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L’ANTROPOLOGIA

È una scienza olistica (ovvero un sistema che non può essere studiato esclusivamente tramite le sue singole
componenti) che studia gli esseri umani e la varietà dei loro modi di vivere nel tempo e nello spazio. È una
disciplina che mira a descrivere nel senso più ampio cosa significhi esseri umani al contrario di chi ritiene
che sia lo studio dell’esotico, del primitivo e del selvaggio. L’antropologia pone accento sul fatto che gli
aspetti della vita umana si intersecano fra loro in modi complessi, plasmandosi a vicenda fino a integrarsi.
Per tale ragione gli antropologi esaminano sia l’evoluzione biologica della specie umana (variazioni
genetiche) sia l’evoluzione culturale (credenze, comportamenti e oggetti materiali)

Sia il termine “antropologia” che il termine “culturale” hanno un legame con l’antichità classica poiché
“antropologia” deriva dalle parole del greco antico anthropos, che significa “essere umano” e logos che
significa “discorso”; quindi, si intende già che sia un discorso sull’uomo. Mentre l’aggettivo” culturale”
deriva dalle parole latine “cultura” che significava “coltivazione, cura, educazione” e colere che significava
“coltivare, curare”. Il termine cura era molto importante nel mondo latino in quanto era legata al termine
culto, utilizzato nei confronti delle divinità con il significato appunto di prendersi cura degli dei.

Caratteristica comune dell’umanità è il suo essere sempre diverso nei singoli individui. Infatti, l’antropologia
è interessata alla comparazione, poiché occorre trovare prove dalla più ampia gamma possibile di società
umane per formulare una generalizzazione.

Per capire ciò che studia l’antropologia culturale si può partire da un senso comune dei saperi popolari
utilizzando proverbi o detti. Ad esempio, il detto “Paese che vai, usanza che trovi” indica la diversità dei
modi di vivere e delle usanze dell’umanità, mettendo in luce il fatto che più si viaggia in paesi diversi più si
scopre una grande diversità nei modi di vivere, mangiare, dormire e così via. Un altro detto che sembra
contraddire quest’ultimo è “tutto il mondo è paese”, ovvero che si può trovare la diversità spostandosi in
un altro paese ma si può trovare anche ciò che è simile, identico. Ad esempio, tutto il mondo mangia in
modo diverso (in posizioni diverse, con strumenti diversi, forchette, mani bacchette) e cibi diversi ma tutti
stanno comunque mangiando, quindi hanno una caratteristica comune. O ad esempio tutti parliamo una
lingua, ma in Italia si parla l’italiano, in Spagna lo spagnolo, in Francia il francese e così via. L’umanità si
caratterizza proprio da questi due elementi: la diversità e l’identico, per tale ragione l’antropologia si
occupa inoltre della comparazione tra le differenze e le somiglianze.

L’antropologia è costituita da tutta una serie di specializzazioni al suo interno che si presentano in modo
differente in America e nel contesto europeo. In America vi sono 4 specializzazioni principali: 1)
Antropologia Biologica (lo studio dell’uomo, la sua storia naturale con i relativi aspetti biologici e
naturalistici);2) Antropologia culturale (lo studio della diversità dei modi di vivere);3) Antropologia
linguistica (lo studio della diversità nei modi di parlare) e 4) Archeologia (studio dei resti fossili etc.).

ANTROPOLOGIA BIOLOGICA= A causa della diversità dell’aspetto fisico dell’essere umano gli antropologi si
sforzarono di dare un senso a tali differenze così da poter incasellare ogni diversità in categorie che
vennero chiamate razze. Ciò portò a varie classificazioni razziali come quelle dei biologi Carlo Linneo e
Johan Blumenbach. Ma grazie agli sviluppi scientifici si cominciò a sostenere che la razza fosse un’etichetta
culturale inventata per poter classificare le persone in gruppi. Franz Boas fondò il primo dipartimento di
antropologia degli Stati Uniti nel quale cercò con i suoi allievi di sfatare gli stereotipi razziali. Sherwood
Washburn creò una nuova antropologia fisica che ripudiava la classificazione razziale che si chiamò appunto
Antropologia biologica per separarsi dalla vecchia antropologia fisica. Antropologhe come Margareth Mead
dimostrarono che la biologia razziale non poteva essere usata per prevedere come gli umani si comportino
Alcune specializzazioni che si sono create nell’antropologia biologica sono la primatologia (studio dei
parenti più prossimi dell’essere umano), la paleantropologia (studio dei resti fossili di ossa e denti) la
biologia dello scheletro umano (comparazione della morfologia) e vari sotto ambiti come l’antropologia
forense e molecolare.
ANTROPOLOGIA LINGUISTICA= il linguaggio è un sistema di simboli vocali arbitrari utilizzati per codificare il
mondo attorno a noi. L’antropologia linguistica studia il linguaggio verbale e dei segni come forma di
comunicazione simbolica ma anche come veicolo di informazioni culturali. Gli antropologi sociolinguistici
studiano come anche le idee politiche diffuse in una società contribuiscono a definire ciò che le persone
pensano possa esser detto/non detto e alle strategie di comunicazione. Gli antropologi linguistici si sforzano
di comprendere il linguaggio in relazione ai più ampi contesti culturali. L’antropologia linguistica è
riconosciuta come branca separata dall’antropologia grazie alla sua formazione altamente specialistica.

ARCHEOLOGIA: può essere definita come l’antropologia del passato umano in quanto attraverso l’analisi dei
resti materiali cercano prove delle passate attività umane con l’aiuto di altri scienziati come i
paleantropologi. Ciò permette agli archeologi di formulare ipotesi sulla natura e sul grado di contatto
sociale tra popoli differenti.

ANTROPOLOGIA APPLICATA: è la branca dell’antropologia in cui gli antropologi usano le informazioni


derivanti da altre specializzazioni per proporre soluzioni pratiche. Come, ad esempio, usare la loro
conoscenza relativa ai metodi di coltivazione di tutto il mondo per aiutare gli agricoltori ad aumentare il
rendimento dei loro raccolti o per creare tecnologie sostenibili che minimizzino l’inquinamento ambientale.
Recentemente è stato visto come un campo distinto di specializzazione professionale con i propri corsi
accademici.

ANTROPOLOGIA MEDICA: è una branca dell’antropologia nata metà secolo fa come una forma di
antropologia applicata per poi diventare un importante specializzazione che ha permesso di tracciare nuove
connessioni tra antropologia biologica e culturale. L’antropologia medica si occupa della salute umana e dei
fattori che concorrono a causare una patologia o malattia, considerando i fattori che influiscono come le
caratteristiche ambientali e il modo in cui l’organismo umano si adatta. L’antropologia medica critica
collega le questioni di salute ai processi sociali, economici, politici, per far notare che la malattia può
dipendere anche dalla disuguaglianza sociale che può impedire l’accesso alle cure mediche. L’antropologa
Merill Singer affermò che “L’antropologia medica critica si dedica al fare politico e sociale della salute e
malattia” per poter prevenire la malattia e non solo curarla.

In Europa l’antropologia culturale è costituita al suo interno da una grandissima varietà di sotto ambiti
disciplinari : 1)antropologia medica (antropologo che si occupa della saluta e della malattia) ;2)
antropologia della comunicazione (antropologo che si occupa della comunicazione);3) antropologia del
patrimonio (antropologo che si occupa dei beni culturali);4) antropologia della globalizzazione (antropologo
che si occupa dei fenomeni legati alla globalizzazione);5) antropologia politica(un antropologo che si occupa
degli aspetti politici, del rapporto tra cultura e potere);6) antropologia economica (antropologo che si
occupa di economia) e 7) antropologia delle religioni (antropologo che si occupa delle religioni). Quindi
l’antropologia culturale è un ambito molto vasto che riguarda tutti i saperi umani.

Però ci sono delle ambiguità, come il fatto che in Gran Bretagna più che di antropologia culturale si parli di
antropologia sociale. Questi due ambiti vengono visti come due ambiti di approfondimento di tematiche
differenti, uno più puntato sul piano sociale e l’altro più su quello culturale. Altri studiosi ritengono che
siano la stessa cosa e parlano di “antropologia socio-culturale”. Altre ambiguità sono il fatto che in Francia
gli antropologi vengano chiamati etnologi e che in Italia l’etnologia sia uno studio che riguarda i modi di
vivere lontani dal mondo occidentale, addirittura vengono chiamati “africanisti” gli studiosi dei modi di
vivere africani.

Un altro ambito dell’antropologia culturale è quello della “storia delle tradizioni popolari” o “demologia”
che si occupa delle culture popolari, degli strati subalterni e la “storia della cultura materiale” che si occupa
dei modi di produrre e usare tutto ciò che è artefatto umano sia nel passato che nel presente.
Due termini collegati all’antropologia sono “l’etnografia” e “l’antropologia applicata”. L’etnografia è parte
dell’antropologia culturale e tratta della ricerca sul campo, il metodo principale, distintivo dell’antropologia
culturale. Una ricerca sul campo comporta vivere in luoghi lontani o vicini per un lungo lasso di tempo,
prendendo una serie di appunti su tutto ciò che si osserva, per poi pubblicarli in modo da far conoscere il
risultato dei propri studi anche al mondo scientifico. È alla base dell’antropologia culturale poiché la ricerca
sul campo è lo strumento principale di indagine degli antropologi. Vi è infatti una differenza tra antropologi
accademici che studiano nelle università e antropologi applicati che studiano sul campo. Si parla invece di
antropologia applicata quando l’antropologo conduce degli studi per il pubblico o privato che sono
finalizzati a ottenere determinati obiettivi.

L’antropologo britannico Tim Ingold sostiene che “un ottimo scritto antropologico si distingue per la sua
ricettività nei confronti di idee e argomenti che vanno al di là dei suoi confini convenzionali”

LA CULTURA

In anni recenti il concetto di cultura è stato sottoposto a esami critici. Negli ultimi 50 anni molti antropologi
hanno operato una distinzione tra Cultura (con la c maiuscola e al singolare) e culture (con la c minuscola e
al plurale). Cultura è un termine usato per descrivere un attributo della specie umana come la capacità di
creare, avere idee, organizzare modelli; mentre il termine culture è stato utilizzato per riferirsi a modi di
vita particolari e appresi che appartengono a specifici gruppi umani. In seguito al colonialismo
l’antropologia venne collocata in quello che Michel-Rolph Trovillot ha definito “casella del
selvaggio/primitivo” mentre gli antropologi erano determinati a smentire tali stereotipi, prendendo
ispirazione anche da Primitive Culture di Tylor secondo cui anche i “primitivi” possedevano capacità e
abitudini che meritavano rispetto. Gli antropologi Franz Boas e Branislaw malinowski dimostrarono che i
cosiddetti primitivi aveva culture molto sviluppate.

Il concetto di cultura è un concetto particolare, infatti vi sono tre concezioni distinte della nozione di
cultura:

1)Concezione elitaria e idealistica di cultura: è la concezione più usata nel linguaggio comune. È una
concezione elitaria poiché per persona colta si intende un concetto ben limitato, creando una concezione
elitaria, una élite. La cultura in questa concezione viene associata ai colti, dotti, eruditi e intellettuali. A
seconda dell’uso che si fa della parola “colto” stiamo facendo una classificazione escludendo di
conseguenza chi non ne fa parte. Per esempio, si dice spesso “uomini di grande cultura” o si distingue la
lingua “popolare” dalla lingua “colta” (si intende la lingua basata su conoscenze letterarie). È anche una
concezione idealistica poiché si pensa che la cultura sia solo quel sapere che si acquisisce attraverso lo
studio.

2) Concezione ristretta, settoriale e autonoma di cultura: in questa concezione la cultura non riguarda tutti i
saperi umani. In questa concezione si dà un significato molto ristretto e ben preciso al termine cultura.
Sembra che la cultura sia un ambito ben preciso tra vari ambiti. Quindi è una concezione settoriale e
autonoma poiché non si ramifica in altri saperi (come possono essere la politica, religione, cronaca o
economia). Per esempio, nelle ultime pagine del giornale si trova la sezione chiamata “cultura” che parla di
grandi letterati, grandi musicisti, grandi spettacoli teatrali. Anche nel sito della Rai vi è la pagina dedicata
alla cultura nel quale ci sono arte, letteratura, storia, musica, danza ecc.…Ciò vuol dire che la cronaca, la
religione, la politica non sono cultura per questa concezione.

3) Concezione antropologica di cultura, non selettiva ma globale: in questa concezione la cultura riguarda
tutti i comportamenti umani e anche tutti i modi di pensare, eliminando ogni tipo di gerarchie. La
concezione antropologica di cultura è una concezione che considera la cultura in modo completamente
diverso, non è assolutamente elitaria e non riguarda un solo ambito ma tutti i saperi nel quale tutti gli esseri
umani hanno il proprio sapere culturale. Viene considerato come un complesso di comportamenti e idee
che gli esseri umani acquisiscono in quanto membri di una società, insieme agli artefatti materiali e alle
strutture che creano e utilizzano.

È una concezione esistente già dalla fine del 1800 grazie anche alle parole di Edward Burnett Tylor, padre
dell’antropologia culturale che nel suo scritto “Primitive Culture” del 1871 diede respiro alla nozione di
cultura affermando che “La cultura o civiltà, intesa nel suo ampio senso etnografico è quell’insieme
complesso che include la conoscenza, le credenze, l’arte, la morale, il diritto, il costume e qualsiasi altra
capacità e abitudine acquisita dall’uomo in quanto membro di una società”. Di conseguenza non esistono
umani senza cultura.

Gli antropologi sostengono che la cultura sia ciò che distingue la condizione umana da quella delle altre
specie viventi in quanto i gradi di dipendenza degli esseri umani dall’apprendimento è unico nel regno
animale. Però vi sono degli animali che sanno usare gli strumenti come noi. Ad esempio, le scimmie
cappuccino utilizzano una pietra come strumento per spaccare i gusci della frutta secca, alcune specie di
uccelli li fanno cadere da grandi altezze per farli rompere nell’impatto, le scimmie macaco giapponesi
hanno l’abitudine di lavare le patate dolci

La cultura, quindi, è un processo nel quale gli esseri umani imparano continuamente ad essere uomini e a
fare uomini in modi particolari. È all’interno di un gruppo sociale che si apprende la lingua, i modi di
comportarsi, modi di diventare adulti, tecniche per orientarsi attivamente nel mondo. Qualsiasi atto o
comportamento finalizzato ad uno scopo tanto materiale che intellettuale è guidato dalla cultura. La cultura
vive soprattutto nelle pratiche, in ciò che facciamo senza bisogno di alcuna riflessione, per questa ragione
sembra naturale. La cultura inoltre non è statica, si trasforma tramite tanti fattori, e per questa ragione non
è misurabile con dei confini, ma è uno strumento per studiare in antropologia i diversi modi di vivere.

Nelle scienze sociali si usano 2 termini per riferirsi a questo processo di apprendimento plasmato
culturalmente: 1) socializzazione, processo nel quale si impara a vivere come membro di un gruppo
attraverso l’interazione e le regole di comportamento stabilite dal gruppo sociale; 2) interculturazione,
ovvero le sfide cognitive appropriate per le rispettive culture.

La maggioranza di ciò che apprendiamo però (buone maniere a tavola o dove dormire) non sono
esplicitamente insegnate ma assorbite nel corso della vita quotidiana. L’antropologo francese Pierre
Bordieu chiama “habitus” questo tipo di apprendimento culturale influenzato dalle interazioni con il mondo
materiale. Daniel Miller afferma la teoria di Bordieu da forma all’idea che siano gli oggetti a creare le
persone così come l’ambiente culturale.

Le culture umane si presentano caratterizzate da modelli di credenze e pratiche culturali (in america si è
maggiorenni a 21 anni in italia 18). I modelli culturali variano nel tempo e nello spazio (varietà dei dialetti. I
modelli culturali si basano sul giudizio su quanto una certa combinazione di costumi differisca da un'altra.
La cultura ha un carattere simbolico come ad esempio nel linguaggio, non vi è alcuna correlazione tra la
lettera e il suono che rappresenta. Qualsiasi cosa si faccia è condizionata da una dimensione simbolica.
Quindi la cultura è appresa, condivisa, basata su modelli, adattiva e simbolica.

NATURA E CULTURA: l’EVOLUZIONE UMANA

Tutti noi abbiamo idea di che cosa sia la natura e cosa sia la cultura, fa parte del nostro senso comune
pensare a natura e culture come due ambiti separati. La cultura è un prodotto che si acquisisce stando
insieme agli altri attraverso l’educazione etc. e non trasmesso geneticamente mentre la natura rimane
come uno sfondo, un qualcosa intorno noi, come un qualcosa di fisso.

Andrè Leroi Gourhan fu un etnologo francese, studioso di preistoria e della storia umana sia dal punto di
vista di evoluzione culturale sia da quella biologica. Egli scrisse un’opera chiamata “il gesto e la parola” nel
quale cercò di capire i grandi cambiamenti avvenuti nella storia dell’umanità, partendo dalla storia stessa
del genere umano, sottolineando che quando si parla di cultura si deve stare attenti a non scindere ciò che
è simbolico da ciò che è materiale. Cioè non bisogna scindere le idee e le concezioni dalle capacità tecniche
e produttive umane, sono tutti aspetti culturali. Quindi quando parliamo di cultura non si sta parlando solo
di idee e concetti simbolici, ma anche degli aspetti materiali. Gourhan, una volta messe insieme queste
dimensioni di cultura, trovò una strada per spiegarsi perché l’uomo pian piano si distinse dagli altri esseri
viventi. Secondo lui avvenne attraverso un processo che si basava sul concetto di esteriorizzazione che
chiamava anche “liberazione”. Ovvero liberazione di ciò che nel mondo animale invece fa parte
dell’adattamento specifico, della propria specie di appartenenza, quindi ereditato geneticamente e non
culturalmente. Questo processo di esteriorizzazione lo esemplifica in tre sottogruppi:

1)Liberazione dell’utensile dalla mano: Nel momento in cui la mano venne liberata dall’essere utilizzato
come oggetto stesso è diventata oggetto per poter fabbricare addirittura altri oggetti. La liberazione
dell’utensile dalla mano è una parte fondamentale dello sviluppo tecnico. I primati avevano la capacità di
utilizzare le mani, mentre le scimmie antropomorfe hanno quattro mani. la posizione bipede non solo ha
liberato la mano, ma anche il viso poiché con il volto ci si aiutava nell’alimentazione o raccolta di oggetti. La
posizione eretta ha modificato la dentatura e tutta la parte riguardante la produzione dei suoni. Con il
tempo abbiamo prodotto non solo degli strumenti innovativi ma addirittura abbiamo costruito macchine
per produrre nuovi strumenti. Ciò fa pensare a quanto sia grande il distanziamento dalla liberazione
dell’utensile dalla mano, ad oggi.

2)Liberazione della parola rispetto all’oggetto che rappresenta: Abbiamo sviluppato un linguaggio, ovvero
un insieme sistematico di simboli e segni dotati di significati appresi e condivisi, può essere inoltre un
linguaggio parlato, scritto, del corpo o dei segni .Il nostro linguaggio ha delle sue caratteristiche ben precise
che lo distinguono dagli altri linguaggi animali. 1)Produttività: noi possiamo generare un numero illimitato
di espressioni partendo da un numero finito di regole che rimandano a cose esistenti o inesistenti. 2)
Distanziamento: è un aspetto molto importante. noi possiamo parlare e fare riferimento a oggetti, persone
o eventi che appartengono al lontano passato o al futuro o che addirittura non esistono. Negli studi più
accurati che si stanno compiendo negli animali, ad esempio sulle api, si sta scoprendo che ci sono metodi di
comunicazione per poter indicare la posizione di campi di fiori con polline e la loro lontananza, chiamata
danza delle api. Ma l’uomo rimane l’unico che può parlare di qualcosa che non esiste. 3) arbitrarietà: è
l’assenza di un nesso obbligato fra suono e significato. Il Significato che diamo a una serie di fonemi e suoni
è arbitrario, una convenzione tra i membri di una società.

3)Liberazione della memoria dalla memoria biologica: si intende l’esistenza di tanti tipi di memoria e i
tantissimi modi che sono stati sviluppati dagli esseri umani per poter ricordare ex. Pittura, scrittura, utilizzo
di uno strumento tecnico come il computer. Ci sono altre forme di memorizzazione, nei popoli che non
hanno scrittura, ad esempio, la “memoria culturale” è la memoria che riguarda vicende riguardanti un
determinato gruppo sociale, che si tramette culturalmente e non geneticamente, che ha bisogno di essere
rinnovata, ad esempio i rituali sono un modo per tenere viva la memoria. Ad esempio, l’eucarestia riprende
un evento del passato religioso, momento in cui Gesù istituisce un sacramento durante l’ultima cena
spezzando il pane. È un modo per apprendere norme, comportamenti ecc. Quindi queste memorie sono
collegate a delle pratiche.

Dentro il genere Homo ci sono state varie specie che successivamente si sono estinte (australopiteco, homo
habilis(2 milioni e 300), homo Erectus(1 milione e 800), homo di Neanderthal(200 mila) e homo sapiens)
oggi vi è una sola specie umana. Nel corso del tempo ci furono due teorie sul modello di evoluzione umana:

1)Nell’antropologia della seconda metà dell’Ottocento vi era la teoria di un modello evolutivo sequenziale
nel quale si pensava che prima ci fosse stata un‘ evoluzione biologica e dopo l’homo sapiens si fosse
aggiunta l’evoluzione culturale. A lungo si è detto che l’evoluzione culturale non si potesse trovare prima
dell’evoluzione della capacità cranica dell’homo sapiens. In questo modello evolutivo Natura e Cultura
vengono visti come due abiti completamente separati. La natura viene vista come una condizione
materiale, non culturale, come immobile e fissa, le capacità innate, le caratteristiche biologiche, l’istinto, i
geni, le componenti ereditarie, il capitale genetico della specie e così via; la cultura invece viene vista come
le capacità acquisite, la diversità dei modi di vivere, l’esperienza nell’ambiente, le abitudini sociali,
l’educazione e le idee. Da queste concezioni nasce un rapporto dicotomico tra ciò che è mutevole e fisso,
tra mente e corpo, spirito e materia, soggetto e oggetto, particolare e universale, umano e animale.
Vengono separati come due ambiti differenti.( noi siamo menti incorporate e corpi pensanti)

Determinismo: Il modello evolutivo sequenziale è un modo di pensare che è collegato al determinismo,


ovvero che certi ambiti determinino altri ambiti in un modo necessario e non di semplice condizionamento
nel quale l’uomo non può intervenire. Vi è il Determinismo ambientale: il quale implica che per capire
come vivono dei gruppi umani bisogna capire anche l’ambiente circostante poiché quell’ambiente ha
determinato in quel gruppo umano, ad esempio, che le case siano capanne o abbiano i tetti spioventi, che
vivano in un determinato modo e così via. Si ritiene che il contesto ambiente non condizioni ma determini
le caratteristiche della nostra vita. Il determinismo Biologico/genetico: dove la genetica prevale sul modo di
vivere. Questo determinismo è legato al fatto che i geni provengono da un determinato gruppo in ambito
medico / sanitario, ad esempio, quando si parla “tumori determinati da fattori genetico” anche se in realtà
ci sono tanti altri fattori che determinano il crearsi di una malattia. Il determinismo culturale: dove la
cultura è ciò che determina l’uomo.

