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APPUNTI STS

STS è l’acronimo di Scienza Tecnologia e Società, un tipo di ricerca dove c’è sempre una
sospensione di giudizio durante un’analisi.
La teoria utilizzata è l’ANT = ACTOR NETWORK THEORY dove il principio di base è la costruzione di
reti e relazioni che mettono in connessione una serie di attori umani e non.
I tipi di attori sono:
•Attori istituzionali
•Attori umani
•Attori non umani- artefatti
• Discorsi e narrazioni—> per narrazione si intende il punto di vista che adotti, ciò che metta in
evidenza il mio punto di vista, tutte le argomentazioni che lo sostengono, che non sempre
rispecchiano la realtà oggettiva. È importante specificare che durante un’analisi accurata è
opportuno non accontentarsi di una sola narrazione ma se ne devono analizzare molteplici.

Affinché la teoria sia efficace è opportuno che ci sia un’alleanza tra di essi; affinché ciò accada è
necessario un compromesso tra le parti, una negoziazione (componente politica).

Perdendo in considerazione la situazione pandemica, gli attori che hanno agito secondo l’ANT
sono:
•Attori istituzionali —> università, ministero della salute, servizi sanitari, governi nazionali)
•Attori umani —> giornalisti, medici, psicologi, cittadini
•Attori non umani- artefatti —> le tecnologie, il virus i tamponi, il green pass, i vaccini, le tv
• Discorsi e narrazioni —> vax, no vax …

La scienza è un sapere unico e condiviso, anche se non sempre quest’ultima può garantire il
successo. Essa è un’insieme di procedure e metodi valide solo in un preciso momento storico.
Di solito la politica ha un valore aggiunto per quanto riguarda l’aspetto decisionale, ma soprattutto
nel periodo pandemico, la politica può lasciare spazio alla scienza; infatti la scienza sale alla ribalta
e acquista sempre più spazio nella società.
Ma è importante specificare che la scienza in laboratorio vive d’incertezze, approssimazioni, prima
di arrivare ad una stabilizzazione della conoscenza.
Molto spesso però la società (la politica) chiede risposte certe ma la scienza non sempre può
fornirle.
Dunque sintetizzando nell’analisi della società attuale è fondamentale ricostruire una rete di attori
umani e non umani e dei loro ruoli.
Importante, soprattutto nel nostro periodo storico, il rapporto tra scienza e politica: il modo in cui
la politica si interfaccia con le scienze, le contestualizza o le strumentalizza.
Molto spesso la tecnologia è usata dalla scienza per informare un pubblico il più vasto possibile.
Anche le statistiche sono fondamentali perché hanno l’importante funzione di raccolta dati, per
fare un resoconto generale, anche se a volte può tralasciare alcune categorie, come le categorie
escluse (es. migranti e minoranze).
Per costruire le statistiche bisogna partire col capire quali sono i criteri di eleggibilità per i test,
ovvero chi può sottoporsi al test statistico, ovviamente questi criteri possono tralasciare una parte
della popolazione e renderli invisibili. Ogni paese utilizza criteri diversi per scegliere chi testare.
La scelta di uno scienziato per uno studio dipende da molteplici fattori:
- L’apparenza, ciò che può trasmette dall’esterno
- La sua fama, se lo scienziato è molto conosciuto in quel determinato ambito
- Colui che dimostra di avere più autorevolezza e sicurezza, molto spesso questo fattore
dipende anche dall’età
- Molto spesso non ci sono solo criteri scientifici alla base della scelta

Risposte alle domande dell’articolo:


1) L’obiettivo principale dell’articolo è andare oltre la polarizzazione vax e no vax, e verificare
le motivazioni di ciascuna parte. La polarizzazione vista come qualcosa di riduttivo, proprio
per questo non si considerano solo due categorie ma in mezzo a queste ultime due
esistono ben 9 sfumature, ovvero 9 categorie di persone che non vedono le cose solo “o in
bianco o in nero” ma che analizzano le cose più nel profondo. Non ci sono posizioni
unilaterali ma dinamiche e transitorie. I “pro-vax” e “no-vax” rappresentano solo gli
estremi.
2) La prospettiva dell’articolo è neutrale, una prospettiva pluriattore ovvero analizzare i
diversi attori coinvolti e le loro narrazioni. Non viene presa una decisione a priori ma si
analizzano mano mano i diversi punti di vista
3) Gli attori coinvolti sono: genitori, bambini, politici, gli scienziati, le istituzioni, le
associazioni, i vaccini, le tecniche alternative di cura, le leggi e i decreti.

12/10/21
INTRODUZIONE ALLA SOCIOLOGIA
La sociologia è una scienza che studia la società in tutte le sue parti, è lo studio scientifico della
vita umana, dei gruppi sociali, di intere società e del mondo in quanto tale. (Giddens)
L’ambito d’interesse della sociologia è estremamente vasto: dagli incontri casuali per strada, allo
studio delle relazioni internazionali e del terrorismo globale, infatti ogni sociologo è specializzato
in un campo specifico ed è questo che fa della sociologia una scienza.
La scienza si muove all’interno di un contesto costituito da credenze che influenzano il nostro
modo di fare scienza, dunque la scienza si è fusa con queste tematiche, che sembrano non
appartenere all’ambito scientifico ma che in realtà lo influenzano parecchio.
In genere concepiamo il mondo in termini di caratteristiche che ci risultano familiari; infatti la
sociologia ci insegna che gran parte di quel che consideriamo naturale, buono e vero, può anche
non essere tale; questo perché di solito noi guardiamo il mondo in base alla nostra routine e i
nostri pregiudizi.
Infatti la sociologia ha lo scopo di stanare i pregiudizi che possono influenzare negativamente lo
studio di qualsiasi fenomeno.

Ci sono stati eventi storici che hanno favorito la nascita della sociologia (fine ‘800):
-rivoluzione francese —> ha restituito dignità all’individuo, siccome prima di essa si parlava solo di
masse senza dignità e non si studiava l’individuo se non morto.
-rivoluzione industriale—> determina una differenziazione interna, prima erano tutti contadini,
c’era un’omogeneità tra gli individui, invece con la rivoluzione industriale le persone incominciano
a specializzarsi in settori diversi tra loro e a diversificarsi, dunque le persone incomincia ad avere
bisogno l’uno dell’altro (interdipendenza—> ognuno si rivolge alla persona che è specializzata in
quel determinato ambito). La diversità ha suscitato interesse e quindi uno studio verso l’individuo
-rivoluzione scientifica—> perché la sociologia ad oggi è considerata una scienza, con un vero e
proprio metodo d’indagine, assunto proprio in seguito a questo evento storico.

All’interno della sociologia scorgiamo due correnti opposte e inconciliabili:


- POSITIVISMO
- INTERPRETATIVISMO
È opportuno porci 3 domande per vedere come le diverse correnti rispondono
•domanda ontologica: “la realtà esiste?”(essenza). Riguarda la natura della realtà sociale e la sua
forma
•domanda epistemologica: “ la realtà può essere conosciuta?”(conoscenza). Riguarda la
conoscibilità della realtà sociale e il rapporto tra studioso e realtà
• domanda metodologica: “la realtà come può essere conosciuta?” (Metodo). Il modo con cui la
realtà sociale può essere conosciuta.

-Positivista: i positivisti utilizzano un tipo di metodo quantitativo, inoltre essi credono che la realtà
non sia modificabile dallo studioso.
Il positivismo è realista rispetto alla realtà sociale; è esterna all’individuo e oggettiva e quindi esiste
a prescindere dal soggetto (questione ontologica). Il positivismo considera il rapporto uomo-realtà
sociale come se fosse di non reciproca influenza (questione epistemologica). Il positivismo adotta
l’empirismo (osservazione diretta) come metodo di conoscenza (questione metodologica).
Positivisti della prima maniera, positivismo ingenuo=realtà non modificabile dallo studioso e
metodologia quantitativa.
-Interpretativista: vede la realtà sociale da un punto di vista costruttivista ( si base sulla
concezione che non c’è una verità oggettiva ma che le verità possono cambiare in base agli attori.).
È una corrente che è caratterizzata dall’intersoggettività, ovvero l’interazione e lo scambio di più
idee, valori o opinioni di più persone.
Dal punto di vista metodologico è intenta ad utilizzare il metodo qualitativo dove non si privilegia il
numero di casi, ma si privilegia la specificità, ovvero il tipo di informazione che raccogliamo. Qui la
realtà è modificabile come lo è lo studioso.
La realtà sociale è intersoggettiva, si crea dall’interazione anche di pensieri e non solo di fatti
(pregiudizi, preconcetti), realtà condivisa (questione ontologica).
L’interpretativismo ritiene che lo scienziato può modificare la realtà, l’oggetto di studio e lo
studioso stesso (questione epistemologica). L’interpretativismo privilegia la specificità
dell’informazione, usa metodi qualitativi (questione metodologica).

IL POSITIVISMO
La sociologia nasce come scienza positivista con Comte e Spencer (inventore della metafora della
società come corpo umano con ogni parte possedente di una funzione diversa, criticato da Marx ).
Invece il primo vero sociologo che utilizza questa prospettiva teorica in termini di ricerca empirica
è Emile Durkheim.

La sua teoria è chiamata teoria del “fatto sociale” (le regole del metodo sociologico)—> i fatti
sociali devono essere:
-devono essere considerati delle cose
-non sono oggetti che sono soggetti alla volontà dell’uomo ma lo condizionano (es. essere padre o
marito)
-hanno regole e possiedono una struttura deterministica che può essere scoperta, è possibile
spiegare i fatti sociali esattamente come se fossero elementi naturali, ovvero tramite osservazione
e deduzione; osservo prima e poi vado a trarre delle leggi generali. I fatti sociali interagiscono fra
loro e sono interconnessi da un rapporto di causa-effetto.
-devono essere spiegati esclusivamente facendo riferimento ad altri fatti sociali; i fatti sociali non
potevano essere dovuti a fattori casuali o sconosciuti.

Durkheim fece degli studi sui suicidi e sui svariati tipi che possono esistere per comprendere
meglio la disciplina della sociologia, scoprì che ci sono cause sociali, oltre che psicologiche dietro il
suicidio. (Possiede una matrice positivista)
Individuò due dimensioni fondamentali : integrazione (legame più o meno forte con la comunità in
cui si è inseriti) e regolazione sociale (quanti aspetti della vita quotidiana sono condizionati da
regole, una forte regolazione sociale indica che la società regolamenta tantissimi aspetti e impone
regole restrittive).
Individuò 4 tipi di suicidio, considerato un evento sì psicologico, ma particolarmente influenzato
dai fattori sociali:

1) Secondo questo studio si pensa che chi ha una bassa integrazione sociale tende a mettere in
atto un suicidio egoistico, siccome il mondo è percepito come intollerabile, dunque scelgo la via
più semplice, non considerando però le mie responsabilità e il ruolo che sto abbandonando sia
nella famiglia che nella società (assenza di integrazione sociale)
2) Le persone con un’alta interazione sociale tendono invece a mettere in atto un suicidio
altruistico —>es. i kamikaze che si sacrificano per uno scopo più grande, per il bene del loro paese.
(eccesso di integrazione sociale)
3) Regolamentazione sociale: quando gli aspetti della vita quotidiana sono condizionati da regole. 
Quando le regole sono troppo pressanti e vigorose (regolamentazione sociale elevata)  si assiste al
suicidio fatalista. (esempio di Socrate e Catone) (eccesso di regolazione sociale)
4)L'assenza di regolamentazione sociale provoca il suicidio anomico (assenza di regole e
prospettive, non avere una prospettiva sul futuro e sul presente) (assenza di regolazione sociale)

Passaggio da comunità a società (ultimo contributo di Durkheim): il modello della comunità


omogenea (prima della rivoluzione industriale) crolla quando al potere serviva manodopera
(introduzione delle enclosures) e si creano differenziazione interne e la società si tiene insieme per
interdipendenza; questo passaggio per Durkheim è stato evolutivo e ha costituito un progresso
lineare per cui le scoperte nuove sono sempre migliori di quelle vecchie—>all’inizio la scienza della
sociologia è intrisa di questa visione (il nuovo migliore del vecchio e quindi il tempo è l’unica
variabile presa in considerazione)
Isomorfismo istituzionale= quando è necessario conformarsi a dei criteri più grandi, istituzioni
generali. Categorie della scienza mutabili e incerte, ma frutto di negoziazione di una rete di attori
—>dimensione politica=negoziare su una pratica comune, che interessa tutti; la scelta si basa su
interessi e posizioni (politica).

EVOLUZIONE NEO E POST POSITIVISMO


In seguito alla rivoluzione industriale l’omogeneità crolla, nasce l’esigenza della manodopera
(nasce l’interdipendenza, ovvero la necessità di l’uno dell’altro) e l’istituzione della proprietà
privata. Questo è però considerato un passaggio evolutivo, e l’idea che ciò che viene dopo è
migliore di ciò che viene prima. Il positivismo all’inizio era realista perché convinto che la realtà
sociale non fosse perturbabile dall’intervento dello studioso, inoltre pensava che la realtà fosse
conoscibile solo in termini di probabilità
-assistiamo ai contributi della scuola logica e della fisica quantistica che vede la realtà come
imperfettamente conoscibile e solo in termini probabilistici.
-principio di indeterminazione di Heisenberg—> consapevolezza della modificabilità dell’oggetto di
studio
-contributo di Paul Lazarsfield—> sistematizzazione del linguaggio delle variabili —> si trasformano
i concetti in variabili misurabili, definendo le regole per misurarli. Attribuire una misura e un mezzo
di misurazione all’oggetto d’indagine.
Lo studioso si deve sempre impegnare ad non influenzare troppo lo studio con il suo punto di
vista.
I positivisti trovano il modo per cercare di non modificare il loro oggetto di studio.
Il post-positivismo è comunque diverso dall’interpretativismo che si interroga sul cambiamento
che avviene proprio con l’interazione tra oggetto di studio e ricercatore e si chiede perché proprio
quel cambiamento si è verificato e non un altro.

INTERPRETATIVISMO: Le radici
L’interpretativismo è costruttivista rispetto alla realtà sociale , la verità non è oggettiva ma cambia
in base agli attori, la realtà sociale è intersoggettiva, si crea dall’interazione di pensieri e di fatti.
L’interpretativismo ritiene che lo studioso può modificare la realtà, l’oggetto di studio e lo studioso
stesso, inoltre qui si privilegia la specificità dell’informazione e l’uso di metodi qualitativi.
• introduzione delle scienze dello spirito da parte di Dilthey —> nell’incontro prima dello studio
già c’è una modifica dell’oggetto. C’è un rigetto delle scienze naturali siccome ci si focalizza di più
sull’individuo, cosa che le scienze naturali non sono in grado di studiare.
Nelle scienze dello spirito bisogna spiegare la specificità degli individui ma sorge la domanda come
generalizzeremo i dati?
• critica del positivismo e dell’idealismo per la loro fede nella storia considerata un’evoluzione di
tappe necessarie
• distinzione scienze della natura che richiedono delle spiegazioni e scienze dello spirito che
richiedono comprensione
•riconoscimento della natura idrografica particolare e unica delle contingenze da studiare

Il padre dell’interpretativismo fu Weber con il “Verstehen” che tradusse le teorie di Dilthey


-Avalutatività —> assenza di pensieri personali, anche se non si può privare lo scienziato dei suoi
preconcetti, non può evitare di portare queste cose con sé nella ricerca a può evitare che queste
ultime influenzino il risultato della ricerca
-Generalizzazione —> enunciati di possibilità —> si può ipotizzare che gli altri si comportino in un
determinato modo, ma non si può dare per certo
-Tipo ideale—> è un concetto astratto che non si trova realmente nella realtà ma che si forma
dalle regolarità empiriche che si riscontrano nel corso della ricerca, dal confronto con questo
modello teorico e con la realtà si spiega la realtà sociale diversa da quella ideale. È un concetto
teorico ideale che può essere confrontabile con rivelazioni empiriche simili e da questo confronto
si può spiegare la realtà sociale.
Si costruisce dalla rilevazione empirica ovvero dallo studio di più fattori e solo dopo c’è la
postulazione del tipo ideale. Un esempio di tipo ideale è il potere diverso dalla coercizione (far
valere il mio punto di vista con la violenza). Individua 3 tipi di potere :
-potere carismatico —> che non è basato sulla logica e sulla razionalizzazione del mondo
-potere tradizionale—> basato sulla tradizione come il re di una volta, non si mette in discussione
una pratica assodata
-potere razionale-legale —> regole che stabiliscono chi e come è è governare

Non è il tipo di potere che è diverso ma il tipo di legettimazione che è diversa.

Un altro tipo ideale, secondo weber, è l’agire dell’individuo. L’individuo agisce in maniera razionale
ma ci sono 2 tipi di razionalità (rispetto allo scopo—> è un’azione razionale fatta e condivisa anche
dagli altri e rispetto al valore—> per sacrificio, solidarietà, c’è una componente emotiva dietro
l’azione).
Ma non si agisce solo in maniera razionale ma ci sono anche altre motivazione alla base come
l’affettività e la tradizione

Durheim parlò anche dell’etica protestante e dello spirito del capitalismo (l’utilizzo del capitale per
creare altro capitale💸)
L’intento era capire perché sono avvenuti questi fenomeni, parte con dire cosa fosse la religione
cattolica (se fai del bene in terra accedi al paradiso) e la differenza con il protestantesimo
(credevano che solo un numero prescelto di persone potessero andare in paradiso e queste
persone hanno anche successo in terra e le persone hanno accumulato ricchezze per far sì che
facessero parte di questa cerchia di prescelti, da qui nasce il capitalismo, se sei povero non sei
stato prescelto da Dio)

ISTITUZIONALIZZAZIONE DELLA SCIENZA


Processo mediante cui si crea un’istituzione che comporta la creazione di azioni da parte di gruppi
di esecutori ed è reciproca, condivisa e accessibile.
Un’istituzione è un complesso di valori e di norme che regolano, in maniera durevole ed efficiente:
-i rapporti sociali e i comportamenti
-i rapporti in e out group (es. regole matrimoniali che regolano i rapporti tra i coniugi e il rapporto
che gli altri devono avere con questi ultimi).

Consideriamo la rivoluzione scientifica (avvenuta tra le metà del XVI e la fine del XVII secolo) come
epoca di riferimento. Durante questo periodo alcune persone hanno deciso di separarsi dal resto
della società, hanno deciso di non aderire alle pratiche dominanti della società (es. l’esclusione di
Galileo Galilei). Questo perché un gruppo di persone adotta un visone del mondo diversa.
All’epoca c’era un sapere particolarmente praticato : l’Alchimia—> viaggio che ha lo scopo di
trovare sé stessi, di evolvere e di tendere verso Dio, era un modo di nascondere questo percorso,
tramite queste disciplina, e non essere perseguitati. Percorso verso il miglioramento individuale.
Questo pensiero alchemico oggi passa attraverso la tecnologia.
Questo gruppo ad un certo punto spingeva per essere legittimizzato e riconosciuto nel resto della
società —> L’istituzionalizzazione della scienza che avviene anche quando le persone che non
fanno parte del gruppo degli scienziati, riconoscono questa categoria.

Regole per l’istituzionalizzazione della scienza


-Adozione di metodi e prassi distintive dell’attività scientifica
-Carattere non più gerarchico della conoscenza, ma invito a sperimentare in prima persona
-Abbandono di una cosmologia teleologica e centrata sull’uomo (l’uomo è al centro di tutto) e
discussione approfondita sui metodi più appropriati per studiare la natura (individuare l’oggetto di
studio e capire che funzionalità ha e che legami possiede con il resto del sistema) —>
abbandonare la visione precedente tradizionale.
-Consapevolezza della comunicazione e diffusione dei risultati e ipotesi e la formazione di una
comunità scientifica dotata di spazi di confronto e discussione. Non fare più una differenza tra
esperti e non esperti, lo scopo non era solo comunicare all’interno della categoria degli esperti, ma
lo scopo era raggiungere un pubblico più vasto, anche se non si trattava di scienziati—> epoca
diffusionista. È necessario però che ci sia un intermediario che sia capace di tradurre in termini più
semplici gli studi scientifici, siccome c’è sempre il pregiudizio che le masse siano ignoranti.

Dunque con la rivoluzione scientifica:


- i concetti diventano diffusi, condivisi e riconosciuti
-individualizzazione di una lingua comune (latino, francese, inglese)
-si consolidano e si creano le prime Accademie e le società scientifiche
-gli studiosi iniziano a riconoscersi tra loro e presentarsi come comunità omogenea dal resto della
società, dandosi delle regole specifiche interne
-si crea una differenziazione tra in-group e out-group socialmente riconosciuta—> dunque non è
necessario essere scienziati per riconoscerne uno.

La scienza inizia un processo di professionalizzazione (processo lento) prosegue fino a definire in


maniera più precisa il ruolo dello scienziato.
Il termine “scienziato” è stato utilizzato per la prima volta nel 1833 per descrivere i partecipanti ad
un incontro della British Association for Advancement of Science.

Merton è un sociologo americano, e nel processo dell’istituzionalizzazione della scienza, 2 sono


stai i processi fondamentali:
-l’importanza del processo di industrializzazione
-importanza del capitalismo

Questi due fattori, tramite un’idea, è possibile aumentare il profitto.


Lo scienziato era visto come punto di riferimento se sorgeva un problema.
Il processo di razionalizzazione ha dato modo di dare importanza alla figura dello scienziato.

