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1° LEZIONE

ricerca sulla psicoterapia


Oltre alla ricerca condotta sui gruppi, si è sviluppata la ricerca sul caso singolo. Si è sviluppata sia
ricerca quantitativa che qualitativa la quale si focalizza sull'esperienza umana soggettiva, sulle
modalità di vivere, sentire, significare, e affrontare il mondo. Sono stati dunque elaborati dei metodi
di ricerca misti che mirano all'integrazione di metodi quantitativi e qualitativi.

riflessioni filosofiche ed epistemologiche


bisogna capire il ruolo di terapeuta-scienziato e fornire una cornice per affrontare in modo critico i
temi della ricerca in psicoterapia e, più in generale, i temi delle teorie psicologiche che sottendono
la ricerca e la pratica clinica.

Paradigmi di ricerca (esaminati dal punto di vista ontologico, epistemologico, assiologico, retorico,
e metodologico).
- positivista: c'è un'unica realtà, vera, scopribile, identificabile e misurabile (realismo
ingenuo). ricercatori e partecipanti alla ricerca sono considerati indipendenti (dualismo); il
ricercatore con procedure rigorose e standardizzate può studiare i partecipanti senza
distorsioni (oggettivismo); i valori e le preferenze del ricercatore non influenzano la ricerca.
non c'è posto per i valori nella ricerca scientifica. i risultati della ricerca sono presentati con
linguaggio oggettivo e distaccato; il ricercatore mantiene un ruolo emotivamente neutro. i
ricercatori cercano di aderire in modo stretto alle procedure scientifiche; cercano di seguire i
metodi e gli obiettivi delle "scienze esigenti" (fisica, chimica, matematica); mirano a veri
esperimenti piuttosto che a studi correlazionali, raramente usano i quasi-esperimenti.
- post-positivista: c'è un'unica realtà, vera, ma è accessibile e misurabile solo in modo
imperfetto (realismo critico). vengono adottati un dualismo e un oggettivismo modificati; il
ricercatore può influire su ciò che studia, ma cerca di perseguire l'oggettività e
l'indipendenza. come per i positivisti, non c'è posto per i valori nella ricerca scientifica. in
modo simile ai positivisti, i risultati della ricerca sono presentati con linguaggio oggettivo e
distaccato; il ricercatore mantiene un ruolo emotivamente neutro. analogamente ai
positivisti, i ricercatori cercano di aderire in modo stretto alle procedure scientifiche;
cercano di seguire i metodi e gli obiettivi delle "scienze esigenti" (fisica, chimica,
matematica); mirano a veri esperimenti piuttosto che a studi correlazionali, raramente usano
i quasi-esperimenti.
- costruttivista interpretativo: esistono realtà multiple co-costruite (relativismo) piuttosto
che una sola realtà, vera. La realtà è soggettiva ed è influenzata dall'interazione tra individuo
e ricercatore. la realtà è una costruzione sociale; l'interazione tra il ricercatore e il
partecipante alla ricerca è fondamentale per catturare e descrivere l'esperienza vissuta. i
valori e l'esperienza di vita del ricercatore non possono essere separati dall'attività di ricerca;
il ricercatore dovrebbe descrivere e mettere tra parentesi i suoi valori senza eliminarli. il
risultato della ricerca è riportato in prima persona e spesso in modo personalizzato; viene
discusso anche l'impatto emotivo e intellettuale che la ricerca ha sul ricercatore. sono usati
spesso piani di ricerca in contesti naturali; studi intensivi di natura qualitativa; interviste
faccia a faccia con i partecipanti e osservazioni condivise.
- critico ideologico: la realtà è modulata dai valori etnici, culturali, sociali, politici e di
genere, soprattutto nei termini di relazioni di potere che sono costituite storicamente e
socialmente. il processo di ricerca è mediato dai valori ancor più che nella visione
costruttivista. i valori sono importanti e ci si aspetta che influenzino il processo della ricerca;
ci si occupa delle disuguaglianze nella gestione del potere e un obiettivo importante è far
prendere coscienza ai partecipanti della necessità di emanciparsi dalle oppressioni. il
risultato della ricerca è riportato in prima persona e viene discusso anche l'impatto emotivo e
intellettuale che la ricerca ha sul ricercatore; i risultati si usano per interventi di pressione
sociale e politica volti a migliorare la vita dei partecipanti. il ricercatore si immerge nel
contesto di vita dei partecipanti; piani di osservazione naturali; ricerca qualitativa; interviste
con i partecipanti.

