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Sociologia dei nuovi media

Lezione 1
Il corso verte a parlare della parte più pratica della sociologia. Parleremo di attualità, non
parleremo di teoria in senso stretto, parleremo in particolare di ricerca.
Il corso accompagna lo sviluppo del progetto finale studiando le metodologie di ricerca sociale.
Faremo un overview teorico culturale: i paradigmi della ricerca sociale e le teorie culturali di
riferimento. Il disegno di ricerca come piano di lavoro nei media studies. Studieremo strumenti e
metodi: approccio quantitativo (questionario e esperimento), qualitativo (etnografia e intervista),
l’analisi del contenuto lo studio di caso, il campionamento. Analisi e reporting: analisi dei dati, la
restituzione del dato e la stesura di un report.
Esami:
formative: si svolgerà la settimana del 13 dicembre in classe. Si divide in consegna digitale e
presentazione da caricare su canvas entro il 18 dicembre. È un esame propedeutico.
Disegno di ricerca: la consegna prevede la redazione di un breve documento contenente la
descrizione di un disegno di ricerca, finalizzato allo studio di uno o più aspetti riconducibili a
fenomeni, oggetti, personaggi del mondo, dei creative media. Il documento darà presentato in
classe e consegnato poi su canvas.
Summative: entro il 12 febbraio su canvas.
La prova d’esame consiste nella redazione di un vero e proprio report di una ricerca, condotta
secondo il disegno proposto nella prova formative. Il report deve contenere: una copertina,
un’analisi delle premesse, una sezione dedicata agli obiettivi, alla metodologia, al campione e alla
tempistica, una sezione dedicata ai risultati, una bibliografia di riferimento. Possiamo studiare
qualsiasi cosa legata ai media.
Lezione 2
I paradigmi della ricerca sociale e i media studies:
scienze sociali: derivano dalle scienze naturali e si vuole trattare e osservare l’uomo e i suoi
comportamenti come un fenomeno naturale. Per prima cosa un fenomeno naturale si osserva,
possiamo osservare un fenomeno naturale cosi come i comportamenti umani, poi può
sperimentare, con l’uomo questo avviene inserendo una persona in un ambiente e situazione che
posso controllare e capire il comportamento umano e le diverse reazioni.
Paradigma scientifico: è una visione generale sul mondo, che precede e fonda tanto la teoria
quanto la tecnica.
Kuhn distingue il paradigma in due periodi di scienza normale e periodi rivoluzionari. I primi sono
quelli in cui domina un paradigma, i secondi si verificano nel momento in cui di fronte a problemi
insolubili, si afferma un nuovo paradigma. Il paradigma sono degli assunti generali di base
scientifica che poi costituiscono la base.
Si vuole creare una scienza che studi la società.
Ogni paradigma si pone 3 questioni: ontologica: che cos’è la realtà? Epistemologica: che relazione
c’è tra osservatore e osservato. Metodologica: como posso conoscere la realtà?
La realtà inizialmente si era divisa in realtà reale e realtà virtuale, la realtà in generale è tutto
quello che conosciamo e che possiamo conoscere. Tutto ciò che si scosta dal punto di vista
condiviso si chiama devianza, e nel corso del tempo i vari comportamenti possono spostarsi tra i
due gruppi. Le persone decidono secondo convenzioni un sistema principale fino a che non si trova
un’idea migliore.
Il positivismo: ontologia  realismo ingenuo. Epistemologia  dualista e oggettivista e
nomotetica. Metodologia  sperimentale e manipolativa. Con emile durkheim questa disciplina si
avvia ad essere una scienza analitica. Si concentrò sul dato del suicidio e sul suo cambiare nei vari
luoghi. Scoprì che laddove c’erano rapporti di luminosità minori il tasso dei suicidi aumentava,
c’era un fattore di popolazione, nelle città più popolate si hanno meno legami tra i cittadini e il
fenomeno del suicidio aumenta. Chi crede in una qualsiasi religione è meno propenso a suicidarsi
perché è un fattore più condannato soprattutto nel cristianesimo.
L’esperimento del piccolo albert:
fase 1: fase di controllo, propongo ad un bambino che non ha ancora nessuna esperienza del
mondo vari oggetti, l’atteggiamento che avrà è che tratterà tutti nello stesso modo, preferendo
oggetti o animali più piccoli di sé.
Fase 2: fase di condizionamento, alla visione di alcuni oggetti condiziona il bambino tramite un
suono ad alto volume alle sue spalle ad essere spaventato, sfrutta l’associazione naturale della
paura per associarla agli animali.
Fase 3: anche quando c’è un richiama superficiale all’oggetto il bambino proverà una sensazione di
paura. Questo effetto si chiama generalizzazione.
