Filosofia Politica
Università degli Studi di Pavia
30 pag.
Lezione 1
Che cos’è la filosofia? E’ una disciplina che non si occupa di un ambito specifico,
ma dei presupposti. Senza i presupposti non riusciamo a fare nulla: diamo per
presupposti dei significati che ci aiutano a dialogare, e il filosofo mette in discussione
proprio questi. Isaiah Berlin ha fatto una distinzione tra domande scientifiche e
domande filosofiche: una domanda filosofica è una domanda dove i termini che
vengono utilizzati non sono chiari e universalmente accettati, e dove non esiste un
metodo chiaro e accettato per arrivare alla risposta. Berlin fa degli esempi di
domande filosofiche: com’è iniziato il mondo? Cos’è successo ancora prima? La
mente è distinta dal corpo? Sono la stessa persona che ero ieri? Che cos’è la
giustizia? La moralità è assoluta e oggettiva?
Quando un concetto è filosofico o scientifico? Spazio o sostanza sembrano essere
concetti scientifici, ma il filosofo può problematizzarli. Che cos’è lo spazio? Che
cos’è la sostanza? Il fisico dà per presupposto il tempo, ma c’è chi dice che non
esiste. Anche nel caso opposto: giustizia, bontà o immortalità possono essere
oggetto di un’indagine empirica. Lo scienziato propone una definizione descrittiva di
un termine, come, ad esempio, democrazia, mentre il filosofo lo problematizza: come
la si giustifica? Vuol dire che tutti possiamo votare? I Paesi dell’Est, prima del 1989,
si chiamavano democratici, ma lo erano veramente?
La filosofia è l’attività di problematizzare i concetti e di mettere in questione i
presupposti dei discorsi. La filosofia politica è l’attività di problematizzare i concetti
adoperati nella descrizione o valutazione dei fenomeni politici.
Ma che cos’è la politica? La politica è un’attività che consiste nella ricerca di
conformità garantita. Essa, quindi, ha a che fare con dei rapporti di potere e con
l’esercizio del potere. Conformità garantita significa che è generalizzata nello spazio
e stabile nel tempo. Facciamo qualche esempio di domande descrittive di filosofia
politica: che cos’è uno Stato politico? Che cos’è un’azione collettia? Lo Stato è un
agente morale? Esempi di domande normative: è giusto che esista lo Stato? Quali
diritti hanno gli individui contro lo Stato? Lo Stato dovrebbe correggere le
ineguaglianze economiche? Le risposte a queste domande non sono mere
preferenze personali, ma richiedono giustificazioni e argomentazioni.
Qual è la differenza tra filosofia politica e filosofia morale? In filosofia politica
abbiamo a che fare con l’esercizio del potere anche coercitivo; in filosofia politica si
ha a che fare con il comportamento di istituzioni pubbliche. Una domanda di etica
normativa potrebbe essere: è giusto che Rossi esprima sentimenti razzisti? Una
domanda di filosofia politica potrebbe essere: è giusto che lo Stato proibisca a
Rossi di esprimere sentimenti razzisti, e di punirlo se li fa?
L’utilitarismo prescrive di massimizzare il benessere, inteso come soddisfazione
delle preferenze, non per se stessi, ma per tutti. Essa è una teoria aggregativa: si
guarda alla somma dei benefici e dei costi, perseguendo l’efficienza in senso
Nell’800 troviamo un esempio di scelta morale controversa su cui c’è stata molta
polemica. In questo episodio 4 persone sono state assunte per portare uno yacht
dall’Inghilterra all’Australia. Partiti da Southampton, arrivati in Africa una tempesta ha
danneggiato la barca in modo irreparabile, ma loro sono riusciti a salvarsi. Con
pochissimo cibo e senza acqua sono andati avanti per settimane. Dopo più di un
mese stavano malissimo: il più giovane aveva bevuto acqua di mare, mentre gli altri
due avevano pensato di uccidere uno di loro per mangiarne il corpo. Alla fine Dudely
e Stephens, vedendo che il ragazzo stava morendo, decidono di ucciderlo, e così
sono riusciti a sopravvivere fino a che una barca tedesca li ha salvati e portati al
porto più vicino. Arrivati dalle autorità inglesi hanno raccontato tutto, pensando che
L’utilitarismo è una teoria monista, perché c’è un unico principio e un unico bene,
cioè la felicità. Di conseguenza, l’utilitarista è un materialista che non guarda a teorie
metafisiche, che rifiuta la religione e la tradizione.