Merton nella sua tesi di dottorato “Scienza, Tecnologia e Società”, considerava il rapporto tra
capitalismo e scienza indiretto:
-egli mise in evidenza come molti lavori non avessero una finalità pratica
-sistematicità, metodicità, il razionalismo e diligenza nello studio empirico e individualizzato nella
natura in quanto rivelatrice della grandezza di Dio —> La nascita della scienza però motivi religiosi,
siccome la natura è stata fatta da Dio.

L’istituzionalizzazione della scienza e la codificazione del ruolo dello scienziato non presuppongono
solo una serie di metodi e di attività, ma anche un nucleo di elementi sociali, cioè di valori e di
norme, tali da fondare la scienza in quanto sottosistema sociale in rapporto con il resto della
società e dotato, al contempo, di una propria autonomia.
IMPERATIVI FUNZIONALI (Le norme)—> ciò che gli individui pensavano degli scienziato e non le
caratteristiche che deve possedere effettivamente uno scienziato, non una prescrizione di come la
scienza dovrebbe essere.
• Universalismo: i risultati e le asserzioni devono essere giudicati indipendentemente dalle
caratteristiche del soggetto che li ha formulati (razza, classe, religione) devo giudicare ciò che si
dice e non il soggetto.
• Comunitarismo: i risultati e le scoperte non soni di proprietà del singolo ricercatore, ma
patrimonio della comunità scientifica e della società nel suo complesso
• Disinteresse: ogni ricercatore persegue l’obiettivo primario del progresso della conoscenza,
ottenendo indirettamente il riconoscimento individuale—> l’obiettivo non è esaltare la propria
figura ma l’intesse per la conoscenza
• Scetticismo organizzato: ogni ricercatore deve essere pronto a valutare in maniera critica
qualunque risultato, inclusi i propri, sospendendo il giudizio dino all’ottenimento delle necessarie
prove.

CONTRO NORME di Mitroff


• Particolarismo: le caratteristiche sociali dello scienziato sono fattori importanti nell’influenzare il
modo in cui il suo lavoro sarà giudicato.
• Individualismo: la tutela della proprietà si estende alla protezione dei risultati
• Interesse: il singolo ricercatore mira a servire i propri interessi e quelli del ristretto gruppo
scientifico a cui appartiene
• Dogmatismo organizzato: o scienziato deve credere fino in fondo ai propri risultato, mettendo in
discussione e quelli altrui.

Scondo Merton se si è uno scienziato famoso è molto probabile che le proprie affermazioni
abbiano più credito rispetto ad uno meno famoso—> effetto San Matteo.
Effetto Matilda—> Matilda una studiosa che ha contributo ad una ricerca ma che non è stata mai
nominata perché donna.
All’interno dell’accademia ci sono dei professori che se non acconsentono non puoi pubblicare—>
“i guarda porta”.
Soltanto uno scienziato può giudicare un altro scienziato, e soprattuto chi occupa una posizione
più elevata avrà maggiori credito.

Il concetto di paradigma è frutto di una visione del mondo e consente di vedere cose o di non
vederne altre.
Ma una domanda che si pone Khun : “come mai certe idee e pratiche permangono anche se ci
sono prove e fatti che certificano il contrario?”
Evoluzione—> cambiamento di paradigma
Il processo di produzione della conoscenza possiede due stadi:
-Stadio di scienza normale—> capacità di sopravvivere adattandosi ai nuovi risultati o ignorandoli
selettivamente, e il loro essere destinati in ultimo a un’inevitabile estinzione.
-La possibilità, osservando attraverso apparati concettuali e interpretativi diversi, di vedere (o non
vedere) in modo completamente diverso uno stesso oggetto.

Definizioni di paradigmi (+ generiche):


•È l’insieme di risultati raggiunti dalla scienza del passato, ai quali una particolare comunità
scientifica, per un certo periodo di tempo, riconosce la capacità di costruire il fondamento della
sua prassi ulteriore
•è quella conoscenza sedimentata e indiscussa che troviamo nei libri di testo: - che garantisce una
solida base di partenza – la non necessità di rimettere in discussione gli assunti dati per scontati –
l’orizzonte di risultati e soluzioni potenzialmente considerati accettabili.

Il paradigma non è una teoria ma una prospettiva teorica, ovvero un insieme coerente di teorica:
-condivisa e riconosciuta dalla comunità di scienziati di una determinata disciplina
-fondata sulle acquisizioni precedenti della disciplina stessa
-che opera indirizzando la ricerca in termini sia di individuazione e scelta dei fatti rilevanti da
studiare, formulando ipotesi entro le quali collocare la spiegazione del fenomeno osservato,
approntamento delle tecniche di ricerca empiriche necessarie.

Come si passa da un paradigma all’altro?


•scienza normale—> il periodo più lungo, si stabilisce un paradigma dominante e non è sufficiente
uno o più risultati contrati per smentirlo, solo quando il nucleo del paradigma viene messo in
discussione allora si può parlare di rivoluzione, ma poi è necessario che un nuovo paradigma già
sia pronto; proprio perché senza il paradigma di riferimento si creerebbe soltanto
sconbusslamento.

Confirmation bias: siamo abituati ad attribuire maggiore credito alle tendenze che sono concordi
con il nostro modo di pensare.

Ci sono diversi fattori sociali, e non scientifici, che contribuiscono al cambio di paradigma:
-interessi
-metafore
-metafore politiche
-coorti
-caratteristiche della comunità di riferimento

GRID—> “griglia”—> livello di gerarchica presenza di un gruppo, che può avere un basso o alto
gruppo di gerarchica. GROUP—> “quanto ti senti di appartenere al gruppo”, che può avere un
basso o alto gruppo di appartenenza.

Es. Militari—> alto gruppo di grid e group —> è più difficile che avvenga un cambio di paradigma
Gruppo di amici—> basso grid e altro group
Burocrazie—> alto grid e basso basso group
Nascenti gruppi di lavoro—> basso group e basso grid

SCUOLA DI EDIMBURGO
Avviata nel 1966 da Dvid Edge, è un’accademia dove i partecipanti condividono la stessa filosofia
del mondo.
I maggiori esponenti erano: Berry Barnes, David Bloor, Steven Shapin, Donald MacKenzie, Andrew
Pickering.
Loro definiscono il loro obiettivo come sociologia della conoscenza scientifica —> si occupano della
conoscenza scientifica e dei processi che portano alla conoscenza della scienza.
Gli studenti della scuola di Edimburgo ricostruiscono i passaggi dello sviluppo della conoscenza,
cosa che Merton non fece mai.
Degli studi di laboratorio ci informano che la conoscenza che viene riconosciuta in laboratorio, non
è la stessa di quella riportata sugli articoli scientifici —> consapevolezza che gli studiosi della
scuola di Edimburgo non avevano.
Questa scuola ha lo scopo di aprire la la “black box” della scienza, cosa che la sociologia non aveva
mai fatto.
Programma debole—> coloro che aderiscono alla visione tradizionale della scienza
Noi non andiamo a studiare i processi di conoscenza quando essi falliscono —> i rifiuti della
scienza, come il programma debole, che interviene solo per correggere ciò che la scienza ha
sbagliato.
La scuola di Edimburgo adotta un’approccio interdisciplinare—> cercano un dialogo critica con la
filosofia della scienza (Khun)
Utilizzano materiali provenienti dalla storia della scienza
Sviluppo studi di caso ovvero uno studio che si sviluppa su uno studio specifica che non si occupa
di ricavare regole generiche ma si occupa di scovare le caratteriste appartenenti solo a quel
contesto di studio che ho scelto.
Le persone producono conoscenza sulla base della conoscenza ereditata nell’ambito della propria
cultura (esperienza pregressa), dei propri scopi collettivamente situati (scopi e punti di vista
considerati importanti) e dall’informazione che ricevano dalla realtà naturale. Non si parla di una
scienza universalmente valida ma di una scienza posizionata nel tempo e nello spazio.

STEVEN SHAPIN: Le 4 aree della SSK


AREA 1: studi che mettono in evidenza il carattere contingente della produzione e della
valutazione dei risultati scientifici. Vi è una zona grigia, uno spazio di incertezza , tra ciò che la
natura offre al ricercatore e i resoconto scientifici che egli produce (senso/significato,
imperfezione della conoscenza umana), in cui si inseriscono i fattori del carattere sociale.
Questa incapacità di leggere i fenomeni al 100% è causato da fattori sociali (norme, valori, culture,
interessi)
AREA 2 : secondo Shapin, tali studi mostrano un’apertura per la sociologia della scienza ma non
costituiscono di per sé una sociologia della scienza: questa non solo deve mostrare la
sottodeterminazione ( lo scarto, incapacità di comprendere a pieno quello che si sta osservando)
dei resoconti scientifici, ma dece farlo mettendo in evidenza la relazione tra conoscenza scientifica
con le preoccupazioni (interessi) dei vari gruppi sociali.
(Merton non pensava che la scienza dovesse essere quella delle norme, ma si ha avuto fiducia
degli scienziati).
AREA 3: indagine sul rapporto tra ciò che gli scienziati vedono e le spiegazioni che danno, da un
lato, con il più generale ruolo della scienza e degli scienziati in un dato momento storico e con il
livello di professionalizzazione (capacità della comunità scientifica di accettare le informazioni
provenienti dall’esterno, quindi anche informazioni/ testimonianze provenienti da gente comune e
non scienziati) e separazione tra esperti e non esperti, dall’altro
AREA 4: attenzione per i fattori sociali, anche dopo il compimento della professionalizzazione di
una categoria: utilizzo di immagini, metafore e modelli provenienti dal più generale contesto
culturale (cultura tecnologia o politica). Esempio: biologia vs genetica e consolidamento del
concetto di informazione cibernetico.
Full Circle—> chiusura del cerchio—> è la società ad utilizzare metafore provenienti dalla scienza
e non solo più la scienza ad utilizzare metafore provenienti dalla società per spiegare un
fenomeno. Se utilizzo una metafore scientifica per spiegarmi meglio significa che quel concetto è
diventato di dominio comune.
È dunque il collegamento degli interessi presenti nella società e la validità di formulazioni
matematico-scientifiche.
Secondo Shapin non è corretto cedere nella tentazione di separare la componente tecnica da
quella cosmologica e metodologica. Il tipo di metodologia usata dipende dal tipo di visione del
mondo che abbiamo.

SHAPIN: Il modelli coercitivo della sociologia della conoscenza


Critica fatta
-attribuisce alla sociologia la tendenza ad affermare che tutti gli individui, in una certa situazione
socio la, adotteranno una certa credenza intellettuale.
-tratta il sociale come mera aggregazione di individui, bisogna invece vedere perché il gruppo si
comporta così.
-considera in modo deterministico il rapporto tra situazione sociale e credenze
-fa coincidere la spiegazione sociologica con l’invocazione di fattori macro-sociologici esterni —> si
dimentica di quanto l’individuo e la sua creatività possano essere importanti
-contrappone la spiegazione sociologica all’affermazione ce la conoscenza scientifica sia
empiricamente fondata sugli input sensoriali della realtà naturale.

“Il programma forte”:


Secondo Bloor l’analisi dovrebbe svolgersi con le seguenti regole:
•Causalità—> interessata alle condizioni che producono credenze e stati di conoscenza—> cerare
rapporti di causa-effetto
• Imparzialità—> rispetto alla verità e alla falsità, alla razionalità e all’irrazionalità, al successo o al
fallimento. Entrambi i termini di queste dicotomie richiedono una spiegazione.
•Simmetria—> nel tipo di spiegazione. Gli stessi tipi di cause devono spiegare le credenze vere e le
credenze false—> sta nel tipo di cause che noi utilizziamo
•Riflessività—> i suoi modelli di spiegazione devono essere applicabili alla stessa sociologia.

Il programma forte: principi metodologici


Secondo Bloor esistono ovviamente altri tipi di cause oltre a quelle sociali che determinano la
nascita, lo sviluppo e il consolidamento delle conoscenze scientifiche. Il suo tentativo però era
quello di dare dignità alla sociologia che veniva utilizzata, sottolinenando l’importanza di interessi,
ideologie e fattori culturali, solo quando le conoscenze e la loro acquisizione sembravano viziate
da irrazionalità ed errori.

Il programma debole
-visione dei concetti di logica, razionalità e verità come spiegazioni autosufficienti di se stesse.
-utilizzare la sociologia per spiegare, utilizzando fattori di carattere religioso, politico e, in genere
culturale, le deviazioni del corso “automatico” della razionalità e del progresso verso la verità.

Una critica a Bloor e la sua visione, viene da chi sostiene che:


-le influenze sociali producono delle distorsioni nelle nostre credenze, mentr
e l’uso incondizionato della nostra facoltà di percezione e delle nostre funzioni sensorie e motorie
produce credenze vere.
Riposta di Bloor:
Una parte sempre più trascurabile della conoscenza scientifica proviene dai sensi: essa è mediata
da complessi strumenti tecnici e sa elaborati apparati di mediazione (pubblicazioni,
apparecchiature sperimentali, mass media).

In sintesi:
-la conoscenza si identifica sempre più con la cultura che con l’esperienza, per cui non è possibile
distinguete tra “verità=esperienza individuale” ed “errore=influenza sociale”.
- è proprio la dimensione sociale (condizione di pratiche standardizzare, corso su criteri e
procedure, ripetibilità e controlli) che garantiscono il funzionamento della scienza al di là delle
possibili distorsioni della percezione individuale di ciascun ricercatore.
- non è l’esperienza o l’osservazione bruta al centro della scienza, ma l’esperienza socializzata,
ripetibile, pubblica, impersonale.

Credenza precedente + esperienza = credenza risultante (enunciato scientifico che ci viene


proposto)

La debolezza del programma forte:


-Da un lato l’approccio di Bloor finisce per essere simile a quello di Merton considerando
l’influenza dei fattori sociali, sostituendo però alle norme gli interessi.
-Dall’altro si avvicina a Khun, quando mostra come siano le predisposizioni teoriche e le cosiddette
protoidee a guidare l’osservazione e la conduzione degli esperimenti.
-Opportunismo sociologico: il ruolo ricoperto dalla componente sociale varia da un minimo ad un
massimo di influenza, in base al caso preso in esame.
-Quando il rapporto segnale/rumore diventa sfavorevole, l’esperienza soggettiva è in balia
dell’aspettativa e della speranza. Le conseguenze sociali previste, il successo o l’insuccesso sociale
divengono decisive.
-Critica di Ben-David: le spiegazioni dei casi date dal programma forte non rispettano i criteri di
covarianza e casualità. Cioè si presume che mutando le condizioni che le hanno determinate
(interessi, oppure orientamenti culturali) mutino anche le conoscenze scientifiche.
-Risposta di Bloor: le componenti sociali non sono le uniche cause a determinare la conoscenza
scientifica.
-Critica di Brown: la sottodeterminanzione dei resoconti scientifici (cioè la differenza fra realtà e
risultato dell’osservazione) non conduce per forza a riconoscere un ruolo fondamentale agli
interessi. Cioè così come per un dato empirico esistono infinite teorie che possono adattarvisi,
esistono infinite teorie che possono adattarsi agli interessi di uno scienziato .. “Perchè proprio la
teoria X si è sviluppata dall’interesse Y?”.
-Risposta di Bloor: interessi e teorie devono avere tra loro un rapporto di plausibilità. La
configurazione reale che assumono le teorie è dovuta al caso.
- Tendenza estrema a identificare i fattori sociali determinanti con gli interessi
Ne consegue che:
1) Gli attori vengono visti come interessi dopes, plasmati e appiattiti dagli interessi e non
mossi da un complesso e articolato insieme di contingenze e motivazioni.
2) Gli attori finiscono per essere considerati freddi, onniscienti e razionali, capaci di scegliere
una teoria e un metodo in base ai loro interessi personali.

Riassumendo è possibile rintracciare due ordii di critiche verosimili:


•Quelle basate sul concetto di casualità (interessi invece di norme)
•Quelle basate sul concetto di riflessività: incapacità di applicare il programma forte al programma
forte.

IL RITORNO DELLE SSK: ovvero l’importanza delle macchinette


-Termini-n —> basati sul confronto con un modello di proprietà intrinseche di un oggetto, il
confronto viene fatto su modello di riferimento per fare una classificazione. Classificazione degli
oggetti rispetto a un modello di riferimento.
- Termini-s —> differenze che non possono essere notate tramite un modello di riferimento ma
sono basati su ciò che gli altri definiscono un oggetto. Fanno riferimento a quello che abbiamo
sentito e quello che riteniamo vero secondo le nostre credenze.

Es. Femmina (termine-N—> perché possiamo avere un modello di riferimento per capire se un
individuo è maschio o femmina)
Es. Femmina sposata (termine-S—> non possiamo capire se una donna è sposata o meno ma
possiamo basarci su esperienze pregresse o voci che abbiamo sentito)

Entrambi i termini vengono utilizzati sia nella scienza che nella società! Tendenzialmente nell’uso
quotidiano i termini N vengono utilizzati come termini S.
Es. infatti nessuno è in grado di riconoscere un elettrone, nemmeno gli scienziati stessi, la nostra
idea di elettrone si basa su un modello costruito in maniera indiretta—> questo tipo di modello è
S. Nonostante ciò il modello dell’elettrone non è stato intaccato, anche se non abbiamo un suo
modello di riferimento, la sua solidità e validità è un’istituzione che rimane invariata.

È necessaria una dimensione normativa (sociale: i nostri valori, le nostre idee) per categorizzare
cose nuove e notare le differenze, questo è possibile tramite un processo di socializzazione, magari
con chi ha più esperienza di noi. Il processo di socializzazione è ciò che consente di controllare
cosa avviene all’interno della scienza.
Viene meno una dimensione normativa siccome la conoscenza è sempre vera fino a prova
contraria, finché non viene smentita.
Bisogna lavorare in un’interazione reciproca con gli altri.
Dunque non ha più senso di parlare di una corretta o errata applicazione del termine N!
Dunque la possibilità di conoscere il mondo naturale si appoggia su una ringhiera sociale, solo essa
ci dà una dimensione normativa che permette al soggetto di distinguete tra applicazioni proprie e
improprie di un concetto.

Un elemento dotato di significato richiede un’istituzione sociale che lo rende possibile, una
convezione. Un modo di definire un programma forte nella sociologia della conoscenza è che tutti i
concetti hanno carattere di istituzioni, che tutti i termini di carattere naturale coinvolgono, come
elemento necessario, l’apparato autoreferenziale che è caratteristico dei termini sociali (cit. Bloor).
Secondo Merton il fatto che lo scienziato potrebbe avere un intesse personale, potrebbe minare la
sua credibilità .

PUNTI FORTI DEL NUOVO PROGRAMMA FORTE (Secondo Bucchi)


-Si chiarisce che “sociale” non è sinonimo di contesto (una dimensione sociale e quindi un’analisi
sociologica possono essere applicabili anche a comunità di specialisti).
- Fornisce un tentativo di spiegazione più articolato ad alcune domande, la cui risposta non è mai
stata soddisfacente. Es. orientamento diverso dei ricercatori neo confronti di una medesima prova
empirica.
Dunque la dimensione sociale diventa un presupposto stesso della conoscenza scientifica
Legando una dimensione cognitiva e normativa, la riformulazione della SSK chiarisce meglio il
rapporto e l’interazione tra processi conoscitivi e sociali, che precedentemente risultava
incentrato sui soli interessi.
La concezione è simile a quella di Latour e Callon, ma più sociale anziché prettamente “politica”.
La nuova versione interagisce con altri approcci microsociologici (interazionismo simbolico
(importanza dei simboli nella costruzione di una realtà comune), prospettiva drammaturgia (vedi
gli individui come recitanti sul palcoscenico, dunque c’è un palcoscenico e le quinte dove
l’individuo non mostra la sua maschera ma si prepara alla scena), etnometodologia), arricchendo
non solo la parte empirica, ma anche quella teorica.

CHIARIMENTO DI BLOOR:
Non tutte le affermazioni sono termini di tipo S. Tutti i predicati, però, hanno in sé aspetti di tipo S
e funzionano in virtù di una componente autoreferenziale. Funzionano in virtù del fatto che sono
istituzioni sociali.
Se si tolgono le istituzioni crolla ogni possibilità di significato condiviso. Quindi riconoscere una
dimensione sociale alla conoscenza, non indica il valore di quella conoscenza.
Gli individui normali (massimi esperti della società perché la vivano tutti i giorni).

-Come è possibile un cambio di conoscenza?


Una riposta potenziale è che tutte le subculture scientifiche si affacciano su una cultura e una
società comune, ed è questa che consente loro di comprendersi.
-Che fine hanno fatto gli interessi?
Secondo Bloor scegliere di aderire ad un certo modello istituzionale piuttosto che un altro
consente allo scienziato di massimizzare le opportunità e diminuire i costi (aspetto economico,
agire rispetto allo scopo).
-Che fine ha fatto il concetto di identità (insieme consecutivo di scelte consapevoli)?
Non è contemplata, per questo e altri problemi la causa potrebbe essere il rifiuto della visone
Mertoniana che ha allontanato gli esponenti della SSK dalle teorie sociologiche.

“Ma chi considera la condizionatezza sociale come un male necessario, come un’insufficienza
umana che purtroppo esiste e che è necessario combattere non comprende che senza la
condizionatezza sociale non è in generale possibile nessuna conoscenza e che in generale il
termine conoscere acquista significato solo se connesso con un pensiero collettivo.”