Vantaggi e limiti:
studio della relazione causale  artificialità
studio di fenomeni non isolabili in contesto naturale  effetto sperimentatore
manipolazione delle variabili  non rappresentatività.
Post-positivismo: ontologia  realismo critico. Epistemologia  dualista ed oggettivista limitato
(criterio limite): leggi provvisorie e probabilistiche. Metodologia  sperimentale e manipolativa
con una maggior importanza per il ruolo critico e di validazione della comunità scientifica.
Weber è ritenuto il padre dell’approccio interpretativista, la realtà sociale non è conoscibile in
maniera oggettiva ma la realtà è ciò che io penso sia, do la mia personale interpretazione della
realtà. L’osservatore e l’osservato sono la stessa cosa, l’osservatore non può spogliarsi da quello
che è e dai sui pregiudizi, quindi queste condizioni preliminari influenzano la sua visione della
realtà. Quindi dato che non posso essere separato dal soggetto si ha una interazione e empatica.
Nasce nella fase successiva del positivismo e nasce con weber e fa della validità e dell’attendibilità
i suoi punti cardine. L’elemento fondamentale non è spiegare la realtà ma comprenderla e quindi
capire cosa c’è dietro un determinato fenomeno e quindi la costruzione di idealtipi. Per garantire
l’oggettività nelle scienze sociali: avalutatività: l’atteggiamento di una persona a non mostrare i
propri pregiudizi e a non giudicare. Generalità, e enunciato di possibilità.
Tre nuovi paradigmi: trasformativo, pragmatismo, emozionalismo.
Trasformativo: studio delle pratiche e dei cambiamenti attraverso l’applicazione di metodologie
miste. Si interessa degli aspetti dinamici e di quelli che comprendono un cambiamento.
Pragmatismo: studio del lavoro sul campo, trascurando ogni inquadramento teorico di riferimento,
si basa sulle pratiche senza una ipotesi predeterminata.
Emozionalismo: la ricerca si basa sulla relazione tra osservatore e osservato, non si osserva il
contenuto che viene scambiato ma il modo in cui questo contenuto viene scambiato.
Metodi di ricerca sociale: quantitativi e qualitativi:
quantitativi: esperimento (rapporti di dipendenza) questionario (opinioni/atteggiamenti) e analisi
del contenuto (rappresentazioni/percezioni)
qualitativi: intervista in profondità (motivazioni), focus group (dinamiche e processi), etnografia
(pratiche), studio di caso (modelli).
Lezione 3
Il disegno di ricerca nei media studies:
dei media possiamo studiare gli effetti, la cultura, le pratiche d’uso, pubblici.
Gli studi sui media si dividono in due grandi ambiti:
gli effetti dei media quindi come e se i media condizionano le scelte, atteggiamenti e
comportamenti degli individui nel breve, medio e lungo termine.
I pubblici dei media quindi cosa le persone fanno del consumo mediale: nel corso del tempo si
passa da una visione passiva del pubblico a una visione attiva fino ad arrivare alla concezione
attuale di pro-sumer.
Ci sono anche due grandi correnti di pensiero all’interno dello studio dei pubblici: apocalittici e
integrati.
Apocalittici: i media hanno effetti manipolativi e inconsci su chi fruisce dei contenuti.
Integrati: i media rappresentano una risorsa culturale e concreta.
Gli approcci positivisti vanno alla ricerca della previsione dei comportamenti mentre quelli
interpretativisti cercano di comprendere il significato simbolico, entrambe si concentrano su un
gruppo o un individuo e seguono tre tipi di approcci: cognitivo interessato a quello che succede
all’interno della mente dell’utente. Comportamentale il quale studia la risposta degli individui a
certi stimoli. Culturale che si interessa alla parte empirica e alle pratiche, come determinati
contenuti depositandosi si trasformano in cultura.
Benjamin: ha avuto l’intuizione che qualcosa era cambiato nella produzione d’arte e quindi di
cultura verso gli anni ’30. Si accorge che il valore dell’opera d’arte era dato dalla sua unicità, e con
la nascita delle copie tramite strumenti che consentono la riproducibilità l’arte perde di valore.
Scrive nel 1936 il saggio “l’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica, all’interno del
quale nega l’unicità dell’opera d’arte di fronte allo sviluppo di mezzi tecnici quali il cinema e la
fotografia, che rendono possibile la riproduzione e, inutile la fruizione dell’originale. Con la
riproduzione tecnica, l’arte perde la sua autenticità, la sua aura e quindi anche il suo ruolo
privilegiato nell’umanità e si apre la critica della cultura di massa.
L’hic et nunc (qui ed ora) dell’originale costituiscono il concetto della sua autenticità. Con la
costante riproducibilità, moltiplicazione tecnica di una scena o di un momento colto ed espresso
da un’opera d’arte, si sospende e si ferma la vera sostanza della stessa opera d’arte, la sua aura.
