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ANTROPOLOGIA CULTURALE di C. Ember e M. Ember 1. AMBITI E OBIETTIVI DELLANTROPOLOGIA.

Lantropologia una disciplina il cui ambito di studio lessere umano nella sua globalit (anthropos = uomo, umano e logos = studio). Gli antropologi tentano di scoprire quando, dove e perch lumanit comparsa sulla terra e si evoluta, e come si siano prodotte le variet fisiche presenti nelle popolazioni moderne; lantropologia si interessa inoltre alla variabilit delle idee e delle usanze tradizionali nelle societ passate e presenti. Definire lantropologia come studio delluomo non tuttavia sufficiente, poich significherebbe allora includervi una vasta gamma di discipline (la sociologia, la psicologia, la storia, ..). Qualcosa di unico, dunque, distingue lantropologia. Mentre in passato gli antropologi si occupavano delle culture non occidentali, lasciando ad altre discipline lo studio della civilt occidentale e di analoghe societ complesse, dotate di una storia scritta, negli ultimi anni questa spartizione delle competenze venuta via via meno, e ora essi svolgono le proprie ricerche sia nelle citt industriali sia in remoti villaggi del mondo non occidentale. La scelta di un campo di studi cos ampio in parte fondata sul principio che ogni ipotesi generale sulluomo, ogni spiegazione dei fenomeni umani, culturali o biologici, debba essere applicabile ai vari contesti, diversi dal punto di vista storico e geografico, in cui luomo venuto a trovarsi. Se una generalizzazione o una spiegazione mostrano di non avere una vasta applicabilit esse destano un legittimo, se non necessario, scetticismo. In assenza di prove evidenti proprio latteggiamento scettico che previene lantropologo dallaccettare teorie errate. I. Lapproccio olistico. Al criterio storico e alle proporzioni mondiali dellambito di interesse degli studi antropologici, si aggiunge un altro tratto specifico: lapproccio olistico, o multiprospettico, allo studio dei fenomeni umani. Lantropologia, infatti, non solo studia tutti i tipi di popolazioni, ma anche molti aspetti dellesperienza umana. In passato ciascun antropologo era guidato da un approccio olistico e mirava ad esaurire tutti gli aspetti del suo oggetto di studio; attualmente, il bagaglio delle conoscenze si talmente accresciuto che gli antropologi tendono a specializzarsi in un settore particolare. Come distinguere lantropologia dalle altre scienze umane?? necessario isolare le problematiche che lantropologia solleva per individuarne la specificit scientifica. Lantropologia affronta una variet di problemi che vanno dallindagine delle modalit e delle motivazioni dei primi insediamenti umani nelle citt, alle ragioni della diversit del colore della pelle tra le popolazioni, alla presenza, in una lingua rispetto ad unaltra, di un maggior numero di termini che designano i colori, o alla pratica della poliginia in determinate societ. Nella diversit degli ambiti che questi orientamenti di ricerca esplorano, essi mantengono un elemento in comune: lanalisi delle caratteristiche tipiche di una popolazione. Ci che contraddistingue lantropologia proprio questa indagine degli elementi (i tratti, i costumi) specifici di un gruppo umano. Lantropologia nasce da una curiosit su ci che rende caratteristiche le popolazioni umane, e su come questi tratti caratterizzanti evolvano insieme al gruppo nel corso dei secoli. II. Le branche dellantropologia. Allinterno della disciplina distinguiamo, a seconda dellarea di studio, 2 grandi filoni: (1) lantropologia fisica (o biologica) settore molto ampio della ricerca antropologica (2) lantropologia culturale si divide in 3 gruppi principali: archeologia, linguistica e etnologia (a questultima, che studia le culture pi recenti, ci si riferisce spesso con lespressione pi generale di antropologia culturale) II.I. Lantropologia fisica. 2 sono i percorsi di ricerca dellantropologia fisica: uno riguarda lorigine e levoluzione del genere umano (paleontologia umana o paleoantropologia) (*) laltro indaga le variazioni biologiche delle popolazioni contemporanee, focalizzando il proprio interesse sulla variabilit degli esseri umani () (*) Per ricostruire il percorso dellevoluzione umana i paleontologi studiano i resti fossili di essere umani, ominidi e animali. Per spiegare la relazione tra i vari stadi di un processo evolutivo i paleontologi fanno uso anche delle informazioni che la geologia offre sulla successione dei climi e sulle variazioni dellambiente naturale, della flora e della fauna. La ricostruzione della storia umana include inoltre lo studio del comportamento e dellevoluzione dei mammiferi imparentati pi da vicino con gli esseri umani, le proscimmie e le scimmie antropomorfe che, come luomo, appartengono allordine dei primati. Gli antropologi, psicologi e

biologi specializzati in questo settore sono detti primatologi. Losservazione scientifica pu svolgersi nel contesto naturale o in laboratorio. Attraverso lo studio dei primati lantropologia fisica distingue le caratteristiche tipiche delluomo dai tratti che questi ha ereditato dai suoi antenati non umani. Partendo da queste conoscenze possibile ricostruire laspetto dei nostri antenati preistorici. Le eventuali ipotesi in tal merito vengono poi verificate attraverso il confronto con i reperti fossili. () Lintero genere umano vivente appartiene ad una stessa specie, Homo Sapiens: gli uomini possono infatti incrociarsi tra loro e generare prole fertile. Ci non impedisce che vi siano enormi differenze tra i vari gruppi, e proprio le diversit di altezza, di modalit di adattamento fisico allambiente, di capacit di resistere maggiormente al freddo o di grado di protezione solare di certi pigmenti dermici rappresentano i quesiti della ricerca antropologica. Lantropologia fisica si avvale di principi, concetti e tecniche propri di altre discipline; tuttavia, vi si distingue per la focalizzazione sul concetto di popolazione, presa come unit di confronto quando si analizzano le variazioni biologiche. II.II. Lantropologia culturale. Dal punto di vista antropologico, il termine "cultura" si riferisce alle abitudini mentali e comportamentali tipiche di una popolazione o di una societ. La cultura di un gruppo sociale costituita dunque dalla lingua, dal bagaglio culturale, dalle credenze religiose, dalle abitudini alimentari, dalla musica e dalle attivit lavorative, dai tab, .. Per questo motivo larcheologia (*) (= studio delle culture antiche attraverso i loro resti materiali), lantropologia linguistica () (= analisi linguistica in prospettiva antropologica) e letnografia (#) (= indagine su popolazioni viventi e recenti) rientrano nella vasta classificazione dellantropologia culturale. (*) Larcheologo non solo ricostruisce i costumi e le abitudini dei popoli del passato, ma ne individua levoluzione culturale, ricercandone le cause. Simile lapproccio dello storico, con la differenza che larcheologo si spinge molto pi indietro nel tempo. La ricerca storica riguarda unicamente le societ che hanno lasciato tracce scritte e il suo raggio di interesse limitato agli ultimi 5.000 anni. Le societ umane, tuttavia, esistono da pi di 1 milione di anni e solo una piccola percentuale di esse ha sviluppato una forma scritta negli ultimi 5.000 anni. In questi casi, larcheologia assolve la funzione della storia: in mancanza di reperti scritti, gli archeologi devono ricostruire la storia dalle vestigia della cultura materiale (templi, vasellame, utensili di pietra, cumuli di rifiuti, ..). Larcheologia studia la preistoria, vale a dire lepoca che precede la cultura scritta; tuttavia esiste una specializzazione, detta archeologia storica, che esamina le vestigia di popoli recenti che possiedono la scrittura. Per comprendere le ragioni dellevoluzione culturale delluomo e le sue variazioni geografiche larcheologia raccoglie testimonianze materiali nei siti degli insediamenti umani, che di solito oggi si trovano sotto terra. Sulla base dei reperti rinvenuti e catalogati essa tenta di rispondere ad una serie di quesiti fondamentali che riguardano, per esempio, linsorgere delle prime forme di fabbricazione di utensili (elemento che contraddistingue la civilt umana), le cause che diedero origine allo sviluppo dellagricoltura, il luogo e il periodo in cui essa sorse la prima volta, oppure ancora quando, perch e dove sono state fondate le citt. Per rispondere a queste domande larcheologia raccoglie i propri dati mutuando tecniche e scoperte da altre discipline, e al contempo si avvale delle ricerche dallantropologia riguardanti le culture recenti e contemporanee. Successivamente, larcheologia verifica la validit delle ipotesi, facendo riferimento a dati del presente o del passato recente per studiare i processi della storia antica. () La linguistica studia il linguaggio umano e ha una tradizione scientifica pi antica rispetto allantropologia. A differenza degli altri indirizzi linguistici, quello antropologico si occupa della storia e della struttura di lingue che possiedono esclusivamente una forma orale (la scrittura risale a soli 5.000 anni fa, e tuttora molte lingue non possiedono una forma scritta). Poich una lingua priva di scrittura pu essere studiata solo attraverso lascolto, la scomparsa dei parlanti significa leliminazione di ogni sua traccia. La ricostruzione della storia di una lingua solo orale deve dunque basarsi sul confronto con lingue moderne. Sulla base di questa operazione si deducono i mutamenti che possono essersi verificati nel passato, e che rendono ragione di differenze o di somiglianze linguistiche riscontrate nel presente. I quesiti tipici dellanalisi di tipo linguisticostorico riguardano la derivazione di 2 o pi lingue moderne da ununica forma antica e, se tali lingue sono imparentate, lindividuazione del periodo storico in cui il processo della loro differenziazione ebbe origine. La linguistica strutturale, invece, indaga i principi secondo cui suoni e parole sono organizzati nel discorso. La descrizione strutturale di una lingua, per esempio, pu mettere in evidenza lintercambiabilit dei suoni t e k in una stessa parola: ci possibile in quanto essi non producono cambiamenti di significato. La sociolinguistica si occupa degli aspetti sociali della lingua, cio degli argomenti e delle modalit interattive della conversazione, dellatteggiamento nei confronti di parlanti stranieri e delle variazioni stilistiche a seconda del contesto sociale. Letnologia cerca di comprendere le ragioni delle differenze di costumi e di mentalit tra popoli contemporanei e recenti. Essa ha quindi a che fare con i modelli mentali e di comportamenti propri di una cultura (usanze matrimoniali, organizzazione parentale, sistemi politici ed economici, religione, arte popolare,

musica, ..) che essa mette a confronto nelle diverse societ moderne. Letnologia studia inoltre le dinamiche culturali (= modalit con cui varie culture si evolvono e cambiano nel tempo) e analizza le relazioni tra credenze e pratiche culturali. I suoi scopi sono dunque gli stessi dellarcheologia, con la differenza che la prima raccoglie dati attraverso losservazione e la somministrazione di interviste a soggetti viventi, mentre la seconda analizza resti antichi e frammentari, sulla base dei quali si possono solo formulare ipotesi. (#) Un tipo particolare di etnologo letnografo, che trascorre un periodo di tempo condividendo, interagendo e osservando la popolazione che oggetto del suo studio. Lindagine sul campo fornisce i dati per compilare una descrizione dettagliata (etnografia) che illustra numerosi aspetti del comportamento e della mentalit del gruppo studiato. Lindagine etnografica, tuttavia, non soltanto descrittiva, ma propone soluzioni a quesiti relativi alle relazioni tra gli aspetti economici e politici del gruppo, o riguardo alladattamento dello stile di vita alle condizioni ambientali, oppure ancora in merito ai possibili legami tra la fede del soprannaturale e le credenze e le pratiche riguardanti la natura (letnografo, quindi, illustra lo stile di vita di un particolare gruppo umano e propone spiegazioni dei fenomeni osservati). Poich molte culture moderne sono il risultato di un enorme cambiamento culturale verificatosi nel passato recente, una particolare branca delletnologia, detta etnostoria, si specializzata nello studio dei mutamenti culturali che sopravvengono nel tempo. A differenza degli etnografi, che fondano la propria ricerca principalmente sui dati registrati attraverso losservazione diretta, gli studiosi di etnostoria si basano su referti redatti da terzi. Nella maggior parte di tratta di riordinate informazioni sparse e frammentarie, se non contraddittorie. Poich letnologia indaga numerosi aspetti del comportamento e del pensiero sociali, essa condivide la propria area dinteresse con altre scienze umane; ci che distingue lantropologia culturale, tuttavia, il suo interesse per la diversit dei fenomeni da societ a societ, attraverso tutti i periodi storici e nella totalit dellestensione terrestre. Man mano che una disciplina si sviluppa si formano al suo interno varie specializzazioni. Si tratta di una tendenza inevitabile dovuta allaccumulazione di conoscenze e al progresso delle metodologie di ricerca, che creano un limite quantitativo alle competenze del singolo studioso. Esistono, quindi allinterno delle branche dellantropologia che abbiamo illustrato, ulteriori specializzazioni. La suddivisione in capitoli di questo testo fa riferimento in molti casi alle ampie aree di specializzazione dellantropologia, riproducendo le distinzioni proposte dagli studiosi stessi, i quali si autodefiniscono antropologi delleconomia, della politica o della psicologia. Altri ricercatori si identificano con orientamenti di ordine teorico, come nel caso degli ecologi culturali, che si occupano del rapporto tra la cultura e lambiente naturale e sociale. Si noti, tuttavia, che questi indirizzi di specializzazione non si escludono a vicenda; non necessariamente la specializzazione allontana un antropologo da altri ambiti di ricerca. Di fatto alcuni studi prendono a prestito informazioni da svariati campi, anche estranei allantropologia. III. Lutilit dellantropologia. Lantropologia una disciplina relativamente giovane: gli antropologi cominciarono i loro soggiorni fra i popoli lontani solo verso la fine dell800. Paragonate alle nostre conoscenze delle leggi della natura, le conoscenze relative alluomo e alle sue abitudini sono minime. Se si prende in considerazione il gran numero di problemi sociali che ci circondano risulta chiara limportanza dellantropologia culturale e delle scienze sociali. Poich i problemi sociali sono prodotti del comportamento umano, necessario scoprire quali condizioni producono tali fenomeni. La comprensione di queste dinamiche rende possibile un cambiamento delle condizioni che le hanno create, e permette di conseguenza di ridurre o di risolvere questi problemi. Il fatto che lantropologia ed altre scienze umane abbiano una storia piuttosto breve non una ragione sufficiente per giustificare la relativa scarsezza delle nostre conoscenze. Ci si pu domandare, dunque, la ragione per cui luomo, nella generale sete di sapere che lo caratterizza, abbia aspettato tanto a studiare se stesso. Latteggiamento dello studioso della natura umana deve partire dal presupposto inverso rispetto alla convinzione che sia impossibile analizzare la natura umana scientificamente, sia perch le nostre azioni e i nostri pensieri sono troppo soggettivi e complessi, sia perch gli esseri umani si possono comprendere solo in termini metafisici. Lantropologia dunque utile nella misura in cui contribuisce alla conoscenza del genere umano. Essa permette di evitare fraintendimenti tra popolazioni diverse: se si parte dalla conoscenza delle ragioni delle differenze tra gruppi decadono i giudizi di valore su comportamenti che paiono strani. Anche le differenze di ordine fisico vanno considerate come un adattamento alle condizioni ambientali. Nella nostra societ, per esempio, si apprezzano le persone alte e magre. probabile, tuttavia, che se individui con questa costituzione fossero costretti a vivere nel Circolo polare artico preferirebbero avere una corporatura pi tozza, pi adatta a trattenere calore. Il ricorso allantropologia potrebbe inoltre essere utile per ovviare ad alcuni fraintendimenti che insorgono tra gruppi diversi. Ogni cultura, per esempio, attribuisce un valore diverso ai gesti e ha una concezione particolare di quale sia la distanza interpersonale pi appropriata a seconda delle circostanze. Lintolleranza nei confronti della diversit dovuta, in parte, allignoranza in merito alle ragione della differenza tra le persone; vi si pu dunque ovviare

facendo appello al sapere antropologico. La conoscenza del nostro passato genera in noi al contempo sentimenti di umilt e di soddisfazione. Ci significa che per studiare lessere umano da un lato necessario prendere coscienza della vulnerabilit della nostra specie, e non pensare che i suoi problemi si risolvano spontaneamente dallaltro opportuno tener presenti le conquiste delluomo, in quanto testimoniano la sua capacit di fronteggiare le avversit Molti problemi delluomo sono causati dal suo senso di onnipotenza e di invulnerabilit, dalla sua mancanza di umilt. Conoscere la storia della nostra evoluzione potrebbe aiutarci a comprendere e ad accettare il nostro ruolo nel mondo (non esiste la certezza che una popolazione umana, o perfino lintera specie, si perpetui in eterno). La consapevole vulnerabilit del genere umano non deve per trasformarsi in un sentimento di impotenza: molte sono le ragioni per cui confidare nel futuro (si prenda in considerazione il progresso delluomo). In breve, gli esseri umani e le loro culture sono mutati enormemente nel corso dei secoli, dato che le popolazioni si sono adattate a contesti mutevoli. Non ci resta che sperare che il genere umano continui ad adattarsi ai cambiamenti del presente e del futuro. 2. IL CONCETTO DI CULTURA. Molte sono le convinzioni e le abitudini condivise dalle persone che fanno parte di una stessa societ. Noi abbiamo solo una vaga idea di quanti schemi mentali e abitudini abbiamo in comune: il loro insieme ci che gli antropologi definiscono "cultura". Luomo tende a non riflettere sulla propria cultura perch essa talmente parte di s che egli la d per scontata. Solo confrontandosi con sensibilit, credenza e abitudini diverse ci si accorge di condividere certe idee e usanze con un determinato gruppo e ci si rende conto delle differenze o delle somiglianze culturali. La professione dellantropologo nacque proprio allorch gli europei si spinsero in terre lontane e, esplorandole, vennero inevitabilmente a contatto con differenze addirittura impressionanti. I. Gli atteggiamenti che ostacolano lo studio delle culture. Nella maggior parte dei casi limpatto degli europei con le culture che scoprirono nei loro viaggi provoc shock o rigetto, e ci non desta meraviglia, poich luomo tende a considerare corretti i propri costumi e le proprie abitudini mentali, e a giudicare immorali o inferiori i modelli diversi. I nostri stessi schemi comportamentali, tuttavia, potrebbero sembrare barbari o strani ad un osservatore che faccia parte di unaltra societ. La prospettiva antropologica parte dal presupposto che i costumi e la mentalit di un gruppo debbano essere descritti oggettivamente, e calati nel contesto dei problemi e delle opportunit della societ studiata: questo tipo di approccio detto relativismo culturale. Esso richiede un atteggiamento di empatia e di comprensione, e inoltre impone limparzialit dellosservazione e la verifica delle possibili spiegazioni dei fenomeni; per questa seconda caratteristica va considerato un metodo scientifico. Generalmente il relativismo culturale ostacolato da 2 comportamenti differenti quanto diffusi: il 1 una tendenza alla valutazione negativa risultante delletnocentrismo (*) il 2 la propensione ad un giudizio positivo che spesso prende la forma di unammirazione spontanea verso la vita semplice del "buon selvaggio" () (*) Chi giudica le altre culture esclusivamente nei termini della propria cultura detto etnocentrico. Letnocentrismo impedisce la comprensione delle usanze di altri gruppi e, allo stesso tempo, delle proprie. Se pensiamo che tutto quello che facciamo la cosa migliore in assoluto, non siamo disposti a domandarci le ragioni n dei nostri comportamenti n di quelli degli altri. () Non dobbiamo evitare i confronti con le altre culture; dobbiamo per essere attenti a non considerarle con spirito troppo romantico. Ogni sistema di vita appropriato al contesto, allambiente naturale e alle condizioni sociali. Il relativismo culturale si realizza nellosservazione di tutti i costumi propri di una societ effettuata da un punto di vista oggettivo e non etnocentrico o sentimentale. Ci si chiede dunque se il relativismo culturale implichi la sospensione di ogni giudizio sulle pratiche delle altre societ cos come della nostra, e se il principio di oggettivit vieti allantropologo valutazioni di ordine morale sui fenomeni culturali che osserva e che cerca di spiegare. In realt, gli antropologi esprimono giudizi e tentano in alcuni casi di cambiare quei comportamenti che ritengono pericolosi. Tuttavia, esprimere un giudizio non pu e non deve precludere loggettivit. Lo scopo della ricerca antropologica fornire una descrizione e una spiegazione accurate che prescindano da qualsiasi valutazione di merito (vedi capitolo 3).

II. Le caratteristiche che definiscono una cultura. Ralph Linton sottolinea che: "Il termine cultura si riferisce allo stile di vita di una societ considerato interamente, e non solo a quei tratti che essa stessa considera di pi alto livello o pi desiderabili. Per gli scienziati sociali il fenomeno cultura include azioni ordinarie quali lavare i piatti e guidare lautomobile, azioni che sono collocate esattamente sullo stesso piano delle "cose pi elevate dellesistenza". Ne consegue che per lo scienziato sociale non esistono individui o societ (per quanto semplici) senza cultura". Il concetto di cultura riguarda, quindi, innumerevoli aspetti dellesistenza umana. Alcuni antropologi considerano la cultura come linsieme di regole o di principi che determina i comportamenti umani. La maggior parte di essi vi include le credenze, gli atteggiamenti, i valori e gli ideali che caratterizzano una particolare popolazione o societ. II.I. La cultura come condivisione. Perch unidea o unazione siano culturali esse devono essere condivise da un gruppo. Anche se un comportamento non si verifica di frequente, esso ha valore culturale se viene considerato appropriato da molti. La convinzione che il matrimonio debba unire un solo uomo e una sola donna un tratto culturale della nostra societ. Il ruolo di presidente o di primo ministro, invece, non diffuso (ne viene eletto solo uno alla volta), tuttavia esso ha un valore culturale, dato che la maggior parte degli abitanti di un paese approva la sua esistenza e si aspetta dalla persona in carica una determinata condotta. molto comune condividere valori, convinzioni e comportamenti con la famiglia e con gli amici (sebbene lantropologia non si occupi molto di questo tipo di gruppi culturali) o con segmenti della popolazione che hanno origini etniche o geografiche, un orientamento religioso e un tipo di attivit uguali o simili ai nostri. Parlare delle usanze diffuse tra gli individui che appartengono ad una societ significa occuparsi di una cultura, il che costituisce il principale argomento di interesse dellantropologia culturale. Se queste usanze sono circoscritte ad un gruppo allinterno della societ si parla di subculture, che costituiscono il fulcro dellinteresse sociologico. Non esiste invece un termine unico che designi fenomeni che accomunano societ differenti, ma solo una serie di perifrasi che includono la parola "cultura" (es: cultura occidentale, cultura della povert, ..). necessario tener presente che quando gli antropologi definiscono "culturale" un fenomeno, essi lasciano un margine alla variabilit individuale, il che significa che un tratto culturale non obbligatoriamente condiviso dalla totalit della popolazione. II.II. La cultura si apprende. Non tutti i fenomeni che accomunano i membri di una popolazione sono di ordine culturale. Il colore dei capelli, per esempio, non lo , n lo la necessit di mangiare. Affich un comportamento possa essere considerato culturale, esso devessere appreso e condiviso. La diffusione di un colore di capelli non culturale, perch determinata dal codice genetico. Analogamente, cibarsi una necessit umana, mentre le modalit di questo atto vengono apprese e variano da cultura a cultura (es: i nordamericani giudicano non commestibile la carne di cane e rifiutano anche solo lidea di mangiarla; mentre in Cina e in altre societ essa considerata un piatto prelibato). La gran parte del comportamento umano sembra, al contrario, essere forgiata culturalmente. Agli uomini un grande aiuto allapprendimento proviene dalla lingua naturale e dal linguaggio simbolico. Tutte le popolazioni di cui lantropologia a conoscenza possiedono, a prescindere dal tipo di societ, un sistema complesso di comunicazione simbolica a parlata, detto linguaggio. Esso simbolico poich una parola o una frase rimandano ad un oggetto o adentit indipendentemente dal fatto che essi siano presenti o meno. Le propriet simboliche del linguaggio hanno implicazioni fondamentali per la trasmissione della cultura. Senza il linguaggio probabilmente luomo non sarebbe in grado di trasmettere o di ricevere informazioni in modo cos efficace e rapido, e non sarebbe dunque lerede di una cultura cos ricca e varia. Riassumendo, si definiscono culturali tutti i comportamenti, le credenze, gli atteggiamenti e i valori condivisi dai membri di uno stesso gruppo. La tradizione antropologica annovera soprattutto studi concernenti le caratteristiche culturali di una societ, ossia di un gruppo di persone che occupa un preciso territorio e parla la medesima lingua, generalmente non compresa dalle popolazioni vicine. Per definizione le societ non coincidono con le nazioni: molti stati, infatti, e specialmente quelli di formazione pi recente, riuniscono entro i propri confini popoli di lingua differente. Appurato questo, quando un antropologo parla di una cultura si riferisce allinsieme di abiti mentali e di modelli di comportamento appresi e condivisi che contraddistinguono un determinato gruppo.

III.I.

III. La descrizione di una cultura. La variabilit individuale. Descrivere una cultura pu sembrare, a prima vista, relativamente semplice: si osservano le azioni degli individui e se ne registrano i comportamenti. Prendiamo invece in considerazione le possibili difficolt: di fatto, molto improbabile riscontrare delle enormi divergenze di comportamento; ciononostante vi la tendenza a variazioni individuali notevoli, anche quando le persone si conformano alle aspettative culturali. Teoricamente le reazioni individuali ad un dato stimolo sono infinite, ma di fatto esse tendono a ridursi entro limiti prevedibili. Le variazioni di comportamento sono circoscritte entro limiti accettabili socialmente, ed compito dellantropologo individuarli. Attraverso le proprie osservazioni, lantropologo tenta di scoprire le usanze e i principi per cui un comportamento viene giudicato appropriato in una determinata societ. Focalizzando lattenzione sullinsieme dei modelli di comportamento che emergono attraverso le interviste e le osservazioni sulla variazione individuale, lantropologo in grado di descrivere le caratteristiche culturali di un gruppo. In un societ, non si pu prescindere completamente dai modelli di comportamento che la pratica comune impone. III.II. Le imposizioni della cultura. Il principale limite alla variabilit di comportamento individuale rappresentato dalla cultura stessa. mile Durkheim ha messo in evidenza come la cultura sia unentit esterna che esercita su di noi un forte potere di coercizione. Non sempre ci rendiamo conto delle imposizioni che da essa derivano poich spesso ci conformiamo ai tipi di condotta e di pensiero che essa impone. Gli standard o le regole che stabiliscono un comportamento accettabile sono chiamati dagli scienziati sociali norme. Limportanza di una norma dipende dalla risposta dei membri di una societ in caso di una sua trasgressione. Esistono 2 tipi fondamentali di imposizione culturale: quella DIRETTA la pi ovvia; es: indossare un paio di calzoncini ad un matrimonio significherebbe essere coperti di ridicolo e venire in qualche modo isolati, mentre presentarsi nudi implicherebbe lesposizione ad un tipo di costrizione molto pi forte e diretta, quale larresto per atti osceni quella INDIRETTA meno ovvia, ma non per questo meno efficace; es: se decido di parlare una lingua straniera, nessuno mi fermerebbe, ma non verrei nemmeno capito, e se anche volessi usare una moneta straniera, non mi arresterebbero di certo, ma non riuscirei nemmeno a convincere i negozianti a vendermi del cibo Lesistenza di imposizioni culturali o sociali non , tuttavia, necessariamente incompatibile con lindividualit. Nella maggior parte dei casi, queste costrizioni si impongono con maggior forza entro limiti che coincidono comunque con il comportamento accettabile, lasciando dunque spazio a comportamenti che possono esprimere lunicit dellindividuo, il quale, inoltre, non sempre si rimette alla volont della maggioranza. III.III. Modelli culturali ideali VS modelli culturali reali. Ogni societ possiede una serie di idee (di valori e di norme) che stabiliscono come un individuo debba comportarsi o reagire emotivamente in una determinata situazione: lantropologia li definisce modelli culturali ideali. Sappiamo, tuttavia, che non sempre le persone si comportano rispettando gli standard che professano. Se cos fosse non sarebbero necessarie costrizioni dirette o indirette. Alcuni dei nostri modelli ideali non trovano riscontro nei comportamenti effettivi poich sono superati; in altri casi i modelli ideali non si traducono mai in applicazioni concrete e rappresentano semplicemente unaspirazione. Per comprendere la differenza tra cultura ideale e cultura reale consideriamo la convinzione idealistica che tutti siano uguali di fronte alla legge. Sappiamo per certo che ci non sempre corrisponde a verit. Ciononostante, questo ideale fa sempre parte della nostra cultura e molti di noi continuano a credere che la legge dovrebbe essere applicata a tutti nello stesso modo. III.IV. Come individuare i modelli culturali. Esistono per lantropologo 2 modi principali attraverso cui individuare i modelli culturali: se si occupa di usanze esplicite o chiaramente visibili allinterno di una societ (es: quella di mandare a scuola i bambini), il ricercatore appura lesistenza di queste pratiche e le studia con lausilio di una persona bene informata nel caso in cui loggetto in esame sia una sfera del comportamento che comprende numerose variazioni individuali, o quando gli individui studiati

non siano consapevoli dei propri modelli di comportamento, lantropologo deve raccogliere informazioni da un campione di persone allo scopo di individuare il modello culturale Un esempio di modello culturale di cui la maggior parte dei componenti di una societ non si rende conto la distanza interprersonale nella conversazione. Vi ragione di credere che tale comportamento segua regole culturali incoscie, che diventano palesi quando si interagisce con persone che hanno regole diverse. Volendo risalire alla regola culturale della distanza conversazionale tra conoscenti occasionali, si potrebbe studiare un campione di individui appartenenti ad una societ e individuare la risposta modale o moda (= termine statistico che indica le risposte che si verificano con maggior frequenza rispetto ad una serie di risposte possibili). Tenendo il conto del numero di volte in cui si raggiunge una determinata distanza si ottiene una distribuzione della frequenza. La distanza che ricorre con maggior frequenza il modello della moda. La distribuzione della frequenza pu essere calcolata sulla base dei comportamenti o delle reazioni di tutti i membri di una data popolazione; ciononostante, studiare la totalit dei casi non quasi mai necessario. Piuttosto, molti scienziati si basano su un sottoinsieme, o campione, considerato rappresentativo. Il miglior modo per assicurare la validit del campione di scegliere a caso (campione casuale), il che significa che tutti gli individui possono venir scelti in ugual misura. Essendo relativamente facile fare osservazioni generali sugli aspetti pubblici di una cultura o su norme di comportamento largamente diffuse, spesso i campioni casuali non sono affatto necessari. Dovendo esaminare, invece, aspetti pi privati di una cultura, difficili da esprimere a parole oppure inconsci, il ricercatore deve osservare o intervistare un campione casuale di persone che gli permetta di dedurre principi generali corretti in merito allesistenza di modelli culturali. Se un fenomeno non apertamente osservabile in pubblico, o difficile da esprimere, ci non significa che esso sia poco diffuso. Esso , tuttavia, pi difficile da scoprire. Appurato, attraverso le interviste e losservazione, che un comportamento, unidea o un sentimento sono largamente diffusi in una societ, come si fa a stabilire se essi siano stati appresi, cos da poter essere definiti fenomeni culturali?? Stabilire se un fatto sia appreso o meno pu essere difficile: i comportamenti derivati dalleredit genetica non sono distinti chiaramente da quelli appresi culturalmente. Possiamo ritenere che particolari comportamenti e idee siano appresi se questi variano da societ a societ, e li possiamo imputare al puro determinismo genetico se essi sono presenti in tutte le societ (es: i bambini di tutto il mondo imparano la lingua circa alla medesima et, tuttavia, le lingue specifiche parlate dagli adulti delle varie societ mostrano differenze notevoli, e per questo debbono essere apprese). IV. La cultura come risultato di un adattamento. Vi sono comportamenti culturali che, se portati allestremo, possono ridurre le possibilit di sopravvivenza di una data societ. Per questo, le usanze che riducono le possibilit di sopravvivenza di una societ tendono a scomparire. O le persone che vi rimangono fedeli si estinguono, portando con s le usanze stesse, o queste vengono sostituite, permettendo alla popolazione di sopravvivere. In entrambi i casi le usanze non adattive (quelle che riducono le speranze di sopravvivenza e di riproduzione) sono destinate a scomparire. I costumi di una societ che invece favoriscono la sopravvivenza e il successo riproduttivo sono detti adattivi, ed pi probabile che persistano. Si suppone dunque che se una societ sopravvissuta ed descritta negli annali dellantropologia (registrazioni etnografiche), gran parte del suo repertorio culturale, se non tutto, sia adattivo, o lo sia stato un tempo. Quando si dice, tuttavia, che unusanza adattiva si fa riferimento ad uno specifico contesto naturale e sociale (essa pu infatti essere adattiva in un determinato ambiente e non in un altro). Quando si indagano, dunque, le ragioni per cui una societ possiede determinate usanze, in realt si sta studiando ladattivit di queste alle particolari condizioni ambientali di quella societ. Molti comportamenti culturali che possono apparire incomprensibili ai nostri occhi si spiegano altres come risposta di una societ a determinate condizioni ambientali. La cultura rappresenta un adattamento allambiente naturale e ad esigenze biologiche, e pu rappresentare anche un adattamento allambiente sociale, vale a dire alle popolazioni vicine (es: situarsi in particolari zone per difesa). Una data usanza rappresenta uno specifico adattamento allambiente, ma non esaurisce tutti quelli possibili. Societ differenti, infatti, scelgono strategie diverse di adattamento alla stessa situazione. opportuno trovare una spiegazione alle ragioni che conducono una societ a scegliere, tra le altre possibili, una determinata risposta ad un particolare problema. Possiamo supporre che le societ vissute abbastanza a lungo da poter essere descritte abbiano manifestato un numero molto pi elevato di tratti culturali adattivi rispetto a quelli non adattivi. Ci non significa, tuttavia, che tutte le caratteristiche culturali siano adattive; alcune di esse, se non molte, possono essere neutre in termini di adattivit, nella misura in cui non hanno relazioni dirette con il successo riproduttivo (es: regole relative allabbigliamento per matrimoni e funerali, allapparecchiamento della tavola, ..). Bisogna tener presente che una societ non obbligata ad adattare la propria cultura ai cambiamenti delle condizioni ambientali. Innanzitutto, anche di fronte a circostanze mutate, le persone possono decidere di non cambiare le proprie usanze (nonostante esse possano andare incontro allestinzione della loro

societ). anche possibile, ovviamente, che da un tentativo di cambiare certi comportamenti si sviluppino fenomeni non adattivi. V. La cultura: in gran parte integrata e in continuo mutamento. Quando veniamo a contatto con un modello culturale estraneo, la nostra reazione pi ovvia di cercare di immaginare come quel modello potrebbe funzionare nella nostra societ. Un simile atteggiamento solo una stravaganza, poich le usanze di una cultura non possono semplicemente venir applicate ad unaltra. Questo perch ogni singola cultura fortemente integrata, e cio gli elementi o i tratti che la costituiscono non rappresentano un semplice assortimento casuale di usanze, ma, piuttosto, si adattano e sono coerenti gli uni rispetto agli altri. Gli antropologi sono convinti che una delle ragioni per cui la cultura tende ad essere integrata la sua generale adattivit. Se certe usanze sono maggiormente adattive in un contesto, allora quel genere di tratti si ritrover insieme in condizioni analoghe. Una cultura tende ad essere integrata anche per ragioni psicologiche, dato che, dopo tutto, i tratti di una cultura (gli atteggiamenti, i valori, gli ideali e le regole di comportamento) sono immagazzinati nella mente di ciascun individuo. Se una tendenza verso la coerenza cognitiva riscontrabile negli esseri umani, si pu supporre che almeno alcuni aspetti di una cultura tendano ad essere integrati secondo lo stesso criterio. La tendenza di una cultura ad essere integrata pu avere, dunque, origini cognitive, emotive o di adattivit. Nel prendere in considerazione la storia di una societ necessario tener presente che la sua cultura mutata nel tempo: alcuni comportamenti, credenze e valori che sono stati un tempo diffusi e comuni si sono modificati o sono stati accantonati. La spinta al cambiamento pu venire dallinterno o dallesterno di una societ: nel primo caso la domanda conscia o inconscia di coerenza produce cambiamenti culturali nella misura in cui una quantit sufficiente di persone adatta vecchi comportamenti e vecchie idee a nuove idee. Si possono verificare cambiamenti, inoltre, quando vengono inventati sistemi migliori per fare le cose molti cambiamenti culturali possono essere stimolati da mutamenti dellambiente esterno. Nel mondo moderno i mutamenti del contesto sociale probabilmente rappresentano, rispetto a quelli dellambiente naturale, i maggiori stimoli ai cambiamenti culturali. Societ diverse si sono sempre influenzate a vicenda Se partiamo dal presupposto che le culture siano qualcosa di pi di raggruppamenti casuali di comportamenti, credenze e valori, e che esse tendono ad essere adattive, integrate e mutevoli, allora pi facile comprendere le loro somiglianze o le loro differenze. Si pu ipotizzare dunque che circostanze simili allinterno o allesterno di una cultura possano produrre o favorire risposte culturali analoghe. 3. LE SPIEGAZIONI E LA LORO VERIFICA. Quando un antropologo culturale studia i membri di una determinata popolazione cerca di descriverne lo stile di vita. Ma per quanto la precisione descrittiva sia un aspetto fondamentale, essa non per il fine ultimo dellindagine antropologica: gli antropologi desiderano anche comprendere perch alcune usanze esistono. Linterrogativo sulle cause ci conduce nel campo delle spiegazioni: in ambito scientifico "capire" significa "spiegare", e il fine fondamentale della scienza giungere a spiegazioni attendibili. Una spiegazione una risposta ad un interrogativo sulle cause. Vi sono per molti tipi di spiegazione, e alcuni sono pi soddisfacenti di altri: ad esempio, spiegare unusanza ricorrendo alla tradizione come dire che gli uomini fanno una determinata cosa perch la fanno, e questo non ci d alcuna informazione in pi. In ambito scientifico vi sono 2 tipi di spiegazione che i ricercatori tentano di elaborare: le associazioni e le teorie. I. Le associazioni. Una delle possibilit che abbiamo per spiegare una cosa (unosservazione, unazione, unabitudine, unusanza) chiarire in che modo essa sia conforme ad una relazione stabilita o ad un principio generale. Nel campo delle scienze naturali, le diverse relazioni, quando vengono accettate da quasi tutti gli specialisti, vengono dette leggi. Riteniamo tali spiegazioni soddisfacenti perch ci permettono sia di prevedere ci che accadr in futuro, sia di comprendere ci che si verificato con regolarit nel passato. Nel settore delle scienze sociali le associazioni vengono enunciate di solito in senso probabilistico: si dice infatti che 2 o pi variabili tendono ad essere correlate in modo prevedibile, il che significa che di norma vi sono alcune eccezioni. Definiamo quindi la relazione fra le variabili unassociazione statistica, dicendo in tal modo che improbabile che la relazione osservata sia frutto del caso. Nonostante le leggi e le associazioni statistiche siano in grado di fornire spiegazioni stabilendo una correlazione tra cose differenti, noi desideriamo sapere

qualcosa in pi, cio la ragione per cui quelle leggi e quelle associazioni esistono. Cos, gli scienziati tentano di formulare teorie che possano spiegare le relazioni osservate.

II. Le teorie. Le teorie (spiegazioni di leggi e di associazioni statistiche) sono pi complesse delle relazioni osservate che intendono spiegare. difficile definire con esattezza che cosa sia una teoria. Vi sono notevoli differenze tra una teoria ed unassociazione: una teoria pi complessa e contiene non una, bens una serie di informazioni, mentre unassociazione di solito enuncia in modo piuttosto semplice lesistenza di una relazione tra 2 o pi variabili misurate sebbene una teoria possa menzionare cose che sono osservabili, pu essere comunque difficile o impossibile osservare direttamente alcuni aspetti dei fenomeni in esame; al contrario, le leggi o le associazioni statistiche sono basate interamente sulle osservazioni II.I. Come vengono prodotte le teorie?? Quasi tutti gli orientamenti teorici che hanno fatto la storia dellantropologia culturale si limitano a suggerire in quale direzione cercare per tentare di risolvere i problemi incontrati, e non propongono spiegazioni specifiche per fenomeni specifici. Occorre, quindi, domandarsi come, a partire da un determinato fenomeno, un antropologo sia in grado di sviluppare una spiegazione o una teoria. Non possibile indicare una procedura che sia in grado di garantire lelaborazione di una teoria, perch sviluppare una teoria richiede immaginazione creativa. inoltre possibile che un attaccamento eccessivo ad un particolare orientamento teorico sia controproducente, perch pu indurre il ricercatore a non vedere tutte le possibilit esistenti. Possiamo comunque esplicitare alcune procedure che hanno aiutato gli antropologi ad elaborare spiegazioni dei fenomeni culturali. Sembra che tali procedure siano di 2 tipi: gli antropologi possono essere aiutati dallo studio di una particolare societ (analisi del singolo caso)* possono cercare di elaborare una teoria avvalendosi di uno studio comparativo che riguarda pi societ * Quando analizza un caso singolo, lantropologo pu voler spiegare unusanza particolare. Nel corso del suo soggiorno presso la popolazione in questione il ricercatore pu chiedere agli informatori perch essi praticano (o pensano di praticare) quellusanza. Talvolta attraverso tali domande possibile ricavare una spiegazione plausibile, ma pi spesso lantropologo dovr andare alla ricerca di altri elementi presenti nella societ o nellambiente che possano essere considerati associati allusanza. Qualora ne esista la possibilit, lantropologo potr analizzare la situazione dal punto di vista storico, cercando di capire se la comparsa di quellusanza recente. E, se lo , dovr domandarsi quali condizioni (che potrebbero allora rappresentarne una spiegazione) si verificarono appena prima della sua comparsa. Un antropologo pu anche riuscire ad elaborare una spiegazione comparando societ diverse che condividono la stessa caratteristica, al fine di stabilire quali altre caratteristiche si presentano, con regolarit, associate a quella che si sta indagando. Occorrer poi considerare le societ in cui tale caratteristica assente, perch vi si potrebbe rilevare lassenza di un elemento che potrebbe essere la causa dellinsorgenza del fenomeno. Se gli antropologi scoprono che, in differenti culture, una determinata caratteristica si presenta regolarmente associata con certe altre, allora potremmo essere ragionevolmente sicuri del fatto che stata ristretta la gamma delle possibili cause della pratica in esame. Occorre tenere presente tuttavia che non necessario scandagliare tutte le caratteristiche che possono essere condivise da culture differenti; lantropologo si sofferma di solito solo su quei tratti che sembrano collegati tra loro. questo il momento in cui entra in gioco lorientamento teorico, in quanto esso sottolinea la probabilit che un determinato insieme di certi fattori sia importante di un altro. III. La verifica delle spiegazioni. In tutti gli ambiti di ricerca le teorie sono generalmente lelemento pi utile, a quanto pare a causa della tendenza insita nelluomo a cercare di dare un senso al mondo. necessario, quindi, avere a disposizione delle procedure che ci mettano in grado di scegliere, tra le tante teorie possibili, quelle che con maggiore probabilit sono vere. In campo scientifico tutte le strategie di verifica consistono nel dire in anticipo che cosa si trover nel caso linterpretazione proposta sia corretta, e quindi nel condurre unindagine per

vedere se la previsione viene confermata. Se non cos, il ricercatore costretto ad ammettere che forse linterpretazione sbagliata; viceversa, se la previsione dovesse risultare vera, lo scienziato sar autorizzato ad affermare che esistono prove a sostegno della sua teoria. III.I. Le definizioni operative e le misurazioni. Quando verifichiamo previsioni desunte da una teoria per stabilire se la teoria pu essere considerata corretta, e per vedere se essa coerente con le condizioni e i fenomeni osservabili nel mondo reale. Al fine si trasformare previsioni teoriche in affermazioni che possano essere verificate, un ricercatore fornisce, di ciascuno dei concetti e delle variabili che vengono menzionati nella previsione, una definizione operativa, che la descrizione della procedura seguita nel misurare le variabili. estremamente importante specificare la definizione operativa di ciascuna variabile, perch in tal modo si permette ad altri ricercatori di controllare i risultati raggiunti. La scienza dipende dalla replicabilit, vale a dire dalla possibilit di riprodurre i risultati. Soltanto quando pi ricercatori osservano una particolare associazione, noi possiamo definire legge tale associazione o relazione. Fornire definizioni operative importante anche perch ci permette ad altri di valutare se le misurazioni fatte sono corrette. Misurare qualcosa significa confrontarlo con altre cose su una scala di variabilit. Spesso si pensa che uno strumento di misurazione sia necessariamente un oggetto fisico, ma in realt anche la classificazione un metodo di misura (quando classifichiamo gli individui li dividiamo in insiemi e decidere a quale insieme essi appartengono significa misurarli, perch per farlo dobbiamo operare dei confronti). Qualunque sistema utilizziamo per misurare le nostre variabili, il fatto che noi possiamo effettuare tali misurazioni implica che possiamo verificare le nostre ipotesti, per vedere se le relazioni previste esistono realmente. III.II. Il campionamento. Dopo aver stabilito il modo in cui misurare le variabili delle relazioni previste, un ricercatore deve decidere che criterio adottare nella scelta dei casi da analizzare per verificare la sua ipotesi. Occorre poi stabilire non solo quali casi scegliere, ma anche quanti sceglierne. Una scelta comunque va fatta, perch nessun ricercatore pu esaminare tutti i casi possibili. Alcune scelte sono migliori di altre. Si parla di campione casuale quando tutti i casi selezionati hanno la stessa probabilit di essere inclusi nel campione. Quasi tutti i test statistici che valutano i risultati delle ricerche richiedono campionamenti casuali, perch soltanto i risultati basati su campioni casuali possono essere ritenuti probabilisticamente veri per insiemi o universi pi ampi di casi. Prima di poter effettuare un campionamento casuale il ricercatore deve specificare luniverso del campione, cio la lista dei casi da cui il campione tratto. Supponiamo che un antropologo stia svolgendo una ricerca sul campo: se la societ che sta studiando non molto piccola, di solito poco pratico utilizzare come universo del campione lintera societ; poich la maggioranza dei ricercatori sul campo effettua permanenze nella comunit studiata, lintera comunit diventa di solito luniverso del campione se il ricercatore sta effettuando studi comparativi transculturali, dovrebbe usare un campione costituito dalle societ di tutto il mondo; dato per che non esistono descrizioni di tutte le societ, passate e presenti, i campioni di solito vengono tratti da elenchi editi di societ descritte che sono state classificate basandosi su variabili culturali standard, o vengono estrapolati da Human Relations Area Files (Hraf), una raccolta, aggiornata annualmente e dotata di un indice, che assembla libri e articoli di soggetto etnografico relativi a pi di 350 societ passate e presenti di tutto il mondo In ambito antropologico il campionamento casuale viene utilizzato solo raramente; daltronde un campione non casuale pu essere considerato adeguatamente rappresentativo solo se il ricercatore non ha scelto personalmente i casi da sottoporre ad esame. Dovremmo essere molto sospettosi nei confronti di quei campioni che possono riflettere i preconcetti o gli interessi del ricercatore. Una procedura di campionamento dovrebbe riuscire a dare una rappresentazione corretta, e non una selezione fuorviata da preconcetti, delluniverso da cui viene attinto il campione. Lunico modo per aumentare le probabilit di ottenere un campione rappresentativo consiste nellutilizzare una procedura di campionamento casuale: a questo scopo si attribuiscono convenzionalmente dei numeri ai casi presenti nelluniverso statistico, e si utilizza poi una tabella di numeri casuali per sorteggiare i casi del campione. III.III. La valutazione statistica. Dopo aver misurato le variabili ritenute pertinenti in tutti i casi del campione, il ricercatore in grado di stabilire se le relazioni previste risultano effettivamente dai dati a disposizione. Non dimentichiamo che i risultati possono addirittura rovesciare le previsioni della teoria. Qualche volta il ricercatore, per verificare se

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le variabili sono associate nel modo previsto, costruisce una tabella della contingenza (vedi pag. 51). Ogni caso viene assegnato ad una casella, o cella, della tabella, in base ai risultati ottenuti nella misurazione delle variabili esaminate. A questo punto dobbiamo domandarci se il modo in cui i casi sono distribuiti nella tabella conferma le previsioni. Ad un primo sguardo non sappiamo bene cosa rispondere. Le eccezioni invalidano la previsione?? Quante devono essere le eccezioni perch ci si ritenga costretti a rifiutare lipotesi?? in casi come questo che si ricorre ai test di significativit. Gli scienziati hanno inventato vari test che ci dicono quanto "perfetto" debba essere un risultato perch si possa considerare probabile unassociazione tra le variabili in esame, cio il fatto che una implichi generalmente laltra. Quante sono le probabilit che questo risultato sia puramente accidentale, e che quindi non vi sia in realt alcuna associazione tra le variabili prese in esame?? Sebbene alcuni dei metodi matematici per rispondere a questa domanda siano piuttosto complessi, la risposta include sempre una stima probabilistica, la probabilit che il risultato osservato o uno ancora pi aderente alle previsioni possano comunque essere comparsi per caso. La maggioranza degli scienziati sociali daccordo nel ritenere statisticamente significativo (probabilmente vero) qualsiasi risultato che dia un valore inferiore o uguale a 0,05 (fino a 5 probabilit su 100). Perch per esistono le eccezioni?? Se una teoria corretta, non dovrebbe valere per tutti i casi?? Vi sono molte ragioni per cui impossibile attendersi sempre un risultato perfetto: innanzitutto, anche se una teoria corretta, vi possono essere altri aspetti che non sono stati esaminati le eccezioni alla relazione prevista possono essere causate anche da un ritardo culturale (questo si verifica quando il cambiamento in un aspetto della cultura separato dalla situazione culturale che lo ha causato da un certo periodo di tempo) unulteriore causa della presenza di eccezioni la scarsa cura con cui vengono effettuate le misurazioni Le associazioni statistiche significative che si possono derivare da una teoria offrono ad essa un supporto sperimentale; ma per poter pensare che una teoria sia corretta necessaria la replicabilit, cosicch altri ricercatori, utilizzando altri campioni, possano confermarla. Occorre poi derivare dalla teoria altre previsioni, per vedere se anchesse vengono confermate. Bisogna paragonare la teoria ad altre possibili spiegazioni del fenomeno studiato, per vedere se qualcuna di queste funziona meglio. Se anche queste spiegazioni prevedono la relazione proposta nella teoria, forse si render necessario combinarle con essa. La ricerca scientifica richiede, dunque, tempo e pazienza e, cosa forse ancora pi importante, un atteggiamento umile da parte dei ricercatori. Per quanto una teoria possa sembrare eccezionale, occorre sempre tenere presente che pu essere sbagliata. IV. I tipi di ricerca utilizzati in antropologia culturale. Letnografia. Gli antropologi culturali si avvalgono di diversi metodi di ricerca; ciascuno di questi ha i propri vantaggi e svantaggi quando si tratta di elaborare o di mettere alla prova delle spiegazioni. Per classificare i tipi di ricerca impiegati dagli antropologi si possono seguire 2 criteri: il 1 riguarda lambito spaziale dello studio (analisi di una singola societ, o di diverse societ nella stessa regione, o di un campione che ha per universo il mondo intero) il 2 pertiene allambito temporale dello studio (storico VS non storico) unit di analisi singola societ regione campione di societ di tutto il mondo tipo di ricerca non storica storica etnografia etnostoria comparazione allinterno di una comparazione allinterno di una stessa cultura stessa cultura comparazione controllata comparazione controllata ricerca transculturale ricerca transculturale

Allinizio del XIX secolo gli antropologi compresero che, per descrivere le culture in modo pi accurato e per produrre qualcosa che avesse valore scientifico, avrebbero dovuto cominciare a vivere tra le popolazioni che costituivano il loro oggetto di studio, prendendovi parte attivamente. Questo metodo noto come osservazione partecipante. Losservazione partecipante prevede sempre il lavoro sul campo, che consiste in unesperienza diretta con la popolazione studiata, ma che pu includere anche altri modelli, come la conduzione di un censimento o di uninchiesta. Il lavoro sul campo, che la pietra miliare dellantropologia moderna, il mezzo attraverso il quale viene raccolta la maggior parte del materiale documentario. Indipendentemente da altri metodi che gli antropologi possono usare, losservazione partecipante, condotta

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in genere per un anno o pi, considerata la base del lavoro antropologico. Le descrizioni degli antropologi devono registrare, descrivere, analizzare e infine formulare un quadro della cultura, o almeno di una parte di essa. Dopo aver effettuato un lavoro sul campo, un antropologo pu preparare unetnografia, la descrizione e lanalisi di una singola societ. Non semplice realizzare una lunga osservazione partecipante in unaltra cultura, e soprattutto non facile farla bene; lesperienza esige indubbiamente molto sul piano dellimpegno fisico e psicologico. Sebbene sia di enorme aiuto imparare la lingua prima di recarsi sul posto, spesso questo non possibile, e cos molti antropologi si trovano a fare grandi sforzi sia per comunicare, sia per comprendere le regole per comportarsi adeguatamente nella societ in cui sono giunti. Dato il carattere altamente soggettivo dellosservazione partecipante, gli antropologi hanno iniziato a pensare che riflettere sulle loro esperienze e sullinterazione con la popolazione con cui vivono sia un elemento importante per comprendere il loro lavoro. Una parte essenziale del processo di osservazione partecipante consiste nel reperimento di alcune persone bene informate che abbiano voglia di lavorare a fianco dellosservatore (informatori), che lo aiutino ad interpretare ci che vede e che gli raccontino alcuni aspetti della cultura studiata che potrebbe non avere lopportunit di osservare, o per osservare i quali potrebbe non avere nessun titolo. ovviamente importante trovare persone che parlino con facilit e che comprendano di che genere di informazioni il ricercatore ha bisogno. Si dovranno cos mettere alla prova persone diverse e confrontare ci che dicono riguardo ad un fenomeno. Sono poi stati sviluppati dei metodi formali che aiutano a selezionare gli informatori pi competenti. Un metodo, chiamato "modello del consenso culturale", si fonda sul principio che le cose su cui la maggior parte degli informatori concorda sono probabilmente "culturali". Dopo aver stabilito quali cose sembrano essere dati culturali, facendo ad un campione di informatori le stesse domande su un particolare dominio culturale, sar facile scoprire quali informatori molto probabilmente forniranno risposte che si avvicinano al consenso culturale. Molti antropologi hanno segnalato che gli informatori principali sono quelli che probabilmente si sentono in qualche modo ai margini della loro cultura; questo forse spiega il desiderio di trascorrere cos tanto tempo con un antropologo che sinforma su tale cultura. Losservazione partecipante utile per comprendere alcuni aspetti della cultura, soprattutto le cose che sono pubbliche, quelle di cui si parla, quelle su cui tutti sono daccordo. Vi sono per anche altri metodi, pi sistematici, che sono importanti: la mappatura il censimento porta a porta losservazione del comportamento (es: determinare come gli individui occupano il tempo) le interviste con un campione di informatori Le monografie e gli articoli etnografici su soggetti specifici forniscono la maggior parte dei dati che servono allantropologia culturale (utili per poter effettuare una comparazione tra diverse societ). Cos, se lo scopo lelaborazione di una teoria, letnografia pu stimolare delle interpretazioni sul modo in cui differenti aspetti della cultura sono collegati ad altri aspetti e ad elementi dellambiente. Letnografo somiglia in fondo ad un medico che cerca di scoprire perch un paziente ha determinati sintomi. Nonostante letnografia sia molto utile quando si vogliono produrre spiegazioni, un singolo studio sul campo non pu, di solito, fornire dati sufficienti per sostenere unipotesi. IV.I. Le comparazioni allinterno di una stessa cultura. Un etnografo pu mettere alla prova una teoria in una sola societ confrontando individui, famiglie, casate, comunit o quartieri. La naturale variet che esiste tra questi pu essere utilizzata per operare confronti. Il fatto che si possano o meno effettuare test allinterno di una stessa cultura per saggiare unipotesi dipende dal grado di variabilit delle variabili (la variabilit devessere tale da permetterli). Ci spesso si verifica, e ci permette cos di usare la diversit con cui si presenta il fenomeno per verificare lipotesi. IV.II. Le comparazioni su base regionale. Quando effettua una comparazione su base regionale, un antropologo mette a confronto informazioni etnografiche ricavate da societ che vivono in una determinata regione (societ che, presumibilmente, hanno storie simili e occupano ambienti simili). Lantropologo che lavora comparativamente nellambito di una regione di solito a conoscenza del complesso degli elementi culturali caratteristici di quella regione. Tali elementi possono permettere di conoscere il contesto nel quale il fenomeno ha luogo. La conoscenza che un antropologo pu avere di una regione, tuttavia, inferiore a quella che pu avere di una singola societ. Daltro canto la conoscenza dei dettagli locali sicuramente maggiore nel caso di una comparazione regionale piuttosto che in quello di una comparazione su scala mondiale. Questultima talmente estesa che decisamente improbabile che il ricercatore possa avere conoscenze approfondite sulle societ che mette a confronto. Le comparazioni su base regionale sono utili sia quando si tratta di elaborare delle spiegazioni, sia

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quando occorre verificarle. Poich vi saranno societ che possiedono le caratteristiche che si intende spiegare e altre che non le avranno, lantropologo sar in grado di stabilire se le condizioni ipoteticamente correlate lo sono effettivamente, perlomeno in quella regione. Non dimentichiamo, tuttavia, che non detto che una spiegazione valida per una regione sia poi estendibile ad altre. IV.III. Le ricerche transculturali. Servendosi di comparazioni su scala mondiale, possibile elaborare delle interpretazioni individuando quali differenze vi siano tra le societ che posseggono una determinata caratteristica e quelle che non la posseggono. Ma le comparazioni transculturali vengono utilizzate soprattutto per verificare la bont delle teorie. Il ricercatore identifica innanzitutto le condizioni che dovrebbero ritrovarsi associate qualora la teoria fosse corretta, ed esamina poi un campione di societ, attinto dalluniverso di tutte le societ della terra, per vedere se la correlazione risulta effettivamente. Il vantaggio di questo tipo di ricerche che la loro conclusione, con ogni probabilit, valida per la maggior parte delle societ, ovviamente se e solo se il campione impiegato per la verifica stato selezionato in modo casuale. Limiti: se un test transculturale non avvalora una determinata spiegazione, il ricercatore pu non conoscere il campione a sufficienza per modificare la spiegazione o proporne unaltra (si dovr quindi riesaminare i dettagli di una o pi societ) le spiegazioni che possono essere verificate sono soltanto quelle per le quali esistono dati disponibili (per poter spiegare qualcosa che in genere non viene descritto, si dovr ricorrere ad altre strategie di ricerca) IV.IV. Le ricerche storiche. Letnostoria lo studio dei materiali descrittivi riguardanti una singola societ, relativi a vari periodi della sua storia. Fornisce i dati indispensabili agli studi storici di qualsiasi tipo, proprio come letnografia fornisce i dati alle ricerche che prescindono dalla storia. I dati delletnostoria possono provenire da fonti che esulano dalle etnografie approntate dagli antropologi (racconti di esploratori, missionari, viaggiatori, ufficiali governativi). importante separare ci che pu essere considerato un fatto da ci che invece una sua interpretazione. Per quanto riguarda lelaborazione e la verifica delle ipotesti, gli studi su singole societ nel corso del tempo hanno gli stessi limiti degli studi su una singola societ relativamente ad un solo periodo. Analogamente a quanto accade alla loro controparte non storica, le ricerche che si concentrano su una singola societ che viene studiata attraverso il tempo tendono a produrre svariate ipotesi, ma di solito non forniscono la possibilit di stabilire, con ragionevole certezza, quale di quelle ipotesi sia quella corretta. Gli studi storici transculturali (di cui abbiamo, finora, soltanto pochi esempi) presentano il problema opposto: hanno ampi mezzi per sondare le ipotesi, ma, poich lavorano con dati di seconda mano, hanno grossi limiti nel produrre ipotesi sulla base dei dati disponibili. Vi tuttavia un vantaggio nel ricorrere a studi di tipo storico: in ambito antropologico lo scopo delle teorie quello di spiegare la variabilit dei modelli culturali, vale a dire di specificare quali condizioni culturali favoriranno un modello piuttosto che un altro. Le teorie e le spiegazioni, quindi, implicano una sequenza di cambiamenti nel tempo, che rappresentano la materia prima della storia. Il maggiore ostacolo alle ricerche storiche consiste nel fatto che raccogliere ed esaminare i dati storici un lavoro noioso ed esasperante. Pu essere pi conveniente verificare le spiegazioni dapprima su dati non storici, in modo da eliminare alcune interpretazioni, e in seguito, se uninterpretazione supera questo esame, possiamo cercare dei dati storici per verificare la sequenza (causa /fenomeno) presunta. Nei capitoli che seguono parleremo non solo di ci che riteniamo essere, con una certa sicurezza, i fattori determinanti per la variabilit culturale, ma diremo anche ci che non sappiamo, o di cui non abbiamo certezze, in modo da dare unidea di cosa potr acquisire lantropologia culturale in futuro. 4. LA COMUNICAZIONE E IL LINGUAGGIO. Il momento in cui le parole hanno acquisito un significato una pietra miliare per noi, perch segna non solo lacquisizione della lingua, ma anche la familiarit con tutti i complessi ed elaborati comportamenti che costituiscono la nostra cultura. Senza la lingua, infatti, sarebbe praticamente impossibile tramandare le tradizioni e ogni individuo rimarrebbe rinchiuso nel proprio mondo personale di sensazioni. I. La comunicazione. La parola "comunicare" deriva dal latino communicare, ossia "condividere, spartire ci che comune". Noi comunichiamo accordandoci, consapevolmente o meno, sul fatto di chiamare un certo oggetto o un concetto astratto con un determinato nome. Tutti i sistemi linguistici sono costituiti da simboli pubblicamente accettati attraverso i quali si cerca di condividere esperienze personali.

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I.I.

La comunicazione umana non verbale. Ovviamente, la nostra comunicazione non limitata al linguaggio. Comunichiamo in modo diretto attraverso le espressioni del volto, la postura del corpo, i gesti e il tono della voce, e in modo indiretto attraverso sistemi di segni e simboli come la scrittura, le equazioni algebriche, le note musicali, la danza, la pittura, il linguaggio delle bandiere e i segnali stradali. Come dice Anthony Wilden, "ogni fatto, ogni pausa, ogni movimento che avvenga dentro sistemi vivi e sociali anche un messaggio; il silenzio comunicazione; in poche parole, ad un organismo o ad una persona impossibile non comunicare". Un antropologo pu imparare moltissimo da ci di cui i membri di una societ non parlano (es: in India costume che non si parli di sesso; linfezione da Hiv si sta diffondendo molto rapidamente, e quindi la riluttanza della gente a parlare di sesso rende molto difficile agli antropologi medici e ai medici fare qualcosa per ridurre il tasso di diffusione del virus). Una parte di comunicazione non verbale sembra essere universale tra gli uomini: in tutto il mondo, per esempio, pare che gli uomini comprendano le espressioni del volto nello stesso modo (volto felice, triste, sorpreso, ..); inoltre, il modo in cui il volto rappresentato nellarte sembra evocare sentimenti simili in molte culture diverse. La comunicazione non verbale, tuttavia, anche culturalmente variabile es: la distanza tra persone che si trovano in piedi una vicino allaltra nel campo delle espressioni del volto, le regole riguardanti le emozioni la cui espressione socialmente accettabile molti gesti Tuttavia, nonostante la variet dei sistemi di comunicazione disponibili, bisogna riconoscere che la lingua parlata ha unimportanza di gran lunga maggiore. Essa forse il principale veicolo di trasmissione della cultura, poich permette di condividere e tramandare la nostra complessa articolazione di atteggiamenti e modelli di comportamento. I.II. La comunicazione non umana. I sistemi di comunicazione non sono unesclusiva degli esseri umani: anche altre specie animali hanno vari modi per comunicare (es: il suono, lodore, il movimento del corpo). Uno dei maggiori dibattiti accademici riguarda il grado in cui gli animali, in modo particolare i primati, siano diversi dagli uomini relativamente alle loro capacit linguistiche: in passato si riteneva che solo la comunicazione umana fosse simbolica; ricerche recenti, tuttavia, suggeriscono che anche alcuni richiami delle scimmie e dei gorilla siano simbolici. 2 sono i significati che attribuiamo alla parola "simbolico" quando ci riferiamo alla comunicazione: la comunicazione produce un significato anche in assenza del referente (qualunque sia loggetto a cui ci si riferisce) il significato arbitrario: chi riceve il messaggio non potrebbe coglierne il significato basandosi esclusivamente sui suoni, e comunque non conosce quel significato per via istintiva i simboli devono essere appresi (non esiste una necessit per cui la parola dog in inglese debba riferirsi ad un cane) Tutte le vocalizzazioni non umane permettono ad alcuni animali di produrre dei messaggi. Il mittente pronuncia un segnale che viene ricevuto e decodificato da un ricevente, il quale di solito reagisce con unazione specifica o con una risposta. In cosa differisce, dunque, la vocalizzazione umana?? non appropriato individuare nel simbolismo il tratto distintivo del linguaggio umano; tuttavia, la vocalizzazione umana si distingue da quelle non umane in quanto possiede una gamma molto pi ampia di simboli i sistemi vocali non umani sono chiusi (= i differenti richiami non sono combinati per produrre nuove espressioni dotate di significato); le lingue umane, al contrario, sono sistemi aperti (retti da regole complesse in merito a come i suoni e i sistemi di suoni possono essere combinati per produrre una variet infinita di significati) Anche se nessuno studioso di primati mette in discussione la complessit e linfinita variet con le quali le lingue umane possono combinare i suoni, alcuni recenti studi hanno per messo in crisi i seguenti assunti: la dicotomia tra chiuso e aperto labilit di comunicare riguardo ad eventi passati o futuri come tratto peculiare del genere umano lenorme divario fra la comunicazione umana e quella degli altri animali

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la convinzione che i primati non umani non posseggano labilit di "simbolizzare", di riferirsi a qualcosa (o ad una classe di cose) con unetichetta "arbitraria" (i gesti o una sequenza di suoni) Ogni linguaggio umano ha certi modi per combinare i suoni e certi altri per non combinarli; i gorilla non possiedono queste regole linguistiche. Inoltre, gli uomini possiedono molti tipi di discorso (liste, discorsi, storie, argomentazioni, poesie, ..); i gorilla non fanno niente di tutto ci. Ma hanno comunque alcune capacit linguistiche: comprenderle, quindi, pu aiutarci a capire meglio levoluzione del linguaggio umano. II. Le origini del linguaggio. Philip Lieberman e Jeffrey Laitman hanno affermato che il linguaggio cos come noi lo conosciamo nacque solo con luomo moderno (circa 100.000 anni fa), la cui anatomia della bocca e della gola la stessa delluomo contemporaneo. Secondo questi studiosi gli uomini premoderni (compreso luomo di Neanderthal) non possedevano lanatomia vocale necessaria al linguaggio. Poich queste teorie si fondano su controverse ricostruzioni della bocca e della gola di uomini arcaici, le conclusioni che ne derivano non sono uniformemente accettate. La maggior parte degli studi sulle origini del linguaggio si pone una fondamentale domanda circa il modo in cui la selezione naturale pu aver favorito il carattere aperto del linguaggio. Il sistema di comunicazione a richiami stato certamente sostituito ad un certo punto da un altro sistema, basato su piccole unit sonore da collegare secondo molte e differenti combinazioni in modo da formare enunciati significanti. Alcuni autori sostengono che nel cervello esiste un dispositivo di acquisizione della lingua che nelluomo innato, cos come negli animali sono innati i sistemi di richiamo. Tale dispositivo sarebbe diventato parte della nostra eredit biologica con levoluzione della parte frontale del cervello. Riguardo alla sua effettiva esistenza non si ancora certi; sappiamo, invece, che lo sviluppo effettivo del linguaggio individuale non condizionato interamente da fattori biologici (se fosse cos tutti gli esseri umani parlerebbero una stessa lingua generata dal cervello). Al contrario sono state individuate dalle 4.000 alle 5.000 lingue differenti e reciprocamente incomprensibili pi di 2.000 di queste si parlavano fino a poco tempo fa, e nella maggioranza da parte di persone che non possedevano una tradizione scritta le prime forme di scrittura sono comparse solo 5.000 anni fa possibile comprendere meglio le origini del linguaggio umano studiando le lingue delle societ prive di scrittura e tecnologicamente pi semplici?? NO, poich la lingua di queste popolazione non pi semplice o meno evoluta della nostra. Il sistema di suoni, il vocabolario e la grammatica della lingua di popolazioni meno tecnologizzate non sono in alcun modo inferiori a quelli di societ dotate di una tecnologia pi complessa. evidente che gli aborigeni australiani non sono in grado di dare un nome alle nostre sofisticate macchine; la loro lingua, tuttavia, ha le potenzialit per farlo. Ogni lingua possiede unestensione di vocabolario necessaria alla popolazione che la parla, e si evolve inoltre in risposta ai cambiamenti culturali (una lingua che manca di vocaboli per i ritrovati della nostra societ pu essere ricca di termini che si riferiscono ad eventi o a fenomeni naturali di particolare importanza per la popolazione che la parla). Per chi si chiede allora, dato che non esistono lingue primitive e che le prime forme di linguaggio non hanno lasciato traccia di s cos da poterle ricostruire, se sia possibile indagare lorigine del linguaggio: alcuni linguisti pensano che lo studio dellapprendimento della lingua da parte dei bambini * sia utile a questo scopo altri hanno di recente proposto lanalisi dello sviluppo delle lingue creole Le lingue creole. Alcune lingue si sono sviluppate di recente in varie parti del mondo nei luoghi in cui gli imperi coloniali europei stabilirono imprese commerciali che facevano affidamento sulla forza lavoro importata, ossia, generalmente, sugli schiavi. Questi lavoratori provenivano il pi delle volte da diverse societ e, allinizio, comunicavano col padrone e con tutti gli altri attraverso una sorta di versione pidgin (semplificata) della lingua del padrone. Le lingue pidgin mancano di quei tasselli coesivi, come le preposizioni e i verbi ausiliari, che si trovano negli idiomi di societ integre. Molte lingue pidgin si sono sviluppate dando origine alla cosiddette lingue creole, che incorporano gran parte del vocabolario della lingua dei dominatori, ma che hanno una grammatica differente sia da questa che da quelle delle lingue dorigine dei lavoratori. Derek Bickerton sostiene che esistono notevoli somiglianze grammaticali fra le lingue creole di tutto il mondo. Tale somiglianza, egli afferma, coerente con lidea dellesistenza di una grammatica universale comune a tutti

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gli uomini ed ereditaria. Gli idiomi creoli potrebbero dunque somigliare alle prime lingue umane. Tutte le lingue creole: usano lintonazione interrogativa invece del cambiamento dellordine delle parole, apponendo uninflessione crescente alla fine della frase esprimono il futuro e il passato con la stessa forma grammaticale, aggiungendo alcune particelle tra soggetto e verbo impiegano la doppia negazione Lapprendimento linguistico nei bambini. * Lacquisizione della struttura e del significato della lingua stata definita la pi ardua conquista intellettuale nella vita di un uomo. Se ci corrisponde al vero, fa piacere notare che i bambini raggiungono questa meta con relativa facilit e con gran divertimento. Questa "ardua conquista intellettuale" pu essere, in realt, una reazione naturale ad uno dei tratti genetici propri delluomo: la facolt linguistica. I bambini di tutto il mondo incominciano ad imparare la lingua alla stessa et: verso i 12-13 mesi cominciano a nominare alcuni oggetti e azioni verso i 18-20 mesi sono in grado di utilizzare una parola chiave per significare unintera frase I bambini imparano le parole come unit, apprendendo le sequenze di suoni su cui cade laccento o che vengono pronunciati in finale di parola. Anche i bambini sordi che imparano i segni del linguaggio per sordomuti Asl tendono ad apprendere e utilizzare i segni in modo simile. verso i 18-24 mesi tutti i bambini del mondo tendono a passare a frasi di 2 parole Queste frasi costituiscono una modalit espressiva di tipo telegrafico, che utilizza solo i sostantivi, i verbi e altre parole funzionali, tralasciandone altre apparentemente di minore valore. I bambini di questa et non pronunciano le 2 parole in ordine casuale; al contrario, sceglier un ordine che rispetti le convenzioni della lingua delladulto. Dato che i genitori non pronunciano frasi semplificate, evidente che i bambini la sanno lunga su come collegare le parole con un aiuto minimo o nullo da parte dei genitori. Se esiste una grammatica di base impressa nella mente umana, non ci sorprende il fatto che le prime e le successive formulazioni del discorso nei bambini seguano schemi simili in lingue diverse. Ci si potrebbe inoltre aspettare che il discorso infantile pi progredito presenti una struttura simile a quella delle lingue creole. E cos avviene, come afferma Derek Bickerton: gli "errori" linguistici commessi dai bambini trovano riscontro nella grammatica della lingua creola. Alcuni linguisti sostengono tuttavia che le prove a favore dellesistenza di una grammatica innata sono deboli perch i bambini in parti diverse del mondo non sviluppano alla stessa et gli stessi tratti grammaticali. Lordine della parole, per esempio, un fattore pi importante nella determinazione del significato nella lingua inglese piuttosto che in turco; la fine delle parole pi importante nella lingua turca. In inglese, la parola posta allinizio della frase probabilmente il soggetto; la parola che finisce in un certo modo in turco probabilmente il soggetto. Coerentemente con questa differenza, i bambini di lingua inglese imparano lordine delle parole prima dei bambini che parlano turco. possibile che future ricerche sullapprendimento della lingua nei bambini e sulla struttura delle lingue creole apportino un valido contributo alla conoscenza delle origini del linguaggio umano. Tuttavia, pur ammettendo lesistenza di una grammatica universale, restano da spiegare le ragioni della differenza tra le migliaia di lingue attestate nel mondo. Tale interrogativo ci spinge a prendere in considerazione gli strumenti concettuali elaborati dai linguisti per lo studio delle lingue. III. La linguistica strutturale. I bambini di tutte le societ imparano la struttura essenziale della propria lingua molto presto e senza un insegnamento diretto. Una delle caratteristiche pi sorprendenti della lingua umana che i suoni significanti e le sequenze sonore vengono combinati secondo regole che il parlante conosce per via inconscia. Tali regole non vanno identificate con le "regole della grammatica" che si imparano a scuola (e che insegnano a parlare correttamente). I linguisti, piuttosto, parlano di regole in riferimento agli schemi linguistici riscontrabili nel parlato. Inutile dire che in molti casi le regole effettive del parlato e quelle insegnate a scuola coincidono. Esistono, tuttavia, regole che i bambini non imparano a scuola perch gli insegnanti, non essendo linguisti, non ne sono a conoscenza. Il termine grammatica, dunque, usato dai linguisti non si riferisce alle regole prescrittive che si devono seguire per parlare la lingua, ma indica, piuttosto, i principi effettivi e spesso inconsci che determinano il modo di parlare di una maggioranza di persone. Scoprire le regole, in gran parte inconsce, che stanno alla base di una lingua un compito difficile. I linguisti hanno formulato una serie di concetti e metodi speciali di trascrizione (scrittura) in grado di descrivere:

II.II.