La scienza come la conosciamo oggi è nata a fine 800, durante il positivismo, anche il contributo
della sociologia è stato fondamentale per la nascita del concetto di scienza come la intendiamo
oggi.
Le nostre conoscenze pregresse hanno un’influenza
Struttural-funzionalismo—> lo scopo era soddisfare i bisogni e l’economia e le istituzioni
soddisfacevano queste esigenze primarie.
Merton—> norme e valori sono collanti per tenerci insieme

PROGRAMMA EMPIRICO DEL RELATIVISMO


Rispetto al programma forte Collins prende le distanze da 2 concetti:
•Riflessività (ritenuta inapplicabile)perché riflettere su sé stessi significa mettere in discussione gli
altri assunti
•Causalità (non importano i nessi casuali tra società e scienza, in quanto la prima permea la
seconda inserendosi nello spazio aperto incarnato dalla flessibilità interpretativa—> ). La realtà
oggettiva esiste ma non possiamo accedervi completamente

LA SCUOLA DI BATH: Le controversie


Collins propone il suo manifesto programmatico del “programma empirico del relativismo”
1) Dimostrare la flessibilità interpretativa dei dati—> un dato non è oggettivo per eccellenza,
le cose possono essere spiegate e interpretate in maniera diversa.
2) Capire come si chiude questa flessibilità —> quando una visione diventa dominante
rispetto ad altre, ma capire quali sono i meccanismi alla base della chiusura
3) Collegare i meccanismi di chiusura alla più vasta struttura sociale

Collins dice: “non è la regolarità del mondo che si impone ai nostri sensi ma la regolarità delle
nostre credenze istituzionalizzare che si impone sul mondo”.
Non è chiaro quanto questo relativismo metodologico estremo si trasformi in relativismo
epistemologico (influenza del mondo naturale sulla conoscenza acquisita).
Collins aveva bisogno di studiare solo una conoscenza scientifica frutto di una controversia.
Il ruolo degli attori esterni.

MICROSOCIOLOGIA: Interazioni e dinamiche di laboratorio


-Nella seconda metà degli anni 70 si inaugura una serie di studi che ha come focus il complesso
processo che porta alla costruzione di un paper scientifico: conversazioni informali, tentativi ed
errori, aggiustamenti in itinere, pratiche quotidiane.
-Tentativo di presa di distanza dalle rigidità del programma forte (cioè mettere in relazione un
sapere scientifico com il più ampio contesto sociale e la contingenza), che si coniuga con alcuni
filoni microsociologici come l’etnometodologia (fornisce una generalizzazione sulla realtà che ci
circonda, un senso condiviso).

LABORATORY STUDIES
La domanda principale che ci si deve porre è: “ Come si costruisce un fatto scientifico all’interno
del laboratorio?”
Gli studi di laboratorio si propongono di studiare «la scienza in azione» nel contesto che più la
rappresenta, ovvero il laboratorio e ci si prefigge di comprendere quali sono le procedure
utilizzate.
Studiare la scienza dove la si fa, cioè nei laboratori, osservando il lavoro di chi la
fa, ovvero gli scienziati - «la scienza dove accade».
I metodi e gli strumenti utilizzati durante questo tipo d’indagine sono:
-Questionari
-Interviste
-Ma soprattutto il metodo osservativo —> osservare ciò che accade in laboratorio. Durante
l’osservazione ciò a cui si deve prestare particolarmente attenzione sono: le pratiche di lavoro
quotidiane (Ciò che osservo deve essere un contesto naturale, senza condizionamenti), gli
strumenti utilizzati e le modalità di comunicazione dei risultati degli esperimenti (è importante che
queste ultime sia corrette siccome questi dati verranno trasformati in affermazioni scientifiche
oggettive e quindi informazioni date per scontate—> creazione di una scienza consolidata).

Le ricerche che studiano le pratiche concrete di produzione di fatti scientifici utilizzano soprattutto
un approccio e strumenti di ricerca di tipo etnografico (la ricerca etnografica è un metodo
scientifico che le scienze sociali quali antropologia e sociologia utilizzano per approcciare e
descrivere il loro oggetto di studio).
I punti che segue lo scienziato che utilizza il metodo etnografico sono:
•Recarsi sul luogo (di lavoro) da osservare (negoziare accesso al campo)
•Osservare in situ le pratiche quotidiane «naturali» non sperimentali
•Prendere appunti - le note di campo - fare foto – fare videoregistrazioni
•Intavolare conversazioni con gli attori di cui si osservano le pratiche
•Analisi delle note di campo (dati del ricercatore sul campo)
•Scrittura di un articolo con i risultati della ricerca

Il ricercatore è allo stesso tempo sia un outsider (persona esterna dal contesto che è intento a
studiare) sia un insider (un attore che costruisce insieme agli altri attori la realtà da studiare).

La cultura utilizzata dagli STS è la cultura antopologica che:


Deve rendere conto delle diverse organizzazioni sociali e diverse culture, che possono essere
molto lontane da quelle di chi le vuole studiare, al fine di comprenderle.
Non è quindi un caso che gli studi di laboratorio abbiano scelto l'osservazione etnografica come la
soluzione metodologica più adeguata.
Per questa ragione la comunità STS annovera al proprio interno numerosi ricercatori di formazione
antropologica.
Nelle pagine introduttive di Laboratory Life [Latour e Woolgar 1979] uno degli studi di laboratorio
diventati modello di riferimento per gli STS - l'approccio alla vita e alla cultura del laboratorio viene
discusso utilizzando questo parallelismo con l'antropologia.
Il principale problema da risolvere: la posizione dello studioso nei confronti del suo oggetto
d'indagine. Trovare e mantenere una postura mediana che sia sufficientemente coinvolta
in quel che accade all'interno del laboratorio, per poterlo comprendere ma che garantisca al
tempo stesso quel distacco necessario per evitare di acquisire acriticamente quel che i nativi
dicono di sé stessi e del loro lavoro - per l'analisi.
Articoli scientifici come resoconti
Latour e Woolgar osservano che gli articoli pubblicati sulle riviste scientifiche sono dei resoconti
dettagliati di quel viene fatto nei laboratori, «ma se li prendessimo per buoni il nostro lavoro
sarebbe già finito ancor prima di cominciare». I due autori affermano che gli articoli pubblicati
devono essere un punto di partenza e non di arrivo.

Entrare nei laboratori per osservare cosa?


Osservare la ricerca scientifica durante il processo della sua realizzazione non solo le attività svolte
all'interno dei laboratori per antonomasia – cioè gli esperimenti ma anche quell'insieme di
pratiche, abitudini, situazioni che a prima vista sembrano ricoprire un ruolo marginale:
bere un caffè insieme ai colleghi, stendere un progetto di ricerca, prendersi cura della
strumentazione o degli «oggetti naturali» di ricerca (cellule...), smaltire i rifiuti, acquistare i
migteriali di consumo, ricevere i visitatori, organizzare riunioni e seminari....

Il lavoro della scienza come «attività pratica»


Gli studi di laboratorio considerano il lavoro della scienza alla stregua di qualsiasi altra attività
umana, ovvero dipendente dai contesti (di azione e di interazione) specifici all'interno dei quali
viene svolta, cioè realizzata attraverso attività pratiche.
Gli studi di laboratorio aiutarono a concepire il lavoro della scienza non solo come il frutto
dell'attività cognitiva degli scienziati (astratta), ma come l'esito di un'attività concreta/pratica; non
accade tutto nella mente dello scienziato.
Attività concreta spesso disordinata e confusa (non così «razionale»), svolta quotidianamente in
contesti specifici da gruppi di persone variamente organizzati; solamente dopo questo sapere
viene sistematizzato per rendere le informazioni adeguate per un articolo scientifico.

Scienza come «Giano bifronte»


Giano bifronte è un'antica divinità romana a due facce che, nel nostro caso, rappresentano
da un lato la scienza in azione (qualcosa di dinamico, che può cambiare e consiste nella
costruzione di processi scientifici), e dall'altro la scienza pronta per l'uso (scienza stabilizzata,
concetti dati per scontato, questo tipo di scienza però occulta i retroscena di ogni fatto scientifico,
occulta il processo mediante il quale è stato costruito il sapere). (Latour)
Come una serie di fattori ritenuti estranei alla scienza - «fattori sociali» contribuiscano a dare
forma al passaggio dalla scienza in azione a quella pronta per l'uso, ovvero da una situazione in cui
i fatti scientifici sono solo ipotizzati e definiti in modo incerto, a una in cui sono invece stabilizzati
al punto da poterli utilizzare in modo a-problematico.
Il passaggio che avviene è:
Scienza in azione —> scienza pronta per l’uso

Problematizzare ciò che è dato per scontato


Gli scienziati nella quotidianità incominciano ad un certo punto a dare per scontato molti fattori
come: le dinamiche gruppali, le discussi, i tentativi, gli errori. Danno per scontato le conoscenze
pregresse e gli strumenti utilizzati, questo avviene perché difficilmente lo studioso si interroga sui
principi teorici su cui tale strumento si fonda, tantomeno si chiederà se lo strumento permetterà
di ottenete risultato credibili, lo sanno e basta; anche perché se tutto dovesse essere messo in
discussione la scienza non andrebbe a progredire.
Quando gli scienziati guardano in un microscopio raramente si occupano di problematizzarne il
funzionamento interrogandosi sui principi teorici su cui tale strumento si fonda o sulla sua storia
tantomeno si chiedono se le osservazioni che il microscopio permette di ottenere siano credibili
«quasi sempre lo usano e basta» allo stesso modo, quando gli scienziati pianificano e poi eseguono
un esperimenti utilizzano una serie di conoscenze dandole per scontate.

La vita quotidiana dei laboratori


Anche i laboratori hanno una “vita quotidiana” anche gli scienziati usano strumenti, concetti,
oggetti e teorie come ciascuno di noi può utilizzare un tram: senza porsi troppe domande su come
sono diventati pronti per l'uso.

Laboratory life (Latour e Woolgar, 1979)


Uno dei primi e più noti studi di laboratorio fu realizzato da Bruno Latour e Steve Woolgar [1979]
presso il Salk Institute di San Diego, in California, e presentato nel volume Laboratory life, divenuto
un classico nell'ambito STS.
Secondi questi autori il laboratorio è «un insieme organizzato di attori eterogenei (attori con
diverse esperienze e compiti, attori umani e non umani, attori su diversi livelli) impegnato in
processi di trasformazione (fasi di passaggio, lunga catena di trasformazioni) che permettono di
estrarre ordine dal disordine».

Un insieme organizzato di attori eterogenei


Ricercatori, tecnici, strumenti di varia foggia e dimensione, animali, varie sostanze (reagenti,
terreni di coltura, linee cellulari...), quaderni dove annotare le procedure seguite durante la
realizzazione degli esperimenti, riviste scientifiche, computer....
La composizione degli attori varia a seconda del tipo di ricerca condotta, un laboratorio di biologia
molecolare sarà diverso da un laboratorio per lo studio della sintesi chimica o di nuovi materiali.
Ciò che tutti i laboratori condividono: essere costituiti da un'ampia e diversificata rete di attori,
siano essi umani come gli scienziati o non umani come gli strumenti.

I processi di trasformazione nel laboratorio


L'attività del laboratorio descritta come una lunga catena di trasformazioni all'interno della quale si
alternano diverse fasi di passaggio:
•materia-materia (quando un campione di tessuto muscolare viene colorato per poter distinguere
al microscopio le varie parti di cui si compone).
•materia-documento (il tessuto osservato al microscopio viene fotografato oppure vengono
riportate in una tabella o in un grafico alcune sue caratteristiche come il numero e la forma delle
cellule presenti al suo interno).
•documento-documento (il grafico viene inserito nella bozza di un articolo),
•documento-materia (la procedura di trattamento dei tessuti muscolari descritta in un articolo
viene utilizzata per preparare i tessuti di un nuovo esperimento).

I processi di «traduzione»
Latour e Woolgar, si concentrano sulla descrizione dettagliata delle attività che caratterizzano il
lavoro nel laboratorio sottolineando che i fatti scientifici diventano tali non nel momento in
cui vengono osservati in laboratorio, ma solo dopo vari processi di «traduzione» di quanto
osservato - mediante gli strumenti - in testi, discorsi, grafici, immagini...
Mediante anche un lavoro di negoziazione che avviene costantemente fra gli scienziati.

«literary inscription»
Latour e Woolgar usano l'espressione «literary inscription» per sottolinearne la funzione
rappresentativa ovvero il fatto che una volta avvenuta una trasformazione materia-
documento (o literary inscription) quest'ultimo viene considerato come se fosse la materia che
rappresenta.

Estrarre ordine dal disordine


Le diverse trasformazioni conducono ad un risultato tutt’altro che ordinato, infatti all’inizio il
potenziale fatto scientifico viene maneggiato dai ricercatori come una possibilità che per essere
credibile deve essere accompagnata da una serie di giustificazioni chiamate modalità.
Estrarre ordine dal disordine «splitting».
Nei laboratori si lavora non solo raccogliendo prove, ma anche attraverso continue negoziazioni,
scontri più o meno duri, accordi più o meno provvisori, per eliminare tali modalità in modo che si
possa prendere per buona (asserzione: «il fenomeno X e causato da Y» in quanto tale.
Le modalità vengono separate (splitting) e sottratte all' asserzione finale quale diventa così
(affermazione di un fatto privo della memoria del suo processo di costruzione, come se fosse
sempre e inevitabilmente stato lì in attesa di essere "scoperto”.
«Inversion»: corrisponde al ribaltamento della situazione iniziale, quando invece era solo una
possibilità, una fra le varie opzioni disponibili che per farsi strada aveva bisogno di essere
sostenuta da giustificazioni.
Diventa un «fatto scientifico» quando l'affermazione -il fenomeno X è causato da Y- perde la sua
iniziale dipendenza dagli interventi di natura sociale che la rendono possibile (rappresentati dalle
modalità) e diventa qualcosa che appartiene all'ordine naturale - cioè indipendente da noi,
Un fatto consolidato e dunque pronto per l'uso.

Lavoro congiunto tra scienziati e dispositivi tecnici


I dati e le immagini sono trasformati da vari dispositivi d’iscrizione come i computer
Se non ci sono tutti questi strumenti non si può fare ricerca, basta rimuovere un pezzo di
attrezzatura che l’entità finale svanisce.

Oltre la visione idealizzata del metodo scientifico


Gli scienziati spesso non seguono -il metodo scientifico- nella sua visione ideale: prima si progetta
l'esperimento e poi lo si realizza (unica sequenza logica e lineare che parte da un'ipotesi da
verificare).
Continui aggiustamenti, provando soluzioni note o inventandone di nuove per risolvere intoppi
inattesi, riprendendo e modificando l'idea da cui si era partiti cosi da adattarla alle risorse
disponibili.
Non è un processo lineare, ci sono tanti intoppi.
Nel laboratorio si discute con i colleghi, si scherza e si litiga, si fanno i conti con la diversità dei
caratteri, ci si adegua ai limiti e alle potenzialità degli strumenti, si fa un passo in avanti e uno
indietro, non di rado se ne fa uno di lato, per scansare un ostacolo o per inseguire una nuova
intuizione [Knorr- Cetina 1981; Latour 1987).

L'esperienza e la capacità interpretativa degli scienziati


I dati non indicano da soli la risposta alle domande poste dai ricercatori (-non parlano da soli», non
sono trasparenti).
I dati richiedono sempre un'interpretazione in grado di ridurre l'incertezza che intrinsecamente li
accompagna.
Non c'è nessuna ricetta, nessun manuale, nessun algoritmo in grado di evitare tutto questo se gli
esperimenti portano a qualche risultato, ciò accade perché gli scienziati possono mettere in campo
qualcosa di non codificabile e di essenzialmente umano, cioè sociale, come l'esperienza e la
capacità interpretativa - il loro «savoir-faire»

La costruzione di fatti scientifici


Per gli studi di laboratorio la ricerca scientifica “dovrebbe essere vista come il prodotto di una
costruzione anziché il risultato di una descrizione” [Knorr-Cetina 1981, 5].
L'attività degli scienziati non porta alla scoperta dei fatti scientifici come se fossero già dati nel
contesto dei fenomeni naturali è il processo di ricerca che rende possibili i fatti scientifici
tale processo dipende dalla combinazione di elementi materiali, tecnici socio-culturali.
La tesi centrale del cosiddetto costruzionismo.

I fenomeni «naturali» in laboratorio


Il laboratorio è un «ambiente potenziato» per mezzo del quale gli scienziati possono sfruttare la
malleabilità dei fenomeni naturali cosi da poterli osservare a loro piacimento.
Il potere conoscitivo che il laboratorio mette a disposizione della scienza deriva dall'aver compreso
che i fenomeni naturali possono essere adattati alle nostre capacità di comprensione.
Non siamo cioè costretti a osservarli dove, quando e come accadono.

Oggetti epistemici
Gli scienziati, -raramente lavorano con oggetti allo stato naturale- bensì
quasi sempre con la loro «versione purificata-, io già li ho resi scientificamente osservabili. [Knorr
Cetina 1995, 145).
Le particelle subatomiche osservate dai fisici sono sollecitate - mediante gli acceleratori - per
diventare visibili. Ciò che i fisici osservano non sono nemmeno le particelle, ma le tracce lasciate
dalla loro collisione e riportate su una tabella, su un grafico o su un'immagine ricostruita al
computer.
I topolini nei laboratori di ricerca biomedica, difficoltà a sopravvivere al di fuori degli stabulari
dove sono nati e cresciuti, sono stati allevati e geneticamente modificati per avere caratteristiche
più adatte alla ricerca.
Le cellule esaminate al microscopio sono state precedentemente trattate.

Gli apparati sperimentali dei laboratori creano i fenomeni che gli scienziati studiano e lo fanno
attraverso un lungo processo di trasformazione e di purificazione affinché un «fenomeno
naturale» possa diventare una «entità sperimentale ».

La malleabilità degli scienziati


-non solo gli oggetti, ma anche gli scienziati sono malleabili rispetto alla gamma delle possibilità di
comportamento» [Knorr-Cetina 1995, 146].
Così come i fenomeni naturali vengono modificati in entità sperimentali, allo stesso modo gli
scienziati si devono adattare nelle loro pratiche alla particolare configurazione di attività che ha
luogo nel laboratorio. Gli scienziati sono modellati dalla vita di laboratorio.
Gli studi di laboratorio, -mostrano che gli stessi costruttori sono riconfigurati come risultato di
specifiche forme di pratiche- [Knorr-Cetina 1995, 1471)
Posizione agnostica
«la nostra irriverenza o mancanza di rispetto nei confronti della scienza non deve essere intesa
come un attacco all'attività scientifica. È semplicemente che noi manteniamo una posizione
agnostica» [Latour e Woolgar 1979, 31].
Mantenere un punto mediano non sbilanciandosi, non hanno interessi nel supportare né una
teoria né un’altra.

Gli studi di laboratorio non sono «contro» la scienza


Postura agnostica nei confronti della conoscenza scientifica non corrisponde a una posizione
relativistica che ne confonde il significato e ne indebolisce il valore.
Sospendere il giudizio su verità, realtà e razionalità per mantenere una posizione di imparzialità e
simmetria rispetto all'eterogeneità che alimenta la vita dei laboratori e alle differenti
posizioni che animano le controversie scientifiche non vuol dire che tutte le conoscenze si
equivalgono e che la realtà sia una nostra mera invenzione.

Studiare la scienza non significa essere contro la scienza


“¡ biologi sono contro la vita, gli astronomi contro le stelle, gli immunologi contro gli anticorpi?
[....] Chi crede nell'oggettività della scienza più di quelli che pretendono di farla diventare un
oggetto di studio?- [Latour 1999, 2-3]
Le conoscenze scientifiche sono costruite e si inseriscono in una rete di relazioni
Il costruzionismo:
«non sostiene l'assenza della realtà materiale dalle attività scientifiche; richiede solo che la realtà o
la natura siano considerate come entità continuamente ritrascritte all'interno di attività
scientifiche o di altre attività. Questo processo di trascrizione è il focus del costruzionismo
[Knorr-Cetina 1995, 149].

Costruzionismo
Se qualcosa è costruito non è per questo meno solido. Una casa è forse meno solida se la
consideriamo il risultato di un processo di costruzione, invece che trattarla come un dato di fatto?
Se la considero cioè come un punto di arrivo anziché come un punto di partenza? Né risulta meno
solido qualcosa di ancora più evidentemente costruito come l'affitto: come suggerisce Hacking
[1999], è sufficiente provare a non pagarlo per accorgersene.

La ricerca scientifica non è lineare né ordinata


Analizzando la scienza in azione nei laboratori si sfumano le linee di demarcazione fra interno ed
esterno, fra dati oggettivi e interpretazioni soggettive, fra fattori sociali e metodo scientifico, fra
logica dell'azione razionale e scelte dettate dall'emozione, fra contesto della scoperta e contesto
della giustificazione.
Gli studi di laboratorio mettono in luce il lato intrinsecamente controverso della ricerca scientifica,
che anziché procedere in modo lineare e ordinato deve continuamente fare i conti con margini più
o meno ampi di indeterminazione, colmabili solo grazie a risorse tipicamente sociali.
Ciò spiega l'attenzione degli STS nei confronti delle controversie, che offrono l'occasione di
osservare la scienza in azione da un punto di vista privilegiato.

L'incertezza della scienza


Se -la natura non parla, o non parla chiaramente e non abbastanza senza ambiguità per prevenire
contestazioni- non sono solo gli scienziati o la logica del metodo scientifico che contribuiscono a
ridurre tale incertezza intervengono anche altri attori fra i quali si trovano »agenzie di
finanziamento, fornitori di materiali di consumo e strumenti, clienti, investitori, il Parlamento e i
ministri, e così via- [Knorr-Cetina 1995,152].
Quel che avviene all'interno del laboratorio, in altre parole, e connesso con quanto si trova al suo
esterno.