La scuola di francoforte: adorno e horkheimer pensano che: i media creano falsi bisogni in modo
da orientare i prodotti verso i consumi che vengono proposti da messaggi per le masse, ne
consegue che i prodotti più promozionati sono quelli più consumati, all’aumentare
dell’informazione si riduce la conoscenza.
La scuola di tornonto: mc luhan (determinismo tecnoloico): il medium plasma la mente, la
massaggia, la rassicura. Interpretazione innovativa degli effetti prodotti dalla comunicazione sia
sulla società nel suo complesso sia sui comportamenti dei singoli. La sua riflessione ruota intorno
all’ipotesi secondo cui il mezzo tecnologico che determina i caratteri strutturali della
comunicazione produce effetti pervasivi sull’immaginario collettivo, indipendentemente dai
contenuti dell’informazione di volta in volta veicolata. Mc luhan divide i media caldi dai media
freddi quindi quelli attivi (social media) da quelli passivi (giornali, tv).
Non chiediamoci cosa i media fanno alle persone ma cosa le persone possono farci con i media.
Scuola di chicago: Approccio empirico: cominciano i primi studi empirici sui pubblici andando alla
ricerca di profilazioni e mettendole poi in relazione con le pratiche. Gli studiosi si concentrano
inizialmente con studi relativi alle scelte di voto e sono considerati i pionieri dell’approccio allo
studio dei media più qualitativo finalizzato non solo a capire cosa il pubblico consuma ma anche e
soprattutto come e perché.
Disegno di ricerca:
1) scenario
2) domanda di ricerca
3) metodologia
4) campione
5) tempistiche
6) limiti
Lezione 4
Il disegno di ricerca e la triangolazione:
due grandi filoni di studio: gli effetti dei media e i pubblici dei media
quasi tutti gli studi di carattere sociologico si possono inserire all’interno dell’asse apocalittici e
integrati.
Di tutti i paradigmi che abbiamo visto il positivismo e l’interpretativismo sono gli approcci più
utilizzati.
Disegno di ricerca: è una traccia che guida lo studioso ad identificare la domanda di ricerca e il
modo attraverso cui rispondere. È un passaggio obbligato che precede il lavoro strettamente
empirico sul campo. Da esso dipende l’esito dello studio e la sua validità (capacità di misurare ciò
che si prefigge misurare) e la sua riproducibilità (la possibilità di essere ripetuto nel tempo). È
quello che può guidarci nella costruzione del nostro progetto.
Per poter realizzare un disegno di ricerca specifico devo verificare cosa già si sa su quel particolare
tema e verificare se l’obiettivo è smart, ovvero: specifico, misurabile, raggiungibile, realistico e
realizzabile rispetto al tempo.
Probabilmente anche noi partiremo da due parole chiave le quali si concentrano su un aspetto
generale che poi piano piano deve essere tradotta in domande più specifiche e poi in prodotti
creativi. Generalmente si fanno ricerche per poi arrivare alla stesura del testo.
Prima dobbiamo fare un processo di concettualizzazione, quindi passare dal generale allo
specifico.
In seguito un processo informativo quindi, definire i bisogni, ricerca e raccolta delle informazioni,
elaborare le informazioni e divulgare e tutelare delle informazioni. In genere io posso fare una
ricerca preliminare prima ancora di fare qualsiasi operazione e poi valuto se questi parametri
influenzano le mie scelte.
Primo modello di disegno di ricerca: theory driven. Ho un’ipotesi molto forte e provo a verificarla,
viene utilizzato per studi di carattere sperimentale. I passaggi sono: costruisco la mia ipotesi,
scelgo i miei obiettivi e scelgo il metodo di ricerca, analizzo i risultati in seguito provo a confutare
l’ipotesi e ho poi una conclusione.
Efficace: se raggiungo l’obbiettivo e efficiente: quanto tempo ci ho messo e la qualità che ho
raggiunto.
Disegno di ricerca: il primo punto sono le premesse nelle quali possiamo inserire tutte le
informazioni che ci potranno servire per il nostro disegno di ricerca. Il secondo punto sono gli
obiettivi, devo identificare una serie di obiettivi lavorativi e quindi andare a studiare ogni
caratteristica del nostro argomento di ricerca. Il terzo punto è la metodologia, vado a vedere come
le persone si relazionano all’oggetto di ricerca. Il quarto punto è il campione, che può essere
statistico o meno e scrivo che caratteristiche devono avere le persone a cui sottopongo il mio
questionario. L’ultimo punto sono tempi e costi, in cui analizzo tutti i costi che dovrò sostenere e i
tempi. Dovremmo anche inserire un momento autoriflessivo.
Esistono 4 tipi di gruppi comunicativi: lineare, a croce, struttura a V e a cerchio.
