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SET DOMANDE ANTROPOLOGIA

SCIENZE DELL’EDUCAZIONE E FORMAZIONE


PROF. PIOMBO MATTIA
Lezione 002 e 003

04. Descrivere l'antropologia come disciplina che ha l'uomo come oggetto di studio
e i campi di interesse

Secondo etimologia del termine (discorso sull’uomo). L’Antropologia è lo studio di ciò che ci
rende umani. (Homo Sapiens – Manzi). Studia l’uomo nel campo: biologico e fisico. E’ una
disciplina olistica e comparativa. E’ basata sulla ricerca e sull’evoluzione. E’ una scienza
sociale perché non si basa su un solo popolo, classe etc… Sono state identificate 2 grandi
branche: Antropologia culturale che si divide in etnologia ed archeologia, Antropologia
biologica o bioantropologia o fisica.

05. Descrivere i punti essenziali dell'antropologia fisica e in che modo degenera in


razzismo

E’ lo studio delle caratteristiche fisiche della specie umana. Si divide: osteologia che
permette di riconoscere a livello qualitativo le ossa di uno scheletro umano; Antropometria
che studia le variazioni delle dimensioni dell’individuo in rapporto con l’origine etnica, sesso,
età e stato fisico.
Nel xix alcuni antropologi studiando i dati con l’utilizzo dell’antropometria, venne fuori il
concetto di razza ordinando la popolazione in base alla dimensione del cervello. Questi studi
giustificarono il razzismo e la superiorità di una razza rispetto ad un'altra.

06. Differenziare l'antropologia culturale dalla biologica (bioantropologia)


04. Descrivere i principi di base dell’antropologia biologica (bioantropologia)
05. Descrivere le differenze tra antropologia biologica (bioantropologia) e fisica

Antropologia culturale studia aspetto psicologico, sociale ed economico. Studia l’essere


umano in un contesto socio-culturale. Per cultura, s’intendono i comportamenti, adattamenti
fisici e biologici che permettono all’essere umano di adattarsi al mondo in cui vive
trasformandole secondo le proprie esigenze. Si evolve nel tempo perché si trasmette da 1
generazione all’altra mettendo a disposizione delle nuove risorse per raggiungere 1 scopo.
Si divide in etnologia ed archeologia.

Antropologia biologica o bioantropologia è lo studio della biologia umana. Viene chiamata


anche fisica che tende a riflettere un interesse per la comparazione tra anatomie.
Riguardano relazioni tra specie umana ed i primati superiori o come uomo moderno ed i
nostri antenati ma anche dei resti fossili (Storia del pensiero Antropologico – Barnard). Si
propone come una disciplina di sintesi di ciò che conosce l’uomo. Si occupa di scoprire le
caratteristiche che distinguono ed hanno in comune l’uomo dagli altri esseri viventi, di
conseguenza prende in considerazione l’uomo singolo ed in gruppo con tutte le sue
caratteristiche. Comprende l’antropometria e la somatologia morfologica.
Lezione 005

03. Descrivere perché nel pensiero greco si riconoscono i germi della nascita del
pensiero antropologico.

Erodoto, il filosofo greco, descrive i costumi, le tradizioni e le abitudini dei diversi popoli
dell’antichità con cui era venuto in contatto. E’ considerato il padre della storiografia. Anche
in Ippocrate considerato il padre della medicina poiché si vede la nuova visione della
malattia causata dalle circostanze umane. L’opera antropologica di Ippocrate è un trattato
sui climi in cui evidenzia le differenze tra i popoli Asiatici ed Europei. Platone che nel suo
pensiero evidenzia che tutto cambia in natura ma seguendo una logica; viene ripreso da
Aristotele che riuscì a costruire il primo sistema di classificazione zoologica mettendo
sempre l’uomo in cima alla scala della natura.

Lezione 007

05. Descrivere in che modo Aristotele ha influenzato il pensiero evoluzionista e quale


corrente di pensiero si fonda sul suo pensiero filosofico.

Aristotele osservò come la specie si adattava all’ambiente e come si comportava. Utilizzò il


metodo in cui comparò le attività degli animali con quelle umane, cercando similitudini fra le
cose naturali e quelle artificiali costruite dall’uomo. Aristotele arrivò alla conclusione che gli
oggetti artificiali erano costruiti su un progetto pensato da un creatore invece quelli naturali
nascevano da forze interne agli esseri umani. Questo pensiero lo portò ad inserito nei fissisti
poiché il suo pensiero rimaneva chiuso nella teoria dell’immutabilità della specie creata da
una mente divina.

06. Descrivere la scala naturae di Aristotele

Aveva classificato tutti gli esseri viventi conosciuti ed osservabili. Aristotele si convinse
dell’esistenza di un ordine, una Scala della Natura che partiva dai minerali (forme inanimate)
nel gradino inferiore, passava dagli organismi meno perfetti (le piante) a quelli più progrediti
(animali invertebrati e vertebrati) per finire all’uomo. La Scala della Natura, secondo
Aristotele, era un continuo di forme senza soluzione di continuità dove gli esseri inferiori
erano fatti per soddisfare quelli superiori. Siccome, poi, all’apice della scala stava l’uomo,
ne derivava che tutta la Natura era fatta per l’uomo che ne poteva disporre a piacimento.
Lezione 009

06. Fare un excursus temporale sulle principali teorie evoluzionistiche.

Le principali teorie evoluzionistiche sono nate alla fine del 18° secolo e dell’inizio del 19°
secolo quando i reperti fossili vennero considerati dei veri oggetti di studio scientifico. Fino
al tardo 800’, i biologi credevano nella teoria di Aristotele della scala della natura.
Successivamente con la teoria fissista, secondo cui le specie vegetali ed animali non hanno
subito modifiche. Il maggior esponente è stato Linneo a cui si deve la moderna
classificazione degli esseri viventi. Nei primi del 700’, c’è la teoria del degenerazionismo.
S’intende che tutte le specie non sono fisse nella forma e funzione in quanto la specie
precedente scompariva. (Buffon). Agli inizi del 19° secolo, ci fu la teoria scientifica delle
catastrofi naturali o catastrofismo. Secondo questa teoria, la Terra avrebbe subito eventi
catastrofici di corta durata, violenti ed insoliti. Le specie si sarebbero estinte a causa di
questi eventi. (Cuvier). Successivamente, la teoria di Lamarck in cui ciascuna specie avesse
una derivazione da un'altra specie precedente più semplice che affronti un processo
evolutivo cioè di adattamento all’ambiente. Invece Darwin pensava che il cambiamento degli
uomini come altri organismi animali di una specie che erano dovute al caso! Questi
cambiamenti non avevano uno scopo ma erano utili per la sua sopravvivenza in un luogo
determinato. Tuttavia bisogna aspettare un supporto scientifico che arriverà nel 20’ secolo
con la genetica (Mendel).

Lezione 011

11. Descrivere i punti cardine del pensiero fissista e come si colloca nel periodo
storico.
12. Descrivere i punti cardine del pensiero fissista.

I punti cardini del pensiero fissista sono: fissità ed immutabilità della specie che viene intesa
come una creazione divina. Con fissità della specie, s’intende che le specie animali e
vegetali non cambiano, non si evolvono di generazione in generazione. Con immutabilità
della specie, s’intende che ogni forma vivente abbia iniziato la sua vita con le caratteristiche
attuali così da potersi integrare nel luogo in cui essa vive. Questi punti sono ripresi da
Aristotele. Questa teoria del fissismo ha avuto sempre l’appoggio incondizionato dalla
Chiesa e sono legate da un’interpretazione letterale della Genesi ed un idea di un'unica
creazione originaria di tutte le specie viventi.

Questa scuola di pensiero, fissismo, si colloca nel Seicento, periodo in cui regna la teoria
filosofica del creazionismo ed influenzato dalla Chiesa. In questo periodo, i pensatori non
volevano andare contro le dottrine religiose e gli eventi narrati nei testi sacri di conseguenza
legate ad un interpretazione letterale della Genesi.
Lezione 012

11. In che cosa consiste la nomenclatura binomiale e la classificazione tassonomica


pensata da Linneo
14. Descrivere il sistema di classificazione tassonomica pensata da Linneo e i
raggruppamenti da lui identificati nel suo sistema di classificazione degli esseri
Viventi

La nomenclatura binomiale si basa su una semplice regola in cui ogni specie aveva un
cognome ed un nome universale. Linneo prese in considerazione le specie vegetali in cui
scriveva: il genere di appartenenza della pianta, l’autore ed il titolo dell’opera in cui essa
veniva studiata ed infine il numero d’ordine che occupava quella specie. Tuttavia L. decise
che era più semplice annotare le specie con il nome del genere insieme ad un epiteto che
riassumeva.
La classificazione tassonomica era uno strumento per mettere ordine nella Natura. L. trovò
4 livelli di ripartizione secondo un sistema a gerarchia inclusiva in cui ogni livello
comprendeva quelli sottostanti. Questi insiemi, taxa, inseriti uno dentro l’altro: specie,
genere, ordine, classe e regno. I primi due erano ordini naturali (specie, genere) mentre gli
altri cioè ordine e classe erano stati creati per utilità (non naturali: fittizi). Questo metodo
poteva essere usato per tutti e tre i regni: animale, minerale e vegetale. Quello vegetale
rimaneva il più difficile da classificare poiché aveva un maggior numero di classi e di
conseguenza moltissimi ordini. Tuttavia era indispensabile un ulteriore classificazione
poiché piante appartenenti alla stessa specie potevano avere molte varietà.

12. In che modo Linneo descrisse la specie Homo e il concetto di specie e in che
modo cercò di spiegare la nascita di nuove specie.

