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Domande approfondite
1. Positivismo: Un esempio di quadro “positivista” è La Ville d’Avray. Guardando il quadro,
nessuno avrebbe dubbi circa il fatto che in esso i vedano degli alberi, delle case ecc. Il
punto di vista dei positivisti è proprio questo: la realtà esiste, ed è conoscibile
oggettivamente (realismo ingenuo). Questa è dunque la risposta che viene data alla
questione ontologica ed epistemologica. Tuttavia, si deve fare una precisazione, come si
supera il problema che nelle scienze sociali soggetto conoscente e oggetto conosciuto
siano della stessa natura? Dobbiamo ad Emilè Durkein la risposta a questo fondamentale
problema; per il sociologo francese, infatti, i fatti sociali devono essere considerati come
cose, come oggetti. Dunque, separando la natura di soggetto conoscente e oggetto
conosciuto è possibile conoscere oggettivamente. Per quanto riguarda la questione
metodologica, i positivisti sostengono che la sociologia deve utilizzare il metodo delle
scienze esatte, un metodo basato sulla misurazione dei dati, la formulazione di leggi e
l’osservazione dei dati empirici. Secondo i positivisti, la sociologia può dirsi scienza proprio
perché utilizza lo stesso metodo delle scienze esatte.
2. Neo-post-positivismo: Un quadro che descrive il punto di vista dei neo e post positivisti è
La Notte Stellata di Vincent Van Gogh. In generale nessuno avrebbe problemi a riconoscere
un villaggio, una chiesa, gli astri del cielo ecc. Ciò che però ci fa riflettere è il modo in cui
essi ci vengono mostrati (realismo critico). Le risposte che vengono date alla questione
ontologica e a quella epistemologica è che la realtà esiste, ma che si deve scorgere, non
posso conoscerla oggettivamente a causa dei limiti dei miei sensi. I nostri occhi sono
abituati a vedere in un certo modo perché sono socializzati. L’ epistemologia non afferma
un netto dualismo tra soggetto conoscente e oggetto conosciuto, questi possono
interagire provocando dei guasti rispetto alla possibilità di conoscere in modo oggettivo il
mondo fisico e sociale. Si ricorsi che siamo nel periodo in cui Heisemberg ed Einstein
bissarono il muro delle conoscenze scientifiche assolute per aprire la strada al
probabilismo. A livello metodologico, si afferma che la conoscenza sociale si può avere
affidandosi al linguaggio delle variabili. La realtà non può essere conosciuta direttamente,
è come se si dovessero mettere insieme dei pezzi di conoscenza per comporre un mosaico
più complesso.
3. Costruttivismo: Un quadro che descrive il punto di vista costruttivista è il Suprematismo di
Kazimir. Ognuno di noi può vedere una cosa diversa in questo quadro. In sostanza i
costruttivisti sostengono che la realtà non esiste in maniera oggettiva ma è una
costruzione sociale (relativismo culturale). Sul piano epistemologico avviene il definitivo
abbraccio tra soggetto conoscente ed oggetto conosciuto. Il ricercatore deve cercare di
perseguire l’avalutatività, è necessario che egli si spogli del proprio etnocentrismo, che
potrebbe influenzare l’interpretazione della realtà. A livello metodologico si rende
necessario individuare un nuovo metodo, superando definitivamente l’approccio
positivista. Per Weber, in particolare, il sociologo dovrà comprendere l’individuo che
agisce, non nel senso di empatizzare con lui, ma arrivando a capire e spiegare
razionalmente perché l’individuo abbia agito in quel modo. Egli afferma che, poiché la
realtà non è conoscibile oggettivamente, il sociologo si deve accontentare dei modelli della
realtà, che vengono definiti ideal-tipi, che tuttavia conducono verso importanti luoghi della
conoscenza.
4. Postmodernità e ricerca sociale: Per quanto riguarda le tendenze postmoderne vi è un
significativo rifiuto delle teorie generali, il rifiuto della razionalità e della linearità,
l’esaltazione delle differenze. Si possono, innanzitutto, citare gli approcci del linguistic turn
(la svolta del linguaggio), tali approcci hanno rivolto una grande importanza al linguaggio e
al discorso, considerandoli come il veicolo di senso dell’ambito della vita sociale. Queste
influenze, in sociologia, prendono il nome di sociologie interpretative. Fanno parte delle
sociologie interpretative: interazionismo simbolico, l’approccio drammaturgico,
l’etnometodologia e le tecniche di analisi della conversazione. Lo strutturalismo, invece,
ricerca le forme invariabili delle relazioni sociali a prescindere dalle manifestazioni
concrete. L’eredità del positivismo è stata raccolta in parte dal realismo, che ribadisce
l’identità di metodo tra le scienze sociali e le scienze naturali, ma la ricerca sociologica è
concepita come diretta a cercare quel come dei fenomeni che non è immediatamente
visibile. Una terza via, che cerca di saldare insieme realismo e strutturalismo, è
rappresentata dal neofunzionalismo.
5. Disegno della ricerca: Una ricerca sociale può nascere per diversi motivi. Una volta iniziata
la ricerca, il primo passo da fare è quello di effettuare una ricognizione bibliografica, ove
ciò non fosse possibile si può fare ricorso a testimonianze di persone coinvolte o vicine al
fenomeno che intendo indagare. Il passo successivo è quello di scegliere in base al mio
obiettivo il tipo di ricerca (descrittiva/esplicativa o esplorativa/ confermativa). A questo
punto dovrò chiarire i concetti che utilizzerò e le eventuali ipotesi cui faccio riferimento.
Per esempio facendo ricorso a vocabolari della lingua, dizionari enciclopedici e costruendo
ipotesi in modo dettagliato e non ambiguo. Ogni ricerca va condotta su precise unità di
analisi: persone, famiglie, eventi, aziende. Una volta individuate le varie unità d’analisi
dovrò scegliere alcune proprietà sulle quali indagherò.
6. Operativizzazione di un concetto: Riguarda soltanto lo stile di ricerca quantitativo, poiché è
diretto all’espressione del linguaggio delle variabili. Operativizzare un concetto vuol dire
trasformarlo in modo da poterlo rilevare e/o misurare. Per far ciò devo individuare un
concetto, per esempio “la qualità della vita”. Poi costruire uno schema che lo scompone
nelle sue proprietà concettuali e lo traduce nei suoi indicatori empirici. Ad esempio, devo
capire a partire da quali elementi posso rilevare e misurare il mio concetto di qualità della
vita, potrei per esempio scegliere indicatori come il reddito, la buona salute etc. La scelta
degli indicatori deve avvenire in maniera tale da coprire tutto il significato del concetto. Il
passo successivo è quello di trovare le modalità concrete attraverso le quali rilevare gli
indicatori, per esempio individuando delle fasce di reddito che gli intervistati dovranno
segnare. A questo punto dovremmo classificare o ordinare o misurare o conteggiare i casi.
7. Framing (organizzazione dei dati): L’organizzazione dei dati consiste nel preparare o
trasformare i dati empirici raccolti, in modo da dare delle risposte al ricercatore.
L’organizzazione dei dati cambia a seconda che si sia scelto di raccogliere dati qualitativi o
quantitativi. Nel caso di dati qualitativi il tipo di organizzazione prevalente è la post-
codifica del materiale raccolto. Essa consiste nell’isolare frammenti di materiale empirico
attribuendogli un’etichetta di riconoscimento. Il lavoro del ricercatore in questo caso è
lungo e le categorie che si creano poco robuste, tuttavia negli ultimi anni sono nati dei
programmi di computer che assistono il ricercatore nella post-codifica. Nel caso dei dati
quantitativi, il framing (incorniciamento) è la cosiddetta matrice casi per variabili. Si tratta
di una griglia, organizzata in righe e colonne, in cui le prime rappresentano i casi e le
seconde le variabili. I dati raccolti vengono inseriti nelle celle che risultano dall’incrocio riga
per colonna.
8. Esposizione dei risultati: L’esposizione dei risultati è il momento finale della ricerca. In
questa fase si scrive il cosiddetto report di ricerca, ossia un libro, una relazione, una tesi
che contengono sia i risultati ottenuti, sia una scelta delle scelte metodologiche adottate.
Un report dovrebbe contenere: introduzione (illustra in modo sintetico la struttura del
report stesso, gli obiettivi della ricerca sociale e le principali conclusioni cui si è giunti), lo
stato dell’arte (una sintesi della letteratura scientifica esistente fino a quel momento
rispetto a quel fenomeno), la presentazione dei risultati, i commenti, le conclusioni della
ricerca sociale, una nota metodologica (che spieghi le scelte adottate), i riferimenti
bibliografici.
9. Campione probabilistico: Il campionamento probabilistico, deve rispettare il criterio che
tutte le unità della popolazione abbiano la stessa probabilità di essere incluse nel
campione. I campioni probabilistici sono ritenuti essere rappresentativi della realtà, ciò
vuol dire che i risultati ottenuti su quel particolare campione possono essere generalizzati
per tutta la popolazione dalla quale il campione proviene. Un ulteriore vantaggio del
campionamento probabilistico è che l’errore di campionamento può essere misurato. Vi
sono diversi tipi di campioni probabilistici: il campione causale semplice, il campione
sistematico e il campione stratificato.
10. Campione non probabilistico: I campioni non probabilistici sono in genere fatti ad hoc o
sono suggeriti dalla teoria. Ciò vuol dire che sono costruiti al fine di ottenere una
rappresentatività tipologica. Questa viene raggiunta quando si ha un numero sufficiente di
esemplari delle varie unità d’analisi. La rappresentatività tipologica genera risultati
trasferibili ma non generalizzabili. I campioni non probabilistici sono di diverso tipo:
campioni per quote, a valanga, a scelta ragionata, teorico e di convenienza. Il problema più
grosso dei campioni non probabilistici è che l’errore di campionamento non è
quantificabile.
11. Tipi di intervista: Un primo criterio di classificazione delle interviste può essere il modo in
cui sono organizzate le domande. In questo modo avremo: l’intervista strutturata (o
standardizzata) che presenta domande standardizzate, cioè da porre nello stesso ordine e
nella stessa formula a tutti gli intervistati; l’intervista semi-strutturata, in cui non esiste
uno schema fisso di domande. L’intervistatore piuttosto dispone di una sorta di scaletta di
temi da trattare nelle domande, che potranno variare da intervista ad intervista;
l’intervista non-strutturata (o libera), che parte da un tema da trattare ma non esistono
domande prestabilite, ogni intervista fa storia da sè. Un secondo criterio di classificazione
riguarda il ruolo o lo stile dell’intervistatore. Avremo così: l’intervista direttiva (o guidata),
in cui l’intervistatore segue scrupolosamente la struttura prevista delle domande;
l’intervista non-direttiva (o libera), in cui chi pone le domande tende a seguire
l’intervistato nei suoi ragionamenti, reagendo agli stimoli nuovi che di volta in volta
emergono; l’intervista semi-direttiva, in cui è presente una parte che va somministrata allo
stesso modo a tutti i soggetti, e una parte in cui si assecondano le esigenze
dell’intervistato. Un terzo criterio di classificazione riguarda il tipo di domande e di
risposte: standardizzate o non-standardizzate. Infine possiamo distinguere le interviste in
base al numero degli intervistati, avremo perciò interviste individuali e di gruppo
(suddivise a sua volta in interviste di gruppo naturali e artificiali, a seconda che i gruppi
esistano indipendentemente dalla volontà del ricercatore). Vi sono, inoltre, interviste
biografiche o storie di vita.
12. Rapporto intervistatore-intervistato: La prima cosa da considerare sono le caratteristiche
di sfondo di intervistato e intervistatore, in termini di età, cultura, condizioni
socioeconomiche, ecc. Queste caratteristiche di sfondo influenzano i fattori psicologici dei
due soggetti in interazione. L’aspetto più importante, è legato alle motivazioni. Una cattiva
percezione dell’intervistatore, determina una bassa motivazione a collaborare con
l’intervistatore. Le condizioni di sfondo dell’intervistato possono demotivare
l’intervistatore fino a farlo desistere dall’intervista, o a condurla in modo forzato. Vanno
considerati i diversi fattori comportamentali che riguardano intervistatore e intervistato, e
hanno una diretta ricaduta metodologica.
13. Comportamento dell’intervistatore: Può essere utile che l’intervistatore si presenti prima
dell’intervista. In secondo luogo, bisogna che l’intervistatore studi bene lo strumento che
dovrà somministrare, per evitare di trovarsi in difficoltà di fronte a dubbi, esitazioni ecc. da
parte degli intervistati. Inoltre, sarà necessario trovare un abbigliamento adeguato, adatto
al tipo di persone da intervistare. A questo punto l’intervistatore, dovrà: - assicurare
l’intervistato circa la brevità del colloquio; – citare il committente della ricerca; –
specificare il tema dell’intervista, se una persona sa cosa vuole sapere esattamente
l’intervistatore, sarà più propensa a collaborare; – assicurare circa la scientificità della
ricerca, le persone sono molto disponibili a collaborare ad un lavoro che si presenta come
scientifico; – spiegare perché si è scelto d’intervistare proprio quella persona, sapere, che
si è stati estratti attraverso una procedura “impersonale” rassicura molto gli intervistati; –
infine, garantire l’anonimato dell’interista, a tutela della privacy di colui che è intervistato.
L’intervistatore deve cercare di creare una situazione di normale conversazione, mai di
giudizio. Lo sforzo deve riguardare anche la comunicazione non verbale. Se dovesse
interpretare la situazione in cui si trova come una specie d’esame, egli fornirà delle
risposte artefatte, distorte, e alla fine inutili per la ricerca. Se è previsto l’uso del
registratore, bisognerà chiedere di accenderlo solo dopo l’inizio dell’intervista. Se è
previsto uno strumento d’intervista strutturato, bisognerà rispettare la sequenza delle
domande. L’intervistatore non deve mai esprimere le proprie opinioni nel corso
dell’intervista. L’intervistatore deve evitare di far traspirare qualsiasi coinvolgimento
emotivo. Allo stesso modo, per via del fatto che l’intervistatore si fa inevitabilmente
un’idea del suo interlocutore, influenzata da certe caratteristiche di sfondo, deve imparare
a superare gli stereotipi e i pregiudizi che la percezione dell’altra persona ha attivato. Un
intervistatore, deve sapere ascoltare l’intervistato, piuttosto che rimanere aggrappato al
suo foglio di carta con lo schema delle domande. Infine, l’intervistatore non deve mai
imporre una risposta nel caso ottenga un rifiuto.
14. Analisi delle interviste: Per l’analisi delle interviste, esistono due approcci: quello
etnografico o narrativo, che consiste nel raccontare il materiale raccolto avvalendosi di
brani significativi estratti dalle trascrizioni; e quello quantitativo, che prevede una codifica
sistematica delle trascrizioni in categorie di temi e concetti, i quali andranno poi
conteggiati e riassunti in grafici e tabelle.
15. Tipi di osservazione: I diversi tipi di osservazione possono essere classificati facendo
riferimento a diverse dimensioni, quali: la partecipazione o meno del ricercatore,
l’intrusività degli strumenti di rivelazione, il grado di strutturazione e l prospettiva adottata
dal ricercatore. Si può parlare di: 1) osservazione partecipante o non partecipante, a
seconda che il ricercatore si mischi o meno tra le persone e nelle situazioni da studiare. L’
osservazione partecipante può essere scoperta o nascosta a seconda che il ricercatore
dichiari o meno la propria identità;
2)d’intrusività alta o bassa, a seconda che gli strumenti d’osservazione siano o meno
nascosti;
3)d’osservazione strutturata o non strutturata, a seconda che il ricercatore si attenga ad
uno schema prestabilito, oppure si lasci guidare da persone, circostanze o eventi che si
presentano alla sua attenzione; 4) di
prospettiva marziano o prospettiva del convenuto, a seconda che il ricercatore cerchi di
guardare i suoi oggetti di studio col distacco che, appunto, avrebbe un ipotetico marziano
oppure che il ricercatore si lasci conquistare dalle persone e dai contesti che osserva.
16. Cosa si osserva: L’attività di osservazione non riguarda solo il guardare, ma è un’esperienza
che coinvolge l’udito, l’olfatto, il tatto, il gusto. L’osservazione dovrebbe coinvolgere
almeno i seguenti aspetti: il contesto storico, che riguarda il passato del contesto da
studiare; il contesto fisico, cioè le caratteristiche dei luoghi in cui l’interazione si svolge; il
contesto sociale, cioè il modo in cui è organizzata la società da studiare, in termini di
differenze uomo-donna, giovane-anziano, ricchi e poveri; le interazioni formali ed
informali, cioè ,ad esempio; i modi di stare assieme delle persone in pubblico e in privato;
le interpretazioni orali e scritte dei nativi, cioè le spiegazioni del mondo che li circonda da
parte dei soggetti studiati; le produzioni materiali e simboliche, che riguardano ciò che le
persone fanno insieme: oggetti di lavoro, modi di decidere, riti d’iniziazione.
17. Problemi dell’osservazione: I problemi dell’osservazione partecipante sono diversi.
Innanzitutto l’accesso alla realtà da studiare, soprattutto nel caso di osservazione
partecipante di tipo scoperto. In questo caso i nativi potrebbero opporre resistenza alla
presenza di un intruso che vorrebbe studiarli. Per ovviare a questo problema potrebbero
intervenire dei mediatori culturali o degli informatori, persone che godono della fiducia
della popolazione in studio nel primo caso o testimoni incaricati da qualche istituzione che
parlando con la popolazione facilitino il compito del ricercatore e la sua inclusione. Nel
caso dell’osservazione nascosta il problema principale è quello etico: è giusto osservare e
studiare delle persone in incognito, e poi raccontare in una pubblicazione scientifica ciò
che si è sentito? Questo problema potrebbe essere risolto garantendo l’assoluto
anonimato dei soggetti studiati. Un ulteriore problema dell’osservazione partecipata è il
coinvolgimento emotivo del ricercatore che potrebbe causare problemi in termini di
obiettività. Un ultimo problema delle tecniche osservative riguarda la generalizzabilità dei
risultati.
18. Moderatore di un FG: Il compito del moderatore è quello di mantenere la discussione in
tema, rispettare i tempi, e gestire l’interazione tra i partecipanti, in modo che tutti si
possano sentire proprio agio ed esprimere liberamente le proprie idee e opinioni. Per fare
ciò il moderatore deve possedere certe caratteristiche: capacità comunicative, conoscenza
delle dinamiche di gruppo, esperienza, sensibilità, autorevolezza. Il moderatore ha il
compito di agevolare il warm up, cioè la fase di riscaldamento prima della discussione. Alla
fine dovrà riuscire ad istaurare un clima confortevole. Dovrà cercare di far parlare tutti,
evitando di fare “il giro delle domande”, ogni partecipante parlerà solo quando avrà
qualcosa da dire.
19. Organizzare un FG: Organizzare un FG vuol dire scegliere il numero e la composizione dei
gruppi, il luogo di svolgimento del focus e reclutare i partecipanti. Ogni FG è composto in
genere da otto persone, le quali possono variare da un minimo di quattro ad un massimo
di dodici. Il ricercatore avrà cura di prevedere un numero lievemente maggiore di
partecipanti, al fine di evitare che l’assenza di qualcuno faccia fallire il FG. Il reclutamento
inizia con l’individuare le caratteristiche delle persone da intervistare (per esempio le
esperienze che queste persone hanno avuto in un certo campo). La via più facile, tuttavia,
di individuare i partecipanti è quella di sceglierle tra i conoscenti dei miei conoscenti,
persone che non mi conoscono personalmente e non si conoscono fra di loro. Si può
incentivare la loro partecipazione mettendo a loro disposizione dei gadget. Quando si
contattano le persone si accenna solo vagamente al tema del FG, per evitare che esse
possano documentarsi prima, lo scopo del FG è studiare come le opinioni si formino nel
dibattito, non prima. Il numero complessivo di FG da effettuare è, in genere, tre. Non ha
alcun senso effettuare solo un FG. Per quanto riguarda il luogo di svolgimento, è buona
ricerca scegliere un luogo neutro, in modo che nessuno possa “giocare in casa”. Inoltre, è
utile disporre le persone in cerchio, perché ciò indica che tutti i partecipanti sono uguali e
possono partecipare liberamente alla discussione.
20. Desiderabilità sociale, acquiescenza, pseudo-opinioni: La desiderabilità sociale è quel
fenomeno per cui la persona intervistata finisce col dare all’intervistatore delle risposte
che appaiono socialmente accettabili, ma alle quali non crede veramente. Ciò può avvenire
perché il setting dell’intervista non agevola la conversazione serena o non vi è fiducia nei
confronti dell’intervistatore. L’acquiescenza è la tendenza di certi individui a dichiararsi
d’accordo con le affermazioni contenute nelle domande, o a rispondere sempre
affermativamente ad esse, indipendentemente dal contenuto. Le pseudo-opinioni sono il
risultato della mancanza di opinioni dell’intervistato, il quale, pur di non mostrare la sua
“ignoranza” su un certo argomento, s’inventa una risposta sul momento.
21. Psicologia di chi risponde: Le persone sottoposte a un questionario interpretano in vario
modo le domande che gli vengono poste, dando luogo a numerose forme di distorsione
dalla relazione tra intervistato ed intervistatore. Le più importanti sono: la desiderabilità
sociale, l ‘acquiescenza e la pseudo opinione. Tali distorsioni sono determinate da quattro
fonti: il contenuto più o meno comprensibile e/o sensibile della domanda, la struttura più
o meno logica e ordinata del questionario, il contesto più o meno consono in cui avviene il
colloquio, il comportamento più o meno corretto da parte dell’intervistatore e le sue
caratteristiche di sfondo.
22. Come formulare le domande in un questionario: Una regola generale è quella di essere
chiari nel linguaggio e semplici nella struttura sia delle domande che dello strumento. Più
specificatamente: le domande devono usare un vocabolario semplice, la loro sintassi deve
essere lineare, esse non devono mai contenere due domande in una, le domande devono
essere concrete rispetto al tempo e agli eventi da ricordare, non devono mai suggerire una
risposta in particolare, il numero di alternative deve essere molto limitato, tutte le
alternative di risposta devono apparire accettabili, le alternative di risposta devono essere
esaustive e, in genere, mutuamente esclusive.
23. Tipi di domande: Possiamo distinguere, essenzialmente, due tipi di domande: aperte o
chiuse. Le domande aperte sono utili quando il ricercatore pensa che sia meglio lasciare gli
intervistati liberi di usare le proprie parole per esprimere un pensiero. Poiché queste
domande richiedono una successiva post-codifica prima di poter analizzare i dati, quindi
tempo, fatica e soldi in più, per molto tempo si è preferito l’uso dei questionari; negli
ultimi tempi, considerati gli sviluppi tecnologici, molte riserve sono cadute. Le domande a
risposta chiusa sono di gran lunga più frequenti. Esse permettono un immediato
trattamento statistico. Lo svantaggio è nel fatto che a volte l’intervistato non riesca a
scegliere una risposta adatta.
24. Pre-test: Prima di somministrare il questionario è necessario effettuare almeno un pre-test
dello strumento, per verificare che esso sia compreso dagli intervistati e non produca
evidenti distorsioni. Va rivolto a soggetti simili a quelli facenti parte del campione, in una
proporzione che non supera il 10% del campione. Il pre-test può essere condotto in diversi
modi: registrato le reazioni dei rispondenti durante l’intervista, intervistando o facendo
commentare il questionario ex-post, oppure facendo esaminare il questionario da una
commissione di esperti.
25. Come si somministra un questionario: Si distingue fra questionario auto-somministrato e
questionario etero-somministrato. Un’ ulteriore distinzione riguarda il modo in cui
vengono raccolti i dati: faccia a faccia, per telefono, via posta, o attraverso il computer
nelle sue forme. Ogni modalità presenta vantaggi e svantaggi in termini di costi, rapidità,
intrusività, garanzie d’anonimato, modalità di caricamento dei dati. Si deve di volta in volta
trovare il giusto compromesso tra costi e benefici rispetto agli altri fattori. Infine, i
questionari posso essere somministrati in circostanze singole (studio trasversale) o più
volte nel tempo (studio longitudinale). Gli studi longitudinali si dividono a loro volta in:
inchieste trasversali replicate, quando lo stesso questionario viene somministrato in più
occasioni a diversi campioni, e i planet, quando lo stesso questionario viene somministrato
allo stesso campione nel corso del tempo.
26. La scala Likert: La scala Likert è una scala additiva, che si costruisce sommando i punteggi
ottenuti da un individuo su ciascun item. La costruzione della scala Likert si svolge i quattro
fasi: 1) definizione degli item che si pensano adatti a misurare il concetto; 2) la
somministrazione di tali item attraverso il questionario; 3) il controllo di coerenza interna
dalla scala; 4) il controllo di validità e unidimensionalità (misura solo un concetto?).
27. L’alpha di Cronbach: L’alpha di Cronbach misura la coerenza interna della scala e, dunque,
l’attendibilità. Se voglio misurare il razzismo, e una persona ha un punteggio alto verso il
primo, il secondo ed il terzo item, mi attendo che anche nel quarto abbia un punteggio
alto, se ciò non accade nella scala c’è un problema. Alpha=nr.(1+r(n-1)). L’alpha di
Cronbach varia tra 0 e 1, più grande è, più la scala è coerente e dunque attendibile. Alcuni
autori hanno proposto il valore di 0.7 come valore limite di coerenza, maggiore di 0.7 la
scala è coerente. Un valore basso dell’alpha può essere dovuto anche al fatto che la scala
sia multidimensionale, dunque, occorrerebbe fare anche un test dell’unidimensionalità.
28. Analisi dei casi: Le tecniche di analisi dei casi sono: il case study, l’analisi comparativa e la
cluster analysis. Lo studio d’un caso è l’esame “dettagliato” di un oggetto o di un
fenomeno, che viene considerato in qualche modo esemplare. Tale esame dettagliato può
avvenire sia attraverso un approccio di tipo qualitativo sia attraverso un approccio di tipo
quantitativo. Lo scopo dell’indagine è quasi sempre di natura descrittiva, e raramente avrà
pretese di generalizzabilità. Con l’analisi comparativa, si mettono a confronto alcuni casi,
individuando delle caratteristiche comuni e verificandone somiglianze e differenze. Anche
in questo caso, si può procedere sia con un approccio qualitativo, sia con un approccio
quantitativo. L’analisi dei gruppi infine, è una famiglia di tecniche di analisi di tipo
quantitativo. Al suo interno si distinguono: tecniche gerarchiche, tecniche iterative o delle
partizioni ripetute, tecniche baste sulla densità locale e, infine, le cosiddette reti neurali. La
cluster analysis serve a classificare i casi della ricerca, a costruire delle tipologie. La cluster
analysis produce gruppi. Tali gruppi devono risultare molto omogenei al loro interno, e
molto eterogenei tra loro.
29. Analisi monovariata: L’analisi monovariata si occupa delle variabili prese ad una ad una, e
ha scopi puramente descrittivi. Con questo tipo di analisi si intende conoscere la
distribuzione di certe variabili fra i casi studiati. La forma più semplice di analisi
monovariata è la rappresentazione tabellare di una distribuzione.
30. Analisi bivariata: L’analisi bivariata si occupa delle variabili prese a due a due, e ha scopi
esplicativi, cioè attraverso l’analisi bivariata si possono controllare delle ipotesi. Uno
strumento di base per l’analisi bivariata è la tabella di contingenza. Ogni riga corrisponde a
una modalità della prima variabile e ogni tabella alle diverse modalità della seconda
variabilie. L’incrocio tra una riga e una colonna dà luogo a una cella che mostra il numero
di casi che possiedono quella combinazione di attributi. L’analisi bivariata è utile quando si
vuole studiare la dipendenza tra le due variabili.
31. Analisi del contenuto: L’analisi del contenuto è una tecnica di analisi delle parole nei
documenti. Si tratta di scomporre i testi (sistema di significato), tramite procedure
impersonali, in elementi più semplici allo scopo di classificarli in categorie di senso. Essa è
adoperata per analizzare tutti i tipi di materiale scritto, fra cui anche le domande scritte, i
focus group, le interviste. Le tecniche di analisi del contenuto sono: l’analisi delle
frequenze, l’analisi delle contingenze e l’analisi degli assetti valutativi.
32. Analisi delle frequenze: L’analisi delle frequenze si effettua contando le presenze nei testi
studiati di parole, keywords, categorie o temi d’interesse. L’assunto di fondo è che più una
parola o un tema ricorrano nel testo, maggiore è la loro importanza.
33. Analisi delle contingenze: L’analisi delle contingenze serve a capire se due parole vengono
regolarmente associate all’interno dei testi esaminati. Uno degli indici più diffusi di
associazione è il coefficiente del coseno (una sorta di covarianza, si calcola come rapporto
tra le volte in cui le parole compaiono assieme e il prodotto delle radice quadrata delle
volte in cui compaiono separatamente).
34. Analisi degli asserti valutativi: L’analisi degli assetti valutativi è basata sull’analisi delle frasi
contenute nei testi. Serve a capire come vengono valutati determinati oggetti del discorso
(ad esempio, un noto personaggio dello spettacolo o una categoria di persone come gli
immigrati) dagli autori dei testi studiati. Per effettuare questo tipo di analisi, il ricercatore
si affida a dei differenziali semantici che ricordano quelli del questionario. Ogni frase viene
valutata con un punteggio che va da -3 a +3. Vengono poi calcolate le medie di tutti i
giudizi e alla fine viene elaborato un grafico.
DOMANDE DI METODOLOGIA (SECONDA PARTE)
1. Differenza tra ricerca qualitativa e ricerca quantitativa
2. Schema di Ricolfi
3. Validità, attendibilità, triangolazione
4. Tecnica delle k-medie
5. Analisi delle corrispondenze lessicali
6. Come analizzare le dinamiche di un focus group con l’analisi di rete
7. Sociomatrice e sociogramma
8. Densità di rete
9. Le misure di centralità e potere nell’analisi di rete
10. Trovare i sottogruppi nell’analisi di rete
RISPOSTE
1. L’etimologia del termine quantitativo fa riferimento al concetto di determinazione
numerica, l’analisi quantitativa mira a determinare in quale proporzione certi
elementi sono presenti in un oggetto di studio. Il termine qualitativo si riferisce a ciò
che concerne la qualità e rimanda al concetto di determinazione logica. L’analisi
qualitativa mira a determinare la natura di un certo oggetto di studio. Nella filosofia
delle origini la conoscenza qualitativa non mira all’individuazione di rapporti e
dipendenze alle quali mira la conoscenza scientifica, da qui nasce il pregiudizio
antiscientifico intorno al concetto di qualità.
Nella pratica è difficile riuscire a distinguere la qualità dalla quantità; possiamo
quindi considerare entrambe come due estremi di un intervallo all’interno del quale
è possibile collocare molteplici graduazioni intermedie.
La ricerca quantitativa, per Berg, riguarda il conteggio e la misurazione di oggetti.
Boudon sposta invece l’attenzione sulla comparabilità. È questa comparabilità che
permette di effettuare l’analisi quantitativa dei dati. (Per Ricolfi…)
Qualsiasi attributo che misuriamo con numeri sarà denominato variabile
quantitativa.
Per quanto riguarda la ricerca qualitativa cercare una definizione è problematico.
Per Berg essa riguarda i significati, i concetti, le caratteristiche, le metafore, i
simboli e le descrizioni di oggetti. Il ricercatore è interessato principalmente a come
gli esseri umani si organizzano e danno senso a se stessi e a ciò che li circonda. La
ricerca qualitativa offre degli strumenti per accedere a degli oggetti non
quantificabili che riguardano gli individui concreti che il ricercatore osserva. La
dicotomia qualità/quantità è solo una questione di misurazione: alle rispettive
categorie degli attributi verranno assegnate denominazioni e non numeri. Il dibattito
su qualità e quantità si è sviluppato su piani diversi:
• logico, con riferimento alle procedure di argomentazione di giustificazione del
sapere
• storico
• epistemologico
• metodologico
• tecnico
L’opposizione qualità/quantità si dimostra tutt’altro che definita, e rimane discutibile
l’idea diffusa di chi ritiene che l’adesione a l’uno o all’altro modo di conoscere la
realtà sociale rinvii necessariamente a modi diversi di intendere la realtà stessa,
negando che la questione metodologica fondamentale sia un problema di
adeguatezza e cioè dei metodi e degli strumenti giusti per conseguire un
determinato obbiettivo conoscitivo in merito ad una data realtà sociale.
2. VEDI FOTOCOPIA
Esame scritto con 31 domande in forma aperta o chiusa che comprendono anche la
risoluzione di piccoli problemi con l'ausilio della calcolatrice.
Occuparsi della conoscenza sociologica vuol dire occuparsi della conoscenza in generale.
La sociologia è una scienza che si pone il problema della conoscenza della società e del
comportamento sociale in generale, indi per cui la sociologia deve affrontare il problema di studiare
le persone.
Quindi si crea il paradosso che l'oggetto conoscente è della stessa natura del soggetto conosciuto.
(uomini che studiano altri uomini) ed entrano inevitabilmente in relazione tra loro.
Le persone tuttavia sono esseri che interagiscono fra loro con le emozioni, quindi non riescono ad
essere obiettivi (non riesco ad essere empatico nei confronti di una pietra, ad esempio)
l'uomo ad esempio è anche influenzato da stereotipi e pregiudizi.
In sintesi fare scienza con le scienze sociali è difficile.
I sociologi si occupano, a differenza delle altre scienze, di fenomeni e concetti astratti (Razzismo,
anomia, devianza)
Come faccio a misurare, ad esempio, l'unita di misura della devianza? E' impossibile misurare una
cosa che fisicamente non esiste.
Ma la cosa più drammatica, infine, è che la conoscenza non è sicura neanche nel campo delle
scienze esatte in quanto tutto può essere messo in discussione.
Come funziona la conoscenza scientifica in generale? Si può paragonare la scienza esatta ad una
casa fatta di tre piani.
Piano epistemologico.
(esempio l'approccio di Platone con il mito della caverna che riguarda un mondo perfetto delle idee
non visibili agli uomini, proprio per il fatto che si trovano nella caverna)
Anche Kant si era posto il problema della conoscenza in generale (fenomeno- come una bottiglia
appare a noi, e noumeni – l'idea pura della cosa)
In sintesi è difficile conoscere il mondo oggettivo, ma stabilendo certi limiti è possibile generare un
punto di partenza per poterci muovere negli altri due piani.
Piano teorico interpretativo.
(Piano intermedio) Una volta chiarito il problema epistemologico, si producono delle teorie.
Cos'è una teoria? Una spiegazione di come funziona il mondo o una parte di esso.
(esempio: l'acqua passa dallo stato liquido allo stato gassoso se portata a 100°)
Ma le teorie non sono soltanto spiegazioni ma anche interpretazioni. Ossia contengono un
background di chi l'ha data. Una teoria è teoria solo se riguarda fatti che accadono sistematicamente
in relazione ad altri. ( ES: Ogni volta che c'è X io incontro Y)
Tuttavia le regolarità empiriche potrebbero mutare nel lungo termine e quindi bisogna ripensare la
teoria.
Cos'è una ipotesi? Si trovano all'interno della definizione di teoria (le abbiamo chiamate
“proposizione originariamente connesse”)
L'ipotesi è una relazione (o rapporto di tipo matematico) fra due o più concetti
(All'aumentare di A si osserva anche l'aumento del fattore B) ma si colloca ad un livello di
astrazione minore (riguarda casi più ristretti) rispetto alla teoria e che permette una traduzione della
stessa in termini empiricamente controllabili.
Le ipotesi sono pezzi di teoria a carattere provvisorio e quindi ribaltabili nel loro significato. Una
sola ipotesi non può dar luogo ad una teoria.
Tecnica: (lo scienziato si avvale di tecniche) è una sequenza di operazioni che debbo compiere per
conoscere ciò che mi interessa (specifica procedura operativa)
Metodo: Sequenza più generale di azioni per raggiungere un obiettivo conoscitivo. (comprende una
serie di tecniche) La scienza utilizza il metodo scientifico.
Il metodo contiene una tecnica che a sua volta comprende una serie di strumenti.
Una prospettiva teorica condivisa da una comunità di scienziati che definisce la rilevanza dei fatti
sociali, fornisce le ipotesi interpretative, orienta le tecniche della ricerca empirica.
Il primo problema di una conoscenza scientifica è proprio quello di Partire da una prospettiva,
escludendo quindi le altre, come anche il fatto che gli scienziati condividano la prospettiva e siano
“giudici” in un certo senso del lavoro svolto dalla comunità, condannando pesantemente chi si
approccia da una prospettiva differente.
Esempio più recente è quello di Einstein con la sua teoria della relatività.
Ma non solo: perché la prospettiva implica anche il fatto che impone che tu, studioso ti debba
occupare solo di alcune cose ed escluderne altre. (il sociologo ad esempio, fino a qualche tempo fa,
non si poteva occupare del tempo libero in quanto considerato “frivolo”)
Ogni tanto, tuttavia, nella storia della scienza arriva uno scienziato “eretico” o innovatore che,
nasce in un periodo in cui il paradigma presenta delle “crepe” e cambia il sistema di
riferimento, proponendo una nuova lettura dei fenomeni (rivoluzione) e un nuovo paradigma
(Es:Einstein)
Nelle scienze sociali (che trattano di fenomeni più astratti e non misurabili come le emozioni) i
paradigmi ci sono?
Qual è la struttura di un paradigma? Da cosa è composto? Non si può determinare con certezza.
Tuttavia un modo per esplicitarlo è quello di porsi tre domande:
2) La seconda domanda riguarda l’epistemologia (parte della filosofia che si occupa della
conoscenza scientifica)
Se la realtà esiste è possibile conoscerla?
Piano ontologico
Quadro realista - ingenuo, vede le cose come stanno e come sono percepite dai cinque sensi.
La realtà esiste? SI
Piano epistemologico
Piano Metodologico.
Come è possibile conoscere la realtà? Il metodo conoscitivo è lo stesso delle scienze fisiche.
Quindi la sociologia è una disciplina fra le tante che adotto il metodo scientifico (Comte)
Questo metodo è Induttivo. (guardo la realtà e formulo delle leggi “deterministiche” in base a una
riproposizione ciclica di eventi)
Piano ontologico.
La realtà esiste? Si, ma… Non riesco a coglierla tutta. E’offuscata. – Realismo Critico
Piano epistemologico
Soggetto e oggetto non sono del tutto separati. (Chi conosce, in qualche modo, entra nella cosa che
conosce)
Gli scienziati quindi possono solo produrre delle congetture, che però sono instabili a fronte delle
nuove conoscenze e risultare falsificabili in un secondo momento. La conoscenza è provvisoria.
Falsificabilità vuol dire anche che una teoria scientifica possa essere scritta per essere falsificata.
Es: teorie che si affermano come scientifiche ma non lo sono, nel senso che sono suscettibili di
modifiche e aggiustamenti nel tempo.
Tuttavia una teoria “Scientifica” Non può essere scritta in questo modo (Non può essere modificata,
può essere solo vera o falsa) e io nel presente devo scriverla in modo che nessuno possa
“Falsificarla” ossia rimescolarla. Se non sarà Adatta verrà eliminata. (Popper)
Piano Metodologico
La realtà è possibile solo conoscerla tramite frammenti (variabili) e confrontarle in modo che
insieme possono portare ad una visione di insieme (Approccio dal particolare al generale)
Apertura verso le tecniche quantitative. Il neopositivista si apre alla qualità e al senso delle cose.
Costruttivismo.
Quadro: Astratto.
Malevick – Il suprematismo. (Concetto astratto)
Piano ontologico
La realtà Esiste? Si, ma è frutto di un accordo/mediazione (costruzione) sociale tra culture, popoli
(chi la guarda). Ciò che noi conosciamo diventa Relativo.
Piano epistemologico
Se esiste è possibile conoscerla?
Soggetto conoscente e oggetto conosciuto sono della stessa natura e si influenzano. E’ possibile che
le cose che noi percepiamo dipendano dal momento, dall’epoca storica etc.
Nel momento in cui accetto il fatto che esistano molteplici prospettive per guardare il mondo e
distinguo nelle diverse prospettive ciò che sia giusto o sbagliato riconosco i valori.
Tuttavia Max Weber afferma che lo scenziato debba essere Avalutativo. Non deve lasciare
influenzarsi dai valori, tuttavia deve riconoscerli tutti, in quanto facenti parte di quella specifica
cultura.
Piano Metodologico
Se è possibile conoscerla, come la conosco?
Weber afferma (a differenza di Durkheim) che le scienze sociali, visto che soggetto e oggetto
condividono la stessa natura debbano dotarsi di qualcosa di diverso dal metodo scientifico.
Le scienze sociali devono entrare in un’ottica di analisi che sia una “comprensione razionale delle
motivazioni dell’agire”.
Weber ha idea di mettersi nei panni della persona che deve studiare per capire razionalmente perché
quella persone ha agito in quella maniera. Tuttavia con criteri razionali e non empatici (Non si
giustifica un comportamento ma lo si apprende e si comprende). (Weber spiega il capitalismo con
l’etica protestante calvinista)
Scoperta della realtà attraverso la costruzione di modelli e semplificazioni (visioni più generali e
meno dettagliate): Idealtipi.
____
Perché sfruttare l’arte? Perchè le discipline umanistiche e la scienza sono profondamente legate e
fanno parte della conoscenza. Molti filosofi facevano anche altro:
ES: Pitagora (Filosofo e matematico) Cartesio (Filosofo e matematico) Leonardo (Filosofo,
Matematico, Scienziato).
Goethe affermava: Non c’è differenza tra indagine scientifica e creazione artistica, in quando sono
entrambi mossi dal desiderio di conoscere la stessa realtà.
L’artista va in estasi mistica (Fuori di sé), ma se l’artista diventa “un altro” nel momento della
creazione, si supera la distinzione tra soggetto conoscente e oggetto conosciuto.
Quando guardiamo un quadro vediamo i girasoli di van Gogh (Esempio) come sono stati visti da lui
in quel momento.
Cosa non possibile nelle scienze sociali in quanto SC/OC sono della stessa natura.
Ad un certo punto nella storia dell’arte si passa dall’idea di riprodurre il fuori (arte classica) all’idea
di riprodurre il dentro, la dimensione interiore, dell’artista (ES: cubismo/arte contemporanea )
Ricerca della realtà profonda, che ci appare strana perché non concreta.
Stessa cosa accade alla scienza con l’avvento della fisica quantistica (I quark, le particelle sub
atomiche).
Ma dopo il positivismo sono emersi nuovi paradigmi? No. Tuttavia nel corso del tempo sono stati
prodotti dei contributi da parte di studiosi che hanno contribuito ad aggiustare il tiro.
Un cambiamento epocale si è avuto nella meta dei 60, periodo in cui la società è cambiata in
maniera così radicale da essere considerata una nuova epoca. La cosiddetta Società – post moderna.
Qualcosa che segue la società moderna tuttavia senza avere contorni definiti.
Cosa succede in questo mutamento? Da premettere che le condizioni di cambiamento si hanno già
nel 20/30, anni in cui si comincia a pensare di non poter produrre teorie generali in cui si può
spiegare tutto. Prima di questa data i filosofi erano “tuttologi” parlavano di tutto ciò che stava nel
mondo.
Negli anni 20 la Filosofia si “arrende” e stabilisce che tutto ciò che conosciamo è dovuto al
linguaggio. Una cosa esiste nel momento in cui gli diamo un nome. (caduta delle teorie generali e
sostituzione della filosofia del linguaggio)
Nel rifiuto di questa società si afferma che la razionalità non è tutto e anzi il mondo è guidato
dall’irrazionalità. Questo perché i filosofi del tempo erano stati spettatori della prima guerra
mondiale con milioni di morti. Addirittura Hegel pensava che la Storia stesse per finire.
Rompendosi la razionalità si rompe la linearità anche nel mondo delle arti (si abbandona la linea
retta con l’arte astratta) e anche il cinema cambia il suo modo di raccontare le storie.
Si veda la differenza tra la linearità di Cabiria e La Non linearità di Pulp Fiction. Il romanzo post
moderno è un Anti Romanzo.
Anche la musica diventa “Strana” Differenza tra repertorio classico e repertorio contemporaneo.
Negli anni 60 tutto questo esplode e la non linearità diventa popolare. L’anno di rottura e il 1968.
In europa in quell’anno succede di tutto. Sul palcoscenico della storia salgono i dimenticati.
Ad esempio le donne. In quegli anni nasce il femminismo nelle sue varie articolazioni.
Oppure i neri (M. Luther King) cominciano a chiedere i loro diritti. Basti pensare alle classifiche
musicali di quel periodo in cui il “blues” era per i neri e il “western country” per i bianchi.
Sarà il rock a fondere le due cose. Esplosione della questione razziale ma anche delle differenze
sessuali. Gli omosessuali incominciano a reclamare i loro diritti di rispetto della loro posizione.
Le scienze sociali si approcciano a questi cambiamenti rivalutando il mondo della vita quotidiana e
abbandonando lo studio delle grandi istituzioni della storia. Ma per indagare la vita “singola” delle
persone devi adottare non più le statistiche numerali volute dal positivismo per l’analisi dei grandi
fenomeni ma tecniche quantitative. La sociologia diventa Micro sociologia.
La svolta linguistica. La realtà non è altro che linguaggio, la filosofia studia il linguaggio ed è
grazie al linguaggio che si “crea” il mondo circostante.
I confini del mio mondo sono i confini del mio linguaggio.
Da questa svolta filosofica vengono fuori le sociologie interpretative, che studiano le parole e si
fondano sul paradigma costruttivista (Max Weber)
Interazionismo simbolico (Negoziazione del senso) Il significato delle cose che ci circondano è
contrattato con gli altri (accordo). Accordo che varia da cultura a cultura. Interagendo con gli altri
ci scambiamo istruzioni su quale sia il senso di ciò che ci circonda.
Approccio drammaturgico: (situazioni e maschere) Groffman. Ciascuno di noi che sta in società
indossa una maschera diversa e si comporta in relazione di quella a seconda del contesto sociale in
cui è inserito.
Etnometodologia E’ l’insieme dei modi/metodi che i vari gruppi di persone hanno per comprendere
la realtà.
Questi metodi si basano sulla Indicalita (le cose che diciamo o facciamo sono sempre calate in un
contesto) e Riflessività ( Non riuscire ad essere completamente separato dalla persona che sto
studiando. Il soggetto conosciuto è anche oggetto conoscente. Quando guardi studi e osservi ci stai
mettendo te stesso)
Analisi della conversazione (Visto che i limiti del mio mondo sono i linguaggi, cosa devono fare le
scienze sociali? Interrogarsi sul modo in cui questi linguaggi sono prodotti)
Le scienze sociali sono attraversate da un sacco di fratture e contrapposizioni. Negli ultimi anni
molti autori hanno provato a rinsaldare alcune di queste spaccature generando teorie satellite che in
sindesi fondono le prime.
Secondo capitolo – I percorsi della ricerca
Il ricercatore sociale si pone come obiettivo quello della conoscenza. Segue un approccio di
investigazione come un detective privato.
Cerca la verità, tuttavia qualche volta sarà costretto a mentire (a fin di bene) o ai soggetti presi in
analisi o a sé stesso o alla comunità a cui si rivolge.
Il passaggio dal come al perché implica l’aumento della difficoltà della ricerca. Per arrivare al
Perché si deve passare dal Come. A quel punto comincerò a formulare delle ipotesi.
Ricerca esplorativa: Il ricercatore sa poco su ciò che deve studiare ed esplora senza pregiudizi.
(Ricerca qualitativa ovvero non si fanno misurazioni sulle estensioni dei fenomeni)
Disegno della ricerca (Progetto che si fa della ricerca, organizzazione del lavoro, scelte
metodologiche sul paradigma adottato,)
Costruzione Base empirica (Quali dati mi servono? In quale maniera posso costruirli?)
(Framing) Organizzazione dei dati raccolti (In che modo li ho organizzati? Servono a rispondere
a ciò che cerco nella mia ricerca)
Sembra tutto bello, tuttavia si possono, in queste fasi, determinare degli errori nella costruzione
dell’analisi.
Es: Raccolgo delle interviste in giro e non riesco a classificare le informazioni raccolte.
A questo punto è necessario fare un passo indietro e somministrare nuovamente il questionario.
Oppure finisco per organizzarli con qualche forzatura ma non riesco ad analizzarli, e quindi è
necessario fare due passi indietro e somministrare nuovamente il questionario.
la soluzione è fare un disegno della ricerca ben fatto già nella fase iniziale.
Analizziamo le fasi in modo specifico:
La ricerca può iniziare perché viene aperta nella letteratura o nella scienza e non viene mai data una
spiegazione del meccanismo che genera quel dato fenomeno. Oppure un committente paga affinché
si faccia la ricerca. Oppure si è semplicemente mossi da passione.
Il secondo step è quello di documentarsi in merito a quel dato fenomeno attraverso lo studio
bibliografico, scientifico e sulla raccolta di testimonianze.
Chiarificazione dei concetti e delle eventuali ipotesi. La prima chiarificazione di un concetto viene
dal dizionario, ma per ogni disciplina esistono dei dizionari specialistici.
Ci sono delle ipotesi solo nel caso della ricerca confermativa ed esplicativa
Il problema della ricerca sociale è che gli oggetti di studio (le emozioni) non sono osservabili ne
misurabili.
Come si fa a passare dai concetti astratti alle loro misurazioni attraverso variabili? Qual è la tecnica
di rilevazione più adeguata per raccogliere i dati? (decido di fare delle interviste)
Si applicano queste regole ai casi studiati. L’applicazione può essere fatta nei seguenti modi:
- Classificazione: trovare un posto ad un oggetto in uno schema, che può dirsi efficiente se vengono
rispettati i principi di: esaustività (che considera tutti gli aspetti di quel qualcosa ogni oggetto ha un
suo posto, se non c’è verrà classificato come altro), esclusività (ogni oggetto deve avere solo un
posto nella classificazione), unicità (quando scelgo le categorie della mia classificazione, devo usare
solo un criterio).
-Conteggio: Contare quella proprietà. (quante volte vai al cinema in un anno?) Si chiama
misurazione quando i conti che faccio si basano su una unità di misura. (Peso di una persona che si
misura in chili)
Grazie a questo processo si formano le variabili che sono proprietà (aspetto teorico di un concetto)
operativizzate ( cioè sottoposte a processo di ordinamento, classificazione,conteggio)
Si passa da una ipotesi che è una relazione fra due o più concetti. Analizzando un singolo concetto
di cui fa parte l’ipotesi ci accorgiamo che è possibile scomporlo nelle sue proprietà teoriche, ossia
quegli aspetti che definiscono ad esempio il razzismo. Come è possibile trovare questi “aspetti”?
Tramite il dizionario. (Dicesi razzista chi….) . Tuttavia questa cosa non ci aiuta a misurare il
razzismo. Quindi trasformiamo la proprietà in indicatore empirico, ossia quell’aspetto concreto che
io posso trovare nella realtà (E quindi misurare) Facciamo delle domande a delle persone per
determinare se sono razziste, tuttavia le domande devono appartenere agli indicatori del concetto di
razzismo, se molti indicatori vengono confermati via via le persone rientrano all’interno del
concetto (Sono più o meno razziste).
Questo lavoro di “progressiva copertura del concetto oggetto di misura da parte degli indicatori” si
chiama massimizzazione del rapporto di indicazione
Una volta che io ho scelto la tecnica di acquisizione debbo costruire lo strumento (ne trascrivo le
domande e imposto un questionario) Qui si deve fare attenzione a non predisporre gli stati o
modalità perché si potrebbe influenzare la lettura del mondo di chi risponde in base a dei
preconcetti proposti (Al ristorante ad esempio le persone non ordineranno mai fuori dal menù che
viene proposto)
A questo punto dobbiamo capire se lo strumento funziona (validazione dello strumento – a quante
domande le persone non vorranno rispondere? Capiranno le domande?)
Tipi di Variabile
Ognuna di queste variabili è l’esito di un processo di operativizzazione.
Le variabili più scarse sono le nominali (perché possiamo fare ben poco) Le variabili più complete
sono le cardinali (Possiamo utilizzare tutti i segni). Tuttavia misurare nelle scienze sociali non è
sempre possibile matematicamente.
Raccolta di fonti secondarie (dati presi da altre fonti di natura numerica) di tipo statistico.
Raccolta di fonti secondarie di tipo testuale (Fonti possono essere Fumetti, opere teatrali, interviste,
diari, articoli di giornale, canzoni)
Esperimenti (Il ricercatore misura una situazione prima di introduce uno stimolo o modifica dello
stato delle cose e cerca di studiarne gli effetti di quella modifica) Tuttavia l’esperimento potrebbe
essere influenzato da molteplici fattori quali il contesto e la presenza del ricercatore.
Simulazioni al computer
Intrusività
Soggetto conoscente e oggetto conosciuto sono della stessa materia. La sociologia è poco oggettiva,
ma allora come si può essere il meno intrusivi possibili e non disturbare l’oggetto di studio?
Vi sono problemi epistemologici (la persona che noi studiamo è in un certo modo ma cambia a
seconda del nostro approccio) Paradosso del gatto.
Estensione (Si può essere poco intrusivi ma con una estensione gigantesca)
Problemi etici. (E’ giusto farsi gli affari degli altri di nascosto?)
Quando raccogliamo i dati non sono fin da subito organizzati ma devono essere “organizzati” e
aggiustati.
L’organizzazione dei dati quantitativi avviene tramite il Framing, il quale prevede l’uso della tabella
“Matrice Casi X Variabili”.
Organizzazione dei dati Qualitativi (Post-Codifica)
Nel caso in cui ci troviamo ad organizzare dati di una ricerca qualitativa noi lavoriamo con dati
testuali e effettuiamo una organizzazione dei dati “post codificata” ossia aggiustiamo i dati dopo
averli raccolti. Perché non saprò quali dati andrò a raccogliere.
Come si svolge?
Nel caso della ricerca quantitativa l’organizzazione viene fatta prima. In questo caso ricorriamo alla
matrice casi per variabili (tabella). Il ricercatore ha le stesse informazioni per tutti i casi di analisi.
L’analisi dei dati serve a trovare delle risposte ai nostri quesiti scientifici.
Il primo livello è quello dell’analisi dei Casi (analisi molto “concreta” incentrata sul singolo
individuo)
(Analisi delle righe orizzontali di una tabella)
Il terzo tipo di analisi è l’analisi delle relazioni. Analisi su sottogruppi composti da tre/quattro
elementi in cui si studiano le relazioni tra questi.
Il quarto tipo di analisi riguarda le parole e i testi (Analisi molto complessa in quanto con le parole
possiamo esprimere di tutto)
Come faccio a raccontare al mondo cosa ho fatto? Attraverso il documento del report di ricerca
L’abstract: Breve riassunto in cui ci sarà tutto ciò che c’è da sapere sulla ricerca. In modo tale che
nell’immediatezza chi la legge possa capire di cosa tratta sulla ricerca.
Stato della conoscenza di quel fenomeno al momento di inizio della ricerca: Correnti teoriche,
approccio scelto, letteratura su quel fenomeno,
Riferimenti Bibliografici.
La terza questione riguarda la responsabilità degli scienziati. Gli scienziati dicono alla società come
è fatta. Se io dico alla società come è fatta ho una grande responsabilità, quindi ciò che scrivono
deve essere frutto di un percorso metodologico basata su precisi paradigmi e soprattutto scientifico.
Non può mentire per interessi personali in quanto la sua bugia ha influenza sulla sua società.
Il Campionamento
Il campionamento è quella procedura attraverso la quale noi sezioniamo delle unità di analisi della
popolazione di riferimento provando a fare diventare questa sezione rappresentativa dell’universo
attraverso l’inferenza statistica.
Il motivo per il quale scelgo di fare una cosa del genere è che intervistando un campione risparmio
tempo e soldi.
Il vantaggio è anche la macchina organizzativa che sarà più semplice ( sarà possibile organizzarsi
meglio)
Altro vantaggio ha a che fare con il tempo che io posso dedicare all’analisi dei dati piuttosto che
alla semplice raccolta.
Il dato reale è uguale alla stima di quello che è il dato reale piu o meno un errore
_
dato reale Y= stima del dato reale Y + - E (errore)
Es: Stima del 15% con errore del 5% significa che il dato potrebbe essere tra il 10% e il 20%
I campioni si dividono in
Probabilistici (quei campioni che fanno ricorso alla teoria matematica delle probabilità) si dice
probabilistico un campione quando tutte le unita di analisi della popolazione hanno la stessa
probabilità di essere estratte. Si suddividono in campioni casuali semplici e sistematici stratificati.
Essi rappresentano un “paradosso di rappresentatività”, che li rende rappresentativi riguardo alcune
variabili rispetto ad altre, indipendentemente dal processo di estrazione.
Non probabilistici (non fanno ricorso alla teoria matematica della probabilità), sono
rappresentabili tipologicamente e producono risultati non generalizzabili dato che l’errore di
campionamento non è qui calcolabile. I criteri ragionati di scelta dei casi sono: scelta ragionata, a
langa e di convenienza; quelli analogici invece sono: bilanciato, per quote, telefonico.
Ma cosa è la probabilità? Mettiamo che io abbia una moneta, quante possibilità ci sono che esca
testa? 0,5 in quanto ci sono due facce. Si farà sempre il caso favorevole (Su cui abbiamo
scommesso, quindi la testa) diviso il totale dei casi (il numero di eventi possibili)
Usiamo dire il 50% per convenzione (rapportiamo sempre in percentuale ossia rapportiamo sempre
su base 100)
.Per calcolare una possibilità serve sempre conoscere i casi possibili e il numero della popolazione.
Il numero dei casi favorevoli cerco di considerarlo io.
Ma se io non ho il numero della popolazione, NON posso calcolare un campione probabilistico.
Qual è la formula magica che ci consente di determinare quale sia la dimensione ottimale (più
rappresentativo della realtà) di un campione?
Facciamo un Esempio
Z=
E= Errore (stabilito dal ricercatore) (generalmente minore o uguale al 4%) (qui non useremo il
numero percentuale ma l’intero quindi 0,04)
La distribuzione campionaria (una gaussiana posizionata in un grafico) è una curva che mi da una
possibilità di vedere con quanta frequenza e in quale probabilità possono essere sorteggiate delle
medie, medie piccole hanno minore probabilità di essere sorteggiate a differenza di quelle più vicine
alla media delle medie (Es. su 90 abbiamo una media di medie di 45) la media delle medie è
corrispondente al punto massima della curva. Se tagliamo le parti basse, più vicina all’asse delle
ordinate, della gaussiana, rimpiccioliamo (ottimizziamo) il campione. Ottenendo un campione più
piccolo ma più rappresentativo della popolazione, la parte presa in esame si chiama “intervallo di
fiducia” in quanto oggetto di una personale fiducia dell’analista che ritiene che il campione
risultante non possa essere così “brutto” (es. Non scelgo di considerare il 5% dei dati, quindi cinque
volte su cento un campione non è buono, 95 si). Quanto tagliare il campione spetta all’analista.
la nostra Z Mancante è l’intervallo che va dalla media delle medie al punto ultimo di considerazione
dei dati (Metà dell’intervallo di Fiducia) (ha sempre il val di 1,96) ma come lo abbiamo trovato?
_
Per trovare la Z dobbiamo necessariamente avere la X, ma come trovare la media? Con un trucco.
Spostiamo l’asse dei grafici e la facciamo diventare la linea che diventa punto massimo della
gaussiana. A questo punto la media coinciderà con l’origine ossia 0 e gli intervalli Z saranno sempre
1,96 (Solo se consideriamo sempre questo intervallo di fiducia , con errore al cinque percento.
Possiamo anche mettere 2, ma a questo punto otteniamo il 99% e includeremmo anche i campioni
non buoni)
Foto
Soluzione
Abbiamo M F
Basato di un sistema di estrazione dove si stabilisce un passo da seguire per scegliere le persone da
intervistare
Si sceglie un numero casuale all’inizio e a partire da quel numero casuale si sceglie una persona da
intervistare ogni (Numero casuale es. una ogni 20)
Si chiamano così perché non fanno ricorso alla teoria matematica della probabilità
Tuttavia sono più deboli, in quanto vengono creati apposta per una certa ricerca. Hanno sempre le
stesse caratteristiche.
I campioni non probabilistici non hanno errori di campionamento (non sappiamo di quanto
sbagliamo)
Mentre i campioni probabilistici sono rappresentativi statisticamente (i dati del campione sono
estendibili alla popolazione e viceversa) non si può per i campioni non probabilistici.
Si raggiunge una rappresentatività tipologica (se ne prende uno solo per ogni tipo)
Mentre i campioni probabilistici la generalizzabilità alla popolazione (i dati del campione sono
sicuramente estendibili alla popolazione e viceversa) i dati dei campioni non probabilistici sono
soggetti a trasferibilità (ossia possono gettare luce su qualche fenomeno del mondo)
Quanti sono i campioni?
Si individuano all’inizio delle unità di analisi interessanti, a queste persone si chiede di far
conoscere altri casi simili al ricercatore (una sorta di catena di sant’antonio). In questa maniera il
campione seguirà un ingrandimento incrementale (valanga)
Stabilisco una logica per selezionare i miei casi. Ma ho deciso i numeri del campione a caso.
Esempio:
Giovani Maturi
istruiti 2 3
Poco istruiti 3 2
Totale = 10
Una logica di ordine può essere quella della comparsa o meno di un fenomeno in una determinata
fascia di età
Campionamento di convenienza:
In sintesi faccio quello che mi conviene fare, e lo unisco a ciò che posso o non posso fare.
A prima vista sembra un campione semplice, ma in realtà non lo è. Stabilisce la grandezza del
campione piccolo utilizzando la formula dei campioni probabilistici, è vero, tuttavia la procedura di
selezione delle unità da analizzare non si prendono casualmente ma seguendo il principio di
convenienza.
Se devo scegliere seicento persone queste seicento persone me le vado a scegliere dove le trovo più
facilmente. Questi campioni non garantiscono la generalizzabilità dei risultati e i loro risultati sono
trasferibili.
I campioni casuali semplici producono un errore, il fatto stesso di non considerare l’intero universo
comporta un errore. Che rapporto esiste tra l’intervallo di fiducia e l’errore di campionamento? Es:
95 volte su cento l’errore non viene considerato, ma cinque volte su cento posso incappare
nell’errore di campionamento. Significa che se ho stabilito un errore del 4%, cinque volte su cento
potrebbe essere di più. Quindi potrei sbagliare cinque volte su cento nell’estrarre un campione dalla
popolazione.
Ci sono una serie di altri errori, che fanno le persone, che devono necessariamente essere spiegati.
Questi errori li troviamo sia negli campioni probabilistici sia in quelli probabilistici
Sono:
Errori di selezione: che hanno a che fare con il fatto che abbiamo usato una lista sbagliata della
popolazione, Sottostima o sovrastima della popolazione.
Errore di non risposta: Uno dei più grandi problemi che abbiamo quando facciamo un
campionamento. Le persone non vogliono rispondere al questionario o non sono rintracciabili.
Errori di misurazione: Noi utilizziamo uno strumento di raccolta dei dati che non funziona bene.
Es: Questionario illeggibile o incomprensibile.
Errori di procedura: Quando abbiamo finito di somministrare il questionario, i dati vanno caricati
nel pc. Tuttavia nel caso di una grande mole di dati, nella procedura di trascrizione commettiamo
qualche errore.
Paradosso del campionamento: Non possiamo verificare se il nostro campione e corretto o no,
perché siccome io uso il campione per analizzare una realtà sconosciuta come faccio a paragonare
questi risultati ad una reatà che non conosco? Per poter conoscerla dovrei fare un censimento.
Si potrebbero tuttavia confrontare i campioni con i censimenti. Tuttavia i censimenti vengono fatti
ogni dieci anni, come posso confrontare i dati del duemilaedieci con quelli del duemilauno?
Drop out: Problema delle non risposte. Avevamo 900.000 persone. Se su un campione di seicento
persone trecento non rispondono. Ne prendo altre trecento. Ma a questo punto abbiamo levato
trecento persone dalla popolazione, perché queste persone non rispondono e non risponderanno.
Di conseguenza abbiamo violato la definizione di campione probabilistico. Perché adesso il
rapporto di estrazione di altri soggetti della popolazione è aumentato, non più 1 su 900.000 ma 1 su
899,700. Tuttavia possiamo anche ponderare. Se mi rispondono 300 persone, considero le risposte
come doppie. Ma comunque avremo sempre lo stesso problema.
L’approccio qualitativo
Le tecniche:
Parliamo dell’intervista:
Tipi di intervista
Strutturata (o standardizzata) quindi l’elenco delle domande sarà uguale per tutti.
Semi strutturata (con traccia o topic guide) Quando una persona da una risposta si indagheranno
degli aspetti prefissati della risposta già previsti dall’intervistatore.
Non strutturata (o libera in profondità) intervista che presenta l’argomento come una
improvvisazione.
Direttiva (o guidata) (l’intervistatore decide lui il percorso dell’intervista e come fare le domande)
Semi direttiva (L’intervistatore ha scelto dei momenti in cui dirigerà ma ha previsto anche dei
momenti di libertà per l’intervistato
Dedichiamo molto tempo all’intervistato (Esempio intervista biografica sulla vita di un artista)
In base al numero di intervistati (si possono fare anche interviste di gruppo, che si distinguono da
quelle individuali.
Interviste ai Gruppi naturali (esiste a prescindere dalla volontà del ricercatore – gruppo di
famiglia)
Interviste ai gruppi artificiali (gruppo artificiale creato allo scopo – Focus group)
Si parla, ovviamente della relazione tra oggetto conoscente e oggetto conosciuto, che in questo caso
sono della stessa natura.
Esistono molteplici differenze (caratteristiche di sfondo) di età cultura, razza, religione, condizioni
socioeconomiche, sesso, etc..
A questo punto, l’analisi dei fattori operata da entrambe le parti e in entrambe le direzioni, porterà a
un giudizio operato da entrambe le parti (se, in modo tacito, fidarsi o meno reciprocamente)
Fattori comportamentali:
Fattori comportamentali:
Essere preparati sullo strumento di indagine, saper porre le domanda (saper gestire lo strumento,
prevedere possibili problemi)
l’intervistatore
Deve creare una situazione di normale conversazione, mai di giudizio (ne espresso a parole, ne in
maniera non verbale)
Chiedere di avviare il registratore solo una volta avviata l’intervista. (le prime domande servono
solo a rompere il ghiaccio e a creare una atmosfera di familiarità tale per cui l’intervistato sarà più
propenso ad accettare il registratore)
le domande
Vi possono essere problemi nella trascrizione delle interviste (Bisogna trascrivere dialetti?
Ripetizioni? Errori? Esitazioni?)
Tuttavia il buonsenso dice che il riassunto non è bello perché ci fa perdere la presa diretta con la
realtà. Scrivere tutto invece ci fa perdere tempo.
Si prova a riportare con le parole il senso del discorso (togliendo ciò che ci sembra inutile)
Lo scopo dell’analisi è trovare delle strutture dotate di senso nel materiale raccolto.