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1. le regole o i principi che determinano larticolazione dei suoni e il modo in cui essi vengono usati (spesso suoni lievemente diversi sono intercambiabili nelle parole senza produrre variazioni di significato) 2. il modo in cui le sequenze sonore (e in alcuni casi anche singoli suoni) producono significato, e come le serie significanti di suoni si leghino insieme formando le parole 3. come le parole si colleghino in una catena che forma frasi e periodi La linguistica strutturale (o descrittiva) indaga, quindi, le regole della fonologia (la combinazione dei suoni), della morfologia (la combinazione delle sequenze di suoni e di parole) e della sintassi (i modelli di formazione delle frasi e dei periodi), che determinano il modo in cui si parla una lingua. La conoscenza della lingua di un altro popolo essenziale alla comprensione della sua cultura. III.I. La fonologia. Sebbene lapparato vocale umano sia teoricamente in grado di articolare unenorme quantit di suoni differenti, ciascuna lingua ne utilizza solamente alcuni. Non che noi non siamo in grado di emettere suoni che non ci siano familiari; semplicemente non abbiamo acquisito labitudine ad articolarli e, finch essi non diventano consueti per noi, continueremo a far fatica a pronunciarli. La difficolt nellarticolazione di alcuni suoni solo uno dei motivi che rendono faticoso lapprendimento di una lingua straniera. Un altro problema la combinazione di certi suoni o la loro articolazione in una posizione particolare della parola. Per giungere ad una rappresentazione schematica dei suoni utilizzati dalle varie lingue, i linguisti che si occupano di fonologia devono trascrivere il discorso parlato nella forma di una sequenza di suoni. Una simile operazione sarebbe pressoch impossibile se i linguisti si limitassero ad utilizzare il proprio alfabeto (sia perch lingue diverse usano suoni che sarebbero difficili da rappresentare utilizzando lalfabeto di unaltra lingua, sia perch in alcuni casi lalfabeto di una determinata lingua rappresenta lo stesso suono in modi diversi). I linguisti hanno ovviato al problema elaborando un metodo di trascrizione in cui ogni lettera, o simbolo fonetico, rappresenta un suono particolare. Una volta individuati i suoni, o foni, di una lingua, il linguista stabilisce come questi vengano inconsciamente classificati (dai parlanti) in fonemi. Il fonema rappresentato da un insieme di foni che, pur essendo diversi, non producono cambiamenti di significato (cio: se un fono appartenente ad una classe di fonemi viene sostituito da un altro della stessa classe, i 2 enunciati vengono riconosciuti identici dai parlanti). Il raggruppamento dei foni in fonemi varia da lingua a lingua: in inglese, ad esempio, il suono l considerato del tutto diverso da quello r (i 2 suoni individuano 2 fonemi differenti poich producono significati diversi per i parlanti); in samoano, invece, l e r si possono utilizzare indifferentemente allinterno della parola senza mutarne il significato (essi costituiscono cio uno stesso fonema). Tuttavia, le piccole differenze esistenti tra i suoni di uno stesso fonema non hanno valore nel contesto quotidiano. Stabiliti i raggruppamenti dei suoni che formano i fonemi (vale a dire quali foni possono essere scambiati reciprocamente senza produrre variazioni di significato), i linguisti procedono allindividuazione delle sequenze sonore che sono ammesse in una lingua e delle regole, generalmente inconsce, che le governano. La descrizione che i linguisti fanno delle combinazioni dei suoni nelle diverse lingue (ossia la fonologia) permette loro di indagare le ragioni delle differenze nelle regole fonetiche tra i vari idiomi. Ricerche recenti hanno dimostrato che i bambini sono neurologicamente "preparati" ad ignorare, nella propria lingua dorigine, le variazioni sonore che non producono cambiamenti di significato (ossia che individuano uno stesso fonema); contrariamente, essi le percepiscono quando si tratta di una lingua diversa. I ricercatori non sono in grado di stabilire il modo in cui i bambini imparano a fare queste distinzioni, ma di fatto evidente che essi acquisiscono molto presto gran parte della fonologia della propria lingua. III.II. La morfologia. La morfologia studia una quantit di aspetti delle parole, e in particolare cose esse sono e come si formano. Una parola una sequenza arbitraria di suoni che produce un significato, e non possibile "percepirla" come unit distinta se non si comprende la lingua a cui essa appartiene. Dato che gli antropologi che si occupano di linguistica hanno sempre studiato lingue prive di scrittura, qualche volte senza laiuto di interpreti, essi si sono trovati nella necessit di distinguere le sequenze sonore che producono ununit di significato. In molte lingue, inoltre, le parole possono essere suddivise in unit minori, ed per questo che i linguisti hanno elaborato una terminologia speciale per definire queste entit. La pi piccola unit di linguaggio portatrice di significato detta morfo; uno o pi morfi con lo stesso significato formano un morfema (es: in inglese, i prefissi in- e un- come in indefinite e unclear sono morfi che appartengono al morfema con significato non). Non si deve confondere morfi, o morfema, con parola. Sebbene alcune parole siano singoli morfi, o morfemi (es: in inglese, for e giraffe), molti vocaboli sono costruiti sulla combinazione di pi morfi, generalmente prefissi, radici e suffissi. probabile che lintuizione con cui i bambini colgono la struttura della lingua si estenda anche alla comprensione della morfologia e dellorganizzazione in parole delle sequenze sonore. Sia dagli errori sia dai successi dei bambini

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nellapprendimento della lingua si pu desumere che essi comprendono come si usano in modo regolare i morfemi. Allet di 7 anni i bambini si sono appropriati anche di molte forme irregolari, vale a dire che sono in grado di utilizzare il morfo giusto di un morfema nel modo corretto. Ci che il bambino coglie intuitivamente come dipendenza di alcuni morfemi da altri corrisponde alla distinzione che i linguisti fanno tra morfema libero ha un significato finito, ossia una parola indipendente morfema legato produce significato solo se attaccato ad un altro morfema Il morfo del morfema che indica il tempo passato che si pronuncia /-t/ si aggiunge alla radice walk per formare walked; /t/ da solo, invece, non pu sussistere, perch non ha alcun significato. In inglese il significato di una frase (composta di soggetto, verbo, complemento oggetto, ..) dipende molte volte dallordine delle parole In molte altre lingue, invece, il significato di una frase, determinato grammaticalmente, in larga misura, o persino totalmente, indipendente dallordine delle parole. Un cambiamento del senso pu derivare, piuttosto, dallordine dei morfi di una parola. Nella lingua dei luo dellAfrica orientale, per esempio, lo stesso morfema legato pu indicare il soggetto o loggetto dellazione, a seconda che sia collocato rispettivamente come prefisso del verbo o come suffisso Un altro modo in cui si produce significato attraverso i meccanismi grammaticali rappresentato dallalterazione o dallaggiunta, in una parola, di un morfema legato che indica la funzione di quella parola allinterno del discorso (es: in russo) Alcune lingue possiedono una quantit di morfemi legati tale per cui sono in grado di esprimere il senso di unintera frase con ununica, complessa parola (es: in lingua wishram) III.III. La sintassi. Poich la lingua un sistema aperto, possibile formulare espressioni che non sono mai state pronunciate prima. Cos come accade nel caso della morfologia, i parlanti di una lingua sembrano avere una padronanza intuitiva della sintassi, ossia delle regole che determinano la formazione delle frasi e dei periodi. Sebbene queste regola sia apprendano in parte a scuola, i bambini le conoscono quasi tutte prima dellistruzione scolastica. Basandosi sullordine delle parole, un lettore in grado di supporre a quale parte del discorso corrisponde ciascuna di esse e di attribuirvi una funzione allinterno della frase (soggetto, verbo, ..); e anche la conoscenza della morfologia di aiuto. Oltre a comprendere e a produrre una quantit infinita di frasi diverse, chi parla una lingua in grado di riconoscere una frase "scorretta" senza consultare i libri di grammatica. Ci dimostra lesistenza di una serie di regole che stabiliscono come si costruiscono locuzioni e frasi in una lingua. I parlanti conoscono queste regole sintattiche, ma di solito non ne sono consapevoli. La descrizione che i linguisti fanno della sintassi di un idioma mira proprio a rendere esplicite queste regole. IV. La linguistica storica. La linguistica storica studia i cambiamenti delle lingue nel corso del tempo. I dati principali su cui si basa questo tipo di ricerca sono rappresentati dalla parola scritta. Poich le lingue del passato non hanno lasciato traccia di s a meno che non possedessero una forma scritta, e poich la maggior parte delle lingue note agli antropologi ha una tradizione esclusivamente orale, si potrebbe supporre che la linguistica storica sia in grado di ricostruire esclusivamente i cambiamenti occorsi in quegli idiomi che possiedono una forma scritta. In realt, i linguisti ricostruiscono le variazioni linguistiche avvenute nel tempo confrontando idiomi contemporanei e simili, poich le somiglianze fonologiche, morfologiche e sintattiche che essi mostrano sono dovute alla loro derivazione da una comune lingua madre (1). Vi possono essere, tuttavia, altre ragioni che determinano la somiglianza tra le lingue. Una di queste il contatto tra diverse comunit di parlanti (2). Vi sono, inoltre, somiglianze linguistiche che riflettono tratti universali comuni a tutte le culture e/o alla mente umana in generale (3). Quindi, anche lingue lontane e che non hanno relazioni tra loro possono avere elementi comuni. Ci pu essere dovuto ad un fenomeno di convergenza (= tendenza comune), che si verifica quando le somiglianze derivano da un processo di cambiamento linguistico che pu avere solo un raggio limitato di soluzioni possibili. IV.I. Le famiglie linguistiche e la storia della cultura.

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Sappiamo, dai dati documentari (scritti), che il latino la madre delle lingue romanze. Nel caso in cui la lingua originaria, invece, non sia documentata attraverso la scrittura, i linguisti sono comunque in grado di ricostruirne molti tratti attraverso la comparazione delle lingue da essa derivate, ossia di formulare lipotesi di una protolingua. Linsieme delle lingue che derivano da una protolingua costituisce una famiglia linguistica. La maggioranza delle lingue contemporanee raggruppabile in un numero di famiglie che raggiunge appena la trentina. La famiglia linguistica a cui appartengono linglese e litaliano quella indoeuropea, che comprende gran parte degli idiomi europei e alcune lingue indiane. Circa il 50% della popolazione mondiale, ossia circa 4 miliardi di persone, parla lingue indoeuropee. Unaltra grande famiglia quella sino-tibetana. La ricerca linguistica di tipo storico ebbe inizio nel 1786 con sir William Jones. Nel 1822 Jakob Grimm formul alcune regole che descrivevano i cambiamenti di suoni verificatisi con la proliferazione delle diverse lingue indoeuropee. Gli studiosi sono generalmente daccordo sul fatto che le attuali lingue indoeuropee derivino da un idioma che veniva parlato tra i 5.000 e i 6.000 anni fa. Questa lingua madre indoeuropea, di cui sono stati ricostruiti molti tratti, stata denominata proto-indoeuropeo (Pie). (vedi figura a pag. 76) Alcuni linguisti pensano che sia possibile determinare approssimativamente il luogo in cui veniva originariamente parlata una protolingua analizzando le parole che si riferiscono a piante e animali riscontrabili nelle lingue derivate. Tra tutti i diversi dendronimi (= nomi di piante) riscontrabili nelle lingue indoeuropee, Paul Friedrich ne ha identificati 18 che mostrano una parentela. Questi termini, egli sostiene, corrispondono alla flora che nel 3.000 a.C. era presente in Ucraina orientale, proposta quindi come patria del Pie. A conferma di questa ipotesi gran parte delle denominazioni arboree del ceppo linguistico balto-slavo, appartenente alla famiglia indoeuropea, simile a quelle ricostruite nella protolingua. Marija Gimbutas sostiene che sia possibile risalire al protoindoeuropeo tramite larcheologia. Questa studiosa infatti convinta che i popoli di lingua Pie siano identificabili con quelli a cui viene attribuita la cultura dei Kurgan (5.000-2.000 a.C.) che si diffuse a partire dallUcraina intorno al 3.000 a.C. Colin Renfrew respinge lidea che lUcraina sia stata il luogo dorigine del Pie. Egli sostiene che questa lingua risale a 2.000 o 3.000 anni prima della cultura dei Kurgan e che i suoi parlanti vivevano in una zona differente, ossia in Anatolia orientale (Turchia) intorno al 6.000-7.000 a.C. Come avvenuto per i popoli di lingua indoeuropea, di cui linguisti e archeologi hanno indagato il luogo dorigine e le modalit di espansione, cos altre famiglie linguistiche sono state oggetto di indagine. Si suppone che il luogo dorigine di un idioma sia quello in cui si riscontra la maggior variet di lingue e di dialetti (varianti di un idioma) differenti, in quanto le differenze linguistiche avrebbero avuto pi tempo di svilupparsi rispetto alle zone in cui lespansione si sia verificata pi di recente. V. I processi di differenziazione linguistica. La linguistica comparativa, o storica, non si limita a registrare e a datare le differenze linguistiche, ma indaga le cause possibili di queste variazioni. Alcune differenze si sono certamente prodotte gradualmente. Quando gruppi di persone che parlano la stessa lingua perdono i contatti reciproci perch separati fisicamente o socialmente, ciascuno degli idiomi comincia ad accumulare una serie di lievi cambiamenti nei tratti fonologici, morfologici e sintattici (cosa che si verifica continuamente in tutte le lingue). In ultimo, se la separazione persiste, quelli che originariamente erano dialetti dello stesso idioma diventano lingue distinte, ossia risultano reciprocamente incomprensibili, come nel caso dellinglese e del tedesco moderni. Tra le cause che determinano le differenziazioni linguistiche non vi sono solo le barriere geografiche come grandi estensioni dacqua, deserti e montagne, che possono separare i parlanti di uno stesso idioma, ma anche il fattore della distanza. possibile, inoltre, anche laddove le distanze geografiche non siano considerevoli, che esistano dialetti molto differenti a causa della distanza sociale. Ci significa che la diffusione di una tratto linguistico potrebbe venire ostacolata da una differenza di etnia, di religione o di classe sociale che inibisce la comunicazione (in assenza di una comunicazione abituale e amichevole la differenziazione tra i dialetti si pu acuire rapidamente). Mentre lisolamento produce la graduale divergenza tra comunit linguistiche, dal contatto scaturisce una sempre maggiore somiglianza. Il fenomeno particolarmente evidente in quei casi in cui lincontro di 2 lingue reciprocamente incomprensibili d luogo a prestiti di parole, che di solito si riferiscono a oggetti nuovi, mutuati dalla societ estranea. La presenza di gruppi bilingui allinterno di una societ pu rappresentare unaltra causa dellintroduzione di termini stranieri in una lingua, specialmente quando lidioma dominante non ha equivalenti per un determinato oggetto. Le conquiste e le colonizzazioni sono spesso causa di ingenti e rapide acquisizioni

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lessicali, se non addirittura di processi per cui una lingua soppianta unaltra. Il principio generale che i prestiti lessicali, che consistono nella maggior parte dei casi in morfemi liberi (= termini), sono molto pi comuni di quelli grammaticali (= struttura grammaticale della lingua). Se tutte le lingue si differenziano gradualmente logico aspettarsi che esista un gran numero di famiglie linguistiche, e che in aree di territorio relativamente ristrette vi siano numerosi idiomi. questo, infatti, ci che accade relativamente alle lingue aborigene dellAustralia del Nord. In altre zone del mondo, tuttavia, esistono famiglie linguistiche il cui raggio di espansione molto esteso. Ci si chiede, dunque, come mai alcune lingue ebbero una diffusione cos ampia. possibile che la loro espansione sia avvenuta con mezzi militari. Le conseguenze linguistiche di uninvasione e di una conquista di tipo militare sono molto pi profonde del semplice prestito lessicale, poich il popolo dominatore potrebbe addirittura soppiantare quello invaso estinguendone la lingua. La conquista militare pu, inoltre, essere accompagnata da pesanti pressioni sul popolo vinto affinch esso impari ad utilizzare la lingua dei vincitori. Nel momento in cui i bambini smettono di imparare la lingua dorigine lidioma dei vinti destinato a scomparire. VI. Le relazioni tra lingua e cultura. Per determinare le cause delle differenze tra le lingue si focalizzata lattenzione sulle possibili relazioni tra la lingua e gli altri aspetti della cultura. Da un lato possibile dimostrare come una cultura condizioni la struttura e il contenuto della lingua, e affermare cos che la diversit tra le lingue dovuta, almeno in parte, a differenze di cultura Daltra parte pu accadere il contrario: determinate caratteristiche e strutture linguistiche possono condizionare altri aspetti culturali Il modo in cui la lingua di una determinata societ riflette la cultura a cui appartiene esemplificato, in primo luogo, dal suo repertorio lessicale, ossia dal vocabolario. Esso pu essere visto, infatti, come la risultante delle caratteristiche culturali, del complesso delle esperienze, degli eventi e degli oggetti che compongono linsieme delle parole. VI.I. I termini fondamentali che si riferiscono ai colori, alle piante e agli animali. Allinizio del nostro secolo molti linguisti studiarono larea lessicale (o vocabolario) delle parole indicanti i colori per dimostrare la veridicit dellaffermazione secondo cui le lingue varierebbero arbitrariamente, ossia senza alcuna ragione apparente. Non solo si riscontr che le diverse lingue avevano un numero differente di termini per identificare i colori fondamentali o primari, ma fu dichiarato che non vi era coerenza nel modo in cui si classificavano e si suddividevano i colori dello spettro. Queste teorie tradizionali sulle variazioni del numero e dei significati dei termini che identificano i colori primari sono state smentite dagli studi comparativi (translinguistici). Sulla base delle loro ricerche, Brent Berlin e Paul Kay giunsero alla conclusione che le lingue non codificano i colori in maniera completamente arbitraria. Sebbene i termini fondamentali per identificare i colori siano differenti nelle varie lingue, molto probabile che la maggior parte delle persone che parlano una qualunque lingua individui lo stesso tratto cromatico come pi rappresentativo di un particolare colore (persone di diverse parti del mondo indicano pi o meno lo stesso colore se interrogate su quale sia il miglior "rosso"). Esiste, inoltre, una sequenza pi o meno universale secondo la quale i termini che si riferiscono ai colori primari vengono ad aggiungersi in un lingua. Se un idioma possiede 2 sole parole che designano i colori fondamentali, queste si riferiranno al "nero" (o scuro) e al "bianco" (o chiaro). Se invece esse sono 3, la terza parola sar quasi sempre "rosso". Successivamente comparir indifferentemente "giallo" o una parola che indica contemporaneamente "verde e blu"; seguiranno quindi parole distinte per il verde e il blu, e cos via. In realt, non possiamo essere certi del processo mediante il quale le parole relative ai colori-base vengono ad aggiungersi in una lingua. Possiamo per dedurne la sequenza usuale poich se solitamente una lingua possiede la parola "giallo", essa ha anche quella indicante il "rosso". Viceversa, lesistenza del termine "rosso" non implica che vi sia quello che designa il "giallo". Che cosa si intende con "termine linguisticamente primario"?? Tutte le lingue (anche quelle con 2 sole parole che si riferiscono ai colori fondamentali) hanno un modo per esprimere la variazione dei colori: le parole che indicano i colori fondamentali si caratterizzano per il fatto che constano di un unico morfo, ossia non comprendono pi di una unit di significato (vanno inclusi, per esempio, blue-green o sky-blue) unaltra caratteristica di questi termini che il colore che designano non compreso nella gamma di significato di un termine che si riferisce a colori secondari una terza caratteristica che se chiediamo a qualunque persona le parole che designano i colori, essa risponder subito usando questi termini

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infine, perch si possa affermare che un termine designa un colore primario, occorre che molti individui che parlano la medesima lingua considerino allo stesso modo il significato (in termini di spettro di colori) che si attribuisce ad esso Perch nelle diverse societ il numero delle parole che designano i colori fondamentali differente?? Berlin e Kay ipotizzano che il numero di questi vocaboli aumenti in relazione al grado di sviluppo tecnologico, laddove il colore venga utilizzato a fini decorativi e per distinguere gli oggetti. La variabilit del numero di questi termini tra le lingue non indica che alcuni idiomi distinguano un maggior numero di colori rispetto ad altri. Ogni lingua potrebbe infatti fare le medesime distinzioni, combinando diverse parole (dicendo, per esempio, "foglia fresca" per indicare il verde); e per far ci non sarebbe necessaria una parola particolare che identifichi quel colore. La presenza in una lingua di un numero relativamente elevato di parole che si riferiscono ai colori fondamentali pu dipendere anche da un fattore biologico. Le persone che hanno occhi di colore pi scuro sembrano infatti incontrare difficolt maggiori nel distinguere i colori pi scuri dello spettro (blu-verde) di quanto non accada alle persone con occhi pi chiari. logico supporre, allora, che gli abitanti delle zone equatoriali (il cui colore degli occhi generalmente pi scuro, a protezione dai raggi ultravioletti) abbiano tendenzialmente un minor numero di parole indicanti i colori fondamentali. Sembra, inoltre, che per spiegare i motivi delle diversit nel numero dei termini indicanti i colori fondamentali, siano necessari contemporaneamente sia il fattore biologico sia gli aspetti culturali. Le societ nelle quali appaiono 6 o pi di queste parole (con termini distinti per il blu e il verde) sono quelle che si trovano relativamente distanti dallequatore e nelle quali vi un maggior livello di sviluppo tecnologico. Sulla scia delle scoperte di Berlin e Kay in merito allesistenza di un ordine pi o meno universale dellacquisizione, in una lingua, dei termini per i colori primari, altri ricercatori hanno sviluppato analoghe sequenze di sviluppo riguardanti ulteriori ambiti lessicali. 2 di questi ambiti sono relativi alle forme di vita, ossia comprendono i termini che si riferiscono alle piante e agli animali. Le parole indicanti le forme di vita rappresentano classificazioni di ordine superiore. Tutte le lingue possiedono termini di livello inferiore che indicano specifici animali e piante. Perch in determinate lingue si usa un numero di termini generali pi ampio per indicare un albero, un uccello, o un pesce?? Anche per queste parole generiche sembra esistere una sequenza di sviluppo universale. I diversi termini sembrano aggiungersi secondo un principio dordine coerente. Dopo "pianta", appare la parola "albero"; quindi un termine che indica un genere di pianta piccola, verde, non legnosa con foglie; viene poi "cespuglio", "arbusto"; segue "erba"; infine "rampicante". I termini che indicano le forme di vita animali sembrano anchessi rientrare in una sequenza: ad "animale" segue il termine "pesce", quindi "uccello", poi "serpente"; poi "insetti"; infine "mammifero". Le societ pi complesse tendono ad avere, rispetto a quelle pi semplici, un numero maggiore di termini generali, che si riferiscono alle forme di vita sia animali sia vegetali e ai colori. Ci si chiede perch ci avvenga e se, allaumentare del grado di complessit di una societ, aumenti, proporzionalmente, anche la dimensione delle aree lessicali. Se consideriamo la totalit del vocabolario di una lingua, quanto pi una societ complessa e tanto pi ampio il suo vocabolario. Non dobbiamo dimenticare per che in societ complesse sono presenti anche molti generi di specializzazioni professionali, i cui termini sono inclusi nel dizionario. Se ci soffermiamo, invece, sul vocabolario essenziale di ogni idioma, ci accorgiamo che esso ha approssimativamente la stessa dimensione in tutte le lingue. Indubbiamente nelle societ pi complesse alcune aree lessicali crescono di volume, mentre altre restano invariate e altre ancora si riducono (es: il vocabolario specifico per denominare la flora). I dati finora a nostra disposizione appoggiano la teoria secondo la quale il vocabolario di una lingua riflette le distinzioni che si operano nella quotidianit e che risultano importanti. Gli aspetti dellambiente o della cultura che hanno una particolare rilevanza ricevono, quindi, maggior attenzione a livello linguistico. VI.II. La grammatica. Esiste una gran quantit di esempi che mostrano linfluenza della cultura sul vocabolario che si riferisce allambiente naturale di appartenenza. Per quanto riguarda invece il condizionamento operato sulla grammatica da parte della cultura, non possediamo prove valide altrettanto universali. Harry Hoijer ha preso in esame le categorie verbali della lingua dei navaho, una popolazione di tradizione nomade. Ognuna di queste categorie rappresenta un modo diverso di riportare gli eventi. Hoijer fa notare che nel racconto di azioni ed eventi, e nella formulazione di concetti concreti, i navaho mettono in risalto il movimento, specificandone la natura, la direzione e lo stato molto dettagliatamente. I navaho distinguono, per esempio, una categoria per narrare eventi in cui sia presente un movimento, da una per gli eventi in cui il movimento cessato. Hoijer conclude che lenfasi posta su quegli eventi che si stanno svolgendo determinata dalla secolare esperienza nomade dei navaho, la quale si riflette, inoltre, nei miti e nel folklore. Non detto, tuttavia, che lenfatizzazione linguistica degli eventi sia legata necessariamente alle culture nomadi. La questione non stata ancora analizzata attraverso la comparazione transculturale, ma vi sono elementi che ci inducono a considerare la ricerca comparativa sistematica quale mezzo per

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mettere in risalto altri tratti grammaticali che dipendono dalla cultura. Molte lingue, per esempio, non hanno il verbo "avere" (queste lingue formulano il possesso con frasi del tipo "esso a me"). Secondo la tesi proposta da uno studio transculturale, le lingue introducono il verbo "avere" solo dopo che nella societ si sviluppata una forma di propriet privata o di possesso personale delle risorse. VI.III. Le influenze della lingua sulla cultura. Lidea che la cultura influenzi la lingua generalmente accettata. Vi minor accordo, invece, riguardo alla possibilit del processo inverso, ossia che la lingua condizioni altri aspetti della cultura. Edward Sapir e Benjamin Lee Whorf espressero la convinzione che la lingua fosse dotata di una forza propria che determina il modo in cui gli individui di una societ percepiscono e concepiscono la realt ("ipotesi Sapir-Whorf"). Dal confronto tra la lingua inglese e quella hopi, Whorf dedusse lesistenza, nella prima, di alcune categorie discrete per il tempo e lo spazio che nella seconda non esistevano. In inglese il passato, il presente e il futuro rappresentano unit discrete, e i fatti si verificano in un tempo definito. La lingua hopi ha una variet di espressioni in grado di rendere lidea di un processo in corso, senza che questo implichi la ripartizione del tempo in segmenti fissi. Secondo Richard Wardhaugh, Whorf era convinto che queste differenze linguistiche inducessero i rispettivi parlanti, inglesi e hopi, a concepire il mondo in modo differente. Sebbene alcuni studiosi ipotizzino che certi tratti linguistici particolari possano facilitare determinati modelli di pensiero, la linguistica moderna rifiuta la tesi secondo cui la lingua forgerebbe le idee. Un problema serio che i ricercatori devono risolvere per verificare lipotesi Sapir-Whorf come separare gli effetti prodotti dalla lingua sulla cultura da quelli che, invece, la cultura esercita sulla lingua. Un metodo per scoprire lorientamento di questo condizionamento (cio quale ne sia lagente) studiare il modo in cui i bambini provenienti da culture diverse (dotate di lingue differenti) sviluppano alcuni concetti nel corso della crescita. Se questi si formano nella mente grazie alla lingua, logico aspettarsi che tali concetti vengano appresi prima dai bambini che parlano un idioma in cui essi siano messi in maggior evidenza. Alcune lingue, per esempio, hanno pi distinzioni per i generi rispetto ad altre. In questi casi i bambini sviluppano pi rapidamente il concetto di identit maschile e femminile?? (molti bambini e bambine mostrano di credere di poter cambiare sesso semplicemente indossando i vestiti attribuiti al sesso opposto, dimostrando di non aver ancora sviluppato una coscienza stabile della propria imprescindibile condizione di individui di sesso maschile o femminile) Alexander Guiora ha studiato come crescono i bambini in ambienti di lingua ebraica (in Israele), inglese (negli Stati Uniti) e finlandese (in Finlandia). Tra queste lingue lebraico quello che pone maggior accento sulla distinzione dei generi (i sostativi si dividono in maschili e femminili, e anche il pronome di seconda persona e quelli plurali hanno generi diversi). Linglese ha un numero minore di distinzioni (solo nella terza persona singolare). Il finlandese distingue i generi ancor meno (sebbene esistano parole che portano in s il concetto di genere, come "uomo" o "donna", questa differenziazione in larga misura assente nella lingua). A dimostrazione del fatto che la lingua pu influenzare il pensiero, i bambini ebrei acquisiscono il concetto di identit sessuale stabile per prima rispetto alla media, mentre i finlandesi per ultimi. Recentemente alcuni ricercatori hanno scoperto che i bambini della scuola materna in Cina hanno maggiore facilit a comprendere la matematica rispetto a quelli negli Stati Uniti, perch le parole cinesi che indicano i numeri sono pi brevi e pi facili da ricordare, cosicch i bambini cinesi fanno meno affidamento sul conteggio con le dita rispetto ai loro corrispettivi americani. Tuttavia, come accade nel caso del concetto di genere maschile e femminile, difficile stabilire se le differenze osservate siano determinate dalla lingua o da altri fattori culturali. VII. Letnografia del linguaggio. Negli ultimi anni molti linguisti hanno cominciato a prendere in esame la variabilit del modo in cui le persone parlano allinterno di una societ. Questo tipo di studio, detto sociolinguistica, si occupa delletnografia del discorso, vale a dire dei modelli culturali e subculturali che regolano la variazione del discorso a seconda del contesto sociale. La sociolinguistica si chiede, per esempio, quale sia loggetto di una conversazione occasionale con un interlocutore straniero. VII.I. La lingua e lo status sociale. Il fatto che uno straniero possa non essere a conoscenza dei convenevoli di una lingua solo uno tra i casi possibili che esemplificano il principio sociologico secondo cui ci che viene detto dai parlanti di una lingua e il modo in cui esso viene formulato non sono interamente determinati dalle regole di quellidioma. Loggetto del nostro discorso e le modalit in cui larticoliamo possono essere influenzati in larga misura anche dalla nostra astrazione sociale e da quella dellinterlocutore. In alcune societ la diversit dello status sociale pu determinare differenziazioni lessicali marcate. Nel suo studio su Giava, Clifford Geertz mise in evidenza come il vocabolario dei 3 gruppi in cui questa societ rigidamente divisa (contadini, abitanti della citt e aristocratici) rifletteva le varie, separate posizioni sociali. Lo status sociale

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nelle relazioni interpersonali un altro elemento che influisce sul modo di interloquire. Gli appellativi ne sono un ottimo esempio. In inglese essi sono relativamente semplici: per rivolgersi ad una persona si pu utilizzare il nome di battesimo oppure un titolo (Doctor, Professor, Ms e Mister) seguito dal cognome. Uno studio condotto da Roger Brown e Margherite Ford ha dimostrato che i modi in cui ci si rivolge allinterlocutore variano, in inglese, a seconda del tipo di relazione che intercorre tra i parlanti: luso del nome di battesimo da parte di entrambi segno di un rapporto informale o intimo; se si usa un titolo aggiunto al cognome siamo in presenza di uno scambio pi formale o di tipo lavorativo tra persone pi o meno dello stesso status sociale; se non vi reciprocit nelluso di nomi e appellativi, allora gli interlocutori riconoscono tra di loro una differenza di status degna di nota. In alcune societ i termini per rivolgersi allinterlocutore non sono indice di eguaglianza o ineguaglianza, quanto, piuttosto, di un altro ordine di relazioni sociali. Per i nuer del Sudan queste forme dipendono dalle relazioni parentali e di et (in aggiunta alle formalit del caso). Appena dopo la nascita i bambini nuer ricevono un nome personale che viene usato dai parenti in linea paterna e dagli amici pi stretti del villaggio del padre, mentre i nonni materni danno al bambino un altro nome personale che viene usato dalla famiglia e dagli amici della madre. I bambini ereditano, inoltre, il nome del clan, che viene tuttavia menzionato solo nelle cerimonie formali. Quando i bambini crescono, vengono loro conferiti gli stessi nomi che hanno i buoi. Una ragazza pu trarre il suo nome da quello del vitello di una mucca che lei stessa munge. Tale nome verr usato dalle amiche della sua classe di et. Al ragazzo viene dato un bue durante la cerimonia di iniziazione e da esso gli trae il proprio nome, che pu essere usato dagli amici della sua classe di et al posto del nome personale. VII.II. Le differenze tra i sessi nel discorso. In molte societ il modo di parlare delle donne diverso da quello degli uomini. Questa differenza pu essere lieve, come nella societ nordamericana, o pi accentuata, come presso gli indiani caraibici delle Antille inferiori delle Indie occidentali, dove il vocabolario, pur riferendosi allo stesso oggetto, pu cambiare a seconda che il parlante sia maschio o femmina. In giapponese i maschi e le femmine utilizzano parole diverse per indicare numerosi concetti. Negli Stati Uniti e nelle altre societ occidentali le differenze nel discorso esistono ma non sono cos accentuate. Le differenze linguistiche tra i sessi si esprimono anche nellintonazione e nella strutturazione delle frasi. Robin Lakoff ha scoperto che le donne di lingua inglese tendono a rispondere alle domande con frasi che terminano con uninflessione ascendente, piuttosto che con unintonazione discendente propria di una ferma risposta. Esse, inoltre, tendono ad aggiungere una domanda alla fine di unaffermazione ("hanno preso il ladro, la settimana scorsa, vero?"). Una spiegazione di queste differenze linguistiche tra sesso maschile e sesso femminile, in particolare nellambito della pronuncia, pu derivare dal fatto che in molte societ le donne sono pi attente ad esprimersi "correttamente" (non in senso linguistico). Nelle societ divise in classi ci che viene considerato pi corretto dalla media delle persone pu venire associato con la classe pi elevata. In altri sistemi, invece, ritenuto pi corretto ci che pi antico. Spesso le differenze linguistiche legate al sesso riflettono le diversit di comportamento sociale tra maschi e femmine: pi probabile, infatti, che sia una ragazza, piuttosto che un ragazzo, a comportarsi in modo accettabile agli occhi degli adulti. Al momento non esiste una quantit di studi da permetterci di stabilire quanto sia diffuso il fenomeno per cui sono le donne ad esprimersi linguisticamente in modo "pi corretto". Siamo, tuttavia, a conoscenza di casi in cui ci non avviene. Alcuni ricercatori si sono chiesti se in questi casi di differenziazione la posta in gioco sia la correttezza linguistica; in realt ci troviamo di fronte ad una questione di ineguaglianza di prestigio e di potere. probabile che le donne cerchino di elevare il proprio status conformandosi a modelli linguistici pi standardizzati. Si pu ipotizzare che quando una donna pone una domanda con uninflessione ascendente essa esprima incertezza e ci implichi una mancanza di potere, oppure che le donne vogliano essere pi chiare nella conversazione. Parlare in modo pi standardizzato coerente con il desiderio di farsi capire meglio dagli altri. Rispondere ad una domanda con unaltra domanda prolunga la conversazione.

VII.III. Il multilinguismo e i passaggi di codice. Molte persone in tutto il mondo considerano un fatto naturale parlare pi di una lingua: una lingua viene parlata a casa, laltra al di fuori della famiglia. In altri casi idiomi diversi vengono parlati allinterno di una stessa famiglia, laddove i vari membri appartengano a cultura differenti e, in aggiunta, fuori casa le lingua siano altre ancora. Alcune nazioni promuovono esplicitamente il multilinguismo. A Singapore, per esempio, le lingue ufficiali sono 4: linglese, il mandarino (uno tra i vari idiomi cinesi), il tamil e il malese; gran parte della popolazione, inoltre, parla hokkien, unaltra lingua cinese. Come avviene la comunicazione tra persone che conoscono 2 o 3 lingue?? Di frequente esse passano da un codice allaltro, ossia usano pi di una lingua contemporaneamente. Il passaggio di codice pu anche dipendere dal variare

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dellargomento della conversazione. Come mai queste persone che parlano varie lingue decidono a volte di passare dalluna allaltra?? Le ragioni sono molte, ma evidente che questi passaggi sono tuttaltro che improvvisate mescolanze dettate da pigrizia o da ignoranza. Al contrario, essi presuppongono una conoscenza approfondita delle lingue e la consapevolezza di ci che la comunit considera appropriato o meno. Sebbene ogni comunit possieda "regole" proprie per passare da un codice allaltro, necessario comprendere la variazione delluso in termini di un pi ampio contesto politico e storico: la lingua del gruppo politicamente pi forte diventa la "lingua dominante". VII.IV. La comunicazione interetnica. Anche tra persone che parlano la stessa lingua, se queste provengono da gruppi etnici diversi e possiedono regole inconsce differenti sulle modalit della conversazione, possono sorgere dei fraintendimenti. La sociolinguistica una specializzazione della linguistica di tradizione relativamente recente. Attualmente essa si concentra principalmente sulla descrizione della variazione delluso di una lingua, ma in futuro potrebbe anche permettere di capire le ragioni di questa variabilit. Conoscere i motivi delle variazioni linguistiche nei vari contesti sociali potrebbe anche permettere di spiegare come mai la struttura della lingua cambia nel tempo, poich, di pari passo con i mutamenti che si verificano allinterno dei contesti sociali, anche la struttura della lingua tende a cambiare. 5. SISTEMI ALIMENTARI E SISTEMI ECONOMICI. Nelle societ umane le attivit che vengono messe in opera per procurarsi il cibo hanno la precedenza su tutte le altre attivit relative alla sopravvivenza. Diversamente da ci che accade presso di noi, nelle altre societ di solito non esistono specialisti che procurano o producono il cibo, e anzi, tutti gli adulti abili sono coinvolti in questi processi. Da quando hanno popolato la terra (2 o 5 milioni di anni fa) per il 99% del tempo gli uomini si sono procacciati il cibo raccogliendo piante spontanee, cacciando animali selvatici e pescando. Lagricoltura un fenomeno recente, e risale infatti solo a 10.000 anni fa. Lagricoltura industriale, o meccanicizzata, non ha pi di 100 anni. Occorre domandarsi la ragione per cui le societ abbiano strategie diverse per lapprovvigionamento del cibo, e vedremo come lambiente fisico abbia solo uninfluenza limitata su queste strategie. Occorre inoltre, per spiegare meglio le variazioni riscontrate, chiedersi perch nel corso dellevoluzione umana si sia passati dalla raccolta allagricoltura e allallevamento. I. La raccolta del cibo. Con il termine "raccolta" intendiamo qui in generale tutte quelle forme di tecnologia di sussistenza in cui luomo dipende da fonti di cibo che si trovano in natura (piante e animali selvatici). Sebbene sia questo il modo di vita che ha caratterizzato luomo per la maggior parte della sua storia, oggi i pochi raccoglitori rimasti (vale a dire le popolazioni che vivono di caccia, raccolta e/o pesca) abitano in aree del mondo (i deserti, la zona dellArtico, le fitte foreste tropicali) che sono state definite "marginali", in quanto non si presentano ad un facile sfruttamento da parte delle moderne tecnologie agricole. Agli antropologi interessano le poche societ di questo tipo ancora osservabili, perch possono aiutarci a comprendere alcuni aspetti della vita delluomo nel passato, quando tutta lumanit condivideva questo sistema di vita. Vi sono per 3 ragioni che ci inducono ad essere cauti nel trarre deduzioni sul passato sulla base dellosservazioni dei raccoglitori contemporanei: 1. non si pu confrontare la vita di questi ultimi, che abitano spesso nei deserti, nellArtico o nelle foreste tropicali, con quella dei raccoglitori del passato, che abitavano in tutti i tipi di ambienti, compresi quelli ricchi di risorse 2. i raccoglitori odierni non sono delle reliquie del passato: cos come tutte le societ contemporanee, anchessi si sono sviluppati e si stanno sviluppando il tipo di adattamento che hanno elaborato pu essere differente da quello esibito dai raccoglitori antichi (pochissimi o forse nessuno dei contemporanei utilizza, per esempio, punte di freccia in pietra) 3. i contemporanei sono entrati in contatto con tipi di societ che non esistevano fino a 10.000 anni fa (societ agricole, pastorali, e potenti e invasive societ statuali) 2 sono gli esempi di aree del mondo, con ambienti profondamente diversi, in cui vivono raccoglitori recenti: lAustralia (ngatatjara) e lArtico dellAmerica settentrionale (inupiaq inuit (eschimesi). I.I. Le caratteristiche generali dei raccoglitori. Gli aborigeni australiani, gli inuit e molti altri raccoglitori recenti (nonostante la differenza di climi, di territori e di tecnologie) condividono alcuni modelli culturali:

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Vivono di solito in piccole comunit in territori scarsamente popolati, seguendo uno stile di vita nomadico, senza realizzare insediamenti stabili, e di regola non riconoscono al singolo alcun diritto sulla terra Non vi sono di norma differenze di status sociale allinterno del gruppo, n specialisti della politica (Le comunit che dipendono soprattutto dalla pesca, per, rispetto a quelle che vivono di caccia e raccolta di vegetali, tendono ad essere pi grandi, ad avere insediamenti pi stabili e talvolta a mostrare una maggior disuguaglianza sociale) La divisione del lavoro basata in larga misura sullet e sul genere: gli uomini si occupano in modo esclusivo della caccia agli animali di grossa taglia, marini o terrestri, e generalmente della maggior parte del lavoro della pesca, mentre alle donne compete la raccolta (Per anni molti antropologi hanno ipotizzato che tra i raccoglitori lapporto maggiore di cibo provenisse pi dalla raccolta di vegetali che dalla caccia, e che di conseguenza fossero le donne a fornire il contributo maggiore alla sopravvivenza del gruppo) Sebbene la raccolta di vegetali sia lattivit economica pi importante per alcuni gruppi, per la maggior parte dei gruppi di raccoglitori recenti essa non quella preponderante; di conseguenza, poich sono gli uomini che si dedicano in genere sia alla caccia sia alla pesca, il contributo maggiore al procacciamento del cibo fornito da loro piuttosto che dalle donne Sebbene non vi sia un numero sufficiente di studi quantitativi, alcune indagini dimostrano che questi raccoglitori non necessitano di molto tempo per procurarsi il cibo (in media ~ 17 ore alla settimana), e anche se aggiungiamo il tempo speso nella fabbricazione di strumenti e quello impiegato nelle faccende domestiche, notiamo come resti loro molto pi tempo da destinare al riposo di quanto non ne abbiano gli agricoltori

II. La produzione del cibo. A partire da circa 10.000 anni fa alcune popolazioni, in aree tra loro lontane della terra, operarono in modo indipendente il passaggio alla produzione del cibo. Queste popolazioni cominciarono a coltivare le piante e ad addomesticare gli animali, e acquisirono in tal modo il controllo su alcuni processi naturali, quali la riproduzione degli animali e la semina. Attualmente la maggior parte del genere umano dipende per lalimentazione da alcune combinazioni di piante e animali addomesticati. Gli antropologi generalmente distinguono 3 tipi fondamentali di sistemi per la produzione del cibo: lorticoltura*, lagricoltura intensiva e la pastorizia#. Lorticoltura*. Con il termine "orticoltura" gli antropologi indicano la coltivazione di piante di tutti i tipi attraverso luso di strumenti e metodi relativamente semplici, e senza che vi siano appezzamenti destinati stabilmente alle coltivazioni. Gli strumenti, quali il bastone da scavo e la zappa, sono generalmente manuali, e non esistono aratri o altre attrezzature mossi da forza animale o meccanica. I metodi usati, inoltre, non prevedono n fertilizzazione n irrigazione, e neppure altri procedimenti per restituire al suolo, dopo i raccolti, la fertilit perduta. Lorticoltura di 2 tipi: Il tipo pi diffuso quello che prevede coltivazioni estensive o a rotazione: si lavora la terra per periodi brevi, e poi la si lascia a riposo per alcuni anni, e allorch i campi vengono ripuliti con la tecnica del "taglia e brucia", al suolo vengono restituiti gli elementi nutritivi Nellaltro tipo di orticoltura, invece, gli uomini dipendono dai frutti di alberi che hanno una crescita molto lenta Una stessa societ pu anche praticare entrambi i tipi di orticoltura, ma non si avranno comunque coltivazioni perenni. La maggioranza degli orticoltori non fa assegnamento solo sui prodotti del raccolto: molti praticano anche la caccia o la pesca, e alcuni si spostano per una certa parte dellanno. 2 sono gli esempi di societ di orticoltori: gli yanomam (Amazzonia del Brasile e del Venezuela) e i samoani (Pacifico meridionale). Per poter effettuare le coltivazioni occorre innanzi tutto ripulire la foresta da alberi e cespugli. La maggioranza dei coltivatori che praticano il metodo della rotazione, si avvalgono contemporaneamente di varie tecniche: tagliano il sottobosco, abbattono gli alberi e bruciano una determinata zona da adibire a orto (questo il motivo per cui si parla di orticoltura "taglia e brucia"). A causa della quantit di lavoro necessaria a preparare il terreno, si scelgono zone di foresta con pochi cespugli spinosi e con pochi alberi di grosse dimensioni. Dopo aver ripulito il terreno, si piantano i vegetali. Gli uomini svolgono il pesante lavoro di preparare il terreno, e insieme alle donne piantano i vegetali. Le donne in genere si recano

II.I.

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quotidianamente negli orti per estirpare le erbacce e per la raccolta. Dopo 2 o 3 anni le zone coltivate si restringono e le piante cominciano a ricrescere, rendendo le coltivazioni sempre meno produttive e sempre pi difficoltose; si decide allora di abbandonare gli orti e di predisporne altri. Se gli orti sono lontani dal villaggio, gli orticoltori spostano questultimo in una nuova area. I villaggi vengono spostati circa ogni 5 anni, sia a causa della necessit di coltivare terreni nuovi, sia per le guerre: vi sono infatti molte razzie tra un villaggio e laltro. Le coltivazioni estensive richiedono una grande disponibilit di terreni, perch i nuovi orti non possono essere coltivati fino a quando la foresta non ricresciuta. Ci che spesso viene frainteso il perch sia cos importante utilizzare i campi a rotazione: quando un terreno viene bruciato non vi solo il vantaggio di poter piantare ci che si desidera con maggiore facilit, ma anche quello che tutto il materiale che viene bruciato fornisce gli elementi nutritivi necessari ad una coltivazione efficace. Se gli orticoltori riutilizzassero troppo presto i campi abbandonati (quando fossero ricresciute solo piccole piante) gli orti non produrrebbero in modo soddisfacente. Caratteristiche generali degli orticoltori: Nella maggior parte delle societ di orticoltori le tecniche agricole, anche se semplici, hanno reso possibile lottenimento, in unarea data, di una quantit di risorse maggiori rispetto a quelle generalmente disponibili per i raccoglitori Lorticoltura, quindi, in grado di sostentare comunit pi grandi e pi densamente popolate Lo stile di vita degli orticoltori pi sedentario di quello dei raccoglitori, nonostante le comunit possano spostarsi, dopo alcuni anni di permanenza in unarea, per coltivare nuovi appezzamenti Lagricoltura intensiva. Le popolazioni che si dedicano allagricoltura intensiva utilizzano tecniche che rendono possibile la coltivazione degli stessi campi a tempo indeterminato. Gli elementi nutritivi fondamentali vengono forniti attraverso luso di fertilizzanti, che possono essere costituiti da materiale organico (di solito escrementi) o da sostanze chimiche. In generale la tecnologia degli agricoltori intensivi pi complessa di quella degli orticoltori. Al posto dei bastoni da scavo vengono utilizzati gli aratri. Tra gli agricoltori intensivi la quantit di lavoro affidata alle macchine e quella affidata alluomo variano comunque enormemente. 2 sono gli esempi di gruppi che praticano lagricoltura intensiva: uno nella Grecia rurale e uno nel delta del Mekong, in Vietnam. Caratteristiche generali delle societ ad agricoltura intensiva: Rispetto alle societ degli orticoltori, pi probabile che quelle ad agricoltura intensiva abbiano un alto grado di specializzazione artigianale, una complessa organizzazione politica (con citt e paesi) e notevoli disparit interne dal punto di vista economico La quantit di ore dedicate al lavoro superiore rispetto agli agricoltori pi semplici (gli uomini lavorano in media 9 ore al giorno, per 7 giorni alla settimana, le donne quasi 11 ore al giorno) la maggior parte del lavoro femminile riguarda la preparazione del cibo e le occupazioni dentro e intorno alla casa, ma anche parte del lavoro dei campi pi probabile che siano le societ ad agricoltura intensiva a dover affrontare carenze di cibo, sebbene siano generalmente pi produttive di quelle orticole com possibile ci?? Non vi una risposta certa; ma una delle ragioni pu essere che, poich questi agricoltori fanno spesso affidamento su un solo tipo di coltivazione, questa possa andare interamente perduta a causa del maltempo, di malattie delle piante o di invasioni di insetti; inoltre, gli agricoltori intensivi possono entrare in crisi qualora, come spesso accade, producano per il mercato: se i prezzi di acquisto dei loro prodotti vengono abbassati, i guadagni possono non essere sufficienti per acquistare il cibo necessario Alcuni agricoltori intensivi producono molto poco per il mercato, e la maggior parte del loro prodotto destinata al consumo interno vi per una tendenza universalmente diffusa a produrre sempre di pi per il mercato ("commercializzazione"). La crescente commercializzazione dellagricoltura associata a molti fenomeni. Innanzi tutto il lavoro agricolo sta diventando sempre pi meccanicizzato, a causa della scarsit di manodopera (a sua volta dovuta alla migrazione in paese e in citt per impieghi nellindustria e nei servizi) o al suo costo troppo elevato. Si manifesta poi una tendenza allemergere e al diffondersi dellagribusiness, fenomeno che vede il raggruppamento dei contadini proprietari in grandi corporazioni, che possono essere gestite da compagnie multinazionali e basarsi sul lavoro salariato, invece che su quello familiare. Un terzo fenomeno associato alla

II.II.

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commercializzazione dellagricoltura (e dellallevamento) la riduzione della popolazione dedita alla produzione di cibo Nelle societ industriali i prodotti alimentari provengono in larga parte da coltivazioni e allevamenti intensivi a cui lavora solo una piccola parte della popolazione. Gli specialisti dellalimentazione si guadagnano da vivere vendono ci che producono ai marcati allingrosso, ai distributori e alle industrie alimentari. In realt la maggioranza della gente sa molto poco riguardo al modo in cui vengono coltivate le piante e allevati gli animali. La pastorizia#. La maggior parte degli agricoltori alleva alcuni animali, ma certe societ dipendono direttamente o indirettamente, per la loro sopravvivenza, dallallevamento di mandrie di animali al pascolo. Queste societ vengono definite "pastoriali". Potremmo supporre che i pastori allevino gli animali per mangiarne la carne, ma di solito non cos. Nella maggioranza dei casi i pastori traggono le proteine animali dal latte; alcuni le ricavano dal sangue (ricco di proteine), ottenuto da animali vivi, che viene poi mescolato ad altri cibi. Le mandrie e le greggi forniscono cibo anche indirettamente, poich i pastori scambiano i prodotti animali con quelli vegetali e con altri prodotti. 2 sono gli esempi di societ pastorali: i basseri dellIran meridionale e i lapponi della Scandinavia. Le migrazioni annuali sono cos importanti per leconomia della societ pastorali che esse hanno sviluppato il concetto di "via della trib" (il-rah). Una delle trib pi importanti ha un percorso tradizionale e un programma degli spostamenti. Litinerario, che comprende le varie localit nellordine osservato per visitarle, segue passaggi e linee di comunicazione gi tracciati. Il programma degli spostamenti, che regola la durata delle soste nelle varie localit, basato sulla maturazione delle distese erbose dei differenti pascoli e sugli spostamenti delle altre trib. La "via della trib" considerata, effettivamente, propriet della trib. Le popolazioni e le autorit locali riconoscono alla trib il diritto di transito lungo i sentieri e i campi coltivati, e il diritto di accesso allacqua e ai pascoli presso i pozzi e i terreni comuni. Le caratteristiche generali della pastorizia: In tempi recenti, la pastorizia praticata soprattutto in zone ricche di erba e in territori semiaridi, inidonei alle coltivazioni se non dopo un trattamento con adeguate tecnologie, come per esempio lirrigazione I pastori sono in gran parte nomadi, in quanto devono spostarsi abbastanza frequentemente alla ricerca di acqua e di nuovi pascoli per gli animali alcuni pastori hanno per talvolta vite pi sedentarie (si spostano da un insediamento ad un altro in stagioni differenti, oppure soltanto alcuni si allontanano dagli insediamenti per seguire gli animali nelle loro migrazioni stagionali) Di solito le comunit di pastori sono piccole, poich sono costituite da un gruppo di famiglie imparentate fra loro Gli animali possono essere di propriet dei singoli o della famiglie, ma le decisioni sulle modalit di spostamento della mandrie e delle greggi vengono prese collettivamente III. I limiti ambientali al reperimento del cibo. Gli antropologi sostengono che lambiente fisico ha leffetto di limitare, piuttosto che quello di determinare, le modalit di sussistenza di una popolazione. Sappiamo che la raccolta stata praticata, in un periodo o nellaltro, in quasi tutte le aree del mondo. Non sembra che lambiente influenzi la misura in cui una popolazione dipende dalle piante, dagli animali o dalla pesca. Man mano che ci si allontana dallequatore, comunque, i raccoglitori dipendono per lalimentazione sempre meno dalle piante e sempre pi dagli animali o dalla pesca. Lewis Binford ritiene che la pesca assuma maggiore importanza nei luoghi freddi poich, dato che si rendono necessarie dimore permanenti per difendersi dalle rigidit del clima, non pi possibile fare assegnamento su animali di grossa taglia che, per nutrirsi, in inverno devono percorrere lunghe distanze. Il pesce pi localizzato della selvaggina, e i pescatori, in inverno, possono rimanere nello loro abitazioni (i pochi cacciatori presenti nelle regioni fredde posseggono degli animali che trasportano le loro dimore mobili). Vi per un habitat che pu effettivamente aver impedito, fino a tempi recenti, uno stile di vita basato sulla raccolta. Se non fosse stato per la vicinanza di produttori di cibo (in particolare agricoltori), i raccoglitori recenti come i pigmei mbuti (Africa centrale) non sarebbero potuti sopravvivere nella foresta tropicale dove vivono attualmente (una foresta dalla ricca vegetazione, ma poco commestibile per luomo, e con molti animali, ma che non forniscono una quantit sufficiente di carboidrati o grassi). Cos, come i pigmei, molti altri raccoglitori tropicali praticano il commercio per ottenere prodotti agricoli, mentre altri coltivano qualche pianta per integrare la raccolta. Se confrontiamo lorticoltura e lagricoltura intensiva

II.III.

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sembra che lambiente fisico possa fornire qualche spiegazione circa la scelta delluna o dellaltra. Circa l80% di tutte le societ che praticano lorticoltura o lagricoltura pi semplici vive ai tropici, mentre il 75% di tutte le societ che praticano lagricoltura intensiva non vive in ambienti tropicali. Le foreste tropicali vengono bagnate da abbondanti piogge, ma, a dispetto della vegetazione lussureggiante, il terreno non offre condizioni favorevoli per unagricoltura intensiva. Forse le piogge torrenziali asportano dal suolo determinati minerali, e inoltre la difficolt di controllare le invasioni di insetti e di erbe infestanti pu rendere lagricoltura intensiva meno produttiva. Difficile non significa per impossibile. Attualmente vi sono alcune aree di foresta tropicale che sono state disboscate e destinate stabilmente alla coltivazione intensiva del riso. Inoltre, nonostante sia di norma impossibile nelle terre aride (a causa dellinsufficienza di precipitazioni), lagricoltura pu per essere praticata ove vi siano delle oasi o fiumi le cui acque possano venir incanalate. Le greggi e le mandrie si cibano essenzialmente di erba, per cui non desta molta meraviglia il fatto che la pastorizia sia in genere praticata nelle zone erbose. Lhabitat erboso abbonda di selvaggina di grossa taglia, e quindi favorisce sia la caccia sia la pastorizia, fatta eccezione per le zone in cui luso delle macchine rende possibile lagricoltura intensiva. Nel corso del tempo strategie molto diverse sono state praticate negli stessi ambienti. Risulta quindi evidente che lambiente fisico da solo non sufficiente a spiegare il sistema scelto in una data area per procurarsi il cibo. (Anche in un ambiente polare si potrebbe praticare lagricoltura allinterno di serre riscaldate, ma sarebbe eccessivamente costoso) Ci che rende possibile quello che sembra impossibile sono i progressi della tecnologia e gli enormi investimenti nella forza lavoro e nelle attrezzature. Occorre per sottolineare che tutto ci resta precario, in quanto esso dipende da risorse ed energie che si trovano altrove. A determinare quindi il tipo di approvvigionamento praticato in una data area sono molto pi i fattori tecnologici, sociali e politici che non quelli ambientali. IV. Le origini della produzione del cibo. Nel periodo che va dai 40.000 ai 15.000 anni fa (che, dal punto di vista archeologico, conosciamo meglio per quanto riguarda lEuropa) sembra che per gli uomini la dieta si basasse soprattutto sulla carne della grossa selvaggina migratoria (bue selvatico, antilope, bisonte, mammut). I raccoglitori di questepoca erano probabilmente molto mobili, cos da poter seguire le migrazioni degli animali. A partire da circa 14.000 anni fa le popolazioni di alcune regioni cominciarono a dipendere sempre meno dalla selvaggina di grossa taglia e sempre di pi da fonti alimentari relativamente stabili, come pesci, molluschi, piccola selvaggina e piante selvatiche. Dopo il ritiro dei ghiacciai crebbero le opportunit alimentari offerte dalle acque dolci e da quelle salate. In alcune aree, soprattutto in Europa e nel Vicino Oriente, lo sfruttamento delle risorse locali relativamente permanenti pu spiegare lo sviluppo di uno stile di vita sempre pi sedentario. La prima testimonianza di un passaggio alla produzione del cibo (vale a dire alla coltivazione delle piante e alladdomesticamento degli animali) proviene dal Vicino Oriente, ed datata intorno all8000 a.C. Questo cambiamento sopravvenne probabilmente in modo indipendente anche in altre aree del mondo. Le regioni montuose del Messico (7.000 a.C. ~) e le Ande centrali in Per (6.000 a.C. ~) furono probabilmente le aree pi importanti per quanto riguarda la coltivazione di piante commestibili che si utilizzano ancora oggi. Attualmente la maggioranza degli uomini dedita alla produzione del cibo piuttosto che alla sua raccolta. Circa 10.000 anni fa in diverse aree del mondo sopravvengono trasformazioni economiche in concomitanza con linizio della domesticazione di piante e animali selvatici. Sono numerose le teorie che tentano di spiegare le cause dello sviluppo della produzione alimentare, e la maggior parte di queste teorie cerca di spiegarne linsorgere nel Vicino Oriente. Lewis Binford e Kent Flannery hanno avanzato lipotesi che alcuni cambiamenti dovuti a circostanze esterne, ma non necessariamente ambientali, abbiano indotto o favorito il passaggio alla produzione. Come not Flannery, non vi sono prove che vi sia un grosso incentivo economico, per i raccoglitori, nel passare alla produzione del cibo. Come abbiamo visto, infatti, alcuni raccoglitori contemporanei possono in realt soddisfare i loro bisogni alimentari pur lavorando molto meno di altri agricoltori. Secondo Binford e Flannery lincentivo alladdomesticamento di piante e animali pu essere stato originato dal desiderio di riprodurre le condizioni di abbondanza di animali e piante caratteristiche delle migliori zone di raccolta. Poich nelle aree migliori la popolazione aumenta, sarebbe nata la necessit di spostarsi per circondare le aree con le poche risorse rimaste disponibili. Sarebbe stato in queste aree marginali che gli uomini sono passati alla produzione del cibo al fine di riprodurre ci che erano abituati ad avere. Il modello di Binford e Flannery sembra essere sostenuto dalle testimonianze archeologiche di alcune zone, dove effettivamente un incremento della popolazione precede le prime tracce di addomesticamento. Ma in alcune regioni, nelle aree con le condizioni pi favorevoli per la raccolta non si riscontra un aumento della popolazione prima della comparsa delladdomesticamento. Il modello di Flannery e Binford considera la pressione demografica in una piccola area quale incentivo per il passaggio alla produzione. Mark Cohen ipotizz, per spiegare linsorgere dellagricoltura in aree diverse nel volgere di poche migliaia di anni, una pressione demografica su larga scala. I raccoglitori sarebbero

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gradualmente cresciuti di numero fino a riempire tutto il pianeta, allincirca intorno a 10.000 anni fa. Non sarebbe stato possibile, allora, alleviare la pressione demografica spostandosi in zone disabilitate. Per sostentare la popolazione in aumento i raccoglitori avrebbero dovuto nutrirsi anche di piante e animali selvatici poco graditi, avrebbero cio dovuto ampliare i confini delle specie raccolte e cacciate oppure avrebbero dovuto accrescere il raccolto delle piante preferite proteggendole dalle invasioni di insetti e dalle erbe infestanti, e anche, forse, piantando deliberatamente quelle pi produttive Cohen ipotizza che tutte queste strategie siano state tentate, ma che alla fine si sia optato per le coltivazioni perch avrebbero rappresentato il sistema pi efficiente. Recentemente alcuni archeologi hanno riproposto la teoria secondo la quale nellemergere dellagricoltura gioc un ruolo fondamentale il cambiamento del clima. Sulla base delle prove oggi in nostro possesso possiamo affermare che, intorno a 12.000-13.000 anni fa, vi fu nel Vicino Oriente un cambiamento di clima: le estati divennero pi calde e pi secche, mentre gli inverni si fecero sempre pi freddi. Questi cambiamenti possono aver favorito lapparizione di specie di cereali annuali, che dalle testimonianze archeologiche risultano infatti proliferare. Alcuni raccoglitori sfruttarono in modo intensivo i cereali stagionali, sviluppando unelaborata tecnologia per immagazzinarli e trattarli, e abbandonando cos il loro precedente stile di vita basato sul nomadismo. La transizione allagricoltura pu essere sopravvenuto nel momento in cui la raccolta si rivel ormai insufficiente a sfamare la popolazione. Tale cambiamento potrebbe essere stato la conseguenza della sedentarizzazione e quindi di un incremento della popolazione e di un depauperamento delle risorse, oppure di un esaurimento delle piante e degli animali selvatici a seguito dello stabilirsi della popolazione in villaggi permanenti. Il cambiamento di clima potrebbe inoltre aver causato indirettamente alcune carenze di sostanze nutritive. Nella stagione secca, infatti, alcune di queste sarebbero divenute irreperibili, poich gli animali erbivori, dimagrendo a causa dei pascoli non abbondanti, avrebbero fornito solo carne magra. Sebbene possa sembrare incredibile, alcuni raccoglitori recenti sono morti di fame quando hanno dovuto nutrirsi solo di carne magra. Se essi avessero potuto in qualche modo aumentare lapporto di carboidrati o di grassi, avrebbero avuto pi possibilit di superare i periodi caratterizzati dalla presenza di selvaggina magra. possibile quindi che alcuni raccoglitori del passato abbiano deciso di coltivare delle piante per riuscire a superare la stagione secca, periodo in cui la caccia, la pesca e la raccolta di vegetali non fornivano carboidrati e grassi a sufficienza per scongiurare il pericolo delle fame. Quali che siano le ragioni del passaggio alla produzione, resta ancora da spiegare perch essa abbia soppiantato le precedenti fonti primarie di sussistenza. Non possiamo presupporre che i raccoglitori siano passati alla produzione perch la consideravano un sistema superiore. Dopotutto, come abbiamo gi osservato, la domesticazione pu comportare pi lavoro e dare meno sicurezza dello stile di vita basato sulla raccolta. La diffusione dellagricoltura pu essere legata al bisogno di espansione territoriale. Nel momento in cui una popolazione sedentaria di produttori aumentava di numero, poteva essere costretta ad occupare nuovi territori. Alcuni di questi territori avrebbero potuto essere liberi, ma altri avrebbero potuto essere gi abitati da gruppi di raccoglitori. Sebbene non sia necessariamente pi facile, la produzione del cibo generalmente rende di pi della raccolta per unit di superficie. Maggiore la produttivit, maggiore il numero di persone a cui una data area pu dare sostentamento. Nella competizione per lacquisizione della terra, avvenuta tra i produttori che si espandevano velocemente e i raccoglitori, i primi possono aver avuto un vantaggio significativo: essi avevano un numero di persone pi elevato sullo stesso territorio. pi probabile, quindi, che, nella lotta per la conquista della terra, siano stati i raccoglitori a perdere. Alcuni gruppi possono essere passati a loro volta alla produzione, abbandonando il loro stile di vita per poter sopravvivere. Altri gruppi, rimasti raccoglitori, possono essere stati costretti a ritirarsi in zone che ai coltivatori non interessavano. Attualmente, come abbiamo visto, i pochi raccoglitori rimasti abitano in aree non particolarmente adatte allagricoltura. Cos come una precedente crescita di popolazione pu spiegare lorigine della domesticazione di piante e animali, altrettanto, per i periodi successivi, unulteriore crescita della popolazione e la conseguente pressione sulle risorse possono rendere ragione, almeno in parte, della trasformazione di sistemi basati sullorticoltura in altri fondati sullagricoltura intensiva. Ester Boserup ha suggerito che improbabile che unagricoltura intensiva (e il conseguente incremento produttivo per acro) si sviluppi in modo naturale dallorticoltura, in quanto lagricoltura richiede molto lavoro in pi, e le popolazioni desidererebbero intensificare il loro lavoro solo in caso di necessit. Laddove lemigrazione impossibile, la spinta allincremento del lavoro agricolo pu precedere la crescita della popolazione. Anche la necessit di pagare tasse o tributi ad unautorit politica pu stimolare un incremento produttivo. V. I sistemi economici.