Nel caso dei dilemmi morali il pluralista ha più possibilità di scelta: mi prendo cura
di mia madre malata o parto per la guerra? Qualunque cosa faccio sentirò
rammarico. L’utilitarista, invece, non avrà questo problema: basterà fare un calcolo
per capire cosa è meglio fare. Se andare in guerra è la scelta migliore non sentirà
rammarico per aver abbandonato la madre malata; l’utilitarista fa un calcolo freddo e
razionale, senza tener conto delle emozioni, che pur giocano un ruolo fondamentale
nelle nostre scelte. “Massimizzare senza rammarico”.
Oltre a questo, la teoria utilitarista è conseguenzialista, nel senso che guarda solo
al futuro, agli effetti delle azioni o delle politiche. Esempio: il signor Rossi spara al
signor Bianchi; dopo qualche giorno Bianchi muore. Il conseguenzialista non tiene
conto solo di questo fatto, ma anche degli effetti delle azioni sui desideri degli altri
(come vendicare Bianchi). Di contro, un deontologo, che guarda alle regole e ai
diritti, guarderà alle azioni delle persone, e non alle conseguenza. Per lui uccidere
Bianchi è sbagliato in sé, indipendentemente dagli effetti che produrrà.
Il pensiero utilitarista, però, può scadere in contraddizioni: pensiamo ad un ragazzo
che taglia il prato a un signore, e chiede 100 euro per il lavoro svolto. Il signore si
mette a pensare a cosa fare con quei soldi: li do al ragazzo, o li do a Medici Senza
Frontiere. Cosa massimizza l’utilità? Il signore sceglie di darli a MSF (secondo la
Vediamo oggi degli esempi filosofici costruiti artificialmente per vedere alcuni tipi di
scelte etiche. In questi esempi cercheremo le ragioni delle nostre credenze.
Il primo esempio è quello del trapianto: una persona sana arriva a trovare un
amico. Il medico si accorge che uccidendolo ne salverebbe cinque con i suoi organi.
È giusto ucciderlo per salvare gli altri cinque? L’utilitarista direbbe che cinque vite è
meglio di una. Anche se però il bene è cinque volte quanto una vita, ciò non
giustifica l’uccisione. Se al posto che cinque fossero dieci o cento? C’è una soglia in
cui comincia a diventare accettabile violare i diritti per salvare delle vite? Se la
persona in questione è un senzatetto senza nessuno, venuto lì solo per stare al
caldo, lo uccidiamo? Se la persona non è innocente, ma uno pericoloso?
Il secondo esempio è quello dell’incidente: sei persone vengono portate in
ospedale, una è più grave delle altre. Nel tempo a disposizione si possono salvare o
i casi meno gravi, o l’unico grave. Chi scegli? Perché ora va bene e prima no
salvarne cinque al posto di uno? Perché qui tutti stavano comunque morendo,
mentre nel primo esempio uno stava bene. Perché il diritto negativo soverchia
spesso il diritto positivo in alcuni casi? Se io violo un diritto negativo la persona
muore; se violo il diritto positivo c’è sempre la possibilità che la persona viva
comunque.
Il terzo esempio è quello famosissimo del tram. La maggior parte delle persone
ucciderebbe una persona e salverebbe le cinque. Però allora perché nel primo
esempio non si ucciderebbe la persona sana per salvare le altre cinque? Nel primo
caso è incidentale, mentre qui c’è un senso più specifico. Sono messo in quella
situazione. Ma anche il medico: siamo condannati alla scelta. Nel caso del trapianto
c’è un medico e noi abbiamo delle aspettative, mentre qui ci si ritrova per caso, e
quindi è permesso massimizzare il numero di vite salvate.
Immaginate che invece di una leve c’è un ponte. Tu sei sul ponte, potresti buttarti e
sacrificarti, ma sei troppo piccolo. Sul ponte c’è una persona grande che potresti
spingere per bloccare il tram. Va bene questo?
Ci sono delle teorie che pongono dei vincoli alla massimizzazione del bene. Prima di
vedere queste teorie guardiamone una pura dei diritti, che è quella di Nozick, che si
concentrano sui diritti intesi di proprietà, e quindi di diritti negativi.
Il libertarismo è una teoria politica fondata sui diritti di proprietà, il mercato, lo Stato
di diritto; in generale si parla di Stato minimo. Alcuni libertari sono anarchici, e
La teoria della giustizia di Nozick è una teoria deontologica, che definisce il giusto
indipendentemente dal bene. L’opposto sarebbe una teoria teleologica. Rawls
definisce una teoria teleologica una teoria che prima va a vedere che cosa è il bene,
e poi definisce il giusto. Il deontologo fa il contrario, ma come si fa? Nel caso del
trapianto è ingiusto uccidere in qualsiasi caso; il giusto è un vincolo, mette dei
paletti. Una volta soddisfatto quel vincolo si può perseguire la propria concezione del
bene. proprio perché ognuno ha una sua concezione del bene devono esserci dei
paletti che non vadano a toccare i diritti di proprietà degli altri.
