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METODOLOGIA DELLA RICERCA SOCIALE

15/02
Bibliografia: Metodologia e tecnica della ricerca sociale, Corbetta 2014 (non tutto, vedi sul sito)
Esame: scritto. 10 domande a risposta multipla (15 punti totale), 4 domande aperte di cui 2
esercizi (4 punti ciascuno, per un totale di 16 punti).
Argomenti
Paradigmi della ricerca sociale
Ricerca quantitativa e ricerca qualitativa

La traduzione empirica della teoria


L’inchiesta campionaria
Le fonti statistiche ufficiali
L’osservazione partecipante

L’intervista qualitativa
L’uso di documenti
L’organizzazione dei dati
L’analisi monovariata
L’analisi bivariata

DIFFERENZA TRA METODOLOGIA E TECNICHE


Dal pdv terminologico c’è una differenza tra metodologia e tecniche della ricerca sociale.
Il metodologo non è un tecnico, non insegna ai ricercatori come essi debbono procedere quali
passi devono seguire nella effettiva condotta di un’indagine. La metodologia è una riflessione, un
discorso sul metodo. Indica il sistematico esame delle procedure e modalità
Metodologia è qualcosa in più rispetto alle tecniche. Il sinonimo di tecniche è metodi. La
metodologia è una riflessione sui metodi.
È lo studio della logica del mondo (-logia: “discorso su”) che riguarda l’insieme delle regole, i
principi metodici, le condizioni formali che stanno alla base della ricerca scientifica.
Continuum: della speculazione filosofia (spiegazione, induzione, deduzione…) alla
operativizzazione empirica (validità, attendibilità).
Le tecniche (o metodi) della ricerca sociale sono la materia stesa, le specifiche procedure operative
più specifiche che vengono utilizzate dalla disciplina per controllare i propri risultati empirici, gli
strumenti della ricerca.
Continuum: Da tematiche generalizzate (campionamento, inferenza) a strumenti focalizzati
(intervista, questionario, osservazione).
I PARADIGMI DELLA RICERCA SOCIALE
Il termine paradigma ha delle radici antiche:
Platone parlava di paradigma come modello, un punto di riferimento.

Aristotele parlava di paradigma come esempio.


Nelle scienze sociali su usa molto e con diversi significati: teoria, sistema di idee pre-scientifiche,
scuola di pensiero, struttura concettuale, procedimenti di ricerca esemplare...
È un concetto un po' dispersivo.

In generale, facendo riferimento a Kuhn (filosofo della scienza), il paradigma è una prospettiva
astratta teorica che si caratterizza di alcuni elementi importanti.
È una prospettiva teorica:
-condivisa: dalla comunità stessa degli scienziati

-cumulata: si è arrivato a quello grazie a studi precedenti. La cumulativa potenzia la condivisione.


-che indirizza la ricerca sociale, orientando la rilevanza dei fatti da studiare, la formulazione delle
ipotesi per spiegarli, i metodi e le tecniche per studiarli.
Il paradigma è più ampio di una teoria (carattere pre-teorico), è una visione del mondo, una griglia
di lettura che prevede l'elaborazione teorica: l'insieme dei principi fondamentali su cui si basa una
comunità scientifica e che orientano il ricercatore nella sua attività.
Esempi di paradigmi scientifici (nelle scienze naturali): meccanica newtoniana ed einsteiniana,
cosmologia tolemaica e copernicana, fisica quantistica. Senza un paradigma una scienza è priva di
orientamenti.

CRITICA DELLA CONCEZIONE TRADIZIONALE DELLA SCIENZA


Secondo Kuhn la scienza, in tempi normali, non procede progressivamente e linearmente ma per
rotture, rivoluzioni (es. Vecchio palazzo in mattoni fatto saltare). La vera rivoluziona avviene
quando c'è un'anomalia.

Il vero cambiamento si ha quando c'è una rivoluzione scientifica, ovvero il passaggio da una teoria
all'altra. Cambia il "paradigma": struttura concettuale attraverso cui gli scienziati guardano il
mondo.
Il passaggio alla nuova struttura conoscitiva non è né graduale né completamente razionale
(presenza di accidentalità e arbitrarietà).