Problemi nella ricerca con soggetti umani


La ricerca fatta sotto l'egida del naturalismo e dell'oggettivismo cari al positivismo è incapace di
vedere che la logica del metodo scientifico favorisce alcuni modi di fare psicoterapia. Sono favorite
le terapie empiricamente validate (EVT), che sono prevalentemente cognitivo-comportamentali, e
funzionano soltanto in casi molto selezionati e con pazienti molto selezionati. In realtà
l'oggettivismo presuppone a priori che gli assunti del metodo siano validi e cerca e trova verifica in
quell'ambito ristretto che conferma gli assunti. i paradigmi costruttivista e critico ideologico,
considerano realtà e sostengono valori diversi, e non sono accettati dalla tradizione positivista sulla
base di opinioni, e non di un confronto empirico. Paradossalmente gli "scienziati" non vogliono
guardare nel cannocchiale di Galileo se è puntato su un oggetto che scelgono a priori di non
considerare. D'altra parte gli "eretici", che reclamano la necessità di considerare realtà escluse e
negate, rischiano di cadere nel soggettivismo solipsistico se si sottraggono ad ogni forma di verifica
empirica, e invece di guardare attraverso le lenti del cannocchiale per ampliare gli orizzonti, nelle
lenti ci si specchiano soltanto.

Il problema delle definizioni operative


Dando un peso marcato all'oggettivismo e agli assunti materialistici ciò che conta è la materia, che
di per sé non include i costrutti non tangibili. Essi sono inseriti nel metodo scientifico attraverso
definizioni operative, che traducono i costrutti astratti (ad es. l'amore) in esperienze sensoriali (ad
es. gli abbracci) che possono essere conosciute (empirismo) e rese materiali (materialismo).
L'influsso del materialismo ha spinto verso la biologicizazione riduzionistica della psicoterapia.
Molta ricerca si è orientata verso modelli tipici delle scienze naturali.
i dati operativi osservati non hanno una relazione necessaria con il fenomeno a cui vengono riferiti:
si tratta solo di ipotesi. Ci possono essere abbracci senza amore e amore senza abbracci. Spesso si
ricorre ad operazionalizzazioni in termini biochimici, con l'assunto implicito che la base biologica
sia la causa della manifestazione cognitiva o comportamentale, e la definizione operativa viene
confusa con l'identificazione (es. si afferma che la depressione è un alterazione di un mediatore
chimico).

Il problema dei soggetti umani: sono agenti intenzionali


l'essere umano è capace di trascendere il fisico e lo psichico, grazie ai suoi aspetti spirituali
(Frankl) logoterapia = ripensamento del senso (del significato) e dei valori, la riflessione sulla
libertà, sulla responsabilità, il poter essere. Occorre dunque ampliare gli orizzonti nell'attività di
ricerca e di formazione con agenti umani tenendo conto degli aspetti fisici (metodo scientifico offre
ricchi strumenti di intervento), psicologici (metodo scientifico dà un contributo grazie alle
definizioni operative tanto più queste si avvicinano a rappresentare bene la condizione umana) e
spirituali (occorrono mezzi di ricerca che riescano a cogliere la condizione di libertà e responsabilità
dell’uomo, per cui il metodo scientifico ha bisogno di arricchimenti che superano orizzonti
tradizionali, bisogna analizzare spazio di vita, significati oggettivi, capacità di trascendenza)
ricerca qualitativa:

Riguarda l'esperienza umana vissuta. Scopo è descrivere e chiarire l'esperienza soggettiva.


prevalgono i paradigmi costruttivista e critico ideologico. Spesso sono usate le tecniche
dell'intervista e si analizzano le narrazioni alla ricerca dei significati soggettivi. implica una
costruzione sociale delle conoscenze attraverso la collaborazione e riflettono sugli assunti e sui
metodi sia propri che di altri gruppi di ricercatori. Da questo si è riusciti a creare metodi di ricerca
misti che tengono conto sia della ricerca quantitativa che di quella qualitativa. occorre adottare una
prospettiva dialettica in cui poter utilizzare alternativamente sia i paradigmi positivista e post-
positivista, sia quelli costruttivisti e critico ideologici. Vengono presi in considerazione sia dati
oggettivi che soggettivi, sia quantitativi che qualitativi. Ci sono alcuni passi essenziali:
1. individuare scopo ricerca
2. specificare quesiti ricerca
3. decidere quali dati occorre acquisire
a. scegliere ed esplicitare orientamento teorico
b. scegliere procedure per raccolta info
c. scegliere procedure per integrare diversi tipi di osservazioni

