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Simona Bertolini, Faustino Fabbianelli

Presentazione

Lespressione ontologia fenomenologica, pi che alludere a un campo


di ricerca circoscritto, designa una costellazione di indagini che ha preso
forma nella tradizione di pensiero inaugurata da Husserl. La direzione trascendentale seguita dalla filosofia husserliana ha certo contribuito a metterla in ombra, veicolando unimmagine della fenomenologia come istanza filosofica il cui asse si trova spostato verso gli atti del soggetto piuttosto che
verso la decifrazione della sfera oggettuale. Del resto, sebbene la fenomenologia trascendentale non escluda affatto lindagine ontologica (come dimostra la densa Sezione Essenza e conoscenza eidetica di Idee I), resta indubbio che lo sviluppo dellontologia sia destinato a mantenere un ruolo
ancillare rispetto al contesto problematico in cui essa si radica, come dimostrerebbero tanto lappiattimento del concetto di oggetto sulla nozione di
noema quanto la determinazione del suo statuto in relazione alla soggettivit costituente.
Non dunque casuale che la combinazione di fenomenologia e ontologia venga anzitutto sperimentata da autori che comprendono la propria
formazione intellettuale come risalente al realismo fenomenologico delle origini: a quel clima culturale dei primi anni del Novecento radicatosi in particolare nei cosiddetti Circoli di Monaco e Gottinga, sulla scia del metodo e
dello spirito filosofici inaugurati dalle Ricerche logiche husserliane, nonch
testimoniati ed esemplificati dagli insegnamenti dello stesso Husserl e dalla
figura di Adolf Reinach. in questo contesto, dominato dallinvito a lasciar
parlare le cose stesse al di l di qualunque riduzionismo, che giovani fenomenologi come Jean Hering, Roman Ingarden, Edith Stein e Hedwig
Conrad-Martius si preparano a svolgere le loro analisi su un terreno dichiaratamente ontologico.
Nonostante questo sostrato biografico e culturale, ove ci si chieda cosa
si intende per ontologia fenomenologica e cosa accomuna i suoi esponenti,
la risposta non pu che rimandare ai testi dei singoli pensatori: al lettore ed
interprete si profiler in tal modo un quadro generale rappresentato da
quella che abbiamo detto essere una costellazione di indagini, a cui si accompagnano, determinandola con pi precisione, diversi modi in cui la pratica ontologica fonda e concepisce se stessa. Se il confronto con lontologia
formale della Terza ricerca husserliana e il rifiuto di unimpostazione trascendentale in nome di un approccio realistico sono due tratti fondamentali