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In tutte le societ, indipendentemente dal fatto che il denaro vi sia implicato o meno, esistono usanze che specificano in che modo si possa avere accesso alle risorse naturali, e modalit prefissate per trasformare o convertire queste risorse, attraverso il lavoro, in cose necessarie e in altri beni e altri servizi. Molte variazioni transculturali dei sistemi economici sono prevedibili sulla base del modo in cui le societ si procurano il cibo. Vi sono anche altri aspetti della cultura che incidono sui sistemi economici, tra cui la presenza o lassenza di disuguaglianza sociale (di classe e di genere), la famiglia e i gruppi di parentela e il sistema politico. V.I. Le risorse naturali: la terra. Tutte le societ hanno accesso a risorse naturali (terra, acqua, piante, animali, minerali) e tutte le societ posseggono regole culturali che hanno lo scopo di determinare chi abbia accesso a particolari risorse e in che modo possa servirsene. Nelle societ come la nostra, in cui la terra e molte altre cose possono essere vendute e acquistate, la terra divisa in unit misurate con precisione, i cui confini sono a volte invisibili. Gli appezzamenti di terreno relativamente piccoli e le risorse che contengono appartengono di solito a singoli individui. La propriet di grandi appezzamenti invece, abitualmente, collettiva. Il proprietario pu essere un ente governativo; oppure una corporazione (= un gruppo privato di azionisti). Il possesso di una propriet d il diritto ad utilizzare la terra e le sue risorse (= usufrutto) nel modo che si preferisce; il proprietario pu anche impedirne ad altri lutilizzo. In molte altre societ il proprietario ha anche il diritto di "alienare" la propriet, pu cio venderla, donarla, lasciarla in eredit, o distruggere le risorse in essa contenute. 2 sono le ragioni per cui la maggioranza dei raccoglitori e degli orticoltori non ha sviluppato il nostro sistema di distribuzione della terra: nelle loro societ la terra non posseduta n dal singolo individuo, n da un gruppo di persone non imparentate tra loro; laddove riscontriamo la propriet collettiva, essa appartiene a gruppi parentali o a gruppi territoriali (bande o villaggi) anche dove vi sia una propriet collettiva, essa diversa dalla nostra perch la terra non pu essere acquistata o venduta quindi la societ, e non lindividuo, che specifica cosa sia da considerare una propriet, e quali siano i diritti e i doveri associati alla propriet. Tali norme sono di natura sociale, perch possono mutare nel tempo. Ci si chiede spesso se labuso dei diritti di propriet non sia uno dei fattori che hanno determinato laumento dellinquinamento dellaria e dellacqua. I governi stanno divenendo sempre pi attivi nel regolare con precisione ci che le persone (e anche gli enti pubblici) possono fare con la terra che possiedono. La propriet quindi non del tutto privata. Esaminiamo ora i diversi modi in cui i raccoglitori, gli orticoltori, i pastori e gli agricoltori intensivi strutturano i diritti della terra. Esamineremo i modelli tradizionali, perch, come avremo occasione di vedere in seguito, lespansione delle societ statuali che hanno colonizzato le societ native, ha profondamente intaccato la concezione tradizionale dei diritti sella terra. I RACCOGLITORI: come abbiamo gi osservato, i membri delle societ di raccolta in genere non possiedono la terra individualmente. Probabilmente la ragione di ci risiede del fatto che la terra in s non ha, in queste societ, alcun valore intrinseco: ci che ha valore la presenza, su un territorio, di animali e di piante commestibili. Se la selvaggina si sposta, o se le risorse cominciano a scarseggiare, la terra perde valore. Nella misura in cui, perci, aumenta la possibilit di fluttuazione delle fonti di cibo, diminuir il vantaggio di assegnare al singolo un piccolo pezzo di terra, e sar invece pi conveniente una propriet collettiva. Sebbene i raccoglitori pratichino raramente qualcosa che assomigli alla propriet privata della terra o di altre risorse, varia per considerevolmente lestensione della "propriet comune". In alcune societ, i gruppi non rivendicano n difendono particolari territori. Ma di solito nelle societ di raccolta sono gruppi di individui (in genere parenti) che "possiedono" la terra. A ben vedere tale propriet di solito non esclusiva: la bande vicine infatti possono generalmente accedervi. Allaltro estremo vi sono gruppi di alcune societ di raccolta che tentano di conservare diritti esclusivi su determinati territori. Perch alcuni raccoglitori risultano pi legati al territorio di altri?? Si pu avanzare lipotesi che, laddove le piante e gli animali sono in un luogo preciso e sono abbondanti, pi probabile che i gruppi siano sedentari e cerchino di mantenere un controllo esclusivo sul territorio. Al contrario, quando non possibile fare previsioni sulla localizzazione e sulla quantit delle risorse animali e vegetali, la territorialit tender ad essere minima. Sembra che i raccoglitori abbiano sia risorse localizzate e prevedibili, sia insediamenti stabili, ed quindi difficile riuscire a determinare quale sia lelemento che gioca maggiormente nella difesa del territorio.

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GLI ORTICOLTORI: tra gli orticoltori, come tra i raccoglitori, non esiste nella maggioranza dei casi la propriet individuale o familiare della terra, probabilmente perch il rapido esaurimento del suolo costringe a lasciare incolta la terra per alcuni anni, o ad abbandonare unarea dopo poco tempo per trasferirsi in nuovi territori. Non avrebbe senso, per i singoli o le famiglie, rivendicare un accesso permanente ad una terra che, data la scarsa tecnologia impiegata, non utilizzabile in modo permanente. il villaggio che controlla il diritto alluso della terra. Il singolo pu cacciare e pescare dove preferisce, e ha il diritto di approntare un orto ovunque desideri, se la terra che appartiene alla comunit non , in quella zona, impiegata altrimenti. Gli orti vengono coltivati per 2 anni, dopodich il suolo di esaurisce: la terra ritorna allora alla comunit. Viene operata una distinzione tra la terra e i suoi prodotti, cosicch chi coltiva la terra possiede effettivamente ci che produce (cos come il cacciatore o il pescatore possiede le proprie prede), ma, poich tutto il cibo viene spartito con gli altri, non si pu neppure dire, in realt, che esista un proprietario del raccolto. I diritti sulla terra divennero via via pi individuali quando essi iniziarono a dedicarsi al commercio. I diritti su una determinata parte di terra non potevano essere acquistati o venduti, per potevano essere ereditati da un figlio o da un genero. I PASTORI: il territorio dei pastori nomadi supera di gran lunga quello della maggior parte degli orticoltori. Poich la loro ricchezza dipende sostanzialmente da 2 elementi (le mandrie e le greggi, che si spostano, e i pascoli e lacqua, che sono fissi), i pastori devono combinare il potenziale adattivo dei raccoglitori e degli orticoltori. Analogamente ai raccoglitori, i pastori devono essere a conoscenza delle potenzialit del loro territorio in modo da assicurarsi una fornitura costante di erba e di acqua. Analogamente agli orticoltori, dopo che i loro animali hanno esaurito i pascoli, essi devono spostarsi e lasciare la terra incolta sino a che i pascoli non si siano rigenerati. E sempre come gli orticoltori, i pastori dipendono, per la loro sussistenza, dalla manipolazione di una risorsa naturale (gli animali), laddove i primi dipendono dalla manipolazione della terra. Dato che la terra buona solo se vi sono pascoli e acqua a sufficienza, ci sarebbero dei rischi considerevoli se gli individui o le famiglie fossero i proprietari della terra. Come moltissimi raccoglitori e orticoltori, quindi, i membri della comunit hanno generalmente un accesso libero ai pascoli. Bench questi tendano ad essere una propriet comune, consuetudine che gli animali siano una propriet individuale. Fredrik Barth ha sostenuto che se per gli animali non vigesse un simile regime di propriet, lintero gruppo potrebbe trovarsi nei guai perch i membri potrebbero essere tentati di mangiare il loro capitale produttivo (gli animali) nei periodi di difficolt. Quando gli animali sono una propriet individuale, una famiglia il cui gregge scende sotto il numero minimo di capi necessari alla sopravvivenza pu abbandonare, almeno provvisoriamente, la vita nomade per svolgere lavori salariati nelle comunit agricole sedentarie. Daltro canto, se le famiglie fortunate dovessero condividere i loro capi con quelle meno fortunate, tutti si troverebbero sullorlo della bancarotta. Quindi, ha sostenuto Barth, la propriet individuale un fenomeno adattivo per uno stile di vita pastorale. John Dowling ha messo in dubbio questa interpretazione, sottolineando come i pastori nomadi non siano gli unici a dover salvaguardare parte dei loro "raccolti" per la produzione futura: anche gli orticoltori devono mettere da parte porzioni di raccolto (sotto forma di tuberi o di semi). Ciononostante gli orticoltori non hanno la propriet privata delle risorse produttive, e quindi la necessit di accantonare risorse per la produzione futura non sufficiente a spiegare la propriet privata degli animali nelle societ pastorali. Dowling ha ipotizzato che la propriet privata si sia sviluppata solo nelle societ pastorali che dipendono dalla vendita dei loro prodotti alle popolazioni che non praticano la pastorizia. quindi lesistenza dellopportunit di vendere i propri prodotti, ma anche il proprio lavoro, che spiegherebbe, presso i pastori, sia la possibilit di abbandonare la vita nomade sia la propriet privata degli animali. LAGRICOLTURA INTENSIVA: la propriet individuale delle risorse della terra, che include il diritto a utilizzare le risorse e il diritto di venderle o di disporne altrimenti, molto comune presso gli agricoltori intensivi. Lo sviluppo di questo tipo di propriet , in parte, da attribuire alla possibilit di utilizzare la terra stagione dopo stagione: ci conferisce alla terra un valore pi o meno permanente. Il concetto di propriet individuale, per, ha anche un valore sociale e politico. Le terre di frontiera che furono occupate e coltivate negli Stati Uniti, per esempio, vennero trasformate dalla legge in propriet individuali. Con lo Homestead Act del 1862, ad una persona che ripuliva e coltivava per 5 anni un appezzamento di 160 acri veniva riconosciuta dal governo federale la propriet

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dellappezzamento. Questa pratica simile alla tradizione, vigente in alcune societ, per cui un gruppo di parentela, un capo o una comunit sono costretti ad assegnare un pezzo di terra a chiunque desideri coltivarlo. La differenza risiede nel fatto che, una volta che lassegnatario americano era divenuto il proprietario della terra, la legge del paese in cui si trovava gli dava il diritto di disporne come meglio credeva. Dal momento in cui viene stabilita la propriet individuale della terra, i proprietari possono far valere il loro potere economico, e quindi politico, per fare approvare leggi che li favoriscono. Nel primo periodo della storia degli Stati Uniti solo i detentori di propriet avevano il diritto di voto. La propriet privata individuale associata generalmente allagricoltura intensiva, ci per non accade sempre. Come abbiamo visto, lagricoltura intensiva solitamente associata a sistemi politici pi complessi, e alla presenza di differenze riguardo alla ricchezza e al potere. Abbiamo quindi bisogno di comprendere il contesto politico e sociale per riuscire a capire gli specifici sistemi di distribuzione della terra. Nellambito del sistema feudale presente nella gran parte dellEuropa medievale, per esempio, i grandi aristocratici garantivano ad aristocratici di livello inferiore (i vassalli) terra e protezione in cambio di prestazioni militari e di altri obblighi. Nel caso il vassallo morisse senza eredi, la terra ritornava a chi laveva concessa. La maggior parte del lavoro agricolo veniva svolta da gente comune (coltivatori non proprietari e servi della gleba). I primi ricevevano la terra dal signore di un feudo in cambio di lavoro, di una parte del raccolto, e delle prestazioni militari che si rendevano necessarie. La propriet data in affitto poteva essere lasciata ai figli, e gli affittuari, almeno in teoria, erano liberi di andarsene, anche se questo non era facile. I servi della gleba, che avevano nei confronti del loro signore doveri simili, erano legati alla terra e non potevano andarsene, ma non potevano neppure essere allontanati. In tempi recenti in alcune nazioni comuniste e socialiste ad agricoltura intensiva vennero create delle comuni agricole. Dopo la seconda guerra mondiale, per esempio, in un villaggio della Bulgaria, le piccole fattorie private furono incorporate nella cooperativa del villaggio. Molti abitanti lavoravano come operai nella nuova cooperativa, ma a ciascuna fattoria veniva assegnato un piccolo appezzamento. Questi appezzamenti erano molto produttivi e gli occidentali attribuirono tale risultato alliniziativa privata. In realt la cooperativa forniva molto del lavoro necessario alla coltivazione degli appezzamenti, e quindi difficilmente questi potevano essere considerati propriet private. Con il crollo del regime comunista, la cooperativa fu sciolta, e la terra venne divisa e venduta a proprietari privati. Nelle societ capitalistiche pu sembrare che coloro che posseggono una propriet abbiano un controllo praticamente assoluto sul modo in cui utilizzarla e disporne. Ma tale controllo quasi assoluto controbilanciato dalla possibilit concreta della perdita della propriet. Nella societ statunitense il governo pu sottrarre una propriet come sanzione penale in caso di insolvenza nel pagamento delle tasse. Un creditore pu prendere una propriet per soddisfare un debito. Oppure il governo pu decidere di rilevare una propriet (di solito tributando un compenso a chi la possiede) per scopi pubblici. Spesso le famiglie perdono le loro propriet a causa di eventi su cui non sono in grado di esercitare alcun controllo (una crisi economica del paese, una siccit, un periodo di stagnazione economica, ..). Inoltre, laddove esiste la propriet individuale della terra, vi sono quasi sempre persone che non posseggono alcun pezzo di terra. IL COLONIALISMO: quasi ovunque nel mondo i conquistatori e i colonizzatori hanno sottratto la terra ai nativi. Anche quando a questi veniva concessa in cambio altra terra, le riserve erano spesso, se non sempre, pi povere di risorse rispetto alle terre dorigine. I nuovi governi centrali, inoltre, cercavano il modo di scambiare la terra posseduta dai nativi, quasi sempre in direzione di un possesso privato o individuale. Se i possessori della terra erano un gruppo di parentela o entit sociali pi vaste, risultava pi difficile per i colonizzatori ottenere dai nativi, con proposte di acquisto o con minacce, la cessione della terra. I nuovi venuti, che traevano benefici da questi scambi forzati, non sempre erano di origine europea, ma provenivano comunque da societ statuali in espansione. Ovunque vi siano state societ "civili" (urbane) sono esistiti anche limperialismo e il colonialismo. VI. La tecnologia. Per riuscire a convertire le risorse in cibo e in altri beni tutte le societ si avvalgono della tecnologia, che comprende strumenti, costruzioni, e che richiede abilit specifiche. I raccoglitori e i pastori, per esempio, hanno in genere un equipaggiamento molto limitato: essi devono infatti avere con s solo gli strumenti (e, in generale, i beni materiali) che riescono agevolmente a trasportare. Per quanto riguarda laccesso alla

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tecnologia, i raccoglitori e gli orticoltori di norma prevedono opportunit uguali per tutti i membri del gruppo. In assenza di specializzazioni, la maggior parte degli individui in grado di produrre autonomamente ci di cui necessita. In una societ industriale come la nostra, invece, difficilmente vi per tutti lopportunit di acquisire o di utilizzare una determinata tecnologia (che pu essere enormemente costosa e complessa). I RACCOGLITORI: gli strumenti pi utilizzati tra i raccoglitori sono le armi per la caccia, i bastoni da scavo e i contenitori impiegati per riporre i prodotti della raccolta e per il trasporto. La maggior parte dei raccoglitori conosce larco e le frecce; alcuni usano i boomerang; altri si servono di frecce avvelenate e di cerbottane; altri ancora utilizzano reti o grandi buche scavate nel terreno. Tra tutti i raccoglitori sono probabilmente gli inuit quelli che posseggono le armi pi sofisticate (arpioni, archi multipli e ami davorio). Gli inuit abitano in insediamenti relativamente permanenti, in cui vi spazio disponibile per limmagazzinamento, e inoltre hanno cani e slitte per trasportare i propri beni. Tra i raccoglitori considerato proprietario dello strumento colui che lo ha fabbricato. Non possibile vantare una superiorit rispetto agli altri sulla base del possesso degli strumenti, perch le risorse per produrli sono accessibili a tutti. Inoltre la consuetudine di spartire le cose con gli altri si applica tanto al cibo quanto agli strumenti. I PASTORI: anche i pastori devono in qualche misura limitare i loro beni (perch anchessi conducono una vita nomade), per hanno a disposizione gli animali, che possono destinare al trasporto. Ciascuna famiglia possiede i propri attrezzi, i vestiti, a volte una tenda, e naturalmente il proprio bestiame. Attraverso il bestiame i pastori si procurano altri beni necessari, spesso scambiando i loro prodotti con quelli degli abitanti delle citt. GLI ORTICOLTORI: sono pi autosufficienti dei pastori. I loro strumenti di lavoro consistono in un coltello, nella zappa o nel bastone da scavo. Lo strumento che una persona fabbrica considerato di sua propriet, ma ciascuno obbligato a dare a prestito i propri attrezzi, altrimenti correrebbe il rischio di essere disprezzato a di ricevere a sua volta un rifiuto nel momento in cui toccasse a lui domandare un attrezzo in prestito. GI STRUMENTI COMPLESSI: nelle societ ad agricoltura intensiva, e in quelle industriali, gli strumenti di solito vengono realizzati da specialisti (e quindi devono essere acquisiti tramite scambi o comperati). Probabilmente a ragione dellalto costo che hanno questi strumenti complessi, pi difficile che essi vengano in comune, se non tra coloro che hanno contribuito allacquisto. Non sempre le attrezzature costose sono possedute dai singoli: possono infatti esservi propriet collettive di macchinari (nel caso delle cooperative o delle compropriet tra vicini). Alcune attrezzature, per, hanno un costo talmente elevato che neppure una cooperativa pu permettersi di acquistarle. I governi utilizzano fondi raccolti con le imposizioni fiscali per realizzare strutture e servizi che favoriscono alcuni gruppi produttivi, ma anche la collettivit (es: gli aeroporti avvantaggiano le linee aeree e i viaggiatori). Tali risorse sono propriet comuni. Lammontare di tecnologia e di servizi posseduti dal governo un indicatore del tipo di sistema politico-economico: rispetto a quali capitalisti, i paesi socialisti e quelli comunisti hanno un numero maggiore di propriet pubbliche. VII. I tipi di produzione economica. Tutte le societ, attraverso il lavoro, devono trasformare o convertire le risorse in cibo, attrezzature e altri beni (tali attivit costituiscono ci che gli economisti chiamano produzione). Alcuni aspetti della conversione delle risorse naturali sono da considerarsi degli universali culturali, ma vi , anche in questo settore, una grande variabilit interculturale. Nelle prime descrizioni che abbiamo delle societ note allantropologia vediamo illustrato il modo di produzione domestico (familiare o parentale). In esso il lavoro di ciascuno destinato alla produzione di cibo, di riparo e di utensili per s e per i propri parenti. Generalmente le famiglie hanno il diritto di sfruttare le risorse produttive e controllano i frutti del loro lavoro. Anche gli specialisti che, come i vasai, dedicano parte del tempo ad attivit non direttamente connesse alla produzione di cibo possono sostentarsi con queste ultime nei casi di bisogno. Allaltro estremo troviamo le societ industriali, in cui gran parte del lavoro basata sulla produzione meccanizzata (nelle fabbriche, ma anche in agricoltura). Nelle societ industriali, quindi, i pi lavorano per altri come salariati. E sebbene

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le retribuzioni permettano di acquistare il cibo, coloro che non lavorano perdono velocemente la capacit di sostentarsi (a meno che non abbiano sussidi o assicurazioni contro la disoccupazione). Vi poi il sistema di produzione tributario, presente in societ non industrializzate in cui la maggioranza della popolazione ancora in grado di produrre autonomamente il proprio sostentamento, ma in cui, al contempo, unlite controlla parte della produzione (es: le societ feudali dellEuropa medioevale occidentale e la Russia zarista della servit della gleba). Molti ritengono che attualmente le economie sviluppate siano in fase di transizione verso uneconomia post-industriale. I computer "guidano" macchine e robot, e hanno fatto sparire molto del lavoro manuale presente nellindustria. VIII. Gli incentivi al lavoro. Perch la gente lavora?? Chiaramente una delle ragioni che il lavoro necessario alla sopravvivenza. Nessuna societ potrebbe sopravvivere se la maggioranza dei suoi membri adulti non lavorasse come potrebbe, o facesse assegnamento sul lavoro degli altri. In effetti quasi tutte le societ riescono a convincere le persone a fare ci che devono fare, e a volte anche a motivarle ad amare il lavoro. Una delle ragioni per cui la gente lavora perch deve. La ragione, invece, citata spesso, per cui la gente lavora pi del dovuto, e cio quella del profitto, il desiderio di scambiare qualcosa ad un prezzo superiore a quello al quale si acquistata, non universale. Tra le popolazioni che producono cibo e altri beni soprattutto per il consumo interno (la maggioranza dei raccoglitori, molti se non tutti gli orticoltori, e anche alcuni agricoltori intensivi) la motivazione del profitto pu essere assente. Queste societ hanno uneconomia di sussistenza, e non uneconomia commerciale o monetaria. Gli antropologi hanno osservato che spesso chi vive in una societ con uneconomia di sussistenza (cio con un modo di produzione domestico) lavora meno di chi vive in quelle caratterizzate da uneconomia commerciale (con modo di produzione industriale o tributario). Inoltre sembra che i raccoglitori abbiano molto tempo libero dal lavoro, e che lo stesso valga per gli orticoltori. Queste societ producono solo ci che loro necessario perch non possono immagazzinare il surplus per lunghi periodi perch marcirebbe non possono venderlo perch non vi sono mercati nelle vicinanze non hanno unautorit politica che possa raccoglierlo per qualche scopo Sebbene noi spesso siamo portati a pensare che "di pi meglio", una strategia di approvvigionamento del cibo che seguisse questo principio potrebbe rivelarsi disastrosa, soprattutto nel caso dei raccoglitori. Se il gruppo uccidesse pi animali di quelli che pu effettivamente mangiare metterebbe seriamente a repentagli le risorse di cibo del futuro, perch eccedendo nella caccia di ridurrebbe la potenzialit riproduttiva degli animali. stato ipotizzato che, laddove le risorse vengono convertite soprattutto per il consumo domestico, la gente lavorer pi duramente quando vi saranno pi consumatori in famiglia (es: molti bambini e molti anziani, che non lavorano) "regola di Chayanov" (nonostante Chayanov applicasse la sua teoria solo a contadini che producevano per il proprio consumo, Chibnik suggerisce che essa possa trovare applicazione anche laddove prevalga il lavoro salariato) Vi sono comunque molte societ (anche tra quelle con uneconomia di sussistenza) in cui alcune persone lavorano molto di pi di quanto sarebbe necessario per il sostentamento della famiglia. Molte di queste economie non sono in realt orientate semplicemente al consumo domestico. Spesso, anzi, la condivisione del cibo e di altri beni si estendono ben al di l della famiglia, sino ad includere a volte lintera comunit o anche raggruppamenti di comunit. In queste societ il riconoscimento sociale va a chi generoso, e quindi chi lavora pi di ci che gli sufficiente per sopravvivere pu essere spinto a farlo dal desiderio di ottenere rispetto. In molte societ, inoltre, necessario avere cibo e altri beni in eccedenza per utilizzarli in occasioni e per scopi benefici, si tratti di combinare e festeggiare un matrimonio, o di stringere alleanze, o di celebrare una cerimonia. Cos quelle che la cultura indica come le motivazioni al lavoro, e quelli che definisce i bisogni dei soggetti, oltrepassano di molto ci che strettamente necessario. Nelle economie commerciali come la nostra (in cui il cibo, i beni e i servizi vengono acquistati e venduti) pare che le persone siano spinte ad utilizzare per s e per la propria famiglia le entrate eccedenti. Queste vengono convertite in abitazioni pi grandi, in arredamenti e in cibi pi costosi, e in altri beni che connotano uno stile di vita "pi elevato". Alcune persone, poi, lavorano per soddisfare il bisogno di avere uno scopo, altre perch trovano il loro lavoro piacevole. Inoltre, proprio come nelle societ precommerciali,

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alcuni lavorano anche per guadagnarsi il rispetto o per acquisire autorit attraverso lelargizione ad altri dei beni acquisiti. VIII.I. Il lavoro obbligatorio. Leducazione e la pressione sociale sono sufficientemente forti da persuadere gli individui a svolgere una qualche attivit utile. Sia nelle societ di raccoglitori, sia in quelle di orticoltori, gli individui disposti a sopportare di essere oggetto di derisione per la loro pigrizia verranno comunque nutriti. Nel peggiore dei casi, verranno ignorati dagli altri membri del gruppo. Non vi ragione di punirli, n vi modo di costringerli a fare il lavoro che ci si aspetta da loro. Le societ pi complesse hanno delle strategie per forzare la gente a lavorare. Una forma indiretta di lavoro obbligatorio rappresentata dalla tassazione. Se una persona decide di non pagare le tasse la somma dovuta verr pretesa, oppure la persona verr messa in prigione. In una societ commerciale le tasse vengono pagate in denaro. In societ politicamente complesse, ma con uneconomia non monetaria, le tasse vengono pagate in altro modo (fornendo un certo numero di ore di lavoro, o consegnando una determinata percentuale di ci che si produce). Un altro soggetto del lavoro obbligatorio il coltivatore non proprietario. In cambio di una casa e di alcuni acri da coltivare, egli deve consegnare al proprietario una parte del raccolto. Manipolando il prezzo del raccolto, concedendo al coltivatore prestiti ad alto interesse e obbligandolo ad acquistare i beni necessari a prezzi esorbitanti, il proprietario, in pratica, lo costringe ad un lavoro obbligatorio. Se il coltivatore tenta di andarsene senza saldare i debiti contratti con il padrone, questi pu avvalersi del potere dello stato per costringerlo a pagare. Daltro canto se il lavoro del coltivatore diventa obsoleto a causa della meccanicizzazione del lavoro agricolo, il proprietario pu ricorrere ancora allo stato per disfarsene. La leva, o servizio militare obbligatorio, una forma di lavoro obbligatorio: necessario infatti svolgerlo per un certo periodo, e un eventuale rifiuto pu essere punito con la prigione o con lesilio. La forma estrema di lavoro obbligatorio costituita dalla schiavit. IX. La divisione del lavoro. La divisione del lavoro per genere e per et un tipo di specializzazione universale. Molte delle societ studiate dallantropologia dividono il lavoro solo in base al genere e allet; in altre societ, invece, esistono ulteriori e pi complesse specializzazioni. I bambini, ovviamente, non possono eseguire lavori che richiedono molta forza, ma in numerose societ contribuiscono al lavoro molto pi di quanto non accada nella nostra. I bambini, per esempio, svolgono vari lavori domestici: si occupano dei bambini pi piccoli, vanno a prendere lacqua e la legna per il fuoco, cucinano e puliscono. Anche la cura degli animali spesso un lavoro in cui i bambini svolgono un ruolo importante: in alcune societ sono loro, pi degli adulti, ad occuparsi di questa attivit. Nei casi in cui gli adulti (soprattutto le madri) hanno carichi di lavoro molto pesanti, e i bambini sono fisicamente e mentalmente abili al lavoro, facile che buona parte del lavoro venga affidata a loro. Come abbiamo visto precedentemente, i produttori hanno probabilmente carichi di lavoro superiori a quelli dei raccoglitori, e quindi dovremmo aspettarci che i bambini lavorino di pi presso gli allevatori e agli agricoltori. Quando in una societ i bambini contribuiscono molto al lavoro, gli adulti comprendono il loro valore e possono, consapevolmente, desiderare di avere molti figli. Questa pu essere una delle ragioni per cui i tassi di natalit, nelle societ ad agricoltura intensiva, sono alti. In alcune societ i gruppi di lavoro sono organizzati in base allet. Nelle societ con tecnologie relativamente semplici sono poche le specializzazioni che vanno oltre il genere e let. Ma man mano che la tecnologia di una societ diviene pi complessa, ed cos possibile produrre molto pi cibo, cresce il numero di persone che vengono liberate dal bisogno di procurarsi i generi di prima necessit affinch divengano specialisti in determinati settori (costruttori di canoe, tessitori, sacerdoti, vasai, artisti, ..). Nelle societ degli orticoltori, a differenza di quelle dei raccoglitori, possono esservi specialisti part-time. Alcuni possono dedicarsi al perfezionamento di particolari attivit artigianali o di specifiche abilit (tessitura, costruzioni di abitazioni, realizzazione di prodotti in ceramica, medicina) e ricevere, in cambio delle loro prestazioni, cibo o altri beni. Presso gli orticoltori un intero villaggio pu specializzarsi nella produzione di un solo prodotto, che viene poi venduto agli abitanti delle zone vicine. Con lo sviluppo dellagricoltura intensiva iniziano a comparire le figure di specialisti a tempo pieno (vasai, tessitori, fabbri). La tendenza verso una maggiore specializzazione raggiunge il suo culmine nelle societ industrializzate, in cui i lavoratori sviluppano delle abilit in settori limitati del sistema economico. X. Lorganizzazione del lavoro. In molte societ di raccolta e di orticoltura vi poca organizzazione formale del lavoro. I gruppi di lavoro tendono ad essere organizzati solo quando necessario, e a dissolversi quando non servono pi. Tali gruppi, di conseguenza, hanno una composizione e una leadership mutevoli, e la partecipazione tende ad essere individualistica e volontaria. Forse questa flessibilit possibile in quanto sono

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sufficienti poche conoscenze e praticamente chiunque pu assumere la leadership. Alcuni tipi di lavoro, per, richiedono pi organizzazione di altri. La caccia alla selvaggina di grossa taglia esige che vengano coordinati gli sforzi di molti cacciatori; e altrettanto accade nel caso di certi tipi di pesca con le reti. I legami di parentela, soprattutto nelle societ non industrializzate, sono una base importante per lorganizzazione del lavoro. Con laccrescersi della complessit tecnologica le basi dellorganizzazione del lavoro si spostano sempre pi verso gruppi di lavoro organizzati in modo pi formale. Ci ha reso pi forte lobbligo alla partecipazione. Il potere dello stato pu essere utilizzato per arruolare manodopera da impiegare in lavori pubblici, o pu permettere ai proprietari di schiavi di esigere da questi il lavoro. Nella nostra societ il lavoro a volte organizzato politicamente, ma la base dellorganizzazione del lavoro il contratto (accordo stabilito tra il datore di lavoro e il lavoratore per cui ad un dato numero di ore di lavoro corrisponde un determinato salario). Sebbene il contratto possa essere iscritto nellambito della volontariet, le leggi e il potere dello stato obbligano le parti a rispettarne i termini. X.I. Le decisioni sul lavoro. Alcuni studiosi hanno tentato recentemente di spiegare perch certe decisioni economiche divengano consuetudinarie e perch gli individui operino determinate scelte nella vita di tutti i giorni. Una teoria a questo riguardo quella dellottimizzazione della ricerca del cibo, applicata alla strategia operante nelle decisioni dei raccoglitori. Tale teoria ipotizza che gli individui cerchino di massimizzare il profitto (in termini di calorie e di elementi nutritivi) del loro lavoro decidendo quali animali e quali piante sono da cacciare e da raccogliere. La selezione naturale favorirebbe coloro che seguissero questa strategia in quanto le decisioni "corrette" aumenterebbero la possibilit di sopravvivenza e di riproduzione. Oltre allapporto proteico vi sono altri elementi, come la prevedibilit delle risorse, che possono influenzare la decisione sulla scelta del cibo. Alcuni antropologi hanno ipotizzato che i contadini prendano le decisioni a tappe, e che ciascuna tappa preveda risposte affermative o negative. Di conseguenza, un contadino escluder rapidamente alcune possibilit. Non sempre le persone sono in grado di spiegare le regole che impiegano per prendere decisioni, n hanno sempre il quadro completo delle varie possibilit, soprattutto se alcune di queste sono nuove. Ci non significa, tuttavia, che le scelte economiche non possano essere previste o spiegate dai ricercatori. XI. La distribuzione di beni e servizi e la reciprocit. I beni e i servizi vengono distribuiti in tutte le societ attraverso sistemi che, pur nella loro variabilit, possiamo in ogni caso classificare in 3 tipi: sistemi di reciprocit(*), di redistribuzione() e di mercato (o di scambio commerciale) (#). In una stessa societ spesso i 3 sistemi coesistono, ma generalmente uno dei 3 predomina, e ci connesso sia alla tecnologia di approvvigionamento del cibo, sia, pi specificamente, al livello di sviluppo economico. (*) La reciprocit consiste in scambi che non prevedono luso di denaro e spazia dal dono disinteressato allo scambio alla pari, alla truffa. La reciprocit pu assumere 3 forme: RECIPROCIT GENERALIZZATA: quando vengono dati beni o servizi senza che ci si aspetti nulla in cambio. alla base della famiglia. In tutte le societ esiste una reciprocit generalizzata, ma alcune societ, per la distribuzione di beni e di servizi, dipendono da questo tipo di reciprocit quasi totalmente. La distribuzione di selvaggina di grossa taglia un chiaro esempio di reciprocit generalizzata ed molto comune tra i raccoglitori. Per quanto la reciprocit generalizzata possa sembrare altruistica o disinteressata, si ipotizzato che il donare possa costituire in realt un beneficio per il donatore sotto molti punti di vista. I genitori che aiutano i proprio figli, per esempio, non solo perpetuano i proprio geni (la qual cosa rappresenta il massimo beneficio genetico), ma possono anche presumibilmente contare su di loro quando saranno vecchi. Lesistenza della generosit nel rapporto tra genitori e figli facilmente comprensibile, mentre spiegare la generosit che si estende al di fuori della famiglia costituisce un problema. La condivisione al di fuori della sfera familiare pi frequente laddove le fonti di cibo e di acqua non sono disponibili costantemente. Lidea che limprevedibilit favorisca la condivisione pu spiegare anche perch alcuni cibi siano pi condivisi di altri. La selvaggina, per esempio, di solito imprevedibile: quando gli uomini partono per la caccia non possono essere certi di ritornare con la preda. Viceversa quando ci si dedica alla raccolta di piante selvatiche si pu essere certi di fare ritorno con qualche pianta commestibile. Sembra, in ogni caso, che i raccoglitori si spartiscano molto di pi la selvaggina che non le piante commestibili. La condivisione del cibo aumenta lapporto alimentare del singolo. Si concluso, infatti, che lindividuo medio riesce ad ottenere pi cibo quando questo viene condiviso. Sebbene in alcune societ dare le cose agli altri sia parte delle aspettative sociali, ci non significa necessariamente che le persone lo facciano

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volentieri o che non vi sia una pressione sociale. La necessit di ridurre le tensioni e di evitare sentimenti di rabbia e di invidia, e il desiderio di mantenere relazioni sociali pacifiche (non solo allinterno della propria banda, ma anche in relazione alle altre), creano intrecci continui di obblighi e di amicizia. Tali intrecci vengono mantenuti, rinnovati o stabiliti attraverso la reciprocit generalizzata. In un certo senso si potrebbe dire che, in cambio del dono, lindividuo acquisisce prestigio o "credito sociale" di cui si avvarr in un momento imprecisato nel futuro. La condivisione pu essere frequente nei periodi di penuria non grave, perch in tal modo possibile minimizzare i rischi. Ma quando giunge una grave carestia la reciprocit generalizzata pu subire un arresto: nei momenti di grave crisi, quando si muore di fame, spesso la condivisione si limita ai soli familiari. I ricercatori si trovano di solito in difficolt quando si tratta di spiegare la condivisione di risorse perch pensano che, a parit di condizioni, gli individui tendano ad essere egoisti. La maggior parte delle concezioni che riguardano la condivisione ha presupposto che essa, in effetti, in certe circostanze vantaggiosa per gli individui. in quelle circostanze che le societ hanno trovato un modo per rendere la condivisione un fattore morale o per far sentire coloro che non condividono le risorse estremamente a disagio. Alcuni dati recenti, tuttavia, suggeriscono che la cooperazione pu far sorgere uno stato di piacere. Se queste scoperte saranno confermate in altre circostanze e presso altre popolazioni, la cooperazione potrebbe rivelarsi pi "naturale" di quanto non si pensi di solito. RECIPROCIT BILANCIATA: quando ci si aspetta esplicitamente un contraccambio in tempi brevi. Include sia gli scambi immediati di beni e di servizi, sia gli scambi non immediati, in cui per vi un accordo sui tempi. Alcune societ acquisiscono beni attraverso una reciprocit bilanciata, ma questi scambi non sono fondamentali per lo loro economia. Altre societ, invece, dipendono molto di pi dalla reciprocit bilanciata. Abbiamo visto, per esempio, come i pastori raramente siano autosufficienti: essi devono vendere i loro prodotti agli agricoltori per ottenere in cambio cereali e altro. Dire che uno scambio bilanciato non significa affermare che le cose scambiate abbiano un valore identico, oppure che lo scambio sia puramente economico. In assenza di uneconomia monetaria non vi sono standard espliciti per mezzo dei quali si possa giudicare il valore, non vi modo di assegnare un determinato valore in modo oggettivo. Il punto che nella reciprocit bilanciata le parti sono libere di scambiarsi beni e servizi come vogliono: non sono obbligate a farlo e quindi, presumibilmente, non ritengono che lo scambio sia sbilanciato. E il valore che viene attribuito ad una cosa pu dipendere da ragioni tuttaltro che economiche. Lo scambio in se stesso pu essere divertente, avventuroso, oppure pu migliorare le relazioni sociali. Gli scambi possono avere motivazioni differenti e quindi differenti significati. Alcuni studiosi di antropologia economica preferiscono quindi operare una distinzione tra scambio di doni (gift) e scambio di merci (commody). Gli scambi di doni hanno carattere personale e implicano la creazione o la perpetuazione di relazioni sociali durature tra individui e tra gruppi. La scambio di merci, invece, in cui il denaro pu anche essere assente, centrato sugli oggetti e sui servizi che si ricevono, e quando la transazione terminata, le relazioni tra le parti di solito hanno fine. La reciprocit bilanciata pu includere tanto i beni quanto il lavoro. Chi effettua lavori collettivamente scambia prestazioni di lavoro. In altre societ una prestazione lavorativa pu essere contraccambiata attraverso un banchetto. Oltre a promettere di restituire la prestazione lavorativa in un dato momento, ciascun contadino ricompensa chi ha preso parte ai lavori pi impegnativi con un banchetto accompagnato a volte dalla musica. In altre societ il cibo fornito pu avere un valore superiore a quello della prestazione lavorativa, e pu non esserci il contraccambio di prestazione. Non sempre, quindi, dare cibo in cambio di lavoro rappresenta un caso di reciprocit bilanciata. A volte il confine tra reciprocit generalizzata e reciprocit bilanciata non cos chiaro. Consideriamo, per esempio, lo scambio di doni in occasione delle feste natalizie. Sebbene esso possa sembrare un caso di reciprocit generalizzata, vi sono in realt forti aspettative di bilanciamento. 2 amici o 2 parenti si scambieranno doni di valore pi o meno uguale, basandosi sul costo dei regali dellanno precedente. RECIPROCIT NEGATIVA: prendere qualcosa senza dare in cambio un compenso significa approfittare di un altro. Una forma meno grave di reciprocit negativa rappresentata dagli affari disonesti; forme estreme sono i furti e altri tipi di sottrazione di beni. Lipotesi di Sahlins che il tipo di reciprocit dipenda soprattutto dalla distanza parentale tra le persone:

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generalizzata: sarebbe la regola tra i membri di una stessa famiglia e anche tra i parenti stretti bilanciata: pu essere praticata tra uguali che per non sono strettamente imparentati negativa: possibile che venga praticata nei confronti degli stranieri e dei nemici In generale limportanza della reciprocit diminuisce con lo sviluppo economico: nelle societ ad agricoltura intensiva, e ancora pi nelle societ industriali, la reciprocit distribuisce solo una parte esigua di beni e di servizi. Non sempre la reciprocit si limita a rendere equa la distribuzione dei beni allinterno di una comunit; possibile che essa renda equa la distribuzione di beni anche tra diverse comunit. In alcune societ, ad esempio, vi lusanza di allestire dei grandiosi banchetti a base di maiale che, allapparenza possono sembrare rovinosi, ma in realt fanno parte di un complesso di pratiche culturali molto vantaggiose. Quando, infatti, la popolazione suina cresce fino a raggiungere proporzioni minacciose (per gli appezzamenti coltivati), un villaggio ne invita altri e allestisce un gigantesco banchetto. Ci avr come conseguenza una marcata riduzione del numero di maiali e leliminazione del problema della devastazione degli orti. A lungo termine queste feste servono a far s che, tra tutti i villaggi che vi partecipano, il consumo di cibo, e soprattutto il consumo di proteine, sia distribuito equamente. I banchetti a base di maiale, quindi, rappresentano un modo per "depositare" il cibo in eccedenza immagazzinando "credito sociale" nei confronti di altri villaggi, che dovranno poi restituire il credito in feste successive. Gli organizzatori di banchetti dei diversi villaggi cercano di rafforzare il proprio prestigio e di rialzare il proprio status proprio attraverso questi banchetti. La reputazione si accresce non quando si accumula ricchezza, bens quando la si distribuisce. Queste feste possono essere considerate scambi reciproci tra comunit o tra villaggi. Tali scambi, per, non sono la versione allargata dello scambio di doni tra individui. Essi infatti comportano anche un altro tipo di distribuzione che gli antropologi definiscono redistribuzione. La redistribuzione(). La redistribuzione laccumulazione di beni (o di lavoro) realizzata da un individuo, o in un luogo specifico, al fine di una successiva distribuzione. Sebbene la redistribuzione sia presente in tutte le societ, essa rappresenta un fenomeno significativo soltanto nelle societ in cui vi siano gerarchie politiche. In tutte le societ vi una qualche forma di redistribuzione, almeno a livello familiare. I membri di una famiglia mettono in comune il loro lavoro, i prodotti o i redditi per il bene comune. In molte societ, per, al di l dellambito familiare non avviene alcuna redistribuzione. Sembra che la redistribuzione su base territoriale emerga laddove presente un apparato politico che coordina la raccolta e la distribuzione o che in grado di mobilitare la forza lavoro per scopi comuni. chiaro, tuttavia, che in alcune societ la maggior parte di ci che il re redistribuisce non ritorna alla gente comune, che produce la parte consistente dei beni, e viene invece assegnata ai singoli e ai gruppi in base alla posizione da loro occupata nella gerarchia dello stato. Altri tipi di redistribuzione sono pi egualitari. In generale, laddove la redistribuzione importante (in societ con elevati livelli di produttivit), probabile che siano i ricchi a trarre da essa i maggiori vantaggi. Elman Service ha ipotizzato che i sistemi di redistribuzione si siano sviluppati in societ agricole in cui vi erano regioni con differenti risorse naturali oppure zone adatte a differenti tipi di coltivazioni. I raccoglitori potevano trarre vantaggio dalle diversit ambientali spostandosi sul territorio. Con lavvento dellagricoltura questo divenne sempre pi difficile, e forse risult pi opportuno dislocare i prodotti in base alle zone. Se la domanda per le risorse o per altri beni cresce troppo, la reciprocit individuale pu divenire inopportuna, ed molto pi vantaggioso che vi sia qualcuno (es: un capo) che coordini gli scambi. Anche secondo Marvin Harris corretto mettere in relazione la redistribuzione e lagricoltura, ma per unaltra ragione. La competizione adattiva in quanto incoraggia a lavorare molto per produrre pi del necessario. Le societ agricole devono effettivamente far s che questo accada, cos da difendersi dalle crisi. I gruppi che organizzano le feste si assicurano indirettamente contro i periodi di crisi acquisendo credito sociale nei confronti di gruppi di altri villaggi, che a loro volta terranno feste per loro al fine di ricompensarli. Daltronde per i raccoglitori potrebbe rappresentare uno svantaggio essere indotti a sottrarre alla natura pi dello stretto necessario, perch ci potrebbe comportare, a lungo termine, dei gravi problemi. Gli scambi commerciali (#). Quando parlano di mercato o di scambi commerciali gli economisti e gli antropologi fanno riferimento a transazioni in cui i "prezzi" sono soggetti a domanda e a offerta, indipendentemente dal fatto che la transazione avvenga in un luogo di mercato. Allapparenza molti scambi commerciali sembrano rientrare nella reciprocit bilanciata; ma facile distinguere gli scambi commerciali qualora sia presente il denaro, in quanto, per definizione, la reciprocit bilanciata lo esclude. Ma non sempre negli scambi

XI.I.

XII.

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commerciali coinvolto il denaro. Prendiamo il caso di un proprietario terriero che affitta un appezzamento in cambio di una parte del raccolto. Per poter definire scambio commerciale una transazione come questa dobbiamo domandarci se sono state la domanda e lofferta a determinare il prezzo del bene scambiato. Se il coltivatore d al proprietario solo un dono simbolico, allora non possiamo parlare di scambio commerciale. Se per i coltivatori devono fornire una notevole parte del loro raccolto quando lofferta di terra molto ridotta, o anche se il proprietario abbassa le richieste quando sono pochi coloro che intendono affittare la terra, allora saremo in presenza di una transazione commerciale. Sebbene gli scambi commerciali non includano necessariamente il denaro, la maggior parte di essi, soprattutto oggigiorno, ne fa uso. Alcuni antropologi definiscono il denaro in base alle funzioni e alle caratteristiche che esso assume nella nostra e in altre societ complesse, nelle quali quasi tutti i beni, le risorse e i servizi possono essere acquistati (in tal senso il denaro pluriuso). Secondo tale definizione il denaro svolge la funzione di un mezzo di scambio, uno standard di valore, una riserva di ricchezza. In quanto mezzo di scambio esso permette di valutare in modo oggettivo tutti i beni e i servizi. Inoltre il denaro non deperibile, ed quindi possibile metterlo da parte; trasportabile e divisibile, e quindi le transazioni possono riguardare la vendita o lacquisto di beni o di servizi che hanno prezzi diversi. importante sottolineare che il denaro non ha alcun valore intrinseco (o ne ha pochissimo): la societ che determina il suo valore. Attualmente in gran parte dei paesi pi sviluppati, per esempio, assegni e carte di credito vengono accettati come denaro. Il denaro pluriuso viene impiegato sia nelle transazioni commerciali (acquisto e vendita), sia nelle transazioni non commerciali (pagamento di tasse o di ammende, doni personali, contributi in beneficenza). In molte societ il denaro non un mezzo universale di scambio. Molte popolazioni, in cui la produzione di cibo pro capite non sufficiente a sostenere un numero consistente di non produttori, hanno un tipo di denaro che potremmo definire per usi specifici. Si tratta di oggetti di valore che possono essere scambiati (immediatamente o attraverso una reciprocit bilanciata) soltanto con alcuni beni e alcuni servizi. Vi una notevole variabilit nel grado di dipendenza di una societ dagli scambi commerciali. Ancora oggi molte societ distribuiscono la terra senza per questo venderla, e distribuiscono cibo e altri beni soprattutto attraverso la reciprocit e la redistribuzione, restando ai margini delleconomia di mercato. Si tratta di societ in transizione: le loro economie di sussistenza si sono avviate gradualmente al commercio. Quando parlano di economia agricola gli antropologi intendono uneconomia leggermente commerciale. Sebbene gli agricoltori producano in gran parte per il proprio consumo, essi vendono regolarmente parte del loro surplus (cibo, altri beni, o lavoro) ad altri, e la terra uno dei beni che comprano, affittano e vendono. Tali agricoltori, per, non sono come quelli delle societ industrializzate, che si affidano al mercato per scambiare tutti o quasi tutti i loro prodotti con tutti o quasi tutti i beni e i servizi di cui necessitano. Nelle societ come la nostra gli scambi commerciali dominano completamente leconomia: i prezzi e i salari sono regolati, o almeno influenzati in modo significativo, dalla domanda e dallofferta. Una moderna economia industriale o post-industriale include anche i mercati internazionali, su cui ogni cosa ha un prezzo (le risorse naturali, i beni, i servizi, il prestigio) la reciprocit limitata ai rapporti con i membri della famiglia e con gli amici la redistribuzione, per, ancora un meccanismo importante; essa si esplica nella tassazione e nellimpiego delle entrate pubbliche per favorire le famiglie a basso reddito (attraverso lassistenza sociale, quella sanitaria, ..) lo scambio commerciale resta comunque il canale principale attraverso cui vengono distribuiti beni e servizi Molti antropologi non credono che lorigine del denaro, o del mercato, sia legata alle necessit del commercio, e la pensano piuttosto connessa ai vari tipi di "pagamento" non commerciale (come le tasse che devono essere versate alle autorit politiche). La maggior parte delle teorie relative allorigine del denaro e del mercato presuppone che i produttori abbiano regolarmente un surplus che desiderano scambiare. Il surplus viene prodotto forse perch, quando coloro che forniscono i beni sono poco conosciuti, pi difficile instaurare con loro rapporti basati sulla reciprocit. Altri ipotizzano che il mercato abbia inizio con gli scambi esterni (intersocietari): non essendo coinvolti gruppi parentali, le transazioni possono comportare un guadagno. Infine,altri ancora ritengono che, man mano che aumentano la complessit e la densit demografica, i legami sociali tra gli individui divengano meno amichevoli e quindi la reciprocit sia sempre pi improbabile.

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Nelle societ che dipendono soprattutto dal mercato vi sono tendenzialmente notevoli differenze di ricchezza tra gli individui. Possono esservi, per, dei meccanismi che attenuano lineguaglianza, che agiscono cio, almeno in parte, come strumenti di livellamento. Alcuni antropologi hanno ipotizzato che la fiesta nelle comunit indiane dellAmerica Latina possa rappresentarne un esempio. Nei villaggi agricoli ogni anno si celebrano le feste per i santi pi importanti. Ci che pi colpisce in questi frangenti lenorme ammontare di spese e di lavoro che la famiglia che promuove la festa deve sostenere. Alcuni antropologi hanno per suggerito che, sebbene gli indiani pi ricchi che promuovono le feste distribuiscano ricchezza ai membri pi poveri della proprie e di altre comunit, in realt la fiesta non rappresenti uno strumento di livellamento della ricchezza. Innanzi tutto un livellamento reale comporterebbe la redistribuzione di importanti risorse produttive come la terra o gli animali. In secondo luogo le risorse impiegate dal promotore sono in genere risorse extra, che sono state accumulate specificamente per la fiesta, in quando i promotori vengono sempre designati in anticipo. Infine le feste non sembrano affatto aver ridotto, a lungo termine, le distinzioni di ricchezza allinterno dei villaggi. 6. LA STRATIFICAZIONE SOCIALE. Molti sociologi sostengono che tutte le societ sono stratificate; gli antropologi non sono daccordo. Ma il disaccordo deriva in realt da un problema definitorio, in quanto sociologi e antropologi, quando parlano di stratificazione, non intendono la stessa cosa. I sociologi, riferendosi alla "universalit della stratificazione", intendono dire che in tutte le societ vi sono delle disuguaglianze tra un individuo e un altro, per et, genere, status, .. Quando gli antropologi sostengono che la stratificazione non universale e che le societ egualitarie esistono, essi intendono affermare che vi sono societ in cui tutti i gruppi sociali (per esempio le famiglie) hanno pi o meno lo stesso diritto di accedere a determinati privilegi. In questa sede non dobbiamo stabilire se hanno ragione i sociologi o gli antropologi: entrambe le definizioni in realt sono corrette. Per gli antropologi, dunque, la disuguaglianza tra gli uomini pu essere universale, mentre la stratificazione sociale non lo . Vi uno strettissimo legame tra i sistemi di stratificazione sociale e le modalit con cui vengono assegnate, distribuite e convertite le risorse economiche. Laddove tutti hanno pi o meno lo stesso accesso alle risorse economiche, per esempio, non ci aspetteremmo di riscontrare effettiva disuguaglianza. La stratificazione, per, non pu essere compresa esclusivamente sulla base delle risorse economiche; possibile infatti che vi siano altri privilegi (come il prestigio o il potere) che sono distribuiti in modo disuguale. I. La disuguaglianza. In questo capitolo intendiamo esaminare le differenze che possono esservi nellaccesso alla ricchezza o alle risorse economiche, al potere e al prestigio. Come abbiamo gi visto nel capitolo precedente, possiamo considerare come risorse sia i territori di caccia e di pesca, sia i poderi agricoli, sia il denaro: in una stessa societ i diversi gruppi sociali accedono a queste risorse in modo uguale o in modo disuguale. Il potere la capacit di influenzare i comportamenti altrui o costringere gli altri a fare ci che non vogliono fare ottenendo obbedienza; esso pu essere esercitato di diritto attraverso il consenso (rispetto e riconoscimento di una legittimit: tradizionale/religiosa, carismatica/individuale o legale/razionale o costituzionale) o con le minacce e con la forza (paura e sottomissione). Nelle societ in cui vi sono leggi o consuetudini che determinano un accesso disuguale alle risorse o alla ricchezza, di norma si rileva anche un accesso disuguale al potere (es: una compagnia che d lavoro alla maggior parte dei residenti di una citt di solito esercita sui propri dipendenti un notevole controllo). Infine quando ad una persona o ad un gruppo viene tributato un particolare riguardo (a seconda dei valori dominanti) parliamo di attribuzione di prestigio; questo termine passato da una originale connotazione magico-sacrale ad un significato intermedio incentrato sullidea di artificio seduttore frutto non pi di un intervento sovrannaturale, ma di una particolare abilit umana, per approdare infine allaccezione interamente mondana dell'attuale senso corrente. Anche se vero che laccesso individuale al prestigio non mai uguale (a causa delle differenze di et, di genere e di capacit), dalle testimonianze etnografiche risulta che in alcune societ i gruppi sociali hanno uguale accesso al prestigio. Convenzionalmente gli antropologi distinguono 3 tipi di societ: societ egualitarie tutti i gruppi sociali hanno uguale accesso alle risorse, al potere e al prestigio

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rank societies (societ basate sul rango) non vi sono differenze nellaccesso alle risorse o al potere, ma esistono disuguaglianze per quanto riguarda il prestigio societ divise in classi i gruppi accedono in modo disuguale sia alle risorse economiche, sia al potere, sia al prestigio Vi sono per societ che non appartengono ad alcuno di questi 3 tipi, e che sembrano piuttosto dei casi intermedi. La maggior parte delle societ, comunque, viene fatta rientrare in una di queste categorie.

Stratificazione sociale e accesso alle risorse alcuni gruppi godono di un accesso privilegiato a: tipologia risorse potere economiche societ egualitarie no no societ basate sul rango no no societ divise in classi / societ s s castali

prestigio no s s

II. Le societ egualitarie. possibile trovare societ egualitarie non solo tra i raccoglitori, ma anche tra gli orticoltori e i pastori. importante non dimenticare che quando si afferma che una societ ugualitaria non si intende dire che in essa tutte le persone sono uguali. Vi saranno sempre tra gli individui differenze di et, di genere e di capacit specifiche o di caratteristiche particolari (es: la creativit, le doti fisiche, ..). Secondo Morton Fried il termine egualitaria si riferisce ad una societ in cui "vi sono tante posizioni di prestigio quante sono le persone in grado di occuparle". In una societ egualitaria, quindi, il numero di posizioni di prestigio calibrato sul numero di candidati che presentano le caratteristiche necessarie. In tale societ, dunque, non vi stratificazione sociale. Esistono, ovviamente, delle differenze riguardo alle posizioni di prestigio che dipendono da differenze di capacit; esiste per la stessa possibilit di accesso ad un determinato status per coloro che hanno le stesse abilit. Possono anche esservi individui con maggiore autorit, ma lautorit non trasmissibile. Considerando lassi di tempo molto lunghi, nessun gruppo esercita pi autorit di altri. Una societ egualitaria, dunque, quella che ammette solo livelli minimi di disuguaglianza. In essa le differenze di prestigio non derivano da differenze economiche. I gruppi egualitari si basano soprattutto sulla condivisione, che assicura un accesso alle risorse economiche che non dipende dal grado di prestigio. Come non esistono gruppi sociali che abbiano un accesso privilegiato alle risorse, altrettanto non si danno gruppi con accesso privilegiato al potere. Come vedremo in seguito, laccesso disuguale al potere da parte dei gruppi sociali pare verificarsi esclusivamente nelle societ statuali, caratterizzate da specialisti della politica e da marcate differenze economiche. Le societ di raccoglitori in cui vige un esteso regime di condivisione delle risorse sono con maggiore facilit definite egualitarie, se le compariamo con alcune societ di pastori dove il numero di capi posseduti dalle households (= famiglie) pu variare considerevolmente. Dovremmo considerare egualitaria una societ di pastori in cui la distribuzione degli animali ineguale?? Questo un punto controverso. Se la ricchezza in termini di bestiame un fatto transitorio e non associata ad un accesso differenziato al prestigio e al potere, allora qualche antropologo classificherebbe queste societ come egualitarie. semplice immaginare come una societ egualitaria (con alcune differenze per quanto riguarda la ricchezza posseduta), in quanto opposta ad unaltra in cui queste differenze non esistono, potrebbe diventare una societ basata sulle divisioni di rango e di classe. Tutto quello di cui ci sarebbe bisogno un meccanismo che permetta di trattenere nel tempo una quantit maggiore di ricchezza presso alcune famiglie. III. Le societ basate sul rango. La maggior parte delle societ basate sul rango pratica lagricoltura o lallevamento, ma non tutte le societ agricole e pastorali appartengono a questa categoria. I gruppi sociali hanno accesso disuguale al prestigio o allo status, ma la differenza di accesso alle risorse economiche o al potere non significativa. Laccesso disuguale al prestigio ravvisabile nel fatto che al ruolo di capo possono accedere solo i membri di uno specifico gruppo. Il ruolo di capo , almeno in parte, ereditario. I capi vengono trattati con deferenza dalle persone di rango inferiore. A volte i capi sono notevolmente pi ricchi del resto della popolazione, poich ricevono molti doni e hanno depositi molto forniti. Talvolta un capo pu essere definito il "proprietario" della terra, ma in ogni caso gli altri avranno il diritto di utilizzarla. Il capo pu possedere molte scorte, ma si tratta comunque di unaccumulazione temporanea, in attesa di una festa o di un altro tipo di

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distribuzione. Un capo di solito non pu obbligare gli altri a portargli doni o a lavorare a progetti comuni: lunico modo che ha il capo per incoraggiare la produzione quello di lavorare accanitamente alle proprie coltivazioni. IV. Le societ divise in classi. Nelle societ divise in classi disuguale sia laccesso al prestigio, sia quello alle risorse, sia quello al potere. Le societ divise in classi variano dai sistemi a classi aperte(*) ai sistemi castali (). Le classi aperte(*). Una classe un raggruppamento di persone che hanno circa la stessa opportunit di ottenere risorse economiche, prestigio e potere. Classi diverse hanno opportunit diverse. Definiamo sistemi a classi aperte quei sistemi in cui vi qualche possibilit di spostarsi da una classe ad unaltra. Alcuni studi hanno dimostrato che lo status sociale di una famiglia in genere correlato alloccupazione e alla ricchezza del capofamiglia. I fattori che determinano lo status di una classe possono mutare nel corso del tempo; anche il grado di apertura delle classi pu variare nel corso del tempo. Tra i paesi capitalisti il Canada e la Svezia conoscono una mobilit sociale maggiore rispetto agli Stati Uniti, alla Francia e alla Gran Bretagna. In Giappone e in Italia vi meno mobilit. Se analizziamo la facilit di accesso alle classi pi altre, in Italia, in Francia, in Spagna e in Germania le difficolt sono maggiori che non in Gran Bretagna e negli Stati Uniti. Il grado di mobilit sociale, tuttavia, non lequivalente del grado di disuguaglianza economica. La Gran Bretagna e gli Stati Uniti, per esempio, non differiscono quanto al grado di mobilit, ma differiscono considerevolmente rispetto al livello di ricchezza dei ricchi e dei poveri. Listruzione, soprattutto quella universitaria, uno degli strumenti pi efficaci per riuscire a risalire la scala sociale. In molti paesi i risultati scolastici sono un indicatore della classe sociale molto pi di quanto non lo sia la professione dei genitori. Gli appartenenti alle classi pi basse possono "risocializzarsi" alluniversit. La risocializzazione li distingue dai genitori e consente loro di apprendere gradualmente il modo di parlare, le capacit e gli atteggiamenti caratteristici della classe pi alta di cui desiderano entrare a far parte. Le classi sociali differiscono per molti altri elementi, tra cui lappartenenza religiosa, il grado di intimit parentale, le idee sulleducazione dei figli, le attivit del tempo libero, e anche per il modo di parlare. Nei sistemi a classi aperte, sebbene lo status di un adulto non sia completamente determinato alla nascita, vi sono molte probabilit che la maggior parte delle persone resti allinterno della classe di nascita, e sempre nel suo ambito contragga matrimonio. I confini tra le classi vengono stabiliti dalle usanze e dalla tradizione, e talvolta sono rafforzati dalle leggi. Negli Stati Uniti molte leggi, per esempio, proteggono la propriet, favorendo in tal modo le classi alte. I poveri paiono essere gli eterni sconfitti nel sistema legale statunitense. I crimini commessi di solito dai poveri vengono puniti severamente dal sistema giudiziario. I poveri, inoltre, non hanno il denaro necessario per pagare avvocati che li garantiscano a sufficienza. Le classi tendono a perpetuarsi attraverso la trasmissione della ricchezza. IV.II. I sistemi castali. In alcune societ esistono classi che sono virtualmente chiuse: tali classi vengono dette caste. Una casta un gruppo al quale si appartiene per nascita, e in cui il matrimonio prescritto allinterno. Poich non possibile sposarsi fuori dal gruppo, i figli non possono acquisire uno status differente rispetto a quello dei genitori. In India, per esempio, esistono migliaia di caste ereditarie. Sebbene la loro precisa gerarchizzazione non sia ancora del tutto chiara, sembrano esservi 4 principali livelli di gerarchia, con al vertice la casta dei brahmani. Si pensa spesso che in India le caste siano legate a specifiche professioni, ma questo non del tutto vero. Il sistema delle classi e quello castale possono coesistere. NellIndia di oggi, in realt, i membri di una casta inferiore, soprattutto in area urbana, possono migliorare la loro posizione sociale attraverso un lavoro salariato, alla stregua di ci che avviene nelle societ divise in classi. Di norma, per, resta impossibile il matrimonio con un membro di una casta superiore, e in tal modo il sistema castale si perpetua. Il sistema castale impone, soprattutto nelle aree rurali, il modo in cui vanno scambiati i beni e i servizi. Il sistema delle caste stabilisce in modo inequivocabile chi deve fare i lavori peggiori a favore degli altri membri della societ: un vasto gruppo di intoccabili costituisce il gradino pi basso della gerarchia castale. Tra gli intoccabili vi sono numerose sottocaste. Al vertice della gerarchia vi sono i sacerdoti, i brahmani. Nella realt, il sistema castale in India funziona a vantaggio della casta dei proprietari terrieri (a volte i brahmani, a volte altre caste). Ci daltra parte non pu non suscitare negli altri un certo risentimento: vi sono in effetti, da parte degli intoccabili e dei membri delle caste inferiori, dei segnali di ostilit nei confronti delle caste dominanti. Il risentimento per non si manifesta in unavversione per il sistema castale in quanto tale. Le caste inferiori, piuttosto, mostrano amarezza per il proprio status e lottano per una maggiore uguaglianza. A partire dalla seconda guerra mondiale le basi economiche del

IV.I.