L. non trascurò la specie “Homo”. Inserisce il genere Homo in un proprio e separato genere
però viene incluso nelle scimmie e nell’ordine dei Primati. Questa nuova classificazione
venne considerata un fatto straordinario con implicazioni teologiche. Tuttavia L. era ancora
sotto la tradizione della Chiesa, non lo considerò una creatura a parte. Per L. gli uomini e le
scimmie si trovavano nell’ordine dei Primati ed appartenevano ai generi “Homo” e “Simia”.
All’interno dell’insieme del genere Homo c’erano: “Homo Ferus”=> uomo che non parlava,
peloso e per muoversi usava 4 arti; “Homo Troglodytes”=> era simile all’Homo Silvestrus.
Nella specie Homo Sapiens erano presenti razze diverse e distinte dal luogo di origine. Si
distinguevano per caratteristiche fisiche e comportametali. Tutto questo per L. era una
riflessione sulla realtà. Tuttavia aver inserito ed accostato “Homo” e “Simia” per la Chiesa
fu un grave attacco poiché per loro Dio aveva creato l’uomo a sua immagine e somiglianza.

La specie è un insieme omogeneo e reale che indica un tipo di organismo creato da Dio.
Ogni specie è fissa e non possono incrociarsi anche i gruppi di specie simili che facevano
parte di un ordinamento naturale. L. condusse degli esperimenti sull’impollinazione da cui
potevano nascere nuove specie attraverso l’ibridazione dentro un genere. Tuttavia con
queste teorie non pensava ad una nascita di nuove specie. L. rimaneva dell’idea che Dio
avesse creato le specie originali dette “prime specie” che avessero vissuto nell’Eden e da
queste ne potessero nascerne altre. L. andò a studiare l’adattamento delle piante esotiche
in Svezia. Si accorse che potessero nascere nuove specie di genere differente poiché pensò
che incrociandosi e subendo un alterazione potessero vivere in climi ed ambienti diversi.
13. Descrive le linee essenziali del pensiero di Linneo e la sua visione evoluzionista

L. credeva nella fissità del mondo e tutto veniva creato secondo un ordine divino. La natura
era una lotta ed una competizione. I punti essenziali sono: la Specie Homo (domanda 12),
il concetto evoluzionistico, la nomenclatura binomiale, la classificazione tassonomica e la
sua idea di specie. L. ipotizzò che potevano nascere nuove specie attraverso l’ibridazione
poiché fece degli esperimenti secondo impollinazione. Anche i suoi studi sulle piante in cui
emerse che se producevano un numero di semi maggiore, sarebbero nate nuove piante.
Secondo L significava che tutti questi semi e piante avrebbero garantito la sopravvivenza
degli animali. Questo concetto verrà ripreso da Darwin. L. rimaneva dell’idea che Dio
avesse creato le specie originali dette “prime specie” che avessero vissuto nell’Eden e da
queste ne potessero nascerne altre. L. andò a studiare l’adattamento delle piante esotiche
in Svezia. Si accorse che potessero nascere nuove specie di genere differente poiché pensò
che incrociandosi e subendo un alterazione potessero vivere in climi ed ambienti diversi.
Questi indizi lo introducono verso una visione evoluzionistica.

15. Descrivere il concetto di specie secondo il pensiero fissista di Linneo e in che


modo rappresenta la base del suo sistema tassonomico oltre che del suo pensiero
evoluzionista.

Secondo il pensiero fissista di Linneo, per specie s’intende un insieme omogeneo e reale
che rappresenta uno specifico tipo di organismo creato dalla libera volontà di Dio. Ogni
specie è fissa e non può essere incrociata con nessun’altra.
Linneo intendeva anche i raggruppamenti di specie simili di ordine naturale che potevano
essere riconosciuti tramite la comparazione di alcune caratteristiche fisiche osservabili.
Questo concetto di specie in particolare tramite l’esperimento sull’impollinazione, Linneo
ipotizzò che potevano nascere nuove specie attraverso l’ibridazione. Con questa idea,
alcuni studiosi hanno pensato l’ipotesi che Linneo avesse in mente un pensiero
evoluzionistico. Tuttavia Linneo era convinto che Dio avesse creato delle prime o originali
specie che avevano riempito l’Eden e da queste ne nascevano altre. Influenzò il sistema
tassonomico moderno mettendo la specie al primo posto.

Lezione 013

16. Descrivere in che modo la teoria degenerazionista di Buffon tenta di spiegare


l’evoluzione degli esseri viventi.

Buffon con la teoria sulla storia della Terra pensò che tutti gli esseri viventi erano apparsi a
causa di una forza “matrice interna” che aveva ordinato ed organizzato gli elementi in
particelle organiche. Tuttavia cambiando le condizioni esterne, le particelle subivano un
cambiamento portando al risultato che la specie subisse cambiamenti. Questo è il principio
della teoria degenerazionista o del degenerazionismo cioè la trasformazione della specie in
negativo. Collegandosi alla teoria sulla storia e nascita della Terra pensò che le migrazioni
degli animali avvenissero verso ambienti più caldi. Queste migrazioni subivano dei
cambiamenti cioè mutamenti che potessero portare alla nascita di una nuova specie di
essere viventi. Inoltre affermava che le specie originarie fossero 25 e da queste se ne
fossero degenerate 187 che non derivavano da un'unica specie ma da più specie.
17. In che modo Buffon riesce a ampliare il concetto del tempo passato e quale
esperimento utilizzò

Buffon venne influenzato dalle nuove scoperte scientifiche tra cui le leggi gravitazionali di
Newton. Per ampliare il concetto del tempo passato, usò la legge gravitazionale di Newton
pensando che il Sole avesse avuto un impatto con una cometa e si sarebbero prodotti i
detriti cioè i pianeti. Uno di questi pianeti era la Terra: primordiale. Appariva come un globo
incandescente che con il tempo si era raffreddato. Per calcolare i tempi necessari Buffon
decise di compiere degli esperimenti: materiale metallico e non metallico di dimensioni
crescenti che surriscaldò fino al punto di fusione e andò misurando i tempi di
raffreddamento. Dopo aver fatto i diversi calcoli, arrivò alla conclusione che la Terrà avesse
7500 anni.

18. Descrivere quali erano le cause che secondo Buffon portarono alla nascita di
nuove specie.

Per Buffon, le cause che portarono alla nascita di nuove specie furono: clima, alimentazione
e comportamento. Inoltre, le specie inferiori si accoppiavano più velocemente con una prole
di maggior numero subendo il processo del degenerazionismo.

19. Descrivere cosa si intende con il termine di degenerazionismo e quali sono i


principi su cui si basa tale teoria formulata da Buffon.

Con il termine degenerazionismo s’intende una corrente di pensiero in cui tutte le specie
non fisse nella forma e funzione. Di conseguenza accade che una determinata specie
(vegetale o animale) si è evoluta e la specie precedente è scomparsa. Buffon cercò di
spiegare che dalle generazioni successive del capostipite si arriva ai discendenti. Importante
sono le prove che ha introdotto nelle scienze naturali utilizzando il ragionamento insieme
all’esperimento. Introdusse un nuovo metodo di classificazione detta binomiale in cui il primo
nome indica il genere invece il secondo è un epiteto che definisce la specie all’interno di
quel genere.

20. Descrivere il periodo storico in cui visse Buffon e il suo pensiero.

Buffon, francese, visse nel periodo dell’Illuminismo. Periodo storico che voleva liberare la
mente umana dall’ignoranza, superstizione ed oscurità. Buffon, amico di Voltaire, fu il
promotore nel campo biologico. Illuminismo trattava tutte le conoscenze umane in modo
scientifico liberandole dalle idee di tradizioni e religioni. Per questo diversi scienziati e
pensatori ed altre figure contribuirono nella stesura dell’Opera “Enciclopedia”. Nella parte
naturale anche Buffon partecipò inserendo un opera che trattava il mondo naturale. Tuttavia
l’opera essendo composta da monografie ed incompleta venne definita “superbe”.
Buffon appartiene al pensiero del degenerazionismo: tutte le specie non sono fisse nella
forma e funzione poiché la specie si è evoluta e la specie primordiale è scomparsa. Buffon
cercò di spiegare il motivo per cui ci fossero varietà di essere viventi in cui il capostipite
ideale della specie subiva un processo degenerativo a causa del clima, alimentazione e
comportamento. Introdusse un importante novità: prova empirica cioè utilizzando il
ragionamento insieme all’esperimento.
21. Linneo e Buffon: differenziare il pensiero dei due studiosi contemporanei.

Linneo: si concentrò sui vegetali; visse in ambiente come la Svezia lontano dalle aperture
internazionali. Aderì alla filosofia di Aristotele ed alla logica tomista. Credeva
nell’essenzialismo in cui bastava individuare una o pochi caratteri essenziali per fare una
corretta classificazione.

Buffon: si concentrò sugli animali; visse nella Parigi Illuministica aderendo alle nuove teorie
scientifiche e filosofiche di Newton e Leibnitz. Era un nominalista che riconosceva
solamente i singoli individui. Amico di Voltaire nel campo scientifico. Riconobbe la specie
come un raggruppamento naturale, aveva interesse per gli organismi viventi e si concentrò
su come erano fatti e le differenze tra diverse specie. Introdusse la prova empirica: utilizzo
di ragionamento insieme all’esperimento.

22. Mediante quale esperimento Buffon calcolò l’età della terra?

Preparò delle palle metalliche e non di dimensioni crescenti che poi riscaldò fino al punto di
fusione. Successivamente misurò i tempi di raffreddamento. Naturalmente maggiori erano
le dimensioni della palla, maggiore era il tempo di raffreddamento. Successivamente fece
le dovute proporzioni. Arrivò alla conclusione che la Terra avesse 7500 anni. Ipotizzò 7
grandi epoche.