La comunicazione tra i gruppi. Esperimento: scoprire quale immagine viene ripetuta in tutti i
cartoncini scambiando solo comunicazioni scritte. Il gruppo che ha lavorato meglio è il gruppo a
croce, bisogna avere qualcuno che sa tutto di tutti. Il gruppo che è stato più soddisfatto invece è
quello a cerchio perché si sentivano effettivamente parte di un gruppo e tutti collaboravano nello
stesso momento.
Il secondo modello è il grounded theory che parte dal presupposto opposto. Prova a lavorare sulla
domanda di ricerca che deve trovare riscontro sul campo, il processo poi in relazione ai risultati
migliora per poi ritornare sul campo e quindi sulla domanda, è un metodo circolare ed è applicato
sugli ambiti più esplorativi di cui non si sa nulla. L’audience studies: l’etnometodologia e le
pratiche di consumo. Si voleva capire che cosa le persone facessero con la tv, tutti i moneti
conviviali passavano attraverso la visione della tv. Dalle lunghe ore di osservazione capii che
esistevano fasce orarie in cui la tv era più guardata e che c’erano delle gerarchie, l’ora di cena era
comandata dal padre, il pomeriggio dai figli mentre la mattina dalla madre. Diventa strumento sia
di informazione che funzionale e stabiliva le fasi della giornata (come ad esempio il telegiornale)
oppure un valore relazionale (facilita la discussione).
Il disegno di ricerca deve contenere: premesse, obiettivi, metodo/metodologia, campione, tempi,
e una riflessione critica.
Possiamo scegliere un impianto metodologico quantitativo e dobbiamo avere un’ipotesi molto
forte, nell’approccio qualitativo invece posso avere una ipotesi meno forte. Per l’approccio
quantitativo la caratteristica di un questionario è che deve essere realizzato e distribuito sempre
nello stesso modo, non deve esserci una relazione diretta sul nostro campione, dobbiamo quindi
avere un solo questionario ma 10 interviste diverse.
In genere prima si fa uno studio quantitativo per poi passare ad uno qualitativo.
Difficilmente un disegno di ricerca si presenta puro. Nella maggior parte dei casi integriamo diversi
metodi o metodologie: facilitazione: diverse tecniche sono impiegate in momenti diversi del
disegno di ricerca. Triangolazione: studio lo stesso oggetto di ricerca ma con metodi differenti.
Complementarietà: uso metodologie diverse per studiare aspetti diversi dello stesso fenomeno.
Solitamente posso studiare nel mondo audio e video o il producer o l’user. Per quanto riguarda il
processo posso studiare il processo di produzione e di fruizione. Per la relazione posso studiare la
relazione professionale o le fandom. Posso studiare un determinato fenomeno, da una parte
l’innovazione mentre dall’altra la cultura. Posso poi osservare un prodotto, da una parte la
costruzione delle strategie mentre dall’altra l’efficacia delle strategie. Infine posso osservare un
messaggio, o la sua costruzione o la sua interpretazione.
Lezione 5
L’esperimento e il questionario:
i metodi quantitativi: sono standardizzati cioè che sono replicabili sempre nello stesso modo una
volta validati. Questo permette che il risultato che ottengo sia generalizzabile, quindi posso
estenderle per probabilità da un campione a tutta la popolazione. Ovviamente con popolazioni
molto ampie questo diventa molto difficile.
L’esperimento: è una forma di esperienza su fatti naturali che si realizza a seguito di un deliberato
intervento modificativo da parte dell’uomo e quindi come tale si contrappone alla forma di
esperienza che deriva dall'osservazione dei fatti nel loro svolgersi naturale.
Un esperimento deve sempre avvenire in un laboratorio e quindi in un luogo controllato da chi sta
facendo l’esperimento. Le persone sottoposte all’esperimento devono conoscere chi sta facendo
l’esperimento. Gli stimoli devono essere artificiali.
Problema fondamentale dell’inferenza casuale. Nell’ambito della ricerca sociale diviene
impossibile isolare l’effetto di una variabile indipendente X sulla variabile dipendente Y.
Questo problema si può risolvere in due modi: soluzione scientifica e soluzione statistica.
Soluzione scientifica: assunto di invarianza: si considera valido il presupposto per cui si considera il
risultato della rilevazione indipendente dalla variabile temporale. Assunto di equivalenza: si
considerano equivalenti le unità su cui viene effettuata la rilevazione.
Soluzione statistica: le unità di rivelazione si considerano statisticamente equivalenti. Il che vuol
dire costruire: un gruppo di controllo, un gruppo sperimentale.
Manipolazione della variabile indipendente: perché si possa parlare di esperimento è
fondamentale che sia possibile manipolare la variabile indipendente.
