulla fede che proclama, e nel caso di Bohr, c uno scettico le cui azioni rivelano che pu dubitare del proprio scetticismo. Ma quella croce con le sirene semplicemente non posso credere che le abbiano messe intorno alla croce, di tutti i posti che cerano questo il colmo dellironia! Cio, un po come un prete che andando in un quartiere pericoloso della citt portasse con s per ogni evenienza non semplicemente una pistola, ma di fatto una croce che funziona in realt come una pistola.

B: Hai reso lironia piuttosto chiara, sono daccordo. Ma dimmi vorresti proporre che il papa,
solo perch un credente di prima classe, debba viaggiare per le varie citt del mondo senza nessuna protezione? Vorresti proporre che i veri credenti, se fossero coerenti con se stessi, non dovrebbero mettere serrature nelle loro chiese?

A: Be, Dio non si prender forse cura del suo gregge? Soprattutto del papa? B: Non cos semplice. A: E dai! se il Signore non si prende cura del papa, di chi si prende cura allora? B: E dai lo dico io! Hanno crocefisso Ges, giusto? Se qualcuno avrebbe dovuto avere

unimmunit divina, questo era Ges ma non stato cos. Eppure questo di per s non significa che Ges non era il figlio di Dio. Questo scambio illustra tutti i temi presentati fin qui. Anzitutto, mostra A e B che usano parole ordinarie voci lessicali di piccole dimensioni come croce, sirene, bagagli, hotel, quando, persone, e decine ancora sostantivi, verbi, aggettivi, avverbi, preposizioni, e cos via. Niente di insolito qui, naturalmente, eccetto che i lettori sono esortati a raffigurarsi ciascuna di queste parole come la punta di un iceberg che nasconde una miriade di analogie nascoste vale a dire, le analogie che collettivamente consentono in primis alla categoria di venire in essere nella mente di chi parla o ascolta o legge. In secondo luogo, il dialogo mostra luso in situazioni realistiche di un buon numero delle espressioni pi corte citate negli elenchi precedenti piccole espressioni fatte quali Pensa un po! un tantino, Cio, questo di sicuro, e molte altre. Queste espressioni sono usate da chi parla perch assolvono le necessit retoriche del particolare contesto, e quando vengono percepite da chi ascolta attivano categorie retorico-contestuali familiari. In terzo luogo, il dialogo illustra il concetto di percezione di alto livello il recupero di etichette di alto livello per atti percettivi come laffermazione iniziale di A, in cui la voce lessicale Loda il Signore e passa le munizioni letichetta, evocata senza il minimo sforzo, per la croce di una chiesa con sirene dallarme attaccate. Di fatto, in tutto il dialogo i partecipanti usano voci lessicali estese per etichettare situazioni che in tempo reale vengono attribuite a categorie nella loro mente. Cos udiamo sistema di sicurezza, rete di protezione, quando davvero si viene al dunque, il rovescio della medaglia, fai seguire i fatti alle parole, prevenire meglio che curare, usa la carota ma porta con te il bastone, bianco-o-nero, e molte altre ancora. In quarto luogo, abbiamo i ricordi su larga scala. Inizialmente c il passaggio dalla scena crocecircondata-da-sirene-dallarme alla situazione valige-lasciate-nella-cappella-dellhotel, poi il passaggio allo scenario chiese-che-crollano, dopo il quale viene il passaggio, mediato da una sorta di ribaltamento concettuale, alla storia su Bohr del ferro-di-cavallo-che-funziona-nonostantescetticismo (fra parentesi un aneddoto apocrifo, probabilmente). A ruota di questultima immagine viene un tipo diverso di passaggio una analogia dove un dato scenario noto messo a confronto con uno scenario ipotetico ideato sponeneamente cos, per esempio, la scena croce-circondata-da-sirene-dallarme viene confrontata con un ipotetico ibrido croce/pistola. Questo rapidamente seguito da un terzetto di ulteriori analogie immaginate sui due piedi: prima il papa che viaggia in assenza di protezioni, poi le chiese lasciate senza serratura, e infine Dio che non si preso cura nemmeno del proprio figlio. Il loop cognitivo centrale in isolamento e in interazione Il girovagare su percorsi ad ampio raggio attraverso lo spazio illimitato delle potenziali idee durante lipotetica concersazione di A e B dovuto a varie scene reali o a scenari immaginati che vengono ripercepiti, alla luce di concetti attivati recentemente, in modi inediti e che fanno scattare ridordi latenti, che vengono poi ripescati dalla latenza per essere spostati al centro della scena (cio, la memoria di breve termine), dove, parzialmente disimpacchettati, sono a loro volta sottoposti allo stesso processo di ripercezione contesto-dipendente. cos che, girando e rigirando in loop di questo tipo, alternando tra il ripescaggio nella memoria di lungo termine e il disimpacchettamento e la ripercezione nella memoria di breve termine, avanza il processo della cognizione.