Post codifica: (Sottolineare delle cose più interessanti e mettere accanto un codice che in genere
consiste con il topic della discussione). Dopodichè si conta il numero delle volte in cui un topic
compare in una intervista. Alla fine si costruiranno delle tabelle con dei grafici con la frequenza dei
topic emersi.
Approccio qualitativo:
Il secondo step consiste nel mettere da parte le citazioni più significative per ciascun tema o area
individuata.
Interpretazione e commento
Percorso quali/quantitativo:
L’osservazione
Osservare comporta la fruizione dei nostri cinque sensi. E’una pratica immersiva in cui si cala il
ricercatore.
Quando si parla di osservazione partecipante distinguiamo tra osservazione coperta (il ricercatore fa
finta di essere uno di loro) o scoperta (palese)
Intrusività degli strumenti di rilevazione: quanto sono intrusivi per l’ambiente studiato?
Strutturazione dell’osservazione (Può essere forte nel caso in cui i ricercatori sanno cosa osservare o
debole nel caso opposto)
Prospettiva dell’osservatore
Si distingue in:
Prospettiva del marziano: (in cui il ricercatore osserva cose che non ha mai visto prima, quindi
molto più stimolante per la creazione di nuove domande e mette in discussione tutto)
Prospettiva del convertito: (il ricercatore è talmente preso da quello che osserva che diventa uno di
loro)
Studi organizzativi (Lo studio delle organizzazioni come uffici, ditte, fabbriche, aziende di servizi…
posti dove si formano delle culture organizzative)
Studi di realtà clandestine e occulte (Sette religiose, sataniche, attività sessuali devianti, massoneria
etc.. )
Le interazioni formali/informali (noi interagiamo con gli altri sempre in modi diversi, in genere il
tipo di relazione coincide con la distinzione di contesti privato/pubblico)
Le interpretazioni orali e scritte degli indigeni dei fenomeni del mondo. (Come lo interpretano?)
Gli strumenti
Il diario di bordo (raccolta di descrizioni dei fenomeni, interpretazioni del ricercatore che possono
essere emotive – cosa mi è successo dentro, nelle emozioni - e teoriche – ciò che mi è successo
nella testa -) verbalizzazioni e comportamenti degli indigeni (citazioni di estratti)
Il Backtalk (Scrivo il report e chiedo conferma delle situazioni rappresentate agli stessi indigeni)
Problemi dell’osservazione
Attraverso il mediatore culturale (uno degli indigeni che è preventivamente messo d’accordo con il
ricercatore e lo fa entrare nel gruppo)
Attraverso gli informatori (che informano il ricercatore. Tuttavia può essere inviato dalla cultura
stessa. Oppure proporsi spontaneamente.
Definizione:
Il focus group è una tecnica di rilevazione per la ricerca sociale basata sulla discussione tra un
piccolo gruppo di persone, alla presenza di uno o più moderatori, focalizzata su un argomento
che si vuole indigare in profondità.
Vantaggi:
Il moderatore:
Può guardare (o allo specchio segreto o con le telecamere) o essere presente direttamente nel
gruppo.
L' osservatore prepara i riassuntini (sta attento ai contenuti) o dei survey pool (ovvero prepara tre
pallini e riempie più o meno una delle posizioni per quanto è condivisa dal focus group).
Nel come mi chiedo “come siamo arrivati a dire quelle cosa”, quel processo lo utilizzerò nella
campagna di marketing.
-Strumentale: Sanno delle cose (leadership della conoscenza), punto di riferimento e parlano bene.
• Il Timido (opposto del leader, ha “paura” del contesto e di esprimere la sua opinione;
Compito del moderatore è quello di cercare di limitae l'invadenza dei leader e valorizzare
quella dei timidi)
• L' Apatico (l' apatico è “abbuttato, il moderatore deve accorgesene e cercarlo di farlo
interessare)
• Il Joker (quello che fa le battute, smonta l' ufficialità delle cose e istiga alla risata su tutto)
Strumenti
• Topic Guide
• Questioning route
• Con o senza stimoli (immagini, filmati, stimoli sonori, ect...) (questi strumenti sono
mostrati in determinati momenti e non subito!)
Tipi di domande
• Domande di Apertura
• Domanda di introduzione
• Domande di transizione
• Domande chiave
• Domande finali
-Un focus group è in genere composto da circa 8 persone (min 4 e max 12 + dropout (chi da buca).
-Il numero di Focus Group da effettuare è variabile, ma in genere maggiore o uguale a 3 ---> I
Focus Group ono sempre con persone diverse.
Si fanno Focus Group fino al criterio della saturazione teorica (guardando i nuovi risultati ottenuti
non emergono novità per i risultati o non si scopre nulla di rilevante).
-Quando si contattano persone, si accenna solo vagamente al tema del Focus Group (schermatura).
Nel gruppo, in genere, non ci devono essere persone che si conosco.
-Le persone si scelgono sulla base delle esigenze di ricerca, seguendo criteri di omogeneità
(Quando vogliamo approfondire molto dell' argomento) piuttosto che di eterogeneità o
rappresentatività (Quando mi interessa sapere tutte le opinione su quel determinato ambito).
- Scegliere dei posti neutri (es. ufficio azienda, sala univeritaria, sale convegni degli alberghi) per
effettuare i focus group.
Ai partecipanti si danno come “incentivo” soldi, fornitura del prodotto pe un periodo di tempo,
gadget della ditta o una buono da spendere.
Differenza tra Poll (Sondaggio basato su una singola domanda e non richiede necessariamente
un campione probabilistico, alle spalle di un poll non c’è nulla se non la curiosità di sapere quel
dato) e Survey (più domande con campione probabilistico, alle spalle c’è una ricerca di natura
scientifica e sociologica)
Noi porgeremo attenzione alla survey (inchiesta campionaria) che è un modo di rilevare
informazioni che si basa sulla interrogazione.
Vengono consultati gli stessi individui oggetti della ricerca.
Questa ricerca ricorre ad un campione probabilistico.
Le domande vengono impostate in un questionario a risposta chiusa.
Lo scopo dell’inchiesta campionaria è quello di studiare le relazioni (ipotesi) che esistono tra le
variabili.
Questa è una ricerca confermativa perché deve confermare/smentire la veridicità delle ipotesi
formulate
Questa è una ricerca esplicativa (non ci chiediamo come si presenta il fenomeno ma il perché si
presenta in un certo modo)
Tradotto:
Se io faccio la stessa domanda a più persone, tutte quante capiranno la stessa cosa.
Questo è l’approccio che utilizza chi fa la ricerca sociale per impostare i questionari
Ma ne siamo sicuri?
Non solo le persone sono eterogenee, ma lo potrebbero essere anche gli intervistatori.
Vi sono dei problemi che nascono tra l’intervistato e l’intervistatore: (Desiderabilità sociale,
acquiescenza, pseudo opinioni)
Desiderabilità sociale: Quando interagiamo per la prima volta con gli sconosciuti allora ci
mostriamo nella maniera migliore che possiamo (l’intervistato smussa le risposte che darebbe
realmente) questo è un problema perché falsa le risposte e non raccolgo il dato reale che mi
interessa
Acquiscenza: situazione per il quale l’intervistatore sta al di sopra dell’intervistato per via del
suo modo di apparire, e per questo lo condiziona implicitamente nelle risposte.
Oppure le persone annoiate da un questionario eccessivamente lungo daranno una prima
risposta veritiera e falseranno le altre in base alla prima.
Pseudo opinioni: Domande difficili a cui le persone non sanno rispondere e per ciò inventano
una risposta pur di non sembrare ignoranti.
Contenuto: Cosa viene chiesto (Attenzione a tematiche che riguardano sesso, soldi, questioni morali
e religiose) questi temi possono produrre i problemi enunciati prima.
Struttura: Come è stata organizzata la lista delle domande? Il tema “scottante” deve essere trattato
ed inserito al momento opportuno.
Setting: Contesto nel quale io faccio l’intervista (Dove la faccio? Le persone intervistate hanno
fretta?)
Intervistatore: Se la persona che mi intervista sta antipatica o nutro dei sospetti posso non
rispondere o falsare.
Ci sono quattro diverse spiegazioni su come funziona il processo di risposta. Tre modelli sono di
natura cognitivista (Branca della psicologia che immagina il cervello come un computer
funzionante ad imput che produce un output)
Il quarto modello è linguistico
Quando ad una persona viene rivolta una domanda la prima cosa che una persona fa è
COMPRENDERE cosa gli è stato chiesto.
La seconda fase consiste nel RECUPERO dell’informazione che serve per rispondere
La quarta fase consistere nel far corrispondere quello che so ad una delle alternative di risposta che
mi propone il questionario.
Dove alla prima fase (gli studiosi Krosnick e Alwin) aggiungono la seconda fase.
La soddisfazione sta nel fatto che io devo SODDISFARE chi mi intervista a prescindere se la
risposta sia vera o falsa.
L’ultimo modello è quello che si rifà alla logica conversazionale di Grice (Annullamento del
contesto)
Grice sostiene che una conversazione funziona solo se vengono rispettati quattro principi.
Che sono:
Qualità delle informazioni: (verità e sincerità devono essere qualità mai mancanti della nostra
conversazione)
Relazione (appropriata al contesto) Le cose che ci stiamo dicendo non sono adatte al conteso in cui
ci troviamo.
Se non si rispettano queste massime comincia a prevalere nel contesto dell’intervista la situazione
(le persone non stanno più attente alle domande ma al contorno - come verranno usate le
informazioni etc..)
Cosa ci vuole?
Esperienza e cumulabilità. (Ci si può anche ispirare o copiare domande prese dai questionari vari)
Istruzioni: Quando il questionario è auto somministrato bisogna fornire delle istruzioni per
compilarlo.
Corpo principale (domande del questionario – struttura del questionario vera e propria)
Ringraziamenti e note.
Costruire il questionario: Ingredienti.
Il questionario è formato da domande (Items) per costruirlo servono dei precisi ingredienti da
mettere nelle domande:
Dati sociografici (Ciò che le persone sono) (contesto di appartenenza, sesso, età, titolo studio…)
Si comincia sempre con domande generiche e neutrali che non possono essere considerate un
discorso mirato (Queste sono le domande socio-anagrafiche)
Si comincia in questa fase a tenere conto dell’attenzione che le persone hanno nel rispondere al ns.
questionario.
Dopo queste domande generiche e neutrali mettiamo delle domande che richiedano un lavoro
mentale più grande da parte di chi risponde: Queste sono le domande importanti.
A questo punto possiamo congedarci, il ns. lavoro è finito, tuttavia non possiamo congedarci subito
dopo in quanto l’intervistato avrà con se un ricordo che l’ultima domanda è stata qualcosa
imbarazzante.
A questo punto mettiamo delle domande salvagente, che hanno il compito di distogliere l’attenzione
e che non richiedono grande sforzo mentale, queste domande sono quelle Socioanagrafiche.
(Usare carta intestata dell’istituzione che sta proponendo la ricerca) – Dare maggiore
autorevolezza al questionario.
Ordinare le domande con numeri progressivi. (In modo da ordinare le domande in una matrice
casi per variabili)
Diverso stile grafico per domande e risposte (in modo da distinguerle meglio)
Gestire le domande di controllo (domande quasi uguali che vengono copiate in un'altra parte del
questionario – si fa questa cosa quando si ha il sospetto che le persone non ci stiano dicendo la
verità, se le risposte alle due domande in modo diverso, l’intervistato non sta dicendo la verità) o di
filtro (domande che ci indirizzano durante la compilazione del questionario e ci creano una
condizione di affermazione negazione in base ala quale io, studioso, ti metto in condizione di
rispondere a delle domande supplementari a seconda della tua risposta)
Semplicità di linguaggio.
Tipi di domande
Checklist
La risposta può essere nessua delle variabili, tutte insieme contemporaneamente o una
combinazione di variabili.
Si fa una affermazione all’inizio e sin chiede all’intervistato in che misura è d’accordo con quanto
enunciato.
Le risposte somigliano a quelle delle modalità graduali, tranne per il fatto che vi è l’affermazione
all’inizio
Il soggetto che deve rispondere si colloca da solo in un determinato spazio (scala auto ancorante)
Es: per favore indichi con un puntino il suo orientamento politico lungo questa linea che va
dall’estrema sinistra all’estrema destra.
Il valore viene trascritto in una tabella casi per variabili semplicemente con l’ausilio di una
squadretta con il quale si misurerà il segmento e si determinerà un valore.
ci sono tuttavia persone che non sono in grado di collocarsi sulla linea per tutta una serie di casi
(Nessuna istruzione politica, mancanza delle più basilari conoscenze di matematica e geometria,
etc..)
Scale LIKERT.
- sono scale additive (fanno delle addizioni) (Misurare il livello di razzismo in base alla somma dei
punteggi delle risposte alle domande di un questionario)
Controllo di validità – controllare se la scala è corrispondente tra i risultati della ricerca e la realtà.
Controllo di attendibilità – La stabilità di dati nel tempo, la coerenza, e la riproducibilità dei dati.
Split half: Prendiamo la scala delle domande e la dividiamo a metà, si fanno due distinte sottoscale,
si fanno le somme e si vede se una scala è coerente con l’altra. Questo test serve solo a capire se c’è
un problema ma non riesce a determinare quale.
Correlazione Elemento/scala. E’ un numero che mi dice quanto sono associate due distribuzioni.
Si misura il coefficiente di correlazione tra la somma dei valori di ogni risposta e a la somma delle
somme dei valori totali delle risposte.
Una volta trovato il coefficiente relativo più basso, si elimina l’item e migliora l’attendibilità della
scala. (il valore degli altri altri coefficenti di correlazione aumenta)
l’alfa di Cronbach – con questo procedimento è possibile calcolare tramite un valore solo
l’attendibilità della rilevazione. Il valore minimo per cui la scala è attendibile è 0,7
__
nr
alfa = --------------
-
1 + r (n-1)
_
r = Media delle correlazioni degli item tra di loro (Si calcola sommando tutti i valori degli item e
dividendoli per il numero di item stessi)
L’ultimo controllo della scala di Likert è il controllo di unidimensionalità.
Quando noi costruiamo una scala dobbiamo accertarci di misurare uno e un solo fenomeno. Quindi
bisogna stare attenti a non mettere degli item che riguardano, ad esempio, l’intolleranza o la
xenofobia.
L’analisi fattoriale ci aiuta a trovare quell’insieme di items che potrebbero misurare anche altri
fattori e quindi non sono adatte.
Altre scale.
Scala del differenziale semantico (una scala che ha la presunzione, attraverso delle domande che
sembrerebbero non essere pertinenti con il fenomeno studiato, cercano di capire cosa passa nella
mente delle persone)
Come si fa? Individuando dei poli opposti fra i termini in cui le persone si autocollocano lungo
questo segmento.
Il Pre Test.
Rimuovere o riformulare le domande che presentano troppo “non so” o “non ricordo”
Giudizio di esperti.
Forme di somministrazione
Per telefono.
Per posta.
con il computer.
-Cati
-Capi
-Cawi
Obiettivo
I casi (singole untità di analisi, le ricerche sui casi si definiscono di tipo concreto in quanto ci
occupiamo delle singole persone)
Variabili: Invece di lavorare in orizzontale lavoriamo in verticale (ci interessa il mucchio più che il
singolo caso) Es: età media di una popolazione. Il lavoro è astratto perché le persone non ci sono.
Parole e testi: (Insiemi di parole, che possono evocare mondi o essere ambigue)
Oggi gran parte del lavoro di analisi dei dati non viene fatta manualmente su schede perforate, bensì
al computer.
La prima tecnica è il Case study: (studio di un solo caso) ovviamente se ne occupa in termini
qualitativi.
Le considerazioni si fondano su:
Tecniche gerarchiche: Per classificare i gruppi è stato utilizzato il criterio della gerarchia.
Che si dividono In agglomerative ( partono dal basso per arrivare verso l’alto – dal particolare al
generale) e divisive (che fanno il contrario)
Tecniche Iterative: (tecniche che prevedono un particolare iter) Sin dall’inizio il ricercatore decide
quanti gruppi creare.
Delle tecniche iterative fanno parte le Tecniche delle K medie. Dopo aver diviso gli oggetti di
analisi in vari gruppi con criterio casuale provvediamo ad ordinarli progressivamente secondo
precisi iter e criteri di classificazione. Fino a quando ottengo il livello di omogeneità desiderato.
Tecnica della densità locale: basata sulla geometria analitica e sui sistemi di assi cartesiani in cui si
disegnano punti dettati da coordinate X Y che possono, ad esempio, essere caratteristiche di una
persona. (ES: quante volte va a scuola e quante va in chiesa)
la tecnica della densità locale è utilizzata da questa azienda per tracciare il profilo della popolazione
italiana.
La mappa che ci propone eurisko è sempre un piano cartesiano.
Asse X = confronto sociale, lavoro, ricchezza, forza, razionalità sport (tratti duri)
Asse Y = Cultura, moderazione, riflessione, affetti, amore eleganza aspetto (tratti morbidi)
Foto 2
Il posizionamento dello stile di vita.
Ci propone uno studio che da concreto diventa astratto. L’analisi cambia a seconda del numero delle
variabili oggetto di analisi.
Dstinguiamo tra:
Analisi Monovariata: Analisi di tipo descrittivo (come si presenta un certo fenomeno?) che
riguarda una singola variabile.
Si tratta di riassumere e sintetizzare una distribuzione. Tuttavia questa distribuzione può essere
grande, come riassumere? Costruiamo una rappresentazione tabellare. In cui inseriamo la modalità
della variabile, le frequenze della presenza manifestata di questa modalità, delle percentuali e
delle percentuali cumulate.
Foto 3
ES: Alla domanda: hai mai pensato di fare sport?
Bisogna anche inserire le misure di tendenza centrale (che mi dicono dove sta il baricentro della
distribuzione) che sono: (Moda: che serve solo per le variabili di tipo nominale. Mediana: che serve
per misurare la tendenza centrale di variabili ordinali. E la media solo per misurare la tendenza
centrale delle le variabili Cardinali.)
Analisi Bivariata: analisi che lega due o più concetti ed è una analisi Esplicativa – (la ricerca
spiega il perché di quella cosa)
Stavolta il piano si sposta dfa descrittivo a esplicativo.
X= variabile indipendente
Y= variabile dipendente
Come si verifica la presenza di una relazione fra due variabili? Con la tabella di contingenza.
La statistica tuttavia si interessa di indici più sintetici che spiegano l’esistenza o meno di una
relazione.
Significatività vs forza (forza: Relazione che lega due variabili. Quanto sono legati X eY e quanto
cambia Y al variare di X e viceversa) – (Significatività: Può succedere che una relazione misurata
tra x e y in realtà sia dovuta ad un campione particolare estratto dalla popolazione e potrebbe
succedere che se io estraggo un campione diverso, quella relazione possa non esistere più. La
significatività mi dice qual è la probabilità che quella relazione che io ho misurato sia dovuta al
caso. Ed è espressa in valori reali che vanno da 0 a 1. Se, ad esempio, il valore di significatività
viene 0,95 che vol dire 95% ci saranno novantacinque possibilità su cento che quella relazione
possa essere di nuovo confermata nel caso dell’estrazione di un nuovo campione.)
Misure di relazione:
Tra le variabili esistono criteri gerarchici di ordine:
Analisi Multivariata:
Descrittiva (MDS)
Esplicativa(Regressione)
Il primo posto dove ci capita di trovare testi e le parole sono le domande a risposta aperta.
Noi riassumiamo i dati in una post codifica.
La Content Analysis è una tecnica di analisi basata su procedure impersonali di scomposizione dei
testi in elementi più semplici, allo scopo di classificarli in categorie di senso, di calcolarne la
frequenza o la co-occorrenza, o di valutare i giudizi espressi dall’autore su determinati oggetti del
discorso, per stabilire inferenze valide e replicabili sul produttore, il contesto e gli effetti di un
messaggio.
Chi dice cosa, a chi, attraverso quale canale e con quale effetto?
“questo deve essere l’obiettivo della analisi del contenuto (Lasswell)
L’analisi del contenuto riesce a dare una risposta a questo quesito? No.
Possiamo capire alcune cose ma non tutte, la tecnica è incompiuta.
L’analisi del contenuto si sposta dalla politica ai media. Per fare cosa? Raccogliere dati. (Medi
research)
La prima strada non smonta i testi bensì li analizza e classifica i dati in una scheda di codifica (un
questionario che noi idealmente sottoponiamo allo spot)
Il secondo modo di raccogliere i dati è o la trascrizione a mano, o la scansione dei dati con OCR, un
tipo di scanner che digitalizza e riconosce i testi.
Le tecniche di analisi del contenuto di questi due percorsi sono fondamentalmente tre:
L’analisi delle frequenze. Quante volte una parola compare in questo testo?
Perché si fa? Per esplorare un testo in maniera rapida e veloce. (analisi del corpus)
Se il numero che viene fuori e zero, vuol dire che le due parole non vengono mai messe in
correlazione. Se il numero che viene fuori e 1 allora le parole vengono sempre messe insieme.
Si occupa delle frasi. Si smontano i testi in frasi. Si usano le scale dei differenziali semantici. Con
punteggi che vanno da + 3 a – 3
Si prende ogni frase e ci si chiede se in questa frase c’è una valutazione positiva o negativa sul
nostro oggetto di studio.
Se non c’è valutazione il punteggio sarà 0
In seguito si farà una media delle valutazioni positive e negative per capire il giudizio complessivo
che Es: un giornale ha “sul politico” (ad esempio).
La distinzione tra queste due metodologie va evitata perché crea molti più problemi di quanti ne
risolve. I due approcci vanno presi insieme.
Perché sono stati separati questi due approcci?
Ma i primi filosofi erano anche matematici (Es: Talete, Pitagora. Lonardo da vinci)
Cosa che non faceva Leonardo da vinci. Le sue erano pure manifestazioni di intelletto senza che
fosse necessario produrre il suo elicottero in serie.
Con le rivoluzioni si aprirono due strade: Una degli uomini di intelletto e L’altra degli uomini di
industria.
Quando nasce la sociologia? Alla fine dell 800 ed è prettamente di marco positivista.
Auguste Comte (il fondatore) dice che bisogna utilizzare le scienze esatte per capire la società.
Tuttavia alcuni filosofi tedeschi, in seguito alle manifestazioni positiviste, si opposero affermando
che non si può studiare i fenomeni della società alla stessa maniera in cui si studiano le diete.
Essi affermavano che il metodo delle scienze sociale doveva essere peculiare (proprio della scienza
sociale) “Methodenstreit” fu il nome che questa guerra tra scuole di pensiero ebbe.
Tesi confermata e condivisa poi dal sociologo Max Weber, che si schiera contro i positivisti.
Tutta questa diatriba nasce anche dal fatto che i vari esponenti di opposte fazioni si contendevano le
cattedre universitarie.
L’esperienza
C’è un altro aspetto legato alle varie analisi. Ossia l’esperienza che ognuno ha dei fatti del mondo.
Esistono due parole diverse (che riguardano una l’analisi quantitativa e una quella qualitativa) per
dire “esperienza” nella lingua tedesca:
Erfrarung (prassi, interazione col mondo, aspetti pratici e soggettivi del vivere) - quantità
Questa differenza che esiste tra cultura scientifica e umanistica esiste perché esistono queste due
forme di esperienza nel nostro vissuto quotidiano. Questa diatriba tra cultura scientifica e
umanistica si fonda su livelli molto più profondi.
La scienza sociale è una metodologia diabolica perché è una scienza profondamente divisa tra lo
studio della quantità e della qualità.
Ma divisa in che termini? Dove sta la differenza fra quseti due tipi di approcci?
Un primo confronto
Approccio quantitativo
Approccio qualitativo
Si distinguono su questioni generali, su come si fa la raccolta dei dati e in merito all’analisi dei dati.
Questioni generali
Nel 1997 esce un libro chiamato la ricerca qualitativa (Di Luca Ridolfi). Ed è uno dei primi tentativi
in italia di rimettere in discussione il dibattito storico.
L’autore premetteva che la faccenda che le due metodologie non dovessero contrapporsi e propone
un nuovo metodo che illustriamo:
Da un lato le tecniche che fanno ricorso a procedure formali (Ricerche chiuse e piene di regole).
Da un lato abbiamo tecniche che fanno ricorso a procedure informali (Regole più aperte,
linguaggio meno rigoroso)
Quelli che garantiscono l’ispezionabilità della base empirica (risalire ai dati originari su cui si è
basato il ricercatore.
E quelli che non garantiscono l’ispezionabilità di questa base.
Ricerca LOG e COMP (Ricerca logica e ricerca computazionale “simulazione al pc”) procedure
formali ma non matematiche.
Non è così, quello che cerco di dimostrare è che in realtà si può fare ricerca con strumenti sia
qualitativi e quantitativi sia per micro e sia per macro.
Il tempo nella ricerca sociale
La ricerca sociale ha sempre lavorato come se il tempo non esistesse, cosa sbagliata.
Il tempo significa raccogliere dati diacronici che possono essere:
Oggettivi (aggregati a livello territoriale): non significa indiscutibile ma si riferisce ad oggetti
quindi non ci occupiamo di persone. Solitamente sono aree geografiche;
Soggettivi: non sono dati criticabili ma soggetti (persone). Quando i dati guardano le persone
abbiamo diverse situazioni: studi trasversali ripetuti (studi fatti su campioni diversi nel tempo), studi
longitudinali prospettici (somigliano al precedente ma vengono fatti sullo stesso campione) e studi
longitudinali retrospettivi (riguarda sempre le persone ma viene chiesto alle persone di ricordare il
loro passato);
Artificiali: sono prodotti da simulazioni
La “buona” ricerca sociale
Alcune domande fondamentali:
- Quanto sono accurate le mie rappresentazioni della realtà?
- Quanto sono generalizzabili?
- Quanto sono stabili nel tempo?
- In che misura possono essere riprodotte?
Tutte queste domande hanno a che fare con la Validità e attendibilità
Validità
Definizione: è il giudizio circa il grado di rappresentanza semantica fra il mondo reale e le
risultanze empiriche della ricerca.
Spiegazione: La rappresentanza semantica significa che c’è una corrispondenza tra mondo reale e
quello che è stato trovato.
È in grado con quale una certa procedura di traduzione di un concetto in variabile effettivamente
rileva il concetto che si intende rilevare. Spiegazione: se io ho costruito una scala di religiosità la
domanda che mi pongo: ma davvero la scala misura la religiosità?
Attendibilità
Segnala il grado con il quale una certa procedura di traduzione di un concetto in variabile produce
gli stessi risultati in prove ripetute con lo spesso strumento di rilevazione (stabilità) oppure con
strumenti equivalenti (equivalenza).
Può riguardare: il momento della somministrazione (test-retest), lo strumento (parallel forms, split-
half), coerenza interna), il rapporto giudice/osservatore/codificatore (intercoding).
Il contributo dell’approccio “qualitativo”
Alcune premesse comuni:
- Contiguità soggetto-oggetto (soggetto conoscente e oggetto conosciuto non sono separati)
- Ruolo attivo e coinvolgimento dei soggetti studiati;
- Riconoscimento di una realtà molteplice nel tempo e nello spazio
- Responsabilità del ricercatore
- Esplicitazione di criteri (anche nella raccolta e organizzazione dei dati) e punti di vista
- Rifiuto dell’aneddotismo
- Ispezionabilità della base empirica
Triangolazione
Come?
– Costruendo un insieme di casi attraverso una cluster analysis (analisi dei gruppi) e poi
entrando dentro i gruppi per vedere i casi.
– Codifica automatica dei testi tramite computer
Illustrazione 1: Rossi: Fan (Valori più alti del blu) Blu: Occassionali
Tre cluster
Illustrazione 2: Rossi: Fan Cinefili - Blu: Fan sia di Libro e Film - Verdi: Occassionali
Quattro cluster
Illustrazione 3: Rossi: Fan Delusi - Blu: Critici lettori (leggono ma criticano il film) - Verdi: Fan
Entusiasti - Viola: Spettatori di Massa
Questo è uno degli strumenti più potenti, messi a disposizione agli studiosi metodologici, si possono
costruire tipi ideali presenti e provare a prevenire atteggiamenti futuri.
Centroide
Le fotografie degli spettatori corrispondono alle linee, tuttavia i pallini sono media di determinati
cluster, questo vuol dire che qualcuno dei valori sarà più alto o più basso rispetto alla media. La
figura che si va a determinare è un centroide, una linea fatta da tanti centri in base al numero di
variabili.
Ci possono essere delle persone lontane dal giudizio (e che potrebbero in teoria stare in un altro
gruppo) e persone che sono rappresentative del caso.
Attraverso la funzione del programma “Member of each cluster and ...” , il programma calcola, in
base al caso, la distanza di ognuno rispetto al proprio centro del cluster di riferimento.
Analizzando le risposte aperte date dai più vicini a un determinato cluster, troverò affermazioni
tipiche del gruppo di riferimento.
L' Analisi delle corrispondenze lessicali
E' una tecnica che effettua una analisi computerizzata per capire il senso ultimo delle cose scritte.
L' analisi del contenuto parte da un presupposto: più una parola ricorre nel testo, più è importante.
L' analisi delle corrispondenze lessicali ha un presupposto differente: è più importante capire se le
parole sono specifiche per un determinato tipo di persone (Approccio sulle differenze: chi usa
determinate parole?).
E' necessario preparare il testo (scritto) inserendolo in una matrice “Lemmi x Testi”
Lemmi= Intende la forma canonica di una parola (quella che troviamo scritta nel dizionario).
Prendiamo tutte le parole e mettiamole in una matrice, i lemmi nei casi, e nelle variabili i testi che
analizzeremo.
Nel diagramma ci sono anche triangolini con punta in su, queste sono Variabili Attive (Variabili
per accorpare i testi) e triangolini con punta in giù queste sono Variabili Illustrative (ovvero
variabili che diventeranno tali in un secondo momento) queste sono le modalità delle variabili.
Es: Se i maschi si trovano in un quadrante con noia e tecnica, allora la maggior parte dei maschi
avranno parlato più di questi due aspetti- Più sono lontani dal centro, più sono utili.
Per ordinarli possiamo clusterizzare le parole tramite la tecnica delle “tipologie di contesti
elementari” (tecnica che fa cluster di parole prodotte dall' analisi di corrispondenze lessicali)
Clu_1 : Passaggio dal libro al film Clu_2: Piacere/Divertimento
Cos’è?
Quando parliamo di software bisogna considerare che nel tempo i software si sono evoluti. La storia
dei software risale agli anni 80.
La seconda generazione fu quella dei software costruttori di teorie basate sulla codifica (code
based theory builders) Questi software funzionavano per immagini e addirittura permettevano la
creazione di mappe concettuali.
La terza generazione e quella dei Text retriever, tex based manager Questi programmi
gestiscono in modo quali quantitativo una grande mole di dati oltre a fare tutte le operazioni delle
versioni precedenti.
A codificare i dati (codifica e post/codifica) La codifica può essere euristica o tematica (serve
semplicemente a codificare un testo per argomenti o temi) quella fattuale (è una codifica che
esprime una valutazione o un giudizio).
Possiamo integrare dati fra di loro eterogenei (integrare i materiali raccolti con fonti esterne come
link o mappe di google maps)
Come si sceglie?
Un primo criterio è quello della diffusione del programma, se un software è molto diffuso allora è
buono.
Il secondo criterio è quello che più un software è diffuso maggiori saranno le possibilità che io
possa chiedere aiuto ad altri nel momento in cui avrò difficolta di utilizzo del software.
Un successivo criterio è quello di coerenza con obiettivi e dati (ci sono software che non lavorano
bene con i video. Se avete fatto video per la vostra ricerca sicuramente scarterete questi software)
Altro criterio è quello della struttura e complessità della ricerca (ci sono software più orientati alla
conferma è altri all’esplorazione )
Parametri di un Caqdas
Bisogna osservare:
Dati tecnici (sistema operativo, lingua o prezzo) spesso questi software sono in abbonamento e in
lingua
Ergonomia (Comodità di lavoro) con questi software si lavora molte ore, è importante che siano
comodi.
Modalità di ricerca.
Creazione di diagrammi e grafici (il grafico che ci consente creare il software è un grafico
chiaro?)
Funzioni statistiche ( ci sono software che permettono di lavorare con matrici di casi per variabili)
Nasce nel 1984 in tedesco da thomas moore. SI è sempre ispirato a queste quattro vatiabili
(Visualizzazione, Integrazione, esplorazione, Serendipità – che è una caratteristica della scienza per
la quale noi troviamo cose interessanti senza cercarle Es: Scoperta della pennicillina - )
Bilancio metodologico
Velocità di manipolazione di una grande mole di dati, lasciando libero il ricercatore di esplorare
svariate questioni analitiche.
Agevolano la ricerca di gruppo. Il progetto può essere messo in rete e molti ricercatori vi possono
partecipare.
Svantaggi di utilizzo:
Alcuni programmi non sono molto diversi dai worl processer (Programmi di videoscrittura, anche
word stesso o excel)
Rischio di imporre una determinata “filosofia” di ricerca da parte dei programmatori del software.
Nel tempo è aumentata l’espressione social network nel ambito delle ricerche scientifiche.
Il momento prima del 1995 segna la vecchia social network analisys, dopo il 1995 segna la NUOVA
SOCIAL NETWORK ANALISYS
La SNA tradizionale
Nasce con Simmel nei primi ‘900 che analizzava piccoli gruppi e le cerchie in particolar modo.
Per simmel noi siamo le persone che frequentiamo. Quando frequentiamo le persone che
conosciamo tendiamo a stare con persone che sono simili a noi. (Omofilia) Quando scegliamo gli
amici scegliamo sepre persone che ci assomigliano.
Contemporaneamente, a trent’anni dalle sue ricerche, in più parti del mondo, studiosi di varia
estrazione cominciano a riprendere gli studi di simmel. Negi anni trenta succede che tre scuole si
approcciano al suo sistema
La prima scuola è quella della sociometria che si rifà all’approccio sviluppato dalla branca della
filosofia della Gestalt “forma”
La loro forma di pensiero era: quando noi abbiamo una percezione del mondo la nostra percezione è
più globale che locale, questa roba qui si riflette anche nel rapporto con gli altri. La gestalt dice che
io sto bene o sto male a seconda di quelle che sono le mie amicizie.
Questi esponenti della scuola sociometrica partono dal presupposto che il tutto è più importante
della parte.
Questi signori sono ebrei e dalla germania scapparon durante le persecuzioni naziste.
Lewin (che parla di un campo sociale che è qualcosa che ci circonda solo quando noi siamo in
relazione o in società con altri )
Heider (incomincia le sue riflessioni dall’idea di equilibrio cognitivo – una serie di forze che
lavorano per tenerci in equilibrio psicologicamente – eg si accorge che la questione non si può
limitare a ciò che avviene dentro le persone, bensì la cosa debba essere estesa ad un equilibrio
strutturale, che è quello strutturale. Per stare bene anche la società che mi circonda deve stare bene)
Moreno: (inventore del sociogramma - che è una rappresentazione grafica in cui noi teniamo conto
delle persone e delle relazioni che esistono tra le persone. Nel sociogramma le persone vengono
rappresentate da pallini che noi chiamiamo nodi. Tra questi pallini rappresentiamo le relazioni che
legano le persone.
Tra i soggetti vi si instaurano delle relazioni, che possono essere più o meno forti a seconda del
tratteggio o dello spessore.
tra stefania e franco vi è una relazione forte solo per stefania, la relazione è asimmetrica.
Se franco cerca sempre mimmo ma la loro relazione non è fortissima la linea sarà stretta ma con una
freccia a favore di mimmo.
Con un colore diverso (blu) abbiamo evidenziato invece un rapporto di lavoro tra i soggetti.
La seconda scuola:
Contemporaneamente il nostro Simmel viene studiato negli stati uniti, precisamente ad Harvard.
Qui si studiano le cricche, che sono sempre gruppi, ma isolati (es: I fan di un cantante, una banda
criminale, etc..) Alla scuola di Harvard studiano la pluriappartenenza a più gruppi o cricche)
La scuola studia i gruppi e le cerchie in modo molto quantitativo, attraverso la matematica dei grafi.
Altro argomento che interessa loro è la vità di fabbrica (In quegli anni si sviluppava la ford) Lo
studioso Elton Mayo scopre che nella fabbrica esistono relazioni formali e informali. Può anche
accadere che persone che abbiano mansioni superiori lascino i loro compiti a gente che abbia
mansioni inferiori.
George Homans negli anni quaranta mette insieme le due scuole e farà nascere la terza
scuola.
Se ha un legame: 1
Se non ha un legame: 0
Terza scuola- Università di Manchester
Proprietà strutturali della rete (come è fatta la rete nel suo complesso, in maniera macro) --->
Densità (quante linee), connettività (se tutte le persone sono connesse).
Conflitto e potere ---> Si occupano della questione fondamentale del potere e del conflitto negli
anni 30.
Negli anni 60', il sociologo Harrison White dell' Università di Harvard, riprende la tradizione della
seconda scuola e fa diventare la SNA una tecnica matematica prendendo come base la teoria dei
grafi.
Negli anni 80' (Precisamente nel 88'), viene pubblicato un manuale di Social Network Analysis
scritto da Wellman, istituzionalizzando (diventa una materia insegnata all' università) la SNA.
La social network analysis tradizionale si ferma in questi anni poiché nel 94-95 nasce la nuova
SNA.
La prospettiva di rete
Attenzione alla relazione sociale (unità di analisi della SNA sono le relazioni tra persone)
Le relazioni tra gli individui spiegano meglio degli attributi (caratteristiche), secondo la SNA io
sono io perché frequento determinate cerchie, è un approccio rivoluzionario perché si considerano
le persone non come dati anagrafici ma per le loro relazioni.
Gli individui sono influenzati da reticoli sociali e viceversa, siamo influenzati da determinate
cerchie di persona ma allo stesso tempo noi influenziamo la stessa cerchia (Influencer e Utenza).
Alcuni problemi:
• La matematica e il formalismo
Sono analisi statiche, non ci consentono di studiare la rete che cambia continuamente.
Nel 94-95:
La network analysis non è ne qualitativa ne quantitativa, quindi viene ripresa la SNA (tecnica Quali-
Quantitativa).
Questa tecnica si presta a studiare concetti di moda negli anni 90 come il capitale sociale e la
solidarietà.
A partire dal 1985, negli USA, vengono inserite delle domande sulle relazioni tra le persone del
censimento (General Social Survey).
Sociologia dei sistemi complessi: la questione è più complessa quindi c'è bisogno di grafici e
sistemi complessi (ciò che viene dall' interazione di cose semplici, ad es. le singole persone formano
con le relazioni: coppie, gruppi, parlamenti, chiese, ect.). Con la modernità abbiamo sempre più
interagito con gli altri, per questo la società è sempre più complessa).
Sociologia analitica (Coleman, Hedstom, Goldthorpe)
Una rete possiamo guardarlo sia nella sua dimensione macro (tutta la rete) o micro (gli individui
nella rete).
-Ridefinisce la SNA alla luce delle scoperte e innovazioni negli ultimi anni (es. computer potenti):
• Interdisciplinarità
• Studia l' avvento della Globalizzazione, che determina un aumento della complessità
sistematica delle reti sociali.
• Wallerstein: Usa gli strumenti della teoria della complessità per definire il sistema-mondo.
• Castells: studia l'impatto della tecnologia nella società, NTI, Network Society, solleva alcuni
problemi (Digital Divide).
Bisogna definire i confini della rete (dove comincia e dove finisce la rete, e non ci limitiamo diventa
troppo complesso definire la relazione).
Consiste nel farci dare i nomi dei nostri intervistati (a sua volta contatteremo i nomi dati)
Strategia posizionale (attributi, posizioni)
Serve per rintracciare una persona attraverso attributi (ad es. essere fan di...) e posizioni (es. tutte le
prime 100 banche al mondo).
E' una strategia a valanga, a 20 persone si chiede la relazione con altre persone in una lista.
Chiediamo se hanno partecipato a determinati eventi (o anche prodotti acquistati). Può essere utile
per costruire una strategia di Marketing.
Prendiamo tutti i confini o facciamo un campione? (Se faccio un campione ma sto considerando le
relazioni potrei costruire un campione differente dalla realtà).
Non si campiona un analisi, non risolve il problema, generalmente si prendono tutte le unità di
analisi.
Quali attributi?
Bisogna costruire tante matrici quante sono le relazioni (es. linee verde per le amicizie e linea gialla
per rapporti di colleganza).
Binaria o Pesata
Pesiamo la
relazione tra
due
individui
(es. da 0 a
100),
parliamo di
binaria
quando
Ego-rete
La matrice diventa rettangolare (il numero tra righe e di colonne non corrispondono), si utilizza per
analizzare i casi in relazione a prodotti fisici o mediali.
Es. Persone in relazione a marche di scarpe acquistate
Franco, Ciccio e Enzo sono clienti simili, quindi potrebbero essere interessati alla stessa cosa.
In alcuni casi, pur non essendo inclusa nel SNA, possiamo usare la Matrice CXV.
Con quale criterio dispongo le palline nello spazio? Se la rete è grande, come faccio a rappresentare
tuti i nodi nello schermo del computer?
E' riferito al numero dei collagamenti (link) tra i nodi, più collagamenti sono visibili, maggiore sarà
la densità.
Un sociogramma senza link avrà densità 0 mentre un sociogramma con il numero massimo di link
possibili avrà densità 1.
Quanto è lontano Antonio con Stefania? Misuriamo la distanza attraverso i numeri di link tra uno e
l'altro.
Nell' esempio Antonio con Stefania dista un link mentre Antonio con Giovanni distano 2 link.
In questo altro esempio, abbiamo due distanze tra Antonio e Stefania (una di 2 e una di 3).
La distanza che prendiamo in considerazione è quella minore che è definita Geodetica.
Misura la coesione nella rete. Se la media è bassa è molto coesa, se è alta non è molto coesa.
Sono numeri che si misurano tra 0 e 1 e sono inversamente proporzionali (se uno aumenta, l'altro
diminuisce e la loro somma darà sempre 1).
Un valore alto di compattezza sta a significare una rete compatta, se è alta la frammentazione
avremo una rete molto divisa.
Una rete di Big Data è sempre a maglia larga e il diametro della rete è uguale alla geodetica più
lunga.
Centralità e Potere
Il potere nell' analisi dei dati di rete si traduce nel concetto di centralità ovvero quando un nodo ha
un sacco di connessioni.
Il numero di connessioni che questo nodo ha (es. Ciccio ha due legami (grado = 2).
Tanto è più potente, tante più amicizie ha. Però i legami possono essere in entrata o in uscita
ovvero.
Bonacich
Con il Degree posso cercare e selezionate gli influencer a cui mandare i miei prodotti.
Avere forza e potere, significa stare in mezzo alle coppie di nodi, la potenza dipende dal fatto che,
per parlare a un’altra persona, bisogna passare da queste persone.
Centralizzazione
Rispetto agli altri, è una misura che riguarda l'intera rete e c'è n'è per ogni misura.
CTZ: Centralizzazione
Il potere.
Nell’analisi della rete il potere viene determinato come centralità del potere.
I gruppi si possono rintracciare o con un approccio bottom up o con un approccio top down.
Clique - Ogni nodo è collegato agli altri in maniera omogenea e tutti hanno legami con tutti.
All’interno della “rete c’è una rete più stretta che agisce da sottogruppo.
N - Clique - Rete in cui uno dei nodi non ha rapporti con tutti gli altri ma solo con alcuni. Anche se
qualcuno non ha legami con tutti gli altri deve comunque avere legami indiretti. Ovvero arriva agli
altri membri passando per le relazioni che già ha, tuttavia questi legami devono essere determinati.
(ES: due clique / due passaggi) per arrivare a qualunque altro membro.
N – Clan – Nell’aspetto è simile alla N clique, tuttavia nel’ N - Clan il membro esterno fa parte del
gruppo (Esempio: una comitiva di persone in cui X e Y hanno relazioni solamente indirette. E
hanno relazioni solo tramite Z quella comitiva è un N-Clan. Se X e Y hanno relazioni tramite una
persona G che però sta al di fuori della comitiva allora quello sarà u n N Clique.
Queste due variabili sono fondamentali per lo studio bottom up delle reti.
Nell’approccio top down il ricercatore va a scovare quei legami (Bridge) che se fossero tolti
creerebbero un danno enorme distruggendo la rete.
Lambda set è uno di questi algoritmi che determina una gerarchia di importanza tra i legami degli
appartenenti alla rete. Il più importante sarà posizionato in alto nella tabella e sotto ci saranno tutti
gli altri.
Fa una cluster analysis molto più rapidamente e consente di individuare delle comunità vere è
proprie sulla base di caratteristiche razionali.
Questa cosa è importante nell’analisi di rete. E’ più importante catalogare le persone nelle reti a
seconda dei ruoli sociali, tuttavia è molto difficile lavorrci.
I sociologi viene affrontano il problema dei ruoli attraverso l’equivalenza reazionale. Ovvero tutti
quelli che hanno lo stesso tipo di relazione con gli altri sono equivalenti ed avranno lo stesso ruolo.
Nella matrice di adiacenza questi ruoli vengono determinati nella somiglianza delle righe di
ciascuno. Se le righe sono uguali queste caratteristiche allora questi avranno lo stesso ruolo.
Poi abbiamo:
L’equivalenza automorfica ( Due persone sono equivalenti se hanno lo stesso numero di relazioni
con altri nodi della rete, somiglianza nella forma ma non nella sostanza in quanto le persone con cui
intratterranno relazioni non saranno le stesse.)
Equivalenza regolare: (Situazione in cui abbiamo una somiglianza perché le persone hanno lo
stesso tipo di relazione con o stesso tipo di persone) Tutti gli studenti sono equivalenti regolari
perché accomunati dalla relazione tipica con i professori.
A bloccchi: dentro la matrice si cercano dei pezzi che abbiano delle somiglianze dal punto di vista
dei numeri
Le reti egocentrate
Il problema di queste reti è che sono spesso in complete perché le informazioni che abbiamo sul
vicinato di ego le otteniamo da ego stesso, tuttavia ego potrebbe non sapere quali relazioni hanno i
suoi vicini.
Ci sono una sere di misure di base nell’analisi delle reti egocentrate che sono le stesse incontrate in
passato. (Si parla di densità, di centralità etc…)
Due nuove misure di analisi sono state prodotte in questi ultimi anni:
Buchi strutturati: Se manca un legame all’interno di una rete , si parlerà di buco strutturato. In
quanto il nodo che metterà in contatto i due punti (ego) tra cui manca la relazione avrà più potere.
Una seconda misura che viene presa si riferisce ai vincoli diadici (Una situazione in cui avrò meno
vincoli determinerà il mio maggiore potere)
Misure specifiche (cosa succede ad ego se uno dei buchi viene colmato?)
Brokeraggio: Se un tizio si trova al centro di un sentiero, può avere un ruolo di coordinatore, di
gatekeeeper , rappresentante, consulente. (Ego può coordinare una rete o può dare consigli
dall’esterno, può filtrare o comunicare informazioni dall’esterno verso l’interno o viceversa, può
rappresentare qualcuno dall’interno per comunicare a qualcuno di esterno).
Le reti bimodali
Le reti bimodali partono dalle matrici di affiliazione. Qual è la filosofia che sta dietro alle reti
bimodali? Si porova a mettere insieme micro e macro. Esistono le persone e le strutture presso il
quale interagiscono.
Si utlizza il grafo bipartito. ES: Uno schema che collega ciascun individuo ad una propria
caratteristica di appartenenza o ad un comportamento:
Sulla base di questo si vengono a creare delle reti fra gli animali che si nutrono delle stesse piante,
quindi si può costruire il gruppo degli animaletti che si cibano della stessa pianta.
Tutto ciò serve per sopperire ad una mancanza di dati. Se non conosco le persone costruisco le
relazioni tra le persone in base a quello che le persone consumano.
Cosa si fa sulle reti bimodali? Si distinguono chiaramente le reti delle piante e degli animali e si
definiscono delle reti a parte.
Densità e centralità sono espresse come tasso di partecipazione (Matrice degli attori) e dimensione
dell’evento (matrice degli eventi).
Se ciccio e franco sono appassionati di modellismo e comprano trenini. Ciccio e franco non si
conoscono ma li metto dentro la stessa rete perché comprano sempre trenini.
Allo stesso modo posso costruire una rete di quanti hanno comprato uno specifico modello di
trenino rispetto ad un altro.
Partiamo da una costatazione dicendo che la rete è composta da un numero enorme di nodi, la
conseguenza di questa quantità di nodi è la complessità solamente apparente della rete.
Queste reti complesse si trovano ovunque, cioè la complessità che si viene a creare dai nodi può
dare forme simili tra i nodi.
Le reti complesse hanno una struttura particolare, nonché un' invarianza di scala.
• Clustering coefficient (quanto gli amici di ego sono amici tra loro?)
Si calcola perché ci permette di capire se la rete è complessa o no e deve essere dentro un certo
range.
• Assortività = C'è un mettersi insieme delle persone simili che hanno le stesse
caratteristiche / Disassortitivà = Non stanno necessariamente insieme(omofilia).
• Struttura comunitaria (Componenti).
Queste tre caratteristiche devono essere tenute in considerazione proprio per capire se la rete è
complessa oppure no.
1. Invarianza di scala
2. Struttura small-world
Invarianza di scale
• Il diametro di una rete sociale è ridotto (Milgram) => Six degree of seperation
• Non è il numero dei nodi a creare complessità, ma il modo in cui sono connessi (casualità,
clustering, weak ties).
1
Tendenze più recenti
Successivamente vengono usati i nuovi approcci che sono la Linguistic Turn, che ha rivolto
l'attenzione alle sociologie interpretative e alla costruzione sociale della realtà.
Es: Interazionismo simbolico, approccio drammaturgico, etnometodologia, strutturalismo... ecc
Capitolo 2
i percorsi della ricerca sociale
La ricerca può essere descrittiva/esplicativa oppure esplorativa/confermativa.
-Ricerca descrittiva: Come si presenta un certo fenomeno? Serviranno per questo tipo di ricerca
dei dati che fotografano il fenomeno.
- ricerca esplicativa: Perché un fenomeno si presenta in un certo modo? In questo caso si
dovranno individuare le cause che hanno prodotto il fenomeno osservato.
Ricerca esplorativa: Affronta il percorso di ricerca come un esploratore che cerca di conoscere una
realtà ignota (ricerca qualitativa).
- ricerca confermativa: Il ricercatore parte da una serie di ipotesi e da qui dovrà trovare le prove
che confermano tali ipotesi (carattere quantitativo).
2
Organizzazione dei dati (framing)
Vuol dire trasformare i dati empirici raccolti, in modo da dare delle risposte alle domande
conoscitive del ricercatore. L'organizzazione dei dati può essere fatta tramite la post codifica e
tramite la matrice casi per variabili.
Capitolo 3
Il campionamento
Il campionamento consiste nel selezionare alcune unità di analisi della popolazione. Si campiona
per risparmiare sia denaro che tempo, tuttavia uno svantaggio del campionamento consiste nel
suo errore, dovuto al fatto che le unità prese in analisi non saranno mai come l'intera popolazione,
ci sarà sempre uno scarto. La formula dell'errore di campionamento è:Y=Y^+-E Dove Y
rappresenta la popolazione e Y^ rappresenta il campione.
Distinguiamo tra campioni probabilistici e campioni non probabilistici.
Campioni probabilistici: Fanno riferimento alla teoria matematica della probabilità, in quanto tutte
le unità di analisi della popolazione hanno la stessa probabilità di essere estratte
n=Z^2(Pq)xN/E^2(N-1)+Z^2(Pq)
Vi sono diversi tipi di campioni probabilistici:
- campione stratificato: Che consiste nel suddividere le unita prese in analisi in proporzione ad
alcune variabili note.
- campione sistematico: Le persone vengono selezionati a caso e si comunica estraendo
casualmente un individuo dalla lista della popolazione e poi si selezionano gli altri fino a quando
non si raggiunge il totale previsto di unita prese in analisi.
Campioni non probabilistici: Campioni eterogenei ambiscono ad una rappresentatività
tipologica.
Vi sono vari tipi di campioni non probabilistici come:
- campione a valanga
- campione a scelta ragionata
- campione di convenienza
- campione per quote
Capitolo 4
L'intervista
Con il termine intervista si intendono quei modi per raccogliere dei dati.
Possiamo definirla come una forma di conversazione nella quale due persone parlano, di cui una
fa delle domande (intervistatore) e una che risponde (intervistato).
Tipi di intervista
Un primo criterio che bisogna analizzare riguarda come sono organizzate le domande,
3
esse possono riguardare:
- intervista strutturata: Presenta delle domande standardizzate da porre nello stesso ordine a tutti
gli intervistati, ed essi possono rispondere liberamente.
- intervista semistrutturata: non ci sono delle domande fisse ma una sorta di scaletta.
- intervista non strutturata: parte da un tema da approfondire.
Un secondo criterio riguarda lo stile dell'intervistatore e sono:
- intervista direttiva: L'intervistatore segue una lista di domande e ignora le reazioni dell'intervistato.
- intervista non direttiva: Le domande seguono le risposte dell'intervistato.
- intervista semidirettiva: Si ha una parte uguale per tutti gli intervistati e una parte dove si seguono
le esigenze dell'intervistato.
Un terzo criterio di classificazione riguardano il tipo di domanda e di risposte che possono essere
standardizzate o non.
Capitolo 5
Focus group
Il focus group è una tecnica di rilevazione che ricorre a procedure non standardizzate, basata su
discussioni apparentemente informali di gruppi di persone estranee fra loro, con la presenza di un
moderatore e un osservatore.
Il Focus group ha avuto successo nella ricerca sociale, e in tanti altri ambiti perché presenta
numerosi vantaggi:
- economicità
- rapidità: Si possono intervistare più persone contemporaneamente
- flessibilità: Gli strumenti utilizzati possono essere cambiati
- alta densità di informazione: Vengono prese in considerazione non solo le risposte ma anche le
dinamiche di gruppo che si vengono a creare
- alta tollerabilità: Viene considerato poco intrusivo
4
La pianificazione del focus group
Pianificare un focus group significa scegliere il numero e la composizione dei gruppi, il luogo, i
partecipanti.
I gruppi sono composti all'incirca da 8 persone che non si conoscono tra loro. La durata varia dalle
3 o 4 focus group con le stesse persone. Il luogo deve essere neutrale così da mettere tutti i
partecipanti a loro agio, vengono sistemati in cerchio in quanto indica simbolicamente che tutti i
partecipanti sono uguali.
Il moderatore e L'osservatore
Il compito principale del moderatore è quello di gestire l'interazione tra il gruppo.
Inizialmente il moderatore ha il compito di facilitare il warm up cioè la fase di riscaldamento,
intrattenere gli ospiti e fare in modo che socializzano tra loro.
Il compito del osservatore è quello di stare attento ai contenuti e come essi emergono durante la
discussione, prendendo appunti.
Strumenti di rilevazione
Lo strumento che molto spesso viene utilizzato è la traccia. La traccia è formata da poche
domande e non hanno un ordine preciso. Si distinguono 5 tipi di domande:
- domanda di apertura: Permettono la creazione del gruppo.
- domanda di introduzione: Portano il partecipante a riflettere sulla discussione.
- domanda di transazione: Si passa da un tema all'altro
- domanda chiave: Si riferiscono i temi centrali della discussione.
- domanda finale: Portano alla chiusura della discussione.
5
abbreviazioni utilizzate, si procede poi alla presentazione dei risultati indicando il peso di ogni tema
e successivamente l'analista assocerà i pesi dei vari temi con le risposte più significative.
Capitolo 6
Etnografia è osservazione
L’osservazione è una delle tecniche di raccolta dati più antica, risale alle ricerche etnografiche che
andavano di moda in epoca coloniale sotto l'influenza del positivismo.
Capitolo 7
Inchiesta campionaria
L’inchiesta campionaria rappresenta la ricerca quantitativa, è una tecnica di rilevazione basata sul
questionario che fa riferimento a campioni di tipo probabilistico e si propone di spiegare fenomeni e
problemi sociali.
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Le più importanti sono:
- desiderabilità sociale: Quel fenomeno per cui le persone intervistate, finiscono per dare delle
risposte socialmente desiderabili ma alle quali non credono veramente. Per questo è stata fatta
una scala di desiderabilità sociale che permette di capire se nel corso del colloquio una persona ha
indossato una maschera sociale.
- l’aquiescenza: Tendenza di dichiararsi d'accordo con le affermazioni contenute nelle domande.
- le pseudo opinioni: Il risultato della mancanza di opinione dell'intervistato.
Per capire meglio come funziona il meccanismo risposta domanda sono stati elaborati 4 modelli di
cui tre di matrice cognitiva ed una di linguistica.
: Sostiene che nel rispondere l'intervistato osservi una sequenza
fissa di paesaggi che producono la comprensione della domanda, il recupero dell'informazione e
infine la modalità della risposta. Questa strategia viene definita ottimizzante.
: Sostiene che accanto alla strategia ottimizzante l'intervistato può
utilizzare una strategia satisficing cioè accontentare le pretese dell'intervistatore.
: Gli intervistati rispondono in base alle prime cose
che gli passano per la mente
: L'intervistato parla sinceramente (si annulla il contesto di
intervista).
Il questionario
Il questionario è costituito da un insieme di domande standardizzate dette item.
Per costruire un questionario è necessario tenere conto di quattro presupposti:
- conoscere il fenomeno studiato
- operativizzare in modo valido e affidabile i concetti di ricerca
- avere esperienza nel campo
- conoscere bene la popolazione che si sta studiando.
Il questionario di solito è composto da tre parti:
1) parte di presentazione (cover Letter): presenta la ricerca e cerca di motivare gli intervistati a
cooperare.
2) istituzioni: Contengono tutte le regole che gli intervistati devono seguire per rispondere.
3) corpo principale: Comprende le domande vere e proprie.
Una regola nella costruzione del questionario è quello di essere chiari e semplici nella struttura
delle domande da sottoporre. Queste ultime possono essere aperte o chiuse. Nel secondo caso
sono più frequenti e ne esistono di vari tipi:
- scelta fra categorie semantiche autonome
- check list
- categoria ordinate
- ordinamento di preferenze personali
- differenziali semantici
- conteggio o misurazione
Prima di somministrare un questionario bisogna fare un pre-test, l'esito di ciò può portare
l'intervistatore a modificare uno degli elementi che sopra abbiamo descritto.
Infine si somministrano i test e ciò può venire in diversi modi: dal vivo, per telefono, per posta, per
computer ecc...
Essi possono essere somministrati o in circostanze singole (studio trasversale) o più volte nel
tempo (studio longitudinale).
7
generale. Le scale adattive di Linkert si svolgono in quattro passi:
1) la definizione degli item che si pensano adatti a misurare il concetto
2) la somministrazione tramite questionari
3) controllo della coerenza
4) controllo di validità e unidimensionalità
La parte più importante per stabilire se una scala funzione oppure no, è il calcolo dell’alfa di
Cronbach, che misura la coerenza interna della scala. Il controllo può essere effettuato facendo
uso della tecnica split half che consiste nel dividere gli item della scala in due gruppi per vedere
se il punteggio del primo è correlato con il secondo.
L'Alfa di Cronbach viene calcolata attraverso la seguente formula:
L'Alfa varia da 0 a 1. Più è grande, più le scale sono coerenti e attendibili, se risulta negativa vi è
qualche problema nell'orientamento delle categorie di risposta di alcuni item.
Capitolo 8
analisi dei dati
Il compito principale dell'analisi dei dati è quello di trovare delle strutture dotate di senso del
materiale raccolto. Essa può essere effettuata rispetto ai seguenti oggetti:
1)l'analisi dei casi. Che si divide in:
-case study: Studio dettagliato di un oggetto o di un fenomeno che viene considerato esemplare.
-analisi comparativa: Si mettono a confronto alcuni casi individuando delle caratteristiche comuni
evidenziando somiglianze eh differenze.
- l'analisi dei gruppi o Cluster analysis: Tipo di analisi quantitativa, dove al suo interno abbiamo le
tecniche gerarchiche, tecniche iterative o , tecniche sulla densità locale e le reti neutrali.
2) analisi delle variabili. Implica l'uso della statistica e si possono distinguere tre tipi di variabili:
- MONOVARIATA: Si occupa della variabili prese singolarmente e ha scopi descrittivi. La forma più
semplice di queste variabili è la rappresentazione tabellare, in cui il ricercatore individua le varie
modalità di risposta e per ciascuna conta le frequenze.
- BIVARIATA: Si occupa delle variabili prese a due a due e ha uno scopo esplicativo. Attraverso
questa analisi si possono controllare le ipotesi. Uno strumento utilizzato è la tabella di contingenza,
che rappresenta il modo in cui una variabile si distribuisce nelle diverse modalità di un'altra.
-MULTIVARIATA: Considera più di due variabili contemporaneamente e ha scopi sia descrittivi che
esplicativi, esplorativi o confermativi.
3) l'analisi dei dati relazionali. È affidata alla network analysis. Si basa su una matrice detta
matrice di adiacenza o sociomatrice. La presenza di due membri nella tabella indica l'esistenza di
rapporti biunivoci in cui si possono rintracciare iniziatore e destinatario della relazione, serve infatti
per descrivere posizioni e ruoli sociali.
4) analisi delle parole. Possiamo trovarle:
-Nella domanda nella risposta aperta. Vengono sottoposte ad una codifica per due ragioni:
1) riassumere a chiarire il significato delle parole
2) consentire un successivo trattamento statistico
Ultimamente molti ricercatori si sono rivolti all’analisi delle corrispondenze lessicali (ACL).
Quest'analisi afferma che le parole da sole non hanno alcun senso, ma lo acquisiscono solo se
associate ad altre. Essa persegue due obiettivi: Creare delle regolarità dei dati e individuare poche
dimensioni di senso che possono spiegare tali irregolarità tramite tecniche di tipo fattoriale.
- nelle interviste è nei focus group attraverso l'analisi quantitativa e qualitativa.
L'analisi delle parole viene fatta tramite l'analisi del contenuto, è una tecnica che si basa su
procedure di scomposizione dei testi in elementi più semplici.
Le tecniche di analisi del contenuto sono tre:
1) analisi della frequenza. Ha 3 scopi fondamentali:
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- rapida esplorazione del testo
- affinamento delle parole del testo
- misurazione di una fonte
2) analisi co-occorrenze.
Serve a capire se due parole vengono regolarmente associate all'interno del testo preso in esame.
L’indice più diffuso di associazione è il coefficiente del coseno che si calcola:
c(x,y)=f(x,y)/√f(x)x√f(y)
3) analisi degli asserti valutativi.
È basata sull'analisi delle frasi contenute nei testi, serve a capire come vengono valutati
determinati oggetti nel discorso. Per effettuare questo tipo di analisi, il ricercatore si affida ai
differenziali semantici.
Capitolo 2
Intervista strutturata
Uno degli strumenti quali-quantitativi più importanti è l'intervista strutturata, rivolta ad un elevato
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numero di soggetti scelti sulla base di un campionamento, che segue una traccia rigida e
standardizzata, in cui al suo interno troviamo la dicotomia tra espressioni (riguardanti le domande
a risposta aperta) e reazioni (riguardanti le domande risposta chiusa). Ed è proprio per questo
motivo che viene definito uno strumento quali-quantitativo. La presenza di domande sia aperte che
chiuse rappresenta un'opportunità per il ricercatore che intende triangolare dati e tecniche, sia di
tipo quantitativo che qualitativo. Affinché la triangolazione sia possibile è necessario adottare una
delle seguenti soluzioni:
1) includere nello schema di intervista a domande che prevedono risposte sia aperte che
chiuse. Lo svantaggio di questa soluzione è che l'intervistato troverà noioso rispondere a due
modi diversi ad una stessa domanda.
2) effettuare una post codifica delle risposte aperte allo scopo di ottenere variabili
analizzabili. Questa soluzione però comporta un lavoro lungo e faticoso da parte del ricercatore.
3) analizzare il testo delle risposte aperte per individuare i temi principali.
4) identificare attraverso l'analisi delle domande a risposta chiusa degli idealtipi di
rispondente e approfondirli successivamente con l'analisi delle domande a risposte aperte.
Per quanto riguarda le diverse tecniche quantitative di classificazione, la tecnica migliore usata è la
Cluster analysis, il quale obiettivo è quello di ordinare i casi in gruppi, in modo tale che vi sia una
sorta di omogeneità fra i membri di uno stesso gruppo e un eterogeneità tra i membri di gruppi
diversi. Tra i vari tipi di Cluster analysis troviamo: clustering gerarchiche, delle partizioni ripetute ed
iterative (es: Metodo delle K medie) basato sulla densità locale. Quella che più si utilizza è quella
del k - medie, tale procedura prevede che il ricercatore preveda a priori il numero dei cluster,
assegna poi ciascun caso a un gruppo. A questo punto i casi vengono spostati da un gruppo
all'altro fino a quando non verrà raggiunta l'omogeneità al loro interno e l'eterogeneità al loro
esterno.
La rappresentazione grafica ci permette di identificare 4 tipi differenti di spettatori:
- critico lettore: (colui che registra un valore basso su tutti i campi tranne sulla lettura del libro)
- fan deluso: (colui che registra valori alti in tutte le variabili tranne sul giudizio complessivo)
- fan entusiasta: (colui che registra valori alti in tutte le variabili)
- spettatore di massa: (colui che non ha letto il libro ma ha guardato il film).
Un altro modo per analizzare le domande a risposta aperta è attraverso l'analisi delle
corrispondenze lessicali, ACL. Questa è una tecnica di tipo esplorativo, la sua utilità sta nel fatto
che consente di ottenere una prima sintesi dell'informazione contenuta nei dati senza dover
effettuare nessun intervento di codifica intermedia. L'approccio dell’ ACL è basato sulle differenze
in quanto il significato di una parola riguarda le relazioni che essa ha con le altre.
Per effettuare l’ACL, i dati testuali vengono organizzati in una matrice lemmi x testi. Per lemma si
intende la forma canonica di una parola. Tali analisi producono uno o più grafici, dove gli oggetti
più significativi sono quelli più lontani dall'origine degli assi. Da un'analisi approfondita della
matrice lemmi per testi si può ottenere un'altra tabella che rappresenta i fattori, ossia i significati
nascosti all'interno dei testi, e la loro forza all'interno del testo, ossia l'autovalore. La somma di tutti
gli autovalori prende il nome di inerzia.
Capitolo 3
Il focus group è l'analisi di rete
Il focus group è l'analisi di rete sono due tecniche di ricerca sociale oggi fondamentali per
l'operatore sociale e il manager dei servizi sociali.
A riguardo, le tecniche sociometriche, dalle quali si è sviluppata la social network analysis, sono
nate al fine di rilevare studiare le relazioni interpersonali esistenti in un gruppo.
Innanzitutto la Sna è una tecnica concepita per le relazioni, dunque Come posso applicarla al
focus group dove invece dominano le interazioni? Dal punto di vista metodologico per studiare le
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relazioni bisogna partire dalle interazioni poichè una relazione non è altro che un insieme di
interazioni.