Gli attori oltre agli scienziati...i tecnici


L'immaginario collettivo mette al centro del laboratorio la figura del ricercatore/scienziato, ma si
tratta di una rappresentazione inadeguata.
Molti altri attori differenti contribuiscono al processo di costruzione delle conoscenze scientifiche,
fornendo un apporto che non è marginale, seppur spesso sottovalutato.
I vari tipi di tecnici: che fanno funzionare gli strumenti impiegati dai ricercatori [Shapin. 1989] o
che si prendono cura degli animali negli stabulari, ma anche i tecnici delle case produttrici degli
strumenti scientifici, che intervengono sia per provvedere alla loro manutenzione, sia per
fornire l'assistenza necessaria al loro utilizzo.

Gli strumenti scientifici


Attori cruciali per l'attività dei laboratori.
Si tratta di attori «non-umani» (Latour), ma non per questo giocano un ruolo meno rilevante degli
scienziati e dei tecnici.
I fenomeni di cui si occupano gli scienziati sono «tecnicamente costituiti”.
Lo stesso strumento scientifico può essere visto come un complesso di conoscenze stabilizzate a
tal punto da poter essere ingegnerizzate e incorporate in una macchina.

Strumento scientifico e rappresentazione visiva


Lo strumento scientifico nel processo di costruzione delle conoscenze scientifiche, offre una
rappresentazione visiva in un testo scientifico- [Latour 1987, 88].
Apparecchiatura produce una forma di rappresentazione: valori numerici ordinati in una tabella,
grafici o immagini.
Si tratta di una forma di literary inscription considerata talmente fedele al fenomeno sotto
osservazione da utilizzarla al posto del fenomeno stesso.

Literary inscription usata al posto del fenomeno stesso


Una volta riportate in una tabella le temperature di vari campioni d'acqua misurate con un
termometro, la tabella -rappresenta- lo stato di quei campioni, non è più necessario ripetere le
misurazioni; la tabella sarà sufficiente.
Dopo aver fotografato le cellule che compongono un tessuto, l'immagine parlerà per quelle cellule
negli articoli scientifici e nelle comunicazioni ai convegni, cosi come nell'interazione quotidiana con
icolleghi di laboratorio.
Questa (iterary, inscription attraverso gli strumenti permette l’avanzamento nella catena di
passaggi che conduce dall'artefatto al fatto scientifico.

Il lavoro scientifico non è fatto solo dagli scienziati


Filosofi, sociologi e scienziati che nel corso del Ventesimo secolo si sono interessati alle
caratteristiche e al funzionamento della scienza occidentale hanno spesso posto la loro attenzione
principalmente sulle persone coinvolte nel lavoro di ricerca.
Descrizioni divenute classiche e accettate (Merton1957] raccontano di come gli scienziati riescano
a ottenere solide conoscenze grazie all'uso di metodologie di ricerca codificate, comunicando poi
le conoscenze alla loro comunità disciplinare e alla società esterna.
In queste descrizioni, la scienza appare come un'impresa collettiva di esseri umani che agiscono e
interagiscono secondo certe norme e certi principi.

Gli artefatti (materialità) non sono «strumenti inerti


Nelle descrizioni classiche gli artefatti materiali compaiono solo come prodotti o strumenti
dell'agire degli umani.
Per determinare il bosone di Higgs i fisici delle alte energie hanno usato acceleratore di particelle
del CERN considerandolo come l'estensione tecnologica dei progetti e della volontà degli
scienziati.
Un'entità passiva, che fa ciò che gli scienziati vogliono/pensano che faccia.
Si dà per scontato che dispositivi sperimentali e strumenti di misurazione non influiscano sui
risultati della ricerca, salvo in caso di disfunzioni e anomalie.
Si dà per scontato che il modo in cui le cavie reagiscono agli esperimenti sia un indicatore in sé
neutrale della loro fisiologia e del funzionamento delle sostanze che vengono loro iniettate.

Attività degli scienziati densamente popolata di artefatti


I laboratori, la natura e tutto ciò che non è umano non sono uno scenario inerte entro cui si svolge
l'azione degli scienziati e degli ingegneri che ottengono risultati scientifici o tecnologici validi.
Gli studi di laboratorio hanno messo radicalmente in discussione questo
approccio.
Dedicandosi all'osservazione empirica di come le scienze funzionano nella concreta realtà dei
laboratori hanno notato che l'attività degli scienziati è densamente popolata di artefatti di ogni
tipo che non sono estranei ai risultati che essa produce, e li hanno conseguentemente inclusi nelle
loro descrizioni.

L'agency degli artefatti


Gli oggetti materiali non sono veicoli inerti delle azioni umane.
Si sono chiesti in che modo gli artefatti contribuiscano al farsi della scienza allo stabilirsi delle
conoscenze scientifiche e al materializzarsi delle tecnologie.
Metodologie di ricerca e approcci teorici adatti a identificare Il ruolo svolto dagli artefatti
nell'impresa tecnoscientifica.
Stimolando così la diffusione nelle scienze sociali di una nuova consapevolezza e necessità di
guardare agli oggetti materiali.
Nuova attenzione per la materialità diffusasi ancor di più nelle scienze sociali negli ultimi decenni.

La scoperta della materialità nella ricerca scientifica


Entrando nei laboratori di ricerca per descrivere ciò che effettivamente vi avviene Latour e
Woolgar hanno scoperto che gli artefatti vi svolgono un ruolo che i resoconti ufficiali (nei libri e
negli articoli scientifici) normalmente nascondono.
“Il laboratorio e un deposito di dispositivi e materiali di elaborazione che alimentano
continuamente la sperimentazione. Più in generale, i laboratori sono soggetti a un
lavoro e un'attenzione che vanno aldilà degli esperimenti. Essi impiegano personale che
si occupa esclusivamente dei rifiuti, della vetreria usata, delle cavie, dei dispositivi e
delle attivita di preparazione e manutenzione. Gli scienziati non sono solo ricercatori,
ma anche custodi del laboratorio [Knorr-Cetina 1999, 38].”
Lavoro di custodia e manutenzione della materialità del laboratorio, tradizionalmente ignorato
nelle descrizioni dell'attività scientifica perché ritenuto ininfluente sulla produzione dei risultati di
ricerca, è invece un aspetto preponderante dell'attività quotidiana degli scienziati.
Il mondo della scienza, osservato nel suo farsi, brulica di oggetti tecnici.

Il «regresso dello sperimentatore» (Collins 1985)


L'esistenza delle onde gravitazionali ipotizzata da Einstein, ma la loro rilevazione risultava
problematica perché richiedeva la costruzione di strumenti molto sensibili.
Per raccogliere un segnale molto flebile proveniente dal cosmo, un segnale generato dalla
collisione o dall'esplosione di stelle lontane anni luce.
Per rispondere alla domanda «esistono le onde gravitazionali?» è necessario disporre di uno
strumento per rilevarle; ma come posso fidarmi delle rilevazioni del mio strumento?
Come posso sapere se lo strumento stia effettivamente misurando quel che dovrebbe misurare?
Posso saperlo solo se il fenomeno da rilevare effettivamente esiste, poiché lo posso usare per
validare il mio strumento.
Ma il mio punto di partenza non era proprio che non sappiamo se il fenomeno esiste?

Per uscire da questo circolo vizioso e far si che la ricerca scientifica possa proseguire e approdare a
un risultato, Collins affermò che gli scienziati fanno ricorso a criteri di valutazione extra-scientifici,
non ascrivibili a dati sperimentali:
La reputazione scientifica dei ricercatori che hanno costruito lo strumento e che ne hanno
interpretato gli output:
-assunti teorici e metodologici a cui fare riferimento
-opinioni sull'intelligenza degli sperimentatori
-prestigio dell'istituzione accademica dove lavorano

Le ricerche nello loro fasi iniziali


Il regresso dello sperimentatore è più evidente quando un campo di ricerca si trova nelle sue fasi
iniziali, quando siamo all’inizio della ricerca, quando non esiste ancora un accordo abbastanza
consolidato fra gli scienziati sulle caratteristiche del fenomeno da studiare e sulle modalità della
sua osservazione.
Collins ha continuato a studiare la ricerca sulle onde gravitazionali per quarant'anni, tanto da poter
seguire dall'interno il lungo percorso che ha portato nel 2015 alla definitiva conferma della loro
esistenza, offrendone così un'analisi approfondita oltre che un vivido racconto [Collins 2017).

Strumenti scientifici di grande dimensione


Il rapporto fra ricercatori e strumenti sembra talvolta invertirsi:
sono i secondi a definire i primi, nonostante tale rapporto sia sempre bidirezionale e sia difficile -
se non inutile - cercare di stabilire quale del due sia la causa e quale l’effetto.
Quando sono all'opera strumenti scientifici di grandi dimensioni - gli
acceleratori di particelle.
Grandi macchine che «determinano l'organizzazione della ricerca scientifica» anche se gli scienziati
«determinano le domande di ricerca» (Traweek 1988, 49].

Rapporto di co-determinazione fra ricercatori e strumenti


Rapporto di co-determinazione tra i ricercatori e gli strumenti che hanno ideato e che utilizzano
nella loro attività.
Gli strumenti orientano il lavoro degli scienziati, definiscono lo spazio delle loro possibilità
d'azione, sollecitano la formulazione dei problemi che affrontano, mentre ne inibiscono altri.
Gli strumenti fanno si che un problema scientifico si possa affrontare, sia cioè sufficientemente
definito da risultare «maneggiabile» [Fujimura 1987].

Il caso della biologia molecolare: il «data-deluge»


L'avvento del computer e la digitalizzazione dei dati scientifici.
Molti ricercatori nell'ambito biomedico strutturarono i loro esperimenti in modo da includere
metodi quantitativi e da escludere la produzione di dati non digitali o non quantitativi che i
computer non potevano elaborare.
Nuovi strumenti come la NGS (Next Generation Sequencing) permettono di ottenere in pochi
giorni e poche ore ciò che l'intero Human Genome Project (HGP) ha raggiunto in 10 d'anni
investendo milioni di dollari:
la completa mappatura del genoma umano (cap. 9).
«diluvio di dati» (data-deluge)

La prospettiva della «data driven research»


La tecnologia NGS ha contribuito a riconfigurare non solo l'organizzazione della ricerca ma anche il
modo di concepirla.
Prospettiva della data-driven research: data la crescente disponibilità di grandi quantità di dati si
da meno importanza alla definizione di ipotesi che orientano il lavoro di ricerca per
concentrarsi piuttosto sull'analisi dei tanti dati già accumulati o che si ottengono in modo rapido
mediante strumenti.
Prospettiva dei big data nell'ambito della ricerca medica (cap. 12 Manuale).

I data-base nella ricerca scientifica


La crescente quantità di dati scientifici digitalizzati ha assegnato un ruolo sempre più importante ai
data-base e questa tecnologia ha favorito ulteriori cambiamenti e sviluppato nuove problematiche
nell'ambito della ricerca scientifica [Leonelli 2018].
Gli scienziati hanno dovuto attrezzarsi per poter interagire con l'enorme quantità di dati a
disposizione, cercando la collaborazione di nuove figure come l'informatico e lo statistico, dando
vita a vere e proprie infrastrutture informatiche (cap. 7).
Hanno anche riconfigurato il loro modo di procedere per poter utilizzare i nuovi strumenti di cui
dispongono e per ottenere risultati compatibili con la necessità di essere archiviati secondo le
logiche e i formati dei data-base.

La scienza «dentro» e «fuori» dal laboratorio


Finora abbiamo soprattutto visto e descritto la scienza «dentro» il laboratorio
Ma Cosa vuol dire studiare la scienza «fuori» dal laboratorio?
Perché è importante studiarla?
Ciò che avviene all'interno dei laboratori può essere compreso solo analizzando la rete di attori
eterogenei che si estende anche al di fuori delle loro mura e che rende la costruzione delle
conoscenze scientifiche un'impresa collettiva ramificata nell'intera società.
Si può percorrere anche il tragitto inverso: seguendo la scienza nella sfera pubblica si ritorna
all'interno dei laboratori.
È inutile e fuorviante fare una distinzione tra dentro e fuori il laboratorio.
La comunicazione pubblica della tecnoscienza (Public Communication of Science and Technology -
PCST) è una parte integrante della ricerca scientifica, la distinzione tra il «dentro» e il «fuori» dal
laboratorio risulta fuorviante, bisogna spiegarla, non bisogna darla-per-scontata.
Tutto ciò riprende ciò che viene affrontato nell'Actor Network Theory (ANT).

L’ACTOR NETWORK THEORY (andare oltre i laboratori)


Cosa succede «fuori» dal laboratorio?
La ricerca scientifica può avvenire dentro i laboratori solo grazie a un approvvigionamento di
risorse - strutture, strumenti, materiali, personale e fondi - che provengono dall’esterno.
Chi fornisce risorse alla scienza si aspetta qualcosa in cambio:
un contributo per l'innovazione tecnologica e lo sviluppo economico, la
cura di malattie, il coinvolgimento in decisioni politiche e nei dibattiti pubblici su questioni di
particolare interesse (energia nucleare, produzione alimentare, salvaguardia dell'ambiente, reti
per il funzionamento degli smartphone e del web…)
Nemmeno la cosiddetta «ricerca pura» si muove liberamente, per accedere alle risorse deve
negoziare con i decisori politici e rendere conto alla collettività delle sue attività.

La scienza dei laboratori e il sostegno del contesto sociale


La conoscenza scientifica mantiene la propria solidità perché è utilizzata nell’ambito di reti di
relazioni che vanno oltre i confini del laboratorio.
Le conoscenze scientifiche, cosi come gli oggetti tecnologici:
“come i treni, l'elettricità, i gruppi di bytes nel computer o le verdure surgelate: possono andare
ovunque a patto che il loro percorso non venga interrotto» (Latour 1987).
Facciamo l'esempio dei vaccini:
-Sviluppati e testati in laboratorio, validati mediante trial clinici in ambienti protetti (ospedali) o su
gruppi di individui selezionati e preparati.
-Mantengono la loro capacita d agire a certe condizioni.
-Rete elettrica per garantire la loro conservazione alla «giusta» temperatura (cioè in frigorifero a
2-8 gradi).
-Figure professionali specializzate per somministrarli in modo appropriato (medici e infermieri)
-Assenza di patologie nel corpo della persona che li riceve.
-Disponibilità ad accettare il principio del loro funzionamento (inoculare la
Malattia in forma attenuata, per proteggersi dalla malattia).
-è sufficiente che una di queste condizioni non venga rispettata perché la
solidità scientifica del vaccino venga meno.

La scienza nella sfera pubblica: le controversie


-la chiesa
-il comitato etico
-le circolazioni delle informazioni che circolano sul web che influenzano l’opinione dei singoli
individui
Cogliere la diversità delle posizioni in campo, eterogeneità delle questioni da affrontare e il
problema di stabilire quale sia la più rilevante.
Coinvolgimento di vari attori: oltre agli scienziati, i politici, gli
imprenditori, le associazioni di categoria, le organizzazioni religiose, i mass media...... fino ai
cittadini.
Come si comunicano i risultati scientifici e quali possono essere le problematiche?
Ogni attore non è neutrale, dunque ognuno può valorizzano o sminuire certi aspetti (es. i media
valorizzano gli aspetti che possano più attirare l’attenzione dello spettatore, le informazioni che
possono fare più notizia).
Un altro rischio a cui si può andare in contro è la semplificazione e trasformazione delle notizie.

Risultati scientifici oggetto di discussione pubblica


IL lavoro nei laboratori mira a rendere comunicabili i risultati in modo che siano valutati e inseriti
in reti d'interazione fra attori eterogenei nel contesto sociale.
Fatti scientifici ancora in corso di stabilizzazione, possono diventare oggetto di discussione
pubblica: è accaduto con i microbi ai tempi di Pasteur [Latour 1984] e più di recente con la
clonazione [Neresini 2000].
Questioni su cui ancora mancava un accordo fra gli scienziati hanno occupato uno spazio di rilievo
nei media.
Anche fatti scientifici consolidati possono diventare controversi nell'ambito della sfera pubblica
(caso dei vaccini, cause del cambiamento climatico).

La scienza deve uscire dalla sua «torre d'avorio»


La scienza deve mostrarsi bella, utile e preziosa per risultare convincente per essere socialmente
riconosciuta e finanziata.
Gli scienziati devono confrontarsi con registri comunicativi diversi da quelli che governano la vita
nei laboratori, scendendo a patti con i media.
Il lavoro della scienza procede lentamente e tra mille incertezze, mentre sulla scena pubblica le
vengono chieste risposte immediate e certe.
Le sue conoscenze sono ricche di mille sfumature e valgono sotto determinate condizioni.
La comunicazione pubblica si muove attraverso grandi semplificazioni fra metafore e allusioni che
agli scienziati suonano fuorvianti.
La scienza non può rinchiudersi in una “torre d'avorio” disdegnando di compromettersi con la
società in nome di una sua presunta superiorità.

Public Comunication of Science and Technology


lo studio della comunicazione pubblica della scienza è un ambito di
particolare interesse per gli ST5, rappresenta l’altro lato della medaglia ed è comunque un aspetto
importante da considerare.
Rispetto agli studi di laboratorio, l'analisi della PST rappresenta l'altro lato della medaglia.
Cosa esaminare per comprendere come procede la ricerca scientifica e quale sia il suo contributo
alla costruzione dell'ordine sociale?
Vediamo l'esempio della «scoperta» dei microbi di Pasteur —> un esempio di applicazione
dell’ANT.

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L'introduzione di una nuova entità: il microbo
La ricerca di Latour sfrutta la sociologia e la storia della scienza.
La «scoperta dei microbi» di Louis Pasteur nel 1870.
Latour segue il lavoro di Pasteur e dei suoi seguaci tra il 1870 e il 1914.
La batteriologia e la società francese dell'epoca sono trasformate dall'introduzione di una nuova
entità: il microbo.
Pasteur riesce ad introdurre un nuovo attore - il microbo - nel mondo sociale, anche i batteri
partecipano, pur essendo invisibili.
I microbi: guerra e pace (1991)
Come il generale russo Kutuzoy in Guerra e pace di Tolstoj, il 'generale' Pasteur passa di vittoria in
vittoria, fino a promuovere l'avvento della batteriologia e la diffusione della vaccinazione.
Il suo trionfo, nella scienza e nella società, non si deve (sol)tanto alla genialità dello scienziato, ma
anche alla capacità di tessere una complessa rete di alleanze e di truppe pronte a sostenere le sue
battaglie.
Per vincere l'avversione dei colleghi nei confronti della spiegazione delle malattie infettive e
dell'ipotesi, ritenuta assurda, che potessero essere prevenute attraverso un'inoculazione della
malattia stessa.
Pasteur deve costruire il suo fatto scientifico ottenendo il supporto di veterinari, igienisti e
allevatori, nonché degli stessi batteri.

La prospettiva della storia della scienza


Pasteur si interessa alla produzione industriale della birra, dell'aceto e del vino.
Nel 1854 si occupa dei metodi per l'annientamento dei batteri responsabili delle alterazioni delle
bevande alcoliche durante la fermentazione.
Scopre che le loro malattie sono correlate alla presenza di vegetazioni microscopiche, trasportate
dalla polvere nell'aria, che contaminano le materie prime.
Per impedire lo sviluppo dei parassiti, utilizza il calore come mezzo di preservazione; portando la
birra a una temperatura tra 50 e 60 gradi, non si preserva solo la bevanda, si dà anche un
contributo fondamentale al conflitto che opponeva la produzione francese a quella tedesca, nei
decenni che preparano l'altra guerra, quella cruenta, che scoppierà nel 1870.
Dall'inizio degli anni Sessanta, Pasteur ottiene una gloria nazionale, è ammesso all'Accademia delle
Scienze, e presentato all'Imperatore Napoleone III.

La storia di una controversia scientifica


Nel dicembre del 1858 Félix Pouchet, direttore del Museo di Storia naturale di Rouen, presenta ai
membri dell'Accademia delle Scienze di Parigi un esperimento:
In una provetta ermeticamente sigillata, capovolta in una scodella di mercurio, sono introdotti
ossigeno puro e una piccola quantità di fieno, tenuto per mezz'ora in forno a temperatura elevata.
Nella provetta, aperta dopo alcuni giorni, appare un piccolo fungo: escluso che possa essere
cresciuto a partire da germi atmosferici, Pouchet giunge alla conclusione che i microorganismi
siano comparsi per generazione spontanea da altre specie.
Si apre un caso esemplare di controversia scientifica studiata da Latour in "Pasteur e Pouchet:
eterogenesi della storia delle scienze" (in Élements d'Histoire des sciences, a cura di Michel Serres,
Bordas, 1989).

La controversia fra Pouchet e Pasteur


Alla Sorbona, nell'aprile del 1864, Pasteur mostra durante un'affollata conferenza, 'agitarsi di
polveri in un fascio luminoso, germi di esseri microscopici.
Pouchet, dice, ha cercato di eliminarli nei suoi esperimenti, ma ha tolto solo quelli presenti
nell'acqua e nell'aria, non quelli sulla superficie del mercurio.
Se in un vaso attraverso un alambicco pongo un'infusione di materia organica, nel giro di un giorno
conterrà degli animaletti, non per generazione spontanea, ma perché vi si depositano i germi in
sospensione nell'aria.
Basta che l'alambicco venga ritorto, che il suo collo di cigno si faccia sinuoso, per impedire ai
microbi dell'aria di depositarsi: e il liquido del vaso rimane limpido.
Pasteur sconfigge il suo avversario perché ha saputo padroneggiare gli spostamenti degli
animaletti.
Ma anche perché ha tessuto reti in cui i fenomeni della natura si sono sempre più intrecciati alle
questioni sociali.