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sistema castale indiano sono state indebolite della consuetudine di offrire denaro in cambio di servizi. Il potere che detengono i membri delle caste superiori garantisce la perpetuazione del sistema castale. Questi gruppi traggono soprattutto, dalla loro posizione, vantaggi di ordine economico, di prestigio e anche vantaggi sessuali. Sebbene siano poche le aree del mondo che hanno sviluppato un sistema castale simile a quello indiano, anche in altre societ possibile rintracciare elementi che lo ricordano. Per i neri americani, per esempio, lo status sociale era determinato in parte dal colore della pelle. Fino a poco tempo fa in alcuni stati vi erano leggi che proibivano matrimoni tra bianchi e neri, e anche laddove questi erano consentiti, i figli di tali unioni erano considerati di status inferiore rispetto ai bambini bianchi. Negli stati del sud, ove i neri venivano palesemente trattati alla stregua di una casta, i bianchi si rifiutavano di mangiare insieme ai neri, o di sedersi vicino a loro in autobus o a scuola. Fontane separate per lacqua potabile e servizi igienici distinti rafforzavano lidea di unimpurit virtuale. I vantaggi di cui hanno goduto i bianchi in questa situazione sono a tutti ben noti. Negli ultimi anni negli Stati Uniti sono state abbattute molte delle tradizionali barriere tra i neri e i bianchi, ma molti problemi esistono ancora. Oggi vi sono dei neri in tutte le classi sociali, ma essi sono sottorappresentati nelle classi pi ricche e sovrarappresentati in quelle pi povere. I neri hanno unaspettativa di vita inferiore a quella che hanno i bianchi. Anche i neri che oggi fanno parte di unlite possono essere vittime di atteggiamenti razzisti. Spesso, per ottenere una promozione, un nero devessere migliore di un bianco, o possibile, al contrario, che si dica che qualcuno ha fatto carriera solo perch nero. I neri privilegiati lavoreranno con i bianchi, ma probabilmente risiederanno in quartieri neri, oppure sperimenteranno un grande senso di isolamento se abiteranno in quartieri bianchi. Negli Stati Uniti sono pochi i neri che non vivono con angoscia il problema del razzismo. IV.III. La schiavit. Gli schiavi sono individui che non sono proprietari del proprio lavoro, e in tal senso rappresentano una classe. La schiavit esistita in forme diverse in molte epoche e in molti luoghi. Nellantica Grecia gli schiavi erano spesso nemici catturati. Poich le citt-stato erano costantemente in guerra tra loro o con nemici esterni, la schiavit rappresentava una minaccia concreta per tutti. Gli schiavi greci potevano acquisire uno status sociale piuttosto elevato, insieme alla libert. Sebbene gli schiavi non avessero diritti, una volta riacquistata la libert (per concessione del padrone o per denaro) sia loro sia i discendenti potevano venire assimilati al gruppo dominante. La schiavit non era vista, quindi, come la conseguenza di una presunta inferiorit, bens come unazione del fato che relegava la vittima al gradino pi basso della scala sociale. Tra i nupe della Nigeria centrale la schiavit assumeva contorni diversi. I mezzi per rifornirsi di schiavi (ottenerli come bottino di guerra o acquistarli) erano simili a quelli europei, ma la posizione degli schiavi era molto differente. I maltrattamenti erano rari. Agli schiavi maschi erano offerte le stesse opportunit di guadagno che avevano gli altri dipendenti maschi della household (i fratelli giovani del padrone, i suoi figli e altri parenti). Uno schiavo poteva ricevere un appezzamento di terreno da coltivare in proprio, o una provvigione se il suo padrone era un artigiano o un commerciante. Gli schiavi potevano acquisire propriet, ricchezza e anche altri schiavi. Ma tutti i beni dello schiavo, quando questi moriva, andavano al padrone. Il sistema nupe contemplava lemancipazione, o concessione della libert. Se uno schiavo riusciva ad affrontare le spese per contrarre un matrimonio con una donna libera, i figli nati da questa unione erano liberi; il marito, per, rimaneva uno schiavo. Il matrimonio e il concubinaggio erano i mezzi pi semplici che una schiava aveva per uscire dalla sua condizione. Nel momento in cui ella dava un figlio al padrone, sia lei sia il bambino erano liberi. La donna, tuttavia, era libera solo simbolicamente: se era una concubina doveva comunque rimanere tale. Tra i nupe gli schiavi pi fortunati erano quelli di famiglia. Essi, in qualit di sovrintendenti, potevano raggiungere allinterno della household posizioni di notevole prestigio. Alcuni schiavi nupe (riuniti nellOrdine degli schiavi di corte) erano funzionari di fiducia del re e in quanto tali membri di unlite. In generale, comunque, la condizione di schiavo poneva lindividuo al livello pi basso della scala sociale. Negli Stati Uniti la schiavit nacque come mezzo per ottenere manodopera a basso costo, ma ben presto si giunse ad affermare che gli schiavi meritavano il posto che occupavano nella scala sociale a causa della loro intrinseca inferiorit. Gli schiavi non potevano sposarsi n potevano avere delle propriet. Anche i loro figli erano schiavi, e il padrone aveva dei diritti sessuali sulle schiave. Poich negli Stati Uniti lo status di schiavo era determinato dalla nascita, gli schiavi costituivano una casta. Allepoca della schiavit, dunque,

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negli Stati Uniti vi erano sia le classi sia le caste, e anche dopo labolizione della schiavit alcune componenti del sistema castale si sono conservate. Gli studi transculturali non sono ancora pervenuti ad alcuna conclusione riguardo allorigine della schiavit. Ci che sappiamo con certezza, tuttavia, che la schiavit non rappresenta (contrariamente a ci che alcuni autori hanno ipotizzato) una tappa inevitabile dello sviluppo economico. La schiavit non peculiare di certi sistemi economici, come, per esempio, quelli basati sullagricoltura intensiva. Inoltre lipotesi secondo la quale la schiavit si svilupperebbe laddove vi siano molte risorse e poca manodopera non suffragata da prove. Ci che possiamo affermare con sicurezza che la schiavit assente nelle economie industriali. V. Le cause della stratificazione sociale. difficile per gli antropologi stabilire perch si sia sviluppata la stratificazione sociale. possibile comunque affermare con ragionevole certezza che linsorgere dei livelli pi complessi di stratificazione sociale rappresenta un fenomeno piuttosto recente nella storia delle societ umane. In epoche precedenti al 5.500 a.C., infatti, non si riscontrano prove dellesistenza di disuguaglianza sociale. Tutte le abitazioni si assomigliavano, e lo stesso valeva per le tombe; ci fa supporre che tutti venissero trattati pi o meno nello stesso modo, sia in vita, sia dopo la morte. Lipotesi che la stratificazione sociale si sia sviluppata piuttosto tardi nella storia confermata dalla constatazione che anche alcuni elementi culturali ad essa associati sono comparsi solo in tempi relativamente recenti: nella maggior parte delle societ che dipendono soprattutto dallagricoltura o dallallevamento, per esempio, esistono le classi sociali; ma lagricoltura e lallevamento si sono sviluppati solo negli ultimi 10.000 anni, e quindi possiamo supporre che la maggior parte dei raccoglitori del passato non avesse classi sociali altri elementi culturali ad essa associati, e comparsi solo in tempi relativamente recenti, sono la presenza di insediamenti stabili, un tipo di integrazione politica che va al di l dellambito della singola comunit, limpiego del denaro come mezzo di scambio, lesistenza di alcuni specialisti a tempo pieno Il sociologo Gerhard Lenski ha mostrato come la tendenza riscontrata negli ultimi 10.000 anni ad uno sviluppo della disuguaglianza stia subendo uninversione di rotta. Nelle societ industrializzate le differenze di potere e di privilegi sono meno pronunciate di quanto non accada nelle societ preindustriali complesse. Nelle societ industriali la tecnologia talmente sofisticata che i detentori del potere sono costretti a delegare parte dellautorit ai subordinati se vogliono che il sistema funzioni. Il declino del tasso di natalit e la necessit di manodopera specializzata, inoltre, hanno portato il salario medio ben al di l del livello di sussistenza, accrescendo luniformit dei redditi. Lenski ha anche ipotizzato che il diffondersi dellideologia democratica, e soprattutto la sua accettazione da parte delle lite, abbiano ampliato significativamente il potere politico delle classi meno abbienti. Alcuni studi hanno messo alla prova e poi confermato le ipotesi di Lenski. In generale le nazioni pi industrializzate presentano un livello di disuguaglianza inferiore rispetto a quello che contraddistingue le societ solo parzialmente industrializzate. Per, come abbiamo visto, anche nelle societ pi industrializzate pu annidarsi unenorme disuguaglianza. Quali sono le cause dello sviluppo della stratificazione sociale?? Marshall Sahlins aveva inizialmente ipotizzato che fosse lincremento della produzione agricola a portare alla stratificazione sociale. Secondo lautore il grado di stratificazione sociale era strettamente correlato alla produzione di un surplus, produzione che era resa possibile da un miglioramento delle tecnologie produttive. Ad un innalzamento dei livelli di produttivit e ad un aumento del surplus agricolo corrisponderebbe necessariamente una crescita della complessit del sistema distributivo. A sua volta ci innalzerebbe lo status di capo, intenso come protagonista della distribuzione. La differenziazione tra il redistributore e i produttori avrebbe poi dato vita ad ulteriori differenziazioni in altri aspetti della vita. In seguito lautore rivide la sua tesi secondo la quale un aumento del surplus avrebbe portato allemergere di ruoli di potere. Egli ipotizz che la correlazione tra i 2 fenomeni potesse essere spiegata altrimenti: i capi avrebbero infatti incoraggiato la produzione di surplus cos da poter disporre di beni da utilizzare in banchetti e in altre occasioni redistributive. Naturalmente entrambe le ipotesi sono ammissibili: possibile che sia il surplus a generare la stratificazione sociale, oppure, viceversa, che sia la stratificazione sociale a generare il surplus. La teoria di Lenski sullorigine della stratificazione sociale simile alla prima ipotesi avanzata da Sahlins. Anche secondo questo autore la produzione di un surplus stimolerebbe lo sviluppo della stratificazione sociale. Questo autore, per, si interess

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soprattutto al conflitto che sorge riguardo al controllo del surplus. Per Lenski la distribuzione del surplus a determinare le basi del potere. La disuguaglianza di potere promuove un accesso disuguale alle risorse economiche, e contemporaneamente causa la disparit riguardo ai privilegi e al prestigio. La "teoria del surplus" di Sahlins e di Lenski in realt non risolve la questione del perch i distributori o i leader vogliano, o siano in grado, di acquisire un maggiore controllo delle risorse. Dopotutto in molte societ basate sul rango i redistributori o i leader non sono pi ricchi degli altri, e le consuetudini tendono a mantenerli in questa condizione. Una possibile spiegazione che, nel momento in cui cominciano a fare "investimenti" pi stabili nella terra o in prodotti tecnologici, gli individui siano pi disponibili a tollerare un aumento dellautorit del leader in cambio di protezione. Unaltra ipotesi che laccesso alle risorse economiche si differenzi solo nel caso in cui, nelle societ basate sul rango, vi sia una pressione demografica sulle risorse. Tale pressione potrebbe indurre i redistributori a conservare per se stessi e per le proprie famiglie una quantit maggiore di terra e di altre risorse. Le future ricerche di archeologi, sociali, storici e antropologi permetteranno di comprendere meglio lemergere della stratificazione sociale nelle societ umane e le ragioni della sua variabilit. 7. SESSO, GENERE E CULTURA. Il genere umano comprende individui di genere maschile e individui di sesso femminile, e questa una caratteristica comune alla maggior parte delle specie animali. La differenza che esiste tra organi riproduttivi maschili e femminili non spiega, tuttavia, la presenza di altre diversit di ordine fisico che distinguono luomo dalla donna. Inoltre il fatto che la riproduzione umana avvenga per via sessuale non giustifica le differenze di comportamento imposte ai maschi e alle femmine, o il diverso trattamento riservato loro nella societ. Eppure non esiste societ nota che tratti i 2 sessi nello stesso modo; generalmente, infatti, la donna che, rispetto alluomo, gode di minori vantaggi. Per questa ragione nel capitolo precedente si precisato che le societ egualitarie non presentano disuguaglianza tra gruppi sociali rispetto allaccesso alle risorse, al potere e al prestigio. Tuttavia allinterno dei gruppi (es: le famiglie) anche le societ egualitarie concedono agli individui di sesso maschile pi vantaggi. Poich molte differenze tra maschi e femmine riflettono aspettative ed esperienze culturali, molti ricercatori preferiscono parlare di "differenze di genere", riservando il termine "differenze sessuali" alle caratteristiche strettamente biologiche. Purtroppo non sempre le influenze culturali sono facilmente separabili da quelle biologiche, cosicch talvolta la scelta del termine adeguato ardua. Sebbene in questo capitolo largomento trattato sia quello delle differenze e delle somiglianze tra maschi e femmine, importante tenere presente che non tutte le societ concepiscono soltanto 2 categorie di genere. In alcuni casi "maschio" e "femmina" sono i 2 termini opposti di un continuum, in altri casi vi possono essere 3 o pi categorie di genere (es: maschio, femmina e altro). I. Differenze sessuali e di genere. Gli individui della nostra specie presentano un dimorfismo sessuale (= i maschi e le femmine mostrano evidenti differenze di corporatura e di aspetto). Nelle donne la zona pelvica proporzionalmente pi larga, mentre gli uomini sono generalmente pi alti e hanno lo scheletro pi massiccio. In rapporto al peso corporeo nelle femmine superiore la quantit di grasso, mentre nei maschi maggiore la massa muscolare. Caratteristiche tipicamente maschili sono, inoltre, una maggiore forza nella presa, cuore e polmoni proporzionalmente pi grandi, e una pi accentuata capacit di sforzo aerobico. Nella nostra societ vi la tendenza ad apprezzare maggiormente le persone "pi alte" e "pi muscolose", e ci riflette alcuni pregiudizi tipici della nostra cultura in favore degli uomini. La selezione naturale pu aver favorito alcuni tratti negli individui di sesso maschile, ed altri in quelli di sesso femminile. Poich le donne hanno la facolt di procreare, probabile che la selezione naturale abbia anticipato la fine della crescita femminile (fenomeno che ha inciso sulla riduzione dellaltezza massima), in modo da evitare che i bisogni nutrizionali del feto fossero in competizione con i bisogni di una madre ancora in fase di sviluppo. provato, inoltre, che le femmine soffrono meno rispetto ai maschi se sottoposte a restrizioni alimentari, presumibilmente perch esse sono in media pi basse e hanno riserve di grasso proporzionalmente maggiori. Nellambito della fisiologia maschile o femminile, dunque, le caratteristiche osservabili possono essere sia determinate dalla cultura, sia legate alle differenze genetiche. II. Ruoli legati al genere.

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Tutte le societ ripartiscono il lavoro in modo differente tra luomo e la donna. Poich lassegnazione di ruoli ha una componente chiaramente culturale, possiamo parlare di ruoli legati al genere. Ci che in questa sede risulta interessante a proposito della divisione del lavoro rispetto al genere non tanto il fatto che ogni societ faccia distinzioni tra occupazioni maschili e femminili, quanto che un numero enorme di societ divida il lavoro allo stesso modo. Quali sono, dunque, le ragioni dellesistenza di modelli universali o quasi universali nellassegnazione dei ruoli?? Una spiegazione possibile della divisione del lavoro tra uomini e donne a livello transculturale ci viene offerta da quella che potremmo definire la teoria della forza fisica. La superiorit maschile quanto a potenza fisica e a capacit di convogliare forza in rapidi scatti di energia stata comunemente riconosciuta come la causa determinante dei modelli universali o quasi universali della divisione del lavoro per genere. certo che gli uomini generalmente svolgono meglio attivit che richiedono il sollevamento di oggetti pesanti, limpiego di armi da lancio e la corsa su lunghe distanze. Nessuna delle attivit svolte abitualmente dalle donne richiede, infatti, altrettanta forza fisica o lo stesso rapido consumo di energia, eccezion fatta per la raccolta della legna. La teoria della forza fisica non , tuttavia, del tutto convincente, se non altro perch non si spiega la totalit dei modelli osservabili. Non chiaro, infatti, quale sforzo fisico debba essere prodotto per installare trappole per piccoli animali, per raccogliere il miele selvatico o per fabbricare strumenti musicali, attivit che, in alcuni casi, sono riservate agli uomini. Unaltra spiegazione possibile data da quella che si pu definire la teoria della compatibilit con la cura dei figli, che si fonda sul principio della necessit di rendere compatibili le mansioni femminili e la cura dei figli. Sebbene anche i maschi siano in grado di allevare i bambini, gran parte delle societ tradizionali si affida al sistema dellallattamento al seno, che esclude automaticamente lintervento degli uomini. necessario quindi che le incombenze femminili non trattengano le donne lontano da casa per lunghi periodi, n mettano in pericolo i bambini se questi accompagnano le madri. Esse devono, inoltre, poter essere interrotte e riprese nel caso in cui i bambini piccoli necessitino di cure. La teoria della compatibilit spiegherebbe anche come mai nelle societ basate sulle specializzazioni a tempo pieno alcuni mestieri artigianali vengano svolti dagli uomini. Esiste una distinzione tra le societ non commerciali (in cui le attivit artigianali come la fabbricazione di ceste, di stuoie e di terrecotte sono eseguite dalle donne) e le societ che hanno specialisti a tempo pieno (in cui tali mestieri tendono ad essere maschili). Relativamente alla nostra societ particolarmente calzante lesempio della cucina. Per quanto vi siano cuoche raffinate, gli chef e i fornai di solito sono uomini, anche se in casa sono le donne che, per tradizione, si occupano della preparazione del cibo. probabile, tuttavia, che le donne avrebbero maggiori possibilit di diventare cuoche o chef se potessero lasciare i figli piccoli e grandi in un luogo sicuro in cui i bambini venissero accuditi. La teoria della compatibilit non spiega, tuttavia, perch siano gli uomini a preparare il terreno per le coltivazioni, a fabbricare oggetti (come gli strumenti musicali). Tutte queste mansioni possono venire interrotte per seguire i piccoli e non sono pi pericolose dellattivit in cucina. La teoria delleconomia di sforzo aiuta a giustificare lesistenza di modelli che le teoria delle forza e della compatibilit non riescono a spiegare. Pu risultare vantaggioso, per esempio, che siano gli uomini a fabbricare gli strumenti musicali, nel caso in cui essi si occupino della raccolta del materiale pesante di cui questi oggetti sono fatti (es: con il disboscamento). Poich raccoglie questi materiali, presumibilmente luomo conosce meglio le loro caratteristiche ed quindi pi facile che sappia come lavorarli. Una quarta spiegazione data dalla teoria della sacrificabilit, secondo cui sono tendenzialmente gli uomini a svolgere lavori pericolosi nella societ, in quanto essi sono pi sacrificabili (la perdita di un maschio ha infatti minori conseguenze dal punto di vista riproduttivo). Per quanto queste differenti teorie, prese singolarmente o combinate fra loro, spieghino gran parte della divisione del lavoro rispetto ai generi, rimangono tuttavia alcuni problemi irrisolti: chi critica la teoria della forza fisica mette in risalto come in alcune societ le donne svolgano in realt mansioni molto faticose. Se in determinate societ le donne sono in grado di sviluppare una potenza fisica sufficiente per svolgere simili attivit, allora probabilmente la forza dipende pi dallesercizio di quanto non si sia abituati a pensare anche la teoria della compatibilit presenta alcune difficolt. Le donne che dedicano molto tempo al lavoro nei campi lontano da casa,

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per esempio, delegano ad altri la cura e il nutrimento dei propri piccoli durante il tempo in cui esse non possono accudirli. In alcune societ, inoltre, le donne si dedicano alla caccia, una delle attivit pi incompatibili con la cura dei figli. La caccia femminile, quindi, non sembra essere incompatibile con la cura dei bambini: non solo le donne portano con s i lattanti durante le battute di caccia, ma le capacit riproduttive delle cacciatrici non sono inferiori a quelle delle altre donne. chiaro, per, che queste cacciatrici-donne sono agevolate dal fatto che i luoghi di caccia si trovano solo ad una mezzora dal campo, e dal fatto che esse sono accompagnate dai cani che le assistono e proteggono loro e i bambini durante la battuta. Lattivit inoltre si svolge generalmente in gruppo, e questo facilita il trasporto dei bambini e delle carcasse degli animali. Come ci suggeriscono i casi descritti, necessario approfondire molto le nostre conoscenze in merito al fabbisogno di forza lavoro. Pi precisamente in merito a determinati compiti dobbiamo sapere esattamente la quantit di forza necessaria per svolgerli, il loro grado di pericolosit e la possibilit di interromperli per dedicarsi alla cura dei figli. comunque opportuno notare che nessuna di queste teoria implica limmutabilit nel tempo dei modelli di divisione del lavoro. Losservazione della nostra e di altre societ industriali ci mostra infatti che la rigida divisione del lavoro secondo il genere comincia a scomparire laddove le macchine sostituiscono la forza umana e laddove le donne hanno meno bambini e ne affidano le cure a terzi. Nella nostra societ esiste uno stereotipo che attribuisce al marito il compito di provvedere al sostentamento della famiglia, e alla moglie la responsabilit della casa e della cura dei figli. Questo, come sappiamo, sempre pi un mito che una realt. Non solo, infatti, molte donne oggi sono madri single, ma un gran numero di mogli lavora fuori casa. Nella nostra societ la persona che provvede al sostentamento colui (tradizionalmente luomo) che "procura il pane" (sia che si tratti di cibo che di denaro per comprare il cibo). Concentrando lattenzione su questa persona e su questa funzione facile minimizzare i contributi apportati da chi lavora principalmente in casa. La maggior parte degli antropologi opera una distinzione tra attivit di sussistenza primarie e attivit di sussistenza secondarie. Le prime servono a procacciare il cibo e sono la raccolta, la caccia, la pesca, la pastorizia e lagricoltura. Le seconde comprendono per la maggior parte la preparazione e lelaborazione del cibo per il consumo o per la conservazione. Sappiamo molto riguardo alle variazioni transculturali del contributo che gli uomini e le donne apportano alle attivit primarie di sussistenza, e riguardo alle possibili cause di questa divisione di ruoli. Molto meno, invece, si sa a proposito dei contributi alle attivit di sussistenza secondarie. I ricercatori hanno studiato le attivit primarie di sussistenza, misurando il contributo del lavoro femminile e maschile alla dieta (in termini di rapporto calorico). Unaltra unit di misura data dal tempo impiegato per svolgere queste attivit (che in genere hanno luogo fuori casa). Questi 2 tipi di misurazioni danno, tuttavia, risultati molto diversi. Pu essere, infatti, che alcune societ dedichino pi tempo alla caccia piuttosto che allagricoltura, ma che sia questultima a fornire il maggior apporto di calorie. In alcune societ le donne hanno tradizionalmente rivestito un ruolo economico pi importante rispetto agli uomini, e questo sotto tutti i punti di vista. Da una rassegna fatta su un vasto numero di societ emerge come sia gli uomini sia le donne contribuiscano alle attivit primarie di approvvigionamento del cibo, con la differenza che di solito il contributo maschile maggiore in termini di apporto calorico. Vi sono invece societ in cui le donne contribuiscono in misura maggiore rispetto agli uomini (sempre in termini di apporto calorico) alle attivit primarie di sussistenza. Laddove la caccia, la pesca e la pastorizia (generalmente attivit maschili) costituiscono le fonti principali di apporto calorico, il contributo maschile superiore a quello femminile. La tecnica predominante di approvvigionamento del cibo non , tuttavia, sempre indicativa: alcune societ, per esempio, che dipendono principalmente dalla pesca, affidano alle donne la maggior parte del lavoro. Nelle societ la cui attivit principale la raccolta (una mansione tipicamente femminile) lapprovvigionamento del cibo (in termini di calorie) dipende soprattutto dalle donne. La maggior parte delle societ conosciute dagli antropologi, tuttavia, deriva il proprio apporto calorico dallagricoltura, piuttosto che dalla caccia o dalla pesca. Se si escludono la pulizia e la preparazione del terreno (mansioni generalmente maschili) tutte le altre (la semina, il compito di estirpare le erbacce, lirrigazione e il raccolto) sono attivit svolte indifferentemente dagli uomini o dalle donne. Resta da spiegare perch in alcune societ siano le donne a dedicarsi alla maggior parte del lavoro agricolo, mentre in altre questo compito spetti agli uomini. Una spiegazione di questo fenomeno pu essere ricondotta al tipo di agricoltura praticata. Molti studi hanno messo in evidenza come il contributo calorico portato dagli uomini alla sussistenza primaria tenda ad essere molto superiore a quello femminile laddove vi sia un sistema di agricoltura intensiva, in particolare quando venga impiegato laratro. Dove, invece, leconomia si basi sullorticoltura, il contributo delle donne relativamente alto, a paragone di quello maschile, sia che si tratti della coltivazione di radici e di alberi (nel qual caso si parla semplicemente di orticoltura), sia che si tratti di colture "taglia e brucia" (che rientrano nella categoria dellagricoltura estensiva o itinerante). Secondo Ester Boserup nel momento in cui la popolazione cresce e

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aumenta quindi la necessit di sfruttare il territorio in modo intensivo, vengono introdotti luso dellaratro e lirrigazione, con un conseguente incremento del lavoro. Le ragioni di questo fenomeno non sono, tuttavia, del tutto chiare. Perch le donne, nel momento in cui viene introdotto laratro, interrompono il loro apporto sostanziale alle attivit agricole?? Per rispondere a questo quesito molti ricercatori spostano la propria attenzione sulla quantit di tempo dedicato dagli uni e dalle altre alle varie mansioni agricole. La ragione di questa scelta legata al fatto che il contributo di genere allagricoltura varia notevolmente sia allinterno delle sequenze produttive, sia a seconda dei diversi tipi di raccolto. quindi pi facile confrontare la quantit di tempo totale di lavoro femminile rispetto a quella maschile, piuttosto che quantificare il contributo alla dieta che ciascun genere fornisce in termini di apporto calorico. Come possibile, infatti, operare una stima del contributo calorico se, per esempio, gli uomini si occupano della pulizia e dellaratura dei campi, le donne della semina e dellestirpazione delle erbacce, ed entrambi partecipano al raccolto?? Una spiegazione possibile del maggior apporto maschile alle attivit agricole laddove si impiega laratro potrebbe essere individuata nel fatto che questa tecnica richiede una grossa mole di lavoro nella fase della pulizia e della preparazione dei campi, mentre riduce il tempo dedicato ad estirpare le erbacce. In ogni caso, sempre luomo che si dedica alla pulizia del terreno, attivit che, nelle colture intensive, richiede un maggior dispendio di tempo. Estirpare le erbe infestanti probabilmente un lavoro compatibile con la cura dei figli ed forse per tale ragione che in questa attivit si registra una prevalenza femminile. Il fatto che laratura sia un compito maschile che richiede un notevole dispendio di tempo non spiega tuttavia perch, nelle societ in cui utilizzato laratro, le donne svolgano una quantit inferiore di lavoro in tutti i settori dellagricoltura. Unaltra motivazione che pu spiegare il minor contributo femminile alle attivit agricole nei sistemi intensivi che in questi ultimi i lavori domestici aumentano, per cui si riduce il tempo che le donne possono dedicare ai campi. Chi applica il metodo intensivo di solito destina il terreno alla coltivazione del grano, il quale prima dellimmagazzinamento richiede un tempo elevato di lavorazione per essere reso commestibile. Resta da spiegare come mai le donne contribuiscono in misura notevole alle attivit orticole. possibile, in effetti, che esse abbiano meno lavoro casalingo, ma allora ci varrebbe anche per gli uomini. Perch, dunque, essi non si dedicano proporzionalmente di pi allorticoltura?? Una spiegazione possibile che spesso in queste societ gli uomini devono dedicare molto tempo ad altri tipi di attivit (es: una guerra, prestare servizio come lavoratori salariati in citt lontane, viaggiare periodicamente per svolgere unattivit di commercio, ..). Nel caso in cui le donne apportino un notevole contributo alle attivit primarie di sussistenza, ci aspetteremmo che ci influisca sul loro atteggiamento nei riguardi dei figli. Numerosi studi transculturali hanno dimostrato che questa supposizione esatta. Nelle societ in cui il contributo femminile (in termini di apporto calorico) elevato si iniziano a nutrire i bambini con cibi solidi (compito che pu essere svolto da persone differenti dalla madre) anticipatamente rispetto alle societ in cui invece le donne partecipano in misura minore alle attivit primarie di sussistenza. probabile, inoltre, che le ragazze vengano abituate ad essere operose (es: aiutando la madre) e che la nascita di una femmina sia maggiormente apprezzata. importante tener presente che le conclusioni a cui si giunge in merito al contributo alle attivit di sussistenza secondo i generi dipendono molto dal metro di misura adottato. Cambiando prospettiva per un attimo, e tenendo conto di tutte le attivit lavorative, emerge un quadro diverso del rapporto tra contributo maschile e femminile alla sussistenza. Sommando infatti per intero il tempo lavorativo, includendo le attivit esterne (per la maggior parte la raccolta di cibo) e quelle dentro casa (tra cui la preparazione del cibo), risulta che il lavoro femminile ammonta ad un numero di ore giornaliere superiore a quello maschile, sia nei sistemi agricoli intensivi, sia nelle societ di orticoltori. In quasi tutte le societ a noi note i leader politici sono uomini. Una ricerca transculturale ha inoltre dimostrato che, nei casi in cui le posizioni di potere sono nelle mani delle donne, queste ultime sono comunque in minoranza numerica rispetto agli uomini, oppure sono meno potenti di loro. Che si consideri o meno la guerra come un fenomeno che rientra nella sfera della politica, in questambito la prevalenza maschile pressoch universale. Per quale ragione gli uomini hanno quasi sempre dominato la scena politica (almeno fino ad oggi)?? Secondo alcuni, poich la direzione degli affari bellici comporta il controllo di una risorsa importante come quella delle armi, il ruolo militare che hanno gli uomini a collocarli ai vertici della scena politica. stato dimostrato, tuttavia, che le posizioni di comando raramente sono ottenute con la forza, e che quindi una superiorit di questo tipo non costituisce un fattore determinante. Vi , comunque, una relazione di altra natura tra guerra e leadership politica. Non solo, infatti, la guerra ha uninfluenza

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diretta sulla sopravvivenza: essa presente regolarmente nella maggior parte delle societ che conosciamo, e quindi il potere decisionale nelle questioni belliche rappresenta una delle funzioni politiche pi importanti nella maggior parte delle societ. Le decisioni in merito alla guerra, dunque, dovranno essere affidate alla persone pi competenti in questo settore. Per spiegare perch sono principalmente gli uomini a impiegarsi nella guerra vi sono 3 possibili spiegazioni, universalmente valide: la guerra, come la caccia, richiede forza fisica (per utilizzare le armi) e rapidi scatti di energia (per correre) la guerra certamente una delle attivit pi pericolose, il che, aggiunto al fatto che non possibile interromperla, la rende incompatibile con la cura dei figli anche se non ha figli, nel momento del combattimento una donna generalmente comunque tenuta lontana, poich la sua fertilit potenziale pi importante per la riproduzione e per la sopravvivenza del gruppo di quanto non lo sia il suo contributo da combattente Sia la teoria della forza fisica, sia quella della compatibilit e della sacrificabilit, quindi, possono dare ragione della predominanza maschile nelle attivit belliche. Vi sono ulteriori fattori che possono essere menzionati riguardo al predominio maschile nella politica: la statura (generalmente maggiore negli uomini): anche se non chiaro perch essa debba essere un requisito della leadership, alcuni studi dimostrano che pi probabile che il ruolo di leader sia rivestito da persone alte gli uomini frequentano il mondo esterno molto pi delle donne, mentre le donne tendono a lavorare nei pressi del luogo dabitazione limpegno richiesto dallallevamento dei figli pu limitare linfluenza della donna Se queste motivazioni spiegano almeno in parte la diffusa predominanza maschile in campo politico, resta tuttavia da capire perch in alcune societ la partecipazione femminile alla vita politica sia maggiore rispetto ad altre. Marc Ross ha analizzato il problema in un campione transculturale di 90 societ, nelle quali il grado di partecipazione femminile alla politica variava considerevolmente. Un fattore che sembra determinante per lesclusione delle donne dalla vita politica lorganizzazione delle comunit secondo la parentela maschile. Come vedremo, generalmente le donne, quando si sposano, lasciano la propria comunit per trasferirsi presso quella del marito. Se le donne sono "straniere" in una comunit in cui vi sono molti uomini legati da parentela, allora questi avranno un vantaggio politico garantito dalla loro conoscenza dei membri e della storia della comunit. La definizione di status molto problematica: secondo alcuni la relazione tra status femminile e status maschile dipende dallimportanza che una societ attribuisce alle donne e agli uomini per altri essa riguarda la quota di autorit e di potere conferita proporzionalmente ai 2 generi in altri autori essa individuerebbe il tipo di diritto ad agire secondo i proprio desideri posseduto dagli uomini e dalle donne In ogni caso molti scienziati sociali indagano le ragioni delle differenze di status della donna da societ a societ. Analizzano la variazione del grado di stratificazione dei generi. Nel mondo islamico, per esempio, le donne e gli uomini conducono vite molto separate; sotto vari profili lo status della donna sembra essere alquanto misero. In altre societ, al contrario, ci si avvicina molto ad una situazione di parit tra status maschile e status femminile. Esistono molte teorie in merito alle diversit di status delle donne: secondo una delle pi diffuse, la condizione della donna sarebbe migliore laddove elevato il suo contributo alle attivit primarie di sussistenza: lo status delle donne sarebbe, quindi, notevolmente inferiore in quelle societ che traggono sostentamento dalla caccia, dallallevamento, o dallagricoltura intensiva una seconda teoria afferma che nei casi in cui la guerra ha un ruolo di estrema rilevanza, agli uomini viene attribuita maggiore importanza ed essi sono considerati pi degni di stima rispetto alle donne una terza teoria mette in evidenza come lo status superiore delluomo sia legato alla presenza di gerarchie politiche centralizzate. Il principio analogo a quello della teoria della guerra: dato che di solito sono gli uomini a rivestire ruoli di leadership in campo politico, lo status maschile dovrebbe essere superiore nei casi in cui la sfera politica abbia maggiore importanza

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vi , infine, unulteriore teoria secondo la quale lo status delle donne sar superiore laddove i gruppi familiari e il luogo di residenza della coppia sposata siano organizzati secondo un criterio matriarcale Nel valutare queste teorie si pone il problema di decidere il significato del concetto di status: esso implica, per esempio, lidea di "valore", oppure di "diritti", oppure di "autorit"?? Una ricerca transculturale effettuata da Martin Whyte ha messo in evidenza come questi fattori non cambino tutti nello stesso modo. I risultati di questo studio mostrano che raramente vi una relazione tra questi elementi. Non possiamo quindi, concludeva Whyte, parlare dello status come di un singolo concetto; pi appropriato, piuttosto, parlare dello status delle donne nelle diverse sfere della vita. Per quanto avesse scoperto che non vi era interdipendenza tra i vari elementi che definiscono la status, Whyte decise di verificare se alcune delle teorie che abbiamo appena menzionato fossero in grado di descrivere le cause per cui in alcune societ vi sono molti settori in cui le donne godono di uno status privilegiato mentre in altre ve ne sono pochi. Esaminiamo innanzitutto le affermazioni che vengono smentite dalle testimonianze transculturali. Uno di queste lidea che il contributo sostanziale alle attivit primarie di sussistenza garantisca uno status elevato. Nelle societ ad agricoltura intensiva le donne (il cui contributo lavorativo minore di quello degli uomini) tendono effettivamente ad avere uno status per molti aspetti inferiori. Nelle societ che dipendono principalmente dalla caccia (in cui il contributo femminile altrettanto limitato) lo status delle donne , invece, migliore, e questo smentisce la suddetta teoria. Analogamente non esistono prove che diano validit universale al principio per cui la frequenza delle guerre avrebbe uninfluenza negativa sullo status delle donne in numerosi settori della vita. Quali sono, dunque, i fattori che determinano uno status migliore per la donna?? Sebbene non fornisca risultati cos netti ed evidenti, lo studio di Whyte avvalla in qualche misura la teoria secondo la quale lo status delle donne migliore laddove i gruppi familiari e la residenza coniugale siano organizzati intorno ad esse. Una condizione di inferiorit dello status femminile compare, invece, nelle societ in cui siano presenti gerarchie politiche. Laddove esiste una stratificazione sociale lagricoltura si fonda sullaratura e sullirrigazione gli insediamenti sono estesi esistono la propriet privata e la specializzazione artigianale si tende ad attribuire alla donna uno status di inferiorit. Resta ancora da capire come mai la complessit culturale comporti per la donna sia una minore autorit nellambito della casa, sia un controllo ridotto sulla propriet, sia maggiori restrizioni nella vita sessuale. Anche il colonialismo occidentale ha avuto effetti negativi sullo status della donna: per quanto un certo grado di disparit tra uomo e donna potesse gi esistere prima dellarrivo degli europei, sembra che gli effetti del colonialismo siano stati in genere negativi per quanto riguarda lo status femminile. III. La personalit. Secondo Margaret Mead non esistono tra i sessi differenze di personalit che abbiano valore universale: tali differenze sono, piuttosto, stabilite dalle societ. Le ricerche effettuate negli ultimi anni smentiscono, tuttavia, lasserzione della Mead che non vi siano differenze sessuali che possano spiegare il carattere. Alcune di queste differenze comportamentali, infatti, ricorrono in modo sistematico in societ completamente diverse. Questo non significa che la Mead fosse in errore a proposito delle 3 societ da lei analizzate: possibile che esse rappresentino dei casi atipici. Probabilmente se la Mead avesse adottato le tecniche di osservazione impiegate nelle recenti ricerche sul campo (in particolare losservazione di campioni sistematici), essa avrebbe scoperto che alcune differenze sono legate al genere. Questi studi registrano sistematicamente i minimi dettagli del comportamento di un numero elevato di maschi e di femmine. Quali sono le differenze nella personalit rilevate da questi studi?? Molti di essi hanno preso in esame bambini appartenenti a contesti culturali diversi. La differenza pi diffusa riguarda il comportamento aggressivo: i maschi tentano di aggredire gli altri con maggior frequenza rispetto alle femmine. Vi sono tra maschi e femmine altre differenze osservabili che ricorrono con considerevole frequenza; dobbiamo, tuttavia, essere cauti nel prenderle in considerazione, sia perch non sono documentate, sia perch presentano un maggior numero di eccezioni: si tratta della tendenza presente nelle ragazze ad avere un comportamento pi responsabile, e a mostrare maggiore disponibilit verso gli altri le femmine, inoltre, sembrano pi propense a conformarsi al volere e agli ordini degli adulti i ragazzi, daltro canto, tentano spesso di esercitare una supremazia sugli altri per raggiungere i propri scopi

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genere

nel gioco entrambi mostrano una preferenza per il proprio

sembra, inoltre, che i ragazzi giochino in gruppi allargati, mentre le cerchia delle ragazze sia pi ristretta i maschi, infine, mantengono di pi le distanze rispetto alle femmine Se accettiamo che vi sia una certa omogeneit transculturale in tali differenze, come possiamo spiegarla?? Molti ricercatori sono convinti che la diffusione di certe differenze abbia origine nella diversit di ordine biologico tra i 2 sessi. Il dato dellaggressivit uno dei tratti pi discussi, principalmente perch riguardo ad esso vi sono differenze tra i generi fin dalla pi tenera infanzia. Secondo una spiegazione alternativa le societ allevano i maschi e le femmine in modo diverso perch quasi sempre agli adulti di ciascun genere si richiede di assolvere a funzioni diverse. I ricercatori tendono a sostenere luna o laltra teoria, quella biologica o quella sociale. del tutto possibile, invece, che sia le cause biologiche sia le cause sociali concorrano alla formazione delle differenze tra maschi e femmine. I genitori, infatti, hanno il potere di trasformare una lieve inclinazione di origine genetica in una marcata differenza di genere, potenziandola al massimo secondo i principi sociali che oppongono i maschi alle femmine. difficile per distinguere linfluenza genetica da quella sociale. Esistono ricerche che testimoniano come i genitori trattino i figli diversamente a seconda del sesso fin dalla nascita. Sebbene un osservatore oggettivo non noti differenze sostanziali di "personalit" tra bambine e bambini piccoli, spesso i genitori affermano il contrario. I genitori potrebbero inconsciamente voler riconoscere delle differenze ed dunque possibile che essi le instillino nel figlio. Anche le differenze che si manifestano in et precoce, dunque, potrebbero essere apprese. Si tenga presente, inoltre, che i ricercatori non possono condurre esperimenti pratici sulle persone che sono oggetto di osservazioni. Il comportamento dei genitori, per esempio, non pu essere alterato per scoprire cosa succederebbe se i bambini e le bambine venissero trattati esattamente nello stesso modo. Numerose ricerche relative al comportamento aggressivo negli animali dimostrano che alcuni ormoni maschili sono in parte responsabili dellalto livello di aggressivit nei maschi. Questi risultati non sono necessariamente trasferibili al genere umano; tuttavia sono stati studiati casi di donne che hanno assunto, nel ventre materno, medicinali somministrati per prevenire laborto. In linea di massima questi studi forniscono gli stessi risultati delle osservazioni sugli animali: nel comportamento dei soggetti si registra infatti un maggiore livello di aggressivit. Alcuni studiosi ritengono che questi risultati provino lorigine biologica delle differenze di aggressivit. Secondo altri essi non dimostrano nulla. Esistono prove del fatto che il grado di aggressivit dipenda dal tipo di socializzazione?? Sebbene uno studio etnografico transculturale dimostri che sono pi numerosi i casi in cui il comportamento aggressivo sollecitato nel maschio piuttosto che nella femmina, nella maggior parte delle societ non esistono differenze nelleducazione allaggressivit. I pochi casi di societ in cui vi sono differenze esplicite a questo riguardo non possono rendere conto di tutte le differenze esistenti. Per quanto ne sappiamo, i comportamenti aggressivi, come altri tratti "maschili", possono essere appresi anche implicitamente. Alla base di alcune differenze comportamentali legate al genere potrebbe esservi un insegnamento sociale indiretto. Beatrice e John Whiting riferiscono, in un loro studio, che i bambini a cui viene assegnato molto lavoro manifestano un temperamento pi responsabile e disponibile. Dato che le femmine generalmente collaborano pi dei maschi alle faccende domestiche, la loro maggiore responsabilit e disponibilit potrebbero essere, dunque, imputabili a questa unica ragione. Se il ragionamento corretto, logico attendersi che i maschi che svolgono compiti femminili si comportino in modo pi simile alle femmine. Dallosservazione sistematica risult che in molti casi il comportamento dei ragazzi che svolgevano le mansioni femminili rappresentava un livello intermedio tra quello degli altri ragazzi e quello delle ragazze. La somiglianza con il comportamento femminile si manifestava in un minor grado di aggressivit rispetto agli altri maschi e in un atteggiamento meno dominante e pi responsabile. Prima di abbandonare il tema delle differenze comportamentali dovremmo sottolineare lesistenza, a tal proposito, di convinzioni diffuse ma infondate, come quella per cui le ragazze sarebbero pi dipendenti, pi socievoli e pi passive dei ragazzi: innanzitutto se consideriamo la dipendenza come la tendenza a cercare aiuto e sostegno emotivo negli altri, le femmine non sono pi inclini e mostrarla. La riprova che i ragazzi e i bambini dei 2 sessi hanno modi diversi di manifestare questo atteggiamento di dipendenza. Le femmine cercano aiuto e contatto, mentre i maschi tendono ad attirare su di s lattenzione e lapprovazione degli altri per quanto riguarda la socievolezza, non si hanno sostanziali differenze tra i sessi. La socievolezza si manifesta certamente in modo variabile nelle femmine e nei maschi, dato che i ragazzi tendono a giocare in gruppi pi allargati rispetto alle ragazze

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riguardo alla presunta passivit femminile, non esistono prove sufficientemente convincenti. Lunico fatto che emergeva delle differenza relativa ai sessi era che le ragazze pi grandi erano meno inclini, rispetto ai ragazzi, a rispondere ad unaggressione con un comportamento aggressivo. Un simile atteggiamento, tuttavia, non necessariamente indice di passivit

IV. La sessualit. Dato il modo in cui la specie umana si riproduce, non sorprende che la sessualit sia parte della nostra natura. Ciononostante non esistono societ a noi note che trattino la sessualit come una cosa naturale: tutte possiedono infatti delle regole che stabiliscono quale sia la condotta "conveniente". Il grado di attivit sessuale prematrimoniale, extramatrimoniale e intramatrimoniale permessa o incoraggiata varia notevolmente da societ a societ. Esistono, inoltre, grandi differenze riguardo alla tolleranza nei confronti della sessualit non eterosessuale. IV.I. Atteggiamenti permissivi VS atteggiamenti repressivi. Tutte le societ tentano di regolamentare in qualche misura lattivit sessuale. Alcune societ vietano il sesso prematrimoniale, altre lo ammettono. Lo stesso vale per i rapporti extraconiugali. Non sempre, inoltre, il grado di limitazione delle norme imposte da una societ rimane identico per tutto larco della vita dellindividuo o vale per ogni aspetto della sessualit. In molti casi, per esempio, gli adolescenti devono sottostare ad imposizioni blande, mentre gli adulti sono tenuti ad osservare restrizioni pi rigide. Gli atteggiamenti, inoltre, cambiano nel corso del tempo. La stessa societ americana ha una tradizione piuttosto repressiva, che per, fino a poco tempo fa (ossia prima dellemergenza dellAids), stava progressivamente lasciando il posto ad un atteggiamento pi tollerante. Il sesso extraconiugale piuttosto diffuso. Per quanto riguarda gli uomini esso si verifica nel 69% delle societ; quanto alle donne la percentuale del 57%. La frequenza di questo tipo di attivit sessuale pi alta di quanto ci si potrebbe aspettare, tenuto conto del fatto che solo una maggioranza modesta di societ accetta esplicitamente il sesso extraconiugale maschile, e un numero ancora inferiore ammette quello femminile. In molte societ, dunque, esiste una notevole differenza tra il codice repressivo e le effettive pratiche sessuali. Le ricerche transculturali dimostrano che la maggior parte delle societ ha uno standard diverso per le donne e per gli uomini: le prime, infatti, sono pi soggette a restrizioni. La privacy nel momento del coito un requisito pressoch universale. Ma mentre per il nordamericano il luogo predestinato allattivit sessuale generalmente la camera da letto, molti altri popoli si appartano nel verde della natura. In alcune culture spesso il coito ha luogo in presenza di altri che stanno dormendo o che semplicemente guardano dallaltra parte. Anche il periodo e la frequenza del coito sono variabili. Generalmente si preferisce la notte, ma alcune popolazioni optano esplicitamente per il giorno. Nella maggior parte delle societ ci si astiene dai rapporti sessuali per il periodo delle mestruazioni, almeno in parte durante la gravidanza, e per un certo lasso di tempo dopo il parto. Altre societ proibiscono il rapporto sessuale prima di una serie di attivit, come la caccia, la pesca, la semina, la produzione della birra e la fusione del ferro. La societ americana una delle pi permissive riguardo alla sessualit allinterno del matrimonio, poich durante il lutto, nel periodo mestruale e nel corso della gravidanza impone poche limitazioni. Il grado di tolleranza o di repressione nei confronti dellomosessualit non diverso da quello che viene manifestato riguardo ad ogni altro tipo di attivit sessuale. Poco si sa delle pratiche omosessuali nelle societ molto repressive, forse perch in molti casi tali societ negano lesistenza stessa del fenomeno. Laddove vi pi tolleranza la diffusione dellomosessualit varia. In alcune societ essa accettata, ma limitata a certi periodi e a certi individui. In altre societ lomosessualit pi diffusa. IV.II. Le cause della repressione. Prima di tentare di spiegare perch esistano vari livelli di repressione sessuale a seconda della societ, necessario chiedersi se tutte le forme di limitazione in campo sessuale si implichino a vicenda. Le ricerche attuali mostrano che nelle societ in cui vengono imposti dei limiti riguardo ad un dato aspetto della sessualit eterosessuale, tali limiti vengono estesi anche ad altri aspetti. Tuttavia, laddove vi siano forti restrizioni riguardo alla vita eterosessuale, non necessariamente si impongono limiti a quella omosessuale. Se le restrizioni riguardano il sesso prematrimoniale, non dobbiamo attenderci per forza conseguenze sul piano delle relazioni omosessuali. Quando si tratta di rapporti extraconiugali la situazione diversa. Nelle societ in cui il numero di omosessuali maschi alto, ladulterio eterosessuale degli uomini viene disapprovato. Se vogliamo spiegare lesistenza di misure repressive in questo ambito, dunque, dobbiamo considerare la sfera omosessuale e quella eterosessuale separatamente. SFERA OMOSESSUALE: il materiale etnografico indica lesistenza di una vasta gamma di reazioni sociali alle relazioni omosessuali. Finora le ricerche non sono

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giunte a stabilire principi generali, ma lanalisi transculturale sullomosessualit maschile fornisce comunque risultati affascinanti. Uno di questi risultati la scoperta che pi probabile riscontrare lintolleranza nei confronti dellomosessualit maschile nelle societ in cui sono vietati alle donne sposate laborto e linfanticidio (in molti casi queste pratiche sono permesse se si tratta di nascite illegittime). Questa ed altre scoperte avvalorano la teoria secondo cui lomosessualit sarebbe poco accettata nelle societ che, aspirando ad un incremento demografico, tollererebbero male i comportamenti che potrebbero ridurre laumento della popolazione. Un altro indizio della dipendenza di questo tipo di intolleranza dalla spinta alla crescita demografica il fatto che pi probabile riscontrare unaccettazione dellomosessualit nelle societ colpite da carestie e da forti penurie di cibo. In questi casi, infatti, poich le condizioni esistenti determinano una forte pressione della popolazione sulle risorse, lomosessualit e altre pratiche che riducono la crescita della popolazione sono non solo tollerate, ma addirittura incoraggiate. La pressione demografica spiega, inoltre, perch recentemente la nostra societ sia diventata pi tollerante nei confronti dellomosessualit. chiaro che i fattori demografici non rendono ragione del processo che spinge molti individui di una societ a divenire omosessuali. Essi, per, chiariscono perch alcune societ considerino tali atteggiamenti in unottica pi o meno permissiva. SFERA ETEROSESSUALE: sebbene non ne conosciamo la ragione, sappiamo che le maggiori restrizioni per quanto riguarda il sesso prematrimoniale sono riscontrate tendenzialmente nelle societ pi complesse. Pi aumenta lineguaglianza sociale e pi crescono le disparit economiche tra i vari gruppi, tanto pi i genitori si preoccupano di evitare che i figli contraggano matrimonio con individui "inferiori" a loro. La tolleranza nei confronti di relazioni sessuali prematrimoniali potrebbe facilitare lintreccio di legami sentimentali con qualcuno che sia ritenuto un coniuge indesiderabile. Peggio ancora (dal punto di vista della famiglia), una relazione "sconveniente" di questo genere potrebbe dare luogo ad una gravidanza che precluderebbe alla ragazza un "buon" matrimonio. Il controllo dellaccoppiamento potrebbe, dunque, essere un metodo per vigilare sulla propriet. Conferma questa teoria la scoperta che la verginit rappresenta un valore nelle societ stratificate, laddove probabile che la combinazione di un matrimonio implichi uno scambio di beni e di denaro fra le famiglie. 8. IL MATRIMONIO, LA FAMIGLIA, LA PARENTELA. Il fatto che il matrimonio sia universale non significa che in tutte le societ tutti si sposino. Significa soltanto che la maggior parte delle persone (in genere quasi tutte) si sposa almeno una volta nella vita. Quando affermiamo che il matrimonio universale non intendiamo dire che le usanze matrimoniali e familiari siano uguali in tutte le societ. Esiste, al contrario, una notevole variabilit nel modo in cui ci si sposa e nel numero e nelle caratteristiche di coloro che si possono sposare. Lunico criterio universale riguardante il matrimonio il divieto di unirsi con i genitori, con i fratelli e con le sorelle. Anche la famiglia universale. In tutte le societ esistono gruppi sociali formati da genitori e figli, anche se con notevoli variazioni nella forma e nellentit numerica. Alcune societ sono caratterizzate da famiglie estese composte da 2 o pi gruppi di genitori e figli; in altri casi le famiglie formano unit indipendenti pi piccole. Oggi il matrimonio non rappresenta necessariamente la base per la costituzione di una famiglia. Le famiglie di un solo genitore stanno diventando un fenomeno diffuso nelle societ occidentali. Ciononostante in queste societ il matrimonio non scomparso e rappresenta ancora una consuetudine comune, sebbene siano sempre di pi le persone che scelgono di avere figli senza sposarsi. I. Il matrimonio. Il matrimonio non altro che lunione sessuale ed economica, approvata socialmente, tra un uomo ed una donna. Sia la coppia sia gli altri componenti della societ accettano che questa unione sia pi o meno stabile e che implichi una serie di diritti e di doveri tra i coniugi e tra questi e i futuri figli. Nel matrimonio lunione sessuale socialmente approvata: ci significa che la coppia sposata non deve nascondere la natura sessuale della propria relazione. Per quanto lunione matrimoniale possa venire sciolta dal divorzio, tutte le societ hanno un approccio iniziale con il matrimonio che implica unidea pi o meno radicata di stabilit. Un altro elemento implicito nel matrimonio sono i diritti e i doveri reciproci, che possono essere pi o meno specifici e formalizzati e che riguardano le questioni della propriet, della gestione finanziaria e della cura dei figli. Il matrimonio una relazione sia sessuale sia economica. Levento che sancisce

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linizio del matrimonio varia da una societ allaltra; alcune societ, ad esempio, non conoscono un rituale formale come la cerimonia nuziale. I.I. Tipi rari di matrimoni. Oltre al matrimonio tra uomini e donne, alcune societ ammettono quello tra persone dello stesso sesso; in nessuna societ, tuttavia, tali unioni rappresentano la norma. Queste forme coniugali non collimano completamente con la nostra definizione di matrimonio, in quanto esse: non uniscono un uomo ed una donna non rappresentano necessariamente unioni sessuali Questi "matrimoni" sono tuttavia approvati dalla societ, di solito ricalcano il modello del matrimonio regolare e implicano una serie considerevole di diritti e di doveri reciproci. Talvolta uno dei 2 coniugi considerato donna o uomo anche se ci non corrisponde alla sua identit sessuale. Si sa, per esempio, che presso gli azande dellAfrica avevano luogo matrimoni omosessuali temporanei. Prima che gli inglesi ottenessero il controllo dei territori dellattuale Sudan, i guerrieri azande che non potevano permettersi una moglie spesso sposavano "ragazzi-moglie" per soddisfare i propri bisogni sessuali. Cos come avveniva nei matrimoni normali, il "marito" offriva ai genitori del "ragazzo-sposa" dei doni (per quanto meno importanti di quelli che sarebbero stati offerti per una donna). Il marito svolgeva alcuni servizi per i genitori del ragazzo ed era ammesso che potesse corteggiare eventuali amanti e commettere adulterio. I ragazzi-moglie non solo avevano relazioni sessuali con il marito, ma si occupavano di gran parte delle faccende domestiche che tradizionalmente spettavano alla moglie. In molte societ africane abbiamo testimonianza della presenza di matrimoni tra donne, anche se non esistono prove riguardo allesistenza di rapporti sessuali tra le partner. Sembra che questo tipo di matrimonio fosse, piuttosto, un modo socialmente approvato di attribuire alla donna funzioni sociali e legali di padre e di marito. Questi matrimoni sembrano rappresentare la soluzione ai casi in cui in una famiglia regolare manchino figli maschi che possono ereditare la propriet. La soluzione consiste nel permettere alla donna, anche se il marito in vita, di diventare il "marito" di una donna pi giovane e di fungere da padre dei figli di questultima. La "donna-marito" assolve ad un pagamento matrimoniale necessario per ottenere la moglie, rinuncia alle mansioni femminili e si assume gli oneri di un marito. Tra le 2 donne (e tra la pi anziana e il precedente marito) non sono consentiti rapporti sessuali. Affinch la moglie possa avere figli la donna-marito le procura un consorte maschio. I figli riconoscono nella donna-marito la figura del padre, poich ella il padre socialmente designato. I.II. Le ragioni delluniversalit del matrimonio. Poich in tutte le societ esiste il matrimonio possiamo affermare che esso costituisce una pratica adattiva. Le teorie che intendono spiegare luniversalit del matrimonio sono molte. Secondo queste teorie il matrimonio risolverebbe una serie di problemi universali: come spartire il frutto della divisione sessuale del lavoro, come prendersi cura dei figli, come ridurre al minimo la competizione sessuale. Per valutare la plausibilit di queste ipotesi necessario domandarsi sa il matrimonio rappresenti la migliore o lunica soluzione a ciascuno di questi problemi. Nel capitolo precedente abbiamo messo in evidenza come tutte le societ note allantropologia dividano il lavoro secondo il genere. Questa divisione del lavoro stata spesso indicata come la causa del matrimonio. Laddove esiste una divisione del lavoro secondo i generi, la societ deve possedere un meccanismo che permetta alle donne e agli uomini di mettere in comune il prodotto delle rispettive attivit. Per quanto il matrimonio risolva tale problema, improbabile che esso rappresenti lunica soluzione possibile: un gruppo ristretto di persone, come quello costituito da fratelli e sorelle, per esempio, potrebbe impegnarsi a cooperare economicamente. Se messo a confronto con i cuccioli degli altri primati, il piccolo delluomo dipende dai genitori molto pi a lungo. Tale peculiarit grava principalmente sulla madre e pu costituire un limite al tipo di lavoro che la donna in grado di svolgere. La presenza delluomo per svolgere determinate mansioni, quali per esempio la caccia, che sono incompatibili con la cura dei figli, risulterebbe allora indispensabile. La necessit del matrimonio, dunque, sarebbe legata a questa prolungata dipendenza infantile. Si tratta essenzialmente di un ragionamento analogo a quello formulato in merito alla divisione del lavoro, e sul piano logico altrettanto debole. Non chiaro infatti perch un gruppo costituito da uomini e donne non potrebbe cooperare nella cura dei bambini anche senza il matrimonio. A differenza delle femmine di molti altri primati, la donna pu avere rapporti sessuali in ogni periodo dellanno. Secondo alcuni studiosi la continua ricettivit femminile pu aver creato dei seri problemi riguardo alla competizione tra maschi per la conquista delle femmine. Si pensato che la specie umana abbia dovuto impedire questa competizione ai fini della propria sopravvivenza, ossia che abbia sviluppato qualche

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strategia per ridurre al minimo la rivalit tra maschi ed evitare il verificarsi di conflitti distruttivi e letali. Tale ipotesi crea non pochi problemi: perch il fatto che la donna sia permanentemente ricettiva dal punto di vista sessuale dovrebbe favorire una maggiore competizione tra i maschi?? Si potrebbe anzi affermare il contrario: la competizione dovrebbe essere maggiore in presenza di risorse pi scarse, vale a dire nel caso in cui le femmine fossero sessualmente disponibili con minore frequenza i maschi di numerose specie animali, incluse quelle in cui la sessualit femminile relativamente frequente, non mostrano comportamenti eccessivamente aggressivi perch la competizione sessuale, ammesso che esista, non potrebbe essere governata da regole culturali diverse da quella del matrimonio?? Avrebbe potuto esserci, per esempio, una regola per cui le donne e gli uomini frequentano liberamente tutti i membri del sesso opposto stringendo relazioni che hanno una determinata durata Nessuna delle teorie finora prese in esame offre una spiegazione convincente del fatto che il matrimonio sia lunica o la migliore soluzione ad uno specifico problema. La validit di tali teorie messa in dubbio, inoltre, dai risultati delle ricerche comparative sui mammiferi e sugli uccelli. Se prendiamo in considerazione gli animali che, diversamente da altre specie completamente promiscue, presentano come luomo, una certa stabilit nellambito dei legami tra maschi e femmine, saremo in grado di individuare i fattori che sono alla base dei legami tra i sessi nelle specie animali a sangue caldo. Una forma simile al matrimonio esiste presso moltissimi uccelli, tra i lupi e i castori. Il legame tra maschio e femmina non dipende dai 3 fattori finora illustrati (divisione del lavoro, dipendenza infantile prolungata, continua ricettivit sessuale femminile). Esiste, dunque, qualche fattore che condiziona il legame tra maschi e femmine?? Per quanto riguarda mammiferi e uccelli la risposta positiva, e pu illuminare la nostra analisi del matrimonio umano. Nelle specie animali in cui, dopo il parto, le femmine sono in grado di nutrire contemporaneamente se stesse e i piccoli pi difficile riscontrare un tipo di legame stabile. Esso tende invece a presentarsi nelle specie in cui la madre, nel periodo che segue la nascita dei piccoli, non ha la capacit di procurarsi il cibo. In questi casi, se la madre ha un compagno che le legato, questi procaccia il cibo oppure si alterna alla femmina nella sorveglianza dei piccoli. Anche nel caso della femmina umana il nutrimento post partum rappresenta un problema. Pur ammettendo che nella specie umana esista questo problema, resta ancora da stabilire se la soluzione migliore sia rappresentata dal matrimonio. Siamo inclini ad accettare questa ipotesi poich riteniamo che altre soluzioni possibili non funzionerebbero altrettanto bene. Se, per esempio, 2 madri si alternassero nella cura dei piccoli, probabile che nessuna delle 2 sarebbe in grado di procurare da sola il cibo necessario a soddisfare entrambe e la prole, mentre una coppia formata da un uomo e da una donna che hanno in comune gli stessi figli ha minori difficolt nellapprovvigionamento di una sufficiente quantit di cibo. Unalternativa alla coppia potrebbe essere rappresentata da un gruppo promiscuo di maschi e femmine. Siamo propensi a credere, tuttavia, che in un tipo di organizzazione del genere una madre non potrebbe essere sicura del fatto che un uomo le sorvegli i piccoli, o si occupi del procacciamento del cibo per lei e per la prole. Rimane comunque la questione della legittimit di applicare agli esseri umani i risultati delle ricerche condotte su altri animali. II. Come viene sancito il matrimonio?? Poich il matrimonio ununione sessuale ed economica socialmente approvata, tutte le societ hanno la necessit di segnalarne formalmente lavvio. Per ragioni che non comprendiamo completamente, in alcuni casi il matrimonio accompagnato da cerimonie e da riti elaborati, mentre in altri esso sancito in modo molto pi informale. In molte societ, inoltre, hanno luogo transazioni economiche prima, durante e dopo la celebrazione del matrimonio. In tutte le societ che sanciscono il matrimonio con una cerimonia questa accompagnata da festeggiamenti. Tali festeggiamenti esprimono pubblicamente lunione delle famiglie degli sposi. In molte culture il matrimonio prevede espressioni cerimoniali di ostilit, quali lo scambio di insulti tra gruppi parentali. In molte societ si simulano dei combattimenti. Lostilit a volte pu raggiungere livelli di vera e propria aggressivit. Dimostrazioni di ostilit di questo genere si verificano di solito nelle societ in cui i 2 schieramenti parentali sono tra loro nemici effettivi o rivali potenziali. In molte societ un costume diffuso sposare donne dei villaggi "nemici". Le cerimonie matrimoniali simboleggiano aspetti importanti della cultura. Mentre in alcune societ la cerimonia rappresenta sul piano simbolico lostilit tra le 2 famiglie, in altre essa pu, invece, promuovere larmonia. III. Gli aspetti economici del matrimonio.

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In molte societ il matrimonio implica considerazioni di tipo economico: se nella cultura occidentale tali implicazioni possono essere pi o meno implicite, in numerose societ il matrimonio preceduto o seguito da transazioni economiche esplicite. Queste possono assumere varie forme. IL PREZZO (O RICCHEZZA) DELLA SPOSA: un dono in denaro o in beni che lo sposo o la sua famiglia offrono ai parenti della sposa. Generalmente il dono garantisce alluomo il diritto di sposare la donna e i diritti di paternit sui figli di lei. Il prezzo della sposa la pi comune tra le forme di transazione economica che accompagnano il matrimonio. Nella maggior parte dei casi il prezzo da pagare sostanzioso, e si tratta di unusanza diffusa in tutto il mondo. Il pagamento pu assumere diverse forme: nella maggior parte dei casi vengono offerti capi di bestiame e generi alimentari. Anche nel caso inusuale dei matrimonio tra donne il "marito" paga il prezzo della sposa. Nonostante la connotazione negativa che per noi potrebbe avere lidea di pagare un prezzo per la sposa, tale pratica non colloca la donna in una posizione di schiavit (sebbene questa usanza sia diffusa in societ in cui lo status delle donne relativamente basso). Il prezzo della donna pu essere importante sia per la donna sia per la sua famiglia. Il prezzo pagato, infatti, pu fungere da assicurazione. Se il matrimonio fallisce per colpa del marito e la donna ritorna alla propria famiglia, i suoi parenti possono essere esentati dal restituire la somma al coniuge. Daltro canto, per, pu verificarsi il caso in cui i parenti della sposa facciano pressione su di lei affinch rimanga con il marito anche contro la sua volont, perch non vogliono o non sono in grado di restituire il prezzo della sposa. Pi alto il prezzo della sposa pi bassa la possibilit di ottenere il divorzio. Da unanalisi transculturale emerge come sia pi probabile che le societ in cui vige tale usanza siano dedite allorticoltura e manchino di stratificazione sociale. Questa pratica, inoltre, diffusa laddove le donne contribuiscono in modo rilevante alle attivit primarie di sussistenza e dove si dedicano a tutte le attivit economiche in misura maggiore rispetto agli uomini. Per quanto questi dati paiano suggerire che nelle suddette societ le donne siano oggetto di maggiore considerazione, bisogna tenere presente che nelle societ in cui le donne contribuiscono in modo sostanziale alle attivit primarie di sussistenza il loro status non affatto superiore a quello degli uomini. Il prezzo della sposa infatti si osserva nelle societ in cui sono gli uomini a prendere la maggior parte delle decisioni riguardo alla conduzione della famiglia, ed proprio la detenzione del potere decisionale da parte delluomo che segnala come le donne abbiano uno status inferiore. IL MATRIMONIO PER SERVIZIO: il secondo tipo di transazione economica matrimoniale pi comune; prevede che lo sposo lavori per la famiglia della sposa talvolta prima, talvolta dopo le nozze. La durata della prestazione varia: in alcune societ essa solo di alcuni mesi, in altre si protrae per diversi anni. In alcune societ il prezzo della sposa pu essere sostituito dal matrimonio per servizio. LO SCAMBIO DI DONNE: lusanza di offrire una sorella o una parente dello sposo in cambio della sposa. LO SCAMBIO DI DONI (approssimativamente di pari valore): si ha tra i 2 gruppi parentali che si uniscono attraverso il matrimonio; ha una diffusione lievemente maggiore rispetto allo scambio di donne. LA DOTE: solitamente un sostanzioso passaggio di beni o di denaro dalla famiglia della sposa alla sposa stessa. Diversamente dalle altre transazioni economiche finora menzionate, la dote generalmente non implica una relazione tra i parenti della sposa e quelli dello sposo. La famiglia devessere sufficientemente ricca da fornire una dote, ma poich questi beni vanno alla donna, nessuna ricompensa viene alla famiglia che li ha elargiti. Lentit della dote determina spesso lappetibilit della sposa; ed la terra a rappresentare il bene principale. Contrariamente alle societ in cui si paga un prezzo per la sposa, le societ in cui esiste la dote tendono ad essere quelle in cui la donna contribuisce relativamente poco alle attivit primarie di sussistenza, in cui vi un elevato grado di stratificazione sociale e in cui alluomo non permesso avere pi mogli contemporaneamente. Secondo la teoria di Boserup lo scopo della dote di garantire un sostegno economico alla madre (e ai suoi figli), necessario data la scarsa contribuzione della donna al lavoro primario di sussistenza. Unaltra ipotesi che la dote sia concepita come strumento per attrarre lo sposo migliore laddove il sistema sia basato sulla monogamia e sia presente un livello elevato di disuguaglianza sociale (una simile strategia dovrebbe aumentare la probabilit di successo riproduttivo della figlia e della relativa prole). Entrambe le ipotesi sono confermate dai dati di recenti studi transculturali; la seconda teoria, per, sembra offrire una spiegazione pi convincente. Resta tuttavia da spiegare come mai in molte

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societ stratificate (come quelle occidentali) in cui le donne e gli uomini hanno un solo coniuge (uno alla volta) la dote non esista. LA DOTE INDIRETTA: quando il pagamento della dote viene effettuato dalla famiglia dello sposo. I beni vengono offerti in prima istanza al padre della sposa ed egli successivamente li consegna interamente o in parte alla figlia. IV. Un tab universale: lincesto. Il tab dellincesto, ovvero la regola che proibisce le relazioni sessuali e il matrimonio tra alcune categorie di parenti, presente in tutte le societ. La proibizione universale imposta dal tab dellincesto riguarda il rapporto sessuale e il matrimonio tra madre e figlio, tra padre e figlia, tra fratello e sorella. Nessuna societ ha permesso unioni del genere in tempi recenti. In passato, tuttavia, alcune societ ammettevano lincesto, principalmente allinterno delle famiglie reali ed aristocratiche, per quanto esso restasse proibito al resto della popolazione. Per spiegare le ragioni delluniversalit di questo tab sono state avanzate diverse ipotesi. IV.I. La teoria di Westermarck. La teoria proposta da Edward Westermarck ebbe vasta eco allinizio degli anni 20. Westermarck sosteneva che gli individui che sono cresciuti a stretto contatto fin dalla pi tenera et, come i fratelli e le sorelle, non provano attrazione sessuale reciproca e quindi tendono a non sposarsi tra loro. In seguito questa teoria fu rifiutata perch smentita da casi di individui sessualmente attratti dai genitori, da fratelli o da sorelle. Alcuni studi tuttavia hanno dimostrato che la teoria di Westermarck in parte accettabile. Yonina Talmon osserv che le persone cresciute insieme erano fermamente convinte del fatto che lesperienza comunitaria producesse un disinteresse sessuale. Lo studio condotto dallautrice mette in evidenza non solo il disinteresse e perfino il rifiuto sessuale tra coloro che sono cresciuti insieme, ma un corrispettivo fascino esercitato dai nuovi venuti o dagli estranei, dovuto in particolare al "mistero" che questi portano con s. Ulteriori dati a sostegno della teoria di Westermarck provengono da uno studio di Hilda e Seymour Parker, in cui sono stati confrontati 2 campioni di padri divisi in base al fatto che avessero commesso o meno abusi sessuali nei confronti delle proprie figlie. I Parker scoprirono che era molto pi probabile che i padri colpevoli di incesto fossero stati poco coinvolti nella crescita delle figlie, in quanto scarsamente presenti o del tutto assenti nei primi 3 anni di vita delle bambine. Alcuni ricercatori hanno provato ad estendere al tab dellincesto tra cugini di primo grado la teoria della familiarit infantile. In base ad essa il matrimonio tra cugini di primo grado dovrebbe essere proibito nelle societ in cui questi crescono insieme allinterno della stessa comunit. Ci non corrisponde, tuttavia, a verit: tali societ, infatti, non tendono pi di altre a proibire il matrimonio tra primi cugini. Sebbene esistano fattori legati alla familiarit infantile che normalmente producono disinteresse sessuale, resta tuttavia irrisolto il problema delle ragioni per cui le societ dovrebbero proibire un tipo di matrimonio che comunque non avrebbe luogo per motivi di disinteresse. IV.II. La teoria freudiana. Sigmund Freud riteneva che il tab dellincesto rappresentasse una reazione a desideri inconsci e inaccettabili. Secondo la teoria freudiana il figlio sarebbe attratto dalla madre e di conseguenza proverebbe un sentimento di gelosia e di ostilit nei confronti del padre (e viceversa per la figlia). Il bambino sa che questi sentimenti non possono perdurare, perch potrebbero indurre il padre a rivolgerglisi contro, e quindi vi rinuncia o li reprime. Di solito questi sentimenti vengono repressi e si ritirano nellinconscio. Ma a tale livello il desiderio di possedere la madre perdura, ed per questo che lorrore dellincesto rappresenta, per Freud, una reazione o una difesa contro limpulso proibito. Per quanto la teoria di Freud possa rendere ragione dellavversione nei confronti dellincesto, almeno per quanto riguarda quello tra genitori e figli, essa non spiega come mai le societ abbiano bisogno di un tab esplicito, e in modo particolare non spiega il caso dellincesto tra fratello e sorella. Questa teoria non tiene conto, inoltre, delle scoperte sopra descritte relative al disinteresse sessuale in connessione con lipotesi di Westermarck. IV.III. La teoria della disgregazione familiare. Questa teoria, spesso legata al nome di Bronislaw Malinowski, pu essere riassunta come segue: la competizione sessuale tra i membri della famiglia creerebbe una tensione tale da mettere in crisi la sua stessa unit; poich ai fini della sopravvivenza della societ indispensabile che la famiglia funzioni in modo efficiente, necessario impedire la competizione allinterno di essa. Il tab dellincesto quindi unimposizione che permette di mantenere la famiglia integra. Tale ipotesi non tuttavia del tutto convincente. Le societ avrebbero potuto introdurre ulteriori regole, relative ai rapporti sessuali tra certi membri della famiglia, che eliminassero la competizione potenzialmente disgregatrice. In secondo luogo,

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quali sono gli effetti disgreganti dellincesto tra fratello e sorella?? Abbiamo gi visto come matrimoni tra fratelli esistessero nellantico Egitto. Lincesto tra fratello e sorella non metterebbero in discussione lautorit dei genitori se ai figli fosse consentito di sposarsi in et adulta. La teoria della disgregazione familiare non spiega dunque lorigine del tab dellincesto. IV.IV. La teoria della cooperazione. Questa teoria fu proposta da uno dei primi antropologi, Edward B. Tylor, e venne poi rielaborata da Lesile A. White e da Claude Lvi-Strauss. Essa attribuisce al tab dellincesto la funzione di promuovere la cooperazione tra gruppi familiari e quindi di aiutare la sopravvivenza delle comunit. Secondo Tylor alcune operazioni necessarie al benessere della comunit possono essere svolte solo attraverso la collaborazione di un ingente numero di persone. Per rompere il sospetto e lostilit che dividevano i gruppi familiari e rendere in tal modo possibile la collaborazione, i primi uomini inventarono il tab dellincesto, il quale garantiva che il matrimonio avvenisse tra persone di gruppi diversi. I legami creati attraverso questi matrimoni misti servivano a tenere unit la comunit. Lidea che il matrimonio fra gruppi diversi promuova la collaborazione plausibile, ma esistono prove che la confermano?? In alcune societ, dopotutto, il matrimonio coinvolge gruppi ostili. In tutte le societ recenti le persone si sposano fuori dalla famiglia; non siamo quindi in grado di verificare se questi matrimoni promuovano la collaborazione pi di quanto accadrebbe nel caso di matrimoni allinterno della famiglia. Possiamo, comunque, verificare lesistenza di una collaborazione laddove il matrimonio coinvolga comunit differenti. In questi casi i dati non confermano la teoria della cooperazione. Dove il matrimonio allinterno della comunit proibito e avviene solo tra comunit differenti, non per questo i conflitti sono minori. Per quanto il tab dellincesto possa favorire la cooperazione tra le famiglie, la necessit di collaborazione non spiega adeguatamente lesistenza del tab in tutte le societ; vi potrebbero essere, infatti, altre pratiche atte a promuovere simili alleanze. La teoria della cooperazione non affronta, inoltre, laspetto sessuale del tab dellincesto. Ipoteticamente le societ potrebbero permettere il sesso incestuoso e contemporaneamente promuovere il matrimonio fuori dalla famiglia. IV.V. La teoria dellinbreeding. Secondo una delle teorie pi antiche il tab dellincesto si spiega in ragione delle potenziali conseguenze negative dellinbreeding (= unione tra consanguinei). I membri della stessa famiglia tendono ad essere portatori dei medesimi caratteri recessivi nocivi; in caso di accoppiamento tra consanguinei potrebbe, quindi, nascere una prole pi soggetta a morte precoce a causa di difetti genetici. Per molti anni questa teoria non stata accettata, poich, sulla base delle esperienze derivanti dallallevamento dei cani, si era radicata la convinzione che linbreeding non fosse necessariamente dannoso. La pratica dellinbreeding impiegata per creare razze canine vincitrici di premi non rappresenta, tuttavia, un criterio valido per stabilire se questo tipo di accoppiamento sia pericoloso o meno. Gli allevatori di cani, infatti, non tengono conto degli esperimenti mal riusciti, di cui essi si liberano per raggiungere il proprio scopo. Oggi siamo in possesso di una notevole quantit di prove che dimostrano che, sia negli esseri umani sia nelle altre specie animali, pi stretto il legame di parentela tra i 2 soggetti dellaccoppiamento, maggiore il rischio di conseguenze negative sul piano genetico. Anche gli accoppiamenti tra parenti non stretti hanno conseguenze dannose (per quanto di grado minore). I dati su questi casi confermano la teoria relativa allaccoppiamento tra consanguinei: la probabilit che un bambino erediti una dose doppia di geni recessivi dannosi si riduce al diminuire del grado di parentela tra i genitori. Alcuni avanzano dei dubbi relativamente allipotesi che le popolazioni del passato abbiano deliberatamente introdotto il tab dellincesto perch a conoscenza degli effetti negativi dellinbreeding. Altri, invece, ritengono che ci sia potuto accadere. Se vero, comunque, che le conseguenze dellinbreeding erano ampiamente riconosciute, ipotizzabile che le popolazioni abbiano deliberatamente inventato o fatto proprio il tab dellincesto. Che la pericolosit dellunione tra consanguinei fosse nota o meno, le conseguenze demografiche del tab dellincesto rendono comunque ragione della sua universalit, dal momento che molto probabile che i gruppi che praticano il tab abbiano maggiori vantaggi di ordine riproduttivo e quindi siano avvantaggiati anche nella competizione. Bench possano esistere altre soluzioni culturali, al di l del tab dellincesto, in grado di produrre gli effetti previsti dalla teoria della disgregazione della famiglia e dalla teoria della cooperazione, il tab dellincesto rappresenta lunica soluzione possibile al problema dellinbreeding. Come vedremo, il tab dellincesto pu estendersi o meno allincrocio tra cugini. V. Chi dovremmo sposare?? V.I. I matrimoni combinati. In un numero considerevole di societ i matrimoni vengono combinati: i negoziati sono gestiti dalle famiglie coinvolte, oppure da intermediari. In alcuni casi il fidanzamento inizia quando i futuri coniugi sono ancora

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bambini. A volte gli sposi non si incontrano fino al giorno delle nozze. Alla base del matrimonio combinato vi la convinzione che lunione di 2 gruppi parentali e la conseguente nascita di nuovi legami sociali ed economici siano pi importanti della libert di scelta e dellamore romantico. In molti paesi il matrimonio combinato in declino e le coppie iniziano ad avere maggior voce in capitolo sulla scelta del coniuge. V.II. Esogamia ed endogamia. Quando il coniuge viene scelto allesterno del gruppo parentale o al di fuori della comunit si parla di esogamia. Frequentemente gli sposi provengono da regioni molti distanti. Laddove esistano le regole dellesogamia, vi la convinzione che le trasgressioni siano rischiose: nellisola Yap della Micronesia, ad esempio, gli anziani affermano che se 2 individui dello stesso gruppo parentale si sposassero, non avrebbero figlie femmine e il gruppo si estinguerebbe. Lendogamia impone il matrimonio tra individui di uno stesso gruppo. In India tradizionalmente i gruppi castali sono sempre stati endogamici. Coloro che appartenevano alle caste superiori credevano che un matrimonio con individui di casta inferiore li avrebbe contaminati e quindi simili unioni erano proibite. V.III. I matrimoni tra cugini. La terminologia parentale utilizzata dalla maggior parte degli abitanti degli Stati Uniti non distingue tra i diversi tipi di cugini. In altre societ simili distinzioni possono essere utili, soprattutto per i cugini di primo grado: i termini che si riferiscono a tipi diversi di primi cugini possono indicare quale cugino un coniuge adatto (o perfino preferibile) e quale non lo . Molte societ proibiscono il matrimonio con tutti i cugini di primo grado; altre, invece, consentono e addirittura incoraggiano il matrimonio tra determinati cugini. I cugini incrociati sono figli di fratelli di sesso opposto. I cugini paralleli sono figli di fratelli dello stesso sesso. In generale nelle societ che permettono il matrimonio con i cugini incrociati e non con quelli paralleli, con i primi si instaura un rapporto di scherzo, mentre con gli altri si stabiliscono relazioni formali e rispettose. A quanto pare la relazione scherzosa designa la possibilit di matrimonio, mentre la relazione di rispetto indice dellestensione del tab dellincesto. Nel caso in cui il matrimonio tra cugini di primo grado sia ammesso, esso di norma interessa alcuni cugini incrociati. Il matrimonio tra cugini paralleli piuttosto raro. Uno studio transculturale ha dimostrato che pi probabile che i matrimoni tra cugini siano permessi nelle societ relativamente grandi e densamente popolate. La ragione di ci , presumibilmente, che in queste societ la probabilit che si verifichino i suddetti matrimoni minima, e di conseguenza molto basso anche il rischio dellinbreeding. Esistono piccole societ la cui popolazione scarsa, che tuttavia permettono o talvolta prediligono il matrimonio tra cugini. Sembra infatti che essi mettano in dubbio la teoria secondo cui il matrimonio tra cugini dovrebbe essere proibito nelle societ scarsamente popolate, perch in questi casi che le probabilit che si verifichino matrimoni tra parenti stretti sono maggiori e che i rischi dellinbreeding sono pi alti. Bisogna mettere in evidenza che la maggioranza delle piccole societ che permettono il matrimonio tra cugini ha sofferto perdite ingenti di popolazione a causa di epidemie; e questo soprattutto dopo il contatto con gli europei. Questi ultimi avevano, infatti, introdotto malattie (es: il morbillo, la polmonite, il vaiolo) verso le quali i nativi non avevano sviluppato alcuna resistenza. In queste societ il matrimonio tra cugini potrebbe essere stato introdotto per incrementare le possibilit di unioni allinterno dellassai ridotta popolazione di coniugi possibili. V.IV. Il levirato e il sororato. In molte societ vige la regola secondo cui obbligatorio sposare il coniuge di parenti deceduti. Il levirato lusanza che impone ad un uomo di sposare la vedova del fratello. Il sororato obbliga una donna a sposare il marito della propria sorella morta. Entrambe queste pratiche sono estremamente diffuse (rappresentano infatti una forma di secondo matrimonio obbligatorio riscontrabile nella maggior parte delle societ studiate dallantropologia). Questa usanza spesso considerata pi come un dovere che come un diritto. VI. Quante persone possiamo sposare?? Gli occidentali sono abituati a pensare al matrimonio come allunione tra un solo uomo e una sola donna (monogamia). La maggior parte delle societ studiate dallantropologia, tuttavia, permette il matrimonio tra un uomo e pi donne allo stesso tempo (poliginia). Anche in queste societ si giunge ad un momento in cui la maggioranza degli uomini monogama, poich sono poche le societ in cui il numero delle donne consente a molti uomini di avere almeno 2 mogli. La situazione speculare alla poliginia, ossia il matrimonio tra una donna e pi uomini (poliandria), rarissima. La poliginia e la poliandria sono i 2 tipi di poligamia, ossia di matrimonio plurimo. Il matrimonio di gruppo, che unisce pi di un uomo a pi di una donna allo stesso tempo, si verifica in alcuni casi, ma non rappresenta la norma in nessuna societ.

