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Metodologia: o studio del metodo. Si riferisce a quella parte della logica che ha per oggetto
le regole, le condizioni formali che sono alla base della ricerca scientifica. Con metodologia
della ricerca si intende un discorso sul metodo, una critica della ricerca scientifica, non una
descrizione o presentazione dei metodi stessi, n una riflessione critica sulla coscienza
scientifica.
Nel titolo del libro si parla di tecniche al plurale, contro il singolare di metodologia, perch le
tecniche sono molte, ma la riflessione su di esse una sola. Le tecniche sono le specifiche
procedure operative di cui una disciplina scientifica si avvale per lacquisizione e il controllo
dei propri risultati empirici.
Il terreno che separa metodologie e tecniche non presenta fratture, ma pu essere
immaginato come una sorta di continuum. Se per esiste un prius temporale, questo va
assegnato alle tecniche. Infatti la riflessione sul metodo viene dopo lacquisizione della
consapevolezza tecnica. La ricerca sociale pu fare a meno della metodologia, la quale non
necessaria alla ricerca.
In questo volume si vogliono illustrare i due fondamentali paradigmi della ricerca sociale,
il paradigma quantitativo e il paradigma qualitativo. I quadri di riferimento di fondo che
hanno orientato la ricerca sociale dal suo nascere sono la visione empirista (positivismo) e
la visione umanista (interpretativismo). Sono due visioni fortemente contrapposte
della realt sociale e dei modi per conoscerla, che hanno generato due blocchi
fortemente differenziati di tecniche della ricerca. Sono due approcci alla ricerca sociale, che
hanno generato le famiglie delle tecniche quantitative e qualitative.
Riflessione di Kuhn
Loggetto della sua riflessione lo sviluppo storico delle scienze.
Egli rifiuta la concezione tradizionale di scienza (scienza>accumulazione di nuove
acquisizioni. Le singole invenzioni e scoperte si aggiungono al corpo conoscitivo precedente,
come i mattono che si sovrappongono a una costruzione di un edificio a pi piani). Secondo
Kuhn esistono dei momenti rivoluzionari nei quali il rapporto di continuit col passato si
interrompe e si inizia una nuova costruzione. Il passaggio da una visione teorica allaltra
globale e ha conseguenze radicali sulla disciplina coinvolta (egli usa infatti il termine
rivoluzione scientifica).
Nelle discipline, a seguito di una di queste rivoluzioni, si produce un cambiamento dei
problemi da proporre allindagine scientifica. Si realizza un riorientamento della
disciplina, che consiste nella trasformazione della struttura concettuale (PARADIGMA)
attraverso la quale gli scienziati guardano al mondo. Un paradigma una prospettiva che
orienta una scienza.
Senza un paradigma una scienza priva di criteri e orientamento di scelta. Tutti i problemi,
metodi e tecniche sono ugualmente legittimi. Quindi il paradigma una guida.
visione teorica che definisce la rilevanza dei fatti sociali, fornisce le ipotesi
interpretative, orienta le tecniche della ricerca
Scienza normale: Kuhn definisce cos quelle fasi di una disciplina scientifica durante le quali
predomina un determinato paradigma (fino a quando il paradigma non sar sostituito in
maniera rivoluzionaria da un altro). Durante la fase in cui vi un determinato paradigma la
disciplina si sviluppa secondo quel modo di procedere lineare e cumulativo dello sviluppo
scientifico. Il compito della scienza normale non scoprire nuovi fenomeni. La ricerca
nellambito della scienza normale rivolta allarticolazione di quei fenomeni e di quelle teorie
che sono gi fornite dal paradigma.
Paradigmi delle scienze sociali: le scienze sociali sono prive di un unico paradigma
condiviso dalla comunit scientifica, quindi si trovano in una collocazione preparadigmatica.
Questo vale anche per la sociologia. E difficile trovare un paradigma condiviso da tutti i
sociologi.