Controversia fra Pasteur e Pouchet


Nella disputa entrano in gioco componenti estranee alle pratiche di laboratorio.
Altra controversia: Royer il traduttore di L’origine delle specie di Darwin, aveva aggiunto una
prefazione a favore del materialismo e dei valori repubblicani.
Nel riconoscere alla materia un'attitudine a generare organismi differenti, il 68enne Pouchet è
convinto di aver trovato l'alternativa all'ateismo latente nelle dottrine evoluzionistiche.
Il 38enne Pasteur, all'inizio della sua conferenza alla Sorbona, scarica abilmente sull'avversario le
accuse di ateismo: la generazione spontanea attribuisce alla materia una capacità creativa che non
richiede più il ricorso a Dio.
La soluzione della disputa non dipende solo dalle sentenze pronunciate dalle pratiche sperimentali
ma anche da scelte ideali o la ricerca di alleati (la fede, il potere politico, ecc.) che si vorrebbe
relegare all'ambito extra-scientifico.

La controversia tra Pouchet et Pasteur


Pasteur scrive all'aiutante di campo dell'Imperatore per segnalare la rilevanza dei misteriosi
fenomeni della batteriologia riguardo alle malattie contagiose che colpivano i cittadini e i soldati
francesi.
Pouchet scrive ai suoi collaboratori denunciando i complotti della scienza "ufficiale' contro di lui,
provinciate di Rouen, escluso dagli intrighi della capitale e rifiuta i pareri delle commissioni
nominate dall'Accademia, dove siedono amici di Pasteur, per risolvere la controversia.
Siamo proprio sicuri che a decidere la vittoria siano solo i risultati sperimentali?
L'esperienza deve essere accompagnata da qualcosa d'altro per ottenere consenso, da convinzioni
teoriche, da paradigmi fecondi (Kuhn) e da pre-giudizi (Feyerabend).
All'inizio della disputa Pouchet ha accumulato una serie di "fatti" empirici in suo favore, ma
Pasteur resta convinto che nelle ricerche dell'avversario entrino sempre in gioco contaminazioni
delle colture.
Per Latour esistono anche condizionamenti esterni, influenze che si esercitano sul laboratorio
(ambito che vorremmo extra-scientifico).

Analisi e ricostruzione storica delle controversie


Tendiamo a una ricostruzione retrospettiva, partendo dalla fine, quando la disputa si è chiusa
mentre l'analisi delle controversie mostra che non c'è, da un lato, una storia di uomini, culture,
idee, e dall'altro oggetti astorici.
Anche la storia della scienza deve costruire i suoi oggetti, che si formano nel corso della
controversia, attraverso le reti eterogenee che li costituiscono: laboratori, gruppi di ricerca,
relazioni con forze politico-economiche, interessi nazionali, ecc.
Pasteur veniva da un dibattito con il più grande chimico dell'epoca, Justus Liebig, che, riteneva che
le trasformazioni della materia, anche organica, avessero cause chimiche, e accusava Pasteur di
essere un vitalista: gli animaletti che proliferavano nel vino o nella birra, non erano la causa delle
fermentazioni, ma conseguenze.
Pasteur e i suoi «microbi»
Pasteur nel cuore della sua ricerca e nell'incertezza il micro-organismo è un attore in via di
definizione, la carriera dello scienziato si forma mentre si costruisce il microbo:
-una "cosa" capace di produrre le fermentazioni - contro Liebig,
-che non appare nelle colture ben ripulite - contro Pouchet,
Il microbo si definisce come ogni altro attore, per quello che fa, per quello che fa fare; è la forma
provvisoria di reti in cui sono in gioco altri attanti, umani e non-umani.

«fatti» e «fattizi»
Il libro si apre con la dedica "A chi ha attraversato il Passaggio a Nord-Ovest" (riferimento al
volume di Michel Serres, 1980 su Ermes, il dio degli incroci).
La metafora marinara che rievoca la ricerca del varco nel Nord del Canada fra l'Atlantico e il
Pacifico indicava l'esigenza di varcare il fossato fra natura e cultura, fra cultura scientifica e
umanistica, fra noi e il mondo.
Non ci sono da un lato la scienza e dall'altro la società: la scienza, per Latour, persegue i suoi fini
scientifici socialmente, le sue pratiche sono forme particolari di socialità, costruzioni di reti e di
operazioni istituzionali.
La scienza non scopre il mondo, lo costruisce: i suoi oggetti non sono dei "fatti" ma dei "fattizi", a
ricordarci quanto di costruito, di artefatto si conserva in quel che lo scienziato produce.
Ciò non significa mettere in discussione la validità della scienza, ma accettare la sfida di provare a
descriverla in termini non garantiti preventivamente da "rotture epistemologiche" che la
separerebbero da altre forme di sapere.

La «scoperta» dei microbi di Pasteur


Pasteur non ha veramente »scoperto» delle entità preesistenti, i microbi.
Ma ha determinato la loro esistenza solo grazie all'arruolamento e alla mobilitazione di una rete
assai complessa di attori sociali diversi: i laboratori di analisi, gli altri ricercatori, le mucche che
morivano per le malattie, gli allevatori che volevano evitare tali morti, la stampa, e i microbi stessi
a cui le malattie vennero imputate [Latour 1984].
Una rete come quella arruolata e mobilitata da Pasteur non avrebbe mai portato alla
stabilizzazione dell'idea di microbo se le mucche si fossero rifiutate di collaborare con le loro morti
e guarigioni.

La «scoperta» dei microbi di Pasteur


Latour ricostruisce e analizza la «scoperta» dei microbi e delle innumerevoli implicazioni sociali
che la accompagnano [1984].
Si tratta di un"innovazione molto profonda, una vera e propria transizione da una società -senza
microbi a una società -con- i microbi.
Costruzione di una nuova rete di relazioni che legano indissolubilmente nuovi attori, fra i quali
ovviamente ci sono anche i microbi.
La dimensione della trasformazione è tale, osserva Latour, da non poter essere attribuita al pur
grande e geniale Pasteur.
Per la -pastorizzazione la Francia- sarà necessario arruolare molti alleati nell'impresa.
Costruire la rete, tessere le alleanze, arruolare gli alleati
Pasteur riuscì a costruire il suo fatto scientifico ottenendo il supporto di veterinari, igienisti e
allevatori, nonché gli stessi batteri
Il gioco non è cosi semplice. A ogni passaggio, ogni volta che un nuovo sostenitore entra nella rete,
l'enunciato scientifico a l'artefatto tecnologico vengono adattati agli interessi diversi (Bucchi, 2010,
p.91).
“traduzione”: l'interpretazione data dai costruttori-di-fatti dei propri interessi e delle persone
reclutate nell'impresa.
Si tratta di persuadere i nostri potenziali alleati che sostenere il fatto scientifico e nel loro interesse
Processo di -arruolamento militare.

Trasformazione dei vaccini in sieri


Come mai, dopo aver osteggiato per 20 anni le scoperte/i metodi di Pasteur, improvvisamente i
medici si entusiasmano per le sue ricerche, chiedono dei corsi di batteriologia, diventano esperti e
ardenti propagatori dei sieri antidifterici!
La traduzione decisiva: la trasformazione dei vaccini in sieri in seguito alle scoperte
di Roux, un allievo di Pasteur.
Il vaccino preventivo portava via il lavoro ai medici, riducendo il numero di ammalati e
introducendo la concorrenza di igienisti e vaccinatori.
Il siero può essere inserito nella pratica medica, in quanto presuppone una diagnosi e
una somministrazione a posteriori come ogni altro farmaco.
La storia di Pasteur studiata da Latour illustra bene la transizione da un paradigma all'altro e un
mutamento delle idee scientifiche —> da una società senza i batteri ad una società con i batteri.
Ricostruire la rete complessa di attori eterogenei, abbandonare il modello tradizionale della
diffusione» per cui un risultato scientifico o un innovazione tecnologica si propagherebbero senza
bisogno di alcun aiuto, spinti dalla loro stessa inerzia.

Carattere processuale delle reti di attori eterogenei


Per ricostruire e analizzare la progressiva realizzazione dell'innovazione bisogna »seguire gli attori»
[Latour 1987], siano essi umani o non umani, seenza tuttavia appiattirci sui loro punti di vista.
Qualsiasi prospettiva di osservazione è parziale, più che sugli attori focalizzare l'attenzione sui
processi messi in atto, compreso il punto di vista di chi non ha avuto successo, di chi ci ha rimesso,
vedendo ridimensionato, se non addirittura cancellato, il proprio ruolo—> quindi non è
importante solo il punto di vista di chi ha avuto successo, ma è giusto analizzare più narrazioni.
Il focus sul carattere processuale delle reti che, una volta costituite, vanno mantenute. Non solo
l'interazione fra gli attori deve essere continuamente alimentata, ma deve essere anche
sufficientemente coordinata.
Ingegneria dell'eterogeneo (Law, 1985).

La teoria dell'attore-rete - Actor-Network Theory


L'ANT è stata sviluppata negli anni Ottanta da Michel Callon [1984] e Bruno Latour [1987],
ricercatori presso il Centre de Sociologie de l'Innovation (CSI) dell'Ecole des Mines di Parigi,
e da John Law [1987] dell'Università di Keele in Inghilterra, con l'obiettivo di comprendere i
processi di costruzione di fatti scientifici e di sviluppo degli artefatti tecnologici.
L’attore-rete (actor-network): un'entità che agisce come un attore, pur essendo strutturata come
una rete di attori.
Attore-rete: comprende attori umani e attori non-umani.
Non è rilevante che tutti ali attori siano dotati di intenzionalità e volontà ma solo che essi
contribuiscano con la loro presenza e gli effetti che producono al raggiungimento del obiettivo.
ANT tematizza il ruolo svolto dagli oggetti materiali nella produzione e stabilizzazione di
conoscenze e fatti tecnoscientifici.

L'emergenza della rete


Le reti come prodotto di un progetto negoziato e condiviso dagli attori.
Una rete e i suoi attori non sono frutto di un disegno prestabilito, ma l'effetto emergente di una
progressiva composizione di motivazioni e interessi diversi che tuttavia finiscono per convergere
fino a stabilizzarsi.

Sociologia della traduzione/traslazione


ANT nota anche come sociologia della traduzion.e
Se una rete funziona efficacemente, giunge a stabilizzare conoscenze e fatti tecnoscientifici a tal
punto che essi ci appaiono oggettivi e indipendenti da chi li ha creati: fatti e verità.
Ma si tratta di prodotti dell'attività della rete nel suo insieme.

L'attività della rete produce la conoscenza scientifica


La sociologia della conoscenza scientifica (SSK) aveva già messo in luce che le verità della scienza
possono affermarsi solo grazie ad alleanze di tipo sociale tra scienziati, gruppi di ricerca, istituzioni
scientifiche.
Per l'ANT le conoscenze e i fatti tecnoscientifici (questo termine deriva dall’unione della tecnica
degli strumenti che servono a produrre fatti scientifici. La tecnologia e la scienza non sono due
entità separate, proprio perché le scoperte scientifiche ho bisogno della tecnologia; nessuna
scienza può andare avanti senza tecnologia e viceversa) sono i risultati di un'attività intensa di reti
di attori sociali che si alleano intorno al programma di affermare certe conoscenze e determinare
certi fatti.
Tali reti o alleanze non sono stabili, ma vanno stabilizzate attraverso un continuo lavoro di
manutenzione, anche perché, quando le reti si sciolgono, le conoscenze e i fatti che esse
sostengono vengono abbandonati.

Entità molteplici ed eterogenee


La dicotomia soggetto e oggetto è inadeguata a spiegare una realtà che, in tutte le sue
manifestazioni, è piuttosto l'esito della relazione tra una molteplicità di entità umane e non-
umane.
Affinche un nuovo metodo può affermarsi è necessario che
tutti gli attori, umani e non umani, venissero tradotte in entità in grado di esprimere un accordo.

Attori non umani come mediatori


Distinzione tra oggetti intesi come “mediatori” o come “intermediari”
[Latour 1999; 2005]
Gli intermediari sono inerti nelle catene di azione.
I mediatori» sono in grado di far fare delle cose agli umani.
Sono dotati di una propria agency che non dipende dal fatto che siano di forma più o meno
antropomorfica ma da cui non si può prescindere se si vogliono comprendere
i fenomeni sociali [Volonté 2017].

Gli «attanti» e il principio di simmetria


Poiché gli attori che contribuiscono alla stabilizzazione delle reti possono essere sia umani sia non-
umani.
Latour suggerisce di sostituire al termine attore il termine attante ereditato dalla semiotica
[Greimas e Courtés 1979]
Il termine attante a differenza di attore non sottintende alcuna umanità ma sottolinea la sua
«agency».
Il principio di simmetria generalizzata (Callon 1984).
Nella spiegazione dei fenomeni tecnoscientifici si prescinde dal carattere umano o non-umano
degli attanti da cui essi scaturiscono.

Principio di simmetria generalizzata


L'applicazione del principio di simmetria generalizzata rende termini come “soggetto” e “attore”
inadatti a descrivere il mondo sociale.
Non sono solo gli umani o gli animali ad agire mentre gli artefatti sarebbero solo oggetti passivi o
intermediari neutri dell'azione.
Le entità che agiscono non sono monadi, entità separate e unitarie. Si parla infatti di un “attore
rete” e queste entità sono “attanti”.
L'attante indica qualunque entità che agisca, indipendentemente dal suo statuto ontologico
(umano o non-umano, concreto o astratto), dalla misura, dalla scala (individuale o aggregata),
dalle sue caratteristiche specifiche (Latour 2005, 54].

L'esempio della chiave della porta di albergo


Quando la porta della stanza d'albergo si apre, possiamo sostenere che siamo stati noi ad aprirla,
oppure che sia stata la chipcard fornitaci dalla reception, o che sia stato il meccanismo di sblocco
azionato dalla chipcard.
Non c'è un attore privilegiato a cui far risalire la causa dell'effetto osservato.
Come il meccanismo di sblocco non funziona senza la chipcard, la rete elettrica, l'attività dei tecnici
di manutenzione e un'intera rete di attanti che si associano nel farla funzionare, cosi anche il
nostro atto di usare la chipcard non funzionerebbe senza l'arruolamento di una rete di altri
attanti, anch’essi umani e non-umani.

Conoscenze date per scontate/incorporate nelle tecnologie


La scienza entra nella vita quotidiana sotto forma di: conoscenze date per scontate e
continuamente utilizzate, conoscenze incorporate nelle tecnologie di cui normalmente ci
serviamo senza porvi attenzione.
L'inesauribile bisogno di assicurarsi le risorse necessarie alla sua realizzazione spinge la ricerca
scientifica al di fuori dei laboratori, allo scopo di attrarre l'attenzione e di alimentare la propria
legittimazione agli occhi dei suoi interlocutori e potenziali sostenitori.

La tecnoscienza
Il termine «tecnoscienza» proposto da Bruno Latour [1987], per definire l'insieme dei prodotti dei
processi scientifici e dei processi tecnologici caratteristici della società contemporanea eliminando
la distinzione concettuale tra le scoperte e i fatti scientifici (intesi come forme astratte di
conoscenza) e la creazione di strumenti e artefatti tecnologici, attribuiti al lavoro degli ingegneri.
Concetto di tecnoscienza; sottolinea l'interdipendenza tra i progressi della scienza e gli sviluppi
della tecnologia, che non sono due sfere distinte e separate.
Le innovazioni tecnologiche non sono possibili senza un lavoro scientifico basato su teorie, ipotesi
ed esperimenti e lo stesso lavoro della scienza è possibile grazie all'uso di una serie di strumenti e
dispositivi tecnologici (microscopi, cannocchiali, banche dati informatiche).

Il ruolo fondamentale degli artefatti


La teoria dell'ANT costituisce oggi l'approccio STS maggiormente impegnato nella definizione del
ruolo fondamentale svolto dagli artefatti nei processi della tecnoscienza e nei fenomeni sociali in
generale.
Prendere in considerazione «le masse mancanti» (Latour 1992)
Lo vedremo ne su artefatti, tecnologie, infrastrutture tecnologiche nella scienza, negli ambiti di
lavoro ma anche nella vita quotidiana.

L'innovazione tecnologica come processo co-evolutivo: il modello SCOT


Che cosa è l'innovazione nel senso comune?
Idea di un cambiamento tendenzialmente positivo, dovuto all'avvento di nuove tecnologie, le quali
derivano, a loro volta, dall'avanzamento della ricerca scientifica.
Generalmente c’è una concezione lineare dell'innovazione ma anche riduttiva, siccome non è
detto che il cambiamento sia sempre positivo, ma anche sul fatto che effettivamente la tecnologia
non sia la sola a cambiare la società.
Inoltre l’innovazione tecnologica può avere anche una viene negativa [tecnofobi (vedono sempre
la parte negativa della tecnologia) vs tecnofili (vedono solo la parte positiva della tecnologia)].
Scoperta scientifica —> applicazione in un nuovo artefatto tecnologico —> diffusione nella società
—> cambiamento di abitudini e comportamenti.

Andare oltre la visione romantica e il primato della Scienza


Visione romantica
Innovazione dovuta a un gesto eroico di un genio isolato, intesa come puro atto di creatività
individuale da parte di un singolo inventore, figura eroica (geni Franklined Edison)
La scienza determina/consente l'innovazione
Innovazione come logica conseguenza dell'avanzamento di conoscenze scientifiche e competenze
tecnologiche.
Tecnologia considerata unicamente come scienza applicata
La scienza rappresenta il motore esclusivo dell’innovazione tecnologica che, a sua volta, non
sarebbe altro che l’applicazione automatica delle scoperte scientifiche.
Scienza come «gallina dalle uova d'oro» (visione tradizionale che ha contribuito a finanziare la
ricerca scientifica che offre benefici economici e pratici alla società).

Scienza <— > tecnologia


Uno dei caratteri della scienza contemporanea è la sua crescente intersezione con le attività di
sviluppo tecnologico.
La possibilità da parte degli scienziati di condurre le proprie ricerche
- ad esempio nel settore della fisica delle particelle - dipende in modo sempre più massiccio dal
contributo dei tecnici.
Non è più solo la scienza a stimolare la tecnologia, ma anche la tecnologia a
influenzare la scienza fornendo apparecchiature strumentali tali da rendere
possibile e perfino ispirare determinati esperimenti ed osservazioni.

La ricerca scientifica può essere stimolata dall'attività tecnica


Non solo alcune delle innovazioni più importanti nella storia della tecnologia, come il filatoio o il
motore a vapore, non sono risultate dall'applicazione di scoperte scientifiche, ma in alcuni casi
sono state le stesse innovazioni ad avere un impatto significativo sulla scienza.
I problemi incontrati e le soluzioni adottate dai tecnici per sviluppare motori concreti furono alla
base delle riflessioni che condussero Carnot a formulare i suoi principi generali sulla
termodinamica.

L'invenzione e diffusione della staffa: il determinismo tecnologico


L'avvento del feudalesimo sarebbe legato all'invenzione e alla diffusione
della staffa.
Riduzione drastica delle cadute che affliggeva i cavalieri durante i combattimenti aumentandone
l'efficienza in battaglia e favorendo l'affermazione di una società feudale, basata sulla proprietà
della terra e l'uso della forza.
Analisi che da' per scontato lo sviluppo della tecnologia limitandosi a considerarne l'impatto
sull'economia e la società.

Visioni opposte rispetto alle tecnologie


•APOCALITTICI VS INTEGRATI
•TECNOFOBI VS TECNOFILI
•DETERMINISMO TECNOLOGICO VS DETERMINISMO SOCIALE
•DETERMINISMO TECNOLOGICO—>
•SCIENZA <—>TECNOLOGIA <—>SOCIETÀ
•DETERMINISMO SOCIALE <—

Visioni opposte? ... non del tutto —> i punti in comune


I due determinismi condividono alcuni importanti presupposti:
a) scienza, tecnologia e società come entità inizialmente separate da mettere in relazione in un
secondo momento.
b) una concezione lineare del processo d'innovazione (cambia solo il verso del processo).
c) la tecnologia come "black box" (l'innovazione accade o si costruisce su se stessa - antecedenti
tecnologici).
d) La riduzione dell’importanza dei soggetti (determinismo tecnologico) oppure degli oggetti
(determinismo sociale).
L'innovazione come processo lineare
Secondo la prospettiva del determinismo tecnologico: è l'assetto migliore a imporsi in virtù della
sua efficienza.
Ma il dispositivo più efficiente dal punto di vista di un utilizzatore di tecnologia può non esserlo
da altri punti di vista.
"Il vincitore prende tutto"
si possono trascurare le esternalità (di rete e ambientali)
unica posizione vantaggiosa = essere primi
innovatore come «eroe»
senza prendere in considerazione i contesti locali entro cui la tecnologia viene utilizzata
altri attori in secondo piano
contesto locale trascurabile "il vincitore fa la storia".

