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LA RIVOLUZIONE SCIENTIFICA

parte prima
La Rivoluzione Scientifica

Tolomeo osserva il cielo con il quadrante


La rivoluzione scientifica ?
Tolomeo, astronomo alessandrino del II secolo d.C., autore
del modello cosmologico aristotelico-tolemaico che
venne distrutto dalla scienza moderna, posto ad emblema
della rivoluzione scientifica?

Sì, perché i profondi, “rivoluzionari” mutamenti


intervenuti nella scienza della natura agli inizi dell’età
moderna non ci devono far dimenticare la ricerca
millenaria e le scoperte geniali, trasmesse da una
generazione all’altra, che aprirono la strada ai grandi
scienziati del XVI e XVII secolo.
Continuità e frattura: frattura
Nei secoli XVI e XVII viene realizzata un’importante
svolta nella scienza della natura, una svolta che non si
riduce alle nuove scoperte realizzate da Copernico,
Keplero, Galileo, Newton, Harvey, nell’ambito,
dell’astronomia, della fisica e della biologia, ma che
investe anche lo “statuto” della scienza, cioè il suo
metodo, i suoi scopi e i suoi limiti, la sua concezione del
sapere e il suo rapporto con altri saperi.

Per questo gli storici della scienza (Kuhn, Koyré) hanno


parlato di “rivoluzione” scientifica.
Il periodo:
dal 1543: De Revolutionibus orbium coelestium di
Copernico
al 1687: Philosophiae naturalis principia
mathematica di Newton .
Nel processo della “rivoluzione scientifica” la
rivoluzione astronomica è trainante
Novità della scienza moderna
Muta l’immagine dell’universo: viene distrutta la
cosmologia aristotelico-tolemaica geocentrica;

insieme alla nuova cosmologia eliocentrica


nasce la nuova fisica, che la fonda e la giustifica.

Questo mutamento cosmologico apre rilevanti


questioni religiose e antropologiche: è ancora
possibile pensare l’uomo come signore e centro
dell’universo, come fine ultimo della creazione?
E’ possibile pensare l’universo infinito? E allora
quale rapporto c’è tra l’universo e Dio?
Novità della scienza moderna –
Un nuovo modo di vedere la natura:
• L’universo è un ordine oggettivo privo di ogni valore o
qualità umana (spersonalizzazione della natura): non è
possibile parlare di bontà, perfezione, anima, simpatie
nell’ordine naturale.
• La natura è un ordine causale (causalità: rapporto costante,
univoco, necessario tra due fatti): la scienza studia e
conosce solo le cause efficienti che producono i fenomeni.
• La natura è un ordine relazionale: la scienza non studia le
essenze ma le relazioni tra i fenomeni.
• La natura è retta da leggi necessarie, uniformi e costanti
tratto da: Abbagnano Fornero, Protagonisti e testi della filosofia
Novità della scienza moderna –
Un nuovo modo di concepire il sapere:
• La scienza è un sapere sperimentale (non semplice osservazione di
fatti, ma costruzione complessa, su base matematica, verificata
dall’esperimento).
• La scienza è un sapere matematico (precisione del linguaggio
matematico, ma la scienza conosce solo gli aspetti quantitativi e
misurabili della natura).
• La scienza è un sapere intersoggettivo, pubblico, controllabile da tutti
(scienza = sapere universale, magia = sapere iniziatico, occulto).
• La scienza è un sapere oggettivo, impersonale, che tuttavia consente
di prevedere i fenomeni e di controllare la natura > “sapere è potere”
(F. Bacon)
tratto da: Abbagnano Fornero, Protagonisti e testi della filosofia
Novità della scienza moderna –
autonomia della scienza
• La scienza moderna è caratterizzata dal metodo matematico-
sperimentale: creazione di ipotesi, formulate in termini matematici,
verificate dagli esperimenti, pubblicamente controllabili.

• Questo metodo consente di distinguere nettamente la scienza


moderna della natura da ogni altra forma di sapere (teologia,
filosofia, magia ecc.)