Il modello CQR (Consensual Quality Research)


mette insieme gli aspetti fondamentali della ricerca qualitativa. si compone di diverse parti:
a. domande aperte semi strutturate (raccolta dati e esame approfondito esperienze individuali)
b. la presenza di più giudici durante il processo di analisi (prospettive multiple)
c. consenso tra i diversi giudici (sul significato dei dati)
d. almeno un referente esterno che verifichi il lavoro del gruppo dei giudici (ridurre effetti
giudizio interno di gruppo)
e. analisi dati in ambiti stabiliti consensualmente attraverso interviste (idee centrali piano
descrittivo basso livello di astrazione, spostandosi poi ad un livello più alto con analisi
incrociate per stabilire categorie che raccolgano idee centrali).
I dati sono espressi preferibilmente in parole piuttosto che con numeri.
- Ontologia= costruttivista. a. Le persone costruiscono le loro realtà e si concepiscono realtà
sociali multiple, ma viene tenuto conto anche di elementi condivisi dai partecipanti.
- Epistemologia= costruttivista con elementi di post-positivismo. ricercatore e il partecipante
si influenzano a vicenda.
- Assiologia= costruttivismo e il post-positivismo. I valori e le distorsioni inevitabili del
ricercatore sono discussi e possono essere tenuti sotto controllo.
- Retorica= post-positivismo (dati presentati in terza persona e ci si attiene più ai dati che alle
interpretazioni). Si fanno anche tentativi di generalizzazione alla popolazione.
- Metodologia= costruttivista (si fa leva sui processi interattivi nella raccolta dei dati e
l'interpretazione si basa sul consenso) dati quantitativi e qualitativi sono messi a confronto
per verificare convalidazioni reciproche.

Diversi approcci nella ricerca sul caso singolo


tre modelli che sono semplici ed attuabili da ogni terapeuta nel corso della sua normale attività
clinica. si prestano ad essere utilizzati anche in ricerche sui gruppi (es casi seguiti centri clinici) n
quanto le terapie sono condotte secondo metodologie relativamente standardizzate.
1. Piani quasi sperimentali: studiare il caso singolo soddisfacendo almeno in parte i requisiti
degli esperimenti controllati. fare ricerca semplicemente aggiungendo alla sua attività
abituale: a) misurazioni sistematiche ripetute; b) specificazioni dei trattamenti; c)
riconoscimento delle strategie di analisi che già usa; d) utilizzo deliberato di alcuni elementi
dei piani di analisi per migliorare le decisioni cliniche. Elementi essenziali della procedura
sono: 1) Creazione della linea di base (fase A) con misurazioni comportamentali o
valutazioni anche tramite questionari. 2) Cambiamento delle condizioni (=trattamento; fase
B). 3) Ritiro (sospensione) del trattamento (fase A) per rilevare la relazione causa-effetto tra
trattamento e risultato.
2. Studi qualitativi/quantitativi sul processo: studiare il processo di cambiamento,
avvicinandosi a ciò che il terapeuta e il cliente fanno effettivamente in terapia per coglierne
le relazioni con il risultato finale. Si focalizzano sulle configurazioni di comportamento del
terapeuta e del cliente durante la seduta, utilizzando sia misurazioni obiettive, sia
autovalutazioni fatte dal cliente e dal terapeuta. Sono stati sviluppati numerosi metodi di
misurazione e valutazione, che spesso richiedono un certo periodo di addestramento (es.
processi di codifica delle interazioni tra terapeuta e cliente con l'ASCI SASB della
Benjamin, o codifica delle narrazioni con il CCRT di Luborsky).

3. Approccio ermeneutico al caso singolo: scopo è comprendere il comportamento di una


persona specifica nel suo contesto naturale, nel contesto della sua storia di vita, e nel
contesto della sua autocomprensione. inizia con una comprensione preliminare (provvisoria)
del fenomeno da studiare. Man mano che il lavoro interpretativo procede analizzando i
rapporti del tutto con le parti e delle parti con il tutto, l'interpretazione viene riformulata. I
risultati non sono standardizzati e verificabili e tuttavia sono verosimili e utili. Il terapeuta
interpreta la relazione come "relazione di lavoro" e si aspetta che il cliente collabori alle
procedure previste dall’approccio terapeutico. Il cliente interpreta la relazione come
"relazione di aiuto" e si aspetta che il terapeuta agisca per alleviare il suo disagio.

Prima effettiva lezione

prossimi 3 incontri tutti sulla teoria (28, 4, 11 novembre) , poi lavoro sui gruppi (ai fini della
valutazione l’incontro del 18 o 25 si potrebbe fare un’ora di verifica 17 punti dei contenuti teorici,
no esonero) 2 lavori di progettazione, 1 in gruppo (5 pt.) e 1 individuale (10 punti). Elaborato finale
scritto che verrà presentato orale (esame finale).

Filone: benessere infanzia; Promozione benessere/competenze adolescenza; sfera competenze


genitoriali (dal momento dell’attesa/gravidanza, fino a figli che escono di casa) sulla base delle
varie fasi di sviluppo; mondo del lavoro (promozione benessere, salute, sicurezza ecc.)
aziendale/scolastico/sportivo (ambito organizzazioni).