L'innovazione come lineare e il ritardo culturale


Chiara distinzione fra innovatori e società:
-Gli innovatori sono sempre più avanti.
-La società rimane condannata a un faticoso inseguimento.
Concetto del «cultural lag»

Innovazione come processo co-evolutivo


a) riconoscimento ruolo utilizzatori "finali"
b) società come laboratorio => innovazione come «sperimentazione collettiva»
c) co-evoluzione e quindi ruolo del contesto locale (contesto d’uso)
d) centralità del percorso (processo) anziché del risultato => "la storia siamo noi"
e) condivisione del lavoro fra innovatori e società
f) «ingegneria dell'eterogeneo» => al processo dell'innovazione partecipano vari attori (=>SCOT e
ANT).

Studiare successi e fallimenti dell’innovazione —>principio di simmetria


•Osservare il cambiamento ma anche la stabilità
•Studiare i successi ma anche il fallimento dell'innovazione
•L'innovazione come frutto di un lungo processo, fatto di piccoli avanzamenti, deviazioni, svolte
decisive che non si possono guardare e comprendere se non guardando all'insieme di attori che vi
hanno preso parte.
•Innovazione come prodotto emergente di una «sperimentazione collettiva» anziché il risultato di
un' improvvisa illuminazione, di un inatteso colpo di fortuna o di un prevedibile salto tecnologico.
•Per avere un'innovazione non basta una buona idea, Non c'è mai un unico protagonista, Non è
sufficiente un prototipo funzionante.

Il ruolo degli utilizzatori


«learning by using»: miglioramenti apportati a un oggetto non nel corso della produzione ma
nell'ambito del suo uso da parte degli utilizzatori, ovvero nel corso dell’uso.

Come si sviluppa e si afferma un artefatto tecnologico? —>Domanda che si pone il modello SCOT.
Pinch T & Bijker W sono i due autori che si occuperanno di rispondere a questa domanda.
Biker W, (1998), La bicicletta e altre innovazioni.
• Bicicletta—> c’è stata un’evoluzione che ha attraversato diversi prototipi, fino ad arrivare al
modello di bicicletta che conosciamo oggi (Boneshaker Velocipede—> Biciclo Ordinary a ruota alta
—> La bicicletta a ruota bassa (safety bycicle)—> Triciclo —> Bicyclette di Lawson «la prima
bicicletta moderna»).
• Lampadina elettrica
• Bakelite

—————————————————————
ANT —> si esce dai laboratori e si va a edere tutto ciò che esiste, all’inizio si chiamava “sociologia
della traslazione”.
VS
SCOT—> si interessa delle innovazioni tecnologiche.

Nascono insieme (SCOT e sociologia della traslazione che ancora non si chiamava ANT) e sono
collegate. Hanno in comune il fatto di considerare la rete degli attori e che lo stesso fattore può
essere interpretato in modi diversi.

I principi guida del modello SCOT


Spiegare sia la nascita di nuovi oggetti tecnologici (artefatti) sia la loro permanenza/stabilità nel
contesto delle relazioni sociali.
Il buon funzionamento di un artefatto non è l'ovvia ragione del suo successo.
Bisogna capovolgere la prospettiva: è il successo dell'artefatto che ne spiega l'efficacia.
“L'efficacia degli artefatti deve essere posta come explanandum e non
come explanans” (Bijker).

Cosa determina il successo di un artefatto?


Il successo dello smartphone non deriva dal fatto che funziona bene, ma il fatto che funzioni bene
dipende dal processo di cambiamento sociale che ne ha sancito il successo.
L'efficacia di un oggetto tecnologico non è cioè una sua proprietà intrinseca, in quanto artefatto, e
non basta a spiegarne il successo, anzi va considerata essa stessa una conseguenza del successo di
quell'oggetto tecnologico.
I fattori scientifici, tecnici, sociali, culturali ed economici non sono elementi distinti e dati a priori
(società come un «tessuto unico»).
La ricostruzione dei processi che portano all'innovazione deve combinare le strategie di tutti gli
attori coinvolti considerando i loro diversi punti di vista e combinare le strategie degli attori con le
strutture che li vincolano nel loro agire - (situare gli attori nel contesto storico e sociale).

I Gruppi Sociali Pertinenti (GSP)


GSP: insiemi di attori che condividono un'interpretazione simile dell'artefatto e che svolgono un
ruolo - positivo o negativo - nel processo d'innovazione.
Una bicicletta non viene vista nello stesso modo da un ciclista che la usa per sport, dal postino che
la usa come strumento di lavoro, dal meccanico che la deve riparare, dal commerciante che la
vende...
Diverse interpretazioni di quello che sembra essere un medesimo artefatto.
Avremo diversi artefatti, tanti quanti sono le diverse interpretazioni che identificano i vari GSP
«esistono quindi altrettanti artefatti quanti sono i gruppi sociali pertinenti: e non esiste alcun
artefatto che sia costituito da un gruppo sociale pertinente».
Interpretazione e pratica/uso di un artefatto
Ciascuna interpretazione di un artefatto è strettamente legata a una pratica, a un modo di
utilizzarlo all'interno di una rete di interazioni.
Individuando il nesso che lega un problema d'uso a una soluzione saremo in grado di identificare il
relativo GSP, ovvero quel gruppo di attori per i quali la soluzione di quel problema rende
utilizzabile l'artefatto.

ESEMPIO—> Biciclette, calessi e cavalli


Le strade sui cui i primi bicicli potevano circolare erano polverose e spesso fangose; chi voleva
muoversi senza sporcarsi aveva a disposizione la soluzione fornita dal cavallo o dal calesse, ovvero
mezzi di spostamento che permettevano di evitare il contatto con il fondo stradale e di muoversi
anche dove le strade non c'erano (il cavallo).
Le prime biciclette avevano due ruote di uguale grandezza - come le nostre – ma venivano
azionate senza pedali e sfruttando la spinta diretta dei piedi al suolo, per andare in bicicletta ci si
sporcava - Come superare il problema?
La bicicletta a ruota alta (Ordinary, 1870)
Ingrandire una delle ruote e dotarla di pedali
La bicicletta a ruota alta è difficile da maneggiare è pericolosa.
Chi la poteva usare? Un corpo atletico che amava mettersi alla prova, esibire le doti atletiche e di
coraggio con un mezzo insicuro che man mano diventava però un mezzo di trasporto per donne e
gentiluomini GP che usa tale bicicletta per gare sportive, per divertimento.
Dai tricicli e bicicli alla bicicletta moderna
Per affermarsi, imporsi e superare la resistenza dei GPS legati all'esistenza di artefatti concorrenti,
un nuovo artefatto deve saper offrire buone soluzioni ai problemi che identificano un numero
crescente di altri GSP.
Tricicli e bicicli con sellino laterale consentivano alle donne di pedalare indossando gonne lunghe,
modelli che ebbero successo ma poi con la bicicletta moderna si offri la stessa opportunità al
pubblico femminile e socialmente accettabile grazie ai pantaloni sotto la gonna.
La bicicletta moderna
Il nuovo modello conquisto anche i ciclisti sportivi grazie all'invenzione dello pneumatico,
Inizialmente presentato come un rimedio alle vibrazioni del mezzo (poco attraente per questa
categoria) fu poi ridefinito con successo come uno strumento in grado di risolvere la lentezza del
mezzo—> consentiva di andare più veloce («processo di traslazione»).
La bicicletta proporrà una risposta soddisfacente a vari problemi: sicurezza, pulizia,
maneggevolezza, comodità; così da poter essere interpretata positivamente da vari GSP, non
solo aitanti sportivi ma anche da donne, lavoratori, soldati, signori di una certa età, gitanti della
domenica…

Flessibilità interpretativa e chiusura interpretativa—> essere usata in diverso modo dai


diversi attori
La moderna bicicletta che sta prendendo forma dimostra di possedere una flessibillità
interpretativa così da poter essere utilizzabile in vario modo da diversi attori.
Un artefatto tecnico può essere progettato con diverse forme e funzioni («design flexibility»), in
relazione a differenti possibili problemi che mira a risolvere e ai suoi possibili usi che
vengono immaginati dai GSP.
Queste varie interpretazioni finiscono per cristallizzarsi in un artefatto che a quel punto smette di
essere aperto a nuove possibilità di uso.
Chiusura interpretativa che limita i gradi di libertà con cui un artefatto si rende disponibile sulla
scena delle pratiche d'uso - l'artefatto assume una forma relativamente stabile.
Come lo studio delle controversie scientifiche (Collins e Pinch) a un certo punto
un'interpretazione, tra le molte disponibili, prevale.

Processo multilineare e quadro tecnologico


A l'affermarsi della moderna bicicletta partecipano non solo i progettisti e i fabbricanti di biciclette
ma anche gruppi sociali di utilizzatori.
Negoziazione tra questi gruppi.
L'innovazione si sviluppa spesso nell'ambito di un determinato paradigma tecnologico, in
un determinato quadro di risorse, modelli e tecnologie preesistenti.
Paradigma tecnologico come l’insieme di idee e approcci alla risoluzione dei problemi cuile
tecnologie devono offrire soluzioni per potersi affermare nel contesto sociale.
Quadro tecnologico (Biiker 1988; 1995) insieme di idee, teorie e attività pratiche condivise da
ciascun gruppo sociale coinvolto nello sviluppo di una tecnologia e contribuisce dunque a
influenzare direttamente il modo in cui una tecnologia viene interpretata quando le interazioni fra
gli attori di un GP si organizzano e stabiliscono.

I limiti dell'approccio SCOT : «problem of elitism»


Il concetto di Gruppi Sociali Rilevanti non considera abbastanza la diversità degli utenti,
l'esclusione di alcuni, il non uso o l'uso ristretto delle tecnologie.
Il GP fa sembrare che tutti i gruppi sociali possano avere la stessa influenza nelle decisioni
tecnologiche.

I limiti dell'approccio SCOT; ruolo degli user nel riaprire «la scatola nera»
Il concetto di «chiusura interpretativa» appare come troppo rigido non descrive abbastanza bene il
ruolo attivo degli user nel modificare tecnologie stabilizzate e nel riaprire la «scatola nera» a
nuove possibilità, diverse da quelle progettate dagli ingegneri.

I limiti dell'approccio SCOT: trascurare la gender perspective


Trascura le relazioni di genere e il ruolo delle donne nell'innovazione tecnologica.
Spesso le donne sono assenti da questi gruppi, questo ha un impatto sullo sviluppo tecnologico.

I limiti dell'approccio SCOT: trascurare il contesto storico-sociale

Questi tre limiti corrispondono in realtà alle tre tappe di sviluppo del modello SCOT
Come studiare l'innovazione da una prospettiva STS?
•Seguire gli attori - cioè guardare le pratiche d'uso dell'artefatto dal loro punto di vista,
cogliendole le caratteristiche e le specificità.
•Procedere a «palla di neve» - dapprima intervistando o comunque ricostruendo i punti di vista di
alcuni attori e poi includendone altri man mano che vengono segnalati dai primi direttamente o
indirettamente.
•Attori che entrano in gioco quando l'artefatto si rompe (meccanico) Perché ha bisogno di essere
alimentato da una forma di energia (carburante, elettricità).

Partire dall'inizio e non dalla fine


Per attribuire pari dignità ai vari artefatti che erano in competizione con quello che oggi
conosciamo come quello vincente.
Continuare a porsi l'interrogativo chiave che deve guidare la ricerca interessata a comprendere
l'innovazione: «Perché alla fine ha prevalso un artefatto anziché altri?»
Il successo di un artefatto non è soltanto attribuibile alle sue caratteristiche tecniche ma anche alla
rete delle relazioni che rende possibile lo sviluppo e la stabilizzazione dell'innovazione.
L'innovazione che ha successo si naturalizza» nel senso che viene percepita come una naturale
componente della nostra vita quotidiana e viene «addomesticata».

Il modello SCOT fa parte degli sts.


Qui gli utenti non solo non sono passivi ma possono contribuire anche resistendo all’innovazione
tecnologica.
Il modello SCOT e l’ANT (più che una vera teoria è uno strumento metodologico) sono due modelli
simili ma non uguali

Il ruolo attivo degli artefatti


Andremo ad osservare gli artefatti e la materialità nella nostra vita quotidiana, ovvero in che modo
gli artefatti materiali svolgono un ruoloattivo sia nei processi di innovazione tecnologica sia nella
vita quotidiana.

Funzione politica degli artefatti


Esempio 1: la progettazione di ponti della strada a scorrimento veloce di Long Island-NY, ha
incorporato le tendenze discriminatorie del progettista, l'urbanista Robert Moses.
I ponti, che danno accesso alla spiaggia di Jones Beach Island, sono troppo bassi per consentire il
passaggio di veicoli commerciali e autobus.
I ponti selezionano i frequentatori della spiaggia in base al possesso o non di un veicolo privato.
Implicazione politica, perché significava soprattutto rendere di non facile accesso la spiaggia agli
afroamericani.
Esempio 2: Il frigorifero.
In ambito domestico le cose materiali non sono solo semplici oggetti di consumo o tecnologie che
facilitano la vita quotidiana.
Il frigorifero non si è imposto nelle case dei consumatori perché rispondeva a un bisogno
determinato, non era né necessario né richiesto, ma si è gradualmente ritagliato un ruolo e ha
progressivamente definito per sé una funzione indispensabile, stimolando il cambiamento delle
abitudini alimentari delle famiglie, la trasformazione dei modelli di approvvigionamento dei cibi e
lo sviluppo di pratiche quotidiane basate sulla sua esistenza nelle cucine domestiche. L'artefatto
frigorifero ha stimolato la nascita di un racconto che ne sottolineasse 'indispensabilità.
Il frigorifero non è comparso sulla scena come un artefatto compiuto dal significato definito, ma
ha trovato gradualmente la propria conformazione stabile in relazione alla trasformazione del suo
ruolo percepito nell'economia domestica.
Un artefatto non funziona mai completamente da solo, ma ha bisogno di una rete di attori attorno.
(Es. Carrello.) Tutto ciò affinché la pratica possa, non solo svolgersi, ma possa svolgersi con un
certo ordine, distribuendo una serie di competenze tra attori umani e non umani.

“Affordance” degli artefatti (Gibson 1979)


Gli artefatti rendono disponibili/ concedono/offrono/forniscono/impongono agli umani (e agli altri
artefatti):
•possibilità (tenere raggruppate e muovere le merci)
•comodità (far sedere il bambino stanco di camminare)
•divieti (il carrello pone un limite alla quantità di merci)
•obblighi (infilare la moneta e rimettere al suo posto il carrello).
Ciò va sempre osservato all’interno di una rete.

Utilizzatori e tecnologie
Non distinguere tra sfera della produzione e sfera dell'uso.
Dinamiche di co-costruzione nel corso dell'appropriazione degli oggetti tecnici da parte degli
utilizzatori - quattro filoni di ricerca:
a) modalità in cui designer e ingegneri configurano gli utilizzatori.
b) forme di innovazione che emergono dall'uso e il ruolo degli utilizzatori come agenti di
cambiamento tecnologico. Gli utenti non sono passivi ma loro stessi possono contribuire
all’innovazione tecnologica.
e) forme di resistenza e di non-uso da parte degli utilizzatori.
d) ruolo degli utilizzatori nella manutenzione e riparazione degli oggetti tecnici.

Il ruolo attivo degli users


Cambio di prospettiva: da una concezione degli users come consumatori passivi di tecnologia ad
una concezione che riconosce il loro ruolo attivo nel cambiamento tecnologico.
Porre al centro dello studio dell'innovazione l'analisi delle dinamiche che si sviluppano nella “sfera
dell'uso”.

Gli utilizzatori non sono consumatori passivi


Prime ricerche sugli users; indagini di mercato (fine anni Venti) realizzate dalle grandi corporations
statunitensi (General Motors) per studiare le preferenze e i bisogni dei consumatori dei loro
prodotti.
Per migliorare le strategie di marketing delle imprese riducendo la separazione tra sfera della
produzione e sfera dell'uso creatasi con l'industrializzazione e la produzione di massa.
Nascita di nuove discipline: customer research, design industriale ed ergonomia per conoscere gli
users e adattare i prodotti alle loro esigenze e venderli meglio.
Limite di questi approcci: osservare la relazione tra produzione e uso solo dal punto di vista dei
produttori considerando gli utilizzatori come dei consumatori passivi e facilmente manipolabili.

Le pratiche di adattamento degli users


Gli utilizzatori sviluppavano pratiche attive di adattamento sia attraverso la riparazione e il
bricolage, sia orientando le nuove tecnologie verso bisogni e usi non previsti.
Le pratiche degli users influenzarono il modellamento sociale dell'automobile [Kline e Pinch 1996],
del telefono [Fischer 1987] e della radio [Douglas 1989].
Alla fine degli anni Settanta lo studio dell'innovazione si è interessato al ruolo degli utilizzatori nel
cambiamento tecnologico.
Ricerche condotte nell'ambito di quattro discipline: gli innovation studies, i cultural studies, la
sociologia dei media e gli STS.

Innovation studies
Riconoscere la capacità innovativa degli utilizzatori, contrastando la visione dominante che vedeva
l'innovazione come il prodotto esclusivo del lavoro del personale tecnico - ingegneri e designer
operante nella sfera della produzione.
Eric von Hippel (1976) ha evidenziato come molte Innovazioni emergano “dal basso”, a partire
dalle pratiche innovative degli users.
L'innovazione sviluppata da ingegneri e designer è più orientata all'introduzione di funzionalità che
soddisfano bisogni già conosciuti, mentre l'innovazione sviluppata dagli utilizzatori introduce
funzioni nuove e ha un maggior potenziale innovativo.

Studi culturali e sociologia dei media


Hanno evidenziato l'artificialità della separazione tra produzione e consumo, ridefinendo il
consumo come un processo attivo di appropriazione degli oggetti culturali e delle tecnologie
[Qudshoorne Pinch 2008, 551-554] .
I cultural studies hanno messo in luce la capacità dei pubblici mediali di interpretare in modo
autonomo i contenuti sempre più standardizzati prodotti dall'industria culturale.
Approcci che colgono sia il potere dei media di limitare le possibili interpretazioni da parte dei
pubblici, sia la capacita dei pubblici mediali di interpretare i contenuti in modo creativo e talvolta
opposto a quanto previsto dalle industrie culturali.

Appropriazione e addomesticamento delle tecnologie


Il sociologo dei media Silverstone si interessa all'appropriazione delle tecnologie elaborando la
teoria dell'addomesticamento [Silverstone e Hirsh 1992; Silverstone 1994].
Per spiegare come le tecnologie mediali sono incorporate nella vita quotidiana grazie alla
partecipazione attiva degli users.
Gli STS puntano l'attenzione verso le dinamiche legate all'uso situato degli oggetti tecnici e al
relativi processi di innovazione, ovvero che cosa succede nei contesti.
Impulso allo studio del ruolo degli utilizzatori contribuendo a dissolvere le rigide distinzioni tra
produzione e consumo e tra design e uso.

Innovazione come processo di co-costruzione


Gli utilizzatori influenzano il cambiamento anche dopo che le tecnologie si sono diffuse e hanno
raggiunto una certa stabilità (Kline e Pinch 1996).
L'ANT inizialmente si focalizza sul modo in cui i designer limitano le interpretazioni e le azioni degli
utilizzatori per poi dare una maggiore attenzione alla libertà degli utilizzatori nell'interpretare e
usare le tecnologie [Akrish e Latour 1992; Mackay, et al. 2000].
Gli STS mostrano che l'innovazione prende forma attraverso la continua interazione tra la sfera
della produzione e quella dell'uso. Le identità degli utilizzatori e delle tecnologie si formano e
mutano costantemente in relazione le une con le altre, mediante un processo di co-costruzione.

I concetti di configurazione e di script


Un primo apporto fondamentale alla comprensione della relazione tra
utilizzatori e tecnologie e stato fornito dall'ANT, attraverso due concetti centrali:
1) configurazione degli utilizzatori
2) script

Il concetto di configurazione (Walgar 1991)


Designer e ingegneri, oltre a progettare l'oggetto tecnico, configurano i suoi potenziali utilizzatori,
limitando le loro azioni future per renderle coerenti con la rappresentazione ideale degli
utilizzatori e della loro relazione con la tecnologia.
Metafora della tecnologia come “testo” e dell'utilizzatore come «lettore» gli utilizzatori sono
limitati nella loro attività interpretativa degli oggetti tecnici attraverso un processo di
configurazione prima predisposto dai progettisti e poi materializzato negli oggetti.
La configurazione come processo di definizione degli utilizzatori putativi, quali caratteristiche
dovrebbero avere i potenziali futuri utenti di queste tecnologie, e impostazione operativa delle
limitazioni delle attività che possono svolgere.

Esempio: analisi dei test di usabilità - progettazione di un nuovo modello di PC


I progettisti configurano l'accesso degli utilizzatori alle parti interne dei PC: è possibile aprire la
loro struttura esterna ma una serie di etichette sulle componenti interne ammonisce l'utilizzatore
che, in caso di violazione dei sigilli, sarà sanzionato invalidando la garanzia sul prodotto, oppure
che sarà soggetto al rischio di essere folgorato. Le stesse avvertenze raccomandano all'utilizzatore
di rivolgersi al personale tecnico della compagnia.
Elementi che stabiliscono il confine tra le attività consentite all'utilizzatore comune e le attività
affidate al personale tecnico: suggeriscono certi comportamenti, considerati corretti, e ne
scoraggiano altri, configurando una specifica relazione tra utilizzatore e tecnologia.

