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Antropologia filosofica e multiculturalismo

Lo svolgimento del Programma del corso è così modificato:

Modulo I: Il fenomeno dell'attenzione: un caso di studio (D. Verducci)

Modulo II: La formazione umana tra conoscenze, competenze e abilità (D. Verducci)

Modulo III: L'uomo tra condizionamenti vitali e libertà spirituale (D. Verducci)

Modulo IV: La formazione dell'uomo e la capacità antropologica di ultrasocialità (N.


Morresi)

Modulo V: Il nuovo paesaggio concettuale dell'antropologia filosofica e le peculiarità


dell'umano. La scrittura (M. Sehdev)

Modulo VI: Epistemologia dell'antropologia filosofica (D. Verducci)

Vocabolario: dopo che il problema del vivente è emerso. Nell’antichità l’intero universo era
considerato vivente e l’uomo era parte integrante di questo organismo. C’era solo una zona
dell’essere dedicata all’attività umana  le’essere contingente ,cioè quello che può essere cosi o
dversamente da cosi. Il contingente dipendeva dall’azione umana.
Nell’epoca moderna il problema antropologico non è emerso, nonostante l’umanesimo e il
rinascimento, perche era emerso l’interesse per cio che luomo può conoscere e fare.
Con la ricoluzione scientifica , 17 secolo, tutto l’interesse era stato catturato dalla fisica. Studi
grandi corpi ceelsti inanimani e le leggi che fgovernavano ‘univero. Tutto il kondo era considerato
extraumano ed extramentale ed era consoderato materiale. La fisica si occupava di corpi  la
fisica una meccanica. Newton  grandi corpi celesti
Nella modernità una parte dell’essere distinta da tuto il resto era riservaa all’essere umano, alla
dimesione intelluttuale. E si intendeva ci fosse un parallelismo stabilita da Dio (si crede in dio dal
punto di vista anche filosoifoc causa effivete dell’universo) ha accordato i movimenti dell’anima
con i movimenti del corpo. Per glie lementi aritificiali è responsabile l’uomo steso (automi).
Eerge 18 secolo, l’insuffiencz di questa impostazione meccanicistica pe ril vivmente e comincia ad
afermarsi l’interesse per cio che è vivo. Nasce la biologia.
Sulla scorta diquesto interesse, per cio che non er rappresentato dalle leggi della fisica, comincia
l’sservazione per i viventi e tra i viventi per l’esere umano, complice di ricerche geografiche che
mostra plurità di vite umane, pluralità di costumi e usanze ed etiche. Si pone il problema di come
conuugare l’universalità dei principi etici che l’occidente aveva maturatoe la molteplicità di modi
di vita che sfuggivano a questa rappresenzazione nasono così gli studi antropologici e nacono
anche glis tui d carattere socioogico. Per la pscio, linguistica dobbiamo aspettare il 20 secolo.
A queste dinamiche si aggiunge anche il desiderio di incidere sulle società mane in modo di
miglirarle  interesse di conoscere meglio il vivente umano e i modi di vita per modificare e
miglirare la società.
Nel 2° secolo si moltiplicano le antropologie, cioè gli sguardi particolari sull’uomo antropologia
evoluzionistica, culturale e sociale, giuridica, economica, religiosa, dello spettacolo, del gioco. Il
moltiplicarsi delle antropologie mettono a fuoco gli aspetti dell’essere umano. Quesit studi si
avverte di non posggare su basi solide. Esse danno per scontato due ambiti :
1. La certezza che l’essere umano ci sia, che nell’essere ci sia qualcosa;
2. Che a questo essere umano possnao applicarsi le indagini che le antropologie settoriali
vanno amturando. Si pone il problema che la frammentazione dell’uomo sia attibuta
all’essere umano.
Ci voleva una nuova idea di essere umano. Proprio a questa esigemza ripsonde l’antropologia
filosofica. Nell’opera donfamentale “l POSIZONE DELLOMO NEL MONDO” Lla prima questine : in
nessun epocacome l nostra l’uomo non sa più chi è.ma non sa rispondere. Nei secoli si soo date
varie rappresentazioni dell’uomo:
- Uomo creato a sua immagine e somiglianza
- Uomo come animale razionale (greci)
- Sceinze biologiche: uomo rappresentato come apice della scala biologica dei vertebrati e
dei mammiferi  assunto questa posizione nella classificazione dei viventi
Nessuna di queste idee ha inglobato le precedenti. Le’uropeo colto del 20 secolo doveva decidere
quale aspetto di se identificarsi.mancava un’idea di uomo. L’uomo sentiva di essere descritoto in
tutte le tre le antropologie. Sentiva di essere di più della smma di questi aspetti
In realtà noia bbiamo tutti e tre gli astetti, ma il problema è come comniugarli armoniosamente. A
questa esigenza rispondono i tre tipi di antropologia filosofica formulati nel 20 secolo a brevissima
distanza l’uno dall’altro.

p.504

l’uomo istaura relazioni sociale, costituisce gruppi e appartiene a gruppi.