23. Descrivere i punti cardini del pensiero di Buffon.

I punti cardini del pensiero di Buffon sono: storia della Terra, teoria della degenerazione,
specie Homo per Buffon e l’età della Terra.
-Storia della Terra: pensava che tutti gli esseri viventi erano apparsi a causa di una matrice
interna che aveva ordinato ed organizzato gli elementi in particelle organiche. Con il
cambiamento dei fattori esterni le specie subivano dei cambiamenti. Non si tratta di un
processo evolutivo ma per B si tratta di una degenerazione di una specie dovuta agli
ambienti in cui essa viveva.
-Teoria della degenerazione: modifica e distanziamento dalle specie originarie cioè da 25 e
da queste ne sarebbero nate 187. Queste 25 specie non derivavano da un'unica specie.
-La specie Homo: riprende il pensiero di Linneo in cui entrambi credevano che ci fosse una
parentela tra uomo e scimmia. Tuttavia propose un idea che troverà prove
successivamente.
-Età della Terra: calcolata mediante un esperimento con metodo empirico in cui affermò che
avesse 7500 anni diversamente da quanto affermava la Chiesa (6000 anni). B. ricostruì
tutti i passaggi della nascita della Terra cioè da primordiale fino all’epoca attuale del
pensatore. Identificò/classificò 7 grandi epoche.
Lezione 015

15. In modo un evento catastrofico porta, secondo Cuvier, alla nascita di una nuova
specie e da cosa dipende il processo di estinzione.

Cuvier affermava che l’estinzione degli esseri viventi avviene attraverso sconvolgimenti
della crosta terrestre. Dopo le forme viventi, quasi del tutto distrutte vennero sostituite da
altre nuove specie create. Questo processo si concludeva con la comparsa dell’uomo sulla
Terra. Cuvier giustifica l’estizione della specie nel corso dei tempi geologici. Cuvier osserva
che in qualsiasi livello di una serie sedimentaria, non ci sono tracce di fossili quindi di una
parte o un intera popolazione. Questo accade perché avvengono fenomeni naturali violenti
che provocano immani catastrofi. A causa di queste catastrofi, la Terra diventava deserta
ma solo lentamente ci sarebbe stato un ripopolamento tramite migrazioni o per intervento
divino.

16. Descrivere i principi generali del pensiero di Cuvier e del catastrofismo


18. Descrive i principi generali della teorie evoluzionista di Cuvier

Tale corrente di pensiero cerca di spiegare, senza contraddire il dogma della creazione,
l’evoluzione degli esseri viventi attraverso subitanei e violenti sconvolgimenti della crosta
terrestre, che si verificherebbero ad intervalli: dopo ognuno di essi le forme viventi, quasi
del tutto distrutte, sarebbero state sostituite da altre nuovamente create, secondo un piano
che culmina con la comparsa dell’uomo sulla Terra. A causa di grandi cataclismi naturali e
non. La più recente tra queste risultava essere il Diluvio Universale. Era subito dopo ogni
disastro l'Essere supremo ricreava nuove specie, andando a colmare i vuoti lasciati dagli
estinti e perfezionando ogni volta le caratteristiche delle diverse specie.
Cuvier chiarì la disputa se i fossili rappresentassero o meno organismi estinti, riuscì a
classificare una serie di animali fossili che vennero quindi riconosciuti come organismi di
origine organica che non presentavano corrispettivi con organismi recenti.
Pur essendo uno studioso di fossili, lo scienziato non fu un evoluzionista ma formulò una
propria teoria, la teoria delle catastrofi, per spiegare l’estinzione delle specie.

17. Descrivere la teoria catastrofista formulata da Cuvier e in che modo cerca di


spiegare l'evoluzione della specie

Partendo dall’estinzione della specie ed analizzando come avvengono le catastrofi intuisce


che in qualche modo avviene un evoluzione. C. riuscì a dimostrare come le specie si
estinguevano e si trasformavano. Cuvier ebbe il merito di sostenere l’importanza
dell’estinzione delle specie.
Cuvier ebbe il merito di sostenere l’importanza dell’estinzione delle specie, che invece
Lamarck non accettò mai.
Ancora oggi l’estinzione oggi è considerata una componente fondamentale dell’evoluzione.
Lezione 016

12. Il pensiero evoluzionista nasce da un limite della teoria catastrofista; spiegare in


che modo Hutton cerca di spiegare il processo evolutivo e su quali principi si
basa la sua teoria

Hutton cercò di spiegare il processo evolutivo sullo studio delle formazioni rocciose e delle
forze che agiscono sulla superficie. Partì dalla storia della Terra che si basa sulla ripetizione
di fenomeni di carattere geologico e ciclico che avvengono in tutti i momenti della storia della
Terra ed in tutte le parti del globo. (=uniformismo). Teoria diversa dal creazionismo (Cuvier)
influenzata dalla Chiesa. Hutton indica che i processi geologici richiedono tempi lunghissimi.
Inoltre, H. mette le basi per lo sviluppo di una nuova teoria (=plutonista).

14. Cosa si intende per «tempo profondo» secondo Hutton e in che modo cerca di
spiegare l'età della terra.

Per Tempo Profondo s’intende che il tempo delle trasformazioni naturali è così lungo per
averne un idea chiara sulla sua durata. Per H., i più antichi esseri viventi risalgono a 3,5
miliardi di anni fa. H enunciò il principio dell’uniformismo: i processi naturali che hanno
operato nel passato operano ancora oggi. H usò questo principio per spiegare la nascita di
eventi grandiosi come le catene montuose. H giunse alla conclusione che la Terra non
sarebbe stata modellata da eventi catastrofici improvvisi. Questa teoria portò H alla
conclusione che la Terra fosse molto più antica di quanto si pensasse.

16. Descrivere le caratteristiche generali di plutonismo e nettunismo.

-Plutonisti:
Teoria enunciata da Hutton;
Pensavano che la Terra fosse veramente antica;
La Terra attraversa trasformazioni lente e graduali e soprattutto regolari che hanno agito e
continueranno ad agire. I continenti di oggi sono transitorie e muteranno nel tempo
geologico;
H intuì che i fenomeni vulcanici si originavano dai fenomeni di carattere endogeno;
H esaminando gli strati sedimentari: si trattava di magma fuso solidificato ed inoltre nelle
stratificazioni delle rocce, riuscì a vedere il susseguirsi di ambienti che si sviluppano 1 di
seguito all’altro.

-Nettunismo:
Teoria enunciata da Werner;
La Terra non la consideravano molto antica;
Le rocce erano dei semplici sedimenti chimici ed accumuli che si sono uniti con i detriti
sedimentari poiché l’Oceano primordiale si è ritirato;
Le rocce avevano un origine marino e quelle vulcaniche che avevano solo poche colate di
lava che si erano formate dalla cattura degli strati di carbonio.
13. In che modo la teoria di Hutton è destinata a dare un grande impulso alle ipotesi
evoluzioniste
15. Indicare i caratteri generali della teoria evoluzionistica formulata da Hutton

Tra la fine del 1700’ venne formulata una teoria evoluzionistica: La Teoria Della Terra (da
Hutton che sarà ritenuto il fondatore della geologia moderna). Questo è dovuto allo studio
delle formazioni rocciose e delle forze che agiscono su di esse. Secondo Hutton, la Terra si
sarebbe modellata per processi lenti e graduali come venti ed acqua che avvengono in tutti
i posti del globo. (= Teoria Attualismo). Queste variazioni risultano impercettibili ma
possono cambiare a livello della specie. Importante nel pensiero di Hutton è la concezione
ed intuizione di Tempo Profondo: evoluzione della specie richiede tempi lunghissimi.
Inoltre Hutton si interessa alla ripetizione dei fenomeni geologici ciclici che avvengono in
tutti i momenti della storia geologica ed in tutte le parti del globo.

Lezione 018

13. Descrivere le caratteristiche generali del pensiero uniformarmista e indicare chi


fu il massimo esponete di tale corrente di pensiero

Il pensiero uniformista di Lyell afferma che i processi geologici che si osservano oggi sono
giusti per spiegare gli eventi geologici del passato. Quindi le modificazioni che si sono
succedute sulla Terra e gli eventi geologici del presente si sono verificate con la stessa
intensità ed ha agito lentamente. Questo lo affermò osservando il territorio e le rocce più
antiche. I grandi cambiamenti erano il risultato della somma di piccoli cambiamenti avvertiti
in un lungo lasso di tempo.

14. Indicare i punti essenziali della teoria evoluzionista elaborata da Lyell

Uniformismo: le cause geologiche sono graduali e lenti come nel presente e nel passato. I
grandi cambiamenti geologici si osservano attraverso lo studio dei fossili nei diversi strati
delle rocce detti studi stratigrafici. Con l’uniformismo, si parla della Terra del gradualismo in
cui il tempo è un elemento fondamentale visto che in tempi lunghi le piccole variazioni
possono sommersi per produrre effetti enormi.

15. Spiegare in che modo le idee di Lyell furono decisive nello sviluppo del pensiero
evoluzionista di Darwin

Il suo pensiero e le sue idee, nonché i principi della geologia, sono trattati in un’opera che
ancora oggi è una pietra miliare della letteratura evoluzionista e dei principi di geologia. Fra
tutti gli scritti di Lyell, i Principi di geologia rimase per un lungo periodo il riferimento della
disciplina. La ragione del successo risiedeva sia nell’ottima sintesi della disciplina, sia per
alcune ipotesi ben espresse e argomentate che confutavano le idee sul catastrofismo.
Inoltre la presa di posizione contro la consuetudine di ritrovare nelle Sacre Scritture la Verità
sulla storia della Terra, coinvolgeva aspetti teologici oltre che scientifici. Il testo di Lyell ebbe
un’influenza determinante sullo studio evoluzionista, influenzando lo stesso Darwin nella
formulazione della teoria sull’origine delle specie per selezione naturale, tanto da venire più
volte citato negli scritti di questi. Inoltre Lyell anticipò, anche senza arrivare alle stesse
conclusioni, la quasi totalità delle ipotesi a cui Darwin arriverà durante i viaggi che lo
portarono a gettare le basi dell’evoluzionismo: un esempio di questa convergenza tra gli
scritti di Lyell e quelli di Darwin lo ritroviamo nella «guerra di natura» accennata da Lyell e
che rimanda alla «selezione naturale» di Darwin. Le modificazioni della superficie terrestre
(e quindi, aggiungerà Darwin, di tutti gli organismi che la popolano) non avvengono in
maniera repentina, si tratta di cambiamenti lenti e costanti, visti in un lasso di tempo ben più
lungo della semplice vita umana. Lyell, con la sua concezione del cambiamento lento e
costante (Gradualismo), fonda una scuola di pensiero alla quale Darwin aderirà
completamente e che riassumerà nelle sue teorie.