• Autonomia della scienza: è grazie al metodo che la scienza trova le


sue verità, quindi essa è indipendente dalla filosofia e dalla religione
(> scontro nel “caso Galilei”)

• Problema: la scienza è un sapere distinto e autonomo da altre forme


di sapere o è l’unico sapere valido? (problema dello scientismo)
Continuità e frattura: continuità
• Gli elementi innovativi, rivoluzionari, della scienza moderna non
devono farci trascurare il patrimonio di conoscenze e di idee da cui la
scienza moderna ha preso le mosse; un dato riconosciuto da tutti gli
studiosi è questo: gli scienziati moderni hanno creato la scienza
proprio perché erano mossi da convinzioni, concezioni, idee,
credenze pre-scientifiche.
• Inoltre non potremo trascurare le conoscenze naturali acquisite
nell’antichità e nel medioevo: questo enorme patrimonio, in parte
contestato e ripudiato dagli scienziati moderni, ha costituito
comunque il terreno su cui essi hanno lavorato, e da cui hanno tratto
stimoli e spunti per la loro ricerca.
• Le basi culturali della rivoluzione scientifica ci permetteranno fra
l’altro di riflettere sul grande problema storiografico: perché la
scienza moderna è nata in Europa? Come mai la scienza moderna
non è nata nelle grandi civiltà asiatiche, nonostante gli altissimi livelli
di conoscenza e di tecnica raggiunti da queste civiltà?
Premesse filosofiche e religiose della rivoluzione
scientifica: il platonismo rinascimentale - I
• Nel Quattrocento gli Umanisti che riscoprono gli autori antichi riscoprono
anche Platone e i neoplatonici; a Firenze, sotto la protezione di Lorenzo
de’ Medici, si forma un importante circolo platonico, animato dal filosofo
e interprete Marsilio Ficino
• nel Timeo platonico ci sono due idee riprese dagli autori neoplatonici e
poi dagli Umanisti:
• Prima idea: non soltanto gli esseri viventi sono dotati di anima ma anche il
mondo, i corpi celesti e le sostanze materiali: quindi la vita che pulsa negli
uomini è la stessa vita che pulsa in tutto il cosmo; da tutto ciò deriva la
conseguenza che c’è una relazione tra la vita del cosmo e la vita dell’uomo,
la vita dell’uomo subisce l’influsso dei corpi celesti e delle sostanze
materiali, ma l’uomo può anche, a sua volta, influenzare le cose attorno a
lui. Questo è il fondamento dell’astrologia e della magia, che fu molto
“coltivata” dagli autori neoplatonici (il filosofo-mago più venerato fu
Ermete Trismegisto) e che fu ripresa dagli Umanisti (Marsilio Ficino
“mago”),
• Seconda idea : il cosmo è stato creato dal Demiurgo conferendo ad esso
un’armonia e un ordine per mezzo delle idee matematiche. Quest’idea (di
origine pitagorica) porta a considerare la matematica come lo strumento
più adeguato per conoscere la “struttura” dell’universo.
Premesse filosofiche e religiose della rivoluzione
scientifica: il platonismo rinascimentale - II
• Queste due idee costituiscono premesse fondamentali della rivoluzione
scientifica: i grandi iniziatori della scienza moderna (Copernico, Keplero e
Galileo) sono tutti immersi nell’atmosfera culturale umanistica e platonica,
e respingono l’aristotelismo.

• Tra queste due idee la più feconda, dal punto di vista scientifico, fu
naturalmente la seconda, ma anche la prima idea contribuì allo sviluppo
della scienza, favorendo la convinzione che l’uomo potesse controllare la
natura. I rinascimentali pensavano che la magia desse all’uomo il potere di
dominare la natura, e anche gli scienziati volevano realizzare questo
scopo. La scienza moderna, in seguito, rifiuterà la sapienza magica, e
giungerà alla convinzione che le leggi della natura sono immutabili e che
l’uomo pertanto non ha nessuna possibilità di modificarle: l’unica
possibilità di controllo della natura consiste nella conoscenza delle leggi
naturali, conoscenza che permette di fare predizioni e di utilizzare le forze
della natura per mezzo della tecnica.
Premesse filosofiche e religiose della rivoluzione
scientifica: il platonismo rinascimentale - III

• Tuttavia nel corso del Cinquecento (e anche oltre) il confine tra scienza e
magia rimase piuttosto labile e alcune credenze “magiche” furono
riproposte anche nei trattati scientifici dei “padri” della scienza .