Per assicurarsi la maggiore validità possibile dobbiamo scegliere l’assegnazione per
randomizzazione: assegnazione casuale a partire da una selezione della popolazione che sia
rappresentativa. Assegnazione per accoppiamento.
Studi di coinvolgimento. In questo caso la situazione sperimentale richiede una manipolazione che
potrebbe indurre comportamenti non presentabili in una condizione naturale.
Studi di valutazione: sono dedicati alla misurazione della percezione o della valutazione
Studi di osservazione: dedicati all’osservazione di comportamenti o pratiche.
Esperimento sul campo: conduzione dell’esperimento in un contesto naturale ma all’interno di un
luogo artificiale.
Quasi esperimento: quando viene meno l’assegnazione casuale dei membri ai due gruppi.
Esistono diversi tipi di esperimento:
a due gruppi solo dopo, gruppo di controllo + variazione variabile indipendente sul gruppo
sperimentale.
A due gruppi prima e dopo: pretest + variazione variabile + post testi, si ha il rischio reattività
Disegno di solomon a 4 gruppi: due con pretest due senza
A disegno fattoriale: manipolazione di più variabili.
Aspetti etici: è doveroso informare adeguatamente sulle finalità della ricerca, lasciare libero il
soggetto di poter abbandonare il laboratorio, non dobbiamo coinvolgere i minori. Non assumere
comportamenti scorretti verso i partecipanti. Assicurare l’anonimato.
Lezione 6
La tecnica delle scale – i metodi qualitativi
Così come l’esperimento anche il questionario è standardizzato ed è quindi uguale per tutti. Si
divide in inchiesta campionaria (studio di relazioni tra variabili) o sondaggio (esplorazione di
un’opinione o di un atteggiamento).
Domande: esistono vari tipi di domande per un questionario: domande filtro, a imbuto e di
controllo. Le quali rispondono rispettivamente a proprietà anagrafiche di base, relative ad
atteggiamenti e relative a comportamenti. Partire dalle caratteristiche anagrafiche serve per
mettere a proprio agio chi è sottoposto ad un questionario. Se il questionario è autocompilato ogni
domanda in più può togliere una domanda che davvero mi serve. Il secondo ambito di domande è
relativo agli atteggiamenti (il comportamento si riferisce a quello che facciamo in determinate
situazioni), gli atteggiamenti sono come ci poniamo rispetto a vari temi, nella costruzione di un
questionario è utile incominciare dagli atteggiamenti e non dai comportamenti perché i
comportamenti potrebbero influenzare gli atteggiamenti per rimanere coerenti con i propri
comportamenti. Si tende sempre a rispondere in modo coerente alle aspettative di chi mi sta
facendo la domanda.
In particolare, quando mi trovo davanti a domande complesse posso usare delle domande filtro, le
quali servono per separare un campione.
Le domande ad imbuto mi permettono di entrare in profondità.
Tramite le domande di controllo posso capire quindi tramite queste domande se una persona è
sincera o meno, si fanno spesso quando un questionario è molto lungo.
Esistono due tipi di domande: chiuse o aperte. Le domande chiuse possono essere dicotomiche
quindi con due risposte (es si o no). Se posso accorparla alla domanda dopo devo farlo così ho una
domanda in più.
Domande a risposta multipla, hanno più di due risposte e spesso posso avere anche più di una
scelta. Le domande a batteria invece sono una serie di domande che ammettono tutte la stessa
risposta, si strutturano sotto forma di griglia come, ad esempio, una serie di votazioni da 1 a 5. Il
vantaggio è l’accorpamento del dato. Non devo inserirne troppi all’interno dello stesso
questionario perché l’intervistato potrebbe annoiarsi.
Le domande aperte invece sono uno stimolo standard ma a risposta aperta.
I vantaggi delle domande chiuse sono codificabili e dunque anche decodificabili, facilitano il
ricordo, costringono a uscire dall’ambiguità. Quando una persona non ha idee ben chiare farlo
trovare davanti a diverse alternative lo può aiutare. Escludono tutte le possibilità non previste dal
ricercatore, possono influenzare l’opinione di chi non ne ha una forte. Le risposte offerte non
hanno un uguale significato per tutti, è fondamentale che vi sia un accuratissimo studio delle
alternative.
I bias delle domande chiuse sono: desiderabilità sociale, acquiescenza, response set, effetto
memori, mancanza d’opinione.
Lezione 7
Operativizzare un concetto:
un’esperienza è determinata dall’utilizzo (luogo), dalla quantità di tempo trascorso e dalla
modalità. Tutte queste proprietà hanno diverse variabili, e sono più numerose delle proprietà, così
come le proprietà sono più numerose del concetto.
Esistono varie modalità di rilevazione: intervista faccia a faccia, interviste telefoniche, questionario
autocompilato, questionario postale, CAWI e CAPI/CATI.