Chi è l’uomo? La sociologia risponde come lei vede l’uomo e come lo tratta.
L’umo di vede come frammentato in tanti aspetti e vuole sapere come armonizzare tutti questi
aspetti.

p. 509
Plessner: aveva preso la nozione di shleier ma aveva un approccio più scientiico. Infatti scrive “i
livelli dell’organico e l’uomo”

p.514
Gehlen 1940 “luomo la sua natura e il suo posto nel modo” tutta l’impostazione metafisica va
perduta. Lui prende atto che l’uomo del quale lu parla ha perso quel tipo di riferimento e quindi
bsisogna riguardagnarlo dall’empiricità ed esperienza dell’uomo di quel tempo. (anni ’40).

Fadini si interroga sul perché del sorgere di questa disciplina, della vitalità dello sguardo filosofico
che già Kant aveva considerato concluso (Kant  non è possibile una metafisica come scienza.
Filosofia come metafisica. Esisteva una filosofia naturale, l’uomo tende alla metafisica, ma è
impensabile costruire un sistema di metafisica così come si è costruita la scienza fisica, matematica
o logica). L’unica dimensione metafisica che Kant riconosce è quella relativa all’intenzione morale.
L’uomo può con assolutezza, formulare intenzioni per l’azione morale; quindi esprimere ciò che è
doveroso in senso morale. La nascita di questa disciplina ha colpito tutti.
Nel 1935, pochi anni dopo la pubblicazione dell’opera di shleier, max horkheimer fa delle
considerazioni.

p.1
l’uomo non sapeva più a chi credere, non seguiva più consigli religiosi ma neppure si poteva
rivolgere alla ragione perché anche quella si era rivelata vana. Non si riusciva a vivere meglio
seguendo quell’impostazione morale che kant aveva prefigurato.
L’uomo comincia a interrogare se stesso, per scoprire chi fosse veramente e trovare un
orientamento per impostare la mia vita e quella sociale dei miei simili in un modo più
soddisfacente.
Horkheimer è scettico sulla risposta alla domanda “qual è la natura umana”, l’uomo possa
armonizzare tutte le sue caratteristiche e orientarsi verso il miglioramento della vita.
Horkheimer individua in Scheler lo stesso obiettivo della filosofica idealistica borghese ….
Nessuno sa quale sarà l’esito del suo tentativo.
Horkheimer mette in evidenza che l’essenza debba essere vista. Ma per l’essenza dell’uomo essa
ha conosciuta una storia delle sue manifestazioni. Le tre antropologie a cui abbiamo fatto
riferimento dicono qualcosa sulla storia della comprensione dell’uomo (l’uomo guarda se stesso e
matura le visioni di se che variano  dio, possesso razionalità, essere all’apice della scala dei
viventi). Nessuna contraddice la precedente. Bisogna anche riformulare la concettualità della
filosofia e dare all’idea di essenza una visione dinamica capace cioè di accogliere i vari gradi di
maturazione.
La natura umana non è natura fissa (p.17 del libro).
La concezione filosofica della natura umana deve confrontarsi con la presenza della scienza di
oggettivare lauto interpretazione dell’uomo, cioè ciò che l’uomo coglie di se stesso in un concetto
statico.
Chi è l’uomo e la risposta sono domanda e risposta storicamente collocate. Dipende a ciò che mi
sollecita, l’uomo è sollecitato ad accontentarsi della conoscenza di se in termini scientifici. Per
questo sono nate le scienze umane e le antropologie settoriali.
Ciò che rende l’uomo uomo sfugge a queste pretese scientifiche che danno per scontato che ci sia
un essere umano di cui ciascuna scienza affronta l’aspetto che gli è più congeniale.