• La seconda idea, quella di un ordine geometrico-matematico dell’universo,


spinse gli scienziati a esplorare l’universo animati dalla fede nella
possibilità di scoprire nella natura semplici regolarità aritmetiche e
geometriche

• C’è ancora un elemento che caratterizza il neo-platonismo rinascimentale:


una nuova concezione del Sole come sorgente di ogni principio e forza
vitale dell'Universo.
Sul culto del Sole ebbe un ruolo importante la tradizione ermetica,
specialmente dopo la traduzione dal greco dei libri di Ermete Trismegisto
da parte di Marsilio Ficino (1433 - 1499) che scrisse tra l'altro un libro dal
titolo De Sole.
Premesse filosofiche e religiose della
rivoluzione scientifica: il cristianesimo
• Copernico, Keplero, Galileo erano “platonici”, ma erano anche, con
piena e profonda convinzione, cristiani:
• la concezione biblica e cristiana della creazione costituisce una base
culturale assolutamente favorevole allo sviluppo della scienza: infatti
tutte le cose create sono “buone” e sono segni della potenza e bontà
di Dio, pertanto meritano di essere conosciute.
• Inoltre non esistono per caso, ma per l’opera creatrice di un Dio
intelligente: sono state create per mezzo del Logos (il “Verbo” di Dio),
quindi c’è una razionalità del cosmo che lo rende permeabile
all’indagine razionale
• Ciò non è contraddetto dal fatto che, in un frangente storico
determinato, la nuova scienza abbia incontrato resistenze e
opposizioni da parte delle chiese cristiane, restie a riconoscere
l’autonomia della scienza e ad abbandonare il modello cosmologico
aristotelico-tolemaico, considerato coerente con la Bibbia e con la
dottrina cristiana.
Peter Hodgson: fisico e storico della scienza
• “Che cosa dobbiamo credere prima di poter sperare di diventare scienziati?
Dobbiamo credere che il mondo sia in qualche modo buono così che sia degno di
essere accuratamente studiato. Dobbiamo credere che questo ordine sia
raggiungibile dalla mente umana poiché altrimenti sarebbe inutile cercare di
scoprirlo. Dobbiamo credere che questo ordine non sia un ordine necessario che
possa essere rivelato dal puro pensiero come le verità della matematica, ma
piuttosto sia un ordine contingente e dipendente che possa essere rivelato
solamente tramite esperimenti. Oltre a queste convinzioni circa il mondo, lo
sviluppo della scienza dipende da convinzioni morali come l’obbligo di
condividere liberamente ogni conoscenza acquisita. (…)

• Queste credenze possono sembrarci ovvie, ma nel contesto della storia umana
sono molto speciali. Non si trovano nelle antiche civiltà e questo è il motivo per il
quale la scienza in senso moderno non si sviluppò presso di loro.(…)

• Perché queste credenze furono trovate nell’Europa cristiana? C’è qualche


connessione con la teologia medioevale che formò la mente dell’Europa nei
secoli critici prima della nascita della scienza?”
La scienza prima della
rivoluzione scientifica

breve storia della


cosmologia

Raffaello: La scuola di
Atene, part.
IL MOTO DEGLI ASTRI VISTO DALLA TERRA

• Tutte le osservazioni astronomiche (a parte quelle degli ultimi anni


attraverso i satelliti e le navicelle spaziali) vengono effettuate da
osservatori che si trovano sulla Terra.

• A causa del moto di rotazione della Terra intorno al proprio asse, il


Sole e tutti gli astri (stelle e pianeti) ci appaiono compiere un moto
diurno descrivendo orbite quasi circolari.

• A causa invece del moto di rivoluzione della Terra intorno al Sole, il


Sole ci appare descrivere, rispetto al cielo delle stelle fisse, un moto
annuo quasi circolare (eclittica). Non potendo vedere il Sole sullo
sfondo delle cielo delle stelle fisse, noi possiamo renderci conto di
tale moto dal variare sull’orizzonte del punto in cui esso sorge e
tramonta e dalla sua diversa altezza allo Zenit.

• Il moto apparente dei pianeti rispetto al cielo delle stelle fisse


risulta invece molto più complesso (vedi immagini successive)
Il moto retrogrado di Marte, quale appare ad un
osservatore solidale con la Terra : il moto non è
più né circolare, né uniforme e mostra un loop
che, visto dalla terra, corrisponde a una fase di
moto retrogrado.
Erranti !
• N.B. Gli antichi non sapevano che i pianeti si
distinguono dalle stelle perché non brillano di luce
propria, ma riflessa; avevano però distinto i pianeti dalle
stelle proprio a causa del loro movimento irregolare, e
infatti li avevano chiamati “pianeti”, cioè “erranti”.

• Questi moti del tutto irregolari dei pianeti crearono nel


mondo antico la maggior difficoltà per una descrizione
del cielo inteso come una realtà ordinata, regolare,
perfetta ed incorruttibile.