Si tratta inoltre di una teoria anti-conseguenzialista. Non tutte le teorie
deontologiche sono anti-conseguenzialiste. Nozick non guarda alle conseguenze per
capire se un’azione è giusta o no. Si guarda soltanto all’azione, e si cerca di capire
se l’azione è giusto o meno in sé. A proposito Rawls sostiene che questo
ragionamento è assurdo se uno ragionasse come un anti-conseguenzialista puro,
perché prevede che non puoi uccidere una persona per salvare l’umanità intera. Per
Rawls il Governo deve tenere conto del conseguenzialismo, rispettando dei criteri
deontologici; per Nozick no.
La teoria di Nozick è discontinuista: i principi dello Stato includono solo quelli di
giustizia. Sia gli individui sia lo Stato devono rispettare i diritti, ma la moralità
individuale va ben oltre. Lo Stato deve solo fare il giusto, mentre gli individui hanno
obblighi morali che vanno oltre. E’ dovere del ricco donare ai poveri? Può essere. Lo
Stato può imporre al ricco di donare ai poveri? Questo per Nozick non è accettabile.
La giustizia consiste nel rispettare i titoli delle persone; i titoli sono dei vincoli
collaterali al perseguimento del bene. Tu persegui il tuo bene, però ci sono dei paletti
da non oltrepassare. Si tratta di vincoli assoluti, ed entro questi diritti le persone sono
libere di agire come vogliono. I vincoli sono dei perimetri che proteggono le persone
dall’aggressione o dall’interferenza paternalistica. La realizzazione normativa di
questi vincoli si ottiene in un sistema di diritti di proprietà.
Perché i titoli rilevanti sono diritti di proprietà? Perché la proprietà riempie lo spazio
dei diritti relativi alla propria persona e agli oggetti esterni. Nozick afferma questo per
Vediamo prima il fondamento intuitivo ai principi egualitari per poi guardare la teoria
di John Rawls. Pensiamo all’ineguaglianza economica: qui abbiamo una base
intuitiva per pensare che ci sia qualcosa di sbagliato. In un articolo del 1971, uscito
lo stesso anno della Teoria della giustizia di Rawls, rappresenta l’ineguaglianza dei
redditi in GB. Immaginiamo che le persone facciano una sfilata in ordine di reddito,
prima i più poveri e i più ricchi, e ipotizziamo che le persone siano alte a seconda del
proprio reddito. La persona con il reddito medio ha la mia altezza, e li vedrò negli
occhi. Queste persone passeranno nel giro di un’ora. Nei primi secondi passano
persone molto basse; dopo 10 minuti ci sono persone alte un metro, alte come circa
un metro. Dopo 15 minuti sono alte 1 metro e 20. Dopo mezz’ora arriverà la persona
col reddito medio o no? Solo dopo 45 minuti passano persone alte come me, le
persone di classe media. Negli ultimi 6 minuti passano persone molto alte, alte 3
metri e mezzo, poi 6 metri, 7, 8 e 9 metri e poi 10, 20 metri. Il Principe Filippo è alto
60 metri, il cantante Tom Jones 2km.
Questa sfilata dei redditi mostra che la disuguaglianza è un fenomeno
impressionante, e da oggi essa è aumentata ulteriormente. A livello globale il 97%
appartiene al 30% più ricco.
Risposte libertarie? Nozick direbbe che questa è solo una foto isolata nel tempo,
mentre bisognerebbe vedere il filmato, perché magari quella disuguaglianza può
essere avvenuta attraverso modalità giuste, oppure per furto, per fortuna, per lavoro
e investimento. Molte persone anti-egualitarie sostengono che solo chi è in basso si
lamenta dei ricchi, in quanto invidioso, e questo atteggiamento esprime solamente
una posizione relativa. Ma vale almeno l’eguaglianza di punti di partenza, cioè di
opportunità? Per Nozick non dobbiamo pensare la vita come una gara e fare
confronti. Egli ritiene che l’ineguaglianza crea invidia, ma dobbiamo accettarlo. La
nostra autostima dipende proprio dalle nostre differenze con gli altri. La nostra fonte
di stima dipende proprio da ciò in cui siamo diseguali.