I limiti del concetto di configurazione di Woolgar


Analizzare come designer e produttori delimitano il processo di “interpretazione” dell'uso delle
tecnologie users come utilizzatori putativi, le cui identità, ruoli e attività sono definite in fase di
design e inscritte nella forma e nelle funzioni di una tecnologia mediante un processo per far
aderire l'utilizzatore reale a quello ideale.
L'approccio di Woolgar è stato criticato per la sua descrizione della configurazione come processo
unidirezionale (Andava a vedere solo quello che accadeva nella sfera di progettazione ma non si
andava ad osservare cosa facevano gli utenti). La capacità di dar forma alla relazione tra utilizzatori
e tecnologia è attribuita soltanto agli esperti coinvolti nella progettazione.

La configurazione è un processo bidirezionale


La configurazione non la fanno solo i progettisti.
Designer configurano gli utilizzatori ma sono anche configurati da questi, devono rendere conto
delle proprie scelte ai clienti e considerare le reazioni dei consumatori (lamentele).
Nelle pratiche di sviluppo dei software, il “feedback degli utenti” è raccolto e utilizzato durante le
fasi di progettazione, per dar forma al prodotto finale, per migliorarlo dopo la sua
commercializzazione.
Il lavoro di configurazione non è svolto soltanto da designer e produttori, ma anche da altri attori:
giornalisti, associazioni di consumatori rivenditori.
L'approccio di Woolgar criticato per il suo carattere asimmetrico: concentrandosi solo sul lavoro di
progettazione dei designer, ovvero sulla “scrittura” del “testo”, senza esaminare i processi di
“lettura” degli oggetti tecnici da parte dei loro utilizzatori.
Il concetto di «script» di Akrich e Latour (1992)
Attenzione sui processi di «lettura, visione più simmetrica del processo di configurazione.
La corrispondenza tra uso attualizzato e uso putativo di una tecnologia non è mai scontata.
Tecnologie e progettisti configurano i propri utilizzatori, vincolandone le interpretazioni e i corsi
d'azione, ma nella sfera dell'uso si sviluppano interpretazioni e pratiche non conformi a quanto
previsto in fase di progettazione.
La configurazione degli utilizzatori inscritta nella tecnologia come sceneggiatura (o script) che
attribuisce ruoli predeterminati a utilizzatori e tecnologie (Akrich 1992) e aperta alla negoziazione.
Gli utilizzatori possono aderire solo parzialmente ai ruoli previsti dai progettisti, sviluppando usi
che se ne distanziano.

Gli “scripts” o “programmi d'azione” degli artefatti


Analisi del contributo all'azione di un artefatto consiste nella descrizione del suo script, o
programma d'azione (Akrich 1992; Latour 1992).
Nel mondo del cinema script significa “sceneggiatura” che dice ciò che gli attori devono fare sulla
scena mentre recitano.
Gli artefatti hanno inscritti nella loro stessa configurazione una serie di istruzioni di
comportamento rivolte ai propri utilizzatori.
La nozione di script evidenzia lo sforzo che i progettisti mettono nel “configurare” gli utenti.

Sottoscrizione, de-inscrizione e antiprogramma.


Determinati corsi d'azione incorporati nelle tecnologie incoraggiano certi comportamenti e ne
scoraggiano altri.
In fase di progettazione, designer e produttori prefigurano gli interessi, le competenze e i
comportamenti dei futuri utilizzatori, e incorporano queste rappresentazioni nel design degli
oggetti tecnici.
Nonostante una forte componente prescrittiva, nel corso dell'interazione tra utilizzatori e
tecnologie gli script possono essere non solo accettati, ma anche rinegoziati e rifiutati.
Nella terminologia di Akrich e Latour questi diversi esiti sono: sottoscrizione, de-inscrizione,
antiprogramma.

Esempio: Le cinture di sicurezza delle automobili


Il programma d'azione previsto: il conducente indossa la cintura prima di avviare il veicolo. Una
spia luminosa o un avviso sonoro segnalano il mancato uso della cintura, incoraggiando il
comportamento corretto.
Script, inscritto nel veicolo, per vincolare e indirizzare l'utilizzatore. Se la cintura è allacciata-
sottoscrizione dello script.
Utilizzatore rifiuta di aderire al programma d'azione previsto, non allaccia la cintura –
antiprogramma.
Per limitare ciò, gli ingegneri progettano (anni '70) veicoli che possono essere avviati solo quando
la cintura di sicurezza e inserita.
Anti-antiprogramma [Latour 1990] massimizza la possibilità di sottoscrivere lo script, ma non
elimina totalmente la libertà dell'utilizzatore, che può ingannare il dispositivo inserendo solo la
parte metallica della cintura nell'apposito ancoraggio, senza allacciarla.
L'utilizzatore rigetta e rinegozia lo script - processo di de-inscrizione.

Scripts che vincolano le identità di genere


I progettisti possono avere degli stereotipi di genere, configurando l’utente automaticamente
come un uomo.
Lo script incorporato nei dispositivi non vincola solo i corsi d'azione, le responsabilità e i ruoli degli
user, ma anche la loro identità di genere.
Gli oggetti tecnici, incorporano specifici “gender script” che svolgono un ruolo attivo nella
(de)stabilizzazione delle rappresentazioni egemoniche di genere.
Utilizzatori definiti nella fase di progettazione (processo di configurazione), e durante l'uso,
attraverso l'inscrizione di script negli oggetti tecnici.
Utilizzatori contribuiscono a dar forma alle tecnologie, mediante l'interpretazione e la
negoziazione degli elementi costrittivi.
Nonostante l'enfasi sul ruolo dei progettisti/ produttori, i concetti di configurazione e di script
stimolano un'analisi del rapporto più simmetrico tra utenti e tecnologie, considerando tecnologie
ed utilizzatori come il risultato di un processo di co-costruzione.

Gli utilizzatori innovatori


Il concetto di «diffusione dell'innovazione» [Rogers 1962] troppo determinista, vede l'innovazione
come un processo lineare.
Gli user studies, evidenziano la partecipazione attiva degli utilizzatori allo sviluppo tecnologico:
l'innovazione può emergere anche dalla sfera dell'uso.
Utilizzatori considerati come agenti del cambiamento tecnologico, come attori di primo piano nei
processi di innovazione.
Per descrivere questi processi - due concetti fondamentali:
1) addomesticamento
2) appropriazione tecnologica

L'addomesticamento delle tecnologie


Descrizione del processo attraverso il quale le tecnologie della comunicazione vengono introdotte
nella vita quotidiana.
Metafora etologica: come con gli animali, anche le tecnologie devono essere «addomesticate»,
cioè rese coerenti con la vita sociale degli esseri umani.
Nuova tecnologia trasformata in un oggetto familiare e integrato nelle dinamiche e nelle routine
della vita domestica.
L'appropriazione delle tecnologie mediali include:
-Un lavoro simbolico, in cui le persone creano o trasformano i significati inscritti nella tecnologia
-Un lavoro pratico, in cui gli utenti sviluppano comportamenti e usi delle tecnologie coerenti con le
proprie routine quotidiane

Addomesticamento come processo di co-costruzione


Il processo di addomesticamento come uno 'spazio di negoziazione' tra la visione dei designer e i
bisogni e gli interessi degli users.
Usi e interpretazioni delle tecnologie che non sempre corrispondono a quelli previsti in fase di
progettazione.
L'addomesticamento può essere visto come un processo fondamentale nella co-costruzione di
società e tecnologia, in linea con gli assunti fondamentali degli STS.

Appropriazione tecnologica [Eglash,2004]


«Appropriazione»: processi di co-costruzione socio-tecnica che emergono dall'uso delle
tecnologie.
Anche il concetto di appropriazione di Silverstone considera che l'innovazione possa emergere
dall'uso, ma Eglash, aggiunge le asimmetrie di potere legate all'innovazione.
Le attività innovative messe in pratica dai gruppi sociali posizionati al di fuori dei centri di potere e
di produzione tecnoscientifica.
Una tecnologia sviluppata in contesti centrali della società è reinterpretata, adattata e reinventata
a livello periferico.
Innovazione «dal basso» può a sua volta essere riappropriata dalla sfera produttiva e rielaborata
nuovamente nella sfera dell'uso.
Il concetto di appropriazione tecnologica: continua circolazione della tecnologia tra centro e
periferia, tra «alto» e «basso», tra gruppi sociali con più o meno potere, processo in cui gli users
svolgono un ruolo meno importante di quello degli ingenieri.

Utilizzatori come innovatori


Diverse circostanze in cui gli utilizzatori agiscono come innovatori:
1) inventano nuovi oggetti tecnici
2) sviluppano usi innovativi di tecnologie progettate per altre applicazioni
Eglash (2004) sulla base di queste diverse forme di innovazione dal basso ha elaborato tre
categorie analitiche di appropriazione «creativa»:
-la reinterpretazione
-l'adattamento
-la reinvenzione

Reinterpretazione
Trasformazione semantica che non apporta modifiche sostanziali all'uso o alla struttura degli
oggetti tecnici.
Dumbphone, i vecchi telefonini che offrivano connettività limitata e poche funzioni digitali, come il
celebre brick della Nokia.
Caduti in disuso in seguito alla diffusione degli smartphone, sono ritornati in auge grazie a una
nicchia di utilizzatori che, per «disintossicarsi » dall'iperconnettività dei dispositivi mobili, si sono
riappropriati di questa «vecchia» tecnologia, ridefinendone il significato in opposizione ai più
-evoluti- strumenti contemporanei.
Diversi produttori hanno poi iniziato a rivolgersi a questa nicchia, introducendo nuovi modelli di
dumbphone.
Quindi l'innovazione può emergere anche da una reinterpretazione del significato di un oggetto
tecnico da parte degli users. Dare un altro senso alla tecnologia.

Adattamento
Gli utilizzatori modificano il significato e l'uso di una tecnologia.
Scoperta delle funzioni latenti di una tecnologia non previste dai progettisti.
Uso innovativo che la popolazione rurale degli Stati Uniti fece del telefono all'inizio del Novecento.
Le compagnie telefoniche si rivolgevano alle classi agiate delle zone urbane e promuovevano i
propri dispositivi come mezzi per la comunicazione destinati a chi operava nel mondo degli affari.
Nelle zone rurali, gli utilizzatori adattarono il telefono alle loro necessità: per trasmettere musica e
per intercettare e ascoltare le comunicazioni del vicinato, in modo da tenersi aggiornati su ciò che
succedeva nei dintorni senza visitare fisicamente i propri vicini.
Le compagnie telefoniche adottarono strategie per impedire agli utenti di inserirsi nelle telefonate
altrui. Alla lunga, però, l'uso del telefono come mezzo per mantenere le relazioni sociali prevalse
sull'uso nel settore commerciale previsto inizialmente.
Reinvezione
Trasformazione di significato, uso e struttura fisica di una tecnologia.
Creazione di nuove funzioni attraverso la modifica strutturale della tecnologia.
Vetture lowrider, le sospensioni originali sono sostituite da altre di tipo idraulico, o connesse a
pompe pneumatiche, per consentire l'abbassamento dell'automobile e fargli compiere movimenti
ritmici.
Sviluppata negli Stati Uniti da meccanici di origine ispanica, questa pratica mostra come le
tecnologie possano essere reinventate dal basso, attraverso modifiche strutturali che consentono
lo sviluppo di nuove funzioni e di nuovi significati che violano le originarie intenzioni dei
progettisti.

Gli utilizzatori resistenti e i non utilizzatori


Storia delle tecnologie: casi di resistenza all'innovazione degli users (sabotaggio dei telai meccanici
introdotti nel corso della rivoluzione industriale movimenti di protesta contro il nucleare e le
biotecnologie degli anni ‘70 e '80)
Primi studi di economisti e studiosi di marketing per indagare le pratiche di consumo.
Resistenza come rifiuto di adottare nuovi beni o servizi. Studi per definire strategie per
minimizzare il rigetto di nuovi prodotti da parte dei consumatori.
Resistenza concepita in termini negativi, opposizione al consumo: predisposizione psicologica
ostile, percezione di una minaccia quando l'innovazione confliggeva con le abitudini o credenze.
Interpretata, secondo una visione lineare dell'innovazione, come un ritardo momentaneo nel
processo di adozione delle tecnologie, una fase di «inerzia tecnologica» destinata ad attenuarsi
grazie alle contromisure adottate dalle imprese.

Accezione negativa della resistenza


Negli anni Novanta, messa in discussione della prospettiva, che interpretava la resistenza dal
punto di vista delle imprese (dei progettisti e non da parte degli utenti), una definizione negativa
come deficit nella predisposizione ad adottare l'innovazione da parte di
utilizzatori «ritardatari» o «emarginati».
Tale visione negativa riduceva un fenomeno sfaccettato all'idea semplicistica che la resistenza sia
un mero ostacolo da rimuovere da un percorso che porta alla “diffusione” dell'innovazione.
Idea popolare della resistenza all'innovazione come «nemica del progresso», come «tecnofobia»
irrazionale e moralmente deprecabile; cui si contrappone una visione opposta, ugualmente
semplicistica, che le attribuisce invece un'aura di eroismo «tecnofilia».

La resistenza come risorsa per l'innovazione


Forme di resistenza intrinseche nei processi di innovazione.
Secondo lo psicologo sociale Martin Bauer, la resistenza contribuisce attivamente al cambiamento
socio-tecnico.
La resistenza - attiva o passiva, individuale o collettiva – attira l'attenzione sugli aspetti
problematici dell'innovazione, incrementa la consapevolezza degli attori in campo, stimola il
riadattamento delle nuove tecnologie, contribuendo cosi al processo d'innovazione.
Visione della resistenza all'innovazione come risorsa (non come deficit).
Non un atto individuale ed eroico, né frutto dell'irrazionalità degli users ma come il risultato dell'
interazione tra attori, culture e rappresentazioni differenti all'interno dei processi di cambiamento
sociotecnico.
Le diverse forme di resistenza
Ronald Kline [2003] identifica tre forme di resistenza:
1) scelta di non acquistare o non usare una tecnologia.
2) user intraprendono azioni concrete di opposizione alla diffusione di una tecnologia.
3) uso di una tecnologia per scopi non previsti, diversi da quelli individuati dai suoi produttori.
Fenomeni di resistenza come forme di non-appropriazione o di appropriazione creativa della
tecnologia .
Tali forme di resistenza sono espressioni della capacità degli users di influenzare attivamente il
cambiamento sociotecnico.

«Resistenza trasformativa» (Kline 2002)


Attraverso l'opposizione all'innovazione, gli utilizzatori partecipano attivamente al cambiamento.
Valorizzazione del carattere innovativo della resistenza.
Il caso della resistenza dei contadini statunitensi nei confronti dell'automobile [Kline e Pinch 1996].
Prima si espresse in forma di opposizione violenta, poi attraverso l'adattamento dell'automobile a
usi non previsti stimolando in entrambi i casi l'introduzione di nuove tecnologie.

Ricerca sulla resistenza nei confronti dell'automobile nel contesto rurale degli USA
Studio condotto da Ronald Kline e Trevor Pinch [1996] sull'introduzione dell'automobile nelle zone
rurali degli Stati Uniti all'inizio del Novecento.
Si interessano alla «sfera d'uso» per mostrare come gli utilizzatori possano contribuire attivamente
al cambiamento sociotecnico.
Introduzione dell'automobile nel contesto rurale provoco a una forte resistenza (al contrario di
quello che era avvenuto nei centri urbani).
Percezione dei veicoli a motore come una minaccia (velocità e rumorosità)
per gli abitanti delle campagne.
“crociata antiauto” con atti di sabotaggio e attacchi ai veicoli e ai loro conducenti.

Gli agricoltori stimolano l'innovazione


Per contrastare la resistenza, i produttori crearono modelli più economici e adatti alle strade
sterrate (Ford Model T), veicoli utilizzabili per lavori agricoli.
Nel giro di pochi anni tali innovazioni vinsero la resistenza degli agricoltori che abbandonarono la
propria «crociata».
Gli abitanti delle campagne iniziarono ad adattare l'automobile alla vita rurale, per usi non previsti:
come fonte d'energia per lavare i panni o alimentare seghe a nastro, come trattore.
I produttori introdussero allora nuovi modelli e kit di conversione per adattare le proprie auto a
questi «usi emersi dal basso».
Innovazioni, ispirate dall'adattamento all'uso rurale dell'automobile, stimolarono poi
l'introduzione di nuove tecnologie, come i trattori e gli autocarri.
Gli utilizzatori come «agenti del cambiamento»
Gli utilizzatori contribuiscono attivamente al cambiamento sociotecnico, anche attraverso forme di
resistenza,opponendosi all'introduzione dell'automobile, e contrastando le interpretazioni che i
produttori davano di questa tecnologia.
Gli agricoltori elaborarono e promossero nuovi usi «non previsti» stimolando l'innovazione del
settore automobilistico e di quello dei mezzi per lavori agricoli.

Le 4 categorie di non utilizzatori (Wyatt, Thomas e Terranova 2003)


1) resistenti, non hanno mai usato una tecnologia su base volontaria, perché contrari per qualche
motivo.
2) rigettatori, hanno usato una tecnologia, ma l'hanno successivamente e volontariamente
abbandonata.
3) esclusi, non hanno mai usato una tecnologia perché non hanno potuto accedervi.
4) espulsi, hanno smesso di utilizzare una tecnologia perché forzati a farlo, e quindi sono diventati
non utilizzatori contro la propria volontà.

Manutenzione e riparazione delle tecnologie


In diversi ambiti che si occupano di studiare l'innovazione.
Storici della tecnologia [Russell e Vinsel 2018] studiosi di media [Jackson 2014], ingegneri Vinck
2019] e designer [Rosner e Ames 2014].
Nell'ambito degli STS - Susan Leigh Star [1999] Annemarie Mol [2000].
Le prime a puntare l'attenzione sull'importanza di esaminare:
-la vulnerabilità delle reti socio-tecniche
- il costante lavoro di manutenzione cui sono sottoposte
Nuovo ambito disciplinare: maintenance and repair studies. (MRS) [Vinck 2019]
Rivedremo alcuni di questi aspetti con le Infrastrutture.

Lo studio delle pratiche di manutenzione e di riparazione


Non focalizzarsi solo sull'emergere del «nuovo» [Russell e Vinsel 2018] innovation-centric bias
[Edeerton 1999].
Le tecnologie, create e introdotte nella società, vi rimangono/ circolano.
Instaurano relazioni multiple/cangianti con diversi contesti e gruppi sociali.
Gli studiosi di tecnologie devono descrivere ciò che accade lungo tutto il loro ciclo di vita, senza
limitarsi alle fasi iniziali del processo d'innovazione.
Studiando anche le pratiche di manutenzione e riparazione, che consentono agli oggetti tecnici di
“vivere” nella società.
Nella loro vita quotidiana le tecnologie si deteriorano, smettono di funzionare e richiedono di
essere costantemente riparate.
Si tratta di un lavoro ordinario, ma fondamentale, che rimane invisibile quando l'analisi è troppo
sbilanciata sul “nuovo” [Russell e Vinsel 2018].

Il lavoro di «bricolage» degli users


Lavoro di manutenzione e riparazione è solitamente affidato al personale tecnico, ma in molti casi
sono gli stessi utilizzatori ad occuparsene.
Attività di manutenzione e riparazione non come unicamente conservative ma che producono
innovazione.
Riparando le tecnologie, gli utilizzatori imparano a conoscerne i principi di costruzione e
funzionamento, acquisiscono abilità tecniche che permettono di modificare e innovare oggetti
tecnici progettati da altri.
Franz [2005] ha evidenziato come gli users, avendo sviluppato un'abitudine diffusa alla riparazione
dei propri veicoli per via delle carenze infrastrutturali dell'epoca, che rendevano necessaria la
riparazione in loco, e grazie alla diffusione di riviste specializzate come Popular Mechanics, furono
capaci di introdurre una grande varietà di innovazioni, molte delle quali vennero successivamente
adottate dall'industria automobilistica.

Riappropriazione di tecnologie obsolete


Tecnologie obsolete, abbandonate dai propri produttori, sopravvivono grazie agli utilizzatori,
quando attribuiscono a tali oggetti una rilevanza tale da giustificare il lavoro di riparazione per
estenderne il ciclo di vita.
Abbandonato nel 1984, il TRS-80 (PC) è stato riscoperto e riportato in auge da una nicchia di
utilizzatori negli anni Novanta [Lindsay 2003].
Il motivo di questa riappropriazione risiede nella semplicità, modificabilità e riparabilità di
quest'oggetto, caratteristiche enfatizzate dalla cultura hacker che ha dato origine alla rivoluzione
del personal computing, e che gli utilizzatori del TR5-80 ritengono si siano perse in seguito
all'industrializzazione e alla popolarizzazione dell'informatica.
La vecchia» tecnologia è per loro preferibile ai sistemi "chiusi- dei PC più moderni e di
conseguenza gli utenti si sono trasformati in riparatori, distributori e produttori del TR5-80,
reinterpretandolo alla luce degli sviluppi tecnici successivi.

Riappropriazione creativa di «vecchie- tecnologie


La Polaroid [Minniti 2016] e i videogiochi arcade [Magaudda e Minniti 2019].
Tecnologie che dopo essere state abbandonate si sono riaffermate, grazie all'interesse degli user
che hanno contrapposto queste tecnologie antiquate a quelle più -evolute-, come le fotocamere
digitali e le console di ultima generazione.
Il processo di co-costruzione degli utilizzatori e delle tecnologie continua anche quando gli oggetti
tecnici diventano obsoleti.
Esaminare il ruolo degli users nella riparazione per riconoscere l'importanza dei fenomeni di
recupero delle tecnologie del passato sempre piu frequenti sia per la rapidità dei processi
d'obsolescenza delle tecnologie digitali, sia per la maggiore accessibilità delle informazioni
sulla riparazione, veicolate dai tutorial su YouTube (Dant 2019).