Secondo Nedelmann l'interazione sociale può essere definita come un processo di durata più o
meno lunga, tra due o più attori che orientano il proprio agire l'uno verso l'altro, lo svolgimento di
tale agire produce effetti di associazione che corrispondono alle relazioni che possono essere di
affetto, amicizia, ecc.. Per far ciò è necessario raccogliere un nuovo tipo di dati, chiamate
relazionali, tuttavia la raccolta e l'organizzazione dei dati del focus group è un'operazione tutt'altro
che semplice. Per tale ragione durante l'effettuazione di un focus group, il moderatore dovrebbe
essere affiancato da almeno un'altra persona che lo aiuti ad annotare le informazioni principali che
emergono nel corso del dibattito: l’osservatore, dove ne possono essere più di uno, e possono
essere palesi o dissimulati.
Sono tre i tipi di dati da registrare: I legami, gli attributi dei legami e gli attributi dei soggetti.
Lo strumento più pratico per la raccolta dei dati relazionali è la cosiddetta sociomatrice, in cui
vengono aggiunte tutte le informazioni sui partecipanti, rappresentandole successivamente grazie
al sociogramma. Dal sociogramma dovrebbero risultare evidenti alcune caratteristiche essenziali
del gruppo, cioè:
- la sua omogeneità, ovvero la suddivisione in sottogruppi:
Nella ricerca di tali sottogruppi si possono seguire due approcci:
- un approccio bottom up che sottolinea come il magro possa emergere dal micro.
- un approccio top-down che invece guarda la struttura per evidenziare al suo interno aree
più dense o al contrario buchi.
- la presenza di individui isolati: Fra i compiti della Sna vi è quello di scoprire gli individui isolati
di una rete. Se un sistema presenta una bassa densità di relazioni, in esso ci sarà poco potere,
mentre invece se presenta un’alta densità di relazioni ve ne sarà molto. Ma ciò che interessa è
capire come il potere si distribuisca.
- le posizioni di centralità all'interno del gruppo
- le equivalenze strutturali dei nodi
A partire da Bavelas la sna misura il potere tramite la centralità, considerando tre indicatori
fondamentali:
- il grado: Connessioni in entrata o in uscita che si riferiscono a un particolare nodo
- la vicinanza: Misura quanto facilmente un attore sia raggiungibile o posso raggiungere gli altri
- l'Intermedietà misura quanto gli altri attori dipendono da un certo modo per stabilire delle
relazioni.
Capitolo 5
L'analisi qualitativa computer assistita
I software per l'analisi qualitativa dei dati prendono il nome di CAQDAS, e servono ad organizzare
l'enorme mole di informazioni che caratterizza il materiale di tipo qualitativo. Tale analisi Interpreta
i dati attraverso l'identificazione e la possibile codifica dei temi al fine di costruire ipotesi o teorie. I
CAQDAS si distinguono in programmi per la
-ricerca descrittivo interpretativa: categorizzazione eh codifica del Corpus testuale
-ricerca orientata alla teoria: Ispirate alla grounded Theory.
Una classificazione più recente distingue i CAQDAS in:
- programmi di codifica il recupero delle informazioni
- programmi per la costruzione delle teorie basate sulla codifica
- programmi per la ricerca e la gestione di testi
Le principali funzioni svolte dai CAQDAS sono:
- registrazione/archiviazione: La registrazione è una funzione accessoria, mentre la seconda
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riguarda la capacità di organizzare efficacemente il materiale raccolto.
- codifica: Isolare frammenti di materiale empirico attribuendogli un etichetta di riconoscimento.
- recupero e collegamenti: Il sistema di codifica consente il recupero efficiente dell'informazione, di
conseguenza si possono effettuare ricerche sistematiche in forma di navigazione ipertestuale su
materiale di ogni tipo.
- analisi: L'insieme dei testi recuperati può essere sottoposto a vari tipi di analisi. Analizzare
differenze, somiglianze e relazioni tra i diversi segmenti recuperati.
- integrazione:
-integrazione interna: Ovvero assistere il ricercatore nello sviluppo di categorizzazioni,
tipologie e proposizioni teoriche con la possibilità di collegarle insieme per elaborare una teoria.
-integrazione esterna: Ovvero stabilire un collegamento con il materiale non direttamente
raccolto dal ricercatore, ma utile per comprendere meglio il fenomeno oggetto di studio.
I criteri per scegliere un CAQDAS:
1) un primo criterio per scegliere un programma adatto alle proprie esigenze, è quello della
diffusione. Infatti i programmi più noti sono quelli che gli analisti hanno apprezzato di più. I
CAQDAS più diffusi sono: Atlas.ti , N6 e Hyper Research.
2)Il secondo criterio di scelta deve tener conto delle proprietà del programma uniti agli scopi del
ricercatore.
3) il terzo criterio invece deve tenere conto della struttura della complessità della ricerca.
Inoltre nella scelta di un CAQDAS vanno considerati: Dati tecnici, formato dei dati accettati,
l'ergonomia, performance, la possibilità di inserire dati multimediali, tipi di codifica, unità di ricerca
testuale, funzioni statistiche.
Atlas.ti è uno dei programmi più diffusi e completi per l'analisi dei dati qualitativi. Tale programma
si basa su quattro principi: visualizzazione, integrazione, serendipity, esplorazione. E’ stato pensato
per un contatto diretto con i testi attraverso letture ripetute e un confronto interno tra i passi
codificati del ricercatore.
Atlas.it opera su diversi livelli di analisi, ovvero: Documenti primari, citazioni, annotazioni, famiglie,
reti semantiche.
Tutti i CAQDAS, sono costruiti per il recupero selettivo delle informazioni contenute nei documenti
raccolti a seguito di una codifica sistematica.
Una particolare caratteristica di atlas.it consiste nel controllo della attendibilità delle codifiche: Il
sistema controlla infatti che sia stata la stessa persona o meno a porre le codifiche in quanto il
sistema permette di associare il nome dell'autore, la data e l'ora della creazione di ciascun autore,
quindi si possono verificare anche le modifiche che possono venire fatte da diversi autori nel caso
di un lavoro di gruppo. In generale I CAQDAS favoriscono la triangolazione tra ricercatori allo
scopo di integrare i propri sistemi di codifica, integrali e fonderli.
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quell'equilibrio che si crea tra me e gli altri ovvero l'equilibrio strutturale (le persone sono quelle che
sono in base ai rapporti che hanno con gli altri).
Moreno. Inventa uno strumento chiamato sociogramma, che mostra le relazioni delle persone. Con
questo strumento riuscì ad aprire una riflessione sulle strutture sociometriche venute fuori dalle
molteplici relazioni che un individuo presenta.
La seconda è la . Composta da sociologi e antropologi che fanno parte
della scuola funzionalista. I maggiori esponenti sono Warner e Mayo, che intrapresero una serie di
studi empirici sulla vita di fabbrica e di comunità. Essi focalizzarono la loro attenzione sulla
struttura dei sottogruppi che vi si trovano all'interno, intraprendendo l'analisi dei gruppi isolati e
delle “chicche” che si sovrappongono l'una con l'altra (l'insieme di più gruppi di cui un individuo fa
parte contemporaneamente).
Alla fine degli anni 40 Homans, tenta di unire gli studi fatti da Moreno a quelle della scuola di
Harvard in quanto la sociologia di Moreno forniva una buona base metodologica e a questa
Homans introdusse la tecnica della riorganizzazione matriciale dei dati relazionali.......
La terza è la . Composta da antropologi tra cui
Gluckman, Barnes, Bott and Mitchell, interessati a vedere come è strutturata una rete sociale nel
suo complesso. Svilupparono un approccio strutturale per poter esaminare le dimensioni del
conflitto e del potere all'interno delle strutture sociali.
In seguito intorno agli anni 80, l'eredità della scuola di Harvard passò alla scuola di Toronto,
guidata da Wellman, che iniziò un processo di istituzionalizzazione e sistematizzazione della sna.
Wellman ha riassunto le conoscenze teoriche acquisite fino a quel momento e ha cercato di dare
un'identità ad un movimento ancora troppo frammentato ed eterogeneo.
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di persone da andare ad intercettare e così via.
5) strategia basata su Eventi. Si selezionano persone che hanno condiviso un certo evento.
Dopodiché bisognerà stabilire quante unità d'analisi considerare, se l'intera popolazione,
effettuando quindi un censimento o se solo una parte approntando un campionamento.
Centralità
Il concetto di centralità è uno dei più importanti nell'ambito della Sna.
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Molto spesso le persone che occupano le posizioni centrali sono coloro che risultano essere le più
attiva e che possono quindi facilmente influenzare le dinamiche interne della rete.
Le misure di centralità più diffuse sono:
(il grado): La centralità cresce con il crescere dei legami. Il grado di un nodo è dato dalla
somma dei legami in cui esso è presente. Inoltre si distingue:
In-degree: Si riferisce al numero di legami provenienti da altri membri della rete verso un nodo
specifico.
Out-degree: Si riferisce al numero di legami che hanno origine in un modo e sono diretti verso
altri membri della rete.
(vicinanza ): Misura quanto ruolo risulta vicino a tutti gli altri nodi della rete. Vicini
sono quei nodi che hanno meno intermediari, quindi viene indicata la strada migliore che unisce
due punti ossia la geodetica. Anche per la closeness abbiamo:
In-closeness: Facilità con cui un nodo è raggiungibile dagli altri
Out-closeness: Facilità con cui un nodo raggiunge gli altri.
: L'idea è che un nodo che fa da intermediario tra altri due, ha una posizione di
vantaggio rispetto agli altri in quanto la capacità di intermediazione permette di controllare lo
scambio di informazioni.
Sottogruppi
All'interno di un sistema reticolare si vengono a creare dei sottogruppi. Di maggiore rilevanza sono
i sottogruppi coesi, ossia composti da un insieme di nodi connessi tra loro in maniera diretta.
Esistono fondamentalmente due approcci allo studio dei sottogruppi:
- approccio bottom up: Esso si occupa di rintracciare all'interno di un reticolo :
clique: Ossia composta da nodi collegati in maniera diretta l'uno con l'altro
N-clique: Ossia composte da nodi collegati in maniera diretta o indiretta attraverso un
intermediario.
N-clan: Ossia composte da nodi collegati in modo diretto o indiretto attraverso un
intermediario E quest'ultimo deve appartenere al gruppo.
- approccio top down: Esso si occupa di definire la lamdba set, una sorta di graduatoria dei legami
più importanti della rete, senza i quali sarebbe compromessa in modo rilevante la sua struttura
originaria.
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attaccamento preferenziale (preferential attachment): Più una pagina web è cliccata più sarà
visitata in futuro, ciò ha portato alla regola secondo il quale quando un individuo deve stabilire con
chi instaurare un legame lo farà con il nodo vicino che ha il maggior numero di legami. Ciò produce
reti di piccolo Mondo di tipo aristocratico.
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lOMoARcPSD|3524121
che viene data dai positivisti alla questione ontologica “la realtà
esiste?”) I positivisti dicono che la realtà è conoscibile oggettivamente,
Durkeim in un suo libro dice che dobbiamo considerare i fatti sociali
come oggetti, dice questa cosa perché non ci occupiamo più di soggetti
ma di cose e quindi per lui non c’è più il problema che il soggetto
conoscente e l’oggetto conosciuto sono la stessa cosa, e così è possibile
conoscere la realtà in modo oggettivo; (Questione Epistemologica e
risponde alla seconda domanda). I positivisti usano il metodo scientifico
per conoscere la realtà, questo metodo è basato sulle procedure
induttive, cioè io guardo la realtà e cerco delle regolarità, cioè cose che
accadono sempre allo stesso modo e così io posso formulare delle leggi,
queste leggi prendono il nome di LEGGE DETERMINISTICA (Legge
deterministica significa che le cose accadono sempre allo stesso modo,
quindi se accade “A” sicuramente accadrà “B”); (Questione
Metodologica e risponde alla terza domanda).
- IL NEO E POST-POSITIVISMO (Secondo paradigma): Un esempio di
quadro per il secondo paradigma è “Notte Stellata” dipinto da Van
Gogh. In questo quadro noi vediamo le stesse cose del quadro di Corot
descritto precedentemente, ma in realtà è diverso perché cambiano le
luci, i colori ecc, cioè è diverso il modo in cui gli stessi elementi ci
vengono mostrati. Qui la realtà esiste però non riusciamo a vederla
bene, perché è offuscata, questo punto di vista di Van Gogh viene
definito REALISMO CRITICO, perché la realtà c’è ma non riusciamo a
vederla in modo chiaro (Questione Ontologica “la realtà esiste?”), qui
iniziano i problemi perché si la realtà c’è ma può indurci in errore per la
limitazione dei nostri sensi, quindi la realtà si può conoscere ma con un
certo margine d’errore, perché ad esempio i nostri occhi e la nostra
mente possono vedere cose che non esistono come un incendio nel
quadro di Van Gogh. Qui soggetto conoscente e oggetto conosciuto non
sono del tutto separati, perché come ha fatto Van Gogh con il suo
quadro che è sia la notte stellata che lui stesso, anche gli scienziati
entrano nell’oggetto che stanno conoscendo, quindi a questo punto sul
mondo possiamo formulare soltanto congetture, in particolare gli
scienziati devono formulare congetture falsificabili; Questo concetto di
falsificabilità è di Popper e può voler dire due cose:
- Vuol dire che una congettura arrivando ad un certo punto si dimostra
falsa;
- Vuol dire anche che una teoria scientifica deve essere costruita in modo
tale di essere falsificata;
Falsificabile vuol dire che qualcuno dice “si funziona”, ‘’no, non funziona” e se
non funziona si annulla e non come diceva Max che se non funziona si
aggiusta per adattarla al presente (Questa è la risposta alla questione
epistemologica). A questo punto dobbiamo capire come conoscere questa
realtà opaca, qui le scienze esatte hanno avuto un cambio di paradigma, cioè
la realtà è conoscibile per pezzi, ciò vuol dire affidarsi al linguaggio delle
variabili, non potendo conoscere la realtà direttamente, si deve ricorrere ad
un percorso tortuoso, mettendo assieme dei “pezzi” di conoscenza per
comprendere tutta la realtà, questi pezzi sono le proprietà e gli attributi della
realtà da conoscere (Questa è la risposta alla questione metodologica).
- COSTRUTTIVISMO (Terzo paradigma): Un esempio di quadro per il
terzo paradigma è “suprematismo” di Malevic, questo è un quadro
astratto ed è quindi difficile spiegare cosa c’è raffigurato, qui ognuno
ci vede quello che vuole. Qui la realtà c’è ma è una costruzione
sociale, cioè quello che ognuno vede è una realtà che si vede dopo
esserci messi d’accordo su quello che si vede, per questo motivo si
aprono possibilità di conflitto fra gruppi sociali diversi che
interpretano in modo diverso la realtà. I costruttivisti dicono che la
realtà non esiste in modo oggettivo ma va interpretata e va dato un
nome. (Questa è la risposta alla questione ontologica). Quindi se ci
sono realtà diverse è possibile conoscerle? Nel piano epistemologico
soggetto conoscente e oggetto conosciuto si conoscono, si
confrontano e questo viene ammesso nel processo di conoscenza, la
conoscenza deve fare i conti con i valori del ricercatore, il quale deve
perseguire la valutatività, cioè deve limitarsi a chiarire il significato
dei valori che ispirano le scelte sociali, quindi è necessario che il
ricercatore si spogli del proprio etnocentrismo visto che quest’ultimo
può influenzare l’interpretazione della realtà, in poche parole non
dare per scontata la realtà ma scoprirla e interpretarla ogni volta.
(Questa è la risposta al piano epistemologico). Weber, Rickert e
Windelband nel dibattito sul metodo che li impegnò contro il
positivismo, alla fine dell’800 (METHODENSTREIT) si reserò conto
che era necessario individuare un nuovo metodo scientifico che
poteva tener conto della specificità delle scienze sociali, superando
così definitivamente l’approccio positivista. Per Weber, in
particolare, il metodo delle scienze sociali si deve basare sul
“VERSTEHEN”, cioè sulla comprensione razionale dell’agire
individuale, orientato dal significato che gli viene attribuito dagli
attori sociali. Il sociologo così dovrà comprendere l’individuo che
agisce, spiegando razionalmente perché l’individuo ha agito in un
Le sociologie interpretative:
significato delle cose che ci stanno a torno è contrastato con gli altri, cioè è perché
stiamo insieme a gli altri che capiamo le cose che ci stanno a torno. Interazionismo
simbolico significa che io vedo qualcosa e gli altri mi aiutano a capire il significato,
cioè mi guardo attorno e cerco di capire come comportarmi. Quindi noi diamo senso
ciascuno di noi indossa delle maschere rispetto alla situazione che abbiamo davanti.
metodologia invece significa metodi da usare a chi appartiene a dei gruppi per
comprendere la realtà.
Un ulteriore tentativo, derivato dagli studi sul linguaggio, di fare degli studi
anni 70 l’idea di essere dominati da strutture non va più bene e quindi si fa avanti il
novità di quegli anni è anche il REALISMO, cioè i meccanismi nascosti. I realisti sono
coloro che hanno rinunciato a qualcosa e ragionano con i piedi per terra, appunto
sono più realistici. Negli ultimi anni una serie di scienziati hanno provato a costruire
CAPITOLO: 2
I PERCORSIDELLA RICERCA SOCIALE:
Il primo modo si basa su due grandi categorie di ricerca:
- La ricerca descrittiva;
- La ricerca esplicativa;
La differenza tra la ricerca descrittiva e la ricerca esplicativa sta nella
domanda conoscitiva al quale devo rispondere. Nella ricerca descrittiva la
domanda sarà: come si presenta un certo fenomeno? Invece nella ricerca
esplicativa la domanda sarà: perché un fenomeno si presenta in un certo
modo?
Quindi nel caso della ricerca descrittiva, ci serviranno delle fotografie del
fenomeno, faremo dei confronti ecc; Nel caso della ricerca esplicativa
Una volta che la ricerca sociale è nata il primo passo è fare una
ricognizione bibliografica sull’argomento prescelto. Per fare questo
esistono le biblioteche, le riviste scientifiche, le risorse su internet ecc,
quando tutto ciò non è possibile perché ad esempio non esistono libri di
quell’argomento allora possiamo ricorrere alla raccolta di testimonianze
da parte di persone coinvolte o vicine al fenomeno che intendo studiare.
Il secondo passo consiste nello scegliere il tipo di ricerca, successivamente
abbiamo la chiarificazione dei concetti e delle eventuali ipotesi. A questo
punto si dovranno scegliere le nostre unità di analisi, cioè tipi di oggetti
concreti sul quale io farò la ricerca e possono essere persone, famiglie,
gruppi, nazioni, eventi ecc; Delle unità di analisi dovremmo scegliere
alcune proprietà, cioè le caratteristiche che ci interessano di più e sul
quale noi indagheremo. In fine dovremmo scegliere su quante unità di
analisi esattamente effettueremo la nostra indagine, in base alla nostra
scelta avremo:
- Un censimento, cioè quando considero tutta la popolazione di
riferimento.
- Un campione, quando seleziono una parte della popolazione.
- Un’analisi comparativa, cioè quando scelgo un piccolo numero di analisi.
- Lo studio di un caso, cioè quando considero solo una unità di analisi.
La costruzione della base empirica:
La fase di costruzione della base empirica costituisce il momento più
delicato di una ricerca. A questo livello, infatti vengono operate delle
scelte cruciali, che avranno delle ricadute anche su tutte le fasi successive.
Per questo motivo questa fase si può considerare il cuore della
Metodologia Della Ricerca Sociale. La fase di costruzione della base
empirica si articola in 5 sotto fasi:
1. Il passaggio dai concetti alle variabili (la cosiddetta operativizzazione dei
concetti);
2. La scelta della tecnica di rilevazione (il questionario, l’intervista, ecc);
fasi:
indicazione.
un’intervista fra tre modalità: “altro”, “medio”, “basso” ecc. A volte è più
unico criterio gerarchico, ad una scala. Cioè significa mettere degli oggetti
al primo posto, al secondo ecc, i posti non sono tutti uguali, alcuni stanno
ecc.
Per essere più precisi le tecniche di rilevazione dei dati possono essere
- L’esperimento;
- L’osservazione;
- Le interviste;
- Il questionario;
- La simulazione al computer.
i dati empirici raccolti, in modo tale che possano dare delle risposte alle
raccolto.
Nel caso dei dati quantitativi, il framing è la così detta MATRICE CASI PER
La fase dell’analisi dei dati è il momento in cui dobbiamo trovare nei dati
raccolti, avremo diverse tecniche di analisi. L’analisi dei dati può essere
adeguate.
scrive il così detto report di ricerca , cioè un libro, una relazione o una tesi
che contengono sia i risultati conseguiti, sia una spiegazione delle scelte
parti:
2. Lo stato dell’arte, cioè una sintesi della letteratura scientifica esistente sul
alla specifica ricerca) e\o esterna (cioè relativa ad una conoscenza più
corrette. Esistono delle leggi che pongono dei limiti alla ricerca e tutelano
L’attendibilità invece ha a che fare con la coerenza dei dati raccolti (Ad
rendere meno opaca possibile la complessa realtà dei fatti sociali. Harvey
due o più tecniche di ricerca; due o più ricercatori che usano la stessa
tecnica di ricerca; due o più ricercatori che usano due o più tecniche. La
CAPITOLO: 3
Il campionamento:
matematici è: Y =Y^ ∓ E
E=all’errore;
seguente formula: n=
campionari:
incompleta.
sottostimano altri.
CAPITOLO:4
L’intervista:
standardizzato.
intervista;
schemi da seguire.
stesso modo a tutti i soggetti del campione, e una parte in cui invece si
sono persone famose, divi dello spettacolo ecc; oppure sono al contrario:
- Interviste individuali;
scolastiche ecc,
sociali.
L’intervistato:
essere utile:
prendere un appuntamento.
somministrare.
Citare il committente
Perché lui/lei?
Garantire l’anonimato.
- Superare i pregiudizi;
questo è un segnale che c’è qualcosa che non va nella comunicazione tra
l’intervistato e l’intervistatore);
1. Topic Guide (la scaletta): guida delle domande. Questa si adopera nelle
In tutti e tre i casi sia il lessico che la sintassi utilizzata saranno diversi
nelle interviste.
Per fare tutto ciò si possono usare sofisticati programmi per computer di
passaggi collegati con un certo codice. Negli ultimi anni questi software
- Conte Analysis
- Analisi logica
un “senso” complessivo.
Capitolo: 6
Etnografia e osservazione
L’osservazione è la tecnica più antica che esista, questa tecnica inizia con
il positivismo. Esistono diversi tipi di fare osservazione:
CAPITOLO: 5
Il focus group:
Domande approfondite
1. Positivismo: Un esempio di quadro “positivista” è La Ville d’Avray. Guardando il quadro,
nessuno avrebbe dubbi circa il fatto che in esso i vedano degli alberi, delle case ecc. Il
punto di vista dei positivisti è proprio questo: la realtà esiste, ed è conoscibile
oggettivamente (realismo ingenuo). Questa è dunque la risposta che viene data alla
questione ontologica ed epistemologica. Tuttavia, si deve fare una precisazione, come si
supera il problema che nelle scienze sociali soggetto conoscente e oggetto conosciuto
siano della stessa natura? Dobbiamo ad Emilè Durkein la risposta a questo fondamentale
problema; per il sociologo francese, infatti, i fatti sociali devono essere considerati come
cose, come oggetti. Dunque, separando la natura di soggetto conoscente e oggetto
conosciuto è possibile conoscere oggettivamente. Per quanto riguarda la questione
metodologica, i positivisti sostengono che la sociologia deve utilizzare il metodo delle
scienze esatte, un metodo basato sulla misurazione dei dati, la formulazione di leggi e
l’osservazione dei dati empirici. Secondo i positivisti, la sociologia può dirsi scienza proprio
perché utilizza lo stesso metodo delle scienze esatte.
2. Neo-post-positivismo: Un quadro che descrive il punto di vista dei neo e post positivisti è
La Notte Stellata di Vincent Van Gogh. In generale nessuno avrebbe problemi a riconoscere
un villaggio, una chiesa, gli astri del cielo ecc. Ciò che però ci fa riflettere è il modo in cui
essi ci vengono mostrati (realismo critico). Le risposte che vengono date alla questione
ontologica e a quella epistemologica è che la realtà esiste, ma che si deve scorgere, non
posso conoscerla oggettivamente a causa dei limiti dei miei sensi. I nostri occhi sono
abituati a vedere in un certo modo perché sono socializzati. L’ epistemologia non afferma
un netto dualismo tra soggetto conoscente e oggetto conosciuto, questi possono
interagire provocando dei guasti rispetto alla possibilità di conoscere in modo oggettivo il
mondo fisico e sociale. Si ricorsi che siamo nel periodo in cui Heisemberg ed Einstein
bissarono il muro delle conoscenze scientifiche assolute per aprire la strada al
probabilismo. A livello metodologico, si afferma che la conoscenza sociale si può avere
affidandosi al linguaggio delle variabili. La realtà non può essere conosciuta direttamente,
è come se si dovessero mettere insieme dei pezzi di conoscenza per comporre un mosaico
più complesso.
3. Costruttivismo: Un quadro che descrive il punto di vista costruttivista è il Suprematismo di
Kazimir. Ognuno di noi può vedere una cosa diversa in questo quadro. In sostanza i
costruttivisti sostengono che la realtà non esiste in maniera oggettiva ma è una
costruzione sociale (relativismo culturale). Sul piano epistemologico avviene il definitivo
abbraccio tra soggetto conoscente ed oggetto conosciuto. Il ricercatore deve cercare di
perseguire l’avalutatività, è necessario che egli si spogli del proprio etnocentrismo, che
potrebbe influenzare l’interpretazione della realtà. A livello metodologico si rende
necessario individuare un nuovo metodo, superando definitivamente l’approccio
positivista. Per Weber, in particolare, il sociologo dovrà comprendere l’individuo che
agisce, non nel senso di empatizzare con lui, ma arrivando a capire e spiegare
razionalmente perché l’individuo abbia agito in quel modo. Egli afferma che, poiché la
realtà non è conoscibile oggettivamente, il sociologo si deve accontentare dei modelli della
realtà, che vengono definiti ideal-tipi, che tuttavia conducono verso importanti luoghi della
conoscenza.
4. Postmodernità e ricerca sociale: Per quanto riguarda le tendenze postmoderne vi è un
significativo rifiuto delle teorie generali, il rifiuto della razionalità e della linearità,
l’esaltazione delle differenze. Si possono, innanzitutto, citare gli approcci del linguistic turn
(la svolta del linguaggio), tali approcci hanno rivolto una grande importanza al linguaggio e
al discorso, considerandoli come il veicolo di senso dell’ambito della vita sociale. Queste
influenze, in sociologia, prendono il nome di sociologie interpretative. Fanno parte delle
sociologie interpretative: interazionismo simbolico, l’approccio drammaturgico,
l’etnometodologia e le tecniche di analisi della conversazione. Lo strutturalismo, invece,
ricerca le forme invariabili delle relazioni sociali a prescindere dalle manifestazioni
concrete. L’eredità del positivismo è stata raccolta in parte dal realismo, che ribadisce
l’identità di metodo tra le scienze sociali e le scienze naturali, ma la ricerca sociologica è
concepita come diretta a cercare quel come dei fenomeni che non è immediatamente
visibile. Una terza via, che cerca di saldare insieme realismo e strutturalismo, è
rappresentata dal neofunzionalismo.
5. Disegno della ricerca: Una ricerca sociale può nascere per diversi motivi. Una volta iniziata
la ricerca, il primo passo da fare è quello di effettuare una ricognizione bibliografica, ove
ciò non fosse possibile si può fare ricorso a testimonianze di persone coinvolte o vicine al
fenomeno che intendo indagare. Il passo successivo è quello di scegliere in base al mio
obiettivo il tipo di ricerca (descrittiva/esplicativa o esplorativa/ confermativa). A questo
punto dovrò chiarire i concetti che utilizzerò e le eventuali ipotesi cui faccio riferimento.
Per esempio facendo ricorso a vocabolari della lingua, dizionari enciclopedici e costruendo
ipotesi in modo dettagliato e non ambiguo. Ogni ricerca va condotta su precise unità di
analisi: persone, famiglie, eventi, aziende. Una volta individuate le varie unità d’analisi
dovrò scegliere alcune proprietà sulle quali indagherò.
6. Operativizzazione di un concetto: Riguarda soltanto lo stile di ricerca quantitativo, poiché è
diretto all’espressione del linguaggio delle variabili. Operativizzare un concetto vuol dire
trasformarlo in modo da poterlo rilevare e/o misurare. Per far ciò devo individuare un
concetto, per esempio “la qualità della vita”. Poi costruire uno schema che lo scompone
nelle sue proprietà concettuali e lo traduce nei suoi indicatori empirici. Ad esempio, devo
capire a partire da quali elementi posso rilevare e misurare il mio concetto di qualità della
vita, potrei per esempio scegliere indicatori come il reddito, la buona salute etc. La scelta
degli indicatori deve avvenire in maniera tale da coprire tutto il significato del concetto. Il
passo successivo è quello di trovare le modalità concrete attraverso le quali rilevare gli
indicatori, per esempio individuando delle fasce di reddito che gli intervistati dovranno
segnare. A questo punto dovremmo classificare o ordinare o misurare o conteggiare i casi.
7. Framing (organizzazione dei dati): L’organizzazione dei dati consiste nel preparare o
trasformare i dati empirici raccolti, in modo da dare delle risposte al ricercatore.
L’organizzazione dei dati cambia a seconda che si sia scelto di raccogliere dati qualitativi o
quantitativi. Nel caso di dati qualitativi il tipo di organizzazione prevalente è la post-
codifica del materiale raccolto. Essa consiste nell’isolare frammenti di materiale empirico
attribuendogli un’etichetta di riconoscimento. Il lavoro del ricercatore in questo caso è
lungo e le categorie che si creano poco robuste, tuttavia negli ultimi anni sono nati dei
programmi di computer che assistono il ricercatore nella post-codifica. Nel caso dei dati
quantitativi, il framing (incorniciamento) è la cosiddetta matrice casi per variabili. Si tratta
di una griglia, organizzata in righe e colonne, in cui le prime rappresentano i casi e le
seconde le variabili. I dati raccolti vengono inseriti nelle celle che risultano dall’incrocio riga
per colonna.
8. Esposizione dei risultati: L’esposizione dei risultati è il momento finale della ricerca. In
questa fase si scrive il cosiddetto report di ricerca, ossia un libro, una relazione, una tesi
che contengono sia i risultati ottenuti, sia una scelta delle scelte metodologiche adottate.
Un report dovrebbe contenere: introduzione (illustra in modo sintetico la struttura del
report stesso, gli obiettivi della ricerca sociale e le principali conclusioni cui si è giunti), lo
stato dell’arte (una sintesi della letteratura scientifica esistente fino a quel momento
rispetto a quel fenomeno), la presentazione dei risultati, i commenti, le conclusioni della
ricerca sociale, una nota metodologica (che spieghi le scelte adottate), i riferimenti
bibliografici.
9. Campione probabilistico: Il campionamento probabilistico, deve rispettare il criterio che
tutte le unità della popolazione abbiano la stessa probabilità di essere incluse nel
campione. I campioni probabilistici sono ritenuti essere rappresentativi della realtà, ciò
vuol dire che i risultati ottenuti su quel particolare campione possono essere generalizzati
per tutta la popolazione dalla quale il campione proviene. Un ulteriore vantaggio del
campionamento probabilistico è che l’errore di campionamento può essere misurato. Vi
sono diversi tipi di campioni probabilistici: il campione causale semplice, il campione
sistematico e il campione stratificato.
10. Campione non probabilistico: I campioni non probabilistici sono in genere fatti ad hoc o
sono suggeriti dalla teoria. Ciò vuol dire che sono costruiti al fine di ottenere una
rappresentatività tipologica. Questa viene raggiunta quando si ha un numero sufficiente di
esemplari delle varie unità d’analisi. La rappresentatività tipologica genera risultati
trasferibili ma non generalizzabili. I campioni non probabilistici sono di diverso tipo:
campioni per quote, a valanga, a scelta ragionata, teorico e di convenienza. Il problema più
grosso dei campioni non probabilistici è che l’errore di campionamento non è
quantificabile.
11. Tipi di intervista: Un primo criterio di classificazione delle interviste può essere il modo in
cui sono organizzate le domande. In questo modo avremo: l’intervista strutturata (o
standardizzata) che presenta domande standardizzate, cioè da porre nello stesso ordine e
nella stessa formula a tutti gli intervistati; l’intervista semi-strutturata, in cui non esiste
uno schema fisso di domande. L’intervistatore piuttosto dispone di una sorta di scaletta di
temi da trattare nelle domande, che potranno variare da intervista ad intervista;
l’intervista non-strutturata (o libera), che parte da un tema da trattare ma non esistono
domande prestabilite, ogni intervista fa storia da sè. Un secondo criterio di classificazione
riguarda il ruolo o lo stile dell’intervistatore. Avremo così: l’intervista direttiva (o guidata),
in cui l’intervistatore segue scrupolosamente la struttura prevista delle domande;
l’intervista non-direttiva (o libera), in cui chi pone le domande tende a seguire
l’intervistato nei suoi ragionamenti, reagendo agli stimoli nuovi che di volta in volta
emergono; l’intervista semi-direttiva, in cui è presente una parte che va somministrata allo
stesso modo a tutti i soggetti, e una parte in cui si assecondano le esigenze
dell’intervistato. Un terzo criterio di classificazione riguarda il tipo di domande e di
risposte: standardizzate o non-standardizzate. Infine possiamo distinguere le interviste in
base al numero degli intervistati, avremo perciò interviste individuali e di gruppo
(suddivise a sua volta in interviste di gruppo naturali e artificiali, a seconda che i gruppi
esistano indipendentemente dalla volontà del ricercatore). Vi sono, inoltre, interviste
biografiche o storie di vita.
12. Rapporto intervistatore-intervistato: La prima cosa da considerare sono le caratteristiche
di sfondo di intervistato e intervistatore, in termini di età, cultura, condizioni
socioeconomiche, ecc. Queste caratteristiche di sfondo influenzano i fattori psicologici dei
due soggetti in interazione. L’aspetto più importante, è legato alle motivazioni. Una cattiva
percezione dell’intervistatore, determina una bassa motivazione a collaborare con
l’intervistatore. Le condizioni di sfondo dell’intervistato possono demotivare
l’intervistatore fino a farlo desistere dall’intervista, o a condurla in modo forzato. Vanno
considerati i diversi fattori comportamentali che riguardano intervistatore e intervistato, e
hanno una diretta ricaduta metodologica.
13. Comportamento dell’intervistatore: Può essere utile che l’intervistatore si presenti prima
dell’intervista. In secondo luogo, bisogna che l’intervistatore studi bene lo strumento che
dovrà somministrare, per evitare di trovarsi in difficoltà di fronte a dubbi, esitazioni ecc. da
parte degli intervistati. Inoltre, sarà necessario trovare un abbigliamento adeguato, adatto
al tipo di persone da intervistare. A questo punto l’intervistatore, dovrà: - assicurare
l’intervistato circa la brevità del colloquio; – citare il committente della ricerca; –
specificare il tema dell’intervista, se una persona sa cosa vuole sapere esattamente
l’intervistatore, sarà più propensa a collaborare; – assicurare circa la scientificità della
ricerca, le persone sono molto disponibili a collaborare ad un lavoro che si presenta come
scientifico; – spiegare perché si è scelto d’intervistare proprio quella persona, sapere, che
si è stati estratti attraverso una procedura “impersonale” rassicura molto gli intervistati; –
infine, garantire l’anonimato dell’interista, a tutela della privacy di colui che è intervistato.
L’intervistatore deve cercare di creare una situazione di normale conversazione, mai di
giudizio. Lo sforzo deve riguardare anche la comunicazione non verbale. Se dovesse
interpretare la situazione in cui si trova come una specie d’esame, egli fornirà delle
risposte artefatte, distorte, e alla fine inutili per la ricerca. Se è previsto l’uso del
registratore, bisognerà chiedere di accenderlo solo dopo l’inizio dell’intervista. Se è
previsto uno strumento d’intervista strutturato, bisognerà rispettare la sequenza delle
domande. L’intervistatore non deve mai esprimere le proprie opinioni nel corso
dell’intervista. L’intervistatore deve evitare di far traspirare qualsiasi coinvolgimento
emotivo. Allo stesso modo, per via del fatto che l’intervistatore si fa inevitabilmente
un’idea del suo interlocutore, influenzata da certe caratteristiche di sfondo, deve imparare
a superare gli stereotipi e i pregiudizi che la percezione dell’altra persona ha attivato. Un
intervistatore, deve sapere ascoltare l’intervistato, piuttosto che rimanere aggrappato al
suo foglio di carta con lo schema delle domande. Infine, l’intervistatore non deve mai
imporre una risposta nel caso ottenga un rifiuto.
14. Analisi delle interviste: Per l’analisi delle interviste, esistono due approcci: quello
etnografico o narrativo, che consiste nel raccontare il materiale raccolto avvalendosi di
brani significativi estratti dalle trascrizioni; e quello quantitativo, che prevede una codifica
sistematica delle trascrizioni in categorie di temi e concetti, i quali andranno poi
conteggiati e riassunti in grafici e tabelle.
15. Tipi di osservazione: I diversi tipi di osservazione possono essere classificati facendo
riferimento a diverse dimensioni, quali: la partecipazione o meno del ricercatore,
l’intrusività degli strumenti di rivelazione, il grado di strutturazione e l prospettiva adottata
dal ricercatore. Si può parlare di: 1) osservazione partecipante o non partecipante, a
seconda che il ricercatore si mischi o meno tra le persone e nelle situazioni da studiare. L’
osservazione partecipante può essere scoperta o nascosta a seconda che il ricercatore
dichiari o meno la propria identità;
2)d’intrusività alta o bassa, a seconda che gli strumenti d’osservazione siano o meno
nascosti;
3)d’osservazione strutturata o non strutturata, a seconda che il ricercatore si attenga ad
uno schema prestabilito, oppure si lasci guidare da persone, circostanze o eventi che si
presentano alla sua attenzione; 4) di
prospettiva marziano o prospettiva del convenuto, a seconda che il ricercatore cerchi di
guardare i suoi oggetti di studio col distacco che, appunto, avrebbe un ipotetico marziano
oppure che il ricercatore si lasci conquistare dalle persone e dai contesti che osserva.
16. Cosa si osserva: L’attività di osservazione non riguarda solo il guardare, ma è un’esperienza
che coinvolge l’udito, l’olfatto, il tatto, il gusto. L’osservazione dovrebbe coinvolgere
almeno i seguenti aspetti: il contesto storico, che riguarda il passato del contesto da
studiare; il contesto fisico, cioè le caratteristiche dei luoghi in cui l’interazione si svolge; il
contesto sociale, cioè il modo in cui è organizzata la società da studiare, in termini di
differenze uomo-donna, giovane-anziano, ricchi e poveri; le interazioni formali ed
informali, cioè ,ad esempio; i modi di stare assieme delle persone in pubblico e in privato;
le interpretazioni orali e scritte dei nativi, cioè le spiegazioni del mondo che li circonda da
parte dei soggetti studiati; le produzioni materiali e simboliche, che riguardano ciò che le
persone fanno insieme: oggetti di lavoro, modi di decidere, riti d’iniziazione.
17. Problemi dell’osservazione: I problemi dell’osservazione partecipante sono diversi.
Innanzitutto l’accesso alla realtà da studiare, soprattutto nel caso di osservazione
partecipante di tipo scoperto. In questo caso i nativi potrebbero opporre resistenza alla
presenza di un intruso che vorrebbe studiarli. Per ovviare a questo problema potrebbero
intervenire dei mediatori culturali o degli informatori, persone che godono della fiducia
della popolazione in studio nel primo caso o testimoni incaricati da qualche istituzione che
parlando con la popolazione facilitino il compito del ricercatore e la sua inclusione. Nel
caso dell’osservazione nascosta il problema principale è quello etico: è giusto osservare e
studiare delle persone in incognito, e poi raccontare in una pubblicazione scientifica ciò
che si è sentito? Questo problema potrebbe essere risolto garantendo l’assoluto
anonimato dei soggetti studiati. Un ulteriore problema dell’osservazione partecipata è il
coinvolgimento emotivo del ricercatore che potrebbe causare problemi in termini di
obiettività. Un ultimo problema delle tecniche osservative riguarda la generalizzabilità dei
risultati.
18. Moderatore di un FG: Il compito del moderatore è quello di mantenere la discussione in
tema, rispettare i tempi, e gestire l’interazione tra i partecipanti, in modo che tutti si
possano sentire proprio agio ed esprimere liberamente le proprie idee e opinioni. Per fare
ciò il moderatore deve possedere certe caratteristiche: capacità comunicative, conoscenza
delle dinamiche di gruppo, esperienza, sensibilità, autorevolezza. Il moderatore ha il
compito di agevolare il warm up, cioè la fase di riscaldamento prima della discussione. Alla
fine dovrà riuscire ad istaurare un clima confortevole. Dovrà cercare di far parlare tutti,
evitando di fare “il giro delle domande”, ogni partecipante parlerà solo quando avrà
qualcosa da dire.
19. Organizzare un FG: Organizzare un FG vuol dire scegliere il numero e la composizione dei
gruppi, il luogo di svolgimento del focus e reclutare i partecipanti. Ogni FG è composto in
genere da otto persone, le quali possono variare da un minimo di quattro ad un massimo
di dodici. Il ricercatore avrà cura di prevedere un numero lievemente maggiore di
partecipanti, al fine di evitare che l’assenza di qualcuno faccia fallire il FG. Il reclutamento
inizia con l’individuare le caratteristiche delle persone da intervistare (per esempio le
esperienze che queste persone hanno avuto in un certo campo). La via più facile, tuttavia,
di individuare i partecipanti è quella di sceglierle tra i conoscenti dei miei conoscenti,
persone che non mi conoscono personalmente e non si conoscono fra di loro. Si può
incentivare la loro partecipazione mettendo a loro disposizione dei gadget. Quando si
contattano le persone si accenna solo vagamente al tema del FG, per evitare che esse
possano documentarsi prima, lo scopo del FG è studiare come le opinioni si formino nel
dibattito, non prima. Il numero complessivo di FG da effettuare è, in genere, tre. Non ha
alcun senso effettuare solo un FG. Per quanto riguarda il luogo di svolgimento, è buona
ricerca scegliere un luogo neutro, in modo che nessuno possa “giocare in casa”. Inoltre, è
utile disporre le persone in cerchio, perché ciò indica che tutti i partecipanti sono uguali e
possono partecipare liberamente alla discussione.
20. Desiderabilità sociale, acquiescenza, pseudo-opinioni: La desiderabilità sociale è quel
fenomeno per cui la persona intervistata finisce col dare all’intervistatore delle risposte
che appaiono socialmente accettabili, ma alle quali non crede veramente. Ciò può avvenire
perché il setting dell’intervista non agevola la conversazione serena o non vi è fiducia nei
confronti dell’intervistatore. L’acquiescenza è la tendenza di certi individui a dichiararsi
d’accordo con le affermazioni contenute nelle domande, o a rispondere sempre
affermativamente ad esse, indipendentemente dal contenuto. Le pseudo-opinioni sono il
risultato della mancanza di opinioni dell’intervistato, il quale, pur di non mostrare la sua
“ignoranza” su un certo argomento, s’inventa una risposta sul momento.
21. Psicologia di chi risponde: Le persone sottoposte a un questionario interpretano in vario
modo le domande che gli vengono poste, dando luogo a numerose forme di distorsione
dalla relazione tra intervistato ed intervistatore. Le più importanti sono: la desiderabilità
sociale, l ‘acquiescenza e la pseudo opinione. Tali distorsioni sono determinate da quattro
fonti: il contenuto più o meno comprensibile e/o sensibile della domanda, la struttura più
o meno logica e ordinata del questionario, il contesto più o meno consono in cui avviene il
colloquio, il comportamento più o meno corretto da parte dell’intervistatore e le sue
caratteristiche di sfondo.
22. Come formulare le domande in un questionario: Una regola generale è quella di essere
chiari nel linguaggio e semplici nella struttura sia delle domande che dello strumento. Più
specificatamente: le domande devono usare un vocabolario semplice, la loro sintassi deve
essere lineare, esse non devono mai contenere due domande in una, le domande devono
essere concrete rispetto al tempo e agli eventi da ricordare, non devono mai suggerire una
risposta in particolare, il numero di alternative deve essere molto limitato, tutte le
alternative di risposta devono apparire accettabili, le alternative di risposta devono essere
esaustive e, in genere, mutuamente esclusive.
23. Tipi di domande: Possiamo distinguere, essenzialmente, due tipi di domande: aperte o
chiuse. Le domande aperte sono utili quando il ricercatore pensa che sia meglio lasciare gli
intervistati liberi di usare le proprie parole per esprimere un pensiero. Poiché queste
domande richiedono una successiva post-codifica prima di poter analizzare i dati, quindi
tempo, fatica e soldi in più, per molto tempo si è preferito l’uso dei questionari; negli
ultimi tempi, considerati gli sviluppi tecnologici, molte riserve sono cadute. Le domande a
risposta chiusa sono di gran lunga più frequenti. Esse permettono un immediato
trattamento statistico. Lo svantaggio è nel fatto che a volte l’intervistato non riesca a
scegliere una risposta adatta.
24. Pre-test: Prima di somministrare il questionario è necessario effettuare almeno un pre-test
dello strumento, per verificare che esso sia compreso dagli intervistati e non produca
evidenti distorsioni. Va rivolto a soggetti simili a quelli facenti parte del campione, in una
proporzione che non supera il 10% del campione. Il pre-test può essere condotto in diversi
modi: registrato le reazioni dei rispondenti durante l’intervista, intervistando o facendo
commentare il questionario ex-post, oppure facendo esaminare il questionario da una
commissione di esperti.
25. Come si somministra un questionario: Si distingue fra questionario auto-somministrato e
questionario etero-somministrato. Un’ ulteriore distinzione riguarda il modo in cui
vengono raccolti i dati: faccia a faccia, per telefono, via posta, o attraverso il computer
nelle sue forme. Ogni modalità presenta vantaggi e svantaggi in termini di costi, rapidità,
intrusività, garanzie d’anonimato, modalità di caricamento dei dati. Si deve di volta in volta
trovare il giusto compromesso tra costi e benefici rispetto agli altri fattori. Infine, i
questionari posso essere somministrati in circostanze singole (studio trasversale) o più
volte nel tempo (studio longitudinale). Gli studi longitudinali si dividono a loro volta in:
inchieste trasversali replicate, quando lo stesso questionario viene somministrato in più
occasioni a diversi campioni, e i planet, quando lo stesso questionario viene somministrato
allo stesso campione nel corso del tempo.
26. La scala Likert: La scala Likert è una scala additiva, che si costruisce sommando i punteggi
ottenuti da un individuo su ciascun item. La costruzione della scala Likert si svolge i quattro
fasi: 1) definizione degli item che si pensano adatti a misurare il concetto; 2) la
somministrazione di tali item attraverso il questionario; 3) il controllo di coerenza interna
dalla scala; 4) il controllo di validità e unidimensionalità (misura solo un concetto?).
27. L’alpha di Cronbach: L’alpha di Cronbach misura la coerenza interna della scala e, dunque,
l’attendibilità. Se voglio misurare il razzismo, e una persona ha un punteggio alto verso il
primo, il secondo ed il terzo item, mi attendo che anche nel quarto abbia un punteggio
alto, se ciò non accade nella scala c’è un problema. Alpha=nr.(1+r(n-1)). L’alpha di
Cronbach varia tra 0 e 1, più grande è, più la scala è coerente e dunque attendibile. Alcuni
autori hanno proposto il valore di 0.7 come valore limite di coerenza, maggiore di 0.7 la
scala è coerente. Un valore basso dell’alpha può essere dovuto anche al fatto che la scala
sia multidimensionale, dunque, occorrerebbe fare anche un test dell’unidimensionalità.
28. Analisi dei casi: Le tecniche di analisi dei casi sono: il case study, l’analisi comparativa e la
cluster analysis. Lo studio d’un caso è l’esame “dettagliato” di un oggetto o di un
fenomeno, che viene considerato in qualche modo esemplare. Tale esame dettagliato può
avvenire sia attraverso un approccio di tipo qualitativo sia attraverso un approccio di tipo
quantitativo. Lo scopo dell’indagine è quasi sempre di natura descrittiva, e raramente avrà
pretese di generalizzabilità. Con l’analisi comparativa, si mettono a confronto alcuni casi,
individuando delle caratteristiche comuni e verificandone somiglianze e differenze. Anche
in questo caso, si può procedere sia con un approccio qualitativo, sia con un approccio
quantitativo. L’analisi dei gruppi infine, è una famiglia di tecniche di analisi di tipo
quantitativo. Al suo interno si distinguono: tecniche gerarchiche, tecniche iterative o delle
partizioni ripetute, tecniche baste sulla densità locale e, infine, le cosiddette reti neurali. La
cluster analysis serve a classificare i casi della ricerca, a costruire delle tipologie. La cluster
analysis produce gruppi. Tali gruppi devono risultare molto omogenei al loro interno, e
molto eterogenei tra loro.
29. Analisi monovariata: L’analisi monovariata si occupa delle variabili prese ad una ad una, e
ha scopi puramente descrittivi. Con questo tipo di analisi si intende conoscere la
distribuzione di certe variabili fra i casi studiati. La forma più semplice di analisi
monovariata è la rappresentazione tabellare di una distribuzione.
30. Analisi bivariata: L’analisi bivariata si occupa delle variabili prese a due a due, e ha scopi
esplicativi, cioè attraverso l’analisi bivariata si possono controllare delle ipotesi. Uno
strumento di base per l’analisi bivariata è la tabella di contingenza. Ogni riga corrisponde a
una modalità della prima variabile e ogni tabella alle diverse modalità della seconda
variabilie. L’incrocio tra una riga e una colonna dà luogo a una cella che mostra il numero
di casi che possiedono quella combinazione di attributi. L’analisi bivariata è utile quando si
vuole studiare la dipendenza tra le due variabili.
31. Analisi del contenuto: L’analisi del contenuto è una tecnica di analisi delle parole nei
documenti. Si tratta di scomporre i testi (sistema di significato), tramite procedure
impersonali, in elementi più semplici allo scopo di classificarli in categorie di senso. Essa è
adoperata per analizzare tutti i tipi di materiale scritto, fra cui anche le domande scritte, i
focus group, le interviste. Le tecniche di analisi del contenuto sono: l’analisi delle
frequenze, l’analisi delle contingenze e l’analisi degli assetti valutativi.
32. Analisi delle frequenze: L’analisi delle frequenze si effettua contando le presenze nei testi
studiati di parole, keywords, categorie o temi d’interesse. L’assunto di fondo è che più una
parola o un tema ricorrano nel testo, maggiore è la loro importanza.
33. Analisi delle contingenze: L’analisi delle contingenze serve a capire se due parole vengono
regolarmente associate all’interno dei testi esaminati. Uno degli indici più diffusi di
associazione è il coefficiente del coseno (una sorta di covarianza, si calcola come rapporto
tra le volte in cui le parole compaiono assieme e il prodotto delle radice quadrata delle
volte in cui compaiono separatamente).
34. Analisi degli asserti valutativi: L’analisi degli assetti valutativi è basata sull’analisi delle frasi
contenute nei testi. Serve a capire come vengono valutati determinati oggetti del discorso
(ad esempio, un noto personaggio dello spettacolo o una categoria di persone come gli
immigrati) dagli autori dei testi studiati. Per effettuare questo tipo di analisi, il ricercatore
si affida a dei differenziali semantici che ricordano quelli del questionario. Ogni frase viene
valutata con un punteggio che va da -3 a +3. Vengono poi calcolate le medie di tutti i
giudizi e alla fine viene elaborato un grafico.
Sociologia metodologica
Conoscenza scientifica e conoscenza sociologica.
Epistemologiche= le questioni epistemologiche hanno a che vedere con la Conoscenza scientifica.
1.1
Possiamo posizionare la conoscenza scientifica su tre livelli o tre piani di un edificio. Tuttavia, possiamo
notare come le scienze sociali devono affrontare alcuni problemi che le “scienze esatte” o Scienze Naturali
sembrerebbero non avere.
1 PIANO piano detto anche piano epistemologico o teorico fondativo
Questo piano è occupato da domande che riguardano l’esistenza della realtà, se è possibile conoscere la
realtà, ammesso che esista. Nel caso delle scienze sociali. Il problema più grande riguarda l’identità tra
soggetto conoscente oggetto conosciuto, nelle scienze sociali si pone il problema che chi conosce e ciò che
viene conosciuto sono della stessa natura. Per il sociologo, al contrario, gli oggetti di studio sono
rappresentati dalle persone e dalle relazioni tra queste. L'epistemologia è una disciplina che si occupa della
conoscenza.
2 PIANO piano teorico interpretativo
Qui troviamo la teoria sul mondo fisico e sociale, che le spiegazioni su come esso funzioni, vi sono anche
teorie sociologiche. Una teoria è “un insieme di proposizioni organicamente connesse”, che si pongono ad un
elevato livello di astrazione e generalizzazione rispetto alla realtà empirica. Una teoria è fatto essenzialmente
da frasi, le preposizioni che si dicono qualcosa sul mondo. Quest’ultime devono essere collegati in modo
organico, ovvero non si devono contraddire tra loro. Le teorie si possono applicare a numerose situazioni in
quanto sono astratte e generali. E se si appoggiano a fatti empirici che si riscontrano con una certa regolarità,
per mezzo della quale possiamo formulare delle previsioni.
Le ipotesi hanno un carattere meno astratto della teoria, per il fatto che sono più concrete possono essere
controllate in per empiricamente. Tuttavia hanno un campo di applicazione significato perché è necessario
mettere insieme più ipotesi per fare una teoria. Esse hanno anche un carattere provvisorio. L’ipotesi si
possono organizzare in ipotesi Generali che hanno un campo di applicazione più ampio ed specifiche che
hanno un campo di applicazione più ristretto.
3 PIANO tecnico-metodologico
Qui non si può parlare di scienza, se ogni teoria o ipotesi che abbiamo formulato circa il funzionamento del
mondo sociale non è supportata da prove dati empirici. Nelle scienze sociali è molto difficile raccogliere i
dati empirici. Ci sono molte risposte, ma ne identifichiamo 2:
1 nella scienze sociali Il soggetto conoscente l’oggetto conosciuto non sono separati. È difficile ricercatori
obiettivi in quanto entrano in gioco simpatia/antipatia emozioni.
2 le scienze sociali hanno a che fare con concetti non direttamente osservabili e misurabili.
All’interno del punto tecnico metodologico, avremo a che fare con i concetti di metodo, tecnica, strumento è
metodologia.
Metodo - > è una sequenza generale di categorie azioni, finalizzate al raggiungimento di un determinato
obiettivo conoscitivo.
Tecnica - > è una specifica procedura operativa che sta dentro un metodo. È una sequenza particolarmente
dettagliata di operazioni che mi fanno raggiungere un certo risultato.
Strumento - > e il mezzo che consenta ricercatore di raccogliere i dati empirici.
Metodologia - > è una riflessione complessiva, un ragionamento sul metodo. È una branca del sapere.
Nell'ambito della metodologia Sì valutano anche i vantaggi e gli svantaggi di metodi tecniche e strumenti di
raccolta e di analisi dei dati empirici. Tutti e tre i piani sono collegati tra di loro. È impossibile pensare alle
Conoscenza scientifica senza chiarire le premesse epistemologiche.
1.2
In un classico lavoro di Thomas Kuhn e viene introdotta la nozione di paradigma per spiegare come funziona
il lavoro degli scienziati. Il paradigma è una guida, che Oriente il lavoro dello scienziato. È una prospettiva
teorica, condivisa da una comunità di scienziati, che definisce la rilevanza dei fatti sociali, economici e le
ipotesi interpretative, orientale tecniche della ricerca empirica. Thomas Kuhn si dice che fare senza implica
l’adozione di un punto di vista particolare, può accadere che, cambiando tale punto di vista, le cose ci
appaiono in modo diverso, e dunque cambino anche i risultati del lavoro adottando un certo punto di vista,
non riusciamo a cogliere la realtà in assoluto. La scelta della prospettiva in qualche modo obbligata, per
effetto dei canoni condivisi da una comunità di scienziati. Inoltre paradigma suggerisce agli scienziati anche
le cose di cui si dovrebbero occupare: la rilevanza dei fatti sociali. Infine abbiamo le ipotesi interpretative gli
orientamenti sulle tecniche. Un paradigma, imponendo un punto di vista specifico, ci vincola ad ipotizzare il
funzionamento del mondo sociale in un certo modo, che è coerente con quella prospettiva. I paradigmi non
sono esterni ad un certo punto un paradigma può collassare a causa di un cattivo funzionamento, lasciando il
posto ad una nuova prospettiva. Un nuovo paradigma è determinato in modo “rivoluzionario”. A fasi di
scienza naturale, come le Chiama canne, si alternano fasi rivoluzionarie, attraverso un percorso fatto di
collassi ed esplosioni che non sono ovviamente senza conseguenze.
1.3
Gli elementi fondamentali che costituiscono un paradigma che sono rappresentati dalla risposta a 3 questioni,
3 domande di fondo: la questione ONTOLOGICA (la realtà esiste?), la questione EPISTEMOLOGICA (se
esiste è possibile conoscerla?), la questione METODOLOGICA (se possibile conoscerla, In che modo ciò
può avvenire?). Il modo in cui viene data una risposta a queste 3 domande costituisce la ragion d'essere di un
paradigma.
3 PARADIGMI: il positivismo, neo e post positivismo, nel costruttivismo interpretativismo.
IL POSITIVISMO -> (La Ville d’avray). Il punto di vista dei positivisti e dato dal fatto che la realtà esiste,
ed è conoscibile oggettivamente. Tutto ciò viene detto realismo ingenuo, affida in modo troppo ottimistico,
la capacità di umana di conoscere la realtà. È possibile conoscere la realtà in modo oggettivo. Una risposta a
questo problema e data da Èmilie Durkheim. Per il sociologo francese, basta concepire soggetto e oggetto
Come separati di natura diversa, ed è possibile conoscere la realtà in modo oggettivo. Il metodo delle Scienze
esatte è un metodo che si basa su dati empirici e misurazioni, l'induzione di regolarità dei dati raccolti, e la
formulazione di leggi che derivano da tali regolarità. Secondo i positivisti, la sociologia può dirsi senza
proprio perché, adotta il metodo delle Scienze esatte.
IL NEO E POST POSITIVISMO -> (Notte stellata). Il punto di vista di Van Gogh potrebbe essere definito
realismo critico. È questa. La risposta che viene data la questione ontologica La realtà si scorge, non ma non
si rivela mai in modo obiettivo. La realtà c’è ma, può indurre in errore, perfetto ti limiti dei miei sensi punto
è possibile conoscere la realtà? La risposta è sì, ma con un certo margine di errore. Sul mondo fisico o
sociale possiamo formulare solo congetture. Secondo e Karl Popper si devono formulare delle congetture
falsificabili. Il termine “falsificabile” va Inteso in due modi: 1) per il fatto di nuovi pezzi di conoscenza, le
congetture potrebbero dimostrarsi false, 2)le congetture scientifiche devono essere costruiti in modo tale da
poter essere dimostrate false. La conoscenza scientifica, è destinato ad essere provvisoria. L’epistemologia
neo è post positivista, non afferma più netto dualismo tra soggetto e oggetto. Questi ultimi possono interagire
provocando dei guasti rispetto alla possibilità di conoscere in modo oggettivo il mondo fisico sociale. Livello
metodologico apportato delle modifiche Infatti rappresenta un identità fra il metodo delle scienze sociali e il
metodo delle Scienze esatte. Il metodo delle Scienze esatte è cambiato, è stato sottoposto a profonda
revisioni. In un certo senso la realtà è conoscibile per pezzi. Nel caso delle scienze sociali so che vuol dire è
affidarsi al cosiddetto linguaggio delle variabili per riuscire a comporre un mosaico complesso. Questi baci
sono le proprietà gli attributi della realtà da conoscere.
IL COSTRUTTIVISMO I INTERPRETATIVISMO -> (Suprematismo di Kazimir). Ognuno di noi
All’interno di questo quadro può vederci una cosa diversa: in sostanza questo è ciò che sostengono anche i
costruttivisti: la realtà non esiste in modo oggettivo, va interpretata e gli dato un nome. Certo, questo
interpretazione, viene condivisa da una comunità, da una società, non è un'interpretazione assoluta. Dunque
la realtà è una costruzione sociale. Da qui ne deriva il relativismo culturale. Sul piano epistemologico
avviene il definitivo abbraccio tra soggetto conoscente oggetto conosciuto, la reciproca influenza tra soggetto
e oggetto viene ammessa è compresa nel processo di conoscenza. L’avalutatività, deve limitarsi e chiarire il
significato dei valori che ispirano le scelte sociali, ma non deve assumere lì come criterio di giudizio.
Interpretazione non deve per non deve dare per scontato da realtà, ma scoprire ogni volta e di interpretarla.
Per Weber il metodo delle scienze sociali si deve basare sul Verstehen, Cioè sulla comprensione razionale
dell'agire individuale, orientato dal significato che gli viene attribuito dagli attori sociali. Il sociologo trovare
così comprendere l'individuo che agisce e cercare di spiegare perché quest'ultimo ha agito in un certo modo.
Il sociologo si deve accontentare di quei modelli che vengono tipi ideali o (idealtipi). Tali modelli non
corrispondono esattamente alla realtà, non è possibile con una semplificazione, un’astrazione. Le scienze
sociali, dunque, non potendo accedere alla realtà nella sua interezza, possono utilizzare delle mappe che
conducono questi ultimi verso Tanti luoghi della conoscenza. Infatti si contrappongono diversi livelli di
paradigma ad esempio paradigma misurativo o convenzionale e paradigma narrativo, o più In generale tra
orientamento normativo e individualistico – interpretativo. Bailey identifica quattro paradigmi fondamentali
scientifico o statico, psicologia sociale, etnografia ed etnometodologia.
1.4
Gli approcci che si intersecano con la così detta svolta linguistica (linguistic turn). Tali approcci hanno
rivolto una grande attenzione al linguaggio e soprattutto al discorso, come veicoli fondamentali di senso
nell’ambito della vita sociale. In sociologia, queste influenze sono confluite nell’interazionismo,
nell’approccio drammaturgico, nell’etnometodologia, e a livello metodologico nelle tecniche di analisi della
convenzione. Le sociologie interpretative, sebbene presentino molte differenze fra loro, hanno tuttavia in
comune L’idea che le persone interpretano costantemente e attivamente la realtà che le circonda,
ricostruendo l’ordine sociale attraverso la prassi quotidiana. Lo strutturali so di Lévi-Strauss, che ricerca le
forme invariati e vincolanti della relazioni sociali e della cultura, a prescindere dalla loro manifestazioni
concrete. Nell’ambito metodologico, l’eredità strutturali sta è stata raccolta dalla social network analysis,
sostiene che il tipo di rete in cui l’attore sociale è inserito e la particolare posizione che gli occupa al suo
interno siano fattori che influenzano sia il modo in cui tale individuo agisce è pensa, sia gli effetti che questi
esercita sulla rete nel suo complesso. Il post-strutturalismo come Foucault, ha abbandonato lo strutturali amo
originario. Il positivismo invece si è riallacciato al realismo, che ribadisce l’identità di metodo tra scienza
sociali e scienze della natura. I realisti non sono vincolati alla verifica empirica e alla nozione popperiana di
falsificabilità, prospettando un dialogo con lo strutturalismo e alcune correnti delle sociologie interpretative.
Le prospettive che su pongono di saldare le grandi dicotomie delle scienze sociali. Tra queste, il
neofunzionalismo, lo strutturalismo genetico, la teoria della strutturazione, la teoria critica di Habermas e,
infine, la sociologia analitica.
Il focus group
Il focus group è una tecnica di rilevazione che si fonda su un’idea molto interessante: quella di poter studiare
il modo in cui nascono le opinioni, quando le persone all’interno di un contesto naturale discutono tra di loro.
Le origini del focus group risalgono agli anni quaranta, quando Robert Merton. Il FG è “una tecnica che
ricorrere a procedure tendenzialmente non standardizzate di rilevazione dell’informazione, basato sulla
discussione, che solo apparentemente informale, tra un piccolo gruppo di persone, alla presenza di un
moderatore e di un osservatore e focalizzata su un argomento stabilito, FG è qualcosa di molto simile ad un
talk-show televisivo, in cui ci sono delle persone che discutono un tema, è un conduttore che le guida è
costruito per scopi scientifici. Evita in anzitutto di citare la contrapposizione qualità/quantità. Il FG viene
ritenuto da molti una sorta di via di mezzo tra l’intervista e l’osservazione. Nella definizione di FG si parla di
un moderatore, che ha il compito primario di gestire le discussioni tra i partecipanti, e di un osservatore, che
ha il compito di registrare, dall’esterno, tutte le informazioni che torneranno utili per l’analisi successiva. I
FG possono essere realizzati in modi diversi:
• In base alla composizione dei gruppi (omogeneo o eterogeneo, i grandi medi o piccoli);
• In base al grado di strutturazione (alta, media o bassa);
• In base al ruolo del moderatore (direttivo semi-direttivo non direttivo).
Il FG deve la sua fortuna al grande successo che ha avuto nelle ricerche di mercato, ha così invaso tutti gli
uffici delle Agenzie di marketing. Una seconda applicazione di grande successo è avvenuta in campo politico
e nelle ricerche elettorali, ma anche molti altri campi, ad esempio: la valutazione degli enti, servizi e
politiche pubbliche, soprattutto in campo sanitario e l’elaborazione di progetti e proposte in ambito
organizzativo per le cultural studies e negli studi riguardanti la comunicazione di massa, dello studio di tipo
esplorativo, il FG è una tecnica senz’altro appropriata.
