Paradigmi di ricerca (esaminati dal punto di vista ontologico, epistemologico, assiologico, retorico,
e metodologico).
- positivista: c'è un'unica realtà, vera, scopribile, identificabile e misurabile (realismo
ingenuo). ricercatori e partecipanti alla ricerca sono considerati indipendenti (dualismo); il
ricercatore con procedure rigorose e standardizzate può studiare i partecipanti senza
distorsioni (oggettivismo); i valori e le preferenze del ricercatore non influenzano la ricerca.
non c'è posto per i valori nella ricerca scientifica. i risultati della ricerca sono presentati con
linguaggio oggettivo e distaccato; il ricercatore mantiene un ruolo emotivamente neutro. i
ricercatori cercano di aderire in modo stretto alle procedure scientifiche; cercano di seguire i
metodi e gli obiettivi delle "scienze esigenti" (fisica, chimica, matematica); mirano a veri
esperimenti piuttosto che a studi correlazionali, raramente usano i quasi-esperimenti.
- post-positivista: c'è un'unica realtà, vera, ma è accessibile e misurabile solo in modo
imperfetto (realismo critico). vengono adottati un dualismo e un oggettivismo modificati; il
ricercatore può influire su ciò che studia, ma cerca di perseguire l'oggettività e
l'indipendenza. come per i positivisti, non c'è posto per i valori nella ricerca scientifica. in
modo simile ai positivisti, i risultati della ricerca sono presentati con linguaggio oggettivo e
distaccato; il ricercatore mantiene un ruolo emotivamente neutro. analogamente ai
positivisti, i ricercatori cercano di aderire in modo stretto alle procedure scientifiche;
cercano di seguire i metodi e gli obiettivi delle "scienze esigenti" (fisica, chimica,
matematica); mirano a veri esperimenti piuttosto che a studi correlazionali, raramente usano
i quasi-esperimenti.
- costruttivista interpretativo: esistono realtà multiple co-costruite (relativismo) piuttosto
che una sola realtà, vera. La realtà è soggettiva ed è influenzata dall'interazione tra individuo
e ricercatore. la realtà è una costruzione sociale; l'interazione tra il ricercatore e il
partecipante alla ricerca è fondamentale per catturare e descrivere l'esperienza vissuta. i
valori e l'esperienza di vita del ricercatore non possono essere separati dall'attività di ricerca;
il ricercatore dovrebbe descrivere e mettere tra parentesi i suoi valori senza eliminarli. il
risultato della ricerca è riportato in prima persona e spesso in modo personalizzato; viene
discusso anche l'impatto emotivo e intellettuale che la ricerca ha sul ricercatore. sono usati
spesso piani di ricerca in contesti naturali; studi intensivi di natura qualitativa; interviste
faccia a faccia con i partecipanti e osservazioni condivise.
- critico ideologico: la realtà è modulata dai valori etnici, culturali, sociali, politici e di
genere, soprattutto nei termini di relazioni di potere che sono costituite storicamente e
socialmente. il processo di ricerca è mediato dai valori ancor più che nella visione
costruttivista. i valori sono importanti e ci si aspetta che influenzino il processo della ricerca;
ci si occupa delle disuguaglianze nella gestione del potere e un obiettivo importante è far
prendere coscienza ai partecipanti della necessità di emanciparsi dalle oppressioni. il
risultato della ricerca è riportato in prima persona e viene discusso anche l'impatto emotivo e
intellettuale che la ricerca ha sul ricercatore; i risultati si usano per interventi di pressione
sociale e politica volti a migliorare la vita dei partecipanti. il ricercatore si immerge nel
contesto di vita dei partecipanti; piani di osservazione naturali; ricerca qualitativa; interviste
con i partecipanti.
prossimi 3 incontri tutti sulla teoria (28, 4, 11 novembre) , poi lavoro sui gruppi (ai fini della
valutazione l’incontro del 18 o 25 si potrebbe fare un’ora di verifica 17 punti dei contenuti teorici,
no esonero) 2 lavori di progettazione, 1 in gruppo (5 pt.) e 1 individuale (10 punti). Elaborato finale
scritto che verrà presentato orale (esame finale).
Progettazione processo attuato in continuazione nella vita, non solo nell’ambito professionale, ma
anche processo mentale che utilizziamo in tanti contesti. Molte scelte e molte azioni (piani)
riflettono un progetto (consapevole o non) e ciò ci accompagna fin dall’infanzia (es. giochi).
Organizzare (definire-realizzare-analisi feedback e valutazione) cena, tutte le fasi (motivazioni,
bisogni, attivazione, stile, budget, tempo, aspettative degli altri, decisione finale). Valutazione di
rischi e imprevisti.
Analisi dei processi= dinamiche relazionali, dei sistemi/gruppi/aziende, della richiesta/domanda,
cogliere le incongruenze a livello non verbale e associarle alle richieste verbali. Non basta il lavoro
tecnico ma serve anche processo (motivazioni, ostacoli ecc.).