Presentazione su promozione benessere infanzia il giorno 16 dicembre. Lavoro di gruppo (dani e


gio) max 30 minuti (10 a persona) e confronto finale.

Progettazione processo attuato in continuazione nella vita, non solo nell’ambito professionale, ma
anche processo mentale che utilizziamo in tanti contesti. Molte scelte e molte azioni (piani)
riflettono un progetto (consapevole o non) e ciò ci accompagna fin dall’infanzia (es. giochi).
Organizzare (definire-realizzare-analisi feedback e valutazione) cena, tutte le fasi (motivazioni,
bisogni, attivazione, stile, budget, tempo, aspettative degli altri, decisione finale). Valutazione di
rischi e imprevisti.
Analisi dei processi= dinamiche relazionali, dei sistemi/gruppi/aziende, della richiesta/domanda,
cogliere le incongruenze a livello non verbale e associarle alle richieste verbali. Non basta il lavoro
tecnico ma serve anche processo (motivazioni, ostacoli ecc.).
Progettazione molto strutturata (organizzazione di tutti i dettagli)
2° LEZIONE

Progettazione nel sociale.


- Focalizzazione dell’unità didattica: Progettazione “micro”, intesa come quella
progettazione che si realizza all’interno dei servizi e tra i servizi e che si differenzia da
quella “macro” svolta dalle regioni dai ministeri e dai governi (programmazione). L’intero
“processo di progettazione” non si limita alla produzione di un elaborato cartaceo ma
dall’ideazione alla verifica. Implica l’intervento su una situazione per modificarla. Esso
parte da intuizioni e ipotesi spesso nate in modo scomposto e non lineare. Tali intuizioni e
ipotesi vengono sistematizzate e ordinate e si dà alle azioni che si intendono perseguire una
forma comunicabile. La progettazione nel sociale ha subito negli ultimi 30 anni un notevole
incremento a seguito:
 della necessità di produrre servizi innovativi e maggiormente rispondenti ai bisogni degli
utenti clienti;
 della necessità di evitare gli sprechi del lavoro per funzioni;
 della necessità di sviluppare un lavoro di rete tra i servizi;
 dell’uso prevalente della presentazione di progetti per l’accesso ai finanziamenti pubblici;

il settore sociale presenta alcune caratteristiche che conferiscono al processo di progettazione delle
caratteristiche peculiari.
1. si producono servizi alle persone che si connotano come interventi di aiuto, perché l’operatore è
un elemento importante della progettazione in quanto individuo e per la relazione che instaura; gli
interventi nel sociale non possono essere rigidamente standardizzati e prescrivere procedure rigide,
perché il lavoro con le persone richiede flessibilità e capacità di modificarsi a seconda dei contesti e
delle situazioni, in quanto ogni persona è diversa e va accolta e capita.
2. Alta presenza di personale professionale o semi professionale che progetta all’interno di equipe
di lavoro; il progetto e il lavoro sul singolo caso diventa spesso il punto di partenza per avviare altri
tipi di progetto all’interno della comunità.
3. Sono presenti forti valenze affettive, valoriali ed etiche connaturate al lavoro da non trascurare,
proprio perché ci sono in gioco tante persone. Da una parte è una risorsa, in quanto è una leva
motivazionale; dall’altra si può creare un senso di onnipotenza, tendere verso mete ambiziose, fare
delle ipervalutazioni degli scopi e una sottovalutazione delle strategie, delle competenze tecniche e
dei momenti di verifica.
4. Quasi sempre i progetti richiedono l’interazione di più organizzazioni. Infatti i progetti nel
sociale vengono, quasi sempre, realizzati grazie all’intesa tra enti pubblici e privati. Questo richiede
lo sviluppo di un dialogo tra organizzazioni che hanno spesso culture diverse.
5. C’è una forte dipendenza dai finanziamenti pubblici (va detto che però spesso vengono presentati
progetti per i quali non si possiede il know-how necessario)in quanto l’ente che eroga il
finanziamento esercita (solo) un controllo amministrativo sul progetto; spesso le logiche
burocratiche e quelle dei progetti non corrispondono.
6. La complessità dei fenomeni oggetto di intervento (es. dispersione scolastica, disabilità,
tossicodipendenza, prostituzione, ecc.) implica che non ci sono interventi standardizzati e che non ci
sono risposte univoche.