Notate che quello che ho appena descritto non il risolvere problemi, che tradizionalmente ha svolto un ruolo cos ampio nella modellizzazione del pensiero ed stato messo in stretta relazione con il ragionamento analogico: no, il pensare quotidiano non risolvere problemi o qualunque cosa che minimamenti gli somigli; piuttosto un andare a zonzo non casuale nei meandri della memoria a lungo termine, mediato dalla percezione di alto livello (che semplicemente, per far eco a me stesso, un altro nome per il fare analogie). Di sicuro, il pensare generalmente non si svolge in una vasca sigillata o in una camera disolamento; la maggior parte del tempo, eventi esterni ci investono e ci influenzano costantemente. Quindi il flusso puramente auto-trainato che il loop centrale vorrebbe suggerire solo una met della storia il contributo del nostro privato sistema cognitivo dallinterno. Laltra met il contributo dallesterno proviene da oggetti inanimati che investono i nostri sensi (torri e tramonti e tuffi, per esmpio), da agenti animati visti per lo pi come oggetti (zanzare che schiacciamo, persone contro cui cerchiamo di non andare a sbattere mentre camminiamo frettolosamente lungo un marciapiede affollato), o da altri agenti cognitivi (conversazioni con amici, articoli letti sul giornale, messaggi di posta elettronica, scene di film, e cos via). Questa ronzante, rimbombante confusione in cui siamo immersi la maggior parte del tempo tende a oscurare lo scorrere costante del loop interno personale ma quando ci si ritira nella solitudine, quando si comincia a riflettere o a sognare a occhi aperti, quando si cerca di rinchiudersi lasciando fuori queste influenze esterne e si cerca di essere guidati esclusivamente dallinterno, questi sono i momenti in cui il postulato loop cognitivo centrale assume il ruolo dominante. Lessere sospinti dai propri obiettivi e il loop centrale Che ruolo hanno in questo quadro i propri obiettivi? Come emerge la caratteristica sostanziale del pensiero umano di essere profondamente sospinto da obiettivi da quello che pu sembrare essere la casualit del loop centrale che ho postulato? La risposta la si pu trovare nella natura enormemente distorta e parziale della percezione dei singoli individui. Ciascuna persona, con il procedere della vita, sviluppa un insieme di concetti di alto livello che tendono a diventare i suoi preferiti, e la sua percezione cerca continuamente di piegare la visione del mondo nei termini di quei concetti. Il processo percettivo dunque molto lontano dallessere neutrale o casuale, ma cerca piuttosto, quando possibile, di impiegare concetti di alto livello a cui si abituati, in cui si crede, con cui ci si senta a proprio agio, che costituiscano i propri temi preferiti. Se la percezione corrente di una situazione conduce a uno stato di dissonanza cognitiva, allora si torna indietro e si cerca un modo diverso di percepirla. In questo modo la tendenza a evitare il disagio mentale la tendenza a evitare una dissonanza cognitiva costituisce una potente forza interna che contribuisce a canalizzare il loop centrale in quello che risulta essere un comportamento fortemente sospinto dai propri obiettivi. Lipotesi di Sapir-Whorf: il linguaggio e il loop centrale Il punto di visto che sono venuto proponendo qui sotto molti aspetti piuttosto antirivoluzionario! pu essere parafrasato in termini di attrattori percettivi, che sono loci mentali di lungo termine su cui si punta la lente dingrandimento quando si incontrano determinate situazioni (vedi Kanerva 1988). Tutti noi abbiamo molte migliaia di tali attrattori nella nostra memoria latente, solo a una minuscola frazione dei quali abbiamo accesso quando incontriamo una nuova situazione. Da dove vengono tali attrattori? Quanto sono di pubblico dominio?

Hanno etichette esplicite? Faccio qui un elenco di tre tipi principali di attrattori:

Voci lessicali standard (parole, nomi, espressioni, proverbi, ecc.) forniti a un ampio pubblico tramite un ambiente linguistico condiviso Esperienze di seconda mano condivise fornite a una ampio pubblico attraverso i mezzi di comunicazione di massa (per es., luoghi, personaggi, ed eventi su piccola e larga scala in libri, film, spettacoli televisivi, e cos via), i pi piccoli dei quali hanno etichette linguistiche esplicite, i pi complessi dei quali non hanno nessuna etichetta. Ricordi personali unici, che mancano di qualunque etichetta linguistica prestabilita (tali agglomerati sono generalmente molto grandi, e complessi, come il ricordo di Frederikssund discusso pi sopra, o anche eventi molto pi grandi, come una classe scolastica preferita, un anno trascorso in una citt straordinaria, un divorzio protrattosi a lungo, e cos via)

Dato che una frazione considerevole del proprio repertorio personale di agglomerati percettivi fornita dallesterno, da parte della propria lingua e cultura, questo significa che inevitabilmente il linguaggo e la cultura esercitano una potente, perfino irreversibile, influenza nellincanalare il modo in cui gli eventi vengono inseriti nel contesto. (Questa posizione collegata alla memes eye view[visione dellocchio del meme] relativa alla natura del pensiero, come avanzato in numerosi contributi, il pi recente dei quali Blackmore 1999.) Considerate, per esempio, parole come backlog, [cumulo di lavoro arretrato] burnout, [esaurimento da eccessivo lavoro] micromanaging, [controllo di ogni minimo aspetto] e underachiever, [persona che raggiunge risultati meno buoni di quanto ci si aspetta da lei] che sono tutte luoghi comuni nellAmerica di oggi. Ho scelto queste particolari parole perch ho il sospetto che ci che designano possa trovarsi non solo qui e ora, ma anche in culture ed epoche pi distanti, allopposto di termini culturalmente e temporalmente vincolati come soap opera, [soap opera,] mini-series, [miniserie,] couch potato, [TV-dipendente,] news anchor, [annunciatore in un tele- o radio-giornale,] hit-and-run driver, [pirata della strada,] e cos via, che debbono la loro esistenza a sviluppi tecnologici recenti. Considerate dunque il primo gruppo di parole. Noi americani che viviamo al volgere del millennio percepiamo backlog di ogni sorta che permeano la nostra vita ma li percepiamo perch la parola esiste, invitandoci caldamente a vederli. Ma ai tempi di, poniamo, Johann Sebastian Bach, cerano backlog o pi precisamente, venivano percepiti dei backlog? O se per questo, Bach ha mai sperimentato un burnout? Be, molto probabilmente s ma sapeva che lo stava sperimentando? O gli mai sembrato che qualcuno dei suoi allievi di latino fosse un underachiever? Era in grado di vedere questa qualit senza avere a disposizione letichetta? O, andando pi lontano nello spazio, gli aborigeni australiani se la prendono quando i loro familiari fanno un micromanaging delle loro vite? Chiaramente avrei potuto scegliere centinaia di altre parole che sono apparse solo recentemente nel nostro secolo, e che nondimeno designano aspetti della vita che sono sempre stati potenzialmente percepibili ma che, per un motivo o per laltro, suscitavano poco interesse, e quindi venivano trascurati o non rilevati. Quello che intendo dire semplice: siamo preparati a vedere, e vediamo con facilit, cose per le quali la nostra lingua e la nostra cultura ci porgono etichette preconfezionate. Quando queste etichette mancano, anche se i fenomeni in questione possono trovarsi tuttintorno a noi, possibilissimo che manchiamo del tutto di vederli. Gli attrattori percettivi che ciascuno di noi possiede (alcuni provenienti dallesterno, altri dallinterno, alcuni in scala di mere parole, altri in scala molto pi grande) sono filtri attraverso i quali scansioniamo e smistiamo la realt, e in questo modo determinano quello che percepiamo ad alto o basso livello.