p.496 Fadini
precarietà (1 guerra mondiale), crisi della civiltà. La filosofia affronta la questione che si pone
subito in termini filosofici. Gli aspetti particolari dell’uomo si moltiplicavano continuamente ma
alla risposta “cos’è l’uomo” non aveva risposta.
Allora, nell’antropologia filosofica è possa individuare un incontro della riflessione filosofica (libro)
La metafisica si volge alle scienze biologiche e perché da esse sorge la domanda sull’uomo. Nella
riflessone sull’uomo assume un carattere di ri-ideologizzazione  si colloca all’interno di una
metafisica biologica (sembra contraddizione) perche si accoglie dall’ultima auto interpretazione
dell’uomo (scala viventi) ma la biologia non sa in che modo coniugare gli aspetti biologici
dell’uomo con gli altri aspetti razionali e culturale.

p.497
Nel 1958, Habermas scrive di antropologia filosofica e dice tutto quello che abbiamo appena
affrontato.
La filosofia è influenzata da questi settori scientifici.
L’antropologia non potrà riproporre i termini dell’uomo della vecchia metafisica ma dovrà partire
da una teoria sull’uomo e all’argarsi a tutto l’essere, partendo però dalla rilevazione dell’uomo e
della sua posizione.
Volgersi della considerazione dell’uomo verso la natura.

p. 499
La natura fa qualcosa dell’uomo e l’uomo fa qualcosa della natura. L’uomo ha la caratteristica di
avere una natura creatrice, una natura culturale. La capacità creatrice dell’uomo di se stesso.
Un paesaggio concettuale del nostro secolo.
Emerge che l’uomo si rapportava nei confronti della natura in un modo completamente diverso di
come si rapporta con gli altri viventi. Ciascun vivente possiede una dotazione organica che lo rende
adattato ad un ambiente specifico. Per cui conoscendo le caratteristiche di ciascun vivente
possiamo risalire all’ambiente in cui può vivere. Cambiando ambiente quell’animale non vive.

p.500
1909 ha messo in evidenza tra il patrimonio organico e il mondo circostante dell’animale.
Zecca
I viventi vivono in questa corrispondenza predeterminata tra la loro struttura organica e l’ambiente in cui
possono vivere. Orsi bianchi

Al contrario degli animali, gli uomini vengono al mondo privi di questa predeterminazione del loro
patrimonio organico ad un ambiente determinato. Vengono al mondo come prole inetta perché i neonati
umani non sono in grado di sopravvivere da soli. C’è bisogno che qualcuno se ne faccia carico. Mentre nelle
specie animali, per questa predeterminazione, questo problema non c’è.
L’uomo viene al mondo come “un essere manchevole” herder, manchevole di questa struttura organica
predeterminata adattata all’ambiente di vita. Questo significa che
1. L’uomo può vivere in tutti gli ambienti (caldo, freddo, umido, certe altezze, nello spazio);
2. Si presenta aperto all’intero mondo

questo pone delle problematiche alla scienza perché

p.501 “l’uomo non ha quindi” – “in modo da definirsi come opera propria”
esigenza di qualcosa di più. Per gli animali vale un sistema, per l’uomo non vale.
p.500 alla fine “accanto” – “principio di organizzazione del tutto nuovo”.
Le scienze ci dicono che negli animali vige questo rapporto predeterminato, nell’uomo invece questo
rapporto non c’è. Un naturalista (Bolk) ha trattato il ritardamento morfologico : la comparsa dell’uomo
rappresenta una contraddizione delle leggi dell’uomo.
Si è recuperato il rapporto con la natura da parte dell’uomo.
L’evoluzione va avanti per sopravvivenza del più adatto. Nel caso del passaggio dalla scimmia all’uomo è
venuto fuori il meno adatto  dal punto di vista dell’evoluzione biologica. Con la comporta dell’uomo c’è
una figura del vivente c’è un salto rispetto alla linea di tendenza dell’evoluzione.
La sopravvivenza dell’umano richiede che nell’evoluzione siano emerse qualità speciali e una in particolare:
la qualità speciale di porre fini a se stesso.
È in questo modo che nell’uomo si verifichi la sopravvivenza del più adatto. In questo caso non è quello che
ha il patrimonio … ma quello che ha la creatività più sviluppata per trovare la via di uscita in situazioni
problematiche. Questa caratteristica dell’uomo è parte integrante dell’evoluzione della vita.
Per questo motivo gli antropologi si pongo il problema del ruolo dell’uomo nel cosmo. Bisogna vedere
come queste caratteristiche hanno luogo in tutto il cosmo.
La natura ha avviato una direzione innovativa che non esisteva

Ontogenesi e filogenesi (Tomasello) primo capitolo – le origini culturali della cognizione umana
Scienziato di fama mondiale.
Noi conosciamo per motivi culturali. La cognizione umana ha origini culturali.
Perche loro e non noi?
La filogenesi sarebbe l’origine della specie.
Enigma a cui la scienza non ha risposto.
La differenza genetica che separa gli umani degli scimpanze è minima
Anche gli scimanze giungono a un modellamento del loro ambiete di vita  sanno comunicare, manifestare
le proprie intenzioni.