- approcci alla progettazione nel sociale


1. Approccio sinottico razionale: Rimanda ad una causalità di tipo lineare, presentando il
massimo della pre-strutturazione e il frequente ricorso a programmi molto strutturati.
 l’ambiente resta fisso nel corso della procedura applicata;
 il problema non ha margini di ambiguità ed è compreso a priori;
 gli obiettivi sono chiari fin dall’inizio e non sono ridiscussi durante la progettazione;
 il risultato è previsto a priori;
 chi elabora il progetto lavora da solo senza partecipazione dei destinatari/collaboratori;
 non c’è alcuna considerazione degli effetti imprevisti (comprese le risorse impreviste);
 quello che viene valutato è il livello di produttività

2. Approccio concertativo o partecipato: Si muove da una critica all’approccio sinottico


razionale e alla sua tendenza ad avere una prospettiva di tipo univoco alla progettazione. Ha
alla base l’idea secondo la quale ciò che definiamo reale è un’interpretazione della realtà,
una lettura (ottica) soggettiva della stessa, così come viene percepita dall’utente.
 il problema e l’ambiente non sono dati a priori come fatti oggettivi ma sono considerati
come aspetti che vanno analizzati nell’insieme;
 esistono sempre più letture dei bisogni e dei problemi e la lettura del bisogno deve essere
condivisa con i destinatari, rispetto allo stesso problema due persone possono avere una
lettura diversa;
 è di fondamentale importanza il processo di interazione tra i diversi attori coinvolti;
 il confronto, la negoziazione, la concertazione sono rilevanti in ogni tappa del processo;
 viene dato rilievo alla promozione dell’empowerment (senso di potere dei destinatari del
progetto).

3. Approccio euristico: implica una pre-strutturazione minima (si punta al massimo


sull’empowerment). Infatti non esistono obiettivi predeterminati dai progettisti, ma un
processo condiviso di ricerca partecipata attraverso cui si definiranno, con i soggetti
destinatari, obiettivi e interventi mirati. L’enfasi è su come si realizzano le cose piuttosto che
sul risultato. L’elaborazione progettuale rappresenta una delle ultime tappe del processo.
Assumono rilevanza l’analisi - condivisa con i destinatari - del problema, del contesto, della
comunità e la presenza di ricerche basate sulla metodologia della ricerca-azione.
Il sapere non è calato dall’alto ma sempre co-costruito e i destinatari diventano esperti al
pari dei ricercatori
3° LEZIONE

- Tappe del progetto sociale.


1. ideazione: È una tappa sempre connessa alle precedenti esperienze e ai processi di lavoro
realizzati dalle persone sia singolarmente che in gruppi. Non esiste un’idea avulsa dal contesto,
dalle relazioni e dalle azioni. Questa tappa può essere caratterizzata da un insight creativo, creando
combinazioni nuove tra elementi precedentemente noti, ipotizzando nuove connessioni tra cose e
persone, trasformando in risorse potenziali cose non percepite sino ad allora come tali. Solitamente
un progetto nasce per dare risposta a dei problemi sociali, ma le motivazioni legate ad un progetto
nel sociale sono sempre più complesse. Il problema a cui dover dare risposta potrebbe essere il
senso di inadeguatezza e impotenza degli operatori, il desiderio di uscire fuori dalla routine,
l’utilizzo di fondi residui, la visibilità politica, la necessità di creare occupazione per sé e per gli
altri. È necessario, pertanto, giungere ad una chiara definizione del problema, che, in fase di
attivazione, potrà connotarsi come costruzione sociale di un problema. Si prende coscienza di un
problema, su cui vogliamo produrre un cambiamento, se è un intervento promozionale andiamo
anche ad identificare le risorse. Analisi contenuti e processi. A livello operativo si fa analisi della
motivazione o della domanda (la differenza tra le due risiede nel fatto che c’è una diversa nascita
nella spinta, qualcuno mi chiede qualcosa o sono io che voglio intervenire e sviluppo un’idea).
Ciononostante anche quando la richiesta esterna io devo valutare la mia motivazione.
 Nell’analisi delle motivazioni si va ad esplorare: cosa possiamo offrire, da quali competenze
partiamo, se siamo in grado di operare, quanto mi tocca a livello personale, perché ho questa spinta
a lavorare in questo ambito (attenzione a quel che è di personale se è un irrisolto). Quanto di mio ci
può essere e quanto può essere vantaggioso (magari vengo da quel tipo di esperienza) e
svantaggioso (se difficoltà non è stata risolta). Cosa mi aspetto, può includere sia il risultato ma
anche delle sfumature più personali (mi posso aspettare una certa soddisfazione per certi risultati).
La voglia di mettersi in gioco, sperimentarsi, farsi conoscere.
 Nell’analisi della domanda non mi soffermo su di me ma mi concentro sulla richiesta (da non
confondersi con l’analisi del problema, che riguarda il considerare tutte le variabili in gioco). Si
valutano le aspettative e le richieste di chi pone il problema. Esploriamo una serie di aspetti che
vanno al di là della richiesta formale/informale, si allarga l’esplorazione e si analizza ciò che è
legato al contenuto e alla relazione: Da parte di chi è posta la richiesta di intervento e con quali
modalità? (scuola, ASL, società sportive, comune, associazione, carceri- piano organizzativo;
genitori, insegnanti ecc. singolo; in modo formale/informale; si valuta urgenza della richiesta).
Quali eventi hanno suscitato la richiesta di intervento E perché proprio ora (cambiamenti, eventi,
dati). Quale interpretazione si dà degli eventi (problemi, nessi e cause, i contorni, l'interpretazione è
omogenea e condivisa=approccio sinottico). Quali immagini e quali attese/aspettative dell’altro.
Quali precedenti relazioni tra chi pone la richiesta e chi l'accoglie. Cosa esprime in termini di
contenuto e di relazione (c'è congruenza) e quali finalità si propone il committente. Cosa non si dice
(i sottesi, quello che non si può dire, quello che non si vuole affrontare, le omissioni, non da far
emergere in modo interrogatorio, ma cercando di cogliere le sfumature), Cosa ci dice il contesto.
Cosa significa la richiesta per chi la riceve (come viene accolta, sentimenti ed emozioni, modelli
interpretativi e schemi di riferimento, rapporto con i propri valori e convinzioni, cogliere risonanza
interiore rispetto ad una disponibilità riferita alla richiesta, riguarda sia l’organizzazione, sia piccolo
gruppo sia singolo individuo).

