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MORGANTINA:

il primo insediamento fu fondato sul colle della Cittadella , secondo la leggenda, dal mitico re
Morgete nel X sec ac. Intorno alla metà del V sec ac fu abbandonato e venne fondata una nuova
città sulla collina di Serra Orlando.
Nonostante fosse un centro indigeno presenta molte caratteristiche greche, per questo si pensa
che nella città greci e indigeni convivessero pacificamente.
Il centro urbano occupa un lungo e stretto pianoro, ben difeso da ripide pendenze, che nel IV sec
ac fu circondato da mura difensive. Alla città si accedeva tramite 4 porte: la principale era la porta
nord che si affacciava sull’agorà, poi vi erano la porta est che portava alle necropoli e alla
Cittadella, la porta ovest e la porta sud.
L’impianto urbano, di tipo ortogonale, si basava su 2 plateiai principali (una più grande e una più
piccola) che si intersecavano con numerosi stenopoi formando isolati stretti e lunghi.
Vi sono abitazioni sia di tipo tradizionale, piccole e con cortile interno, sia case a peristilio di
famiglie più ricche, costruite a partire dal III sec ac.
Nel 211 ac venne conquistata e distrutta dai Romani.

Agorà:
l’agorà si trovava vicino la porta principale della città ed era disposta su due terrazze che la
dividono in agorà alta, a nord, e agorà bassa a sud comunicanti tramite una monumentale
gradinata a tre ali formata da otto gradini in pietra calcarea. Nel III sec ac cominciò la sua
monumentalizzazione.
Agorà alta:
L’agorà alta è delimita da stoài su 3 lati:
-nella stoà nord è stato identificato il ginnasio, luogo destinato alle attività sportive dei giovani. Sul
portico si affacciavano vari ambienti di servizio (spogliatoi e bacini per le abluzioni). Fu realizzato
nel III sec ac.
- la stoà est è datata alla metà del IV sec ac. È divisa in due navate da 43 colonne, forse in legno
perché non sopravvissute, ed è chiusa alle estremità nord e sud da 2 edifici:
a nord dalla fontana monumentale a doppia vasca dedicata alle Ninfe, preceduta da un’ampia
scalinata ed ornata con colonne doriche. Costruita nel III sec ac e distrutta nel I sec ac forse a causa
di un terremoto. E a sud dal prytaneion, casa pubblica che poteva svolgere la funzione di hostello
o taberna. L’edificio era costituito da nove stanza che si affacciavano su un cortile centrale a
peristilio.
Nel retro della stoà nord, inoltre, vi era una sorta di corridoio lungo quanto la stoà stessa che
serviva come canale di drenaggio per l’acqua piovana e inoltre consentiva un accesso secondario al
Prytaneion e forse alla stoà.
-la stoà ovest, datata alla metà del III sec ac, era un grande edificio porticato a due piani (dorico
inferiore, ionico superiore) e ad una navata, rimasto forse incompiuto che chiudeva il lato ovest
dell’agorà superiore. Sul retro si aprivano diverse botteghe.
-la stoà nord ovest, databile alla fine del IV sec ac, è un edificio porticato rimasto incompiuto forse
a favore della realizzazione della vicina stoà ovest. Presenta un’unica navata, chiusa alle estremità
da nuclei di stanze, con colonnato e una serie di stanza nella parte posteriore. Il colonnato era
formato da 5 colonne, oggi mancanti forse perché in legno. L’edificio fu utilizzato come “archivio
pubblico”.
-dietro la stoà nord-ovest si trova la piccola stoà dorica, più antica- seconda metà IV sec ac,
costituita da un colonnato di sei colonne doriche. Sul retro vi sono tre vani in cui vi erano delle
botteghe.
All’angolo nord-ovest dell’agorà vi era il bouleuterion (sede della boulè) costruito nella metà del IV
sec ac. L’edificio, di forma rettangolare, è formato da tre parti: da un cortile scoperto, da un
portico con 4 colonne ioniche o corinzie e l’aula per le riunioni della boulè in cui vi era la cavea che
in età romana è stata rimossa poiché l’edificio venne trasformato in thermopolium (posto di
ristoro). Il bouleuterion, inoltre, si affacciava su una piazzetta posizionata in punto importante
dell’impianto urbano poiché si trovava alla confluenza tra l’agorà e la plateia principale.

in epoca romana (prima metà del II sec ac) nell’agorà superiore fu costruito il macellum, il mercato
cittadino, con un orientamento diverso rispetto agli edifici di età ellenistica. L’edificio era
composto da un complesso di 13 botteghe disposte attorno ad un recinto sacro dentro al quale vi
era una tholos dedicata a divinità che proteggevano il mercato.

Sul lato sud della piazza superiore, lungo il lato ovest della gradinata monumentale, si trovava
l’ekklesiasterion , in cui si riuniva l’assemblea cittadina.

Tempietto dedicato a Demetra: piccolo sacello arcaico con pronao in antis e cella, su cui poi venne
costruito il macellum.

Agorà bassa:
al centro vi è il santuario centrale dedicato alle divinità ctonie, realizzato nella prima metà del IV
sec ac. L’edificio era ad un solo piano ed era formato da due parti uguali, ciascuna con cortile
centrale circondato da stanze. Nella parte settentrionale vi erano 2 altari rettangolari e una piccola
fornace per la cottura della ceramica. Nella parte meridionale vi erano due altari circolari, un
tempietto con basamento per statua e due portici con colonne probabilmente di legno poiché oggi
perdute.
tra il santuario e la gradinata monumentale vi era un grande basamento (bema) su cui si trovava
una grande statua di divinità, simile all’Afrodite conservata al museo di Aidone.