2) Nell’antropologia della seconda metà del Novecento vi è la teoria del modello evolutivo interattivo, di
coevoluzione, nel quale l’evoluzione biologica e l’evoluzione culturale interagiscono tra loro
continuamente. Ad esempio, la scoperta del fuoco ha favorito un certo tipo di evoluzione e se non fosse
stato scoperto altre specie viventi sarebbero vissute e il corpo umano sarebbe in grado di mangiare carne
cruda probabilmente. Un altro esempio per spiegare l’evoluzione culturale e biologica è che al giorno d’oggi
si è in grado di cambiare i fattori genetici attraverso la nostra cultura e tecnologie, ad esempio la
manipolazione genetica di alimenti o animali. Un altro esempio è l’intolleranza al lattosio. Sin dalla nascita
abbiamo nel corpo un enzima chiamato lattasi che ci consente di digerire il lattosio ma che crescendo tende
a diminuire o scomparire. Tutto questo grazie al fatto che anni fa iniziò l’allevamento del bestiame e si
cominciò a nutrirsi di latte e formaggio e prodotti con il lattosio, parte dell’umanità pian piano ha tenuto
questo enzima soprattutto quei popoli che si nutrivano per tutta la vita di questi prodotti. Ciò vuol dire che
l’allevamento del bestiame ha fatto sì che nella popolazione ci fossero alcuni che hanno conservato questo
enzima. quindi l’umanità non è tutta uguale, il modo di vivere diverso può comportare questi fenomeni che
condizionano le caratteristiche della nostra vita.

Claude Calame nel suo scritto “Modalità rituali di fabbricazione dell’uomo: iniziazione tribale” nel 2005 si
riferì alla Coevoluzione e L’antropopoiesi dicendo “Per la prima volta nella storia, l’essere umano dispone
dei mezzi per intervenire sulla propria “natura”. Sembra che ormai egli detenga la capacità di modellare il
proprio essere non più attraverso semplici interventi nel corpo o ferite simboliche da ripetere a ogni
generazione, ma attraverso il riorientamento materiale e cosciente del proprio sviluppo biologico,
all’interno di un’interazione con l’ambiente non soggetta a determinismo”

La cultura, quindi, non è nata all’improvviso quando è comparso l’homo sapiens (200.000 anni fa) ma
faceva già parte della nostra evoluzione. Rick Potts sostiene che la moderna cultura simbolica umana
discenda da abilità elementari emerse in diversi momenti del passato evolutivo. Le scimmie antropomorfe
possiedono molte di queste abilità con tradizioni culturali semplici, esse possiedono una rudimentale
capacità di “codificazione simbolica”, cosa che possedevano anche i nostri antenati. Ma le nuove specie
possono sviluppare nuove capacità come quando i nostri antenati svilupparono per la prima volta la
rappresentazione simbolica complessa, ovvero comunicare liberamente del passato, futuro, invisibile. La
cultura e il cervello dell’uomo sono coevoluti dal momento che ciascuna componente ha fornito
caratteristiche chiave dell’ambiente a cui l’altra doveva adattarsi. Una componente di questa coevoluzione
è stata la cultura materiale che ha trasformato gli ambienti a cui i nostri antenati si stavano adattando
attraverso un processo che i biologi chiamano “costruzione di nicchia”, come gli uccelli che costruiscono
nidi e così via. Le abilità umane nel manipolare la materia e le abilità simboliche portano alla straordinarietà
delle nicchie umane costruite nel tempo, come ad esempio afferma Potts le istituzioni, forme complesse di
pratica culturale che organizzano la vita sociale.

Il punto di vista antropologico chiamato “olismo” afferma che non esistano confini netti che separano
mente/corpo, individuo/società. Al contrario mente e corpo si definiscono reciprocamente e una società
non è solo la somma dei singoli membri. L’antropologo Clifford Geertz osservò che gli esseri umani non
sarebbero né scimmie né persone se spogliati della loro patina culturale. La vita sociale e la condivisione di
una cultura sono necessarie affinché gli individui umani sviluppino ciò che chiamiamo “natura umana”.

CULTURA COME POIESI

La cultura in quanto parte della condizione umana ha carattere storico ma è anche parte della nostra
eredità biologica. L’eredità bioculturale ha prodotto una specie vivente che usa la cultura per superare le
limitazioni biologiche e che è persino capace di studiare se stessa. Fino a che punto gli esseri umani sono
liberi dai limiti? Vi sono due estremi: libero arbitrio o il nostro comportamento è determinato da forze su
cui non abbiamo controllo. Karl marx affermò “l’uomo fa la propria storia non nelle circostanze scelte da
essi ma in quelle nelle quali si imbattono date dal passato” Le persone che lottano per esercitare controllo
nella propria vita esercitano la loro “agency” (agentività umana), ovvero la capacità di azione. Alcuni
antropologi paragonano l’esistenza umana ad un campo minato.

Poiesi è una parola italiana che deriva da un termine greco antico “poiesis”, stessa radice del verbo “poien”
che significa fare. Cultura come poiesi vuole dire una cultura con una capacità fabbrile, di plasmare,
modificare il mondo intorno a noi e noi stessi, e il nostro modo di vivere. Questa capacità che i gruppi
umani hanno di plasmare il mondo è applicabile ai campi più vari, agli artefatti, alla natura, al tempo, allo
spazio e alla società. La maggior parte di ciò che vediamo intorno a noi è un artefatto costruiti dagli esseri
umani. Si plasma anche se stessi “creando esseri umani”. È anche una necessità naturale poiché non posso
esistere uomini incapaci di creare uomini nuovi, pena la fine della vita umana. Quando diciamo
riproduzione dal punto di vista culturale vuole dire che sono delle produzioni costruite in modi ben precisi;
quindi, sono condizionate dal contesto in cui nasciamo e cresciamo.

Gli artefatti sono un primo aspetto, il più visibile delle capacità della cultura, quella materiale. La nostra
capacità di creare strumenti è sempre legata al contesto storico nel quale siamo vissuti, nel paleolitico ad
esempio non potevamo costruire un computer , mancavano determinate conoscenze , ma potevano
lavorare il legno o la pietra ,legata alla conoscenza del gruppo di quel periodo. Quando parliamo di capacità
poietica umana non vuol dire che si possa creare qualsiasi cosa ma c’è sempre un ambito naturale attorno a
noi, che conoscendone le caratteristiche cerchiamo di produrre attraverso essa degli strumenti per poter
sopravvivere e adattarci. Mentre una persona nel paleolitico poteva costruirsi un riparo, procurarsi da
mangiare, poteva accendere un fuoco poiché erano conoscenze condivise da quel gruppo di persone, oggi
noi possiamo costruire una navetta spaziale nonostante solo chi ha delle determinate conoscenze
necessarie può realizzarla.

Dire che l’uomo fabbrica artefatti fa pensare agli oggetti materiali, ma in realtà l’uomo ha la capacità di
intervenire sugli ecosistemi, sulla natura .la natura che vediamo attorno a noi è già un prodotto umano, è
stata modificata e trasformata, ad esempio le piante possono essere di origine di paesi lontanissimi.
Vedendo un paesaggio di un nuraghe in Sardegna con attorno dei fichi d’india si pensa che abbia fatto
sempre parte del paesaggio sardo quando in realtà non esisteva in periodo nuragico poiché il fico d’india
non è un prodotto autoctono, ma del sud America. Si può pensare anche al fatto che i papaveri crescono
solo dove precedentemente ci sono stati campi di grano. Anche I giardini sono una costruzione umana nel
quale mettiamo piante di varie parti del mondo a nostro piacimento. Quindi la presenza dell’uomo ha
cambiato la natura. E la natura invece fa parte del mondo umano, non sono due ambiti separati. La natura è
umanizzata.

L’uomo trasforma anche lo spazio , costruisce abitazioni ,metropoli. L’uomo è intervenuto sullo spazio,
condizionando le popolazioni di un determinato luogo. Lo spazio è usato in modi differenti dalle varie
società, tutti gli esseri viventi costruiscono un proprio spazio, un luogo sicuro e si condizionano l’un l’altro.

Anche nel tempo abbiamo fatto una costruzione culturale, a seconda dalla società o dalla cultura di
appartenenza la misurazione del tempo è differente. Misuriamo il tempo in base alle nostre necessità, non
per tutto il mondo quest’anno è il 2022. Noi viviamo nel 2022 dopo cristo, poiché Gesù cristo personaggio
importantissima per il cristianesimo, ha segnato l’anno zero con la sua nascita e infatti fino al 500 il libro di
storia per eccellenza era la Bibbia. Ciò indica che la nascita di Gesù cristo ha cambiato il mondo, un nuovo
mondo cristiano. Mentre nel calendario ebraico la data della creazione corrisponde al 3760 a.c. quindi il
2022 corrisponde circa al 5781. O nel calendario islamico la data di base è la partenza di Maometto dalla
Mecca verso Yathrib, città del profeta, ovvero nel 622 d.c, quindi il 2022 corrisponde al 1443. Questo fa
capire come la misurazione del tempo è importante e diversa per tutti i popoli. indica anche la forza di un
popolo di imporre questa misurazione nel tempo. Di fatto nella misurazione del tempo troviamo le radici
dei contesti in cui sono state realizzate, la misurazione del tempo è una manipolazione anche politica. Le
chiese erano un riferimento temporale, ogni ora suonava la campana.

Durante l’era fascista. Vediamo un giornale del 1938, oltre a scrivere l’anno dopo cristo aggiungevano in
cifre romane l’anno dell’era fascista, come se il tempo dovesse riiniziare di fronte alla nuova era del
fascismo. Veniva adottato come data di inizio quella della Marcia su Roma (28 ottobre 1922) era un modo
per plasmare la società. Controlliamo il tempo culturalmente e socialmente. Motivo per cui si mangia ad
una determinata ora, si esce in una determinata ora.

CULTURA COME ANTROPOPOIESI

L’uomo come plasma le cose intorno a se, plasma anche se stesso, se stesso come società ma anche come
essere umano, questa necessità umana di dare forma a nuovi esseri umani, di educarla, è stata definita
“antropopoiesi” la capacità costruttiva umana rivolta all’uomo stesso. Tutti i grandi antropologi e studiosi
hanno riflettuto a riguardo.

Antonio Gramsci intellettuale, giornalista e comunicatore politico. Politico nel senso e più ampio anche del
termine cioè di un intellettuale che voleva agire sulla vita pubblica e quindi e che si occupava e si
preoccupava di come si vive e di come viviamo e quali sono i modi per eliminare le disuguaglianze sociali e
le discriminazioni .Nei suoi “quaderni del Carcere” del 1975 disse “ponendoci la domanda che cos’è l’uomo,
vogliamo dire: che cosa l’uomo può diventare, se cioè l’uomo può dominare il proprio destino, può farsi,
può crearsi una vita, diciamo quindi che l’uomo è un processo ed è il processo dei suoi atti” “ in rapporto a
ciò che abbiamo riflettuto e visto, cosa siamo e cosa possiamo diventare, se realmente ed entro quali limiti,
siamo fabbri di noi stessi, della nostra vita e del nostro destino”.

Nella prospettiva teorica, il termine antropopoiesi deriva dai termini greci anthropos e poien, che
significano uomo e fare, quindi vuol dire fare, fabbricare l’uomo. La prospettiva antropopoietica evidenzia il
fatto che tutti i gruppi umani/società “fanno uomini” secondo i propri modelli di umanità, modelli culturali
che fabbricano gli uomini. Ogni cultura dà forma ai suoi membri in modi particolari, in ogni cultura si
costruiscono modelli di umanità. I modelli culturali di fabbricazione dell’uomo sono vari. tutti gli esseri
umani fanno/educano necessariamente esseri umani, i genitori plasmano i loro figli. quindi ogni società
ogni gruppo umano lo fa, non esiste essere umano che non lo faccia. Questo modo di agire è un modo
culturale, ogni cultura plasma i propri uomini secondo un determinato modello culturale.
Vedendo l’uomo come un processo, e prendendolo in senso dinamico, Antonio Gramsci si domandava se
l’umano fosse un punto di arrivo o un punto di partenza? Dal momento in cui si pensa che l’essere umano
sia un processo è un qualcosa che viene continuamente mutata, plasmata. Infatti, lui si domandò se l'uomo
fosse dato una volta per sempre o invece è qualcosa che è in continuo divenire. l’aspetto interessante di
Gramsci e il fatto che collega una tematica che da una parte può sembrare filosofica, ma che in realtà
riguarda tutti noi, ogni gruppo mano, ogni persona, e cioè quanto io posso costruire il mio destino, il mio
percorso di vita

Tim Ingold affermò che “le vite umane non iniziano unite per natura e finiscono divise dalla cultura”.
Affermazione che illustra un tema molto importante perché vi è una concezione dove la cultura è pensata
come qualcosa che colma un deficit ,di cui l’uomo non è equipaggiato. La cultura è vista come un
completamento della natura necessario per sopravvivere. Ciò riporta alla teoria dell’incompletezza umana.

TEORIA DELL’INCOMPLETEZZA UMANA

Vi è un esempio sulla teoria dell’incompletezza umana tratto dalla mitologia greca riportato dal filosofo
Platone, l’allievo del grande Socrate ateniese , intitolato il mito di protagora. questo mito racconta di un
tempo in cui esistevano gli dei, ma non le stirpi mortali. E alla nascita di queste stirpi mortali di dei
ordinarono a prometeo e epimeteo di distribuire in modo opportuno a ciascuno le facoltà naturali. Ma
epimeteo chiese a prometeo di poter distribuire da solo le facoltà per poi far controllare a prometeo.
Epimeteo distribuiva tutto con equilibrio. Escogitava mezzi di salvezza in modo tale che nessuna specie
potesse estinguersi: Procurò agli esseri viventi possibilità di fuga dalle reciproche minacce e poi escogitò
per loro facili espedienti contro le intemperie stagionali che provengono da Zeus, Li avvolse, infatti, di folti
peli e di dure pelli, per difenderli dal freddo e dal caldo eccessivo; alcuni forniva di armi, mentre per altri,
privi di difese naturali, escogitava diversi espedienti per la sopravvivenza. Ad esempio, agli esseri di piccole
dimensioni forniva una possibilità di fuga attraverso il volo . Ma Epimeteo senza accorgersene aveva
consumato tutte le facoltà per gli esseri privi di ragione. Il genere umano era rimasto dunque senza mezzi.
Quando Prometeo controllò, non sapendo quale mezzo di salvezza procurare all’uomo, rubò a Efesto e ad
Atena la perizia tecnica, insieme al fuoco necessaria per la sopravvivenza. Attraverso la tecnica, l’uomo
articolò la voce con parole, e inventò case, vestiti, calzari, giacigli e l’agricoltura. in seguito la pena del furto
colpì Prometeo a cui venne divorato il fegato dall’aquila, simbolo del potere, per l’eternità (poiché non
muore mai ) per esser stato buono con gli uomini. Da questo si mito si intuisce come la tecnica e la cultura
vengano viste come una componente aggiuntiva.

Si pensa che gli altri animali al contrario dell’uomo sia nati completo. Quest’idea che l’uomo non sia del
tutto finito .c’è sempre questo senso che l’uomo ha delle possibilità di farsi che può essere inteso in vari
modi da una parte abbiamo la costruzione naturale, la costruzione fisica del ‘uomo , e poi l’uomo che
culturalmente può farsi in relazione a determinati modelli culturali.

Su questo riflette clifford geertz ,antropologo statunitense , nel quale nella sua opera intitolata
“interpretazione di culture” del 1988 sottolinea che” uno dei fatti più significativi che ci riguardano è che
noi tutti veniamo al mondo con l’equipaggiamento naturale adatto per vivere mille tipi di vita, ma finiamo
con il viverne una sola”.

“noi siamo animali incompleti o non finiti che si completano e perfezionano attraverso la cultura, attraverso
forme di cultura particolari, ad esempio l’educazione o la cultura italiana e cosi via” Secondo geertz quindi
quello che ci completa è la cultura. La cosa interessante che sottolinea geertz è che quando ci facciamo
culturalmente non ci facciamo in un modo astratto ma in modo ben definito, ad esempio essere donna ,
essere uomo ,cose che ci vengono trasmette dai contesti culturali nel quale noi viviamo. Afferma come
esempio che a giava si dica “essere umani vuol dire essere giavanesi” quando in realtà lo si diventa , non ci
si nasce. Bisogna essere modellati per essere giavanesi. Ogni gruppo umano costruisce secondo determinati
modelli le nuove generazioni, è un processo che accompagna dall’infanzia all’età adulta. Ma per geertz la
cultura non è qualcosa che sia aggiunge all’evoluzione fisica dell’uomo, è un qualcosa che ha contribuito al
suo sviluppo strutturale. Affermò” la cultura non è stata aggiunta ad un animale incompleto ma fu un
ingrediente fondamentale nella produzione di questo animale”

Quindi il fabbricare umani è sia un compito naturale per ogni gruppo umano e sia un processo di
costruzione culturale continuo.

Ma il processo di umanizzazione presenta due tipi di incompletezza: 1) l’incompletezza biologica ,


sottolineata appunto dal mito di protagora, che porta a un processo di completamento culturale che poi
porta alla seconda incompletezza , ovvero 2)l’incompletezza culturale ,nel senso che più ci definiamo più
restiamo incompleti da altri punti di vista , in quanto seguiamo una sola direzione. Quindi questo
modellamento culturale comporta però che si stiano scartando altre strade, poiché quando si acquisiscono
certe capacità in un campo si perdono capacità in altro.

Francesco Remotti collega il processo di fare umanità ai riti di iniziazione di altre culture. Nel suo libro “fare
umanità “mette in luce come I dati etnografici mostrano che spesso nelle società è diffusa l’idea di fare
uomini attraverso, ad esempio, i riti di iniziazione. Ritengono che essendo l’uomo incompleto la cultura e la
società lo completino attraverso i riti di iniziazione, mutilazioni e cosi via. i processi che portano al fare
uomini / donne presuppongono una serie di step d raggiungere e superare, si abbandona un determinato
modo di essere per abbracciarne uno nuovo, si abbandona l’infanzia e si diventa adolescenti, si abbandona
l’adolescenza per essere adulti. sono tante le società che segnano questi momenti di passaggio attraverso
una serie di rituali, pratiche ben precise che servono per far si che ogni individuo acquisisca tutti quei modi
di vivere che lo accompagneranno nel futuro, e per farlo ci sono determinate cerimonie varie che segnano
l’impossibilità di tornare indietro. chiamati riti di passaggio. Queste fasi di passaggio sono pensati proprio
come dei viaggi, come dei cammini dell’essere umano che porta a diventare uomo,donna, madre, guerriero
e cosi via. Remotti fa l’esempio dei nande in Congo , dove il rituale comporta la circoncisione, le cerimonie
di circoncisione erano accompagnate da canti e feste varie, e il rituale veniva pensato e ricordato come un
viaggio che generi uomini. Anche il nostro compiere 18 anni comporta modifiche nel nostro stile di vita,
come un rituale di passaggio.

Il rituale di iniziazione rappresenta una morte simbolica e una rinascita rituale. Ad esempio presso i
Samburu del Kenya fino alla circoncisione a prescindere dall’età nessuno merita rispetto, successivamente
la circoncisione anche se molto giovani si è temuti e onorati.

Gramsci a questo proposito si chiese che cos’è l’essere umano? Esiste una natura astratta, fissa e
immutabile? Nei suoi quaderni risposte affermando che “la natura umana è l’insieme dei rapporti sociali
storicamente determinati e che l’uomo diviene e si muta continuamente col mutarsi dei rapporti sociali;
perciò, si può dire che ognuno cambia se stesso, si modifichi nella misura in cui cambia e modifica tutto il
complesso di rapporti di cui egli è il centro di annodamento”. Quindi per Gramsci non esiste un soggetto
umano universale, preculturale. Non esiste un uomo preculturale, sin dalla nascita interviene la natura
anche nella nostra evoluzione biologica.

Noi riceviamo e facciamo cultura, ogni essere umano agisce attivamente nel contesto socioculturale in cui
vive: infatti la cultura non è fissa e immutabile, non è classificabile in termini statistici poiché ogni contesto
culturale muta nel tempo e non è mai omogeneo al suo interno e non ha mai precisi confini. qualsiasi
modello culturale ha una variabilità infinita. tutto ciò che si tramanda viene continuamente adattata alla
realtà presente. Gli antropologi si resero conto che le culture non erano più definibili, delimitabili. Si sono
accorti che la gente comune usa il termine cultura in un modo oggettivato, reificato, riduttivo, concezione
con la quale costruiscono confini politici e così via . non esistono le culture non possiamo numerare le
culture. siamo tutti esseri in continua trasformazione. per questo molti antropologi vogliono abbandonare il
termine di cultura.

La cultura è un processo nel quale gli esseri umani continuamente imparano a vivere in modi particolari.
Vivendo in società(in determinati contesti socio-culturali) apprendendo le lingue, modi di comportarsi,
tecniche, abilità e capacità di usare e produrre strumenti( materiali simbolici, concettuali)che ci
consentiranno di adattarci all’ambiente e di orientarci attivamente nel mondo. gli esseri umani imparano a
vivere continuamente fino alla morte vivendo in società apprendiamo tutto ciò che è necessario per
adattarci e sopravvivere nell’ambiente in cui viviamo. Più strumenti riceviamo da coloro che ci accudiscono
più abbiamo possibilità di sopravvivenza. Clifford sottolinea che la cultura , lo sviluppo culturale è
intervenuto continuamente nell’evoluzione biologica , i saperi tecnici e tutto il resto hanno portato dei
cambiamenti nell’evoluzione umana

La cultura può essere intesa come poiesi , cioè come processo incessante di progettazione e costruzione
sociale ( teoria del costruttivismo culturale), e insieme come prassi, cioè come azione sociale trasformatrice
non in condizioni astratte e generali ma in storiche, materiali, concrete, terrestri (teoria del materialismo
storico) (giulio angioni , “fare,dire,sentire” , tatiana cossu “poiesi, in l’arca del tiranno”). Prassi è qualcosa
che mette insieme la teoria e la pratica , acquisiamo modi di vivere ma solo in base al contesto in qui
viviamo .viviamo concretamente dentro un determinato contesto

ETNOCENTRISMO

Etnia, termine che deriva dal greco antico ethnos, per gli antropologi in modo generico è un
raggruppamento umano che condivide un insieme di elementi culturali, quali la lingua, la religione certi usi
e costumi e cosi via. In antropologia si fa un uso neutrale e descrittivo del termine ethnos/etnia. Come ad
esempio i termini “etnografia” ( dal greco grafè, scrittura), con cui si intende una descrizione scritta o
filmata dei comportamenti sociali consuetudinari di un raggruppamento umano.; o il termine “etnologia”
( dal greco logos, discorso) con cui si intende un discorso intorno ai popoli, studio delle caratteristiche
sociali e culturali di un raggruppamento umano, quindi caratteristiche comuni.

Etnocentrismo è un termine coniato da William Graham Sumner nel 1906 che cita anche Aime. “È un
termine tecnico utilizzato dalle discipline socio-antropologiche per indicare quell’atteggiamento per il quale
il proprio gruppo è considerato il centro di ogni cosa e tutti gli altri sono classificati e valutati in rapporto ad
esso”. È un atteggiamento che giudica gli altri secondo schemi di riferimento derivati dal proprio contesto
culturale e valuta i propri modi di vivere e di pensare come i più appropriati e autentici rispetto a quelli
degli altri gruppi. Quindi il proprio popolo è usato come strumento di comparazione per valutare gli altri, in
modo negativo . Infatti consiste nella convinzione che i propri modelli di comportamento siano sempre
normali, naturali, buoni e giusti e che gli stranieri, gli altri si comportino in modi irrazionali, sbagliati,
inumani. Ciò crea una gerarchia e una classificazione di valori dove il proprio popolo è posto al vertice. gli
altri vengono considerati “primitivi”, “barbari”,” disumane” (vengono addirittura separati dall’essere
umano).Di conseguenza è un atteggiamento valutativo e classificatorio asimmetrico fondato
sull’attribuzione esclusiva di naturalità e umanità al proprio gruppo di appartenenza.