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VI.I. La poliginia (un uomo con pi donne). In molte societ la poliginia indice dellenorme ricchezza di un uomo o del suo status elevato. In queste societ solo gli individui molto ricchi possono permettersi di mantenere pi di una moglie, e da essi ci si aspetta che si comportino di conseguenza. Un uomo, tuttavia, non devessere necessariamente ricco per avere pi mogli. In alcune societ in cui le donne contribuiscono in modo sostanziale alleconomia, infatti, sembra che gli uomini cerchino di avere pi di una moglie per diventare pi ricchi. Gli uomini poliginici effettivamente godono di maggior prestigio, tuttavia essi lamentano la difficolt di una gestione familiare con molte mogli. Per quanto in molte societ poliginiche sia possibile riscontrare la gelosia tra le mogli, esistono alcune societ in cui essa sembra assente. Una ragione possibile dellassenza o del basso livello di gelosie tra le mogli in alcune societ attribuibile al fatto che spesso le mogli sono sorelle (poliginia sororale). Sembra infatti che le sorelle, essendo cresciute insieme, siano pi inclini ad andare daccordo e a collaborare di quanto non facciano le mogli che non sono sorelle (poliginia non sororale). Esistono, inoltre, alcune usanze che attenuano la gelosia tra le mogli: le mogli che non sono sorelle tendono a vivere in abitazioni separate, mentre le mogli sorelle vivono quasi sempre insieme le mogli hanno uguali diritti ben definiti riguardo al sesso, alle questioni economiche e alle propriet personali; la terra , inoltre, suddivisa equamente tra le mogli, le quali si aspettano che il marito le aiuti nella coltivazione quando egli fa loro visita spesso le mogli pi anziane godono di un prestigio speciale (status di "moglie principale"); essa ha il diritto di venire consultata prima delle altre. Sebbene possa sembrare che questa regola accresca la gelosia delle moglie secondarie, di solito queste ultime sono in qualche modo avvantaggiate, dato che di regola esse sono pi giovani e pi attraenti Occorre tenere presente inoltre che spesso coloro che la praticano considerano la poliginia molto vantaggiosa (sia a livello economico sia a livello politico), nonostante il fenomeno della gelosia. Avendo molti componenti, le famiglie poliginiche sono in grado di produrre cibo in eccedenza, con la possibilit di commerciarlo. Queste famiglie, inoltre, tendono ad esercitare uninfluenza sulla comunit ed probabile che da esse provengano gli individui che ricoprono cariche governative. Le donne, spesso, scelgono di sposare un uomo che ha gi altre mogli perch esse possono aiutarle quando di tratta di badare ai figli e fare le faccende di casa, sono di compagnia, e assicurano una maggiore libert. Alcune donne hanno detto di aver scelto un matrimonio poliginico perch vi erano pochi uomini liberi da vincoli. Secondo Linton la poliginia deriva dal bisogno generalizzato dei primati di radunare intorno a s un certo numero di femmine. Ma se ci fosse vero, perch allora alcune societ la proibiscono?? Cerchiamo di esaminare alcune teorie che sono state proposte in alternativa a quella di Linton. Whiting ipotizza che la poliginia sia permessa nelle societ che hanno un prolungato tab sessuale post partum. In queste societ la coppia deve astenersi dai rapporti sessuali finch il figlio non ha almeno un anno. Secondo lautore le coppie osservano questa astinenza per salvaguardare la salute del figlio. A conferma della teoria di Whiting vi il fatto che le societ in cui ci si nutre principalmente di cibi a basso contenuto proteico (ossia di alimenti come radici e piante) tendono ad avere un prolungato tab sessuale post partum. Le societ che praticano un prolungato tab post partum tendono anche ad essere poliginiche. quindi probabile che il fatto di avere pi di una moglie rappresenti una risposta culturale al tab. Per quanto sia comprensibile che gli uomini cerchino altre relazioni sessuali durante il periodo del tab, non del tutto chiaro perch la poliginia debba rappresentare lunica soluzione al problema. possibile, in fondo, che tutte le mogli di un uomo siano soggette al tab sessuale post partum nello stesso periodo. Esiste, inoltre, la possibilit di ricercare sfoghi sessuali al di fuori del matrimonio. Unaltra ipotesi avanzata per spiegare la poliginia che essa rappresenti una risposta allesubero del numero di donne rispetto a quello degli uomini. Tale sproporzione tra i sessi pu essere causata da conflitti (guerre) ricorrenti. Al contrario, le societ equilibrate dal punto di vista numerico tendono sia a praticare la monogamia sia ad avere una bassa mortalit maschile legata alla guerra. Unaltra ipotesi esplicativa che le societ permettono la poliginia laddove gli uomini si sposano ad unet pi avanzata rispetto alle donne. Il principio logico analogo a quello della sproporzione numerica tra i sessi. Il ritardo matrimoniale produce un esubero del numero di donne da marito. La ragione per cui gli uomini si sposano tardi non chiara; vero, tuttavia, che tale ritardo ha come conseguenza la poliginia.

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Esiste una teoria, tra quelle sopra illustrate, che si dimostra pi attendibile delle altre, oppure tutte e 3 i fattori messi in evidenza sono ugualmente importanti per spiegare la poliginia?? Un modo per poter scegliere tra spiegazioni alternative consiste nelleffettuare un controllo statistico che ci permetta di individuare se un particolare fattore ancora determinante qualora vengano eliminati gli effetti degli altri. Nel nostro caso, per esempio, in assenza di una sproporzione numerica fra i sessi, un prolungato tab sessuale post partum non pi necessariamente correlato alla poliginia. quindi probabile che questo tab non ne sia la causa. Daltro canto sia lesubero del numero delle donne sia il prolungamento dellet in cui si sposano gli uomini sembrano influire in modo determinante sulla poliginia. Sommati fra loro, questi 2 fattori sono ancora pi determinanti. VI.II. La poliandria (una donna con pi uomini). Sono solo 4 le societ in cui si pratica la poliandria. Esistono 2 forme di poliandria: quella adelfica (nel caso in cui i mariti siano fratelli) e quella non adelfica. Coloro che praticano la poliandria adelfica non attribuiscono unimportanza particolare alla paternit biologica; essi non si curano di stabilire un legame tra i fratelli biologici e trattano tutti i figli allo stesso modo. Le possibili spiegazioni della poliandria sono 2: la penuria di donne. I toda, per esempio, praticavano linfanticidio delle bambine; i cingalesi avevano poche donne, ma negavano di praticare linfanticidio femminile. La stretta correlazione esistente tra la scarsit di donne e la poliandria rende ragione della rarit della poliandria stessa. Se confrontato transculturalmente, infatti, lesubero del numero degli uomini una rarit. quella che vi attribuisce il valore di risposta adattiva a risorse limitate. In queste regioni i terreni coltivabili scarseggiano; la maggior parte delle famiglie possiede meno di un acro di terra. I membri della popolazione affermano che la pratica della poliandria adelfica serve ad impedire la divisione delle fattorie familiari (allevamenti compresi). Invece di dividere tra loro la terra sposandosi con donne diverse, i fratelli preservano lintegrit della fattoria di famiglia condividendo la stessa moglie. Bench queste societ non lo riconoscano, la loro pratica della poliandria riduce la crescita della popolazione. Sebbene, infatti, il numero delle donne in et da marito sia pari a quello degli uomini, le donne non sposate sono il 30%. Bench anchesse abbiano dei figli, il numero di questi ultimi generalmente inferiore se confrontato con quello dei bambini delle donne sposate. La pratica della poliandria riduce dunque al minimo il numero di bocche da sfamare ed eleva al massimo lo standard di vita della famiglia. VII. La famiglia. Per quanto le forme di famiglia conoscano una notevole variabilit nelle diverse societ, listituzione familiare esiste ovunque. La famiglia ununit sociale ed economica costituita almeno da uno o pi genitori e dai loro figli. I membri di una famiglia hanno determinati diritti e doveri gli uni rispetto agli altri, particolarmente di genere economico. Di solito i membri di una famiglia vivono in un edificio comune (la household), anche se la condivisione del domicilio non una caratteristica peculiare. Nelle societ pi semplici la famiglia e la casa tendono ad essere inscindibili; solo nelle societ complesse e in quelle che cominciano a dipendere dagli scambi commerciali alcuni membri della famiglia vivono lontani. La famiglia costituisce per il bambino il primo ambiente di apprendimento. Mentre alcuni animali, come i pesci, provvedono a se stessi subito dopo la nascita, i mammiferi non sono in grado di farlo. Il piccolo delluomo in particolare rimane a lungo non autosufficiente. Poich la sua maturazione biologica lenta, luomo non possiede risposte innate che gli semplifichino ladattamento al mondo che lo circonda. Di conseguenza egli deve apprendere un repertorio di nozioni e di comportamenti per diventare un adulto capace, un membro della societ. VII.I. Le varie forme di famiglia. Nella maggior parte delle societ le famiglie hanno unestensione maggiore rispetto a quella che contraddistingue la famiglia formata da un genitore singolo (di solito in questi casi il genitore la madre e si parla quindi di famiglia matrifocale), quella monogamica o nucleare (in cui vi una sola coppia di coniugi) o quella poligamica (di solito poliginia). La famiglia estesa rappresenta la forma prevalente in pi della met delle societ note allantropologia. Essa consiste nellunione di 2 o pi famiglie (siano esse monogamiche, poligamiche o formate da un solo genitore) che sono accomunate da un legame di sangue. Il pi delle volte le famiglie estese sono formate da una coppia sposata e da 2 o pi figli sposati che vivono insieme nella stessa casa o nella stessa household. Normalmente tra le famiglie nucleari che costituiscono la household vi un legame di tipo genitore-figlio. Talvolta, invece, la famiglia estesa formata da famiglie

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legate da parentela fraterna. Le famiglie estese possono essere anche molto grandi e comprendere un gran numero di parenti fino a 3 o a 4 generazioni successive. VII.II. Le famiglie estese. Nelle societ composte da household di famiglie estese il matrimonio non comporta un significativo cambiamento nello stile di vita. Nelle famiglie estese gli sposi novelli vengono assimilati al gruppo famigliare esistente. La giovane coppia generalmente ha molto poco potere decisionale in merito allamministrazione della household. In genere questa responsabilit conferita alluomo anziano. La nuova famiglia non pu neppure accumulare beni propri e diventare indipendente: essa, infatti, fa parte di una struttura corporativa pi grande. Alla famiglia estesa pi facile perpetuarsi come unit sociale. Mentre la famiglia nucleare indipendente, infatti, per definizione si disintegra alla morte dei membri anziani (i genitori), quella estesa si perpetua poich ad essa si vengono ad aggiungere sempre nuove famiglie (monogamiche, poligamiche o di entrambi i tipi) i cui membri sono destinati a diventare i membri anziani alla morte dei loro predecessori. VII.III. Le ragioni dellesistenza delle famiglie estese. Le famiglie estese si riscontrano con maggior frequenza nelle societ sedentarie ad economia agricola. Ci significa che le condizioni economiche possono influire sul tipo di organizzazione familiare. La vita agricola, al contrario di quella basata sulla caccia e sulla raccolta, favorisce il formarsi di famiglie allargate. Questo tipo di famiglia rappresenterebbe, nelle societ in cui la propriet della terra di estremo valore, un meccanismo sociale atto a prevenire la frammentazione, economicamente dannosa, della propriet familiare. Il bisogno di mobilit delle societ di cacciatori e raccoglitori, al contrario, renderebbe difficile la conservazione di households formate da famiglie allargate. Durante determinate stagioni i cacciatori-raccoglitori potrebbero essere costretti a dividersi in famiglie nucleari disseminate in aree differenti del territorio. Lagricoltura, tuttavia, non un indice sicuro della presenza di households familiari. Secondo unaltra teoria, queste households prevalgono nelle societ in cui vi sia la necessit di svolgere attivit tra loro incompatibili. In base a questa teoria una situazione favorevole si verifica quando la madre deve svolgere delle attivit fuori casa (coltivazione dei campi o raccolta di cibo su grandi distanze) che le impediscono di accudire i figli e di occuparsi delle faccende di casa. Lo stesso vale qualora il padre debba svolgere attivit esterne (la guerra, i viaggi di commercio, il lavoro salariato lontano da casa) che gli rendono difficile dedicarsi al lavoro di sussistenza. Nel caso in cui le societ pratichino scambi commerciali o monetari, tuttavia, anche laddove esistano attivit di sussistenza tra loro incompatibili, possibile che non vi siano households di questo tipo; in queste societ, infatti, la famiglia in grado di ottenere laiuto necessario "comprando" i servizi di cui ha bisogno. VIII. La residenza coniugale. In molte societ industrializzate una coppia, dopo il matrimonio (se non lha gi fatto prima) va ad abitare lontano dai genitori e da altri parenti (residenza neolocale). Al contrario, nel maggior numero di societ studiate dallantropologia, una nuova coppia si stabilisce molto vicino o presso la famiglia dei genitori o di altri parenti stretti dello sposo o della sposa. Laddove le coppie abitano vicino ai parenti logico attendersi che le relazioni di parentela si configurino come un elemento centrale della vita sociale. Conoscendo il tipo di residenza matrimoniale possibile predeterminare quali tipi di gruppi di parentela saranno presenti in una societ, e anche il modo in cui gli individui denomineranno e classificheranno i propri parenti. VIII.I. Tipi di residenza. Nelle societ in cui una nuova coppia di sposi abita per tradizione presso un gruppo di parenti, i modelli di residenza matrimoniale variano alquanto. In tutte le societ i figli sono obbligati a sposarsi fuori dalla famiglia nucleare (a causa del tab dellincesto), e in quasi tutte le societ gli sposi, dopo il matrimonio, vivono insieme (vi per qualche eccezione): a causa di ci uno dei 2 sposi deve lasciare la propria casa. I tipi di residenza possibile si riconducono a 5: RESIDENZA PATRILOCALE: i figli maschi restano e le figlie se ne vanno, e quindi gli sposi abitano insieme, o vicino, ai genitori del marito RESIDENZA MATRILOCALE: le figlie restano e i maschi se ne vanno, e quindi gli sposi abitano insieme, o vicino, ai genitori della moglie RESIDENZA AMBILOCALE: sia i figli sia le figlie possono andarsene, e quindi gli sposi abitano insieme, o vicino, ai genitori della moglie o del marito RESIDENZA AVUNCOLARE: sia i figli sia le figlie se ne vanno, e gli sposi abiteranno insieme, o vicino, allo zio materno del marito

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In queste definizioni utilizziamo la frase "gli sposi abitano insieme, o vicino" ad un determinato gruppo di parenti, intendendo che la coppia pu vivere con quei parenti nella stessa households, creando una famiglia allargata, o che pu vivere separata come nucleo indipendente, ma pur sempre nei pressi della residenza dei parenti. RESIDENZA NEOLOCALE: sia i figli sia le figlie se ne vanno, e gli sposi abitano lontano sia dai parenti della moglie, sia dai parenti del marito Il modello di residenza stabilisce in larga misura con quali persone si deve interagire a da quali si deve dipendere. Il tipo di residenza, inoltre, ha notevoli conseguenze sullo status del marito e della moglie: se una coppia stabilisce la propria residenza presso i genitori del marito, probabile che la moglie sar lontana dai propri parenti. In ogni caso ella sar considerata unestranea rispetto al gruppo dei parenti maschi, che sono cresciuti insieme. La sensazione di essere unestranea sar particolarmente forte qualora la donna giunga in una famiglia estesa. In una famiglia estesa patrilocale, dellautorit investita la linea maschile, soprattutto il membro pi anziano della households. Nel caso in cui sia il marito a recarsi presso i genitori della moglie la situazione muta: in questo caso, infatti, il marito ad essere lestraneo. Tuttavia, la situazione matrilocale non lesatto opposto di quella patrilocale, perch spesso, nelle societ matrilocali, i parenti del marito non sono lontani dalla residenza degli sposi. Inoltre, nonostante la residenza matrilocale, spesso le donne non hanno il potere decisionale che invece possiedono i loro fratelli. VIII.II. La residenza neolocale. Molti antropologi hanno ipotizzato che la residenza neolocale sia in qualche modo correlata alla presenza di uneconomia commerciale. Laddove possibile vendere il proprio lavoro o i propri prodotti in cambio di denaro, una coppia pu acquistare ci che le necessario per vivere, senza dover dipendere dai parenti. Poich non deperibile, il denaro pu venire accantonato per essere poi utilizzato in un momento successivo. In tal modo, nei periodi di disoccupazione o di malattia, possibile fare affidamento sui propri risparmi (o ricorrere ad un aiuto monetario del governo, cos come accade nella nostra societ). Questa strategia si rivela inapplicabile nelle economie non monetarie. A sostenere questa interpretazione concorrono testimonianze etnografiche transculturali. La presenza del denaro, dunque, pare essere associata alla residenza neolocale: sembra che il denaro permetta alle coppie di abitare da sole. Perch esse scelgano di farlo resta nondimeno difficile da spiegare. possibile che nelle economie commerciali sia pi opportuno vivere per proprio conto in quanto i lavori che sono disponibili richiedono una notevole mobilit fisica o sociale. O forse le coppie vogliono evitare alcune delle tensioni psicologiche e delle richieste che la convivenza con i parenti pu generare. VIII.III. Residenza matrilocale VS residenza patrilocale. Di solito si sostiene che nelle societ in cui i figli sposati vivono insieme, o vicino, ai parenti, la residenza sar patrilocale laddove il contributo maggiore alleconomia sar dato dagli uomini, e matrilocale laddove il contributo prevalente sar quello femminile. Bench questa ipotesi sia plausibile, le analisi transculturali non la confermano. Inoltre, se sommassimo il lavoro fatto fuori casa a quello domestico, la maggior parte delle societ dovrebbe essere matrilocale, poich di solito sono le donne a dover affrontare il carico maggiore di lavoro. Possiamo determinare se la residenza sar matrilocale o patrilocale, invece, in base al tipo di guerra praticano in una data societ. Nella maggior parte delle societ studiate dagli antropologi le comunit vicine si considerano reciprocamente nemiche. Gli studi transculturali evidenziano come nel caso di conflitti interni la residenza sia quasi sempre di tipo patrilocale, mentre nel caso di guerre solo esterne essa sia matrilocale. possibile avanzare lipotesi che la residenza patrilocale tenda ad essere associata alla guerra interna in quanto permette di avere vicini i figli maschi, i quali forniscono un aiuto nella difesa. Poich di norma le donne non prendono parte ai conflitti, lopzione di fare rimanere i figli sposati vicino a casa pu essere stata selezionata come strumento per avere una forza di combattimento leale e veloce da radunare nel caso di una attacco a sorpresa. Se la guerra esclusivamente esterna, invece, non necessario tenere i figli presso di s, in quanto non vi sono rischi di attacchi da parte di comunit vicine. In presenza di una guerra esclusivamente esterna, allora, la scelta della residenza coniugale pu essere determinata da altre considerazioni, soprattutto di tipo economico. Se sono le donne a svolgere la maggior parte del lavoro di sussistenza, le famiglie desidereranno tenere con s le figlie sposate, e in tal modo il modello di residenza sar matrilocale (e viceversa). Forse soltanto in assenza di guerra interna che una divisione del lavoro che prevede un carico maggiore sulle donne d luogo ad un tipo di residenza matrilocale. La residenza matrilocale, anche in assenza di guerra esterna, riscontrabile laddove gli uomini, per motivi di lavoro, intraprendono viaggi che li portano frequentemente lontani per lunghi periodi. IX. La struttura della parentela e le regole di discendenza.

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Nelle societ non commerciali i legami di parentela strutturano molte aree della vita sociale (dal tipo di accesso alle risorse produttive, al tipo di alleanze politiche). Dato che la parentela cos importante, esiste il problema, per ciascun individuo, di stabilire qual il gruppo a cui egli appartiene e da cui dipende. Dopotutto, se a ciascun parente si attribuisce la stessa importanza, la rete di parentela del soggetto sarebbe affollata da un inimmaginabile numero di persone. Di conseguenza nella maggior parte delle societ in cui i legami di parentela rivestono una notevole importanza, vi sono regole che permettono di affiliare ciascun individuo ad un gruppo di parentela ben preciso. IX.I. Le regole della discendenza. Le regole che legano gli individui a particolari gruppi di parentela sulla base dellesistenza di un antenato comune noto o presunto sono dette regole di discendenza. Sulla base delle regole operanti nella loro societ gli individui possono sapere qual il gruppo di parentela al quale devono rivolgersi se hanno bisogno di collaborazione o di aiuto. Le regole di discendenza note sono soltanto 3: la discendenza patrilineare la pi frequente. Affilia un individuo ai parenti di entrambi i sessi a lui (o a lei) legati esclusivamente attraverso la linea maschile. Nei sistemi patrilineari i figli (maschi e femmine) appartengono al gruppo parentale del padre; il padre, a sua volta, appartiene al gruppo di suo padre, e cos via. Sebbene i figli e le figlie di un uomo siano tutti i membri dello stesso gruppo di discendenza, laffiliazione a quel gruppo viene trasmessa alla prole solo dai figli maschi la discendenza matrilineare affilia un individuo ai parenti di entrambi i sessi a lui (o a lei) legati esclusivamente attraverso la linea femminile. Nei sistemi patrilineari i figli (maschi e femmine) appartengono al gruppo parentale della madre. Sebbene i figli o le figlie di una donna siano tutti membri dello stesso gruppo di discendenza, laffiliazione a quel gruppo viene trasmessa alla prole solo dalle figlie la discendenza ambilineare affilia un individuo ai parenti a lui (o a lei) legati attraverso la linea femminile o quella maschile. Nei sistemi ambilineari alcuni individui sono affiliati ad un gruppo parentale attraverso i loro padri; altri attraverso le loro madri. Di conseguenza nei gruppi di discendenza sono al contempo presenti legami genealogici maschili e legami genealogici femminili Di solito, anche se non sempre, queste 3 regole si escludono a vicenda. La maggior parte delle societ caratterizzata dallapplicazione di ununica regola, ma alcune societ hanno ci che stata definita una discendenza doppia o discendenza unilineare doppia. In questi casi un individuo affiliato per alcuni scopi al gruppo di parentela matrilineare, e per altri a quello patrilineare. In tal modo 2 diverse regole di discendenza, ciascuna operante attraverso i membri di un solo sesso, divengono operative nello stesso momento. Nel caso in cui siano compresenti, per esempio, il sistema matrilineare e quello patrilineare, alla nascita gli individui apparterranno contemporaneamente a 2 gruppi distinti: il gruppo matrilineare della madre e quello patrilineare del padre. X. La parentela bilaterale. In molte societ, tra cui la nostra, la parentela di tipo bilaterale, nel senso che i parenti del lato femminile e quelli del lato maschile hanno la stessa importanza (in positivo e in negativo). Il termine parentado indica il gruppo di parentela bilaterale di un individuo; di solito un gruppo ben definito. Le societ con un tipo di parentela bilaterale differiscono tra loro proprio riguardo allampiezza del parentado: nelle societ come la nostra, in cui la parentela ha unimportanza relativamente scarsa, i parenti inclusi nel parentado sono pochi; nelle societ in cui i legami di parentela rivestono molta importanza, invece, il parentado pi esteso. Lelemento caratterizzante della parentela bilaterale che, fatta eccezione per i fratelli e le sorelle, non esistono 2 persone che appartengano allo stesso gruppo. Il mio parentado include parenti stretti del lato materno e di quello paterno, ma gli individui appartenenti al mio parentado sono accomunati tra loro soltanto dal legame che hanno con me (cio con ego). Il parentado, quindi, un gruppo di parentela ego-centrato. proprio la natura del parentado che rende difficile servirsi di esso come di un gruppo stabile. La sola cosa che i membri di una parentado hanno in comune il loro legame con ego. Il parentado di solito non ha un nome, n scopi specifici, e solo di tanto in tanto organizza incontri centrati intorno ad ego. XI. La discendenza unilineare. Le regole di discendenza matrilineare e patrilineare sono entrambe regole di discendenza unilineari, nel senso che un individuo affiliato ad un gruppo di parentela attraverso la linea di discendenza maschile o femminile. Tali regole affiliano un individuo ad una linea di parentela che risale allindietro nel passato e che si estende nel futuro. In virt di questa linea di discendenza alcuni parenti molto stretti vengono esclusi. In un sistema patrilineare, per esempio, mia madre e i suoi genitori non appartengono al mio gruppo patrilineare, mentre mio padre e il padre di mio padre (e le sue sorelle) vi appartengono. In un sistema

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matrilineare o in un sistema patrilineare tra gli individui della mia stessa generazione alcuni cugini sono esclusi e, nella generazione dei miei figli, sono esclusi alcuni nipoti (maschi e femmine). Tuttavia, sebbene le regole unilineari escludano alcuni parenti dal mio gruppo di parentela, ci non significa necessariamente che gli individui esclusi vengano ignorati o dimenticati. Al contrario, in molte societ a discendenza unilineare questi parenti possono venire caricati di notevoli responsabilit. In una societ patrilineare, per esempio, quando una persona muore, possibile che ad alcuni membri del gruppo di discendenza patrilineare di sua madre venga accordato il diritto di celebrare determinati riti nel corso della cerimonia funebre. Differentemente da ci che accade nelle societ a discendenza bilineare, in quelle a discendenza unilineare si formano gruppi parentali dai confini ben definiti; tali gruppi possono agire come unit distinte anche dopo la morte dei singoli membri. Questo fatto importante nel momento in cui i gruppi parentali devono agire come unit distinte e non sovrapponentisi. Se ciascun individuo appartiene ad un gruppo soltanto diventa pi facile per i singoli agire insieme come gruppo. In un sistema bilineare, al contrario, non solo qualche volta difficile stabilire quali siano gli esatti confini del parentado, ma vi anche il problema che la stessa persona appartiene a molti parentadi diversi (quello dei figli, quello dei cugini, ..). XI.I. Gruppi a discendenza unilineare. Gli antropologi distinguono vari tipi di gruppi a discendenza unilineare: un lignaggio un gruppo costituito da persone che discendono da uno stesso antenato attraverso legami genealogici noti. Esistono patrilignaggi e matrilignaggi, a seconda che i legami con lantenato siano tracciati solo lungo la linea maschile o solo lungo quella femminile. Spesso i lignaggi vengono designati con il nome dellantenato (o dellantenata) comune. In alcune societ gli individui appartengono a lignaggi che sono organizzati gerarchicamente un clan un gruppo costituito da persone che discendono da uno stesso antenato attraverso legami genealogici non precisati. Lantenato, infatti, sconosciuto. I clan a discendenza patrilineare sono detti patriclan; quelli a discendenza matrilineare sono detti matriclan. I clan spesso sono designati con il nome di una pianta o di un animale (il totem), che ha per il clan un particolare valore e che rappresenta il simbolo di unidentit collettiva. Il termine totem deriva da ototem che significa "un mio parente". In alcune societ nei confronti dellanimale totemico del proprio clan necessario osservare dei tab. Essi includono, ad esempio, la proibizione di uccidere o di cibarsi dellanimale totemico. una fratria un gruppo di discendenza unilineare costituito da pi clan che si suppone abbiano tra loro legami di parentela. Cos come nel caso del clan, i legami genealogici con lantenato non sono precisati quando una societ divisa in soli 2 gruppi di discendenza unilineare, ciascun gruppo viene detto una met. I membri di ciascuna met si considerano i discendenti di un antenato comune, anche se non sono in grado di giustificare il legame di discendenza. Le societ divise in met sono piuttosto piccole, mentre quelle con fratrie e clan hanno un numero maggiore di membri nonostante sia possibile distinguere diversi tipi di gruppi a discendenza unilineare, non dobbiamo pensare che tutte le societ unilineari abbiano un solo tipo di discendenza. In molte societ sono presenti 2 o pi sistemi combinati in vario modo. Se si esclude la necessit della presenza di clan laddove esistono fratrie (dato che le fratrie sono combinazioni di clan), tutte le combinazioni sono possibili XI.II. Lorganizzazione patrilineare. Lorganizzazione patrilineare il sistema di discendenza pi diffuso. I componenti maschili di un patrilignaggio costituiscono la popolazione maschile di un singolo villaggio o, pi spesso, di villaggi vicini. In altri termini il lignaggio rappresenta ununit territoriale. I componenti maschili del lignaggio vivono insieme, sia grazie alla regola di residenza patrilocale, sia perch il modello di insediamento permanente. Un figlio maschio rimane vicino ai propri genitori, e porta la moglie a vivere nella casa del padre o nei suoi pressi; le figlie, invece, al momento del matrimonio abbandonano la famiglia e vanno a stabilirsi presso i propri mariti. Se il lignaggio grande, verr diviso in sottolignaggi, costituiti da coloro che tracciano la propria ascendenza fino ad uno dei figli maschi dellantenato capostipite del lignaggio. I membri dello stesso patrilignaggio hanno tra loro relazioni amichevoli, e vi un capo che mantiene la legge e lordine allinterno del gruppo. Il capo del sottolignaggio tenta di risolvere ogni problema interno il pi velocemente e il pi pacificamente possibile. Se un membro del sottolignaggio commette un crimine nei confronti di un individuo

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esterno al gruppo, possibile che tutti i membri del sottolignaggio siano considerati responsabili e che le loro propriet siano confiscate, oppure pu accadere che un membro del sottolignaggio venga ucciso per vendetta da un parente della vittima. Allinterno vi possono essere anche i clan e le fratrie. inoltre vietato sposare qualcuno del proprio clan. In altri termini il clan esogamico. Diversamente dai membri di un patrilignaggio, gli uomini di un patriclan non vivono insieme. quindi il lignaggio il gruppo pi vasto di parenti che abbia una corrispondenza territoriale. Il lignaggio anche lunit pi vasta di comune azione politica: tra i membri del clan non vi sono strumenti per risolvere le dispute, e i membri dello stesso patriclan (che appartengono a lignaggi differenti) possono anche combattersi lun laltro. Il gruppo a discendenza patrilineare pi inclusivo la fratria, che costituita da 2 o pi clan. I membri di una fratria osservano tutti i tab totemici dei clan che fanno parte della fratria. I membri di una stessa fratria, perch di clan differenti, possono sposarsi lun laltro.

lignaggio clan fratri a

XI.III. Lorganizzazione matrilineare. Sebbene le societ a discendenza matrilineare possano apparire per molti versi limmagine speculare della loro controparte patrilineare, esiste unimportante differenza, che riguarda lesercizio dellautorit. Nei sistemi patrilineari la discendenza trasmessa per via maschile e sono gli uomini ad esercitare lautorit; di conseguenza la linea della discendenza e quella dellautorit convergono. Nei sistemi matrilineari, invece, sebbene la linea della discendenza passi attraverso le donne, raro che esse esercitino unautorit sul loro gruppo parentale (di norma sono gli uomini a farlo). La linea della discendenza e quella dellautorit, dunque, non convergono. Gli antropologi non sono in grado di spiegare esaurientemente perch ci accada, ma questa una realt etnografica. Dato che sono gli uomini ad esercitare lautorit nel gruppo parentale, il fratello della madre di un individuo rappresenta una figura importante dal punto di vista dellautorit, in quanto il parente maschio patrilineare pi stretto nella generazione dei genitori dellindividuo stesso. Il padre, infatti, non appartiene al gruppo parentale matrilineare, e quindi nel suo ambito non pu esercitare alcuna autorit. Lo scollamento tra autorit e discendenza che caratterizza un sistema patrilineare ha conseguenze sia sullorganizzazione della comunit, sia sul matrimonio. La maggior parte delle societ matrilineari pratica la residenza matrilocale: dopo il matrimonio i figli lasciano la casa dei genitori per raggiungere le mogli. I figli che partono, per, sono gli stessi che dovrebbero esercitare lautorit nellambito del proprio gruppo parentale. Ci rappresenta un problema. La soluzione a cui si giunti in molte societ matrilineari che i maschi si spostino, ma senza allontanarsi troppo (spesso infatti gli uomini si sposano con donne del proprio villaggio). In tal modo le societ matrilineari tendono a non essere esogamiche localmente, mentre le societ patrilineari di norma lo sono. Le donne del matrilignaggio e i loro mariti occupano un gruppo di abitazioni sul territorio di propriet del matrilignaggio. Le propriet del gruppo sono amministrate dal fratello pi anziano, che le distribuisce e che dirige il lavoro dei membri. Egli inoltre rappresenta il proprio gruppo negli affari con altri capi e con gli stranieri, e devessere consultato per ogni problema che pu sorgere nellambito del lignaggio. Vi anche una donna anziana che esercita una certa autorit, ma solo nellambito delle attivit che competono alle donne: essa sovrintende al lavoro collettivo delle donne (che di solito si svolge separato da quello degli uomini) e regge la household. Nellambito della famiglia nucleare il padre e la madre hanno la responsabilit della cura e delleducazione dei figli. Quando per un bambino giunge alla soglia della pubert, il padre non ha pi il diritto di esercitare su di lui alcuna autorit: la madre che continua ad occuparsi della disciplina, con alcuni interventi del fratello. Tra sistemi patrilineari e sistemi matrilineari vi sono alcune differenze, ma anche molte somiglianze. In entrambi i sistemi possono esservi lignaggi, clan, fratrie e met, da soli o in combinazione tra loro. Tali gruppi di parentela assolvono ad un gran numero di funzioni: stabiliscono le regole matrimoniali, si forniscono lun laltro aiuto economico e politico, celebrano insieme alcuni rituali. Ora che sappiamo qualcosa in pi riguardo ai sistemi patrilineari, ci risulter pi chiara la norma di residenza avuncolocale. Sebbene sia relativamente rara, quasi tutte le societ che la posseggono sono matrilineari. Come abbiamo visto, il fratello della madre riveste un ruolo importante in molte societ patrilineari. Stabilirsi presso lo zio materno consente di costituire un gruppo di parentela matrilineare territoriale. Le societ avuncolocali, diversamente da quelle matrilocali, hanno conflitti interni. Proprio come la patrilocalit pu essere la risposta al bisogno di tenere presso di s i figli maschi sposati, cos lavuncolocalit pu rappresentare il modo per tenere presso di

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s gli uomini sposati (appartenenti alla discendenza matrilocale) ed avere in tal modo a disposizione una forma di combattimento veloce da radunare nel caso di un attacco a sorpresa. Le societ che gi posseggono gruppi matrilineari forti ed efficienti, dovendo affrontare combattimenti interni e unalta mortalit maschile, sceglieranno di praticare lavuncolocalit piuttosto che passare alla patrilocalit. XI.IV. La funzione dei gruppi a discendenza unilineare. I gruppi a discendenza unilineare esistono in tutte le societ che presentano un alto livello di complessit sociale, ma sono pi comuni nelle societ non commerciali di produttori (rispetto a quelle dei raccoglitori). Tali gruppi svolgono spesso importanti funzioni in ambito sociale, economico, politico e religioso. Nelle societ unilineari agli individui di norma non permesso sposarsi allinterno dei proprio gruppi di discendenza. Alcune societ, invece, pur proibendo il matrimonio nellambito dei gruppi ristretti, lo ammettono nellambito di gruppi di parentela pi vasti. In altre ancora, infine, anche se poche per la verit, si preferisce proprio il matrimonio allinterno del gruppo di parentela. In generale, tuttavia, nelle societ unilineari il tab dellincesto esteso a tutti i parenti unilineari. Ai membri di un lignaggio o di un clan viene spesso richiesto di prendere le parti di un appartenente al gruppo in caso di dispute e di processi, di aiutare economicamente gli altri membri, di contribuire alla ricchezza della sposa, di sostenere chi in difficolt. Laiuto reciproco spesso arriva sino ad una cooperazione economica permanente. Il gruppo pu agire come ununit corporativa riguardo alla propriet della terra. Il denaro guadagnato (che provenga dalla vendita del raccolto, o da attivit saltuaria esterna) talvolta viene considerato di propriet comune. Ultimamente, per, in alcune zone i giovani non hanno voluto condividere il denaro, ritenendolo non omologabile agli altri aiuti economici. Il capo o il membro pi anziano del lignaggio o del clan hanno di solito il compito di assegnare la terra ai diversi membri del gruppo. Essi spesso risolvono le dispute che insorgono allinterno del lignaggio, sebbene in genere non abbiano il potere di obbligare ad un accordo. Possono inoltre agire come intermediari nelle dispute che insorgono tra i membri del proprio gruppo e quelli di un gruppo rivale. Sicuramente una delle funzioni politiche pi importanti dei gruppi a discendenza unilineare il loro ruolo rispetto alla guerra. Nelle societ in cui non esistono citt, lorganizzazione della guerra spesso nelle mani di questi gruppi. Un clan o un lignaggio possono avere le proprie credenze e le proprie pratiche, relative al culto di divinit o di spiriti di antenati. I tallensi dellAfrica occidentale, per esempio, credono che gli antenati mostrino la loro irritazione provocando disastri improvvisi o contrattempi non gravi, e la loro soddisfazione elargendo fortune inattese: essi sono assolutamente imprevedibili. I tallensi rendono ragione allora di avvenimenti altrimenti inspiegabili attribuendoli allazione di questi spiriti, i quali, daltronde, con la loro stessa presenza, rassicurano sul fatto che lesistenza umana non finisce con la morte. La religione dei tallensi quindi una religione legata al gruppo di discendenza: ciascuno pensa che gli antenati affliggano o proteggano esclusivamente i membri del proprio gruppo. XI.V. Lo sviluppo dei sistemi unilineari. I gruppi di parentela unilineari svolgono un ruolo importante nella vita di molte societ. Non in tutte, per, sono presenti. Nelle societ con unorganizzazione politica complessa, funzionari e agenzie rivestono il ruolo altrove ricoperto dai gruppi di parentela, occupandosi dellorganizzazione del lavoro e della guerra e della distribuzione della terra. Daltronde non tutte le societ che non hanno unorganizzazione politica complessa hanno sviluppato sistemi di discendenza unilineare. Perch?? Bench la presenza della residenza unilocale sia (per la formazione di gruppi di discendenza unilineari) una condizione necessaria, essa per non sufficiente. Da un lato in molte societ con residenza unilocale non esistono gruppi a discendenza unilineare. Daltro canto non semplicemente perch gli uomini o le donne dello stesso gruppo patrilineare o matrilineare vivono insieme che essi si sentono un gruppo di discendenza e come tale si comportano. evidente quindi che devono essere presenti altre condizioni affinch vi sia una spinta alla formazione di gruppi di discendenza unilineare. Sembra che la guerra sia una di queste: possibile che la presenza di conflitti in societ che non posseggono sistemi politici complessi fornisca una sollecitazione alla formazione di gruppi di discendenza unilineari. Questi gruppi, infatti, creano degli insieme ben definiti di individui (clan, fratrie o met), che possono, in quanto unit circoscritte, combattere o stringere alleanze. I sistemi bilineari, al contrario, sono ego-centrati, e ciascun individuo, a parte i fratelli, ha un diverso gruppo parentale di riferimento. Di conseguenza in questo tipo di societ spesso non chiaro a quale parente ci si deve rivolgere

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e chi ha il dovere di aiutare un altro. Daltronde vero che una simile ambiguit pu non avere alcuna importanza in societ in cui la guerra assente o in altre in cui lorganizzazione della guerra affidata ad un efficiente e complesso sistema politico. XII. I sistemi ambilineari. Le societ con un sistema ambilineare sono poco numerose rispetto a quelle a discendenza bilineare o unilineare, ma per molti aspetti assomigliano a queste ultime: i membri di un gruppo a discendenza ambilineare credono di discendere da un antenato comune, anche se di norma non sono in grado di ricostruire i legami genealogici di solito il gruppo ha un nome, e un emblema o totem spesso possiede la terra e altre risorse produttive, e pratiche religiose e miti specifici lesogamia, per, non altrettanto frequente quanto nei gruppi unilineari proprio come in questi ultimi, esistono nei sistemi ambilineari vari livelli o tipi di gruppi di discendenza Esistono 2 tipi di gruppi di discendenza ambilineare, che corrispondono a ci che in una societ unilineare chiamiamo clan e sottoclan. Entrambi questi gruppi sono esogamici. Ciascun clan ha uno o pi capi. Il gruppo prende il proprio nome dal capo pi anziano; i sottoclan, che sono sempre almeno 2, dai capi giovani. Ci che contraddistingue il sistema ambilineare rispetto ai sistemi unilineari il fatto che, poich un individuo pu essere affiliato ad un gruppo sia attraverso il padre sia attraverso la madre, egli pu appartenere contemporaneamente a vari gruppi ambilineari. Laffiliazione si basa sulla scelta, e in teoria una persona pu affiliarsi a tutti i gruppi ambilineari con cui imparentata, oppure a nessuno. Nella realt, tuttavia, lindividuo legato innanzitutto ad un gruppo (quello che possiede la terra su cui vive e che lavora), bench possa partecipare alle attivit (es: la costruzione di abitazioni) di molti altri gruppi. In base a queste premesse chiaro che la societ non divisa in gruppi di parentela ben distinti e, di conseguenza, i membri di ciascun gruppo non possono vivere tutti insieme, proprio perch ciascun individuo vanta pi di unappartenenza. Non sempre nelle societ ambilineari accade che lo stesso individuo appartenga contemporaneamente a pi gruppi di discendenza. A volte un individuo appartiene ad un gruppo soltanto. In questo caso la societ avr gruppi di parentela circoscritti. Bench gli studi transculturali non siano in grado di fornire una risposta definitiva, possibile ritenere che le societ a discendenza unilineare si trasformino in societ a discendenza ambilineare qualora si verifichino condizioni particolari (soprattutto il calo demografico della popolazione). I sistemi a discendenza ambilineare, dunque, possono essersi sviluppati come conseguenza di cali di popolazione dovuti allintroduzione di malattie europee. XIII. La terminologia della parentela. Nella nostra societ, come anche nelle altre, ci si riferisce a parenti diversi utilizzando lo stesso termine classificatorio. Molti si domandano probabilmente perch chiamiamo i parenti in un certo modo. Noi, per esempio, definiamo con lo stesso termine ("zio") sia il fratello di nostra madre, sia il fratello di nostro padre (ed anche il marito della sorella di nostra madre e il marito della sorella di nostro padre). Non che non siamo in grado di distinguere tra fratelli dei nostri genitori, o che non conosciamo la differenza tra consanguinei e affini (parenti acquisiti attraverso il matrimonio). Semplicemente nella nostra societ queste differenze sembrano poco rilevanti. Per quanto il nostro sistema di classificazione possa sembrarci naturale, innumerevoli studi condotti dagli antropologi hanno rivelato che le societ raggruppano e distinguono i parenti in modi molto diversi. La terminologia di parentela in uso in una societ legata al tipo di famiglia pi diffuso, alla regola di residenza e a quella di discendenza, e ad altri aspetti dellorganizzazione sociale. La terminologia di parentela fornisce inoltre la chiave per comprendere alcuni aspetti del sistema sociale che caratterizzavano periodi precedenti, se vero che, come molti antropologi sostengono, i termini di parentela sono molto conservativi. I principali sistemi di terminologia sono i seguenti: IL SISTEMA INUIT (O ESCHIMESE): poich quello che ci pi familiare, consideriamo innanzitutto il sistema utilizzato nella nostra e in molte altre societ fondate sul commercio. Tale sistema non affatto confinato a questo tipo di societ, infatti quello che ritroviamo presso gli inuit. Nel sistema inuit tutti i cugini sono definiti con lo stesso termine, ma sono distinti dai fratelli e dalle sorelle, e tutti gli zii (maschi e femmine) sono definiti con lo stesso termine, ma sono distinti dal padre e dalla madre. In questo sistema, diversamente da quelli che esamineremo, non vi nessun altro parente a cui ci si riferisce

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facendo uso dei termini impiegati per designare gli appartenenti alla famiglia nucleare (padre, madre, fratello e sorella). In genere la terminologia inuit non si riscontra nei gruppi di discendenza ambilineari o unilineari, bens in quelli bilaterali. Rammentiamo che nel sistema bilaterale il gruppo di parentela ego-centrato. Sebbene i parenti di mia madre e quelli di mio padre siano per me ugualmente importanti, i parenti pi importanti in assoluto sono quelli pi stretti. Questo vero in particolare nella nostra societ, in cui la famiglia nucleare di solito vive isolata, separata dai parenti eccetto che in occasione di determinate cerimonie. IL SISTEMA OMAHA: presente in molte societ, di solito in quelle a discendenza patrilineare. Quindi, ad esempio, il padre e il fratello del padre sono designati dallo stesso termine. Di solito le societ patrilineari hanno un tipo di residenza patrilocale. Il termine con cui designo mio padre e suo fratello pu essere tradotto come "un componente maschile del mio gruppo patrilineare che appartiene alla generazione di mio padre". Un altro accorpamento (che a prima vista pu essere paragonato a quello relativo al padre e al fratello del padre) quello tra la madre e la sorella della madre, designate appunto attraverso lo stesso termine. Ci che pi sorprendente, per, che lo stesso termine viene utilizzato anche per la figlia del fratello della madre. Perch?? Se noi pensiamo che con questo termine si intenda "un componente femminile di qualsiasi generazione del patrilignaggio di mia madre" allora lappellativo ha senso. Tutti i componenti maschili del patrilignaggio di mia madre, di qualsiasi generazione, sono coerentemente designati anchessi da uno stesso termine. chiaro dunque che nel sistema omaha i parenti del lato materno e quelli del lato paterno vengono raggruppati in modo diverso. Per quanto riguarda i membri del mio gruppo di parentela patrilineare materno, raggruppo insieme tutti i maschi tra loro e tutte le femmine tra loro, senza tenere conto della generazione. Per quanto riguarda, invece, il gruppo di parentela patrilineare di mio padre, ho termini diversi per i maschi e per le femmine di generazioni differenti. George Peter Murdock ha ipotizzato che una societ designi con lo stesso termine i tipi di parenti che presentano tra loro pi somiglianza che differenze. Tenendo conto di questo principio e del fatto che le societ con un sistema omaha sono in genere patrilineari, facile capire come il gruppo di parentela patrilineare di mio padre sia quello a cui io appartengo, e quello nei confronti del quale ho pi diritti e doveri. Di conseguenza, gli individui della generazione di mio padre si comporteranno nei miei confronti in modo molto diverso dai membri della mia stessa generazione: essi, infatti, eserciteranno unautorit su di me, e io dovr dimostrare loro il mio rispetto. I componenti della mia stessa generazione, al contrario, sono i miei compagni di gioco e i miei amici. In un sistema patrilineare, dunque, molto probabile che i membri del ramo paterno che appartengono a generazioni differenti siano chiaramente distinti. Il patrilignaggio di mia madre, daltro canto, non per me molto importante, e poich la residenza probabilmente patrilocale i parenti di mia madre non abiteranno neppure vicino a me. In tal modo i parenti patrilineari di mia madre saranno al confronto poco importanti, e quindi saranno considerati sufficientemente simili da venire classificati insieme. Infine nel sistema omaha utilizzo lo stesso termine per indicare i miei cugini paralleli maschi. E classifico nello stesso gruppo le mie cugine parallele. IL SISTEMA CROW: stato definito limmagine speculare del sistema omaha. In questo sistema, infatti, vengono utilizzate le stesse classificazioni, ma dal momento che il sistema crow associato alla discendenza matrilineare, gli individui del gruppo matrilineare di mia madre (il mio gruppo di discendenza) sono distinti in base alla generazione, mentre gli individui del gruppo patrilineare di mio padre non lo sono. IL SISTEMA IROCHESE: per quanto riguarda gli appellativi dei parenti della stessa generazione di ego, simile sia a quello omaha, sia a quello crow. Tuttavia, quando si tratta della mia generazione, il sistema irochese ha una sua peculiarit: tutti i gruppi di cugini incrociati vengono chiamati nello stesso modo, distinguendoli solo in base al sesso. I cugini paralleli non vengono designati con lo stesso termine impiegato per i cugini incrociati, e a volte, ma non sempre, sono chiamati come i fratelli e le sorelle di ego. Cos come il sistema omaha e quello crow, anche il sistema irochese ha termini differenti per i parenti del lato materno e per quelli del lato paterno. Tale differenziazione tende ad essere associata alla discendenza unilineare, e ci non sorprende dato che la discendenza unilineare prevede laffiliazione o al gruppo di parentela della madre o a quello del padre. Perch, nellambito delle societ a discendenza unilineare, a volte viene adottato il sistema irochese e altre volte, invece, vengono preferiti quello omaha o quello crow?? La terminologia irochese sembra essere associata ad un sistema unilineare che si sta sviluppando o, al contrario, che

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in decadenza. Unaltra spiegazione possibile che il sistema irochese emerga nelle societ che prediligono il matrimonio tra cugini incrociati. IL SISTEMA SUDANESE: anche questo sistema associato alla discendenza unilineare, ma diversamente dai precedenti, non raggruppa, dal punto di vista terminologico, nessun parente, n nella generazione di ego, n in quella dei suoi genitori. Tale sistema descrittivo, nel senso che viene utilizzato un termine diverso per ciascuno dei parenti indicati. Bench siano di solito patrilineari, le societ con il sistema sudanese presentano delle differenze rispetto a quelle a terminologia omaha o irochese: si tratta in genere di societ con unorganizzazione politica complessa, una stratificazione di classe e specializzazioni professionali. In questi casi ladozione di una certa terminologia pu riflettere la necessit di distinguere con precisione i parenti che, dal punto di vista della professione o della classe sociale, hanno opportunit e privilegi ben diversi. I sistemi omaha, crow, irochese e sudanese hanno in comune il fatto di utilizzare termini differenti per indicare i componenti del lato materno e quelli del lato paterno. Abbiamo osservato, invece, come nel sistema inuit i termini per designare i parenti dei 2 lati siano esattamente gli stessi. Ci significa che in questultimo caso i 2 rami della famiglia sono ugualmente importanti (o ugualmente affatto importanti). Anche nel prossimo sistema, quello hawaiano, vengono impiegati gli stessi termini per i 2 lati della famiglia, ma la parentela che si estende oltre la famiglia nucleare ha una rilevanza maggiore. IL SISTEMA HAWAIANO: quello pi semplice, in quanto utilizza pochissimi termini. In questo sistema tutti i parenti dello stesso sesso che appartengono alla stessa generazione sono indicati da un unico termine. Il fatto che le societ con una terminologia hawaiana tendano a non avere gruppi a discendenza unilineare aiuta a comprendere perch i termini di parentela siano gli stessi sui 2 lati della famiglia. Perch i termini indicanti il padre, la madre, il fratello e la sorella vengono estesi anche ad altri parenti?? Probabilmente perch queste societ hanno spesso vaste famiglie estese, a cui, grazie al modello ambilocale, pu appartenere ogni parente. 9. GRUPPI E VITA POLITICA. Quando parliamo di associazioni ci riferiamo a gruppi di individui che non sono legati da vincoli parentali, n dalla condivisione dello stesso territorio. Pur nella loro eterogeneit essi presentano alcune caratteristiche comuni: possiedono una struttura pi o meno formale e istituzionalistica escludono alcune persone i membri condividono i medesimi interessi e gli stessi scopi sono fieri di appartenere al gruppo Nella societ americana vi un gran numero di "gruppi dinteresse" che soddisfano questi requisiti. Tali gruppi variano notevolmente per entit e per importanza sociale e vanno da organizzazioni nazionali, come i partiti politici, ad organizzazioni locali, come le associazioni di studenti universitari. Esistono notevoli differenze tra le societ quanto al numero e al tipo di associazioni. Per ridurre la complessit dellanalisi ci soffermeremo su 2 fattori distinti: lobbligatoriet del reclutamento il criterio di appartenenza A proposito del primo fattore possiamo notare come nella societ nordamericana, eccezion fatta per il reclutamento nellesercito nazionale, praticamente tutte le associazioni siano volontarie. In molte societ, invece, e in particolare in quelle pi egualitarie, appartenere ad un gruppo non una scelta: tutti coloro che rientrano in una determinata categoria vi sono obbligati. Un secondo fattore che distingue i tipi di associazione il criterio con cui si stabilisce se una persona pu essere membro del gruppo. Esistono 2 modi per determinarlo: basarsi sulle qualit acquisite sono quelle che lindividuo giunge a possedere nel corso della propria vita, come, per esempio, specifiche abilit nello sport o nella professione o su quelle ascritte sono, invece, quelle determinate fin dalla nascita, o per eredit genetica (il sesso) o per estrazione familiare (letnia, il luogo di nascita, la religione, la classe sociale); distinguiamo 2 tipi di qualit ascritte: quelle universali, che esistono in tutte le societ (let e il sesso)

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quelle variabili, che trovano applicazione solo in alcune societ (le differenze etniche, quelle religiose o quelle di classe) I. Le associazioni non volontarie. Bench le associazioni non volontarie esistano anche nelle societ pi complesse, esse sono tipiche delle societ relativamente meno stratificate o di quelle egualitarie. In queste ultime le associazioni vengono a costituirsi sulla base delle caratteristiche del sesso e dellet. Abbiamo quindi le classi di et e le associazioni solo maschili o solo femminili. I.I. Le classi di et. Tutte le societ possiedono una terminologia relativa allet, cos come ne possiedono una per la parentela. Cos come esistono termini per distinguere il fratello dallo zio e dal cugino, esistono anche appellativi diversi per distinguere il neonato, ladolescente e ladulto. Tali termini identificano le categorie di et. Il gruppo di et una categoria culturalmente determinata in cui rientrano gli individui di una certa et. La classe di et, invece, designa un gruppo di persone, di et simile e dello stesso sesso, che attraversano insieme alcune o tutte le fasi della vita. I ragazzi di una certa classe di et, per esempio, che vivono in una determinata zona, verranno iniziati tutti insieme. Quando saranno invecchiati lintero gruppo diventer il "gruppo degli uomini adulti" e, in seguito, il "gruppo degli anziani a riposo". Lingresso in un sistema di classi di et quasi sempre non volontario e dipende dalle caratteristiche dellet e del sesso. La parentela alla base dellorganizzazione della maggior parte delle societ non commerciali. In alcune societ, tuttavia, le classi di et creano forti legami che agiscono trasversalmente rispetto alla parentela. La societ karimojong di particolare interesse perch organizzata secondo una combinazione che lega le classi di et alle classi generazionali. Tali raggruppamenti rappresentano "sia la fonte dellautorit politica, sia il campo in cui essa si esercita". Tra i karimojong ogni classe di et comprende tutti gli uomini che sono stati iniziati contemporaneamente allet adulta (lo scarto pu essere di 5 o 6 anni). Una classe generazionale riunisce invece 5 classi di et e copre una periodo di 25-30 anni. Ogni classe generazionale vista come "generatrice" della successiva ed esistono contemporaneamente 2 classi generazionali. Mentre la classe generazionale degli anziani (i cui membri svolgono le funzioni amministrative, giuridiche e sacerdotali) chiusa, quella dei giovani, che si dedicano alla guerra e a compiti di polizia, incorpora continuamente nuovi membri. Quando tutte e 5 le classi di et si sono formate, i membri della classe generazionale sono pronti ad assumere lo status dei loro predecessori. Alla fine, di malavoglia, ma rassegnati alla realt dei fatti, gli anziani accettano di organizzare una cerimonia di successione che conferisce lautorit a coloro che in precedenza erano in una posizione di sottomissione. Il sistema di classi di et karimojong consiste, quindi, nellavvicendarsi ciclico di 4 classi generazionali. La classe generazionale degli "anziani a riposo" costituita da anziani che hanno ceduto lautorit (i suoi membri sono perlopi molto deboli, se non defunti). La classe generazionale degli uomini maturi formata dalle 5 classi di et che esercitano lautorit attivamente. La classe generazionale dei giovani, che continua a reclutare membri, sebbene debba obbedienza ai pi anziani, detiene alcuni poteri amministrativi. Infine vi sono i non anziani. A seguito delliniziazione ogni ragazzo diventa un uomo, ossia un individuo con uno status ben definito. Da un uomo karimojong ci si aspetta che non si sposi prima delliniziazione e di fatto gli viene impedito di formare una famiglia sino a quel momento. La cerimonia delliniziazione evidenzia il carattere essenzialmente politico e sociale del sistema di classi di et. Essa infatti non pu avere luogo se non sono presenti gli anziani, la cui autorit viene resa manifesta nel corso delle procedure della cerimonia. La relazione padre-figlio che coinvolge classi generazionali adiacenti resa palese dalla consuetudine per cui sono i padri ad iniziare i figli. Le classi di et hanno unestrema importanza, soprattutto per i maschi. Al contrario dei karimojong, che hanno classi di et solo per gli uomini, presso gli shavante esistono anche classi di et femminili; anche se per le donne il sistema della classi di et non ha risvolti associativi. I.II. Associazioni solo maschili o solo femminili. Esistono associazioni che sono riservate ad un solo sesso. Si tratta in genere di gruppi maschili. La qualificazione di tipo sessuale direttamente connessa alle finalit dellassociazione. Gli scopi di molte associazioni unicamente maschili sono quelli di rafforzare lidea di una superiorit maschile e di offrire agli uomini dei mezzi per difendersi dalle donne. Nelle societ non commerciali le associazioni maschili sono simili alle classi di et, per prevedono solo 2 categorie di individui: gli uomini maturi, che ne sono membri gli uomini immaturi, che ne sono esclusi Nelle societ che hanno associazioni maschili molto probabile che, cos come nel caso delle classi di et, si pratichino cerimonie di iniziazione drammatiche e traumatiche. Nella maggior parte delle societ non

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commerciali esistono poche associazioni femminili, forse perch in tali contesti sono gli uomini ad avere maggiore autorit nellambito della parentela, nella sfera politica e per quanto concerne la suddivisione della propriet ( possibile, daltronde, che gli antropologi, per la maggior parte uomini, abbiano considerato con minore attenzione le associazioni femminili). Nei paesi ad economia parzialmente commerciali le associazioni femminili sono invece pi diffuse. Le associazioni riservate ad un solo sesso sono una caratteristica anche delle societ molto industrializzate (es: i boy scouts); lannessione a questi gruppi, per, volontaria, mentre nelle societ non commerciali e in quelle meno complesse spesso il reclutamento obbligatorio. I mae enga sono noti agli antropologi soprattutto per la pratica della segregazione sessuale e per latteggiamento di aperta ostilit nei confronti delle donne. Essi vivono in una casa comune separata. Viene insegnato loro, sin da bambini, che non auspicabile restare molto in compagnia di una donna, e che meglio unirsi ai compagni maschi sia per quanto riguarda labitazione, sia per le attivit da svolgere. Dato che considera la donna potenzialmente impura, la cultura mae, per regolare i rapporti tra maschi e femmine, impone rigidi codici di comportamento che hanno lo scopo di salvaguardare non solo lintegrit e la forza delluomo, ma anche i suoi beni materiali. Tali regole sono talmente rigide che spesso i giovani sono riluttanti a sposarsi. Gli anziani, daltro canto, insegnano loro che il matrimonio e la riproduzione sono un dovere. Lassociazione tra uomini tenta di stabilire delle regole riguardanti le relazioni sessuali. Di solito le associazioni maschili sono rivolte agli scapoli, per quanto gli uomini sposati intervengano spesso per istruire i giovani e trasmettere loro le proprie conoscenze. In generale esse servono a promuovere, e certamente a simbolizzare, il potere e la solidariet maschile. Cos come avviene per le classi di et, anche le associazioni maschili creano legami trasversali e supplementari rispetto a quelli di parentela. Esse infatti permettono ad un gruppo di uomini (anche se tra loro non esistono legami di parentela) una collaborazione per il raggiungimento di scopi comuni. In tutte le associazioni esiste una componente di segretezza. Nei casi appena presi in considerazione i particolari delle cerimonie di iniziazione sono tenuti nascosti. Le associazioni poro e sande dellAfrica occidentale, tuttavia, impongono una segretezza ancora maggiore. In alcuni paesi le associazioni poro e sande sono state recentemente dichiarate illegali, mentre in altri esse non solo sono legali, ma fanno parte integrante della struttura politica della societ. Lappartenenza ad esse un fatto pubblico e non volontario: tutti gli uomini della comunit devono appartenere allassociazione poro e tutte le donne a quella sande. Laddove le associazioni poro e sande sono legali la comunit presenta 2 struttura politiche: quella "temporale" e quella "sacra". La struttura temporale costituita dal capo del villaggio, dai capi di zona e dei gruppi parentali e dagli anziani. La struttura sacra, detta zo, consiste nelle gerarchie di "sacerdoti" che appartengono alle associazioni poro e sande. In questa associazioni la "segretezza" consiste nella necessit che i membri imparino a mantenere i segreti, in particolare in merito al modo in cui si viene iniziati al gruppo. Quando sono in grado di mantenere i segreti, gli appartenenti allassociazione diventano degni di fiducia e sono ammessi a partecipare alla vita politica. Il gruppo dei capi dellassociazione poro stabilisce il luogo in cui gli iniziandi devono sottoporsi alla scarificazione (creazione di una o pi cicatrici sulla pelle) e ritirarsi per un periodo di circa un anno. I ragazzi sono segregati lontano dal villaggio e prendono parte ad uno scontro simulato con uno ngamu (un membro poro travestito da "diavolo della foresta") che li segna sul collo, sul petto e sulla schiena. Le cicatrici sono la prova visibile del fatto che gli iniziati sono stati uccisi e mangiati dal diavolo; dopodich essi "rinascono". Nel villaggio degli iniziati i ragazzi apprendono alcuni mestieri, imparano a cacciare e ad usare le medicine pi importanti. i figli degli zo ricevono unistruzione particolare: essi devono apprendere dai propri padri i riti a cui saranno addetti. Alla fine dellanno gli iniziati ricevono un nome poro, che rimane per tutta la vita. Ci che accade nel corso del ritiro nella foresta tenuto segreto: tutti sanno che i ragazzi non vengono n uccisi n mangiati dal diavolo, ma solo alcune persone possono parlarne. Anche liniziazione delle ragazze allassociazione sande comporta lisolamento nella foresta per un periodo di un anno. Le ragazze non solo sono sottoposte alla scarificazione, ma anche alla clitoridectomia (lasportazione del clitoride). Gli zo poro e sande sono fatti segno di grande rispetto. Le societ segrete sono diffuse in molte altre parti del mondo e solo alcune di esse sono volontarie. Un recente studio transculturale ha dimostrato che nelle societ segrete africane si svolgono attivit politiche. Queste attivit consistono nel punire chi, secondo le regole della societ segreta, ha agito in modo errato. Il fatto che le persone che vengono punite non siano quasi mai membri delllite del luogo, n autorit di origine straniera, conferma lipotesi che le associazioni poro e sande siano mirate a rafforzare lautorit politica esistente. Le associazioni femminili ijaw esistono solo nelle regioni settentrionali della Nigeria del Sud. Quando una donna sposata, dedicandosi ad attivit commerciali, dimostra di essere in grado di mantenere una household indipendente da quella della suocera, essa deve entrare a far parte dellassociazione femminile legata al patrilignaggio del marito. Diventarne membro non una scelta; inoltre, chi non si presenta agli incontri o arriva in ritardo viene multata. Le associazioni femminili hanno la funzione di operare le mediazioni nelle dispute; esse stabiliscono, inoltre, le pene anche per i casi che sono stati sottoposti ad un giudizio ufficiale. Stabiliscono le ammende per i crimini di adulterio, oppure possono imporre regole di comportamento. I giudizi vengono formulati allunanimit, e anche le regole vengono

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stabilite allo stesso criterio. Alcune associazioni molto grandi fungono da istituzioni di prestito: esse utilizzano i fondi derivanti dalle multe per concedere prestiti ai propri membri e agli esterni. Gli uomini che contraggono debiti con queste associazioni sono passibili di reclusione presso il proprio domicilio finch non assolvono il pagamento. Per quanto la ragione della diffusione delle associazioni femminili in Africa occidentale non sia ancora ben chiara, si pu ipotizzare che essa sia legata allindipendenza finanziaria che la donna si conquistata attraverso le attivit commerciali. II. Le associazioni volontarie. Le associazioni volontarie si trovano anche in alcune societ relativamente semplici, ma sono pi diffuse nelle societ complesse e stratificate, presumibilmente perch in questi contesti gli individui hanno pi interessi ed occupazioni molto differenti in cui entra in gioco la competizione. II.I. Le associazioni militari. Nelle societ non commerciali le associazioni militari sembrano avere la funzione di unire i membri sulla base della comune esperienza di guerra, di esaltare le imprese belliche e di offrire determinati servizi alla comunit. In genere lappartenenza a questi gruppi volontaria ed fondata sul criterio dei meriti acquisiti per aver partecipato alle guerre. Le associazioni militari erano diffuse tra gli indiani delle pianure. Ne sono un esempio quelle cheyenne, che non erano gerarchizzate in base allet ed erano aperte a tutti i ragazzi e agli uomini capaci di combattere. Queste associazioni avevano costumi, canti e danze differenti, ma lorganizzazione interna era la stessa: ognuna di esse, infatti, aveva 4 leader i quali venivano scelti tra i pi importanti capi militari. Quando le varie popolazioni di indiani delle pianure furono confinate nelle riserve, le associazioni militari persero le loro antiche funzioni. Ciononostante esse non scomparvero del tutto. II.II. Le associazioni regionali. Le associazioni regionali raccolgono gli immigrati che provengono da una stessa area geografica. Queste associazioni, quindi, sono molto diffuse nei centri urbani che attraggono le popolazioni delle campagne. Molte di queste organizzazioni sono divenute forze politiche che fanno sentire la propria voce nelle amministrazioni locali. Le associazioni regionali si formano anche quando gli immigrati vengono da paesi molto lontani. William Mangin ha descritto limportanza dellaiuto offerto dalle associazioni regionali agli immigrati. Essi, inizialmente, vivevano in insediamenti urbani molto poveri. Questi insediamenti non erano ufficialmente riconosciuti n dal governo, n dalle autorit locali. Essi mancavano di tutti i servizi municipali (acqua corrente, raccolta dei rifiuti, sorveglianza della polizia). Gli abitanti avevano lasciato il luogo dorigine per le ragioni tipiche che stanno alla base di ogni spostamento di popolazione: le ragioni erano di ordine sociale ed economico (imputabili principalmente alla densit di popolazione e alla pressione sul territorio), ma a creare le aspettative maggiori era il miraggio della grande citt in cui erano possibili uneducazione migliore, la mobilit sociale, il lavoro salariato. Essi formarono associazioni regionali, a cui potevano appartenere individui di ambo i sessi. Di solito i ruoli esecutivi erano assegnati agli uomini e spesso i capi erano persone di spicco nella vita politica del luogo dorigine. Le donne, che godevano di una libert economica e sociale abbastanza limitata, avevano purtuttavia un ruolo importanza nelle attivit delle associazioni. Le associazioni regionali offrivano ai propri membri essenzialmente 3 servizi: facevano pressione sul governo centrale affinch affrontasse questioni che erano fondamentali per la vita della comunit (es: linstallazione di fognature, di servizi sanitari e di servizi pubblici). Un membro dellassociazione aveva il compito di seguire una pratica legislativa nel suo percorso burocratico, accertandosi che non venisse dimenticata o trascurata offrivano assistenza nellacculturazione dei nuovi arrivati, preparandoli alla vita urbana. I tratti pi tipicamente rurali erano i primi a scomparire; in questo gli uomini si adattavano con maggiore rapidit rispetto alle donne fornivano opportunit di inserimento nella cultura nazionale. Organizzavano delle attivit sociali (es: feste) che avevano la funzione di smistare le informazioni da e per il luogo dorigine; offrivano, infine, una variet di altri servizi che aiutavano gli immigrati ad adattarsi al nuovo ambiente senza recidere completamente le proprie radici Nel corso del tempo, mutando le condizioni sociali, possono cambiare anche le funzioni delle associazioni regionali. Inizialmente, ad esempio, le associazioni regionali possono fungere da societ di mutuo soccorso; quando per, limmigrazione aumenta, i nuovi arrivati hanno lopportunit da appoggiarsi ai parenti che si sono trasferiti prima di loro. Di conseguenza, nonostante le associazioni della madre-patria continuino a svolgere funzioni di tipo economico (es: lassistenza in caso di emergenza, di malattia grave o di morte)

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oppure ad offrire aiuto nel settore dellistruzione, gli incontri divengono saltuari e la partecipazione scarsa. Per quanto le associazioni regionali possano essere molto utili allintegrazione dei membri in un sistema urbano pi complesso o in un ambiente che cambia, lesistenza di un grosso numero di queste associazioni potrebbe favorire la divisione e la rivalit tra i gruppi. In alcuni casi i gruppi pi piccoli si sono uniti tra loro e sono diventati molto potenti. Unendosi tra loro, dunque, le associazioni regionali e familiari hanno finito per costituire delle associazioni etniche. II.III. Le associazioni etniche. Le associazioni etniche sono particolarmente diffuse nei centri urbani dellAfrica occidentale. Lalterazione del sistema economico, le innovazioni tecnologiche e le mutate condizioni della vita urbana hanno indebolito i legami di parentela e altre tradizionali risorse di sostentamento e di solidariet. Talvolta difficile stabilire se in origine una particolare associazione fosse regionale o etnica. Le associazioni tribali sono tipiche della Nigeria e del Ghana. Le caratteristiche di questo genere di associazioni sono: lextraterritorialit (esse reclutano persone che hanno lasciato i propri gruppi tribali dorigine) il possesso di una costituzioni ufficiale il fatto che si sono formate per dare risposta ad alcuni bisogni che sorgono nel contesto urbano Uno di questi bisogni quello di non perdere il contatto con la cultura tradizionale. Altri compiti di queste associazioni sono quelli di fungere da societ di mutuo soccorso e di offrire aiuti finanziari in caso di disoccupazione, di malattia o di morte. Alcune associazioni tribali raccolgono il denaro necessario a migliorare la situazione esistente nei luoghi dorigine. Leducazione, per esempio, un settore al quale viene attribuita una particolare importanza. Altre associazioni pubblicano bollettini informativi che illustrano le attivit dei membri. Molte di queste associazioni, attraverso un gruppo costituito da membri di giovane et, esercitano una forte influenza democratizzante nei consigli tribali. Le organizzazioni, inoltre, rappresentano un trampolino di lancio per coloro che aspirano ad una carriera politica a livello nazionale. Le societ di mutuo soccorso si distinguono dalle comunit tribali per il fatto che hanno come scopo principale quello di offrire un sostegno (economico) ai propri membri. Anche le associazioni di lavoratori dellAfrica occidentale rientrano nella categoria della associazioni etniche. Esse sono organizzate secondo un criterio tribale e in base al tipo di attivit lavorativa. Il loro scopo principale di garantire ai propri membri, in quanto lavoratori, un certo status e una determinata remunerazione. Questo tipo di associazioni possono anche coprire spese assicurative e legali, contribuire allassistenza medica in caso di incidenti o di malattia e sovvenzionare parzialmente il costo delle cerimonie funebri. Anche le associazioni ricreative, infine, sono molto diffuse in Africa occidentale. Alcuni ricercatori hanno osservato come la diffusione di associazioni etniche abbia comportato, in Africa occidentale, un riproporsi del trialismo. Di fatto la presenza di questi gruppi di interesse nelle aree urbane sembra aver frenato lo sviluppo di unidentit nazionale. Daltro canto esistono le prove del fatto che queste associazioni svolgono unimportante funzione per ladattamento e lintegrazione sia degli uomini sia delle donne, esattamente come fanno le associazioni regionali in altre zone del mondo. II.IV. Le associazioni multietniche. Nel mondo moderno i gruppi a carattere volontario accolgono individui appartenenti ad etnie differenti con frequenza sempre maggiore. In Papua Nuova Guinea, per esempio le kafaina o Work Meri ("lavoro delle donne") sono associazioni per il risparmio e per il prestito che mettono in contatto migliaia di donne di aree tribali differenti. In origine, si trattava di piccoli gruppi sorti con la funzione di casse di risparmio. In seguito, man mano che le donne che si sposavano si stabilivano lontano dal villaggio, i parenti rimasti a casa venivano incoraggiati a fondare delle "filiali". I soldi raccolti vengono messi ogni volta in una borsa che viene nascosta e non pu essere toccata, in modo tale che i risparmi si accumulino nel corso del tempo. Una volta raggiunta una cifra consistente, con quel denaro si costruisce un edificio per lassociazione e si svolge una grande cerimonia. Per ora non ancora stato riscontrato che lo sviluppo di queste associazioni comporti un accrescimento del potere delle donne in queste societ tradizionalmente dominate dagli uomini; esse, infatti, prendono parte a questi movimenti forse perch si sentono frustrate per lesclusione dalla vita politica locale. Le associazioni multietniche o regionali si sono sviluppate laddove il colonialismo (o unaltra dominazione politica) stato percepito come un problema di interesse collettivo. Spesso le associazioni multietniche e multiregionali hanno contribuito alle lotte per lindipendenza: in molti casi i partiti politici rivoluzionari nascevano infatti in seno a tali associazioni. III. Le ragioni della variabilit delle forme associative.