Competenze cognitive dei primati non umani


Impiego di strumenti
La comprensione di primo ordine (relazioni tra oggetti)
La comprensione di secondo ordine
Comprendono la causalità fisica
Comprensione dei consimili come indipendenti da se (essere animato e agente autonomo).

Competenze cognitive degli umani


- Capacità di capire gli altri come agenti intenzionali cioè in grado di produrre simboli e significati
dotati di scopi sia elaborare piani per raggiungerli

Filogenesi dell’uomo
6.000.000 anni fa: un evento evolutivo.
Una popolazione di grandi scimmie antropomorge si trovo ad essere isolata riproduttivamente e diede
luogo al genere Austrolopithecus, suddiviso in varie specie.
2.000.000 anni fa:
tute le specie di autolo si erano estinte salvo uno che si era evoluta da richiedere una nuova identificazione
Homo
200.000 Homo sapiens.
Avevano un cervello più grande e producevano strumenti di pietra
Usare simboli linguistici per comunicare
Sviluppare nuovi tipi di parametri dalla sepoltura cerimoniale all’addomesticamento di piante

Solo negli ultimi 250.000 anni sono apparse i primi vistosi segni di abilità cognitive specie-specifiche

La trasmissione sociale-culturale:
è il solo meccanismo biologico noto che si può produrre cambiamenti comportamentali e cognitivi notevoli
in breve tempo, rispetto all’evoluzione organico.
t. va alla ricerca di come la trasmissione sociale e culturale abbia agito negli Australopitheci in questa
evoluzione. Nei vari eventi evolutivi il lasso temporale si restringe.
Le trasmissione sociale era attiva anche nelle scimmie ma esse sono rimaste così.

Condizioni per l’evoluzione culturale:


- Creatività
- Invenzione
- Trasmissione sociale fedele con effetto “dente arresto” che impedisca slittamenti all’indietro e
corredata

Le scimmie sono autoreferenziali, non sono in grado di mettere in comune le idee e le invenzioni che
vengono loro in mente. L scimmie non riescono a cooperare e se cooperano è solo causualmente.

La forma umana della trasmissione socio/culturale


Gli esseri umani sono in grado di mettere in comune le proprie risorse cognitive in modo sconosciuti alle
altre specie animali.
Essi sono dotati di una specie-specifica forma di cognizione

Sono in grado di riprodurre comportamenti stereotipati (ma in maniera individualista), mentre gli esseri
umani imparano tramite gli altri. Prendiamo ciò che sta all’origine dell’idea. Perciò possiamo cooperare.
Non abbiamo bisogno di aver assistito a tutto il processo. Se l’altro viene meno noi possiamo
immediatamente subentrare.

La successione degli eventi evolutivi umani


Da un unico adattamento biologico, gli umani hanno sviluppato una nuova forma di cognizione sociale 
nuove forme di apprendimento culturale nuovi processi di sociogenesi e di evoluzione culturale

Non pratichiamo più questa comunicazione interpersonale profonda. I genitori non trasmettono ai figli
Nell’uomo le funzioni si sviluppano dell’immedesimazione. Questo è l’unico modo attraverso cui si sviluppa
l’umanità  si trasmettono le intenzionalità, le quali diventavano sempre più compelsse.

Tomasello e la filogenesi
Quello che si ipotizza sia avvenuto a livello filogenetico, in pochi anni si verifica a livelo di evoluzione
individuale.
Omogenesi
- nascita : quando viene al mondo le funzioni superiori non sono attive che si attivano nelle relazioni
con gli altri.
- La rivoluzione dei nove mesi: In questo tempo abbiamo dall’esterno l’inizio delle funzioni superiori
- acquisizione del linguaggio
- Acquisizione di una determinata lingua
- Elaborazione di una teoria della mente degli altri
- - capacità di metacognizione e riformulazione delle rappresentazioni

Il più importante è la nascita.


- Al momento della nascita il neonato viene al mondo come organismo biologico e con capacità
nervose assai ridotte, controllate soprattutto dal midollo spinale e dal tronco dell’encefalo.
-

La scienza vuole trovare un modo di tenere tutti questi oggetti insieme. Cosa che la biologia non è riuscita a
fare.

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