Un modo per esaminare l’atteggiamento etnocentrico è lo studio degli “etnonimi”, termine che deriva dal
greco ethnos, popolo e ònuma, nome) cioè dei nomi dei popoli , perché attraverso essi vediamo come un
popolo si autodefinisce e viene definito che spesso esprimono e rivelano una concezione etnocentrica e di
superiorità , ovviamente dal punto di vista del proprio contesto culturale. Vi sono dei termini “endo-
etnomici” ovvero i nomi che un popolo si auto attribuisce , e termini “eso-etnomici” ovvero i nomi che altri
popoli attribuiscono ad altri popoli. Il termine endo etnomico inuit è un termine che nella loro lingua vuole
dire uomini ,(anche l’autodefinirsi uomini è a sua volta un atteggiamento etnocentrico) mentre sono
conosciuti con il termine esoetnomico di eschimesi , appellativo attribuito loro dagli algonchini (popolo
nelle riserve indiana in canada)in quanto mangiatori di carne cruda. Il termine endo etnomico imohag che
significava uomini liberi veniva definiti con il termine esoetnomico tuareg , ovvero miscredenti dagli arabi, il
termine endoetnomico k’oin che significava uomini venivano definiti con il termine esoetnomico ottentotti
che significava balbuzienti, termine degli olandesi del sud africa. Khoi khoi significava “uomini che
posseggono animali domestici mentre chiamavano gli stranieri san , ovvero come coloro che non avevano
animali domestici. I fenici , non è il loro nome , è il nome con il quale i greci definivano le popolazioni
levantine . Di conseguenza I nomi dei popoli spesso , non sono i nomi che si sono dati ,ma quelli attribuiti
da altri. Infatti la storia dei nomi dei popoli ci raccontano tanto sui contatti dei vari gruppi umani.

Con il processo di colonizzazione da parte dell’Europa , in Europa cominciano a diffondersi la creazione di


zoo non solo per gli animali esotici , ma anche per le persone , li si portava nel luogo della colonizzazione e
recintati nel quale vivere come sempre ma sotto osservazione di chiunque volesse vederli. Alla fine delle
varie esposizioni venivano riportati al loro villaggio .l’ultima fu nel 1958. Si nota come la diversità diventi
spettacolo , c’era un dislivello che li portava ad esser servi dei colonizzatori , Apparentemente non vi è
violenza nella creazione di zoo umani , ma un atteggiamento etnocentrico molto profondo.

EUROCENTRISMO E ALLOCRONISMO

Un'altra forma di centrismo è “l’eurocentrismo” , fortemente collegata al colonialismo , perché giustificava


la sua azione violenta di conquista dell’altro come un dono di progresso , sviluppo.

Gli europei si autodefinivano come il moderno,progresso, lo sviluppo, la storia, la civiltà, mentre


definivano gli altri come primitivi ,senza storia, sottosviluppati o in via di sviluppo.Gli europei pensavano e
immaginano gli altri e se stessi in modi differenti. nell’ottocento definivano l’altro come “primitivi” “ non
sviluppati” .i primitivi era i popoli che gli europei avevano colonizzato. vuole dire che erano pensati come
appartenenti a un tempo /epoca differente dai nostri, a un tempo passato , mentre noi ci definiamo
moderni . la scoperta dell’America ha costruito l’idea del vecchio e del nuovo mondo. fino ad allora noi
eravamo l’unico mondo esistente , noi ci siamo definiti moderni nel momento in cui abbiamo incontrato i
modelli culturali dei popoli conquistati , senza le nostre tecnologie . abbiamo inventato” primitivo “e
“moderno” . queste culture primitive sono state definite in tanti modi , negli scritti antropologici dell 800
sono stati definiti “popoli di natura” uomini che vivono solo grazie alla natura e non grazie allo sviluppo
tecnologico come l’Europa , uomini di cultura . venivano chiamati anche “ uomini senza storia” poiché
continuano ad essere uguali a distanza di millenni , cosa falsa ovviamente . la storia inizia secondo gli
storici , con l’invenzione della scrittura . tutto ciò che viene prima viene chiamata preistoria , come se prima
della scrittura non ci fosse stata storia . gli storici studiano popoli che hanno lasciato testi scritti , gli
archeologi si occupa dei popoli che non hanno lasciato tracce scritte. Anche questa è una visione
etnocentrica, classificatoria. Ma non tutti i popoli hanno usato la scrittura contemporaneamente , perciò
alcuni popoli che non avevano ancora utilizzato la scrittura venivano considerati preistorici .Negli anni 70 i
primi temi che parlavano di “noi e altri” erano riguardanti la fame nel mondo , veniva chiamato “terzo
mondo” , concezione etnocentrica per raccontare di popoli che erano colonizzati ,subalterni dal quale noi
europei estraevamo le materie prime che ci servivano per la nostra industrializzazione dal quale solo una
parte ristretta dell umanità traeva profitto.

Questi fatti riportano al concetto di “Allocronismo”, è un termine che deriva dal greco allos, altro e cronos
tempo. Fu un termine coniato da un antropologo degli anni 80 Johannes Fabian nel suo scritto “Time and
the other:How Anthropology makes its object (1983).” Per lui l’allocronismo era un dispositivo di negazione
della coevità e di allontanamento temporale dell’altro. Porre l’altro in un tempo diverso dal tuo. Quando
chiamiamo un altro primitivo riteniamo noi in un tempo presente mentre l’altro lo proiettiamo in un temo
passato poiché riteniamo che vivano come i nostri antichi antenati del passato, in base allo sviluppo
tecnologico , alla organizzazione sociale.

ETNIA E Etnicità
Negli studi antropologici si fa un uso descrittivo e neutro del termine etnia. Per etnia si intende un gruppo
umano che condivide un insieme di elementi culturali (lingua,religione,tradizioni,territorio e cosi via),
mentre per il termine etnologia si intende un discorso sui popoli, lo studio delle caratteristiche sociali e
culturali dei raggruppamenti umani. Nel linguaggio comune politico e mediatico si fa un uso differente
dell’aggettivo etnico. “ cucina etnica” abiti etnici” festa etnica” “società multietnica” “musica etnica”.
Quando parliamo di conflitti etnici non ci riferiamo a tutte le guerre civili europee, parliamo di conflitti
etnici quando si parla di luoghi lontani che non hanno le nostre stesse istituzioni come uno stato e cosi via.

Ad esempio venne definito conflitto etnico il genocidio rwandese del 1994 tra gli hutu e i tutsi. Ci furono
500.000 morti in un arco di tempo ristretto , nel giro di pochi mesi è stato definito come un conflitto etnico
in quanto un luogo lontano nel quale ci sono due gruppi “etnici ” , ovvero i tutsi e hutu, venuti in conflitto
per il controllo del potere politico . Venne studiata la storia di questi gruppi etnici , scoprendo che
inizialmente i tutsi erano un gruppo che si distingueva per il modo di produzione, erano dei pastori guerrieri
, mentre gli hutu erano per lo più contadini . Prima della colonialismo condividevano la maggior parte degli
usi comuni. Il gruppo dei tutsi aveva i rappresentanti politici mentre gli hutu si occupavano della religione.
Dopo la colonizzazione, per mantenere il proprio potere ,i colonizzatori decisero di appoggiare i tutsi. I
colonizzatori decisero che secondo il numero di bestiame si fosse un tutsi o un hutu ,costruendo una
divisione che non era esistente , poiché prima erano divisi solo per il modo di produzione. Si costruì una
mitologia , si dicevano che i tutsi venissero dal nord Europa ,quindi della stirpe dei camiti , quindi collegati
alla storia dell’antico testamento. Le identità erano state reificate vennero costruiti dei confini, dividendo
completamente un popolo solo per avere il controllo.

Nel linguaggio comune , mediatico e politico il termine etnia è usato inoltre per connotazioni valutative e
discriminatorie e sono usati per indicare : gli altri, i poveri, le minoranze, realtà minoritarie o realtà esterne
alle identità nazionali. Quindi il termine etnia si può usare in due modi , da una parte è utilizzata in ambito
scientifico , neutro , un altro è l’uso che se ne fa nei media e nel passato , ovvero visone negativa ,
valutativa.

Il termine derivò dagli antichi greci e per poi essere adoperato nel corso dei secoli dalla cultura dominante
o dai gruppi dominanti per indicare qualsiasi altro gruppo considerato diversi dal proprio , con modi di
vivere definiti inferiori. Tant è vero che i greci sono stati primi a utilizzare il termine per indicare quei popoli
che secondo loro erano molto lontani dal loro modo di vivere e incapaci di parlare il greco. Questo lo
capiamo perché quelli che sono stati definiti etnia erano i barbari, era un termine utilizzato dagli antichi
greci che deriva da bar bar per indicare colui che è balbuziente, colui che non sa parlare , questo è
interessante perché presenta una posizione etnocentrica , l’altro modo di vivere non era visto come un
gruppo alla loro pari, ma inferiori. Secondo uno studioso il termine bar in sumerico stava a indicare il lupo ,
quindi indicava lo straniero come colui che è selvaggio , come un lupo. Questa storia ci mostra come un
gruppo umano , come gli antichi greci, percepissero l’alterità. Poi questo temo di barbaro è stata assunta
anche dai romani , definivano i barbari gli abitanti della sardegna , da cui deriva anche il termine Barbagia.
La stessa cosa la ritroviamo attraverso la bibbia e l’europa cristiana , vedeva l’alterità nei pagani , era un
alterità che non veniva posta allo stesso piano , ma valutato come inferiore, la vediamo anche fra gli
occidentali e non occidentali, fra cultura dominante e culture minoritarie.

La genesi della connotazione difettiva del termine etnia secondo l’antropologo Bernardo Bernardi risale a
quando il cristianesimo si indentificò con la civiltà occidentale, l’accezione negativa venne applicata a tutti
i non occidentali, appunto perché non cristiani, etnici o pagani, facendo di tale qualificazione il motivo
promotore delle conquiste coloniali, esaltate come mandati di civiltà e conversione per gli stati cristiani
occidentali”.
Secondo Fabio Dei, professore di antropologia culturale , il termine etnia è prevalentemente usato per
esprimere differenze tra i gruppi umani, intese in qualche modo pre-politiche, cioè precedenti, più
profonde o almeno indipendenti dalle suddivisioni politiche in stati”

Secondo le ricerche l’antropologo francese Jean-Loup Amselle “il termine etnia (dal greco ethnos , popolo)
è apparso recentemente nella lingua francese , ovvero nel 1896, fra il 500 e il 600 il termine “nazione”
equivaleva a quello di tribù” Di conseguenza l’apparizione e definizione tardive dei termini “tribù” e “etnia”
conducono sin da subito a porre un problema , ovvero quello della congruenza tra un periodo
storico(colonialismo e neocolonialismo) e l’utilizzazione di una determinata nozione. Se questi termini,
etnia e tribù, hanno acquisire un’utilizzazione massiccia, a detrimento di altre parole, come il termine
nazione, è senza dubbio perché si trattava di classificare a parte talune società, negando loro una qualità
specifica. Conveniva infatti definire le società amerindiane, africane e asiatiche come altre e differenti dalle
nostre, togliendo loro quegli elementi attraverso cui esse potevano partecipare di una comune umanità.
Questa qualità che le rendeva dissimili e inferiori alle nostre società è evidentemente la storicità”.

Quindi amselle notò che nonostante il termine etnia esista dall’antica Grecia, nel linguaggio francese è stato
utilizzato soprattutto negli ultimi secoli, da quando la Francia è diventata un paese che colonizzava altri
paesi e ha utilizzato il termine etnie per indicare i popoli di quei paesi. lo studioso si chiede perché è stato
introdotto questo termine di etnia? Secondo lui si sono voluti riproporre queste differenze tra il modo di
essere popolo dell’occidente, in questo caso la Francia, e il modo di essere popolo di altre nazioni. quindi il
reintrodurre il concetto di etnia ha rintrodotto quella differenza tra popolo dominante e popolo
colonizzato. il termine etnia preso dall’antica Grecia è stato importato dai colonizzatori negli abitanti
africani, anche perché è un termine che non fa parte della cultura africana. Quindi questo termine è sempre
per definire un altro percepito come diverso, come esotico.

RELATIVISMO CULTURALE

Il relativismo culturale è una prospettiva sviluppata nel 900 secondo la quale tutte le culture umane sono
degne di rispetto. È un atteggiamento di rifiuto dell’etnocentrismo e di accettazione della pluralità delle
culture, che riconosce a tutte le culture un sistema di razionalità, coerenza e organizzazione. Attraverso il
relativismo culturale perde senso la questione di quale sia il costume “migliore”, infatti valorizza una visione
del mondo dall’interno, ovvero cogliere i significati interni ai differenti modi di vivere per capire come quei
gruppi diano senso al mondo, alla vita , alle pratiche. È una concezione importantissima per l’antropologia ,
per le scienze socio antropologiche .Avere un atteggiamento relativistico vuole dire considerare altri modi
di vivere alla nostra pari , non è migliore o peggiore. Quindi è quell’approccio che ci apre alla diversità
culturale e ci aiuta a capire come i componenti di quel gruppo diverso dal nostro vedano se stessi.

Dietro a questo termine c’è la storia del rapporto dell’europa , vecchio mondo e del nuovo mondo ,
l’america. Abbiamo già detto che l’idea dell’altro era un idea particolare, veniva definito selvaggio, primitivo
, perché avevano modi di vivere che ricordavano i loro antenati. è una cosa che sottolineò anche Cristoforo
colombo alla scoperta dell’america del 1492, oltre allo shock per il loro cannibalismo . dopo la scoperta
dell’america una posizione relativistica prima ancora che si parli di relativismo culturale, è stata quella di
montaigne. Michel de Montaigne , filosofo francese del 500, nei suoi saggi scrisse :”Ognuno chiama
barbarie quello che non è nei suoi usi, sembra infatti che noi non abbiamo altro punto di riferimento per la
verità e la ragione che l’esempio e l’idea delle opinioni e usi del paese in cui siamo, dove vi è sempre la
perfetta religione il perfetto governo e così via” “ non mi rammarico che noi rileviamo il barbarico orrore
che c’è in tale modo di fare, ma piuttosto del fatto che , pur giudicando le loro colpe, siamo tanto ciechi
riguardo le nostre. Penso che ci sia più barbarie nel lacerare con supplizi e martiri un corpo ancora vivo e
sensibile, farlo bruciare e dilaniare dai porci, che nel mangiarlo dopo la sua morte”. Montaigne sosteneva
questo anche grazie al fatto che era venuto in contatto con un francese che aveva vissuto presso gli indios
in brasile che gli aveva raccontato i loro modi di vivere. infatti Scoprì che è vero che si poteva mangiare il
corpo di un altro, ma era il corpo di una persona già morta e nemica. Era una atto non malvagio ma era un
atto dentro un rituale che rappresentava l’accogliere il valore anche del nemico , quindi un atto di rispetto .

Ma il relativismo culturale ci porta a sospendere il giudizio e avere una visione neutra su qualsiasi
comportamento umano? se ogni modo di vivere viene giudicato dal punto di vista interno, vengono
giustificati anche le torture, gli omicidi e così via? si introduce un concetto importante , per poter
comprendere i modi di vivere di un gruppo umano dobbiamo stare a contatto con loro e vedere i loro
strumenti e contesti per capire e giustificare i loro comportamenti. Tuttavia, non c’è nessuna cultura o
gruppo umano che non abbia una dialettica interna, se non sono tutti d’accordo a quei modi di agire come
si deve porre l’antropologo?

L’altra questione che solleva il relativismo culturale è il tema dell’antifascismo, come una antropologo si
deve porre nei confronti dei nazisti? Dei fascisti? Bisogna sospendere il giudizio? L’antropologo si pone dal
punto di vista che non bisogna condannare o non condannare. quando parliamo di culture non parliamo di
oggetti ma processi entro i quali i gruppi definiscono certe tradizioni e cosi via , questi processi non
possiamo pensarli separati dal tema di potere , la questione del potere , delle classe sociali sono tutti temi
fondamentali . dobbiamo capire come si costruisce l’idea di donna di uomo, quali sono le modalità
attraverso cui si esercita il potere per organizzare la società in quel determinato contesto storico.

Infatti ci si chiede quali siano i rapporti di potere dentro e tra le culture o tra i gruppi sociali, quali siano i
rapporti di forza economica-politica, e le disponibilità dei mezzi di conoscenza, controllo e trasformazione
dell’ambiente e del contesto sociale?

Antonio Gramsci incominciò a mostrare come i modi di vivere anche dentro lo stesso luogo possono essere
molto diversi, quindi la visione che hai del mondo e dell’altro è legata alla posizione sociale e alle condizioni
materiali di vita. È un insieme di cose che sono continuamente in trasformazione. quindi la domanda che si
fa l’antropologo che vuole studiare è come mai migliaia di persone abbiano potuto introiettare una
determinata visione del mondo e dell’altro? che cosa ha portato a quella ideologia? Cosa ha portato
all’annientamento degli altri (ex periodo nazista)?

I METODI DELLA RICERCA ETNOGRAFICA E LA RICERCA SUL CAMPO

Vi furono tre principali metodi di ricerca etnografica: 1) l’antropologia da tavolino, 2) l’antropologia da


veranda 3) ricerca sul campo.

1)antropologia da tavolino fu parte della scuola evoluzionista ottocentesca. Questo era il primo tipo di
antropologo il quale lavorava nel suo studio, era una accademico, uno studioso che non andava in luoghi
lontani ,non era un esploratore ma leggeva i resoconti di altri esploratori , di missionari ,e di osservatori
non professionisti che rendevano conto di vari modi di vivere ,anche per avere il controllo di questi luoghi
colonizzati. Conquistare un territorio voleva dire anche conoscerlo per poterlo governare, chi erano i capi,
quali erano le tradizioni e così via. L’antropologia, infatti, all’ inizio lavora molto su ciò che veniva
raccontato. I resoconti non erano stesi da persone con una preparazione scientifica, addirittura vi erano
altri mediatori che servivano per tradurre la loro lingua.

Tra gli antropologi da tavolino vi erano gli esponenti della scuola ottocentesca che faceva riferimento e si
ispirava alla concezione evoluzionista di Darwin , ma mentre lui parlò dell’evoluzione biologica , la selezione
naturale e l’adattamento all’ambiente ,gli evoluzionisti della scuola antropologica trasportarono i concetti
di Darwin nell’ambito culturale. In modo unilineare si parte cioè dalla concezione vicina alla natura per poi
accogliere i processi evolutivi culturali. Edward burnett tylor fu il massimo rappresentante della scuola
evoluzionista ottocentesca. Secondo la visione di tylor vi è appunto un evoluzionismo culturale unilineare
che si basa sull’idea che la specie umana sia unica e che tutti posseggano una cultura, ma esistano diversi
stadi di sviluppo culturale che tutte le società devono attraversare per raggiungere la civiltà, partendo dal
più basso: 1) per prima cosa si è “selvaggi” , ovvero allo stadio culturale di gruppi di cacciatori o
raccoglitori;2) nel secondo stadio si è “barbari” gruppi allo stadio culturale di allevamento animale o
coltivazione delle piante, ma senza la scrittura e senza uno stato;3)al terzo stadio vi è la civiltà, ovvero una
società con scrittura e organizzazione statuale. Come popolo più evoluto si considerano i britannici, anche
secondo tylor, e quindi l’europa moderna, ma anche il mondo antico dell’europa è considerato ad uno
stadio elevato grazie alla scrittura e organizzazione sociale. Mentre altre culture devono ancora passare
attraverso vari step per arrivare alla civiltà moderna, un unico percorso progressivo che porta all’apice
rappresentata da chi ha costruito questa scala. Quindi il progresso è pensato in funzione dell’evoluzione
sociale e culturale verificata in un’unica scala ,evoluzionismo unilineare , non si possono avere percorsi
differenti , può capitare di tornare in dietro in uno stadio precedente Il colonialismo nello ottocento è il
contesto storico , la conquista coloniale delle altre terre , tra fine 400 e corso 500 porta alla massima
espansione coloniale , ha un processo di colonizzazione di altre terre, quindi maggiore interesse per i popoli
che si incontrano , vogliono spiegare la diversità e di legittimare la conquista stessa coloniale , perché
affermando che il popolo che conquista è colui che ha raggiunto l’apice del grado evolutivo , legittima le
conquiste.

2)antropologia da veranda: è quell’antropologia nel quale il ricercatore si recava sul posto sul quale
indagava, ma restava all’interno del proprio avamposto , facendosi condurre le persone da studiare,
incontrandole fuori dal loro ambiente, togliendo quindi la naturalezza alla situazione e senza poter
controllare le informazioni ricavate. Non imparavano la lingua ma comunicavano con i collaboratori
attraverso mediatori linguistici.

3) ricerca sul campo: Per arrivare alla ricerca del campo giungiamo alla fine dell 800 / inizio 900,
soprattutto nel nord america . Gli antropologi vanno a vivere per un lungo periodo nel luogo in cui vive il
gruppo sociale d’interesse, entrano a contatto con questi gruppi e riescono a raccogliere direttamente
informazioni sui loro modi di vivere . il primo che compie veramente un viaggio allontanandosi per vedere e
studiare un popolo lontanissimo è Bronislaw malinowski , è uno studioso che si è formato in gran bretagna ,
a londra e che durante la prima guerra mondiale viene accolto in australia dove si era diretto per delle
conferenze a melbourne , e qui rimarrà per tutto il periodo della prima aguerra mondiale , tra 14 18 . vedrà
coinvolte molte nazioni europee , moriranno molti studiosi , malinowski essendo polacco apparteneva all
impero austro ungarico , quindi rappresentava il nemico , e in australia li impedivano di tornare in europa
ma gli concessero di rimanere e condurre le sue ricerche presso le isole di nuova guinea ,più precisamente
nelle isole trobriand. Malinowski rimane a lungo nelle isole trobriand riesce a condurre una ricerca sul
campo evitando l’uso dei mediatori linguistici. Questo fu un grande salto poiché fino ad allora gli
antropologi , usavano dei mediatori , traduttori , che traducevano il pensiero di un popolo in un'altra
lingua ,certe volte il passaggio era più di uno causando un cambiamento del pensiero dell’indigeno e di
malformazioni della raccolta di dati .malinowski va sul campo ,rimane nel campo, impara la lingua locale
del popolo, decide di non vivere insieme ai bianchi ma di passare lunghi periodi dentro il villaggio. Vi sono
varie fotografie di questo periodo di malinowski sul campo, momenti di vita quotidiana con gli indigeni che
lui stesso aveva voluto documentare. oggi sono oggetti di studio dell’antropologia contemporanea perché
indicano da una parte il tentativo di malinowski di far arrivare questi fatti agli europei , per mostrare il suo
stretto contatto con quelle popolazioni indigene. Però con lo sguardo del nostro secolo si può notare anche
come da una parte voglia stare in mezzo agli indigeni ma dall’altra si distingua nettamente , sia dal modo di
vestirsi, sia nelle posture che assume , si vede il suo essere europeo , si veste di bianco, e cosi via, sono
fattori che indicano di essere non alla pari dell’altro , ma di appartenere ad un'altra cultura, e quindi indica
anche i livelli di potere che erano visibili nonostante abitasse in una capanna nel villaggio insieme agli
indigeni,(passo importante per l’antropologia).
La ricerca sul campo di malinowski era accompagnata dalla cosiddetta “osservazione partecipante”, ovvero
vivere in mezzo alla popolazione d’interesse, descrivere i loro modi di vivere ,partecipare anche nella loro
vita , essere presente.