2. attivazione: creare relazioni, reti, anche con altri servizi (sul territorio, più c’è possibilità di
creare reti, più si crea intervento multidisciplinare che meglio coglie il problema). Individuare e
attivare possibili risorse (personali, professionali, abbiamo il consenso, avere appoggio al progetto,
legittimità, visibilità). Definire il tipo di approccio, data la situazione del problema e definite le
risorse vorrei utilizzare una certa strategia, capire quale. Infine bisogna sviluppare una costruzione
del problema e farne l’analisi (una volta fatta scriviamo la stesura).
3. stesura: - definizione e analisi del problema (Su quale problema si intende intervenire; Qual è
la definizione del problema (creare degli automatismi) c'è o no condivisione rispetto alla
definizione; In che modo si manifesta il problema (quali sono gli elementi utili per capire la
situazione); Quali sono le cause (risposta può venire dalla letteratura o se sto interagendo con il
beneficiario/committente noi chiediamo la lettura del problema e come la sta interpretando la
causa), di che natura sono, c'è condivisione o meno rispetto alle cause identificate; Per chi e perché
è rilevante quel problema (emerge quando abbiamo la triangolazione, non è detto che la valutazione
della percezione del problema sia la stessa), le persone che sono coinvolte dal problema lo
percepiscono come tale e desiderano un cambiamento; Perché si ritiene importante intervenire su
quel problema; Quali altri problemi genera a sua volta; Chi (servizi, gruppi, operatori) si sta già
occupando di quel problema o se ne è occupato in passato (a livello sociale, a livello individuale
possiamo comunque porre la domanda riferita all’individuo, hai già cercato soluzioni, com’è andata
ecc.).
- identificazione degli obiettivi formulata in modo pertinente coerente e specifico e soprattutto
realizzabile (problema più ricorrente è che non poniamo attenzione agli obiettivi, spesso più il fare
predomina, non avendo chiaro l’obiettivo, o definiamo alcuni troppo grandiosi o irraggiungibili). Il
fallimento nel raggiungere l’obiettivo crea scompensazione e aumenta l’area del problema. Per
essere ben definito un obiettivo deve essere collegato alla definizione del problema, manca
corrispondenza sennò. Gli obiettivi possono riguardare le caratteristiche dei singoli individui
(competenze, atteggiamenti, comportamenti, stati affettivi, livello di soddisfazione, variabili bio-
fisiologiche, disponibilità dei beni materiali); I rapporti tra due o più persone o fra due o più sistemi;
Le caratteristiche (struttura, funzionamento, cultura, clima) di servizi, gruppi, organizzazioni.
La rappresentazione gerarchica dei diversi livelli di obiettivi prevede:
- Lo scopo generale: espressa in una frase, di solito è uno (diverso dalla finalità) e va espresso
in termini positivi, formulato in modo abbastanza ampio e vago (es. migliorare il benessere del
bambino nei primi mesi di vita, diminuire il disagio giovanili, abbassare ansia d’esame)
- sottobiettivi: essi sono ancora abbastanza ampi ma già delimitano e definiscono meglio gli
scopi che s’intende raggiungere; definisce l’area
- Obiettivi specifici: indicano con chiarezza i cambiamenti o risultati attesi. Da ogni
sottobiettivo possono discendere uno o più obiettivi specifici. È importante avere a fianco anche un
indicatore: è la misura dell’obiettivo, quindi per esempio per l’ansia d’esame, promuovere strategie
di coping, promuovere l’autostima ecc. Per ciascun obiettivo specifico che poi si riconduce ad una
variabile, io stabilisco un indicatore (es. Test, scala sull’Autoefficacia), e quindi uno strumento che
sia un test, un questionario, un’intervista e così via cha da una misura di quella variabile (la