PARADIGMA DELLA RICERCA SOCIALE NELLE SCIENZE SOCIALI


Il paradigma caratterizza le scienze "mature". Le scienze sociali sono prive di un unico paradigma
dominante. La scienza sociale è molto paradigmatica. Ma non c'è un solo paradigma. E il
paradigma non è esclusivo. Non tutti sono d'accordo. Le scienze sociali mancano di condivisione
nel modo di vedere il mondo. Ci troviamo quindi di fronte a un doppio paradigma.
Ma perché è difficile mettersi d'accordo e sviluppare un unico paradigma?
-reattività del soggetto studiato. Il fatto di sapere di essere studiato porta a un cambiamento non
naturale. (Concetto di desiderabilità sociale). È una delle maggiori critiche che l'approccio
quantitativo fa alla ricerca qualitativa. Limite della ricerca sociale.

-individualità: studiare la persona significa studiare la sua individualità. Ognuno è diverso dall'altro
nella ricerca sociale.
-complessità delle cause: non si possono separare gli eventi. Una cosa è influenzata da tante altre
cose (che tante volte non si riescono a prevedere)

-non-manipolabilità: difficoltà a isolare i vari effetti. Difficoltà a realizzare un esperimento.


I paradigmi fondativi che orientano la ricerca nel campo delle scienze sociali sono:
1. Positivismo: visione empiristica e oggettivista. Ci sono vari tipi di positivismo: neopositivismo e
postpositivismo

2. Interpretativismo: visione umanista e soggettivista


Questi due paradigmi (concezioni generali) della ricerca sociale si caratterizzano per le risposte che
danno a 3 interrogativi fondamentali:
1. essenza: la realtà sociale esiste?
2. Conoscenza: si può conoscere questa realtà sociale?

3. Metodo: in che modo si può conoscere la realtà sociale?


Tre interrogativi che sviluppano tre questioni:
1. Questione ontologica (essenza): riguarda il che cosa, l'essenza, la natura della realtà sociale e la
sua forma. Ci si chiede se il mondo dei fatti sociali è in sé reale/oggettivi o dipende da
interpretazioni/rappresentaziini dei soggetti.
2. Questione epistemologica (conoscenza): riguarda il rapporto tra chi e che cosa, la relazione tra
lo studioso e la realtà studiata, è la riflessione sulle condizioni della conoscenza scientifica (es. se i
fatti sociali sono oggettivi, allora possiamo conoscerli senza timore di alterarli).
3. Questione metodologica (metodo): riguarda il come la realtà sociale può essere conosciuta, la
strumentazione tecnica del processo conoscitivo, il metodo (es. Sperimentale vs interazione).
IL PARADIGMA POSITIVISTA
Il paradigma positivista direbbe che la realtà sociale esiste, è conoscibile e si può conoscere
tramite il metodo delle scienze naturali.

Il paradigma positivista originario ottocentesco ha accompagnato la nascita delle scienze sociali.


Per positivismo si intende: lo studio della realtà sociale utilizzando apparati concettuali, metodi di
osservazione e misurazione, strumenti di analisi, procedimenti di inferenza propri delle scienze
naturali (causa-effetto, verifica, spiegazione, variabili quantitative, statistiche...).
Il positivismo teorizza l'unità metodologica tra scienze naturali e scienze sociali.
Comte e Durkheim sono i due massimi esponenti del positivismo.
Comte: (1789-1857) vede i fattori sociali come fatti naturali sottoposti a leggi naturali. Le scienze
sociali sono simili a quelle naturali, conquiste scientifiche attese anche nella sociologia. Ha
elaborato questa concezione che ha riscosso grande successo nell'epoca.
Durkheim: (1858-1917) per dimostrare che è corretto l'approccio di Comte va a studiare un
argomento che più individuale non c'è: il suicidio. Qualsiasi risultato sarebbe difficile da
generalizzare. Lui dice che anche il suicidio è in realtà un fatto sociale.

Compie il primo sforzo di coniugare teoria sociale e indagine empirica definendo le basi
metodologiche della ricerca sociale. Per Durkheim esiste una realtà sociale:
-al di fuori dell'individuo (fatti sociali indagati come se fossero "cose")
-oggettivamente conoscibile

-studiabile con gli stessi metodi delle scienze naturali (unità metrologica tra mondo naturale e
mondo sociale).
Questa è la prima ricerca di successo in termini quantitativi della ricerca sociale
17/02
Quindi per D è quasi inutile andare a studiare il singolo individuo perché le leggi che governano la
società son al di fuori delle persone. Sono conoscibili oggettivamene e sono studiabili.
LO STUDIO SUL SUICIDIO DI DURKHEIM (1897)
Va a prendere le statistiche del fenomeno (il suicidio) nelle varie parti del territorio. Va a vedere la
relazione tra i tassi del fenomeno e i assi della presenza di altri fattori.