“Darwin venne influenzato poiché durante i suoi viaggi confrontava i dati osservati con la
nuova geologia (Lyell). Darwin estese i principi dell’attualismo e della nuova geologia alla
biologia”. (Homo Sapiens-Manzi-pg.77)

16. Descrivere in che modo la teoria di Lyell si contrappone al catastrofismo

Lyell, nella sua opera “i principi della geologia” confutava l’ipotesi della teoria del
catastrofismo. Attraverso gli studi geologici e dei fossili, affermò che avveniva un
cambiamento geologico graduale e non traumatico. Di conseguenza, i fossili gli fanno capire
l’evoluzione a differenza degli eventi traumatici.
La contrapposizione tra catastrofismo e uniformismo si può considerare sostanzialmente
con un pareggio:
• aveva ragione Cuvier quando ipotizzava degli eventi traumatici, dato che oggi abbiamo le
prove che se ne siano verificati cinque di grandi dimensioni, l’ultimo dei quali ha portato
all’estinzione i dinosauri;
• aveva ragione Lyell quando sosteneva che gli eventi geologici lenti e costanti hanno agito
anche in passato, dato che tra una catastrofe ed un’altra sono passati milioni di anni di
relativa calma che, però, hanno inciso profondamente nella storia del nostro pianeta.

Lezione 019

12. Quali sono i principi su cui si basa la teoria della trasmissione dei caratteri
acquisiti di Lamarck
14. Descrivere i principi su cui si basa il pensiero evoluzionista di Lamark e in che
modo i principi da lui formulati spiegano l'evoluzione della specie

Lamarck s’interessò al problema biologico generale dei cambiamenti degli organismi e della
loro diversificazione nel tempo. La sua teoria inizia dall’osservazione esiste un osservazione
che negli animali esiste un organizzazione strutturale sempre più complessa e diversificata
procedendo dai gruppi più semplici fino all’uomo; questo avviene attraverso lo studio dei
fossili. Questa teoria si fonda su 2 principi: “uso e non uso” e “ereditarietà dei caratteri
acquisiti”. Il primo principio venne spiegato con l’esempio della giraffa che secondo lui
all’inizio esistevano solo giraffe con il collo corto e sforzandosi per arrivare ai rami più alti
sarebbero riusciti a sviluppare collo e zampe.
Il secondo principio è basato sull’ereditarietà dei caratteri acquisiti “caratteristiche, attributi
e facoltà) che vengono acquisiti nel corso della vita da un singolo individuo si trasmettono
alla generazione successiva” (Homo Sapiens – Manzi). Questi due principi servono per
spiegare la sua teoria evoluzionistica.
13. Descrivere cosa si intende per teoria dell'uso e a quale studioso appartiene

La teoria dell’uso e del non uso appartiene allo studioso, Lamarck. Questa teoria afferma
che le modifiche o cambiamenti che si manifestano negli organismi si sviluppano a causa
dei bisogni che sono stimolati da un ambiente in continua trasformazione. Se un carattere
non viene utilizzato, regredisce sempre più fino alla sua completa scomparsa. Invece le parti
che venivano usate di più subivano una trasformazione diventando più funzionali ed
efficienti.

Lezione 020

07. Descrivere le caratteristiche della scala naturae di Lamark e quale è la posizione


occupata dall'uomo

Lamarck credeva ancora nella Scala della Natura , intesa non come una sequenza formale
di esseri, ma una vera e propria serie storica prodotta dalla trasformazione:
• Gli organismi semplici venivano generati spontaneamente dalla sostanza inorganica e poi,
guidati da una forza interna e col tempo, si trasformavano in organismi sempre più perfetti
fino ad arrivare all’uomo.
• Si assisteva ad un processo caratterizzato da un movimento stabile di esseri, che salivano
la scala grazie alla loro tendenza ad aumentare di complessità adattandosi all’ambiente.
• Una volta raggiunto l’apice, la materia vivente era soggetta a morte e decadimento in modo
da renderle, come materia minerale, nuovamente disponibili per altre generazioni
spontanee.
POSIZIONE DELL’UOMO NELLA SCALA NATURAE Lamarck compie un passo indietro
rispetto a quanto aveva affermato Buffon, dal momento che nella sua teoria sopravvive la
convinzione, introdotta da Aristotele in età classica, che l'uomo si trovi all'apice di una scala
naturale, ponendosi quindi al di fuori dei meccanismi evolutivi. Questo significa che:
• Il meccanismo che porta all'evoluzione di una specie in un'altra più progredita sarebbe
collegata ad un principio creativo finalizzato alla comparsa dell'uomo sulla terra.
• Lamarck cerca una mediazione con le dottrine religiose per evitare di dover ritrattare i suoi
scritti.

08. Descrivere quali sono i punti deboli della teoria lamarckiana e di contro i caratteri
innovativi del suo pensiero

I caratteri innovativi del suo pensiero sono: introduzione del concetto di evoluzione di
deviazione biologica che dipende da 2 principi o teorie: “uso e non uso” e “teoria dei caratteri
acquisiti”. Nella teoria dell’evoluzione progressiva in cui il bisogno causato dal cambiamento
ambientale veniva preso come una reazione inconsapevole agli stimoli esterni. Di
conseguenza, si promuovono in alcune parti del corpo delle variazioni che saranno ereditate
(teoria dell’uso e non uso).
I punti deboli sono:
Non potessero esserci organismi semplici se tutti dovevano essere mossi da una forza
interiore che li facesse salire di complessità e sulla scala della natura e lo sviluppo di un
organo per stimolo acquisito non potesse essere ereditato;
Per Lamarck si giustificava sostenendo che quegli animali rappresentavano esemplari di
antenati attualmente viventi in altre zone della Terra e che l’uomo aveva ucciso, pensiero
che non poteva reggere a lungo. La visione dei reperti fossili, col passare degli anni,
rappresentò un punto di debolezza del pensiero di Lamarck, proprio nel periodo in cui
cominciano a venire alla luce tanti fossili di grandi mammiferi antichi. Lamarck si giustificava
sostenendo che quegli animali rappresentavano esemplari di antenati attualmente viventi in
altre zone della Terra e che l’uomo aveva ucciso, pensiero che non poteva reggere a lungo.

09. Descrive in che modo il pensiero di Darwin e Wallace si sovrappongono e cosa si


intende per mistero della primogenitura della teoria evoluzionistica

Il pensiero di Darwin e Wallace si sovrappone poiché entrambi pensarono alla selezione


naturale cioè alla grande variabilità della specie in cui gli individui con adattamenti più
consoni all’ambiente sopravvivono e si riproducono. L’importanza delle condizioni
ambientali che variano quindi è il processo di variazione all’interno della specie diventando
il motore del processo evolutivo. La lotta per l’esistenza era una realtà per tutte le specie.
Tutto questo venne teorizzato poiché entrambi i pensatori viaggiando e si interessavano
molto agli animali in particolare i volatili. Non trascuravano l’uomo che derivava secondo
loro dalla scimmia quindi da un unico ceppo ancestrale (monogeismo) o da più ceppi
(poligeismo).

10. Quali sono i concetti alla base del pensiero di Wallace e la sua intuizioni in merito
al più adatto

Wallace nel suo pensiero espone la nascita di nuove specie. Per lavoro o scopo
commerciale, W. Raccoglieva tanti rappresentati di una stessa specie che confrontò tra di
loro. Inoltre, li catalogo quindi parliamo di differenza intraspecifica. Nel pensiero di Wallace:
la distribuzione della specie doveva seguire una logica. Questo lo poté osservare in
Amazzonia. Altro concetto chiave del suo pensiero: distribuzione della specie tra isole
diverse (=specie affini coincidenti sia nello spazio e nel tempo). La questione su come
avveniva la variazione della specie fu un ossessione per Wallace. A causa di un attacco
febbre malarica, ebbe intuizione che sopravviveva il più adatto, cioè le specie avevano la
tendenza a separarsi dal tipo originale.

Lezione 024

09. Cosa si intende per selezione naturale e in che modo rappresenterebbe il motore
del processo evolutivo.
15. Descrivere secondo il pensiero di Darwin cosa si intende per selezione naturale e
in che modo rappresenterebbe il motore del processo evolutivo.

Nella teoria della selezione naturale avviene una lotta per esistenza anche all’interno della
stessa specie. Gli individui che riescono ad adattarsi meglio a quel tipo di ambiente ed altri
fattori riescono a sopravvivere. Di conseguenza, le caratteristiche individuali che sono
vantaggiose si selezionano e maggiore sarà la popolazione che li possiede. Per concludere,
subiscono una trasformazione che rappresenta il principale meccanismo evolutivo. Tutto
questo processo ricorda quello di un albero.
10. Cosa si intende per cucciolata e cosa si intende per "più adatto"

Per cucciolata, s’intende che solamente una minima parte della specie riusciva a
sopravvivere, solamente i più forti adatti e vivevano.
Analizzando l’esempio della giraffa di Lamarck secondo Darwin. E’ possibile dedurre che le
giraffe con colli in media più lunghi non si riproducono proprio o di meno. Rispetto a quelli
con collo più corto. Questo accade a causa dei cambiamenti climatici e della scarsità di cibo
sul terreno. Di conseguenza sopravvive solamente il più adatto e la generazione successiva
cucciolata che sarà figlia di questo nuovo tipo di giraffe con collo più lungo. (Homo Sapiens-
Manzi – paggine 97-98).