Malinowski nella sua opera intitolata “argonauti Del Pacifico occidentale” (, mitologia greca , equipaggio di
eroi navigatori che avevano attraversato i mari, argo dal nome della nave) che pubblicò tornato in Europa
nel 1922 spiega il proprio metodo di ricerca , c’è tutta una parte introduttiva nell’opera interessante perché
esplicita chiaramente perché ha condotto la ricerca, quali erano i suoi obiettivi , da chi voleva differenziarsi.
Afferma” la necessità di un lavoro intenso è urgente e il tempo è breve”. Racconta di come abbia vissuto
nell’arcipelago per due anni dove acquisì una profonda conoscenza della lingua senza l’aiuto di alcun tipo di
mediatore, visse da solo nei loro villaggi lontano dal resto. Di conseguenza avendo l’esempio diretto della
vita quotidiana degli indigeni”. in questa prefazione di malinowski si nota quali sino tutti gli aspetti principali
del modo moderno di fare ricerca sul campo ,e quindi abbiamo tutti gli elelmenti che ci mostrano che
malinowski era il padre dell’antropologia moderna , etnografia.

. Il suo obiettivo generale era la speranza di raggiungere una nuova immagine dell’umanità selvaggia , lui
viveva in un epoca in cui si aveva una determinata immagine del selvaggio , non sa leggere ,
primitivo ,governati dalle passione cosi via. Quest’immagine viene distrutta dalla sua ricerca sul campo in
quanto dimostrò infatti come anche i popoli indigeni erano regolati da regole interne , avevano un proprio
modo di organizzare la vita materiale e sociale , avevano le loro concezioni e i loro riti , di conseguenza
niente di diverso dai popoli moderni.

oltra a questa critica e volontà di decostruire l’immaginario di questi stati coloniali che presentano l’altro
come selvaggio per legittimare le proprie conquiste e i loro metodi violenti di conquista. Malinowski ha un
obiettivo scientifico nel quale spiega che una delle prime condizioni di un lavoro etnografico accettabile è
certamente che tratti dell’insieme di tutti gli aspetti della comunità, sociali, culturali e psicologici, poiché
ritiene che essi siano strettamente collegati fra loro. Malinowski si approccia quindi con un metodo
scientifico mettendo le basi dell’etnografia moderna come scienza. questo rientra in un nuovo modo di
porsi nello studio di altri modi di vivere che è stato definito un approccio funzionalista , per comprendere
come funziona una società bisogna analizzarla in tutti i suoi aspetti. Infatti affermava che “si immaginano
volgarmente che gli indigeni vivessero in modo incontrollato mentre la scienza moderna mostra che le loro
istituzioni hanno un organizzazione assai precisa.”. questa era una metodologia olistica( dal greco holos,
tutto) in quanto ogni aspetto di una comunità è collegato con l’altro, per esempio le credenze sono
collegate al modo di relazionarsi.

Al suo ritorno si trova in un europa ferita dalla prima guerra mondiale , quindi vi era una frattura fra gli
studiosi. Il pubblico colto a cui si rivolgeva malinowski desiderava evadere da quella situazione e l’esotico
era un qualcosa che consentiva l’evasione , quindi il racconto di malinowksi attirava largo pubblico ,
divenne quindi molto famoso non solo nell’ambito antropologico ma anche nell’ambito scientifico , molto
apprezzato per il rigore nel presentare i risultati delle sue ricerche. Malinowski incomincia a lavorare
contro determinate immagini razziste che erano diffuse tra i funzionari coloniali. il moderno etnografo
critica questo modo di porsi all’apice e spiega come queste società abbiano una loro organizzazione nel
quale bisogna vivere per capire la coerenza dei loro modi di vivere.

Quindi riassumendo , la ricerca sul campo consiste nell’andare a vivere nel luogo in cui vive il gruppo
umano di interesse, attraverso un osservazione diretta, convivere con loro per un lungo periodo, parlare la
lingua locale senza interpreti e partecipare alla loro vita quotidiana , vivere insieme a loro e studiando e
comprendendo tutti gli aspetti della loro cultura.

L’antropologa statiunitense Margaret Mead allieva di F. Boas, nel 900 alla fine degli anni 20 scrisse un
opera intitolata “L’adolescenza in Samoa” (opere che hanno inciso in tutti gli ambiti). si spinse a guardare a
est dell’australia a studiare i modi di vivere in alcune isole .margaret mead fu considerata iniziatrice degli
studi sulla differenza di genere e rafforzò le analisi sull relativismo culturale, è doventata anche
ambasciatrice delle nazioni unite negli anni 60. Abbiamo visto una foto dove si pone tra due ragazze delle
isole di samoa, indossando i costumi locali , già un modo diverso di porsi rispetto a malinowksi. Quest’opera
segnò la visione dell’alterità perché margaret si occupò e concentrò di un aspetto diverso , ovvero
l’adolescenza , una fase della vita che nel nord america è visto come fortemente complicato , problematico
. nel mondo nord americano era segnato quel periodo da una forte criminalità , da forme di emarginazione
sociale , o alcolismo. Lei giovanissima con una cultura nord americana , vivendo nelle isole di samoa
conosce altri modelli educativi , modi di pensare a uomini e donne . notò che la vita sessuale e gli schemi
educativi erano notevolmente differenti, e questo la porta a fare delle considerazioni che noi oggi riteniamo
scontante ma ai loro tempi sconvolse il quadro della ricerca , lei si chiese se la personalità di un ragazzo o
ragazza è strettamente legata gli schemi culturali , quindi anche alle forme di educazione che si ricevono ,
non sono date dalla natura, ma è un fatto culturale , di conseguenza anche il genere è una costruzione
culturale , ciò vuole dire che la visione di una ragazza samoana era diversa da quella nord americana. Anche
I processi di socializzazione erano completamente diversi, ciò rafforza la prospettiva del relativismo
culturale e l’idea che bisogna vivere con quella comunità per poter comprenderla e che determinati modelli
educativi creano determinati uomini e donne. Allora si riteneva che la sessualità fosse qualcosa che si aveva
per natura una determinata personalià amschile o femminile , quindi smonta anche l’atteggiamento che si
aveva dentro la tipica famiglia patriarcale ma anche gli schemi utilizzati dagli psicologi , dove venivano
considerati devianti tutti i comportamenti diversi da un determinato modello di vita che si riteneva che
fosse naturale.

. La francia fra le due guerre fu una grande potenza coloniale , aveva molte colonie in africa e tra gli anni 20
30 si spinse nella ricerca sul campo . In quei anni erano ancora ricercatori da tavolo , studiavano attraverso
i resoconti ma per la prima volta negli anni 30 il parlamento francese decise di finanziare una ricerca sul
campo , una missione etnografica e linguistica diretta dall’antropologo Marcel Griaule che durerà circa
due anni , cosiddetta”Dakar-Gibuti” perché cominciava dalla costa occidentale dell’africa (dakar) per
arrivare all’oceano indiano , quindi alla parte opposta e attraversava gran parte delle colonie francesi in
africa (gibuti).tutto questo è sempre legato al fatto che chi finanzia è un paese coloniale e per avere il
controllo deve conoscere i popoli coloniale , quindi anche i finanziamenti che avvengono in ambito
antropologico hanno una finalità di carattere politico economico , di dominio. Questa missione aveva degli
scopi precisi , dovevano raccogliere oggetti etnografici nei vari villaggi , per poter arricchire la collezione di
un museo etnografico di parigi , quindi i musei etnografici che vediamo noi oggi sono il frutto di queste
missioni. Da questi fattori si intuisce il rapporto di forza dietro e i dislivelli.

Si sa molto della missione dakar-gibuti perché alla missione partecipòlo scrittore francese Michel leiris, che
scrisse un libro che divenne famosissimo ”l’africa fantasma”, che è come un diario su quello che facevano ,
su come operavano nel campo , quindi è interessante per vedere come si è svolta questa missione.

Griaule tornò in africa varie volte , scrisse molte opere tra cui le “masques Dogons”(1938).Nella
cultura Dogon la maschera è uno strumento religioso su cui si imperniano i riti funebri, è il supporto per
l'anima del defunto, ne assorbe l'energia vitale per ridistribuirla nel mondo, e lo congeda prima del suo
lungo viaggio verso il regno degli antenati. noi sardi li abbiamo conosciuti perché i discendenti sono venuti
in Sardegna per conoscere le maschere di Mamoiada , guardano la diversità e la somiglianza di certi
elementi , la curiosità. Naturalamente le maschere di dogons oggi è un elemento folcloristico , e ironia
della sorte per sapere quale ra il loro modo di pensare dell’ inizo 900 sono costretti a leggere i libri
antropologici dei primi 900 di marcel griaule , essendo passato tanto tempo, perché loro ne hanno perso la
memoria.

Fra le opere che hanno avuto più successo vi è “dieu d’eau”(1948) ,una vera e propria intervista a un
anziano cacciatore cieco di nome Ogotemmeli che racconta tutto sui dogons . Griaule ritiene di esser stato
incluso dentro questa concezione del mondo ristretta all’élite dei dogon ,anche se poi dopo molti studiosi si
sono chiesti se veramente fosse una concezione dogons , o sapendo chi era griaule e vedendo questo
interesse hanno cambiato la propria versione?” quindi è importante sapere il contesto e non vedere mai
l’altro come passivo , quindi il rapporto è intersoggettivo . però all’inizio l’antropologia presentava i risultati
in modo asettico.

Nel secondo dopo guerra in Francia Claude Levi Strauss scrisse un importantissima opera intitolata “tristi
tropici” pubblicata nel 1955 che fu una sorta di autobiografia di viaggio nel quale raccontava le sue
esperienze. Strauss fu padre del strutturalismo francese visse più di cent’anni (2009), scrisse tantissime
opere che segnarono il modo di fare antropologia nel 900 . egli cercò di studiare la struttura che regolava i
modi di vivere delle comunità nei quali si recava , ad esempio in amazzonia nel 36. Egli in quest’opera si
chiedeva cosa ci facesse in quella situazione o cosa più importante chi o che cosa aveva cambiato la sua vita
fino a farlo arrivare a quel punto. Fu un opera che divenne famosa poiché a metà degli anni 50-60 vi era la
fine del processo coloniale e di conseguenza tutti i popoli colonizzati si stavano ribellando a coloro che li
avevano colonizzati e sfruttati. Quest’opera inoltre , come si intuisce dal titolo, unisce due elementi, i
tropici che erano stati nell’immaginario europeo nei confronti del mondo esotico e la tristezza di questo
mondo esotico in quanto la civiltà occidentale recita a se stessa la commedia di essere nobilitati per portare
la civiltà . strauss critica l’ipocrisia di questo atteggiamento soprattutto dopo l’uso di armi e violenza per il
controllo delle risorse locali. Infatti strauss affermò che quando vengono sottomessi si parla di dono di
civiltà ma quando si rivelano fieri avversari vengono definiti feroci.Quest’opera era una critica al mondo
occidentale , lui voleva che rimanesse tutto come l’origine in questi luoghi, pero chiaramente come
malinoski si era accorto che appena vi era stato un contatto con altri modi di vivere anche se forzato , vi era
un confronto tra i propri valori della propria organizzazione sociale , e quindi in quelle culture sparivano ,
venivano introdotte le culture dei colonizzatori.

Anche in italia vi fu il padre dell’antropologia moderna, Ernesto De Martino . di origine napoletana egli visse
a metà del 900 e muore nel 1965 insegno anche all’università di Cagliari. Egli non andò a studiare in luoghi
lontani, ma studia un alterità più vicina conducendo i suoi studi nel sud italia. Il contesto fu quello del post
seconda guerra mondiale,fine del fascismo e nascita di una nuova repubblica per costruire la società.
Nonostante ciò l’italia era ancora divisa tra nord e sud. L’attenzione da parte delle scienze sociali era rivolta
alle masse rurali e contadine del sud che desideravano la fine di questa condizione di inferiorità poiché
viveva ai margini della storia, desideravano scegliere i propri modi di vivere. Le ricerche condotte da de
martino furono per lo più a salento e lucania(regione storica che corrisponde alle vicinanze di potenza e
matera). Fra le sue opere più famose vi sono “sud e magia” e “ la terra del rimorso”. Egli svolge la sua
ricerca sul campo non da solo ma con altri studiosi che spesso studiano discipline diverse . Egli si interessò
particolarmente al fenomeno del tarantismo pugliese, dal termine tarantola che a sua volta prese il nome
dalla città di taranto , poiché secondo le fonti storiche erano insetti particolarmente diffusi nella città. Era
Fenomeno legato secondo la tradizione pugliese a una puntura di una tarantola che comportava delle
convulsioni o sintomatologie psichiatriche il quale antidoto era un rituale ben preciso composto da un
gruppo di persone che suonavano strumenti musicali e danzavano per terra per poi alzarsi come se si stesse
schiacciando il ragno . Nell’ambito religiosi erano considerati rituali . avvenivano in un determinato orario in
un determinato periodo , ciò ci fa capire che non è realmente collegata a un ragno , ma il fatto che l’equipe
fosse costruita da vari studiosi che si avvicinavano in una realtà marginale consenti di cogliere un processo
molto importante che noi oggi chiamiamo incorporazione della situazione di emarginazione.Ernesto de
martino affermava di entrare nelle case dei contadini pugliesi come un cercatore delle umane dimenticate
istorie e per essere partecipe nella fondazione di un mondo migliore in cui i migliori erano tutti.

Ernesto de martino viene ricordato inoltre per il suo etnocentrismo critico : ovvero lo scandalo o
paradosso dell’incontro etnografico è che costringe alla duplice tematizzazione ,sia della storia propria che
di quella altrui . di conseguenza l’incontro etnografico costituisce l’occasione per un radicale esame di
coscienza .cioè l’antropologo incontra un modo di vivere diverso entrando addirittura in crisi , e costretto
per potere comprendere l’altro a riflette sui proprio schemi , modelli culturali e quindi attraverso l’altro
guardare se stesso , diventa uno specchio attraverso il quale poter riflettere su se stessi e per poter arrivare
a una comprensione anche dei propri modelli culturali .

LA DECOLONIZZAZIONE E LA SVOLTA RIFLESSIVA

questo approccio critico e riflessivo . questo etnocentrismo critico ci riconduce alla decolonizzazione e la
svolta riflessiva dagli anni 60 agli anni 80 , periodo in cui dall’africa totalmente colonizzata pian piano i
popoli di queste aree riescono ad ottenere la propria indipendenza, quindi periodo di grandi trasformazioni,
di crisi dei sistemi di controllo delle risorse , e gli anni 60 comportano anche uno stravolgimento nei modi di
fare antropologia. Anche perché ormai dopo la seconda guerra vengono abbandonate le campagne per
andare nelle città , il che comporta con il tempo che diventino antropologi anche i figli dei contadini , quindi
quella diversità per loro era il proprio modo di vivere.

Vi furono due opere testimoni di questo cambiamento ,l’opera bellissima di Frantz fanon “ i dannati della
terra”(1961) e l’opera di malinowski “a diary the strict sense of term”(1967). L’opera di malinowski venne
considerata come il suo diario segreto in quanto fu un diario che non pubblicò mai , che usava per sfogare i
suoi pensieri e le sue opinioni più profonde, ma sua moglie in seguito alla sua morte decise di pubblicarlo.
Questo diario sconvolse il mondo antropologico poiché malinowksi mostra tutte le sue debolezze che non
mostrava nelle altre opere, in questo diario era più autentico e sincero ,scriveva ad esempio di essere
stanco di quelle comunità. Dopo queste rivelazioni ci si chiese se quello che scriveva nelle altre opere fosse
finzione , e fu proprio a questo punto che avvenne la cosiddetta svolta riflessiva , clifford geertz a tal
proposito affermò “ il mito dello studioso sul campo simile a un camaleonte perfettamente in sintonia con
l’ambiente esotico che lo circonda, un miracolo vivente di empatia,tatto,pazienza venne demolito
dall’uomo che forse aveva fatto di più per crearlo”. Con questo intendeva che lo shock etnografico esisteva
e non andava nascosto. Questa fu la novità della svolta riflessiva, l’evitare di nascondere le proprie
debolezze e insicurezze, non esiste l’uomo che può recarsi ovunque senza insicurezze. A questo punto
nacque un dibattito sul fatto che tutte le opere precedenti fossero finzione, venne messa in discussione la
neutralità dell’antropologo in quanto essendo una persona che vive in un determinato luogo, tempo, classe
sociale e con determinate esperienze di vita non possa essere completamente neutrale, venne enfatizzato
al contrario il renderlo esplicito.

George Marcus e James Clifford scrissero “Writing Cultures” nel 1986 , nel quale si chiesero se la scrittura
rifletteva inevitabilmente il contesto istituzionale e politico di chi se ne avvale era possibile rappresentare
fedelmente e autenticamente culture e realtà diverse dalla propria? Con quale diritto e quale autorità?.
Quindi quest’opera svela il carattere di “ finzione” dei testi etnografici, in quanto “costruzione letterarie”.
Quindi anche le scritture di malinowski erano impersonali.

Ciò vuol dire che in nessun ambito di ricerca lo sguardo dello scienziato può essere definito “neutro”, la
neutralità è un illusione ingenua. Quindi ci fu una grande differenza tra la prospettiva positivista e la svolta
della prospettiva riflessiva: la prospettiva positivista riteneva di poter avere una conoscenza oggettiva, vera
e unica, il campo veniva visto come laboratorio dello scienziato ,e si pensava all’antropologo come una
presenza invisibile e neutrale che osservava fatti oggettivi; mentre la prospettiva riflessiva riteneva di avere
una conoscenza contestuale e intersoggettiva, frutto di una relazione dialogica tra soggetti, da un reciproco
coinvolgimento,, il campo era considerato un luogo di costruzione e manifestazione di relazioni sociali e di
potere nelle quali è coinvolto l’antropologo, il contesto era soggettivo.

Quindi la ricerca sul campo si compie a diretto contatto con le realtà che si studiano : attraverso la
permanenza di lunga durata dell’antropologo sul terreno di ricerca, attraverso l’immersione e condivisione
di pratiche sociali e attraverso il rapporto diretto e il dialogo con le persone che sono
protagoniste.L’etnografia è una prassi di ricerca che richiede una sensibilità riflessiva , cioè un attività di
ricerca condotta tenendo conto del proprio coinvolgimento soggettivo,affettivo e emotivo nel contesto di
ricerca. Ricerca multisituata era una ricerca sul campo condotta presso più territori e più contesti.

IL CORPO COME FATTO SOCIALE E CULTURALE

Tutti hanno un idea del corpo , del proprio e di quello degli altri. Il corpo è fondamentale nella nostra vita,
poiché attraverso il corpo percepiamo il mondo intorno a noi, comunichiamo, raccontiamo di noi stessi o di
come ci sentiamo. Come lo manipoliamo racconta anche di noi , la nostra eta, il nostro stile, la nostra
condizione sociale. Attraverso il corpo si può anche comunicare non verbalmente poiché il corpo ha un
proprio linguaggio, come ci poniamo o sediamo, come posizioniamo le braccia e cosi via a tal punto da
essere strumento di comprensione negli interrogatori.

Eppure in molti si chiedono se il corpo sia un qualcosa di naturale o culturale, se sia fabbricato dall’uomo o
sia la rappresentazione migliore della natura. In molti lo considerano naturale poiché si nasce in
determinate condizioni. Ma in realtà la cultura e i modi di vivere modellano il corpo al di là delle azioni
quotidiane, anche al momento della nascita il corpo è culturale, poiché è condizionato dal contesto storico,
sociale ed economico nel quale nasciamo , dei nostri genitori, sono fattori che condizionano anche la
sopravvivenza del bambino. Di conseguenza Gli aspetti naturali e culturali sono sempre intrecciati tra loro.

Ad esempio Oggi giorno quando una donna desidera avere un figlio si rivolge a un medico per avere la
prescrizione di integratori , diete, e altro per evitare che il bambino possa nascere con malformazioni o
malattie e per far si che il corpo della madre sia sano. Infatti questo fattore è oggetto di studio e di analisi
da parte dei medici in quanto si cerca di intervenire prima della nascita ai vari problemi fisici. Questi fattori
durante la gravidanza sono tutti culturali. Nel caso in cui i genitori abitino in luoghi nel quale ci sono
problemi di malnutrizione, quindi la mancanza di sostanze fondamentali per avere le condizioni fisiche
adeguate per poter avere figli sani, Il bambino probabilmente nascerà già segnato dalle condizioni storiche,
economiche e politiche del luogo in cui sono nati. Ciò vuol dire che come agisce l’uomo in senso di società ,
organizzazione , distribuzione di risorse condizioni le possibilità di vita. Sia in modo negativo che positivo
grazie a questi interventi culturali il corpo che reputiamo naturale acquista continuamente per tutta la vita
forme diverse in base agli interventi nel contesto nel quale cresciamo.

Il corpo è la propria finestra verso il mondo, tutte le nostre percezioni sono legate al corpo, attraverso i
nostri sensi, il tatto , al vista, l’olfatto si riesce a farsi un idea del mondo. Il tatto ad esempio è il primo
senso che si sviluppa nel feto , e seguire gli altri come l’udito che si sviluppa ancor prima della nascita,
mentre la vista è l’ultimo senso sviluppato. I primi mesi di vita dell’uomo sono fondamentali , in quanto si
stimolano costantemente i nostri sensi , anche per capire la relazione tra il proprio corpo e il mondo
esterno, per posizionarsi nello spazio. Nonostante il gusto sia uno dei sensi che tutti hanno , si sviluppa in
modi differenti a seconda del contesto. Ad esempio quando si viaggia e si provano cibi e profumi differenti
spesso non sono ritenuti gradevoli poiché il proprio gusto si è sviluppato per provare piacere per
determinati gusti e consistenze. Ad esempio l’alimentazione di insetti in oriente in occidente viene vista
come disgustosa. Quindi anche il gusto è un fattore culturale, ciò fa intendere come la cultura condizioni
ognuno di noi. Queste fasi sono fondamentali anche per costruire un immagine del corpo. infatti Ognuno di
noi mentre parlo del corpo ha una propria rappresentazione mentale di esso.

Infatti da una parte si pensa al corpo come esperienza corporea, si è un corpo, si fanno discorsi del corpo ,
mentre dall’altra come una rappresentazione mentale del corpo, si ha un corpo( si oggettiva il corpo come
organismo biologico) si fanno discorsi sul corpo. Quando in realtà la mente si sviluppa insieme al corpo
grazie alle abilità percettive, non sono due ambiti separati come si è pensato a lungo nell’opinione
occidentale ,oggetti addirittura di indagine filosofica. la linea più recente degli studi nell’ambito umanistico
è che Noi siamo menti incorporate e corpi pensanti, quindi in tutte le scienze la dicotomia fra mente e
corpo viene superata. Anche se poi nella vita quotidiana, nel vocabolario e senso comune spesso si parla di
mente e corpo come se fossero due cose totalmente distinte.
l’immagine del corpo con il passare del tempo è cambiata. Nel paleolittico l’immagine femminile era
esaltata formosa e abbondante in quanto indicava fecondità. Anche se sicuramente la maggior parte delle
donne erano magre vista la grande quantità di movimento. Al contrario Al giorno d’oggi un corpo formoso
viene considerato non sano. Quindi la rappresentazione del corpo cambia storicamente. La
rappresentazione massima dell’oggettivazione del corpo è quella dell’ambito medico anatomico,
considerato come scomponibile in organi. Il pensare al corpo è legato quindi ai modelli culturali del periodo
e luogo in cui si vive.Quindi il corpo è una costruzione culturale che non avviene una sola volta ma è
oggetto di trasformazione in tutta la nostra vita in base ai modelli delle società dei quali noi facciamo parte.