Per gli egualitari questo ragionamento è inadeguato: non possiamo rimuovere l’idea
che ci sia qualcosa di sbagliato nella sfilata dei redditi. La teoria di Nozick non va
Rawls sostiene che ci sono due principi di giustizia. Il primo riguarda la libertà,
dove abbiamo in mente dei diritti costituzionali garantiti, mentre il secondo riguarda
l’eguaglianza economica e sociale. Questi principi si possono giustificare
intuitivamente o attraverso una giustificazione contrattualista.
Per Rawls ogni persona ha eguale diritto alla più estesa libertà fondamentale,
compatibilmente con una simile libertà per gli altri. Questo è il principio di eguale
libertà. Queste libertà sono quelle di parola, di associazione, di pensiero e via
dicendo. Questo principio permette a ciascuno di perseguire la propria concezione
Per Rawls, i principi di giustizia che devono regolare la società vanno approvati
tramite l’applicazione di una procedura equa, che è quella di scegliere i principi che
regolano la struttura di base della società senza conoscere le proprie caratteristiche
arbitrarie e conoscendo i fatti generali riguardo le società. Le caratteristiche arbitrarie
da escludere sono quelle individuali, quali il genere, la razza, la religione, le idee
politiche, i piani di vita, il background famigliare, le capacità produttive, le abilità e le
proprietà. Invece, i fatti generali sulla società che è necessario conoscere sono il
Il consenso sul solito esempio morale della leva non mostra particolare interesse
nei confronti della distinzione tra connazionali e stranieri. Il legame di connazionalità
può giustificare una parzialità? Nel caso di una scelta tra 1 vittima e 1 vittima, e non
in un rapporto di 1 a 5? Chi ha intenzione di tipo sufficientista può voler dare più
risorse ai propri connazionali che non agli stranieri.
Egualitarismo della sorte: un individuo può essere svantaggiato economicamente
per sfortuna bruta, per cui nessun agente è responsabile, sfortuna opzionale dovute
a scelte proprie e sfortuna opzionale dovuta a scelte altrui.
Il principio è che bisogna neutralizzare gli effetti della sfortuna bruta, far pagare ai
responsabili i costi delle ingiustizie che hanno fatto subire agli altri, e laddove non lo
farà farlo ricadere sulla collettività, e lasciare a sé chi sbaglia per scelte proprie.
Perché questa teoria è diversa dal sufficientismo? Perché il sufficientismo non
permette che nessuno cada sotto la soglia di sufficienza, anche se dovuto a scelte
della persona; è più esigente dell’egualitarismo. L’egualitarismo della sorte è stato
accusato di essere libertario, perché le persone devono sostenere i costi delle
proprie scelte, ma in particolare si parla di egualitarismo di sinistra: le persone
dispongono dalla nascita di uno stock standard di risorse, e ognuno è responsabile
di come ne dispone.
Mentre all’interno della società ci sono misure di enforcement, cioè di rispetto dei
principi, a livello internazionale non c’è. Se alcuni Stati non rispettano i propri doveri,
cosa dobbiamo fare? Ma anche a livello domestico, cosa succede se un individuo
non rispetta il principio di giustizia? Riguardo alla CO2 dobbiamo chiarire se ci
interessa quanto uno Stato produce, o quante emissioni pro capite hanno.
Presentiamo il caso che dovrebbe far luce sulla giustizia internazionale: come
distribuire i vaccini per il Covid? [SLIDE]
Vediamo alcuni principi secondo i quali possiamo attuare questa distribuzione.
Articolo di Gosserie. Egli procede per ipotesi astratte per avvicinarle al reale. Egli
parte da diverse ipotesi, per vagliare 4 possibili approcci: patriarcale,
contrattualista, sufficientista e neutralista. L’autore aveva poi introdotto l’ipotesi
che le persone vivono un numero diverso di anni. Cosa possiamo dire riguardo ai
trasferimenti discendenti in questo caso? Avere una vita lunga è un vantaggio
significativo rispetto ad averne una corta. Possibilità d’intervento: aumentare aliquota
previdenziale; aumento periodo di contribuzione; ridurre benefici per anziani.
Dobbiamo essere cauti nell’applicare le prime due soluzioni perché ci saranno molti
individui che pagano molto di più di quello che ricevereranno.
L’ultima soluzione ci permette di esprimere un dilemma: se prendiamo sul serio
l’egualitarismo delle vite intere e eterogeneità della longevità, non possiamo
concentrare troppo sulle persone produttive giovani il costo dell’alta longevità; l’altro
lemma dice che se prendiamo sul serio la necessità di garantire una vita
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