Il buon esito di un’indagine dipende dalla: preparazione dell’intervistatore, dalla modalità di
costruzione dello strumento, pre-test, e dalla selezione adeguata del campione
Longitudinale vs trasversale:
indagine longitudinale  stesso campione nel corso del tempo
indagine trasversale  campioni con caratteristiche anagrafiche differenti ma nello stesso arco
temporale.
La tecnica delle scale: assomigliano un po’ alla batteria di domande, quindi hanno tutte la stessa
risposta. È un insieme coerente di elementi (items) che sono considerati indicatori di un concetto
più generale. Solitamente impiegata per la misurazione degli atteggiamenti: insieme di tendenze e
sentimenti, pregiudizi e nozioni preconcette, idee, timori, apprensioni e convinzioni di una persona
nei confronti di un particolare argomento.
Struttura: è fondamentale che gli item siano indipendenti tra loro ma che insieme definiscano un
particolare concetto. Le risposte possono essere: semanticamente autonome, a parziale
autonomia semantica, auto ancoranti.
La scala di likert: è una scala additiva (il punteggio finale è dato dalla somma dei punteggi ottenuti
in ciascun item) è costituita da una serie di affermazioni per ognuna delle quali l’intervistato deve
dire se e in che misura è d’accordo.
Individuo una serie di item coerenti tra loro ed esplicativi del concetto che voglio analizzare, faccio
un primo test e scremo quelli più significativi, valuto la coerenza interna della scala, verifico che la
scala sia unidimensionale. Gli item non devono essere tutti nella stessa direzione.
Lo scalogramma di guttman. È una scala cumulativa, gli elementi sono scalabili (il che vuol dire che
le affermazioni sono disposte in ordine gerarchico in modo che chi risponde alla prima
affermazione in modo negativo non procede con la scala). È una scala binaria (sì o no). Applicabile
solo quando gli atteggiamenti sono ben definiti e scalabili.
Differenziale sematico: è una scala che si basa sulle associazioni che l’intervistato può fare una
serie di coppie di parole opposte.
Lezione 8
Approccio qualitativo:
come abbiamo detto i metodi di ricerca sociale possono essere quantitativi o qualitativi, i
quantitativi sono l’esperimento, il questionario e l’analisi del contenuto. I qualitativi sono
l’intervista in profondità il focus group, l’etnografia e lo studio di caso. Il primo studia le
motivazioni, il secondo le dinamiche e i processi, il terzo le pratiche e l’ultimo i modelli.
Osservazione: la caratteristica principale dell’etnografia è proprio l’osservazione. Le tecniche di
osservazione sono paragonabili ai quasi esperimenti perché avvengono nell’ambito di un contesto
reale. A differenza dell’esperimento però prevede: un periodo prolungato di osservazione,
l’assenza di manipolazione delle variabili, l’uso di un approccio etno metodologico. L’osservazione
si sviluppa molto durante l’era del colonialismo quando gli antropologi incominciarono a studiare i
comportamenti delle tribù colonizzate per capirne il significato.
L’osservazione si divide come non partecipante e partecipante: la non partecipante si ha quando il
ricercatore si inserisce nel gruppo da esterno mantenendo un certo distacco dalla vita della
comunità che osserva.
Il ricercatore: si inserisce in maniera di retta e attiva all’interno del gruppo sociale che osserva. Per
un periodo di tempo relativamente lungo, mantenendo il contatto con il contesto naturale,
instaurando un rapporto di interazione con i membri della comunità. È uno degli strumenti della
metodologia nota come etnografia, si usa insieme all’intervista in profondità al diario.
Per osservare un partecipante senza influenzare il suo comportamento occorre mantenere lo
sguardo del marziano e del convertito. Il marziano cerca di farsi coinvolgere il meno possibile, il
convertito non teme la cultura in cui intende inserirsi.
Applicazioni dell’osservazione: mi avvalgo di questo metodo quando si sa poco di un certo
fenomeno, quando esistono delle forti differenze tra punto di vista interno ed esterno, quando il
fenomeno si svolge a riparo dagli sguardi esterni, quando il fenomeno è deliberatamente
occultato. È usato soprattutto per studi di comunità o di subculture (anche in contesti aziendali).
I rischi principali sono la reattività o paradosso dell’osservatore, il coinvolgimento con l’oggetto di
studio e perdita del rigore metodologico (simil sindrome di Stoccolma) e richiede molto tempo
(dunque costi elevati)
Esistono due tipi di osservazioni: l’osservazione palese oppure dissimulata quindi non paleso la mia
identità ma mi inserisco dento la comunità. I pro sono che riduco la reattività mentre i contro è la
possibilità di essere scoperti e compromettere la relazione con il gruppo.