. In molti pensano che le concezioni e gli usi del corpo siano ovvi e naturali. Mentre la riflessione
antropologica ha evidenziato che le rappresentazioni e pratiche relative ai corpi siano culturali e sociali. Dal
punto di vista antropologico il corpo non è un oggetto naturale ma un prodotto storico, è una costruzione
culturale che varia a seconda dei contesti storico-culturali

La prospettiva antropopoietica del corpo (anthropos e poien ) evidenzia che tutti i gruppi umani “creano
uomini” secondo i propri modelli di umanità e questi modelli cambiano , storicamente e socialmente .

1)Di quest’argomento parla l’antropologo Francesco Remotti nel suo libro “ fare umanità, i drammi
dell’antropopoiesi” del 2013 nel quale si sofferma sulla grande varietà di interventi estetici sul corpo in una
ricerca quasi ossessiva della bellezza e del concetto di uomo completo , sottolineando che l’uomo è la
specie più culturale in quanto non solo produce cultura ma è esso stesso un prodotto culturale. Anche
Michela fusaschi (professoressa di antropologia culturale) scrive un libro intitolato“ corpo non si nasce ma
si diventa” sottolineando sulla complessa relazione tra corpo e genere come costruzioni socioculturali.

l’uomo plasma il proprio corpo continuamente dalla parte più esterna a quella più interna .La parte più
esterna è forse quella più comprensibile nel senso comune , plasmiamo il corpo attraverso un infinità di
oggetti esterni come l’abbigliamento, gli accessori, il make up e lo smalto alle unghie. Tutti questi oggetti
esterni sono importanti per comunicare certi valori o modi di pensare. Anche il concetto di nudità cambia
da contesto a contesto.

2)Nell’ambito della profumazione , della cosmesi e delle pitture corporali ci sono tante differenze. Anche
L’igiene del corpo e il modo in cui lo si lava è un aspetto culturale. Come esempio banale vi è il fatto che in
Francia non esista il bidet a causa appunto della differenza di modi in cui lavare il proprio corpo. Anche
nell’ambito della profumazione vi sono differenze, alcuni popoli dell’africa come i bubal in kenya si lavano il
corpo con l’urina di animali in quanto allontana gli insetti come pidocchi e parassiti durante il pascolo degli
allevamenti grazie alla presenza di ammoniaca, quindi contesti dove di sicuro non hanno un insetticida.
Anche nel nostro contesto locale sardo quando in campagna ci si tagliava il primo intervento immediato
consigliato era urinarci sopra. Quindi dietro a ogni azione ci sono esperienze e conoscenze sensate derivate
dal contesto in cui viviamo. Anche il profumo e il cattivo odore è una costruzione culturale ,come si trova
sgradevole l’odore di pescatori o lavoratori del formaggio e cosi via.

Donne e uomini si truccano e dipingono il volto sin dall’antico egitto .Oggi vengono utilizzati prodotti di ogni
tipo, dalla bava di lumaca al veleno di api, in quanto secondo il modello culturale si deve avere un viso privo
di macchie,rughe e peli. Anche la cura del corpo si differenzia sia in ambito di genere che nel tempo e nello
spazio. Vi sono vari tipi di cosmesi maschile e femminile che si differenziano in base al colore ( il bianco è
segno di lutto o purificazione ) come quella maschile dei niger con il trucco dei bororo in ambito nuziale o
quella femminile del caduveo in brasile di cui si interesso claude levi strauss o quella giapponese delle
geisha chiamata ohaguro nel quale si tingono di nero i denti e il viso di bianco con una cipria per far
risaltare maggiormente il contrasto, dove più i denti erano neri più veniva considerato ben riuscito. indicava
un segno di bellezza e di classe elevata, quindi di distinzione sociale nel loro contesto.
3)Si plasma il corpo anche attraverso l’alimentazione .si creano dietre dimagranti e ingrassanti. Anche
pericolose come la keto diet, ovvero una dieta chetogenica che induce il corpo alla formazione di sostanze
acide chiamate corpi chetonici assumendo zero zuccheri e molti grassi per far si che vengano utilizzate
come fonte di energia. La conseguenza è che il corpo vada in chetosi causando problemi di salute facendo
calare l’insulina. molti modelli femminili tendono a essere magrissimi ,come ad esempio le modelle le quali
devono essere molto magre e molto alte ,nonostante al giorno d’oggi si stia combattendo questa idea di
donna molto magra come perfetto ideale. Anche L’idea dell’ uomo muscoloso non è legato al fatto che sia
necessario in quanto deve svolgere delle pratiche o lavori pesanti .l’uomo muscoloso lo è perché è sportivo
,per passione per l’esercizio fisico, quindi i muscoli servono per dimostrare che il corpo sia fisicamente
attivo, giovane , in forma. è un attività solo umana, gli animali non pensano a mangiar di più o di meno per
la propria forma fisica, noi invece siamo in grado di digiunare perché lo possiamo decidere per rituali di
carattere religioso o autonomamente. Scegliamo i tempi e i modi per nutrirci E in altri casi prendiamo una
serie di sostanze per far corrispondere il nostro corpo a un determinato modello. Tra le sostanze assunte vi
sono quelle di tipo ormonale spesso utilizzate da persone per il cambio di sesso.

4) Nel plasmare il corpo vi sono anche i modellamenti della pelle ,della struttura ossea e muscolare
dall’esterno. Sia la lunghezza dei capelli che la lunghezza delle unghie racconta qualcosa di noi. È diffusa
l’abitudine della ricostruzione delle unghie attraverso il gel per averle più lunghe. nel contesto cinese anni
fa vi erano alcune donne e uomini che si facevano crescere le unghie moltissimo , in certi casi solo di alcune
dita per il quale avevano degli astucci di materiali preziosi per proteggerle. Far crescere le unghie cosi era
un vezzo soprattutto dei mandarini e delle classi aristocratiche in quanto con le unghie così lunghe era
impossibile svolgere determinate mansioni, limitavano le possibilità d’azione, di conseguenza era simbolo
che qualcun altro lavorasse per loro. Anche in questo caso è un segno di distinzione di classe. ci sono anche
molti contesti indiani nel quale ci si fa crescere la barba a tal punto da poterla arrotolare dietro particolare
copri capi.

le donne kayan in thailandia sono riconosciute per indossare collari di vari materiali come argento ottone.
molto pesanti che si aggiungevano ad uno ad uno durante la crescita partendo dai 6 anni circa fino ad
averne numerosi in età adulta. Anche questo era un elemento di distinzione in quanto le donne che
avevano il collo particolarmente lungo e avevano numerosi collari erano simbolo di sacrificio e devozione ,
di conseguenza era un elemento che favoriva le nozze della donna, quindi era un pregio. Curioso è come in
realtà non sia il collo ad allungarsi ma le clavicole ad abbassarsi. La conseguenza dei collari è il fatto che il
collo e i suoi muscoli perdano stabilità e diventino incapaci di sostenere il peso della testa senza i collari
Dopo tempo è diventata un attrazione turistica, oggi infatti gli antropologi studiano come alcune tradizione
siano mantenute solo in funzione turistica. Infatti il governo thailandese impedisce alle donne kayan di
togliersi i collari. Si nota come il turismo abbia cambiato anche il senso della tradizione in quanto usanze
ormai scomparse vengono presentate in chiave turistica.

Un Altro modellamento sono i cosiddetti “gigli d’oro”, denominazione dei piedi cinesi, usanza ormai
scomparsa. Nel modello culturale cinese i piedi piccoli erano un segno di bellezza , in quanto
nell’immaginario assomigliasse all’arco lunare. anche in questo caso è segno di distinzione di classe
elevata , era considerato anche elemento di contrattazione a livello matrimoniale. I piedi piccoli si
ottenevano piegando il tarso superiore verso il basso facendo rigirare all’indietro le dita dei piedi, e poi il
tutto veniva fasciato per impedirne la crescita, di conseguenza era un lavoro che veniva compiuto
lentamente da quando si era piccole , infatti comportava una serie di conseguenze nella postura o nel modo
di camminare in quanto avendo dei piedi codi piccoli e un corpo pesante si sviluppavano in maniera
particolare i muscoli delle gambe che si archeggiavano notevolmente per camminare. Anche nella cultura
occidentale il piede piccolo è considerato segni di bellezza , come ad esempio si vedeva nel cartone della
disney di cenerentola.
nel quindicesimo secolo i neonati venivano fasciati per farli rimanere dritti, per far si che si sostenesse
bene , ma in realtà era dannoso per l’importanza dell’esplorazione del mondo nei primi mesi di vita , non
avevano le mani per poter gattonare. c’era inoltre il desiderio di rappresentare la propria aristocrazia
attraverso la forma del proprio cranio , si cercava di modellare il cranio in modo tale da avere una forma
ben precisa per tutta la vita attraverso tanti sistemi , esempio con tavole , corde o fasciature chiaramente
quando il bambino è piccolo e il suo cranio è ancora plasmabile e che può prendere una determinata forma.
In molti contesti culturali avere la testa a punta era un segno di distinzione sociale mentre la testa tonda
era per i guerrieri e gli schiavi avevano un'altra forma. Ciò vuol dire che per tutta la vita era segnata nel
corpo l’appartenenza a una determinata classe sociale , si naturalizzò un elemento culturale ,i
modellamenti del corpo arrivano a tal punto da condizionare per sempre la forma del proprio cranio in
modo tale che sia riconoscibile .

Nella belle epoque ci fu la moda dei i corpetti in quanto le donne venivano considerate belle se avevano la
vita sottilissima , ottenuta attraverso corpetti. C’è stato uno studio nel 700 di un medico che ha studiato il
corpo di una donna con una struttura scheletrica normale e le conseguenze sulla struttura scheletrica
dopo l’uso del corpetto , il risultato fu il cambiamento totale della gabbia toracica causando problemi di
respirazione o di allattamento , quindi danni fisici significativi per la vita . pur di esser bella si faceva di
tutto , infatti un detto che personalmente mia bis nonna diceva era “ se bella vuoi apparire , un poco devi
soffrire”

5)Altro modo di plasmare il corpo sono i tattuaggi le scarificazioni, bruciature o marchiature nella pelle. In
passato i tatuaggi sono stati usati in modo differenti in base allo status sociale, per esempio per gli uomini
maori il tatuaggio su tutto il corpo compresi volto e cranio era un privilegio delle elite più privilegiate, un
moko completo era l’obiettivo finale dei loro processi per essere completamente uomo. Chi non aveva
alcun tatuaggio era considerato come un uomo non completo che non raccontavano nulla.

in occidente fra 800 e 900 invece il tatuaggio era considerato come qualcosa di negativo , socialmente
squalificante , perché i tatuaggi li avevano i delinquenti , le prostitute e cosi via. Ci sono stati degli studi
appositi sui tatuaggi da parte di cesare lombroso , inauguratore della disciplina dell’antropologia criminale ,
( antropologia fisica)che scrisse un opera chiamata “l’uomo delinquente” .Lombroso si muoveva tra
l’antropologia e la giurisprudenza , osservava gli uomini dei carceri per vedere chi avesse tatuaggi , che
tatuaggi avesse , a che classe sociale appartenesse . constatò che gli uomini delinquenti avevano tutta una
serie di caratteristiche e studiò addirittura i vari tipi di tatuaggi , . in alcuni casi il tatuaggio era un simbolo
di riconoscenza sociale, soprattutto negli eserciti , se appartenevi agli artiglieri si aveva un particolare
tatuaggio ,se facevi parte della marina si aveva ad esempio l’ancora , o corde.questi erano gli unici casi in
cui il tatuaggio non veniva visto in modo negativo.

5)Diversa dal tatuaggio è la scarificazione , perché mentre il tatuaggio fa passare sotto la pelle dei pigmenti
colorati ,la scarificazione punta a creare una piccola infezione che quasi scolpisca la pelle .le scarificazioni
sono molto dolorose però erano ricercate perché avere forme di scarificazione era un modo di indicare un
passaggio da un età all altra, o di appartenere a una determinata tribù, e quindi avevano un significato
preciso tradizionalmente .Esistono anche altri modi per segnare la pelle , ad esempio le marchiature , come
lo si faceva sul bestiame lo si faceva sugli schiavi o sulle prostitute.( ex mi lady dei tre moschettieri, il
marchio del disonore nella spalla). I marchi spesso venivano messi nella fronte in modo tale che fosse
visibile a tutti e per tutta la vita .

6)Nel plasmare il corpo vi è anche l’inserimento di oggetti esterni dentro il corpo come ad esempio i piattelli
labiali in etiopia dalle donne mursi, una procedure compiuta lentamente che tanto più era grande e più si
aveva successo dal punto di vista matrimoniale , 7)vi è anche il taglio dei denti nella tribù dei pigmei del
congo o l’amputazione delle dita dei dugum dani della nuova guinea legati ai funerali nel quale si offriva un
dito per l’anima del morto . in questo ambito vi è anche chirurgia plastica estetica , e usano dei sistemi
invasivi per il seno , per il naso e cosi via. Non per difetti fisici ma perché non rispondono a determinati
modelli culturali .

8)Gli esseri umani intervengono anche sul corpo del morto in tanti modi , vi sono dei rituali funerari più
curiosi rispetto al nostro , come ad esempio la pira funebre in nepal dove i corpi vengono cremati su una
pira o la famadihana , una cerimonia funebre d’inverno ovvero la riesumazione dei morti avvolti in teli in
madagascar. l’esposizione di una salma sopra una moto, o quando i morti si siedono insieme ai vivi , o
dopo, ci sono addirittura delle festività importantissime o luoghi dove i funerali sono almeno tre, uno
privato , uno importante e poi ogni tre anni viene ripresa la salma e rivestita e riposizionata nella tomba.
Quindi noi esseri umani abbiamo dei riti molto curiosi e tutti raccontano qualcosa , sono segni di rispetto
nei confronti dei propri antenati, sono legati alla concezione del mondo.

RITI DI PASSAGGIO

Tutto questo discorso è collegato al tema dei riti di passaggio , cioè la crescita è segnata da dei momenti
ben precisi , adolescenza , infanzia , e cosi via. Queste fasi se oggi non sono separate da veri e propri rituali
invece fino a poco tempo fa , questi momenti erano segnati da verie propri riti , che comportavano la
morte del vecchio fanciullo per far nascere l’adulto.

L’antropologo Arnold van gennep scrisse nel 1909 il libro intitolato “ i riti di passaggio”, che riteneva
fossero dei riti con il compito di marcare il passaggio e la trasformazione di un individuo da uno stato o
ruolo ad un altro. Gennep identificava tre fasi precise in questo passaggio 1)la separazione, quando ad
esempio tra alcuni gruppi di persone i fanciulli venivano separati dalla madre e dalla vita del villaggio e
portati in una foresta, 2) la transizione, periodo liminale( da limen=soglia) , marginale , in quanto stavano al
limite del villaggio, dove i fanciulli rimanevano un determinato periodo per imparare a vivere come degli
adulti superando varie prove; 3) riaggregazione, il ritorno dopo aver assunto uno status diverso da
guerriero, da adulto, da uomo pronto al matrimonio. Quindi vi è un passaggio ben preciso. talvolta questi
riti di passaggio comportavano l’assunzione di un nome diverso in quanto questi riti creano una nuova
identità sociale. Ad esempio una ragazza apache viene accompagnata dalla madrina in una festa collettiva
per entrare nell’età adulta, chiamata la danza dell’alba o si pensi alla quinceniera spagnola.

TECNICHE DEL CORPO

Marcel mauss scrisse un saggio chiamato “ le tecniche del corpo” nel 1936. allievo di emile ducaim(?), si
può considerare il padre dell’antropologia moderna francese. Visse tra 800 e 900, si occupò di temi quai il
dono , magia , è a cavallo tra un vecchio modo di fare antropologia e nuovi modi di studiare e condurre
ricerche sul campo , potremmo dire che lui fu un etnologo perché è così che vengono definiti in francia, che
condusse le sue ricerche da casa, dalla biblioteca (da tavolino), sollecitò le nuove generazioni ad andare in
luoghi lontani, sostenne quindi coloro che fecero la famosa missione dakar-Gibuti

nonostante lui si occupasse di ricerche basandosi su tutta una serie di relazioni di resoconti che giungevano
in francia dalle varie colonie o da altre aree , era un grande osservatore e quindi osservava i modi di
comportarsi delle persone , per cui fece tesoro della sua esperienza di vita e in uno dei suoi scritti ,
all’epoca piuttosto marginali, decise che fosse opportuno riflettere su un aspetto molto trascurato all’epoca
riguardante le tecniche del corpo , ma invece è un argomento che è diventato importantissimo nel fine 900.
Per cui gli antropologi , i sociologi hanno riletto e rielaborato molte riflessioni presentate da marcel mauss
negli anni 30. marcel mausse ha ritenuto che fosse il caso di inoltrarsi in questi ambiti meno discusse
perchè è importante secondo lui discutere sulle tecniche del corpo.

c’è l’idea molto diffusa ai suoi tempi , ma certe volte anche oggi giorno , che le tecniche debbano per forza
contemplare l’uso di uno strumento , quindi quando si parla di qualsiasi tecnica si parla di strumenti
adoperati dall’uomo per raggiungere determinate abilità e cosi via . lo strumento lo pensiamo come un
oggetto esterno al nostro corpo mentre mausse afferma un qualcosa di importante :il primo strumento per
eccellenza utilizzato dall’essere umano è stato il proprio corpo , anzi oggetto di manipolazione era allo
stesso tempo uno strumento in tanti ambiti tecnici .”il corpo è il primo e più naturale strumento dell’uomo,
è sia un oggetto tecnico che un mezzo tecnico” .

la tecnica è un atto tradizionale ed efficace del corpo bisogna riflettere che il corpo è anche uno strumento,
la tecnica non nasce nel momento in cui noi utilizziamo uno strumento ma c’è anche la tecnica nel gesto ,
nell’insieme dei gesti che compiono l’azione dell’uomo che come la parola non è culturale , ma storico. Le
pratiche umane,tutto ciò che facciamo è frutto di processi di apprendimento, educazione attraverso i quali
le forze sociali modellano il corpo. E questa tecnica a noi pare naturale perché tecnica è anche camminare ,
il mangiare, correre che vengono considerate azioni naturali quando in realtà sono tutte tecniche della vita
dell’uomo che sono poco legate agli aspetti riguardanti l’educazione , al nostro vivere in una società. Invece
tutto ciò che ci appare naturale è frutto di un lungo apprendimento che richiede molto tempo fino a che
diventi per noi una seconda natura , un modo di essere . quindi le tecniche del corpo sono per marcel
mausse il modo in cui gli uomini si servono del proprio corpo , per mangiare , per bere, per correre , tutte
le azioni della vita quotidiana .sono azioni , modi che l’uomo adotta ,modifica e trasforma all’interno di un
determinato contesto sociale, per cui quando noi nasciamo , nasciamo in un contesto dove ci sono
determinato modi di mangiare ,di sedersi , di dormire e cosi via. E li apprendiamo pian piano sin da quando
siamo piccoli .

marcel mausse afferma anche un'altra cosa molto importante: la tecnica è un atto tradizionale ed efficace
del corpo , è un atto nel senso che è un’azione , composta da tutta una serie di gesti , tradizionale perché il
modo di agire è legato a un insieme di norme , di regole che fanno parte del gruppo , che sia grande ,
piccolo , in ambito familiare o nell’ambito del lavoro , però tradizionale nel senso che ci viene trasmesso ,
(tradizionale deriva da tradere , che in latino vuol dire consegnare , e quindi il senso è consegnare alla
nuova generazione di determinati modi di fare , di dire e di sentire). Quindi un atto tradizionale non può
essere tradizionale se non dentro un gruppo , società o comunità. Ma la tecnica è quando questo atto
tradizionale è anche efficace , ( anche scrivere con uno strumento , la penna , è una tecnica imparata sin da
piccoli , ma impugnare una penna non basta per saper scrivere , bisogna saperla impugnare e saperla
muovere in un determinato modo perché la scrittura sia regolare , quindi in tanti modi di impugnare la
penna c’è né uno che è efficace .quindi parliamo di tecnica quando prendete la penna e sapete già qual è il
gesto efficace con cui compaia la scrittura. Notate come la tecnica è frutto di un azione , un insieme di
gesti , movimento del corpo , che ci vengono insegnati quindi frutto anche di un educazione o di un
apprendimento , e questi gesti sono precisi perché si sono dimostrati nel tempo efficaci per raggiungere un
determinato scopo .il gesto quindi non è naturale ,anche se stiamo usando solo il nostro corpo per
compiere certi gesti , si parla compiendo dei gesti non naturali , sono dei gesti appresi , per imitazione .
quindi le pratiche umane sono il risultato di tutta una serie di processi di apprendimento, quella che
chiamiamo comunemente educazione , solo che nell’educazione pensiamo anche a un intervento diretto ,
verbale ,mentre ora stiamo parlando di apprendimento per imitazione dopo l’osservazione delle persone
con cui viviamo .impariamo tutta una serie di modi di porre e utilizzare il nostro corpo e non è vero che
poniamo il corpo in un modo casuale , lo poniamo all’interno di determinati modelli .

HABITUS

tutte queste posture e tecniche del nostro corpo costruiscono il nostro modo di presentarci e li
apprendiamo talmente bene da farli sembrare naturale ,a questo proposito marcel mauss introduce il
concetto di habitus ,un termine dal mondo latino , che letteralmente noi traduciamo come abitudine , però
ha un senso particolare perché dentro l’abitudine si vuole indicare in realtà l’esperienza che si acquisisce in
un arco di tempo piu o meno lungo , perché quella gestualità diventi parte di noi . quindi marcel mauss
quando usa il termine habitus si riferisce al concetto di esperienza , quindi questo termine è legato
strettamente a una nozione di carattere non biologico e neanche psicologico , ma sociale. Possiamo dire
che rientra in caratteri di ambito sociale che si fondono con la nostra struttura biologica e con gli aspetti
psicologici che caratterizzano individualmente ognuno di noi . afferma che l’uomo totale è fatto di caratteri
psicologici , biologici e sociali strettamente uniti(impossibile separarli) e che nell’adulto non esiste un modo
naturale di mangiare, bere, correre e cosi via.. Ecco perché studiare le tecniche del corpo voleva dire
camminare nei confini disciplinari perché aveva a che fare con la biologia umana , cosa il nostro corpo può
o no fare , con la psicologia umana , il nostro modo di porci davanti agli altri ,e chi si occupava dei caratteri
di tipo sociologico , perché tutti questi aspetti sono compresenti .

il risultato di queste riflessioni di marcel mauss è che possiamo apprendere un modo di agire,una tecnica
del corpo cosi bene da ritenerla naturale e non accorgerci che è propria del contesto socio culturale in cui
viviamo. nel momento in cui diventiamo adulti si può direche tutti i nostri modi di agire e tutte le tecniche
che adoperiamo non sono naturali , ma naturalizzate . ma ognuno di noi non cammina in modo uguale agli
altri , avrà un suo modo di camminare .