Il FG ha dei vantaggi:
• Tra i vari problemi dell’osservazione vi è il problema dell’accesso della realtà da studiare, nel caso
dell’osservazione partecipante di tipo scoperto. Questo problema Si risolve con il ricorso a mediatori
culturali o a informatori. Il mediatore culturale una persona che gode della fiducia della popolazione
in studio. È una persona che ha solidi legami con entrambe le culture protagoniste dell'incontro
etnografico, quella del ricercatore è quella dei suoi ospiti, e conosce quest'ultima con sufficiente
profondità. L’informatore, invece, è una sorta di testimone interlocutore privilegiato. egli può essere
istituzionale cioè incaricato dal gruppo o dalla cultura osservata, oppure non-istituzionale, cioè una
persona che si offre spontaneamente di collaborare con il ricercatore. il rischio degli informatori
situazionale è che filtri solo le informazioni che il gruppo la cultura osservata vogliono non far
passare. Il rischio degli informatori e non istituzionale e che non sia una persona adatta, o che si tratti
di un individuo marginale in cerca di protagonismo. L’osservazione nascosta, il problema principale
di natura etica, in quanto il lavoro dell’osservatore risulta inaccettabile, perché tende a manipolare la
percezione altro Bean del proprio sé, per trarre darò il massimo beneficio personale. In altre parole
non fa nulla di diverso da ciò che è in gran parte di noi fa quotidianamente, cioè costruirsi di
indossare una maschera per recitare la sua parte nella società. Altri aspetti dell’osservatore è quello
di tutelare al massimo l'anonimato dei soggetti studiati, curarsi che nessuno abbia subito danni né nel
corso della ricerca, né per effetto della pubblicizzazione dei risultati. Un ulteriore problema
dell’osservazione partecipante è quello del coinvolgimento emotivo cui è soggetto il ricercatore, con
i conseguenti rischi di obiettività che ne derivano. È questo il caso infatti, in cui rapporto tra soggetto
conoscente oggetto conosciuto raggiunto il massimo di problematicità, facendo emergere in modo
tangibile i propri problemi epistemologici della ricerca sociale. Il problema delle tecniche
osservative a che vedere con la generalizzabilità dei risultati. Rispetto a questo problema si
registrano cinque diverse posizioni: 1 Per Stake i casi studiati in ambito etnografico sono interessanti
di per sé, e pertanto non si può Non è una questione di generalizzabilità. Ci si può accontentare; 2
per Connolly, bisogna distinguere tra studi estensivi e studi intensivi, L’osservazione rientra nel
secondo caso che ha il compito di ricostruire in modo dettagliato i meccanismi che legano cause ed
effetti. Egli sottrai osservazione L’importante compito di spiegare attraverso meccanismi; 3 per altri
autori, ricerca etnografica produce forme meno nobili di indifferenza quali la costruzione di
casistiche ed inventari 4 per Guba e Lincoln, al concetto di generalizzabilità va sostituito quello di
trasferibilità che persegue la vocazione alla generalità, però non con strumenti logici, bensì con
strumenti retorici. La trasferibilità esprime la misura in cui gli asserti costruiti nel contesto di una
ricerca possono essere estesi ad altri contesti. Essere condizionata dal potere persuasivo degli
argomenti con cui si mostrano le somiglianze tra il contesto oggetto di studio e la generalità dei casi;
5 infine vi è lo studio del caso critico, per i quali la selezione dei casi da studiare non è affidata alla
teoria della probabilità, bensì alla teoria che si vuole sottoporre al controllo. I casi, insomma,
vengono scelti per il loro potere esplicativo nei confronti della teoria e non viceversa, con me viene
di norma.
L’inchiesta campionaria
L'inchiesta campionaria rappresenta, idealtipo della ricerca quantitativa. Essa giovedì potentissimi strumenti
statici in sede di analisi dei dati, ma presenta non pochi problemi epistemologici, teorici e metodologici
legati alla somministrazione del questionario.
7.1
L’inchiesta campionaria (survey) è una tecnica di rilevazione basata sul questionario, che fa ricorso a grandi
campioni di tipo probabilistico, si propone di spiegare fenomeni e problemi sociali e spese generali. La
spiegazione è inquadrata nell'ambito di teorie e/o ipotesi la controllare. L’inchiesta viene spesso confusa con
il sondaggio, dal quale viene differenziata per due ragioni: 1. Il survey respiro più ampio del sondaggio, sia
nel senso che si tratta di una strategia di ricerca più complessa e articolata, sia per l’ampiezza dei temi
toccati; 2. L’analisi è più sofisticata in quanto prevede l’Impiego di tecniche e di tecniche bivariate e
multivariate. Infine, il Survey si basa su un questionario, che in genere contiene molte domande; il
sondaggio, invece, può anche posarsi sono sola domanda.
7.2 inchiesta campionaria origina da un semplice assunto di base, quello per cui ad un uniformità di stimoli
corrisponde uniformità di reazioni. In altre parole, solo se uno stimolo È lo stesso per tutti gli intervistati
diventa possibile. le persone sottoposte a un questionario, Infatti interpretano in vario modo le domande che
gli vengono poste, dando luogo a numerose forme di distorsione della relazione tra intervistatore e
intervistato. Le più importanti sono: la desiderabilità sociale, l’acquiescenza, e le pseudo-opinioni. Tali
distorsioni sono determinata essenzialmente da 4 Fonti: 1) il contenuto più o meno comprensibile è/o
sensibile delle domande; 2) la struttura più o meno logico e ordinata del questionario; 3) il contesto più o
meno con sono in cui si svolge il colloquio (setting); 4) il comportamento più o meno corretto da parte
dell’intervistatore le sue caratteristiche di sfondo.
La desiderabilità è quel fenomeno per cui la persona intervistata finisce col dare l'intervistato delle risposte
che appaiono sul mento accettabili, ma alle quali non crede veramente. La desiderabilità sociale va prevenuta
per evitare di incorrere in dati falsati. A questo scopo, sono state elaborate delle scalette di desiderabilità che
permettono di Capire se, nel corso del colloquio, una persona indossato una particolare maschera sociale.
Tali funzionano chiedendo agli intervistati se mettono in atto comportamenti approvati, ma improbabili e
comportamenti disapprovati, ma molto diffusi. L’acquiescenza e la tendenza di certi individui a dichiararsi
d’accordo con le affermazioni contenute nelle domande, o rispondere sempre affermativamente. Una
particolare forma di acquiescenza e il response set, che consiste nel dare sempre la stessa risposta in una
batteria di domande, indipendentemente dal loro contenuto. A questo scopo, esistono delle scale bilanciate di
acquiescenza. Le pseudo opinioni, sono il risultato della mancanza di opinioni dell’ intervistato, il quale pur
di non mostrare la sua ignoranza si inventa una risposta sul momento. Sono stati elaborati 4 modelli di
spiegazione, tre matrici cognitivista ed uno di matrice linguistica.
1. Modello di Tourangeau e Rasinski sostiene che, nel rispondere, l'intervistato osserva una sequenza
fissa di passaggi per la comprensione della domanda; quindi il recupero delle informazioni utili a
fornire una risposta; ricorso a informazioni giudizi circa l'adeguatezza delle varie risposte, e infine
per l'Impiego di informazioni e giudizi per la selezione le modalità di risposta più adatta. Questa
strategia viene definito ottimizzate;
2. Il modello di Alain è Krosnick, sostiene che, accanto alle 7:00 zia ottimizzante l’intervistato può
adottare anche una strategia satisficing, che tiene conto del contesto del colloquio e dell’
intervistatore;
3. Il terzo modello cognitivista è detto campionamento delle credenze, gli intervistati e rispondono in
base alle prime considerazioni che gli vengono in mente;
4. Il quarto modello, riprende la logica conversazionale di Grice, sostiene che, se vengono violate le
quattro massime quantità, qualità, relazione e modalità il contesto dell’intervista e prende il
sopravvento sulla sincerità delle risposte.
7.3
Il questionario è lo strumento principale di raccolta dei dati nell’inchiesta campionaria. Esso è costituito,
essenzialmente, da un insieme di domande standardizzate, spesso dette item, che seguono uno schema fisso,
lo scopo di raccogliere dati individuali sono più argomenti di studio. Un colloquio formale seguito da una
formulazione l’ordine delle domande. Per poter costruire un questionario necessario tener conto di almeno
quattro presupposti
1 bisogna conoscere il fenomeno oggetto di studio, attraverso una ricognizione, riguardanti i temi indagati e
attraverso interviste o altre tecniche di ricerca qualitativa, che possono fungere da dati esplorativi;
2 è necessario operativizzare in modo valido e affidabile i concetti e le ipotesi di ricerca. La maggior parte
degli item di un questionario infatti, deriva direttamente dalla fase di operativizzazione. Allo scopo di
controllare la validità cioè il grado in cui un item o una scala misura misurano ciò che intendono misurare e
l’affidabilità cioè il grado di coerenza e replicabilità delle misure ottenute di un insieme di item, possono
essere impiegate varie tecniche;
-è necessaria, una certa esperienza per costruire un questionario;
-occorre, infine, conoscere bene le popolazioni di riferimento dell’indagine.
I questionari sono composti da tre parti principali: la pagina di presentazione (cover letter) che spiega quali
sono gli obiettivi dell’indagine, garantisce l’anonimato del rispondenti. È una sorta di contratto, in cui sono
definiti i costi e benefici della collaborazione tra intervistato ricercatore. Rappresenta uno degli elementi
chiave. Le istituzioni per la compilazione sono particolarmente importanti nel caso in cui il questionario sia
autosomministrato. Esse contengono tutte le regole che gli intervistati devono seguire per rispondere alle
varie domande possiamo distinguere tra: istituzioni generali; presentazioni delle varie sezioni; istituzioni
sulle domande; indicazioni di percorso, nel caso di domande filtro. Il corpo principale del questionario
comprende le domande vere e proprie. Vi sono molti tipi di domande su ciò che le persone sono, fanno,
pensano o ricordano. Tutti questi ingredienti vanno organizzati in una struttura che tenga conto
dell’attenzione, della memoria, della sensibilità, delle motivazioni e delle caratteristiche di sfondo degli
intervistati.
Il questionario deve essere una struttura logica e coerente, le domande devono essere adeguatamente
organizzate è collegata assieme Inoltre deve avere una lunghezza ragionevole. Per il layout del questionario
vi sono delle regole di base: 1 ogni questionario deve essere contrassegnato da un codice o/e da un numero
identificativo così da risultare rintracciabile; 2 ogni domanda deve essere numerata in modo progressivo; 3
gli spazi e lo stile grafico di domande e risposte devono essere ben distinti e leggibili, 4 nel caso delle
domande chiuse, vanno inseriti i codici o i valori che corrisponde a scuola modalità di risposta (code book)
in modo da facilitare il caricamento di dati della matrice casi per variabili. Alla fine del questionario vengono
messe, le domande socio-demografiche, che riguardano il genere, l'età il titolo di studio o la professione
dell'intervistato. I formati del questionario possono essere ad imbuto dal Generale al particolare, e ad imbuto
capovolto dal particolare al generale, a diamante, il formato X, il formato rettangolare e altri formati misti. il
ricercatore ha il compito di scegliere la forma che soddisfa i suoi scopi. Una regola generale della
costruzione di un questionario è quella di essere chiari nel linguaggio semplice nella struttura sia delle
domande sia dello strumento. Più specificatamente:
PIANO EPISTEMOLOGICO: l’EPISTEMOLOGIA è una disciplina che si occupa della conoscenza scientifica
(come conosciamo?), nelle SCIENZE SOCIALI il problema da analizzare è l’identità tra soggetto conoscente e
oggetto conosciuto (sono della stessa natura).
PIANO TEORICO-INTERPRETATIVO: troviamo le TEORIE che ci fanno capire il funzionamento del MONDO
FISICO O SOCIALE. La TEORIA è: un insieme di proposizioni connesse che si pongono ad un livello di
astrazione e generalizzazione più elevato rispetto alla REALTA’ EMPIRICA. Queste PROPOSIZIONI derivano
dalle REGOLARITA’ EMPIRICHE (si presentano con regolarità) dove possiamo ottenere delle PREVISIONI
EMPIRICHE.
Un IPOTESI: è una proposizione che riguarda la relazione tra 2 concetti, è ad un livello di astrazione e
generalizzazione inferiore rispetto alla TEORIA, può essere controllata empiricamente (esperimenti) e ha un
campo di applicazione limitato.
PARADIGMA (termine creato da Kuhn): è una GUIDA che orienta il lavoro dello scienziato. E’ una
PROSPETTIVA TEORICA condivisa da una comunità di scienziati, definisce la RILEVANZA dei fatti sociali,
fornisce le IPOTESI INTERPRETATIVE e orienta le TECNICHE della ricerca empirica. Prima o poi il paradigma
collasserà per far posto ad una NUOVA PROSPETTIVA (rivoluzionaria).
I PARADIGMI DI RICERCA SOCIALE: nelle scienze sociali ci sono 3 PARADIGMI: POSITIVISMO – NEO-POST
POSITIVISMO – COSTRUTTIVISMO. Ognuno contiene la QUESTIONE ONTOLOGICA (la realtà esiste?) –
QUESTIONE EPISTEMOLOGICA (se esiste, è possibile conoscerla?) – QUESTIONE METODOLOGICA (se è
possibile conoscerla, come può avvenire?)
POSITIVISMO: dal punto di vista ONTOLOGICO: secondo i positivisti la realtà esiste ed è conoscibile
oggettivamente (realismo ingenuo) - dal punto di vista EPISTEMOLOGICO: si può conoscere la realtà in
modo oggettivo solo se SOGGETTO CONOSCENTE e OGGETTO CONOSCIUTO sono di natura diversa.
DURKHEIM diceva che bastava considerare i fatti sociali come cose e oggetti per conoscere la realtà in
modo oggettivo. – dal punto di vista METODOLOGICO: i positivisti pensano che la sociologia può adottare i
metodi delle SCIENZE ESATTE, basate su dati empirici e misurazioni.
NEO-POST POSITIVISMO: negli anni 30’ era un aggiornamento del POSITIVISMO, da gli anni 60’ una critica.
Dal punto di vista ONTOLOGICO: la realtà esiste, ma può indurci in errore, ciò è dovuto ai limiti dei nostri
sensi (REALISMO CRITICO) – Dal punto di vista EPISTEMOLOGICO: si può conoscere la realtà ma con
un margine di errore. La PERCEZIONE e la CONOSCENZA sono cariche di TEORIA (THEORY LADEN). Secondo
POPPER, gli scienziati devono progettare CONGETTURE FALSIFICABILI, in modo da poter essere dimostrate
false anche con lo sviluppo della CONOSCENZA che diventa provvisoria. L’Epistemologia neo-post positivista
non afferma più il DUALISMO tra SOGGETTO CONOSCENTE e OGGETTO CONOSCIUTO, che possono
interagire tra loro. --- Dal punto di vista METODOLOGICO: si parla di identità tra SCIENZE SOCIALI (si
affidano al LINGUAGGIO DELLE VARIABILI, pezzi di conoscenza che compongono un mosaico di conoscenza)
e SCIENZE ESATTE (cambiate con le scoperte di Heisenberg e Einstein es. leggi probabilistiche e non
deterministiche)
COSTRUTTIVISMO: dal punto di vista ONTOLOGICO: la realtà è una COSTRUZIONE SOCIALE, interpretazione
non assoluta condivisa da una comunità, da qui deriva il RELATIVISMO CULTURALE, che causa conflitto fra
gruppi sociali diversi. - dal punto di vista EPISTEMOLOGICO: soggetto conoscente e oggetto conosciuto
si abbracciano, il RICERCATORE deve perseguire l’AVALUTATIVITA’, limitandosi a chiarire il significato dei
valori e rinunciando all’ ETNOCENTRISMO, che può influenzare l’interpretazione della realtà.
Dal punto di vista METODOLOGICO: secondo WEBER le SCIENZE SOCIALI si devono concentrare sul
VERSTEHEN (comprensione razionale dell’agire individuale), spiegando perché si agisce in un modo, le
ragioni etc., il sociologo si concentra sugli IDEALTIPI che sono una semplificazione della realtà, visto che non
è conoscibile oggettivamente.
LA RICERCA SOCIALE NELLA POST MODERNITA’: Nelle ultime tendenze si è sviluppata una SVOLTA
LINGUISTICA che vede linguaggio e discorso come veicoli di senso della vita sociale, si sviluppa
nell’INTERAZIONISMO SIMBOLICO DI BLUMER, APPROCCIO DRAMMATURGICO DI GOFFMAN e
l’ETNOMETODOLOGIA DI GARFINKEL - a livello METODOLOGICO, nelle TECNICHE DI ANALISI DELLA
CONVERSAZIONE DI SACKS. Per quanto riguarda il linguaggio, lo STRUTTURALISMO di LEVI STRAUSS ricerca
le forme invarianti delle relazioni sociali e culturali, l’eredità strutturalista è stata raccolta dalla SOCIAL
NETWORK ANALYSIS, che sostiene che la rete e la posizione in cui è inserito l’attore sociale determinano il
suo modo di agire. – Il POSITIVISMO invece si è sviluppato in REALISMO, che ribadisce l’identità tra scienze
sociali ed esatte.
CAPITOLO II
TIPI DI RICERCA: la RICERCA può essere DESCRITTIVA: quando si ricercano le caratteristiche di un
FENOMENO per capire come si presenta - ESPLICATIVA: quando si individuano le cause che hanno prodotto
il FENOMENO, per capire perché si presenta in un modo. – ESPLORATIVA: quando il ricercatore cerca di
conoscere una realtà ignota affidandosi a un paradigma costruttivista e ad una ricerca QUALITATIVA. –
CONFERMATIVA: il ricercatore cerca delle PROVE per confermare delle IPOTESI, affidandosi al paradigma
neo e post-positivista e ad una ricerca QUANTITATIVA.
LE FASI DELLA RICERCA: DISEGNO DELLA RICERCA – COSTRUZIONE DELLA BASE EMPIRICA –
ORGANIZZAZIONE DEI DATI (FRAMING) – ANALISI DEI DATI – ESPOSIZIONE DEI RISULTATI
DISEGNO DELLA RICERCA: I motivi per iniziare una ricerca sociale possono essere diversi, problema in
ambito teorico o motivazione del ricercatore. In questa fase: si deve effettuare una RICOGNIZIONE
BIBLIOGRAFICA – scegliere il TIPO DI RICERCA (descrittiva, esplicativa etc.) – Analizzare i CONCETTI e le
IPOTESI a cui fa riferimento il ricercatore – stabilire su QUALI unità di analisi effettuare la ricerca (persone,
famiglie etc.) e su QUANTE unità effettuare la ricerca, tramite: CENSIMENTO: quando si considera tutta la
popolazione di riferimento – CAMPIONE: si seleziona una parte della popolazione che la rappresenta –
ANALISI COMPARATIVA: si sceglie un piccolo numero di unità di analisi per comparare le caratteristiche più
importanti – CASE STUDY: si concentra su una sola unità di analisi. Le UNITA’ DI ANALISI prenderanno il
nome di CASI.
COSTRUZIONE DELLA BASE EMPIRICA: si articola in 5 fasi: 1- OPERATIVIZZAZIONE DEI CONCETTI (passaggio
dai concetti alle variabili), riguarda lo stile di ricerca quantitativo che esprime il LINGUAGGIO DELLE
VARIABILI. OPERATIVIZZARE un concetto vuol dire trasformarlo in modo da farlo misurare, bisogna
individuare gli INDICATORI empirici che permettono di effettuare una definizione operativa del concetto.
ES. se scelgo di misurare la qualità della vita, uso come indicatori il reddito, buona salute etc.
La SCELTA DEGLI INDICATORI deve essere effettuata massimizzando il RAPPORTO D’INDICAZIONE, in modo
che la somma degli indicatori copre il significato del concetto, poi si individuano le modalità per rilevare gli
indicatori (alto, basso, medio) - la DEFINIZIONE OPERATIVA viene applicata ai casi concreti attraverso:
CLASSIFICAZIONE: associare oggetti a categorie, soddisfando i requisiti di ESCLUSIVITA’ (un oggetto deve
appartenere a una sola categoria) – UNICITA’ (le categorie derivano da un unico criterio di distinzione) –
ORDINAMENTO: sistemare gli oggetti in modo gerarchico – CONTEGGIO: esprimere una quantità reale in
termini numerici – MISURAZIONE: conteggio dell’applicazione di una misura.
Alla fine del processo di OPERATIVIZZAZIONE avremo una VARIABILE che può essere: NOMINALE (alla fine
di una classificazione) – ORDINALE (alla fine di un ordinamento) – CARDINALE (alla fine di un conteggio o
misurazione)
2- SCELTA DELLA TECNICA DI RILEVAZIONE: raccolta di fonti secondarie statistiche e testuali, esperimento,
osservazione, interviste, questionario. Si da importanza all’INTRUSIVITA’: se si è intrusivi la persona
potrebbe cambiare un atteggiamento con risultati poco obiettivi – le TECNICHE NON INTRUSIVE possono
dare problemi etici (bisogna nascondersi, spiare etc.)
3- COSTRUZIONE DELLO STRUMENTO DI RILEVAZIONE – VALIDAZIONE DELLO STRUMENTO TRAMITE UN
PRE-TEST – RILEVAZIONE DEI DATI
ORGANIZZAZIONE DEI DATI: Organizzare i dati vuol dire preparare i dati empirici in modo da rispondere alle
domande del ricercatore. Nel caso di DATI QUALITATIVI (fotografie, documenti), il FRAMING utilizzato è la
POST-CODIFICA del materiale: consiste nell’isolare i frammenti di materiale empirico attribuendo
un’etichetta di riconoscimento. Troviamo anche il CAQDAS: che consente attraverso il computer di
governare i dati aiutando il ricercatore nella codifica e nel recupero del materiale.
Nel caso dei dati QUANTITATIVI: il FRAMING è la MATRICE CASI PER VARIABILI, griglia dove troviamo i CASI
nelle RIGHE e le COLONNE nelle VARIABILI, i DATI vengono inseriti nelle CELLE.
4-ANALISI DEI DATI: può essere effettuata rispetto ai casi, variabili, relazioni, ci sono diverse tecniche di
analisi.
5-ESPOSIZIONE DEI RISULTATI: Si comunicano i risultati attraverso il REPORT: contiene una INTRODUZIONE
(illustra struttura e obiettivi) – STATO DELL’ARTE (letteratura scientifica sul fenomeno) – PRESENTAZIONE
DEI RISULTATI (contiene le prove empiriche in tabelle e grafici) – COMMENTI – CONCLUSIONI – NOTA
METODOLOGICA (spiegazione delle scelte e riferimenti bibliografici)
CAPITOLO III
CAMPIONAMENTO NON PROBABILISTICO: fatto ad hoc, secondo un criterio scelto dal ricercatore per
ottenere una RAPPRESENTATIVITA’ TIPOLOGICA, che si raggiunge quando si hanno dei tipi ideali delle unità
di analisi, generando dei risultati TRASFERIBILI. I CAMPIONI NON PROBABILISTICI sono ETEROGENEI, il
problema più grande è non poter misurare l’ERRORE DI CAMPIONAMENTO. Ci sono 4 TIPI DI ERRORI NON
CAMPIONARI: ERRORI DI SELEZIONE: lista della popolazione incompleta – ERRORI DI MISURAZIONE:
questionari fatti male – NON RISPOSTE: persone non intervistabili – ERRORI DI PROCEDURA: errori di
inserimento dati.
CAPITOLO IV:
L’INTERVISTA: forma di conversazione tra 2 persone, INTERVISTATORE e INTERVISTATO che sviluppano una
interazione verbale per raggiungere un obiettivo. Rispetto al questionario, è più FLESSIBILE e c’è più
LIBERTA’ DI RISPOSTA.
TIPI DI INTERVISTA: in base all’ORGANIZZAZIONE DELLE DOMANDE: INTERVISTA STRUTTURATA (domande
standardizzate e risposte aperte) – INTERVISTA SEMI-STRUTTURATA: c’è una scaletta di temi da trattare
(TOPIC GUIDE) e non c’è uno schema fisso – INTERVISTA NON STRUTTURATA: è libera, si approfondisce un
tema
in base al RUOLO o STILE dell’INTERVISTATORE: INTERVISTA DIRETTIVA (guidata): l’intervistatore segue la
struttura delle domande ignorando le reazioni di chi risponde – INTERVISTA NON DIRETTIVA (libera):
l’intervistatore segue i ragionamenti dell’intervistato – INTERVISTA SEMI-DIRETTIVA: una parte va
somministrata a tutti, un’altra in base all’intervistato.
In base al NUMERO DEGLI INTERVISTATI: INTERVISTE INDIVIDUALI – DI GRUPPO (gruppi già esistenti o
costruiti dal ricercatore)
CAPITOLO V
FOCUS GROUP: INTERVISTA FOCALIZZATA DI GRUPPO, è una via di mezzo tra l’INTERVISTA e
l’OSSERVAZIONE, sviluppata da Merton e Lazarsfeld.
E’ una TECNICA che ricorre a procedure non standardizzate di rilevazione, basata su una DISCUSSIONE tra
un piccolo gruppo di PERSONE, è focalizzata su un argomento stabilito dal RICERCATORE, inoltre ci sono un
MODERATORE: deve gestire la discussione – OSSERVATORE: registra dall’esterno tutte le informazioni.
I FOCUS GROUP si possono APPLICARE in: RICERCHE DI MERCATO – RICERCHE ELETTORALI – VALUTAZIONI
DI ENTI – CULTURAL STUDIES – STUDI DI COMUNICAZIONE DI MASSA.
I VANTAGGI sono: ECONOMICITA’: perché costa meno di una rilevazione campionaria – RAPIDITA’ –
FLESSIBILITA’: la struttura e gli strumenti si possono cambiare facilmente – ALTA DENSITA DI
INFORMAZIONE: si considerano dinamiche di gruppo e comunicazione non verbale – ALTA TOLLERABILITA’
dei partecipanti, gratificati dall’esperienza del FG.
MODERATORE: deve agevolare il WARM-UP (riscaldamento), intrattiene gli ospiti, parla del senso della
riunione e delle regole, crea un buon clima – usa un LINGUAGGIO COMPRENSIBILE – FA PARLARE TUTTI uno
alla volta(evitando il giro) – LIMITA l’INVADENZA dei LEADER – fa una SINTESI DELLA DISCUSSIONE
OSSERVATORE: deve stare attento ai CONTENUTI e a come emergono – deve prendere DATI che riguardano
INTERAZIONE NON VERBALE – RELAZIONI E RIFLESSIONI
TIPI DI DOMANDE NEL FG: secondo Krueger ci sono 5 TIPI DI DOMANDE: DOMANDE DI APERTURA:
permettono la creazione del gruppo – D’INTRODUZIONE: fanno riflettere i partecipanti sul tema – DI
TRANSIZIONE: fanno passare da un tema all’altro – DOMANDE CHIAVE: riguardano i temi centrali – FINALI:
portano alla chiusura della discussione. Si devono EVITARE DOMANDE che prevedono una semplice
RISPOSTA AFFERMATIVA O NEGATIVA.
STRUMENTI DI RILEVAZIONE: MODERATORE: fa riferimento alla TRACCIA D’INTERVISTA (punti di
attenzione) – l’OSSERVATORE fa riferimento al FOGLIO DELLE ANNOTAZIONI.
FASI DI UN FOCUS GROUP: secondo Gordon e Langmaid, le FASI di FOCUS GROUP sono: FORMAZIONE DEL
GRUPPO (FORMING) – ROTTURA DELL’EQUILIBRIO INIZIALE (STORMING) – REGOLE DI CONVERSAZIONE
(NORMING) – DEFINIZIONE DEI RUOLI (PERFORMING) – COMMIATO FINALE (MOURNING)
TIPI IDEALI DI PARTECIPANTI: LEADER STRUMENTALE: usa la sua conoscenza e competenza – LEADER
ESPRESSIVO: usa carisma, forza – CRITICO: esprime il proprio dissenso motivandolo – NEGATIVO: esprime il
dissenso a prescindere – JOKER: divaga (buffone) – TIMIDO: persona poco disinvolta – ENTUSIASTA: ha un
atteggiamento celebrativo nei confronti dei comportamenti altrui – APATICO: è indifferente.
ANALISI DEI DATI DEL FG: ANALISI DEL CONTENUTO – CAQDAS – ANALISI DEL DISCORSO DELL’INTERAZIONE
FACCIA A FACCIA (CONVERSATION ANALYSIS) – SOCIAL NETWORK ANALYSIS: studia le dinamiche di gruppo
Grazie all’ANALISI DEI DATI si evidenziano: TEMI TRATTATI – FREQUENZA OPINIONI – CONSENSI E DISSENSI.
L’ANALISI deve essere SISTEMATICA (si segue un protocollo) e CONTROLLABILE.
CAPITOLO VI
COSA E COME SI OSSERVA: L’ATTIVITA’ OSSERVATIVA deve considerare: CONTESTO STORICO: il passato del
contesto – CONTESTO FISICO: caratteristiche dei luoghi dove si svolge l’interazione sociale – CONTESTO
SOCIALE – INTERAZIONI FORMALI E INFORMALI: modi di stare assieme in pubblico o privato –
INTERPRETAZIONI ORALI E SCRITTE DEI NATIVI: spiegazioni del mondo da pare dei soggetti studiati –
PRODUZIONI MATERIALI E SIMBOLICHE: ciò che le persone fanno assieme (modi di decidere)
CAPITOLO VII:
Il QUESTIONARIO: è costituito da domande standardizzate, chiamate ITEM, seguono uno SCHEMA FISSO.
Sono composti da: PAGINA DI PRESENTAZIONE (COVER LETTER) in cui si presenta la ricerca , si motiva
l’intervistato e si spiegano gli obiettivi, istruzioni, c’è il CORPO PRINCIPALE che comprende le domande vere
e proprie.
QUESTIONARIO A IMBUTO (dal generale al particolare) Le prime domande sono GENERICHE, per ottenere la
fiducia dell’intervistato – quelle dopo richiedono maggiore CONCENTRAZIONE– altre possono essere
IMBARAZZANTI– infine ci sono domande SOCIO-DEMOGRAFICHE. Ci sono anche il QUESTIONARIO A
IMBUTO CAPOVOLTO (dal particolare al generale), a diamante, a X, rettangolare.
FORMULAZIONE e TIPI DI DOMANDE: Le DOMANDE devono essere: SEMPLICI – avere una SINTASSI
LINEARE – non contenere 2 domande in 1 – essere CONCRETE – ALTERNATIVE DI RISPOSTA LIMITATE – NON
SUGGERIRE RISPOSTE – considerare tutte le risposte accettabili.
Ci sono 2 tipi di DOMANDE: APERTE: richiedono una post-codifica tramite la CONTENT ANALYSIS – CHIUSE:
sono frequenti, permettono l’analisi statistica. Tra le DOMANDE CHIUSE ci sono: SCELTA FRA CATEGORIE
SEMANTICAMENTE AUTONOME(Es. Qual è la sua religione?) – CHECKLIST: si possono segnare più risposte –
SCELTA FRA CATEGORIE ORDINATE (Es. Quante volte giochi a calcio? 1-2-mai) – STILE LIKERT: quando si
indica il grado di accordo/disaccordo, grado di importanza – ORDINAMENTO DI PREFERENZE PERSONALI: si
ordinano le risposte in base alla preferenza – DIFFERENZIALI SEMANTICI: si indica la soddisfazione –
DOMANDE CHE IMPLICANO UN CONTEGGIO O MISURAZIONE (es. quanti figli minorenni ha?)
PRE-TEST: si effettua prima di somministrare il QUESTIONARIO, per verificare se sarà compreso dagli
intervistati, senza produrre DISTORSIONI (BIAS), si rivolge a soggetti simili al campione. Il risultato del PRE-
TEST può portare il ricercatore a RIVEDERE LE DOMANDE, CANCELLARNE o AGGIUNGERNE. Il PRE-TEST non
deve essere MAI SALTATO.
SCALA LIKERT – ALPHA DI CRONBACH: una SCALA è un insieme coerente di ITEM, che misurare un
CONCETTO GENERALE o un ATTEGGIAMENTO non osservabile. Per COSTRUIRE UNA SCALA si sommano i
punteggi ottenuti da un individuo su ciascun item (SCALA ADDITIVA).
La SCALA ADDITIVA PIU’ FAMOSA è la SCALA DI LIKERT, si divide in 4 fasi: DEFINIZIONE DEGLI ITEM ADATTI
A MISURARE IL CONCETTO – SOMMINISTRAZIONE DEGLI ITEM TRAMITE IL QUESTIONARIO – CONTROLLO DI
COERENZA INTERNA DELLA SCALA (ITEM ANALYSIS) – CONTROLLO DI VALIDITA’ E UNIDIMENSIONALITA’
(quando si misura un solo concetto, per misurare l’UNIDIMENSIONALITA’ della scala si utilizza l’ANALISI
FATTORIALE.
ALPHA DI CRONBACH: consente di capire se una scala funziona, misura la COERENZA INTERNA della SCALA
e le MISURE DI ATTENDIBILITA’, che dicono se un individuo otterrebbe lo stesso punteggio, nel caso gli
venisse somministrata la scala nuovamente.
L’ALPHA DI CRONBACH si misura tramite la formula: n r : 1+ r (n-1) – N è il numero degli ITEM, R la loro
correlazione media – l’ALPHA DI CRONBACH varia tra 0 e 1, più è GRANDE più è COERENTE. Se è minore di
0,70 la scala va modificata, eliminando gli ITEM MENO CORRELATI. Il VALORE BASSO di ALPHA dipende da
una STRUTTURA MULTIDIMENSIONALE DELLA SCALA, quindi si deve effettuare un CONTROLLO DI
UNIDIMENSIONALITA’ attraverso ANALISI FATTORIALE.
CAPITOLO VIII
ANALISI DEI DATI: deve trovare STRUTTURE DOTATE DI SENSO all’interno del MATERIALE RACCOLTO.
L’ANALISI può essere effettuata rispetto a: CASI, VARIABILI, RELAZIONI, PAROLE.
ANALISI DEI CASI: si dividono in CASE STUDY: analizza un SINGOLO CASO ESEMPLARE in modo
DETTAGLIATO. Si può svolgere tramite APPROCCIO QUALITATIVO (etnografie, interviste, immagini) –
APPROCCIO QUANTITATIVO (statistiche, scale di valutazione). Lo SCOPO dell’indagine è DESCRITTIVO
ANALISI COMPARATIVA: si confrontano alcuni casi, evidenziando somiglianze o differenze, si effettua
tramite APPROCCIO QUALITATIVO E QUANTITATIVO.
CLUSTER ANALYSIS (ANALISI DEI GRUPPI): tecnica di analisi di tipo QUANTITATIVO, utile per classificare i
casi della ricerca e costruire tipologie, si distinguono all’interno TECNICHE GERARCHICHE (agglomerative o
divisive) – TECNICHE ITERATIVE o PARTIZIONI RIPETUTE (TECNICA DELLE K-MEDIE) – TECNICHE BASATE
SULLA DENSITA’ LOCALE e RETI NEUTRALI.
ANALISI DELLE VARIABILI: tipica della RICERCA QUANTITATIVA – utilizza la STATISTICA, si distingue in:
ANALISI MONOVARIATA: si occupa delle variabili singolarmente e ha SCOPI DESCRITTIVI. L’Obiettivo è
CONOSCERE LA DISTRIBUZIONE DI CERTE VARIABILI fra i casi studiati. La FORMA PIU SEMPLICE è la
RAPPRESENTAZIONE TABELLARE DI UNA DISTRIBUZIONE: dove si riportano FREQUENZA di una distribuzione
– PERCENTUALI SEMPLICI(frequenza/tot risposte) – PERCENTUALI CUMULATE (percentuale precedente +
percentuale considerata).
Nell’ ANALISI MONOVARIATA, si indicano: MISURE DI TENDENZA CENTRALE: indicano il centro della
distribuzione. Le misure di TENDENZA CENTRALE più note sono: MEDIA (da usare con VARIABILI CARDINALI)
MODA (modalità di risposta con percentuale maggiore) – DEVIAZIONE STANDARD (misura quanto sono
distanti i valori della distribuzione dalla media, si usa solo solo con VARIABILI CARDINALI – INDICE DI
ETEROGENEITA’: si calcola togliendo a 1 la somma dei quadrati delle proporzioni riferite a ciascuna
categoria di risposta, più l’indice di eterogeneità è vicino lo 0, meno eterogenea è la distribuzione. ---
MISURE DI VARIABILITA’: analizza se rispetto a questo centro ci sono piccole o grandi differenze
ANALISI BIVARIATA: si occupa delle variabili prese in coppia, ha SCOPI ESPLICATIVI. Lo STRUMENTO DI BASE
è la TABELLA DI CONTINGENZA: rappresenta la DISTRIBUZIONE CONGIUNTA DI 2 VARIABILI, ovvero il modo
in cui una variabili si distribuisce nelle categorie di un’altra. La TABELLA si usa solo con VARIABILI NOMINALI
o ORDINALI. --- Si deve misurare anche la SIGNIFICATIVITA’ con x2 (chi-quadrato), è legata alla probabilità
che la relazione osservata sia frutto del caso (se la probabilità è 0, la significatività è massima e la relazione
non è dovuta al caso) --- Si misura la FORZA DI UNA RELAZIONE: ci dice in che misura varia la variabile
dipendente al variare della variabile indipendente.
ANALISI DEGLI ASSERTI VALUTATIVI: basata sulle frasi contenuti nei testi, cerca di capire come sono valutati
alcuni OGGETTI DEL DISCORSO da parte degli AUTORI. Le VALUTAZIONI sono POSITIVE o NEGATIVE, FORTI
O DEBOLI. C’è un PUNTEGGIO: -3(MOLTO NEGATIVO) - +3(MOLTO POSITIVO), si calcolano le varie medie dei
giudizi e si disegna un grafico.
ELEMENTI DI METODOLOGIA
CAPITOLO I: CONOSCENZA SCIENTIFICA E CONOSCENZA SOCIOLOGICA.
La conoscenza scientifica si può paragonare a un palazzo di 3 piani:
1. Piano epistemologico: qua ci dobbiamo sempre chiedere “come” conosciamo, infatti si occupa della
conoscenza. Questo piano è occupato da domande che riguardano l’esistenza della realtà e già di
questo tema se ne sono occupati filosofi e scienziati (es. Platone con il mito della caverna, Kant con
la distinzione di fenomeno e noumeno). Il problema delle scienze sociali riguarda l’identità tra
soggetto conoscente e oggetto conosciuto e si pone il problema che chi si conosce e ciò che viene
conosciuto sono la stessa cosa. Infine nelle scienze sociali gli oggetti di studio sono le persone.
2. Piano teorico interpretativo: qua ci si spiega come il mondo fisico o sociale funzioni. Cosa è una
teoria? Una teoria è un insieme di proposizioni organicamente connesse che si pongono ad un
elevato livello di astrazione e generalizzazione rispetto alla realtà empirica. Una teoria è fatta da
frasi e di affermazioni preposizioni che ci dicono qualcosa sul mondo che ci circonda. Queste frasi
per fare una teoria devono essere collegate in modo organico. Infine si appoggiano su fatti empirici
dove alla fine possiamo formulare delle previsioni.
Un’ipotesi è una proposizione che indica una relazione fra uno o più oggetti che si colloca ad un
pino inferiore rispetto alla teoria. Hanno un carattere meno astratto e proprio per questo possono
essere controllate empiricamente tramite esperimenti e hanno un campo di applicazione più
limitato. Le ipotesi possono articolarsi in schemi e sono: Ipotesi generali che hanno un’applicazione
più ampia ed Ipotesi specifiche che hanno un campo di applicazione più ristretto.
3. Tecnico metodologico: la scienza si occupa dei modi pratici attraverso i quali è possibile conoscere il
mondo, in questo piano bisogna trovare le prove delle teorie che vengono formulate nel piano
precedente. La scienza sociale però trova delle difficoltà: 1 nelle scienze sociali soggetto conoscente
e soggetto conosciuto non sono separati ma interagiscono e per questo è difficile essere ricercatori
obbiettivi, 2 le scienze sociali hanno a che fare con soggetti non osservabili o misurabili. All’interno
del piano metodologico avremmo a che fare con 4 concetti: a. il metodo che è una sequenza generale
di azioni con lo scopo di raggiungere un determinato obiettivo, b. la tecnica è una sequenza
dettagliata di operazioni che fanno raggiungere un risultato, c. lo strumento è il mezzo che consente
al ricercatore di raccogliere i dati empirici ( un questionario, una scheda) infine abbiamo, d. la
metodologia che è un ragionamento sul metodo, quindi consiste nello studio dei metodi delle
tecniche più appropriate per conoscere la realtà.
TENDENZE PIU’ RECENTI dove si ha il rifiuto delle teorie generali, il rifiuto della razionalità e della
linearità, l’esaltazione delle differenze e dell’altro, il mondo della vita quotidiana, le teorie qualitative
e la micro sociologia. Vengono usati nuovi approcci che sono la linguistic turn che hanno rivolto
l’attenzione al discorso alle sociologie interpretative e alla costruzione sociale della realtà.
SOCIOLOGIE INTERPRETATIVE: interazionismo simbolico cioè negazione del senso, approccio
drammaturgico (situazioni e maschere), etnometodologia che sono metodi per comprendere la
realtà e infine analisi della conversazione. Un altro studio è stato fatto dallo strutturalismo cioè
ragionare per categorie immutabili, la forma è il contenuto.
POST STRUTTURALISMO: distrugge ogni categoria immutabile.
REALISMO: si occupa dei meccanismi nascosti.
Questo schema non è sempre lineare in quanto il ricercatore può tornare sempre sui suoi passi. Una ricerca
sociale può nascere da diversi motivi, si inizia sempre da un problema esistente in ambito teorico, dopo da
un’indicazione proveniente da colui che ordina la ricerca e infine può scaturire da una motivazione del
ricercatore. Iniziata una ricerca, la prima cosa da fare è una raccolta dei dati bibliografici oppure da
testimonianze delle persone. Successivamente il ricercatore decide che tipo di ricerca utilizzare. Ogni ricerca
viene condotta su precise unità di analisi che possono essere famiglie, gruppi ecc., inoltre dovrà scegliere
alcune caratteristiche su cui si baseranno le sue indagini ed infine dovrà scegliere su quante unità di analisi
dovrà effettuare la sua indagine.
La fase di costruzione della base empirica costituisce il momento più delicato di una ricerca, gli scienziati
sociali i dati li costruiscono e non li raccolgono perché essi non sono disponibili in natura. Essa si articola in 5
fasi:
1. Dai concetti alle variabili: si parte da un’ipotesi per finire ad un concetto generale, nel loro interno
vi è l’individuazione di un altro concetto generale con l’applicazione di varie proprietà. Si parla di
processo di operativizzazione il quale consiste nello scegliere il concetto completo da operativizzare,
costruzione della definizione operativa che stabilisce le regole per la traduzione del concetto,
applicazione di tali regole ai casi veri e propri quali sono: classificazione, ordinamento e conteggio.
Infine una variabile è una proprietà operativizzata.
2. Individuazione della tecnica di rilevazione
3. Definizione dello strumento di rilevazione
4. Validazione dello strumento di rilevazione
5. Rilevazione dei dati
Le variabili
Una questione importante quando si prende in considerazione le tecniche di rilevazione è quella della loro
intrusività cioè problemi epistemologici, problemi etici ed estensione.
L’organizzazione dei dati: (framing) vuol dire trasformare i dati empirici raccolti in modo da dare delle
risposte alle domande conoscitive del ricercatore. L’organizzazione dei dati può essere fatta tramite la post-
codifica e tramite la matrice casi per variabili.
L’analisi dei dati: è il momento in cui dobbiamo trovare all’interno dei dati le risposte alle nostre domande
conoscitive (casi, variabili, relazioni, parole e testi).
L’esposizione dei risultati: è il momento finale della ricerca in cui si comunicano i risultati ai colleghi. È il
momento in cui si scrive il così detto report il quale contiene un’introduzione, lo stato dell’arte cioè una
sintesi della letteratura scientifica, presentazione dei risultati, commenti e conclusioni, note metologiche
qualora ci siano e infine riferimenti bibliografici. Il ricercatore deve assumersi delle responsabilità, deve
garantire la validità del processo.
Infine vi sono 2 stili di ricerca cioè alcune tecniche di raccolta e analisi: approccio qualitativo e approccio
quantitativo. Il primo consiste in un’intervista qualitativa o un’intervista di gruppo, nell’osservazione
etnografica, analisi del contenuto e del contenuto etnografico. Il secondo consiste in un’analisi fattoriale, in
un esperimento, teoria dei giochi, intelligenza artificiale, modelli matematici e simulazioni al computer.
Il campionamento consiste nel selezionare alcune unità di analisi dalla popolazione. Si campiona per
risparmiare sia denaro che tempo, per vantaggio organizzativi e possono dedicare più tempo all’analisi dei
dati. Uno svantaggio del campionamento consiste nel suo errore cioè che le unità presa in analisi non
saranno mai come l’intera popolazione ci sarà sempre uno scarto, la formula dell’errore di campionamento
è: Y=Ῠ± E rappresentazione del campionamento con l’errore dove Y rappresenta il parametro della realtà
(popolazione), Ῠ rappresenta il parametro del campione.
Campioni probabilistici: cioè fanno riferimento alla teoria matematica della probabilità, e il contrario i
campioni non probabilistici. Senza i casi possibili cioè parametri della realtà non si potrebbe effettuare il
calcolo del campionamento, quindi bisogna accettarsi che i casi possibili (intera popolazione) sia preciso e
conosciuto. Vi sono diversi tipi di campioni probabilistici e sono: il campione stratificato che consiste nel
suddividere le unità prese in analisi in proporzione ad alcune variabili note; il campione sistematico dove le
persone vengono selezionate a caso e si comunica estraendo casualmente un individuo dalla lista della
popolazione e poi si selezionano gli altri fino a quando non si raggiunge il totale previsto di unità prese in
analisi.
Campioni non probabilistici: essi sono campioni molto eterogenei e sono costruiti ad-hoc. Ambiscono a
una rappresentatività tipologica, i loro risultati sono trasferibili e l’errore di campionamento è sconosciuto.
Vi sono vari tipi di campioni non probabilistici come: campione a valanga; campione a scelta ragionata;
campione di convenienza e infine campione per quote.
Il problema più grande del campionamento rimane il concetto di rappresentatività in quanto in primo luogo
non possiamo mai sapere se un campione è rappresentativo o meno, perché appunto il campionamento ci
serve a scoprire qualcosa su una realtà che non conosciamo, in secondo luogo per provare la
rappresentatività di un campione, le stime sono spesso confrontate con i dati dei censimenti, in terzo e
ultimo luogo il ricercatore dovrebbe cercare di minimizzare gli errori non campionari, tali errori però sono
molto difficili da scoprire e controllare.
CAPITOLO 4: L’INTERVISTA
Con il termine intervista si intendono quei modi per raccogliere dei dati. Possiamo considerarla una famiglia
cioè un insieme di tecniche apparentate fra di loro che si basano sul chiedere a dei soggetti delle
informazioni di cui il ricercatore ha bisogno. La possiamo definire anche come una forma di conversazione
nella quale due persone parlano. Nell’intervista troviamo una persona che fa delle domande (intervistatore)
e una che risponde (intervistato).
I TIPI DI INTERVISTA: Vi sono diversi tipi di intervista che si articolano in 5 classificazioni, che sono, il livello
di standardizzazione delle domande e delle risposte, il grado di direttività assegnato all’intervistatore, il
grado di focalizzazione, la natura delle finalità conoscitive e la prospettiva paradigmatica o teorica adottata.
Un primo criterio che bisogna analizzare riguarda come sono organizzate le domande e possono essere:
1. Intervista strutturata cioè presenta delle domande standardizzate da porre nello stesso ordine a
tutti gli intervistati, ed essi possono risponde liberamente.
2. L’intervista semi strutturata, nella quale non ci sono delle domande fisse ma una sorta di scaletta
(topic guide).
3. L’intervista non strutturata che parte da un tema da approfondire.
1. Intervista direttiva dove l’intervistatore segue una lista di domande e ignora le reazioni
dell’intervistato.
2. Intervista non direttiva dove le domande seguono le risposte dell’intervistato
3. Intervista semi direttiva dove si ha una parte che è uguale per tutti gli intervistati e una parte dove si
seguono le esigenze dell’intervistato.
Un terzo criterio di classificazione riguardano il tipo di domanda e di risposte che possono essere
standardizzate o non. Infine possiamo distinguere le interviste in base al numero degli intervistati, quindi
possono essere individuali o di gruppo, queste ultime si suddividono in naturali che sono le famiglie cioè che
hanno la stessa provenienza e quelli artificiali che li sceglie l’intervistatore. Intervista biografica dove viene
raccontata la storia dell’intervistatore.
Esso è molto difficile e bisogna fare molta attenzione a delle caratteristiche che sono, caratteristiche di
sfondo (età, cultura), e influenzano i fattori psicologici degli intervistatori e degli intervistati. Successivamente
vi è l’atteggiamento cioè una buona e una cattiva disposizione nei confronti dell’intervistatore. Abbiamo le
motivazioni cioè una cattiva percezione dell’intervistatore determina la partecipazione dell’intervistato.
L’INTERVISTATORE
Egli deve garantire: brevità del colloquio, deve citare il committente della ricerca in quanto se è una persona
già famosa l’intervistato è più motivato, il tema dell’intervista in quanto se sa già di cosa parleranno sarà più
motivato a rispondere, la scientificità della ricerca e infine l’anonimato dell’intervista. Nonostante
l’intervistatore mette in atto tutto ciò si potrebbero venire a creare dei problemi quindi deve cercare di creare
un ambiente di normale conversazione, deve sempre chiedere l’uso del registratore solo dopo l’inizio
dell’intervista, deve rispettare le sequenze delle domande se l’intervista è strutturata, non deve mai
esprimere la propria opinione, deve essere propositivo e deve ascoltare l’intervistato, non deve mai imporre
una risposta in caso di rifiuto.
STRUMENTI E TRASCRIZIONI DELL’INTERVISTA
L’intervista è anche uno strumento e può presentarsi sotto due forme: la scaletta (topic guide) questa si usa
nell’intervista semi strutturata ed è uno schema generale dove l’intervistatore può attingerci durante il
colloquio; ed il percorso strutturato (questioning route) assomiglia ad un questionario. Le interviste possono
essere trascritte fedelmente (ex-post) oppure annotate in tempo reale, oppure prodotte dallo stesso
intervistato.
Esistono due approcci di analisi e sono quello etnografico o narrativo che consiste nel raccontare il materiale
avvalendosi di brani significativi. Questo approccio ricorre alla tecnica del taglia e riordina (scissor and sort).
L’idea è quella di sottolineare e poi trascrivere le parti più significanti e per questo si possono scegliere diverse
soluzioni, o dall’uso di diversi evidenziatori oppure uso di programmi per pc. Il secondo metodo di analisi è
quello quantitativo che prevede una codifica sistematica delle trascrizioni in categoria di temi e concetti.
Prevede una post-codifica dei concetti poi vengono conteggiati e presentati in grafici e tabelle e questo
conteggio ha lo scopo di descrivere i testi esaminati ordinandoli in base ai temi trattati durante le interviste,
infine si possono effettuare delle comparazioni quando il ricercatore ha a che fare con due o più casi.
Il focus group (FG) è una tecnica di rivelazione che si pone di studiare il modo in cui nascono le opinioni, si è
mostrata molto utile nella ricerca del mercato.
DEFINIZIONE E TIPI.
Le origini del FG risalgono agli anni 40 con Merton poi abbandonata perché non arrivava agli scopi che si
erano delineati. Negli anni 80 è stata ripresa in considerazione.
FG è una tecnica che ricorre a procedure non standardizzate, basata su discussioni apparentemente informali
di gruppi di persone estranee fra loro, con la presenza di un moderatore e un osservatore. Potremmo dire
che è simile a un talk- show televisivo con alcune differenze: le persone non sono spiate, non viene fatto per
fare spettacolo e le persone non si conoscono.
Inizialmente FG ha avuto successo nelle ricerche di mercato, successivamente in campo politico e nelle
ricerche elettorali e soltanto alla fine nella ricerca sociale.
Nella ricerca sociale l’FG è stato usato in vari campi: la valutazione di enti, servizi e politiche pubbliche, cultural
studies e nella comunicazione di massa. Ciò è avvenuto perché presenta numerosi vantaggi:
- Economicità:
- Rapidità: si possono intervistare più persone contemporaneamente
- Flessibilità: in quanto gli strumenti utilizzati possono essere cambiati
- Alta densità di informazione: in quanto vengono prese in considerazione non solo le risposte ma
anche le dinamiche di gruppo che si vengono a creare
- Alta tollerabilità: viene considerato poco intrusivo.
Al contrario sarà molto difficile la pianificazione in quanto è difficile individuare i partecipanti più adatti,
difficile la conduzione per le domande da fare, ed è difficile l’analisi dei dati.
Pianifica un FG significa scegliere in numero e la composizione dei gruppi, il luogo e reclutare i partecipanti.
I gruppi sono composti all’incirca da 8 persone che posso variare dipende il tipo di ricerca, non si conoscono
tra loro così da non creare imbarazzo e poter esprimersi al meglio. La durata varia dalle 3 o 4 FG con le stesse
persone, anche meno se non escono temi nuovi. Un’altra strategia usata sono gli incentivi o i gadget dati alla
fine ai singoli partecipanti. Un’altra strategia che si è mostrata efficace è quella di creare una squadra tipo
esempio: politico, educatore, studente. Infine il luogo deve essere neutrale così da mettere tutti i partecipanti
a loro agio, vengono sistemati in cerchio in quanto indica simbolicamente che tutti partecipanti sono uguali.
IL MODERATORE E L’OSSERVATORE.
Il compito del moderatore è quello di mantenere la discussione in tema, rispettare i temi e gestire
l’interazione tra il gruppo. Per fare ciò deve avere alcune caratteristiche: capacità comunicative, conoscenza
delle dinamiche di gruppo, esperienza ecc...
Il compito dell’osservatore è quello di stare attento ai contenuti e come essi emergono durante la
discussione, prenderà gli appunti e dovranno avere 3 caratteristiche fondamentali: 1. Dati che non riguardano
l’interazione non verbale; 2. Dati relazionali cioè chi ha parlato con chi e quanto; 3. Riflessioni in presa diretta
che possono essere usate successivamente.
Gli strumenti che molto spesso vengono utilizzati è la traccia o guida di intervista. La traccia è formata da
poche domande e non hanno un ordine preciso. Si distinguono 5 tipi di domande:
Le domande saranno una quindicina in quanto devono chiudere un arco di tempi di un’ora, non saranno
domande dove darai risposte si e no ma saranno risposte motivate.
Un altro strumento utilizzato è la carta dove l’osservatore annoterà i nomi, luoghi, età ecc.… degli intervistati,
annoterà le loro riflessioni e risposte. Il foglio può essere strutturato in vari modi: può essere rilegato ad anelli
in cui ciascuna pagina corrisponde a una domanda o a una specifica rea di analisi. Le pagine potranno essere
a sua volta divise in quadratini dove verranno associate diverse posizioni e merse durante la discussione,
accanto ad ogni affermazione può essere inserito un cerchietto che sarà vuoto se la persona ha avuto pochi
consensi oppure pieno se ne ha ricevuti tanti. Una parte del foglio importante è la trascrizione non verbale
dell’intervistato. Dato che l’osservatore non riuscirà a trascrivere tutto in tempo reale ci sarà anche l’aiuto di
un registratore, video.
LE FASI DI UN FOCUS GROUP E I TIPI IDEALI DI PARTECIPANTI.
Una parte importante è la performing dove vediamo emergere dei tipi ideali di partecipanti e sono:
L’analisi dei dati può avvenire in 2 modi differenti: 1. Immediatamente; 2. Alla fine di tutte le rivelazioni.
Nel primo caso si tratta di sviluppare e integrare le note prese durante la discussione, trascrivere le note
prese, le registrazioni e serve per non perdere impressioni e interpretazioni immediate.
Nel secondo dei casi si ha l’analisi dei dati veri e propri e ha il compito di suggerire risultati più rivelanti
dell’intervista. Avviene in 4 fasi: - analisi del contenuto; - analisi quantitativa pc assistita; - analisi del discorso
e della interazione faccia a faccia; - social network analysis.
Infine l’analisi deve risultare sistematica cioè che il ricercatore deve seguire un protocollo rigoroso di indagine
e controllabile cioè che l’analisi deve risultare replicabile e garantire la ispezionabilità della base empirica.
IL REPORT FINALE.
Per quanto riguarda il report finale mancano ancora delle linee guide e indicazioni. Innanzitutto
fondamentale fare una tabella con tutte le abbreviazioni utilizzate, servono per garantire l’anonimato dei
partecipanti. Dopo si procede alla presentazione dei risultati, inizialmente si indica il peso di ogni tema,
successivamente l’analista assocerà i pesi dei vari temi con le risposte più significative, infine si avranno delle
eventuali comparazioni fra situazioni.
L’osservazione è una delle tecniche di raccolta dati più antica, risale alle ricerche etnografiche che andavano
di moda in epoca coloniale sotto l’influenza del positivismo. Da allora le tecniche si sono evolute e si sono
allontanate dall’influenza positivistica e oggi si applicano a campi più disparati.
TIPI, AMBITI E PROSPETTIVE TEORICHE DELL’OSSERVAZIONE.
Esistono vari modi di fare osservazione e possono essere classificate facendo riferimento ad alcune
dimensioni: partecipazione o meno del ricercatore; intrusività dei strumenti; strutturazione; prospettiva
adottata dal ricercatore.
Le prospettive teoriche dominanti in campo etnografico sono due: 1. La grounded theory sostiene che la
teoria sociologica debba emergere dai dati empirici ricavati nell’immersione nel contesto sociale; 2.
Etnometodologia si fonda sulla idea che le attività quotidiane delle persone siano rese possibili dal ricorso ad
assunti e convenzioni. Attraverso gli etnometodi gli individui possono dare senso al mondo sociale nello
svolgimento della loro vita quotidiana.
Uno strumento fondamentale di cui si avvale l’osservatore è il diario che può essere cartaceo o digitale. Gli
appunti riportati devo avere alcuni elementi fondamentali:
Gli appunti vengono presi giornalmente e devono ispirarsi ad almeno tre principi: 1. Distinzione netta
separazione tra i vari elementi che compongono il diario; 2. Concretezza che usi un linguaggio quotidiano; 3.
Ridondanza per aumentare al massimo il livello di dettaglio dei resoconti.
Uno strumento unico della ricerca etnografica è il così detto backtalk dove l’osservatore ritorna insieme ai
soggetti studiati sulle conclusioni del lavoro.
I PROBLEMI DELL’OSSERVAZIONE.
L’inchiesta campionaria (survey) rappresenta la ricerca quantitativa ed è molto utilizzata nella ricerca sociale
perché si possono utilizzare molti strumenti statici in sede di analisi dei dati.
L’inchiesta campionaria è una tecnica di rivelazione basata sul questionario, fa riferimento a campioni di tipo
probabilistico e si propone di spiegare fenomeni e problemi sociali. Viene spesso confusa con il sondaggio
ma hanno alcune differenze: 1. Il survey è più ampio del sondaggio; 2. Il survey si basa su un questionario
formato da molte domande il sondaggio invece può basarsi su una sola.
L’intera filosofia dell’inchiesta campionaria si basa su un semplice assunto quello per cui uniformità di stimoli
corrisponde ad una uniformità di reazioni. Le persone a cui viene posto il questionario interpretano le
domande in vario modo dando forma a varie distorsioni della relazione tra intervistato e intervistatore. Le
più importanti sono:
1. Desiderabilità sociale: quel fenomeno per cui le persone intervistate finisce per dare delle risposte
socialmente desiderabili ma alle quali non crede veramente. Per questo è stata fatta una scala di
desiderabilità sociale che permettono di capire se nel corso del colloquio una persona ha indossato
una maschera sociale.
2. L’acquiescenza: è la tendenza di certi individui di dichiararsi d’accordo con le affermazioni contenute
nelle domande, anche qua esistono delle scale.
3. Le pseudo-opinioni: il risultato della mancanza di opinione dell’intervistato.
Per capire meglio come funziona il meccanismo risposta domanda sono stati elaborati 4 modelli di
spiegazione tre di matrice cognitiva ed 1 di linguistica:
- Il modello di Tourangeau e Rasinski sostiene che nel rispondere l’intervistato osserva una sequenza
fissa di paesaggi che producono la comprensione della domanda, ricorso a informazioni e infine la
modalità della risposta. Questa strategia viene definita ottimizzante.
- Modello di Krosnick e Alwin sostiene che accanto alla strategia ottimizzante l’intervistato può
utilizzare una strategia satisficing cioè accontentare le pretese dell’intervistatore.
- Campionamento delle credenze gli intervistati rispondono in base alle prime cose che gli passano per
il cervello
- Logica conversazionale quando l’intervistato parla sinceramente.
IL QUESTIONARIO.
Il questionario è costituito da un insieme di domande standardizzate dette item, seguono uno schema fisso
allo scopo di raccogliere individuali su uno o più argomenti.
1. Parte di presentazione (cover letter): presenta la ricerca e cerca di motivare gli intervistati a
cooperare.
2. Le istituzioni: contengono tutte le regole che gli intervistati devono seguire per rispondere
3. Corpo principale: comprende le domande vere e proprie. Vi sono varie domande: su ciò che le
persone sono; fanno; pensano; ricordano.
Il questionario deve avere una struttura logica e coerente e le domande devo essere ben organizzate e
coerenti tra loro. Per spiegare il questionario si possono seguire alcune regole: 1. Deve essere contrassegnato
da un codice; 2. Le domande devono essere numerate in modo progressivo; 3. Gli spazi e lo stile di grafico di
domanda devono essere leggibili; 4. Nelle domande chiuse vanno inseriti i codici che corrispondono a
ciascuna domanda.
I questionari seguono uno schema tipo di solito i iniziano con domande generiche, poi con domande che
richiedono maggiori sforzi di memoria, e infine domande socio- demografiche che riguardano dati
dell’intervistato. L’ordine delle domande può variare e possono essere ad imbuto dal generale al particolare,
imbuto capovolto particolare generale eccc…
Una regola nella costruzione del questionario è quello di essere chiari e semplici nella struttura delle
domande da sottoporre. Si possono distinguere due tipi di domande aperte e chiuse. La prima sono utili
quando il ricercatore pensa che sia meglio lasciare gli intervistati liberi di esprimersi. La seconda sono più
frequenti e ne esistono di vari tipi: 1. Scelta fra categorie semantiche autonome; 2. Checklist; 3. Categorie
ordinate; 4. Ordinamento di preferenze personali; 5. Differenziali semantici; 6. Conteggio o misurazione.
Prima di somministrare un test bisogna fare un pre-test l’esito di ciò può portare l’intervistatore a modificare
uno degli elementi che sopra abbiamo descritto. Il pre-test può essere fatto in vari modi registrando le
risposte, facendo commentare il test, chiedendo il parere di esperti.
Infine si somministrano i test ciò può avvenire in vari modi: - auto somministrati; - etero somministrati.
Un’altra distinzione viene fatta nel modo in cui vengono raccolti i dati: faccia a faccia; via posta; pc. Infine i
questionari possono essere somministrati in circostanze singole o più volte nel tempo. Nel primo caso avremo
uno studio trasversale, mentre nel secondo longitudinale. Quest’ultimi si dividono in 2 tipi: inchieste
trasversali replicate il questionario viene somministrato a più volte a più persone; e i penal quando lo stesso
questionario viene somministrato allo stesso campione nel corso del tempo.
LE SCALE LINKERT E L’ALPHA DI CRONBACH.
Una scala è un insieme coerente di item che serve per misurare e osservare un concetto più in generale. Il
modo per costruire una scala è quello di somministrare ottenuti da un individuo su ciascun item. Queste scale
di dicono adattive. Le scale adattive di Linkert si svolge in 4 passi: 1. La definizione degli item che si pensano
adatti a misurare il concetto; 2. La somministrazione tramite questionari; 3. Controllo di coerenza interna alla
scala; 4. Controllo di validità e unidimensionalità.
La parte più importante per stabilire se una scala funzioni oppure no è il calcolo Alpha di Cronbach, esso
misura la coerenza interna della scala. Un approccio diverso è quello per misurare l’attendibilità in termini di
coerenza interna. Il controllo può essere effettuato facendo uso della tecnica split- half che consiste nel
dividere gli item della scala in 2 gruppi per vedere se il punteggio del primo e correlato con il secondo.
L’approccio più diffuso consiste nel calcolare la coerenza totale.
n è il numero degli item, r la loro correlazione media. L’Alpha varia da 0 a 1 più è grande più la scale è
coerente e attendibile, se è negativa vi è qualche problema nell’orientamento delle categorie di risposta di
alcuni item.
Il compito principale dell’analisi dei dati è quello di trovare delle strutture dotate di senso nel materiale
raccolto. Ciò può risultare difficile se i dati sono molti e se sono di natura quantitativa. L’analisi può effettuata
rispetto a 4 oggetti:
. L’analisi comparativa: si mettono a confronto alcuni casi individuando delle caratteristiche comuni
e verificando somiglianze e differenze.
. L’analisi dei gruppi o cluster analysis: è un tipo di analisi quantitativo, al suo interno abbiamo le
tecniche gerarchiche, tecniche iterative o partizioni ripetute, tecniche sulla densità locale e le reti neurali.
2. L’analisi delle variabili: implica l’uso della statistica e si possono distinguere tre tipi di variabili:
. Monovariata: si occupa delle variabili prese a uno a uno e ha scopi descrittivi. La forma più semplice
di queste variabili è la rappresentazione tabellare, il ricercatore individua le varie modalità di risposta
e per ciascuna conta le frequenze. Infine calcola le percentuali semplici e quelle cumulate. Inoltre
vengono calcolate le misure di tendenza centrale e le misure di variabilità. Le prime indicano qual è
il centro della distribuzione, le seconde servono a capire le se ci sono delle differenze. La misura più
usata nel primo caso è la media per calcolarla basta fare la somma di tutti i valori e poi dividerla per
il loro numero. Un altro tipo di misura è la moda vede quale risposta ha una percentuale più alta.
Poi si ha la deviazione standard misura quanto i valori hanno una distanza media. Infine si ha l’indice
di eterogeneità si calcola togliendo a 1 la somma dei quadrati delle proporzioni con le quali si
presenta ciascuna categoria di risposta.
. Bivariata: si occupa delle variabili prese a due a due e ha scopo esplicativo, attraverso questa analisi
si possono controllare le ipotesi. Uno strumento utilizzato è la tabella di contingenza rappresenta il
modo in cui una variabile si distribuisce nelle diverse modalità di un’altra. I dati sono organizzati in
righe e colonne. Ogni riga corrisponde a una modalità della prima variabile, mentre la colonna
rappresenta la modalità della seconda variabile. L’unirsi delle righe e colonne prende il nome di celle.
Ogni cella mostra il numero di casi che possiedono una certa combinazione corrispondenti alla riga e
colonna d’appartenenza. Inoltre contiene anche la somma delle colonne e delle righe e vengono
dette marginali. Infine il prodotto del numero di righe per il numero di colonne indica l’ordine della
tabella. Avvolte i valori all’interno della tabella sono difficili da analizzare ciò accade per due motivi:
1. Le categorie di una o entrambe le variabili sono molte e di numero diverso; 2. La frequenza o le
percentuali osservate sono confuse perché la relazione tra le due variabili non è lineare.
L’analisi multivariata: considera più di due variabili contemporaneamente e ha scopi sia descrittivi che
esplicativi, esplorativi o confermativi.
1. L’analisi dei dati relazionali: è affidata alla network analysis o analisi di rete. Si basa su una matrice
detta matrice di adiacenza o sociomatrice. La presenza di due membri nella tabella indica l’esistenza
di rapporti biunivoci in cui si possono rintracciare iniziatore e destinatario della relazione. Nel lessico
delle analisi di rete si parla di sociomatrice che si possono effettuare tutta una serie di analisi tipo:
descrivere e rappresentare graficamente le caratteristiche e la struttura della rete, rintracciare i
sottogruppi, rintracciare la leadership degli attori, descrivere posizioni e ruoli sociali.