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Gli antropologi non si limitano a descrivere la struttura e il funzionamento delle associazioni; essi tentano anche di spiegare le ragioni dellesistenza di forme diverse di associazionismo. S.N. Eisenstadt ha ipotizzato che i sistemi di classi di et si formino laddove i gruppi parentali non sono in grado di assolvere alle funzioni politiche, educative ed economiche necessarie per il mantenimento dellintegrazione sociale. Questi sistemi possono costituire una soluzione vantaggiosa al bisogno di separare i membri di una societ a seconda delle rispettive funzioni; quello dellet, infatti, un criterio per lattribuzione di ruoli che pu essere applicato a tutti i componenti di una societ. Non affatto chiaro, tuttavia, se il formarsi di sistemi di classi di et sia finalizzato ad ovviare alla mancanza di organizzazione parentale; esistono, infatti, molte societ in cui le strutture parentali hanno un ambito dazione limitato, eppure nella maggior parte di esse non stato introdotto alcun sistema di classi di et. Unipotesi alternativa, che confermata da dati transculturali, che i sistemi di classi di et si formino nelle societ che sono frequentemente impegnate in attivit belliche e che sono costituite da gruppi locali le cui dimensioni e la cui composizione varia nel corso dellanno. In simili situazioni non sempre gli uomini possono fare affidamento, per le imprese belliche, sulla collaborazione dei parenti, poich questi potrebbero essere lontani. Il sistema di classi di et, invece, permette ad un individuo, ovunque egli sia, di trovare (nei membri della sua stessa classe) degli alleati. Secondo questa ipotesi, dunque, i sistemi di classe di et sorgono in aggiunta e non in alternativa alle forme di aggregazione basate sulla parentela o sullintegrazione politica. Per quanto riguarda le associazioni volontarie il cui criterio di reclutamento dipende da qualit ascritte di tipo variabile (= fissate al momento della nascita, ma non uguali per tutte le persone dello stesso sesso e della stessa et), difficile stabilire con precisione quale sia la causa della loro formazione. Abbiamo gi notato come sia possibile che tutti i tipi di associazioni volontarie crescano di numero e di importanza di pari passo con lo sviluppo tecnologico e con laumento della complessit e delle dimensioni della societ. Per non esistendo ancora prove sufficienti che avvallino questa teoria, vi sono comunque alcuni aspetti da tenere in considerazione: lurbanizzazione: le societ in via di sviluppo si stanno urbanizzando, e allaumentare delle dimensioni delle citt cresce il numero delle persone che si separa dai propri legami parentali e dalle usanze locali tradizionali. Non ci sorprende dunque il fatto che le prime associazioni volontarie a formarsi siano quelle di mutuo soccorso, e che la loro funzione sia inizialmente quella di assolvere agli obblighi parentali in caso di morte e si estenda successivamente ad altri aspetti della vita sociale. Essi servivano a mantenere i contatti di coloro che si trasferivano in citt con le tradizioni e la cultura di provenienza, e a soddisfare una serie di necessit che gli immigrati si sono trovati a dover affrontate nel paese darrivo il fattore economico: gli immigrati cercano di adattarsi alle nuove condizioni economiche e i loro interessi devono essere garantiti e protetti Perch, nelle societ industrializzate, le associazioni il cui criterio di reclutamento dipende da qualit ascritte di tipo variabile tendono ad essere sostituite da associazioni alle quali si accede in base alla posizione raggiunta nella societ?? Probabilmente il grosso peso che le societ industrializzate attribuiscono alla specializzazione si riflette anche nelle forme assunte dallassociazionismo. Un altro fattore determinante potrebbe essere limportanza che la nostra societ attribuisce alle conquiste individuali. Lomologazione indotta dalla produzione di massa e dai mass media, inoltre, ha leffetto di ridurre progressivamente limportanza delle distinzioni regionali ed etniche. Il risultato che le organizzazioni di grandi dimensioni vengono progressivamente sostituite da associazioni pi piccole: queste ultime, infatti, riescono a fornire una risposta ad esigenze particolari che le istituzioni della societ di massa non sono pi in grado di soddisfare. IV. La vita politica: tipologia delle organizzazioni. Lespressione "vita politica" ha molteplici connotazioni. Ad un abitante degli Stati Uniti essa pu far pensare ai vari rami del governo (il ramo esecutivo, le istituzioni legislative, gli uffici amministrativi). Le stesso termine pu richiamare alla mente partiti politici, gruppi di interesse, campagna elettorali, elezioni politiche. La vita politica, per, nei paesi occidentali, implica molto di pi. Essa ha a che fare con la prevenzione e con la risoluzione di controversie e di problemi sociali interni ed esterni. A livello interno una societ complessa come la nostra necessita di mediazioni e di arbitrati per risolvere le vertenze industriali, di una forza di polizia per prevenire i crimini e per catturare i criminali, e di un sistema giudiziario che si occupi dei conflitti sociali e che intervenga nei confronti di coloro che infrangono la legge. Negli ultimi 100 anni, nella misura in cui le potenze coloniali hanno imposto i loro sistemi politici, o le societ con una gestione informale sono divenute consapevoli della necessit di possedere meccanismi di governo che permettano di interagire con lesterno, i governi ufficiali hanno avuto unampia diffusione. Molte societ studiate dagli antropologi, per, non hanno funzionari politici, partiti, tribunali o eserciti. Inoltre la banda o il villaggio, nelle testimonianze etnografiche, costituivano, nel 50% delle societ, la pi vasta unit politica autonoma. Tali unit erano organizzate solo a livello informale, non vi erano cio individui o gruppi formalmente autorizzati a svolgere funzioni politiche o a

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risolvere dispute. Se andiamo oltre gli aspetti esteriori della vita politica nella nostra societ, e ci domandiamo quali siano le funzioni a cui assolvono le nostre istituzioni, ci accorgeremo di come tutte le societ abbiano avuto unattivit e delle teorie politiche miranti a creare e a mantenere lordine sociale e a controllare il disordine. Molti dei gruppi a cui abbiamo fatto riferimento in precedenza (la famiglia, i gruppi di discendenza, le associazioni) assolvono a funzioni politiche. Quando per gli antropologi parlano di organizzazioni politiche o di vita politica, intendono riferirsi soprattutto a questioni che riguardano gruppi territoriali. Tali gruppi vanno dalle piccole comunit (le bande, i villaggi) a comunit pi ampie (le citt), fino a gruppi sovralocali (distretti, regioni, nazioni, insieme di nazioni). Vedremo come sia i diversi tipi di organizzazione politica, sia le modalit di partecipazione alla politica, sia gli strumenti messi in atto per controllare i confini siano spesso connessi ai differenti tipi di economia e di stratificazione sociale. Il livello di integrazione politica e il grado di centralizzazione dellautorit variano enormemente da una societ allaltra: in molte delle societ note attraverso le testimonianze etnografiche la piccola comunit (banda o villaggio) era il gruppo territoriale pi vasto nellambito del quale si organizzava lattivit politica. In queste societ non vi era alcuna centralizzazione dellautorit: non esisteva infatti unautorit politica la cui giurisdizione includesse pi di una comunit in altre societ le attivit politiche a volte venivano organizzate per conto di una gruppo plurilocale, senza per che vi fosse unautorit al vertice in altre ancora spesso le attivit politiche erano organizzate sulla base di gruppi territoriali plurilocali, e al vertice era insediata unautorit suprema Nel mondo moderno ogni societ fa parte di un sistema politica centralizzato pi ampio. Se si escludono poche eccezioni, non esistono pi bande, trib o chiefdoms (domini) politicamente autonomi. Molti antropologi scelgono di classificare le societ, presenti e passate, in base al loro livello di integrazione politica e facendo riferimento alla natura della struttura dellautorit politica. Ellman Service, per esempio, sostenne che era possibile classificare la maggior parte delle societ facendole rientrare in uno dei 4 tipi principali di organizzazione politica: la banda, la trib, il chiefdom, lo stato.
Tipo di organizzazione Massimo livello di integrazione politica
gruppo locale o banda talvolta gruppo sovralocale gruppo sovralocale gruppo sovralocale, spesso un intero gruppo linguistico nel suo complesso

Grado di specializzazione dei funzionari politici


scarso o nullo; leadership informale scarso o nullo; leadership informale modesto

Strategia di sussistenza prevalente


raccolta agricoltura estensiva (a rotazione) e/o allevamento agricoltura estensiva o intensiva e/o allevamento agricoltura intensiva e allevamento

Dimensioni della comunit e densit demografica


comunit molto piccole, densit molto bassa comunit piccole; bassa densit comunit ampie, densit elevata citt, densit elevata

Differenziazione sociale

Modalit di distribuzione prevalente


reciprocit reciprocit

banda trib

egualitarismo egualitarismo

chiefdom o dominio stato

rango

reciprocit e redistribuzione scambi commerciali

estremo

classe e casta

IV.I. La banda. Alcune societ sono costituite da gruppi piuttosto piccoli abitualmente dediti al nomadismo. Ciascuno di tali gruppi viene detto convenzionalmente banda ed autonomo dal punto di vista politico. Ci significa che nelle organizzazioni di questo tipo il gruppo o la comunit locali sono il gruppo pi vasto che agisce quale unit politica. La maggior parte dei raccoglitori studiati in epoca recente ha unorganizzazione di questo tipo. Le bande di solito sono piccole, e le societ con le bande hanno una bassa densit di popolazione. Le dimensioni della banda variano spesso in base alla stagione: la banda si disperde e poi si ricostituisce a seconda delle risorse di cibo disponibili. Il modo in cui vengono prese le decisioni in genere informale e rivela come quelle esistente sia unautorit modesta e informale. Poich non esiste una funzione permanente e ufficiale di detenzione della leadership, le decisioni vengono prese collettivamente da tutta la comunit

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oppure dai suoi membri pi qualificati. La leadership, quando presente, non mai la conseguenza di unimposizione dellautorit. Ogni banda pu avere il proprio headman (= capo), o il proprio miglior cacciatore, o lo specialista dei rituali; ma essi avranno raggiunto il loro status attraverso un riconoscimento collettivo delle loro abilit, del loro buon senso e della loro umilt. La leadership, in altri termini, non discende dal potere bens dallautorevolezza, non procede dalla carica ma da qualit personali unanimemente riconosciute. Lo headman, per, non ha alcune autorit permanente, n pu imporre sanzioni di alcun tipo. IV.II. Lorganizzazione tribale. Si dice che una societ presenta unorganizzazione tribale quando le comunit locali agiscono in modo autonomo ma vi sono associazioni (come le classi di et) o gruppi di parentela (come i clan) che potenzialmente possono integrare in ununit pi vasta (la trib) i numerosi gruppi locali. Purtroppo il termine "trib" viene impiegato a volte per riferirsi ad unintera societ (un gruppo linguistico viene cio chiamato "trib"). In realt un sistema politico di tipo tribale non permette alla societ di agire come ununit: le comunit, in una societ tribale, si legano solo occasionalmente sulla base di scopi politici (di solito militari) comuni. Ci che distingue, dunque, unorganizzazione di bande da unorganizzazione tribale che in questultima presente un qualche tipo di integrazione sovralocale. Tale integrazione, tuttavia, non permanente, ed informale nel senso che non vi sono funzionari politici ai vertici. Lorganizzazione tribale pu apparire fragile (e in effetti spesso lo ), ma il fatto che esistano strategie per integrare i gruppi locali in entit politiche pi ampie permette alle organizzazioni tribali di essere molto pi forti militarmente di quelle di banda. Ci che assimila questi 2 tipi di organizzazioni la loro tendenza allegualitarismo e la presenza, a livello locale, di leader informali. Nelle societ tribali in cui la parentela costituisce la struttura portante dellorganizzazione sociale, sono i membri anziani dei gruppi di parentela locali ad avere una considerevole autorevolezza; laddove, invece, sono importanti le classi di et sar una particolare classe di et a detenere la leadership. Le societ tribali sono di solito societ produttrici; sono pi densamente popolate, hanno gruppi locali pi ampi e uno stile di vita pi sedentario rispetto alle bande. Spesso le comunit sono legate a una comune appartenenza allo stesso gruppo di parentela, di solito un gruppo unilineare quale un lignaggio o un clan. I legami parentali tendono anche ad unire i membri dello stesso gruppo di parentela nei periodi di guerra. il sistema legnatico-segmentario una forma di integrazione tribale fondata sulla parentela. Una societ che ha tale sistema costituita da parti o da segmenti ciascuno dei quali del tutto simile agli altri per struttura e funzione. Ciascun segmento locale appartiene ad una gerarchia di lignaggi che vantano profondit genealogiche sempre maggiori. Pi 2 gruppi sono vicini dal punto di vista genealogico, pi saranno vicini anche per altri aspetti. Nel caso di una controversia tra i membri di segmenti differenti, per esempio, ciascuno prender le parti del contendente che gli pi vicino come grado di parentela. I tiv della Nigeria settentrionale costituiscono un esempio classico di sistema legnatico-segmentario. I A 1 a b c 2 d 3 e f B 4 g h

Se si verifica una controversia tra i lignaggi (e i territori) a e b, poich ad esservi coinvolti sono soltanto 2 segmenti "fratelli", essa sar relativamente poco importante. Una disputa tra a e c, coinvolger sia il lignaggio 1 sia il lignaggio 2, e avr come conseguenza che b assister a e d assister c. Questo processo di aiuto reciproco, definito spesso opposizione complementare, implica che i segmenti si uniscano solo in

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occasione di un confronto con un altro gruppo. I gruppi che si combattono tra loro per controversie minori si coalizzano quando si tratta di affrontare un gruppo pi ampio. IV.III. I chiefdoms (domini). Un chiefdom (dominio), per integrare pi comunit in una sola unit politica, si avvale di una struttura formale. Tale struttura pu essere un consiglio con o senza un capo, ma pi spesso vi un individuo (il capo) che, rispetto agli altri, possiede maggiore autorit o un rango pi elevato. Nella maggior parte delle societ collocabili, dal punto di vista dellorganizzazione sociale, a livello di chiefdom, coesistono pi unit politiche (che a loro volta comprendono pi comunit); ciascuna unit, o chiefdom, retta da un consiglio o da un capo di distretto. I chiefdoms, in parte come conseguenza di un pi alto livello di produttivit economica, hanno una maggior densit di popolazione e comunit pi stanziali. La carica di capo, talvolta ereditaria e in genere permanente, conferisce a chi la detiene uno status elevato. Nella maggior parte dei chiefdoms vi stratificazione sociale, e il capo e la sua famiglia hanno un accesso privilegiato alle fonti di prestigio. Tra le mansioni del capo possono esservi la redistribuzione di prodotti, la pianificazione e il controllo del lavoro collettivo, la supervisione delle cerimonie religiose e la direzione delle attivit militari. Nella maggior parte dei chiefdoms i capi non hanno il potere di costringere allobbedienza: la popolazione agisce secondo i desideri del capo perch questi rispettato e spesso ha unautorit in ambito religioso. Sembra che nei chiefdoms pi complessi, i capi regolassero il loro rapporto con la popolazione pi sulla base di sanzioni che non sulla ricerca del rispetto. Nel momento in cui la redistribuzione non raggiunge pi tutta la popolazione, e al contempo un capo ha la necessit di servirsi di una forza armata, siamo in presenza di un sistema politico che si sta avviando verso la forma statuale. IV.IV. Lorganizzazione statuale. Lo stato, secondo una definizione che trova concordi molti autori, "ununit politica autonoma, che comprende nel suo territorio molte comunit e che ha un governo centralizzato con il potere di riscuotere le imposte, di arruolare uomini per il lavoro o per la guerra, e di decretare e applicare leggi". Gli stati, dunque, hanno una struttura politica centralizzata e complessa che comprende una vasta gamma di istituzioni permanenti (con funzioni legislative, esecutive e giudiziarie) affiancate da una massiccia burocrazia. Nella definizione di stato centrale il concetto di forza legittima: il governo tenta di conservare il monopolio sulluso della forza fisica. Tale monopolio ravvisabile nello sviluppo di strumenti per il controllo sociale (polizia, guardia nazionale, esercito permanente). Cos come pu comprendere pi di una banda, di una trib o di un chiefdom, una societ pu avere al proprio interno pi di uno stato. Non detto infatti che una popolazione che abita ununica area e che parla una stessa lingua sia unificata politicamente in un solo stato (es: lItalia prima dellunificazione). Quando una societ costituita da uno o pi stati siamo in presenza di unorganizzazione statuale. A volte uno stato ingloba pi di una societ. Si tratta spesso di una situazione che la diretta conseguenza di una conquista o del controllo coloniale: lautorit politica dominante (essa stessa uno stato) impone un governo centrale in un territorio che comprende molte e differenti societ e culture. Di norma le societ statuali si reggono sullagricoltura intensiva. Presumibilmente proprio lalta produttivit di questo tipo di agricoltura a permettere la comparsa delle citt, un alto grado di specializzazione non solo economica, lesistenza di scambi commerciali e la stratificazione in classi. Una societ statuale pu conservare la propria legittimit, o se non altro il potere, per periodi molto lunghi (es: limpero romano). IV.V. Fattori associati alla variabilit delle organizzazioni politiche. I diversi tipi di organizzazione politica che abbiamo chiamato banda, trib, chiefdom e stato sono dei punti su di un continuum che delinea i vari livelli di: unificazione o di integrazione politica (piccola autonomia locale vasta unit di regioni) autorit politica (pochi leader informali temporanei un gran numero di funzionari permanenti) uso della forza da parte dellautorit centrale (assenza di qualsiasi potere coercitivo monopolio della forza pubblica) tipo di economia (economia di raccolta forme di produzione pi intensiva) Inoltre, allaumento di importanza attribuita allagricoltura crescono sia la quantit di popolazione unificata politicamente sia il numero e la tipologia dei funzionari politici. Vi , infine, una correlazione tra stratificazione sociale e livello di integrazione politica. Sebbene sia chiaro che lo sviluppo economico rappresenta una condizione necessaria allo sviluppo politico, tale correlazione non rende per ragione del

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perch lorganizzazione politica dovrebbe necessariamente divenire pi complessa allorquando le condizioni economiche lo permettano. Alcuni autori ipotizzano che alla base dellunificazione politica vi sia la competizione fra gruppi. Ellman Service, per esempio, immagina che la causa del passaggio da unorganizzazione politica per bande ad unorganizzazione di trib sia appunto da ricercarsi nella competizione. Le societ di banda hanno in genere uneconomia di caccia e raccolta. possibile che il passaggio allagricoltura accresca la densit della popolazione e la competizione tra i gruppi. Secondo Service tale competizione favorirebbe lo sviluppo di alcune organizzazioni informali (con obiettivi di offesa e di difesa) che andrebbero oltre la comunit (= le organizzazioni tribali). Possono esservi poi, nello sviluppo politico, anche cause economiche. A proposito dei chiefdoms Service sostiene che essi sorgano quando tra le comunit cresce limportanza della redistribuzione, oppure quando si rende necessario il coordinamento di gruppi di lavoro di notevoli dimensioni. Occorre osservare, per, che la gestione della redistribuzione non affatto unattivit tipica dei capi, e quindi probabilmente la teoria di Service presenta delle lacune. Gli studiosi di antropologia politica si sono occupati a lungo della nascita delle prime societ statuali. I primi stati sorsero, a quanto pare indipendentemente luno dallaltro, intorno al 3.500 a.C. Le teorie che finora sono state proposte per spiegare la nascita dei primi stati sono molte, ma nessuna in grado di rendere ragione di tutte le sequenze archeologiche note che culminano nella creazione dei primi stati. possibile che le cause della nascita degli stati non siano state ovunque le stesse.
IV.VI. Lespandersi delle societ statuali. Indipendentemente dalle ragioni che hanno portato al suo insorgere, lorganizzazione politica di tipo statuale ha finito per dominare il mondo. Le societ statuali, rispetto a quelle di bande, trib e chiefdoms, hanno comunit pi vaste e densit demografiche maggiori. Posseggono inoltre, di norma, eserciti sempre pronti a combattere. I sistemi statuali che hanno mosso guerra a chiefdoms o a trib quasi sempre ne sono usciti vincitori, e spesso hanno incorporato politicamente i perdenti. A livello mondiale negli ultimi 3 millenni, e soprattutto negli ultimi 3 secoli, per spopolamento o a causa delle conquiste, il numero di unit politiche indipendenti calato vertiginosamente. Ci significa che la diminuzione del numero di unit politiche indipendenti rappresenta un fenomeno piuttosto recente. V. Come si diventa un leader. Nelle societ in cui la leadership ereditaria (societ basate sul rango e societ statuali rette da monarchie) sono le regole per la successione a stabilire le modalit con cui avviene il passaggio. In queste societ i leader spesso sono identificabili per mezzo di segni ben visibili (es: tatuaggi, vestiti elaborati, ..). Nelle societ in cui invece i leader vengono scelti occorre capire quali siano i meccanismi che portano a preferire un individuo rispetto agli altri. Le ricerche condotte in questo settore hanno rilevato come abitualmente i leader siano considerati pi intelligenti, pi generosi, pi perspicaci, pi ambiziosi e pi aggressivi dei loro seguaci. Essi inoltre, in genere, sono pi anziani e pi alti. In pi, vi sono pi probabilit che ad assurgere al ruolo di leader sia il figlio di un leader che non il figlio di un uomo comune. Sembra poi che i leader abbiano unaltra specifica caratteristica, quella di nutrire sentimenti positivi nei confronti dei genitori. Esiste poi una differenza fondamentale che caratterizza i leader degli Stati Uniti: essi sono pi ricchi degli altri membri della comunit. In alcune societ tribali egualitarie la competizione per la conquista e la conservazione della leadership altissima. In alcune aree della Nuova Guinea e dellAmerica del Sud i big men e altri uomini ambiziosi competono tra loro per attrarre i seguaci. Coloro che vogliono prendere parte alla sfida devono dimostrare di possedere poteri magici, di avere successo nellorticoltura e di essere coraggiosi in guerra. Inoltre, ed la cosa pi importante, devono raccogliere beni in abbondanza, cos da potere allestire delle feste in cui tali beni vengono distribuiti. Spesso le mogli dei big men sono a loro volta delle leader; la moglie di una headman di solito la leader delle donne della comunit: lei ad essere responsabile dellorganizzazione dei banchetti e a distribuire il cibo in tali occasioni. Qual liter attraverso il quale un uomo diventa un big man?? Per poter diventare un "uomo ricco, grande e importante" indispensabile avere molte mogli (in quanto la quantit di terra assegnata ad un uomo direttamente proporzionale al numero di mogli presenti in famiglia); deve anche essere un buon oratore; difficilmente un uomo pu ambire a diventarlo prima dei 30/40 anni ( raro che prima di allora sia riuscito ad avere pi di una moglie e a farsi un nome grazie agli scambi). Quando un uomo riuscito ad ottenere la reputazione di big man, se intende conservarla, deve continuare ad agire correttamente. Le isole situate di fronte alla costa sud-orientale della Nuova Guinea sono

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caratterizzate da societ a discendenza matrilineare. Qui a competere per uno status elevato sono sia le donne sia gli uomini, e vi sono quindi big women e big men. possibile che limportanza assunta dalle donne sia legata alla scomparsa della guerra, alla quale seguito linizio degli scambi commerciali, attraverso i quali le donne hanno avuto lopportunit di divenire delle leader. VI. La risoluzione dei conflitti. La politica si occupa anche di risolvere i conflitti. Le strategie per affrontarli sono diverse e numerose: le soluzioni pacifiche includono lallontanamento, lintervento della comunit, la mediazione o la negoziazione, le scuse rituali, il ricorso a potenze soprannaturali o a terzi non coinvolti. Come vedremo, tali strategie variano abitualmente in base alla complessit sociale. Non sempre per le soluzioni pacifiche sono possibili e a volte le controversie evolvono in conflitti violenti. Quando la violenza si verifica in realt politiche che di norma risolvono le controversie in modo pacifico, allora siamo in presenza di un crimine, soprattutto nel caso in cui la violenza venga commessa da un singolo. Quando invece essa si verifica tra gruppi di unit politiche distinte, allora parliamo di guerra. Quando infine la violenza esplode tra sottogruppi di popolazione che appartengono alla stessa unit politica siamo in presenza di una guerra civile. VI.I. La risoluzione pacifica dei conflitti. La maggioranza degli stati moderni industrializzati possiede istituzioni quali la polizia, le procure distrettuali, i tribunali e un sistema penale che affrontano i conflitti pi o meno gravi che nascono in seno alla societ. Tali istituzioni operano sulla base di leggi codificate. Lo stato ha il monopolio sulluso legittimo della forza: solo esso, infatti, ha il diritto di obbligare gli individui ad attenersi alle disposizioni, alle consuetudini, alle procedure. In molte societ non esistono istituzioni e funzionari preposti alla risoluzione dei conflitti. Ciononostante, poich tutte le societ possiedono dei sistemi convenzionali per risolvere pacificamente almeno certi tipi di controversie, alcuni antropologi parlano di universalit del diritto. Il fatto che il diritto esista in tutte le societ non implica per che sia sempre possibile risolvere i conflitti in modo pacifico. LALLONTANAMENTO: la violenza pu essere evitata se le parti avverse si evitano di proposito sino a che gli animi sono si sono rasserenati. Tale strategia molto diffusa tra i raccoglitori. Ovviamente lallontanamento pi praticabile nelle societ nomadi o seminomadi in cui le abitazioni sono occupate temporaneamente e in cui vi una notevole autosufficienza. LINTERVENTO DELLA COMUNIT: tale strategia caratterizza le societ pi semplici, in cui mancano leader che esercitino lautorit. In queste societ tutti portano a termine i loro compiti quotidiani osservando un complesso sistema di tab, il quale talmente onnipervasivo che, spesso, non hanno necessit di una raccolta ufficiale di leggi. Ciononostante i conflitti insorgono e devono essere risolti. Se un individuo non osserva un tab o non segue i consigli dello sciamano devessere espulso dal gruppo, perch la comunit non pu mettere a repentaglio la propria sopravvivenza. Un singolo caso di omicidio, quale pu essere quello derivante da una vendetta, non riguarda la comunit, ma se le uccisioni si ripetono tutta la comunit chiamata ad intervenire. Luccisione di un individuo lazione estrema a cui ricorrere. La decisione pu essere presa, a seconda dei contesti, da un tribunale, da un funzionario politico, o dallintera comunit. Sembra comunque che la pena capitale esista in tutte le societ, dalla pi semplice alla pi complessa. Spesso si crede che essa rappresenti un deterrente nei confronti del crimine; di fatto non cos. NEGOZIAZIONE E MEDIAZIONE: in molti casi le parti avverse possono addivenire ad un accomodamento attraverso la negoziazione. Per condurre una negoziazione non esistono regole prestabilite, e ogni soluzione "buona" purch sia in grado di riportare la pace. La negoziazione e la mediazione sono presenti di solito nelle societ relativamente egualitarie. Spesso, le controversie allinterno della comunit vengono sedate ricorrendo allaiuto di un mediatore informale. Egli non ha alcuna autorit per forzare le parti a partecipare al negoziato, n ha il potere di far rispettare la soluzione che stata concordata. Egli tuttavia pu contare sul fatto che, appartenendo le parti avverse alla stessa comunit ed essendo quindi desiderose di evitare linsorgere di una faida, di norma esse avranno la volont di risolvere pacificamente la questione. LA RICONCILIAZIONE RITUALE: il desiderio di ripristinare relazioni armoniose spiega anche il ricorso alle scuse cerimoniali. Esse si fondano su un atto di sottomissione (la parte colpevole mostra pentimento e chiede perdono). Quando un individuo ne offende un altro di status superiore, la vittima e gli altri abitanti del villaggio cominceranno ad evitarlo e a parlar male di lui. Se colui che ha recato offesa sensibile allopinione del villaggio, allora dar luogo ad una cerimonia di scuse. Di norma le scuse vengono accettate.

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GIURAMENTI E ORDALIE: un altro mezzo per risolvere in modo pacifico le controversie rappresentato dai giuramenti e dalle ordalie, che implicano il ricorso a potenze soprannaturali. Un giuramento lazione di chiamare una divinit a testimoniare della veridicit di ci che una persona afferma. Lordalia un mezzo impiegato per stabilire la colpa o linnocenza di un individuo sulla base dei risultati di una prova pericolosa a cui questi viene sottoposto; si ritiene che landamento della prova sia sotto il controllo di potenze soprannaturali. Un tipo di ordalia molto diffuso, che ritroviamo quasi ovunque, limmersione in acqua bollente. I giuramenti e le ordalie erano diffusi anche nella societ occidentale. Entrambi hanno rappresentato una pratica comune nel Medioevo. Ancora oggi, nella nostra societ, in occasione dei processi i testimoni devono giurare di dire la verit. VERDETTI, TRIBUNALI E LEGGI CODIFICATE: quando 2 parti in conflitto devono accettare la decisione presa da una terza parte, che agisce come giudice, siamo in presenza di un verdetto. Ad emettere il verdetto pu essere una persona (un giudice), un gruppo di giudici, una giuria, o un esponente politico (un capo, un sovrano, un consiglio). I giudici e i tribunali si basano spesso, nellemettere sentenze, su leggi codificate e su pene convenute, ma le leggi non sono indispensabili per prendere le decisioni. Nella societ americana, per esempio, spesso le sentenze si rifanno ad un precedente (= conclusioni a cui si pervenuti in precedenza in presenza di un caso simile). Leggi e tribunali non costituiscono elementi peculiari della societ occidentale. Secondo alcuni antropologi le comunit piccole e compatte non avrebbero una vera necessit di possedere orientamenti legali ufficiali, in quanto gli interessi in competizione sarebbero minimi. In queste societ le questioni da discutere sono poche, e la volont generale del gruppo talmente presente a tutti da costituire una forza dissuasiva potente nei confronti dei potenziali trasgressori. In tal modo lopinione degli altri rappresenta una vera e propria sanzione. Nelle societ pi grandi, pi eterogenee e pi stratificate le controversie sono pi numerose, e al contempo meno visibili. Gli individui sono meno inclini a preoccuparsi delle opinioni altrui. Presumibilmente in queste societ lo sviluppo di leggi codificate e di autorit ufficiali da attribuirsi alla necessit di risolvere le controversie in modo sufficientemente impersonale da consentire che le parti accettino le decisioni.

VI.II. La risoluzione violenta dei conflitti. Alcune societ ritengono legittima, in certe circostanze, la violenza individuale, mentre noi in genere la giudichiamo un crimine. Quando la violenza coinvolge entit politiche quali comunit, distretti o nazioni, allora parliamo di guerra. Ovviamente vi sono vari e diversi tipi di guerra; a volte si distingue tra faida, razzia e conflitti su vasta scala. Di norma le societ in cui riscontrabile un determinato tipo di violenza ne presentano contemporaneamente anche altri. Questo perch lesistenza della guerra richiede che i giovani vengano educati ad essere aggressivi, cos da poter diventare validi guerrieri. Tale educazione alla violenza avrebbe per delle ricadute sul comportamento in generale, e quindi gli alti tassi di criminalit presenti in alcune societ potrebbero essere letti come una conseguenza di tale incoraggiamento allaggressivit. Sebbene ci possa apparire a prima vista paradossale, spesso la violenza viene considerata un mezzo per controllare il comportamento (es: genitori che picchiano i figli che si comportano male). LA FAIDA: una condizione di ostilit tra famiglie o tra gruppi di parenti, causata di norma dal desiderio di vendicare unoffesa resa ad un membro del gruppo. Ci che pi caratterizza la faida il fatto che la responsabilit della vendetta ricade su tutti i membri del gruppo parentale. Viene considerata una vendetta appropriata luccisione di un qualsiasi membro del gruppo di appartenenza di chi ha recato offesa, proprio perch il gruppo nella sua totalit il soggetto della responsabilit. Le faide non esistono soltanto nelle societ di piccole dimensioni: esse si verificano altrettanto frequentemente nelle societ che presentano alti gradi di organizzazione politica. LA RAZZIA: unazione pianificata che prevede luso della forza per realizzare un obiettivo limitato. caratteristica delle societ pastorali, nelle quali gli animali hanno un grande valore e in cui il numero degli animali di una mandria pu essere accresciuto attraverso il furto. Di solito dellorganizzazione della razzia si occupa un leader temporaneo, la cui autorit decade non appena limpresa viene portata a termine. A volte le razzie vengono effettuate per catturare gli esseri umani, cos da poterli sposare o da renderli schiavi. Nella faida e nella razzia sono di norma coinvolte poche persone, e laspetto della sorpresa gioca spesso un ruolo determinante. I confronti su larga scala, al contrario, coinvolgono un gran numero di individui e prevedono una pianificazione accurata delle strategie di attacco e di difesa.

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I CONFLITTI SU VASTA SCALA: sono caratteristici delle societ industriali o di quelle che praticano lagricoltura intensiva. Soltanto queste societ infatti possiedono una tecnologia sufficientemente avanzata che permetta di sostentare eserciti, capi militari, strateghi, .. Tali conflitti tuttavia non sono limitati alle societ statuali. Ciascun conflitto, dal confronto su larga scala alla guerra totale, ha le proprie regole culturali (es: nelle societ statuali i governi stabiliscono dei patti per limitare luso di armi batteriologice, di gas tossici, ..; spesso, in via non ufficiale, vengono raggiunti accordi privati).

VI.III. Come spiegare la guerra. Nella maggior parte delle societ studiate dallantropologia vi sono guerre tra comunit o tra gruppi territoriali pi ampi. Le ricerche sulle possibili cause che conducono alla guerra sono ancora poche. Di conseguenza, per il momento, le risposte a molti quesiti sono solo provvisorie e parziali. Abbiamo prove del fatto che nelle societ preindustriali si intraprendano le guerre soprattutto per paura di calamit naturali che si presume giungeranno, ma che sono al contempo imprevedibili (siccit, alluvioni, invasioni di cavallette, ..). Per proteggersi anticipatamente da questi disastri che distruggono le risorse alimentari potrebbe essere vantaggioso accaparrarsi i beni dei nemici sconfitti. Sappiamo che le societ complesse o centralizzate tendono ad avere eserciti formati da professionisti, gerarchie militari e armi sofisticate. Sorprendentemente, per, se le confrontiamo con le bande o le societ tribali, osserviamo come in esse la frequenza dei conflitti non sia molto pi elevata. improbabile che la guerra si verifichi allinterno di una societ se in essa la popolazione ridotta o se il territorio non vasto. Sebbene molti credano che le alleanze militari riducano le probabilit di un conflitto, in realt risulta che le nazioni che tra loro hanno stretto delle alleanze non combattono affatto meno di quelle che non lo hanno fatto. Neppure lesistenza di relazioni commerciali pare diminuire le probabilit di conflitti; al contrario, le controversie tra partner commerciali conducono alla guerra molto pi facilmente. Infine sembra che la parit tra 2 nazioni sul piano militare (soprattutto quando preceduta da una rapida crescita della forza militare) acceca, invece che diminuire, le probabilit di un conflitto. 10. PSICOLOGIA E CULTURA. Visitando un paese straniero abbiamo spesso la sensazione che la gente del luogo pensi in modo diverso dal nostro e abbia un modo differente di reagire alle situazioni; che abbia, dunque, una personalit diversa. Queste osservazioni casuali originano numerosi stereotipi. Questi stereotipi sono fondati su giudizi affrettati ed etnocentrici, e quindi gli antropologi li rifiutano; occorre per al contempo riconoscere che, tra le diverse societ, esistono effettivamente delle diversit per quanto concerne alcuni aspetti del pensiero, delle emozioni, dei comportamenti. Se tra societ diverse possibile riscontrare differenti psicologie, nondimeno esistono anche numerose somiglianze. Gli antropologi che si occupano delle differenze e delle somiglianze riscontrabili, in ambito psicologico, nelle diverse societ sono detti specialisti di antropologia psicologica (mentre gli psicologi che studiano pi societ sono detti etnopsicologi). Fino a che punto possiamo affermare che gli esseri umani si sviluppino, dal punto di vista psicologico, nello stesso modo?? Se vi sono delle differenze, come possiamo spiegarle?? In che modo, nelle diverse societ, viene concepito lo sviluppo della personalit?? Quali sono le differenze culturali che possono essere spiegate in base a fattori psicologici?? I. Luniversalit dello sviluppo cognitivo. Solo a partire dai primi anni 70 gli psicologi si sono mostrati daccordo con gli antropologi nel mettere in dubbio il postulato che la psicologia di tutti gli esseri umani sia esattamente la stessa, a prescindere dalla societ. Poich gli individui di tutto il mondo appartengono alla stessa specie e condividono un vasto patrimonio genetico, evidente che vi saranno notevoli somiglianze nello sviluppo psicologico degli individui. Abbiamo gi esaminato alcuni fenomeni universali (la cultura, il linguaggio, il matrimonio, il tab dellincesto), ma qui analizzeremo quelli pi legati allaspetto psicologico. Donald Brown ha elencato gli universali psicologici dellessere umano. Essi contemplano la capacit di inventare tassonomie e costruire contrasti binari

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ordinare i fenomeni usare operatori logici (es: la congiunzione, la negazione e

luguaglianza) pianificare il futuro avere una conoscenza del mondo Riguardo al pensiero sulluomo sembrano essere universali il concetto di s o della persona il riconoscimento delle espressioni del viso il tentativo di comprendere le intenzioni dellaltro sulla base di alcuni indizi (espressione del viso, modo di parlare, atteggiamenti) il desiderio di sapere ci che gli altri stanno pensando Riguardo alle emozioni sembrano essere universali la capacit di identificarsi con i sentimenti dellaltro labilit di comunicare e di riconoscere sentimenti di felicit, di dolore, di collera, di paura, di sorpresa, di disgusto e di disprezzo il riso nei momenti di felicit, il pianto in quelli di dolore; sentimenti quali linvidia e la gelosia la capacit di provare attrazione sessuale alcune specifiche paure infantili (es: la paura degli sconosciuti) I.I. I primi studi. Quando Margaret Mead intraprese la sua ricerca a Samoa nella met degli anni 20, gli psicologi ritenevano che ladolescenza (a causa dei mutamenti fisiologici che intervengono con la pubert) fosse vissuta ovunque come un periodo di crisi e di stress. Le osservazioni dellautrice misero in discussione questo assunto. Anche Bronislaw Malinowski avanz dei dubbi sulluniversalit di un aspetto dello sviluppo psicologico. Secondo la teoria freudiana del complesso di Edipo i ragazzi, inconsciamente, vivrebbero il proprio padre come un rivale che compete con loro per il possesso della madre. Freud riteneva quindi che tutti i maschi, fino allet di 7 anni circa, manifestassero nei confronti del padre sentimenti di ostilit. Malinowski confut questa teoria. Egli osserv che nelle societ non matrilineari i bambini possono effettivamente provare sentimenti di ostilit nei confronti del padre, ma non perch questi rappresenti un rivale sessuale, quanto piuttosto perch esso incarnerebbe ladulto che amministra la disciplina. Nelle societ matrilineari, infatti, i bambini provano ostilit nei confronti del fratello della madre (che la figura che detiene lautorit nel gruppo parentale) e non nei confronti del padre. Solo di recente, per esempio, ladolescenza stata studiata sistematicamente in una prospettiva transculturale. Alcuni antropologi sottolineano come ladolescenza non sia in genere un periodo di aperta ribellione, forse perch in molte societ si vive presso i parenti, e si dipende da loro, anche dopo che si cresciuti. Solo nelle societ come la nostra la ribellione possibile, ed essa anzi serve probabilmente a preparare psicologicamente al distacco dai genitori. I.II. Le ricerche sullo sviluppo cognitivo. Secondo la teoria di Piaget lo sviluppo dellessere umano prevede una serie di tappe, ciascuna delle quali caratterizzata da specifiche abilit cognitive. Non possibile passare ad uno stadio successivo senza aver percorso tutte le tappe precedenti. La teoria di Piaget valida universalmente?? Sul primo stadio dello sviluppo (detto senso-motorio) non abbiamo molti dati comparabili, ma le ricerche di cui disponiamo forniscono comunque risultati interessanti: esse, infatti, confermano la teoria di Piaget di una sequenza precisa di stadi. La maggior parte degli studi sugli stadi di Piaget ha avuto come oggetto il passaggio dal secondo stadio (pre-operatorio) al terzo stadio (delle operazioni concrete), e in particolare il concetto di conservazione. Molti di questi studi forniscono per risultati dubbi. Sebbene in generale si sia constatato che i bambini pi grandi posseggono in misura maggiore il concetto di conservazione, risulta difficile spiegare perch esso, nello sviluppo psicologico, paia comparire pi tardi in molte popolazioni non occidentali. In alcuni luoghi, inoltre, la grande maggioranza della popolazione adulta sembra non comprendere alcune propriet di questo concetto. Una delle ragioni per dubitare dei risultati di queste ricerche che i test impiegati per sondare lo sviluppo cognitivo di popolazioni non occidentali sono stati elaborati in Occidente, e ci implica un notevole svantaggio per coloro a cui vengono somministrati, sia perch con i materiali non vi familiarit, sia perch la stessa situazione del test sconosciuta. Sembra, quindi, che qualsiasi bambino possa acquisire il concetto di conservazione, purch abbia esperienze quotidiane o un percorso formativo che lo stimolino al riguardo. Anche dei test intesi a sondare la capacit di condurre operazioni logico-formali legittimo dubitare. Tali test prevedono domande riguardanti questioni che normalmente vengono affrontate durante le

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lezioni di scienze e di matematica, e non dovrebbe quindi stupirci che in queste prove gli individui secolarizzati riescano meglio di quelli non secolarizzati. Laddove la scuola non obbligatoria, dunque, facile aspettarsi risultati scarsi in questi test. II. Le variazioni transculturali delle caratteristiche psicologiche. Gli antropologi si interessano agli aspetti della personalit che sono comuni in un popolazione. La nostra personalit il prodotto di uninterazione tra eredit genetica ed esperienze vissute. Una porzione considerevole di esperienze (e di geni), per, noi la condividiamo con gli altri. Senza dubbio i genitori sono coloro che influiscono maggiormente sulla nostra cresciuta, e poich i membri di una stessa famiglia hanno in comune sia esperienze di vita sia parte del patrimonio genetico, essi possono avere personalit simili. Occorre per riflettere sulle ragioni che spingono una famiglia ad allevare i figli secondo modalit specifiche. Da un certo punto di vista tutte le famiglie sono uniche, ma il sistema dallevamento dei figli influenzato dalla cultura (vale a dire dai modelli culturali inerenti alla vita familiare). Non facile determinare in quale misura i membri di una societ abbiano, riguardo allallevamento dei bambini, le stesse concezioni. Le differenze in ambito educativo che riscontriamo nella nostra societ sono il riflesso delle idee riguardanti il modo "giusto" di crescere i figli. Vi sono, inoltre, alcuni genitori che intendono allevare i bambini in modo non convenzionale. Nonostante questo, uno studio su famiglie californiane non convenzionali (coppie non sposate, madri sole, comuni) ha permesso di verificare come, rispetto ai genitori di altre societ, i cosiddetti genitori alternativi non siano molto diversi da quelli tradizionali (sposati, con famiglia nucleare).
Nel 70% delle societ il bambino viene allattato almeno sino ai 2 anni, e gli ultimogeniti vengono svezzati anche pi tardi. Societ preindustriali Societ industriali Per quanto riguarda la pratica di portare con s e a Per molti versi si tende ad essere meno solleciti nei contatto il bambino i genitori lo fanno per pi del 50% del confronti dei bambini di quanto non accada nelle societ tempo. I bambini trascorrono molto tempo a contatto con preindustriali. I bambini trascorrono molto tempo in piccoli unaltra persona, spesso dormono insieme alla madre spazi recintati (box o culle), e vengono portati in braccio e nello stesso letto o comunque nella stessa stanza. toccati, nel corso della giornata, relativamente poco. Durante il giorno vengono allattati ogniqualvolta ne Quello che avviene nelle ore notturne analogo. molto facciano richiesta. Si risponde con estrema sollecitudine al comune nutrire i bambini con il biberon distanziando di pianto di un bambino. alcune ore le poppate.

La variabilit transculturale ora descritta sembra riflettere atteggiamenti differenti nei riguardi dellallevamento infantile. Negli Stati Uniti i genitori dicono di non volere bambini dipendenti e attaccati, desiderano figli indipendenti e autosufficienti. Rispetto allaggressivit infantile 2 societ possono avere atteggiamenti molto diversi. Una societ pu incoraggiare i ragazzi ad essere aggressivi, e raramente li punir se si comportano male. Al contrario, unaltra societ pu trasmettere la non violenza in un modo pi sottile. Essa potr non impartire insegnamenti diretti ai bambini; si aspetter che essi non siano violenti e di conseguenza, quando i bambini avranno comportamenti aggressivi, gli adulti ne rimarranno sconvolti. Queste societ non infliggeranno punizioni fisiche ad un bambino che si comportato in modo violento, e ci rappresenta il pi importante degli insegnamenti. I piccoli, infatti, difficilmente avranno un modello di aggressivit a cui fare riferimento. Confrontando questi 2 modelli di societ, il comportamento dei genitori nordamericani si colloca probabilmente nel mezzo. Le qualit di un individuo non possono essere descritte nei termini di "tutto o niente" e vanno piuttosto valutate in termini di grado. Quindi nel momento in cui affermiamo che laggressivit fisica o quella verbale rappresentano un tratto caratteristico della personalit in una data societ, noi stiamo formulando un giudizio relativo. Se, effettuando ricerche sul campo, analizzeremo sistematicamente il verificarsi dei comportamenti aggressivi, saremo allora in grado di determinare la frequenza modale di questi in un lasso di tempo dato. In tal modo potremo poi comparare le frequenze modali di tale comportamento in societ diverse. Proprio come una cultura non fissa o statica, cos neppure le caratteristiche della personalit tipica lo sono. Spesso gli individui alterano il proprio comportamento per adattarsi a circostanze che cambiano. Se in una societ molti mutano il proprio comportamento o il modo di allevare i figli, presumibilmente anche le caratteristiche della personalit tipica subiranno delle trasformazioni. II.I. Leducazione infantile. Molti ricercatori hanno tentato di stabilire se le differenze psicologiche possano essere spiegate sulla base delle differenti pratiche di allevamento infantile. Il termine socializzazione viene impiegato per descrivere lo sviluppo, nei bambini, di modelli di comportamento (e di atteggiamenti e di valori) che sono conformi alle aspettative culturali. Tale sviluppo avviene attraverso linfluenza dei genitori e di altre persone, che spesso

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tentano di socializzare in modo diretto il bambino ricompensando alcuni comportamenti e ignorandone o punendone altri. Anche la scuola gioca un ruolo importante nello sviluppo infantile (soprattutto nello sviluppo cognitivo). Infine i genitori possono influire sullo sviluppo psicologico dei figli in base a ci che provano nei loro confronti. Cora Du Bois ha condotto una ricerca che divenuta ormai un classico degli studi sulla personalit. Da questo studio emerse unimmagine piuttosto negativa della tipica personalit alorese. Gli aloresi di entrambi i sessi venivano descritti come individui diffidenti, antagonistici, inclini alla violenza, emotivi e soggetti a scoppi di gelosia. Tendevano a disinteressarsi a ci che li circondava, ad essere molto approssimativi sul lavoro e a mancare gli scopi. Per riuscire a comprendere le possibili cause di questi atteggiamenti, lautrice esamin in dettaglio le esperienze infantili aloresi, e in particolare i tempo dellallattamento al seno. Alle radici dello sviluppo della personalit alorese vi sarebbero le lunghe assenze della madre durante il giorno (il bambino viene affidato alle cure del padre, di un fratello pi grande o di un nonno). Al bambino vengono offerti cibi sostitutivi al seno materno, che per non sembrano soddisfarlo; inoltre, lattenzione che viene riservata al bambino subisce sconcertanti oscillazioni: si passa da amorevoli sbaciucchiamenti alla trascuratezza, ad un irritato rifiuto. Nelle ricerche successive non sono stati analizzati i possibili effetti sul bambino di protratte interruzioni dellallattamento al seno. Si sono per studiati gli effetti che ha, sui bambini, la frequenza con cui vengono tenuti in braccio dalla madre. Le conclusioni a cui si pervenne sono cos sintetizzabili: i bambini che da piccoli erano stati tenuti in braccio dalla madre molto spesso di dimostravano, allet di 5 anni, molto pi fiduciosi e pi ottimisti dei loro coetanei. Sorprendentemente, mentre la durata non era legata in modo significativo ai tratti sopra delineati, il puro e semplice numero di persone che si avvicendavano nel tenere in braccio il bambino permetteva di prevedere la sua maggiore o minore fiducia e il suo grado di ottimismo: un bambino si dimostrava pi fiducioso quanto pi era stato portato in braccio da altri che non fossero la madre (probabilmente una madre molto fiduciosa permette ad altri di tenere il bambino, e cos facendo trasmette al figlio questo aspetto del carattere). legittimo sostenere che quando i genitori si mostrano affettuosi e amorevoli vi sono ricadute positive sulla personalit dei figli, e viceversa?? In realt molto difficile verificare sul piano transculturale questa ipotesi, poich le culture variano moltissimo nelle modalit di espressione dei sentimenti. Dato che lamore e laffetto non sono espressi ovunque nello stesso modo, esiste il rischio concreto che un individuo che non appartiene alla cultura in cui immerso fraintenda il comportamento dei genitori. Degli antropologi, tuttavia, hanno effettuato un tentativo in questa direzione. Essi hanno rilevato come i bambini tendano ad essere ostili e aggressivi quando vengono trattati con indifferenza e con scarso affetto dai propri genitori. Un rifiuto dei figli , inoltre pi probabile laddove le madri non ricevono alcun aiuto nella cura dei figli. possibile poi immaginare che il rifiuto dei genitori sia pi probabile nelle societ in cui vi poco tempo libero: presumibilmente infatti la mancanza di tempo rende i genitori pi stanchi e pi irritabili, e quindi meno pazienti con i figli. Questo avviene molto pi frequentemente nelle societ complesse. Quali che siano le ragioni del rifiuto da parte dei genitori, sembra che esso si riproponga come tratto psicologico nei figli: molto probabile infatti che i bambini rifiutati, una volta cresciuti, rifiutino a loro volta i propri figli. Nella nostra societ non ci si aspetta che i bambini aiutino molto nei lavori domestici (ai fini del benessere della famiglia o della sua sopravvivenza). In altre societ, invece, i bambini pi piccoli, anche quelli di 3 o 4 anni, si occupano dei lavori domestici. Una bambino tra i 5 e gli 8 anni di et pu essere responsabile di un bambino pi piccolo per tutto il giorno. Quali sono le conseguenze di questa assunzione di responsabilit sul piano dello sviluppo della personalit?? I bambini che non vengono incaricati di occuparsi di altri bambini pi piccoli sono meno capaci di sintonizzarsi sui bisogni degli altri. Una possibile ipotesi che i bambini, nelleseguire lincombenza loro affidata, apprendano determinati comportamenti che divengono poi per loro una sorta di abitudine. Probabilmente, per, vi anche una soddisfazione intrinseca nello svolgere bene il lavoro. Possiamo desumere che un bambino che si occupa di altri bambini imparer presto che latto di consolare i piccoli porta con s una ricompensa. I bambini che devono effettuare molti lavori domestici, per esempio poi, trascorreranno il tempo sia con gli adulti sia con altri bambini pi piccoli. Viceversa, quelli che non avranno questo impegno saranno liberi di giocare con i loro coetanei. I bambini tendono ad essere pi aggressivi quando frequentano i coetanei, mentre tendono a reprimere la propria aggressivit quando sono circondati dagli adulti. Quando indaga sullo sviluppo dei bambini la maggior parte dei ricercatori rivolge la propria attenzione ai genitori. Nella nostra e in altre societ, tuttavia, i bambini, a partire dai 3 anni di et, trascorrono gran parte della giornata a scuola. Per analizzare gli effetti della scolarizzazione i ricercatori hanno messo a confronto bambini (o adulti) secolarizzati con altri non secolarizzati (tali ricerche sono state condotte in societ in cui la scuola non era obbligatoria). Attualmente le nostre conoscenze relative allinfluenza della scuola sul comportamento sociale sono poche, mentre siamo pi al corrente degli effetti della scolarizzazione sullabilit nel risolvere test cognitivi. Nellesecuzione di molti test cognitivi, alla scolarizzazione sono associate prestazioni "superiori", e nellambito di una stessa societ in genere gli individui scolarizzati danno risultati migliori. Non sempre, per, la scuola produce risultati migliori quando si

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tratta di affrontare test che coinvolgono il ragionamento inferenziale. Perch la scolarizzazione ha simili effetti?? Analizziamo alcune possibili spiegazioni: le differenze osservate possono essere dovute a vantaggi acquisiti dai bambini per il fatto stesso di essere a scuola, vantaggi che non hanno nulla a che fare con le abilit cognitive. possibile che culture non occidentali abbiamo risultati pi bassi perch non hanno familiarit con i materiali dei test (disegni su carta, forme geometriche) gli individui secolarizzati godono di maggiori vantaggi nei test sulle abilit cognitive anche perch sono abituati ai test e alle situazioni nuove o ipotetiche che in essi vengono presentate per indagare gli effetti della scolarizzazione sui processi cognitivi necessario prendere in considerazione anche lacquisizione dellabilit di leggere e scrivere le scuole non sono semplicemente un luogo in cui si apprende un determinato programma: a scuola i bambini imparano ad interagire con i coetanei e con adulti che non sono i genitori o altri familiari. logico attendersi, dunque, che la scuola non solo indica profondamente sui processi cognitivi, ma trasmetta anche valori, atteggiamenti e modi (considerati culturalmente appropriati) di relazionarsi con gli altri II.II. Le concezioni del s. Gli antropologi hanno studiato le differenti concezioni che, in diverse culture, sono alla base dellidea del s (o di persona). Molti ritengono che numerose societ non occidentali abbiano un concezione del s profondamente diversa da quella occidentale. Clifford Geertz afferma come nelle societ occidentali si enfatizzi lunicit dellindividuo. Geertz sottolinea poi, sulla base delle sue ricerche sul campo a Giava, Bali e in Marocco, come in queste societ ci che viene enfatizzato sono le "maschere" che un individuo indossa e le "parti" che egli recita. Mentre Geertz si interessato alla peculiarit delle diverse concezioni del s in culture differenti, altri antropologi hanno ritenuto di poter individuare i modelli che soggiacciono a questa variabilit. Una delle differenze su cui pi si concorda quella che sottolinea come nella societ occidentale si ponga unenfasi sullautonomia dellindividuo, mentre nelle societ non occidentali ci che conterebbe sarebbero le relazioni che intercorrono tra gli individui. A questa teoria sono state allevate 2 obiezioni fondamentali: lo studio di altre culture ha messo in luce lesistenza di sfumature di significato che si collocano ben oltre lopposizione individualismo VS collettivismo. La concezione inuit di una "persona autentica", per esempio, descrive un processo di relazioni ecologica, che dura tutta la vita, che non limitato allindividuo e ai suoi simili, ma che si estende anche gli animali e allambiente della supposta opposizione di categorie non si hanno prove sufficienti. Melford Spiro ha fatto notare come sarebbe necessario, per appurare il contrasto, scoprire in che modo, in una data societ, alcuni individui (un campione selezionato) vedono se stessi effettivamente. La realt, infatti, pu essere molto diversa dagli ideali dichiarati Se il valore dellindividualismo importante, allora le societ esprimeranno e trasmetteranno tale valore in molti modi. Sin dalla nascita, per esempio, un bambino viene posto in una culla e dorme da solo invece che con un familiare; a scuola spesso vengono richiesti risultati individuali, e non di gruppo; .. II.III. Le spiegazioni adattive. Alcuni antropologi ritengono che le pratiche di allevamento siano in gran parte adattive (le societ produrrebbero il tipo di personalit pi adatto a svolgere le attivit necessarie alla loro sopravvivenza). Il fatto, per, che un tratto sia presente, non significa necessariamente che esso sia adattivo: non possiamo pervenire ad alcuna conclusione se prima non esaminiamo attentamente la sua pericolosit. In ogni caso occorre considerare che le societ che sono giunte fino ai nostri giorni devono aver sviluppato tratti della personalit supremamente adattivi. Per giustificare la frequenza con cui, nelle societ preindustriali, gli adulti portano in braccio i bambini, li nutrono e rispondono alle loro richieste, Robert LeVine ha proposto una spiegazione adattiva. In queste societ la percentuale di bambini che muore entro il primo anno di vita del 20%. Spesso i genitori non hanno accesso alla moderne cure mediche, ma possono reagire immediatamente al pianto del figlio se esso con loro. Inoltre, se portati, per esempio, sulle spalle degli adulti, i bambini sfuggono ai rischi che incontrerebbero rimanendo a livello del terreno (fuochi accesi per cucinare, insetti pericolosi, serpenti). Attraverso una ricerca transculturale, alcuni antropologi hanno saggiato lipotesi che le pratiche di allevamento infantile siano adatte alle esigenze economiche di una determinata societ: lipotesi avanzata dai ricercatori che le societ agricole e pastorali non possano permettersi delle infrazioni alla routine prestabilita, perch se lo facessero metterebbero a repentaglio le riserve alimentari per

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un lungo periodo. In queste societ, dunque, viene esaltato il valore della tradizione. Nelle societ di caccia e raccolta, invece, linfrazione alla routine non rappresenta un rischio, perch le provviste di cibo vengono procurate nuovamente ogni giorno. Bench la nostra societ si basi sulla produzione del cibo e accumuli grandi scorte alimentari, pare che noi, ancor pi di quanto non facciano i cacciatori-raccoglitori, enfatizziamo liniziativa individuale. E questo perch la nostra societ (caratterizzata da uneconomia commerciale e da una notevole presenza di popolazione che risiede nelle o vicino alle citt) impone una grossa competizione per il lavoro. Nella nostra economia, dunque, avere iniziativa individuale molto importante. Anche le caratteristiche della famiglia possono incidere sulle pratiche di allevamento infantile: il grado di disobbedienza permessa dai genitori sarebbe inversamente proporzionale al numero dei componenti della famiglia che vivono nella stessa unit abitativa. Tali osservazioni concordano con i risultati di una ricerca transculturale che ha dimostrato come sia pi probabile che i bambini vengano puniti con maggiore severit nelle societ con famiglie estese che non in quelle con famiglie nucleari. Le manifestazioni di aggressivit negli adulti possono essere correlate al tipo di economia e allambiente sociale. Lo stile di vita degli agricoltori, che devono per tutta la vita cooperare con i vicini, esige che essi siano in grado di tenere sotto controllo i propri sentimenti, in particolare quelli di ostilit (tali sentimenti, per, non potendo scomparire, vengono "visti" negli altri). I pastori, al contrario, possono allontanarsi dalle situazioni conflittuali in quanto non dipendono da un gruppo di persone che rimane sempre lo stesso. Non solo, allora, laggressivit pu essere espressa liberamente: essa pu essere addirittura adattiva. I pastori spesso intraprendono delle spedizioni per razziare del bestiame, e gli individui pi aggressivi sono quelli che hanno le maggiori possibilit di sopravvivere. II.IV. Leredit genetica. Alcuni autori hanno ipotizzato che le differenze genetiche o fisiologiche tra le popolazioni predispongano a differenze di personalit. Daniel Freedman ha riscontrato alcune differenze di "temperamento" nei neonati di diversi gruppi etnici (osservando i neonati ha presunto che le differenze riscontrate fossero genetiche). Confrontando neonati cinesi con neonati caucasici, lautore not come i primi fossero molto pi calmi ed adattabili dei secondi. Secondo Freedman il comportamento del neonato pu influenzare la reazione dei genitori nei suoi confronti: un bambino calmo stimoler una risposta tranquilla, e viceversa. Per Freedman, dunque, il comportamento dei neonati, determinato geneticamente, pu condurre a differenze etniche nella personalit adulta e nei metodi di allevamento. Non possiamo per disconoscere la validit delle spiegazioni non genetiche del comportamento infantile. La dieta e la pressione sanguigna della madre, per esempio, possono incidere sul comportamento del bambino. possibile inoltre che il bambino apprenda quando ancora nel ventre materno. legittimo pensare, dunque, che nelle societ in cui le donne incinte vivono con tranquillit la loro condizione i bambini apprendano la calma ancora prima di nascere. Infine non sappiamo se le differenze osservate nei neonati permangano sino a trasformarsi in differenze di personalit nellet adulta. Proprio come la dieta della madre (inclusa la quantit di droga e alcool assunta) pu influire sullo sviluppo del feto, cos la dieta dei bambini pu incidere sul loro sviluppo intellettuale e sul loro comportamento. stato stabilito che la malnutrizione associata a livelli inferiori di attivit, ad un grado minore di capacit di attenzione, alla mancanza di iniziativa e ad un basso livello di tolleranza delle frustrazioni. probabile poi che chi si prende cura di bambini malnutriti interagisca poco con loro. Poich infatti i piccoli riducono la propria attivit, i genitori o altri tenderanno a rispondere loro con scarsa frequenza e con poco entusiasmo. II.V. Comportamento "normale" VS "anormale". Gli antropologi si occupano anche delle differenze e delle analogie rispetto al comportamento anormale. Naturalmente si pone il problema della definizione del comportamento anormale. Ruth Benedict ha avanzato lipotesi della relativit del comportamento anormale: i comportamenti che in una societ vengono considerati appropriati e normali possono essere ritenuti anormali altrove. Durante la seconda guerra mondiale, per esempio, molti ufficiali tedeschi venivano giudicati normali dai loro vicini e dai loro collaboratori; eppure essi commettevano atti di tale atrocit da far pensare, ad osservatori di altre societ occidentali, che fossero dei pazzi criminali. In presenza di un comportamento molto estraneo alla nostra cultura, diventa difficile per gli studiosi occidentali determinare quando si debba parlare di malattia mentale o di "normalit". III. Le spiegazioni psicologiche della variabilit culturale. Finora abbiamo esaminato le possibili cause della variabilit della caratteristiche psicologiche. Gli antropologi, per, cos come altri scienziati sociali, hanno indagato anche le possibile conseguenze di tale variabilit. Secondo David McClelland, per esempio, pi probabile che le societ che sviluppano negli individui livelli elevati di motivazione ad uno scopo conoscano una notevole crescita economica. I fattori