• I pianeti noti agli antichi erano: la Luna, Mercurio,


Venere, Marte, Giove e Saturno.
Costruzione del moto apparente di Marte rispetto al cielo delle stelle
fisse dovuto al moto di rivoluzione della Terra intorno al Sole
(la Terra si muove più velocemente di Marte, quindi lo affianca e lo
sorpassa)
Dai sacerdoti ai filosofi
• I primi popoli che cominciarono ad osservare il cielo e scoprirne la
regolarità dei moti e la correlazione con gli eventi terrestri furono gli
egizi e i babilonesi . Ma se da un lato le conoscenze sulle posizioni
degli astri e la durata dei loro moti (giorno, mese, anno solare) erano
già molto precise, la descrizione dell'Universo era fortemente intrisa
di elementi mitologici.
In particolare l'astronomia babilonese fu di tipo numerico, senza
alcun modello geometrico dell'Universo, ma ciò nonostante era in
grado di prevedere accuratamente la posizione degli astri e il
verificarsi delle eclissi.

• L'astronomia cominciò ad abbandonare le visioni magiche ed


animistiche per cercare spiegazioni razionali con la cultura greca,
libera da condizionamenti ideologico-religiosi (essendo praticamente
assenti in tale cultura dogmi religiosi e testi sacri). Lo studio e
l'interpretazione degli eventi celesti passò quindi dalle mani dei
sacerdoti a quelle dei filosofi.
I Pitagorici
• Un apporto molto importante alla conoscenza dell’universo venne
dalla scuola pitagorica, non solo per le intuizioni in ambito scientifico-
astronomico, ma soprattutto perché i pitagorici per primi
ipotizzarono che nell’universo esista un’armonia, una regolarità di
tipo matematico. Per questo utilizzarono la parola  (kosmos =
armonia), per indicare l’universo.
• L'idea che l'Universo, e per analogia la Terra, siano sferici venne
introdotta in modo esplicito dalla Scuola pitagorica (V sec. a.C.),
• Nel modello pitagorico (di Filolao) al centro dell'Universo è posto
Hestia, il fuoco cosmico, attorno a cui si muovono tutti i corpi celesti:
il cielo delle stelle fisse (il più lontano dal centro) e poi i cinque
pianeti: Saturno, Giove, Marte, Mercurio, Venere, il Sole (che riflette i
raggi di Hestia), la Luna, la Terra e l’Antiterra, pianeta ipotetico
introdotto per raggiungere il sacro numero di dieci.
Il fuoco centrale non può tuttavia essere visto, in quanto la Terra
volge verso di esso sempre la parte non abitata.
• Il pitagorico Ecfanto fu il primo che introdusse la rotazione della Terra
sul proprio asse in 24 ore, ripresa poi da Eraclide Pontico (discepolo di
Platone), per spiegare il moto diurno delle stelle fisse.
Aristarco di Samo (310-230 a.C.)
• Con Aristarco di Samo, filosofo peripatetico, l’ipotesi pitagorica del
movimento della terra si trasformò in vera e propria ipotesi
eliocentrica poiché egli, al posto del Fuoco centrale collocò il sole.
• Il primo modello eliocentrico:
Terra e pianeti girano intorno al sole con moti circolari.
Il moto diurno di rotazione delle stelle fisse e degli altri corpi è
apparente e dovuto alla rotazione diurna della Terra sul suo asse.
La variazione stagionale dell’altezza del Sole è dovuta ad
un’inclinazione dell’asse terrestre.
Il moto retrogrado è una conseguenza della differente velocità di
rotazione dei vari pianeti rispetto a quella della Terra.
• Queste idee, che molti secoli più tardi si riveleranno corrette, non
ebbero però alcun seguito, sia perché contrarie al senso comune e ad
alcune interpretazioni di fatti osservati, sia perché ad esse non fece
seguito alcuno sviluppo quantitativo in grado di spiegare i risultati
delle osservazioni.
• Galileo:”Non posso trovar termine all'ammirazione mia come abbia
possuto in Aristarco e nel Copernico far la ragione tanta violenza al
senso, che contro a questo ella si sia fatta padrona del loro credere.”
Platone (427-347 a.C.)
• Platone espresse le sue idee sul mondo fisico nel
Timeo: il mondo sensibile è una copia
imperfetta, una imitazione di una forma ideale
che esiste al di là del tempo e dello spazio e che
può essere avvicinata soltanto dal pensiero puro.
Un Demiurgo benevolo ha formato dal caos
primordiale l'Universo ad immagine di quel
mondo soprannaturale.
“... ecco perché tornì l'Universo come una sfera
..., che è fra le figure la più perfetta e la più
simile a se medesima [la sfera è l'unica figura
con infiniti assi di simmetria], perché Dio giudicò
il simile infinitamente più bello del dissimile. E gli
diede il movimento più adeguato al suo corpo e
cioè quello fra i sette movimenti che più si
avvicina all'intelligenza ed al pensiero. Ecco
perché imprimendo al mondo la rotazione
uniforme nello stesso luogo, lo ha fatto muovere
con moto circolare....”
• I principi alla base dell’opera creatrice del
Demiurgo non potevano che essere di
natura trascendente e, quindi, solo la
matematica è in grado di descrivere la
natura e il movimento dell'Universo .