2. L’analisi delle parole: possiamo trovarle:
. Nella domanda e nella risposta aperta: vengono sottoposte a una codifica per 2 ragioni: per
riassumere e chiarire il significato delle parole e per consentire un successivo trattamento statistico.
La post-codifica implica la costruzione di categorie o etichette e l’assegnazione di parole frasi o
discorsi ad una di esse. Ciò presenta dei svantaggi come il tempo, la perdita di dati e principalmente
non garantisce un’ottima attendibilità. Ultimamente molti ricercatori s sono rivolti all’analisi delle
corrispondenze lessicali ACL. Questa analisi afferma che le parole da sole non hanno alcun senso ma
lo acquisiscono solo se associate ad altre. Essa persegue due obiettivi: 1. Creare delle regolarità nei
dati; 2. Individuare poche dimensioni di senso che possano spiegare tali regolarità tramite tecniche
di tipo fattoriale.
Per raggiungere questi obietti i dati vengono prima organizzati in una matrice parole-per-testi. Le
parole vengono disposte sulle righe mentre i testi sulle colonne. Il numero nelle celle indica quante
volte quella parola è stata detta dall’intervistato. Il risultato non è altro che la codifica automatica
delle risposte aperte. L’output dell’ACL è uno spazio fattoriale che mostra l’orientamento semantico
delle parole su semiassi opposti destra, sinistra, alto e basso. Le parole sono significative se si trovano
distanti dal centro.
. Le parole nelle interviste e nei focus group: come già sappiamo l’analisi può essere quantitativa,
qualitativa e pc assistita. Nel primo caso può essere post-codifica al fine di poter di poter
rappresentare graficamente i dati. Nel secondo caso si possono adottare diverse pratiche come:
paradigmi e discipline. Fra le tecniche principali vanno dette l’analisi del discorso e l’analisi della
conversazione esse si concentrano sullo studio delle strutture e del processo discorsivi. Nel terzo e
ultimo caso consiste nella trascrizione dei dati tramite programmi adatti.
3. Le parole nei documenti: l’analisi del contenuto: l’analisi delle parole viene fatto tramite l’analisi
del contenuto. È una tecnica che si basa su procedure di scomposizione dei testi in elementi più
semplici. Esso può essere utilizzato per analizzare qualsiasi testo scritto fra cui anche le domande
aperte e il focus group. Le tecniche di analisi del contenuto sono 3: 1. Analisi della frequenza si
effettua contando le presenze dei testi studiati di parole, categorie o temi d’interesse. Essa ha tre
scopi fondamentali: una rapida esplorazione del testo, un affinamento delle parole del testo, la
misurazione di una fonte; 2. Analisi co-occorrenze serve a capire se 2 parole vengono regolarmente
associate all’interno del testo preso in esame. Uno degli indici più diffusi di associazione è il
coefficiente del coseno che si calcola: c (x,y) = f(x,y)/radice quadra di f(x) x radice di f(y)
Dove f(x,y) è il numero delle volte in cui compaiono assieme le due parole, f(x) è il numero delle
volte che appare la parola x, f(y) il numero delle volte che appare la parola y. Il coefficiente del
coseno varia tra 0 e 1, 0 vuol dire che i due elementi non sono mai associati 1 si trovano sempre
insieme; 3. Analisi degli asserti valutativi è basato sull’analisi delle frasi contenute nei testi, servono
a capire come vengono valutati determinati oggetti del discorso. Per effettuare questo tipo di
analisi il ricercatore si affida a dei differenziali semantici, ad ogni parola gli viene attribuito un
punteggio che va da -3 a 3, vengono calcolate le medie e infine costruito un grafico.
LA RICERCA SOCIALE QUALI-QUANTITATIVA
Capitolo 1. Qualità e quantità nella ricerca sociale.
In sociologia i termini qualitativo e quantitativo sono sempre stati usati con troppa disinvoltura per colpa di una cattiva abitudine
che ha portato da una parte i ricercatori alle prime armi ad usare tale distinzione per prender confidenza con i nuovi mezzi e
metodi, mentre dall'altra ha creato una dicotomia tra i due approcci, che si sono cristallizzati in due fazioni apposte disinteressate
ad imparare l’una dall’altra. Questa dicotomia ha prodotto solo dei danni alla ricerca sociale ostacolandone uno sviluppo maturo.
Secondo Cavalli infatti “chi ha acquistato competenze nel metodo quantitativo non ha competenze nell'altro approccio e
viceversa”. L'opposizione tra qualità e quantità viene da lontano dalla divisione tra cultura scientifica e cultura umanistica. Tale
opposizione ha avuto origine con la rivoluzione industriale e quella scientifica che hanno segnato una frattura nei modi di
conoscere la realtà sociale e dalle quali emergerà il primo dibattito sul metodo delle scienze storico sociali (il Methodenstreit). La
metodologia della ricerca sociale nasce letteralmente diabolica, nel senso di doppia: ‘diavolo’; dal greco diaballein ovvero colui
che getta differenza. Il doppio senso è qui implicito, in quanto sottolinea i guasti che la doppiezza e la separatezza metodologica
ha prodotto nelle scienze storico sociali. Il problema non riguarda il metodo in sé ma se questo è adatto o meno agli obiettivi del
ricercatore. L'etimologia del termine quantitativo fa riferimento alla quantità numerica, alla determinazione numerica; mentre il
termine qualitativo si riferisce a ciò che concerne la qualità, e riguarda il concetto di determinazione logica; mira dunque a
determinare la natura di un certo oggetto di studio. Nell'analisi scientifica il termine qualitativo è spesso usato per indicare
qualcosa di generico, sempre in contrapposizione con il termine quantitativo, per indicare un discorso o un ragionamento non
supportato da dati numerici. Ma i sociologi cosa intendono quando usano i termini qualitativo e quantitativo? È difficile trovare
delle definizioni precise per i due tipi di approcci in quanto vi è un sostanziale vuoto definitorio su cui si regge la differenza
qualità-quantità. E quindi l'oggetto del contendere si riduce a uno stereotipo. L'incerta distinguibilità tra i due termini porta
dunque a pensare che questi due termini siano gli estremi di un continuum multidimensionale, lungo il quale sono possibili
molteplici graduazioni intermedie. Nella teoria sono stati trovati molteplici differenze tra i due approcci, tuttavia sul piano pratico
le differenze non sono così nette. In letteratura sono state proposte diverse argomentazioni contro la dogmatica separazione
qualità/quantità; la classificazione in questi due approcci di tutte le tecniche infatti non soddisfano i criteri di esaustività, mutua
esclusività e unicità del fundamentu divisionis. L'approccio quantitativo si rifà al paradigma positivista il cui massimo esponente è
Durkheim, mentre quello qualitativo si rifà al paradigma costruttivista e il maggior esponente è Weber. Essi hanno aperto due
strade ma dopo di essi quest'ultime si sono divise cristallizzandosi in potenti modelli cognitivi. Ma la domanda fondamentale è
cosa vuol dire fare scienza? Gli scienziati non fanno altro che produrre asserti, ovvero affermazioni su come funziona il mondo
sociale, giustificare gli asserti su base empirica e produrre un sapere controllabile, cioè pubblico e riproducibile. Inoltre per
stabilire se la nostra è una ricerca buona bisogna chiedersi: - quanto sono accurate le mie rappresentazioni della realtà sociale,
quanto sono generalizzabili, e quanto sono stabili nel tempo le conclusioni alle quali sono giunto. Tutti questi controlli sono
effettuati secondo i criteri di validità, attendibilità e triangolazione. Validità: Lo strumento che ho utilizzato misura veramente ciò
che ho studiato? È un giudizio circa la rappresentazione semantica tra il mondo reale e le risultanze empiriche della ricerca (i miei
risultati dovrebbero combaciare con la realtà). Vi sono diversi tipi di validità: riguarda la pertinenza delle spiegazioni date alla
situazione oggetto di studio (intervista fatta a delle donne per capire come sono, alla fine arriverò a chiedermi se queste donne
sono veramente così), Esterna: riguarda la generalizzabilità delle spiegazioni date ad altre situazioni analoghe, quella di
contenuto, per criterio e di costrutto. Attendibilità segnala il grado con il quale una certa procedura di traduzione di un concetto
produce gli stessi risultati in prove ripetute con lo stesso strumento di rilevazione. Può riguardare: il momento della
somministrazione (test-retest), lo strumento (parallel forms), il rapporto giudice osservatore codificatore (intercoding). Infine
l’attendibilità ha a che fare con la coerenza dei dati raccolti, la precisione, ovvero quanto ci possiamo fidare delle risposte che
abbiamo ottenuto?) e la replicabilità (un altro sociologo otterrebbe i miei risultati?). Triangolazione: esso consiste nella proposta
di studiare uno stesso oggetto attraverso prospettive teoriche, metodi, ricercatori, e dati diversi, con lo scopo di ottenere una
convergenza dei risultati ottenuti. Vi sono tre tipi di triangolazione: un ricercatore che usa due o più tecniche di ricerca, due o più
ricercatori che usano la stessa tecnica di ricerca e due o più ricercatori che usano due o più tecniche.
CAPITOLO 2. L’intervista strutturata.
Uno degli strumenti quali-quantitativi più importanti è l’intervista strutturata, rivolta ad un elevato numero di soggetti scelti sulla
base di un campionamento che segue una traccia rigida e standardizzata in cui al suo interno troviamo la dicotomia tra
espressioni (riguardanti le domande a risposta aperta) e reazione (riguardanti le domande a risposta chiusa). Ed è proprio per
questo motivo che viene definita uno strumento quali-quantitativo. La presenza di domande sia aperte che chiuse è
un’opportunità per il ricercatore che intende triangolare dati e tecniche sia di tipo quantitativo che qualitativo. Affinchè la
triangolazione sia possibile è necessario adottare una delle seguenti soluzioni: 1. Includere nello schema d’intervista domande
che prevedono risposte sia aperte che chiuse. Lo svantaggio di questa soluzione è che l’intervistato troverà noioso rispondere in
due modi diversi a una stessa domanda. 2. Effettuare una post-codifica delle risposte aperte allo scopo di ottenere variabili
analizzabili. Questa soluzione però comporta un lavoro lungo e faticoso da parte del ricercatore. 3. Analizzare il testo delle
risposte aperte per individuare i temi principali. 4. Identificare attraverso l’analisi delle domande a risposta chiusa degli idealtipi di
rispondente e approfondirli successivamente con l’analisi delle domande a risposte aperte. Ai fini dell’analisi è molto importante
che vengono tenuti sotto controllo tutti i fattori di distorsione: ad esempio, la differenza tra lingua parlata e lingua scritta, errori
di interpretazione del pensiero, la comunicazione non verbale. Inoltre per quanto riguarda le diverse tecniche quantitative di
classificazione, la tecnica migliore usata è la cluster analysis (tecnica di tipo esplorativo) il quale obbiettivo è quello di ordinare i
casi in gruppi, in modo tale che vi sia una sorta di omogeneità fra i membri di uno stesso gruppo e un’eterogeneità tra i membri di
gruppi diversi. Tra i vari tipi di cluster analysis troviamo: clustering gerarchiche, delle partizioni ripetute ed iterative (es. metodo
delle k medie) basate sulla densità locale. Quella che più si utilizza è quella della del K-medie, ovvero tale procedura prevede che
il ricercatore preveda a priori il numero dei cluster, assegna poi ciascun caso a un gruppo. A questo punto i casi vengono spostati
da un gruppo all’altro fino a quando non verrà raggiunta l’omogeneità al loro interno e l’eterogeneità al loro interno. La
rappresentazione grafica ci permette di identificare 4 tipi differenti di spettatori: critico lettore (colui che registra un valore basso
su tutti i campi tranne sulla lettura del libro), fan deluso (registra valori alti in tutte le variabili tranne sul giudizio complessivo), fan
entusiasta (registrano valori alti in tutte le variabili) e spettatore di massa (colui che non ha letto i libri ma ha guardato il film).
Questi gruppi sono emersi sono degli idealtipi, e le curve sono una media di tutti i componenti della cluster. Il tipo astratto è detto
centroide, ossia il centro ideale da cui ciascun caso concreto si distanzia più o meno. Ed è possibile conoscere la distanza precisa
che ogni caso ha con il suo centro ideale. Inoltre per avere un’interpretazione più precisa ci si può chiedere quali risposte gli
intervistati più vicini al centroide abbiano dato alle domande aperte, quindi si valla ricerca delle citazioni più significative per
ciascun tipo di spettatore, al fine di giungere ad una descrizione più ricca dei gruppi emersi della cluster analysis. A questo punto
è possibile arricchire il quadro con un'ulteriore analisi delle domande a risposta aperta attraverso l'analisi delle corrispondenze
lessicali → ACL. Questa è una tecnica di tipo esplorativo: la sua utilità sta nel fatto che consente di ottenere una prima sintesi
dell'informazione contenuta nei dati senza dover effettuare nessun intervento di codifica intermedia. L'ACL è una tecnica
multivariata e multidimensionale che consente quindi di leggere i dati in più prospettive. L'approccio dell'ACL è basato sulle
differenze → il significato di una parola riguarda le relazioni che essa ha con le altre parole: una parola è tanto più significativa
quanto più essa è specifica di determinati gruppi di persone. L'ACL inoltre prevede la possibilità di connettere dati testuali con
dati di contesto → nell'analisi delle risposte aperte possiamo mettere in relazione le parole con ogni altra caratteristica di un
individuo → associare un vocabolario a determinate variabili della matrice. Per effettuare l'ACL i dati testuali vengono organizzati
in una matrice lemmi x testi → ovvero una tabella in cui ogni parola contenuta nel corpus rappresenta una riga, mentre ogni testo
di cui il corpus è formato rappresenta una colonna e dall'incrocio di ogni riga con ogni colonna avremo le occorrenze di ciascuna
parola per ciascun testo. Per lemma s’intende la forma canonica di una parola, così come si trova sul vocabolario. Tali analisi
producono uno o più grafici. Gli oggetti più significativi sono quelli più lontani dall'origine degli assi. Inoltre interpretare un asse
fattoriale significa trovare tutto ciò che c'è di analogo tra tutto ciò che è a destra dell'origine degli assi e tutto ciò che di analogo
c'è a sinistra di questo. Attraverso un’analisi approfondita della matrice lemmi x testi si può ottenere un’altra tabella che
rappresenta i fattori, ossia i significati nascosti all’interno dei testi e la loro forza all’interno del testo, ossia autovalore. La somma
di tutti gli autovalori prende il nome di inerzia, e dopo aver determinato i fattori e gli autovalori, si calcolano gli autovalori in
percentuale così da capire quanto sono importanti i singoli autovalori rispetto agli altri così da calcolare infine la percentuale
cumulata.
CAPITOLO 3. IL FOCUS GROUP E L’ANALISI DI RETE.
Il focus group e l’analisi di rete sono due tecniche di ricerca sociale oggi fondamentali per l’operatore sociale e il menager dei
servizi sociali. Innanzitutto l’analisi del focus group non è sempre stata condotta con molto rigore anche se esistono in letteratura
suggerimenti su come trattare il materiale empirico. I dati raccolti attraverso un focus group sono dati di gruppo, infatti le
persone non sono isolate, dicono certe cose perché stanno interagendo con altre persone, non possiamo non tenere conto di ciò
che viene detto a prescindere dal contest, questi dati di gruppo scaturiscono delle interazioni fra le persone e in fine il gruppo che
partecipa ad un focus group è in genere costruito ‘ad hoc’, ovvero composto da sconosciuti, ha brevissima durata e si distingue da
un gruppo naturale. Bisogna passare poi alla fase di analisi dei dati dove esistono due percorsi ovvero, quello più quantitativo che
si rifà alla content analysise e quello più qualitativo definito etnografico o narrativo. Per quanto riguarda le tecniche
sociometriche, dalle quali si è sviluppata la social network analysis, sono nate al fine di rilevare e studiare le relazioni
interpersonali esistenti in un gruppo. Innanzitutto l’analisi di rete o SNA è una tecnica concepita per le relazioni, dunque come
posso applicarla al focus group dove invece dominano le interazioni? Dal punto di vista metodologico per studiare le relazioni
dobbiamo necessariamente partire dalle interazioni poiché una relazione non è altro che un insieme di interazioni, inoltre se
voglio studiare empiricamente una relazione non la posso osservare astrattamente da qualche parte, mentre quello che invece
posso osservare con i miei occhi sono le interazioni e infine quando siamo in relazione con qualcuno, nell’ambito di questa
relazione esistono numerose interazioni e sono proprio queste che alla fine hanno prodotto la relazione, dunque la relazione è
l’esito di queste interazioni. Secondo Nedelmann l’interazione sociale può essere definita come un processo di durata più o meno
lunga, tra due o più attori che orientano il proprio agire l’uno verso l’altro lo svolgimento di tale agire e producendo effetti di
associazione che corrispondono alle relazioni che possono essere di affetto, amicizie cc. Per far ciò devo raccogliere un nuovo tipo
di dati, chiamati relazionali, ma la raccolta e l’organizzazione dei dati del FG è un’operazione tutt’altro che semplice, ben lontana
dalla semplice registrazione. Per tale ragione durante l’effettuazione di un FG, il moderatore (che è impegnato a gestire la
discussione) dovrebbe essere affiancato da almeno un’altra persona che lo aiuti ad annotare le informazioni principali che
emergono nel corso del dibattito. La persona che affianca il moderatore è chiamata osservatore o assistente moderatore. In un
FG ve ne possono essere più di uno o nessuno e possono essere palesi o dissimulati. All’osservatore andrebbe anche affiancato il
compito di rilevare i dati sociometrici, ma trattandosi di un compito che richiede una costante attenzione è utile che un’altra
persona si dedichi a quest’attività. Sono tre i tipi di dati da registrare: i legami, gli attributi dei legami e gli attributi dei soggetti. Lo
strumento più pratico per la raccolta dei dati relazionali è la cosiddetta sociomatrice. I numeri riportati all’interno di ogni cella
rappresentano il numero di volte in cui un partecipante ha rivolta la parola ad un altro. Per quanto riguarda gli attributi dei
soggetti è necessario costruire una matrice con tutte le informazioni di cui disponiamo dei partecipanti. In matrice possono essere
aggiunti anche altri dati raccolti nel corso del FG stesso arricchendo così le informazioni iniziali sui partecipanti. Il pregio
dell’approccio di rete può essere analizzato da due punti di vista ovvero, quello dei singoli nodi e quello della rete nella sua
globalità. Ciò vuol dire che nel FG è possibile studiare sia i profili di ogni singolo partecipante, sia la struttura globale delle
interazioni. Inoltre il ricercatore può rappresentare graficamente le interazioni determinatesi durante il FG grazie al sociogramma,
dove gli individui sono rappresentati da punti e le relazioni tra questi da linee che li uniscono e le linee più spesse indicano legami
più forti. Di norme dalla lettura del sociogramma dovrebbero risultare evidenti alcune caratteristiche essenziali del gruppo, cioè: 1
la sua omogeneità ovvero la sua suddivisione in sottogruppi (cluster), -2 la presenza di individui isolati, 3 le posizioni di centralità e
leadreship all’interno del gruppo e 4 le equivalenze (somiglianze) strutturali dei nodi. 1) L’individuazione di sottogruppi è uno dei
compiti che vengono affidati alla SNA, ovvero si tratta di rintracciare attraverso procedure di cluster analysis quei raggruppamenti
di nodi che formano una cerchia. Si pensa che all’interno di tali gruppi gli individui tendano ad avere opinioni e comportamenti
simili. Sono stati proposti diversi criteri per l’individuazione di cluster o cerchie all’interno di una rete. Nella ricerca di tali
sottogruppi si possono seguire due approcci: un approccio bottom-up ce sottolinea come il macro possa emergere dal micro, e
uno top-down che invece guarda alla struttura per evidenziare al suo interno aree più dense o al contrario buchi. Per l’utilizzo nel
FG il criterio del clan in particolare del clan-2 è sicuramente il migliore. Del clan-2 fanno parte quei partecipanti connessi
direttamene o indirettamente ma solo tramite un altro membro del gruppo. 2) Fra i compiti della SNA vi è quello di scoprire gli
individui isolati di una rete. Ciò permette di introdurre il tema dei ideali di partecipanti ad un FG, in particolare la figura del timido
e dell’apatico. Il primo è una delle figure più frequentemente si presentano ad un FG. Si tratta di persone poco disinvolte che
tendono ad alienarsi dalla discussione, mentre il secondo, l’apatico, non è Interessato a partecipare, è indifferente, annoiato. 3)
Per quanto riguarda la leadership, il leader è un individuo che all’interno di un gruppo, occupa una posizione centrale e per questa
ragione è in grado di esercitare potere. Se un sistema presenta una bassa densità di relazioni, in esso ci sarà poco potere, mentre
se invece presenta un’alta densità di relazioni, ve ne sarà molto. Ma ciò che interessa il sociologo è capire come il potere si
distribuisca. A partire da Bavelas la SNA misura il potere tramite la centralità considerando tre indicatori fondamentali: Il grado, la
vicinanza e l’intermedietà. Il primo indica il numero delle connessioni in uscita o in entrata che si riferiscono a un particolare
modo. Il secondo indicatore misura quanto facilmente un attore sia raggiungibile o possa raggiungere gli altri e infine il terzo
misura quanto gli altri attori dipendano da un certo nodo per stabilire delle relazioni. Zammuner ha inoltre indicato 6 tipi ideali di
partecipante: L’esperto che influenza il gruppo, il dominante, l’intollerante, colui che divaga, il timido e il distratto. I primi due
corrispondono al diverso modo di essere leader in un gruppo, facendo uso della conoscenza e dell’autorità nel secondo. Ma ci
sarebbe un’ulteriore classificazione più completa, dove viene chiamato leader strumentale (l’uomo delle idee) e leader espressivo
(l’uomo più simpatico), rispettivamente l’esperto e il dominante. La figura dell’intollerante potrebbe invece essere scomposta in
due profili diversi, ovvero il critico colui che esprime dissenso motivandolo e il negativo ovvero colui che esprime dissenso a
prescindere. Poi vi sono il joker, il buffone che può avere effetti disgreganti nel gruppo, l’apatico, il distratto che include
atteggiamenti di indifferenza.
Atlas.ti è uno dei programmi più diffusi e completi per l'analisi dei dati qualitativi. Tale programma si basa su 4 principi: -
visualizzazione, integrazione, serendipity ed esplorazione. Atlas.it è uno strumento che può essere validamente usato con finalità
dirette alla modifica di un modello. Tale programma è stato pensato per un contatto diretto con i testi attraverso letture ripetute
e un confronto interno tra i passi codificati dal ricercatore. Se il tipo di ricerca non prevede un tale approccio ai dati questo
software è sconsigliato. Atlas.ti opera su diversi livelli di analisi, ovvero: -I documenti primari → testi su cui viene effettuata
l'analisi. -Citazioni → brani di testo significativi. -Codici → servono ad etichettare particolari batterie di keywords o citazioni. -
Annotazioni → in cui il ricercatore appunta impressioni e spiegazioni. -Famiglie → raggruppano ad un livello superiore di
astrazione citazioni, codici e annotazioni. -Reti semantiche → rappresentazione dell'intreccio logico e semantico fra documenti,
citazioni, codici, annotazioni e famiglie. Nell'interfaccia di Atlas.ti l'area di lavoro è divisa in 4 parti: quella del menu e degli
strumenti, quella dei quattro box corrispondenti ai documenti primari, memo e codici, quella in cui si può scorrere il documento
attivo e quella in cui si posso vedere le operazioni effettuate dal ricercatore. Tutti i CAQDAS sono costruiti per il recupero selettivo
delle informazioni contenute nei documenti raccolti seguito di una codifica sistematica. Le caratteristiche dei CAQDAS sono utili
per una ricerca di tipo quantitativo in quanto in un report di ricerca permette di indicare il peso di ogni tema e la gamma delle
opinioni emerse, ottenendo una prima serie di indicazioni. Inoltre i codici possono essere usati per una comparazione →
all'interno del report vi possono essere comparazioni di ambiti, situazioni, etc e ciò si può fare ricorrendo a delle rappresentazioni
grafiche o rimanendo nell'ambito numerico. Nel caso invece di una ricerca di tipo qualitativo si sviluppa un'argomentazione e
vengono associati ad essa i brani più significativi dell'intervista a mo di prove empiriche, il testo scorre quindi così fra
esemplificazioni e prove a sostegno dell'argomentazione. Una particolare caratteristica di Atlas.ti consiste nel controllo di
attendibilità delle codifiche → il sistema controlla che sia stata la stessa persona o meno a porre le codifiche e se esse siano
allineate o meno. Infatti il sistema permette di associare il nome dell'autore la data e l'ora alla creazione di ciascun autore e
quindi si possono verificare anche le modifiche che possono venire fatte da diversi autori nel caso di un lavoro di gruppo. Tale
programma lascia anche ampia libertà nella scelta dei codici i quali possono anche essere raggruppati in famiglie. Un tratto
peculiare di Atlas.ti è la ricerca di combinazioni di codici, che è propedeutica alla costruzione delle reti semantiche. I risultati della
ricerca possono diventare dei nuovi codici detti super codici ed essere usati per nuove ricerche. Un altro strumento è quello delle
co-occorrenze → selezionare un certo codice e vedere tutte le possibili combinazioni con gli altri; tale metodo viene scelto
quando il ricercatore non ha in mente un'ipotesi precisa sui dati che ha raccolto. Atlas.ti, inoltre si offre anche alle costruzioni di
reti semantiche che legano tra loro i codici, espongono in modo immediato i risultati della ricerca e danno un senso complessivo
ai risultati. Il software dà anche la possibilità di produrre un documento HTML e quindi di renderlo accessibile a chiunque. In
Atlas.ti è anche possibile effettuare il merge tool, che riunisce i contributi di diversi membri di un team di ricerca. Il multi
authoring invece si ha quando molti autori lavorano su una sola unità ermeneutica. I CAQDAS favoriscono la triangolazione tra
ricercatori allo scopo di integrare i propri sistemi di codifica, integrarli e fonderli e sono di aiuto nullo nel caso di testi molto brevi.
lOMoARcPSD|3524121
Numero dei
casi pochi molti
organizzazione
dei dati post-codifica matrice CxV
tecnico, e se ciò è possibile, la questione della classificazione dei due approcci è quantomeno
discutibile. Negli ultimi anni, lo scarso sviluppo delle tecniche di raccolta ha contribuito a spostare
la questione quali-quantitativa all'analisi dei dati. Il metodo è scelta → dall'etimo bivio, il concetto
di metodo sta essenzialmente nella scelta delle tecniche da adottare. Tuttavia la scelta compiuta non
implica il ricorso ad una sola strada, anzi è il metodo stesso che suggerisce la triangolazione.
Negli ultimi anni la dicotomia tra i due approcci ha subito una svolta epistemologica → che ha
suscitato un nuovo interessa per la qualità. Tale svolta ha favorito l'apertura di un dialogo tra i due
approcci con il riconoscimento da parte dei sociologi quantiativi la dignità dell'approccio
concorrente. Un ulteriore contributo alla saldatura dei due approcci è stata data da criteri alieni che
hanno messo in crisi i vecchi criteri classificatori e lo sviluppo dell'analisi qualitativa computer-
assistita.
Capitolo 2
Uno degli strumenti per la raccolta dei dati più ibridi è l'intervista strutturata; essa non è ne un
questionario ne un'intervista n senso stretto e ciò consente un approccio di tipo quali-
quantitativo e si offre alla triangolazione dei dati.
L'intervista viene utilizzata in modo diverso a seconda degli obiettivi del ricercatore e può avere un
carattere qualitativo o quantitativo.
L'intervista strutturata viene utilizzata quasi sempre con l''approccio quantitativo. Essa è una
conversazione specializzata rivolta a un gran numero di soggetti scelti sulla base di un
campionamento (non necessariamente di tipo probabilistico), che segue una traccia rigida e
standardizzata il cui schema prevede risposte aperte e chiuse. La peculiarità di domande a risposta
aperta e chiusa consente al ricercatore di adottare un approccio quali-quantitativoe di effettuare la
triangolazione dei risultati. Infatti la matrice CxV conviverà con l'analisi del contenuto delle
domande a risposta aperta. Affinchè la triangolazione sia possibile è necessario adottare queste due
soluzioni in modo congiunto:
-analizzare rapidamente il testo delle risposte aperte , per esplorare rapidamente le aree tematiche
emerse nei discorsi degli intervistati, incrociandole con le variabili ottenute dalle domande a
risposta chiusa
-identificare attraverso le domande a risposta chiusa gli idealtipi di rispondente i cui profili verranno
poi approfonditi dall'analisi delle risposte aperte.
Prima di fare ciò è necessario considerare il tipo di dati raccolti e le distorsioni (bias) che vi
potrebbero essere.
La tecnica che risponde meglio all'esigenza in tipi diversi i casi di una matrice dati è la cluster
analysis → ovvero una tecnnica di analisi multivariata di tipo esplorativo. Essa ha l'obiettivo di
ordinare i casi in gruppi (cluster), in modo tale che essi risultino omogenei al loro interno ed
eterogenei tra loro. La cluster analysis si può definire una famiglia di tecniche che ospita al proprio
interno metodi differenti; ci sono 4 procedure di clustering → gerarchiche, delle partizioni ripetute
ed iterative (metodo delle k-medie), delle reti neurali.
Il metodo delle k-medie → il ricercatore deve definire a priori il numero dei cluster; ciascun caso
viene inizialmente assegnato ad un gruppo, e a questo punto, attraverso una procedura iterativa, gli
oggetti vengono spostati da un gruppo all'altro al fine di ottenere il massimo grado di omogeneità
all'interno dei gruppi e il massimo grado di eterogeneità all'esterno di essi. Tale operazione viene
fatta cercando di diminuire la distanza dal centro del cluster (centroide). L'ispezione delle medie di
ciascun cluster per ogni item suggerisce (nel caso della ricerca sul signore degli anelli il film) una
tipologia di spettatore e si ottengono vari profili che rappresentano degli idealtipi rispetto ai casi
concreti → quanto son distanti tali idealtipi dai casi concreti? → in termini statistici il tipo astratto
è rappresentato dal centroide, ovvero il centro ideale di gravità del cluster rispetto al quale ciascun
caso concreto è più o meno distante. Al termine della cluster analysis, utilizzando un software di
analisi statistica calcoleremo le distanze euclidee di ciascun caso dal centroide, quindi calcolandone
la media avremo una misura della variabilità interna di ogni cluster. E quindi la isura della sua
rappresentatività e coerenza. Per ogni caso incluso nella matrice CxV è possibile conoscere il
cluster a cui appartiene e la sua distanza dal centroide. Nell'analisi qualitativa si sviluppa
un'argomentazione e a suo sostegno e illustrazione vengono riportati dei brani d'intervista; il testoo
scorre quindi in un intreccio continuo tra l'analisi del ricercatore e illustrazioni esemplificazioni e
sostegni empirici. Per ogni caso citato è riportato il codice identificativo e la sua distanza dal
centroide. A questo punto è possibile arricchire il quadro con un'ulteriore analisi delle domande a
risposta aperta attraverso l'analisi delle corrispondenze lessicali → ACL.
Questa è una tecnica di tipo esplorativo: la sua utilità sta nel fatto che consente di ottenere una
prima sintesi dell'informazione contenuta nei dati senza dover effettuare nessun intevento di
codifica intermedia. L'ACL è una tecnica multivariata e multidimensionale che consente quindi di
leggere i dati in più prospettive. L'approccio dell'ACL è basato sulle differenze → il significato di
una parola riguarda le relazioni che essa ha con le altre parole:una parola è tanto più significativa
quanto più essa è specifica di determinati gruppi di persone.
L'ACL inoltre prevede la possibilità di connettere dati testuali con dati di contesto → nell'analisi
delle risposte aperte possiamo mettere in relazione le parole con ogni altra caratteristica di un
individuo → associare un vocabolario a determinate variabili della matrice.
Per effettuare l'ACL i dati testuali vengono organizzati in una matrice lemmi x testi → è una tabella
in cui ogni parola contenuta nel corpus rappresenta una riga, mentre ogni testo di cui il corpus è
formato rappresenta una colonna e dall'incrocio di ogni riga con ogni colonna avremo le occorrenze
di ciascuna parola per ciascun testo. Tali analisi producono uno o più grafici a dispersione.
Gli oggetti più significativi sono quelli più lontani dall'origine degli assi. Interpretare un asse
fattoriale significa trovare tutto ciò che c'è di analogo tra tutto ciò che è destra dell'origine degli
assi e tutto ciò che di analogo c'è a sinistra di questo. Dall'esplorazione di questi oggetti e dalle
opposizioni emerse è possibile identificare le principali opposizioni di senso presenti nel corpus.
Le associazioni di parole consentono di comprendere meglio le relazioni tra i lemmi1 interne al
cluster , e vengono calcolate con il coefficiente del coseno.
Capitolo 5
I software per l'analisi qualitativa prendono il nome di CAQDAS e servono ad organizzare l'enorme
mole di dati qualitativa. Tale analisi interpreta i dati attraverso l'identificazione e la possibile
codifica di temi al fine di costruire ipotesi o teorie. Negli approcci qualitativi tale codifica viene
effettuata a priori, mentre nella ricerca quantitativa a posteriori. Non tutta l'analisi qualitativa
prevede una codifica ma ciò avviene sempre nell'analisi computer assistita.
Nei CAQDAS il dato quantitativo viene preso in considerazione per recuperare le caratteristiche
descrittive dei casi studiati per agevolare l'analisi dei dati qualitativi.
I CAQDAS si distinguono in programmi per la ricerca descrittivo-interpretativa →
categorizzazione e codifica del corpus testuale, e programmi per la ricerca orientata alla teoria →
ispirati alla grounded theory e sono quelli più diffusi.
Una classificazione più recente distingue i CAQDAS in :
-programmi di codifica e recupero delle informazioni (code and retrive)
-programmi per la costruzione delle teorie basati sulla codifica
-programmi per la ricerca e la gestione di testi (prospettiva quali-quantitativa)
il primo gruppo comprende i software meno recenti e hanno strumenti di ricerca limitati.
Il secondo gruppo presenta strumenti di ricerca più evoluti e prevede la costruzione di mappe
semantiche categorizzazioni etc.
il terzo gruppo è costruito secondo una prospettiva quali-quantitativa e includono strumenti di
analisi del contenuto anche avanzati. Le differenze tra questo tipo di programmi si sono fatte più
sfumate, soprattutto tra i primi due.
I CAQDAS sono molto recenti (i primi sono apparsi negli anni 80) e presentano le fondamentali
caratteristiche comuni ma ognuno ha poi delle caratteristiche peculiari.
Le principali funzioni svolte dai CAQDAS sono:
-registrazione/ archiviazione → la registrazione è un funzione accessoria, mentre la seconda
riguarda la capacità di organizzare efficacemente il materiale raccolto; tale organizzazione avviene
sempre all'interno di un processo che consente di rimanere sempre in contatto con i dati originali.
-codifica → isolare frammenti di materiale empirico attribuendogli un'etichetta di riconoscimento.
Il sistema di codifica può essere continuamente aggiornato per far fronte a nuove evidenze
empiriche o al progressivo sviluppo della teoria. Si può inoltre integrare il materiale in tempo reale
con note a margine dell'analista
-recupero e collegamenti → il sistema di codifica consente il recupero efficiente dell'informazione.
Si possono effettuare ricerche sistematiche in forma di navigazione ipertestuale su materiale di ogni
tipo. L'insieme dei testi recuperati può essere sottoposto a vari tipi di analisi.
-analisi → analizzare differenze, somiglianze e relazioni fra i diversi segmenti recuperati. Si
possono effettuare anche forme rudimentali di content analysis, ovvero il conteggio delle frequenze
e le associazioni tra parole e codici.
-integrazione → integrazione interna, ovvero assistere il ricercatore nello sviluppo di
categorizzazioni , tipologie e proposizioni teoriche con la possibilità di collegarle insieme per per
elaborare una teoria. Integrazione esterna, ovvero stabilire un collegamento con il materiale non
direttamente raccolto dal ricercatore, ma utile per comprendere meglio il fenomeno oggetto di
studio.
-visualizzazione → i risultati dell'analisi possono essere visualizzati sul computer in vari modi; tra
questi le rappresentazioni grafiche sono molto apprezzate dai ricercatori.
-sviluppo e validazione di teorie → molti programmi sono concepiti come un framework che
agevola la costruzione di teorie a partire dai dati. La costruzione della teoria avviene utilizzando
sofisticati metodi di visualizzazione supportati da molti CAQDAS.
Oltre a queste caratteristiche ve ne sono alcune tipiche di alcuni programmi, come ad esempio
l'ausilio di tecniche di intelligenza artificiale nelle operazioni di codifica offerta da Qualrus → il
programma apprende i le codifiche precedenti effettuate dal ricercatore e successivamente
suggerisce delle nuove codifiche.
CONTESTO STORICO: “Sociologia” è un termine moderno che si sviluppa a partire dal XIX
secolo con Comte e il Positivismo, favorito dai mutamenti che hanno caratterizzato la Rivoluzione
francese: sovranità che appartiene alla Nazione e al Popolo. La sociologia è correlata al
modernismo poiché, affinché avvenga il mutamento della società, bisogna distruggere le radici e
rigettare le basi per un nuovo futuro migliore (distruzione creatrice): Pensare a cosa si può fare per
uscire dallo Status Quo è il pensiero moderno:
1. La politica diventa un luogo in cui si decide del “cambiamento” (e non del mantenimento)
della società. L’attività legislativa aumenta (Contratto sociale – Rousseau, in cui si delinea
l’idea di Stato democratico, in sorprendente anticipo sui tempi).
COS’È LA SOCIOLOGIA: la sociologia (XIX secolo) è una scienza sociale che studia i
fenomeni della società. Deriva etimologicamente da Socius (latino) e Logos (greco) Studio
della società. Il suo fine è quello di produrre teorie per interpretare ciò che avviene nella società
umana, trovando spiegazioni su vari meccanismi di determinati contesti storico-sociali. Per mezzo
di tale scienza è possibile decodificare il comportamento dell’essere umano in più contesti
sociali, senza prendere in considerazione un particolare episodio (come fa la Storiografia). In Italia,
la sociologia riprende forma dopo gli anni 50 del 900, in quanto bloccata col fascismo.
APPROCCI: quando non avviene uno studio dettagliato di un preciso fenomeno o episodio
storico, è possibile parlare di approccio Nomotetico (dal greco “nomos”: legge, “Thetikòs”: che
tende a stabilire), che ha l’obiettivo di produrre una conoscenza generalizzata, applicabile in
diversi contesti, con possibilità di fare previsioni del futuro (es: fenomeni economici). Si parla di
approccio Ideografico, invece, quando non avviene una generalizzazione; gli eventi umani sono
irripetibili perché dipendono da un determinato fenomeno e contesto.
A partire dagli anni 60/70 del 900, il concetto di cultura ha iniziato ad avere un ruolo centrale e
non più marginale. La struttura produttiva e occupazionale (società dei servizi) cambia e si
sviluppano i vari settori. La cultura dunque porta cambiamento, che a sua volta valorizza il
marketing, la qualità del prodotto, le strategie economiche: tutti elementi che necessitano la
conoscenza.
Ogni cultura è relativa alla società o al gruppo a cui appartiene. Essa può essere per esempio la
vita familiare, la religione, gli abbigliamenti, le consuetudini ecc, ed è limitata ad un determinato
arco di tempo e luogo. Uno dei più grossi errori della storia è stato quello di gerarchizzare la
cultura, un vero e proprio atto di egoismo che ha comportato la credenza e il sostenimento di
culture “superiori” ad altre, generando il blocco culturale delle nazioni e quindi conflitti
internazionali. Oggi invece siamo nel pieno della globalizzazione: si può dunque parlare di
Sincretismo, la fusione/conciliazione di più credenze.
DISTINZIONI: la cultura si può distinguere in base agli Aspetti materiali e quelli Immateriali:
1. Aspetti materiali (cultura materiale): sono oggetti, artefatti, tecnologia e beni di consumo:
prodotti da una società. Secondo William Ogburn (sociologo Usa), rielaborando la teoria
Marxiana, la cultura materiale muta sempre più velocemente in maniera progressiva.
Tuttavia esiste una correlazione (o meglio Interdipendenza) tra i due tipi di cultura, ovvero non
può esistere la cultura materiale senza quella immateriale: la materiale è portatrice
dell’immateriale, ed è responsabile dei cambiamenti e dei modi di vita. Secondo Weber, in Cina
erano molto più avanzati dell’Occidente, ma la presenza dell’etica confuciana e il tipo di società
bloccavano la rivoluzione capitalista. In occidente, invece, la rivoluzione protestante sbloccò il
capitalismo e svegliò il suo sviluppo economico. La cultura immateriale è sempre più lenta: le
mentalità rimangono immutate per secoli.
ASPETTI IMMATERIALI: sono i valori, le norme e i simboli:
1. Valori: definiscono ciò che è considerato importante in una cultura. I valori sono le idee e
le sensibilità. Guidano gli esseri umani nella loro interazione con l’ambiente sociale.
2. Norme: Regole di comportamento scritte (formali) o non scritte (informali), che riflettono
i valori di una cultura. Il conformismo, per esempio, è l’adattarsi a opinioni, usi e
comportamenti preesistenti e prevalenti. Le norme informali sono soggette a sanzioni da
quelle formali.
1. Alta cultura: composta da cose prodotte intenzionalmente dagli intellettuali, con uno
scopo preciso, un proprio codice e canone estetico.
2. Cultura popolare: cultura prodotta non intenzionalmente da Non intellettuali nel corso
delle loro attività sociali (es. cucina, costumi, proverbi). È la tradizione.
3. Cultura di massa (Pop): prodotta intenzionalmente dai mass media e dalle industrie.
L’industria culturale è composta da cinema, tv, radio ecc, e traggono profitto economico.
La cultura Pop è la cultura di massa che sostituisce la tradizionale cultura popolare,
egemonizzando la vita quotidiana degli individui e dei gruppi. Il capitalismo e i mass
media hanno dominato e pilotato in pochi anni gli individui e le loro menti, plasmandoli
per mezzo dei prodotti di massa (di cui si fa un grande uso), pur avendo un margine di
libertà di utilizzo.
La cultura è parte del nostro modo di essere (identità di base): l’uomo fa della cultura il suo modo
di vivere. Il processo di socializzazione, quindi, fa diventare l’individuo un “Attore competente”,
che acquisisce le conoscenze di base di un gruppo (regole morali interne) che gli consentono di
essere riconosciuto come un suo membro.
RUOLI e SENTIMENTI NEL GRUPPO: ogni individuo possiede un ruolo nel gruppo. Un ruolo
sociale è l’insieme dei comportamenti socialmente definiti che ci aspettiamo da chi ricopre un
determinato status o posizione sociale. Lo Status può essere ascritto (assegnato sulla base di fattori
biologici) o acquisito (ottenuto attraverso una prestazione). In ogni società ci sono master status,
cioè status che hanno priorità su tutti gli altri e determinano la posizione sociale complessiva di una
persona.
Tale ruolo può essere anche considerato come una maschera; il professore, ad esempio, è
conosciuto dagli studenti solo come docente. In un gruppo, però, l’utilizzo della maschera può
servire a nascondere il sentimento della vergogna e di colpa:
a) Sentimento della vergogna: avviene quando l’individuo crede che gli altri lo giudichino
e che egli non sia in grado di stare in quel determinato gruppo.
CAPOVOLGIMENTO DEI PRINCIPI: negli anni 70’ si verifica un processo inverso per quanto
riguarda il principio di coerenza: vi era un’immagine dell’Io frammentata. L’idea dell’individuo
sano svanisce, e lo stesso accade per l’educazione, che non promuove più l’individuo coerente. La
normalità consiste ora nel ricoprire il ruolo così com’è, comportandosi in modo differente a seconda
del contesto (maschera).
Le istituzioni sono spesso formalizzate dal diritto positivo e la loro osservanza è garantita da
sanzioni formali o informali. Le istituzioni sono presenti in ogni ambito della vita sociale (sono
perciò politiche, culturali, economiche, ecc.) e possono essere divise in Istituzioni “organizzate”
(come lo Stato, che possiede un apparato organizzativo, risorse, corpi di funzionari ecc.) e
Istituzioni “diffusive” (il linguaggio, il denaro ecc.).
ISTITUZIONI TOTALI: il loro compito è esercitare il controllo totale della vita degli individui;
attraverso tale controllo, viene imposta una disciplina impossibile da eludere (si diventa automi) –
Primo Levi descrive dettagliatamente come avviene il processo.
Le istituzioni totali nominavano poi dei Kapò, persone interne ad un gruppo responsabili degli
individui al suo interno. I Kapò dovevano esercitare l’autorità contro i loro compagni: il loro
compito fondamentale era quello di reprimere sul nascere le possibili idee e speranze di rivolte
interne e di far funzionare alla perfezione la "comunità" carceraria.
LEGGE BASAGLIA: ispirandosi alle idee dello psichiatra ungherese Thomas Szasz, Franco
Basaglia (psichiatra e neurologo italiano) si impegnò nel compito di riformare l'organizzazione
dell'assistenza psichiatrica ospedaliera, proponendo il superamento della logica manicomiale. La
Legge 180 è la prima ed unica legge che impose la chiusura dei manicomi e regolamentò il
trattamento sanitario obbligatorio, istituendo i servizi di igiene mentale pubblici.
a) Sociale: L’identità sociale “ci dice” di quale gruppo, di quale collettività, noi siamo parte
(quindi come ci definiamo e veniamo definiti, come ci accomuniamo e distinguiamo dagli
“altri”, formando un senso del “noi” e del “loro”). È plurima e cumulativa.
- Uomo nel gruppo: dal punto di vista generale, le norme di socializzazione (elementi che
possono mutare nel tempo) formano l’impronta fondamentale per la personalità di base, che
consente all’individuo di vivere in un gruppo umano. L’uomo, nella storia, è sempre stato parte
organica di un gruppo (tribù, famiglia) e ha regolato le proprie azioni e l’autocoscienza in base
agli altri individui presenti nel gruppo, come per esempio aderire alla religione dominante ecc.
- Iliade e Odissea: le azioni dipendono da forze esterne all’individuo (es. la volontà degli déi):
Nell’Iliade, per esempio, i soggetti si comportano in relazione agli altri individui e alle forze
esterne. Nell’Odissea, Ulisse fa sorgere l’Io penso, la capacità di esprimersi autonomamente,
l’auto-riflessione.
GENERE E SESSUALITÀ: occorre fare un’importante distinzione tra Sesso e Genere. I sociologi
usano il termine Sesso per riferirsi alle differenze anatomiche e fisiologiche che caratterizzano i
corpi maschili e femminili. Riguarda la conformazione fisica e ormonale, la differenza dei
cromosomi. Per Genere, invece, si intendono le differenze psicologiche, culturali e sociali, che
sono connesse alla sessualità di maschi e femmine. Il genere è tutto ciò che non riguarda le
differenze fisiche e biologiche tra uomo e donna, bensì riguarda le differenze sociali che incidono
nelle relazioni fra essi. Le modalità del genere vengono apprese all’interno dell’ambiente sociale di
riferimento, e sono differenti a seconda della cultura.
DIFFERENZE DI GENERE: benché i ruoli di uomini e donne siano variabili da cultura a cultura,
non esiste alcuna società conosciuta in cui le donne abbiano maggior potere degli uomini. I ruoli
maschili sono infatti più reputati e premiati di quelli femminili. Alle donne sono
tradizionalmente affidati i lavori domestici e la cura dei figli, mentre gli uomini hanno la
responsabilità di mantenere la famiglia. Questa divisione sessuale del lavoro ha fatto sì che uomini
e donne raggiungessero posizioni ineguali in termini di potere. Tuttavia, queste posizioni hanno
perso credito a causa dei processi di emancipazione femminile in tutto il mondo. Rimangono
comunque le differenze di genere e le disuguaglianze sociali.
Con le nuove tecnologie, il processo di socializzazione di genere inizia sin da quando il bambino si
trova ancora nella pancia, poiché il genitore prepara i vestiti in base al sesso del bambino, ecc. La
socializzazione di genere è stata talmente tanto forte, che noi troviamo una differenza che vale per
entrambi i sessi: gli uomini sono stati socializzati all’essere, mentre le donne all’essere percepite.
IDENTITA’ DI GENERE: esistono due teorie che spiegano la formazione dell’identità di genere.
Secondo queste due teorie, le differenze di genere si formano inconsciamente durante i primi anni
di vita, anziché risultare da una predisposizione biologica:
1. La teoria di Sigmund Freud: secondo Freud, l’apprendimento delle differenze di genere
da parte dei bambini è incentrato sulla presenza o l’assenza del pene. L’uomo è tale nella
virtù di avere questa caratteristica. La formazione delle identità di genere ha inizio nella
Fase edipica, in cui il rapporto tra i genitori e il bambino (intorno ai 5 anni) è essenziale. Il
bambino si sente minacciato dal fatto che il padre comincia a esigere da lui disciplina e
autonomia, sottraendolo alle cure affettuose della madre. Inconsciamente, il bambino vede
il padre come rivale nella lotta per le attenzioni della madre, fino a sviluppare la paura della
castrazione da parte del padre. Ciò induce il bambino ad accettare la superiorità di
quest’ultimo, ed inizia ad identificarsi nel padre con i suoi atteggiamenti aggressivi. Le
bambine, da parte loro, soffrono per l’invidia del pene, in quanto prive dell’organo visibile
che distingue i maschi. Ciò induce la bambina a svalutare la madre, anche lei priva del
pene. Quando la bambina inizia a identificarsi con la madre, assume gli atteggiamenti
remissivi tipici dell’identità femminile.
2. La teoria di Nancy Chodorow: Nancy Chodorow, studiosa psicoanalista, sostiene che sia
più importante la madre rispetto al padre, poiché la formazione dell’identità di genere si
ha a causa dell’attaccamento alla madre, che dovrà poi essere spezzato per poter acquisire
un senso di sé. Tuttavia, le bambine rimangono più vicine alla madre, e non essendoci una
separazione netta con essa, la bambina ha un senso di sé meno separato dagli altri. I bambini
maschi invece acquistano il senso di sé in seguito a un rifiuto della vicinanza alla madre,
ricavando la maschilità da ciò che non è femminile. Ecco perché le donne sono più
sensibili, e gli uomini sono meno capaci di intrattenere rapporti di intimità con altri. Il loro
approccio alla vita è più attivo e incentrato sulla prestazione, però hanno meno capacità di
capire i propri sentimenti e quelli altrui. Secondo la Chodorow, dunque, sarebbe la
maschilità, invece della femminilità, ad essere definita come perdita (esattamente il
contrario di Freud). La separazione precoce del maschio con la madre, fa si che gli uomini
si sentano in pericolo se coinvolti in un rapporto intimo con gli altri. Le donne, al contrario,
provano il sentimento opposto.
IL COMPORTAMENTO SESSUALE (KINSEY): attorno agli anni 50, Alfred Kinsey condusse
un’indagine sul comportamento sessuale (Il rapporto Kinsey). Nonostante la denuncia di
immoralità lanciata dai quotidiani, Kinsey riuscì a raccogliere informazioni sulla storia sessuale di
18.000 persone americane. Si rilevò che quasi il 70% degli uomini aveva avuto rapporti con una
prostituta, e oltre l’80% esperienze sessuali prematrimoniali. Ciò fu scioccante agli occhi dei più.
Il 40% di essi, tuttavia, si aspettava che la propria moglie fosse vergine al momento del
matrimonio. Si sottolineavano quindi le discordanze tra gli atteggiamenti pubblici e i
comportamenti reali, e di conseguenza si poteva notare che l’individuo non è portato ad avere
rapporti monogamici con una singola persona (pansessualità).
ORDINE DI GENERE: R. W. Connel (sociologa australiana – nata nel 1944) ha proposto una
delle interpretazioni teoriche più complete negli studi sul genere. Il suo approccio integra i concetti
di patriarcato e maschilità in una teoria complessiva delle relazioni di genere. L’ordine di genere
(ambito organizzato di pratiche umane e relazioni sociali) definisce, secondo Connel, le forme
della maschilità e della femminilità, che non possono essere comprese al di fuori di esso. L’ordine
di genere è costituito da:
• Potere: relazioni basate sull’autorità e sulla violenza nelle istituzioni sociali o nella vita
domestica
Tra le forme di femminilità subordinate troviamo quella Enfatizzata, orientata alle capacità di
seduzione e al soddisfacimento dei desideri maschili (mito di Marilyn Monroe). Le femminilità
Resistenti sono quelle nascoste dalla storia (prostitute, streghe, single).
1. Femminismo Liberale: pone l’attenzione sui singoli fattori che contribuiscono alle
disuguaglianze tra uomini e donne, come la discriminazione nel lavoro, nella scuola ecc.
Questo approccio tende a concentrarsi sulla difesa e sulla promozione delle pari
opportunità. Le femministe liberali lavorano all’interno del sistema esistente per
riformarlo in maniera graduale.
2. Femminismo Radicale: l’idea di base è che gli uomini siano responsabili dello
sfruttamento delle donne e ne traggano benefici. Si pongono quindi l’analisi del potere
patriarcale (dominazione sulle donne da parte degli uomini). Le femministe radicali
puntano a un rovesciamento totale dell’intero sistema attuale. I mezzi di comunicazione, la
moda e la pubblicità, infatti, ridurrebbero le donne a oggetti sessuali, il cui ruolo primario è
quello di intrattenere gli uomini.
3. Femminismo Nero: le divisioni etniche tra donne non sono prese in considerazione dalle
principali scuole di pensiero femministe, che si concentrano sulle donne bianche. Questa
insoddisfazione ha portato alla nascita di un femminismo nero, che si interessa delle donne
di colore.
2. Situata (le pratiche omosessuali vengono praticate da un individuo con una certa
continuità, ma non sono la sua attività prevalente),
4. e infine l’Outing (uscire allo scoperto – identità di genere omosessuale, da cui tutte le
richieste di diritti per omosessuali).
Ci sono due atteggiamenti verso l’omosessualità: l’Eterosessismo (che discrimina gli omosessuali
tramite pregiudizi, formando stereotipi su comportamenti omosessuali), e l’Omofobia (disprezzo e
atti aggressivi verso omosessuali). Negli ultimi decenni la tolleranza verso gli omosessuali è
aumentata, anche grazie ad apposite leggi.
APPROCCI FEMMINISTI: l’approccio femminista studia con attenzione l’interno delle famiglie,
per esaminare le esperienze delle donne nella sfera domestica. Le femministe sostengono che la
famiglia non sia un luogo dove regna reciproca cura e sostegno, ma anzi, al contrario vi sono delle
forti disparità e asimmetrie che provocano svantaggi sempre nei confronti della donna. Una delle
voci più rilevanti e dissenzienti fu nel 1965 Betty Friedan, che scrisse del “Problema senza nome”:
l’isolamento e la noia che affliggevano molte casalinghe americane. Vi sono tre argomenti di
particolare importanza:
FAMIGLIE RICOSTITUITE: il termine si riferisce a quelle famiglie in cui almeno uno degli
adulti ha figli nati da un precedente matrimonio o relazione. In questo caso, c’è sempre un
genitore naturale la cui influenza sul bambino rimane forte. I rapporti di collaborazione tra
divorziati, poi, entrano in tensione quando uno dei due (o entrambi) si risposa. Nelle famiglie
ricostituite confluiscono bambini provenienti da ambienti diversi, con aspettative divergenti sul
comportamento da tenere nell’ambito familiare.
PADRE ASSENTE: la figura del Padre assente era solita soprattutto in tempo di guerra:
separazione necessaria derivante dal servizio militare. Il padre, quindi, era colui che manteneva la
famiglia, e di conseguenza stava fuori casa tutto il giorno. Oggi, invece, il “Padre assente” designa
quel padre che, a causa di una separazione o divorzio, ha un legame solo sporadico coi propri figli
o perdono ogni contatto con loro. L’assenza del padre comporta la mancanza di confronto tra
figlio e padre, fa aumentare i costi di sostegno all’infanzia, aumenta la criminalità,
impossibilitando i figli a diventare bravi genitori. In alcuni casi, gli uomini percepiscono che le
donne siano capaci di occuparsi dei figli in maniera autosufficiente; si sentono deresponsabilizzati.
CONVIVENZA: esistono delle alternative emergenti alle famiglie fondate sul matrimonio, tra cui
la convivenza, ovvero il rapporto che intercorre tra due persone sessualmente legate che vivono
insieme senza matrimonio. Le Tribù umane invece sono quelle reti di sostegno e reciprocità
costituite a base amicale (non di parentela), che si trovano nelle aree urbane. Nelle Urban tribes
raramente si formano delle coppie, ma anzi la ricerca del partner è al di fuori di tale concezione.
• Il 25% delle famiglie italiane è composta da un solo membro, mentre circa il 60% ha almeno
un figlio.
• Fino agli anni 60 la maggior parte di sposi si conosceva attraverso paesi, feste o parenti. Ora
ci si conosce nei locali o in modi alternativi.
• Oltre un matrimonio su tre viene celebrato dinnanzi al sindaco, mentre il 70% dei matrimoni
avviene in Chiesa.
• Quasi il 10% erano matrimoni misti (sposi italiani e stranieri – 2005). La maggior
parte dei matrimoni misti sono di seconde nozze.
RAZZE, ETNIE E MIGRAZIONI: oggi, molti ritengono erroneamente che gli esseri umani
possano essere facilmente suddivisi in razze biologicamente differenti. Le teorie scientifiche della
razza si svilupparono intorno al XIX secolo, periodo in cui le nazioni europee si trasformavano in
potenze imperiali. Il conte Arthur de Gobineau, considerato il padre del razzismo moderno,
sostenne l’esistenza di tre razze (bianca, nera, gialla): la razza bianca, secondo de Gobineau,
possiede intelligenza ed è superiore alle altre razze.
Negli anni successivi alla Seconda guerra mondiale, la scienza della razza è stata completamente
screditata. Infatti, non esistono razze in termini biologici, ma solo una gamma di variazioni tra
gruppi umani. Quindi, dal punto di vista sociologico, la razza è intesa come un insieme di relazioni
sociali che permette di classificare individui e gruppi, assegnando loro attributi o competenze
sulla base di caratteristiche biologiche.
ETNIA:il concetto di etnia è di portata sociale. Esso si riferisce ai tratti culturali che
contraddistinguono una determinata comunità di persone. I membri dei gruppi etnici si
considerano culturalmente distinti da altri gruppi. La lingua, la storia, la stirpe, la religione, le
usanze ecc, sono fattori che distinguono un gruppo. L’etnia è il risultato di un movimento
migratorio che si stabilisce in un territorio. Le differenze etniche sono completamente apprese
(Tuttavia, l’uso collettivo di etichette etniche comporta il rischio di produrre divisioni tra i vari
gruppi esistenti).
Il complesso Nido-simbolico significa che un gruppo/etnia condivide un nido di formazione di
quel determinato gruppo, e i relativi simboli. Il problema delle etnie sono i rapporti tra esse e lo
stato: c’è il tentativo dell’assimilazione violenta, ovvero la cancellazione della propria identità
culturale. Esiste tuttavia anche il tentativo del multiculturalismo, in cui le varie etnie o
minoranze possono esprimere la propria rappresentanza nella nazione in cui vivono.
Il Protocolli dei Savi di Sion (1915) raccontano di un gruppo di anziani rabbini che hanno
costruito un piano per la conquista del mondo (cospirazione ebraica). Vengono diffusi dalla
stampa, e solo anni dopo si scopre che si trattava di un falso creato dalla Polizia zarista, il cui
scopo era indirizzare la rabbia verso la minoranza ebraica. Tale gesto sottolinea come i pregiudizi
vanno a colpire le etnie.
RAZZISMO: è la credenza che certi individui siano superiori ad altri sulla base di differenze di
più tipi: il razzismo di tipo biologico (vecchio razzismo) e culturale (nuovo razzismo). Quello
biologico si basa sulle differenze fisiche (il razzismo nazista è essenzialmente biologico), mentre il
razzismo culturale è il rovescio del multiculturalismo, discriminando i gruppi diversi da quello a
cui si appartiene (incentivato dopo l’attentato dell’11 Settembre). Il razzismo sarebbe incorporato
nella struttura e nel modo di funzionare di una società. Il razzismo istituzionale, dunque, suggerisce
che tutte le strutture sociali siano sistematicamente pervase da idee razziste.
2. Chiusura di gruppo: un gruppo preserva i confini che lo separano da altri gruppi. I confini
vengono creati attraverso meccanismi di esclusione, che rafforzano le divisioni tra i gruppi.
3. Allocazione differenziale delle risorse: una distribuzione diseguale dei beni materiali. Il
gruppo dominante, per conservare le posizioni di privilegio, ricorre a forme estreme di
violenza (massima intensità di conflitto etnico).
INTEGRAZIONE E CONFLITTI ETNICI: per evitare i conflitti tra diverse etnie, sono stati
adottati i modelli di integrazione etnica, che sono rispettivamente:
2. Crogiolo (Melting pot): anziché dissolvere le tradizioni degli immigrati a favore di quelle
dominanti, si cerca di mescolarle in nuove forme capaci di rielaborare i modelli culturali
esistenti.
CONFLITTI ETNICI: l’eterogeneità etnica può costituire un’enorme ricchezza sociale. Gli stati
multietnici, infatti, sono vitali e dinamici, ma possono anche essere fragili. La diversità delle
culture può produrre fratture e antagonismi tra i gruppi etnici. Quando scoppiano conflitti, si
possono verificare tentativi di Pulizia etnica, ovvero la creazione di aree etnicamente omogenee
attraverso l’espulsione delle altre etnie presenti (come è avvenuto nei Balcani). Il concetto di
Genocidio indica invece l’eliminazione sistematica di un gruppo etnico da parte di un altro.
LE FORZE DEI MOVIMENTI MIGRATORI: molte teorie delle migrazioni si sono concentrate
sui fattori di Push (spinta) e Pull (attrazione). I fattori di Push sono problemi interni al paese
d’origine che spingono le persone all’emigrazione (guerre, carestie, oppressione politica). I fattori
Pull invece riguardano i paesi di destinazione che attirano gli immigranti (abbondanza di lavoro,
condizioni di vita migliori, maggiore libertà). Oggi gli studiosi delle migrazioni hanno adottato un
approccio sistemico, cioè hanno cercato di considerare i modelli migratori come Sistemi prodotti
da interazioni tra processi Macro (situazione politica di una regione, leggi che disciplinano
l’immigrazione) e Micro (risorse, competenze, conoscenze dei migranti).
Sono state identificate quattro tendenze che caratterizzano i modelli migratori degli anni a venire:
DIASPORE GLOBALI: il termine diaspora indica il processo per cui un’etnia abbandona il luogo
di insediamento originario per disperdersi in altri paesi (sotto costrizione o a causa di circostanze
traumatiche). Cohen, nel suo Global Diasporas (1997) identifica cinque diverse categorie di
diaspore: diaspora di vittime (africani, ebrei, armeni), diaspora imperiale (britannici), diaspora
di lavoratori (indiani), diaspora di commercianti (cinesi), diaspora culturale (caraibici).
Qualunque sia la diaspora, essa deve soddisfare i seguenti criteri:
1. Primi due decenni del secondo dopoguerra: i paesi mediterranei prestavano a quelli nord-
occidentali manodopera a buon mercato;
2. Esaurimento del boom economico: rallentamento dell’immigrazione di lavoratori verso
l’Europa occidentale;
3. Caduta del muro di Berlino (1989): nuove migrazioni a seguito dell’apertura delle
frontiere fra est e ovest;
4. Guerra nella ex Jugoslavia: esodo di 5 milioni di rifugiati verso altri paesi europei.
Uno dei motivi dell’accrescimento della migrazione tra i paesi europei è la stato la rimozione di
molte barriere al libero movimento di merci, capitali e lavoratori. I cittadini dell’Ue (25 paesi)
hanno oggi diritto di lavorare in ogni altro paese dell’Unione. L’immigrazione da paesi extra-Ue è
oggi una delle questioni più pressanti dell’agenda politica di molti Stati dell’Unione europea. I paesi
che hanno aderito agli accordi di Schengen (tutti i membri dell’Ue prima dell’allargamento
avvenuto nel 2004) consentono il libero ingresso dagli altri paesi firmatari; gli immigrati
irregolari che riescono a entrare in uno qualsiasi dei paesi aderenti possono poi muoversi senza
impedimenti in tutto lo spazio di Schengen. Oggi la maggior parte dei paesi dell’Ue limita
fortemente l’immigrazione legale, e conseguentemente gli episodi di immigrazione irregolare
tendono a moltiplicarsi.
1. La schiavitù: una forma estrema di disuguaglianza, per cui alcuni individui sono
letteralmente posseduti da altri come loro proprietà.
Il ceto: i ceti feudali erano formati da strati con diritti e doveri diversi. Il ceto superiore era
composto dall’aristocrazia. Il Clero formava un altro ceto, inferiore al precedente ma con
importanti privilegi. I semplici lavoratori (operai) appartenevano al terzo stato.
3. La classe: è un vasto gruppo di individui che condividono lo stesso tipo di risorse
economiche. Ricchezza e tipo di occupazione costituiscono le basi primarie delle
differenze di classe. Le classi non dipendono da ordinamenti giuridici o religiosi. Si fondano
su differenze economiche, ovvero su disuguaglianze nel possesso di risorse materiali.
STRUTTURA DI CLASSE (MARX): per Marx, una classe è un gruppo di individui che
condivide un determinato rapporto con i mezzi di produzione, mezzi attraverso cui provvede al
proprio sostentamento. Prima dell’industria, i mezzi erano la terra e gli strumenti per
l’agricoltura. Le classi erano quindi costituite dai proprietari terrieri e dai lavoratori. Nelle
società industriali, invece, i mezzi sono i macchinari, ovvero il capitale: in questo caso, le due
classi diventano quella dei Capitalisti e quella Operaia. Quello tra le classi, secondo la concezione
Marxiana, è un rapporto di sfruttamento. Nel corso della giornata lavorativa, gli operai producono
più valore di quello che ricevono sotto forma di salario: di questo Plusvalore si appropriano i
capitalisti come loro profitto. La classe operaia quindi subisce un progressivo impoverimento (e
logoramento) rispetto a quella capitalistica (Pauperizzazione).
Nella teoria Weberiana, lo Status (o Ceto) si fonda su differenze sociali relative all’onore o al
prestigio. Tuttavia, lo Status viene riconosciuto attraverso lo Stile di vita: si tratta di diversi
simboli di status (abitazione, abbigliamento, modi di essere), che contribuiscono a costruire la
reputazione sociale di un individuo agli occhi degli altri. Classe e status non necessariamente
coincidono (es. ‘nobiltà decaduta’ o ‘nuovi ricchi’).