Bench questo suoni come unovvia tautologia, la parte che riguarda le parole in realt unaffermazione niente affatto scontata, che, sotto la controversa insegna di ipotesi di SapirWhorf, stata oggetto di accesi dibattiti, e in larga misura rifiutata, nel corso del ventesimo secolo. Io stesso in passato ho piuttosto disdegnato questa ipotesi, ma nel corso del tempo sono giunto a realizzare quanto profondamente il pensiero umano anche il mio! sia incanalato dalla consuetudine e dal costume, e dunque, alla fine dei conti, dal repertorio di agglomerati mentali (cio di attrattori percettivi) che sono a disposizione di chi pensa. Ora credo che sia urgentemente venuto il momento di ripristinare lipotesi di Sapir-Whorf, almeno nelle sue forme pi moderate. Linguaggio, cervello, e aggiungere semplicemente acqua Lobiettivo consueto della comunicazione , ovviamente, di impiantare nel cervello del ricevente lo stesso pensiero che si sta verificando attualmente nel cervello dellemittente. La modalit tramite cui si cerca di ottenere questa replica essenzialmente una drastica compressione della complessa danza di simboli che si sta verificando nel cervello dellemittente in una catena temporale di suoni o in una serie di segni visivi, che vengono poi assorbiti dal cervello del ricevente, dove, tramite qualcosa di simile allinverso della suddetta compressione un processo che chiamer qui aggiungere semplicemente acqua una nuova danza di simboli viene attivata nel secondo cervello. Il cervello umano che si trova a uno dei due capi prosciuga lacqua per produrre cibo per il pensiero in polvere, e il cervello allaltro capo aggiunge di nuovo acqua, per ripristinare un cibo per il pensiero in piena regola. Prendete, per esempio, il seguente paragrafo di alcune pagine fa:
quella volta trascorsi unora o due sperando che il mio vecchio amico Robert, che non avevo visto da due anni ma che sarebbe dovuto arrivare in treno dalla Germania a un certo punto di quel giorno destate nel piccolo villaggio di pescatori danese di Frederikssund (che in una serie di lettere io e lui avevamo scelto sulla mappa, e in cui io ero appena arrivato quel mattino presto dopo aver guidato tutta la notte da Stoccolma), potesse scorgemi mentre mi sporgevo allestrema punta del lunghissimo molo, piuttosto che imbattersi caso in me mentre entrambi girovagavamo esplorando i negozi e le strade e i parchi di questo piccolo villaggio

Chiaramente, questo insieme di segni neri su sfondo bianco non simile al tempo che trascorsi a Frederikssund, n alcuna sua parte simile a un molo, a un viaggio in macchina da Stoccolma, a uno spazio aperto, o a speranze deluse. Cionondimeno questi segni hanno messo in moto nel vostro cervello una danza di simboli cos vivida da farvi vedere, con locchio della mente, un villaggio di pescatori, due giovani amici, la loro felice anticipazione di un reincontro semi-casuale, un molo che si estende per un lungo tratto in una insenatura, una persona a male pena visibile che cammina ansiosamente su e gi sulla sua punta estrema, e cos via. Una danza mai danzata prima dentro al vostro cervello, attivata da un insieme, unico nel suo genere, di ghirigori ondulati vi fa sentire quasi come se fosse stati l; se lavessi resa ancora pi chiara con unaltra pagina o due di intricati pattern disegnati nero-su-bianco, lavreste avuta ancora pi vivida davanti a voi. Questo un meraviglioso tipo di trasporto di idee tra due substrati totalmente diversi uno sradicamento di idee da un giardino per ripiantarle in un altro giardino mai neppure immaginato prima, dove crescono rigogliosamente. Trasporto Nel suo libro The poetics of translation (Barnstone 1993), il poeta e traduttore Willis Barnstone ha inserito una sezione chiamata La parabola del furgone da traslochi greco, dove mette in

evidenza che sul fianco di tutti i furgoni da trasloco greci scritta la parola (foneticamente metafora e semanticamente trasporto). Successivamente osserva:
Arrivare in Grecia e trovare che ogni furgone per traslochi se ne va in giro sotto il sole e lo smog della grande Atene con annunci pubblicitari per trasporto, per metafora, e in fin dei conti con dei segni per la traduzione dovrebbe convincerci che ogni autocarro che conduce merci da un posto allaltro, ogni metamorfosi percepita di una parola o espressione allinterno di una lingua o fra due lingue, ogni deciframento e interpretazione di un testo, ogni ruolo assunto da ciascun attore nel cast, ogni adattamento di copione fatto da un direttore dopera, di film, di teatro, di balletto, di pantomima, di fatto ogni percezione di movimento e cambiamento, per strada o sulla nostra lingua, sulla pagina o nelle nostre orecchie, ci conduce direttamente allarte e allattivit del tradurre.