Nella parte meridionale dell’agorà bassa vi sono due grandi granai in cui venivano conservati i
prodotti agricoli: granaio est e granaio ovest.
Il granaio est, costruito nel III sec ac, era un lungo edificio di forma rettangolare che delimitava il
lato est dell’agorà inferiore. Vi erano due grandi magazzini a sud e tre vani a nord in cui,
successivamente, furono costruite tre fornaci di cui quella più grande è ben conservata.
Il granaio ovest era in parte scavato nella roccia ed è il più antico, datato alla fine del IV sec ac,
presenta 3 grandi vani autonomi poiché con accessi separati all’esterno.

Il teatro:
sul lato ovest dell’agorà bassa si trova il teatro costruito agli inizi del IV sec ac. È dedicato a Dioniso
a cui è dedicata un’epigrafe incisa sulla cavea.
La cavea, costruita in pietra calcarea, poggia sul naturale pendio della collina occidentale ed è
sostenuta da mura di analemma artificiali. Formata da quattordici o quindici file di posti divise in
sei cunei poteva accogliere fino a 2000 persone.
Nel terzo cuneo, in alto, sono presenti 4 file di posti di forma rettilinea, ciò fa pensare che in un
primo momento il teatro fosse di forma trapezoidale e che servisse più che altro per le assemblee
cittadine. In seguito Morgantina decise di dotarsi di un teatro moderno e quindi fu rifatto con
cavea circolare, e per le assemblee venne costruita la grande scalinata, utilizzata come
ekklesiasterion, che riprende la forma poligonale del vecchio impianto del teatro stesso. Per
questo l’aspetto che più lo caratterizza è il suo stretto legame con l’agorà con cui costituiva un
complesso monumentale unitario.
L’edificio scenico aveva un aspetto abbastanza semplice. Si notano ancora due fondazioni
rettangolari distanti circa 2 m, forse i parasceni. Il proscenio era ornato da semicolonne e pinakes
e presentava 2 scalinate laterali che portavano al logeion (palco).

Ad est dell’agorà, in cima alla collina Boscarini, si trova un quartiere residenziale. Qui si trovano i
resti dalla Casa del Saluto, per un’iscrizione di benvenuto realizzata sul pavimento della stanza da
bagno della villa ( o del capitello dorico, per il ritrovamento di un capitello dorico). Si affaccia
dall’alto sul’agorà ed è una delle ville più antiche rinvenute a Morgantina (V-IV sec ac). Presenta
l’aspetto di una tipica casa a peristilio, con numerosi vani che si sviluppano attorno ad un elegante
cortile centrale a peristilio con pavimento in coccio pesto arricchito da disegni geometrici. Nel
piano inferiore si aprivano botteghe e magazzini che si affacciavano sull’agorà.
Sulla stessa collina, più a sud, si trova la Casa di Ganimede ( così chiamata per la presenza di un
mosaico pavimentale che rappresenta il ratto di Ganimede). I vani si sviluppano intorno ad un
peristilio centrale di ordine dorico e di forma allungata. Al piano superiore vi era il quartiere
femminile con una stanza da bagno con pavimento a mosaico.

Un altro quartiere residenziale si trova sulla collina ad ovest dell’agora in cui sono state trovate
ville con cortili a peristilio e ricche pavimentazioni a mosaico ( casa della cisterna ad arco, casa
delle botteghe- più modesta e senza peristilio, casa pappalardo ecc..)

A Morgantina sono stati fatti molti ritrovamenti importanti anche per quanto riguarda l’arte
figurativa:
per esempio le teste acrolitiche di divinità di epoca arcaica (540-530 ac), realizzate in marmo di
Taso. Non si sa però se siano state importate o realizzate sul posto. Si tratta di un’alternativa più
economica della tecnica criselefantina in cui si usava avorio o oro. Della statua maggiore si
conservano la testa, le mani e i piedi. Della statua minore si conservano la testa, la mano sinistra e
il piede destro. Non è possibile sapere di che materiale fosse il corpo, se in calcare o in legno.
Erano sicuramente sedute e tenevano qualcosa in mano, forse Demetra e Kore che tenevano in
mano delle spighe di grano.
Di livello artistico eccezionale è la grande Venere di Morgantina realizzata in tecnica pseudo-acrolitica
con le parti nude sempre in marmo, ma con il corpo in calcare ( di origine Iblea). La figura è molto
simile alle statue di Afrodite realizzate in Attica (Atene – Partenone).
La divinità è rappresentata con un chitone che lascia intravedere le forme sensuali del corpo
femminile ma non è rappresentata con la spalla scoperta, segno caratteristico della dea dell’amore.
Ciò fa pensare che la statua rappresentasse, invece, Demetra.

3 busti di divinità sono stati trovati all’interno di una “casa sacra” o piccolo santuario in cui sono state
riconosciute le tre ninfe, segno degli elementi naturali dell’acqua e della terra e quindi della purezza,
sono sicuramente dei regali di nozze ad una sposina. Il concetto di ninfa infatti stava ad indicare il
passaggio dalla fanciullezza alla maternità, vista come il vero scopo e funzione principale della donna
al fine di generare i futuri cittadini. I tre busti rappresentano i 3 stadi della vita di una donna:
quella con le ciocche dei capelli lasciati lunghi rappresenta la verginità.

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