Per questo motivo, Kuhn fa una ridefinizione del concetto di paradigma, nel tentativo di
applicare le sue categorie alla sociologia. In questa nuova definizione del concetto di
paradigma, restano gli elementi della definizione originaria (visione teorica che definisce
la rilevanza dei fatti sociali, fornisce le ipotesi interpretative, orienta le tecniche
della ricerca), salvo uno: il carattere della condivisione da parte della comunit
scientifica. Cos si apre la possibilit di compresenza, allinterno di una determinata disciplina,
di pi paradigmi. La sociologia diventa da preparadigmatica, una disciplina
MULTIPARADIGMATICA. Anche in questa nuova definizione rimane il carattere pre-teorico del
concetto di paradigma.
3 questioni di fondo
Poniamoci la questione dei paradigmi della ricerca sociale, dai quali sono nate le prime
procedure operative che hanno guidato lo sviluppo della ricerca empirica (infatti tra le funzioni
di un paradigma abbiamo quella di definire metodi e tecniche di ricerca accettabili in una
disciplina).
Ci sono delle prospettive filosofiche che hanno generato e accompagnato nella sua crescita la
ricerca sociale. Tra queste prospettive ci sono delle visioni generali e coerenti alle quali
possiamo attribuire i caratteri di paradigma. Sono riconducibili a due i quadri di riferimento
che hanno storicamente orientato, fin dal suo nascere la ricerca sociale: la visione empirista
(positivismo) e la visione umanista (interpretativismo).
Sono due visioni contrapposte della realt sociale e dei modi per conoscerla, che hanno
generato due blocchi differenti di tecniche di ricerca.
E necessario esplorare le matrici di pensiero che le hanno generate. Questi paradigmi non
sono teorie sociologiche, ma concezioni generali sulla natura della realt sociale, sulla natura
delluomo.
Ci sono tre interrogativi, tre questioni fondamentali, di fronte ai quali si trova la ricerca sociale
(domande alle quali devono rispondere la visione empirista e umanista):
Bisogna capire come i due paradigmi rispondono a questi due interrogativi per confrontarli
adeguatamente.
Le tre questioni sono intrecciate tra loro ed difficile distinguere i loro confini.
NEOPOSITIVISMO E POSTPOSITIVISMO
La visione positivista ha visto svilupparsi al suo interno un continuo processo di revisione e
aggiustamento, mosso dalla consapevolezza dei propri limiti e dal tentativo di superarli. Il
positivismo 800esco, di cui abbiamo parlato, lascia spazio al positivismo 900esco, pi
complesso e articolato (anche se alcuni presupposti di base non vengono meno, come il
realismo ontologico, ovvero il mondo esiste indipendentemente dalla nostra conoscenza). I
due momenti pi importanti del positivismo 900esco sono neopositivismo e postpositivismo.
NEOPOSITIVISMO: domina negli anni 30 e 60 del secolo scorso. La scuola che gli da origine
conosciuta col nome di positivismo logico. Nel neopositivismo ha un ruolo centrale la
critica della scienza. Si ridefinisce il compito della filosofia: essa deve abbandonare il terreno
delle grandi teorizzazioni per passare a quello dellanalisi critica di quanto viene elaborato
nelle teorie delle singole discipline. C un rifiuto delle grandi questioni, ma una massima
attenzione ai problemi metodologici di ogni scienza. Per il neopositivismo il senso di
affermazione deriva dalla sua verificabilit empirica. Per sintetizzare, il significato di una
proposizione il metodo della sua verifica. La principale conseguenza di questa concezione
di scienza fu lo sviluppo di un metodo di parlare della realt sociale nuovo, tramite un
linguaggio mutuato dalla matematica, detto linguaggio delle variabili. Ogni oggetto sociale,
a partire dallindividuo, veniva definito sulla base delle variabili (una serie di attributi e
propriet) e a queste ridotto. I fenomeni sociali invece erano analizzati in termini di relazioni
tra variabili. La variabile diventa la protagonista dellanalisi sociale.
POSTPOSITIVISMO: dalla fine degli anni 60 del secolo scorso. Vi era la convinzione che
losservazione empirica e la percezione della realt non fossero fotografie oggettive, ma che
dipendessero dalla teoria. Anche la semplice registrazione della realt dipende dalla mente
del ricercatore, dai suoi condizionamenti sociali e culturali.