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psicologici possono anche aiutarci a comprendere la correlazione tra determinati aspetti della cultura. Abram Kardiner defin primarie le istituzioni (organizzazione familiare e tecniche di sussistenza) che davano origine ad alcune caratteristiche della personalit. Una volta che la personalit era formata, per, essa aveva a sua volta un impatto sulla cultura. Le istituzioni secondarie della societ (arte e religione) venivano a costituirsi sulla base delle caratteristiche comuni della personalit (personalit di base). Presumibilmente le istituzioni secondarie non avevano molto a che fare con i bisogni adattivi della societ, e riflettevano ed esprimevano piuttosto i motivi, i conflitti e le ansie dei suoi membri. Se dunque saremo in grado di comprendere perch si sviluppano determinate caratteristiche della personalit potremo, per esempio, stabilire perch determinati tipi di arte sono associati a specifici sistemi sociali. Per fornire un esempio di come la personalit possa integrare la cultura ritorniamo ad alcune spiegazioni inerenti alla preferenze culturali per alcuni giochi e per determinati tipi di cerimonie di iniziazione maschile. Attraverso una ricerca transculturale, alcuni antropologi hanno riscontrato come le preferenze culturali per determinati tipi di giochi siano da correlare ad alcuni aspetti delle pratiche di allevamento infantile, in particolare ai conflitti da queste innescate. I giochi di strategia, per esempio, sono associati a tecniche educative che impongono lobbedienza. Laddestramento allobbedienza pu creare un conflitto tra la necessit di obbedire e il desiderio di sottrarsi al comando, e questo conflitto pu generare uno stato ansioso. Non detto che lansia venga manifestata nei confronti dellindividuo che la genera; in ogni caso laggressivit pu essere agita su campi di battaglia in miniatura come negli scacchi. Analogamente possibile che i giochi basati sulla fortuna rappresentino una sfida alle aspettative sociali che impongono docilit e responsabilit. I giocatori (e le societ) allinizio sono incuriositi dai giochi, in seguito li apprendono, e infine vi vengono coinvolti in quanto essi esprimono specifici tipi di conflitti psicologici (anche se non necessariamente li risolvono). Il ruolo che rivestono i processi psicologici nel collegare diversi aspetti della cultura illustrato anche da alcuni studi transculturali sulle cerimonie di iniziazione degli adolescenti. I queste cerimonie i ragazzi sono sottoposti a dolorose prove di virilit le quali segnano il passaggio allet adulta. Queste cerimonie sono caratteristiche delle societ patrilocali in cui i maschi piccoli dormono inizialmente solo con la madre. In queste societ, questi riti di iniziazione avrebbero lo scopo di risolvere un conflitto legato al problema della costruzione dellidentit sessuale, e i ragazzi si identificherebbero inizialmente con le proprie madri, le quali esercitano su di loro, nellinfanzia, un controllo praticamente assoluto. In seguito, quando scoprono che sono gli uomini a dominare la societ, i ragazzi passerebbero allidentificazione con i propri padri. Questo conflitto rispetto al ruolo sessuale sarebbe risolto attraverso la cerimonia iniziatica che, dimostrando la virilit del ragazzo, rafforzerebbe lidentificazione secondaria. 11. RELIGIONE E MAGIA. Tutte le societ posseggono sistemi di credenze ai quali possibile applicare il termine religione. Definiremo religione qualunque complesso di atteggiamenti, credenze e pratiche che riguardano potenze soprannaturali (forze, di, spiriti, fantasmi o demoni). Nella nostra societ siamo soliti dividere i fenomeni in naturali e soprannaturali, ma non tutte le lingue o le culture operano una distinzione cos netta. Nella nostra societ, per esempio, alcune malattie comuni vengono attribuite allazione di germi e di virus. In altre societ, invece, si pensa che la malattia sia causata da forze soprannaturali, sicch il suo manifestarsi viene inserito nellambito della sfera religiosa. La linea di confine che separa naturale e soprannaturale, quindi, sembra spostarsi al variare delle credenze relative alle cause dei fenomeni. In molte culture ci che noi consideriamo inerente solo alla sfera religiosa invece intrinsecabilmente connesso ad altri aspetti della vita quotidiana. Spesso in tali casi difficile separare laspetto religioso (o quello politico, o quello economico) dagli altri aspetti della cultura. Le culture di questo tipo, infatti, sono poco specializzate o non lo sono affatto: non vi sono sacerdoti a tempo pieno, n attivit puramente religiose. Tuttavia anche per noi difficile a volte stabilire se una nostra particolare usanza o non unusanza religiosa. I. Luniversalit della religione. Gli archeologi ritengono di aver rinvenuto, a partire da 60.000 anni fa, prove che attestano lesistenza di credenze religiose gi nellHomo sapiens. Questi seppelliva deliberatamente i propri morti, e numerose tombe contengono resti di cibo, attrezzi e altri oggetti che probabilmente si pensava potessero essere utili nellaltra vita. possibile che alcuni dei prodotti artistici degli uomini moderni, a partire da circa 30.000 anni fa, siano stati utilizzati per scopi religiosi (es: le statuette di donne con vistosi caratteri sessuali secondari potevano essere amuleti per la fertilit). Poich possiamo ragionevolmente presupporre lesistenza di una

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religione preistorica, e dal momento che vi sono prove delluniversalit della religione nei tempi storici, possiamo capire perch la religione sia stata oggetto di tante riflessioni, ricerche e teorizzazioni. La discussione su quale religione sia da considerare la migliore non rientra nei compiti dellantropologia. Ci che interessa agli antropologi capire perch la religione sia presente in tutte le societ, e come e perch essa sia diversa da una societ allaltra. Molti scienziati sociali hanno tentato di spiegare il fenomeno delluniversalit della religione. I pi ritengono che le religioni siano create dagli uomini per rispondere a determinati bisogni e condizioni che sono universali. I.I. Il bisogno di comprensione intellettuale. Secondo Edward Tylor la religione nacque da riflessioni riguardanti i sogni, gli stati di trance e la morte. Tylor credeva che le apparizioni di persone e animali, nel loro realismo, inducessero gli uomini a ritenere che ogni cosa avesse una duplice esistenza: da una parte il corpo, fisico e visibile, e dallaltra lanima, psichica e invisibile. Poich i morti appaiono nei sogni, gli uomini finiscono per credere che le anime dei morti siano ancora presenti tra i vivi. Secondo Tylor la credenza nelle anime fu la prima forma di religione: per designare tale tipo di credenza utilizz il termine animismo. Molti studiosi per criticarono la teoria di Tylor per il suo eccessivo intellettualismo e perch non prendeva in considerazione la componente emotiva della religione. R.R. Marett giudic lanimismo tyloriano una teoria troppo sofisticata e propose lanimatismo, vale a dire la credenza nellesistenza di forze soprannaturali impersonali, per esempio la credenza nel potere di una zampa di coniglio, quale prima tappa dellevoluzione religiosa. I.II. La regressione a sentimenti infantili. Secondo Sigmund Freud i primi uomini vivevano in gruppo, e ciascun gruppo era dominato da un uomo tirannico che teneva tutte le donne per s. Freud postul che al raggiungimento della maturit i figli maschi venissero allontanati dal gruppo. Pi tardi essi si sarebbero riuniti per uccidere e mangiare lodiato padre. Ma a quel punto i figli avrebbero avvertito un enorme senso di colpa e un terribile rimorso, che espressero (proiettarono) nella proibizione di uccidere lanimale totemico (il sostituto del padre). Di conseguenza, nei riti, la scena cannibalica venne replicata nella forma di un banchetto totemico. Secondo Freud, queste credenze primitive si sarebbero gradualmente trasformate nel culto di divinit o di di modellati sulla figura del padre. Oggi la maggior parte degli scienziati sociali rifiuta linterpretazione freudiana dellorigine della religione, ma condivide la sua ipotesi che gli avvenimenti dellinfanzia possano avere un effetto importante e prolungato sulle credenze e sulle pratiche della vita adulta. Inerme e dipendente dai genitori per molti anni, il bambino, inevitabilmente e inconsciamente, vive i propri genitori come esseri onniscienti e onnipotenti. Quando sentono di perdere il controllo o di trovarsi in situazioni di bisogno, gli adulti possono regredire ai loro sentimenti infantili. Possono allora appellarsi agli di o alla magia per ottenere ci che non sono in grado di raggiungere da soli, proprio come quando si rivolgevano ai genitori per avere una risposta ai propri bisogni. I.III. Ansia e incertezza. Freud pensava che gli uomini ricorressero alla religione nei periodi di incertezza, ma il suo giudizio sulla religione non era positivo, poich riteneva che gli uomini si sarebbero alla fine liberati da questo bisogno. Altri giudicarono la religione in modo pi positivo. Per Bronislaw Malinowski in tutte le societ gli uomini devono affrontare lansia e lincertezza. possibile che essi abbiano capacit e conoscenze che permettono loro di fronteggiare molti bisogno, ma la conoscenza spesso non basta a prevenire malattie, incidenti e calamit naturali. La prospettiva pi terribile la morte stessa, e di conseguenza vi un intenso desiderio di immortalit. Per Malinowski la religione nasce dal bisogno universale di trovare un confronto negli inevitabili periodi di crisi. Attraverso la credenza religiosa gli uomini affermano che la morte non n reale n definitiva, che gli individui sono dotati di una personalit che perdura anche dopo la morte. Nelle cerimonie religiose gli uomini possono commemorare e comunicare con i morti, e ottenere cos una qualche consolazione. Altri antropologi hanno giudicato la religione ancor pi positivamente: essa non ritenuta un semplice mezzo per alleviare le sofferenze, quanto piuttosto un mezzo terapeutico (la religione dona alluomo un sentimento di unione con qualcosa di pi grande di lui; essa aiuta a risolvere i conflitti pi profondi e a raggiungere la maturit; la religione fornisce agli uomini una cornice di valori; essa permette una comprensione trascendentale del mondo). I.IV. Il bisogno di comunit. Tutte le teorie discusse fin qui concordano su una cosa: quali che siano le credenze o i riti, la religione pu soddisfare psicologicamente bisogni che sono comuni a tutti gli uomini. Alcuni scienziati sociali, per, ritengono che la religione nasca dalla societ e dia risposta pi a bisogni sociali che a bisogni psicologici. mile Durkheim osserv come la vita sociale faccia sperimentare agli uomini la sensazione di essere trascinati e manovrati da forze potenti. Queste forze guidano il comportamento, spingono ad opporsi a ci

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che considerato sbagliato e a fare ci che ritenuto giusto. Tali forze sono lopinione pubblica, le usanze e le leggi. Poich esse sono in larga misura invisibili, gli uomini le avvertirebbero come forze misteriose e quindi sarebbero giunti a credere a di e a spiriti. Durkheim ipotizz che la religione derivasse dallesperienza di vivere in gruppo: la credenza e la pratica religiose indicano il posto di una persona nella societ, accrescono il sentimento di comunit, danno fiducia. Per Durkheim il vero oggetto di culto religioso la societ. Esaminiamo ora la spiegazione che lautore d a proposito del totemismo, tema cos frequentemente discusso. Non vi nulla di intrinseco, egli sostiene, in una lucertola, in un topo o in una rana sufficiente a farne qualcosa di sacro. Lanimale totemico deve allora essere un simbolo, il simbolo che distingue un clan dallaltro. Il totem quindi il centro dei rituali religiosi clanici, e simboleggia sia il clan sia gli spiriti del clan. il clan ci con cui gli uomini soprattutto si identificano, ed il clan ad essere celebrato nel rituale. Guy Swanson accett la teoria durkheimiana secondo la quale alcuni aspetti o condizioni della vita sociale generano risposte che definiamo religiose. Egli ritenne per che Durkheim fosse troppo vago riguardo a ci che specificamente, allinterno della societ, avrebbe dato origine alla credenza negli spiriti o negli di. Per lautore la credenza negli spiriti deriva dallesistenza di gruppi sociali sovrani. Questi gruppi hanno giurisdizione indipendente (poteri decisionali) in molti ambiti (la famiglia, il clan, il villaggio, lo stato). Essi sono immortali, poich continuano ad esistere oltre la vita dei loro membri. Per Swanson, quindi, gli spiriti o gli di che gli uomini si creano impersonano o rappresentano i gruppi dominanti della societ. Proprio come questi gruppi gli spiriti o gli di sono immortali e hanno scopi che vanno ben oltre quelli del singolo individuo. II. La variabilit delle credenze religiose. II.I. Tipologia degli esseri e delle forze soprannaturali. FORZE SOPRANNATURALI: alcune forze soprannaturali hanno carattere impersonale. Marett utilizz per designarle il termine "animatismo". Il mana ne costituisce un esempio: si tratta di una forza soprannaturale e impersonale che si ritiene dimori soltanto in alcuni oggetti e in alcune persone (es: se un capo non ha successo in guerra si dice che ha perso il suo mana). Bench il concetto di mana sia maleo-polinesiano, anche nella nostra societ ritroviamo qualcosa di simile (es: un giocatore di baseball pu pensare che una determinata blusa abbia una forza o un potere soprannaturali e che, indossandola, segner pi punti; il quadrifoglio). MANA E TAB: oggetti, persone o luoghi possono venir considerati tab. Si distingue il concetto di mana da quello di tab, osservando come gli oggetti contenenti mana possano essere toccati, mentre la stessa cosa proibita per quelli considerati tab, in quanto il loro potere pu provocare dei danni. Coloro che li toccano, quindi, diventano a loro volta tab. I tab circondano il cibo che non devessere mangiato, gli animali che non devono essere uccisi, gli individui da non accostare sessualmente, .. ESSERI SOPRANNATURALI: rientrano in 2 ampie categorie: vi sono quelli di origine non umana (di e spiriti) e quelli di origine umana (fantasmi e spiriti degli antenati). Gli di, i pi importanti tra gli esseri di origine non umana, sono personalit dotate di nome proprio. Spesso si tratta di essere antropomorfi (= concepiti a immagine delluomo) sebbene a volte abbiano la forma di altri animali o di corpi celesti come il sole e la luna. Fondamentalmente si crede che essi si siano creati da soli e che alcuni di loro abbiano poi creato, o fatto nascere, altri di. Sebbene vi siano alcuni di creatori, non tutte le religioni includono la creazione del mondo tra gli atti divini. Dopo la fatica della creazione molti di creatori si ritirano. Hanno impresso al mondo il movimento iniziale, ma non sono interessati al suo funzionamento quotidiano. Altri di creatori continuano ad occupasi delle vicende ordinarie degli esseri umani, soprattutto di quelle di un piccolo e selezionato frammento di umanit. Indipendentemente dallesistenza o meno, in una determinata societ, di un dio creatore, il compito di far funzionare la creazione viene affidato spesso a di minori. Inferiori agli di per prestigio, e spesso pi vicini agli uomini, troviamo una moltitudine di spiriti anonimi. Alcuni possono essere spiriti tutelari. Altri, che raggiungono la fama per azioni particolarmente efficaci, possono venir promossi al rango di di dotati di nome proprio. Un gruppo di spiriti noto agli uomini, ma che non viene mai invocato, quello dei folletti: questi si dilettano in birichinate e possono venire accusati per qualsiasi piccolo contrattempo. Altri spiriti ancora traggono piacere dal compiere deliberatamente il male a vantaggio di qualcuno. FANTASMI E SPIRITI DEGLI ANTENATI: sono esseri soprannaturali che una volta erano uomini. La credenza che i fantasmi o le loro azioni possano venir percepite dai vivi evidentemente pressoch universale. Probabilmente non difficile

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spiegare la credenza quasi universale nei fantasmi. Vi sono molti momenti della vita quotidiana che sono legati alla presenza di una persona amata. Quando questa muore possibile che tali momenti originino la sensazione che la persona morta sia ancora, in qualche modo, presente. Coloro che abbiamo amato, inoltre, continuano a vivere nei nostri sogni. Dato che le idee sui fantasmi hanno origine da questo tipo di connessioni mentali, in molte societ il ruolo di fantasma rivestito da parenti stretti e da amici, e non da estranei. Sebbene la credenza nei fantasmi sia pressoch universale, non in tutte le societ gli spiriti dei morti partecipano attivamente allesistenza dei vivi. pi probabile che la gente creda in spiriti degli antenati attivi laddove i gruppi di discendenza sono importanti unit decisionali. Il gruppo di discendenza unentit che esiste al di l del tempo; i morti, non meno dei vivi, provano interesse per il destino, il prestigio, la comunit del loro gruppo di discendenza.

II.II. Il carattere degli esseri soprannaturali. Di qualunque tipo siano, gli di o gli spiriti venerati in una data cultura tendono a possedere uno specifico carattere o una determinata personalit. Possono essere prevedibili o imprevedibili, distaccati o interessati alle vicende degli uomini, soccorrevoli o punitivi. Gli studi transculturali hanno dato corpo allipotesi che il carattere degli esseri soprannaturali sia connesso alla natura delleducazione infantile. Alcuni antropologi ipotizzano che la relazione tra il dio e luomo sia una proiezione di quella tra genitori e figli, nel qual caso le pratiche di allevamento dei figli potrebbero facilmente essere rivissute nel rapporto con il soprannaturale. Se una bambina, per esempio, viene nutrita immediatamente dai genitori non appena piange, agita le braccia o scalcia, possibile che cresca aspettandosi di essere nutrita dagli di se riuscir ad attrarre la loro attenzione attraverso lesecuzione di un rito. Daltro canto, se i suoi genitori la puniscono spesso, la bambina crescer aspettandosi che gli di la puniscano in caso di disobbedienza. Alcuni antropologi hanno scoperto che nelle societ che avevano pratiche di allevamento infantile punitive e violente pi probabile riscontrare una credenza in di aggressivi e ostili, e viceversa. Questi risultati avvallano la teoria freudiana secondo cui il mondo soprannaturale corrisponderebbe al mondo naturale. Vale la pena notare in questo contesto che alcuni uomini parlano di dio come del loro padre e di se stessi come dei suoi figli. II.III. La gerarchia degli esseri soprannaturali. La variabilit delle strutture sociali delle societ umane trova la sua controparte nel mondo soprannaturale. Alcune societ hanno molti di e spiriti non gerarchizzati. Ciascun dio ha pi o meno lo stesso potere degli altri. In altre societ gli di e gli spiriti sono ordinati secondo il prestigio e il potere che possiedono. Alcune societ non credono in un dio principale o in un essere supremo che superi per importanza tutti gli altri di, ma altre societ lo fanno. Consideriamo lebraismo, il cristianesimo e lislam, che definiamo religioni monoteistiche. Sebbene la parola monoteismo rimandi ad "un solo dio", la maggioranza delle religioni monoteistiche include in realt pi di un essere soprannaturale (es: demoni, angeli, il diavolo). Ritorniamo alla teoria di Swanson secondo la quale gli uomini inventano di che impersonano i gruppi decisionali importanti della loro societ. Swanson ipotizza dunque che sia pi probabile che le societ con sistemi politici gerarchizzati credano in un dio supremo. Come segue logicamente, dalle scoperte di Swanson, pi probabile che le societ che dipendono, per lapprovvigionamento di cibo, pi dalla produzione che dalla raccolta, credano in un dio supremo. Per concludere possiamo affermare che, sulla base di questi risultati, che molto probabile che il mondo degli di corrisponda al mondo sociale e politico della vita di tutti i giorni. II.IV. Lintervento degli di nelle vicende umane. Secondo Clifford Geertz un individuo tende a spiegare gli eventi ricorrendo allintervento divino nel momento in cui deve affrontare ci che non conosce, il dolore e le ingiustizie della vita. Oltre ai casi di intervento divino spontaneo esistono numerosi esempi di richieste di intervento divino, sia per ottenere benefici per se stessi e per gli amici, sia per danneggiare altri. Gli di vengono interpellati affinch intervengano sulle condizioni del tempo e facciano crescere i raccolti. Vi sono poche ricerche che spiegano perch gli di intervengano in alcune societ e non in altre. Tuttavia alcuni dati ci permettono di ipotizzare quando avviene che gli di si interessino alla moralit o allimmoralit della condotta umana. Lo studio di Swanson indica che probabile che gli di puniscano gli uomini a causa di una condotta immorale quando nelle societ non vi siano profonde differenze economiche. Linterpretazione di Swanson che in queste societ gli di siano interessati a favorire le disuguaglianze. Probabilmente la convalida soprannaturale della condotta morale particolarmente utile laddove le disuguaglianze mettono a dura

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prova la capacit del sistema politico di mantenere lordine sociale e di ridurre al minimo il disordine. Linvidia per i privilegi altrui pu spingere alcune persone a comportarsi in modo immorale; il credere che gli di puniranno tale condotta pu agire come deterrente. II.V. La vita dopo la morte. In molte societ le concezioni riguardanti la vita dopo la morte sembrano essere vaghe e di scarso rilievo; in molte altre, invece, sono presenti concezioni molto elaborate e ben precise a proposito di ci che accade dopo la morte. I morti controllano la condotta dei vivi, sia attraverso ricompense, sia per mezzo di punizioni. Molti cristiani credono che i morti siano divisi in 2 gruppi: i dannati, destinati alla dannazione eterna, e i salvati, che ricevono la ricompensa eterna. Le descrizioni cambiano, ma linferno spesso associato alla tortura del fuoco, mentre il paradiso associato allimmagine di dimore celesti. In molte societ si crede che i morti tornio sulla terra per nascere nuovamente. Gli induisti attraverso la credenza nella reincarnazione giustificano la liberazione finale della sofferenza attraverso il raggiungimento del nirvana. Probabilmente in molte religioni il mondo in cui si svolge la vita dopo la morte somiglia a quello della vita quotidiana, ma mancano studi comparativi che illustrano con esattezza queste analogie. III. La variabilit delle pratiche religiose. Non sono solo le credenze a variare da una societ allaltra. Anche il modo in cui gli uomini interagiscono con il soprannaturale soggetto a cambiamenti. Le modalit di approccio al soprannaturale spaziano dalle suppliche (richieste, preghiere, ..) alla manipolazione. E le societ si caratterizzano anche in base al tipo di specialisti religiosi che possiedono. III.I. Mezzi per interagire con il soprannaturale. Il problema di come riuscire ad interagire con il soprannaturale senza dubbio un problema universale. Wallance ha sottolineato la molteplicit dei mezzi utilizzati (dalle preghiere alle azioni sul corpo e sulla mente, dalle simulazioni ai banchetti, ai sacrifici). LA PREGHIERA: pu essere spontanea o memorizzata, privata o pubblica, silenziosa o espressa ad alta voce. ALCOOL E DROGHE: le azioni sul corpo e sulla mente comprendono lassunzione di alcool e di droghe (allucinogeni come il peyote e oppiacei); lisolamento sociale o le deprivazioni sensoriali; lesecuzione di corse e di danze fino allo sfinimento; la privazione di cibo, di acqua, di sonno; lascolto di suoni ripetitivi come quelli delle percussioni. Tali comportamenti possono indurre stati di trance o stati alterati di coscienza. LA TRANCE: il raggiungimento di questi stati di alterazione di coscienza (di cui si parla in generale come di "stati di trance") fa parte della pratica religiosa nel 90% delle societ. In alcune societ si crede che la trance implichi la presenza, allinterno di una persona, di uno spirito, o di una potenza, che sostituisce la personalit o lanima dellindividuo, o le modifica ("trance di possessione"). Altri tipi di trance includono il viaggio dellanima, esperienze di visione, o la trasmissione di messaggi da parte degli spiriti. pi probabile trovare trance di possessione in societ che praticano lagricoltura, hanno stratificazione sociale, schiavit e gerarchie politiche complesse. La trance in cui non vi possessione sono pi ricorrenti nelle societ di raccolta. Le societ a modesta complessit sociale conoscono entrambi i tipi di trance. IL VUDU: utilizza la simulazione: vengono realizzate delle bambole che hanno le sembianze di un nemico, e le si maltratta nella speranza che il nemico provi unanaloga sofferenza o addirittura la morte. La simulazione viene impiegata spesso nel corso della divinazione (mezzo attraverso il quale si desidera ottenere dal soprannaturale un orientamento per lazione). Molte persone nella nostra societ si fanno leggere il futuro in sfere di cristallo, in foglie di t, nelle carte. Altre a volte operano una scelta sulla base del lancio di monete o di un tiro di dadi. Tutti questi metodi sono noti anche in altre culture. LA DIVINAZIONE: sarebbe una strategia di adattamento funzionale al conseguimento del successo nellattivit venatoria (= di caccia). Quando gli uomini che la praticano non hanno fortuna nella caccia, consultano il divinatore. Egli, attraverso dei riti particolari, apprende il luogo in cui il gruppo dovr recarsi per la caccia. Gli antropologi non credono che il divinatore possa effettivamente scoprire dove si trovino gli animali: il rito fornisce semplicemente un mezzo per scegliere casualmente la destinazione per la caccia. Poich probabile che sviluppino modelli di azione consuetudinari, gli uomini in

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genere tendono a cercare selvaggina seguendo un qualche schema. Ma la selvaggina pu imparare ad evitare i cacciatori che si regolano secondo uno schema. Un qualsiasi metodo che assicurasse contro schemi prevedibili (una qualsiasi strategia casuale), quindi, sarebbe vantaggioso. La divinazione, inoltre, solleva lindividuo dal dover prendere la decisione riguardo al luogo per la caccia, decisione che potrebbe provocare lostilit dei compagni in caso di insuccesso della spedizione. I SACRIFICI: in molte religioni troviamo la tradizione del pasto sacro (es: la Comunione la simulazione dellUltima Cena). Alcune societ, invece, fanno sacrifici agli di per influenzarne lazione, per deviarne la collera oppure per attirare la loro benevolenza. Caratteristica di tutti i sacrifici lofferta agli di di qualcosa di valore, sia esso cibo, bevanda, sesso, beni di famiglia, o la vita di un animale o di un uomo. Presso alcune societ vi la credenza che il dio sia obbligato ad agire a vantaggio degli uomini se questi compiono il sacrificio appropriato. In altre societ, invece, il sacrificio solo un tentativo di persuadere il dio, ma vi la consapevolezza che non vi alcuna garanzia che il tentativo abbia successo. Probabilmente noi pensiamo che tra tutti i tipi di sacrificio quello umano sia il sacrificio estremo. Eppure esso non raro nelle testimonianze storiche ed etnografiche. Un recente studio transculturale ha messo in rilievo come, tra le societ preindustriali, il sacrificio umano sia pi probabile presso quelle che hanno artigiani a tempo pieno, schiavit e lavoro obbligatorio. Lautore ipotizza che il sacrificio rispecchi ci che socialmente importante: le societ che, dal punto di vista delle risorse energetiche, dipendono soprattutto dal lavoro umano (piuttosto che da quello animale o dalle macchine) possono ritenere che lofferta di una vita umana sia quella pi appropriata quando si intende domandare agli di qualcosa di veramente importante. III.II. La magia. Tutti questi mezzi per interagire con il soprannaturale possono essere classificati in vario modo. Una dimensione di analisi consiste nello stabilire quanti individui in una societ hanno fiducia nelle suppliche o nel tentativo di persuadere il soprannaturale ad agire a loro vantaggio, e quanti invece credono di poter forzare il soprannaturale adempiendo a determinate procedure. La preghiera, per esempio, una richiesta, mentre la pratica vudu presumibilmente una costrizione. Quando gli uomini credono che le loro azioni possano costringere il soprannaturale ad agire in un determinato modo, gli antropologi parlano di questa credenza e delle relative pratiche in termini di magia. La magia prevede la manipolazione del soprannaturale a scopi benefici o malvagi. Molte societ hanno riti magici che servono ad assicurare abbondanti raccolti, ricchezza di selvaggina, fertilit degli animali domestici, e ad evitare e curare le malattie degli uomini. Noi tendiamo ad associare la credenza nella magia a societ pi semplici della nostra, ma un numero consistente di persone negli Stati Uniti considerano la magia seriamente. Comprendere il motivo per cui nella nostra societ la magia eserciti unattrazione su certi individui ma non su altri potr un giorno aiutarci a spiegare perch la magia una parte importante del comportamento religioso dellumanit. Come vedremo, lo stregone e lo sciamano spesso si servono della magia per effettuare una guarigione. Ma limpiego della magia a fini malvagi che ha destato forse il maggior interesse. Fattucchieria e stregoneria sono tentativi di invocare gli spiriti affinch operino a danno di qualcuno. I 2 termini, bench frequentemente usati come sinonimi, vanno per distinti. La fattucchieria include luso di materiali, di oggetti e di sostanze che servono ad invocare la malevolenza soprannaturale. La stregoneria pu essere definita come latto di commettere gli stessi danni, ma esclusivamente per mezzo del pensiero e dellemozione. Non possibile trovare le prove dirette di una stregoneria. Questa mancanza di prove visibili rende unaccusa di stregoneria allo stesso tempo pi difficile da dimostrare e pi ardua da smentire. Non si ricorre alla stregoneria per spiegare eventi la cui causa sconosciuta, ma per spiegare ci che altrimenti risulterebbe inspiegabile. La mania per la stregoneria diffusasi in Europa tra il 500 ed il 600 e i processi per stregoneria tenuti a Salem, Massachusetts, 1692 ci ricordano che la paura degli altri (che la credenza nella stregoneria presumibilmente rappresenta) pu aumentare e diminuire nellarco di un periodo di tempo relativamente breve. Sono molti gli studiosi che hanno cercato di dare una spiegazione della caccia alle streghe. Uno dei fattori chiamati spesso in causa quello del disordine politico, che pu dare origine a sospetti diffusi e alla ricerca di capri espiatori. Swanson ritiene che lindebolimento delle legittime procedure politiche possa aver generato una diffusa paura della streghe. possibile daltronde che lepidemia della accuse di stregoneria sia stata la conseguenza di unepidemia vera e propria (la malattia della segale cornuta). Oggi sappiamo che chi mangia prodotti a base di cereali contaminati soffre di convulsioni, allucinazioni e altri sintomi come brividi sulla pelle. Sia che il proliferare di isteria stregonesca fosse dovuto ad epidemie di avvelenamento da segale cornuta, sia che fosse legato invece ad episodi di disordine politico,

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ci che rimane da appurare perch moltissime societ credano nella stregoneria e nella fattucchieria. Una possibile spiegazione che la stregoneria e la fattucchieria si sviluppino nelle societ in cui mancano procedure o attivit giudiziarie che provvedano ad occuparsi dei delitti e degli altri reati. In assenza di ufficiali giudiziari che, qualora presenti, possano impedire ed affrontare comportamenti antisociali, la fattucchieria pu diventare un efficace meccanismo di controllo sociale. III.III. Gli specialisti magico-religiosi. Sebbene esistano individui che ritengono di poter entrare direttamente in contatto con il soprannaturale, in quasi tutte le societ vi sono specialisti magici o specialisti religiosi. possibile individuarne 4 tipi principali (il numero di tipi di specialisti pare variare in base al livello di complessit sociale): GLI SCIAMANI: in genere un uomo che svolge la sua attivit non a tempo pieno, allinterno della comunit ha uno status piuttosto elevato e si occupa spesso di guarigioni. Tratteremo pi avanti il ruolo svolto dallo sciamano in quanto curatore. Qui concentreremo la nostra attenzione sui metodi utilizzati dagli sciamani per aiutare gli altri. Lo sciamano entra in uno stato di trance, o in una qualche altra forma di stato alterato di coscienza, e viaggia quindi in altri mondi per ottenere laiuto del guardiano di quei mondi o di altri spiriti. Pu ricorrere ai sogni per comprendere i fenomeni o come un modo di entrare in comunione con gli spiriti. La gente pu rivolgersi agli sciamani per questioni pratiche, come il luogo in cui trovare il cibo o quello in cui trasferirsi, ma il loro compito principale consiste nel risolvere i problemi di salute. Gli sciamani possono anche portare notizie dagli spiriti, come ad esempio la previsione di un disastro imminente. Qualcuno pu ricevere la "chiamata" a rivestire il ruolo di sciamano al termine di una malattia, attraverso una visione, o in un sogno. Gli apprendisti sciamani possono aumentare lintensit delle loro visioni facendo ricorso a sostanze allucinogene, attraverso lastinenza dal sonno o dal cibo, o impegnandosi in una prolungata attivit fisica come la danza. Una parte importante del processo attraverso il quale si diventa uno sciamano consisteva nellapprendere a controllare le visioni e i poteri degli spiriti. Laddestramento pu durare parecchi anni sotto la guida di un maestro sciamano. I FATTUCCHIERI E GLI STREGONI: differentemente dagli sciamani, che hanno uno status piuttosto elevato, i fattucchieri e gli stregoni di entrambi i sessi tendono ad avere, nelle loro societ, uno status economico e sociale molto basso. Fattucchieri e stregoni presunti sono abitualmente temiti, perch si pensa che sappiamo come invocare il soprannaturale per provocare malattie, danni, morte. Poich i fattucchieri, per le proprie magie, impiegano dei materiali, le prove della pratica della fattucchieria possono venire trovate e i presunti fattucchieri spesso vengono uccisi a causa delle loro attivit malvagie. Ci, invece, difficile che accada agli stregoni. Tuttavia, ci non ha impedito di accusare e di uccidere chi venga considerato colpevole di stregoneria. I MEDIUM: di solito sono donne. A queste specialiste, che dedicano solo una parte del loro tempo allattivit di medium, viene chiesto di guarire e di divinare mentre sono in trance di possessione. Riguardo ai medium si dice che abbiano tremori, convulsioni, attacchi e amnesie temporanee. I SACERDOTI: sono in genere uomini che si occupano a tempo pieno della propria attivit, che consiste nellofficiare in occasione di cerimonie pubbliche. Essi di solito hanno uno status molto elevato, e si ritiene abbiano la capacit di relazionarsi con di superiori che sono al di l delle possibilit di controllo degli individui normali. Nelle maggior parte delle societ in cui esiste la figura del sacerdote, questi acquisisce di solito il proprio incarico per eredit o per nomina politica. A volte si distinguono dalla gente comune per un differente abbigliamento o per una diversa acconciatura dei capelli. Lapprendistato di un sacerdote pu essere lungo e impegnativo, perch pu prevedere digiuni, preghiere e lavoro fisico, oltre allapprendimento del dogma e di riti della religione. Il sacerdote di norma non riceve compensi per i suoi servizi ed sostenuto economicamente da donazioni di parrocchiani o di seguaci. la dipendenza da riti mandati a memoria che da un lato caratterizza e dallaltro protegge il sacerdote. Se uno sciamano fallisce ripetutamente nelleffettuare una guarigione, perder probabilmente i suoi seguaci in quanto egli ha manifestamente perso laiuto degli spiriti. Viceversa, se esegue correttamente il rito e gli di scelgono di non rispondere, il sacerdote generalmente manterr la propria posizione e il rito conserver la presunta efficacia. Il silenzio degli di verr interpretato come la conseguenza di unindegnit degli uomini ad ottenere i favori soprannaturali.

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Le societ complesse tendono ad avere pi tipi di specialisti magici o religiosi. Se una societ ha un solo tipo di specialista, questo quasi sempre uno sciamano (societ di raccoglitori nomadi o seminomadi). Le societ con 2 tipi di specialisti (in genere sciamano/guaritore e sacerdote) sono dedite allagricoltura. Quelle con 3 tipi di specialisti sono societ agricole o pastorali con unintegrazione politica che si estende oltre la comunit (i tipi di specialisti supplementari sono di solito un fattucchiere/stregone o un medium). Le societ con i 4 tipi di specialisti, infine, sono caratterizzate da uneconomia agricola, da unintegrazione sociale estesa e dalla divisione in classi sociali. IV. Religione ed adattamento. Molti antropologi ritengono che le religioni siano generalmente adattive, poich riducono le ansie e le incertezze a cui tutti gli uomini vanno soggetti. Noi non sappiamo se la religione davvero lunico mezzo per ridurre lansia e lincertezza, n se gli individui e le societ debbano ridurre la loro ansia e la loro incertezza. Nondimeno sembra probabile che certe credenze e pratiche religiose abbiano conseguenze adattive dirette. La credenza induista nella vacca sacra, per esempio, parsa a molti come lesatto opposto di unusanza utile o adattiva. La religione non permette agli induisti di macellare le mucche. Il contrasto con il nostro modo di utilizzare le mucche difficilmente potrebbe essere pi grande. Marvin Harris ha ipotizzato, tuttavia, che il sistema induista di utilizzo delle mucche possa avere effetti positivi che non vengono invece conseguiti con altri metodi: una coppia di buoi e un aratro sono elementi essenziali per le numerose piccole fattorie dellIndia lo sterco di mucca essenziale come combustile per cucinare e come fertilizzante sebbene gli induisti non mangino carne di manzo, i capi che muoiono di morte naturale oppure che vengono macellati da non induisti divengono cibo per le caste inferiori che, non avendo questo tab, non avrebbero altro modo di accedere a questa indispensabile risorsa proteica le pelli e le corna degli animali che muoiono vengono utilizzate nelle enormi fabbriche indiane in cui si lavora la pelle Quindi, poich le vacche sacre non consumano risorse sottraendole agli uomini, e poich sarebbe impossibile procurare combustibile, trazione e fertilizzante ad un cos basso costo con altri mezzi, il tab riguardante la macellazione delle mucche sembra essere altamente adattivo. IV.I. Il mutamento religioso come rivitalizzazione. La lunga storia delle religioni comprende periodi di forte resistenza al cambiamento, cos come periodi di cambiamento radicale. Gli antropologi si sono interessati soprattutto alla fondazione di nuove religioni o di nuove sette, fenomeni spesso legati alla distruzione di intere culture a seguito di un contatto con societ dominanti. Per questi movimenti religiosi sono state suggerite varie definizioni (movimenti nativi, movimenti messianici, culti millenaristici). Wallance pensa che questi siano tutti esempi di movimenti rivitalizzatori, vale a dire di sforzi per salvare una cultura infondendole nuovi scopi e nuova vita. Quantunque molti studiosi ritengano che allorigine di questi nuovi movimenti religiosi vi sia una crisi culturale, rimane ancora da determinare esattamente in che cosa consistano le crisi e quanto debbano essere profonde prima che emerga un nuovo movimento. Esaminiamo alcune teorie e alcuni studi sulle cause dellemergere dei culti delle merci (cargo cults) in Melanesia intorno al 1885. I cargo cults possono essere considerati movimenti religiosi in cui si esprimeva la credenza in una potenza liberatrice che avrebbe permesso di ottenere tutti i beni di provenienza occidentale che si desideravano. A Buka nelle isole Salomone, per esempio, intorno al 1932 i leader di un culto profetizzarono che unondata di eccezionale grandezza avrebbe spazzato via i villaggi, e che sarebbe arrivata una nave piena di numerosi beni. Il lavoro negli orti cess, e gli isolani costruirono moli e porti per le merci che dovevano arrivare. Si ipotizzato che un fattore importante per lorigine di questi culti sia lesistenza di una forma di oppressione (es: unoppressione coloniale). La forma religiosa, e non invece politica, che avrebbe assunto la reazione in Melanesia sarebbe da collegare alla possibilit, per la religione, di riunire popolazioni che in precedenza non avevano alcuna unit politica, e che vivevano in gruppi sociali piccoli e isolati. Altri studiosi pensano che lorigine dei culti sia pi facile da spiegare chiamando in causa la privazione relativa piuttosto che loppressione: quando la gente sente che potrebbe avere di pi, e ha meno di ci che ha abitualmente o meno di quanto hanno altri, pu sentirsi attratta da nuovi culti. 12. LE ARTI.

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La maggior parte delle societ non ha un termine per definire ci che noi chiamiamo "arte", forse perch, soprattutto nelle societ con un basso grado di specializzazione, essa parte integrante della vita sociale, politica e religiosa. Le prime rappresentazioni artistiche a noi note risalgono a 30.000 anni fa. Alcune definizioni dellarte ne sottolineano il carattere evocativo. Dal punto di vista dellartista, loggetto esprime idee ed emozioni; dal punto di vista del fruitore esso evoca idee ed emozioni. Le emozioni e le idee non sono le stesse per luno e per laltro, inoltre possono essere espresse in moltissimi modi (attraverso un disegno, una scultura, una musica, ..). Un prodotto artistico ha il fine di stimolare i sensi, di provocare emozioni; non pu lasciare indifferenti. Il fatto di evidenziare il carattere evocativo dellarte fa nascere delle difficolt qualora si intenda confrontare larte di diverse culture, poich ci che per una cultura pu essere evocativo per unaltra pu non esserlo affatto. Molti antropologi ritengono che larte sia qualcosa di pi del mero tentativo individuale di esprimere e di comunicare idee ed emozioni. Occorre prendere in considerazione i modelli e i significati culturali: gli stili artistici, infatti, cambiano da una societ allaltra. Le attivit artistiche sono sempre, in parte, culturali, in quanto presumono lesistenza di credenze, emozioni e modelli di comportamento appresi e condivisi. Di solito noi non consideriamo artistico ci che utile, ma altre societ non operano questa distinzione tra oggetti duso e oggetti darte. Nella nostra societ, inoltre, un oggetto, per essere considerato artistico, devessere unico, e ci legato allimportanza che noi attribuiamo allindividuo. Tuttavia, anche se chiediamo agli artisti di essere unici e innovatici, necessario che i loro prodotti restino comunque entro una gamma di variabilit accettabile. Spesso, per essere accettati dal pubblico, gli artisti sono obbligati a seguire determinate correnti stilistiche che sono imposte da altri artisti o dai critici. Lidea che un artista debba essere originale ha una chiara derivazione culturale; in altre societ apprezzato di pi chi in grado di riprodurre fedelmente un modello tradizionale. I. Il corpo come oggetti artistico. Tutte le societ intervengono sul corpo a fini estetici. Gli interventi possono essere permanenti (cicatrici, tatuaggi, deformazione di parti del corpo) o temporanei (uso di colori o di piume, gioielli, ..). Oltre a soddisfare bisogni estetici, lintervento sul corpo pu servire a definire la posizione sociale, il rango, il sesso, loccupazione, lidentit etnica o religiosa. Laddove presente una stratificazione sociale, vi sono segni visibili che permettono di distinguere lo status di ciascun individuo. Gli ornamenti sul corpo hanno anche un significato erotico. Le donne attraggono lattenzione sulle zone erogene del corpo dipingendole o applicandovi degli oggetti (un orecchino, un fiore, una collana, ..). Gli uomini fanno lo stesso, per mezzo di barbe, tatuaggi, .. La ragione per cui in alcune societ sono le donne ad occuparsi maggiormente dellabbellimento del corpo, mentre in altre tali attivit sono una prerogativa maschile, non ancora stata chiarita. In molte societ il corpo viene alterato o segnato in modo permanente, spesso per indicare un passaggio di status (es: nel corso di una cerimonia di iniziazione). Siamo consapevoli del fatto che queste pratiche di intervento sul corpo suscitano molte domande a cui non sappiamo dare risposta. II. Le ragioni della variabilit delle espressioni artistiche. facile individuare stili diversi quando si osservano espressioni artistiche appartenenti ad una cultura diversa dalla propria; molto pi arduo riuscirvi quando si analizza la propria cultura. Gli ultimi studi sottolineano come larte visiva, la musica, la danza e il folklore siano fortemente influenzati da altri aspetti della cultura. Alcuni antropologi vanno oltre e ipotizzano che larte, cos come la religione, esprima le emozioni, le ansie e le esperienze tipiche degli individui di una determinata cultura. Tali emozioni e ansie, a loro volta, sarebbero influenzate dalle istituzioni di base quali lallevamento dei bambini, lorganizzazione sociale ed economica e la politica. Consideriamo per esempio le ricerche di Richard Anderson sullarte dei !kung, degli inuit e degli aborigeni australiani. Presso queste popolazione nomadi ci che caratterizza le espressioni artistiche la loro trasportabilit. Il canto, la danza e la letteratura orale sono molto importanti in queste societ, e ci che viene decorato sono gli oggetti duso. Non esistono oggetti ingombranti come una scultura o un costume elaborato. Sebbene nelle societ di piccole dimensioni vi siano individui pi dotati di altri dal punto di vista artistico, gli artisti di professione (e i critici darte) si trovano tendenzialmente nelle societ caratterizzate da una complessa divisione del lavoro. II.I. Le arti visive. Il modo forse pi ovvio in cui gli artisti risentono dei limiti imposti da un contesto specifico quello legato alla disponibilit dei materiali. Gli antropologi si interrogano, per esempio, su che cosa determini la scelta tra rame e argento qualora entrambi i materiali siano disponibili. A queste domande non sappiamo ancora dare risposte definitive, ma ci non toglie che i problemi sollevati possano prevedere interessanti sviluppi. Anche quando lo stesso materiale viene utilizzato nello stesso modo, lo stile di lavorazione varia enormemente da una cultura ad unaltra. Una societ pu scegliere di rappresentare oggetti o fenomeni che rivestono una

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particolare importanza per tutta la popolazione, oppure raffigurare solo ci che conta per llite. Larte di una cultura, inoltre, riflette anche la realt della stratificazione sociale. Coloro che sono al vertice della gerarchia vengono di norma raffigurati in modo particolare. John Fischer ha esaminato gli elementi stilistici dellarte al fine di rilevare lesistenza di "connessioni regolari tra produzione artistica e realt sociale". Postulando che gli elementi pittorici del disegno siano, su un piano psicologico, rappresentazioni inconsce degli individui di una societ, Fischer ipotizz che nelle societ egualitarie e in quelle stratificate vi fossero stili artistici diversi. Fischer immagin che alcuni elementi dellarte pittorica fossero associati alla presenza di una gerarchia sociale: nellarte delle societ egualitarie vi di solito la ripetizione di un singolo elemento. Se ciascun elemento, a livello inconscio, rappresenta lindividuo allinterno della societ, allora luguaglianza delle persone si rifletter nella ripetitivit degli elementi raffigurati. Viceversa, la combinazione in modelli complessi di elementi grafici differenti sar riscontrabile nellarte delle societ stratificate nei disegni delle societ egualitarie lo spazio vuoto rappresenterebbe il relativo isolamento della societ. Larte delle societ stratificate, al contrario, sarebbe "piena". In generale riscontriamo la mancanza di spazi vuoti nei disegni di quelle societ in cui lidea di sicurezza associata non al tentativo di evitare gli stranieri, bens allinserimento degli stranieri nella gerarchia la simmetria si comporta analogamente al primo elemento analizzato: essa pu suggerire legami sociali egualitari, mentre lasimmetria riconducibile a forti differenze e alla stratificazione sociale la presenza o lassenza di linee che circoscrivono (es: le cornici nella nostra cultura), pu indicare la presenza o lassenza di regole impositive che guidano il comportamento individuale. Un disegno non circoscritto pu riflettere laccesso libero alle propriet: nelle societ egualitarie, infatti, la recinzione di un terreno al fine di contrassegnare una propriet individuale non esiste. Viceversa nelle societ stratificate, dove le linee di delimitazione possono rappresentare pi in generale tutte le differenze concrete che distinguono le diverse classi sociali II.II. La musica. Anche in campo musicale ci che consideriamo accettabile, vale a dire ci che per noi ha un significato, dipende dalla cultura. Non solo gli strumenti, ma anche la musica varia enormemente da una societ allaltra. In alcune societ, per esempio, di preferisce ascoltare musica dai ritmi regolari; in altre, al contrario, si privilegiano i cambiamenti di ritmo. Esistono poi differenze negli stili canori. In alcuni luoghi tutti cantano nello stesso modo, in altri esistono registri diversi a seconda delle persone. Alan Lomax ha riscontrato come lo stile canoro muti in base alla complessit sociale. Gli studi di Lomax in campo musicale giungono a conclusioni simili a quelle di Fischer nellambito delle arti visive. La verbosit e la chiarezza degli enunciati, per esempio, si riscontrano laddove vi maggiore complessit sociale. pi probabile, quindi, che nelle bande di cacciatori-raccoglitori vi siano molti canti che non contengono parole, come il motivetto "trallall". In questi canti non vi passaggio di informazioni, i suoni costituiscono un piacere fine a se stesso, e gli enunciati sono ripetitivi e confusi. La complessit sociale si riflette nelle complessit dei canti. stata individuata una relazione tra la polifonia (= le canzoni presentano contemporaneamente pi di una melodia) e una spiccata partecipazione femminile al procacciamento del cibo. Sembra che le squadre di raccoglitori, i gruppi di lavoro e i gruppi di parentela che agiscono insieme per il bene della famiglia e della collettivit esprimano la loro coesione sociale attraverso canti in cui si mescolano i toni e i ritmi. Alcune differenze in ambito musicale possono essere spiegate sulla base delle diverse pratiche di allevamento dei bambini. Perch in alcune societ gli individui ascoltano e producono ritmi regolari, mentre in altre amano una musica che ha battute irregolari e che si avvicina al ritmo del parlato?? Una possibile risposta che il ritmo musicale regolare sia una simulazione del battito del cuore. Il fatto che i bambini rispondano positivamente ad un tempo uniforme, per, non significa che la sensibilit al ritmo sia determinata unicamente dal battito del cuore materno; se cos fosse, infatti, tutte le societ del mondo adotterebbero lo stesso ritmo nelle loro musiche. Barbara Ayres ha ipotizzato che esista un legame tra limportanza attribuita al ritmo regolare da un lato, e il valore di ricompensa che pu essere associato al ritmo dallaltro (nel caso in cui, per esempio, il ritmo regolare risulti accompagnato da sensazioni di sicurezza e di rilassamento). In uno studio transculturale teso ad appurare questa ipotesi, la Ayres individu una correlazione molto stretta tra i metodi di allevamento dei bambini e il tipo di musica prodotto da una societ. Nelle societ in cui il bambino viene portato con s, egli percepisce il movimento ritmico del camminare; queste societ, nei loro canti, tendono a presentare ritmi regolari. Le societ in cui il bambino posto in una culla, invece, tendono ad avere musiche

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basate su ritmi irregolari o liberi. Le diverse pratiche di allevamento infantile potrebbero spiegare anche perch in alcune societ vi una grande estensione di toni vocali, mentre in altre essa non presente. La Ayres suppose che unintensa stimolazione del bambino prima dello svezzamento avrebbe portato ad un comportamento pi audace e pi esplorativo in et adulta, che sarebbe poi emerso nei modelli musicali. Nelle societ in cui i bambini sono sottoposti a pratiche come la scarificazione, la foratura del naso, la fasciatura dei piedi, la circoncisione, .. prima dei 2 anni, lestensione tonale sia pi ampia rispetto alle societ in cui tali pratiche non esistono o sono previste dopo i 2 anni di et. Inoltre le societ del primo tipo hanno una musica con un ritmo pi fisso. Lenfasi che una cultura pone sullindipendenza dei bambini unaltra variabile che concorre a piegare alcuni aspetti della produzione musicale. Nelle societ in cui i bambini sono educati allarrendevolezza predominano i canti in cui si mescolano toni e ritmi, mentre nelle societ in cui ai piccoli viene insegnato a farsi valere prevalgono canti pi individualizzati. In questultimo tipo di societ, inoltre, spesso vi sono voci roche, di solito maschili. Nelle societ in cui sono le donne a svolgere la maggior parte del lavoro produttivo le voci roche sono una prerogativa femminile. Le caratteristiche della voce sembrano associate anche ad altri elementi della cultura. Le restrizioni sessuali, per esempio, sarebbero associate a restrizioni della voce, soprattutto a toni nasali. II.III. Il folklore. Il folklore comprende tutti i miti, le leggende, i racconti, le ballate, gli indovinelli, i proverbi e le credenze di un gruppo culturale. Generalmente la trasmissione del folklore avviene per via orale, ma possibile anche il passaggio attraverso la forma scritta. Tutte le societ posseggono un repertorio di narrazioni che gli adulti si raccontano lun laltro e che vengono insegnate ai bambini. Non sempre possibile distinguere il folklore da altre forme artistiche, soprattutto dalla musica e dalla danza: spesso infatti queste ultime costituiscono il contesto allinterno del quale le storie vengono narrate. (pure i giochi, bench possano essere appresi anche per imitazione, vengono inclusi a volte nella categoria del folklore) Sebbene alcuni autori enfatizzino del folklore gli elementi della tradizione, e quindi il carattere di continuit tra passato e presente, recentemente altri studiosi ne hanno sottolineato gli aspetti innovativi. In questo senso il folklore viene considerato come qualche cosa che viene continuamente creato da qualsiasi gruppo sociale che condivida delle esperienze. Alcuni folkloristi sono interessati ai temi universali o ricorrenti. Nei miti e nei racconti di tutto il mondo ricorrono 5 temi: la catastrofe (generalmente il diluvio), luccisione di mostri, lincesto, la rivalit tra fratelli (generalmente tra maschi), la castrazione (a volte reale ma pi spesso simbolica). Edward B. Tylor immagin che i miti degli eroi seguissero un modello simile in tutto il mondo: il protagonista viene abbandonato alla nascita, poi viene salvato da esseri umani o da animali, quindi cresce e diventa un eroe. Joseph Campbell ha osservato come i miti degli eroi siano simili alle iniziazioni: leroe viene separato dal mondo ordinario, si avventura in un nuovo mondo (in questo caso il mondo soprannaturale) per trionfare su forze potenti, e quindi ritorna al proprio mondo avendo acquisito poteri straordinari di cui si serve per aiutare gli altri. possibile che vi siano temi che ricorrono in tutti i miti del mondo, ma gli studi che hanno preso in esame un campione rappresentativo di tutte le societ note sono pochi, e quindi non possiamo essere sicuri della correttezza delle conclusioni finora raggiunte in questo settore. Molti folkloristi, tra laltro, sono interessati a repertori di racconti relativi ad una specifica societ e ad una specifica regione. Alcuni per esempio si sono occupati del racconto, molto comune tra i nativi americani. Si ritiene che tutti i racconti dei nativi americani presentino strutture caratteristiche. Una di queste un allontanamento dal disequilibrio. Lequilibrio la condizione desiderabile: avere troppo o troppo poco di qualsiasi cosa una condizione che devessere corretta il pi presto possibile. Unaltra struttura caratteristica la sequenza di proibizione, interdizione, violazione e conseguenze. Occorre precisare che non sempre, nei racconti, le conseguenze sono positive (es: la leggenda greca di Icaro). Bench identificare i luoghi dorigine di certi racconti o le loro struttura comuni possa essere utile, molte questioni restano aperte. Fino ad oggi sono stati pochi gli studi che hanno cercato di spiegare le ragioni della ricorrenza di certi temi a livello transculturale. George Wright ha indagato il tema dellaggressivit, verificando come la conoscenza delle pratiche di allevamento infantile in uso in una data societ permetta di prevedere il modo in cui alcuni aspetti dellaggressivit vengono espressi nei racconti. Laddove i bambini vengono severamente puniti per i loro comportamenti aggressivi, nei racconti compariranno pi episodi di violenza; in queste societ leroe o gli amici delleroe saranno personaggi aggressivi. I racconti possono riflettere anche altri tipi di timori. Uno studio transculturale recente ha esso in luce come le aggressioni ingiustificate si trovino pi spesso nelle narrazioni delle societ che sono vittime di carestie improvvise. In questo caso probabilmente le storie riflettono la realt: la capricciosit dei fenomeni naturali sembra venir trasformata nella capricciosa aggressivit dei protagonisti delle narrazioni popolari. III. Come consideriamo larte delle altre culture??

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Sally Price ha formulato alcune critiche riguardo allimmagine che propongono i musei occidentali (e i nostri critici dellarte) della produzione artistica di altre culture. Sembra che in presenza di un tipo di arte che ci poco familiare abbiamo bisogno di molte parole. Secondo la Price i prodotti artistici che riteniamo pi validi richiedono poche spiegazioni, in quanto riteniamo che un visitatore non abbia bisogno di aiuto quando deve giudicare una vera opera darte. Gli oggetti che provengono da culture pi semplici, inoltre, di solito vengono contraddistinti dal nome del loro acquirente occidentale: quasi come se fosse la fama del collezionista, pi del valore dellopera in s, ad attribuire valore allopera. Proprio come tende ad essere anonima, questarte tende ad essere trattata come se fosse senza tempo. Quando siamo in presenza di oggetti di diversa provenienza noi li vediamo come i rappresentanti di una tradizione culturale senza tempo. Non si tratta piuttosto di un atteggiamento derivante da un pregiudizio etnocentrico?? Sebbene un artista sia sempre riconoscibile nellambito della comunit dappartenenza, daltronde vero che alcune societ sembrano, rispetto agli stili, pi "comunitarie" di altre. Spesso gli occidentali si domandano se larte delle societ meno complesse rappresenti forme tradizionali o non sia piuttosto "arte per i turisti". Questultima viene spesso valutata negativamente, forse perch viene associata al denaro. Eppure anche i pi famosi artisti occidentali vengono pagati per le loro produzioni. IV. I mutamenti indotti dal contatto culturale. Senza dubbio il contatto con lOccidente ha modificato alcuni aspetti dellarte di altre culture, ma molti cambiamenti si erano verificati anche in periodi precedenti. Che cosa muta a seguito del contatto?? A volte gli artisti hanno cominciato a rappresentare proprio lincontro con gli europei. Incoraggiati dagli europei, gli artisti indigeni iniziarono a disegnare su altri materiali. interessante notare come gli oggetti artistici venduti agli europei illustrino soggetti presenti nellarte prima del contatto. Poich la popolazione aborigena usc decimata dal contatto con gli europei, molte forme artistiche tradizionali scomparvero. NellAmerica del Nord, ben prima dellarrivo degli europei, furono i contatti tra i gruppi nativi a produrre dei cambiamenti. Si inizi a servirsi di nuovi materiali per fini artistici, in quanto questi erano entrati a far parte del circuito commerciale. A volte venivano adottate le cerimonie di un altro gruppo. I nativi americani, una volta confinati nelle riserve, dovettero mutare profondamente il loro stile di vita, e la produzione artistico-artigianale divenne anche una fonte di guadagno. Molti artisti adottarono le tecniche e i disegni tradizionali, modificandoli leggermente per adattarsi alle aspettative degli europei. I commercianti spesso incentivarono la produzione di oggetti nuovi. Anche gli studiosi hanno avuto un ruolo in questo processo: alcuni hanno aiutati gli artigiani a recuperare stili ormai abbandonati. Alcuni dei mutamenti sopravvenuti a seguito del contatto con lOccidente sono spiegabili sulla base dei risultati delle ricerche transculturali di Fischer. Egli ha osservato come, rispetto a quelle stratificate, le societ egualitarie abbiano disegni meno complessi e pi simmetrici. Con la perdita del loro stile di vita e con lincremento del lavoro salariato e del commercio, molti gruppi di nativi americani hanno conosciuto una sviluppo della stratificazione sociale. Se confrontiamo la produzione artistica dei nativi del primo periodo delle riserve con quella recente, noteremo un incremento della complessit degli oggetti darte che va di pari passo con la crescita della stratificazione sociale.

13. CAMBIAMENTO CULTURALE E ANTROPOLOGIA APPLICATA. 3 sono i quesiti generali che possibile porsi in merito al cambiamento culturale: qual lorigine di un nuovo tratto della cultura?? pu nascere in seno alla societ o provenire dallesterno quali sono i motivi che inducono le persone ad adottarlo?? vi sono 2 possibilit: gli individui accolgono il nuovo tratto volontariamente (anche se non coscientemente) oppure vengono forzati ad accettarlo un nuovo tratto sempre adattivo?? gli effetti di un cambiamento culturale possono essere positivi o negativi In questo capitolo ci occuperemo dei vari processi di cambiamento culturale, analizzandone lorigine, le motivazioni e le conseguenze. I. Come e perch cambiano le culture. I.I. Le scoperte e le invenzioni.