Il Partito è un fattore importante nella distribuzione del potere; definisce un gruppo di individui
che operano insieme in virtù degli obiettivi o interessi comuni. Né lo Status e né il Partito possono
essere ridotti alle divisioni di classe, anche se a loro volta incidono sulla situazione economica
degli individui.
La classe Media fa riferimento ad un’ampia gamma di individui con molte occupazioni diverse
(professionisti, dirigenti, impiegati, ecc). Si tratta della maggior parte della popolazione dei paesi
industrializzati, in quanto il lavoro manuale è nettamente diminuito a favore di quello non manuale.
A differenza della classe operaia, i membri della classe media possono vendere anche la loro
capacità lavorativa mentale.
La classe Operaia, secondo Marx, era quella predisposta a diventare più numerosa rispetto alle
altre. In realtà si è verificato esattamente il contrario. Nei paesi industrializzati, la maggioranza
degli operai non vive più in condizioni di povertà ed ha accesso ai principali beni di consumo.
Essi si stanno avvicinando sempre di più alla classe Media: si parla infatti di Imborghesimento,
processo attraverso il quale gli operai con redditi da classe media ne adottano anche i valori, la
mentalità e gli stili di vita.
1. Struttura delle disuguaglianze (distribuzione degli individui e dei gruppi nello spazio
sociale, nel suo farsi).
2. Fenomeni di mobilità (in che modo gli individui e i gruppi accedono a queste posizioni).
• Nella mobilità Verticale il movimento avviene verso l’alto o verso il basso nella scala delle
posizioni socio-economiche.
STUDIO DELLA MOBILITÀ: studiamo la mobilità sociale per capire se, quanto e come una
società è fluida oppure bloccata, vale a dire come sono distribuite, come funzionano e come sono
riprodotte le disuguaglianze di opportunità al suo interno (considerata, nella modernità, dove
dovrebbero dominare i valori acquisitivi, una delle principali fonti delle altre disuguaglianze sociali
e dell’equità sociale). Per analizzare i fenomeni della mobilità sociale, si studiano i concetti di
mobilità Intragenerazionale, Intergenerazionale, Assoluta, Relativa, prendendo in
considerazione la Classe Occupazionale:
• La mobilità Assoluta è la quota di figli che hanno raggiunto una posizione occupazionale
diversa da quella dei padri (misura “contingente” e “grezza” di mobilità sociale).Essa
misura il cambiamento di classe occupazionale da una generazione ad un’altra.
POVERTÀ: è una situazione di de-privazione di risorse materiali, utili per vivere e partecipare
alla società: è definita povera una famiglia il cui reddito o la cui spesa per consumi, si pone sotto
una soglia di povertà (variabile storicamente, culturalmente e socialmente). Esistono tre criteri
fondamentali per definire la soglia: assoluto, relativo, soggettivo:
2. Criterio relativo: la soglia è definita in base allo standard di vita medio della società
considerata. Di norma lo standard è definito come una quota (pari di solito al 60%) del
valore medio o mediano dei redditi equivalenti familiari; la povertà relativa è la
condizione in cui si trovano tutte le persone che eguagliano o sono al di sotto di questa
soglia.
LAVORO: il lavoro è lo svolgimento di compiti che richiedono sforzo fisico (manuale) e mentale
(intellettuale), ed ha come obiettivo la produzione di beni o servizi destinati a soddisfare il
bisogno umano. Il lavoro, generalmente, presenta un altro elemento particolarmente importante, la
Retribuzione (lavoro in cambio di salario o stipendio). Si possono infatti distinguere due tipi di
lavoro, quello retribuito e quello Non retribuito (es. le attività domestiche o il volontariato) che
impiega sforzo fisico o mentale senza che gli venga riconosciuta una retribuzione. Gran parte del
lavoro svolto nell’ambito dell’economia informale non viene registrato dalle statistiche ufficiali
sull’occupazione: per economia informale, infatti, si intendono tutte le attività esterne
all’occupazione regolare, che comportano pagamento in denaro (es. senza ricevuta, in nero).
Le società antiche erano basate sul lavoro manuale, e il lavoro informale non era definito tale. In
generale, la modernità è stata un’epoca in cui gran parte del lavoro ha subito un apprezzamento
all’interno della società. C’era una netta distinzione tra l’attività di contemplazione (classi
privilegiate con dignità maggiore) e il Negozium (utile e indispensabile per la società, ma con
valore sociale molto basso). La tradizione cristiana ha accolto questa tradizione arricchendola con
due significati: il lavoro è una maledizione (Dio condanna Adamo al lavoro manuale) ed è il
prodotto della caduta dell’uomo dal paradiso terrestre.
CAMBIAMENTI DEL LAVORO: il tema del lavoro (come produzione materiale) si impone
come uno dei temi centrali nel XIX secolo a causa delle sue problematiche e del suo dinamismo. Si
sviluppa la teoria del Valore del lavoro: le cose prodotte hanno un valore, e ad esse può essere
stabilito un prezzo in base al tipo e alla quantità di lavoro necessaria per produrle. Tra i
cambiamenti culturali, troviamo:
1. Lo sviluppo della divisione del lavoro, ossia le attività sociali vengono svolte da persone
specializzate in una determinata attività (in base alla propria capacità, si offre il proprio
contributo).
3. La sostituzione della produzione artigianale con quella di massa: il lavoro acquista una
maggiore dignità quando la produzione è svolta non più da piccole botteghe, ma nelle
fabbriche. Nel laboratorio artigianale vi era una figura di riferimento (il maestro) attorno a
cui si trovavano gli apprendisti. Il maestro dirigeva in totale libertà il lavoro. Adam Smith
(filosofo ed economista scozzese – XVIII) descrive ne “La ricchezza delle nazioni” una
fabbrica di spilli con tutte le sue relative fasi di produzione: ogni individuo svolge una
fase per mezzo di una macchina. Tuttavia, questo sistema ha comportato una serie di
conflitti sull’autonomia del lavoro e sulla distribuzione della ricchezza.
FORDISMO: Henry Ford (imprenditore statunitense vissuto a cavallo tra XIX e XX secolo) è il
fondatore dell’omonima casa automobilistica, e gli si deve la produzione di un bene che diventerà
il simbolo di crescita economica (automobile). Ford applica e produce una serie di innovazioni, fra
cui la catena di montaggio (ripresa dal sistema utilizzato nei Mattatoi, in cui l’animale veniva
agganciato su di un nastro trasportatore e lavorato in più fasi). In precedenza la fabbriche avevano il
datore di lavoro che regolava e sceglieva la quantità di produzione necessaria. Con la catena di
montaggio, invece, la produzione non era più soggettiva per ogni lavoratore, poiché esso (nella sua
fase) doveva compiere un tipo di lavoro prestabilito. Si riducono così i tempi di produzione e si
prevede l’innalzamento del salario a seguito dell’aumento di produzione.
TAYLORISMO: Ford si rese conto di dover sfruttare il mercato di massa, e mette quindi a punto
il sistema Taylorista, ossia l’organizzazione scientifica del lavoro: Taylor era un ingegnere
statunitense vissuto a cavallo tra XIX e XX secolo, ed aveva l’ambizione di suddividere la
produzione in più operazioni elementari per velocizzare il lavoro. L’organizzazione scientifica del
lavoro compie l’analisi oggettiva di ogni singolo compito alla ricerca del metodo più efficiente e
veloce per compiere un’operazione, quindi il modo migliore per svolgere il processo produttivo.
L’aumento dei salari doveva compensare la fatica del lavoro, ed aveva quindi lo scopo di
incentivare la produzione. È stato un sistema dominante fino agli anni 60.
POST FORDISMO: il mercato del bene di massa è un mercato in cui si producono beni
accessibili alla maggior parte delle persone; i beni sono prodotti in serie (uno uguale all’altro –
Sistema rigido). Tuttavia, il cliente si ritrova ad avere una scarsa libertà di scelta del prodotto, e i
mercati di massa vengono lentamente sostituiti da quelli di Nicchia, incentrati su beni innovativi e
di alta qualità. Dopo gli anni 70 si afferma un diverso modo di organizzazione del lavoro, il Post-
fordismo (termine dato da Piore e Sabel – 1984): è un metodo che si afferma quando il fordismo
entra in crisi a causa dell’aumento del prezzo del petrolio e della crisi americana del dollaro. Il Post-
fordismo si basa sulla produzione flessibile: non è più la produzione di massa ad essere al centro
del processo produttivo, quindi si producono prodotti differenziati, con organizzazione più snella,
reticolare e orizzontale, non più burocratica e pesante in tutti gli aspetti.
I motivi della crisi del Fordismo erano anche strutturali, poiché la concentrazione di masse
operaie nell’industria ha comportato la crescita della popolazione, quindi lo Stato e le imprese
dovevano concedere aumenti salariali sempre più grandi. Inoltre, lo Stato doveva costruire
istituzioni come le pensioni e le assicurazioni che davano vantaggio al lavoro stesso: la forza degli
operai diventava maggiore, e ciò portava un’erosione della quota dei profitti a sfavore dei quella dei
salari. Vi era inoltre la conflittualità, perché una concentrazione così grande nel lavoro (si parla di
migliaia di persone insieme) comportava una forte frustrazione.
FORZE LAVORO: Sono composte dagli occupati e dai disoccupati. Si distinguono dalla
popolazione non attiva, ossia quegli individui che non hanno cominciato a lavorare per ragioni di
età o perché sono usciti dal sistema produttivo (pensione, studenti, o chi non cerca lavoro). Per
misurare le grandezze relative al lavoro, si usa il tasso di attività (rapporto tra forze lavoro e la
popolazione di 15 anni e più), il tasso di occupazione (rapporto tra le persone occupate e la
popolazione di 15 anni e più – ci dice quali sono i posti di lavoro occupati dalle persone in un
paese), e il tasso di disoccupazione (rapporto tra persone non occupate – dai 15 ai 74 anni – e le
forze lavoro).
IN ITALIA: Negli anni 50, lo sviluppo fu dato da masse di contadini che si spostavano al nord
nelle fabbriche, e non erano abituati a quei ritmi produttivi: i metodi di disciplinamento erano
dei metodi che creavano ondate di conflittualità. Inoltre, il fatto che si producesse in serie non
era positivo, poiché quando i bisogni diventavano più complessi, la domanda dei prodotti si
raffinava sempre di più e le persone volevano possedere beni personalizzati e differenziabili: i
metodi fordisti non lo consentivano.
POTERE E POLITICA: la politica è suddivisa in due branchie principali, Politics e Policy. Con
il termine Politics (che in inglese assume un senso di “rapporti di forza”) si intende l’aspirazione
al potere da parte di partiti o persone, che legittima, a chi ne detiene, l’uso della forza. È vista
quindi come dimensione di potenza, piuttosto che di autorità. Per Policy, invece, si intendono le
leggi, l’amministrazione e il governo, attuati dal potere politico per gestire realmente la cosa
pubblica.
1. 1Economico: si esercita sulla base del possesso dei mezzi. E’ esercitato da chi possiede
risorse materiali o finanziarie che permettono di indurre coloro che non le hanno a tenere
determinati comportamenti (esempio: imprenditori vs. operai).
2. Ideologico: esercitato da colui che dispone della conoscenza e del sapere, influenzando il
pensiero e le opinioni altrui.
3. Politico: esercitato da chi detiene la forza, i mezzi della coercizione fisica (obbligare
qualcuno con la forza), per imporre una decisione anche per mezzo delle armi.
4. Autorità: si esercita il potere dello Stato, ed è una forma di legittimazione del potere. La
società è sottoposta agli ordini perché riconosce il diritto dello Stato di emettere degli
ordini.
TEORIA DI WEBER: secondo la concezione Weberiana, esistono tre tipi di potere legittimo,
quello Tradizionale, Razional-legale e Carismatico:
2. Razional-legale: tipico delle società moderne. Si ritengono legittime le cariche dello Stato
(es. presidente della Repubblica) e le norme giuridiche istituite dalle autorità.
3. Carismatico: secondo Weber, il carisma è una dote, una certa qualità della personalità di un
individuo, in che consente di elevarsi dagli uomini comuni. Questi requisiti non sono
accessibili alle persone normali, ma sono considerati di origine divina o esemplari, e sulla
loro base l'individuo in questione è trattato come un leader. Il termine viene anche usato in
ambito religioso: Gesù, ad esempio, è descritto come un leader religioso carismatico.
SISTEMI POLITICI: le due forme fondamentali di sistema politico sono quella Democratica e
quella Autoritaria:
I partiti politici di massa, in cui è possibile esprimere la propria partecipazione, sono stati
legittimati soprattutto dopo la prima guerra mondiale. Le prime formazioni che inventano il
partito di massa sono quelle socialiste (il primo è quello Social-democratico tedesco – SPD, 1875).
Ora, invece, il partito politico è costituzionalizzato ed è riconosciuto legittimo e fondamentale.
MOVIMENTI SOCIALI: i movimenti sociali sono delle forme di aggregazione di individui che
esprimono un obiettivo di cambiamento, di difesa, o la promozione di un fatto che ha connotazione
sociale, o più in generale che esprime la protesta. Sono azioni collettive tese a perseguire più
obiettivi di trasformazione attraverso delle iniziative esterne all’istituzione. Ciò avviene quando il
sistema politico non è in grado di rappresentare la società civile e si viene a creare una frattura tra
società politica e quella civile. Le forme sono legittimate all’interno del gioco demografico,
contrariamente a come avveniva in passato. Gli anni 60 sono protagonisti di nuovi movimenti
sociali.
1. Tipo di conflitto espresso: gli elementi che vengono portati all’attenzione della sfera
pubblica da parte dei movimenti sociali, sono incentrati da movimenti di carattere culturale,
esigenze di auto-affermazione dell’identità individuale, esigenze più astratte e post
materialiste. Sono legate a un livello di istruzione più alto, necessario per poter afferrare
l’importanza di determinate questioni. I movimenti odierni guardano dunque ai Ceti medi
riflessivi in formazione (gli studenti). I conflitti non sono più immediati, ma richiedono un
maggiore livello di consapevolezza rispetto al passato.
Le forme organizzative possono essere Verticali, ossia prevedono un dirigente posto a capo, il
quale organizza il movimento stesso (società industriale, a partire dalla quale sono nati i partiti
industriali), e forma Reticolare, ovvero la logica secondo cui è organizzata la rete internet (vi sono
elementi differenti tra loro, ma nessuno ha funzione dirigente), in cui i diversi soggetti sono in
contatto e stabiliscono l’organizzazione del movimento, ma nessuno ha l’egemonia sugli altri. I
movimenti odierni sono strettamente legati alla logica reticolare, perché l’organizzazione è più
veloce e sfugge al controllo del potere. Tuttavia, altrettanto velocemente questi movimenti tendono
a non consolidarsi (stato latente).
MOVIMENTO OPERAIO: il primo esempio di movimento è quello Operaio (a partire dal XIX
secolo – rivoluzione industriale), in cui veniva sottolineato il conflitto tra capitale e lavoro: uno dei
problemi fondamentali della società industriale era come distribuire il capitale tra i lavoratori
(conflitto risolto con la proprietà privata, sottoforma di profitti e salari pagati a coloro che
vendono la loro forza lavoro impiegata in fabbrica). Il movimento operaio si è battuto anche per
l’abolizione delle classi sociali, affinché venisse ampliato il suffragio; il sistema economico
avrebbe potuto così produrre di più in condizioni di maggiore giustizia. Vi è a seguire il movimento
nazionalista (seconda metà del 900),
GIORNALI: i giornali derivano dai fogli di informazione diffusi nel 700. Solo dal XIX secolo
essi sono divenuti quotidiani. Il giornale ha rappresentato uno sviluppo di importanza
fondamentale nella storia dei mezzi di comunicazione moderni. Fu il principale mezzo con cui le
informazioni venivano trasmesse rapidamente alla massa. La loro influenza è diminuita con
l’avvento della radio, del cinema e della televisione.
TELEVISIONE: la televisione è il più importante sviluppo verificatosi nel campo dei media nella
seconda metà del secolo scorso. Le reti televisive sono Generaliste o ad Accesso condizionato. Le
prime sono accessibili a tutti e con un palinsesto prefissato. Quelle ad accesso condizionato (via
cavo o satellite), consentono allo spettatore di scegliere tra moltissimi canali e programmi
attraverso abbonamenti, costruendosi un palinsesto personale.
TEORIA DI McLUHAN: la struttura di una società è più influenzata dalla natura dei media,
piuttosto che dai messaggi trasmessi: il mezzo è il messaggio. I media elettronici stanno creando un
villaggio globale: ogni evento può essere seguito in tutto il mondo in tempo reale. Tutti partecipano
simultaneamente agli stessi eventi.
TEORIA DI HABERMAS: Habermas (1929) è un filosofo e sociologo tedesco legato alla teoria
sociale della Scuola di Francoforte, che considera le idee di Marx bisognose di una revisione.
Habermas analizza lo sviluppo dei media dal 18esimo secolo ad oggi, delineando la nascita della
Sfera pubblica: un’arena di pubblico dibattito in cui possono essere discusse questioni di
interesse generale e in cui si formano opinioni. Gli individui si incontrano da eguali in uno spazio
di pubblico dibattito: la sfera pubblica favorisce lo sviluppo iniziale della democrazia, in quanto
attraverso la discussione pubblica si possono risolvere i problemi politici. Tuttavia il dibattito
democratico nelle società moderne è stato soffocato dall’espansione dell’industria culturale. La
politica viene rappresentata dai media come una sorta di spettacolo, mentre gli interessi
economici trionfano su quelli pubblici: l’opinione pubblica si costruisce attraverso la
manipolazione e il controllo da parte dei mass media.
TEORIA DI BAUDRILLARD: Baudrillard ritiene che l’impatto dei moderni mass media sia
molto diverso e molto più profondo di quello di ogni altra tecnologia. La televisione non
rappresenta il mondo, ma definisce in misura crescente che cosa è il mondo. Vi è una realtà
sostituita dalle immagini televisive. L’Iperrealtà prodotta dai media è fatta di simulacri:
immagini che ricevono senso solo da altre immagini e perciò non hanno fondamento in alcuna
realtà esterna. Nessun leader politico può vincere un’elezione se non appare costantemente in
televisione: l’immagine televisiva del leader è la persona che la maggior parte degli spettatori
conosce.
NUOVE TECNOLOGIE: da alcuni decenni è in atto una rivoluzione delle comunicazioni i cui
principali fattori responsabili sono: la Globalizzazione (abbattimento delle frontiere) e Internet
(strumento di informazione, intrattenimento, pubblicità e commercio per eccellenza). Le
innovazioni tecnologiche del XX secolo hanno modificato il volto delle telecomunicazioni:
incremento della potenza dei computer (e la loro diminuzione del prezzo), sviluppo delle
comunicazioni via satellite e via fibra ottica, digitalizzazione dei dati (sviluppo della
multimedialità e dei media interattivi).
INTERNET: internet nasce al Pentagono nel 1969 con il nome di Arpanet (Arpa: Advanced
Research Projects Agency). Il suo obiettivo era consentire agli scienziati che lavoravano per la
Difesa in diverse parti d’America di mettere in comune le risorse. Con la diffusione dei Pc, esso
iniziò a diffondersi anche fuori dall’ambito militare e universitario, crescendo in maniera
spropositata (circa del 200% all’anno). È un mutamento imponente avvenuto però in maniera non
uniforme. Vi sono esclusi infatti i paesi meno sviluppati. Si parla dunque di disuguaglianze sociali
in termini di Divario digitale (disparità di accesso alle tecnologie della comunicazione elettronica).
ASPETTI POSITIVI: promuove nuove forme di relazione elettronica che integrano o potenziano
le interazioni faccia a faccia; facilita il superamento della distanza e della separazione; espande e
arricchisce la rete dei rapporti sociali.
ASPETTI NEGATIVI: spinge a trascurare le interazioni con familiari e amici; accentua
l’isolamento sociale e l’atomizzazione; stravolge l’esistenza domestica offuscando la
distinzione tra lavoro e famiglia; induce a trascurare forme di intrattenimento tradizionali
(es. lettura, cinema e teatro); indebolisce il tessuto della vita sociale.
ISTRUZIONE: l’istruzione è stata considerata come il principale mezzo attraverso cui è possibile
combattere le disuguaglianze nella società. Oggi si arricchisce e diventa un mezzo di
emancipazione, di mobilità sociale, consentendo lo sviluppo economico e umano in società.
Prima dell’invenzione della stampa (1454) i libri venivano copiati a mano e quindi erano rari e
costosi. Saper leggere non era necessario e nemmeno utile. Oggi invece l’alfabetismo (capacità
elementare di leggere e scrivere) è esteso nella maggior parte dei paesi industrializzati.
I Dispotismi illuminati erano sovrani che si ispiravano all’Illuminismo e per primi costruirono
dei sistemi di istruzione e del sapere, contrapponendosi al sistema gestito dalla chiesa. Alla fine
dell’800 invece lo Stato si trovava a gestire interamente l’istruzione: le istituzioni scolastiche
prendevano percorsi e esami riconosciuti dall’istituzione dello Stato.
L’universalizzazione dei sistemi educativi è il passaggio successivo realizzato tra gli anni 30 e 60
del ventesimo secolo, in quanto fa riferimento all’apertura di tutti i gradi dell’istruzione all’intera
popolazione senza distinzioni sociali di alcun tipo (di classe, di ceto, di censo, di etnia, di
religione). Si da quindi maggiore insistenza sull’apprendimento astratto (es. matematica, scienze,
storia, letteratura – conoscenza tecnica e scientifica) piuttosto che sulla trasmissione pratica di
competenze specifiche, proprio per preparare le nuove generazioni all’inserimento nella vita
economica (economia di conoscenza).
Oggi la quota di analfabetismo è minima e trascurabile. Essere analfabeta significa essere tagliato
fuori dalla società e da tutte le sue funzioni, accentuando tutti i processi di dipendenza e
disuguaglianza. All’Unità d’Italia, più del 75% della popolazione era analfabeta, mentre oggi la
percentuale è ridotta al 7%. L’alfabetizzazione è quindi compito primario dello Stato.
Lo sviluppo economico, infatti, è basato su strutture organizzative, necessarie allo sviluppo e alla
crescita dei sistemi sociali moderni: gli individui, un tempo autosufficienti, vengono privati delle
proprie capacità tradizionali e costretti ad affidarsi ai medici per la salute, agli insegnanti per
l’istruzione, alla televisione per l’intrattenimento e ai datori di lavoro per la sussistenza. Ai
ragazzi, la scuola inculca il Consumo passivo, ossia insegna a sapere qual è il proprio posto e
starsene lì tranquilli. Si tratta di un insegnamento che non viene impartito a livello cosciente,
implicito nell’organizzazione scolastica: è questo il Programma occulto della scuola. Illich
propone quindi la descolarizzazione della società. Chi vuole apprendere non dovrebbe essere
costretto ad accettare un programma standardizzato, ma poter scegliere personalmente cosa
studiare.
LA SITUAZIONE IN ITALIA:
1. Nel 2007 l’incidenza della spesa in istruzione e formazione sul Pil è pari al 3,7%,
ampiamente al di sotto della media dell’Ue27 (5,1% nel 2006).
2. Nel 2008 il 47,2% della popolazione in età compresa tra i 25 e i 64 anni ha conseguito come
titolo di studio più elevato soltanto la licenza di scuola media inferiore, valore che – nel
contesto europeo – colloca il nostro Paese distante dalla media Ue27 (28,5%), nelle peggiori
posizioni insieme a Spagna, Portogallo e Malta.
3. Nello stesso anno il 76,0% dei giovani italiani in età 20-24 anni ha conseguito almeno il
diploma di scuola secondaria superiore. Gli iscritti all’università sono in costante crescita e
la loro consistenza è pari a circa il 41% dei giovani in età 19-25 anni.
LA RELIGIONE: Per religione si è soliti intendere quell’insieme di simboli che si manifestano
attraverso riti o cerimonie. I simboli sono volti a creare e mantenere riverenza e timore,
formando la comunità dei credenti. In alcune religioni i credenti venerano divinità personificate,
in altre si venerano invece figure non divine che però sono ugualmente oggetto di devozione.
La magia è il tentativo di influenzare gli eventi con l’uso di posizioni, formule o pratiche rituali:
non vi è una linea netta che divide la religione dalla magia, e solitamente si distinguono per il fatto
che la Religione è praticata maggiormente in comunità, mentre la Magia viene praticata da
individui.
Nel cristianesimo, si ha fede in un essere supremo che chiama gli individui a un comportamento
morale su questa Terra e ci promette una vita ultramondana dopo la morte. Tuttavia, il
cristianesimo non identifica la maggior parte delle religioni. Infatti, la fede in un solo Dio
(monoteismo) è rispecchiata solo in una piccola parte delle religioni. La maggior parte di esse
rientra nel Politeismo, la fede in una molteplicità di Dèi. In molte religioni, inoltre, gli Dèi si
presentano disinteressati alla vita degli umani, contrariamente alle Prescrizioni morali (tipiche
del cristianesimo). La religione non si preoccupa necessariamente di spiegare l’origine del mondo.
Infine, la religione non può essere identificata necessariamente con una dimensione
soprannaturale.
LA TEORIA DI MARX: Weber, Durkheim e Marx non erano religiosi, e tutti e tre ritenevano che
la religione fosse fondamentalmente un’illusione, e che la sua importanza sarebbe diminuita
nell’epoca moderna. Marx non condusse mai uno studio specifico sulla religione; le sue idee infatti
derivano dagli scritti di alcuni filosofi ottocenteschi (es. Feuerbach in “L’essenza del
cristianesimo”).
Secondo Feuerbach la religione consiste di idee e valori prodotti dagli esseri umani,
erroneamente proiettati su forze e personificazioni divine. Dio sarebbe quindi la costruzione di
un Super uomo (uomo potenziato con attribuiti ideali dati dall’uomo stesso). È una forma di
Alienazione (che non ha lo stesso significato attribuito da Marx), in quanto la religione estranea
l’uomo da se stesso facendogli credere di non essere in prima persona: l’uomo è sottomesso da se
stesso.
La religione si trova ad essere dunque un rifugio dell’uomo di fronte alla durezza della realtà
quotidiana. Marx afferma che la religione è “l’oppio dei popoli”; essa rimanda felicità e
ricompense alla vita ultraterrena, distogliendo l’attenzione dalle disuguaglianze e dalle ingiustizie
di questo mondo grazie alla promessa di ciò che accadrà in quello a venire.
LA TEORIA DI WEBER: Max Weber affronta un’analisi delle religioni di tutto il mondo; mai
nessuno ha intrapreso un’indagine così ampia. Egli concentra le attenzioni sulle Religioni
mondiali, capaci di raccogliere vaste masse di credenti e di influenzare il corso della storia
universale. Weber non crede che la religione sia una forza conservatrice (Marx), bensì crede che
essa possa provocare enormi trasformazioni sociali: La religione influisce sulla vita sociale ed
economica. Il Puritanesimo e il protestantesimo, ad esempio, furono all’origine del modo di pensare
capitalistico. Ne ”L’etica protestante e lo spirito del capitalismo” Weber discusse ampiamente
l’influenza del cristianesimo sulla storia dell’Occidente moderno.
2. Influenza sociale: influenza delle organizzazioni religiose sulle istituzioni politiche e sulla
comunità. Le organizzazioni religiose hanno progressivamente perduto gran parte
dell’influenza sociale esercitata in precedenza.
TIPOLOGIE DEI MOVIMENTI RELIGIOSI: Roy Wallis classifica nel suo libro (The
Elementary Forms of the New Religious Life) i nuovi movimenti religiosi in tre categorie:
2. Movimenti di negazione del mondo: Sono movimenti di rottura totale nei confronti del
mondo circostante. Si avvicinano alla forma pura della setta: l’appartenenza è di tipo totale,
e comporta che i loro seguaci cambino radicalmente stile di vita. Si basano su rigidi codici
etici e sull’astensione da ogni attività mondana. Alcuni di questi movimenti sono stati
accusati di lavaggio del cervello nei confronti dei loro membri, cercando di controllarne la
mente in modo da privarli delle capacità di prendere decisioni indipendenti.
3. Movimenti di adattamento al mondo: è la categoria che più si avvicina alle religioni
tradizionali. Tendono ad enfatizzare l’importanza della vita religiosa interiore a spese
degli interessi più strettamente mondani, cercando quindi di svalutare le preoccupazioni
che derivano dalla vita esteriore.
Capitolo 1
Le prime teorie
Comte considera la sociologia come l'ultimo prodotto dello sviluppo scientifico e come
la scienza più importante e complessa.
Tra le sue preoccupazioni vi erano le disuguaglianze generate dall'industrializzazione e
la minaccia che esse costituivano per la coesione sociale. La soluzione a suo parere
era nella produzione di un consenso morale capace di mantenere unita la società a
dispetto di quelle nuove disuguaglianze.
Pensatore francese, pensava che molte idee del suo predecessore fossero troppo
vaghe.
Per Durkheim la sociologia era una scienza nuova, che si dovesse studiare la vita
sociale con la stessa oggettività con cui gli scienziati studiano la natura.
Il primo principio della sociologia di Durkheim è :
“studia i fatti sociali come cose”
Per Durkheim il principale oggetto intellettuale della sociologia è lo studio dei fatti
sociali come elementi della vita sociale che determinano le azioni individuali.
I fatti sociali sono esterni agli individui e hanno una vita propria a prescindere dalle
percezioni individuali, essi esercitano un potere di coercizione sugli individui che si
conformano ad esse liberamente senza accorgersene, illudendosi di esercitare una
facoltà di scelta; in realtà Durkheim sostiene che le persone spesso non fanno altro
che seguire modelli vigenti per l'intera società in cui vivono.
I fatti sociali sono difficili da studiare, essi non possono essere osservati direttamente
ma solo attraverso un'analisi indiretta sugli effetti o esaminando gli strumenti utilizzati
per dare loro espressione (leggi, testi religiosi, regole di condotta scritte) scartando
del tutto pregiudizi e ideologie.
Pensatore tedesco, le sue attività politiche in giovane età lo misero in contrasto con le
autorità tedesche, dopo un breve soggiorno in Francia si stabilì in esilio in Gran
Bretagna, dove fu testimone dello sviluppo industriale e delle disuguaglianze che ne
derivavano. Le sue idee contrastano con quelle di Comte e Durkheim.
Gli scritti di Marx riflettono in particolare il suo interesse per il movimento operaio
europeo e per le idee socialiste. Molte delle sue opere sono dedicate a questioni
economiche, ma poichè il suo interesse principale fu sempre quello di collegare i
problemi economici alle istituzioni sociali anche i suoi critici riconoscono ad esse una
notevole importanza per lo sviluppo della sociologia.
La visione del processo storico poggia su quella che Marx definiva “concezione
materialistica della storia”: le cause principali del mutamento sociale non sono da
ricercare nelle idee o nei valori, ma innanzitutto nei fattori economici.
Secondo la celebre formula contenuta nel “Manifesto del partito comunista”:
La storia di ogni società esistita fino a questo momento è la storia di lotte di classi.
Marx analizzò anche lo sviluppo delle società nel corso della storia.
Secondo lui le società cambiano a causa delle contraddizioni insite nei rispettivi modi
di produzione, egli delineò una progressione di fasi storiche:
primitive di cacciatori e raccoglitori, società schiavistiche antiche e sistemi feudali,
mercanti,artigiani e borghesia capitalistica.
Marx prevedeva che i capitalisti stessi sarebbero stati a loro volta soppiantati
dall'avvento di un ordine nuovo; considerava inevitabile una rivoluzione dei lavoratori
che avrebbe rovesciato il sistema capitalistico, instaurando una nuova società senza
classi. Il modo di produzione si sarebbe organizzato attorno a una proprietà di tipo
comunitario, fondamento di un ordine sociale più egualitario.
Max Weber (1864-1920)
Pensatore tedesco, buona parte della sua opera si occupa dello sviluppo del
capitalismo e dei modi in cui la società si differenzia dalle forme precedenti di
organizzazione sociale.
Weber cercò di comprendere natura e cause del mutamento sociale.
Benchè influenzato da Marx, ne criticò duramente alcune idee di fondo:
respinse la concezione materiali della storia e attribuì meno importanza al conflitto di
classe. Secondo lui infatti l'influenza di idee e valori sul mutamento sociale è pari a
quella delle condizioni economiche.
Weber era convinto che la sociologia dovesse concentrarsi sull'azione sociale e non
sulle strutture, gli individui hanno la capacità di agire liberamente e di plasmare il
proprio futuro.
Egli non credeva che le strutture esistessero all'esterno o indipendentemente dagli
individui, piuttosto le strutture sociali sono formate da un complesso gioco di azioni e
la sociologia ha il compito di comprendere il significato nascosto di quelle azioni
definita sociologia comprendente.
Weber studiò le religioni della Cina, dell'India e del Medio Oriente e comparò i sistemi
religiosi cinese e indiano con quelli occidentali.
Weber arrivò alla conclusione che alcuni aspetti dell'etica protestante -inducendo
l'individuo ad impegnarsi per il successo delle proprie iniziative economiche, visto
come segno di predestinazione divina- avevano contribuito in maniera decisiva a
formare quel complesso di orientamenti normativi, da lui chiamato spirito del
capitalismo che è all'origine della società moderna.
“L'etica protestante e lo spirito del capitalismo” è una delle sue maggiori opere (1905)
Funzionalismo
Le teorie del conflitto si concentrano sui temi del potere, della disuguaglianza e del
conflitto.
Secondo questo modello la società è composta di gruppi distinti, ciascuno dedito al
proprio interesse. L'esistenza di interessi distinti comporta la costante presenza di un
conflitto, quelli che prevalgono nel conflitto diventano gruppi sociali dominanti,
quelli che soccombono diventano gruppi sociali subordinati.
Molti dei teorici conflittualisti si richiamano agli scritti di Marx con il concetto di
conflitto di classe, ma anche a Weber.
Il sociologo Ralf Dahrendorf (1929-) nel suo “Classi e conflitto di classe nella società
industriale” (1959) sostiene che il conflitto deriva dalle differenze di autorità e potere
piuttosto che da differenze di carattere economico, più vicino a Weber che a Marx.
Le teorie dell'azione sociale rivolgono la loro attenzione alle azioni e interazioni che
producono le strutture, si concentrano sui comportamenti individuali dei singoli attori.
Spesso si è sostenuto che il primo alfiere sia stato Weber, egli affermava che le
strutture sociali vengono create dall'azione sociale degli individui.
CULTURA E SOCIETA'
Valori e norme
Elemento fondamentale di ogni cultura sono le idee che definiscono ciò che è
considerato importante, degno e desiderabile.
Queste idee o valori, guidano gli esseri umani nelle interazioni con l'ambiente sociale.
(Un esempio di valore nelle società occidentali è la monogamia).
Le norme sono le regole di comportamento che riflettono i valori di una cultura.
Valori e norme contribuiscono a determinare il modo in cui gli appartenenti a una data
cultura si comportano nel loro ambiente.
Alcune culture sono individualistiche, altre propongono un accento maggiore sui
bisogni comuni. (ad es. gli studenti britannici non fanno copiare i compagni, gli
studenti russi fanno copiare, come aiutarsi a vicenda).
Mutamento → Valori e norme si modificano spesso nel tempo. Molte cose che oggi
diamo per scontate, pochi decenni or sono contraddicevano valori socialmente
condivisi. Può accadere che all'incontro tra culture diverse si tenti di modificarli in
maniera deliberata. (ad es. gli eschimesi Inuit non danno valore positivo al “sorriso
pubblico”, alcuni datori di lavoro con lo sviluppo della Groenlandia, hanno cercato di
inculcare il valore del sorriso nei confronti degli stranieri).
La differenza culturale
L'etnocentrismo
Ogni cultura possiede specifici modelli di comportamento, che risultano estranei agli
individui provenienti da altre culture. Chi ha viaggiato all'estero conosce la sensazione
che si avverte al contatto con una cultura diversa.
Si parla di schock culturale, il disorientamento quando si entra in una cultura
diversa.
Una cultura può essere studiata sulla base dei significati e dei valori che le sono
propri, questo concetto viene chiamato relativismo culturale.
Il giudizio dei sociologi sulle altre culture confrontandole con la propria spesso ritenuta
superiore si chiama etnocentrismo.
Sorgono interrogativi →Esistono standard universali cui tutti gli esseri umani
dovrebbero conformarsi?
(ESEMPI: Sotto il regime talebano le donne afgane furono sottoposte a regole
rigidissime riguardanti ogni aspetto dell'esistenza dall'abbigliamento agli spostamenti
in pubblico, dalle possibilità di istruzione alla vita privata.)
Non è possibile risolvere facilmente questo dilemma né decine di altri casi analoghi.
E' importante sforzarsi di non applicare i propri standard culturali a persone che
vivono in contesti molto differenti, ma è anche problematico accettare situazioni che
infrangono valori e norme considerati irrinunciabili.
La socializzazione
Un bambino non può sopravvivere senza aiuto almeno per i primi 4-5 anni di vita.
La socializzazione è dunque il processo attraverso cui il bambino inerme diviene una
persona consapevole di se stessa; la socializzazione non è una sorta di
“programmazione culturale” grazie alla quale il bambino assorbe passivamente le
influenze con cui viene a contatto ma è fin da subito un soggetto attivo.
L'identità
L'identità consiste nella nozione che le persone hanno di sé stesse e di ciò che per loro
è significativo.
Alcune delle principali fonti di identità sono:
il genere, le preferenze sessuali, la nazionalità o l'etnia, la classe sociale.
Si parla di due tipi di identità:
Il mondo ci offre una vasta gamma di scelte per quanto riguarda ciò che vogliamo
essere come vogliamo vivere e cosa vogliamo fare.
Le decisioni che prendiamo nella nostra esistenza quotidiana contribuiscono a fare di
noi ciò che siamo.
Tipi di società
Le società premoderne
Le società di cacciatori-raccoglitori:
Circa 50.000 anni fa gli esseri umani hanno vissuto in società di cacciatori-
raccoglitori.
Questi gruppi si procuravano il sostentamento con la caccia, la pesca e la raccolta di
piante commestibili spontanee.
La maggior parte di queste società è stata distrutta o assorbita dalla diffusione della
cultura occidentale, mentre quelle che sopravvivono hanno scarse probabilità di
rimanere ancora intatte.
Rispetto a società più ampie nei gruppi di cacciatori-raccoglitori esiste un basso grado
di disuguaglianza ed hanno scarso interesse per la ricchezza materiale.
I beni materiali di cui hanno bisogno si limitano alle armi per cacciare, agli attrezzi per
scavare, trappole ed utensili da cucina, ecc.
Non vi sono contrapposizioni tra ricchi e poveri.
Le differenze si limitano alle differenze di rango limitate all'età e al sesso: i maschi
sono i cacciatori, le donne raccolgono, preparano il cibo e allevano i figli.
Nel mondo moderno esistono ancora molte di queste società, concentrate soprattutto
in alcune aree dell'Africa, del Medio Oriente e dell'Asia centrale.
Le comunità pastorali migrano di solito da una zona all'altra seguendo i cambiamenti
stagionali.
Dato il loro nomadismo, le società pastorali, generalmente praticano un modesto
accumulo di proprietà materiali, hanno una maggiore complessità rispetto alle società
di cacciatori-raccoglitori.
Alcuni gruppi di cacciatori-raccoglitori cominciarono a coltivare la terra: società
orticole. Non essendo nomadi le società agricole, possono accumulare maggiori
proprietà materiali.
Le società tradizionali:
Le società industrializzate
Le società industrializzate sono per molti versi radicalmente diverse da qualsiasi tipo
di ordine sociale precedente e il loro sviluppo ha avuto conseguenze ben al di là delle
loro origini europee.
In grande maggioranza la popolazione attiva, svolge un lavoro extra-agricolo, in
seguito al processo di urbanizzazione più del 90% della popolazione vive in città
grandi e piccole. In queste nuove aree urbane la vita sociale diventa più impersonale
ed anonima.
Altra caratteristica delle società industrializzate riguarda il loro sistema politico, risulta
molto più sviluppato e complesso delle forme di governo delle società tradizionali.
Lo sviluppo globale
Dal XVII secolo fino agli inizi del XX i paesi occidentali crearono colonie in molte delle
aree precedentemente occupate da società tradizionali con la loro potenza militare.
Il fenomeno del colonialismo rimodellò la mappa sociale e culturale della terra.
In alcune regioni gli europei divennero la maggioranza della popolazione, in altre
rimasero in maggioranza quelle locali.
Negli ultimi anni le condizioni delle più povere di queste società sono peggiorate più
che migliorate. I poveri del mondo sono concentrati soprattutto nell'Asia sud-orientale,
in Africa e in America latina.
I livelli di povertà sono diminuiti nell'Asia s-or, ma aumentati in Africa (numero di
persone che vivono con meno di 1 dollaro è passato da 200 a 300 milioni in 10 anni)
Molti dei paesi più poveri hanno una pesante crisi debitoria.
Paesi di nuova industrializzazione:
Il mutamento sociale
Inserimento dei fattori ambientali nella più ampia categoria dei fattori economici.
− I fattori politici : Nelle società tradizionali il cambiamento politico era per lo più
limitato alle èlite. Le scelte della classe politica hanno conseguenze dirette sulla
vita dell'intera nazione. La competizione tra nazioni è stata tra le principali
molle.
Enorme importanza ha avuto anche la guerra moderna.
Nel XX sec gli effetti delle guerre mondiali sono stati profondi, hanno portato a
grandi cambiamenti istituzionali.
− I fattori culturali : Hanno influenzato il mutamento sociale negli ultimi 200 anni,
lo sviluppo scientifico e la secolarizzazione.
I nostri stili di vita richiedono sempre più un fondamento razionale.
E' cambiato anche il contenuto delle nostre idee, gli ideali moderni di
autorealizzazione, libertà, uguaglianza e partecipazione democratica. Anche se
sviluppati inizialmente in Occidente, questi ideali sono diventati autenticamente
universali.
Capitolo 4
GENERE E SESSUALITA'
I sociologi usano il termine sesso per riferirsi alle differenze anatomiche e fisiologiche
che caratterizzano i corpi maschili e femminili.
Il genere, invece, riguarda le differenze psicologiche, culturali e sociali tra maschi e
femmine. Il genere è collegato alle nozioni socialmente costruite di maschilità e
femminilità; non è necessariamente un prodotto diretto del sesso biologico.
Tre ampi filoni interpretativi:
− differenza naturale
− socializzazione di genere
− costruzione sociale
Alcuni autori ritengono che determinati aspetti della biologia umana comportino
differenze innate di comportamento tra uomini e donne, ad es. gli uomini possiedono
tendenze aggressive biologicamente fondate, di cui le donne sono prive, altri invece
no : il gradi di aggressività dei maschi varia ampiamente a seconda delle culture;
parallelamente in alcune culture ci si attende dalle donne “passività” o “gentilezza”
maggiori che in altre.
Ovvero, l'apprendimento dei ruoli di genere attraverso agenti sociali come la famiglia,
la scuola e i media. Questo tipo di approccio distingue tra sesso biologico e genere
sociale: un bambino nasce col primo e sviluppa col secondo.
I bambini interiorizzano gradualmente le norme e le aspettative sociali corrispondenti
al proprio sesso.
In questa prospettiva le disuguaglianze di genere derivano dal fatto che uomini e
donne vengono socializzati a ruoli diversi.
Le teorie della socializzazione di genere sono viste con favore dai funzionalisti.
In questo processo sono guidati da sanzioni positive e negative come ricompensa o
punizione, aiutano i bambini ad apprendere e conformarsi ai ruoli sessuali attesi.
Se non corrispondono al suo sesso biologico (comportamenti devianti) se ne cerca la
spiegazione in una socializzazione inadeguata o anomala. → teoria criticata
Gli esseri umani non sono soggetti passivi che agiscono senza discussioni la
“programmazione” di genere.
Però molti studi hanno dimostrato che le identità di genere sono effettivamente il
risultato di influenze sociali.
Studi sulle interazioni tra genitori e figli, ad es. hanno dimostrato peculiari differenze
nel trattamento dei maschi e delle femmine, anche quando i genitori credono che le
proprie reazioni siano identiche.
I giocattoli, i libri, i programmi televisivi con cui vengono a contatto i bambini tendono
ad enfatizzare le differenze tra caratteri maschili e femminili.
I personaggi maschili sono più numerosi di quelli femminili e tendono ad impersonare
ruoli più attivi mentre quelli femminili più passivi e attendisti.
Quanti teorizzano la costruzione sociale del genere e del sesso, respingono l'idea
di qualsiasi fondamento biologico delle identità di genere. Se le differenze sessuali
condizionano le identità di genere, è vero però anche il contrario: le identità di genere
contribuiscono a modellare le differenze sessuali.
Identità di genere e differenze sessuali sono intrecciate all'interno dei singoli corpi
umani.
LE FASI:
− Fase edipica → 4-5 anni. Fondamentali i rapporti con i genitori. Il bambino si
sente minacciato dalla presenza del padre e dalla sua esigenza di disciplina e
autonomia, sottraendolo alle cure affettuose della madre. Risultato, il bambino
vede il padre come il rivale nella lotta per le attenzioni della madre, fino a
sviluppare la paura della castrazione da parte del padre. Così accetta la
superiorità reprimendo l'attrazione erotica infantile per la madre, infine, assume gli
atteggiamenti aggressivi tipici dell'identità maschile.
Le bambine invece soffrono dell'invidia del pene, in quanto prive dell'organo che
distingue i maschi. Ciò induce la bambina a svalutare la madre poiché anch'essa
priva e incapace di procurarsene uno, quando la bambina giunge ad identificarsi
con la madre assume gli atteggiamenti remissivi tipici dell'identità femminile.
− Periodo di latenza → 5 anni-pubertà. L'attività sessuale è sospesa fino a quando
le trasformazioni biologiche della pubertà riattivano in modo diretto i desideri
erotici. Sono molto importanti i rapporti interni al gruppo dei pari omogeneo per
sesso.
Nancy Chodorow, concorda con altri studiosi di psicoanalisi sul fatto che la formazione
dell'identità di genere è un'esperienza molto precoce.
Attribuisce molta più importanza alla madre che al padre.
La percezione di essere maschio o femmina deriva quindi dall'attaccamento del
bambino alla madre. Per poter acquisire un senso di sé separato, a un certo punto tale
attaccamento deve essere spezzato.
− Le bambine rimangono più vicine alla madre e possono abbracciarla e imitarla.
Non essendoci una separazione netta la bambina ha un senso di sé meno separato
dagli altri, maggiori probabilità di essere dipendente prima dalla madre e poi da
un uomo.
I maschi acquistano il senso di sé in seguito a un rifiuto più radicale dall'originaria
vicinanza alla madre, essi devono imparare a non essere “effeminati” o “cocchi di
mamma”, quindi i bambini sono molto meno capaci di intrattenere rapporti di
intimità con gli altri. Il loro approccio è più attivo e incentrato sulla prestazione,
hanno però represso la loro capacità di capire i propri sentimenti e quelli altrui.
La Chodorow inverte l'impostazione di Freud.
E' la maschilità ad essere definita come perdita.
Approcci funzionalisti
L'applicazione della prospettiva funzionalista, allo studio del genere si traduce nel
tentativo di dimostrare che le differenze di genere contribuiscono alla stabilità e
all'integrazione sociale.
Talcott Parsons : Esponente della scuola funzionalista. Si è occupato del ruolo della
famiglia nelle società industriali.
Il suo principale oggetto di interesse era la socializzazione dei bambini, il cui
successo dipendeva dal supporto di una famiglia stabile. La famiglia è un agente di
socializzazione efficiente, le donne svolgono i ruoli espressivi, di sostegno emotivo,
mentre gli uomini i ruoli strumentali. Questa complementarità nella divisione del
lavoro garantirebbe la solidarietà familiare.
John Bowlby : La madre svolge un ruolo cruciale nella socializzazione primaria dei figli.
Se la madre è assente o se un figlio viene separato dalla madre precocemente, si crea
una situazione di privazione materna, per cui la socializzazione del figlio rischia
seriamente di essere inadeguata. Non escluse tendenze asociali e psicopatiche.
Ammettendo che un sostituto materno possa sopprimere ai casi di assenza della
madre, tale sostituzione deve essere comunque una donna.
Approcci femministi
La gerarchia di genere
Il dividendo patriarcale sono coloro che beneficiano della maschilità egemone ovvero
la maschilità complice.
Tra le maschilità subordinate la più importante è la maschilità omosessuale.
L'omosessuale è considerato l'opposto del “vero uomo” e spesso incarna molti dei
tratti “ripudiati” dalla maschilità egemone. Si colloca nella parte più bassa maschile.
Connell ritiene che gli individui possano modificare il proprio orientamento di genere.
Donne portatrici di una femminilità enfatizzata possono, ad es. sviluppare una
coscienza femminista.
Le crisi dell'ordine di genere sotto tre diverse forme:
Le tendenze di crisi già palesi all'interno dell'ordine esistente potrebbero essere così
amplificate fino allo sradicamento della disuguaglianza di genere.
Il concetto di male breadwinner (che porta i soldi a casa) entra in crisi soprattutto
nel caso dei giovani di aree economicamente depresse. Risulta difficile mantenere una
famiglia laddove esiste la prospettiva concreta di rimanere disoccupati a lungo.
Le donne sono più indipendenti di prima e non hanno bisogno di un uomo per
conquistare una posizione nella società.
Rutherford ha messo in evidenza due immagini idealizzate di uomo che esprimono
reazioni contrapposte alle sfide del femminismo.
L'uomo castigatore è la riaffermazione violenta della maschilità tradizionale. (Rambo)
La figura alternativa è quella dell'uomo nuovo, attento alle proprie esigenze emotive,
ha sensibilità nei confronti delle donne e dei bambini, esalta la paternità.
La popolarità acquisita da questa figura maschile sensuale e sensibile può essere
interpretata come un tentativo di ricostruire la maschilità in risposta alle sfide lanciate
dal femminismo.
La sessualità umana
Nel XIX secolo l'approccio religioso alla sessualità fu parzialmente sostituito da quello
medico.
Alcuni sostenevano che qualsiasi tipo di attività sessuale slegata alla riproduzione
recasse gravi danni fisici.
L'ipocrisia sessuale fu particolarmente esasperante nell'epoca vittoriana, si
presumeva che le prostitute e quelle rispettabili appartenessero a due categorie
completamente diverse.
Negli uomini questo comportamento era trattato con indulgenza, mentre le donne
rispettabili che avessero un amante erano motivo di scandalo e se scoperte venivano
emarginate dalla buona società.
Doppia moralità sessuale la cui influenza si fa ancora sentire.
Negli anni 40 e 50, Alfred Kinsey negli USA studiò il comportamento sessuale.
Fu la prima indagine di vaste proporzioni mai intrapresa sul comportamento
sessuale reale.
Kinsey raccolse informazioni sulla storia sessuale di 18.000 persone.
I risultati rilevavano un'enorme differenza fra le aspettative pubbliche prevalenti a
quell'epoca e il comportamento sessuale reale. Quasi il 70% degli uomini aveva avuto
rapporti con una prostituta e oltre l'80% esperienze prematrimoniali.
La discrepanza tra atteggiamenti pubblici e comportamenti reali rilevata di Kinsey era
con ogni probabilità particolarmente pronunciata in quel periodo, appena dopo la
seconda guerra mondiale.
L'omosessualità
Il lesbismo
La prostituzione
Molte prostitute usano il baratto sessuale, cioè sul pagamento in merci o altri servizi
più che in denaro.
LE FAMIGLIE
Un aspetto quotidiano della nostra epoca è ormai la grande varietà dei tipi di famiglia.
La propensione al matrimonio è inferiore rispetto al passato e le persone che si
sposano hanno un'età media più alta.
Il tasso di divorzi è cresciuto in maniera significativa, con un incremento delle
famiglie monoparentali (un solo genitore).
Le famiglie ricostituite si formano dopo un nuovo matrimonio o attraverso una
nuova relazione che coinvolge i figli di unioni precedenti.
Tipi di famiglia:
− famiglia nucleare → due adulti che vivono insieme sotto lo stesso tetto con i
propri figli naturali o adottivi.
− famiglia estesa → Quando vivono sotto lo stesso tetto anche altri parenti
prossimi.
Monogamia = è illegale per gli uomini e per le donne essere sposati con più di un
individuo alla volta.
Poligamia = possibilità di sposare più di un individuo contemporaneamente :
poliginia → uomo ha più mogli
poliandria → la donna ha più mariti
Approcci funzionalisti
Approcci femministi
La divisione domestica del lavoro, ovvero il modo in cui una serie di compiti
viene distribuita tra i componenti della famiglia.
Fino a pochi anni or sono il modello del maschio che provvede al sostentamento
familiare è prevalso in quasi tutte le società industrializzate.
L'approccio femminista ha studiato come i compiti familiari, cioè la cura dei figli
e i lavori domestici, vengono ripartiti tra uomini e donne.
“Famiglia simmetrica” secondo la quale con il passare del tempo le famiglie
sarebbero diventate più egualitarie nella distribuzione dei ruoli.
Le donne comunque godono di minor tempo libero rispetto agli uomini.
Uno dei contributi più importanti è venuto da due studiosi che sono marito e moglie.
I coniugi Beck nel “Il normale caos dell'amore” del 1990, esaminano la natura
tumultuosa dei rapporti personali, dei matrimoni e dei modelli familiari nel contesto di
un mondo in rapido cambiamento.
Per i Beck la nostra epoca è caratterizzata da una continua collisione di interessi tra la
famiglia, il lavoro, l'amore e la libertà di perseguire obiettivi individuali.
Secondo loro la battaglia tra i sessi è la questione centrale del nostro tempo, come è
testimoniato dalla crescita delle consulenze matrimoniali, del divorzio e dei gruppi di
aiuto. Il matrimonio e la vita familiare rimangono però molto importanti per le
persone.
L'odierna battaglia tra i sessi non è altro che l'indicatore più chiaro della “fame di
amore”.
Secondo i Beck proprio perchè il nostro mondo è così schiacciante, impersonale,
astratto e in trasformazione, l'amore ha acquistato una crescente importanza:
è la sola dimensione in cui gli individui possono veramente incontrarsi e legarsi.
Le famiglie monoparentali
Le seconde nozze
Espressione con cui si designano tutti i matrimoni successi al primo, può presentarsi in
diverse forme.
Chi è già sposato e divorziato ha maggiori probabilità di accedere al matrimonio
rispetto a chi negli stessi gruppi di età deve ancora sposarsi per la prima volta.
In tutte le fasce di età gli uomini divorziati hanno più probabilità di risposarsi rispetto
alle donne divorziate. Le seconde nozze hanno meno successo delle prime.
Le famiglie ricostruite
Si riferisce a quelle famiglie in cui almeno uno degli adulti ha figli nati da un
precedente matrimonio o relazione.
Alcune difficoltà tipiche:
- C'è sempre un genitore naturale la cui influenza sul bambino o i bambini rimane
probabilmente forte.
- I rapporti di collaborazione tra divorziati entrano spesso in tensione quando uno
dei due o entrambi si sposano.
- Nelle famiglie ricostruite confluiscono bambini provenienti da ambienti diversi,
che possono avere aspettative divergenti sul comportamento da tenere nell'ambito
familiare.
All'interno delle famiglie ricostruite si sviluppano rapporti di parentela che sono nuovi
per le società occidentali moderne. Alcuni autori le definiscono famiglie binucleari.
Il “padre assente”
Il periodo compreso tra la fine degli anni 30 e gli anni 70 viene definita “epoca del
padre assente”.
Durante la seconda guerra mondiale, molti padri seguirono i figli solo sporadicamente
a causa del servizio militare.
Nel periodo successivo, il padre era colui che manteneva la famiglia, di conseguenza
stava fuori casa tutto il giorno e vedeva i figli solo la sera e nei fine settimana.
Con l'aumento dei tassi di divorzio e il crescente numero di famiglie monoparentali, la
formula del “padre assente” ha assunto un significato diverso; designa cioè quei padri
che, in conseguenza di una separazione o un divorzio, hanno un legame solo sporadico
con i propri figli o perdono addirittura i contatti.
In UK e negli USA alcuni hanno addirittura proclamato la “morte del padre”.
I ragazzi che crescono senza padre dovranno lottare per diventare a propria volta
bravi genitori.
Francis Fukuyama in “The End of the Order” individua le radici della “grande crisi”
familiare nei livelli crescenti di occupazione femminile.
Non intende dire che le donne lavoratrici trascurano la cura dei figli, piuttosto che gli
uomini percepiscono le donne come più indipendenti, capaci di occuparsi dei figli in
modo autosufficiente.
La convivenza
Le famiglie omosessuali
Molti uomini e donne omosessuali vivono oggi stabili rapporti di coppia, questi rapporti
si fondano sull'impegno personale e sulla reciproca fiducia più che su uno status
giuridico.
Alcuni studiosi hanno individuato tre caratteristiche significative nelle coppie
omosessuali:
• Maggiore uguaglianza tra i partner.
• Più ampia negoziazione dei meccanismi interni che regolano il rapporto, cioè
hanno meno aspettative riguardo a chi dovrebbe fare cosa all'interno del
rapporto.
• Una particolare forma di impegno priva di sostegno istituzionale e fiducia
reciproca.
La violenza domestica
Voci di parte conservatrice hanno affermato che la violenza domestica non ha a che
fare con il potere patriarcale, come sostengono le femministe, bensì con le “famiglie
disfunzionali”. Sarebbe dovuta alla crisi crescente della famiglia e all'erosione dei
valori morali. Non è sufficiente, dicono, considerare il semplice numero degli atti
violenti nelle famiglie. E' invece essenziale valutare il significato, il contesto, le
conseguenze della violenza.
Gli uomini che maltrattano i bambini inoltre sono più inclini delle mogli a farlo in modo
continuativo provocando lesioni durature.
Uno di questi è la combinazione di intensità emotiva e intimità personale caratteristica
della vita familiare.
Si mescolano amore e odio.
Un secondo ordine di fattori è dato dal fatto che all'interno della famiglia una notevole
dose di violenza viene di fatto tollerata e addirittura approvata.
Molte ricerche hanno dimostrato che una percentuale significativa di coppie ritiene che
in alcune circostanze matrimoniali, maltrattare fisicamente il proprio coniuge sia
legittimo.
L'abuso sessuale sui minori e l'incesto
Sino quasi alla fine del secolo scorso in Sudafrica è rimasto in vigore l’apartheid, un
sistema di segregazione razziale forzata.
Sotto quel regime ogni cittadino veniva classificato in una di queste 4 categorie:
- bianchi
- coloured
- asiatici
- neri
La minoranza bianca, il 13%, dominava la maggioranza non bianca.
La segregazione era applicata in tutti gli ambiti sociali, dai luoghi pubblici, ai quartieri
residenziali, alle scuole.
Milioni di neri vivevano ammassati nelle cosiddette homelands, ben lontani dalle
principali città e lavoravano nelle miniere.
La segregazione era imposta con violenza e brutalità.
Il Partito Nazionale che aveva istituito l’apartheid schiacciava ogni resistenza al
regime, pacifiche dimostrazioni spesso sfociavano in episodi di violenza.
Nel 1989 Klerk divenne presidente e revocò nel 1990 il bando dell’African National
Congress, il principale partito di opposizione, e ne fece scarcerare dopo 27 anni di
prigionia il leader Nelson Mandela.
Il 27 aprile del 1994 l’Anc conquistò una netta maggioranza del 62% e Nelson Mandela
divenne il primo presidente del Sudafrica post-apartheid.
In un paese di 38 milioni di abitanti, 9 vivevano in miseria e oltre 20 milioni non
avevano l’elettricità.
Oltre metà della popolazione nera era analfabeta e la mortalità infantile tra i neri era
10 volte più alta che tra i bianchi.
Durante la sua presidenza, che terminò nel 1999, Mandela pose diligentemente le
fondamenta per la costruzione di una società equa e multietnica.
Il ripetuto appello di Mandela a un “nuovo patriottismo” aveva lo scopo di richiamare
sia i bianchi che i neri ad un comune progetto di costruzione della nazione.
Dal 1996 al 1998 una Commissione per la verità e la riconciliazione, guidata dal
premio Nobel arcivescovo Desmond Tutu, tenne udienze presso molte comunità del
Sudafrica per esaminare le violazioni dei diritti umani avvenute durante l’apartheid.
La Commissione ha aperto gli occhi di tutti di fronte alle pericolose conseguenze
dell’odio razziale e, attraverso il suo stesso esempio, ha dimostrato il potere della
trasparenza e del dialogo nel processo di riconciliazione.
Razza ed etnia
Razza
Etnia
Le minoranze
Pregiudizio e discriminazione
Il razzismo
Il razzismo è la credenza che certi individui siano superiori ad altri sulla base di
differenze razzializzate.
Secondo molti studiosi però il razzismo va ben al di là delle idee propugnate da un
piccolo numero di fanatici; esso sarebbe incorporato nella struttura e nel modo di fare
di una società.
Il concetto di razzismo istituzionale, suggerisce che tutte le strutture sociali siano
sistematicamente pervase da idee razziste.
L’idea di un razzismo istituzionale è stata formulata per la prima volta negli USA da
sostenitori dei diritti civili convinti che il razzismo non rappresentasse semplicemente
le opinioni di una piccola minoranza, ma facesse parte del tessuto sociale profondo.
Nella cultura e nelle arti sono stati individuati esempi di razzismo istituzionale in
ambiti come i programmi televisivi e l’industria internazionale della moda, incline a
sfavorire le modelle non bianche.
Interpretazioni sociologiche
I concetti sociologici utili per lo studio dei conflitti etnici sono quelli di :
Conflitti etnici
Migrazioni globali
Movimenti migratori
4 modelli migratori:
▪ Il modello classico è quello del Canada degli USA e dell’Australia, paesi che si
sono costituiti come “nazioni di immigrati”. Incoraggiata e promessa la
cittadinanza.
▪ Il modello coloniale è quello della Francia e della Gran Bretagna, favorire
l’immigrazione dalle ex colonie rispetto a quella da altri paesi.
▪ Il modello dei “lavoratori ospiti” è quello della Germania, Svizzera e Belgio,
immigrazione temporanea spesso per rispondere a richieste provenienti dal
mercato del lavoro, ma non la concessione dei diritti di cittadinanza agli
immigrati.
▪ I modelli illegali, irrigidimento delle leggi sull’immigrazione in molti paesi
industrializzati, riescono a vivere anche illegalmente ai margini della società.
Le forze che sono dietro a questi movimenti sono i fattori di push e pull:
i fattori di tipo push sono problemi interni al paese di origine che spingono le persone
all’emigrazione; i fattori di tipo pull sono caratteristiche dei paesi di destinazione che
attirano gli immigranti.
Al loro posto gli studiosi delle migrazioni hanno adottato un approccio “sistemico”,
considerare i modelli migratori globali come sistemi prodotti da interazioni tra processi
macro e micro.
I fattori di livello macro riguardano questioni complessive come la situazione politica di
una certa regione.
I fattori di livello micro riguardano le risorse, le competenze e le conoscenze dei
migranti.
Diaspore globali
Un altro modo per comprendere i modelli migratori globali passa per lo studio delle
diaspore.
Il termine diaspora indica il processo per cui un’etnia abbandona il luogo di
insediamento originario per disperdersi in altri paesi, sovente sotto costrizione o a
causa di circostanze traumatiche.
Quella degli ebrei o quella degli africani, rispettivamente genocidio e schiavitù.
Dopo il crollo del muro di Berlino nel 1989 e le trasformazioni verificatesi nell’Europa
dell’Est e nell’ex Unione Sovietica, si è avuta in Europa un’ondata di “nuove
migrazioni”, data da due eventi principali : l’apertura delle frontiere tra est e ovest e la
guerra nella ex Iugoslavia e l’esodo di circa 5 milioni di rifugiati verso altri paesi
europei, tra cui l’Italia, che nella fase precedente erano stati paesi d’emigrazione,
sono diventati anch’essi paesi d’immigrazione.
I cittadini dei paesi dell’UE hanno oggi il diritto di lavorare in ogni altro paese
dell’Unione.
Tra migranti interni all’UE i professionisti altamente qualificati costituiscono ormai il
gruppo più numeroso.
Poiché oggi la maggior parte degli stati dell’UE limita fortemente l’immigrazione
legale, gli episodi di immigrazione irregolare tendono a moltiplicarsi.
Alcuni irregolari entrano nell’UE come studenti o turisti e rimangono anche dopo la
scadenza del visto d’ingresso. (ad es. la lunga linea costiera italiana è considerata una
delle barriere più permeabili d’Europa)
La richiesta d’asilo rimane uno dei canali utilizzabili dai cittadini extra-UE per ottenere
il permesso di stabilirsi in un paese dell’Unione.
L’aspirante al diritto di asilo è una persona che chiede ospitalità in un paese straniero
perché teme persecuzioni nel proprio paese d’origine.
I governi dell’UE tuttavia sottolineano la necessità di smascherare le “finte” domande
di asilo.
Poiché nell’UE i livelli salariali e assistenziali sono i migliori del mondo.
“Fortezza Europea”, ovvero un’area protetta che agisce per difendere le proprie risorse
e il proprio tenore di vita dall’“assalto” dei migranti di altre aree del mondo che
cercano di ritagliarsi una fetta di quella prosperità.
Fondamentalismo e cosmopolitismo
Molte società, come quella italiana, stanno diventando multietniche per la prima volta
nella loro storia.
Coloro che hanno una visione fondamentalista del mondo cercano rifugio nella
tradizione.
Altri salutano la nuova complessità etnica e culturale contemporanea come
componente vitale di una società cosmopolita.
Capitolo 8
I sociologi per descrivere le disuguaglianze tra individui e gruppi nelle società umane
parlano di stratificazione sociale.
I sistemi di stratificazione
Per Marx una classe è un gruppo di individui che condivide un determinato rapporto
con i mezzi di produzione, cioè i mezzi attraverso cui provvede al proprio
sostentamento.
Nelle società preindustriali, le due classi principali erano quindi costituite dai
proprietari terrieri e dai lavoratori della terra.
Le due classi principali diventano quindi quella di coloro che detengono i nuovi mezzi
di produzione (capitale), i capitalisti, e quella di coloro che si guadagnano da vivere
vendendo la propria forza lavoro, il proletariato.
Vi è un rapporto di sfruttamento tra le classi.
Nel corso della giornata lavorativa gli operai producono più valore di quello che
ricevono sotto forma di salario.
Di questo plusvalore si appropriano i capitalisti come loro profitto.
Individua una più ampia varietà di fattori economici rilevanti per la formazione delle
classi; i fattori economici che determinano le divisioni di classe non sono soltanto il
controllo o la mancanza di controllo dei mezzi di produzione, ma anche altri che non
hanno direttamente a che fare con la proprietà.
Si tratta in particolare di risorse quali le capacità e le credenziali professionali =
posizione di mercato.
Marx credeva che le distinzioni di status fossero una conseguenza delle divisioni di
classe, per Weber lo status varia spesso indipendentemente dalla classe.