• Ma il contributo maggiore di Platone sta


nel messaggio che egli lasciò agli
astronomi, il cosiddetto assioma
platonico, che per più di venti secoli
condizionò l'astronomia teorica:
Il Sole, la Luna e i pianeti vagano nel cielo
e seguono cammini complessi. Tuttavia,
essendo anch'essi corpi celesti come le
Stelle, devono muoversi in maniera
conforme al loro rango: i loro moti
debbono perciò derivare da una qualche
combinazione di circonferenze percorse
in modo uniforme
Eudosso (409-356 a.C.)
• Eudosso (409 - 356 a.C.) fu uno dei più insigni matematici
dell'antica Grecia; a lui si deve attribuire con certezza il
contenuto di quasi tutto il V libro di Euclide (330 - 275 a.C.);
come astronomo propose per primo il ciclo solare di 4 anni
(3 anni di 365 giorni e 1 di 366 giorni), che fu più tardi
adottato da Giulio Cesare.
• Eudosso fu il primo a immaginare un sistema di sfere
celesti: i corpi celesti stanno su sfere concentriche rispetto
alla Terra, che è considerata immobile al centro
dell’Universo.
• La sfera più esterna è quella delle stelle fisse, e si muove di
moto circolare uniforme. Per ciascuno degli altri corpi
celesti Eudosso immagina più sfere omocentriche: l’asse di
una sfera è infisso nella sfera che lo contiene, così si
possono spiegare i moti complessi e irregolari dei pianeti
ammettendo che le sfere si muovano in versi contrari e a
velocità diverse
Le sfere concentriche responsabili del moto dei pianeti:
la prima sfera è responsabile del moto diurno, la seconda
del moto lungo lo Zodiaco, mentre le due più interne, che si
muovono in verso opposto, sono in grado di giustificare il
moto retrogrado. Il pianeta si trova sull'equatore della sfera
più interna (da A. Braccesi, Esplorando l'universo, Zanichelli,
1988, p. 39)
Aristotele (384-322)
• Il sistema delle sfere omocentriche
fu pienamente accettato da
Aristotele (384 - 322 a.C.) che ne
fece l'asse portante della sua teoria
dell'Universo.
• Le sfere, che per Eudosso erano
solo dei supporti geometrici per
descrivere il moto planetario,
assunsero per Aristotele una realtà
fisica: infatti Aristotele non
ammetteva il vuoto e le sfere
materiali erano quindi necessarie
per riempire lo spazio.
Il mondo di Aristotele

Bruno Marano
Dipartimento di Astronomia
Università di Bologna
• Il modello cosmologico di Aristotele è strettamente collegato alla
sua fisica e alla sua teoria del moto.
• Secondo Aristotele l’universo (finito, ma eterno) è costituito da due
parti qualitativamente diverse e soggette a leggi fisiche diverse: il
mondo sublunare e il mondo celeste.
• Il mondo sublunare è costituito da 4 elementi materiali: terra,
acqua, aria e fuoco, ed è soggetto a 4 tipi di divenire: moto locale,
generazione/corruzione, alterazione, crescita/diminuzione:
• Tutti i corpi nel mondo sublunare hanno un moto naturale in linea
retta verso il luogo naturale dell’elemento primario da cui sono
prevalentemente costituiti (il luogo naturale della terra è al centro
della Terra, il luogo naturale dell’acqua è sopra la terra, l’aria sopra
l’acqua e il fuoco sopra l’aria. Quindi i corpi pesanti cadono verso il
basso perché costituiti prevalentemente di terra o d’acqua, mentre
i corpi più leggeri si alzano verso i luoghi naturali dell’aria e del
fuoco.
• I corpi possono anche avere un moto violento quando sono
costretti a muoversi per effetto di una forza esterna, che deve
sempre essere applicata al corpo (motor conjunctus) e cessa
immediatamente al venir meno della forza applicata (cessante
causa cessat effectus).
• Il cielo è costituito da una sostanza diversa, la
quinta essenza, eterna, inalterabile e
incorruttibile, il cui moto, cioè il moto di tutte
le sfere che riempiono il cielo e portano con
sé gli astri, è per natura circolare ed
uniforme.
Tale sostanza (denominata “etere“) non può
avere né peso né leggerezza perché per
natura non può muoversi né dal centro né
verso il centro.