Considera vari fattori antecedenti: malattie mentali, alcolismo, fattori genetici, fattori ereditari,
fattori cosmici (clima, temperatura durata del giorno).
Si chiede: dove ci sono più malattie mentali, ci sono più casi di suicidio?
Dai dati emerge che le malattie mentali erano più diffuse tra donne e adulti, ma il suicidio era più
diffuso tra uomini e anziani.
Questa prima parte lo porta poi a studiare altri fattori di tipo sociale: diffusione della religione, lo
stato civile, la presenza di figli, stato di crisi (economica, politica, guerra).
Con lo stesso metodo di prima mette in relazione i fattori sociali (religione, stato civile…) con il
suicidio.

Risultati:
appartenenza religiosa: protestanti si suicidano più di cattolici ed ebrei
matrimonio: coniugati si suicidano di meno, i vedovi di più, al crescere dei divorzi aumenta il tasso
di suicidio
presenza di figli: effetto molto rilevante (probabilità dimezzata al primo figlio)
stato di crisi: in uno stato di guerra diminuiscono, in periodo di crisi economica aumentano.
Suicidio come fatto sociale: “sono immediati e costanti i rapporti del suicidio con certe condizioni
dell’ambiente sociale. In questo caso ci troviamo finalmente di fronte a vere leggi sociali che ci
permettono di tentare una classificazione metodica dei vari tipi di suicidio.”
Legge generale: mancanza di integrazione sociale (adesione a norme e valori della società)
favorisce la crescita del suicidio.
La metodologia positivista si basa su:

-studio dei fatti sociali come cose: sono esterni agli individui ed esistono indipendentemente da
essi, non è solo ciò che può essere osservato o misurato, ma anche fenomeni e sistemi di
credenza, abitudini, istituzioni;
-uso di dati statistici: con la statistica è possibile classificare il mondo sociale in modo oggettivo;

-usando la statistica si può utilizzare l’analisi correlazionale tra differenti fatti sciali e di connessioni
causali. Correlazione=due fattori che si muovono insieme; il cambiamento di un fenomeno genera
il cambiamento dell’altro fattore; uno influenza l’altro.
CONCETTI DEL PARADIGMA POSITIVISTA
Il positivismo segue un metodo essenzialmente induttivo (passa dal particolare all’universale). È
solo il primo positivismo ad essere induttivo; il neopositivismo passa al metodo deduttivo
(dall’universale al particolare).
La metodologia induttiva inizia raccogliendo i dati, li analizza e poi sviluppa teorie generali (quello
che ha fatto D).

Si propone l’individuazione/formulazione di leggi della natura e la loro dimostrazione/verifica


(leggi di causa-effetto, metodo sperimentale).
Compito dello scienziato è scoprire.. vedi slide
Ontologia (realtà sociale esiste?): è quello che si chiama realismo ingenuo. Esiste una realtà sociale
oggettiva ed è conoscibile nella sua essenza reale. Il fatto sociale è esterno e immodificabile.
Epistemologia (è conoscibile?): dualismo ricercatore-oggetto
Metodologia (come si può conoscere?):
Rischio: quello che non si spiega, o il caso particolare è poco rilevante; rovina la legge dal pdv
statistico.

IL PARADIGMA NEOPOSITIVISTA
Si sviluppa per rispondere alle critiche al positivismo.
Prima con il positivismo:
-ingenuo fideismo nei metodi della scienze naturali: la scienza naturale è l’unica conoscenza
possibile, esistono leggi immutabili, è sempre possibile la generalizzazione alle scienze sociali.
Ora, con il neopositivismo: si passa dalla linearità alla complessità. Calano le certezze attorno alla
scienza (ottimismo). Ruolo centrale conferito alla critica della scienza (declinano le grandi
teorizzazioni).
PARADIGMA POSTPOSITIVISTA
1. Rifiuto delle grandi questioni metafisiche (pseudo-problemi) ed attenzioni ai problemi
metodologici (elaborazioni teoriche e validazione attraverso verifica empirica),
filosofia→teoria del metodi. Non induzione ma deduzione
2. Carattere provvisorio della conoscenza scientifica: dalla legge deterministica a quella
probabilistica. Criterio di falsificazione (Popper): teoria non deve essere solo verificabile (in
positivo), ma deve essere non-falsificata dai dati. La teoria deve essere chiara e specifica in
modo da essere falsificata da chi verrà dopo. Devo dimostrare che la teoria è falsa e non
vera.
Provvisorietà dell’ipotesi e scienza ipotetico-deduttiva (dalla teoria alle ipotesi) che
procede per errori.
3. Rimangono i capisaldi: operativizzazione, quantificazione, generalizzazione.