11. Descrivere cosa intende Darwin per lotta per la sopravvivenza e in che modo porti
al processo evolutivi sugli individui di una popolazione

Darwin venne illuminato dalla teoria di Malthus che sosteneva che, se vi fosse cibo a
sufficienza, la popolazione umana si sarebbe raddoppiata ogni 25 anni.
Darwin venne illuminato, in quanto se questo ragionamento era vero per gli uomini, doveva
valere anche per gli altri esseri viventi: essendo le risorse limitate, riuscivano a sopravvivere
solo i più adatti che riuscivano di conseguenza a riprodursi. Questa lenta e graduale
selezione andava insieme al cambiamento climatico, geologico ed ambientale.

12. Secondo Darwin il processo evolutivo varia a seconda delle situazioni. Descrivere
in che modo secondo il suo pensiero le variazioni possono essere vantaggiose,
indifferenti o svantaggiose e portare alla nascita di una nuova specie

Il processo evolutivo per Darwin varia a seconda delle situazioni.


Le situazioni erano:
-vantaggiose quando i nuovi individui staccavano da i predecessori originando nuove
specie;
-Svantaggiose quando gli individui avevano risorse limitate e solamente alcune potevano
sopravvivere;
-Indifferenti quando gli individui subiscono un processo senza fine dove si accumulano
variazioni su variazioni.

13. Cosa intendeva Darwin quando parlava di differenze all'interno di una specie e in
che modo potevano influire sul processo evoluzionistico
17. Cosa intendeva Darwin per differenze all'interno di una specie, in che modo
potevano influire sull'evoluzione

Secondo i principi della “selezione naturale” esiste una variabilità con differenze all’interno
di una specie di diversi caratteri; poiché la lotta per l’esistenza avviene anche in individui
della stessa specie e gli individui che riescono ad adattarsi sopravvivono. E’ fondamentale
perché seleziona gli individui più idonei a sopravvivere ai cambiamenti del tempo. Darwin
potè osservare durante i suoi viaggi sul Beagle come gli uccelli che appartengono ad una
stessa specie riescono a sopravvivere. (Libro Consigliato).
14. Quale sarebbe secondo Darwin il ruolo della Natura nel processo evolutivo e cosa
si intende per secondo il suo pensiero il «più adatto»

Nella teoria della selezione Naturale, è importante l’ambiente cioè la Natura che sceglie le
specie che sopravvivono e si possono riprodurre. Essa mette in pratica i tempi e le modalità
per la lotta all’esistenza. Secondo un principio della selezione naturale che afferma che gli
esseri viventi con caratteristiche più favorevoli alla sopravvivenza in un determinato/dato
ambiente si nutriranno, sopravvivranno meglio trasmettendo più di altri le proprie
caratteristiche favorevoli alle successive generazioni. Si parla del concetto di più adatto che
quindi riuscirà a sopravvivere meglio ed adattarsi meglio. (Homo Sapiens – Manzi – pg.
1065 – ebook).

16. Descrivere i punti cardine del pensiero evoluzionista di Darwin

I punti cardini del pensiero evoluzionistico sono:


-tutti gli esseri viventi tendono a moltiplicarsi con estrema efficienza;
-non tutti i membri di una stessa specie possono riprodursi (=lotta per la sopravvivenza), di
conseguenza il numero rimane stabile andando ad una generazione successiva;
-c’è una trasformazione intraspecifica dei diversi caratteri;
-ci sono esseri viventi di alcune specie che sono più favorevoli alla riproduzione; quindi il più
adatto sopravvive e procrea nuove specie. (Quest’ultimo punto riassume: selezione
naturale, evoluzione ed adattamento all’ambiente degli individui).

Lezione 025

03. Descrivere il pensiero antropologico di Darwin e Wallace.

Wallace e Darwin portarono avanti teorie a livello antropologico. Queste teorie suscitavano
importanza visto il periodo storico delle conquiste e lo scontro sulla schiavitù.
-Secondo Wallace il ragionamento doveva iniziare proprio dalla selezione naturale, anche
se per quanto riguarda l’uomo, in quanto un essere sociale la selezione naturale non poteva
operare come allo stato selvaggio.
L’uomo aiutava i deboli che in Natura sarebbero periti; al raffreddarsi del clima si copriva o
costruiva case più calde; alla scarsità di cibo rispondeva adattandosi a fonti alimentari
diverse. Con lo sviluppo notevole delle facoltà mentali e intellettuali, l’uomo avrebbe cessato
di essere influenzato dalla «selezione naturale» sia nella forma che nella struttura.
Nei suoi scritti Wallace sosteneva che il passaggio da bruti a uomini era avvenuto in maniera
graduale, mentre la questione antropologica sul monogenismo/poligenismo era posta sul
piano dell’opinione: tutti gli uomini avevano una origine comune da cui, successivamente,
si erano ramificate un certo numero di discendenze corrispondenti agli uomini bianchi, neri,
gialli ecc...
Questa linea di confine era sul tronco e quindi tutte le persone sulla Terra appartenevano
alla stessa specie, mentre erano diverse di razza.
Tuttavia, siccome Wallace chiamava uomo anche l’essere che lo era nel fisico ma non nello
sviluppo completo di tutte le facoltà umane, soprattutto mente e cervello, allora le varie razze
non potevano, né dovevano, essere messe sullo stesso piano, ma si dovevano differenziare
razze superiori ed inferiori.
-Secondo Darwin, l’idea era diversa da Linneo che lo aveva inserito nello stesso ordine delle
scimmie. L’uomo, per Darwin, aveva antenati comuni con gli altri esseri viventi di
conseguenza ne era un diretto discendente. Di conseguenza, l’uomo derivava dalla scimmia
per semplici leggi naturali. Per avvalere, questi pensieri alquanto sconvolgenti per l’epoca.
Darwin usò la ragione indicando che non c’era nessuna prova in cui l’uomo potesse sfuggire
da tutto questo ed usò le sue ricerche scientifiche dove c’erano collegamenti con le scimmie
antropomorfe. Darwin intendeva far luce sulla origine dell’uomo, se discendeva ed
eventualmente in che modo, da qualche forma preesistente e se ci fossero delle differenze
fra le razze umane. Darwin assunse una posizione definita anche in merito alla diatriba degli
antropologi, ossia se il genere umano consista di una o più specie. È molto difficile
esprimersi su questo argomento nel momento in cui si accettano alcune definizioni del
termine «specie» e la definizione non deve includere un elemento indeterminato come un
atto di creazione.

Lezione 026

14. Descrivere secondo le teorie cosa si intende per mutazione e macromutazione

All’inizio del XX secolo, ci fu la teoria delle mutazioni in cui la sua importanza stava nello
spiegare da dove provenisse la variabilità nella teoria di Darwin. Secondo il pensatore di
questa teoria, De Vries, pensava che l’evoluzione avvenisse a salti a causa di mutazioni di
notevole entità (= Saltazionismo). Con il lavoro di Mendel, De Vries pensava che le nuove
varianti venivano prodotte attraverso delle macromutazioni che essendo di grande portata
che organizzavano di nuovo la morfologia dell’organismo. De Vries con mutazione
intendeva un salto da una specie all’altra e per lui erano eventi straordinari che capitavano
all’improvviso.

15. Descrive le principali teorie evoluzionistiche che vennero formulate dopo Darwin.

Le teorie evoluzionistiche che vennero formulate dopo Darwin sono:

-Teoria sintetica dell’evoluzionismo o neodarwinismo: tre studiosi che revisionando ed


integrando alle teorie di Darwin quella di Mendel.

-Teoria saltazionista: l’evoluzione avviene per salti ma che subiva salti improvvisi. Si basa
sulle mutazioni. Su un'unica mutazione che riorganizzava l’organismo.

-Teoria degli equilibri punteggiati: due studiosi osservando lo studio dei reperti fossili
ipotizzavano che l’evoluzione in una specie avviene perché gli individui presentano caratteri
differenti e se sono favorevoli vengono trasmessi ai suoi discendenti. Le specie si
sviluppano in periodi di tempo differente: brevi o lunghi.
Seconda questa teoria: nuove specie si formano da piccole popolazioni che rimangono
isolate sia geograficamente che riproduttivamente. Di conseguenza, la nuove specie
venendo a contatto con essa può provocare estinzione.

-Neocreazionismo: si contrappone all’evoluzionismo.


Si basa sulla carenza di prove: mancanza di fossili che equivalgono le due specie ed i metodi
di datazione sulla composizione atomica dei fossili.
16. Descrive la teoria saltazionista e chi fu il maggiore esponente.

Secondo la teoria saltazionista, la specie si è creata attraverso un'unica e grande mutazione


detta macromutazione. Secondo il maggior esponente De Vries Hugo, le nuove varianti
venivano prodotte tramite macromutazioni che organizzavano la morfologia dell’organismo.
Secondo questa teoria, l’evoluzione della specie per salti dovuti alla non regolarità della
comparsa delle mutazioni e macromutazioni; trascurando i processi microevolutivi. De Vries
era convinto che l’ereditarietà di Mendel smentiva la teoria di Darwin. Secondo la sua teoria,
nei lunghi periodi stazionari in cui le specie rimanevano immutate e pensava che i salti
evolutivi fossero rari quasi puntiformi.
Quindi secondo De Vries le mutazioni erano eventi straordinari scollegati dalle teorie
di Darwin e Mendel che invece rimanevano valide nei periodi stazionari.

17. Descrivere i concetti base della teoria degli equilibri punteggiati

Teoria degli equilibri punteggiati: due studiosi osservando lo studio dei reperti fossili
ipotizzavano che l’evoluzione in una specie avviene perché gli individui presentano caratteri
differenti e se sono favorevoli vengono trasmessi ai suoi discendenti. Le specie si
sviluppano in periodi di tempo differente: brevi o lunghi.
Seconda questa teoria: nuove specie si formano da piccole popolazioni che rimangono
isolate sia geograficamente che riproduttivamente. Di conseguenza, la nuove specie
venendo a contatto con essa può provocare estinzione.