• N,B. La differenza qualitativa e fisica tra la


Terra e i cieli era affermata perché i cieli
apparivano, agli occhi degli osservatori
antichi, sempre “uguali a se stessi”, quindi
esenti da quei fenomeni di cambiamento,
nascita e morte che avvengono
continuamente nel “nostro” mondo.
Tolomeo (100-178 d.C.)
• Il sistema omocentrico di Eudosso e di
Aristotele non era in grado di salvare i
fenomeni, cioè di spiegare il fatto che i pianeti
appaiono talvolta vicini a noi, e talvolta più
lontani, come risulta dalla loro diversa
luminosità
• Una spiegazione di questi fenomeni,
(mantenendo la centralità della Terra e
l'assunto platonico che i moti celesti devono
essere circolari o risultare da una
composizione di tali moti) fu fornita da
Tolomeo , autore dell’Almagesto.
• Nel sistema tolemaico il moto proprio dei
pianeti risulta dalla composizione di epicicli e
deferenti: il deferente è però eccentrico
rispetto alla Terra e il moto del centro
dell'epiciclo lungo il deferente è uniforme
rispetto ad un punto (equante) simmetrico
della Terra rispetto al centro del deferente
stesso.
pianeta

deferente

Epiciclo

Terra

equante

Descrizione del moto dei pianeti secondo Tolomeo:


il centro del deferente non coincide con la Terra;
inoltre il centro dell'epiciclo percorre il deferente con
velocità uniforme non rispetto al centro, ma rispetto
ad un altro punto, l'equante, simmetrico della Terra
rispetto al centro del deferente.
Deferenti, epicicli, eccentrici ed equanti nel sistema tolemaico
Eccentrici ed equanti modellano
le irregolarità del moto