Per Popper l’induzione si fonda su un pregiudizio ontologico ed è priva di fondamento: una


asserzione non è provata da milioni di conferme ma può essere rigettata definitivamente per una
sola confutazione.

L’unico metodo scientifico valido è il metodo ipotetico-deduttivo: mettiamo alla prova l’ipotesi
teorica tramite le asserzioni che se ne possono dedurre, e in modo tale che esser siano falsificabili
(smentibili, confutabili).
Ontologia: realismo critico. Esite la realtà sociale esterna, ma è imperfettamente conoscibile.
Oggettività approssimativa.
Epistemologia: non c’è più separazione tra studioso e realtà studiata, ma interferenza (disturbo e
reazione). Priorità al metodo della deduzione (attraverso la non-falsificazione della teoria). Ricerca
di leggi limitate e provvisorie.
Metodologia: rimangono tecniche quantitative improntate al distacco tra ricercatore ed oggetto
studiato, ma apertura ai metodi qualitativi.
PARADIGMA INTERPRETATIVISTA
Comprende tutte le visioni teoriche (interazionismo, ermeneutica, fenomenologia)) per le quali la
realtà non può essere semplicemente osservata, ma va interpretata. I fenomeni si manifestano
tramite la conoscenza intenzionale dell’individuo. Ciò che conta è l’individuo.
Il principale esponente fu Max WEBER (1864-1920). Riporta il concetto di “comprensione”
all’interno della sociologia, ma evita di cadere nell’individualismo soggettivista e nello
psicologismo.
Per Weber comprendere significa non a provare a spiegare le cose (come fa D) ma a cogliere il pdv
dell’altro. Comprendere razionalmente delle motivazioni dell’agire.
Dal pdv interpretativista bisogna intendere lo scopo dell’azione, immedesimandosi nell’altro “per
capire”. Capire il significato soggettivo attribuito dall’individuo al suo comportamento. Conoscere
→valutare (avalutatività delle scienze storico sociali).
Bisogna fare dei giudizi di fatto e non di valore.
Per Weber comprendere un’azione individuale significa procurarsi i mezzi di informazione
sufficienti per analizzare le motivazioni che hanno inspirato l’azione. L’osservatore comprende
l’azione del soggetto osservato allorquando può concludere: nella stessa situazione, avrei agito
senza dubbio nel medesimo modo.
La nozione weberiana di comprensione designa un atteggiamento molto vicino a quella che i
manuali di logica indicano con l’espressione “induzione poliziesca”, che consiste nel ricostruire le
motivazioni non direttamente accessibili con il metodo della ricostruzione dei fatti mediante
informazioni provenienti da più fonti, con l’effetto di intrecciarli tra loro.
Ma quindi nel paradigma interpretativista bisogna rinunciare all’oggettività della scienza?
No, per Weber il senso soggettivo dell’azione diventa conoscenza oggettiva e generale grazie alla
concezione di tipo ideale.

I tipi ideali sono forme uniformi e ricorrenti dell’agire sociale, che nascono con un processo di
astrazione ed isolamento di alcuni elementi connessi dentro un quadro concettuale unitario.
Esempi di tipi ideali weberiani in riferimento alle strutture sociali (es. capitalismo), alle istituzioni
(es. burocrazia), al comportamento (es. agire).

Tipo di ideale di “burocrazia”


Tipo di ideale: rappresentazione delle caratteristiche essenziali di un fenomeno sociale costruita a
partire dall’osservazione dei casi reali.
Il tipo di ideale di burocrazia è un modello di burocrazia, che nella sua interezza non corrisponde
precisamente a nessuna situazione storica specifica, ma permette di confrontare forme di
burocrazie diverse sulla base dei loro caratteri comuni: es. netta divisione del lavoro, ordine
organizzativo gerarchico, funzioni basate su regole scritte (principio di impersonalità).
Classificazione idealtipica dell’azione sociale, 4 tipi:
1. Azione razionale rispetto allo scopo. Avere uno scopo chiaro e organizzare razionalmente i
propri mezzi per conseguirlo, in rapporto alle possibil conseguenze.
2. Azione razionale rispetto al valore. L’azione è conforme ai principi di valutazione: agire in
base ai valori condividi restando fedeli alle idee, senza considerare le conseguenze
3. Azione affettiva. Azioni non dettate dal fine o dai valori, ma dalle emozioni, dall’umore,
dall’espressione di un bisogno interno.
4. Azione tradizionale. Abitudini acquisite, radicati da una lunga pratica senza chiedersi se
esistano altre strade per raggiugere lo scopo.
Altro esempio, 3 tipi ideali di leadership (valore euristico:
vedi slide
il tipo ideale è un’astrazione, un’utopia, non può mai essere rintracciato empiricamente nella
realtà, ha il significato di un puro concetto-limite ideale, a cui la realtà deve essere comparata
(funzione “euristica”, per indirizzare la conoscenza).
Generalizzazione interpretativa avviene con enunciati di possibilità segnati da specificità (se
accade A allora il più delle volte si verifica anche B).
Positivismo: generalità e obbligatorietà