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Possiamo parlare di scoperte o di invenzioni (vale a dire di innovazioni) sia quando siamo in presenza di nuovi oggetti (la ruota, laratro, il computer) sia quando siamo in presenza di nuove idee e di nuovi comportamenti (il cristianesimo, la democrazia, la monogamia). Secondo Ralph Linton una scoperta un portato nuovo rispetto alle conoscenze gi date, mentre uninvenzione lapplicazione di conoscenze gi possedute. In alcuni casi linvenzione nasce dalla necessit di raggiungere uno scopo preciso (es: la cura della tubercolosi, il viaggio delluomo sulla luna). Altri tipi di invenzioni, invece, sono meno intenzionali. In questi casi si parla di convergenza accidentale o di invenzione inconsapevole. Alcune invenzioni, soprattutto quelle preistoriche, possono essere state la risultante di decine di piccole innovazioni apportate da inventori inconsapevoli. Alcune scoperte e alcune invenzioni sono il frutto di tentativi mirati. Da un lato le innovazioni potrebbero costituire la risposta pi ovvia a determinate esigenze. La rivoluzione industriale, per esempio, comport un aumento notevole della richiesta di invenzioni che favorissero lincremento della produttivit. Daltro canto la nascita di una nuova invenzione non spiegabile solo in base allesistenza di bisogni impellenti. Occorre tener presente che essa condizionata in larga misura dalle capacit individuali (quali lintelligenza e la creativit) che variano da un soggetto allaltro e che possono essere influenzate dalle condizioni sociali. Esistono diversi livelli di creativit a seconda del gruppo socioeconomico di appartenenza: gli appartenenti alle classi pi ricche e pi povere sono disposti a correre rischi maggiori rispetto a coloro che si trovano in una posizione intermedia. Le classi pi ricche possono affrontare il rischio e godere del prestigio derivante dalleventuale successo delle loro innovazioni. I poveri possono correre il rischio perch comunque non hanno nulla da perdere. Dopo che uninvenzione o una scoperta hanno visto la luce si pone il problema della loro adozione. Coloro che per primi adottano le innovazioni sono generalmente individui colti, di status elevato, che hanno una mobilit sociale verso lalto e che, nel caso abbiano delle propriet, gestiscono affari o imprese agricole. Coloro che, in quanto economicamente pi disagiati, necessiterebbero maggiormente delle innovazioni tecnologiche sono in realt gli ultimi ad usufruirne. Soltanto i ricchi, infatti, possono affrontare i rischi connessi allintroduzione di nuove tecnologie. Nei periodi di rapido mutamento tecnologico, quindi, probabile che la distanza tra i poveri e i ricchi aumenti. Le probabilit di successo di uninnovazione non dipendono necessariamente dal grado di ricchezza di coloro che potrebbero adottarla. Le classi medio-alte tendono ad essere pi conservatrici di quelle medio-basse. Secondo Frank Cancan quando i rischi che potrebbero conseguire da uninnovazione non sono noti, gli individui appartenenti alle classi inferiori sono comunque pi disposti ad adottarla, in quanto hanno poco da perdere. La rapidit con cui uninnovazione si diffonde dipende, almeno in parte, dalle modalit con cui tradizionalmente una societ trasmette le idee e i comportamenti. Nel caso in cui i bambini apprendano la maggior parte delle proprie conoscenze dai genitori o da una cerchia di adulti relativamente ristretta, probabile che uninnovazione si diffonda nella societ molto poco velocemente e che il cambiamento culturale sia lento. Se invece in una societ vi sono molti "insegnanti" e molti leader in grado di influenzare un gran numero di persone in un lasso di tempo relativamente breve, le innovazioni si diffonderanno molto rapidamente. E questo esattamente ci che accade nella nostra societ. I.II. La diffusione. A volte gli elementi culturali nuovi provengono da una cultura diversa dalla propria. Il processo per cui determinati elementi culturali vengono presi a prestito da una societ per essere incorporati nella cultura del gruppi che li acquisisce detto diffusione. Tale processo permette al gruppo di saltare alcune delle tappe e di evitare gli inevitabili errori che lo sviluppo di uninnovazione comporterebbe. Esistono 3 fondamentali modelli di diffusione: alcuni elementi culturali di una societ possono essere acquisiti da societ vicine e diffondersi poi gradualmente: si parla di contatto diretto (es: la diffusione della fabbricazione della carta) la diffusione per contatto mediato avviene grazie allazione di terzi. Spesso sono i commercianti il tramite attraverso cui avviene il passaggio (es: i mercanti fenici fecero conoscere lalfabeto, inventato probabilmente da un altro gruppo semitico, ai greci). In alcuni casi sono i soldati a fungere da intermediari. Nel XIX secolo furono i missionari a spingere i nativi di tutto il mondo ad adottare labbigliamento occidentale siamo in presenza di una diffusione per stimolo quando la conoscenza di un tratto culturale appartenente ad unaltra cultura stimola linvenzione, o lo sviluppo, di un suo equivalente locale (si prendono a prestito alcuni tratti, altri si modificano, e altri ancora si inventano) Non tutti i tratti culturali vengono adottati con la stessa rapidit di quelli che abbiamo appena menzionato, n si diffondono sempre con le stesse modalit. Le societ rifiutano sia i tratti culturali altrui che considerano ripugnanti, sia le concezioni e le produzioni materiali che non soddisfano i bisogni psicologici, sociali e

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culturali che sono loro specifici. Gli individui non assorbono tutto ci che viene loro proposto dallesterno. Se si comportassero in questo modo, infatti, la variabilit culturale esistente nel mondo sarebbe minima, mentre sappiamo che essa enorme. Un altro motivo per cui a proposito della diffusione possiamo parlare di selettivit legato al fatto che non tutti i tratti culturali sono comunicabili con la stessa facilit. Alcuni elementi della cultura materiale (es: determinati procedimenti tecnologici) sono immediatamente comprensibili. Di conseguenza essi vengono accettati o rigettati in base ad una valutazione dei loro pregi e dei loro difetti. Quando per ci spostiamo al di fuori dellambito della cultura materiale, ci scontriamo con serie difficolt (es: il modello ideale di matrimonio, la natura della Trinit, ..). La selettivit del processo di diffusione, infine, legata ad un ulteriore fattore: spesso la scelta di un tratto culturale dipende pi dal suo aspetto esteriore che non dalla funzione o dal significato che possedeva nella cultura dorigine. Lentusiasmo dei capelli corti che si diffuse tra le donne americane negli anni 20, per esempio, non contagi mai le native americane della California nord-occidentale. Mentre infatti per molte donne di origine europea questo tipo di pettinatura rappresentava unaffermazione simbolica di una libert conquistata, per le native americane, che usano tagliarsi i capelli quando sono in lutto, esso rimandava simbolicamente alla morte. I.III. Lacculturazione. Apparentemente il processo noto come acculturazione sembrerebbe includere molti dei fenomeni che abbiamo appena esaminato, poich esso ha luogo quando dal contatto tra culture differenti scaturisce una serie di cambiamenti. Di norma per il termine acculturazione viene utilizzato dagli antropologi per descrivere una situazione in cui una delle societ coinvolte pi potente dellaltra. Lacculturazione, quindi, pu essere considerata un processo di prestito massiccio di tratti culturali che avviene nel contesto di relazioni intersocietarie fondate sulla subordinazione. In generale la societ subordinata, o meno potente, ad adottare tratti culturali dellaltra, anche se talvolta pu accadere il contrario. Possiamo applicare il concetto di diffusione ai soli casi in cui ladozione dei tratti culturali altrui volontaria, mentre riserveremo il termine acculturazione per i casi in cui ladozione avviene a causa di pressioni esterne. Nei casi in cui la cultura dominante viene assorbita pressoch nella sua interezza, siamo in presenza di un fenomeno di assimilazione. A determinare un cambiamento culturale possono concorrere vari tipi di pressione esterna. Il tipo di pressione pi diretta (la conquista o la colonizzazione) si verifica quando il gruppo dominante minaccia di esercitare o esercita la propria forza per indurre nellaltro gruppo un cambiamento culturale. Vi sono anche strategie indirette: di fatto si allontanano numerosi gruppi dalle proprie terre, obbligandoli, se vogliono sopravvivere, a rinunciare a molte delle loro tradizioni. Lindebolimento dei legami con la tradizione viene acuito quando i bambini nativi vengono obbligati a frequentare le scuole in cui vengono trasmessi i valori della societ dominante. Lacculturazione pu avvenire anche in assenza di una costrizione diretta o indiretta. Una societ subordinata pu decidere di adottare determinati tratti culturali per riuscire a sopravvivere in una realt che sta mutando. Oppure pu accadere che i membri della societ dominata si identifichino nella cultura dominante sperando di riuscire a raggiungere le stesse sicure condizioni di vita di cui sembrano godere gli esponenti di questa cultura. Spesso il contatto con gli europei ha dato luogo ad esiti drammatici: si pensi alle tragiche conseguenze sulle popolazioni native che ebbe il contatto con le malattie importate dagli occidentali. Attualmente sembra che molte nazioni potenti (e non solo quelle occidentali) intendano perseguire politiche di aiuto che possano migliore le condizioni sia dei paesi precedentemente colonizzati sia di altri paesi "in via di sviluppo". Nel bene e nel male questi programmi costituiscono pur sempre forme di pressione esercitate dallesterno. vero che forse la persuasione ad essere usata invece della forza; ciononostante i programmi di sviluppo sono pure sempre concepiti allo scopo di orientare lacculturazione nella direzione della cultura delle societ dominanti. Questi cambiamenti sono quindi in contraddizione con i modelli culturali tradizionali e possono alterare lo stile di vita classico. Il processo di acculturazione si applica anche agli immigrati, la maggior parte dei quali, almeno al giorno doggi, sceglie di lasciare un paese per stabilirsi in un altro. I gruppi di immigrati presentano notevoli differenze riguardo al grado e alla velocit con cui adottano la nuova cultura e i ruoli sociali della societ in cui vivono. Assimilazione un termine che presenta molte somiglianze con acculturazione, ma usato con maggiore frequenza dai sociologi nel tentativo di spiegare il processo tramite il quale gli individui acquisiscono i ruoli sociali e la cultura del gruppo dominante. Se essi vivono in comunit strettamente unite conservano i loro riti religiosi hanno scuole separate e speciali ricorrenze vanno in visita nella loro terra natale non contraggono matrimoni misti lavorano con altri membri del loro gruppo etnico

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presumibilmente conserveranno la lingua madre (e altri modelli culturali); ma solo il vivere in comunit molto unite e il mantenimento dei propri riti religiosi prevedono una conservazione della lingua madre per un periodo di tempo pi lungo. I.IV. La rivoluzione. Il cambiamento culturale si verifica nel modo pi drastico e pi rapido quando avviene a seguito di una rivoluzione, vale a dire di una sostituzione, perlopi violenta, della classe dirigente di una paese. Le ribellioni contro il potere costituito hanno luogo quasi sempre nelle societ statuali, in cui il potere politico nelle mani di unlite. Gli scontri mettono luno contro laltro dominatori e dominati, conquistatori e conquistati, rappresentanti del potere coloniale e gruppi nativi. Le rivoluzioni del passato sono scoppiate in paesi in cui il processo di industrializzazione era stato appena avviato. Anche le ribellioni e le rivoluzioni del presente hanno luogo soprattutto in quelli che noi chiamiamo "paesi in via di sviluppo". Le ribellioni tendono a verificarsi laddove le classi dirigenti fondano il proprio dominio sul controllo della terra, e sono quindi restie a cedere alle richieste di riforma avanzate dalle classi lavoratrici. Perch le rivoluzioni talvolta (per non dire sempre) finiscono per deludere le speranze di coloro che le avevano promosse?? Quando i ribelli riescono finalmente a soppiantare i dirigenti al potere, spesso danno vita a dittature militari che sono pi repressive del governo che hanno intesto sostituire. In alcuni casi, anzich apportare reali cambiamenti, il nuovo governo non fa che sostituire un regime repressivo ad un altro. Sia nel passato sia nel presente la rivoluzione ha rappresentato per molti un ideale, unaspirazione o uno scopo. Quando le risposte che vengono dalle classi dirigenti straniere o indigene non soddisfano i gruppi sfruttati, la ribellione diviene lunica alternativa possibile. In alcune aree del mondo essa diventata addirittura uno stile di vita. II. Gli effetti del cambiamento culturale. Diciamo che una cultura cambiata quando osserviamo che un numero considerevole di individui ha mutato i propri comportamenti e le proprie credenze. Quando lambiente relativamente stabile presumibilmente pi adattivo attenersi ai modelli comportamentali tradizionali, trasmessi dai genitori, piuttosto che modificarli. Cosa accade per quando lambiente, in particolare quello sociale, muta?? Il mondo moderno ricco di esempi: gli individui sono costretti ad emigrare per trovare lavoro, la sottrazione di terra costringe la popolazione a sfruttare al meglio le limitate risorse disponibili, .. Nel momento in cui una situazione muta, com possibile sapere se adottare nuovi comportamenti pu essere vantaggioso?? Un modo sperimentare vari comportamenti nuovi. Un altro operare delle scelte sulla base delle sperimentazioni effettuate da altri. Altre volte ladozione di una tratto nuovo pu dipendere esclusivamente dal conformismo (un soggetto si atterr alle scelte fatte dalla maggioranza). Come viene operata la scelta?? In parte essa pu essere effettuata sulla base dei rischi o dei costi connessi alladozione dellinvenzione. probabile che solo chi pu permettersi di rischiare decida di tentare. Gli altri si regoleranno sulla base dei risultati conseguiti da chi ha operato il tentativo. Pu sembrare quindi che la scelta di introdurre innovazioni sia spesso adattiva. Occorre ricordare per che non sempre ladozione di nuovi tratti porta dei benefici a breve o a lungo termine: possono esservi degli errori di valutazione, soprattutto nel caso in cui uninnovazione paia soddisfare un bisogno fisico. Perch, per esempio, vi un cos largo consumo di droghe e di sigarette bench se ne conoscano gli effetti deleteri per la salute?? anche se le valutazioni sui benefici immediati possono essere corrette, possibile sbagliarsi relativamente alle conseguenze a lungo termine a volte il cambiamento indotto da chi pi forte e i benefici possono essere scarsi o addirittura nulli Indipendentemente dalle motivazioni che sono allorigine del cambiamento, in base alla teoria della selezione naturale possiamo affermare che un nuovo comportamento non verr acquisito culturalmente (o non rimarr a lungo) nel caso abbia effetti dannosi al punto di vista riproduttivo. Abbiamo presenti, inoltre, numerosi esempi di cambiamento culturale che sembrano ben poco adattivi (es: il consumo di bevande alcoliche che pu indurre allalcolismo fino a provocare la morte). Negli ultimi secoli i maggiori stimoli al cambiamento culturale, nel bene e nel male, sono venuti dai cambiamenti sociali creatisi attraverso il contatto con le societ occidentali. III. Il cambiamento culturale nel mondo moderno. III.I. La commercializzazione. Uno dei maggiori cambiamenti prodotti dallespansione delle societ occidentali stato la diffusione degli scambi commerciali, dai quali ormai tutti i paesi del mondo dipendono sempre pi. Al cambiamento delleconomia si accompagnano inevitabilmente altri cambiamenti sul piano sociale, politico, e persino

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psicologico. Sulla base delle seppur scarse testimonianze che abbiamo a disposizione possiamo ipotizzare che nelle societ non commerciali gli individui abbiano cominciato a comprare e a vendere oggetti per poter sopravvivere, e non perch i beni che si potevano ottenere solo attraverso lo scambio commerciale li attrassero particolarmente. La commercializzazione pu diffondersi attraverso lemigrazione di alcuni membri di una comunit in luoghi in cui si trova lavoro salariato. Coloro che sceglievano di migrare erano spinti dal desiderio di accedere ad uno standard di vita che precedentemente era considerato appannaggio degli europei. III.II. Il cambiamento religioso. Linfluenza delle societ occidentali si manifesta anche in ambito religioso. In tale direzione i fautori del cambiamento sono stati sovente i missionari, i quali furono i primi, tra gli occidentali, ad inoltrarsi in regioni remote e in luoghi inesplorati. Gli esiti dellintervento missionario non sono stati ovunque gli stessi. In alcune aree la conversione coinvolse grandi settori delle popolazioni native; altrove, invece, i missionari vennero ignorati, scacciati o addirittura uccisi. In molte parti del mondo lattivit dei missionari stata lelemento propulsivo di tutti i cambiamenti culturali, e in particolare di quello religioso. A prescindere dai mutamenti immediati indotti dallattivit missionaria, il contatto con gli occidentali ha spesso provocato cambiamenti sul piano religioso per vie pi indirette. In alcune societ tale contatto ha portato alla disgregazione delle struttura sociale, alla perdita dei valori spirituali e ha indotto sentimenti di impotenza. Perch molte societ abbracciarono il cristianesimo?? Vi furono vari fattori concomitanti: i missionari offrirono alla popolazione nuovi strumenti e nuovi beni di consumo. In seguito risult evidente come la scolarizzazione facilitasse linserimento nel mondo esterno la diffusione della nuova religione venne facilitata dal fatto che, quando si riuscivano a convertire al cristianesimo i capi (che erano sia leader religiosi sia leader politici), il resto della popolazione ne seguiva lesempio. Labilit dei capi nellinfluenzare i loro parenti, tuttavia, poteva avere un risvolto negativo. Nel momento in cui i capi si rifiutavano di abbracciare la nuova religione, tale abilit rappresentava ovviamente per i missionari un grosso problema Purtroppo non tutte le popolazione native sono state convertite al cristianesimo in modo altrettanto indolore. Spesso lattivit missionaria ha distrutto la cultura delle societ, non offrendo in cambio altro che un sistema repressivo inadatto i reali bisogni e alle aspettative delle popolazioni. III.III. I mutamenti sociali e politici. Probabilmente il tipo di mutamento pi sensazionale avvenuto negli ultimi anni stato la diffusione di forme di governo a carattere partecipativo (democrazie). Gli scienziati sociali non sono ancora stati in grado di comprendere pienamente le ragioni di questo fenomeno, anche se spesso essi lo collegano alla globalizzazione delle comunicazioni. I governi autoritari possono operare una censura nei confronti dei giornali del paese e anche impedire incontri e assemblee, ma in ogni caso non hanno il potere di impedire gli scambi di idee che avvengono attraverso il telefono e grazie ad internet. Di per s il fatto che le idee circolino non spiega per perch esse dovrebbero essere accettate. Il fenomeno della diffusione della democrazia, quindi, rimane ancora per molti versi difficile da comprendere. Un altro tipo molto frequente di cambiamento culturale presente nel mondo moderno la crescita della stratificazione sociale. In seguito a mutamenti economici alcuni gruppi acquisiscono pi privilegi e pi potere di altri. stata avanzata lipotesi che lintroduzione di nuove tecnologie comporti un incremento del grado di stratificazione sociale. IV. La globalizzazione: problemi e opportunit. I capitali, gli uomini e le idee si muovono oggi per il mondo ad una velocit che non mai stata cos alta. Oggi il termine globalizzazione spesso utilizzato per riferirsi al "massiccio flusso di beni, persone, informazione e capitali tra ampie zone della superficie terrestre". Il processo di globalizzazione ha avuto come risultato la diffusione su scala mondiale di tratti culturali, particolarmente nel dominio delleconomia e del commercio internazionale. Vendiamo i nostri prodotti e i nostri servizi a prezzi che sono fissati dal mercato mondiale. Per certi versi, le culture stanno cambiando seguendo direzioni simili. Sono diventate pi commerciali, pi urbane e pi internazionali. Il lavoro diventato pi importante, mentre la parentela lo di meno. Le idee riguardo alla democrazia, ai diritti della persona, alle medicine e alle religioni alternative si sono diffuse. In poche parole, le persone stanno progressivamente condividendo comportamenti e credenze con individui appartenenti ad altre culture, e le culture sono sempre meno entit che hanno confini. La globalizzazione non un fenomeno nuovo. Il mondo stato globale e interdipendente a partire dal XVI secolo. Ci che attualmente chiamiamo globalizzazione una versione pi estesa di ci che

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eravamo soliti definire con vari altri termini (diffusione, acculturazione, colonialismo, imperialismo, commercializzazione). La globalizzazione, tuttavia, avviene al giorno doggi su scala molto pi ampia. I mutamenti nel mercato mondiale possono incidere sulle condizioni di benessere di uno stato in misura maggiore che in passato. Ci sono molti effetti negativi del colonialismo, dellimperialismo e della globalizzazione: in molti luoghi, popolazioni indigene hanno perso la loro terra e sono state obbligate a lavorare per salari inadeguati in miniere, piantagioni, e industrie di propriet del capitale straniero la malnutrizione, se non la fame, sono fenomeni frequenti Ci sono anche risvolti positivi?? + un miglioramento sotto molti punti di vista, compreso quello, nella maggior parte dei paesi, che riguarda laspettativa alla nascita e lalfabetizzazione + gran parte di tali miglioramento senza dubbio dovuto alla diffusione di farmaci prodotti nelle avanzate economie occidentali + vi sono in genere meno guerre, visto che le potenze coloniali hanno imposto la pacificazione allinterno delle colonie, che in seguito sono diventate stati indipendenti + il fattore pi importante, forse, stato la crescita della classe media in tutto il mondo, la cui esistenza dipende dalla globalizzazione del commercio + in molti paesi essa diventata abbastanza forte e numerosa da poter esercitare pressioni sui governi per ottenere riforme democratiche e la riduzione delle ingiustizie + il commercio su scala mondiale il moto principale dello sviluppo economico + vi anche un "commercio" mondiale di persone. Oggi infatti molti paesi "esportano" persone. Molte famiglie che vivono in societ non occidentali dipendono da qualcuno che lavora allestero e invia a casa dei soldi. Senza queste rimesse, molti si troverebbero ad affrontare la fame. Il governo incoraggia la gente a trasferirsi allestero per lavorare Un maggiore reddito pro capite non significa necessariamente che il tenore di vita generalmente migliorato. In un paese la disuguaglianza pu aumentare con il miglioramento della tecnologia, poich i ricchi spesso ne traggono i maggiori benefici. Inoltre, la ricchezza economica sempre pi concentrata in un numero relativamente piccolo di stati. ovvio, dunque, che non tutti sono pi ricchi, anche se in media moltissimo paesi stanno ottenendo risultati migliori. La povert pi diffusa perch aumentata la disuguaglianza tra stati. Probabilmente non possibile tornare indietro ad un tempo in cui le societ non erano cos collegate le une alle altre, non cos dipendenti dagli scambi commerciali. Che sia un bene oppure un male, il mondo interconnesso e tale rester. La questione, ora, se i miglioramento economici per quanto riguarda gli stati si tradurranno in miglioramenti economici per la maggior parte degli individui. V. Lantropologia applicata e la sua storia. Negli Stati Uniti lantropologia applicata nasce a seguito delle esperienze personali di quegli antropologi che erano venuti a contatto con popolazioni che vivevano in condizioni svantaggiate (perch soggette ad un regime coloniale o perch sfruttate in altro modo). Attualmente gli antropologi si interessano anche dei problemi delle societ a cui appartengono. Quelli fra loro che definiscono il proprio ambito di ricerca antropologia applicata operano al di fuori dellambito accademico, e lavorano per il governo, per agenzie internazionali o per enti di vario tipo. Attualmente il numero di questi ricercatori supera quello di coloro che lavorano alluniversit. Spesso il loro compito consiste nellelaborare progetti per il miglioramento delle condizioni di vita di popolazioni che vivono in una determinata zona; il pi delle volte si tratta di tentare di modificare alcuni comportamenti o di intervenire sullambiente. In altri casi questi antropologi effettuano unazione di controllo oppure eseguono una valutazione di progetti elaborati da altri. In genere i problemi da risolvere vengono segnalati non tanto dagli antropologi, quanto dagli enti che promuovono i progetti. Recentemente gli antropologi sono stati coinvolti sempre di pi nelle decisioni riguardanti sia il tipo di miglioramenti da apportare, sia le strategie pi appropriate per portarli a compimento. Nel 1934 John Collier diede lavvio ad una nuova tendenza che riconosceva lutilit della ricerca antropologia al di fuori del contesto accademico. Gli anni 40 furono particolarmente proficui per la diffusione dellantropologia applicata. Nel 1941 furono fondate la Society for Applied Anthropology e una rivista specializzata (che ora si chiama "Human Organisation"). Nel corso della seconda guerra mondiale il governo statunitense assunse un grandissimo numero di antropologi affinch questi apportassero il loro contributo professionale allo sforzo bellico. Il contributo degli antropologi si concretizz nel mantenere alto il morale delle truppe e della nazione, nel facilitare la comprensione sia dei nemici sia degli alleati e nel collaborare alla preparazione delle campagne militari. Durante la guerra gli antropologi americani erano particolarmente motivati a collaborare con il governo perch erano mossi dal desiderio di vincere il conflitto. Nel periodo

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post-bellico, tuttavia, aumentando limportanza delleducazione superiore, le universit offrirono maggiori opportunit di occupazione e gli antropologi smisero di lavorare per il governo. Contemporaneamente lantropologia applicata divenne unarea di secondario interesse e ci si occup soprattutto della teoria e della ricerca. La situazione mut ulteriormente a partire dagli anni 70, allorch si ridussero le opportunit di lavorare nei college e nelle universit. Oggi un gran numero di antropologi opera al di fuori dei dipartimenti di antropologia (nelle scuole di medicina, nei centri sanitari, negli enti per lo sviluppo o in quelli per la pianificazione urbana e in altre organizzazioni pubbliche e private). Nel settore dellantropologia applicata esistono diverse specializzazioni. Una delle pi richieste (dal governo o da enti privati) quella che si occupa di analizzare "limpatto sociale" dei progetti. V.I. Letica dellantropologia applicata. La ricerca sul campo comporta sempre delle considerazioni di tipo etico. In ambito antropologico sono stati elaborati alcuni principi che affrontano il problema della responsabilit. La responsabilit primaria di un antropologo quella che egli ha nei confronti degli individui che sono oggetto del suo studio. indispensabile un impegno volto a garantire il rispetto della loro dignit e del loro benessere. Esiste, inoltre, una responsabilit nei confronti dei lettori, ai quali giusto consegnare un materiale che rispecchi in modo chiaro la verit di ci che si osservato. Probabilmente linterrogativo morale fondamentale che lantropologo deve porsi il seguente: il cambiamento indotto avr effetti veramente positivi sulla popolazione a cui il progetto si rivolge?? Nel 1946 la Society for Applied Anthropology istitu un comitato che stilasse un codice etico destinato a coloro che lavoravano come antropologi applicati. In base a questo codice la comunit a cui destinato il progetto dovrebbe essere coinvolta il pi possibile nella sua formulazione, cosicch le possibili conseguenze non le siano ignote. Probabilmente la regola pi importante il divieto di intraprendere qualsiasi azione che possa arrecare danno alla comunit. La National Association of Practing Anthropologists si spinge oltre: se il lavoro richiesto vola i principi etici della sua professione, lantropologo ha lobbligo di proporre soluzioni alternative, e se queste non sono adeguate deve abbandonare lincarico. V.II. La valutazione degli effetti del mutamento indotto. Non sempre facile stabilire quali effetti possa avere un mutamento indotto. Talvolta, come nel caso dellintroduzione di cure sanitarie, i vantaggi sembrerebbero indiscutibili. Ma questo solo ad uno sguardo superficiale. Consideriamo, per esempio, lintroduzione delle vaccinazioni. Bench a seguito dellintroduzione di tale pratica i tassi di sopravvivenza aumentino, ci non significa che la riduzione della mortalit non comporti per nuovi problemi. Grazie ai programmi di vaccinazione le probabilit di sopravvivenza dei bambini aumentano. In genere per non cresce la produzione di cibo, che dipende dal livello tecnologico e dalle risorse territoriali e finanziarie. In tal modo i programmi di vaccinazione possono in realt cambiare anzich ridurre le cause della morte. Questo esempio dimostra come sia indispensabile analizzare attentamente gli effetti che lintroduzione di uninnovazione pu produrre non solo a breve, ma anche a lungo termine. A volte accade per che i programmi abbiano effetti positivi a breve termine, ma nel lungo periodo possano peggiorare le condizioni di vita che intendevano migliorare. Immenso quindi il dilemma morale in cui si dibattono molti antropologi applicati. Un antropologo oggi ha di fronte 2 alternative: pu rimanere in disparte, oppure pu tentare di influenzare i progetti per riuscire ad apportare i maggiori benefici possibili alle popolazione a cui essi sono rivolti. 14. LANTROPOLOGIA MEDICA. La malattia e la morte sono eventi significativi ovunque e per chiunque. Nessuno pu evitarle. Non dovrebbe dunque sorprendere che il modo in cui le persone comprendono le cause della malattia e della morte, come si comportano davanti ad esse, e quali risorse mettano in gioco per far fronte a questi eventi costituiscano una parte estremamente importante della cultura. Alcuni sostengono che non si riuscir mai a comprendere appieno come fronteggiare la malattia fino a quando non si capiranno il comportamento culturale, gli atteggiamenti, i valori, e il pi ampio ambiente sociale e politico entro il quale la gente vive. Altri ritengono che la societ e la cultura hanno ben poco a che fare con quello che rappresenta il risultato ultimo della malattia (il motivo per cui le persone muoiono senza che ve ne sia un motivo dovuto al fatto che non hanno ricevuto cure mediche appropriate). Gli antropologi, tuttavia, e in particolare quelli medici che sono attivamente impegnati nello studio della salute e delle malattie, stanno progressivamente prendendo coscienza del fatto che vi bisogno di considerare i fattori sociali e biologici se si vogliono alleviare alluomo le sue sofferenze. La malnutrizione pu essere leffetto biologico di una dieta povera di proteine; una dieta di questo genere di solito anche un fenomeno culturale, che riflette una societ in cui esistono classi di persone che accedono in modo diseguale ai beni necessari al loro sostentamento. In molti modi,

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quindi, lantropologia medica e lantropologia in generale si stanno sviluppando nella direzione di una "nuova sintesi". Lantropologia medica diventata una specializzazione molto popolare, e la Society for Medical Anthropology attualmente il secondo ramo, per dimensioni, allinterno dellAmerican Anthropological Association. Il modo in cui la professione medica affronta la cura delle malattie pu essere in grado di migliorare alcune condizioni che vi sono a monte, ma la professione medica, da sola, non pu dirci perch alcuni gruppi siano pi colpiti di altri dalle malattie, o perch lefficacia delle cure vari da gruppo a gruppo. Questo capitolo tratta della variabilit culturale nella concezione della salute e della malattia, degli universali e delle variabili culturali relativamente al modo in cui la malattia curata, delle forze sociali e politiche che incidono sulla salute, e di alcuni contributi dellantropologia medica allo studio e alla cura di particolare malattie e condizioni di salute. I. La comprensione culturale della salute e della malattia. I ricercatori e i professionisti in campo medico negli Stati Uniti e in altre societ dellOccidente non operano in una situazione di vuoto sociale. Molte delle loro idee sono influenzate dalla cultura in cui vivono. Molti antropologi medici oggi sostengono che anche il paradigma biomedico (il sistema al cui interno i medici sono formati) devessere compreso in quanto elemento della cultura. Scoprire le credenze sulla salute, la conoscenza e le pratiche di un gruppo (la sua etnomedicina) uno degli obiettivi che si prefigge lantropologia medica. I.I. Il concetto di equilibrio. In molte culture presente la concezione secondo la quale il corpo dovrebbe essere mantenuto in una situazione di equilibrio. Questo pu essere tra caldo e freddo, o tra umido e asciutto. La nozione di equilibrio non si limita a prendere in considerazione concetti tra loro opposti. Per esempio, nel sistema medico dellantica Grecia, che nasce con Ippocrate, si assumeva che ci fossero 4 "umori" (il sangue, il muco, la bile gialla e la bile nera) che dovevano essere mantenuti in equilibrio. In Europa, il sistema medico basato sugli umori fu dominante fino a quando non venne rimpiazzato, del 900, dalla teoria dei germi. Il sistema medico cinese pose inizialmente in primo piano lequilibrio tra le forze contrastanti di yin e yang e in seguito aggiunse il concetto degli umori, che nella medicina cinese sono 6. Il corpo necessita sia di sostanze calde, sia di sostanze fredde; quando il corpo non si trova in una condizione di equilibrio, si pu sopperire alla carenza di una sostanza assumendola con il cibo o le bevande. Alcune persone possono tollerare squilibri maggiori rispetto ad altre; i vecchi, per esempio, possono tollerare gli squilibri in misura minore rispetto ai giovani. Gli alimenti caldi sono in genere oleosi, unti, o di origine animale; le sostanze fredde tendono ad avere la consistenza di una zuppa, sono acquose e tratte dalle piante. Il corpo possiede anche un parte yin e una parte yang. La parte yang visibile. La parte yin si trova nel mondo sotterraneo e ha la forma di una casa con un albero. Il tetto della casa corrisponde alla testa di una persona, i muri alla pelle, .. Gli sciamani possono permettere agli abitanti di un villaggio di cadere in trance allo scopo di visitare gli inferi, dove risiedono i morti. Se una persona ha un problema di salute, un viaggiatore pu essere inviato negli inferi a verificare cosa c che non va nella casa o nellalbero yin di una persona. "Sistemare" albero e casa dovrebbe ridare la salute alla parte yang del corpo. Il mondo yin anche quello in cui vivono gli spiriti; essi, a volte, possono causare le malattie. In quel caso, le persone possono chiedere aiuto ai potenti di che risiedono nel mondo yang. I.II. Le forze soprannaturali. Molte societ credono che la maggior parte delle malattie abbiano cause naturali o fisiologiche, ma molto comune la credenza che alcune possano essere causate da esseri soprannaturali. La magia e la stregoneria sono fenomeni comuni in ogni societ; uno dei loro usi pi frequenti quello di causare le malattie. Si pu ritenere anche che la malattia sia causata dalla perdita della propria anima, dal destino, che sia la punizione per la violazione di un tab, o che sia causata dal contatto con una sostanza o un oggetto contaminante o tab. In altre societ si crede che le malattie gravi e la morte siano soprattutto opera degli spiriti. A Chuuk (Truk), un atollo del Pacifico, al giorno doggi si sceglie spesso una tra 2 opzioni terapeutiche possibili: la medicina occidentale in ospedale o la medicina chuuk. Le cure della medicina chuuk richiedono unattenta valutazione dei sintomi che il paziente presenta e anche di quelli dei suoi parenti, perch spiriti differenti causano differenti sintomi. Se il sintomo chiaro, il paziente pu scegliere, per curare la malattia, una formula medica chuuk appropriata. Il paziente pu anche chiedere se ha fatto qualcosa di male e, se questo il caso, ottenere indicazioni su quale sia lo spirito che ha effettivamente causato la malattia e sulla formula che annulla gli effetti della sua azione. Si suppone che la formula medica chuuk curi le malattie velocemente e in modo sensazionale. Se una cura fallisce, gli abitanti di Chuuk credono di dover riconsiderare la diagnosi, a volte con laiuto di un divinatore. Usando entrambi i metodi, alcune persone si ristabiliscono e altre no; lultima parola, quindi, una questione di fede. Presso gli ojibwa si pensa che le

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malattie pi gravi, quelle che resistono alle cure ordinarie, siano la punizione per aver fatto dei torti ad unaltra persona, un animale o uno spirito. Per guarire se stessi o i propri figli da tali malattie, si deve riflettere sulla propria condotta per vedere cosa si sia commesso di male. Una cattiva condotta non pu essere nascosta al dottore. Solo dopo la confessione la medicina pu essere daiuto. Analogamente, gli hopi credevano che il paziente fosse responsabile delle proprie malattie, ma la causa poteva non consistere solo nellaver compiuto azioni non appropriate, bens anche nellansiet e nei cattivi pensieri. I.III. Il paradigma biomedico. In moltissime societ, la gente crede semplicemente che le sue idee riguardo alla salute e alla malattia corrispondano alla verit e anche confrontandole con un altro sistema medico non si sviluppa una qualche consapevolezza che ci possa essere un modo diverso di vedere le cose. La pratica medica occidentale si ampiamente diffusa. I popoli con un altro sistema medico hanno dovuto riconoscere che le loro concezioni a proposito della salute e della malattia possono essere ritenute carenti dai medici occidentali; spesso dunque necessario decidere quale corrente (occidentale o non occidentale) seguire quando si ha a che fare con la malattia. Il cambiamento, comunque, non completamente a senso unico (es: al giorno doggi un numero maggiore di medici riconosce che la pratica cinese dellagopuntura pu costituire una terapia adeguata di certe malattie). La maggior parte degli antropologi medici usa il termine biomedicina per riferirsi al paradigma medico oggi dominante nelle culture occidentali, dove il prefisso bioenfatizza laspetto biologico di questo sistema medico. La biomedicina sembra concentrarsi su mali specifici e li cura. Laspetto centrale non la salute, che viene considerata come assenza di malattia. Si ritiene che le malattie siano fenomeni completamente naturali, e si nutre relativamente poco interesse per la persona e i pi ampi sistemi sociali e culturali. Generalmente i medici tendono a specializzarsi. La morte considerata un fallimento, e i medici in ambito biomedico fanno di tutto per prolungare la vita dei pazienti, senza riguardo per le condizioni in cui questi ultimi si troverebbero a vivere. Una delle scoperte pi importanti, che cambi profondamente il corso della medicina occidentale, fu quella di Louis Pasteur, che isol gli organismi responsabili di alcune importanti malattie infettive. Le scoperte di Pasteur stimolarono la ricerca, effettuata con metodi scientifici, di altri germi in grado di causare malattie. Tuttavia, la teoria dei germi, bench potente, pu aver spinto i ricercatori a dedicare una minore attenzione al paziente e al suo retroterra sociale e culturale. II. La cura delle malattie. Gli antropologi che, nella nostra o in altre culture, studiano le malattie possono essere approssimativamente divisi in 2 categorie: quelli (i pi relativisti) che ritengono che la cultura influenzi a tal punto i sintomi della malattia, la sua incidenza e il modo di curarla che ci sono pochi (se non nessuno) universali culturali riguardo a qualunque tipo di malattia. Se ogni cultura unica, ci si dovrebbe aspettare che lo siano anche la sua concezione e le cure delle malattie, e che queste siano diverse dalle credenze e dalle pratiche presenti in altre culture quelli (i pi universalisti) che vedono delle somiglianze interculturali nella concezione e nella cura delle malattie, nonostante le qualit peculiari di ogni cultura, in particolar modo per quanto riguarda i sistemi di credenze Molti antropologi non ricadono in modo esclusivo in una o nellaltra categoria, e nella realt una particolare cultura pu essere molto simile ad altre culture per certi aspetti e unica per altri. Il sistema biomedico diventato progressivamente consapevole del valore dello studio dei rimedi medici "tradizionali" scoperti o inventati dai popoli di tutto il mondo. II.I. Gli specialisti medici. Nel sistema biomedico tanto i medici che i pazienti restano perplessi di fronte allapparente efficacia di altri medici che basano le cure sul simbolismo e sul rituale. Molte piante usate dai nativi hanno dimostrato di essere efficaci dal punto di vista medico, ma il loro utilizzo si accompagna spesso al canto, alla danza, alla produzione di rumori o ai rituali. La difficolt che riscontriamo nella comprensione della cura in tali pratiche deriva probabilmente dallassunto biomedico secondo il quale la mente fondamentalmente diversa dal corpo. Eppure, vi sono sempre pi prove del fatto che la forma della terapia pu essere altrettanto importante del suo contenuto. I medici che si occupano di qualcosa di pi del corpo sono talvolta definiti personalisti. In una concezione personalistica, si pu ritenere che la malattia sia dovuta a qualcosa che non funziona nella vita sociale del paziente. Nelle societ in cui vige la specializzazione del lavoro i sacerdoti, che sono specialisti religiosi che hanno ricevuto un addestramento formale, possono essere chiamati in causa per far pervenire alle potenze superiori messaggi o richieste di cura. Le societ in cui sono presenti credenze

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riguardo alla magia e alla stregoneria come cause della malattia hanno in genere degli specialisti che sono ritenuti in grado di utilizzare la magia al contrario (vale a dire di riparare al male provocato da maghi e streghe). A volte anche a maghi e a streghe si pu chiedere di guarire un uomo malato a causa dellopera di altre persone. Il loro aiuto, tuttavia, pu non essere cercato perch molto spesso sono temuti e hanno uno status relativamente basso. Gli sciamani sono forse le figure mediche pi importanti in quelle societ dove manca una specializzazione a tempo pieno. Lo sciamano, in genere uno specialista part-time di sesso maschile, spesso coinvolto nella cura delle malattie. Gli occidentali spesso parlano degli sciamani come di "stregoni", in quanto non credono che essi siano in grado di praticare cure efficaci. In realt gli occidentali non sono i soli ad essere scettici. Anche se alcuni sospetti sono confermati, queste cure sono spesso un successo. Dopo aver lavorato con sciamani africani, E. Fuller Torrey concluse che essi utilizzano per curare i pazienti le stesse tecniche e gli stessi meccanismi impiegati dagli psichiatri, raggiungendo pi o meno gli stessi risultati. Torrey isol 4 categorie utilizzate dai guaritori di tutto il mondo: ASSEGNARE UN NOME. Se la malattia ha un nome, allora curabile: il paziente si rende conto che il medico capisce il suo caso. LA PERSONALIT DEL MEDICO. Coloro che dimostrano empatia, calore umano scevro da ossessivit, interesse sincero per il paziente ottengono risultati positivi. LE ASPETTATIVE DEL PAZIENTE. La necessit di intraprendere un viaggio per raggiungere il medico accresce le speranze di guarigione del paziente: pi il viaggio lungo, pi facile sar la guarigione. Anche un ambiente solenne (il centro medico) e degli accessori di grande suggestione (lo stetoscopio, il lettino, il personale in uniforme, il tamburo, la maschera, ..) accrescono le speranze del paziente. Laddestramento del guaritore importante. Anche i pagamenti alti aiutano ad aumentare le speranze del paziente. LE TECNICHE DI CURA. Droghe, trattamenti shock, tecniche condizionanti, .. vengono utilizzati presso molte societ. La ricerca medica sostiene che, nella cura delle malattie, i fattori psicologici sono a volte molto importanti. I pazienti convinti dellutilit della cura spesso guariscono rapidamente anche se stata loro somministrata solo una pillola di zucchero o se il farmaco non specificamente indicato per la loro condizione di salute. Questo fenomeno chiamato effetto placebo, il cui meccanismo non stato neancora compreso appieno. Gli sciamani possono coesistere con i medici veri e propri (spesso gli sciamani indirizzano i casi che non sono in grado di guarire ai medici; il contrario per non avviene mai). La pi importante figura professionale a tempo pieno in ambito medico nel sistema della biomedicina il medico, e la relazione medico-paziente centrale. Dal punto di vista ideale, egli considerato una persona che possiede labilit, entro certi limiti, di curare le malattie, offrire al paziente la garanzia di trattarlo nel rispetto della privacy e del segreto professionale. Il paziente fa affidamento in lui. I medici si basano presumibilmente sulla scienza come fonte autorevole di conoscenza, ma assegnano grande importanza alla loro personale esperienza clinica. Spesso i medici considerano le loro osservazioni sul paziente degne di maggior attenzione rispetto alle osservazioni fatte dal paziente stesso. I medici hanno la tendenza a cercare di fare qualcosa anche in condizioni di incertezza. Essi danno poco valore alla discussione con il paziente. Nonostante limportanza dei medici nellambito della biomedicina, non sempre i pazienti cercano le cure dei medici: un gran numero di persone nelle societ occidentali consulta regolarmente esperti di medicina alternativa, spesso allinsaputa del proprio medico. Per certi versi, sorprendente che gli individui che con maggiore probabilit ricorrono alle cure alternative siano quelli con il maggior livello di istruzione. III. Linfluenza della politica e delleconomia sulla salute. Le persone che in una societ detengono in misura maggiore il potere sociale, economico e politico sono in genere pi sane. I poveri di solito sono maggiormente esposti alle malattie perch vivono in ambienti sovraffollati. Essi, inoltre, hanno maggior probabilit di non possedere le risorse in grado di assicurare loro assistenza di qualit. Per quanto concerne molte malattie, problemi di salute e il tasso di mortalit, lincidenza e la frequenza relative sono in relazione diretta con la classe sociale. Anche le differenze etniche sono predittive del diverso livello di salute. In Sud Africa, durante lapartheid, la minoranza bianca aveva il controllo della maggior parte del reddito nazionale e della terra pi fertile. I neri erano confinati in aree con carenza di abitazioni o con edifici inadeguati e avevano scarso accesso alloccupazione. Per ottenere un lavoro, le famiglie spesso dovevano dividersi; il padre doveva migrare. I neri vivevano in media 9 anni in meno dei bianchi e il tasso di mortalit infantile tra i loro figli era 7 volte maggiore che tra i bianchi. Anche negli Stati Uniti persistono le differenze tra gli americani di origine europea e gli afroamericani, nonostante non siano cos nette come in Sud Africa.

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IV. Le condizioni di salute e le malattie. Gli antropologi medici hanno studiato unenorme variet di condizioni. Quello che segue soltanto un piccolo campione. IV.I. LAids. Le epidemie di malattie infettive hanno ucciso milioni di persone in brevi lassi di tempo lungo tutto il corso della storia. Lo stato attuale della scienza e della tecnologia medica pu indurci a pensare che le epidemie siano una faccenda del passato. Tuttavia, la recente e improvvisa crescita della malattia che chiamiamo Aids ci ricorda che nuove malattie, o nuove varianti di vecchie malattie, possono fare la loro comparsa in ogni momento. Il virus dallimmunodeficienza umana (lHiv) che causa lAids emerso solo recentemente. Nel mondo milioni di persone presentano gi i sintomi dellAids, e molti di pi sono infetti dallHiv a loro insaputa. Il prezzo, in termini di vite umane, enorme e crescente. LAids oggi la principale causa di morte in et adulta in Europa e negli Stati Uniti; ma anche in molti altri paesi. LAids unepidemia che genera paura non solo per lalto tasso di mortalit. Lo anche perch ci vogliono molti anni (in genere 4) dallesposizione al virus perch essa appaia. Oggi sono a disposizione costosi trattamenti farmacologici che riducono in modo significativo il livello di infezione, ma non sappiamo se un vaccino o una cura efficaci ed economici saranno sviluppati presto. Nel frattempo, il rischio di infezione pu essere ridotto solo da un cambiamento nel comportamento sociale, particolarmente quello sessuale. Alcuni ricercatori sostengono che, mentre la causa immediata dellinfezione pu essere collegata soprattutto allattivit sessuale, alcune questioni politiche e sociali di pi ampia portata, come la povert e la disuguaglianza di genere, aumentano la probabilit di infezione. I poveri hanno meno probabilit di ricevere cure adeguate. Nei paesi in via di sviluppo, inoltre, vi nelle aree rurali e pi povere una maggiore probabilit di ricevere trasfusioni di sangue infetto. possibile che la disuguaglianza di genere faccia aumentare tra le donne la probabilit di essere costrette a praticare sesso non protetto, e le donne hanno meno possibilit di accedere a cure mediche adeguate. I programmi educativi che insegnano il modo in cui lAids si diffonde e quello che si pu fare per evitare il contagio riducono in qualche modo la diffusione della malattia, ma possono non avere successo in luoghi in cui le persone hanno credenze ed abitudini sessuali incompatibili con essi. Per risolvere il problema dellAids, possiamo sperare che la scienza medica sviluppi un vaccino o una cura efficaci ed economici, che possano essere alla portata delle tasche di tutti. Nel frattempo, possiamo provare a comprendere perch le persone si dedichino a certe, rischiose, pratiche sessuali. La comprensione di ci pu permetterci di predisporre programmi educativi e di altro genere che aiutino a rallentare la diffusione dellAids. IV.II. Disturbi di natura mentale ed emotiva. Quando gli antropologi occidentali iniziarono le prime ricerche sulle malattie mentali in societ non occidentali, parve loro che ogni cultura presentasse malattie peculiari. Ci si riferisce ad esse con il termine "sindromi legate alla cultura". Lanoressia nervosa, per esempio, pu essere caratteristica di quelle societ che idealizzano la magrezza. Alcuni studiosi ritengono che ciascuna concezione della personalit e della malattia mentale vada compresa nei termini dellappartenenza ad una specifica societ. Le categorie tipiche dellOccidente non possono essere applicate ad altre culture. Altri ricercatori non sono cos precipitosi nel liquidare la possibilit che le categorie psichiatriche siano universali. Alcuni ritengono di aver scoperto un grado considerevole di uniformit tra le culture riguardo alle concezioni della malattia mentale. Robert Edgerton credeva che la mancanza di termini perfettamente traducibili in diverse culture non rendesse impossibile la comparazione. Se i ricercatori possono giungere a comprendere le concezioni che unaltra cultura ha della personalit e se possono riuscire a comunicarle a persone appartenenti ad altre culture, allora si possono fare comparazioni tra i casi descritti e si pu cercare di scoprire ci che pu essere universale e ci che pu essere riscontrato solo in alcune culture. Alcune malattie mentali, come la schizofrenia e la depressione, sembrano cos diffuse che molti ricercatori le ritengono universali. Eppure, i fattori culturali possono influenzare la probabilit di sviluppare questi disturbi, i sintomi specifici e lefficacia dei vari tipi di cura. Vi possono essere alcune malattie realmente legate alla cultura, ma altre che un tempo si ritenevano uniche possono essere lespressione culturale di forme patologiche universali. I fattori biologici, anche se non necessariamente genetici, possono essere molto importanti nelleziologia (= studio delle cause di una malattia) di alcuni disturbi molto diffusi nel mondo, come la schizofrenia. Facendo riferimento allisteria, Anthony Wallance ha proposto la teoria che possa essere causata da alcuni fattori nutrizionali, come la carenza di calcio, e che il miglioramento dei regimi alimentari possa essere la ragione della progressiva diminuzione della frequenza di questa malattia nel mondo occidentale a partire dal XIX secolo. Il susto spesso descritto come una "malattia folk" o una sindrome connessa alla cultura perch in termini biomedici non sembra esserci nessuna particolare malattia ad esso corrispondente. I risultati di una ricerca confermarono lipotesi dello stress sociale: le persone affette dal susto avevano una probabilit considerevolmente maggiore di sentirsi inadeguate rispetto ai ruoli sociali. I ricercatori non si aspettavano di

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trovare prove del fatto che le vittime del susto avessero maggiori invalidit psicologiche o malattie di natura organica. Con loro grande sorpresa, tuttavia, cera una probabilit maggiore che le persone affette da susto avessero avuto in precedenza gravi problemi di salute. difficile dire se essi erano pi debilitati a causa del susto o erano inclini a soffrire di susto perch erano fisicamente pi deboli. I ricercatori supposero che, dato che molte delle condizioni che avevano creato danni alla capacit di rivestire il proprio ruolo sociale si erano verificate nel lungo periodo, sembrava possibile che il susto stesso rendesse le persone che ne erano affette a rischio di ammalarsi. Cos come un determinato tipo di stress sembra essere coinvolto nel caso del susto, i ricercatori hanno considerato il ruolo giocato da altri tipi di stress nella produzione di varie altre forme di malattia mentale. Uno dei fattori di stress pu essere la mancanza di risorse economiche. Molti studi hanno riscontrato che nelle classi sociali pi basse in societ stratificate la presenza di ogni tipo di malattia mentale si presenta con una proporzione maggiore. Grandi fattori di stress come la morte di una persona cara, il divorzio, la perdita del lavoro, o una calamit naturale sono predittivi di un tasso pi alto di malattie mentali, e ci accade in tutte le classi sociali; questi eventi, tuttavia, esigono un tributo maggiore nelle famiglie appartenenti alle classi inferiori. IV.III. La malnutrizione. Ci che le persone mangiano intimamente connesso alla loro sopravvivenza e allabilit che una popolazione ha di riprodursi, cosicch ci dovremmo aspettare che il modo in cui si ottengono, distribuiscono e consumano le risorse alimentari sia il frutto delladattamento. Persino i vari modi in cui la gente si nel tempo preparata ai periodi di carenza alimentare sono probabilmente pratiche adattive che hanno luogo in ambienti in cui il futuro incerto. Gli studiosi di genetica hanno avanzato lipotesi che le popolazioni che vivono in zone ad alta probabilit di carestie possono aver subito la selezione di "geni risparmiatori". Le diete tradizionali e le mutazioni genetiche possono essere state selezionate in un lungo arco di tempo, ma molti seri problemi nutrizionali che si possono osservare oggi sono dovuti ad un rapido cambiamento culturale. Spesso laccento posto sullutilizzo di sementi commerciali o redditizi dal punto di vista economico ha effetti nocivi sulla nutrizione. In molti possono abbandonare lagricoltura di sussistenza. Ma nel caso il cambiamento non produca gli effetti positivi desiderati, vi la possibilit che non ci sia cibo sufficiente a nutrire tutta unintera famiglia. Spesso capita, in situazioni come queste, che gli adulti ricevano una quantit di cibo sufficiente, mentre i bambini mangino molto meno del necessario. La carenza di unalimentazione adeguata ha spesso come risultato un ritardo nellaumento di peso e nella crescita. Questo non equivale a sostenere che la commercializzazione sia sempre dannosa per la possibilit di ricevere unalimentazione adeguata: vi sono prove del fatto che alcune societ ne abbiano tratto grandi vantaggi. Gli squilibri alimentari sofferti dalle donne hanno un impatto di lungo periodo sulla fertilit e sulla salute dei bambini che esse allevano. In alcune cultura, lo status inferiore delle donne ha conseguenze dirette sulla loro possibilit di accesso al cibo. 15. I PROBLEMI SOCIALI GLOBALI. Molti antropologi e altri scienziati sociali sono convinti che lantropologia e altri campi di ricerca possano aiutarci a risolvere i problemi sociali globali. Le tecnologie della comunicazione hanno aumentato la nostra consapevolezza dellesistenza di problemi in ogni parte del mondo, e sembriamo essere sempre pi consapevoli dei problemi presenti nella nostra societ. Per questi 2 motivi, e forse anche perch oggi conosciamo molte pi cose sul comportamento umano di quante non ne conoscessimo un tempo, al giorno doggi possiamo essere pi motivati a tentare di risolvere quei problemi. Li denominiamo "problemi sociali" non solo perch tanta gente si preoccupa per la loro presenza, ma anche perch essi hanno cause e conseguenze sociali, e perch affrontarli o risolverli richiede un cambiamento nel nostro comportamento sociale. Lidea che si possano risolvere i problemi sociali, anche quelli di dimensioni enormi come la guerra e la violenza allinterno delle famiglie, si fonda su 2 assunti: si deve assumere che possibile scoprire le cause di un problema si deve assumere che si possa essere in grado di intervenire in qualche modo sulle cause, una volta scoperte, e quindi eliminare o ridurre il problema Non tutti si troverebbero daccordo con questi assunti. Alcuni direbbero che la nostra comprensione dei problemi sociali non pu mai essere sufficiente a proporre una soluzione in grado di funzionare. Nessuna comprensione scientifica perfetta o fornisce certezze; tuttavia, la possibile ricompensa di una comprensione dei problemi (per quanto incompleta) pu essere un mondo migliore e pi sicuro. Questa possibilit ci che motiva molti ricercatori che indagano sui problemi sociali.

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I. Calamit naturali e carestie. Gli eventi naturali come le alluvioni, le siccit, i terremoti e le invasioni di insetti sono di solito (ma non sempre) al di l del controllo umano; i loro effetti, tuttavia, non lo sono. Denominiamo tali eventi incidenti o emergenze quando solo poche persone sono coinvolte, ma li chiamiamo calamit quando coinvolgono un gran numero di persone e aree estese. Se le persone vivono in abitazioni progettate per resistere alla forza di un terremoto (se le istituzioni richiedono che si costruisca secondo norme antisismiche e leconomia abbastanza sviluppata da permettere alla gente di affrontare la spesa per questo tipo di edifici) gli effetti di un terremoto saranno minimi. Se i poveri sono costretti a vivere in pianure alluvionali in cui si verificata la deforestazione, allo scopo di trovare della terra da coltivare, se i poveri sono costretti ad abitare in baracche costruite sulle pendici instabili di una collina, le alluvioni e gli smottamenti che sono leffetto di forti uragani e tempeste possono uccidere moltissime persone. Le calamit naturali, quindi, possono produrre effetti maggiori o minori a seconda delle condizioni sociali. Di conseguenza esse sono problemi sociali, problemi che hanno cause sociali e possibili soluzioni sociali. Una legislazione che prescriva criteri di sicurezza nelledificazione di una casa costituisce una soluzione sociale. Si potrebbe pensare che, tra tutte le calamit, le alluvioni siano quelle meno influenzate da fattori sociali. Dopotutto, non ci pu essere unalluvione senza un enorme flusso di acque causato da forti piogge o dallo scioglimento delle nevi. Tuttavia, unalluvione pu essere causata dallabbattimento delle foreste vicine ad un fiume per scopi agricoli ed energetici, che permette a grandissime quantit di detriti di immettersi nel fiume, alzando il livello del letto e aumentando il rischio di piene in grado di rompere gli argini. Le carestie, episodi di grave carenza di risorse alimentari e di morte per fame, sembrano spesso scatenarsi in seguito ad eventi naturali come una seria siccit o un uragano che fa morire o abbatte gli alberi e le piante da cui si ricava il cibo. Le carestie, tuttavia, non seguono necessariamente a eventi del genere. Le giuste condizioni sociali possono prevenire una carestia o aumentare la probabilit che se ne verifichi una. Una soluzione possibile quella della reciprocit tra villaggi (ci si aiuta a vicenda nei momenti di crisi). Al giorno doggi, il governo o le organizzazioni internazionali possono fornire aiuto mettendo a disposizione cibo e altri generi di necessit. I ricercatori segnalano che le carestie si verificano raramente dopo una sola annata di cattivo raccolto. In una situazione del genere, la gente vi pu far fronte con laiuto dei parenti, degli amici, dei vicini, o passando al consumo di cibi meno appetibili. Quasi sempre le carestie hanno cause sociali. Ricerche comparate suggeriscono che le societ fondate su un regime di propriet individuale corrono un maggior rischio di carestia, se paragonate a quelle in cui la propriet comune. possibile inoltre che i soccorsi forniti dal governo non raggiungano sempre chi ne ha pi bisogno. In passato, e in certi luoghi persino di recente, le persone consideravano le calamit una punizione divina dellimmortalit umana. Possiamo non essere in grado di fare granch per quanto riguarda il tempo o le altre cause fisiche della calamit, ma possiamo fare molto per quanto riguarda i fattori sociali che le rendono disastrose. II. Abitazioni inadeguate e senzatetto. Nella maggior parte delle nazioni, i poveri vivono di solito in edifici inadeguati, in aree che chiamiamo slums. In molti dei paesi in via di sviluppo, dove le citt crescono ad un ritmo molto rapido, sorgono insediamenti abusivi poich la gente costruisce delle abitazioni (spesso provvisorie) che di solito sono dichiarate illegali, o perch la terra su cui sorgono stata occupata illegalmente, o perch le costruzioni violano le norme edilizie. Gli insediamenti abusivi sono spesso situati in aree degradate che sono soggette ad allagamenti e a frane, o in cui le risorse idriche sono inadeguate o inquinate. Tuttavia, non tutti quelli che abitano in insediamenti abusivi sono dei poveri; vi si pu trovare chiunque, a parte llite che percepisce un alto reddito. Inoltre, bench negli insediamenti abusivi si registrino dei problemi, essi non sono luoghi caotici e disorganizzati, in balia del crimine. La maggior parte degli abitanti ha unoccupazione, aspira a migliorare la propria condizione, vive in solide famiglie nucleari e si aiuta reciprocamente. Le persone vivono in insediamenti del genere perch non possono trovare casa ad un prezzo pi accessibile, e si arrangiano a trovare una sistemazione. Molti ricercatori ritengono che queste tendenze a contare sulle proprie forze debbano essere assecondate allo scopo di migliorare gli alloggi, dato che i governi dei paesi in via di sviluppo raramente possono sostenere la spesa per progetti di edilizia popolare. In qualche modo, tuttavia, potrebbero investire in infrastrutture (fognature, condotte idriche, strade) e fornire i materiali da costruzione a chi intenzionato a svolgere i lavori di miglioramento della propria abitazione. Gli alloggi nelle aree degradate o nelle baraccopoli forniscono a chi vi abita un rifugio, per quanto minimo possa essere. In molti luoghi del mondo, tuttavia, molta gente non ha nemmeno una casa. Persino in paesi come gli Stati Uniti, che secondo gli standard mondiali sono un paese ricco, una gran numero di persone sono senzatetto. Costoro dormono nei parchi, sopra le grate che emettono aria calda, nei portoni, in metropolitana e in scatoloni di cartone. Ci sono relativamente poche ricerche su questa tematica, ma quelle disponibili suggeriscono che ci sono a seconda dei luoghi cause diverse che portano ad essere un senzatetto. Negli Stati Uniti la disoccupazione e la carenza

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di alloggi dignitosi a basso costo sembrano essere almeno in parte responsabili del grande numero di senzatetto. Vi tuttavia un altro fattore: la politica di ridurre il numero di persone ricoverate per malattie mentali e per altre cause di invalidit. Raramente un singolo evento sufficiente a rendere una persona un senzatetto. Piuttosto, la povert e linvalidit (mentale e fisica) sembrano generare una sventura dopo laltra e, infine, la condizione di senzatetto. Molte persone non riescono a comprendere perch i senzatetto non vogliano andare negli ospizi comunali. Losservazione e le interviste con i senzatetto, tuttavia, suggeriscono che in questi luoghi, soprattutto quelli per uomini, la violenza diffusissima. Molti si sentono pi al sicuro per strada. Alcune organizzazioni di assistenza private forniscono un rifugio sicuro e un ambiente protettivo. Questi rifugi sono sempre al completo, e il numero di persone che possono accogliere esiguo. Persino le stanze singole degli alberghi sono difficilmente in condizioni migliori. Molte sono infestate dai parassiti, i bagni comuni sono sudici, e gli alberghi, come gli ospizi, sono spesso pericolosi. Alcuni poveri possono essere soli dal punto di vista sociale, con pochi amici e parenti (o nessuno), e poche o nulle relazioni sociali. In una societ con molte persone in questa situazione, tuttavia, non ci sono necessariamente molti senzatetto. Lesperienza di Melbourne, in Australia, suggerisce questo. Lassicurazione medica generalizzata paga le cure e le visite mediche a domicilio per i pazienti soli e malati, ovunque vivano. I disabili percepiscono una pensione e vari benefici, sufficienti a permettere loro di vivere in una stanza o in un appartamento. Inoltre, c ancora una grande offerta di case a basso costo. Il contrasto tra gli Stati Uniti e lAustralia rende chiaro che la condizione di senzatetto causata da politiche sociali e scelte politiche. Dato che questa condizione non pu verificarsi se tutti possono permettersi un alloggio, alcuni potrebbero sostenere che si diventa senzatetto solo in una societ con un grande divario tra i redditi. La maggior parte dei senzatetto sono adulti. Mentre agli adulti "permesso" essere un senzatetto, la sensibilit pubblica sembra offendersi alla vista di bambini che vivono per strada: quando le autorit scoprono dei bambini senzatetto, cercano di trovare loro un tetto o una famiglia adottiva. Lewis Aptekar ha studiato i ragazzi di strada a Cali, in Colombia. I ragazzi di strada, la cui et varia dai 7 ai 16 anni, sono in massima parte senza problemi mentali. In aggiunta a ci, anche se molti ragazzi provengono da case abusive o non ne hanno mai avuto una, sembrano di solito felici e gradiscono laiuto e lamicizia di altri ragazzi di strada. Essi cercano chiaramente e con creativit di trovare dei modi di guadagnare qualche soldo, spesso intrattenendo i passanti. Bench un osservatore possa ritenere che i ragazzi di strada siano stati abbandonati dalle loro famiglie, in realt la maggior parte di loro ha almeno un genitore con cui si tiene in contatto. La vita di strada non inizia da un momento allaltro; i ragazzi in genere non vivono costantemente sulla strada fino a quando non hanno 13 anni. Spesso i ragazzi di strada sono considerati una "piaga". Essi provengono da famiglie povere e cercano di badare a se stessi come possono; perch, dunque, non sono guardati con piet e compassione?? Aptekar suggerisce che le famiglie benestanti vedono i ragazzi di strada come una minaccia perch una vita indipendente dalla famiglia pu essere attraente per dei ragazzi, anche per quelli provenienti da famiglie normali, che desiderano essere liberi dai vincoli e dallautorit familiari. III. Violenze a abusi familiari. Cosa sintende per abuso?? Alcuni potrebbero sostenere che un abuso avviene quando si va al di l di ci che una societ considera un comportamento appropriato. Altri non sarebbero daccordo con questa definizione e concentrerebbero lattenzione sulla violenza e sulla severit del comportamento di genitori e insegnanti, non sul giudizio culturale di cosa sia appropriato. Un abuso, poi, non necessariamente comporta una violenza fisica. Si potrebbe sostenere che le aggressioni verbali e la trascuratezza siano dannosi quanto le aggressioni fisiche. Per evitare di dover decidere cosa sia un abuso e cosa non lo sia, molti ricercatori focalizzano i loro studi sulla variazione di frequenza di comportamenti specifici. Dai dati di 3 indagini condotte negli Stati Uniti, sulla base di interviste a coppie sposate o conviventi, risulta che la violenza fisica sui bambini sia diminuita nel corso degli anni, cos come gli atti di violenza dei mariti nei confronti delle mogli. Non sono invece diminuiti tali atti da parte delle mogli sui mariti. La diminuzione di queste aggressioni pu essere in gran parte dovuta ad una differenza nelle ammissioni degli intervistati: le percosse a donne e bambini sono oggi meno accettabili di una tempo. Nonostante questa diminuzione, tuttavia, quella statunitense rimane una societ caratterizzata generalmente da un alto tasso di violenza nelle famiglie. Uninchiesta ha rivelato che circa il 75% delle violenze contro le donne perpetrato da un partner maschile, come il marito. Di contro, la maggior parte delle violenze rivolte contro i maschi proviene da estranei o semplici conoscenti. Proprio come le donne sono pi esposte al rischio di violenza da parte di chi pi prossimo a loro, lo stesso accade ai bambini. Quando un bambino lobiettivo della violenza, questa proviene di solito dalla madre naturale. Dal punto di vista interculturale, se un tipo di violenza familiare presente, possibile che ne siano presenti altri. Tuttavia la relazione tra questi tipi di violenza familiare non poi cos stretta, il che significa che non possono essere considerati come differenti aspetti dello stesso fenomeno. Molte societ praticano e permettono linfanticidio. Tra le cause vi sono lillegittimit del bambino, la sua deformit, un parto gemellare, lavere gi troppi figli, o il fatto che il

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bambino non stato voluto. Linfanticidio, di solito, commesso dalla madre: pu significare che non pu nutrire o occuparsi della prole in modo adeguato, o che il bambino ha poche probabilit di sopravvivenza. Le giustificazioni per linfanticidio sono simili a quelle fornite in caso di aborto. Le punizioni fisiche nei confronti dei bambini avvengono nel 70% delle societ. Ma il fatto che in moltissime societ i figli a volte siano puniti fisicamente non significa che queste societ ricorrono regolarmente a punizioni fisiche. Le punizioni fisiche sono pi probabili laddove la madre praticamente lunica figura che si occupa del figlio. Le societ pi complesse tendono a fare ricorso alle punizioni fisiche pi frequentemente delle societ pi semplici. Non ancora chiaro perch avvenga questo. Una possibile risposta che le societ complesse sono gerarchiche e tendono ad insistere sullobbedienza. Le percosse alla moglie sono la forma pi comune di violenza familiare. In met delle societ, le percosse alla moglie sono a volte abbastanza violente da arrecare danni permanenti o da causare la morte della donne. diffusa la convinzione che questo genere di violenza sia comune in quelle societ in cui i maschi detengono il controllo sulle risorse economiche e politiche. Sembra che il picchiare la moglie sia correlato allesistenza di modelli di violenza pi ampi. Negli Stati Uniti, molti genitori ritengono che le punizioni corporali sono necessarie affinch i figli imparino a distinguere tra ci che giusto e ci che sbagliato. Gli individui (sia uomini che donne) che hanno subito punizioni corporali durante ladolescenza abbiano maggiori probabilit di commettere (e approvare) atti di violenza del marito sulla moglie. Che cosa pu essere fatto per ridurre la violenza allinterno delle famiglie?? Per prima cosa, si deve riconoscere che probabilmente non si pu fare nulla finch le persone non riconoscono che essa rappresenta un problema. Nella nostra societ molti programmi sono predisposti per allontanare dalle famiglie i bambini e le mogli, o per punire chi commette abusi nei loro confronti. Come ci si potrebbe aspettare, tuttavia, le societ pi inclini al maltrattamento delle mogli sono quelle in cui meno probabile che si verifichino interventi immediati atti a fermarlo. Forse pu risultare pi utile, ma anche pi difficile da realizzare, la promozione di condizioni di vita associate ad una bassa frequenza di violenze familiari. Le ricerche svolte fino ad ora suggeriscono che la promozione delluguaglianza tra i sessi e la condivisione della responsabilit di allevare i figli possono fare ottenere grandi risultati nella diminuzione dei casi di violenza dentro le famiglie. IV. Il crimine. Altrettanto difficile definire cosa sia un crimine. Nel tentativo di comprendere le variazioni nel comportamento criminoso, molti ricercatori hanno optato per la comparazione di quei comportamenti che sono, pi o meno universalmente, considerati dei crimini e che sono registrati in modo attendibile. Uno dei risultati pi evidenti emersi dagli studi comparati sul crimine che la guerra associata a tassi di omicidio pi elevati. Indipendentemente dal fatto che uno stato ne esca vittorioso o sconfitto, i tassi di omicidio tendono a crescere dopo una guerra. Questo risultato coerente con lidea che una societ o una nazione coinvolte in un conflitto legittimino la violenza. In seguito a tale situazione, il tasso di omicidi pu crescere perch linibizione ad uccidere stata attenuata. La pena capitale una dura forma di punizione degli atti criminali. Si pensa comunemente che i potenziali assassini siano dissuasi dal commettere un crimine nel caso di prospetti loro la pena di morte. Eppure ricerche comparate tra nazioni suggeriscono una risposta diversa: essa pu legittimare la violenza piuttosto che fungere da deterrente. Alcune ricerche condotte negli Stati Uniti suggeriscono che la delinquenza minorile (soprattutto maschile) nasce probabilmente nellambito di famiglie disastrate, dove il padre assente per gran parte del periodo in cui il bambino cresce. possibile che i fanciulli che crescono senza padre siano inclini a comportarsi in modo "ipermaschile" per dimostrare quanto sono "maschi". anche possibile, tuttavia, che le madri che crescono i figli da sole infliggano spesso punizioni di natura fisica, e che quindi forniscano alla prole un modello di comportamento aggressivo. Pu essere possibile, tuttavia, che il tentativo di agire in modo ipermaschile implichi la violenza solo se le aggressioni fisiche sono una componente importante del ruolo che il maschio riveste nella societ. Una concezione largamente diffusa che condizioni economiche svantaggiate aumentino la probabilit che si verifichino dei crimini; la relazione, tuttavia, non sembra essere cos stretta. Emergono risultati diversi a seconda del tipo di delitto. Gli omicidi non sembrano aumentare in tempi di difficolt, mentre i delitti contro la propriet aumentano parallelamente alla crescita della disoccupazione. Gli omicidi sono pi frequenti in paesi in cui ci sono forti disuguaglianze di reddito. Perch la disuguaglianza preveda lomicidio, mentre la recessione economica no, costituisce un sorta di enigma. Il fatto che i reati contro la propriet siano connessi alla disoccupazione coerente con le conclusioni di comparazioni tra cultura, vale a dire che il furto tende ad essere meno frequente nelle societ egualitarie rispetto a quelle stratificate (nelle prime infatti esistono meccanismi di distribuzione egualitaria delle risorse). Se possiamo ridurre la socializzazione a fini di aggressione, riducendo il rischi di guerra e quindi la necessit di addestrare truppe effettive, e se possiamo ridurre le altre forme di violenza approvata, possiamo di conseguenza essere in grado di ridurre il tasso di reati violenti. La riduzione delle disuguaglianze economiche pu anche agevolare la diminuzione del crimine, in particolare i furti. Bench le cause

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non siano ancora chiare, sembra che crescere i figli assicurando la presenza di una figura maschile possa ridurre la probabilit che in et adulta i maschi commettano violenze. V. La guerra. Le guerre sono episodi infelici in molte delle societ note allantropologia. Nelle societ non occidentali, le guerre non coinvolgevano di solito societ politicamente unite. Il numero delle persone uccise poteva essere esiguo in valore assoluto, ma questo non vuol dire che la guerra nelle societ non industriali fosse una questione di poco conto. Sembra, infatti, che le guerre nelle societ non industriali siano state proporzionalmente pi letali delle guerre moderne. Abbiamo discusso la possibilit che nelle societ non industriali le persone si mobilitino a causa della paura, in particolare del timore di possibili ma non prevedibili calamit naturali (siccit, alluvioni, uragani) che possono distruggere le risorse alimentari. Sembra che facciano la guerra come se volessero proteggere loro stesse dalle calamit, visto che i vincitori di una guerra in genere si appropriano di tutte le risorse strappate al nemico sconfitto, e questo avviene anche quando chi vince una guerra non ha problemi di scarsit di risorse. Un altro fattore che evidentemente incide sulla maggiore presenza di guerre consiste nel fatto che ai bambini si insegna a non fidarsi degli altri. Sembra che le persone che crescono con queste inclinazione intraprendano con pi probabilit una guerra, piuttosto che negoziare o cercare una conciliazione con i loro nemici. La sfiducia e la paura degli altri sembrano essere in parte causate dalla minaccia o dalla paura che si verifichino delle calamit naturali. Se vero che le guerre sono pi probabili quando le persone temono dei disastri che non riescono a prevedere, il rischio di guerra dovrebbe diminuire nel momento in cui si capisce che gli effetti dannosi delle calamit possono essere ridotti o prevenuti dalla cooperazione internazionale. La paura di un disastro non prevedibile e la paura degli altri, e il conseguente rischio di guerra, potrebbero essere ridotti dalla garanzia preventiva che il resto del mondo porterebbe aiuti e soccorso a chi si trovasse in una condizione di bisogno a causa di un disastro. I popoli che vivono sistemi politici pi partecipativi (vale a dire pi democratici) intraprendono raramente una guerra nei confronti di altri popoli che vivono in sistemi simili. Se, quindi, i regimi autoritari scomparissero dalla faccia della terra, perch le potenze mondiali smettono di dal loro supporto dal punto di vista militare o di altro genere, il mondo diventerebbe un luogo pi pacifico. Bench gli stati con un governo democratico si combattano raramente luno contro laltro, in generale non sono necessariamente pi pacifici. Al contrario, possibile che intraprendano una guerra con sistemi politici di unaltro tipo, ma non tra di loro. Inoltre, i conflitti tra sistemi politici partecipativi non dovrebbero probabilmente sfociare in una guerra. Da un lato, comprendere la relazione tra democrazia e pace pu incoraggiare operazioni di guerra contro i regimi autoritari al fine di rovesciarli (con costi enormi dal punto di vista delle vite umane e non solo). Dallaltro, capire le conseguenze della democrazia pu incoraggiarci ad aiutare la nascita e il consolidamento di sistemi di governo pi partecipativi. In ogni caso, la relazione tra pace e democrazia suggerisce in modo forte che controproducente (se vogliamo ridurre al minimo il rischio di guerra nel mondo) sostenere un qualunque regime non democratico, anche nel caso che questi siano nemici dei nostri nemici. VI. Il terrorismo. Sin dall11 settembre 2001 tutto il mondo ha compreso che il terrorismo diventato globalmente un problema sociale. oggi dolorosamente chiaro che gruppi organizzati di terroristi possono addestrare i loro membri ad uccidere loro stessi e migliaia di persone dallaltra parte del mondo, non solo dirottando gli aerei, ma anche facendo uso di esplosivi facilmente trasportabili e di armi biologiche. Ora gli scienziati sociali stanno cercando attivamente di comprendere il terrorismo, nella speranza che le loro ricerche possano condurre ad un modo di rendere la probabilit di futuri attacchi minima. difficile identificare i confini tra terrorismo, crimine, repressione politica e atti di guerra. La maggior parte dei ricercatori concorda sul fatto che il terrorismo coinvolge la minaccia o luso della violenza contro i civili. Il terrorismo, di solito, socialmente o politicamente organizzato, al contrario di molti crimini. Un punto che segna la differenza tra la maggior parte dei crimini e il terrorismo che i criminali raramente rivendicano pubblicamente le loro attivit, dato che vogliono evitare di essere catturati. Nel caso del terrorismo la violenza diretta soprattutto verso persone disarmate, comprese le donne e i bambini. perpetrato con lintento di spaventare il nemico, di terrorizzarlo, tanto da indurlo a compiere le azioni auspicate dai terroristi. In genere, dunque, il terrorismo pu essere definito come luso o la minaccia di violenza per incutere negli altri il terrore, di solito per scopi politici. Il terrorismo non un fatto nuovo. Ora per c una maggiore paura nei confronti dei terroristi che possono avere accesso ad armi di distruzione di massa. In un mondo reso pi piccolo dai sistemi di trasporto globali, dalla telefonia cellulare e da Internet, il terrorismo una minaccia maggiore di quanto non sia mai stato. Non abbiamo ancora a disposizione ricerche sistematiche che spieghino perch si manifesti il terrorismo e perch le persone siano motivate a diventare dei terroristi. Esiste tuttavia un buon numero di ricerche sul terrorismo di stato. Quali fattori predicono il terrorismo nei confronti del proprio stesso popolo?? Rummel ne indica uno che chiaro: un regime di governo totalitario. Questi regimi

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presentano di gran lunga le maggiori frequenze di terrorismo di stato interno, impiegato per controllare fattori come la ricchezza economica, il tipo di religione professata e la dimensione numerica della popolazione. "Il potere uccide, il potere assoluto uccide in modo assoluto". Nei paesi democratici vi sono meno probabilit che si pratichi il terrorismo di stato, ma quando esso messo in atto accade durante o dopo una ribellione o una guerra. Sappiamo relativamente poco sui fattori in grado di predire chi diventer un terrorista. Sappiamo che i terroristi provengono dai gruppi con uno status sociale pi elevato e che in genere hanno uneducazione maggiore della media. Se maggiormente probabile che il terrorismo di stato avvenga in regimi totalitari, i terroristi e le organizzazioni terroristiche nascono probabilmente in queste societ. Se cos, la diffusione della democrazia pu costituire la nostra maggiore speranza di minimizzare il rischio di terrorismo nel mondo, proprio come la diffusione della democrazia sembra ridurre al minimo la possibilit che scoppi una guerra tra le nazioni.

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