Deferenti e epicicli descrivono il moto retrogrado


• Il sistema aristotelico-tolemaico riusciva pertanto a
salvare i fenomeni, cioè a dare spiegazioni razionali di
ciò che si vedeva nei cieli, ma a prezzo di una grande
complicazione: 3 centri dell’universo, orbite circolari il
cui centro percorreva altre orbite circolari, ecc…
• Nei secoli successivi, col perfezionarsi delle osservazioni,
fu necessario introdurre nel sistema tolemaico altri
moti, per spiegare con “ipotesi ad hoc” i fenomeni
osservati. In tal modo però il sistema tolemaico si
differenziò in una dozzina di modelli diversi, ciascuno
costituito da un complesso di più di 40 “sfere”. Ma,
soprattutto, il modello aristotelico-tolemaico divenne
sempre più complicato e artificioso.
• Questo modello non poteva più soddisfare astronomi
come Copernico, convinti che l’universo doveva essere
ordinato e armonioso, perché era stato creato da un Dio
“che è ordine supremo”.
• Per molto tempo si è creduto che
dall’antichità all’epoca moderna
ci fosse un lungo “salto”,
nell’ambito scientifico così come
nell’ambito culturale e artistico;
e in mezzo mille anni di vuoto, di
oscurità e barbarie, l’oscuro
medioevo, appunto.
• Oggi però il Medioevo è stato
riscoperto e rivalutato, e anche
in ambito scientifico molti
studiosi (a partire dal grande
Pierre Duhem) hanno
evidenziato il contributo che il
Medioevo ha dato alla
formazione del pensiero
scientifico.
• Pierre Duhem (1861-1916), fisico e storico
della scienza, autore di: Le sistéme du
monde. Histoire des doctrine
cosmologiques de Platon à Copernic.
• Alfred N. Whitehead, La scienza e il
mondo moderno, Boringhieri 1979
• Alistar Crombie, Da Agostino a Galileo,
Feltrinelli 1981
• M. Clagget, La scienza della meccanica nel
Medioevo, Feltrinelli 1981
• S.Jaki, La strada della scienza e le vie verso
Dio, Jaca Book 1988
• Edward Grant, Le origini medievali della
scienza moderna, Einaudi 2001
Alfred N. Whitehead, La scienza e il
mondo moderno, Boringhieri, 1979
• Il Medioevo fu un lungo tirocinio della mentalità dell’Europa
occidentale nel senso dell’ordine. Poté esservi qualche
manchevolezza nell’applicazione, ma l’idea non perse mai la presa. Fu
un’epoca di pensiero ordinato, razionalista da cima a fondo. (…) Per la
scienza tuttavia è indispensabile qualcosa di più del senso generale
dell’ordine delle cose. Non occorre che io precisi come l’abitudine al
pensiero chiaro e rigoroso si sia radicata saldamente nella mentalità
europea sotto il lungo predominio della logica e della teologia
scolastica. (…) Non credo però di avere ancora messo in evidenza il
grande contributo dato dal Medioevo alla formazione del pensiero
scientifico. Intendo parlare della fede inespugnabile che ogni evento
particolare può essere correlato, in modo perfettamente definito, ai
suoi antecedenti e fungere da esempio di principi generali. Senza
questa fede l’enorme lavoro degli scienziati sarebbe disperato. E’
questa fede istintiva , vivamente sostenuta dall’immaginazione, che
costituisce il vero motore della ricerca: v’è un segreto, e questo
segreto può essere svelato.
Alcuni contributi
medievali
• In questa
presentazione
accenniamo soltanto ad
alcuni dei numerosi
scienziati e dei
numerosi apporti che il
Medioevo fornì al
progresso del pensiero
scientifico.
Nella Matematica: all’inizio del XII secolo l’Europa ha
ormai fatto propria l’eredità greca e araba.
• Dai Greci ha imparato: • La teoria delle proporzioni e i
• nel metodo: il sistema primi elementi di teoria dei
ipotetico-deduttivo, ossia numeri: divisibilità, numeri
l’articolazione del discorso primi …
matematico in assiomi,
definizioni, teoremi e • Dagli Arabi ha imparato:
dimostrazioni (come negli • nel metodo: la scrittura
elementi di Euclide) posizionale dei numeri con le
• nei contenuti: la geometri piana cifre indo-arabe, che consente
e solida, compreso lo studio di fare calcoli complessi per
delle sezioni coniche, e le iscritto
formule per il calcolo di • nei contenuti: l’algebra, intesa
lunghezze, aree e volumi…. come studio di metodi
• La trigonometria piana e sferica generali per risolvere
equazioni di 1° e 2° grado
Leonardo Pisano, detto Fibonacci (1170-1250)
• Nel Liber Abaci Fibonacci, che aveva
frequentato i matematici arabi, presentò le
cifre arabe e lo zero. In quest’opera si
spiegavano anche le regole del calcolo
aritmetico, il criterio di divisibilità per 9, il
calcolo del m.c.m. e M.C.D., la soluzione di
problemi mediante equazioni di primo e di
secondo grado; si dimostrava inoltre che la
classificazione dei numeri irrazionali fornita
da Euclide non è completa.