Progettazione molto strutturata (organizzazione di tutti i dettagli)
2° LEZIONE
il settore sociale presenta alcune caratteristiche che conferiscono al processo di progettazione delle
caratteristiche peculiari.
1. si producono servizi alle persone che si connotano come interventi di aiuto, perché l’operatore è
un elemento importante della progettazione in quanto individuo e per la relazione che instaura; gli
interventi nel sociale non possono essere rigidamente standardizzati e prescrivere procedure rigide,
perché il lavoro con le persone richiede flessibilità e capacità di modificarsi a seconda dei contesti e
delle situazioni, in quanto ogni persona è diversa e va accolta e capita.
2. Alta presenza di personale professionale o semi professionale che progetta all’interno di equipe
di lavoro; il progetto e il lavoro sul singolo caso diventa spesso il punto di partenza per avviare altri
tipi di progetto all’interno della comunità.
3. Sono presenti forti valenze affettive, valoriali ed etiche connaturate al lavoro da non trascurare,
proprio perché ci sono in gioco tante persone. Da una parte è una risorsa, in quanto è una leva
motivazionale; dall’altra si può creare un senso di onnipotenza, tendere verso mete ambiziose, fare
delle ipervalutazioni degli scopi e una sottovalutazione delle strategie, delle competenze tecniche e
dei momenti di verifica.
4. Quasi sempre i progetti richiedono l’interazione di più organizzazioni. Infatti i progetti nel
sociale vengono, quasi sempre, realizzati grazie all’intesa tra enti pubblici e privati. Questo richiede
lo sviluppo di un dialogo tra organizzazioni che hanno spesso culture diverse.
5. C’è una forte dipendenza dai finanziamenti pubblici (va detto che però spesso vengono presentati
progetti per i quali non si possiede il know-how necessario)in quanto l’ente che eroga il
finanziamento esercita (solo) un controllo amministrativo sul progetto; spesso le logiche
burocratiche e quelle dei progetti non corrispondono.
6. La complessità dei fenomeni oggetto di intervento (es. dispersione scolastica, disabilità,
tossicodipendenza, prostituzione, ecc.) implica che non ci sono interventi standardizzati e che non ci
sono risposte univoche.
2. attivazione: creare relazioni, reti, anche con altri servizi (sul territorio, più c’è possibilità di
creare reti, più si crea intervento multidisciplinare che meglio coglie il problema). Individuare e
attivare possibili risorse (personali, professionali, abbiamo il consenso, avere appoggio al progetto,
legittimità, visibilità). Definire il tipo di approccio, data la situazione del problema e definite le
risorse vorrei utilizzare una certa strategia, capire quale. Infine bisogna sviluppare una costruzione
del problema e farne l’analisi (una volta fatta scriviamo la stesura).
3. stesura: - definizione e analisi del problema (Su quale problema si intende intervenire; Qual è
la definizione del problema (creare degli automatismi) c'è o no condivisione rispetto alla
definizione; In che modo si manifesta il problema (quali sono gli elementi utili per capire la
situazione); Quali sono le cause (risposta può venire dalla letteratura o se sto interagendo con il
beneficiario/committente noi chiediamo la lettura del problema e come la sta interpretando la
causa), di che natura sono, c'è condivisione o meno rispetto alle cause identificate; Per chi e perché
è rilevante quel problema (emerge quando abbiamo la triangolazione, non è detto che la valutazione
della percezione del problema sia la stessa), le persone che sono coinvolte dal problema lo
percepiscono come tale e desiderano un cambiamento; Perché si ritiene importante intervenire su
quel problema; Quali altri problemi genera a sua volta; Chi (servizi, gruppi, operatori) si sta già
occupando di quel problema o se ne è occupato in passato (a livello sociale, a livello individuale
possiamo comunque porre la domanda riferita all’individuo, hai già cercato soluzioni, com’è andata
ecc.).
- identificazione degli obiettivi formulata in modo pertinente coerente e specifico e soprattutto
realizzabile (problema più ricorrente è che non poniamo attenzione agli obiettivi, spesso più il fare
predomina, non avendo chiaro l’obiettivo, o definiamo alcuni troppo grandiosi o irraggiungibili). Il
fallimento nel raggiungere l’obiettivo crea scompensazione e aumenta l’area del problema. Per
essere ben definito un obiettivo deve essere collegato alla definizione del problema, manca
corrispondenza sennò. Gli obiettivi possono riguardare le caratteristiche dei singoli individui
(competenze, atteggiamenti, comportamenti, stati affettivi, livello di soddisfazione, variabili bio-
fisiologiche, disponibilità dei beni materiali); I rapporti tra due o più persone o fra due o più sistemi;
Le caratteristiche (struttura, funzionamento, cultura, clima) di servizi, gruppi, organizzazioni.