Io impacchetto le mie merci mentali in involti stretti e accurati, li carico con quanta pi attenzione posso sullautocarro-metafora del linguaggio, lautocarro guida dal mio cervello al vostro, e a quel punto voi disfate le valige. Che stupenda metafora per descrivere la comunicazione! E si spesso gi affermato che tutta la comunicazione, tutto il linguaggio, metaforico. Poich credo che metafora e analogia siano lo stesso fenomeno, ne seguirebbe che io credo che tutta la comunicazione avviene tramite analogia. In effetti, io descriverei la comunicazione in questo modo: il prendere una intricata danza che pu essere danzata in uno e un solo mezzo di espressione, e poi, malgrado lintimit del matrimonio di quella danza con quel mezzo di espressione, il produrre una danza radicalmente nuova che sia intimamente sposata con un mezzo di espressione radicalmente diverso, ed esattamente nello stesso modo in cui la prima danza lo era con il proprio mezzo di espressione. Tra-sport Per rendere tutto ci un po pi concreto, prendiamo in considerazione una danza complessa effettuata nel mezzo di espressione costituito dalla pallacanestro e poniamo di tra-sportare quella danza nel mezzo di espressione piuttosto diverso costituito dal calcio. In realt, immaginate di prendere la pi affascinante partita di pallacanestro che avete mai guardato forse una partita di campionato che avete visto in televisione e di dare una ripresa di quella partita a un coreografo del calcio, che a quel punto allestir tutti i dettagli di una partita di calcio che sia in un certo senso lanalogo della vostra partita di pallacanestro. Chiaramente questo potrebbe venir realizzato in molti modi, alcuni conservativi e altri pi audaci. Alcuni coreografi, adducendo differenze inconciliabili tra i due sport (per esempio, la differenza nel numero di giocatori per squadra, la mancanza di una controparte del portiere nella pallacanestro, la bassa frequanza dei punti nel calcio rispetto alla pallacanestro, e cos via), potrebbero distorcere pesantemente le regole del calcio, creando una partita con solo cinque giocatori per squadra, abolendo i portieri, riducendo drasticamente la dimensione del campo di gioco (e delle reti), e cos via, in questo modo effettivamente creando un ibrido calciopallacanestro che assomiglierebbe molto alla pallacanestro, solo che sarebbe giocato sullerba e implicherebbe il sospingere la palla con gli arti inferiori anzich con quelli superiori. Guardando il reinscenamento della propria partita preferita di pallacanestro in questo mezzo despression e artificiale, non si avrebbe la sensazione di guardare una partita di calcio ma piuttosto di guardare una partita di pallacanestro molto distorta. Altri coreografi, pi disposti a sbilanciarsi, manterrebbero le normali regole del calcio ma cercherebbero di allestire una partita in cui ogni azione desse le stesse sensazioni di una corrispondente azione della partita di pallacanestro originale, anche se fossero stati mantenuti gli undici giocatori per parte, anche se le reti fossero rimaste enormi rispetto a quelle della

pallacanestro, anche se ci fossero ancora i portieri, anche se i punti venissero segnati un po troppo spesso e un po troppo rapidamente, e cos via. Ci sarebbero azioni che sarebbero essenzialmente come delle schiacciate anche se sembrerebbero in tutto e per tutto delle normali azioni del calcio. In un caso del genere, si avrebbe la sensazione di guardare unautentica partita di calcio forse una partita un po singolare per alcuni aspetti, ma nondimeno autentica. Idealmente, si potrebbe fare in modo che le due partite si svolgessero fianco a fianco sullo schermo televisivo, e un commentatore neutrale, che usasse soltanto termini che si applicano a entrambi gli sport, potrebbe dare lidea di star descrivendo indifferentemente luna o laltra delle due partite. Ci si pu anche immaginare un qualunque intermedio tra queste due estreme filosofie di trasporto e proprio un simile bizzarro scenario ci a cui io penso somigli di fatto la comunicazione di tutti i giorni. Due cervelli sono, in generale, molto meno simili fra loro di quanto lo siano gli sport del calcio e della pallacanestro eppure la nostra societ fondata sulla mutua comprensibilit mediata dal linguaggio. Traduzione Per me sorprendente quanto spesso le persone anche persone linguisticamente raffinate, come filosofi, scrittori, linguisti, traduttori, e scienziati cognitivi tendano a parlare come se la comunicazione tra membri di una singola comunit linguistica fosse totale e perfetta, con serie lacune di comunicazione che si verificherebbero soltanto allinterfaccia tra lingue differenti come se una traduzione fosse necessaria soltanto tra lingue diverse e mai allinterno di una stessa comunit linguistica. Cos viene considerato ovvio e indiscusso che tutti i russi leggano, poniamo, un romanzo di Pushkin nello stesso identico modo, ma che nessuno che legga una versione anglicizzata di quel romanzo possa mai avere qualcosa come la stessa esperienza (come se la lettura di quel romanzo generasse soltanto ununica esperienza nel vasto mondo di tutti i diversi individui che parlano russo). La mia replica sarebbe che ci che importa non lessiccata polvere linguistica usata per trasportare la danza da un cervello all altro ci che importa la danza messa in atto allinterno di un cervello, qualunque polvere essiccata sia stata usata per il trasporto. I linguisti (se si eccettua il recente movimento della linguistica cognitiva) si concentrano cos intensamente sulla polvere essiccata visibile che finiscono per ignorare quasi del tutto le danze invisibili che la generano, e da cui sono generate. Come ironica conseguenza, il modello standard del linguaggio come stato costruito dai linguisti nellultimo secolo risulta enormemente impoverito. Il modello di traduzione della maggior parte delle persone (e della maggior parte dei linguisti) tanto secco quanto la polvere che trasporta le idee disidratate da un cervello all altro; di fatto, la traduzione viene concepita come una mappatura da una mera serie disidratata di simboli a unaltra disidratata serie di simboli, senza che si senta alcuna necessit di aggiungere acqua a un qualunque stadio del processo. Lintero processo si verifica esclusivamente al livello dei simboli essiccati. La traduzione sarebbe dunque in questo modo unattivit per automi e quindi un ideale compito per computer. Qui per gentile concessione del mio hotel a Sofia abbiamo un esempio della teoria della traduzione robotizzata:

Please

dont

disturb

Per favore Bitte

non nicht

disturbare stren

Bitte

nicht

stren

Oppure, come scrisse una volta il pioniere della traduzione automatica ai suoi albori (Weaver 1955), Quando guardo un articolo in russo, dico, Tutto ci in realt scritto in inglese, ma stato codificato in alcuni strani simboli. Ora proceder a decodificarlo. Dato che la traduzione non che il rendere la sfida della comunicazione massimamente evidente, e dato che la comunicazione non che metafora, e dato che la metafora non che analogia, impiegher il rimanente di questo articolo sullanalogia focalizzandomi sulla traduzione e mostrando come nella sua essenza la traduzione sia analogia, e come, in realt, sia analogia nella sua forma pi sublime e incantevole.