Interpretativismo: specificità e possibilità


Ontologia: costruttivismo e relativismo
La realtà oggettiva non esiste, il mondo conoscibile è quello del significato attribuito dagli
individui.

Ogni individuo produce la sua realtà, che è relativa, i significati variano tra gli individui.
Epistemologia: non dualismo studioso-realtà studiata. Non esiste l’oggettività, la ricerca sociale
è una scienza interpretativa in cerca di significato (e non sperimentale in cerca di leggi)
Metodologia: interazione empatica fra studioso e studiato. L’interazione è alla base del
processo conoscitivo, solo in questo modo si riesce a comprendere il significato attribuito alle
azioni da parte dei soggetti studiati.
Le tecniche di ricerca sono qualitative (non si adotta il linguaggio delle variabili) e la
conoscenza avviene attraverso l’induzione (dal particolare al generale).
Possibile domanda: cosa cambia dal punto di vista ontologico nella visione dei paradigmi
(positivismo -post positivismo- e interpretativismo); che cos’è la realtà? Qual è il passaggio?
Positivismo→ realismo ingenuo (realtà sociale è reale e conoscibile come una cosa)
Post positivismo→realismo critico (la realtà sociale è reale ma conoscibile solo in maniera
imperfetta e probabilistica
Interpretativismo→costruttivismo: il mondo conoscibile è quello dei significati attribuiti dagli
individui. Relativismo (realtà multiple)
Dal pdv epistemologico (rapporto chi-che cosa):
positivismo→ dualismo/oggettività; risultati veri; scienza sperimentale in cerca di leggi;
obiettivo: spiegazione; generalizzazioni: leggi naturali immutabili

post positivismo→ dualismo/oggettività modificati; risultati probabilmente veri; scienza


sperimentale in cerca di leggi; molteplicità di teorie; obiettivo: spiegazione; generalizzazioni:
leggi provvisorie, aperte alla revisione
interpretativismo→ non dualismo; non oggettività; non separazione ricercatore/oggetto dello
studio, ma interdipendenza; scienza interpretativa in cerca di significato; obiettivo:
comprensione; generalizzazioni: enunciati di possibilità; tipi ideali.
Dal pdv metodologico (come):

positivismo: sperimentale-manipolativa; osservazione ; distacco tra osservatore e osservato;


prevalentemente induzione; tecniche quantitative; analisi per variabili
post positivismo: sperimentale- manipolativa modificata; osservazione; distacco tra
osservatore e osservato; prevalentemente deduzione (falsificazione); tecniche quantitative con
apertura alle qualitative; analisi per variabili
interpretativismo: interazione empatica fra studioso e studiato; interpretazione;
interpretazione fra osservatore-osservato; induzione (la conoscenza emerge dalla realtà
studiata); tecniche qualitative

CRITICHE ai due approcci


Positivismo:
-radicalizzazione nel riduzionismo: si riduce la realtà sociale a pura raccolta di dati, senza teoria
a supporto. Incapacità di fornire nuova conoscenza, perché manca connessione tra massa di
dati sterminati e teoria che li coordini e li connetta

-critica principale: le forme di conoscenza sono storicamente e socialmente determinati, e


dipendono dalle teorie utilizzate (relativismo conoscitivo).
Interpretativismo:
-rischio di soggettivismo estremo, con impossibilità di arrivare a leggi sociali comuni a più
individui perché tutto è relativo e unico. Visione della realtà come pura costruzione soggettiva.
Il ricercatore non può fare a meno di trascendere l’oggetto di indagine: non può esistere la
conoscenza oggettiva (manca controllo dei risultati).

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