La rappresentazione gerarchica dei diversi livelli di obiettivi prevede:
- Lo scopo generale: espressa in una frase, di solito è uno (diverso dalla finalità) e va espresso
in termini positivi, formulato in modo abbastanza ampio e vago (es. migliorare il benessere del
bambino nei primi mesi di vita, diminuire il disagio giovanili, abbassare ansia d’esame)
- sottobiettivi: essi sono ancora abbastanza ampi ma già delimitano e definiscono meglio gli
scopi che s’intende raggiungere; definisce l’area
- Obiettivi specifici: indicano con chiarezza i cambiamenti o risultati attesi. Da ogni
sottobiettivo possono discendere uno o più obiettivi specifici. È importante avere a fianco anche un
indicatore: è la misura dell’obiettivo, quindi per esempio per l’ansia d’esame, promuovere strategie
di coping, promuovere l’autostima ecc. Per ciascun obiettivo specifico che poi si riconduce ad una
variabile, io stabilisco un indicatore (es. Test, scala sull’Autoefficacia), e quindi uno strumento che
sia un test, un questionario, un’intervista e così via cha da una misura di quella variabile (la
variabile stabilita nell’obiettivo specifico concorre a dare impatto all’obiettivo generale)
- beneficiari dell’intervento con popolazione bersaglio si intende su quale popolazione sono attesi
i cambiamenti desiderati. È importante conoscere le principali caratteristiche socio-demografiche, i
valori, le credenze, le abitudini, la cultura. Verificare se, quanto e in che modo i beneficiari
percepiscono il problema sul quale si vuole intervenire e se ritengono desiderabile o meno il
cambiamento cui mira l’intervento; Quante sono le persone che potrebbero usufruire
dell’intervento. La popolazione bersaglio può essere coinvolta direttamente dall’intervento o può
essere condotta indirettamente rivolgendo direttamente le attività a figure che regolarmente hanno a
che fare con la popolazione bersaglio (genitori, insegnanti). Il contatto con la popolazione bersaglio
può essere effettuato in diversi modi: Le attività finalizzate al cambiamento coincidono con il
contatto; La popolazione bersaglio si trova in una situazione di limitata libertà di scelta rispetto alla
partecipazione (es. scuole), un contatto preliminare potrebbe essere utile per conoscere il livello di
base; Il progetto viene realizzato all’interno di un servizio già esistente e rientra modificandolo nella
normale prassi di erogazione del servizio a persone che potrebbero non aver mai frequentato il
servizio per altri motivi; L’intervento non viene realizzato in un servizio già esistente ma questo
nasce insieme al progetto, oppure il progetto è frutto di una collaborazione fra varie strutture, non
identificandosi con nessuna di esse.
- definire il modello di intervento e attività che verranno svolte; Modello di intervento:
metodologia, approccio, non modello teorico.
Attività: azioni concrete che vado a realizzare in linea con quell’approccio (non definisco un
modello cognitivo comportamentale e poi faccio attività gestaltiche).
Un modello d’intervento presuppone la formulazione delle ipotesi (2 tipi: causali e d’intervento)
sulle quali possano basarsi le azioni. Tali ipotesi possono basarsi su studi sperimentali, su teorie di
tipo clinico, sui risultati conseguiti da altri progetti, sull’esperienza di altri. Nel modello
d’intervento bisogna specificare le ipotesi causali e le ipotesi di intervento. Attenzione a non
confondersi.
- Le ipotesi causali (sulla causa, ricollegate all’analisi del problema, sia cause percepite che
studiate) riguardano le ipotesi sull’influenza di uno o più processi o determinanti sul
comportamento o la condizione che il progetto cerca di modificare.
- Un’ipotesi di intervento (cosa può esser fatto, lettura delle cause e tener conto degli
obiettivi) è un’affermazione che specifica la relazione tra un progetto, quello che verrà fatto e il
processo che l’ipotesi causale identifica associato al comportamento che si vuole cambiare.
La progettazione operativa:
Le attività di avvio (di selezione, formazione del personale, acquisizione di beni e strumenti
necessari.
Le attività di contatto della popolazione target;
Le attività strettamente connesse al cambiamento, relative alle modalità di intervento;
Le attività connesse alla valutazione dell'intervento durante la sua implementazione;
Le attività connesse alla valutazione dell'efficacia;
Le attività di collegamento con eventuali altri servizi;
Le attività di coordinamento generale dell'intervento
4 tipi di attività
1. Attività primarie, il risultato contribuisce direttamente ad erogare i prodotti e i servizi previsti;
2. Attività secondarie che sono a supporto delle attività primarie;
3. Attività obbligatorie, che si devono svolgere in quanto previste da diversi livelli normativi;
4. Attività discrezionali, che sono svolte in base a valutazioni soggettive fatte dai responsabili di
progetto (es. valutazioni in itinere).
- valutazione;
- mezzi, risorse.
4. realizzazione:
5. verifica/valutazione:
4° LEZIONE
Modalità di rilevazione degli indicatori d’efficacia (modalità più utilizzate ambito psicosociale)
Statistiche prodotte da Istituti, Enti;
Registrazioni delle attività del servizio e del progetto;
Osservazione diretta;
Interviste individuali;
Questionari;
Test e scale di valutazione;