Evgeni Onegin
Quando, alcuni paragrafi fa, ho scritto lespressione un romanzo di Pushkin, la mia scelta non stata cos casuale e disinvolta come ho cercato di farla sembrare. Infatti, come recente traduttore del romanzo in versi Eugene Onegin di Alexander Pushkin, sono stato totalmente assorbito per tutto lanno scorso o gi di l dal compito delizioso ma imponente di reincarnare la scintillante poesia di Pushkin nel mezzo espressivo costituito dallinglese moderno o piuttosto, dallamericano moderno. Inutile dire che non stato un processo che assomigliasse in alcun modo al modello dellhotel di Sofia, con freccie bidirezionali che connettessero le parole fra loro. Al fine di dare unidea di ci in cui mi trovavo impegnato, devo anzitutto descrivere i costituenti fondamentali del romanzo, generalmente denominati stanze dellOnegin. Ogni sonetto (di cui ve ne sono circa quattocento) un cristallo un pattern da trapiantare da un mezzo espressivo allaltro. Come sono fatti questi cristalli? Per cominciare, ciascuno di essi consiste di quattordici linee di tetrametri strettamente giambici (che significa almeno in russo che gli accenti non cadono mai sulle sillabe dispari). Il pattern delle rime sempre il seguente: ABABCCDDEFFEGG E allinterno di questa intelaiatura, le coppie di versi A, C, ed E hanno la speciale propriet di essere rime femminili, mentre le coppie di linee B, D, F, e G sono maschili. La distinzione la seguente: return/discern una rima maschile, perch le sillabe finali non solo rimano ma sono accentate, mentre returning/discerning una rima femminile, perch le penultime sillabe rimano e sono accentate, mentre le sillabe finali sono non solo non accentate ma anche identiche. In altre parole, nelle rime femminili leffetto rimante si verifica prima della sillaba finale del verso (che non accentata), mentre nelle rime maschili leffetto rimante si verifica sulla sillaba finale (che accentata). Come conseguenza di questo intricato disegno, un verso di una stanza dell Onegin ha un numero variabile di numeri di sillabe, a seconda che siano femmiili o maschili. I versi A, C, ed E hanno nove sillabe ciascuno, mentre tutti gli altri ne anno otto, come segue: 98989988988988 Tutti i quattrocento cristalli nelloriginale russo hanno questa propriet, e dunque tutti i quattrocento cristalli nella controparte inglese dovrebbero non forse cos? avere questa stessa propriet. La questione cruciale , ovviamente, quale tipo di compromessi bisogna fare nel trasportare il gioco da virtuoso di Pushkin nel nuovo mezzo espressivo. Un tipo di traduttore (Nabokov 1964) insisterebbe nel voler mantenere la resa pi letterale possibile di ciascuna parola

e perfino nel voler mantenere molto dellordine delle parole delloriginale russo, nel qual caso tutte le propriet rimanti e ritmiche verrebbero sacrificate. Questo modo di procedere risulterebbe piuttosto simile al modello parola-per-parola dellhotel di Sofia, e come filosofia di traduzione sembrerebbe discretamente priva dispirazione. Un altro tipo di traduttore insisterebbe nel voler mantenere quel matrimonio tra messaggio e mezzo di espressione che una ben forgiata poesia inevitabilmente , e cos nel voler guardare dietro le quinte, nel voler guardare oltre la polvere secca che sulla carta, guardando cio alla scintillante danza mentale a cui la polvere secca d origine una volta aggiunta lacqua. Per un traduttore di questo tipo, quello che conta che ogni agglomerato semantico del testo poetico originale (che sia contenuto in un unico verso o esteso su versi diversi) dia origine a una scena nellocchio della mente del lettore (per non dire nellocchio della mente di Pushkin), e questo tipo di traduttore, avendo cercato di rappresentarsi la scena il pi chiaramente, completamente e fedelmente possibile, usi poi questa scena come sorgente da cui far scaturire parole ed espressioni inglesi che possano essere usate in versi di poesia inglese che obbediscano ai vincoli formali. Un simile traduttore, in breve, ispirato dalla danza interna e non dalla mera polvere secca. Dato che la scena evocata da uno o due versi delloriginale va molto oltre la lettera delle parole presenti in quei versi (cio, dato che semplicemente aggiungendo acqua si aggiunge tutta questa ricchezza!), c molta pi potenziale materia da cui trarre ispirazione per ricreare un nuovo poema in inglese, e cos ci si ritrova enormemente svincolati. Rimangono, ovviamente, tutti i cerchi rimici e ritmici attraverso cui saltare, ma, aggiungendo lacqua, ci si almeno dati una possibilit di combattere per trovare una soluzione che soddisfi tutti i vincoli rilevanti. Chiaramente, soddisfare quei vincoli non un compito semplice, n affatto una questione bianco-o-nero valutare se (e in quale misura) i vincoli siano stati effettivamente rispettati. Ci sono molte pressioni in competizione una con laltra, e non sono affatto tutte esplicite, anche se alcune lo sono. Si possono menzionare i seguenti insiemi di pressioni sotto cui un traduttore si trova a dover lavorare:

Contenuto: limmagine evocata dalle parole e dalle espressioni in un agglomerato semantico Pattern strutturali: le caratteristiche sopra descritte che definiscono la natura fonetica di una stanza dellOnegin Tono: un impalpabile infuso di qualit percepite a livello subliminale suggerite dalle seguenti opposizioni: scherzoso vs. serio; diretto vs. ironico; pesante vs. leggero; allantica vs. moderno; meditativo vs. brioso; idilliaco vs. triste; rassegnato vs. felice; intellettuale vs. colloquiale; etc.