• Nel Liber Quadratorum il Fibonacci si


occupava del problema delle terne
pitagoriche, ossia della determinazione di
tutti i triangoli rettangoli con lati tra loro
commensurabili
• Uno dei tanti problemi presentati nel Liber Abaci è il
seguente:
• Quante coppie di conigli possono essere prodotte da
una coppia iniziale in un anno, supponendo che ogni
mese ogni coppia produca una nuova coppia in grado
I conigli di •
di riprodursi a sua volta dal secondo mese?
In pratica , a ogni mese il numero di coppie è la
Fibonacci somma del numero di coppie del mese prima più il
numero di coppie di due mesi prima. (ogni numero è
la somma dei due precedenti)
• Questi numeri formano la famosa “serie di Fibonacci”
e la loro applicazione non è limitata ai soli problemi
aritmetici e geometrici. Per esempio il grande
matematico Ralph Elliot, prendendo spunto da
Fibonacci, ha elaborato una teoria molto accurata
tramite la quale si sarebbero potuti anticipare i grandi
rialzi e i grandi crolli della Borsa. Applicando le onde di
Elliot e i numeri di Fibonacci Giuseppe Migliorino ha
previsto con incredibile precisione il punto minimo del
drammatico ribasso della Borsa di Milano nell’estate
1998. Esiste anche un complesso meccanismo basato
sui numeri di Fibonacci, detto “Fibonacci heap”, che
viene utilizzato per la soluzione di algoritmi
informatici in molti computer, per esempio nei
processori Pentium della Intel.
Giovanni Buridano (1295-1358), maestro delle
arti all’Università di Parigi
• Buridano per primo contesta la spiegazione aristotelica del moto
violento: “Nel muovere un corpo il motore gli imprime un certo
impetus, ovvero una certa potenza capace di muoverlo nella
direzione verso la quale il motore lo ha avviato”. Buridano
quindi nega che il moto richieda sempre un “motor conjunctus” e si
avvicina al principio d’inerzia.
• Buridano prende in esame anche il problema della rotazione
terrestre, avanzando l’ipotesi - molto “moderna”, galileiana, - che si
tratti di un problema di moto relativo:
“ Benché a noi sembri che la Terra sulla quale viviamo sia in quiete, e il Sole ruoti
intorno a noi sulla sua sfera, potrebbe essere vero anche il contrario, poiché i
fenomeni celesti rimarrebbero gli stessi. Se la Terra ruotasse noi non ci
accorgeremmo del suo moto rotatorio. La situazione sarebbe analoga a quella di
una persona che si trovasse su una nave in movimento mentre questa sta
sorpassando un’altra nave ferma. Se l’osservatore sulla nave in movimento
immagina di essere in quiete, l’altra nave, che è realmente in quiete, gli apparirà
in movimento. In modo analogo, se il Sole fosse effettivamente in quiete e la
Terra ruotasse attorno a lui, noi avremmo la percezione opposta.”
Nicola Oresme (1320-1382),
maestro di teologia a Rouen, vescovo di Lisieux, consigliere
del re di Francia CarloV.
• Nicola Oresme, allievo di Buridano, strenuo oppositore
dell’astrologia, è convinto che tutti i fenomeni siano riconducibili a
cause naturali. A lui risale la metafora dell’universo come orologio
meccanico, messo in moto dal Creatore.
• Come il suo maestro Buridano, afferma la relatività del moto e
sostiene che “non si può provare né con l’esperienza né con il
ragionamento che il Cielo si muove di movimento diurno e la Terra
no”.
• Studiando il moto uniformemente accelerato Oresme deduce la
cosiddetta “legge dei numeri dispari” solitamente attribuita a
Galileo: “Gli spazi percorsi da un corpo che si muove di
moto uniformemente accelerato, in intervalli di tempo successivi di
uguale durata, sono proporzionali ai numeri dispari”.
Poiché è noto che la somma dei primi n numeri dispari dà n2, si può
dedurre (come fece in seguito Galileo) che, nel moto
uniformemente accelerato, lo spazio totale percorso in un certo
tempo è proporzionale al quadrato del tempo.
La tecnica nel
Medioevo
• Un altro contributo molto
importante alla scienza è
costituito dalla grande
quantità di macchine e di
strumenti messi a punto
durante il Medioevo. Tra
tutti questi ne presentiamo
due che acquisteranno un
ruolo importantissimo nella
rivoluzione scientifica: Il primo meccanismo a scappamento
l’orologio meccanico, fu inventato dall’architetto Villard De
indispensabile per Honnecourt nel 1270: da quel
misurazioni esatte del tempo, momento cominciarono ad apparire,
e le lenti, utilizzate nel sui campanili e sulle torri civiche
Seicento per l’invenzione del delle città, orologi meccanici sempre
cannocchiale. più complicati e prestigiosi.
Le lenti e gli
occhiali

• Nell’XI secolo il fisico arabo Alhazen scrisse il trattato di ottica


Opticae Thesaurus. Con la traduzione in latino della sua opera, i
monaci cominciarono a progettare e costruire lenti convesse di
cristallo di rocca o di berillio, utilizzate per ingrandire i manoscritti
da copiare. Nel XIII secolo Ruggero Bacone utilizzò lenti molate per
restituire la capacità di leggere agli ipovedenti. A Venezia i vetrai di
Murano riuscirono a fabbricare lenti di vetro. E’ documentato che
nel 1280 anche i domenicani di Pisa fabbricavano occhiali, e nel
1305 un frate domenicano tenne una predica a Santa Maria Novella
a Firenze in cui esaltava “l’arte di fare gli occhiali”.
Niccolò Copernico (Niklas Koppernigk),
1473-1543
De Revolutionibus Orbium Coelestium 1543
• Dopo aver percorso
sommariamente le tappe
dell’astronomia e della
fisica nell’antichità e nel
Medioevo, affrontiamo la
rivoluzione scientifica,
avviata dall’opera di
Copernico :
• De Revolutionibus
Orbium Coelestium.
“LA RIVOLUZIONE SCIENTIFICA”
Presentazione PowerPoint realizzata per uso didattico da
Vinicio Giacometti

FINE prima parte

continua in:
“LA RIVOLUZIONE SCIENTIFICA II”

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