Lezione 027

12. Descrivere gli esperimenti condotti da Mendel e le sue leggi sulla genetica

Gli esperimenti di Mendel che basavano i suoi studi sulla trasmissione dei caratteri ereditari
riuscirono a spiegare le variazioni in una popolazione.
Tra il 1856 e il 1863, Mendel, padre della genetica coltivò all’incirca 29000 piante di Pisum
sativum, note per essere un ottimo modello sperimentale, in quanto prolifiche, facili da
coltivare, crescevano velocemente, erano facilmente ibridabili e la fecondazione artificiale
era semplice e sicura.
Mendel, una volta compiuti i primi esperimenti e resosi conto che i caratteri si presentavano
nelle generazioni con una regolarità precisa, decise di indagare i segreti dell’ereditarietà,
autofecondando gli ibridi e cercando l’ordine matematico sotteso. Mendel incrociò le linee
pure di piante di piselli selezionate per la presenza di dati caratteri: colore dei baccelli e la
rugosità. I risultati ottenuti per quell’epoca erano già grandi ma Mendel decise di andare
avanti però furono gli scienziati del XX secolo a formulare le leggi di Mendel:
-legge della dominanza: una coppia di caratteri uno era dominante e l’altro recessivo;
-legge della segregazione: caratteri alternativi venivano ereditati separatamente;
-legge dell’assortimento indipendente: le coppie di caratteri venivano prese/ereditate
singolarmente.
(risposta integrata con il libro falcotativo)
Lezione 028

11. Differenziare l'evoluzione convergente e divergente.

In una popolazione, l’evoluzione è collegata dalla selezione naturale ed adattamento.


Selezione naturale produce diversi tipi di evoluzione:
-Convergente: organismi vivono in ambienti simili e sviluppano degli adattamenti simili;
-Divergente: organismi si isolano dalla specie seguendo un proprio percorso evolutivo.

12. Descrivere quali sono, secondo le teorie moderne, i diversi tipi di selezione
naturale e in che possono agire su una popolazione

Secondo le teorie moderne, i diversi tipi di selezione naturale possono essere: stabilizzante,
divergente, direzionale, dipendente dalla frequenza e sessuale.
Tutti questi tipi di selezione possono essere sintetizzate in un grafico in cui è possibile
dedurre che la maggior parte degli individui di una data popolazione e di un dato/specifico
carattere possono trovarsi nella zona intermedia.
-Stabilizzante: funziona sempre in una popolazione in modo continuo poiché elimina quegli
individui che hanno caratteri estremi e favorisce gli individui che hanno intermedi.
Finale: una popolazione più uniforme rispetto a quel carattere.
-Divergente: favorisce le popolazioni con individui aventi caratteri più estremi rispetto a chi
possiede gli intermedi.
Finale: due popolazioni che si divergono.
-Direzionale: aumento degli individui portando una caratteristica estrema, di conseguenza
un allele viene sostituito da un altro.
Finale: un cambiamento adattativo favorendo quella caratteristica specifica che risponde ai
cambiamenti dell’ambiente.
-Dipendente dalla frequenza favorisce:
A) fenotipi meno comuni rispetto o diversamente a quelli più diffusi e comuni;
B) diminuizione degli alleli ed aumento di quelli comuni.
-Selezione sessuale ha 2 forme:
A) Intrasessuale: in molte specie di animali avvengono delle lotte o cambiamenti tra membri
dello stesso sesso per potersi accoppiare;
B) Interosessuale: entrambi i sessi agiscono nella scelta del compagno. (es. coda del
pavone).

13. Descrivere secondo le teorie evoluzionistiche moderne cosa si intende per


speciazione ed adattamento
14. Differenziare il concetto di microevoluzione e macroevoluzione.

speciazione allopatrica: Processo di speciazione che si verifica quando una popolazione


rimane isolata a causa della comparsa di una barriera geografica..
speciazione simpatrica: Processo di speciazione dovuta a isolamento di tipo riproduttivo,
in assenza di barriere geografiche; è molto comune nelle piante.
Il processo di speciazione, che porta una popolazione di organismi a differenziarsi per
occupare tutte le nicchie disponibili attraverso un processo di radiazione adattativa, può
avvenire attraverso diversi meccanismi.
I modelli evolutivi sui quali concordano la maggior parte degli scienziati sono:
• speciazione geografica: definita anche allopatrica, si attua quando incidentalmente un
esiguo numero di individui di una data popolazione viene a trovarsi isolato a causa di una
qualche barriera;
• speciazione per poliplodia e simpatrica: è un processo di veloce diversificazione che si
realizza, a differenza di quanto accade nel caso della speciazione allopatrica, quando una
nuova specie sorge nello stesso luogo di residenza di quella genitrice.
Questa nuova classificazione porta due livelli di evoluzione:
-microevoluzione: piccoli cambiamenti rintracciabili fino ai livelli più bassi del gene e del
cromosoma;
-macroevoluzione: cambiamenti più complessi ad esempio comparsa di nuovi gruppi etc…
Tutto questo processo di speciazione ed evoluzione è connesso all’adattamento della
specie nella selezione. Individuo si adatta all’ambiente in cui vive a livello genetico,
fisiologico e culturale.
Il risultato finale di vari tipi di selezione naturale è l’adattamento della popolazione
all’ambiente in cui vive. Le differenze che si riscontrano in popolazioni della stessa specie
che vivono in ambienti diversi sono dovuti all’azione della selezione, che agisce a livello di
popolazione e i cui risultati non sono sempre ottimali, per cui l’adattamento non è mai
perfetto.
La selezione consente alle popolazioni di risolvere nel miglior modo possibile i problemi di
adattamento che si presentano, ma essa può agire solo sul materiale che ha a disposizione,
per cui è necessario che sia presente una sufficiente varietà genetica all’interno di queste.
Rispetto ad un dato carattere l’individuo si adatta all’ambiente attraverso:
• Adattamento genetico: l’individuo è parte di un pool genico, nel quale un determinato
fenotipo è stato fissato dalla selezione che sono il risultato di cambiamenti adattativi che nel
corso delle generazioni, adeguano la popolazione all’ambiente. Si manifestano attraverso
variazioni morfologiche che si sono dimostrate funzionalmente più efficienti;
• Adattamento fisiologico: risposte immediate o a lungo termine come acclimatazione;
• Adattamento culturale: inteso come apprendimento.

15. Descrivere il concetto di deriva genica e su quali processi si fonda.

Wright aveva scoperto un fenomeno detto deriva genetica. Accadeva che alcune
popolazioni, senza alcuna ragione selettiva ed adattativa, potevano accumulare mutazioni
genetiche che avrebbero portato ad un evoluzione casuale. In particolare, più la popolazione
è piccola più la deriva sarà rapido ed influente poiché il dato casuale della variabilità rispetto
alla popolazione più numerosa si staccherà maggiormente dalla media. Quando una piccola
parte di popolazione si stacca dalla specie madre e va ad occupare in un nuovo territorio:
effetto del fondatore.
Invece quando non c’è alcuna migrazione ma avviene a causa dei fenomeni non causati
dalla selezione naturale come crisi ambientali. Il loro campione causale dei geni viene
trasmessi ai loro discendenti: effetto collo di bottiglia.
La deriva genetica è importante per la speciazione, nella formazione dell’isolamento
riproduttivo ed infine aiuta a contribuire ad alterare, modificare le frequenze geniche.
(risposta integrata con libro consigliato: la teoria dell’evoluzione – ebook – 1629)
16. Descrivere i concetti base della genetica di popolazione.

Per genetica di popolazioni s’intende una popolazione caratterizzata dal proprio “pool
genico” che si forma dalla somma di tutti gli alleli e dei geni che si trovano negli individui che
la compongono. La selezione sceglie colui che la maggior possibilità di propagare i suoi geni
adatti alla discendenza. Per accadere questo ci devono essere delle condizioni: assenza di
mutazioni, immigrazione deve essere bilanciata dall’emigrazione, la grandezza della
popolazione, accoppiamento casuale e tutti gli alleli devono avere le stesse possibilità di
sopravvivere. Inoltre in una data popolazione ad ogni nuova generazione avviene una
ricombinazione dei geni che non modifica il pool genico. I fattori che possono modificare
questo equilibrio sono: mutazioni, flusso genico, deriva genetica ed accoppiamenti non
casuali.

17. Descrivere in che modo il lavoro di Mendel si sposa con la teoria evoluzionistica.

Quando nella metà del 900’, tre genisti dimostrarono la congruenza tra teorie evoluzoniste
gli permettono di sopravvivere meglio e di riprodursi. Quindi più alta è l’ereditabilità di un
tratto maggiore sarà la sua risposta alla selezione. In sintesi, le varianti genetiche di Mendel
associate a tratti più adattivi aumenteranno la loro frequenza nella popolazione. Quelle
svantaggiose diminuiranno fino a diventare invisibili alla selezione. Le teorie di Darwin sulla
lezione naturale trovano conferma in Mendel sulle teorie dei geni.

LEZIONE 030

09. Descrivere per linee generali chi sono gli appartenenti alla famiglia degli ominidi
e quali sottofamiglie comprende

Alla famiglia degli Ominidi appartengono all’ordine dei Primati in cui ci sono: la specie umana
attuale, umana estinte che si sono ricostruite dai fossili e dalle scimmie. Gli ominidi sono
una famiglia che sono appartenuti: uomo (Homo Sapiens) e scimmie antropomorfe africane:
Gorilla gorilla, Pan: scimpanzè, scimpanzè pigmeo.
Questa prima divisione sottolinea il valore tra specie viventi invece la seconda serve per
dare una comparazione biologica.
Le sottofamiglie: Austraolopithecinae che sono forme estinte e non sono del genere Homo;
Hominae sono tutte forme umane estinti ed attuali.