Lunico di questi vincoli che pu essere percepito come un netto bianco-o-nero quello dei pattern strutturali, poich generalmente una questione abbastanza oggettiva decidere se due parole rimano o no, quante sillabe ci sono in una parola, dove dovrebbe cadere laccento, e se un determinato gruppo di due sillabe un giambo o no (bench, in verit, tali questioni si rivelino pi spesso del previsto piuttosto indefinite per esempio midnight [mezzanotte] fa o no una autentica rima femminile con slid right [scivol diritto]? e finally [infine] bisillabo or trisillabo?). Gli altri vincoli sono lungi dallessere netti, poich il contenuto di una qualunque voce lessicale determinato (come sostiene questo articolo) da una moltitudine di analogie precedenti, e quindi

straordinariamente indefinito, e poich il tono non solo vago ma estremamente multidimensionale, contemplando ogni concepibile combinazione di livello di ironia, livello di modernit, livello di tristezza, e cos via, allinfinito. Data la complessit di questa gamma di pressioni in competizione, non sorprende troppo che, nella traduzione di praticamente ogni singolo verso, si verifichino degli slippage creativi piccoli o grandi, caratterizzati, ma certamente non limitati, dal seguente elenco:

La traduzione letterale perfetta di una parola viene abbandonata in favore di una scelta leggermente meno perfetta, per via di (poniamo) vincoli fonetici Si ricorre a un rovesciamento sintattico, leggermente inusuale in inglese, per motivi di (poniamo) purezza metrica Unidea o unimmagine viene spostata da un verso a un altro perch la grammatica inglese funziona in quel modo Un pattern allitterativo viene tralasciato in una stanza ma viene introdotto di punto in bianco in unaltra, al fine di replicare con buona accuratezza la densit globale di allitterazioni presente nelloriginale Una parola che suona moderna viene usata in un passaggio che ha un tono pi antico, o viceversa, perch (poniamo) in questo modo si acquisiscono certe connotazioni aggiuntive Una parola fortemente evocativa di qualcosa che sia strettamente connesso alla cultura di arrivo ma non alla cultura originale (per es., jive [sciocchezze]) viene usata, anche se leffetto crea un fugace spostamento subliminale di localizzazione dalla cultura sorgente alla cultura darrivo Una rima perfetta viene sacrificata a favore di una quasi-rima, per acquisire un insieme di connotazioni supplementari oppure per evocare una precisa immagine che non sarebbe possibile ottenere altrimenti Una parola viene usata in modo altamente metaforico, stirandola anche oltre il suo normale livello di plasticit Una metafora viene lasciata cadere o viene sostituita da una diversa, perch la metafora originale non ha senso nella cultura darrivo Una metafora viene introdotta di punto in bianco, forse perch implicita in una frase fatta o in un proverbio che calza a pennello e che fa una rima molto chiara; Ecc., ecc., ecc.

Laspetto divertente di tutti questi diversi tipi di slippage creativi che ci che ne emerge pu essere spesso cos potentemente evocativo delloriginale da sembrare per lo meno a un qualche livello perfettamente plausibile potersi riferire alla risultante stanza dellOnegin in lingua inglese o italiana come se fosse di Alexander Pushkin, e quindi perfettamente plausibile scrivere quelle tre parole sulla copertina, sul dorso e sulla prima pagina del libro, magari addirittura relegando il nome del traduttore a niente pi che una riga a piccoli caratteri nella pagina del copyright. Ora prenderemo brevemente in esame i risultati di tutti questi diversi tipi di slippage causati da pressioni rivaleggianti multiple nella mente di diversi traduttori con diverse filosofie di traduzione. Ho selezionato una stanza, la 29esima del capitolo II, per illustrare il tipo di cose che possono succedere (vedi anche i capitoli 8, 9, e 13 di Hofstadter 1997). Prima mostrer loriginale russo di Pushkin, e, accanto, una traduzione letterale in inglese di Vladimir Nabokov (a sua volta tradotta pi sotto in italiano); dopodich, nellordine, le stanze dei seguenti traduttori (in ordine cronologico di pubblicazione della loro traduzione): Ettore Lo Gatto, Giovanni Giudici e Douglas Hofstadter.

(1825)

Vladimir Nabokov (1964)

; ; . , ; ; , , , . .

She early had been fond of novels; for her they replaced all; she grew enamored with the fictions of Richardson and of Rousseau. Her father was a kindly fellow who lagged in the precedent age but saw no harm in reading books; he, never reading, deemed them an empty toy, nor did he care what secret tome his daughter had dozing till morn under her pillow. As to his wife, she was herself mad upon Richardson.

Vladimir Nabokov (1964) [trad. it]

Ettore Lo Gatto (1968)

Lei presto fu appassionata di romanzi; per lei sostituivano tutto; si innamor via via delle finzioni di Richardson e di Rousseau. Suo padre era una persona cordiale che era rimasto nellera passata ma non vedeva nulla di male nella lettura; lui, non leggando mai, li riteneva giocattoli vuoti, ne gli importava quali segreti tomi sua figlia avesse a dormicchiare con s fino allalba sotto il cuscino. Quanto a sua moglie, lei stessa andava matta di Richardson.

Presto ella avea la fantasia nutrita di romanzesche storie e condivisa delleroine la fiabesca vita or presa di Pamela, or dEloisa. Suo padre, uom dabbene ed assennato era almeno dun secolo arretrato, nei libri non vedea fonte di guai; Poich egli stesso non leggeva mai, li riguardava come un giuoco vano; e se un certo segreto volumetto Tania sfogliasse fino allalba in letto, non si dava il pensiero pi lontano. Quanto alla madre andava anchella pazza, per Richardson al par duna ragazza.

Giovanni Giudici (1993)

Douglas Hofstadter (1999)

Presto le piacquero i romanzi, eran per lei di tutto un po; La ammaliavano gli inganni di Richardson e di Rousseau. Suo padre era un tipo pacato, di un secolo almeno arretrato; ma non vedeva male alcuno nei libri; mai leggendone uno, li riteneva una quisquilia, ne gli importava se quel tale tomo restava a pisolare sotto il guanciale della figlia. Del resto la stessa sua sposa di Richardson era smaniosa.

