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Nel contesto del cognitivismo possiamo rilevare alcuni sottoinsiemi della stessa teoria, come:

“Il Mentalismo”: la psicologia cognitivista può, in generale, essere considerata una psicologia
mentalistica, il mentalismo per l’appunto con una genesi complessa a partire dal
 comportamentismo radicale: in cui le categorie “mentali”, non essendo direttamente
osservabili al pari di quelle comportamentali, non possono essere oggetto di ricerca scientifica.
 neocomportamentisti: che attraverso le variabili intervenienti introducevano dei concetti di
tipo mentalistici.
“L’Operazionismo”: i teorici operazionalisti constatano che i concetti non corrispondono ad altro
se non alle operazioni per mezzo di cui vengono fatte alcune misurazioni. Con precise operazioni di
misura è possibile definire sia la situazione ambientale sia le risposte dell’individuo. Di
conseguenza i diversi concetti psicologici altro non sono se non le operazioni per mezzo delle quali
queste due classi di operazioni di misurazione sono poste in rapporto stretto.
“L’empirismo logico”: dove l’interesse è rivolto alla scienza vista come linguaggio, e ancora ai
rapporti che si stabiliscono fra linguaggio teorico e linguaggio osservativo. L’interesse ancora è
rivolto alla possibilità di definire, con una serie di variazioni sugli enunciati relativi alle
osservazioni empiriche (protocolli empirici), gli enunciati teorici. Con il cognitivismo si passa
gradualmente dalle teorie ai modelli, nel senso che piuttosto che ancorarsi a grandi principi generali
degli enunciati teorici si preferisce far riferimento a modelli, spesso limitati, che sono in grado però
di spiegare in modo perfetto ogni singolo comportamento in tutti i suoi dettagli. Il cognitivismo che
accusava il comportamentismo di essere incapace di spiegare il comportamento dell’uomo al
di fuori dell’ambiente del laboratorio, ha finito talora per allontanarsi dal reale, con la
costruzione di modelli molto sofisticati, ma quasi sempre più estranei e lontani da ciò che
l’uomo è e da ciò che fa ogni giorno. Il cognitivismo in generale è fatto risalire alla seconda
guerra mondiale.
I temi prediletti dai cognitivisti cono dati dalla memoria a lungo, breve e brevissimo termine, la
vigilanza, i tempi di reazione, l’attenzione selettiva ed il linguaggio. Per lo sviluppo del
cognitivismo grande influenza hanno avuto la cibernetica o la teoria dell’informazione delineati
nell’opera: “Piani e struttura del comportamento” di Miller, Galanter e Pribram, libro considerato
come pietra miliare del cognitivismo. In quest’opera il riflesso, ossia l’unità di analisi del
comportamentismo diventa ora TOTE (Test-Operate-Test-Exit).
“Il linguaggio – Chomsky”: con riferimento alla psicolinguistica generativo-trasformazionale
di Noam Chomsky manifestata nel testo “Piani e struttura del comportamento” dove si tratta di
“piani per parlare”. Fino ad allora le considerazioni sul linguaggio erano appannaggio in linguistica
degli strutturalisti che però di disinteressavano dell’“utente” linguistico, e si concentravano
prevalentemente sull’analisi del messaggio.
“La prospettiva ecologica”: modularismo e annessionismo e la scienza cognitiva
Il cognitivismo tra gli anni ‘80-90 si va a suddividere in due filoni:
1. L’impostazione ecologica: l’indirizzo ecologico comporta un maggiore interesse per l’uomo e per i
suoi problemi di ogni giorno.
2. La Scienza cognitiva: che si impernia sull’intelligenza artificiale, e sull’uso della simulazione.
Secondo Neisser, influenzato da Gibson, nella prospettiva ecologica le “informazioni” che l’uomo
va elaborando dovranno essere viste nell’ambiente, perché là effettivamente si trovano, ed è
l’ambiente che offre queste informazioni. Si delinea in tal modo una nuova linea nell’ambito del
cognitivismo, per l’appunto la suddetta linea “ecologica” con ampi richiami a Gibson, che sarà il
promotore di buona parte della successiva ricerca.
In direzione diametralmente opposta all’impostazione ecologica, si raggruppano alcuni studiosi
provenienti da diverse parti del mondo e che hanno dato origine alla cosiddetta “scienza cognitiva”
che domina significativamente il quadro contemporaneo. Questa Scienza cognitiva nasce nel 1977,
allorquando R. Schank, A. Collins e E. Charniak danno inizio ad una nuova rivista chiamata
“scienza cognitiva” con alcuni punti fondamentali quali:
Il programma della rivista ha come punti fondamentali i seguenti elementi:
 un insieme di problemi comuni, riguardanti l’intelligenza naturale e artificiale.
 le questioni comuni: rappresentazione delle conoscenze, comprensione delle immagini,
comprensione del linguaggio, risposte alle domande, apprendimento, soluzione dei problemi,
pianificazione, ragionamento, comunicazione e studio dei rapporti uomo-macchina.
 le aree di indagine: sistemi di credenze, evoluzione, emozione, interazione, linguaggio,
apprendimento, coscienza, memoria, percezione, prestazione, abilità, pensiero.
Così il Cognitivismo si configura come una reale disciplina autonoma con provenienze e relazioni
multidisciplinari.
“Il Modularismo e Connessionismo”: rappresentano i 2 paradigmi della scienza cognitiva
prevalenti negli anni ‘80. Il modularismo (di Fodor) sostiene che i diversi sistemi di analisi di input
hanno alcune caratteristiche specifiche per dominio, funzionamento obbligato in presenza di uno
specifico input da analizzare per il quale devono entrare necessariamente in azione.
Nel Connessionismo si contempla un paradigma che pone le sue basi su due tipi di considerazioni: quelle
tecnologiche e quelle neuro-psicologiche.

in base alle quali la mente umana attivamente organizza, ordina e interiorizza gli stimoli provenienti dal
mondo esterno e formula una propria concezione del mondo. La mente del bambino, infatti, costruisce
attivamente la propria conoscenza.
Per mezzo delle sue analisi, cominciò e si delineò un approccio scientifico all’idea di pedagogia moderna
che si fa nascere con Rousseau. Osservando in maniera diretta i bambini e il loro comportamento, Piaget
ipotizzò le sue convinzioni con una impostazione e un metodo sperimentale, alla sociologia ed altri settori di
ricerca interdisciplinare con precisi riferimenti alla psicologia.

A tal proposito H. Gardner ha speso i suoi studi nei riguardi dell’intelligenza per dimostrare che non solo è
molteplice, ma che ha una diversificazione e dimensione “distribuita”.

Secondo la teoria del problem solving, una delle modalità centrali per l’apprendimento è la
presentazione di “casi”. Non bisogna tuttavia parlare di “casi” come di un’unica fattispecie
didattica: esistono diversi tipi di “casi” le cui strutture attivano e sostengono differenti processi
cognitivi.

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