Anche il genere è una tecnica del corpo, una performance appresa attraverso la mimesi e l’azione
pedagogica dei processi di educazione e modellamento culturale del corpo.

marcel mauss è un grande osservatore , osserva anche che di tecniche del corpo ce ne sono tantissime , ci
sono tecniche che ci paiono naturali e altre che paiono non naturali. Ad esempio una posizione particolare
del corpo , accovacciati e non seduti, per noi in occidente è una posizione che assumono solo i
bambini ,invece in altre parti del mondo è un modo normale per riposare il corpo , per noi occidentali
risulta una posizione scomoda perché non facendola più da quando eravamo piccoli le stesse ossa e muscoli
non riescono più a posizionarsi cosi. Un'altra posizione legata al riposo è quella di accovacciarsi sedendosi
sui talloni , questa posizione veniva assunta in passato dalle donne quando nelle chiese non esistevano
ancora i banchi , ma in sardegna fino al primo novecento , uomini ma soprattutto le donne camminavano
scalze e pochè era una posizione che si poteva assumere solo se scalzi poiché le scarpe impedivano di
mettersi in quella posizione . sono dei modi di posizionarsi che noi stessi sardi non abbiamo più. in passato
si pensava non fossero legati solo a fattori di crescita , ma legati anche alla classe di appartenenza , tanto
più la classe sociale era bassa tanto più si era vicini al terreno .Marcel mauss sottolinea che in africa ci sono
tecniche di riposo che noi non conosciamo affatto come , ad esempio i giovani nuer del sudan che stanno
eretti in equilibrio con una gamba piegata e appoggiata all’altezza del ginocchio , si potevano usare bastoni
per l’equilibrio ma non era necessario . tecniche del corpo riguarda tutto , anche le tecniche di come si
nasce , non tutti nasciamo allo steso modo , in passato si partoriva anche in posizione verticale in contesti
indiani , mentre oggi si partorisce in posizione orizzontale , legata all’ambito ospedaliero , posizionata per
agevolare il medico , non la madre .

Questo vale anche per le relazioni di genere, il modo in cui bisognava presentarsi veniva appreso , il corpo
veniva disciplinato in base all’appartenenza sociale , al genere . ad esempio anche l’utilizzo del cellulare è
una tecnica, ciò dimostra come alcune tecniche possono far parte della nostra generazione e non di quella
dei nostri genitori .

. c’è qualcosa che distingue le varie tecniche, un prima distinzione è fra le tecniche nel quale il corpo è
l’unico strumento e quelle nel quale si utilizza un altro strumento oltre il proprio corpo , si distinguono dal
modo anche in cui è stato appreso . abbiamo imparato ad andare in bicicletta , come o a nuotare Con la
pratica , attraverso l’esercizio e l’esperienza , non l’apprendimento teorico . quindi stiamo parlando di una
conoscenza differente , si acquisisce un modo di imparare diverso .la conoscenza teorica si acquisisce
attraverso una comunicazione verbale o scritta dei contenuti, mentre invece chi va in bici può non aver mai
letto o sentito niente a riguardo, perché presume la pratica ,è un esercizio con il proprio corpo , è una
pratica legata non al dire ma al fare. quindi vediamo come ci sono diversi tipi di conoscenza e che la
conoscenza basata solo sulla comunicazione verbale non è sufficiente per vivere , c’è bisogno di una
conoscenza che nasca da un esercizio pratico. Questo apprendimento avviene per imitazione , la
maggioranza delle cose che riguardano il nostro fare le impariamo non con comunicazione verbale
esplicita , ma le apprendiamo osservando gli altri e imitandoli. E grazie agli errori impariamo sempre meglio
con il nostro corpo . quindi vedete come le tecniche del corpo siano un aspetto molto importante, ma nel
momento in cui io faccio qualcosa con il mio corpo lo apprendo secondo una modalità che fa parte del
contesto in cui cresciamo.

quindi questa tecnica ha una conoscenza diversa che è stata definita da vari studiosi , tra cui giulio Angioni
(professore nell’università di cagliari), un sapere implicito , un sapere che si apprende in modo tacito , lo si
apprendi osservando e poi imitando . A questo proposito ha scritto negli anni ottanta “il sapere della mano
“ e “fare dire sentire” , in cui una parte è dedicata alle caratteristiche del fare e di come il fare e il dire si
differenzino , e una di queste è sottolineare quanto nel fare sia importante questa conoscenza tacita . Per
angioni la trasmissione dei saperi del corpo avviene per mimesi ( dal greco antico mimesis= imitazione) .la
mimesi è fondamentale in tutti gli esseri viventi in quanto l’apprendimento corporeo avviene spesso in
modo silenzioso, tacito , non si fonda sulla comunicazione verbale. alcuni esempi di mimesi sono , tutto il
lavoro artigiano è legato a delle tecniche insegnate non verbalmente, o l’insegnamento del linguaggio dei
segni per le scimmie avviene per mimesi.

L’uomo nasce capace di imparare e durante la sua vita elabora socialmente e impara individualmente un
insieme condiviso spesso implicito di abitudini. L’insieme di comportamenti, pratiche e saperi impliciti ed
espliciti sono appresi vivendo insieme e costituiscono il bagaglio culturale dei componenti di un
gruppo .quindi l’insieme di comportamenti appresi in modo tacito più tutti quegli insegnamenti appresi in
modo verbale , sono appresi vivendo insieme. La dimensione tacita è fondamentale e costituisce la gran
parte delle conoscenze di ognuno di noi , quella parte esplicita è solo la punta dell’iceberg. l’apprendimento
esplicito possiamo dire che si basi su un infinità di apprendimenti taciti.

L’habitus quindi è un insieme di comportamenti naturalizzati frutto di un processo graduale di


apprendimento che avviene attraverso un esposizione del nostro corpo all’ ambiente sociale esterno.
Camminare, correre, mangiare dormire saltare ci appaiono naturali e spontanei quando in realtà sono
comportamenti appresi bene a tal punto da diventare una seconda natura.

INCORPORAZIONE

Pierre Bordieu , un sociologo della seconda metà del 900 , riprende il concetto di habitus di mauss e lo
specifica ancora meglio e lo inserisce all’interno della nozione che noi oggi definiamo incorporazione.
Afferma che l habitus è l’insieme delle disposizioni che un individuo ha incorporato , che è strutturante e
strutturato dal nostro modo di vivere definendo l’identità sociale della persona. cioè l’habitus condiziona i
nostri modi di agire intorno a noi che incorporiamo perché siamo all’interno di un campo di forze esterne ,
che possono essere il contesto familiare , sociale ,politico , economico , e le condizioni sociali di possibilità
e cosi via . tutti noi ci muoviamo all’interno di un insieme di forze . questo campo contribuisce a creare il
nostro habitus ,. Noi apparteniamo a più campi di forze , ma allo stesso tempo non siamo totalmente
passivi , anche noi interveniamo . questo processo di strutturazione dei saperi e dei nostri modi di fare è un
processo dinamico che si modifica anche se lentamente nel tempo , altrimenti tutti saremmo uguali a come
eravamo nella preistoria , l’habitus si modifica perché ognuno di noi lo acquisisce e lo può anche in parte
modificare a seconda dei gruppi dei quali fa parte . habitus e campo si condizionano reciprocamente.
quindi c’è un ‘azione interna dell’incorporazione delle forze sociali e una forza notevole. Una volta che
abbiamo incorporate quelle tecniche , ci identificano , diventa un elemento di riconoscimento sociale. Con il
termine di incorporazione si mettono insieme l’habitus , la mimesi e il metodo di apprendimento,
sottolineando i modi di disciplinare il corpo definendolo un corpo culturalmente disciplinato.

L’incorporazione è un metodo dell’antropologia contemporanea per analizzare le forme di vita


culturale,supera la visione dicotomica e conduce a studiare in che modo le espressioni e rappresentazioni
culturali siano costruite e oggettivate in un processo corporeo continuo. Secondo setha m. low che studiò i
nervios in costa rica e in guatemala l’esperienza vissuta dei nervios corrisponde a un ‘incorporazione della
sofferenza connessa a fattori economici sociali e politici, il corpo è mediatore fra sé e la società , anche
nancy shceper hughes che studiava i coltivatori salariati in brasile diceva che gli attacchi nervosi erano una
forma di critica sociale incorporata, considerava la malattia una ribellione incarnata, uno strumento dei
deboli per denunciare una condizione inaccettabile.

L’INVENZIONE DELLA RAZZA

Partiamo dal presupposto che non esistono razze umane, non esistono gruppi razziali fra gli uomini,
apparteniamo tutti alla stessa specie ovvero quella dell’homo sapiens e non vi sono sottogruppi nella nostra
specie. Il concetto di razza è destituito di validità scientifica. L’antropologia e la biologia evolutiva hanno
dimostrato che non esistono gruppi razziali. è una costruzione sociale molto legata a determinate epoche
storiche, ma dal punto di vista scientifico non esistono , non c’è nessun dato scientifico che ci possa far
affermare che la specie umana sia divisa in razze. Apparteniamo tutti allo stesso genere, genere homo , e
apparteniamo tutti alla medesima specie , siamo tutti homo sapiens. Appartenere alla stessa specie vuol
dire che possiamo avere dei discendenti fertili , quando si incrociano due specie viventi diverse possono si
generare un nuovo essere ma non sarà fertile. All’interno della specie sapiens non esistono sottospecie,
non esistono rimanenze degli homo erectus , australopiteco e cosi via. Quindi il concetto di razza ,
soprattutto come è stato inteso nel primo 900 , non ha alcuna validità scientifica .

Il termine razza è utilizzato nell’ambito zootecnico, quando si fa riferimento a popolazioni selezionate di


animali domestici ad esempio le razze canine, feline, bovine, ovine, suine, equine e cosi via. Per indicare
varietà che sono prodotte artificialmente.oggi giorno quando ritroviamo il termine razza lo utilizziamo per
riferirci al mondo animale , non agli umani ,lo usiamo molto in riferimento agli animali addomesticati, vuole
dire che l’uomo durante i millenni si è dedicato all’allevamento , non ha solo accudito determinati animali
solo per potersi cibare della loro carne o dei prodotti secondari , ma li ha anche selezionati. questa
selezione è molto particolare e si arrivano a delle selezioni incredibili , ad esempio nell’ambito dell’
allevamento bovino , nell’ambito degli animali di compagnia come gli incroci dei cani ,abbiamo costruito
delle razze che non esistevano in natura . quindi siamo intervenuti direttamente , facendo incrociare
determinati animali invece che altri .Perchè si interviene su gli animali con delle selezioni? per incentivare la
produzione della carne oppure del latte , tutto ciò che serve all’uomo. l’uomo interviene per soddisfare le
proprie esigenze . bovino da latte e bovino da carne sono animali selezionati e scelti fra tanti altri.
Ovviamente non pensando al benessere animale poiché più latte produce meno vivrà ad esempio in un
allevamento intensivo vivrà solo 5 anni circa,e potrà perdere la capacità di muoversi o riprodursi.
trasformano completamente il modo di vivere e di nutrirsi dell’animale stesso. gli animali quindi vengono
selezionati in nostra funzione . ma questo comporta che si creino tante determinate razze , quindi queste
razze sono un prodotto artificiale nella selezione di questi animali. Come ad esempio la creazione della
cosidetta ligre, ibrido fra tigre e leone, infatti gli esemplari di questo incrocio sono sterili.(leone maschio e
tigre femmina).

Non si è sicuri della provenienza del termine razza, forse deriva dal francese antico haraz che significa
allevamento di cavalli, collegato sempre al mondo animale , ed è molto diffuso soprattutto nelle lingue
neolatine e indoeuropee infatti il termine razza ha una radice comune.(francese race,inglese race, italiano
razza, spagnolo raza Ma il significato che aveva tanti anni fa è completamento diverso dal significato che ha
raggiunto tra il 700 e il 900. Il termine razza nel 500 è utilizzato per indicare un identità familiare , alla
discendenza , a un determinato gruppo di parentela , quindi la razza indicava l’appartenenza alla stessa
famiglia , quindi ha un significato totalmente diverso rispetto alla razza intesa come identità genetica o
biologica.

Nell’800 ha assunto un significato completamente diverso, ovvero un gruppo umano caratterizzato da una
specificità sia somatiche sia intellettuali sia comportamentali che si suppongono fondate biologicamente e
trasmesse per via ereditaria.Successivamente si pensava che la razza fosse un gruppo umano che ha
caratterizzato da determinate specificità somatiche , fisiche , (dal greco somatos , corpo,
aspetto,composizione) (usato anche in biologia come cromosoma ecc),quindi gruppi che hanno
determinate caratteristiche fisiche simili ma anche per caratteristiche intellettuali e comportamentali .
tutte queste caratteristiche , sia l’aspetto fisico ( capelli , colore occhi , colore pelle , altezza) sia capacità
intellettuali e comportamentali si suppongono che abbiano una base biologica e ereditaria. Quindi se è
scuro di pelle con i capelli ricci etc è per natura. Quindi con razza si stanno indicando tutte quelle
caratteristiche fisiche e comportamentali e intellettive ritenute naturali , che verranno trasmesse ai figli dei
figli e cosi via .

per parlare del contesto che ha favorito lo sviluppo di questo termine razza , bisogna concentrarsi su un
fatto che ha cambiato le prospettive e aperto ampi dibattiti : la scoperta dell’america, non per la scoperta
una nuova terra , ma perché quella terra era popolata da delle genti che nessuno sapeva ci fossero . quindi
vi erano tantissime persone che erano vissute lontane da noi senza credere nelle nostre divinità o avere i
nostri stessi valori o usi , molto diverse .

Di conseguenza dopo la scoperta dell’america si frantumò la visione eurocentrica del mondo. Si


svilupparono diverse teorie sull’origine degli esseri umani: la teoria poligenetica: le differenze attuali
rimandano ad origini diverse dell’umanità, a differenti caratteristiche interne, irriducibili; e la teoria
monogenetica tutta l’umanità ha un origine comune e le differenze sono dovute a processi di evoluzione o
involuzione-degenerazione( climi diversi, inizialmente tutti gli uomini erano bianchi, o a causa di circostanze
storiche o ad altri fattori esterni)

quindi la scoperta dell’america ha portato a confrontarsi con questo tema della diversità. Ci si chiedeva che
origine avessero quegli esseri umani , se fossero stati creati da dio o non fossero stati creati da dio ,quindi
la conquista dell ‘america ha portato tante domande e dubbi. Si diffondono due teorie fino all 800: la teoria
poligenetica , con cui si intendeva che le grandi differenze che troviamo nel mondo sono legate al fatto che
non c’è un'unica umanità , ci sono umanità differenti . la teoria poligenetica si è anche accostata all’idea che
ci siano stati due creazioni diverse da parte di dio , (dato che fino all’illuminismo il testo storico per
eccellenza era la bibbia), cercavano di trovare una spiegazione per quel gruppo umano e per la diversità. La
teoria monogenetica : alcuni studiosi ritenevano che tutti gli esseri umani avevano avuto la stessa origine ,
da adamo ed eva, e che la diversità fosse dovuta o a fattori evolutivi , o degenerativi, o perché erano
cresciuti in luoghi differenti che avevano cambiato il loro aspetto fisico e comportamentale. Una volta
scoperta l’america , coloro che credevano nella teoria monogenetica, come spiegavano gli americani? Una
delle ipotesi è che comunque coloro che appartenevano ad altre terre fossero delle degenerazioni delle
stirpi principali.

La teoria poligenetica, le differenze attuali rimandano ad origini diverse dell’umanità, quindi diversi atti
creativi divini.La teoria poligenetica , un modo per spiegare le origini differenti , era di ritenere che ci
fossero atti creativi di dio , .si pensava che gli uomini fossero stati creati cosi come li vediamo ,( noi
sappiamo invece che c’è stata un evoluzione etc), fino ad allora si pensava che dio avesse creato adamo ed
eva da cui poi discendiamo noi , come scritto nella bibbia. Quindi ci si chiede da dove discendano “gli altri”
si pensava fossero figli di un altro atto creativo . una delle tante teorie presenti nella teoria poligenetica è
quella preadamitica , e cioè che dio prima di creare adamo aveva fatto altre creazioni precedenti , angeli e
demoni o uomini migliori o peggiori di adamo .solo in questo modo poteva essere inserita nella bibbia
questa grande domanda.

La teoria monogenetica riteneva che come testimonia la bibbia tutti discendano da adamo, mentre le razze
, gli altri, sono derivate dai figli di noè: cam, sem, japhet. Era una teoria degerazionistica nel quale Si
riteneva che cam fosse il progenitore della razza nera, maledetto dal padre insieme al suo popolo ovvero i
camiti , che erano identificati negli uomini del sud o africani; da sem derivassero i semiti, ovvero i popoli
d’oriente o gli ebrei ; e che i discendenti di japhet fossero gli abitanti dell’europa o indoeuropei.

Nella prima versione di “ etymologiae” di isidoro di siviglia scritto nel 623 e stampato per la prima volta nel
1472 ad augusta da un certo Gunther zainer, si rappresenta la cosiddetta mappa mundi , la più antica
mappa stampata dell’occidente. Veniva rappresentata l’europa con sotto il nome japhet, l’africa con sotto il
nome cam e l’asia con il nome sem, mentre l’america non era ovviamente rappresentata in quanto non era
stata scoperta.

Fra le tante teorie sulla razza vi furono varie classificazioni molto importanti che contribuirono al
cambiamento storico. Una classificazione è quella di Carl Linnaeus .egli visse nel 700 ed era medico,
botanico , naturalista svedese e soprattutto padre della moderna classificazione scientifica degli organismi
viventi. Nel suo scritto “systema Naturae” del 1758 affermava che tutti quanti gli esseri umani
appartenessero al genere homo , quindi teoria monogenetica , e alla stessa specie sapiens. Ma dentro la
specie sapiens lui individuava delle varietà. 1) homos s. europaeus albus , ovvero un uomo bianco, forte,
con capelli biondi,occhi azzurri, intelligente ,attivo con abiti attilati e governato da leggi. 2) homos s.
asiaticus fuscus ,ovvero giallo, avido, malinconico, capelli neri e occhi scuri, con abiti ampi e governato
dall’opinione. 3) homos s. afer niger , ovvero un uomo nero , infido , scarsamente intelligente e incapace di
autogoverno. 4) homo s. americanus rubescens, ovvero un uomo rosso, irascibile con capelli neri e uno
spirito libero e governato dalla consuetudine.5) homo.s ferus un uomo selvaggio ,muto, quadrupede, 6)
homo s. monstruosus , ovvero un uomo portatore di forme devianti, malformazioni congenite e deficit
cognitivi. Nelle sue classificazioni vi erano caratteristiche non solo fisiche ma anche comportamentali ,
questo fa si che aspetti che consideriamo appresi , legati al comportamento e modi di vivere , fossero
invece naturalizzati dentro la concezione di linneo , quindi ritenute come un qualcosa di innato , naturale.

Questa fu la via nel quale teorizzarono altri studiosi come Emmanuel Kant. Egli fu un filosofo tedesco
vissuto nella seconda metà nel 700 che scrisse “ delle diverse razze degli uomini” nel 1777, nel quale
affermava “ tutti gli uomini sulla vasta terra appartengono ad un medesimo genere naturale, perché essi
generano tra loro figli fecondi per quanto possano esserci diversità nel loro aspetto”. Ma individuò 4 razze
fondamentali. 1) la razza dei bianchi , che secondo kant conteneva sviluppata ogni pulsione e ogni talento,
2)la razza negra , nonostante avesse vitalità e passionalità li considerava suscettibili solo di lasciarsi
comandare ed educare come servitori, 3) la razza unna ( mongolica o calmucca) e 4) la razza indù ovvero
indostanica”che considerava come uomini sereni suscettibili di una cultura di grado superiore ma solo
nelle arti , non nelle scienze, per cui non conoscono progresso di civiltà. Kant considerava i popoli americani
non suscettibili né di educazione e né di cultura,perché passivi, privi di motivazione e passione.

Egli affermava che tutti uomini sulla medesima terra appartengono alla stessa specie, nonostante le grandi
diversità tra loro che per lui erano proprio le distinzioni che egli chiama razze .la distinzione di ogni razza
definita da lui ha anche aspetti che sono di carattere comportamentale , naturale. Nel quale noi siamo
all’apice , perché ogni volta che si costruisce una gerarchizzazione si pone se stessi all’apice della piramide.
.queste razze sono quindi classificate non per differenze di carattere fisico ma per differenze di carattere
culturale, comportamentale è un modo per giustificare il proprio dominio sull’altro .

Un altro esempio di classificazione fu quella di johan friedrich blumenbach naturalista tedesco , padre
dell’antropologia fisica, illuminista a favore dell’abolizione della schiavitù , che visse tra la seconda metà del
700 e la prima dell 800. La sua classificazione e concetto stesso di razza tra l’altro rimase pienamente
accettata fino al termine della seconda guerra mondiale. Egli nel 1779 fece una classificazione
craniometrica ed estetica delle razze umane, in cui affermò che la specie umana era distinta in 5 razze :1) la
razza caucasica o bianca che considerava la razza originaria da cui sarebbero derivate le altre ,2) la razza
americana o rossa ,3) la razza malese o olivastra,4) la razza mongola o gialla e 5) la razza etiope o nera. Egli
riteneva che i bianchi ( caucasici, chiamati cosi in quanto egli identificava la culla dell’umanità nel monte
caucaso) si conformassero a un ideale assoluto di bellezza rappresentato dalle statue dell’antichità classica,
mentre le altre razze derivavano dalla degenerazione (somatica) della razza bianca dovuta a fattori
ambientali o alimentari.

johan friedrich blumenbach è importante perché per la prima volta cercò di applicare un criterio scientifico
nella distinzione delle razze .misurò il cranio di esponenti che lui riteneva appartenenti alle varie razze e li
descrisse cercando di trovare delle differenze . questo studio fu alla base di tutti gli studi craniometrici dell
900. gli antropologi fisici che non hanno niente a che vedere con gli antropologi culturali (loro
informazione biologica noi umanistica , c’è stata una separazione tra questi due indirizzi ) tuttoggi per
individuare le caratteristiche di uno scheletro prendono le misure , ma l’aspetto interessante è che dopo
aver preso le misure di un cranio prendevano le misure anche dai viventi . cosa aveva notato blumenbach?
Egli ci propone una distinzione fra razze , che fu accettata fino alla seconda guerra mondiale , basata su
aspetti di carattere estetico. Questo è un altro elemento interessante perché dice “ se noi prendiamo un
cranio di un componente di razza bianca hanno un armonia dei lineamenti , rispecchiano un ideale di
bellezza assoluto ( che chiaramente non esiste una bellezza assoluta , la bellezza è relativa )poiché il punto
di riferimento della bellezza in quell’epoca era la bellezza delle sculture dell’antica grecia . tutte le altre
venivano considerate come una degenerazione. Con blumenbach quindi era una distinzione che riguarda
solo l’aspetto fisico , prendendo come spunto ideali di bellezza che in realtà sono costruiti culturalmente.

Charles darwin nel suo libro intitolato “l’origine della specie “ nel 1859 darà il via agli studi su basi
scientifiche e affermava che le specie viventi, compresa quella umana, non sono entità statiche , ma si
modificano nel tempo ed evolvono adattandosi ali cambiamenti dell’ambiente. Non ci sono specie o razze
migliori in assoluto, ma solo specie e razze più o meno adattate a sopravvivere in un ambiente che cambia.
Mentre nel suo libro intitolato “ l’origine dell’uomo “ del 1871 afferma che vi è una completa interfertilità
tra le razze umane, perché ciascuna confluisce gradualmente nell’altra. L’uomo forma una sola e unica
specie, perché quelle che vengono chiamate razze non sono abbastanza distinte da abitare una medesima
regione senza fondersi. Anzi, queste presunte razze sono così simili le une alle altre che non esistono due
autori che abbiano ottenuto, cercando di classificarle in modo obiettivo, il medesimo risultato. Cosicché le
differenze tra queste presunte razze, benchè talvolta appaiono vistose, sono del tutto irrilevanti. Mentre al
contrario, vi è una grande uniformità nelle caratteristiche davvero importanti, comprese quelle mentali”.