Due figure fondamentali sono il mediatore e l’informatore. L’informatore è una persona con una
buona conoscenza della comunità osservata che si presta a fornire ulteriori informazioni. Il
mediatore culturale invece è il tramite di accesso alla comunità che media l’inserimento e
l’accettazione all’interno del gruppo.
Cosa osservare: contesto sociale, contesto fisico, interazioni formali, le interpretazioni degli attori
sociali.
Lezione 9
Intervista qualitativa: una conversazione provocata dall’intervistatore rivolta a soggetti scelti sulla
base di un piano di rilevazione in numero consistente avente finalità di tipo conoscitivo guidata
dall’intervistatore, sulla base di uno schema flessibile. È uno strumento non standardizzato, volto a
comprendere e non semplicemente documentare, non viene utilizzato un campione
rappresentativo e l’approccio è concentrato sui soggetti e non sulle variabili.
L’intervista può essere di tre tipi: intervista strutturata, le domande si susseguono sempre nello
stesso ordine e sempre della stessa qualità. È molto simile ad un questionario a differenza che le
risposte sono aperte.
Semi strutturata, è quella più comune ed è basata sugli stimoli indicativi è un’intervista che
prevede una scaletta ma sono modificabili in base al mio interlocutore.
Non strutturata, non ha nessuna scaletta e la faccio senza nessun tipo di stimolo ma pongo una
domanda e faccio parlare il mio interlocutore. Spesso si utilizza con persone esperte
nell’argomento e chiedendogli la propria esperienza e la propria visione su un determinato
argomento.
In base al numero dei soggetti che possiamo coinvolgere le interviste si definiscono, individuali,
cioè una intervista faccia a faccia, di gruppo, vengono condotte contemporaneamente con più
soggetti, ciascun membro del gruppo risponde individualmente all’intervistatore e una volta
ricevute tutte le risposte, le riporta parafrasando all’intero gruppo. Nel focus group, è una
discussione tra il gruppo con circolazioni di informazioni all’interno del gruppo stesso.
Conduzione dell’intervista: inizialmente spesso si chiedono informazioni preliminari come
domande anagrafiche di riscaldamento. In seguito, si pongono le domande primarie che hanno la
funzione di introdurre il tema, sono le domande che non posso evitare e che devono essere poste
per forza all’interlocutore. Le domande sonda sono quelle domande che ci aiutano ad avvicinarci
ad un determinato argomento, per capire se di quell’argomento posso parlare o meno con
l’intervistato.
Alcuni esempi di domande sonda sono la ripetizione della domanda e la ripetizione della risposta,
posso esprimere interesse o dare un incoraggiamento. Le pause servono a creare disagio e a
cercare di forzare una risposta.
Inizio un’intervista quando voglio approfondire, comprendere, o voglio entrare nel merito delle
motivazioni. Le interviste si possono anche fare nella fase esplorativa.
Naturalmente le interviste qualitative hanno dei limiti: i risultati non sono spesso comparabili, mi
posso trovare di fronte a dati non standardizzati, richiedono più tempo, e sono impegnative anche
dal punto di vista emotivo in base al tema.
L’uso delle immagini nell’osservazione e nell’intervista:
il circolo ermeneutico: parte dalla scelta del problema e dalla domanda per arrivare ad
un’interpretazione e rincominciare il circolo. La fotografia viene usata nelle pratiche di
osservazione, possiamo utilizzarla nell’integrazione allo stimo nella traccia, oppure come materiale
secondario o come selezione sistematica della realtà.
Uno dei primi ambiti di impiego nelle scienze umane della fotografia è durante la visione
positivista, come foto come testimonianza: Darwin, studi sull’evoluzionismo, studi fisiognomica e
studi antropometrici. Tutti basati sulla comparazione e secondo modelli previsti dalle scienze: il
modello più conosciuto è il metodo Galton è la sovrapposizione di molte immagini per la
costruzione di un ritratto completo del soggetto osservato.
Fotografia scientifica: seguendo le istruzioni per fare osservazioni etnografiche.
Fotografia artistica.
Malinowski: fotografia come supporto potenziate la capacità umana di osservare -> far vedere la
realtà.
Batenson e mead: concetto di ethos cioè un sistema culturalmente standardizzato di
organizzazione degli istinti e dell’emozione degli individui, l’osservazione precedeva la
codificazione e la categorizzazione.
La fotografia può aiutarci ad avere una memoria meccanica, ci dà la opportunità di collaborazione
o interazione, ci dà informazioni sull’interazione, presenta punti di vista diversi e si hanno stimoli
diversi per degli approfondimenti.
La presenza della macchina dirige la relazione in uno specifico modo e non rappresenta mai la
realtà.