L'espressione “nobiltà decaduta” si riferisce ad un eccezione = i membri delle famiglie
aristocratiche continuano a godere di considerevole stima sociale anche quando lo loro
fortune sono andate perdute.
I “nuovi ricchi” sono spesso guardati con un certo disprezzo dai possessori di ricchezze
consolidate nel tempo.
Il sociologo americano, ha sviluppato una teoria che combina taluni aspetti degli
approcci di Marx e Weber.
Nel sistema di produzione del capitalismo moderno vi sono tre dimensioni di controllo
delle risorse economiche :
− controllo degli investimenti
− controllo dei mezzi fisici di produzione
controllo della forza lavoro
I membri della classe capitalistica detengono il controllo in ognuna di queste
dimensioni del sistema produttivo.
I membri della classe operaia sono privi di controllo in tutte e tre le dimensioni.
Tra queste due classi si colloca il gruppo dei dirigenti, impiegati, liberi professionisti :
i cosiddetti colletti bianchi, che si trovano in quelle che Wright chiama collocazioni
di classe contraddittorie.
Dato che riescono ad influire su taluni aspetti della produzione, ma viene loro negato il
controllo su altri.
I colletti bianchi devono vendere la loro forza lavoro ai capitalisti, così come fanno i
lavoratori manuali, ma rispetto a questi hanno un maggiore grado di controllo
sull'ambiente di lavoro. Non sono né capitalisti, né lavoratori manuali.
Quando in uno studio un concetto astratto come quello di classe viene trasformato in
una variabile suscettibile di misurazione si dice che il concetto è operazionalizzato.
Significa che esso è stato definito in maniera sufficientemente chiara e concreta da
permettere una verifica attraverso la ricerca empirica.
La maggior parte dei modelli viene ricavata dalla struttura occupazionale.
Le divisioni di classe corrispondono a disuguaglianze materiali e sociali, legate alle
categorie occupazionali.
Goldthorpe insiste sul fatto che il suo modello non ha carattere gerarchico, bensì
riflette la struttura delle relazioni di classe.
1. La classe superiore
John Scott nel 1991, evidenzia tre diversi gruppi che formano la “costellazione
degli interessi” che gestisce i grandi affari:
gli alti dirigenti, delle grandi aziende
gli imprenditori, vecchio stile
i capitalisti finanziari
2. La classe media
3. La classe operaia
Marx credeva che la classe operaia sarebbe diventata sempre più numerosa.
In realtà la classe operaia è divenuta sempre meno numerosa.
Nei paesi industrializzati la maggioranza degli operai non vive più in condizioni di
povertà ed ha accesso alla proprietà dell'abitazione e ai principali beni di consumo,
con il termine di imborghesimento.
Negli anni 50 i sostenitori della tesi dell'imborghesimento, affermarono che molti
operai con redditi da classe media ne avrebbero adottato anche i valori, la mentalità e
gli stili di vita.
Negli anni 60 Goldthorpe e altri, condussero un famoso studio “The Affluent Worker
in the Class Structure” 1968.
La ricerca si basava su interviste a operai delle fabbriche automobilistiche e chimiche
di Luton, dove guadagnavano di più rispetto alla maggioranza degli altri lavoratori
manuali, ma anche degli impiegati di basso livello.
Risultò che molti operai avevano raggiunto uno standard di vita paragonabile alla
classe media.Gli operai concepivano il lavoro come un mezzo per raggiungere un fine,
cioè riscuotere una buona paga.
Gran parte della loro vita di relazione di svolgeva a casa con i familiari.
Non c'erano dunque elementi per ritenere che gli operai si stessero orientando verso
valori e modelli di comportamento tipici della classe media.
I risultati dello studio per i ricercatori era che la tesi dell'imborghesimento era
infondata.
Classe e stile di vita
Il sociologo francese Bourdieu 1979, riteneva che fosse indispensabile tenere conto
del capitale culturale, cioè un complesso di competenze, orientamenti e gusti
culturali che sempre più sostituisce i fattori economici e occupazionali nel determinare
la distinzione sociale.
Pubblicitari, specialisti di marketing, stilisti, consulenti d'immagine ecc.
contribuiscono tutti alla determinazione dei gusti culturali e degli stili di vita in una
comunità sempre più ampia di consumatori.
Per molti aspetti la società consumista è una “società di massa” in cui le differenze
di classe tendono ad annullarsi.
E' tuttavia impossibile ignorare il ruolo che i fattori economici continuano a svolgere
nella riproduzione delle disuguaglianze sociali.
Il sottoproletariato
Questo termine viene usato spesso per indicare il segmento della popolazione
collocato all'estremità inferiore della stratificazione sociale.
Molti appartengono alla schiera dei disoccupati di lungo periodo o lavorano
saltuariamente.
Alcuni sono senzatetto e non hanno dove vivere stabilmente.
Spesso li si descrive come “emarginati” o “esclusi”.
La tesi di Goldthorpe è stata criticata, in primo luogo per una consistente percentuale
di famiglie il reddito delle donne risulta essenziale per mantenere la posizione
economica e lo stile di vita della famiglia, dunque ne determina in via
complementare la posizione di classe.
In secondo luogo, può accadere che l'occupazione della moglie definisca in via
principale la posizione di classe della famiglia.
In terzo luogo, vi è una doppia appartenenza di classe, l'occupazione del marito
rientra in una categoria diversa da quella della moglie.
In quarto luogo, la percentuale di famiglie in cui le donne sono l'unica fonte di reddito
è in aumento.
Ad oggi la classificazione delle famiglie, invece di fondarsi sulla posizione del
“capofamiglia” si determina da “chi fornisce maggiore contributo al sostentamento
familiare”.
La mobilità sociale
Blau e Duncan 1967, la loro indagine costituisce tuttora lo studio più dettagliato sulla
mobilità sociale condotto in un singolo paese.
Essi raccolsero dati su un campione nazionale di 20.000 maschi, arrivando alla
conclusione che negli USA c'era molta mobilità verticale, ma quasi esclusivamente tra
posizioni contigue.
La mobilità di “lungo raggio” era invece rara.
Blau e Duncan sottolineavano l'importanza dell'istruzione e della formazione ai fini del
successo individuale.
La mobilità discendente
Il sociologo Richard Sennett (1998) esplorando gli effetti del lavoro sul carattere
delle persone attraverso un paragone tra le vite e le carriere di un padre e di un figlio,
sullo sfondo della trasformazione dell’esperienza lavorativa.
Negli anni 70 in uno studio sugli operai di Boston, Sennett stilò un profilo di Enrico,
immigrato italiano, che per tutta la vita aveva lavorato come custode in un palazzo di
uffici nel centro cittadino.
Sebbene insoddisfatto del suo lavoro Enrico ricavava per lo meno il rispetto di sé e la
possibilità di provvedere in modo “onesto” alla moglie ed ai figli.
Il suo lavoro non era attraente, ma sicuro e tutelato dal sindacato, ed Enrico potè
pianificare insieme a sua moglie il futuro per sé e per i suoi figli.
Pur orgoglioso di questo lavoro duro ma onesto, Enrico non voleva che i figli avessero
un futuro uguale al suo, affinchè non fosse loro preclusa la mobilità sociale
ascendente.
15 anni dopo incontrando casualmente Rico, figlio di Enrico, quella mobilità sociale
c’era effettivamente stata.
Rico si era laureato in ingegneria, per poi studiare economia a NY. Negli anni
successivi egli era riuscito a costruirsi una carriera estremamente remunerativa, fino a
raggiungere la fascia del 5% delle retribuzioni più elevate.
Rico e la moglie, si erano trasferiti non meno di 4 volte durante il matrimonio, ma
nonostante questo successo, la storia non è del tutto a lieto fine.
Rico e la moglie temono di “perdere il controllo della propria vita”; Rico non riesce a
programmare la propria attività e il proprio tempo, non ha un ruolo fisso e la sua
carriera dipende ampiamente dalle alterne fortune della sua rete di relazioni.
Anche Jeanette dirige un gruppo di contabili geograficamente dispersi.
Trasferendosi da una parte all’altra del paese, Rico e Jeanette hanno dovuto
abbandonare amici e conoscenti. In casa Rico e Jeanette scoprono che gli impegni
professionali di entrambi interferiscono con la loro capacità di essere genitori.
Essi riconoscono che nella nostra società “le qualità richieste dal lavoro e quelle
richieste dalla morale non sono le stesse”.
Che cos’è il lavoro
Per la maggior parte della popolazione adulta il lavoro occupa una parte della vita più
consistente di qualsiasi altra attività.
Nelle società moderne avere un lavoro è importante per conservare la stima di sé.
Il lavoro tende ad essere un fattore di importanza fondamentale per il benessere
psicologico di un individuo.
Vi sono 6 importanti benefici offerti dal lavoro retribuito:
o Sicurezza del reddito
o Acquisizione di competenze e capacità
o Diversificazione dell’esperienza
o Strutturazione del tempo
o Contatti sociali
o Identità sociale
Il lavoro non retribuito occupa uno spazio rilevante nella vita di molte persone.
Gran parte del lavoro svolto nell’ambito dell’economia informale, non viene
registrato dalle statistiche ufficiali sull’occupazione.
L’espressione economia informale designa le attività esterne alla sfera dell’occupazione
regolare.
La riparazione di un televisore, senza una fattura o una ricevuta; amici e colleghi
acquistano o vendono merce “a buon mercato” o “in nero”, anche numerose altre
attività non retribuite cui le persone si dedicano in casa e fuori casa.
Un’occupazione è una prestazione di lavoro regolarmente retribuita con un salario o
uno stipendio. Il lavoro è la base dell’economia.
Secondo alcuni studiosi stiamo oggi assistendo alla transizione verso un nuovo tipo di
società non più basata prevalentemente sull’industrializzazione.
Sono state coniate diverse espressioni come società post-industriale, età
dell’informazione, new economy ma quella più diffusa è economia della
conoscenza.
Nell’economia della conoscenza la crescita della ricchezza è alimentata dalle idee e
dalle informazioni.
Il lavoro di Enrico era tipico dell’età industriale, in quanto richiedeva uno sforzo fisico.
Rico invece, è un lavoratore della conoscenza: il suo lavoro di consulente consiste
nell’applicazione di informazioni.
Uno studio dell’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) ha
cercato di misurare il peso dei settori legati alla conoscenza.
Bisogna riconoscere che l’economia della conoscenza è un fenomeno difficile da
definire, è più facile misurare il valore dei beni materiali che quello di idee “senza
peso”.
Taylorismo e fordismo
Adam Smith, tra i fondatori della scienza economica moderna, individuò i diversi
vantaggi offerti dalla divisione del lavoro.
La sua opera La ricchezza delle nazioni, analizzava il lavoro in una fabbrica di spilli, un
operaio da solo produceva 20 spilli al giorno, dieci operai divisi con mansioni diverse
producevano 48.000 spilli.
Ciascun lavoratore specializzato produceva una quantità di merce 240 volte superiore
a quella di un operaio isolato.
Taylor, un consulente americano di gestione aziendale che aveva un approccio che egli
chiamava organizzazione scientifica del lavoro che scomponeva i processi
industriali in operazioni elementari che potevano essere cronometrate e organizzate
con precisione.
Secondo lui ogni compito poteva essere esaminato rigorosamente e oggettivamente
per determinare l’“unico modo migliore” di svolgerlo.
Il fordismo può essere applicato soltanto in alcuni settori industriali (in particolare
nell’industria automobilistica), che producono merci standardizzate per mercati di
massa.
Allestire una catena di produzione meccanizzata è enormemente costoso.
La produzione di tipo fordista, è relativamente facile da copiare se si hanno le risorse
per costruire uno stabilimento, così che le imprese di paesi dove la manodopera è
costosa trovano difficile competere con quelle di altri dove il costo del lavoro è più
basso. Questo ha determinato i primi successi dell’industria automobilistica
giapponese.
I mercati di massa che avevano fatto la fortuna del fordismo cominciarono ad essere
sostituiti da mercati di nicchia, incentrati su beni innovativi di alta qualità.
Il post-fordismo
Secondo alcuni siamo entrati nel post-fordismo: prodotti diversificati e su misura per
il cliente.
Alcuni sostengono che la tendenza post-fordista si manifesta in ambiti eterogenei quali
la politica, il welfare, le scelte di consumo, gli stili di vita.
In ogni caso negli ultimi anni sono emerse tendenze che hanno una chiara presa di
distanza dalle precedenti pratiche fordiste:
- la produzione flessibile
- la produzione di gruppo
- il multiskilling
La produzione flessibile
Taylorismo e fordismo sono del tutto inadeguati alla produzione su piccola scala, o
addirittura per il singolo cliente.
La progettazione computerizzata e altre tecnologie informatiche hanno aperto enormi
possibilità in questa seconda direzione.
Il sistema della produzione flessibile prevede che piccole squadre di lavoratori ad
alta specializzazione impieghino tecnologie avanzate per produrre quantità di beni con
caratteristiche finalizzate alla soddisfazione di una specifica clientela.
La produzione flessibile consente alle aziende di diversificare l’offerta per soddisfare
quella particolare domanda.
La produzione di gruppo
Il multiskilling
Donne e lavoro
Negli ultimi decenni un numero crescente di donne è entrato nel mercato del lavoro.
Il lavoro domestico : Nella sua forma attuale il lavoro domestico è nato con la
separazione della casa dal luogo di lavoro.
La casa è diventata sede di consumo, piuttosto che di produzione.
Il lavoro domestico veniva ad essere considerato tipicamente femminile, quello extra-
domestico era maschile.
Questo modello di divisione del lavoro era semplice: le donne si facevano carico di
tutti i lavori domestici, gli uomini “mantenevano” la famiglia guadagnandosi uno
stipendio.
Lavoro e famiglia
Il dissidio famiglia-lavoro
Il maggiore contatto dei figli con le madri si ha nelle famiglie in cui queste svolgono un
lavoro part-time.
Il fatto sorprendente è che il contatto minore con i genitori si ha nelle famiglie in cui il
padre lavora a tempo pieno e la madre è casalinga.
Una politica flessibile dovrebbe riconoscere che i lavoratori hanno esigenze diverse in
momenti diversi della vita.
Un giovane dipendente, ad es., potrebbe lavorare intensamente per dieci anni con
l’obiettivo della carriera, ridurre l’orario di lavoro nel periodo di maggiore impegno con
i figli, riprendere il livello di attività precedente nella fase centrale della vita, passare
al telelavoro per poter prestare assistenza a un genitore anziano.
Cercando un punto d’incontro con le esigenze dei dipendenti, i datori di lavoro
possono ottenere più lealtà e impegno.
L’orario flessibile
L’orario flessibile è una delle opzioni più apprezzate dai dipendenti, ovvero la
possibilità di determinare, entro certi limiti, il proprio orario di lavoro.
Un’altra versione prevede la distribuzione dell’orario settimanale su 4 giorni anziché 5.
Il job sharing
Il telelavoro
Il telelavoro permette di svolgere da casa le proprie mansioni, o parte di esse, con
l’aiuto di un computer e di un modem.
Ad es. nella grafica computerizzata o nel copy-writing pubblicitario, consente sia di far
fronte a responsabilità extralavorative che di essere più produttivi.
Il fenomeno dei “lavoratori in rete” sembra destinato a crescere nel prossimo futuro.
I congedi genitoriali
Le condizioni affinchè i genitori possano occuparsi dei figli piccoli senza risentirne sul
piano professionale, incoraggiando anche i padri ad assentarsi dal lavoro per
collaborare alla cura dei bambini. (I paesi scandinavi)
Le differenze tra i paesi europei riguardano diversi fattori :
o la durata del congedo, variabile dai 3 mesi e mezzo dalla Grecia ai 3 anni
della Spagna.
o La retribuzione durante il congedo, assente in alcuni paesi che può essere in
percentuale del salario.
o Il tipo di diritto, che in alcuni paesi è individuale e non trasferibile, in altri
familiare, in altri ancora misto.
La disoccupazione
Nel periodo postbellico, in Europa e negli USA, le politiche del lavoro furono
fortemente influenzate dalle idee dell’economista John Maynard Keynes.
Quello che viene chiamato keynesismo è un approccio fondato sulla convinzione che
la disoccupazione derivi da un insufficiente potere d’acquisto sul mercato delle merci,
col risultato che la produzione non viene stimolata.
Assumere lavoratori per scavare buche e poi riempirle avrebbe comunque il vantaggio
di contribuire, attraverso il loro stipendio, ad alimentare la domanda e quindi far
ripartire la produzione e l’occupazione.
Nel dopoguerra l’impegno per la piena occupazione entrò nei programmi di governo.
Dopo gli anni 70 però i tassi di disoccupazione si sono dimostrati incontrollabili in molti
paesi e il keynesismo come strumento di controllo dell’attività economica è entrato in
crisi.
Può essere molto sofferta per chi è abituato ad avere un lavoro sicuro.
La conseguenza immediata è una perdita di reddito.
Nei paesi in cui i servizi sanitari e altre forme di assistenza sono garantiti a tutti, i
disoccupati possono patire acute difficoltà finanziarie, ma rimangono protetti dallo
stato.
In alcuni paesi occidentali come gli USA invece, i servizi sanitari e i sussidi non sono
garantiti a tutti, quindi le conseguenze della disoccupazione possono essere
drammatiche.
Gli studi sulle difficoltà emozionali rilevano diverse fasi di adattamento.
Il neo-disoccupato spesso subisce un trauma, seguito dall’ottimismo non viene
confermato dai fatti, quando tale ottimismo non viene confermato dai fatti si può
scivolare in periodi di depressione e profondo pessimismo.
Se il periodo di disoccupazione si protrae il processo di adattamento sfocia nella
rassegnazione.
Marie Jahoda ha studiato il caso di Marienthal, una cittadina austriaca afflitta dalla
disoccupazione di massa in seguito alla chiusura di una fabbrica locale.
L’esperienza finiva per intaccare molte delle strutture sociali e delle reti di relazioni
interpersonali.
Per i membri delle classi inferiori le conseguenze della disoccupazione si fanno sentire
soprattutto in termini finanziari, per quelli delle classi più elevate soprattutto in
termini di status sociale.
Le esperienze di Rico e sua moglie Jeannette descritte da Sennett (1998) nel libro The
Corrosion of Caracter illustrano alcune delle conseguenze dell’approccio flessibile al
lavoro sulla vita personale e sul carattere degli individui.
Quando la vita si fonda su una serie di lavori frammentati anziché su una sola
coerente carriera, gli obiettivi di lungo periodo si sgretolano, i legami sociali non si
sviluppano e la fiducia è precaria.
Per Sennett la sfida decisiva che l’uomo del nostro tempo deve affrontare consiste nel
costruire un’esistenza con obiettivi di lungo periodo in una società che privilegia il
breve periodo.
Uno studio recente sulla Silicon Valley, afferma che il successo economico dell’area si
basa proprio sulle competenze flessibili della sua forza lavoro.
Il tasso di fallimento delle imprese nella Silicon Valley è molto elevato: ogni anno ne
nascono circa 300, ma altrettante scompaiono.
La forza lavoro, composta in larga misura da professionisti e tecnici, ha imparato ad
adattarsi a questa situazione.
L’importanza del lavoro è in declino?
Il sociologo francese Andrè Gorz (1980) ha sostenuto che in futuro il lavoro retribuito
avrà un ruolo sempre meno importante. Gorz basa il proprio approccio su una
valutazione critica dell’opera di Marx.
La classe operaia, invece di diventare il gruppo sociale più vasto (come pensava Marx)
e porsi alla guida di una rivoluzione vittoriosa, si sta di fatto riducendo.
Gli operai sono ormai divenuti una minoranza della forza lavoro.
Non ha più molto senso, sostiene Gorz, supporre che i lavoratori possano impadronirsi
delle imprese in cui lavorano.
Oggi il problema non è più emanciparsi attraverso il lavoro, come pensava Marx, ma
emanciparsi dal lavoro.
La crescita della disoccupazione e la diffusione del lavoro part-time, hanno già creato
quella che Gorz chiama “non-classe di non-lavoratori”.
Di fatto la maggior parte degli individui rientra in questa “non-classe”, poiché la quota
di popolazione che svolge un lavoro stabile retribuito risulta relativamente piccola.
Gorz ritiene che la diffusione delle tecnologie informatiche ridurrà ulteriormente la
disponibilità di occupazioni a tempo pieno.
Secondo Gorz stiamo andando verso una società dualistica, divisa in due settori: nel
primo la produzione e il governo saranno organizzati in modo da massimizzare
l’efficienza; nel secondo gli individui si dedicheranno a una serie di attività non
lavorative per il proprio appagamento personale.
Vale certamente la pena, come suggerisce Gorz, di vedere la disoccupazione in una
luce non completamente negativa, bensì anche come occasione di perseguire i propri
interessi e sviluppare i propri talenti.
Siamo ancora lontani dalla situazione che Gorz prefigura.
Il lavoro retribuito rimane per molti la fonte principale delle risorse materiali
necessarie a condurre una vita soddisfacente.
Capitolo 11
POTERE E POLITICA
Potere e autorità
L’autorità è una forma legittima di potere, ciò significa che quanti sono soggetti
all’autorità ne riconoscono la fondatezza e acconsentono ad essa.
Il concetto di stato
- Sovranità : Aveva scarsa rilevanza negli stati tradizionali; al contrario, tutti gli
stati-nazione sono stati sovrani.
La democrazia
L’autoritarismo
Per gran parte del ventesimo secolo una buona percentuale della popolazione
mondiale ha vissuto sotto regimi politici di tipo comunista.
Oggi essi sopravvivono soltanto in Cina, in Corea del Nord, a Cuba e in pochi altri
paesi, ma i cento anni successivi alla morte di Marx avvenuta nel 1883, sembravano
confermare la sua prognosi sulla diffusione globale del comunismo.
I regimi comunisti si proclamano democratici, ma sono sistemi monopartitici :
se agli elettori viene data una possibilità di scelta, questa non è tra i diversi partiti ma
tra diversi candidati dello stesso partito, quello comunista.
Nel 1989 una catena di eventi portò al crollo di un regime comunista dopo l’altro
attraverso una serie di “rivoluzioni di velluto”. Quello che sembrava un sistema di
governo solido e ramificato si sgretolò, per così dire, da un giorno all’altro.
I partiti comunisti furono estromessi dal potere in tutti i paesi che da 50 anni
dominavano : Ungheria, Polonia, Bulgaria, Germania Orientale, Cecoslovacchia e
Romania.
L’ultimo a cedere il potere fu il partito comunista dell’Unione Sovietica. Quando nel
1991 le 15 repubbliche già appartenute all’Urss dichiararono la loro indipendenza,
Gorbacev (Gorbacioff) divenne un “presidente senza stato”.
Dalla caduta dell’Unione Sovietica i processi di democratizzazione si sono diffusi in
tutto il mondo.
Ciò nonostante la “globalizzazione della democrazia” continua a ritmo spedito in tutto
il mondo.
L’affermazione della democrazia
Il sociologo americano Daniel Bell (1973) afferma che i governi nazionali sono troppo
piccoli per affrontare le grandi questioni (la concorrenza economica mondiale, la
distruzione dell’ecosistema terrestre) e troppo grandi per affrontare quelle piccole (i
problemi locali).
Per alcuni osservatori c’è ben poco da fare : i governi non possono sperare di
controllare il cambiamento e la cosa migliore è ridurre il loro ruolo per consentire alle
forze di mercato di fare da battistrada.
Per altri c’è bisogno invece di accrescere il ruolo del governo.
La vita politica non si svolge solo nel tradizionale contesto dei partiti politici, delle
elezioni e della rappresentanza.
L’esempio più vistoso di azione politica non ortodossa è la rivoluzione, vale a dire il
rovesciamento di un ordine politico attraverso un’azione violenta di massa.
Le rivoluzioni non sono frequenti mentre esistono invece di più frequenti i movimenti
sociali.
Un movimento sociale è definibile come un’azione collettiva tesa a perseguire un
interesse o un obiettivo comune attraverso iniziative esterne alle istituzioni.
Esistono movimenti sociali piccolissimi, che contano qualche decina di membri, altri ne
annoverano migliaia o addirittura milioni.
Mentre alcuni svolgono la propria attività nel rispetto delle leggi, altri agiscono in
maniera illegale o clandestina.
I movimenti di protesta operano in genere sul confine della legalità.
Sorgono talvolta contro-movimenti che difendono lo status quo, ad esempio in molti
paesi i movimenti per il diritto all’aborto sono apertamente contestati da movimenti
antiaboristi (o “per la vita”).
I movimenti sociali sono tra le forme più potenti di azione collettiva, possono
conseguire risultati straordinari. (ad esempio il movimento americano per i diritti civili,
il movimento femminista, ecc.)
I nuovi movimenti sociali → A partire dalla seconda metà del secolo scorso si è
verificata una proliferazione di movimenti sociali in tutti i paesi del mondo.
Ad esempio quello femminista per i diritti civili anni 60 e 70, quello antinucleare anni
80, quello per i diritti degli omosessuali anni 90 o quello antiglobalista anni 2000.
Sono spesso definiti nuovi movimenti sociali perché molti osservatori ritengono che
siano un prodotto specifico della società tardo-moderna e che differiscano
profondamente dalle forme di azione collettiva delle epoche precedenti.
E’ possibile considerare questi nuovi movimenti sociali alla luce del “paradosso della
democrazia”, i cittadini non sono disinteressati alla politica né apatici.
Essi sono persuasi che l’azione diretta e la partecipazione attiva sono più utili della
delega ai politici.
I movimenti nazionalisti
Tra i più importanti movimenti sociali del mondo contemporaneo vi sono quelli
nazionalisti.
Marx e Durkheim vi scorgevano entrambi una tendenza distruttiva ed erano convinti
che la crescente integrazione economica prodotta dall’industrialismo moderno ne
avrebbe determinato il rapido declino.
Solo Weber si dedicò maggiormente all’analisi del nazionalismo, pure lui valutò
appieno l’importanza che l’idea di nazione avrebbero acquisito nel XX secolo.
Nazionalismo e società moderna
Nella maggior parte dei paesi in via di sviluppo i percorsi del nazionalismo, della
nazione e dello stato nazionale sono stati diversi da quelli seguiti nelle società
industriali.
I paesi meno sviluppati sono in gran parte ex colonie europee.
Conquistando l’indipendenza, le ex colonie spesso si scontravano con la difficoltà di
creare un’idea di nazione e di appartenenza nazionale.
Giornali e televisione
Un tema di ricerca assai comune riguarda l’impatto della televisione sulla propensione
alla violenza e alla criminalità.
Televisione e violenza
Nei film polizieschi e in molti cartoni animati per bambini alla rappresentazione della
violenza fanno da sfondo temi di giustizia e di castigo.
Nei telefilm finiscono nelle mani della legge molti più criminali che nella vita reale,
mentre nei cartoni animati i personaggi malvagi o minacciosi tendono generalmente
ad avere “ciò che si meritano”.
I generi televisivi
Le soap opera
Le prime teorie
I primi teorici dei mezzi di comunicazione furono i canadesi Harold Innis e Marshall
McLuhan.
Innis (1951) sostiene che il carattere dei mezzi di comunicazione influenza fortemente
l’organizzazione sociale.
McLuhan (1964) ha sviluppato alcune idee di Innis, applicandole in particolare ai
media delle società industrializzate. L’ormai celebre formula coniata è “il mezzo è il
messaggio”, significa che la natura dei media influenza la società molto più dei
messaggi trasmessi.
I media elettronici, secondo McLuhan stanno creando ciò che egli chiama villaggio
globale: ogni evento può essere seguito in tutto il mondo in tempo reale, cosicchè
tutti partecipano simultaneamente agli stessi eventi.
Il filosofo e sociologo tedesco Jurgen Habermas è legato alla teoria sociale della
Scuola di Francoforte, costituita da un gruppo di studiosi che, pur richiamandosi a
Marx, consideravano le sue idee bisognose di una radicale revisione.
Essi ritenevano, in particolare, che Marx non avesse prestato sufficiente attenzione
all’influenza della cultura nella società capitalistica moderna.
Tra i principali oggetti di interesse della Scuola di Francoforte troviamo l’industria
culturale finalizzata alla produzione dell’intrattenimento di massa.
Gli studiosi francofortesi sostenevano che la diffusione dell’industria culturale con i
suoi prodotti di consumo standardizzati, insidiava le capacità degli individui di
sviluppare un pensiero critico autonomo e creativo.
Habermas (1965) ha ereditato alcuni di questi temi, ma li ha elaborati in modo
diverso.
Egli analizza lo sviluppo dei media dall’inizio del diciottesimo secolo al presente,
delineando la nascita della sfera pubblica: un’arena di pubblico dibattito in cui
possono essere discusse questioni di interesse generale e si formano così le opinioni.
La sfera pubblica, secondo lui nasce nel ‘700 nei salotti e nei caffè di Londra, di Parigi
e altre città europee.
Secondo Habermas salotti e caffè furono essenziali per lo sviluppo iniziale della
democrazia, perché introdussero l’idea che si potessero risolvere i problemi politici
attraverso la discussione politica.
La sfera pubblica consiste di individui che si incontrano da eguali in uno spazio di
pubblico dibattito.
Il dibattito democratico nelle società moderne è stato soffocato dall’espansione
dell’industria culturale.
L’opinione pubblica non si costruisce attraverso una discussione aperta e razionale, ma
attraverso il controllo e la manipolazione.
Lo studioso francese Jean Baudrillard, è uno dei più influenti teorici contemporanei
dei media.
Baudrillard ritiene che l’impatto dei moderni mass media sia molto diverso e molto più
profondo di quello di ogni altra tecnologia.
La Tv non rappresenta il mondo, ma definisce in misura crescente che cosa è il
mondo.
Ad esempio il processo ad O.J. Simpson, star del football americano, fu accusato
dell’assassinio della moglie Nicole e poi assolto dopo un lungo processo; sei canali
televisivi seguirono il processo.
Questo esempio illustra quella che Baudrillard chiama iperrealtà: non esiste più una
realtà a sé stante (il processo in tribunale) che la televisione ci consente di vedere;
essa è sostituita da una realtà “di grado superiore” interamente affidata alle immagini
televisive (il processo come “evento” globale).
Nel 1991 Baudrillard scrisse La Guerra del Golfo non può accadere, poi la guerra ebbe
luogo e sembrava evidente che si fosse sbagliato.
Successivamente scrisse La Guerra del Golfo non è accaduta, cioè che quella non era
stata una guerra come le altre che l’avevano preceduta nella storia, bensì una guerra
dell’era mediatica, uno spettacolo televisivo in cui, insieme ad altri spettatori di tutto il
mondo, George Bush e Saddam Hussein guardavano i servizi della Cnn per sapere
cosa stava “accadendo”.
L’iperrealtà è fatta di simulacri : immagini che ricevono senso solo da altre immagini
e perciò non hanno fondamento in alcuna “realtà esterna”. Nessun leader politico può
oggi vincere un’elezione se non appare costantemente in televisione: l’immagine
televisiva dei leader è la “persona” che la maggior parte degli spettatori conosce.
La nozione di ideologia rimanda all’influenza delle idee sulle credenze e sulle azioni
degli individui.
Marx, ad esempio, considerava l’ideologia come “falsa coscienza”:
le classi dominanti sono in grado di controllare le idee che circolano nella società,
facendo sì che giustifichino la loro posizione di dominio.
Secondo Marx, la religione è spesso ideologica, essa insegna al povero a essere
contento della propria sorte.
Nella seconda metà del XX secolo alcune importanti innovazioni tecnologiche hanno
completamente trasformato il volto delle telecomunicazioni.
Quattro processi tecnologici hanno contribuito a queste trasformazioni:
• Il continuo incremento della potenza dei computer
• Il continuo decremento dei loro costi
• Lo sviluppo delle comunicazioni via satellite e via fibra ottica
• La digitalizzazione dei dati
Nel suo libro Essere digitali, Nicolas Negroponte dell’MIT (1995) analizza l’importanza
decisiva della digitalizzazione nelle attuali tecnologie della comunicazione.
Ogni unità di informazione (suoni, immagini, ecc.) può essere trasformata in “bit”.
La digitalizzazione ha dunque consentito lo sviluppo della multimedialità.
La digitalizzazione è anche alla base dei media interattivi, che consentono agli
individui di intervenire attivamente su ciò che vedono o ascoltano.
La telefonia mobile
La c.d. “prima generazione” di telefoni cellulari, che utilizzavano ancora una tecnologia
analogica, dimostrò in maniera pioneristica che era possibile conciliare comunicazione
e mobilità.
La “seconda generazione” era di telefoni più veloci, meno ingombranti e più
convenienti.
La “terza generazione” di telefonia cellulare è quella che ci sta accompagnando
nell’era di Internet senza fili.
I cellulari sono una risorsa inestimabile in un’età contrassegnata dal continuo
movimento.
Alcuni sono diffidenti verso i telefonini, sembrano accentuare il ritmo frenetico della
vita, erodendone la dimensione privata.
I preziosi periodi di “intervallo” che una volta davano l’opportunità di riorganizzare le
idee sono sempre più spesso violati dallo squillo dei cellulari.
Internet
Internet sta trasformando i contorni della vita quotidiana, offuscando i confini tra
locale e globale, aprendo nuovi canali di comunicazione e interazione, trasferendo
on-line un numero crescente di attività.
Mentre fornisce nuove eccitanti opportunità di esplorare il mondo sociale, però,
Internet minaccia di svuotare le relazioni e le comunità umane.
Nelle chatrooms, individui “anonimi” possono incontrarsi on-line per discutere di
argomenti di comune interesse oppure stringere “amicizie elettroniche”.
Coloro che vedono Internet in modo ottimistico sostengono che espande e
arricchisce la rete dei rapporti sociali.
Alcuni sociologi affermano invece che la diffusione di Internet accentua l’isolamento
sociale e l’atomizzazione.
Nel 1999 David Held ha condotto uno studio dove sono elencati i 5 cambiamenti
fondamentali che hanno contribuito a creare il nuovo ordine mediatico globale :
LA RELIGIONE
Tipi di religione
Nelle società tradizionali la religione svolge di solito un ruolo centrale nella vita
sociale.
Totemismo e animismo
- Islam : L’islam nasce dagli insegnamenti del profeta Maometto nel sesto secolo
dopo Cristo. A un unico Dio, Allah, è attribuito il dominio su tutta la vita umana
e naturale.
I pilastri dell’islam sono i cinque precetti religiosi:
1. La ripetizione del credo islamico “non esiste altro Dio che Allah e Maometto è
il suo apostolo.
2. La recitazione 5 volte al giorno delle preghiere prescritte, volti verso la
Santa Mecca.
3. L’osservanza del Ramadan, un mese di digiuno.
4. L’elargizione di elemosine.
5. Il pellegrinaggio alla Mecca, almeno una volta nella vita.
I musulmani credono che Allah abbia parlato attraverso alcuni antichi profeti,
tra cui Mosè e Gesù, prima di Maometto. L’islam ha circa 1 miliardo 300 milioni
di fedeli nel mondo.
Gli approcci sociologici alla religione sono ancora fortemente influenzati dalle idee di 3
padri fondatori della sociologia: Marx, Durkheim e Weber.
Tutti e 3 ritenevano che la religione fosse fondamentalmente un’illusione e che la sua
importanza sarebbe diminuita nell’epoca moderna.
Marx non condusse mai uno studio specifico sulla religione. Le sue idee derivavano
prevalentemente dagli scritti di alcuni filosofi e teologi del primo ‘800.
Uno di questi era Ludwig Freuerbach, che scrisse l’essenza del cristianesimo (1841),
secondo lui, la religione consiste di idee e valori prodotti dagli esseri umani nel corso
del loro sviluppo culturale, ma erroneamente proiettati su forze o personificazioni
divine. La storia dei dieci comandamenti trasmessi da Dio a Mosè è la versione mitica
delle origini dei precetti morali che ispirano la vita dei credenti ebrei e cristiani.
Egli usa il termine di alienazione, l’umanità ha creato valori e idee che sono
considerati come il prodotto di esseri estranei o separati: le forze religiose e gli dèi.
Quando gli esseri umani si saranno resi conto che i valori incarnati nella religione sono
in realtà un prodotto dell’uomo, allora tali valori potranno essere realizzati su questa
terra, invece di essere rinviati a una vita ultraterrena.
Durkheim impegnò buona parte della propria carriera intellettuale allo studio della
religione.
Le forme elementari della vita religiosa (1912) è forse lo studio più influente di
sociologia della religione che sia mai stato condotto.
Durkheim non collega in via primaria la religione con le disuguaglianze sociali, ma con
il carattere complessivo delle istituzioni di una società.
Basa il suo lavoro su uno studio del totemismo praticato nelle società aborigene
australiane e sostiene che esso rappresenta la religione nella sua forma più
“elementare” o semplice, da cui il titolo dell’opera.
Chiese e sette
Confessioni e culti
Altri studiosi hanno sviluppato la tipologia chiesa/setta.
Ad esempio Howard Becker (1932) ha elaborato altre 2 categorie:
Le immagini religiose
La religione cristiana è un fenomeno decisamente maschile sia nella gerarchia che nel
simbolismo.
Se è vero che a Maria, madre di Gesù, si attribuiscono talvolta virtù divine, Dio è il
Padre, cioè una figura maschile, e anche Gesù assunse la forma umana maschile.
La donna viene rappresentata come una creatura nata da una costola di un uomo.
Tutti gli apostoli sono uomini.
Esistono movimenti femminili in questione: Elizabeth Cady Stanton (1895) pubblicò un
commentario delle Sacre Scritture intitolato The Woman’ Bible.
Si sostiene che Dio ha creato la donna e l’uomo come esseri di uguali valori e che la
Bibbia dovrebbe esprimere senza riserve questa verità.
Il carattere maschile della Bibbia riflette il fatto che essa fu scritta da uomini.
Nel 1870 la chiesa d’Inghilterra ha riveduto e aggiornato i testi biblici.
A suo parere è immotivato supporre che Dio sia una figura maschile, poiché risulta
chiaro dalle Sacre Scritture che tutti gli esseri umani furono creati a sua immagine.
Nelle religioni di tutto il mondo troviamo spesso divinità femminili.
Nelle diverse religioni sembrano essere ben poche quelle in cui le figure femminili sono
dominanti sul piano della simbologia o dell’autorità religiosa.
Ad esempio nel buddismo, le donne appaiono come personaggi importanti negli
insegnamenti di alcuni ordini buddisti, ma è un’istituzione creata in misura
preponderante da uomini, dominata da una struttura di potere patriarcale, in cui
l’elemento femminile è prevalentemente associato alla secolarità, alla debolezza, alla
profanità e all’imperfezione.
Esse appaiono da una parte sagge, materne e delicate, dall’altra distruttrici e portatrici
del male.
Donne e cattolicesimo
Roy Wallis (1984) classifica i nuovi movimenti religiosi in tre ampie categorie:
Movimenti millenaristici
I seguaci di Gioacchino
Il millenarismo è stato talvolta interpretato come una ribellione dei poveri contro i
privilegiati o degli oppressi contro i potenti, ed è ovvio che in molti casi ciò costituisce
uno dei fattori in gioco.
Il fondamentalismo religioso
Un altro indicatore del fatto che la secolarizzazione non ha trionfato nel mondo
moderno è la forza del fondamentalismo religioso.
Il termine fondamentalismo descrive la rigida adesione a un insieme di principi o
credenze.
Il fondamentalismo religioso è un atteggiamento mirante ad imporre
un’interpretazione letterale dei testi fondamentali di una religione e una loro
applicazione a ogni aspetto della vita sociale, economica e politica.
Essi ritengono che sia possibile una sola visione del mondo e che la loro sia quella
corretta: non c’è spazio per l’ambiguità o per una pluralità di interpretazioni.
Gruppo di interpreti privilegiati (sacerdoti o capi religiosi), leader fondamentalisti sono
diventati potenti figure politiche.
Il fondamentalismo islamico
Islam e Occidente
Il fondamentalismo cristiano
Un fertile connubio
Analizzare i dati di un Focus Group
FONDAMENTI DI SOCIOLOGIA
S01
Una definizione: • La sociologia è una disciplina che studia scientificamente le società umane, e il
comportamento sociale. • Soggetto conoscente e oggetto conosciuto • Senso comune (ciò che è
scontato) ed etnocentrismo • Il sociologo, secondo Mills, deve avere la capacità di esercitare
l’immaginazione sociologica che consiste nel vedere da un punto di vista «altro» (liberandocisi dai
condizionamenti della situazione personale), in termini di strutture e istituzioni (C. Wright Mills), e
cioè permette di vedere come eventi che sembrano interessare solo un singolo individuo, in realtà
sono legati a questioni più ampie; quindi si inizia ad esercitare l’immaginazione sociologica quando si
concepisce la vita sociale attraverso i concetti di “società”(=gruppo di persone che vivono in un
determinato territorio condividendo caratteristiche culturali comuni; essa comprende anche le
istituzioni), “istituzioni”(=famiglia, governo ecc) e “struttura sociale” (=modelli persistenti delle
relazioni tra persone, gruppi e istituzioni). Dunque alcuni compiti della sociologia sono per esempio
studiare il valore simbolico dei riti sociali quotidiani, capire i motivi alla base delle differenze
culturali, studiare lo sviluppo storico-sociale che sta dietro ad un qualsiasi gesto, esplorare le
connessioni tra quello che la società fa di noi e quello che noi facciamo di noi stessi, con la
consapevolezza che le società umane sono caratterizzate da un interminabile processo di
strutturazione/evoluzione (come dimostrato dagli eventi rivoluzionari). In poche parole, la sociologia
studia il perché accadono i fatti e per fare ciò vengono costruite delle teorie che li spieghino, le quali
devono essere verificate tramite la ricerca empirica. Le teorie vengono anche formulate anche in
riferimento al modo in cui occorre studiare la vita sociale • Paradigmi (più di uno): -Azione (micro) /
struttura (macro) (cioè lo studio del comportamento quotidiano nelle interazioni dirette è detto
“microsociologia”, mentre l’analisi delle grandi strutture sociali e dei processi di cambiamento è
detta “macrosociologia”: tuttavia vi sono delle interazioni tra i livelli macro e micro poiché le
interazioni nei micro contesti influisce sui grandi processi sociali e viceversa) -Ordine/conflitto -
Ponti…?
Sociologia e scienze sociali: • Soluzione gerarchica (Auguste Comte) • Soluzione residuale (Walter
Runciman) • Soluzione analitico-formale (Georg Simmel) • Secondo Burawoy esistono 4 tipi di
sociologia: – Sociologia professionale (disciplina accademica che si studia nelle università che
accumula conoscenze) – Sociologia pratica (ricerche ad hoc/studi che perseguono obiettivi definiti
da committenti come uffici pubblici) – Sociologia critica (deontologia, cioè l’insieme delle regole
morali che disciplinano l’esercizio di tale disciplina\smaschera gli assunti fatti dalla sociologia
professionale) – Sociologia pubblica (dialogo con la società: dialoga direttamente con i gruppi sociali
e, a differenza di quella professionale che però produce i metodi di ricerca e le teorie necessarie
affinchè quella pubblica possa essere attuata, ammette la possibilità che i loro interessi possano
modellare la disciplina stessa)
Origini della sociologia: i primi studi circa la vita sociale risalgono alla rivoluzione francese (1789) e
alla rivoluzione industriale (19° secolo), le quali modificarono i modi di vita tradizionali e di
conseguenza i fondatori della sociologia si chiesero il perché di tali cambiamenti• Cambiamento
sociale• Modernità• Globalizzazione: serie di processi che comportano crescenti flussi
multidirezionali di beni, persone e informazioni in tutto il pianeta e tramite cui individui, gruppi e
I fondatori della sociologia: • Auguste Comte: Egli coniò la parola “sociologia” (per distinguere il suo
pensiero dai suoi contemporanei che la definivano “fisica sociale”), riferendosi ad una scienza della
società che potesse spiegare le leggi del mondo sociale così come le scienze naturali spiegano le
leggi del mondo fisico; in particolare egli era intenzionato a far diventare la sociologia una “scienza
positiva” in grado di applicare gli stessi metodi scientifici delle scienze naturali e che, osservando
l’evidenza\realtà empirica, potesse individuare le leggi che spiegano le relazioni causali tra i
fenomeni sociali osservati al fine di prevederne la ripetizione futura. Egli formulò la “legge dei tre
stadi” secondo cui la comprensione del mondo sociale si è evoluta passando per tre stadi: 1) stadio
teologico: il pensiero viene guidato da idee religiose 2) stadio metafisico: la società è vista in termini
naturali e non soprannaturali 3) stadio positivo: avviene l’applicazione del metodo scientifico. Inoltre
i suoi pensieri nascevano dalle disuguaglianze che erano state generate dall’industrializzazione le
quali minacciavano la coesione sociale • EMILE DURKHEIM: egli riteneva che si dovessero studiare i
fatti sociali con la stessa oggettività con cui gli scienziati studiano la natura, dove con “fatti sociali” si
intende l’insieme di quelle istituzioni o regole dell’agire che determinano il comportamento umano.
In particolare egli si sofferma sul concetto di “solidarietà sociale e morale”, cioè ciò che “tiene
insieme la società” e che si ha nel momento in cui nei gruppi sociali esistono valori e coatumi
condivisi. Tuttavia, egli afferma (nel suo “la divisione del lavoro sociale”) che l’era industriale ha
portato un mutamento sociale con cui si è affermato un nuovo tipo di solidarietà: infatti mentre
prima le società tradizionali erano caratterizzate dalla “solidarietà meccanica”, in cui la scarsa
divisione del lavoro faceva si che gli individui avessero occupazioni simili e che quindi fossero legati
da esperienze e credenze condivise
comuni, invece con l’industrializzazione che ha portato alla specializzazione delle mansioni e alla
crescente differenziazione sociale, si afferma una “solidarietà organica” per cui svolgendo attività
diverse tra loro, gli individui diventano più dipendenti gli uni dagli altri. Di conseguenza egli
affermava che, dato che i processi di cambiamento nel mondo moderno (cambiamento di società,
stili di vita ecc) sono troppo rapidi, ciò implicava che i vecchi valori andassero perduti senza che altri
ne prendessero il posto; egli indicava questa condizione di disagio caratterizzata da senso di inutilità,
timore e disperazione, derivante dalla diffusa percezione di assenza di significato e di struttura
nell’esistenza, con il termine “anomia”. • Karl Marx: egli si concentrò sul concetto di “capitalismo”,
cioè il novo modo di produzione (diverso dai precedenti) che si era affermato tramite lo sviluppo
industriale e che era caratterizzato da due elementi: il capitale, ovvero i mezzi di produzione che
erano posseduti dalla classe dominante (borghesia\capitalisti) e il lavoro salariato che invece si
riferiva all’insieme di lavoratori che non possedevano mezzi di produzione e che costituivano il
proletariato (classe subordinata). Quindi i capitalisti e gli operai dipendevano gli uni dagli altri, ma
tale dipendenza era sbilanciata; il capitalismo era un sistema classista caratterizzato da un rapporto
conflittuale tra classi. Tuttavia, Marx affermava che tali conflitti tra classi fossero il motore della
storia (“Manifesto del partito comunista”): infatti, così come i sistemi feudali (che erano basati sulla
lotta tra proprietari terrieri e servi della gleba) vennero spazzati dalla comparsa della borghesia, allo
stesso modo la borghesia sarebbe stata spazzata via dal proletariato tramite una rivoluzione dei
lavoratori che avrebbe dato vita a una nuova società in cui non vi sarebbe più stata la divisione tra
proprietari e lavoratori (stadio del COMUNISMO). • MAX WEBER: egli individua alcune
caratteristiche delle società industriali e nella sua opera “l’etica protestante e lo spirito del
capitalismo” egli sottolinea l’importanza dei valori religiosi (puritanesimo) nella creazione della
mentalità capitalista. Egli inoltre riteneva che la sociologia dovesse studiare l’agire sociale e cioè le
azioni individuali facendo riferimento al concetto di “tipi ideali”, cioè quei modelli caratterizzati da
caratteristiche comuni che possono essere utilizzati per indagare e comprendere un fenomeno
sociale (es: il tipo ideale di gruppo terrorista è dato da un insieme di caratteristiche comuni che lo
definiscono), dove con “ideale” egli non si riferisce alla perfezione o alla desiderabilità ma al fatto
che i tipi ideai sono forme pure o monodimensionali di fenomeni reali. Inoltre Weber sosteneva che
con l’industrializzazione le credenze nella religione e nelle usanze tradizionali fossero state sostituite
dal calcolo strumentale razionale, cioè un processo di razionalizzazione tendente al raggiungimento
dell’efficienza che lasciava poco spazio al sentimento e allo spirito umano.
Il pensiero degli ultimi 3 autori ha dato vita a 3 tradizioni di ricerca all’inerno della storia della
sociologia: • FUNZIONALISMO (Durkheim): secondo tale pensiero la scoietà è un sstema complesso
le cui parti cooperano per produrre stabilità così come un orgamismo vivente le cui comonenti
operano in funzione delle altre al fine di permettere il funzionamento complessivo (della società); la
sociologia ha dunque il compito di indagare le relazioni che le varie parti intrattengono ta loro. In
particolare secondo il funzionalismo per garantire la stabilità della scoietà è fondamentale che vi sia
un consenso morale che si raggiunge
quando gli individui condividono gli stessi valori. I principali esponenti del funzionalismo (fino agli
anni 60) furono Parson e Merton; quest’ultimo distingueva tra funzioni MANIFESTE (le funzioni di
un’attività sociale note ai partecipanti) e quelle LATENTI (quelle di cui i partecipanti non hanno
consapevolezza). Merton distingue anche le funzioni dalle disfunzioni del comportamento sociale,
che sono quegli aspetti della vita sociale che contraddicono l’ordine esistente delle cose (per es: i
conflitti sociali). • TEORIE DEL CONFLITTO (Marx): esse propongono un modello di funzionamento
della società secondo cui quest’ultima è composta da gruppi distinti (quelli dominanti e quelli
svantaggiati), ciascuno guidato dal proprio interesse, il che comporta la costante presenza di un
conflitto; in particolare l’obiettivo di tali teorie è quello di studiare come vengono mantenute le
relazioni di dominio. Un esempio di teoria del conflitto è il femminismo che si concentra sulla
disparità tra uomini e donne nelle società. • INTERAZIONISMO SIMBOLICO (Weber): tale movimento
teorico, come afferma Mead, si concentra sull’interesse per il linguaggio e il significato: il linguaggio
permette all’individuo di diventare autocosciente e consapevole della sua individualità tramite i
SIMBOLI (le parole, i gesti e le altre forme di comunicazione non verbale infatti sono dei simboli che
rappresentano ciò che vogliamo dire. In particolare tale movimento si concentra sull’analisi delle
interazioni dirette che avvengono nella vita quotidiana.
Azione, interazione, relazione
L’azione sociale: Con azione sociale “si deve […] intendere un agire che sia riferito – secondo il suo
senso, intenzionato dall’agente o dagli agenti – al comportamento di altri individui, e orientato nel
suo corso in base a questo” (Weber, 1922, p. 4).
• Azione razionale rispetto ad uno scopo • Azione razionale rispetto ad un valore • Azione
tradizionale • Azione determinata affettivamente
I rituali dell’interazione: • Giochi di faccia: «posta», controllo delle impressioni (=poiché ogni
individuo è sensibile al modo in cui viene visto dagli altri, egli si sforza di esercitare forme di controllo
delle impressioni che essi possono avere su di lui), allineamento • Rituali (routine) e repertori sociali
(disattenzione civile=secondo Goffman si riferisce a quegli atti quotidiani inconsci che in genere si
fanno con gli sconosciuti per strada, come per esempio uno scambio veloce di sguardi, che
segnalano all’altro di avere preso atto della sua presenza senza però mettere in atto nessun tipo di
gesto che possa essere interpretato come troppo invadente; ciò perché la vita quotidiana deve
svolgersi in maniera efficiente senza alcun tipo di timore) → Ruoli (=aspettative socialmente definite
a cui deve prestare attenzione una persona che appartiene a un certo status o posizione sociale) •
Ruoli incongruenti: – Delatore – Compare – Intermediario – Spettatore puro – Non-persona •
Stigmatizzazione
l’espressione facciale appaia innata, tuttavia essa è anche influenzata dal contesto culturale) – Anche
i gesti e gli atteggiamenti del corpo servono ad arricchire le informazioni trasferite tramite parole
(oppure a far capire che ciò che diciamo non corrisponde con quanto pensiamo) – Il corpo: non si
può non comunicare (Paul Watzlawick), Hall affronta il concetto di spazio personale, cioè la distanza
che intercorre tra gli individui nel corso delle interazioni sociali al fine di sentirsi al proprio agio
(esistono 4 tipi di distanze: intima, personale, sociale e pubblica) – Il genere: Nell’articolo “Throwing
like a girl” (Iris Marion Young) si evidenzia come la comunicazione verbale e non verbale sono
espresse in maniera differente da uomini e donne a causa della disuguaglianza di genere che esiste
in società, per esempio in riferimento a come guardano uomini e donne (lo sguardo di un uomo
viene interpretato come innocente, lo sguardo di una donna come sessualmente esplicito). Butler
afferma che il genere è performativo (non chi sei, ma cosa fai: non esiste una distinzione
biologica\naturale di genere donna\uomo ma il genere è definito esclusivamente da come si è, e
cioè da come ci si comporta)• Identità: essa è la capacità (sostruita e non già data) umana di sapere
chi siamo e chi sono gli altri. L’identità è sempre embodied (incorporata, poiché le identità prive di
corpo non hanno senso), in parte individuale\personale (individuazione) e in parte sociale\collettiva
(identificazione). Inoltre si può distinguere tra: Primaria (=identità che si formano nei primi anni di
vita che comprendono il genere, l’etnia e la disabilità) e secondaria (=identità che comprendono i
ruoli sociali come il ruolo occupazionale)
I gruppi: = insieme di persone che interagiscono sulla base di aspettative condivise riguardanti il
rispettivo comportamento. Cosa definisce un gruppo?: – Interazione stabile – Membership (membri)
– Un gruppo non è una categoria sociale • I gruppi in base al numero: – Diadi – Triadi – Gruppi
pari/dispari – Il numero ideale di componenti
Cosa succede in un gruppo?: • Si formano dei ruoli: – Un ruolo è un’insieme di aspettative normative
di comportamento:– Ruoli diffusi e ruoli specifici • Confini: – identità – conflitto
Tipi di gruppo: • Primari (=gruppo di almeno 3 persone che interagiscono per ul lungo periodo sulla
base di rapporti intimi, come la famiglia e piccole comunità)/secondari(=gruppi di persone che
interagiscono temporaneamente e che spesso non si conocono, per conseguire finalità specifiche
come gruppi di lavoro) • Formali (=gli individui assumono ruoli formalizzati in vista di realizzare certi
obiettivi non determinati dalle loro preferenze)/informali (=integrazione affettiva dei membri)•
Totalitari (istituzioni totali=insieme che impiega il comportamento di tutti i ruoli di un
individuo)/Segmentali(=impegna solo uno o alcuni dei ruoli dell’individuo)
Perché si diventa “cattivi”? • Fattori situazionali attivano una violenza dormiente • Diffusione della
responsabilità: – Ideologie (bene vs. male, parole “alate”) – Deindividuazione e disumanizzazione •
Regole che limitano alternative di azione • Creazione di ruoli e status “soddisfacenti” • Atti nocivi
“minimi” favoriti dalla tecnologia • Autorità (ma anche disciplina, dovere, lealtà21:50)
Associazioni e organizzazioni:• Gruppi secondari e formali • Regole e scopi comuni • Attori collettivi
• Confini sfuggenti tra le due
Associazioni: • Alexis de Tocqueville (1835-1840) ( internet: Tocqueville si interroga sulle basi della
democrazia.[9] Contrariamente a Guizot, che vede la storia della Francia come una lunga emancipazione delle
classi medie, pensa che la tendenza generale ed inevitabile dei popoli sia la democrazia. Secondo lui, questa
non deve soltanto essere intesa nel suo senso etimologico e politico (potere del popolo) ma anche e
soprattutto in un senso sociale; corrisponde a un processo storico che permette l'eguaglianza delle
condizioni che si traduce con[16]: L'instaurazione di un'uguaglianza di diritto. Tutti i cittadini sono
assoggettati alle stesse norme giuridiche mentre sotto l'Ancien régime, la nobiltà ed il clero beneficiavano
di una legislazione specifica (i nobili ad esempio erano esenti dal pagamento delle imposte). Una mobilità
sociale potenziale. mentre la società di ordini dell'Ancien régime implicava un'eredità sociale quasi totale.
Ad esempio, i capi militari erano necessariamente derivati dalla nobiltà. Una forte aspirazione degli
individui all'uguaglianza. Tuttavia, l'uguaglianza delle condizioni non implica la scomparsa di fatto delle
diverse forme di disuguaglianze di natura economica o sociali. Secondo Tocqueville, il principio
democratico comporta negli individui «un tipo d'uguaglianza immaginaria nonostante la disuguaglianza
reale della loro condizione». La tendenza all'uguaglianza delle condizioni che considera inevitabile presenta
ai suoi occhi un pericolo. Constata che questo processo si accompagna a un aumento dell'individualismo
(«piega su di sé») e questo contribuisce da un lato ad indebolire la coesione sociale e dall'altro induce
l'individuo a sottoporsi alla volontà della maggioranza[17]. ) . • Associazionismo e democrazia • La società
civile • Il capitale sociale (Coleman e Putnam) (Internet: Per Putnam L’«idea centrale» del capitale
sociale è che «le reti sociali hanno valore», e che in particolare L’individuo, «se lasciato a se stesso, è
socialmente indifeso»; se invece «viene in contatto coi suoi vicini e questi con altri vicini si accumulerà
capitale sociale che può soddisfare immediatamente i suoi bisogni sociali […]; la comunità, come un
tutto, beneficerà della cooperazione delle sue parti, mentre l’individuo troverà nelle associazioni i
vantaggi dell’aiuto, della solidarietà e dell’amicizia», dunque per lui l’accento va dunque posto
sull’importanza della reciprocità, delle obbligazioni fra individui, delle reti di fiducia, della
cooperazione, tutti elementi che possono instaurarsi in relazioni sociali durature, formali o
informali, e portano un vantaggio all’individuo e alla comunità di cui fa parte. Dunque secondo
Putnam con capitale sociale si intende la fiducia, le norme che regolano la convivenza, le reti di
associazionismo civico, elementi cjrlhe migliorano l’efficienza dell’organizzazione sociale
promuovendo iniziative prese di comune accordo(1993, 196). Il sociologo americano finisce così per
far coincidere il con-cetto di capitale sociale con quello di virtù civica: «la differenza è che il capitale
sociale richiama l’attenzione sul fatto che la virtù civica è molto più forte se incorporata in una fitta
rete di relazioni sociali reciproche» . Egli ritiene che la presenza di capitale sociale produca «risultati
socialmente desiderabili», in quanto permette di risolvere più facilmente i problemi colletti-vi,
lubrifica gli ingranaggi che consentono alle comunità di «pro-gredire senza intoppi», aumenta la
consapevolezza -che i destini degli individui sono intrecciati tra loro, consente di . far confluire in
maniera più efficiente le informazioni utili per gli scopi delle azioni dei soggetti e, infine, «opera
attraverso processi psicologici e biologici che migliorano la vita degli individui». Invece per Coleman il
capitale sociale «è definito dalla sua funzione», in quanto rende possibile il conseguimento di
obiettivi che non potrebbero essere altrimenti raggiunti: «non si tratta di una singola entità, ma di
diverse entità che hanno due caratteristiche in comune: consistono tutte di un determinano aspetto
della struttura sociale, e tutte rendono possibili determinate azioni di individui presenti all’interno di
questa struttura». Coleman individua alcune forme specifiche in cui si realizza il capitale sociale, cioè
«che cosa nelle relazioni sociali sia tale da costituire una dotazione di capitale utile per gli individui»
(ivi, 392). Esse sono: i doveri e le aspettative, cioè i rapporti di fiducia, le conces-sioni di favori, le
obbligazioni di una persona verso un’altra. «Se A fa qualcosa per B, e ha fiducia che B in futuro lo
ricambierà, con questo si crea in A l’aspettativa che B non tradirà la fiducia, e per B l’obbligo di
comportarsi in questo modo» (ibidem). il potenziale informativo contenuto nelle relazioni, cioè la
possibilità di accedere ad informazioni altrimenti impos-sibili da ottenere. Coleman pensa che
l’informazione costituisca una base importante per l’azione, ma che la sua acquisizione sia costosa;
le norme e le sanzioni efficaci, che sono forme di capitale sociale in quanto prescrivono
comportamenti socialmente utili e inibiscono azioni egoistiche. In alcuni casi le norme «sono
internalizzate; in altri sono sostenute prevalente-mente da ricompense esterne per le azioni
disinteressate e dalla disapprovazione per le azioni egoiste» (ivi, 399); le relazioni di autorità, in
termini di diritti di controllo sulle azioni degli individui trasferiti ad altri individui. FINE INTERNET) –
Legami e riconoscimento di obblighi e fiducia – Bridging (estroverso e inclusivo) (internet: Il capitale
sociale di tipo bridging (dall’inglese “fare ponti”) è l’insieme di reti fiduciarie tra membri appartenenti
a gruppi diversi, insiemi eterogenei di persone che permettono il contatto tra ambienti socio-
economici e culturali diversi, i circoli sportivi per esempio – Bonding (introverso ed esclusivo) (internet:
il capitale sociale Bonding (dall’inglese vincolo) è la rete delle relazioni fiduciarie che si instaura
all’interno di determinati gruppi sociali omogenei che possono essere la città, il quartiere, la regione,
o anche un gruppo familiare) • Il familismo “amorale” (Banfield) (internet: Il paradigma del familismo
amorale nacque dallo sforzo di Banfield di capire perché alcune comunità siano socialmente ed
economicamente arretrate.) • L’associazionismo meridionale • Bowling alone (internet: libro di
Putnam, Bowling alone, in cui l’americano sosteneva “che molte forme di legami con la
famiglia e gli amici, le associazioni civiche, i partiti politici, i sindacati, i gruppi religiosi, e così
via sono in declino negli Stati Uniti già da 30-40 anni”. Giocare a bowling da soli, del resto, è
una metafora nata dall’osservazione che fra il 1980 e il 1993 il totale dei giocatori di bowling
in America era cresciuto del 10%, ma il numero di quelli che lo facevano all’interno di leghe
organizzate si era ridotto del 40%. Segno evidente del fenomeno studiato da uno dei maestri
di Putnam, Coleman, la crisi delle reti sociali e delle norme di reciprocità e fiducia sociali. La
contraddizione, in realtà, è solo apparente: “Il capitale sociale”, spiega Putnam “non è
sincronizzato con un singolo metronomo globale. E qualunque siano le tendenze, è bene
prestare attenzione alle reti sociali e alle regole di reciprocità e fiducia, poiché esse sono
intimamente collegate alle cose di cui ci preoccupiamo, compresa la coesione sociale”. Anche
perché il capitale sociale non è e non può essere “il sostituto di un’efficace politica pubblica”,
quanto semmai “un suo prerequisito e, in parte, una sua conseguenza”. Egli si chiede "Perché
il capitale sociale degli Stati Uniti sta erodendo?" Egli non crede che il "movimento delle
donne nella forza lavoro", la "ipotesi di re-invasatura" e altri cambiamenti demografici
abbiano avuto un grande impatto sul numero di individui impegnati in associazioni civiche.
Invece, suggerisce che la causa principale è la tecnologia che "individualizza" il tempo libero
delle persone attraverso la televisione e Internet, sospettando che i "caschi per la realtà
virtuale" lo porteranno avanti in futuro. Riassumendo; In Bowling Alone Putnam fa notare
come il percorso di consolidamento delle istituzioni democratiche passi per una società civile
attiva e dinamica. Il gioco, allora, si arricchisce di significati sociologici e politici. Far parte di
una lega di bowling vuol dire incontrarsi con altre persone, scambiare due parole e trascorrere
il tempo libero. Ma significa anche avere un impegno sistematico che accomuna gli individui
tra loro, partecipare ad un'attiva rete di rapporti sociali, avere la certezza di vivere a contatto
con la comunità e con la realtà esterna. Negli anni Cinquanta, nota Putnam, quest'abitudine
americana di incontrarsi sulle corsie da bowling, organizzare tornei e riunirsi in associazioni
sportive era una pratica molto diffusa. Da qui si poteva intravedere la natura di una società
vivace, in cui i singoli individui davano corpo alla loro propensione a stringere legami
interpersonali. Le associazioni erano per gli americani lo strumento per percepire, al di fuori di
ogni singola esistenza, il mondo esterno come proprio: la realtà di cui si faceva parte. Ma da
venticinque anni a questa parte, continua Putnam, la situazione è cambiata radicalmente. Le
associazioni tradizionali stanno scomparendo, la fitta rete di vincoli interpersonali si sta
sfaldando, la società americana va assumendo una forma sempre più individualizzata. Ci si
incontra meno, non si stringono più rapporti con il vicinato, non ci si riunisce in gruppi
organizzati, diminuisce l'impegno a mettere in comune le proprie esperienze con altre persone.
Già dal titolo del libro è chiara la preoccupazione dello studioso americano: Bowling Alone.