variabile stabilita nell’obiettivo specifico concorre a dare impatto all’obiettivo generale)
- beneficiari dell’intervento con popolazione bersaglio si intende su quale popolazione sono attesi
i cambiamenti desiderati. È importante conoscere le principali caratteristiche socio-demografiche, i
valori, le credenze, le abitudini, la cultura. Verificare se, quanto e in che modo i beneficiari
percepiscono il problema sul quale si vuole intervenire e se ritengono desiderabile o meno il
cambiamento cui mira l’intervento; Quante sono le persone che potrebbero usufruire
dell’intervento. La popolazione bersaglio può essere coinvolta direttamente dall’intervento o può
essere condotta indirettamente rivolgendo direttamente le attività a figure che regolarmente hanno a
che fare con la popolazione bersaglio (genitori, insegnanti). Il contatto con la popolazione bersaglio
può essere effettuato in diversi modi: Le attività finalizzate al cambiamento coincidono con il
contatto; La popolazione bersaglio si trova in una situazione di limitata libertà di scelta rispetto alla
partecipazione (es. scuole), un contatto preliminare potrebbe essere utile per conoscere il livello di
base; Il progetto viene realizzato all’interno di un servizio già esistente e rientra modificandolo nella
normale prassi di erogazione del servizio a persone che potrebbero non aver mai frequentato il
servizio per altri motivi; L’intervento non viene realizzato in un servizio già esistente ma questo
nasce insieme al progetto, oppure il progetto è frutto di una collaborazione fra varie strutture, non
identificandosi con nessuna di esse.
- definire il modello di intervento e attività che verranno svolte; Modello di intervento:
metodologia, approccio, non modello teorico.
Attività: azioni concrete che vado a realizzare in linea con quell’approccio (non definisco un
modello cognitivo comportamentale e poi faccio attività gestaltiche).
Un modello d’intervento presuppone la formulazione delle ipotesi (2 tipi: causali e d’intervento)
sulle quali possano basarsi le azioni. Tali ipotesi possono basarsi su studi sperimentali, su teorie di
tipo clinico, sui risultati conseguiti da altri progetti, sull’esperienza di altri. Nel modello
d’intervento bisogna specificare le ipotesi causali e le ipotesi di intervento. Attenzione a non
confondersi.
- Le ipotesi causali (sulla causa, ricollegate all’analisi del problema, sia cause percepite che
studiate) riguardano le ipotesi sull’influenza di uno o più processi o determinanti sul
comportamento o la condizione che il progetto cerca di modificare.
- Un’ipotesi di intervento (cosa può esser fatto, lettura delle cause e tener conto degli
obiettivi) è un’affermazione che specifica la relazione tra un progetto, quello che verrà fatto e il
processo che l’ipotesi causale identifica associato al comportamento che si vuole cambiare.
La progettazione operativa:
Le attività di avvio (di selezione, formazione del personale, acquisizione di beni e strumenti
necessari.
Le attività di contatto della popolazione target;
Le attività strettamente connesse al cambiamento, relative alle modalità di intervento;
Le attività connesse alla valutazione dell'intervento durante la sua implementazione;
Le attività connesse alla valutazione dell'efficacia;
Le attività di collegamento con eventuali altri servizi;
Le attività di coordinamento generale dell'intervento
4 tipi di attività
1. Attività primarie, il risultato contribuisce direttamente ad erogare i prodotti e i servizi previsti;
2. Attività secondarie che sono a supporto delle attività primarie;
3. Attività obbligatorie, che si devono svolgere in quanto previste da diversi livelli normativi;
4. Attività discrezionali, che sono svolte in base a valutazioni soggettive fatte dai responsabili di
progetto (es. valutazioni in itinere).