10. Descrivere che cosa è la Rift Valley e che impatto ha avuto sul processo evolutivo.

Rift Valley è una fossa tettonica formata 8 milioni di anni fa a causa dei fenomeni vulcanici
ambientali. Le conseguenze che ebbe sul processo evolutivo furono: piante ed animali che
non riuscivano ad adattarsi scomparvero mentre altri trovarono 1 habitat adatto portando un
gran cambiamento di flora e fauna. La savana ad est favorì la comparsa di ominidi eretti e
capaci di tritare il cibo che non avendo dovuto cambiare ambiente e clima non subirono
l’evoluzione. Mentre quelli ad est (orientali) con la savana che favorì la comparsa di ominidi
eretti e capaci di tritare il cibo. Ad ovest, rimasero con la foresta equatoriale.
11. Descrivere le caratteristiche generali degli ominidi e quali sono gli appartenenti
alla famiglia.

Gli appartenenti alla famiglia degli ominidi sono:


- Uomo (homo sapiens)
- Scimmie antropomorfe africane che si dividono in: Gorilla Gorilla e Pan che si divide
in: comune scimpanzè e bonobo o scimpazè pigmeo. Nella superfamiglia
appartengono: Hominidae, Pongidi ed il genere Ilobatidi.

Le caratteristiche degli ominidi sono: bipedismo, cervello grande come quello di uno
scimpazè attuale ed aspetto dei denti.

Lezione 031

04. Descrivere le caratteristiche generali di Catarrine e Platirrine.

Platarrine:
-Nuovo mondo (Nord America);
-naso largo e piatto orientate verso l’alto separate da un largo setto;
-timpano presente ma non hanno condotto uditivo;
-coda prensile,
-arboricole,
-diurne,
-ornivore,
-12 premolari,
-coppie monogame stabili,

Catarrine:
-Vecchio mondo (Africa-Europa-Sud America),
-naso verso il basso, piccolo setto, stretto,
-condotto udittivo presente e si sviluppa,
-lunghezza della coda variabile, non prensile,
-dieta: onnivora, foglie, frutta,
-semi terrestri,
-callosità,
-urlatrice,
-8 premolari,
-si dividono in 2 superfamiglie: Cercopithecoidea e Hominoidae,

1) hanno coda più o meno evidente;

2) appartengono: oranghi, gorilla, scimpanzè, genere Homo, gruppi fossili.

Le sottofamiglie: Homoninae e Ponginae. Alle prime appartengono 2 tribù: Homini e


Gorillinae. Gli Homini si dividono in Homo e Pan che si divide in scimpanzè comune e
scimpanzè pigmeo o bonobo.
Lezione 032

08. Differenze tra forme gracili e robuste delle autralopeticine.

Attualmente gli Autralopiteci si dividono in base alla costituzione ossea.

Gracili:
-capacità cranica sotto 500 cc,
-circonvoluzioni cerebrali numerose,
-bipede,
-specializzazione alimentare e morfologica,

Robuste:
-capacità cranica sopra i 50 cc,
-genere Pantrapo,
-cranio: voluminose creste ossee,
-base cranica larga e flessa,
-massiccio apparato masticatorio.

09. Quali sono stati i ritrovamenti fossili più importanti per il genere Australopithecus.

Un cranio infantile fossile che il sudafricano R. Dart nel 1925 definì Australopithecus
africanus, che venne ritenuta una forma intermedia tra le antropomorfe africane e l’uomo.
La scoperta dell’Australopiteco è stata fondamentale per la storia delle conoscenze
sull’evoluzione umana, indirizzando le ricerche dei paleoantropologici in Africa, luogo di una
ricchissima serie di scoperte che hanno aiutato, con prove sempre più inoppugnabili, a
individuare le radici più remote dell’umanità in tale continente, sconvolgendo quanto si
andava asserendo sull’origine e l’evoluzione dell’uomo.

I fossili del genere Australopithecus evidenziano: colonna vertebrale quasi completa e parte
di 1 femore quindi mostrano la postura eretta; buon arrampicatore poiché aveva il piede con
alluce divergente ed il calcagno umano.

I resti fossili dell’Australopithecus Afarensis:

-Lucy:
Piccolo scheletro di femmina poiché aveva una forma particolare di bacino,
Evoluzione umana,
Cranio scimmiesco,
52 ossa,
Stazione eretta
Bipede: osso pelvico, femore e tibia.

-orme/impronte di Laetoli:
tipicamente umane per la presenza dell’arco longitudinale del piede, e i resti, sempre
rinvenuti a Laetoli, di quella che viene chiamata «la prima famiglia» comprendente più
individui di ambo i sessi e di diversa età.
Impronte fossili di piede, 3 individui che camminavano, Tipicamente umana con arco
longitudinali del piede, Prima famiglia di individui con diversa età ed ambo sessi.
-la piccola di Dikika:
Il ritrovamento in Etiopia, a Dikika, di Australopithecus afarensis , un individuo di
sesso femminile di 3 anni di età datato 3,8 milioni di anni, ha messo chiaramente in luce che
l’Australopiteco per la morfologia dell’arto superiore, simile per alcuni versi a quella delle
antropomorfe africane, era ancora un buon arrampicatore.

Un resto fossile dell’Australopithecus Garhi:


Un reperto molto importante è STW 573, uno scheletro completo ritrovato nel sistema di
grotte di Sterkfontein, più precisamente nel Silberberg Grotto; la sua scoperta è dovuta
all’intuizione di Clarke, un paleoantropologo, che esaminando le ossa di una gamba ritrovata
in quel sito, pensò che, nello stesso luogo, potevano esserci anche le altre parti
dell’articolazioni; dagli scavi successivi venne ritrovato tutto il resto dello scheletro
incastonato nella dolomite. Il cranio di Africanus non presenta una cresta sagittale; ha invece
profilo ben arrotondato, possiede un maggior sviluppo dei lobi frontali e parietali. Rispetto
ad Afarensis , il cranio è più globulare, la fronte più alta, il toro sovraorbitale meno sporgente.

10. Descrivere le caratteristiche del genere Australopithecus e quali specie


comprende.

Le specie del genere Australopithecus possono essere divise geograficamente in 2 gruppi:


Africa meridionale a cui appartiene A. Africanus. Africa Orientale a cui appartiene A.
Anamensis, Afarensis, Ghari. Quello dell’Africa centrale per i resti ritrovati in Africa centrale:
A. Bahreghazali. Vengono divisi in gracili e robusti per costituzione ossea. Importante che
cominciarono a muoversi in posizione eretta. Le caratteristiche: morfologiche umane ma
ancora qualcosa simile alle scimmie antropomorfe. Erano bassi di statura, cranio piccolo,
mascella robusta simili alle scimmie con denti grandi con smalto spesso. Erano bipedi ma
avevano ancora capacità di arrampicamento. Avevano un progratismo sotto nasale. Erano
cacciatori e si nutrivano in modo onnivoro sia vegetale che animale.

Lezione 034

09. Descrivere i processi di encefalizzazione e postura bipede del genere homo


11. Descrivere in che modo si arriva alla postura bipede e il processo di
encefalizzazione.

Il genere Homo ha subito un processo di encefalizzazione e della postura bipede. Con la


teoria precedenti si pensava che l’uomo avesse acquistato la postura eretta per poter vedere
in lontananza sopra le erbi alte della savana. Invece, secondo le teorie moderne si segue il
continuo cambiamento dell’ambiente in cui vive. Ha evoluto lo scheletro dal cranio all’alluce
per riuscire a camminare solo due gambe e per riuscire a bilanciare il peso. Quindi si parla
anche di processo di encefalizzazione cioè quel processo che segna aumento volumetrico
dell’encefalo seguito dai miglioramenti ed adattamenti all’ambiente. Si parla di questo
fenomeno con la comparsa dell’Homo di Neanderthal. Un effetto di questo fenomeno non è
il linguaggio non verbale e poi alle primitive forme di scrittura.
10. Descrivere quali sono dal punto di vista anatomico le caratteristiche generali del
genere Homo.

-verticalizzazione del tronco che ha richiesto un perfetto bilanciamento del cranio sulla
colonna vertebrale. A seguito dello spostamento in avanti della base cranica e l’espansione
della squama occipitale. Il foro occipitale si è allineato con la colonna vertebrale in cui ci
sono curvature favoriscono il bilanciamento del peso mantenendo il busto eretto.

-bacino osseo: basso e largo con le ali dell’ileo espanse lateralmente. Di conseguenza, il
peso si scarica sopra all’articolazione ileo-femorale lungo arto pelvico.

-femore: lungo e molto robusto.

-i muscoli dei glutei ben sviluppati per sostenere il busto e per la spinta in avanti della gamba
durante il movimento.

-Alluce non è più opponibile e le dita del piede si sono accorciate ed allineate.

-mano: ha acquisizione della piena opponibilità del pollice che permette di afferrare meglio
ed assemblare piccolissimi oggetti.

Lezione 035

06. Cosa sono le industrie litiche, quali sono le principali industrie conosciute e le
produzioni litiche.

Con Homo Habilis cominciano le prime e sicure testimonianze di materiale cioè pietre con
una minima lavorazione ed un lato doveva essere tagliente od abrasivo.
Tutte queste lavorazioni hanno portato un susseguirsi ed una sovrapposizione di diversi e
varie lavorazioni della pietra e quindi diversi tipi di industrie:
-Oldoviana: l’uso dei choppers. Nel Paleolitco inferiore. Un colpo di una roccia contro l’altra
od un colpo per parte. I tipi di pietre: basalto, quarzo, selce ed i ciottoli che vengono ottenuti
e saranno usati come taglierine.
-Achelniana: 1.5 milioni di anni fa nell’Africa Orientale ed è legata all’Homo Erectus ed
Ergaster. I reperti sono: amigdale cioè dei bifacciali lavorati ad entrambi lati e raffinati bordi.
I materiali sono: quarzite, ossidiana e selce.
-Nel Paleolitico Medio è l’industria Mustariana: comparsa intorno ai 200.000 anni fa fino a
40.000, usata dall’Homo Neandertal e Sapiens, processo da fasi precise con l’obiettivo di
zona da taglio e molti attrezzi specializzati.
-Nel Paleolitico Superiore ci sono nuovi strumenti e materiali litici: Aurignaziano,
Castelperroniano e Soltrenao.
07. Descrivere le caratteristiche generali dell'H. abilis.