Come a dire: dimenticate le riunioni del club, i circoli e le associazioni di ogni tipo. Il tempo
libero è diventato una risorsa da consumare da soli. Anche per giocare a bowling. FINE
INTERNET): – Le donne lavorano – Disincanto per la politica (riflusso) – Spostamenti casa-lavoro
– Televisione
L’impatto delle nuove tecnologie: • L’“amicizia” favorita dalle reti informatiche • Comunità virtuali
(fandom= Il termine fandom indica una sottocultura formata dalla comunità di
appassionati (fan) che condividono un interesse comune in un qualche fenomeno
culturale, come un hobby, un libro, una saga, un autore, un genere cinematografico
o una moda.) • Nuove forme di attivismo politico (es. la Primavera Araba del 2011: La Primavera
araba si riferisce ad una serie di manifestazioni e proteste che ha avuto lo scopo di portare o riportare le
tradizioni del mondo arabo al potere; un fattore scatenante di tale movimento è stato l'utilizzo di social
network come Facebook e Twitter per organizzare, comunicare e divulgare determinati eventi è stato
molto diffuso, a dispetto dei tentativi di repressione statale. ) e lobbying (= modalità di azione con cui un
gruppo di pressione si inserisce esercitando la propria pressione sul sistema politico; p.s. Un gruppo di
pressione (in inglese lobby) è un gruppo organizzato di persone che cerca di influenzare dall'esterno le
istituzioni per favorire particolari interessi, la cui influenza può far leva su elementi immateriali, come il
prestigio di cui il gruppo gode, o su elementi materiali, come il denaro di cui dispone.) • Democrazia
partecipativa (fa riferimento ad una vera e propria "partecipazione politica" intesa come
comportamento manifesto che mira a esercitare influenza sui processi politici o sulla «allocazione
vincolante di valori» ; La "democrazia partecipativa" consiste negli strumenti utili a raccogliere pareri e
opinioni che forniscono informazioni stimolando la collaborazione tra cittadini e rappresentanti, ma di
per sé questa forma di democrazia non contempla strumenti per attribuire potere legislativo ai cittadini.)
vs rappresentativa (= La democrazia rappresentativa è una forma di governo nella quale i cittadini,
aventi diritto di voto, eleggono dei rappresentanti per essere governati) • Nuove identità sociali (LGBT=
sigla utilizzata come termine collettivo per riferirsi a persone Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transgender)
Perché le organizzazioni non funzionano?: • R.K. Merton, sociologo americano, dopo aver analizzato
il tipo ideale di Weber di burocrazia, temeva che questa rigidità portasse ad un ritualismo
burocratico, una situazione in cui le regole formali sono difese ad ogni costo anche quando una
soluzione diversa sarebbe più vantaggiosa per l’organizzazione. Infatti, i burocrati essendo addestrati
a fare rigoroso affidamento sulle regole e sulle procedure scritte, non sono incoraggiati a prendere
decisioni sulla base del proprio giudizio, o a cercare soluzioni creative. Uno dei punti deboli della
burocrazia sta proprio nella difficoltà di gestire casi che necessitano di un trattamento particolare. •
M. Crozier • Burns e Stalker distinguono due tipi di organizzazione: – Sistemi meccanici (verticali,
rigidi: i lavoratori sono responsabili di un compito specifico e il vertice comunica raramente con essi;
sono più adatti a forme di produzione tradizionali che non sono soggette a mutamenti) – Sistemi
organici (orizzontali, flessibili, basati sulla comunicazione: gli obiettivi dell’organizzazioni hanno
precedenza sui compiti dei lavoratori e ciascuno può contribuire alla risoluzione dei problemi tramite
comunicazione; sono più adatti ad affrontare mutevoli esigenze del mercato)
Nuove tendenze: • Nella sociologia delle organizzazioni vi è stato uno spostamento da approcci
sistemico-funzionalisti alle prospettive interazioniste e del conflitto, secondo cui un’organizzazione è
una: “coalizione persistente e in continuo movimento di individui con interessi e scopi differenti e
spesso conflittuali che sono disposti, entro limiti definiti, a svolgere compiti che soddisfano le
richieste dei responsabili” (Watson) • Ritzer afferma che la società moderna è investita dal processo
di “McDonaldizzazione”, che si basa in un processo di “razionalizzazione” tramite cui la società segue
i 4 principi su cui si basano i fastfood: efficienza, calcolabilità, uniformità, controllo; tuttavia tale
processo ha degli esiti irrazionali: disumanizzazione, danni alla salute (panini calorici ecc), danni
all’ambiente (uso di plastica)• Castells sostiene che la struttura organizzativa che definisce la nostra
epoca che egli chiama “Società in rete” è quella che permette un’economia dell’informazione
globale; essa è caratterizzata da: – reti sociali a maglia larga come organizzazioni formali
(=relazioni\contatti a distanza) – importanza dell’information and communication technology (ICT)
che permette l’interconnessione tra organizzazioni dislocate in zone diverse del mondo
Si può essere razionali?: • Prendere decisioni → Informazione: – Quali alternative ho? – Quali
conseguenze hanno le mie azioni? – In quali condizioni opero? • Razionalità limitata (H. Simon) •
Razionalità sinottica e incrementale (Lindblom) • Razionalità individuale e collettiva • Razionalità
funzionale (o formale) e sostanziale • Decisioni tecniche e decisioni politiche
Il comportamento collettivo: • Uno stimolo comune agisce su un grande insieme di persone (non in
relazione) • Sospensione dei comportamenti “normali”, e “uscita” dal ruolo • Tipi di comportamento
collettivo: – Panico (egoismo → reazione scoordinata) – Folla (espressiva/attiva) (solidarismo →
reazione circolare) – Pubblico (opinioni → reazione interpretativa)
ASPETTI DEFINITORI: Unità domestica (household): un gruppo di individui che condividono la stessa
abitazione Famiglia: › Come istituzione sociale : “un gruppo di persone unite fra loro da legami di
parentela, con la responsabilità di allevare bambini” › Come pratiche (David Morgan): le pratiche
familiari sono tutte quelle attività che le persone percepiscono come parte della vita familiare,
dunque la famiglia secondo questa prospettiva rappresenta una dimensione dell’interazione umana
e non un oggetto di una indagine sociologica Matrimonio: è l’unione sessuale socialmente
riconosciuta e approvata tra due (o più) individui (adulti) Parentela: un insieme di individui legati da
rapporti di matrimonio e discendenza (cognatica o unilineare) › distinzione tra Parenti effettivi
(=quelli con cui abbiamo rapporti sociali attivi), non effettivi (=quelli con cui non abbiamo contatti
regolari ma che fanno parte del gruppo familiare allargato) (Firth, 1956) e fittizi
L’AMORE ROMANTICO: Quanto è naturale? › Si tratta di una costruzione sociale › tale concetto si
sviluppò nel XVIII secolo e prevedeva rapporti basati sulla reciproca attrazione › Dalla “coazione
passionale” all’idealizzazione (doppia morale=essa prevedeva che la donna rimanesse vergine fino al
matrimonio mentre ciò non era richiesto all’uomo; due pesi due misure) Quanto è legato al
matrimonio? › Il matrimonio è storicamente una forma di contratto: -Il tabu dell’incesto (=l’incesto
designa un rapporto sessuali tra parenti prossimi) - La verginità › L’amore romantico viene prima o
dopo?
Perché esiste?: Aiuta il distacco dalla famiglia di origine Serve da sostegno nelle difficoltà È
un’‘esca’ per il matrimonio
Perché sta cambiando? Sta avvenendo una trasformazione della natura dell’amore che sta portando
ad una sgretolazione degli ideali romantici, tramite: lo sviluppo della sessualità plastica: › il sesso è
slegato dalla riproduzione (contraccezione) › Ridefinizione del quando, quanto e con chi fare sesso
Costruzione attiva dell’identità (sessuale?) › Contingenza (=accidentalità) vs eternità (l’amore
romantico prevedeva che una coppia, una volta sposata, rimanesse assieme per la vita anche se il
rapporto non funzionava) › Conseguenza: separazioni e divorzi Il partner viene scelto: relazione pura
(gli individui rimangono assieme per scelta non per obbligo) Ulrich ed Elisabeth Beck studiano la
natura caotica dell’amore (dovuta ai cambiamenti della società e al fatto che le tradizioni e regole di
un tempo non valgono più), la quale consiste in: › Collisione di interessi tra lavoro, famiglia, amore,
libertà › Tendenze contraddittorie (es: mentre i matrimoni diminuiscono, la voglia di essere una
coppia aumenta oppure mentre la natalità diminuisce la domanda di cura contro l’infertilità
aumenta ecc) › Spirale della “fame d’amore” e desiderio, e cioè il matrimonio, il divorzio ecc sono
spinti dalla fede costante nella possibilità di trovare il vero amore › Amore “liquido”= Bauman usa
tale espressione per indicare che nella società moderna i continui mutamenti determinano→
assenza di legami durevoli (famiglia, classe, religione), tra bisogno di libertà e sicurezza (=da un lato
gli individui hanno il desiderio di avere legami liberi da cui sfuggire quando vogliamo, mentre
dall’altro hanno l’aspirazione ad una maggiore sicurezza che si realizza rafforzando il legame con il
partner)
Quando funziona un rapporto? Intimità › … a scapito della sessualità (Perel) Dialogo: › Sincerità ›
Fiducia Comunicazione delle emozioni: › Dà vita ad un rapporto › Mantiene un rapporto Parità
Numero e tipo di partner: Monogamia (20% delle società conosciute, circa 1.200; è prevalente nelle
società occidentali) e Poligamia (80%)-> esistono 2 tipi di poligamia: › Poliginia= permette all’uomo
di sposare più di una moglie (essa ha vantaggi demografici, quindi vantaggi economici , sono
necessarie due pre-condizioni, cioè una forte differenza fra l’età al matrimonio degli uomini e quella
delle donne e le mogli restano vedove molto presto (levirato) o le coppie divorziano dopo i primi
anni) › Poliandria= che permette alla moglie di avere contemporaneamente due o più mariti.
Endogamia (=Il costume che impone di contrarre matrimonio all'interno del proprio gruppo sociale)
ed esogamia (= La consuetudine, caratteristica di determinati clan o gruppi tribali, di scegliere la
moglie fuori della propria comunità). Omogamia (= matrimoni fra persone che hanno alcune
caratteristiche comuni, per esempio sociali, fisiche, o mentali ) ed eterogamia (=opposto di
omogamia)
Tipi di famiglia: •La tipologia di Le Play: ~ I criteri di classificazione: autorità del pater familias
regola di residenza dopo le nozze (Matrilocale per cui dopo il matrimonio si va ad abitare in
prossimità dei genitori della sposa o patrilocale e cioè in prossimità dei genitori dello sposo,
Neolocale, cioè in un’abitazione separata dalle rispettive famiglie) • La tipologia di Laslett: › nucleare
(=formata dai genitori più i bambini) › estesa (= quando insieme alla coppia e ai suoi figli vivono sotto
lo stesso tetto anche altri parenti; può essere in orizzontale (per esempio, due o più fratelli che vivono
insieme con le rispettive mogli) o in verticale (per esempio, marito, moglie, figlio e moglie di quest'ultimo) ) › senza
struttura coniugale › del solitario.
Relazioni familiari: •Mutamenti nelle relazioni familiari: › L’allevamento dei bambini (le balie, il
fasciamento, l’abbandono, l’infanticidio) › Mariti e mogli (autorità patriarcale, gerarchia,
sottomissione, deferenza, distinzione dei ruoli, distacco e riserbo, scelte coniugali)
“the way we never were” (Stephanie Coontz, 1992): Coontz in risposta alla credenza diffusa che la
famiglia di oggi è molto più fragile di quella tradizionale passata, afferma che nella realtà la famiglia
tradizionale non era così “rosea” come si pensa, infatti essa era caratterizzata da: Alta mortalità dei
genitori (quindi i matrimoni duravano molto meno che oggi) Rigida autorità dei genitori sui figli (ciò
oggi sarebbe inaccettabile) Scarsa comunicazione nella coppia Le donne erano confinate in casa
Libertinaggio (=agli uomini erano consentite licenze sessuali fuori dal matrimonio) per gli uomini,
virtù per le donne (=esse dovevano rispettare una rigida morale) Nessuna vita domestica per i ceti
sociali più bassi (=poiché nei ceti più poveri adulti e bambini lavoravano nelle fabbriche tutta la
giornata) Alcolismo e violenza Il «problema senza nome» (Betty Friedan, La mistica della
femminilità, 1963): con tale definizione Friedan si riferiva alla natura oppressiva della vita familiare
vissuta da parte della donna, la quale era vincolata alla cura dei figli, alle faccende domestiche, alla
cura dei figli e ad un marito assente.
Una classificazione alternativa: Sulla base del tipo di rapporti di autorità e di affetto, e dei modi di
interazione, la famiglia può essere distinta in: •Famiglia patriarcale: maggiore autorità, relazioni
asimmetriche (=disuguaglianza nella distribuzione di ruoli e compiti tra uomo e donna), influenza
nella scelta del coniuge, maggiore importanza del legame familiare (=famiglia estesa) •Famiglia
coniugale intima: minore autorità, relazioni simmetriche, libera scelta del coniuge, maggiore
importanza del legame coniugale (=famiglia nucleare)
Le famiglie nel mondo: i fattori che hanno influenzato il cambiamento delle forme tradizionali
familiari nel mondo sono: Tendenze nei paesi in via di sviluppo: › Diffusione della cultura occidentale
tramite i mass media (ideali dell’amore romantico) › Formazione di governi centralizzati (i quali
modificano gli stili di vita tradizionali › Movimenti migratori interni (dalle aree rurali a quelle urbane)
ed esterni, che hanno come conseguenza l’indebolimento dei sistemi di parentela tradizionali
(famiglie estese) Therborn (2004) afferma che sulla base di 3 elementi (1) patriarcato= tuttavia il
potere patriarcale ha avuto un ridimensionamento con il progressivo rafforzamento della posizione
delle donne 2) matrimonio, 3) politiche demografiche= fertilità e controllo delle nascite) è possibile
fare comparazioni internazionali tra famiglie, distinguendole in 5 tipi fondamentali: › Animista (Africa
subsahariana) › Cristiana (Europa e Nord America) › Confuciana (Asia orientale) › Indù (Asia
meridionale) › Islamica (Asia occidentale/Nord Africa) › Sistemi interstiziali (Asia sudorientale e
America creola; combinano elementi di più dei 5 tipi)
Le tendenze\modelli di cambiamento più recenti nel mondo: Diminuita importanza dei clan e dei
sistemi di parentela Libera scelta del coniuge Libertà sessuale Diritti delle donne Diritti dei bambini
Unioni omosessuali
La teoria funzionalista: dato che la prospettiva funzionalista concepisce la società come un insieme
di istituzioni che svolgono funzioni orientate a garantire continuità e ordine sociale (=cooperano per
produrre coesione sociale), secondo quest’ultima quindi la famiglia svolge dei compiti fondamentali
che contribuiscono a soddisfare i bisogni sociali, cioè: Socializzazione primaria (latency)= processo
attraverso cui i bambini apprendono le norme della società in cui nascono (sviluppo della
personalità) Stabilizzazione della personalità (supporto emotivo)=ruolo
della famiglia di fornire supporto emotivo ai suoi membri adulti Sopravvivenza, cura, protezione e
sostegno dei membri Regolamentazione del comportamento sessuale Sostituizione dei membri
della società Collocazione sociale (status) Ordine sociale Legge di contrazione progressiva della
famiglia (Durkheim; egli aveva definito un processo di progressiva contrazione: dalla famiglia
multipla del gruppo di parenti, fino alla famiglia coniugale moderna, ove ogni matrimonio dà
origine ad una nuova famiglia anche dal punto di vista della convivenza, costituendo il criterio
sia di chi vive con chi, che di chi si separa da chi”). Incompatibilità della famiglia complessa
tradizionale con la modernità (Parsons - Goode): >la teoria funzionalista è stata criticata poiché
giustifica come “naturale” la specializzazione dei ruoli all’interno della famiglia nucleare secondo cui
l’uomo debba assumere il ruolo strumentale (di mantenere la famiglia lavorando) mentre la donna
debba assumere il ruolo affettivo (occuparsi della casa e dei figli) › mobilità geografica › mobilità
sociale (= LA MOBILITÀ SOCIALE: per Mobilità sociale si intendono i movimenti di individui e gruppi
tra diverse posizioni socio-economiche. Si è soliti distinguere tra Mobilità verticale, orizzontale,
ascendente, discendente, orizzontale: • Nella mobilità Verticale il movimento avviene verso l’alto o
verso il basso nella scala delle posizioni socio-economiche. • Per mobilità Orizzontale si intende il
movimento geografico attraverso quartieri, città, regioni e paesi. • La mobilità Ascendente si ha nel
caso di chi guadagna in ricchezza, di conseguenza la Discendente è quando un individuo si muove
nella direzione opposta. I principali fattori della mobilità discendente sono l’insorgere di problemi e
disturbi psicologici, la disoccupazione, le ristrutturazioni aziendali, i tagli occupazionali, il divorzio
(soprattutto per le donne). ) › formalizzazione di alcune funzioni familiari › importanza del successo
e della realizzazione individuale › i figli non sono più una risorsa In realtà, non esiterebbe una
relazione diretta fra trasformazione della famiglia e industrializzazione, e vi sono delle disfunzionalità
nella famiglia nucleare
Teorie del conflitto e femministe: Il matrimonio è la prima forma di lotta di classe che appare nella
storia (Engels) Il femminismo è riuscito a fare emergere le condizioni di sfruttamento e
disuguaglianza che costituiscono il concetto di famiglia riguardanti le donne e in particolare:
Divisione domestica del lavoro (=modo in cui una serie di compiti viene distribuita tra i componenti
di una famiglia): › Patriarcato e/o capitalismo (alcune femministe ritengono che tale divisione sia un
risultato del capitalismo mentre altre che sia collegata al patriarcato e quindi sia nata prima
dell’industrializzazione) › L’ipotesi del “secondo turno” e della “rivoluzione in stallo” (Arlie
Hochschild, 1989: La rivoluzione legata alla partecipazione delle donne alla vita pubblica è
giunta, pertanto, a configurarsi come una “rivoluzione in stallo”: “le donne sono cambiate, ma
non le loro occupazioni fuori casa, né gli uomini che le aspettano a casa, né la società che le
circonda. Tutto questo non è cambiato, o lo ha fatto in modo quasi impercettibile, o
comunque non funzionale all’adattamento delle famiglie alle esigenze della madre che
lavora.” La conseguenza di questa rivoluzione in stallo – il tema centrale del saggio – è
l’invasione da parte del mercato della vita intima, familiare, privata, sotto forma di servizi a
pagamento che si fanno carico di bisogni di assistenza e di cura che, in passato, erano
soddisfatti dalla rete interpersonale dei rapporti comunitari.) La violenza familiare; Intimità,
frustrazione, abitudine: > L’abuso sui minori (10-20% in Europa) consiste nello sfruttamento sessuale
di un minore da parte di un adulto/a (p.s. l’incesto non è un abuso ma è un rapporto sessuale tra
parenti prossimi), che spesso può essere collegato a fattori come la povertà o la tossicodipendenza >
La violenza domestica (20%)= maltrattamento fisico di un componente della famiglia ai danni di uno
o più familiari (le femministe ritengono che la violenza domestica da parte dell’uomo sia legata con il
potere patriarcale e che nei rari casi in cui essa sia esercitata da parte delle donne tale violenza è di
tipo difensiva e non offensiva, mentre altri ritengono che la violenza domestica ha a che fare con le
famiglie disfunzionali e cioè con la crisi della famiglia e con l’erosione dei valori morali; i fattori che la
determinano inoltre in genere sono collegati alla forte emotività dei rapporti intimi caratterizzata da
un misto tra amore e odio e anche al fatto che spesso una dose di violenza all’interno della famiglia è
accettata, come è dimostrato dai “ceffoni” giustificati verso i figli)
Il declino della famiglia coniugale: fattori: Ci si sposa sempre di meno: › precocità del primo rapporto
sessuale completo › aumento dei giovani che vanno a vivere da soli o che rimangono nella casa dei
genitori più a lungo › differimento (=ritardo) del matrimonio
Divorzio (mentre prima il matrimonio era considerato indissolubile, oggi non più): Alto numero Non
è sempre causa d’infelicità (=esso può rappresentare l’inizio di una nuova vita; infatti il tasso di
divorzi non è un indice di infelicità poiché vi sono per esempio coppie separate ma non divorziate
legalmente o coppie infelici che decidono di non divorziare) Dal divorzio come sanzione (=prima il
divorzio veniva concesso solo per giustificati motivi, come la mancata consumazione) al divorzio
come fallimento/rimedio (=fallimento della coppia) La famiglia tradizionale si comincia a sfaldare
nei ceti più alti e solo molto più avanti ciò avviene anche in quelli più bassi Semplificazione delle
procedure per il divorzio “senza colpa” (=oggi il divorzio viene concesso anche “senza colpa\motivo”
ma semplicemente per insoddisfazione della coppia)
Perché si divorzia?: con i mutamenti sociali Il matrimonio è sempre meno un accordo economico
Tensioni e vulnerabilità nel nucleo familiare Separazione tra sessualità e matrimonio Fine
dell’amore romantico Il matrimonio viene costantemente “valutato” dai componenti della coppia
sulla base della soddisfazione personale Minori pregiudizi Le donne sono sempre più indipendenti
economicamente e con ruoli diversi
Chi divorzia più di frequente? Chi si è sposato molto giovane Chi non appartiene ad alcuna
confessione religiosa (alcuni invece rimangono sposati per credenze religiose) Chi ha o ha avuto
genitori separati Chi appartiene ad un ceto alto (solo in Italia) Le coppie dove la donna lavora
(“ipotesi della casalinga”)
E perché non si divorzia? Credenze religiose Timori per le conseguenze negative sui figli Mancanza
di autonomia finanziaria
Famiglie sui generis: Famiglie monoparentali (formate da un solo genitore con figli), esse sono: › In
maggioranza donne (“madri mai sposate” che hanno figli fuori dal matrimonio) › In maggioranza
nuclei poveri › soffrono di disapprovazione sociale il fenomeno di “Padri assenti” (in passato nelle
famiglie il padre era sempre assente o per guerre o per lavoro, dato che aveva il compito di
mantenere la famiglia, oggi invece con l’aumento dei divorzi tale concetto si riferisce al fatto che i
padri in seguito ad una separazione hanno un contatto limitato con i figli) ha degli impatti sociali: ›
viene trascurata l’importanza dell’esposizione continuata a esempi di negoziazione, cooperazione e
compromesso tra adulti (i bambini con un padre assente non sono esposti a tali esempi e quindi
avranno problemi a diventare membri di un gruppo sociale) › Importanza dei diritti dei padri
divorziati al fine di mantenere rapporti con i figli › Nuova cultura della paternità (a causa dei divorzi è
cambiato il concetto stesso di paternità; in europa sono state introdotte norme legislative per
promuovere una paternità attiva) Famiglie omosessuali: › crescente interesse per esse, tanto da
passare gradualmente dalle unioni civili (=rapporti legalmente riconosciuti, ma non considerati
“matrimonio” in senso religioso, che hanno stessi diritti giuridici delle coppie sposate) al matrimonio
› Tre caratteristiche: maggiore uguaglianza tra i partner (rispetto alle coppie etero), maggiore
negoziazione interna (mentre le coppie eterosessuali nelle loro negoziazioni sono influenzate da
ruoli di genere socialmente radicati, le coppie omosessuali hanno meno aspettative su chi deve fare
cosa all’interno del rapporto), impegno (fiducia, disponibilità e responsabilità condivisa) › Il problema
dell’adozione e dell’antagonismo sociale Seconde nozze: › in termini statistici hanno meno successo
delle prime nozze (predisposizione al divorzio) › “Monogamia seriale” (= monogamia seriale, nuovo
matrimonio dopo la morte o il divorzio del partner) Famiglie ricostituite= famiglie in cui almeno uno
degli adulti ha figli nati da una relazione o matrimonio precedente: - confini incerti e ambigui, in
termini: spaziali (genitori e figli sono spesso separati), biologici, giuridici (=sono poche le norme che
regolano i rapporti giuridici tra genitori e figliastri)- L’influenza dei genitori naturali continua -
Tensioni frequenti tra i genitori naturali quando essi si risposano (devono rimanere lo stesso in
contatto per i figli) -Modelli e aspettative divergenti tra i bambini provenienti da famiglie diverse che
si ritrovano uniti→ Negoziazioni Single (=viene posta l’indipendenza al di sopra della vita familiare):
› Lo status cambia a seconda dell’età (i più giovani sono single perché non si sono mai sposati, le
persone di età media a causa di divorzi, le persone più anzione ppoichè sono vedove)
Le convivenze: Sono sempre più diffuse (prima erano considerate come qualcosa di scandaloso)
Convivenze propriamente dette: relativamente brevi, non feconde, preparano al matrimonio (fase
sperimentale prima del matrimonio) Unioni libere: durature e feconde,
alternative al matrimonio (si possono avere anche figli) Perché le convivenze e le unioni libere? Esse
si hanno quando vi sono: › ragioni di principio › la legge impedisce un nuovo matrimonio
(separazione) › ragioni economiche (per non perdere l’assegno familiare) › sperimentazione ›
esigenze delle donne più istruite e con un’attività professionale
Principali cambiamenti giuridici in Italia: L’adulterio (relazioni di persone sposate con amanti) non è
più reato (1968-1969) Il delitto d’onore (=delitto finalizzato a salvaguardare il proprio
onore\reputazione) e il matrimonio riparatore vengono aboliti (1981) I figli naturali hanno gli stessi
diritti di quelli legittimi (2012) Il divorzio da sanzione diventa rimedio (divorzio\fallimento) (2015)
Le società premoderne: Durante il tempo vi è stato il succedersi di più società: 1) società di cacciatori
e raccoglitori in cui gli individui per sopravvivere cacciavano e pescavano e che erano caratterizzate
da una limitata disuguaglianza, dato che non accumulavano nessuna ricchezza materiale aldilà dei
beni necessari alla sopravvivenza, e da valori religiosi e attività rituali. Quindi le caratteristiche erano
: ◦ Assenza di accumulazione ◦ Limitate disuguaglianze, tranne per sesso ed età ◦ Cooperazione
2)società pastorali e agricole in cui venivano allevati animali e praticata l’agricoltura, in cui grazie alla
stanzialità dovuta a quest’ultima vengono accumulati più beni materiali. Caratteristiche: ◦
Popolazione più numerosa ◦ Accumulazione ◦ Maggiore complessità 3) società tradizionali, civiltà e
imperi in cui vi è lo sviluppo delle città e si affermano disuguaglianze di ricchezza e di potere.
Caratteristiche: ◦ Grande accumulazione ◦ Sviluppo delle città ◦ Marcate disuguaglianze ◦ Autorità
politiche 4) società moderne caratterizzate dall’industrializzazione, cioè dalla nascita della
produzione meccanizzata in sostituzione degli esseri umani
che induce l’individuo a impegnarsi per il successo delle proprie iniziative economiche ( tale etica
vedeva nel successo economico un segno del favore divino)
La società moderna-Politica: Fine del feudalesimo (deboli poteri locali) Assolutismo -> Dispotismo
illuminato -> Stato moderno (Weber) L’importanza della variabile militare ◦ Innovazione ◦ Fisco
(centralizzazione e razionalizzazione) Sovranità: ◦ monopolio militare, fiscale e monetario
Legittimità: ◦ Ständestaat (ceti e corporazioni) ◦ Cittadinanza (diritti civili, politici, sociali) ◦
Separazione dei poteri ◦ Stato di diritto Il colonialismo
Approcci alla globalizzazione (David Held): Iperglobalisti: ◦ Mondo senza confini Scettici ◦
Regionalizzazione Trasformazionalisti ◦ Persistenze e trasformazioni ◦ Tendenze opposte
Definizioni: • Uno strato sociale è un insieme di individui (o famiglie) che godono della stessa
quantità di risorse (ricchezza e prestigio) o che occupano la stessa posizione nei rapporti di potere •
La stratificazione è un sistema di disuguaglianze strutturate: – Persone classificate in base a
caratteristiche – Esperienze e opportunità dipendono da tali caratteristiche – I rapporti tra le
categorie cambiano lentamente • Universalità della stratificazione (sesso, età, surplus)
Teorie della stratificazione sociale: • Teoria funzionalista (la stratificazione è giusta) – Diversa
importanza funzionale degli individui – Diverse capacità degli individui – Sacrifici per
l’addestramento professionale • Teoria del conflitto (la stratificazione è sbagliata) – Marx – Weber
• Tre dimensioni: economia (classe), prestigio e cultura (status o ceto), potere (partito) • Tre
mercati: merci, lavoro, credito • Classi possidenti e classi acquisitive • Chiusura di ceto:
commensalità, connubium, onore di ceto
Intersezioni: • Erik Olin Wright – Marx + Weber – Controllo sul processo di produzione • Investimenti
(capitale monetario) • Mezzi (terra, fabbriche, uffici) • Lavoro – Collocazioni di classe contraddittorie
→ Colletti bianchi – La maggior parte delle persone vende forza lavoro: • Rapporto con l’autorità •
Possesso di specializzazioni • Intersezionalità – Genere, sessualità, disabilità ed etnia si aggiungono
alla classe – Approcci femministi – Ricerca empirica qualitativa – Problema dell’“eccetera”
Misurare le classi: • Modelli descrittivi • Modelli teorici (relazioni tra le classi) • Sylos Labini (fonti di
reddito): – Borghesia (redditieri, dirigenti, imprenditori, liberi professionisti) – Piccola borghesia
relativamente autonoma (coldiretti, artigiani, commercianti) – Classe media impiegatizia – Classe
operaia – Sottoproletariato • Goldthorpe (Situazione di lavoro e situazione di mercato – Contratto di
lavoro e di servizio) – 11 classi sociali (classe di servizio, intermedia, operaia) – CASMIN (Oxford) vs.
CAMSIS (Cambridge)
Questioni e tendenze: • La questione della classe superiore: – Sappiamo molto sui “poveri” e poco
sui “ricchi” – Il 10% più ricco possiede l’85% della ricchezza mondiale (2007) – I ricchi non sono un
gruppo omogeneo: >Alti dirigenti > Imprenditori industriali > Capitalisti finanziari • La classe media
(che è molto eterogenea) cresce – Espansione delle burocrazie – Welfare state – Domanda crescente
di “esperti” • La classe operaia – È in netta diminuzione – Imborghesimento? • Il sottoproletariato
(underclass) – “Esclusione sociale” – Dipendenza dal Welfare → Cultura della povertà – McJobs • Ma
chi è il soggetto della classe?
Lo status sociale: • Status ascritti e status acquisiti • Squilibrio di status: aspettative vs posizioni –
Reazione intrapunitiva – Reazione extrapunitiva • Povertà – Strutturale vs. congiunturale – Povertà
assoluta e povertà relativa
Classe e stile di vita • Classe anche come cultura e consumi • Stile di vita → identità (vs. classe) •
Bourdieu: – Capitale economico – Capitale sociale – Capitale culturale (mercanti di bisogni) → Gusto
– Capitale simbolico (reputazione) • Tempo libero e consumi. Approcci: – Omologia (highbrows,
lowbrows) – Individualizzazione – Onnivorismo, univorismo
La mobilità sociale • Ogni passaggio di un individuo da uno strato, un ceto, una classe sociale ad un
altro – Orizzontale e verticale – Lungo e breve raggio – Inter e intra-generazionale – Soggettiva e
oggettiva – Individuale (assoluta e relativa) e collettiva: > La mobilità relativa (apertura o fluidità
sociale) riguarda l’influenza che ha la classe di origine di un individuo sulla possibilità di poter
accedere ad un’altra classe
Conseguenze della mobilità sociale • Sdradicamento (anomia, alti costi sociali e psicologici) –
Superconformismo (asc.) – Rifiuto (disc.) • Acculturazione (convivenza “creativa” fra vecchio e
nuovo, ridefinizioni identitarie)
Concetti fondamentali: Razza (classificazione per caratteristiche somatiche): >Le razze esistono? E
quante sono: 4, 5, 10, 30? > Teorie «scientifiche» (‘700-’800): ◼ Joseph Arthur de Gobineau
(caucasica, mongoloide, negroide) → Intelligenza (QI), moralità, forza di volontà ◼ Il Nazismo ◼
L’abbandono su base genetica del concetto di razza (Luigi Luca e Francesco CavalliSforza): deriva
genetica e selezione sessuale > Posizione della sociologia: prodotto di relazioni sociali ◼
Razzializzazione: codificata (Apartheid) e non codificata ◼ Profezia che si autoadempie Etnia : >Un
tipo di identità sociale correlato a differenze culturali (storia, religione, lingua, mode), che si “attiva”
in determinati contesti sociali (es. conflitti) ◼ Le differenze NON sono innate (es. i meridionali pigri)
◼ Strumenti di esclusione: noi/loro, connubium ◼ Non si può prescindere dal gruppo di riferimento
>Minoranze: ◼ In senso statistico / in senso sociologico ◼ Minoranza come “posizione subordinata”
(es. le donne) ◼ Varie condizioni di minoranza (pachistani, omosessuali, …) Stereotipi:
rappresentazioni rigide riguardanti un gruppo : >Possono avere un fondamento iniziale (esperienza)
> Possono essere effetto di un dislocamento → Capro espiatorio Pregiudizi: opinioni e
atteggiamenti preesistenti dei membri di un gruppo verso i membri di un altro >Non derivano
dall’esperienza >Resistono al cambiamento >Positivi/negativi Discriminazione: comportamento
effettivo di esclusione da parte dei membri di un gruppo Il razzismo: È la credenza che alcuni
individui o gruppi siano superiori ad altri sulla base di differenze razzializzate : >Etero ed auto-
razzizzazione > “Naturalizzazione” delle disuguaglianze sociali >Non è un fatto individuale, ma sociale
(razzismo istituzionale) >Razzismo culturale (non biologico) > Razzismi multipli Processi di
razzializzazione: >Etnocentrismo > Chiusura di gruppo (connubium, relazioni, separatezza)
>Allocazione differenziale delle risorse Integrazione e conflitto: Confini contesi, occupazioni,
migrazioni : Modelli di integrazione 1. Assimilazione 2. Crogiuolo (melting-pot) 3. Pluralismo: ◼
Multiculturalismo (armonia tra gruppi) (Parekh) ◼ Abbandono del “solitarismo” nella comprensione
delle persone (Sen) ◼ Tendenze e problemi: - Multiculturalismo politico (favorito dallo Stato) e
problemi - Separatismo Multiculturalismo “raffinato”: identità, diritti, doveri Le migrazioni: modelli
ed eventi Modelli: >Modello classico (le «nazioni d’immigrati») > Modello coloniale >Modello dei
lavoratori ospiti (Gastarbeiters) > Modelli illegali Due eventi importanti: il 1989 e i conflitti nella ex
Jugoslavia > Da paesi di emigrati a paesi di immigrati >Schengen (1995) >Movimenti di estrema
destra >Aumento dei controlli e… aumento dei traffici illegali Le migrazioni: teorie Push, pull,
choice Approccio sistemico micro-macro e multifattoriale Tendenze (Castels e Miller, 1993):
>Accelerazione >Diversificazione (di etnie e tipi) >Globalizzazione > Femminilizzazione Le diaspore
(Cohen, 1997): di vittime (schiavi, ebrei, armeni), di lavoratori (indiani, cinesi), di commercianti,
imperiali e culturali (popolazioni caraibiche) >Caratteristiche: trasferimento da una patria, ricordo
comune della patria, impegno, nóstos; identità etnica, solidarietà, tensione con le società ospiti,
ibridazione Migrazioni non definitive: mobilità, pluricollocazione (Urry)
Il dilemma americano (Myrdal): Incongruenza tra costituzione e società reale Profezie che si
autoadempiono Prossimità-ostilità Il melting-pot e de-segregazione Subculture e orgoglio
etnico
S05-GENERE E SESSUALITA’
Il corpo: • Metà degli anni Ottanta: è possibile un corpo pre-sociale? – Scienza e nuove tecnologie
biomediche, virtualizzazione della realtà, femminismo, movimenti LGBT, AIDS, pornografia,
invecchiamento della popolazione, doping, cultura del narcisismo → Somatic societies (Bryan
Turner) • La tematizzazione: – Costruzione sociale del corpo (la società nei corpi) – Rappresentazione
sociale del corpo (i corpi nella società) – Politiche del corpo
1. La costruzione sociale del corpo: • Piani individuali di costruzione del sé (è cambiata la libertà di
scelta e la responsabilità rispetto a pluralità di opzioni) • Affrancamento dalla biologia • I disturbi
alimentari
2. Rappresentazione sociale del corpo • Nascita, salute, riproduzione, morte • Dal corpomacchina al
corpo-testo (empowerment, enhancement, augmentation): – Body-building – Bodyart (ORLAN,
Stelarc) – Chirurgia estetica • La tecnologia: CMC (rafforzamento di stereotipi e controllo delle
impressioni), IA e VA, trans- o post-umanesimo • Il corpo nel diritto e nei diritti • Il corpo come
valore e come merce
3. Politiche del corpo • Il corpo non è solo natura, è un luogo in cui si iscrivono i rapporti di potere •
Il “corpo docile” (Foucault): – anatomo-politica (individuo) – bio-politica (specie) • Due specifiche
politiche del corpo: – Regimi disciplinari – Sessuali (medicina, pedagogia, demografia): >
Isterizzazione del corpo della donna > Pedagogizzazione del sesso del bambino > Socializzazione
delle condotte procreatrici > Psichiatrizzazione del piacere perverso • Il processo di civilizzazione
(Elias): Stato + repressione emozionale ed autocontrollo – Il corpo del Re – Il corpo può diventare
sede di lotta politica senza armi e dal basso
Uno sguardo sulle donne nella società: • Avvertimenti cristiani (I) • Avvertimenti cristiani (II) •
Rappresentazioni mediatiche
Globalizzazione e lavoro sessuale (l’industria del sesso) • Turismo sessuale – Centri di “riposo e
ricreazione” americani – Pacchetti “turistici” e profili di legalità – Aumento del fenomeno (Low cost,
Povertà nei paesi asiatici, Esigenze di emancipazione, Il mito della “ballerina”) – Il traffico di esseri
umani • Prostituzione – Definizione, Cause, Legislazione • Sex workers – Tipi (attori porno,
stripteasers, lapdancers, chat e cam) – Riabilitazione e sindacalizzazione – Ambiguità
Un’altra classificazione (Grosz, 1994): • Femminismo egualitario (che rivendica uguaglianza) – corpo
biologicamente determinato, mente sessualmente neutrale – due versioni: (1) natura superiore, (2)
rifiuto della biologia – lesbismo • Costruzionismo sociale – corpo determinato, sono le ideologie che
discriminano le donne • Differenza sessuale (molte declinazioni) – corpo come natura e cultura –
luogo di conflitti economici, politici e sociali – riconoscimento e valorizzazione delle differenze
(anche fra donne) – pratiche corporee che smascherano l’ideologia del/sul corpo (“grasso è bello”,
BDSM, female ejaculation, ecc.)
Evoluzione dei movimenti femministi • Prima ondata (fino agli anni ‘50) – Diritto di voto e pari
opportunità • Seconda ondata (Anni ‘60 e ‘70) – “Il personale è politico” – Liberazione ed
emancipazione – Lotta e movimentismo radicale – Dalla “classe” femminile alle differenze • Terza
ondata (dalla metà degli anni ’90) – Risposta a cambiamenti epocali (la globalizzazione, la fine del
socialismo reale, il multiculturalismo, i fondamentalismi, Internet e le biotecnologie) – Attivismo a
più livelli e su più temi – Definizioni identitarie mobili – Risignificazione di vecchie categorie
Queer theory • Foucault e Butler • Costruzionismo radicale • Sia il genere sia il sesso sono costruiti
da “discorsi” • Rifiuto delle categorie binarie (transgenderismo) • Identità mobili e plurali (anche
quelle omosessuali) • Analisi (e impiego) dei prodotti culturali
L’ordine di Genere (Raewyn Connell) • Due concetti: patriarcato e maschilità • Quotidiano e sociale
sono collegati • L’ordine di genere è un complesso di modelli che regolano i rapporti tra maschilità e
Femminilità: – Lavoro, Potere, Catessi (rapporti personali e sessuali) • Esiste anche un regime di
genere che riguarda ambiti specifici • Tipi ideali di Maschilità e Femminilità: – Maschilità
Identità e socializzazione
• La socializzazione è il processo attraverso il quale i nuovi nati diventano membri della società •
Non è un travaso “pulito” • Socializzazione primaria (competenze di base) • Socializzazione
secondaria (role set) • Le agenzie di socializzazione
Socializzazione primaria
Socializzazione secondaria
• Role set • Scuola: autorità, prestazione, competizione • Gruppo dei pari: – Solidarietà
(appartenenza) – Competizione (individualità) • Media: informazione, frames, modelli, valori
• Conflitti di socializzazione
La devianza
• Per devianza s’intende una qualsiasi deviazione (caratteristica, atto, comportamento) effettiva o
ritenuta tale di una persona o di un gruppo, che viola norme convenzionalmente accettate, quando
tale deviazione sia giudicata grave e meritevole di sanzione da un numero non piccolo di persone •
Le sanzioni: – Positive/negative – Formali/informali • Qual è la differenza tra devianza e criminalità?
– Sociologia della devianza vs criminologia
Studiare la devianza
• Difficile fare ricerca (le statistiche ufficiali sono inaffidabili → Dark number) – Reati non sempre
denunciati – Reati funzione del contesto storico – Chi persegue cosa? • Inchieste di vittimizzazione
• Struttura sociale e libero arbitrio • Se un fenomeno presenta delle regolarità statistiche, ci deve
essere una spiegazione esterna di tipo causale • Quattro tipi di suicidio: – Suicidio egoistico
(mancanza di integrazione) – Suicidio anomico (mancanza di regolazione) – Suicidio altruistico
(eccesso di integrazione) – Suicidio fatalistico (eccesso di regolazione) • Ci sono, tuttavia, fattori non
sociali • Il suicidio ha un’origine multifattoriale • Non sempre i suicidi vengono registrati
correttamente nelle statistiche ufficiali
1. Teorie Biologiche
Mete Mezzi Conformità + + Innovazione + Ritualismo - + Rinuncia - Ribellione (rivoluzione) -/+ -/+
5. Teoria dell’etichettamento
• La devianza come lotta politica • La nuova criminologia (Taylor et al., 1973) • Il diritto penale e la
legislazione fiscale come espressione delle classi dominanti • I crimini dei colletti bianchi • La
rappresentazione di certi tipi di criminalità sui media distrae da altre questioni (Hall et al., 1978) • Il
nuovo realismo di sinistra ha rivisto alcune posizioni della nuova criminologia – Interesse per le
vittime – Disuguaglianze e vittimazione – Polizia più democratica e “vicina” ai cittadini
• Approccio economico: costi e benefici dell’azione criminale • Costi pubblici, privati e interni •
Intenzionalità • Attività di routine
LA RICERCA QUALI-QUANTITATIVA
Capitolo 3 - IL CAMPIONAMENTO
1. DEFINIZIONE E CONCETTI BASE
Il campionamento consiste nella selezione di un certo numero di unità d'analisi (persone, famiglie,
imprese ecc), che vengono denominate casi, da una popolazione di riferimento. In genere, la
dimensione del campione (n) viene scelta in modo tale da riprodurre in piccola scala le caratteristiche
di un'intera popolazione (N), evitando il censimento che sarebbe troppo oneroso. Il campionamento
costituisce un momento cruciale nei disegni di ricerca sociale. I vantaggi sono la possibilità di fare
ricerche su grandi popolazioni, costi più bassi, e una migliore organizzazione del lavoro dei
ricercatori.
Bisogna considerare un problema importante cioè l'errore di campionamento. Un campione essendo
un modello della realtà non rispecchia esattamente la realtà, e tale errore misura appunto questa
distanza del modello dalla realtà.
Y=Y^+-E
Y è il dato reale presente nella popolazione (Ad es. Età media), Y^ è la stima campionaria (cioè l'età
media del campione), ed E è l'errore di campionamento, cioè la distanza (o scarto) da Y. Quanto più
piccolo è questo errore, tanto più le stime saranno vicine alla realtà.
Vi sono 2 tecniche di campionamento:
- Le tecniche probabilistiche, della ricerca quantitativa;
- Le tecniche non probabilistiche, della ricerca qualitativa;
2. I CAMPIONI PROBABILISTICI
Il campionamento probabilistico, messo a punto negli anni Trenta dallo statitico polacco Neyman,
deve rispettare il requisito che tutte le unità della popolazione abbiano la stessa probabilità, calcolabile
e maggiore di zero di essere incluse nel campione.
I campioni probabilistici vengono ritenuti rappresentativi della realtà, cioè che quello che possiamo
dire del campione può essere esteso all'intera popolazione di riferimento attraverso l'inferenza
statistica. I risultati della ricerca dovrebbero risultare generalizzabili. Oltre, alla rappresentività
statistica, un altro vantaggio dei campioni probabilistici è che l'errore di campionamento è calcolabile.
Il problema principale è che per poter calcolare le probabilità necessarie ad estrarre il campione,
abbiamo bisogno di una lista completa delle unità di analisi della popolazione(il cosiddetto sample
frame). Questa lista in molti casi è impossibile da ottenere come nel caso degli utenti di internet o del
numero di immigrati irregolari ecc. Vi sono diversi tipi di campioni probabilistici. I più comuni sono:
- Il campione casuale semplice;
- Il campione sistematico;
- Il campione stratificato;
- Il campionamento a stadi;
- Il campionamento a grappoli;
- Il campionamento a multifase;
- Il campionamento spaziale;
Nella maggior parte dei casi, la dimensione di un campione probabilistico è determinata dalla
formula:
dove z si riferisce al livello di fiducia delle nostre stime (in genere fissato a 1,96, un valore che
corrisponde ad un livello di fiducia del 95%), pq è la varianza (fissata al suo valore massimo possibile,
pari a 0,25), N è la dimensione della popolazione (o Universo), E è l'errore di campionamento (in
genere minore o uguale a 0,04, pari al 4%). Ad esempio stabilito un errore di campionamento del
3,5% , le mie stime avranno il 95% di probabilità di rimanere entro un errore di campionamento del
3,5%.
Esempio:
costruiamo un campione probabilistico dei residenti aventi più di 14 anni di Udine.
La popolazione complessiva è 86.655 persone. L'errore di campionamento massimo è stato del 3%.
Il risultato è 1.054,14 che si arrotonda per eccesso e quindi 1.055 interviste. Così si nota che a grandi
variazioni della popolazione non si avranno grandi variazioni del campione
probabilistico. Mentre anche a piccole variazioni dell'errore probabilistico si avranno grandi
variazioni del campione probabilistico. Le 1.055 persone verranno estratte a random dalle liste della
popolazione. Il campione stratificato consiste nel dividere il campione probabilistico (n) in
proporzione di alcune variabili note (il genere, l'età, il titolo di studio, ecc.).
Quindi, i residenti sopra i 14 anni di Udine si dividono in 40.110 uomini e 46.545 donne. Volendo
rispettare tali proporzioni i nostri intervistati saranno divisi in:
86.655 : 40.110 = 1.055 : x
X = 488 uomini
86.655 : 46.545 = 1.055 : x
X= 567 donne
Nel campione sistematico le persone vengono selezionate a caso, una ogni k unità. Questa procedura
viene utilizzata, ad esempio, negli exit poll elettorali, in cui viene chiesto di ripetere segretamente il
voto ad ogni k persona che escono dai seggi fino a raggiungere il totale previsto di n persone, calcolato
con la formula precedente.
3. I CAMPIONI NON PROBABILISTICI
I campioni non probabilistici sono fatti ad hoc, in vista di un certo obiettivo conoscitivo. Ciò vuol
dire che essi vengono costruiti seguendo un criterio che il ricercatore ritiene soddisfacente al fine di
ottenere una rappresentatività tipologica. Quest'ultima viene raggiunta quando si ha un numero
sufficiente di "esemplari"delle varie unità d'analisi, che rappresentano vari tipi ideali di oggetti o
persone. (rappresentatività tipologica un certo numero per tipo di caratteristica; rappresentatività
statistica un certo numero in proporzione rispetto alle caratteristiche).
La rappresentatività tipologica genera risultati trasferibili ma non generalizzabili.
Il problema più grosso dei campioni non probabilistici è che il ricercatore può affidarsi solo a criteri
molto vaghi per stabilire la validità: l'errore di campionamento non può essere calcolato. Esistono 4
tipi di errori non campionari: gli errori di selezione (quando la lista della popolazione non è completa);
gli errori di misurazione (per esempio per questionari fatti male); le non risposte; gli errori di
procedura (errori di codifica o di inserimento dei dati);
4. PROBLEMI E SVILUPPI RECENTI DEL CAMPIONAMENTO
Il problema più grande del campionamento rimane il concetto di rappresentatività. I campioni
probabilistici non possono garantire la rappresentatività per 4 motivi.
1. Non possiamo mai sapere se un campione è rappresentativo o meno perché il campionamento ci
serve per scoprire qualcosa di una realtà che non conosciamo.
2. Per provare la rappresentatività di un campione le stime possono essere confrontate on i dati dei
censimenti. Ma da qui nascono 2 problemi: 1 i dati del censimento potrebbero essere molto vecchi; 2
possono rappresentare un punto di riferimento solo per alcune variabili cioè quelle che ci sono in
comune con la nostra ricerca.
3. Il ricercatore dovrebbe cercare di minimizzare gli errori campionari, attraverso le procedure di
ponderazione. Tali errori sono molto difficili da controllare. Per esempio se nel campione estratto le
unità selezionate non collaborano alla richiesta questi dovranno essere sostituiti, e l'abuso di queste
pratiche determina alla fine la selezione di unità d'analisi con caratteristiche distorte. Le sostituzioni
non garantiscono più il requisito di casualità.
4. I campioni non probabilistici potrebbero essere rappresentativi per effetto del caso.
Queste sono le ragioni per cui i campioni non probabilistici sono usati sempre più speso anche in
ambito di importanti indagini campionarie.
Capitolo 4 - L'INTERVISTA
1. DEFINIZIONE
Con il termine "intervista", nella ricerca sociale, si intendono parecchi modi per raccogliere dati. Le
interviste possono essere considerate una famiglia di tecniche di rilevazione, cioè un insieme di
tecniche, che si basano sul chiedere a un certo numero di soggetti le informazioni di cui il ricercatore
ha bisogno. L'intervista si differenzia dal questionario per almeno due aspetti: l'apertura, cioè la sua
flessibilità; e la libertà della persona intervistata, di esprimersi come preferisce.
L'intervista è una tecnica, cioè una procedura che è finalizzata alla raccolta dei dati e uno strumento,
cioè generalmente un foglio di carta con domande scritte, o uno schema più flessibile da
somministrare a un certo numero di soggetti. Il numero dei soggetti da intervistare viene scelto in
sede di campionamento, che nella maggior parte dei casi è di tipo non-probabilistico.
2. TIPI DI INTERVISTA
Classificazione delle tipologie di interviste, divisa in 5 modalità:
- Il livello di standardizzazione delle domande e delle risposte;
- Il grado di direttività assegnato all'intervistatore;
- Il grado di focalizzazione sui temi trattati;
- La natura delle finalità conoscitive;
- La prospettiva paradigmatica o la teoria adottata;
Il 1° criterio di classificazione è il modo in cui sono organizzate le domande e avremo:
- L' intervista strutturata (o standardizzata - domande uguali e nello stesso ordine;
- L'intervista semi-strutturata – non c'è un ordine delle domande ma c'è una "scaletta"
- L'intervista non strutturata (o libera o in profondità) – non ci sono né domande né strutture da
seguire, ma solo il tema;
Il 2° criterio di classificazione riguarda lo stile dell'intervistatore:
- L'intervista direttiva (o guidata) – in cui l'intervistatore segue uno schema di domande ignorando le
reazioni dell'intervistato;
- L'intervista non direttiva (o libera) – in cui l'intervistatore segue uno schema ma non ignora le
reazioni o le risposte dell'intervistato;
- L'intervista semi-strutturata – in cui l'intervista si divide in una parte strutturata e uguale per tutti e
un'altra si asseconda l'intervistato;
il 3° criterio di classificazione riguarda il tipo di domande e di risposte: standardizzate o non-
standardizzate;
il 4 ° criterio riguarda la distinzione in base al numero degli intervistati:
- Interviste individuali;
- Interviste di gruppo (in gruppi naturali- famiglie, amici, scuole, palestre; o gruppi artificiali - focus
group); Un posto a parte occupano le interviste biografiche o storie di vita;
3. IL RAPPORTO TRA INTERVISTATORE E INTERVISTATO
Le interviste sono dei momenti comunicativi molto complessi. Tale complessità è data dal fatto che
l'intervistatore e l'intervistato sono estranei. Ciò vuol dire che per stabilire un patto comunicativo
devono affidarsi ai dati di contesto che caratterizzano la situazione d'intervista e tali dati non sempre
producono decodifiche corrette. La prima cosa da considerare sono le caratteristiche di sfondo
dell'intervistato e dell'intervistatore (età, cultura, condizione socio-economica). Questi fattori
influenzano i fattori psicologici di entrambi i soggetti che determinerà un atteggiamento diverso.
L'aspetto più importante è dato dalle motivazioni, una cattiva impressione dell'intervistatore
determina una bassa motivazione dell'intervistato a collaborare e quindi determina in modo negativo
l'esito dell'intervista.
4. L'INTERVISTATORE
L'intervistatore deve presentarsi all'intervistato prima dell'incontro,tramite una lettera, una telefonata,
in modo da prendere un'appuntamento. Dopo di chè l'intervistatore deve studiare bene lo strumento
da somministrare. Ovviamente dovrà curare le condizioni di sfondo, come l'abbigliamento.
L'intervista deve seguire alcune strategie:
- Deve essere assicurare la brevità del colloquio;
- Deve essere citato il committente della ricerca;
- Deve essere specificato il tema dell'intervista;
- Deve essere assicurata la scientificità della ricerca;
- Deve essere spiegato perché si è scelto di intervistare proprio quella persona;
- Deve essere garantito l'anonimato dell'intervista, a tutela della privacy;
L'intervistatore deve creare una normale conversazione, mai di giudizio. Se è previsto l'uso del
registratore, bisognerà richiederlo all'intervistato solo dopo l'inizio dell'intervista.L'intervistatore
deve essere propositivo e deve sapere ascoltare l'intervistato, piuttosto che restare aggrappato al suo
foglio di carta con lo schema delle domande. Non si deve imporre una risposta. L'intervistatore deve
prestare molta attenzione nel "probing"cioè negli interventi di chiarimento e nelle domande
suppletive, che si rendono necessarie quando l'intervistato non ha espresso una posizione univoca,
ammette di non aver capito la domanda ecc. Il probing è un segnale che c'è qualcosa che non ha
funzionato nella comunicazione tra intervistatore e intervistato e va gestito con cautela.
5. GLI STRUMENTI DI TRASCRIZIONE DELLE INTERVISTE
L'intervista può presentarsi in due forme tipiche:
- La scaletta (topic guide) o traccia di intervista: si adopera nell'intervista strutturata ed è uno schema
generale, con una lista di temi da trattare, ed alcuni sputi o piste discorsive;
Il percorso strutturato (questioning route): assomiglia ad un questionario ma ha le risposte tutte aperte;
Le interviste possono essere trascritte fedelmente ex post se sono registrate; o annotate in tempo reale
e nel corso della conversazione, oppure possono essere prodotte direttamente dall'intervistato.
6. L'ANALISI DEI DATI
Per analisi delle interviste, esistono 2 approcci:
- Etnografico o narrativo, che consente di raccontare il materiale raccolto avvalendosi dei brani
significativi e degli estratti dalle trascrizioni; L'approccio etnografico ricorre alla tecnica dello scissor
and sort (taglia e riordina). L'idea è quella di sottolineare e ricopiare i passaggi più rilevanti di ogni
trascrizione. Per far ciò ci sono diverse soluzioni: un esempio può essere l'uso di programmi per
computer di codifica e di recupero, i cosiddetti CAQDA“ Computer Assisted Qualitative Data
Analysis Software. Con questi, si creano delle rappresentazioni dei principali temi emersi nel corso
dell'intervista, collegati tra loro da relazioni logiche. Relazioni di implicazioni, di associazioni di
contraddizioni ecc...
- Quantitativo: che prevede una codifica sistematica delle trascrizioni in categorie di temi e concetti,
i quali andranno poi conteggiati e riassunti in grafici e tabelle in percentuali.
Capitolo 5 IL FOCUS GROUP
Il focus group è una tecnica di rilevazione che nasce dall'idea di studiare la nascita delle opinioni tra
persone sconosciute, i un contesto neutrale costruito ad hoc.
1. DEFINIZIONE E TIPI
Le origini nascono dall'idea di Robert Menton negli anni, che l'introdusse nel marketing con la
cosiddetta intervista focalizzata di gruppo. Il Focus Group è una tecnica che ricorre a procedure
tendenzialmente non standardizzate di rilevazione dell'informazione, basata sull'informazione, basata
su una discussione, solo apparentemente informale, tra un piccolo gruppo di persone, con la presenza
di un moderatore e di un osservatore e focalizzata su un argomento stabilito dal ricercatore. Il
moderatore ha il compito primario di gestire la discussione tra i partecipanti; l'osservatore ha il
compito di registrare, dall'esterno tutte le informazioni.
I focus group possono essere realizzati in modi diversi:
- In base alla composizione dei gruppi (omogenei o eterogenei; grandi, medi o piccoli);
- In base al grado di strutturazione (alta, media, bassa);
- In base al ruolo del moderatore (direttivo, semi direttivo, non direttivo);
In sede di pianificazione vengono decise le modalità, in funzione dell'obbiettivo conoscitivo che si è
posto la ricerca.
2. AMBITI DI APPLICAZIONE E VANTAGGI
Il focus group deve il suo successo nelle ricerche di mercato. Imprenditori, aziende, esperti di
marketing ecc. si sono accorti di quanto era utile, illuminante e conveniente veder discutere e
interagire con i consumatori dei prodotti da lanciare e promuovere sul mercato. Una seconda
applicazione è stata fatta in campo politico e nelle ricerche elettorali in Italia nel 1994.
Il FG è stato usato in vari campi: la valutazione degli enti, servizi e politiche pubbliche, soprattutto
in campo sanitario e la elaborazione di progetti e proposte in campo organizzativo.
Il FG ha dei vantaggi:
- L'economicità;
- La rapidità nell'intervistare più soggetti in poco tempo;
- La flessibilità;
- Alta intensità d'informazione;
- Alta tollerabilità da parte dei partecipanti;
3. LA PIANIFICAZIONE DEL FOCUS GROUP
Pianificare un focus group significa scegliere il numero e la composizione dei gruppi, il luogo di
svolgimento e il reclutamento dei partecipanti. I focus group variano da un minimo di 4 persone ad
un massimo di 12; di solito sono composti da 8 persone, salvo casi particolari. Il ricercatore dovrà
prevedere un numero lievemente superiore di partecipanti, per evitare che l'assenza di qualcuno
(droup-up) faccia fallire il focus group. Nel focus group il ricercatore si affida al principio di
saturazione teorica, cioè che i FG continuano fino a quando emergono altri nuovi temi, e le posizioni
assunte si cominciavano a ripetere con una certa sistematicità.
Il reclutamento comincia identificando le caratteristiche delle persone da intervistare. Tali
caratteristiche sono, in genere, le qualità o le esperienze che queste hanno in un certo campo. La via
più facile e veloce per il reclutamento è "tra i conoscenti dei miei conoscenti che non conoscono me".
La raccomandazione di un conoscente è il modo più rassicurante per i partecipanti, perché garantisce
la loro partecipazione. Un ulteriore garanzia è garantire ai partecipanti degli incentivi, dei regali, dei
gadget, gettoni premio, buoni acquisto. Quando si contattano le persone si accenna il tema. Lo scopo
del FG è quello di vedere come le opinioni si formano durante i dibattiti. I partecipanti non devono
conoscersi tra loro. I partecipanti si scelgono sulla base
delle esigenze di ricerca, seguendo i criteri di omogeneità piuttosto che di eterogeneità o
rappresentatività. Un'altra strategia che si è dimostrata molto efficace è quella di costruire dei gruppi
basata su una specie di squadra tipo (standard team): ad esempio, un politico, un educatore, uno
studente ecc. È buona norma scegliere dei posti neutrali per lo svolgimento dei FG, in cerchio per
identificare che tutti i partecipanti siano simbolicamente uguali e possono partecipare liberamente
alla discussione. Di recente, si sono cominciati a sperimentare FG telefonici o su internet, nelle chat
room: con maggiore libertà dei partecipanti, minori costi ma con lo svantaggio della scarsa
identificabilità delle persone, la perdita della comunicazione non verbale.
4. IL MODERATORE E L'OSSERVATORE '
Il compito primario del moderatore è quello di mantenere a discussione in tema, rispettare i tempi e
gestire l'interazione tra i partecipanti, in modo che tutti si possono sentire a proprio agio ed esprimere
liberamente le proprie idee e opinioni. Per far ciò il moderatore deve essere capace a comunicare,
avere conoscenza delle dinamiche di gruppo, esperienza, sensibilità, autorevolezza.
Il moderatore ha inizialmente il compito di agevolare il cosiddetto warm-up, cioè la fase di
riscaldamento prima della discussione: intrattenendo gli ospiti, spiegando il senso della riunione,
precisando i temi e rendendo note le regole di conversazione. Una volta iniziato il FG, deve essere in
grado di far partecipare tutti i partecipanti coinvolgendoli sempre nella discussione. Il moderatore
dovrà cercare di ottenere tutte le informazioni di cui ha bisogno, se necessario rimanendo un po' di
più sul tema, prima di passare al prossimo stimolo che può essere una nuova domanda, un filmato,
una prova da sostenere, ecc. Lo stile del moderatore può essere più o meno direttivo.
L'osservatore deve stare attento ai contenuti e a come essi emergono nel corso della discussione. I
suoi appunti devono contenere: dati che riguardano l'interazione non verbale; dati relazionali, cioè
quelli che riguardano chi ha parlato con chi e quanto; alcune riflessioni che emergono che possono
essere utili nella fase di analisi dei dati.
5. GLI STRUMENTI DI RILEVAZIONE
Lo strumento che viene impiegato nella raccolta dei dati è la cosiddetta traccia o guida d'intervista,
di cui si avvale il moderatore per gestire la discussione. Può essere più o meno strutturata e non
necessariamente identica in tutti i FG della stessa serie. La traccia è diversa sia dall'intervista sia dal
questionario: le domande esplicite sono poche e non hanno un ordine preciso.
Secondo Krueger si possono distinguere 5 tipi di domande:
- Le domande di apertura (che permettono la creazione del gruppo);
- Le domande d'introduzione (che portano i partecipanti a riflettere sull'oggetto della discussione);
- Le domande di transizione (per passare da un argomento ad un'altro);
- Le domande chiave (per i temi centrali del FG);
- Le domande finali (per far riflettere sugli argomenti trattati e chiudere la discussione);
Tutte le domande devono essere comprensibili e naturali. Il loro numero non può superare le 15
domande e devono coprire una discussione di almeno 2 ore. Un altro strumento fondamentale di
rilevazione è il foglio delle annotazioni (field notes) di cui si occupa l'osservatore. Egli dovrà
appuntare quanto detto nella discussione e soprattutto provvederà a registrare, in video o solo in
audio. Il foglio delle annotazioni può essere strutturato in modi diversi.
Sinickas propone di realizzare una sorta di libretto (booklet) rilegato, in cui ogni pagina corrisponde
una domanda o ad una area di analisi. Sulla pagina iniziale devono essere indicate data e ora del FG,
numero di partecipanti, e caratteristiche di essi, il nome del moderatore e dell'osservatore. Ricordando
che i partecipanti devono risultare anonimi essi saranno contraddistinti da sigle o etichette. Ogni
pagina viene suddivisa in quadranti, ad ognuno dei quali verranno associate le diverse posizioni
emerse nel corso del FG. Accanto ad ogni posizione o affermazione si potrà disporre un cerchietto
che sarà vuoto se essa avrà ottenuto pochi consensi, o pieno se ne avrà riscossi molti o all'unanimità.
Essa varia tra 0 e 1. Più grande è alfa più la scala è coerente e dunque attendibile. Se alfa è negativo
c'è qualche problema nell'orientamento delle categorie di risposta di alcuni item.
Capitolo 8 - L'ANALISI DEI DATI
Il compito principale dell'analisi dei dati è quello di trovare delle strutture dotate di senso nel materiale
raccolto. Nella ricerca sociale contemporanea, l'ausilio del PC e il ricorso a software appositamente
pensati è inevitabile. L'analisi dei dati può essere effettuata rispetto a 4 oggetti principali: i casi; le
variabili; le relazioni e le parole contenute nei testi.
c (x, y) = f (x, y)
f(x,y) è il numero delle volte in cui compaiono assieme due parole, due keyword, due temi.
f(x) ; f(y) sono la relativa frequenza complessiva in cui compare per la prima e la seconda parola,
keyword. Tutte e 3 le tipologie vengono effettuate con software quali SPSS, statistica o SAS, ma
anche con Excel.
1. Quale autore ha proposto in sociologia il concetto di immaginazione sociologica?
MILLS
La solidarieta e un elemento che tiene la societa unita impedendole di sprofondare nel caos
3. Che tipo di suicidio potrebbe essere quello commesso dagli adepti di una setta?
ALTRUISTICO
4. Seguendo lo schema di M. Burawoy, che tipo di sociologia è quella praticata dai professori
universitari di questa disciplina?
PROFESSIONALE
WALLERSTEIN \\
7. Ti trovi a un pranzo di lavoro. A un certo punto, mangiando, ti sporchi la camicia e dici: "E che
cavolo!" Cos'è successo, secondo la teoria di Goffman?
8. Come si chiama la famiglia costituita da una coppia di adulti con gli eventuali figli?
Nucleare
Schiavitu, Casta,
10. Come si chiama, per Marx, la classe alla quale appartengono gli operai?
Proletariato
11. Seguendo la classificazione di Bourdieu, che tipo di "capitale" è quello costituito dai miei contatti
sui social media (Facebook, Instagram, Twitter, YouTube, ecc.)?
Capitale sociale
Femminismo nero,radicale
identita sessuale
14. Franco fa l'operaio, ma non ha trovato lavoro in Italia. Per questa ragione, è emigrato in
Germania. Tornerà se avrà la possibilità di trovare un lavoro in Italia. Quale modello di migrazione
caratterizza l'esperienza di Franco?
Modello dei lavoratori ospiti
15. Esistono quattro teorie dei media, potresti citarne almeno una?
16. A quale sociologo classico dobbiamo il contributo più importante nello studio della burocrazia?
weber
17. In quale paradigma della ricerca sociale viene introdotta la nozione di Verstehen?
costruttivismo
KUHN
20
20. Per le risposte alla domanda di un questionario, ho scelto le seguenti categorie: "libri", "dischi",
"film", "ateo", "altro". Quale criterio ho violato?
unicita
21. Per una indagine campionaria, ho scelto un errore di campionamento pari al 5%. Sapendo che il
campione è di tipo probabilistico, ho fatto bene?
22. Come si chiamano le interviste in cui le domande sono uguali per tutti e vengono somministrate
nello stesso ordine?
STANDARDIZZATA/STRUTTURATA
23. Dovendo effettuare un focus group, di quante persone idealmente avrei bisogno?
24. Sto intervistando una persona sui suoi comportamenti d'acquisto. A un certo punto, questa
persona mi dice che ha devoluto una grossa somma di denaro in beneficenza. Cosa potrei sospettare
tra questi tre aspetti distorsivi?
desiderabilità sociale
25. Per testare l'attendibilità di una scala Likert, ho una correlazione elemento-scala relativa al
quinto item pari a 0,89. Dovrei eliminare il quinto item?
no
26. Quale misura di tendenza centrale è più adeguata per una variabile cardinale?
MEDIA
27. Per una ricerca sociologica, hai bisogno di sapere in che misura la stampa associa le parole "Lega"
e "Fascismo". Negli articoli analizzati, le due parole si presentano ASSIEME in totale 10 volte. La
parola "Lega" da sola, invece, compare 25 volte e la parola "Fascismo" 16 volte. Calcola il
coefficiente del coseno e scrivi sotto il risultato.
1/2
28. In quale tecnica di clustering si decide a priori il numero dei gruppi da costruire?
29. Osservando lo "spazio fattoriale" riportato sotto, potresti scrivere almeno una parola che riveste
una grande importanza per interpretare il testo messo in analisi?
Il prestigio di un nodo
31. La figura sotto rappresenta la tabella degli autovalori di un'analisi delle corrispondenze lessicali
(ACL). Calcola l'inerzia della matrice.
0.7