SIMONA BERTOLINI, FAUSTINO FABBIANELLI

che accomunano gli autori citati, differenti sono i termini entro cui essi ritengono che si possa e debba realizzare un tale assunto teorico. Indubbiamente il punto di partenza per questi fenomenologi lintento di scandagliare la dimensione oggettuale ed extra-coscienziale al fine di descriverne
con rigore le strutture, i modi dessere e nellambito dellontologia materiale le regioni specifiche; a mutare, tuttavia, proprio la definizione di
questa dimensione, a cui si lega una diversa concezione della stessa ontologia, dei suoi scopi e del suo modus operandi. A titolo esemplificativo basti
qui citare levidente differenza che intercorre fra lOntologie sviluppata da
Roman Ingarden, concepita come analisi a priori del contenuto didee sulla
scia della definizione husserliana di scienza eidetica, e il cammino di pensiero di Edith Stein, il cui metodo giunge a fondersi con le categorie della filosofia medievale e in cui lontologia, cos condotta, non teme di riacquisire il
suo tradizionale spessore metafisico.
Vi tuttavia un Leitmotiv privilegiato che contraddistingue ogni ontologia fenomenologica propriamente detta, anchesso in linea con le originarie
indicazioni di Husserl, specificamente con le tesi espresse nella Seconda ricerca: lindiscussa rilevanza di nozioni come quelle di eidos, idea ed essenza.
Questaffermazione si presta a pi livelli di verifica e pu essere accolta per
diverse ragioni: in primo luogo, perch le ontologie pi aderenti al dettame
husserliano presuppongono lideazione come punto dinizio e conclusione del proprio procedere, ossia la trasposizione delloggetto in idea e la
sospensione di giudizio circa la sua eventuale esistenza ( in particolare il
caso di Ingarden). In secondo luogo e soprattutto perch unontologia
fenomenologica, non importa quale sia la stratificazione e linterpretazione
conclusiva del suo terreno, presuppone sempre una Wesensschau, uno
sguardo rivolto a strutture essenziali, il che va di pari passo con
lammissione di tali strutture nel suo apparato contenutistico (oltre che metodologico). Sia che la realt degli oggetti individuali venga considerata fra
parentesi oppure reinvestita del suo valore metafisico-esistenziale, essa
presentata come la base di unarchitettura ontologica che trova nelle essenze e nella dimensione ideale i momenti determinanti della sua articolazione.
Ci conduce infine a unulteriore accezione in cui si mostra la centralit di
questi momenti, nella misura in cui essi possono diventare loggetto di vere
e proprie Ideen- und Wesensontologien, di ricerche dirette a chiarire e a differenziare il significato delle nozioni di essenza e idea attraverso uno scavo
squisitamente formale in relazione alla loro compagine specifica e al rapporto che le lega allindividualit. La matrice fenomenologica offre in tal caso
gli strumenti per indagini rivolte alle condizioni oggettuali della stessa visione eidetica, ampliando cos lorizzonte tematico della fenomenologia e
congiungendolo alle antiche questioni della metafisica classica.

PRESENTAZIONE

Un momento fondamentale di questa discussione rappresentato dalla


pubblicazione nel 1921, sullo Jahrbuch husserliano, del saggio di Jean
Hering Bemerkungen ber das Wesen, die Wesenheit und die Idee, il cui
proposito quello di definire le tre nozioni citate nel titolo, indagando con
rigore sistematico un territorio gi tematizzato da Husserl e Reinach, ma
ancora in attesa di essere mappato nelle sue articolazioni intrinseche.
Lungi dal rappresentare uno sforzo isolato, il trattato di Hering fornisce le
coordinate per una serie di ricerche che saranno condotte da altri autori negli anni successivi e inaugura un dibattito che proseguir assumendo vesti
differenti riconducibili alla suaccennata policromia dellontologia fenomenologica. Ci avviene talvolta mantenendosi sul terreno puramente formale
proprio delle Bemerkungen heringhiane (pensiamo per esempio al contributo di Herbert Spiegelberg dal titolo ber das Wesen der Idee, pubblicato
sullo Jahrbuch nel 1930), talaltra calando i risultati delle indagini formali
in un sistema pi vasto ( ancora il caso di Edith Stein, le cui riflessioni spaziano dalla metafisica allantropologia, ma anche di Hedwig Conrad-Martius).
Al di l delle differenze, il nome di Hering rester un punto di riferimento ineludibile per ogni fenomenologo impegnato pi o meno analiticamente
nella determinazione dei concetti di essenza, idea, essenzialit o eidos.
dunque in questo solco di problemi che si colloca il presente fascicolo, nella zona di incontro fra due poli tematici: da un lato la circoscrizione
del terreno proprio dellontologia fenomenologica, dallaltro la definizione
di quella che possiamo generalmente chiamare la dimensione delle idee e
delle essenze, che in tale ontologia riveste una posizione centrale. Partendo
dallapprofondimento delle radici husserliane in rapporto alla concezione di
eidos e Wesen, e concludendosi con un viaggio nella Realontologie della
Conrad-Martius, il volume intende delimitare un territorio composito, fatto
di domini eterogenei ma anche di dialoghi e contaminazioni: un territorio in
cui lapparato metodologico-concettuale della fenomenologia, soprattutto
nel suo tendere un legame inscindibile fra individualit e universalit, contribuisce ad aggiungere un interessante capitolo alla storia di una direzione
del pensiero antica quanto lo stesso filosofare.

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