Nei vari stadi del positivismo si perdono le certezze, ma non il fondamento empirista. Lo
spirito empirista rimane anche nel neopositivismo e postpositivismo. Rimane ferma la
centralit del metodo scientifico nella ricerca sociale e lanalogia tra il metodo delle scienze
sociali e naturali. Il modo di procedere empiricamente ha alla base il linguaggio osservativo di
sempre (fondato sui capisaldi della quantificazione e della generalizzazione). Quindi rimane
invariato limpianto operativo e procedurale.
Ci che cambia nel positivismo moderno sono le leggi (naturali sia sociali) che sono
probabili e aperte a revisione, la natura provvisoria della conoscenza scientifica, il
condizionamento teorico sullosservazione stessa.
INTERPRETATIVISMO
Sono visioni teoriche per le quali la realt non pu solo essere osservata, ma va interpretata.
Linterpretativismo viene alla luce nel contesto dello storicismo tedesco. La prima
formulazione critica nei confronti dello scientismo di Comte risale al filosofo tedesco Dilthey.
Fa una critica a Comte nel nome dellautonomia delle scienze umane, nel senso di non
omologabilit alle scienze naturali. Dilthey opera una celebre distinzione tra scienze della
natura e scienze dello spirito. La loro diversit sta nel rapporto che si instaura tra
ricercatore e realt studiata: loggetto delle scienze della natura costituito da una realt
esterna alluomo, che tale resta anche nel corso del processo conoscitivo. Per le scienze dello
spirito non c distacco tra osservatore e realt studiata. Allora la conoscenza pu avvenire
solo attraverso un processo totalmente diverso, quello della comprensione. Il mondo esterno,
quello dei fatti, giunge a noi attraverso le sensazioni. Il mondo interno ci viene rivelato
attraverso il senso interno delle attivit psichiche (riflessione).
Nella sua polemica Dilthey accomuna sia lidealismo di Hegel che il positivismo di Comte, che
hanno in comune la fede nella storia come necessario progresso attraverso fasi necessarie.
Per Dilthey lo storico si deve accostare alla sua materia con una sorta di identificazione
psicologica, tale da poter rivivere il passato in una esperienza interiore che sola pu condurlo
alla conoscenza.
Dilthey parla genericamente di scienze dello spirito, e tra queste privilegia la storiografia.
Weber trasporta questo concetto allinterno della sociologia, rivedendo limpostazione
originaria di Dilthey. Weber vuole salvare loggettivit della scienza sociale, sia nei termini
della sua avalutativit (indipendenza da giudizi di valore; capacit di realizzare la distinzione
tra il conoscere e il valutare) sia in quelli della possibilit di arrivare a enunciati che hanno un
qualche interesse di carattere di generalit. Queste sono le due condizioni per
loggettivit delle scienze sociali. Per Weber le scienze storico-sociali devono essere
libere da qualsiasi giudizio di valore.
Per Weber le scienze sociali (dello spirito) si distinguono da quelle naturali non per loggetto,
come diceva Dilthey, ma per il loro orientamento verso lindividualit. Orientamento
soprattutto di metodo, e per Weber il metodo quello del comprendere, comprensione
razionale delle motivazioni dellagire (scienze dello spirito). Non bisogna intuire, ma intendere
lo scopo dellazione. Anche la componente di immedesimazione nellaltro finalizzata a un
atto di interpretazione razionale. Ci si immedesima negli altri per capire le motivazioni delle
sue azioni, il significato soggettivo attribuito dallindividuo al suo comportamento.
A questo problema risponde la concezione di Weber del tipo ideale (forme di agire sociale che
possono venir riscontrate in maniera ricorrente nel modo di comportarsi degli individui umani.
Il tipo ideale unastrazione che nasce dalla rilevazione empirica di uniformit).