Nel 1961 Lalky scoprì alcuni frammenti di cranio caratteristiche vicine all’Australopithecus.
Insieme vennero trovati alcuni ciottoli classificato nel genere Homo ma come specie Habilis.
Visse 2.4-1.5 milioni di anni fa in Africa Centrale e Sud. Homo Habilis ha caratteristiche
morfologiche: capacità cranica modesta, dentatura ridotta, proporzione corporee che sono
per bipedismo ancora arboricolo. Importante nell’Habilis uso delle mani.

Lezione 036

06. Descrivere le caratteristiche generali dell’Homo Erectus.

Il genere Homo e specie Erectus comparve 2 milioni di anni fa. Prima in Africa Meridionale
e poi in centro settentrionale e poi in Euroasia (Europa ed Asia).
Le caratteristiche morfologiche: capacità cranica 1200 cm3. Lo scheletro è simile all’uomo
moderno. Altezza non supera i 160 cm. Mascella sporgente, grandi molari, spesse creste
nella fronte, cranio basso e lungo con fronte sfuggente. Usava utensili più diversificati ed
avanzati come asce a doppio filo. Locomozione: bipedismo. Vivevano in gruppo, in
accampamenti ciò si evince dai reperti.
Ci sono numerosi fossili trovati in Medio Oriente ed Asia. I reperti dell’Asia, in Cina, sono
dei calchi preparati. In Europa ci sono le prime tracce del fuoco controllato dall’uomo.

07. Descrivere i punti salienti della teoria “out of Africa”.

Secondo la teoria “out of Africa”, la culla della specie sarebbe Africa Orientale. Oggi è la
teoria + accreditata in paleoantropologia. Le popolazioni si spostarono in 2 ondate: le prime
verso Eurasia del sud e le seconde verso nord. Tuttavia la scoperta di un fossile mandibola
attribuito all’Homo Sapiens, potrebbe far vacillare tutta la teoria in cui uomo proviene
dall’Africa.

Lezione 037

06. Descrivere quali sono le caratteristiche generali dell’H. neanderthalensis.

Apparse intorno ai 250.000 anni fa in Europa ma si estinse 30.000 anni fa. Si espanse in
Asia. Avendo vissuto climi freddi ha adattato il suo corpo alle basse temperature con una
struttura scheletrica + massiccia. Gambe e braccia + corte, mani e dita + grandi, ossa
ricurve, non ha il mento, fronte sfuggente ed arcate sopraccigliari + marcate. Cranio è di
1450 cc in media, naso poco sporto, mascella sporgente, mento debole ed una fronte
sfuggente. L’occipitale è espanso detto “chignon”. Aveva una cultura materiale dell’industria
Musteriana come testimoniano i reperti. Ci furono più forme di seppellimento dei defunti. Ha
convissuto con Homo Sapiens.
07. Parlare del ritrovamento di Altamura.

Questo venne scoperto nel 1993 in una grotta vicino Altamura (Circeo). E’ uno scheletro di
maschio adulto ed appartiene al genere Homo di Neanderthal. Il cranio ha le sue orbite e
parte della regione laterale. Ci sono diversi ossi ed elementi costali. Mette in risalto la
generale robustezza dello scheletro e la sua forma della fossa iliaca alta e stretta.

Lezione 038

06. Quali sono le basi del successo evolutivo di H. Sapiens?

La selezione naturale ha agito facendo sopravvivere i più adatti all’ambiente e con la


possibilità di trasmettere alla prole i geni vincenti. A causa dei mutamenti ambientali si è
evoluta ed ha saputo sfruttare meglio le risorse come la sapienza ed intelligenza. Le mani
lavorano meglio perché hanno subito un processo di evoluzione e sono guidate meglio dal
cervello. Sempre seguendo l’evoluzione e con l’intelligenza riesce ad uscire dalla
conoscenza del mondo fisico: scoprendo arte, gusto del bello, pensiero del futuro, vita e la
morte infine. Esce dall’Eden.

07. Caratteristiche generali dell’Homo Sapiens.

Homo Sapiens dal latino uomo sapiente. E’ la definizione scientifica della specie umana,
unica e vivente del genere Homo. Comparse circa 200.000 anni fa (dal Paleolitico Medio
all’epoca moderna) in Africa Orientale ma colonizzò l’intero globo. Un elemento significativo
è l’intelligenza che sia spinta dall’evoluzione. Gli ha permesso la costruzione e l’utilizzo degli
strumenti. Presenta uno scheletro gracile, faccia piccola, capacità cranica varia dai 1.000
cc ai 2.000 cc. Mandibola ridotta ma con dentizione forte. Altezza media: 1.7-1.8 metri.
Corporatura tozza. Cervello molto sviluppato, mani robuste. Oramai posizione eretta.
Sembra che avesse sviluppato linguaggio e parlasse con i suoi simili.

Lezione 039

04. Descrivere le caratteristiche generali e climatiche del quaternario.

-Della storia geologica della Terra è il periodo recente;


-E’ il terzo ed ultimo periodo dell’era: Cenozoico,
-ha portato lo sviluppo dell’uomo moderno,
-è iniziato 2 milioni di anni fa,
-ultimo di variabilità climatica poiché ebbe numerose glaciazioni,
-modifiche climatiche,
-espansione e ritiro dei ghiacci: pianeta,
-suddivisione 2 epoche: olocene, pleistocene
-più importante caratteristica: mutamenti climatici che hanno causato: ritiro dei ghiacci,
abbassamento e sollevamento del livello marino,
-unica rappresentata da 7 fasi,
-secondo Milankovic (1920-30), il fattore primario all’origine delle glaciazioni è diminuzione
del Sole sulla Terra. Si verifica una stagione estiva con accumulo dei ghiacci.
Secondo Milankovic, il fattore primario all’origine delle glaciazioni è una diminuzione del
Sole sulla Terra. Quindi si verifica una stagione estiva con accumulo dei ghiacci. Altri fattori
sono: terre emerse e le correnti oceaniche.
Nel quaternario i continenti ed i mari assunsero le attuali forme (Paleogeografia).
Gli aspetti:
-Floristici: vegetazione è rappresentata da quella attuale. Tuttavia con le glaciazioni si
ritiravano verso sud.
-Faunistici: verso fine del Pleistocene, ci fu un estinzione dei mammiferi come i mammut e
Homo di Neanderthal.
Invece quelle nell’Olocene a causa dell’uomo: grande evoluzione in cui si ebbe uno sviluppo
e passaggio di diverse specie Homo. Da Habilis, Erectus ed infine Sapiens.

Lezione 041

14. Descrivere quali sono i principi alla base della tassonomia.


16. Descrivere le caratteristiche generali della tassonomia e dare una definizione di
taxa.

La tassonomia è una branca della biologia che prende in considerazione i gruppi che sto
classificando. Si occupa di classificare sulla base della teoria evolutiva. All’interno della
tassonomia ci sono le categorie tassonomiche: taxa o taxon. La specie è definita tramite un
esemplare tipo che rappresenta la specie: olotipo. Fanno parte della serie tipo dove i singol
esemplari: paratipi.
Il sistema di classficazione detto paratassonomia; si usa per classificare: taxa sconosciuti.
La tassonomia ha diversi tipi di studio:
-evolutiva: la causa della diversità attuale e si basa sull’evoluzione.
-filogenetica o cladismo: una specie deve avere un carattere almeno che la diversifica o
distingue dalle altri seguendo la filogenesi.
-Numerica o Fenetica (aspetto): fonda sulla formula delle procedure tassonomiche. Si basa
su 4 punti. Il concetto base: più 2 specie sono simili più c’è possibilità che siano imparentate.
-Gruppo Monofiletico: si risale ad 1 singola specie ancestrale che rappresenta il capostipite
di tutte le specie di quel dato gruppo e di nessun’altra specie che appartiene a quel gruppo.
-Gruppo Polifelitico: gruppo di taxa di linee filetiche diverse che vengono riunite secondo
caratteri analoghi.
15. Descrivere secondo il sistema tassonomico attuale quali sono le diverse
definizioni di specie e su quali criteri si fondano

Secondo il Sistema Tassonomico Attuale, la specie è l’unità di base per le categorie


tassonomiche ed è l’unica suddivisione naturale nel mondo organico. Visto che è l’unità
base per molti campi della biologia, ogni disciplina cerca di dare una sua definizione che
può essere diversa dalle altre.
-Biologica: individui s’incrociano tra loro che generano una prole fertile. Questo prese il
posto dell’idea di Linneo che si fondava sulla morfologia.
-Morfologica: caratteri morfologici ed è usata sia sulla specie attuale che quella fossile.
-Tipologica per fossili: si basa sull’olotipo (=esemplare rappresentante). Serve per i confronti
ma non per garantire la vera correlazione con esso.
-Cronologica: si basa sul tempo.
-Filofenetica: combinazione del metodo fenetico (=aspetto esterno) con la teoria evolutiva.
-Fenetica: metodologia che studia le similitudini ed i caratteri comuni. Anche in esseri
inanimati
-In Paleontologia: analisi del DNA.
Ci sono due tipi diversi:
-cronospecie: una successione di popolazioni sulla linea filetica.
-esistenza di 1 specie: secondo 2 momenti: evolutivo ed estinzione.

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