Lezione 10
Focus group:
è una tecnica di osservazione applicata su un piccolo gruppo che vien e guidato a riflettere su un
argomento, questione o topic.
Il focus group non è un’intervista di gruppo. È una tecnica a cavallo tra l’intervista discorsiva e
l’osservazione partecipante.
Nasce con lazarseld e merton che lo utilizzarono per studiare l’influenza della propaganda di
guerra sui fruitori della radio nel 1941. Ne derivò una pubblicazione: the focus interview.
I partecipanti non possono essere meno di 6 e più di 12. La durata è tra i 60-90 minuti ma possono
superare anche le due ore. Esistono due figure: un osservatore e un moderatore, esistono però
anche i focus autogestiti.
Moderatore: svolge le mansioni di produzione, far emergere le informazioni utili alla ricerca. Di
facilitazione, mantiene l’attenzione sul tema principale. Di elucidazione o regolazione, portare a
consapevolezza delle dinamiche che sta vivendo il gruppo.
Osservatore: organizzative, gestisce l’ingresso die partecipanti. Operative, registra tutto quello che
accade in aula. Di controllo, si assicura che vengano rispettati i tempi di conduzione, interviene a
supporto del moderatore.
Si usa quando voglio ricostruire credenze atteggiamenti o orientamenti di valore, quando voglio
studiare la costruzione del consenso, quando voglio studiare le posizioni di sub-culture o sub-
campioni. Quando è importante prestare attenzione agli aspetti semantici, linguistici e
all’interazione all’interno del gruppo, oppure quando voglio osservare un processo creativo.
Esistono vari tipi di focus group:
a due vie: un focus group osserva una altro e discute sulle interazioni e sulle conclusioni
osservate.
Con due moderatori: un moderatore accerta che la sessione progredisca uniformemente, mentre
l’altro accerta che vengano trattati tutti gli argomenti.
Moderatori duellanti: i due moderatori prendono deliberatamente parti opposte sull’argomento in
discussione.
Con moderatore partecipante: a uno o più partecipanti viene chiesto di comportarsi
temporaneamente come un moderatore.
Con clienti partecipanti: uno o più rappresentanti dei clienti partecipano alla discussione, o in
segreto o in modo palese.
Mini focus gruppo: gruppi massimo di 4-5 persone.
In teleconferenza: vengono utilizzati dispositivi di teleconferenza.
On-line: vengono utilizzati computer e internet.
Conduzione: domande di apertura, richiede risposte veloci ed ha il fine di creare un ambiente
confortevole. Domanda introduttiva, introduce l’argomento di ricerca consentendo una prima
forma di riflessione. Domanda di transizione, anticipa la domanda chiave introducendo
l’argomento in base all’ottica di ricerca. Domanda chiave, richiede risposte articolate ed una
riflessione attenta da parte dell’intervistato. Domanda di chiusura.
La traccia segue la medesima struttura ad imbuto delle interviste ma è molto più settoriale.
Durante la conduzione del focus group è fondamentale alternare delle tecniche proiettive per
evitare le risposte normative.
Chi può partecipare: omogeneità vs eterogeneità, conoscenza o reciproca estraneità?
Il fatto di conoscersi può aiutare gli intervistati ad essere più sinceri, però si ha il problema che
spesso il moderatore viene estraniato. È meglio quindi prendere persone che tra loro non si
conoscono. I gruppi omogenei hanno il vantaggio di creare l’esperienza di gruppo.
I profili: nonostante la variabilità della popolazione succede sempre che si polarizzino alcuni profili:
il timido, l’esperto, il logorroico, il girandolone e l’oppositivo. Usare tecniche di coinvolgimento e
di contenimento in modo adeguato a evitare squilibri nella partecipazione
Analisi del contenuto:
può essere sia qualitativo che quantitativo, non è un’analisi conversazionale quindi più incentrata
sulle dinamiche di scambio tra i parlanti. E non è un’analisi del discorso più centrata sugli aspetti
formali e organizzativi del contenuto.
Esistono due scuole di pensiero: ermeneutico e lessico metrico.
Vantaggi ermeneutico: analisi contestuale, analisi relazione tra concetti, costruzione mappe
concettuali, visualizzazione del testo.
Svantaggi: sconsigliata per testi ampi, labour intensive, soggettiva codifica operatori, difficili
ispezionabilità procedure.
Vantaggi lessico metrico: testi molto ampi, confronti tra diverse parti del testo, ricorso a tecniche
statistiche e a fonti linguistiche esterne, possibilità di ritorno al testo.
Svantaggi: decontestualizzazione parole, si lavora per parole e non per concetti, difficoltà a
cogliere ambiguità linguaggio, possibili eccessi di automatismo.
Ad oggi vi sono due scuole di pensiero che la vedono a cavallo tra il qualitativo e il quantitativo.
Lezione 11

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