From early on, she read romances; True life they were for her, not show. She fell for all the moods and trances Induced by authors like Rousseau And Richardson. A friendly fellow, Her father was old-fashioned, mellow, And saw in books no cause for dread; Instead, because he never read, He thought of them as dull and boring, And didnt give a tinkers damn What brand of frivolous flim-flam His daughter clutched all night while snoring. But on the other hand, his wife Thought Richardson the spice of life.

Ognuno di questi compatti pacchetti verbali di quattordici righe una struttura che sta in una relazione di analogia rispetto al pacchetto originale, cio ne un analogo nellambiente lingua inglese ovvero nellambiente lingua italiana. Ciascuno chiaramente il risultato di una miriade di compromessi, relativamente a: mantenimento delle figurazioni evocate, rigidit dellimpianto metrico, perfezione delle rime, regolarit o meno delle ricorrenze fonetiche, epoca che le parole e le frasi tendono a emanare, livello di humor, livello di orecchiabilit, livello di colloquialit del lessico, fluidit della costruzione sintattica, ordine sequenziale delle idee, e molto altro ancora. Si prenda, per esempio, la parola instead [invece] nel verso 8 della mia traduzione. In un primo tempo, avevo messo come inizio di questo verso la parola indeed, [infatti,] che in qualche misura pi forte (perch indeed ha un sapore pi enfatico di instead, e anche perch, pi sottilmente, la pausa segnalata dalla virgola che seguirebbe indeed mi sembrava, per quanto lievemente, pi lunga e pi intensa della sua controparte con instead), e tuttavia, nonostante queste attrattive, la rima interna di instead con il precedente dread [paura] e con il seguente read [letto] in qualche modo ha avuto la meglio nella mia mente. Tutto ci tipico dei conflitti interni multidimensionali che si verificano costantemente nel tradurre, e ogni volta bisogna soppesare tutti i fattori e prendere una decisione. A un livello semantico pi evidente, potrete aver notato che limmagine ev ocata nella mia strofa quella della figlia che dorme anzi, che russa! mentre si tiene stretto un libro prediletto, mentre limmagine nelloriginale quella del libro stesso che dorme (o sogna) sotto al cuscino della ragazza. In quale misura si autorizzati a manipolare le immagini in questo modo e poi a sostenere che il libro risultante di Alexander Pushkin? Fino a che punto il non anglofono poeta russo Alexander Pushkin pu mai aver detto, nel descrivere il padre della ragazza, and didnt give a tinkers damn [e non gli importava un fico secco]? Daltra parte, in che misura Pushkin pu mai aver scritto il verso nor did he care [n gli importava]? Usare la prima espressione come verso 10 d un chiaro tocco di humor Pushkiniano (senza contare il fatto di avere il giusto metro, le giuste rime, e cos via), mentre usare la seconda come verso 10 lo rende insipido e piatto (e di sole quattro sillabe, laddove il verso di Pushkin aveva, ovviamente, quattro giambi pieni). Con che diritto mi sono sentito autorizzato a mettere nella lirica bocca di Alexander Pushkin una frase alliterante e amena come frivolous flim-flam [frivole fandonie e fatuit]? E daltro canto, con che diritto Vladimir Nabokov si sentito autorizzato a mettere nella bocca del pi grande poeta russo la frase non aggraziata e non idiomatica, Quanto a sua moglie, andava pazza lei stessa di Richardson? E se per questo, con che diritto Giovanni Giudici ha pensato di cavarsela con pseudorime come po e Russeau o come quisquilia e figlia? O addirittura con una non-rima come inganni e romanzi? E con che diritto Ettore Lo Gatto ha pensato di essere autorizzato a rappresentare Tania che sta sveglia a leggere tutta notte? O a sostenere che suo padre era dabbene e assennato? E con che diritto io parlo di moods and trances [umori ed estasi] quando loriginale parlava di inganni? Naturalmente sto solo fingendo di essere scandalizzato; ho grande rispetto per quasi tutte queste traduzioni, bench veda compromessi pullulare ovunque in ciascuna di esse. Le domande appena poste erano puramente retoriche, con lintenzione di provocare i lettori a riflettere su quale di queste diverse stanze, in italiano o in inglese, pu essere considerata come la pi analoga alla stanza originale di Pushkin (senza pretendere che una risposta corretta ci sia).