[La stesura del budget]


Budget: un programma di gestione che si compone di più documenti.
Alcune voci di spesa:
- Spese per il personale
- Spese per attrezzature
- Spese per immobili e infrastrutture
- Spese di viaggio e soggiorno
- Spese generali
- Altre categorie di spese (ricerche, pubblicazioni, seminari)

- valutazione;
- mezzi, risorse.

4. realizzazione:
5. verifica/valutazione:
4° LEZIONE

La valutazione di un progetto di intervento.


Può essere realizzata secondo 2 approcci:
- Realista (si fonda sul presupposto che esistono situazioni oggettive, indipendenti dai
presupposti delle persone che osservano e dal contesto specifico, che determinano modalità
di realizzazione e risultati degli interventi sociali. Questo approccio si fonda sugli stessi
presupposti sui quali si basa il metodo logico-razionale alla progettazione).
- Costruttivista (si fonda sugli stessi fondamenti dell'approccio concertativo alla
progettazione. Secondo questo approccio non esistono condizioni di oggettività in termini
assoluti, indipendenti dall'osservatore. Ogni osservatore si porrà in atteggiamento valutativo
rispetto a quel determinato intervento guidato dai propri presupposti cognitivi e quindi la
valutazione non può essere considerata asettica e neutrale).

Norme etiche, i fondamentali principi etici.


- principio di autonomia: ha come presupposto l’autodeterminazione, quindi afferma il
diritto per ogni persona di decidere per sé stessa (consenso informato).
- principio di non maleficità: afferma l’obbligo di evitare di fare del male e ciò che potrebbe
causare sofferenza fisica o psicologia.
- principio di beneficità: si riferisce al dovere di operare il bene e richiama l’impegno morale
di ogni operatore a realizzare il massimo bene delle persone a lui affidate.
- principio di giustizia/rispetto: presuppone che ogni persona deve essere trattata in modo
giusto, senza discriminazioni.
- principio di veridicità: il dovere di dire la verità e non mentire o ingannare la persona
assistita o i familiari. Sincerità anche nella comunicazione tra i componenti dell’equipe
socio-sanitaria.
- il principio di fedeltà/integrità/coerenza: obbligo di rimanere fedele ai propri incarichi,
per es. la riservatezza ed il segreto professionale, il mantenere le promesse ecc.…
- l’impegno tecnico-operativo/professionalità: pone in luce l’importanza di una solida
formazione e di un costante aggiornamento.

La valutazione nelle varie tappe.


1. nell’ideazione: i giudizi si basano su dei criteri (rilevanza; opportunità; novità; fattibilità;
interesse; convenienza).
2. nell’attivazione: i giudizi riguardano determinati aspetti (la quantità e qualità dei contatti attivati;
la rilevanza percepita del problema; la condivisione rispetto al problema; la quantità e qualità delle
informazioni raccolte; la possibilità di attivare risorse per realizzare il progetto).
3. nella progettazione: i giudizi riguardano determinati aspetti (rilevanzaattinenza del progetto a
problematiche rilevanti; adeguatezza della formulazioneobiettivi chiari, realistici, attività
specificate, valutazione; congruenza internatra le varie parti del progetto e tra lo stesso e le
risorse attivabili; sforzorisorse impegnate).
4. nella realizzazione/implementazione: attenzione rivolta alla raccolta di informazioni descrittive
(capire chi aderisce al progetto, cosa viene realizzato, da chi e in quali tempi, le risorse impiegate il
monitoraggio) e ai processi messi in atto (ostacoli, fattori facilitanti, cambiamenti in corso,
valutazione di processo).
5. nella verifica: valutazione di esiti o risultati stimati sulla base di alcuni criteri
(efficaciaraggiungimento obiettivi; impattotutti i cambiamenti indotti dal progetto; la
rilevanzacapacità di incidere su problemi rilevanti; efficienzarapporto tra costi e ricavi; la
produttivitàrapporto tra risorse impegnate e risultati ottenuti; la trasferibilità e riproducibilità del
modellobuone prassi e soluzioni organizzative attivate dal progetto).
Tipologie di ricerca.
- Sperimentali (manipoliamo una variabile per verificare l’altra).
- Quasi esperimenti (campione già schedato non randomizzato).
- Correlazionali (fotografia, non c’è intervento non so le causa ma all’aumentare di una
variabile aumenta l’altra).
- Statistiche (indagini per ricavare dati).
- Osservazioni naturalistiche (care index).
- Azione (ricerca unita all’intervento con la partecipazione attiva dei beneficiari).

Validità della ricerca.


- Interna: si valuta il nesso causale tra due variabili escludendo l’effetto di altre variabili
(storia, maturazione, selezione, strumentazione, prova, selezione….).
- Esterna: si valuta la possibilità di generalizzare i risultati alla popolazione più ampia in
tempi e situazioni diverse.

Caratteristiche degli indicatori (strumenti che danno possibilità di verificare cambiamenti).


Pertinenza: misura una caratteristica fondamentale del fenomeno preso in esame.
Rilevanza: quella caratteristica è importante;
Specificità: quella caratteristica è specifica.
Sensibilità: è in grado di cogliere le differenze di livello e intensità della caratteristica misurata.
Validità: validità di costrutto.
Attendibilità: si riferisce alla precisione e alla ripetibilità della misurazione.
Fattibilità: possibilità di utilizzo in base a tempo, risorse e competenze.

Modalità di rilevazione degli indicatori d’efficacia (modalità più utilizzate ambito psicosociale)
Statistiche prodotte da Istituti, Enti;
Registrazioni delle attività del servizio e del progetto;
Osservazione diretta;
Interviste individuali;
Questionari;
Test e scale di valutazione;

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