Erano diffuse le forme di autorità per giustificare le differenze, gerarchie e ineguaglianze tra gli esseri umani
come ad esempio la tradizione, i testi sacri come la bibbia o la conoscenza scientifica. Quindi Per giustificare
la costruzione delle differenze fisiche comportamentali e culturali dell’uomo e per giustificare le
disuguaglianze sociali e vari rapporti di dominio che vi erano , si usavano argomenti che si basano su una
determinata autorità . ad esempio la bibbia fino alla rivoluzione francese , quando ci fu la separazione di
religione e scienza con l’illuminismo . ma le teorie delle razze non scompaiono nell’800 anzi si rafforzano ,
solo perché come strumento non usano più la bibbia ,ma si utilizza la conoscenza scientifica , ecco che
quindi viene costruita una vera e propria teoria scientifica delle razze umane , che rimane fino agli inzii del
900 , insegnata addirittura nelle università , sulle quali si è appoggiata anche il nazifascismo .quindi fra fine
800 e inizio 900 si sviluppa quello che viene definito come “razzismo scientifico” , la scienza conferma
l’esistenza delle razze.

Quindi nell’800 si cerca di dare un fondamento scientifico al razzismo, come scienza delle razze umane che
presuppone l’esistenza delle razze umane, la classifica in base a qualità somatiche, intellettive ed evolutive
sviluppando inoltre la teoria di una razza superiore che corrisponderebbe alla razza bianca . in particolare a
quella ariana. coloro che sono portavoce del razzismo scientifico quindi ritengono che le razze umane
esistano compiendo una classificazione di queste razze umane , una distinzione fra di loro dal punto di vista
somatico e intellettivo. spiegano inoltre l’esistenza di una gerarchia , di conseguenza la classificazione in
questi casi è sempre costruita su una base gerarchica , nel quale vi è sempre una razza migliore ,
superiore , in questo caso la razza bianca , ariana rispetto a tutte le altre .
La razza ariana era un immaginario gruppo razziale al quale apparterrebbero gli europei , nel quale si
erroneamente sul piano biologico l’identificazione da parte dei linguisti di una famiglia linguistica comune
indoeuropea e si pensava che i portatori di questa lingua fossero i cosiddetti ariani (dal sanscritto Arya =
nobile, puro. Il conte di gobineau fu il primo a considerare la razza ariana come razzia bianca e pura , da
indentificare con l’aristocrazia, mentre il popolo era mescolato con le altre razze.

Il razzismo scientifico costruisce l’idea di una razza che chiamerà “razza ariana”. i linguisti individuarono una
famiglia linguistica comune indoeuropea e coloro che si pensavano i portatori di questa lingua ritenevano
di essere ariani , perché si auto definivano cosi , in sanscrito arya vuol dire nobile puro. Dal piano
linguistico si è trasportato , questa teoria , nell’ambito degli studi biologici , si è detto “ ma se c’è una lingua
dal quale sono nate tutte le lingue indoeuropee , ariani sono anche i corpi , la razza più vicina a questo
gruppo linguistico “. Nasce così una razza immaginaria , la razza ariana , uno dei primi a definire la razza
ariana come quella bianca , pura fu conte de gobineau . per lui era da identificare non solo come un gruppo
umano , ma anche come gruppo sociale cioè quello aristocratico ,(al quale lui apparteneva ) , quindi una
distinzione che oggi considereremo classista.

Joseph arthur comte de gabineau scrisse “ essai sur l’inegalitè dea races humaines” tra il 1853 e 55 nel
quale classificava e suddivideva le razze in bianca , gialla e nera; naturalizzava le differenze culturali
attribuendo a ciascuna razza determinate caratteristiche morali e psicologiche innate; gerarchizzava le
razze affermando la superiorità della razza bianca; e provava una mixofobia, ovvero una fobia per la
mescolanza delle razze. Secondo gabineau la “purezza della razza” determinava la capacità di
sopravvivenza e di dominio sulle popolazioni inferiori, mentre la mescolanza delle razze ne comportava un
rapido declino. Secondo la teoria francese di gobineau la razza gialla era considerata materialistica, portata
al commercio e incapace di esprimere pensieri metafisici ; la razza nera aveva dei sensi sviluppati
all’eccesso e una modesta capacità intellettiva; mentre la razza bianca e ariana incarna le virtù della nobiltà
e i valori aristocratici, sarebbe invece contraddistinta dal suo amore per la libertà, per l’onore e per la
spiritualità. Gobineau stabilì per primo l’equiparazione tra cosiddetta razza germanica e razza ariana.

questo famosissimo saggio sulla diseguaglianza delle razze umane scritto da gobineau ebbe un grande
successo come libro coinvolgente , dove vuole dimostrare che sono realmente disuguali le razze umane ,
propone non solo la classificazione tra le razze ma anche che ogni razza abbia delle caratteristiche morali e
culturali , innate . quindi tutti coloro che nascono all’ interno di quel gruppo razziale avranno le stesse
caratteristiche dal punto di vista morale , intellettuale e cosi via e allo stesso tempo propone una gerarchia
dove all’apice ovviamente c’è lui , l’aristocrazia , la razza bianca. Era anche una teoria un po pessimistica ,
in quanto riteneva purtroppo che fosse difficile impedire che le razze si mescolino , e che la mescolanza
faccesse degenerare la razza , quindi sottolineava quanto fosse importante evitare la mescolanza delle
razze ,perché avrebbe comportato a un declino , una degenerazione.

Il razzismo di gobineau è un razzismo che possiamo definire reazionario nel quale il destino di ciascun
gruppo umano è segnato dalla razza di appartenenza, e nulla può essere modificato quindi tutti i
discendenti non potranno che appartenere a quella razza. Inoltre all’ interno vi era una concezione
degenerativa , ovvero il fatto che la storia implichi mescolamenti fra le razze che minano l’autenticità , da
cui la progressiva decadenza della razza bianca. E tutti i mescolamenti non fanno altro che intaccare la
purezza delle razze

Esiste anche un razzismo di stampo positivista definito progressista , ovvero un razzismo con fiducia nel
progresso e nella perfettibilità umana, influendo sull’evoluzione umana attraverso una programmazione
scientifica. L’evoluzionismo di darwin accredita l’idea dell’origine unica dell’umanità e che le differenze si
forgiano nel percorso evolutivo e nell’adattamento dell’ambiente. Facendo riferimento ad alcuni principi
della teoria evoluzionista di darwin si sviluppa la teoria del darwinismo sociale: afferma che se i diversi
risultati storici dei gruppi umani dipendono dal migliore adattamento, la supremazia di alcuni gruppi è
naturale, dettata dalla legge della sopravvivenza e quindi si ha una gerarchia “oggettiva, buona e giusta”.
Sulla base di tale teoria L’intervento dello stato con politiche sociali in aiuto dei più deboli è contro natura.

Quindi se osserviamo la fine dell’800 e inizio 900 , si vede un razzismo di stampo diverso , cioè un
razzismo positivista che è stato definito progressista , cioè un razzismo che si basa sui grandi cambiamenti
che erano proprio dell epoca e quindi sul processo di industralizzazione , sul progresso dal punto di vista
tecnico , sul fatto che l’uomo possa migliorare la propria condizione e che abbraccia le tesi darwiniane , che
comunque l’uomo è dentro un processo evolutivo e si evolve , e se l’uomo si evolve l’uomo può anche
scientificamente intervenire perché questa evoluzione porti a una perfezione , eliminando ciò che è
imperfetto . quindi in questo caso non si pensa alle razze come entità statiche , date per sempre,ma come
ambiti nei quali si può agire selezionando i migliori , come si fa con gli animali, in base a quello che decide
l’uomo , facendo riprodurre solo alcuni e non tutti .quindi quello che avveniva nel campo degli animali ,
viene trasferito nel campo umano . si rifa alle teorie di darwin dicendo credendo si di appartenere tutti alla
stessa specie , ma ci sono delle differenze dal punto di vista evolutivo . da queste considerazioni nasce un
filone di studi , che viene chiamato darwinismo sociale ,abbraccia la teoria di darwin sulla selezione
naturale che è determinata dal fatto che ci si adatti in un determinato ambiente . quindi si inizia a pensare
che se questo principio era valido , esaminando come vivono gli uomini e i gruppi umani , se alcuni in
particolare con il tempo hanno raggiunto la supremazia (europa) vuol dire che si sono adattati
maggiormente all’ambiente ,e quindi per la legge della sopravvivenza loro meritano al supremazia nel
mondo rispetto a coloro che non sono riusciti a raggiungere ilprogresso scientifico , economico , politico e
cosivia. Notate quindi come si usi in modo astuto una teoria che aveva delle basi scientifiche la si trasporti
dall’ambito biologico all ambito sociale per giustificare sempre il dominio di alcuni gruppi umani su di altri .
e quindi lo stato non ti deve aiutare, perché per la selezione naturale devono vincere i migliori(alta
borghesia) . quando prima non si poteva contestare dio , adesso non si può contestare la selezione naturale
, la natura. Quindi vedete come dentro le teorie del razzismo scientifico si articolino molti modi di porsi.

In italia nel razzismo progressista positivista cesare lombroso che visse tra la seconda metà ell’800 e inizio
900,fu fondatore dell’antropologia criminale ovvero il pensiero che l’inclinazione al crimine sia una
patologia ereditaria. e nel 1876 a questo proposito scrisse “l’uomo delinquente”. cesare lombroso era un
grande studioso italiano che è stato il fondatore dell’antropologia fisica criminale , un insegnamento anche
universitario negli anni 30 nell’ antropologia , chi dirigeva le carceri seguiva i corsi di lombroso , poiché
erano quelli più all’avanguardia dell’epoca. ormai la misurazione dei crani era la norma in quell’epoca,
lombroso fu anche uno dei primari di un ospedale psichiatrico di conseguenza si occupava di tante forme
patologiche dal punto di vista comportamentale e riteneva che l’inclinazione al crimine potesse essere
si ,legata a fattori di ambito sociale e condizioni di vita , ma che dietro , in fondo ,fosse una forma di
patologia ereditaria e individuò quelli che dovevano essere i tratti somatici che più rappresentavano la
presenza di queste caratteristiche , la forma della fronte , i tratti del volto e cosi via.. e molte di queste
affermazioni le fece in seguito a un suo viaggio nel sud d’italia ,quando era dentro l’esercito come studioso ,
medico e cosi via , e aveva visto le aree del brigantaggio (delinquenza per eccellenza) . vi è un museo
lombrosiano , a torino , dove ci sono i teschi di quelli che venivano considerati i più delinquenti dell’epoca ,
appunto per confrontare le tracce fisiche della delinquenza. . alcune sue affermazioni causarono problemi
anche per noi sardi in quanto fra i suoi scritti ottocenteschi vi era appunto “l’uomo delinquente “Fra coloro
che venivano definiti propensi alla delinquenza c’erano i sardi , soprattutto del nuorese.

Alfredo Niceforo (1876-1960) fu un antropologo della scuola lombrosiana che sosteneva l’esistenza di due
razze nello stato italiano: quella euroasiatica (ariani) nel nord e quella euroafricana (negroide) del sud e
delle isole. Egli sosteneva la superiorità razziale degli italiani del nord sulle popolazioni sottostanti. A
proposito scrisse due libri “ la delinquenza in sardegna “(1897) e “l’italia barbara contemporanea”(1898).
applicando le teorie lombrosiane nelle aree del nuorese , dove trova un aspetto di mancato sviluppo che
presentava anche nell’aspetto fisico che facevano somigliare questi uomini agli uomini primitivi . affermava
che gli uomini primitivi non erano scomparsi , si trovavano nel sud. Lui nella sua teoria razziale sosteneva
che c’erano due civiltà, una che si basava sulla razza euroasiatica e quella del sud che era più negroide e
euroafricana , e naturalmente c’era la superiorità razziale del nord , rispetto al sud. Quindi le condizioni di
miseria del sud italia venivano attribuite non alle disuguaglianze e condizioni sociali e la distribuzione non
equa delle ricchezze ,a venivano attribuiti a fattori innati che si trasmettono di generazione in generazione ,
una sorta di mancato sviluppo che ha impedito a queste popolazioni di progredire come le altre. Queste
teorie , molto diffuse negli anni 20-30 , furono contrastati dall’intellettuale sardo , antonio gramsci che
critica e sottolinea il fatto che era il solito modo per andar contro alle classi subalterne, combatte il
razzismo progressista e positivista affermando che abbracciava le teorie sociali del progresso , sottolinea
che siano nozioni conservatrici. Quindi gramsci aveva un approccio critico.

Dentro il razzismo progressista si sviluppa anche l’eugenetica , l’idea cioè che l’evoluzione naturale possa
essere aiutata favorendo gli organismi migliori , quelli che sono “difettosi” non dovrebbero
riprodursi .vedete come lo studio dello sviluppo delle cosiddette razze migliori, veniva applicato dagli
uomini nella selezione delle piante e animali ,e poi anche nell’essere umano . quindi nacque la biologia
razziale, che portò a forme di sterilizzazione forzata di individui che erano considerati svantaggiati ,
disadattati , con problemi mentali. Non solo in germania, e anche dopo la Seconda guerra mondiale. Quindi
vedete quali mostri ha costruito questa teoria razziale anche nell ‘ambito progressista.

Francis galton (1822-1911) fu un naturalista britannico, patrocinatore della cosiddetta eugenetica. Alla
base del razzismo progressista vi è l’idea che l’evoluzione naturale debba essere aiutata favorendo la
riproduzione degli organismi migliori impedendo di riprodursi agli organismi difettosi o più deboli. Nel 900
ci furono varie esperienze eugenetiche o della cosiddetta biologia razziale come la sterilizzazione forzata di
individui svantaggiati o disadattati negli usa e nella svezia o l’eliminazione fisica di devianti e inadatti come
nel progetto di eutanasia di hitler.

RAZZISMO CLASSICO E NEORAZZISMO

Pubblicato, con il titolo Il fascismo e i problemi della razza, su “Il Giornale d'Italia” del 14 luglio 1938,tutte
queste teorie sono state alla base di ciò che è stato espresso in una serie di punti nel cosiddetto
“manifesto della razza”,ovvero in periodo fascista . la difesa della razza fu una delle riviste più famose che
portavano avanti le teorie razziali. In questo manifesto si affermava attraverso 10 punti principali che le
razze erano un qualcosa esistente e scientifico e tanto altro , firmato tra l’altro da moltissimi scienziati
italiani . su questo manifesto si costruì non solo una politica culturale , ma anche una politica di esclusione ,
grazie alla divulgazione delle prime leggi razziali in italia. L’immagine fascista nella copertina racconta
attraverso la sua rappresentazione proprio l’idea che il fascismo aveva e che cosa voleva attuare . vi era una
spada chiamata gladio , una spada usata ai tempi dell’antica roma , emblema del fascismo , impugnata da
una figura sconosciuta . questo gladio divideva tre figure umane presentate in scala , ve n’era una più
grande rappresentata da una statua greca , il modello della bellezza assoluta , doriforo, scultura marmorea
realizzata da Policleto,questa statua rappresentava tutti noi italiani , la seconda rappresenta gli ebrei , i
semiti , nonostante fosse un falso in quanto era una terracotta nel periodo ellenistico che non aveva
niente a che vedere quindi non il mondo ebraico , ma era considerata grottesca quindi perfetta per
rappresentare gli ebrei , poi vi è la rappresentazione di un esponente della colonizzazione in africa , una
donna africana. Quindi si divide con il gladio come simbolo del fascismo , la nostra razza dalle altre razze ,
sottolineando la negazione alla mescolanza tra di esse.

Il 5 settembre del 1938 fu emanato di conseguenza il “ regio decreto” firmato dal re vittorio emanuele III e
da Mussolini, concretizzato poi dal consiglio dei ministri ,con il quale si stabiliva l’espulsione degli ebrei
dalle scuole. Questa oltre a essere pubblicata dai più grandi giornali come la stampa e l’unione sarda, fu la
prima delle tanti leggi razziali italiane. Esempio fu l’allora rettore dell’università di cagliari Giuseppe Brotzu
si trovò costretto ad espellere l’archeologo e storico dell’arte greco romana Doro Levi, il giurista ed
economista Camillo viterbo e lo storico delle religioni Alberto Pincherle perché appunto ebrei.

Nella rivista “la difesa della razza” del 5 settembre del 1938 Lino businco Scrisse “sardegna ariana” nel
quale affermò “ oggi quindi i sardi vanno considerati come un gruppo purissimo di quegli ariani
mediterranei che trovano la migliore espressione entro la razza italiana”. Perciò Uno di quelli che aveva
firmato il documento della razza , Businco , sardo , aveva scritto dentro la rivista fascista per l’occasione un
articolo intitolato “sardegna ariana “, per indicare la purezza italiana . ciò fa intendere come vengano
costruite le differenze per poi essere costretti a far rientrare in questi gruppi tutti coloro che prima erano
considerati altri.

Nel tempo si sono formate varie forme di razzismo come: L’antisemitismo, l’antiziganismo, il razzismo
coloniale, il razzismo antislavo, il razzismo antimeridionale.

Riguardo l’antiziganismo abbiamo parlato di Leonardo Piasere che scrisse per l’appunto un libro intitolato
antiziganismo dove ricostruisce il razzismo e i processi di esclusione di questi g ruppi che risalgono a secoli
precedenti il 900. zingari o gitani è un eso-etnonimo usato per indicare le popolazioni romanì da parte di
chi non ne fa parte,è percepito dalle popolazioni romanì come dispregiativo e offensivo .Gli zingari
vengono chiamati con eso etnonimi di ogni tipo in base al luogo, ad esempio in inglese gypsies e travellers,
in francese gens du voyage, tsigannes, in spagnolo gitanos, in tedesco zigeuner o tartari,in ungherese cigany
e in rumeno tigan.. Secondo le ricerche storiche comparvero in europa tra il 300 e il 400 ( XIV e XV ) rom,
sinti, manush ,kalè e altre popolazioni romanì che subirono persecuzioni di ogni genere dove si
naturalizzava ancora le differenze di ambito comportamentale e caratteriale.. Come ad esempio alla fine del
400 e inizio 500 in spagna furono vittime insieme ai musulmani ed ebrei della limpieza de sangre, una forma
di persecuzione razziale. La conversione al cristianesimo non era considerata sufficiente per essere accettati
in quanto il loro sangue era ritenuto impuro , infatti per accedere alle organizzazioni religiose, militari e
civili era necessario attestare che si era cristiani da generazioni. Nei balcani furono ridotti in schiavitù fino al
1856. Nel 1725 il re federico guglielmo I di Prussia ordinò che tutti gli zingari dai 18 anni in su venissero
impiccati senza processo. Infine anche nel ventesimo secolo 500.00 mila di loro persero la vita nei lager
nazisti.

In una riflessione dell’ antropologo Pierre andrè tagueiff nel 1994 distinse due grandi forme di razzismo in
età moderna entrambe presenti nell’antiziganismo secondo leonardo piasere: 1) autorazzizazione, per
esempio il razzismo della politica nazista, ovvero un processo per cui un gruppo vede in se stesso
l’esplicitazione della razza considerata pura e superiore per distinguersi da tutti gli altri e nell’altro
l’esplicitazione della non razza considerata impura e inferiore , quindi vi era una valorizzazione della
propria differenza , un autosublimazione nel quale “ la razza siamo noi”ex il popolo germanico si
autodefiniva appartenente alla razza ariana”.2) etero razzizzazione per esempio il razzismo coloniasta
ovvero un processo per cui un gruppo vede nell’altro l’esplicitazione della razza considerata inferiore in
quanto catalogato come razza, mentre il proprio gruppo costituisce non tanto la razza superiore, ma
semplicemente il genere umano o la civiltà. Quindi legittima il dominio e lo sfruttamento dell’altro nel quale
la razza sono gli altri.

Quindi si inzia a concepire la razza come una naturalizzazione, biologizzazione del sociale. La razza è una
metafora naturalistica con la quale si biologizza il sociale, cioè si riconduce a una spiegazione naturale ciò
che è il frutto di differenze e disuguaglianze di potere, di classe , di status. Forme di discriminazioni
giustificate attraverso la biologizzazione delle differenze sociali( naturalizzazione) sono il razzismo e il
sessismo , ovvero la biologizzazione delle differenze di genere. Quindi il razzismo è una naturalizzazione
delle differenze . da qui si aprono una serie di discriminazioni che vengono giustificate con la natura

RAZZISMO E RAPPORTI DI DOMINIO


Anna maria rivera , docente di bari ,antropologa, scrittrice di opere sul razzismo, nel suo libro intitolato
“razzismo, atti, le parole e la propaganda” del 2020 propone un'altra definizione di razzismo “ il razzismo
può essere definito come un sistema d’idee,parole, discorsi, atti, norme giuridiche, pratiche sociali e
istituzionali che attribuisce a gruppi umani e agli individui che ne fanno parte differenze essenziali,
generalizzate,definitive, naturali o quasi naturali al fine di giustificare e legittimare stigmatizzazione,
discriminazione, subordinazione,inferiorizzazione, segregazione, esclusione, violenza e perfino sterminio.
Tale sistema che di solito agisce in società strutturate in rapporti di classe, è alimentato da pratiche
discriminatorie routinarie, tali da produrre una stratificazione di diseguaglianze in termini di accesso a
risorse economiche, sociali, giuridiche simboliche e cosi via” . Con questa definizione tenta di presentare la
complessità di questo fenomeno .

Anna maria rivera riflette sul fatto che spesso quando si cerca di spiegare le cause del razzismo si adottino
particolari sistemi, stereotipi e retoriche che appunto ignorano e nascondono la dimensione storico-
sociale e il carattere sistemico del razzismo. Ad esempio che il razzismo nasca dall’odio,
l’ostilità,l’avversione, il rigetto, l’inimicizia nei confronti del diverso; oppure la paura degli altri, la xenofobia;
la guerra tra poveri, il timore del declassamento sociale; o che solitamente le vittime siano persone che non
si sono integrate, marginali , devianti. tutte queste spiegazioni del razzismo, tutti questi comportamenti
vengono considerati la causa , la motivazione di certi comportamenti razzisti , secondo anna maria riviera
non sono le cause , ma sono gli effetti., cioè è proprio perché c’è una società divisa in classi con
disuguaglianze sociali e dominio di alcuni su altri che si fomenta l’odio. La paura è un effetto del razzismo
non è una causa ,il fatto che vengano rappresentati come cause è un modo per coprire e nascondere le
motivazioni sociali ed economiche che stanno dietro , cioè l’esistenza di una società disuguale.

RAPPORTI DI DOMINIO

Vi sono varie definizioni del razzismo tra gli studiosi contemporanei, come quella di Frantz Fanon nel suo “
pelle nera, maschere bianche”del 1996 dove afferma che il razzismo sia una struttura sociale; o Alberto
Burgio nel suo libro “ l’invenzione delle razze “ del 1998 , dove afferma che il razzismo sia una storia umana
ridotta a natura.