Politiche tecnologiche alternative


Volontà degli utilizzatori di sostenere politiche tecnologiche alternative a quelle dominanti.
Il caso delle ciclofficine, collaborative, in cui gruppi di volontari insegnano ai ciclisti urbani come
riparare le proprie biciclette, per diffondere un modello di mobilità sostenibile, alternativo al
sistema dell’automobilità.
La riparazione è diventata un importante terreno di scontro legale e normativo diritto alla
riparazione di consumatori e utenti, supportato dal movimento Right to Repair.
Osteggiato da imprese come la Apple che, per proteggere i propri interessi economici, esercitano
un controllo totale sulla manutenzione delle tecnologie.

Pratiche di riparazione e regimi di manutenzione


Gli studi sulla riparazione rendono visibile il ruolo attivo degli utilizzatori mostrano che la stabilità
degli oggetti tecnici è sempre precaria e richiede di essere costantemente riprodotta attraverso
attività quotidiane da cui emergono: continuità e discontinuità, identità e relazioni, definizione di
nuove politiche d'uso e riuso delle tecnologie.
Gli STS hanno dato un contributo centrale, sia attraverso lo studio etnografico delle pratiche di
riparazione [Strebel, Bovet e Sormani 2019], sia con analisi dei regimi di manutenzione dominanti
e delle possibili alternative che potrebbero apportare benefici alla società [Denis e Pontille 2017].
Data la rilevanza di tali questioni, e considerando la maggior sensibilità rispetto ad esse dimostrata
dalla diffusione del movimento per il diritto alla riparazione, nei prossimi anni il tema della
manutenzione diventerà, probabilmente, ancora più importante. Il riciclo per la sostenibilità
Ambientale.

(CAP.5 del manuale CAP.6)

LE INFRASTRUTTURE, STANDARD E ALGORITMI

Infrastruttura —> rete virtuale eterogenea, che a differenza di una semplice rete di attori, ha
anche una componete fisica e strutturale.

Infrastrutture e standard
Due concetti che nascono dall'approccio ecologico degli STS:
1) reti: le relazioni multiple e diversificate che costituiscono la trama delle infrastrutture, sia le
relazioni ecologiche situate all'interno delle reti, fra reti diverse e intorno ad esse
2) standard: sistemi di classificazione che consentono la trasmissione di informazioni o
l'interazione fra elementi connessi da una rete, e che permettono alle infrastrutture di mantenere
una struttura stabile.

Infrastrutture come assemblaggi


Le infrastrutture si configurano come assemblaggi che consentono una serie di attività ibride - sia
umane, sia tecnologiche - a partire da numerosi processi di classificazione, che a loro volta
svolgono un ruolo cruciale nella costruzione degli standard, e dunque nei processi di
standardizzazione.

Infrastrutture nella vita di tutti i giorni


“Platform society” sviluppo di piattaforme e di reti informatiche nella vita quotidiana - «dittatura»
degli algoritmi, dei protocolli e della enorme raccolta di dati personali grazie allo sviluppo delle
infrastrutture dell'informazione.
Negli STS le infrastrutture e gli standard sono temi d'indagine cruciali ma adottano una visione
meno apocalittica.
L'approccio STS definito ecologico [Star 1995]: nessuna infrastruttura o piattaforma può esistere e
mantenersi in attività senza che vi sia una convergenza con altre strutture sociali, tecniche o
materiali. [Es. Internet (infrastruttura)non può funzionare senza la rete elettrica].

L'invisibilità delle infrastrutture


Nell'uso quotidiano, le infrastrutture diventano invisibili, come uno sfondo delle nostre attività di
scambio, di comunicazione, di lavoro e di gestione del tempo, anche il tempo libero (piattaforme
per organizzare vacanze o viaggi).
Le infrastrutture rendono possibili numerose attività, senza la necessità di considerare in modo
consapevole i criteri, le scelte tecniche e le procedure che le fanno funzionare.
Dialogo e resistenza nel tempo
Nel corso della loro evoluzione, le infrastrutture si intrecciano con altri sistemi tecnologici e con
altri elementi materiali.
Devono dialogare con supporti diversi e potersi installare su di essi (sistemi operativi su cui si basa
il funzionamento dei dispositivi digitali in continua trasformazione).
Devono resistere nel tempo, espandere le loro possibilità (integrando immagini o video, sviluppare
nuove interfacce linguistiche, adattarsi a protocolli per scambi finanziari, controllare i contenuti
illegali...).
Sono quindi importanti sia la progettazione delle infrastrutture sia il loro uso per comprenderne il
funzionamento.
La quantità e i tipi di utilizzatori non sono predefiniti, possono corrispondere a figure molto
differenziate

La complessità delle infrastrutture


Reti composte da dispositivi connessi con altri dispositivi e installati su infrastrutture già esistenti.
Composte da moduli diversi, che si adattano a una varietà di supporti, o a reti che trasmettono
energia o informazioni, o a protocolli informatici di trasmissione.
Una piattaforma di social network si utilizza all'interno di sistemi operativi informatici, fra loro
diversi, e deve sviluppare interfacce nelle diverse lingue conosciute dai suoi utilizzatori.
Per potersi installare su supporti già esistenti, e per poter comunicare e far comunicare fra di loro
gli elementi tecnici che le compongono, le infrastrutture hanno come principali elementi
costitutivi, che stabilizzano e regolano le attività intorno ad esse, gli standard.
Senza gli standard, non esisterebbero internet, le piattaforme e non funzionerebbero gli algoritmi
(cap. 12).

Approccio ecologico allo studio delle infrastrutture e degli standard


Susan Leigh Star preferisce il termine ecologia a quelli di rete senza cuciture o di network per
mettere in evidenza l'importanza di spazi e relazioni fra i dispositivi e le infrastrutture, per
sottolinearne il carattere relazionale.
Le caratteristiche delle infrastrutture:
-la loro incorporazione e modularità rispetto ad altre strutture sociali, materiali o tecniche;
-la loro invisibilità rispetto agli utilizzatori, che le danno per scontate;
-la loro finalità (a cosa servono le infrastrutture),
-categorie di utilizzatori/utenti differenziati (persone diverse utilizzano in maniera diversa le
infrastrutture),
-la loro estensione spazio-temporale diversificata (le infrastrutture possono essere utilizzate in
spazi molto diversi).

Il caso della nave Costa Concordia


Incidente come caso di “rottura infrastrutturale”.
Città galleggiante in cui diverse tecnologie, dispositivi e reti sono incorporati e intrecciati tra loro.
Un mezzo di trasporto con molteplici moduli materiali e immateriali (cabina di comando,
tecnologie di geolocalizzazione, cinema e teatri 3D, protocolli di emergenza...).
Finché tutto funziona, e il viaggio procede senza problemi, i moduli sono “trasparenti” in quanto
appresi e dati per scontati dagli utilizzatori (equipaggio, personale di bordo, passeggeri).
Le infrastrutture dipendono da altre infrastrutture che le collegano ad altri contesti (porti, reti di
geolocalizzazione, rotte e autorità che le governano ..).
Tutti questi elementi tenuti insieme da una modalità di organizzazione e di funzionamento che ha
un carattere ecologico.
Il pensiero ecologico
Il pensiero ecologico implica «un'inversione del pensiero quotidiano» ; mentre quest'ultimo e
orientato da ciò che precede ed e già stato (le routine, gli antecedenti o le cause), il pensiero
ecologico enfatizza gli usi e le conseguenze.
Diverso modo di pensare le società, che risultano costituite da molteplici ordini, piuttosto che da
insiemi rigidi e non modificabili di norme.

Le infrastrutture come reti


Gli artefatti dell'informazione (database, software, sistemi operativi) consentono molte attività:
scambio di dati e di informazioni di vario genere in diversi ambiti: lavoro, mobilità, tempo libero,
incontri fra persone.
- Si presentano come «mere liste di numeri» ma di fatto facilitano, mediano, condizionano e
possono guidare i comportamenti.
Diventano infrastrutture quando si intrecciano e danno forma a reti di relazioni, di attività
cooperative o distribuite in luoghi, tempi e usi diversi.
Organizzano pratiche e comportamenti sociali.

Come risalire all'architettura informatica e relazionale?


Le infrastrutture sono poco visibili nella loro architettura informatica e relazionale, salvo problemi
o guasti nel loro funzionamento.
Gli studiosi STS hanno proposto un metodo per risalire al livello dell'architettura dell'infrastruttura
attraverso due tipi di analisi:
1) riconoscimento dell'interdipendenza strutturale fra le reti tecniche e gli standard
2) legame con la produzione di conoscenza e di potere

Studio dei processi di standardizzazione


1) Processi di standardizzazione che accompagnano la sviluppo dell'infrastruttura per descrivere
una mappa delle relazioni modulari e di innesto di una infrastruttura su altre infrastrutture o su
vari dispositivi,
2) Aspetti regolativi e standard che accompagnano la diffusione di un'infrastruttura, la
mantengono in vita e che possono cambiarla.
Inversione infrastrutturale: rovesciare 'invisibilità delle infrastrutture e mettere in luce le
costrizioni che producono in termini di classificazioni, standard, linguaggi ed esclusioni strutturali
di oggetti e di persone.

Standardizzazione della ricerca genetica


I criteri di classificazione definiscono su quali entità (organismi viventi) gli scienziati svolgono il loro
lavoro e dunque ne orientano i possibili sviluppi.
Razze di ratti selezionati ed altre forme viventi (moscerino della frutta), che rappresentano le cavie
standard per ogni tipo di sperimentazione.
Emerge un'ecologia della ricerca scientifica trascurata.
Inclusione ed esclusione di alcuni elementi.
Rottura e (in)visibilità
L'infrastruttura «diventa visibile in seguito alla sua rottura».
Non ci accorgiamo che l'infrastruttura esiste fin quando essa funziona e «tutto fila liscio».
La notiamo solo «quando qualcosa non torna, va storto o si rompe»>
Ciò che sta in mezzo (in-between) diventa evidente e da sfondo diventa figura in primo piano.
Percepiamo l'esistenza della rete idrica ed elettrica, o dei software installati nel nostro computer
come dispositivo, solo quando l'acqua non esce dal rubinetto, quando scatta il salvavita o un
programma smette di funzionare.

L'esperienza della rottura


Assume diverse forme: malfunzionamento, guasto temporaneo, catastrofe, (centrale di Cemobyl",
incidente Costa Concordia).
La rottura del funzionamento ordinario - (Harold Garfinkel, 1967 rottura delle norme sociali,
metodo per indagare la struttura soggiacente alla cooperazione sociale) - per fare ricerca su come
un'infrastruttura funzioni puntando l'attenzione su quel che emerge nel momento in cui smette di
farlo.
Lo studio delle pratiche di manutenzione e riparazione delle infrastruttureNaiuta a svelarne il
contenuto in termini di funzionamento, standard e classificazioni date per scontate.

Convergenza
Infrastrutture non solo artefatti tecnologici ma assemblano tali artefatti con attori umani, pratiche
sociali, organizzazioni e conoscenze intorno a un'attività [Star 1999].
Convergenza: intrecciarsi di infrastrutture, piattaforme, individui e gruppi che condividono
convenzioni, linguaggi, tecnologie e pratiche.
Membri appartenenti a comunità, gruppi, reti riconoscibili o che si formano intorno all'uso delle
piattaforme (comunità fra gli utilizzatori di videogiochi).
Stabilità garantita dagli elementi standardizzati nei dispositivi tecnici, cui corrisponde una
«costellazione di pratiche»» usi e manipolazioni diverse [Wenger 1998] che richiedono un
apprendimento da parte dei partecipanti.

Da Infrastrutture a «Infrastructuring»
Non induzione passiva di comportamenti umani.
Processi continui di creazione, implementazione, articolazione e uso delle infrastrutture -
Infrastrutturazione (infrastructuring).
Interventi: cambio di elementi, correzione e riparazione/ progettazione e sviluppo, superando la
distinzione tra progettazione e uso.

Fragilità e robustezza delle infrastrutture


Infrastrutture si caratterizzano per la coesistenza di robustezza e flessibilità.
Flessibilità può diventare fragilità e rendere le infrastrutture vulnerabili.
Internet - infrastruttura gigantesca e iperatratificata-«‹falle»> che vi si aprono, disvelandone il
funzionamento e 'intrinseca fragilità (conciliare sicurezza dei dati e libertà di espressione).
Coesistenza tra robustezza (sicurezza) e fragilità ovvero flessibilità e pluralismo (libertà di
espressione).
Tale fragilità richiede una continua «cura» delle infrastrutture, pratiche di manutenzione e
riparazione.

Standard e standardizzazione
Digitalizzazione delle infrastrutture dell'informazione richiede enorme processo di raccolta e
organizzazione dei dati per garantire flusso continuo di attività e informazioni nel mondo digitale
(cap. 12).
Dati con origine e forme diverse che bisogna far confluire nella stessa struttura informativa.
Nella ricerca scientifica costituzione di database sui fenomeni studiati studio sui dati inerenti alla
biodiversità, Bawker [2000] mostra le difficolta dei ricercatori nell'uso di diversi database, costruiti
secondo diverse classificazioni delle specie studiate.
Desrosieres e Thevenot (2002]; processo che ha condotto alla definizione delle categorie
statistiche e amministrative, classificazione socio-professionale delle popolazioni.
Le classificazioni traducono la realtà in dati - processo di dataficazione che crea problemi quando
raccolte diverse di dati devono essere interconnesse per renderle disponibili per usi differenti.

Come organizzare i dati?


Classificazione, raggruppamento in classi che interpretino le qualità degli oggetti e favoriscano la
loro integrazione in data set o in database complessi.
La classificazione si esprime in forme standard (metadati), cioè in classi di dati che al loro interno
contengono una descrizione delle caratteristiche dei dati, sia Intrinseche (formato, data di
creazione, titolo ecc.), che estrinseche (software requirements, e hardware previsti ecc.).
Classificazione dei dati nei database diventa fondamentale per garantire l'interoperabilità fra
database e sistemi.
I metadati sono forme di classificazione che diventano standardizzate e favoriscono lo scambio e la
circolazione dei dati.

LA COMUNICAZIONE SCIENTIFICA
I processi comunicativi precedentemente venivano dati per scontati.
Presupposti:
• Istituzionalizzazione della scienza, professionalizzazione della ricerca (si riconosce la figura dello
scienziato come figura più alta), crescente specializzazione —> tutto ciò determina una
comunicazione che può avvenire con un ristretta cerchia di persone, anche i temi diventano più
complessi.
• Sviluppo dei mass media —> siccome non c’è un canale diretto tra scienziati e popolazione,
l’istituzionalizzazione dei mass media si assume l’incarico di diffondere i concetti scientifici alla
massa.

Comunicazione scientifica —> prospettiva diffusionista o prospettiva del deficit perché considera la
massa incapaci “deficienti”.
Assunti di base:
• I risultati scientifici sono troppo complessi per essere compresi dal grande pubblico
• Necessità di una mediazione tra scienziati e grande pubblico
• Individuazione di una categoria di professionisti e istituzioni responsabili di questa mediazione
• Introduzione della metafora della «traduzione»

Dunque si trasmette ad una massa passiva i concetti complessi della scienza.

• I fatti devono solo essere trasportati da un ambiente all'altro


• Si legittima il ruolo sociale dei «MEDIATORI» —> chi è che comunica la scienza ?
• Si legittima l'assenza degli scienziati dal panorama pubblico lasciandoli liberi di criticarne le
distorsioni e la spettacolarizzazione —> il nome dello scienziato si sente sempre come qualcosa di
distante, lo scienziato è sempre fuori dai riflettori, è sempre qualcun altro a spiegare la scienza,
mai lo scienziato stesso, al fine di semplificare i concetti.

I media (concezione pedagogica e paternalistica) vengono considerati uno «specchio sporco» (non
trasmettono mai l’effettiva scoperta scientifica) della scienza e:
• I media diventano il canale deputato a trasmettere le notizie scientifiche ma incapace di farlo in
maniera soddisfacente.
• Il pubblico è considerato passivo, la cui ignoranza può essere contrastata dall'intervento
comunicativo della scienza —> dei giornalisti che comunicano la scienza.
• Comunicazione intesa come trasferimento di conoscenza
• Conoscenza come trasferibile senza «alterazioni» o distorsioni —> non c’è un’effettiva
negoziazione tra scienza e mass media, il concetto viene solo semplificato per renderlo più
digeribile, la distorsione consiste solo nella semplificazione del concetto, semplificazione della
grammatica ecc…

Ma
• Il pubblico è veramente analfabeta?
• Gli specialisti sono veramente avulsi dai processi di comunicazione?

Ritardo della STS


• Per molto tempo, gli sts sono stati vittime della concezione diffusionista e tradizionale (la
comunicazione ai giornalisti) tali ricercatori non hanno considerato l'aspetto della comunicazione.
• Poi, quando hanno capito il valore della comunicazione, hanno criticato la netta separazione
della concezione diffusionista , proponendo un modello di continuità della comunicazione
scientifica.

Iscrizioni : materiale visivo che aggiungiamo al testo (foto, grafici…) esse favoriscono la
comprensione della conoscenza, ma hanno anche lo scopo di rendere le cose più credibili, più
vere. Proprio perché secondo l’oggettivizzazione è l’esistenza stessa di una cosa che favorisce il
processo di leggittimizzazione.

La rilevanza del tema è un altro fattore che spinge l’individuo ad informarsi, siccome lo riguarda in
prima persona. La rilevanza rende la massa meno passiva, dunque non è detto che la massa sia
ignorante al 100%. Inoltre gli scienziati si mettono in prima linea comunicativa, ci comunicano le
loro scoperte, quando le comunicazioni dello scienziato vengono appoggiate da personaggi
pubblici, le masse tendono maggiormente a crederci.

Modelli: quando un concetto viene detto da qualcuno di affidabile (es. Piero Angela) allora si dà
per scontato che sia vero, dunque il modello incomincia a diffondersi come vero e viene diffuso ad
un gruppo molti più ampio.
Questi processi non riguardano direttamente i processi di costruzione scientifica ma i processi di
diffusione della conoscenza scientifica.

Modello di continuità: (Cloitre & Shinn) —> pensano il processo di comunicazione in maniera
diversa. Questi sono i 4 livelli tramite cui passa la conoscenza:
• Livello intraspecialistico: livello esoterico (livello degli esperti di un settore). Output = paper
(l’articolo scientifico, unico mezzo di comunicazione tra gli specialisti). Nel paper troveremo
l’utilizzo di dati empirici e grafici che vengono diffusi solo tramite gli esperti e gli specializzati.
• Livello interspecialistico: livello esoterico multidisciplinare (comunicazione tra specializzazioni
diverse, dove ci sono collaborazioni tra scienziati, ma il discorso rimane sempre complesso).
Output = articoli ponte tra discipline temi differenti di una stessa disciplina.
• Livello pedagogico: livello della manualistica (libri specialistici . Il paradigma è consolidato e
presentato sotto forma storica e cumulativa.
• Livello popolare: media divulgativi, pieni di metafore e «semplificazioni», sono fatti accertati e
autoevidenti.

Nel primo e secondo livello ci possono essere delle discussioni, delle controversie, invece nel
livello pedagogico ciò non avviene siccome nei manuali viene raccontato solo il modello
dominante.
Questi livelli vengono chiami filtri perché ogni livello “trattiene” delle informazioni prima di
passarle al livello successivo, è come se ci fosse una sorta di semplificazione. Già nel paper c’è una
riduzione di informazioni, siccome non si racconta tutto quello che accade nel laboratorio. Tutto
ciò viene fatto sempre di più fino ad arrivare alla semplificazione massima che si ha al livello
popolare.
Si tratta di un continuum in cui le differenze tra i vari livelli sono solo graduali—> perdita di
complessità ad ogni livello.
Il modello è compatibile con le teorie di costruzione del fatto scientifico formulate da Fleck, fino a
Latour: l'esposizione specialistica è caratterizzata da dubbi e incertezze, che via via, nel livello del
manuale, lasciano spazio a postulati e sicurezze. La conoscenza diventa un «fatto». A livello
popolare il «fatto» diventa autoevidente.….. diviene realtà, il fatto è così e non può essere al
contrario.
Quando c’è una dissonanza cognitiva, quando ci accorgiamo che una credenza viene a messa in
dubbio due sono le strade: o cambio idea o resto sulla mia posizione.
La vera innovazione di questo modello sono i processi di azioni e reazioni, quindi di feedback,
ovvero quando c’è un passaggio tra un livello all’altro si tengono conto anche dei feedback che
quel livello emana.
Il livello popolare è considerato come stadio ultimo di quel processo di stilizzazione che rende la
scienza fattuale e «dogmatica». In poche parole si costituisce la cosiddetta evidenza scientifica!

Deviazioni dalla normalità...


Il modello di continuità non prevede la comunicazione tra livelli estremi se non grazie intermediari
e filtri. Gli sts considerano il pubblico non passivo e non omogeneo.
• Il modello di continuità può essere considerato uno strumento interpretativo utile, perché
descrive un flusso ideale di informazioni in condizioni «normali».
• In alcuni casi si può parlare di «deviazione verso il livello pubblico», come nel caso dell'anemia
falciforme —> Deviazione = lo scienziato che si rivolge direttamente al pubblico, quindi dal livello
1/2 si passa direttamente al livello 4, molto spesso ciò avviene quando si cerca popolarità, al fine
di far conoscere al pubblico quel determinato settore scientifico meno conosciuto. (Es. Andare in
tv ).
Il modello di continuità non riesce a prevedere una deviazione.

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