In conclusione: su associazionismo e teatro cartesiano Abbiamo fatto molta strada, partendo dal vedere singole parole come analoghi di situazioni percepite, per finire con il vedere come analoghi uno dellaltro dei sonetti in lingue diverse. Il punto cruciale di questo saggio, tuttavia, si presentato grosso modo a met, ed era laffermazione che il pensiero (almeno quando isolato da influenze esterne) una serie di salti che coinvolgono la percezione di alto livello, lattiv azione di concetti presenti nella memoria a lungo termine, il trasferimento nella memoria a breve termine, il disimpacchettamento, parziale e legato al contesto, di agglomerati, seguito da ulteriore percezione di alto livello, e cos via. Pu sembrare che questa visione non sia nulla di diverso dalla vecchia idea dellassociazionismo cio che il modo in cui pensiamo consiste nel saltare per associazione da una cosa allaltra. Se si riducesse esclusivamente a questo, la mia tesi sarebbe certamente un noncontributo alle scienze cognitive sterile e scialbo. Ma i meccanismi che ho assunto sono pi specifici, e in particolare dipendono dal trasferimento di agglomerati mentali strettamente impacchettati dallarea latente della memoria di lungo periodo nellarea attiva della memoria di breve periodo, e dal loro essere disimpacchettati allarrivo, e a quel punto messi sotto scrutinio. Sia il trasferimento che la percezione sono cruciali, e sotto questo aspetto la mia tesi si discosta significativamente dallassociazionismo. Ad alcuni lettori, quali lautore di Consciousness explained (Dennett 1991), potrebbe sembrare di rilevare in questa teoria del pensiero un insidioso residuo del cosidetto teatro cartesiano un ipotetico teatro in cui un occhio interno osserva come varie immagini sfilano in successione su uno schermo mentale, e si accorge o diventa conscio di tali immagini . Una simile idea del pensare conduce molto rapidamente gi per la chiara china degli omunculi annidati uno dentro laltro, e dunque, per quanto riguarda la localizzazione della coscienza, a un infinito regresso. Sarei lieto di dichiararmi colpevole dellaccusa di assumere uno schermo su cui sono proiettate certe rappresentazioni riesumate dalla memoria a lungo termine, e sarei anch e pronto a dichiararmi colpevole dellaccusa di assumere un occhio interno che scansiona quello schermo e vi appone ulteriori strutture rappresentazionali, che attivano una discesa, compiuta tramite analogia, nelle profondit latenti della memoria a lungo termine. Ci terrei a insistere, tuttavia, sullidea che letichetta percezione, per come si applica a ci che locchio interno fa, venga tenuta nettamente distinta dalla percezione visiva o da ogni altro tipo di percezione sensoria, poich in generale non implica alcuna modalit sensoriale in un qualunque senso normale del termine (ricordate la percezione di pulizia etnica nellarticolo di giornale). La natura di un simile processo percettivo astratto, o di alto livello, stata delineata in un lavoro svolto su un periodo di vari anni dai miei studenti e da me (vedi Hofstadter and FARG 1995), e non cercher di descriverlo qui. Chiaramente, dal momento che stato implementato su un programma di computer (almeno in prima approssimazione), un tale modello non soccombe al destino di rimanere impigliato sulluncino fatale del regresso infinito. A coloro che tendessero a deridere la nozione stessa di uno schermo interno coinvolto nella cognizione, vorrei segnalare lampia mole di lavoro compiuto dalla psicologa della percezione Anne Treisman (per es., Treisman 1988), che, a mio parere, mostrano oltre ogni dubbio lesistenza di strutture percettive temporanee create temporaneamente nella memoria di lavoro (lei li chiama object files [archivi oggetto]) in totale contrasto con la tesi in stile connessionista che tutta la cognizione si verifichi nella memoria a lungo termine, e che consista

esclusivamente in attivazioni concettuali simultanee (possibilmente con fasi temporali loro assegnate, cos da poter gestire il problema del legame senza il minimo tipo di trasferimento verso, o di costruzione di strutture in, una diversa area di lavoro. Sebbene questa visione pi distribuita dellessenza della cognizione possa attrarre gli opponenti del teatro car tesiano, a me non sembra che giunga in alcun modo minimamente prossima a consentire la ricchezza di pensiero che la visione del flusso avanti e indietro tra la memoria a lungo e quella a breve termine potrebbe consentire. Spero che la mia rappresentazione speculativa dellanalogia come linfa vitale, per cos dire, del pensiero umano, malgrado il suo essere estremamente ambiziosa e il suo voler andare forse troppo lontano, possa far vibrare una corda risonante in coloro che studiano la cognizione. La mia visione molto ottimista sarebbe che lintero campo delle scienze cognitive improvvisamente aprisse gli occhi e si rendesse conto della centralit dellanalogia, che tutte le parti improvvisamente concordassero su una materia che in passato li aveva molto aspramente divisi, e naturalmente va da s, a questo punto che tutte queste parti vivessero felici e contente per il resto dei loro anni. Whatever. Bibliografia Barnstone, W. (1993). The poetics of translation: History, theory, practice. New Haven: Yale University Press. Becker, J. D. (1975). The phrasal lexicon. In R. Schank and B. Nash-Webber, eds., Theoretical Issues in Natural Language Processing. Cambridge, MA: Bolt Beranek and Newman. Blackmore, S. (1999). The meme machine. New York: Oxford University Press. Dawkins, R. (1976). The selfish gene. New York: Oxford University Press. Dennett, D. C. (1991). Consciousness explained. Boston: Little, Brown. Hofstadter, D. (1997). Le ton beau de Marot. New York: Basic Books. Hofstadter, D., and the Fluid Analogies Research Group (1995). Fluid concepts and creative analogies. New York: Basic Books. Hofstadter, D., and Moser, D. (1989). To err is human, to study error-making is cognitive science. Michigan Quarterly Review. 28(2):185-215. Kanerva, P. (1988). Sparse distributed memory. Cambridge, MA: MIT Press. Pushkin, A. S. (1832). Eugene Onegin: A novel in verse. W. Arndt, trans. (1963). Ann Arbor, MI: Ardis Editions. B. Deutsch, trans. (1998). New York: Dover. O. Elton, trans. (1995). London: Everyman. J. Falen, trans. (1995). New York: Oxford University Press.

G. Giudici, trans. (1993). Milano: Garzanti D. Hofstadter, trans. (1999). New York: Basic Books. E. Lo Gatto, trans. (1962). Firenze: Sansoni C. Johnston, trans. (1977). New York: Penguin Books. V. Nabokov, trans. (1964). Princeton, NJ: Princeton University Press. F. Sobotka (1991). London: Bristol Classical Press. Schank, R. (1982). Dynamic memory. New York: Cambridge University Press. Treisman, A. (1988). Features and objects: The fourteenth Bartlett Memorial Lecture. Quarterly Journal of Experimental Psychology 40A:201-237. Weaver, W. (1955). Translation. In W. N. Lock and A. D. Booth, eds., Machine translation of languages. Cambridge, MA: MIT Press.

Precedentemente pubblicato in:

The Analogical Mind: Perspectives from Cognitive Science, Dedre Gentner, Keith J. Holyoak, and Boicho N. Kokinov (eds.). Cambridge MA: The MIT Press/Bradford Book, 2001, pp. 499-538.
Ristampato per gentile autorizzazione di The MIT Press. 2001 The MIT Press Illustrationi di Douglas Hofstadter; usate con il suo consenso.

(Precedentemente non pubblicate.)

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