Questo ci fa riflettere sui rapporti di dominio e su come si costruiscano ,Secondo un antropologo


dell’universita di cagliari che si occupa da tempo di temi di razzismo francesco bachis scrittore del libro
intitolato “ sull’orlo del pregiudizio” dove sottolinea che la razza è il prodotto di rapporti di dominio, di
conseguenza dietro la razza vi è sempre un rapporto sociale diseguale. Allora la razza non è la causa per cui
si sottomette un gruppo , ma è la conseguenza per giustificare il fatto che si sottomette , emargina, esclude
qualcun altro. I rapporti sociali di sfruttamento e di dominio secondo Bachis si accompagnano a separazione
,classificazione e alla naturalizzazione della diversità dell’umanità (ex razza, sangue) e alle pratiche di
incorporazione dello stigma

Per esaminare la relazione tra i rapporti di dominio e razzismo ,e in modo particolare fra colonizzazione e
processi economici del mondo capitalistico , quindi dell’età moderna, bisogna tornare indietro nel tempo.in
modo particolare dobbiamo tornare alla fase successiva alla scoperta dell’america . dove a partire
dall’inghilterra ma anche altre nazioni europee , si affermò il fenomeno dell’industrializzazione , una fase
dal punto di vista sociale ed economico molto importante in europa nel quale avvengono grandi
trasformazioni nei modi di vivere , prima in alcune aree dell europa e poi tutti le altre.

lo sviluppo industriale è strettamente legato alla possibilità di acquisire delle materie prime , quindi si è
fondato sul colonialismo e sulla possibilità di acquisire la mano d’opera e risorse .l’industrializzazione era
un fenomeno impossibile se non ci fosse stata a disposizione della borghesia una fascia della popolazione
disposta a lavorare come operai in fabbrica . Quando si parla di quell epoca , la maggioranza dell’europa si
basava soprattutto sul lavoro nelle campagne , in sardegna lo è stato fino all 800 addirittura, di
cosneguenza non vi era una grande disponibilità di mano d’opera pronta a lavorare nelle industrie in
condizioni inumane. contemporaneamente allo sviluppo industriale avviene un cambiamento nell’uso e
nell’aspetto della proprietà delle aree agricole , cambiano gli aspetti di ambito giuridico ovvero fase in cui la
borghesia desidera svolgere attività imprenditoriali nelle zone agricole . ma tutto questo era in parte
impedito non solo perché l’aristocrazia aveva grandi latifondi ma anche perché la condizione di proprietà di
molte aree dell’europa erano ancora legate dalle norme feudali , .

quindi il passaggio dal feudalesimo , da dei regimi nell’uso della terra feudale a quello del periodo dell’età
moderna , capitalistica, sono stai passaggi traumatici. Uno degli aspetti più traumatici soprattutto delle
classi più basse , è stata che la regolamentazione della proprietà, il fatto che venissero anche circoscritte
delle vere e proprie chiusure , siepi , muri e cosi via, in modo tale che il confine della proprietà fosse ben
delimitato faceva si che i più poveri non potessero attraversarlaa. Un tempo anche quando c’era la
proprietà privata , le proprietà non erano divise da muri , quindi se uno aveva un appezzamento di terra
poteva anche attraversare quello di un altro . Ma cominciò in inghilterra la costruzione di una proprietà
ben delimitata con muri che faceva si che i piccoli proprietari non potessero proprio arrivare ai propri
appezzamenti , o che in molti si dovessero indebitare poiché nel periodo feudale molte terre erano comuni
e quando non erano comuni era concesso , in questo modo la povera gente tra il poco che riusciva a
coltivare e la legna che prendeva dagli appezzamenti comuni( di solito foreste) consentivano a se stessi la
sopravvivenza .nel momento in cui sono avvenute le chiusure dei campi e le aree comuni sono
praticamente scomparse . Di conseguenza gli strati più bassi della popolazioni sono stati praticamente
espulsi dalle aree agricole in quanto non potevano più sopravvivere , si indebitavano , quindi erano costretti
a dirigersi verso la città , dove si chiedeva loro la mano d’opera.

Quindi abbiamo masse contadine che vanno in città a produrre nelle fabbriche e cosi via. A prezzi
bassissimi e condizioni di vita disumane , che porta addirittura al vagabondaggio nelle città. Quindi abbiamo
un fenomeno dal punto di vista sociale che ha trasformato completamente i rapporti tra le classi sociali.
Questo è un fenomeno che ha richiesto un periodo di tempo lungo. Pian piano tutte le aree comuni
diventavano private e in caso si volesse coltivare si pagavano affitti carissimi, cosi nacque il proletariato
quindi la privatizzazione delle aree comune e una gestione dei beni comuni che portò ad aumentare il
divario tra le classi della popolazione .

CAPITALISMO E PRATICHE DI DIFFERENZIAZZIONE

Questo è ciò che racconta karl marx(1818.1883) nel suo libro intitolato “il capitale” . ovvero una
legislazione sanguinaria contro gli espropriati ,dalla fine del XV secolo in poi ( ovvero dalla scoperta
dell’america, uno dei motivi per cui viene cosniderata la data di inizio dell’età moderna) gli espropriati in
questo caso sono proprio le masse contadine a cui non rimane più niente. Furono delle leggi per
l’abbassamento dei salari. Alcune leggi riportare da Karl Marx erano norme contro gli schiavi fuggiaschi
emanate da edoardo VI nel 1547 : “ se lo schiavo si allontana per 15 giorni verrà condannato alla schiavitù
a vita e verrà bollato a fuoco su fronte o guancia con la lettera S, se fugge ancora verra giustiziato come
traditore dello stato. Il padrone lo può vendere o affitare, anche nel caso gli schiavi intraprendano
qualcosa contro il padrone verranno giustiziati” , “ se si trova un vagabondo che ha oziato per tre giorni
verrà portato al suo luogo di nascita e bollato a fuoco con ferro rovente con la lettera v sul petto , e
sfruttato per pulire strada o altri servizi in catene, nel caso il vagabonda dia un luogo di nascita falso verrà
condannato ad essere schiavo a vita in quel luogo e marchiato con la lettera s.” “ tutte le persone hanno il
diritto di prendere i figli dei vagabondi come apprendisti, i ragazzi fino ai 24 anni e le ragazze fino ai 20, in
caso di fuga diverrano schiavi dei maestri artigiani fino a quell’età , ogni padrone può mettere un anello di
ferro al collo dello schiavo “ . è interessante per capire quali fossero i rapporti sociali dell’epoca . fino
all’800 la schiavitù è esistita e sulla schiavitù si è fondata l’accumulazione della ricchezza .

Quindi su questa schiavitù si costruisce l’accumulazione originaria del capitale e sulla espropriazione dei
beni comuni, quindi la trasformazione dal sistema della gestione delle terre del periodo medievale al
periodo capitalistico è un processo di privatizzazione . tenete presente che questo processo di
espropriazione dei beni comuni vuole dire in realtà privatizzazione di ciò che è comune. quando si parla dei
beni comuni la prima è l’acqua, le lotte per i beni comuni che vengono portate avanti tutt oggi vengono
sempre bloccate dalla privatizzazione .i profitti si costruiscono sempre togliendo un qualcosa che prima era
collettivo, un bene comune . quindi dal lavoratore legato alla terra si passa al lavoratore salariato . quindi
marx afferma , l’accumulazione originaria del capitale è data da tutta una serie di elementi : primo ,i piccoli
contadini indipendenti , che prima avevano i propri appezzamenti terreni e usufruivano di tutto ciò che
boschi e foreste potevano dare , vegono espropriati dalla loro terra (ha portato un cambiamento anche nel
paesaggio , separati da siepi e muri , non più aperti ); secondo, il disciplinamento degli espropriati , vengono
disciplinati attraverso una legislazione in modo che siano costretti ad andare in città. Quindi tutta
l’economia domestica rurale viene distrutta e viene controllata e privatizzata portando anche benefici
perché produceva tantissimo , ma produceva per i proprietari non per la popolazione rurale. Quindi
abbiamo la trasformazione del capitale rurale in capitale commerciale che serviva nelle industrie e cosi via.

Quindi il passaggio dei rapporti sociali di sfruttamento dal periodo feudale all’età moderna avvenne
attraverso l’espropriazione dei beni comuni, ci fu un passaggio dal lavoratore legato alla terra al lavoratore
salariato. L’accumulazione originaria del capitale fu data da una serie di elementi: i piccoli contadini
indipendenti vengono espropriati dalla loro terra ( enclosures acts); il disciplinamento degli espropriati
attraverso una legislazione contro il vagabondaggio; la distruzione dell’economia domestica rurale e la
trasformazione del capitale usuraio e commerciale in capitale industriale. A questo proposito Stefano
Liberti scrive il libro intitolato “ land grabbing, come il mercato delle terre crea il nuovo colonialismo”, o
Cristiana Fiamingo” i conflitti per la terra”

Si può collegare l’espropriazione dei beni comuni a due avvenimenti ; uno ciò che accade in sardegna , nel
quale l’uso della terra secondo le norme medievali è rimasto fino all 800 , invece nel 600 e 700
dell’ìnghilterra c’era già stato il superamento dell’uso della terra come sistema feudale. Il primo atto in
sardegna di superamento è stato l’editto delle chiudende , (anni 20 dell 800) nel quale i proprietari delle
terre potevano recintare le proprie terre e tutto quello che era recintato era loro. Vennero chiuse le
proprietà, anche quelle che erano già private perché non avevano dei muri divisori , quindi i grandi
proprietari che ne avevano la possibilità potevano far chiudere i propri terreni ,e i piccoli si ritrovarono
intrappolati in terre di altri. Fu quindi il periodo della costruzione dei muri a secco, che oggi diventano
patrimonio ma hanno una storia difficile alle spalle. è il primo di una serie di atti che con l’abolizione di terre
che erano ad uso comune per il legnatico presso i boschi ,tantissimi in sardegna, una parte di essi furono
usate nell 800 per trasformarle in legna o carbone per la costruzione di ferrovie , e quindi si venne
espropriati in parte da queste foreste che avevamo. E anche da noi si introdussero delle leggi per evitare
che si facessero i leegnatico nelle aree che fino ad allora erano comuni . Quindi anche da noi in sardegna
piano piano le aree comuni si ridussero o vennero chiusi e si costruirono i muri a secco. Tutto questo ha
portato a malesseri e addirittura rivolte , tanto che nel 1868 ,ci fu la famosa rivolta di “ su connottu” , dove
la gente scendeva per strada per assalire il comune di nuoro . infatti vi è una targa in una piazza di nuoro
proprio per ricordare questi moti popolari del 26 aprile del 68 , dove si voleva tornare alla vecchia gestione
dell’uso delle terre.

Oltre a quello che è avvenuto in sardegna nell 800 e che quindi ha creato malessere e ha messo in ginocchio
gli strati dei contadini e coloro che si occupavano del bestiame, possiamo associare a questi processi di
privatizzazione anche quello che sta avvenendo oggi : C’è un fenomeno studiato , sulla quale vi sono già
ricerche antropologiche , sociologiche che si chiama land grapping , dove nelle aree del sud del mondo , ad
esempio africa, delle multinazionali comprano terre , privatizzano terre per trasformarle , comprandole a
prezzi bassi , perché addirittura spesso mancavano gli atti di proprietà poiché spesso terre gestite dalle
popolazioni locali ,con la promessa che poi le persone che coltivavano il loro terreno vengano presi come
salariati , quindi li si trasforma in salariati per lavorare nelle grandi monoculture , dove spesso si producono
prodotti agricoli o biocarburanti per le nazioni ricche .e quindi proprio quell’astratto della popolazione che
riusciva a sopravvivere grazie alle piccole terre , viene meno , diventano salariati in condizioni di lavoro
pessime .è un processo di privatizzazione e espropriazione di milioni di ettari da parte di multinazionali
straniere , tant’è vero che c’è stato il sospetto che la stessa cosa potesse avvenire in occidente laddove i
contadini stanno abbandonando le terre .

Quindi Sono tutte forme di controllo di risorse. rapporti sociali in questo caso di sfruttamento e di dominio.
Separazione e naturalizzazione della diversità umana. Quindi quando parliamo di razzismo stiamo parlando
della divisione dell umanità, divisa in varie razze che nascono da una naturalizzazione di caratteri in realà
comportamentali e cosi via. Ma il fenomeno che c’è dietro questi processi di razzizazione sono frutti di
rapporti , secondo questa lettura di sfruttamento e di dominio.

I momenti fondamentali dell’accumulazione originaria del capitale: sono lo sterminio e la riduzione in


schiavitù e l’affermarsi della razza come dispositivo per il riconoscimento e la differenziazione della
diversità. Bachis a proposito afferma :la razza è il prodotto e non la genesi di rapporti sociali di dominio, è
come uno specchio che ci restituisce l’immagine del rapporto sociale facendola apparire come naturale”.

Abbiamo visto che i momenti fondamentali di quella chiamata accumulazione originaria del capitale sono la
riduzione in schiavitù di buona parte della popolazione ma anche lo sterminio di ciò che è considerato un
ostacolo , come ad esempio i vagabondi e dentro questi contesti abbiamo lo svilupparsi delle idee delle
razze. Quindi le ideologie razziste non sono separate dai fenomeni sociali ed economici che stanno venendo
in contemporanea , l’ideologia razzista nasce contemporaneamente a questi fenomeni . quindi l’affermarsi
della razza come dispositivo per il riconoscimento e differenziazione della diversità era funzionale per la
legittimazione di questi rapporti di dominio di alcuni gruppi su altri. A questo punto la razza è il prodotto ,
costruzione , invenzione, e non la causa dei rapporti di dominio.(frase di bachis).

RAZZISMO OGGI

Quali sono i dispositivi attuali di naturalizzazione delle differenze? Il razzismo prima di essere un ideologia è
un rapporto sociale di dominio e di sfruttamento, la reificazione di rapporti sociali. Paola tabet scrisse un
libro intitolato “la pelle giusta” nel 1997 grazie a uno studio che fece attraverso 7.000 temi di alunni fra i 7 e
13 anni, appartenenti a scuole di tutta italia. I titoli dei temi erano vari, ma si interessò approfonditamente
ai temi dal titolo “ se i tuoi genitori fossero neri “ le risposte furono scioccanti, un bambino disse che
avrebbe amato i suoi genitori anche se non avevano la pelle giusta, da qui il titolo del libro. Dalle risposte
dei bambini si intuisce la paura, il disgusto dato dagli stereotipi che si sono diffusi nel tempo e nello spazio.
Solo pochi bambini diedero dei pensieri positivi. le risposte dei bambini sono lo specchio della società degli
anni 90. Il senso del nero era paragonato all’umidità e la sporcizia, alle classi basse della società.
Probabilmente sono stati i loro genitori con i loro comportamenti e le loro parole ad inculcare delle idee
razziste nei bambini.

Nuovi volti del razzismo , dopo la seconda guerra mondiale , è cambiato qualcosa dal razzismo della prima
guerra mondiale, il razzismo scientifico e le nuove forme di razzismo odierno? Il razzismo classico utilizza
un approccio gerarchico alla diversità ,ci sono razze superiori e razze inferiori , e l’elemento per costruire
questa gerarchia è la razza. Ma dopo la seconda guerra mondiale ,l’antisemitismo e il genocidio è venuta
meno la legittimazione di quella forma di razzismo .si è cancellato il concetto di razza. Ma il razzismo non è
finito. Subito dopo la seconda guerra mondiale vi è stata una presa di coscienza nel quale si sviluppa il
relativismo culturale che ogni modo di vivere fa studiato e capito, nasce dall’esperienza negativa della
seconda guerra mondiale , vi è una difesa e promozione delle diversità. Pian piano al posto della parola
razza si usa un altro termine , adottato pure dagli studiosi ,il concetto di cultura. C’è una nuova forma di
razzismo che si appropria di nuove nozioni per stabilire comunque dei nuovi confini o pratiche di esclusione
,non a causa della cosiddetta razza diversa, ma in base alla cultura.
Aime a proposito delle nuove forme di razzismo nel suo libro cita il sociologo alessandro dal lago :” ciò che
hanno in comune immigrati marocchini, algerini,senegalesi, rumeni, zingari, albanesi è esclusivamente il
fatto di non avere diritto a vivere nel nostro spazio nazionale poichè non italiani, non europei occidentali,
non sviluppati , non ricchi “

Dal razzismo classico alla tipica espressione “ non sono razzista ma”. Il razzismo classico usa un approccio
gerarchico alla diversità, basato sulla separazione del genere umano in base alla cosidetta razza. ma dopo la
fine della seconda guerra mondiale e l’orrore dello sterminio e del genocidio le dottrine razziste sono
ormai screditate e con esse le nozioni di razzismo e razza. si sono formati dei discorsi antirazzisti che
difendevano e promuovevano la diversità, le differenze umane come pluralità culturale e il relativismo
culturale. Ma nonostante ciò nella seconda metà del 900 si è formata una nuova forma di razzismo che si
appropria di queste nozioni per stabilire nuovi confini e pratiche di esclusione basati non sulla razza quindi
fattori biologici ma sulla cultura.

IL RAZZISMO CLASSICO E IL NEORAZZISMO

(verena stolcke)= il fondamentalismo culturale contemporaneo si basa sui seguenti fondamenti ideologici :
L’umanità è composta da una molteplicità di culture distinte; è naturale essere etnocentrici; i membri delle
varie culture sono per natura ostili perché è nella natura umana essere xenofobica. Il fondamentalismo
culturale come retorica contemporanea dell’esclusione tematizza le relazioni tra le culture reificando i
confini e le differenze culturali. Verena Stolcke nel suo libro “ New boundaries, new rhetorics of exclusion in
Europe” in current antropology (1992) scrisse “ gli immigrati del terzo mondo, che provengono in parte
dalle ex colonie dell’europa sono considerati come una minaccia per l’unità nazionale dei paesi ospiti ,
perché sono culturalmente diversi”, “piuttosto che affermare doti diverse delle razze umane, il
fondamentalismo culturale contemporaneo enfatizza le differenze del patrimonio culturale e la loro
incommensurabilità”, “c’è qualcosa di veramente distinto dal razzismo tradizionale nella struttura
concettuale di questa nuova dottrina che ha a che fare con la rinascita apparentemente anacronistica, nel
mondo moderno, economicamente globalizzato, di un accresciuto senso di identità primordiale, differenze
culturali”

Un modo per definire queste nuove forme di razzismo è il fondamentalismo culturale o di neorazzismo .la
prima ad individuare questo aspetto è stata verena stolcke , che sottolinea che il fondamentalismo culturale
si basa su tutta una serie di concetti di carattere ideologico: si è appreso che l’umanità ha vari modi di
vivere , si crea ostilità nelle diversità culturali . è un nuovo processo di pensiero che però porta comunque a
quei processi di esclusione come quelli di razza. Tematizza le relazioni tra culture, vengono trasformate in
cose ben precise , come se fosse distinguibile in modo netto una cultura dall’altra .le culture vengono
reificate , diventano degli elementi identitari.

Il razzismo classico= il razzismo classico è prevalentemente gerarchico in quanto secondo esso le razze
esistono , quindi vi è una separazione biologica fra le razze , e alcune razze sono migliori delle altre , quinid
vi è una gerarchizzazione delle razze, la conseguenza è la negazione dell’umanità del gruppo rifiutato,
attribuendogli un'altra razza, legittimando di conseguenza lo sfruttamento di quest’altra razza.

Invece il nuovo razzismo è il fondamentalismo culturale o un razzismo differenzialista in quanto crede


nell’incompatibilità e incomunicabilità tra le diverse culture/etnie; vi è un essenzializzazione delle
differenze culturali/etniche; vi è una reificazione delle identità culturali/etniche; non si rivendica la
superiorità culturale , ma si accetta il relativismo culturale; vuole evitare i mescolamenti, contaminazioni; e
attua politiche di esclusione e isolamento (apartheid). Quindi vi è una nuova naturalizzazione delle
differenze, avvicina il concetto di cultura /etnia a quello di razza. Si pensa che il nuovo razzismo sia un
razzismo senza razza, ma purtroppo in molti quando si parla di cultura, pensano a razza.
Il nuovo razzismo , più che considerare l’aspetto gerarchico , si presenta come differenzialista, “noi siamo
diversi da voi” , quindi dice le culture sono diverse , ma sono incompatibili ( una cultura cristiana ,
musulmana ecc), sono culture diverse ,identità diverse ,etnie diverse. Ciò vuol dire che le caratteristiche
culturali vengono essenzializzate , se ne scelgono alcune diverse per negare tutto ciò che c’è in comune .ad
esempio anche dentro la cultura italiana vi sono tante religioni .vi è un nuovo modo di naturalizzare le
differenze , solo che al posto del concetto di razza vi è quello di cultura e identità.

Ma fra il razzismo classico e il neo razzismo vi sono pratiche comuni, come il rifiuto di un gruppo umano ,
che al giorno d’oggi può essere l’extracomunitario , l’ebreo, zingaro, neri e cois via; come le pratiche di
discriminazione ( separazione luoghi, ambienti, mezzi di trasporto, lavoro, riduzione dei diritti alla salute,
alla istruzione, al lavoro, la criminalizzazione; e infine giustifica scientificamente pratiche di discriminazione
con la naturalizzazione delle differenze. Quindi mentre nel razzismo classico vi era una logica di
gerarchizzazione, prevalentemente nel determinismo razziale, quindi era un discorso gerarchico sulle
razze . nel neo razzismo invece vi è una logica di differenziazione , prevalentemente nel razzismo
culturalista, quindi un discorso differenzialista sulle culture, etnie o simili.

Una definizione di razzismo di albert memmi è l’enfatizzazione di differenze reali o immaginarie che
l’accusatore compie a proprio vantaggio e a danno della vittima al fine di giustificare i propri privilegi o la
propria aggressione. Pierre andrè-taguieff, scrittore dei libri intitolati “ il razzismo, pregiudizi, teorie,
comportamenti” e “la forza del pregiudizio” ipotizzò una teoria sull’ideologia e le pratiche razziste
composta da tre fasi ;1)categorizzazione essenzialista, 2)stigmatizzazione , 3) barbarizzazione,

Nella prima fase gli altri divengono essenze fisse, comunità di natura, nascono e rimangono tali, con tutti gli
attributi e stereotipi della categoria, la cui pratica è la segregazione, discriminazione e l’espulsione. Nel
quale si crea un asimmetria di potere che afferma anche Dei “razzista è l’essenzializzazione di una categoria
debole o subalterna da parte di gruppi o individui relativamente privilegiati, che vedono in essa , a torto o
ragione, una minaccia per la propria posizione”

Nella seconda fase vi è una disumanizzazione dell’altro, gli altri divengono oggetto di un esclusione
simbolica attribuendogli stereotipi negativi. Si attribuiscono agli altri difetti congeniti: impuri, ladri
pericolodi, devianti. Viene visto come un nemico. E la conseguente pratica è la mixofobia, l’ossessione del
contagio e cosi via , come abbiamo visto nel periodo nazista. Che portano alla persecuzione, o alla violenza
essenzialista (stigma vuol dire marchio che deriva dal greco stizo che voleva dire pungere , marcare)

Nella terza fase vi è la convinzione che certe categorie di esseri umani non siano civilizzabili, educabili,
convertibili. La terza fase è il massimo grado di distanziamento ed esclusione dell’altro come ad esempio la
teoria dell’ineguaglianza biologica delle razze . in quanto barbaro viene considerato diverso. Inferiore,
pericoloso, come l’antitesi della civiltà stessa. Le conseguenze e le pratiche sono le politiche eliminazioniste,
la radicale separazione zenofobica, lo sterminio, il genocidio.

Il nuovo razzismo è un razzismo senza razza , vi è un rifiuto di un gruppo umano , pratiche di


discriminazione ed esclusione.pierre taguieff , qualsiasi razzismo sia quello classico che il neo razzismo sono
un enfatizzazione delle differenze , vi è una selezione di alcuni aspetti che vengono enfatizzati , differenze
reali o immaginarie. L’accusatore utilizza queste differenze a proprio vantaggio e a danno della vittima la
fine di giustificare i propri atteggiamenti

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