Il tipo ideale di Weber investe tutti i campi del sociale. Pu collocarsi a diversi livelli di
generalit nella scala che va dal singolo individuo alla societ nel suo complesso. I tipi ideali
non vanno confusi con la realt. Sono ideali nel senso che sono delle costruzioni mentali
delluomo. Svolgono una funzione euristica, cio ci indirizzano la conoscenza. Non hanno un
corrispettivo concreto nella realt, ma sono dei modelli teorici che aiutano il ricercatore a
interpretarla. Il tipo ideale una costruzione razionale chiara, coerente e priva di ambiguit.
La realt molto pi complessa e contraddittoria.
Il ricercatore, nella sua interpretazione della realt sociale, persegue e individua delle
uniformit. Queste uniformit non sono le leggi nel senso a esse attribuito dalla sociologia
positivista. Non parliamo di leggi, ma di connessioni causali o di enunciati di possibilit.
Quindi non raggiungibile lobiettivo di arrivare a stabilire i fattori che determinano un certo
evento o comportamento, ma si possono tracciare le condizioni che lo rendono possibile (non
leggi, ma connessioni causali). Allora alle leggi causali del positivismo, dotate di generalit e
obbligatoriet, si contrappongono enunciati e connessioni, con caratteri di specificit e
possibilit.
Nella ricerca sociologica il dibattito tra ricerca qualitativa e quantitativa ha avuto vicende
alterne lungo tutto il corso del secolo (anni 20/30>entrambi gli approcci hanno fornito prodotti
di valore e contribuirono allavanzamento della disciplina; anni 40 fino 60>dominio della
prospettiva quantitativa; seconda met anni 80>approccio qualitativo ha affermato con forza
la sua presenza sul piano della ricerca empirica).
Queste due ricerche sono condotte luna sotto lispirazione del paradigma neopositivista,
laltra sotto lispirazione del paradigma interpretativo.
Fra i due estremi esistono molteplici posizioni intermedie.
Lapproccio interpretativo, nel quale il ricercatore cerca di vedere il mondo con gli occhi del
soggetto studiato, richiede unimmedesimazione e un coinvolgimento maggiore rispetto
allapproccio quantitativo.
DIVERSO USO DEI CONCETTI (elementi costitutivi della teoria. Operativizzazione die
concetti: trasformati in variabili osservabili. Attraverso questo processo la teoria
sottoposta a controllo empirico)
ricerca quantitativa: la chiarificazione dei concetti e la loro operativizzazione in
variabili avviene prima di iniziare la ricerca.
ricerca qualitativa: concetti orientativi, che predispongono alla percezione, da rifinire
sia in termini operativi che teorici nel corso della ricerca. Concetti orientativi, aperti e in
costruzione. Forniscono una guida di avvicinamento alla realt empirica.
- Rilevazione
DISEGNO DELLA RICERCA (scelte con le quali si decide dove, come e quando si
raccolgono i dati, si scelgono gli strumenti di rilevazioni,)
ricerca quantitativa: costruito prima dellinizio della rilevazione ed rigidamente
strutturato e chiuso
ricerca quantitativa: destrutturato, aperto allimprevisto e viene modellato nel
corso della rilevazione.
STRUMENTO DI RILEVAZIONE
ricerca quantitativa: tutti i soggetti ricevono lo stesso trattamento. Strumento di
rilevazione uniforme per tutti i casi (es questionario)
ricerca qualitativa: diverso livello di approfondimento a seconda della convenienza.
Varia a seconda dellinteresse dei soggetti.
OGGETTO DELLANALISI
Ricerca quantitativa: la variabile (analisi per variabili). Lunitariet dellindividuo
viene frammentata in tanti elementi quante sono le variabili che lo descrivono.
ricerca qualitativa: lindividuo (analisi per soggetti). Per loro non si pu ridurre luomo
a una serie di variabili, ma c la necessit di una prospettiva globale e olistica
nellanalisi del comportamento umano. Si sottolinea che lindividuo qualcosa di pi
della somma delle parti, non pu essere ridotto alla relazione tra alcune variabili.
OBIETTIVO DELLANALISI
ricerca quantitativa: trovare le cause che provocano il variare delle variabili
dipendenti tra i soggetti. Spiegare la variazione delle variabili.
ricerca qualitativa: comprendere i soggetti, interpretare il punto di vista dellattore
sociale.