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2. Teoria dell’incompletezza
Clifford Geertz è sostenitore della teoria dell’incompletezza biologicamente
incompleto
organica dell’uomo, in linea con Gehlen e Herder: per tutti questi
autori l’uomo è un essere carente (Herder) e la cultura interviene per
colmare le lacune e porre rimedio alle carenze, appare come
condizione essenziale dell’esistenza umana.
Secondo Geertz l’uomo è un animale incompleto e il più
dipendente dalla cultura: la cultura interviene per modellare non
soltanto idee e emozioni dell’uomo, ma persino il suo organismo,
esso si “rifinisce” tramite un “completamento culturale”.
Ma la cultura che interviene non è una cultura universale dell’uomo,
bensì una cultura particolare che “rifinisce” secondo forme
specifiche: le culture, secondo Geertz, forniscono sempre
informazioni particolari.
Disinformazioni: contenuti culturali riempitivi che offrono soluzioni
illusoriamente positive, le culture possono sbagliare. sempre secondo
Geertz /soluzioni distruttive e
autodistruttive
Teoria alternativa: secondo questa teoria, la cultura non riempie,
ma aumenta l’incompletezza in quanto l’uomo opera una processo
di selezione, alla base di ogni intervento culturale, che determina
l’esclusione di alcune possibilità, si ha dunque un incompletezza
culturale. ció che genera la particolaritá culturale é la selezione alla sua base.
3) Plasticità
Plasticità: la cultura modella e da forma, la sua plasticità è il punto
di incontro tra scienze della cultura e scienze della natura, in
quanto è il luogo di interazione tra la dimensione biologica e quella
culturale. (Favole e Allovio) secondo Alberto e Anna Oliviero la plasticitá é una caratteristica di
tutte le cellule nervose dotate del potenziale di reagire a stimoli
Antropo-poiesi/antropo-plastica.
Parlare di plasticità dell’essere umano può avere due significati
diversi:
A– Uno coincide con l’idea che l’essere umano sia un essere
plastico, poiché subisce l’azione di fattori modellanti esterni, si ha
un ruolo passivo dell’individuo e una molteplicità di elementi che
costituiscono un esperienza plastica.
L’esperienza plastica: insieme di processi e contesti che incidono
sugli aspetti plastici degli individui, lasciandovi dei segni
Antropo-poiesi passiva. gemelli omozigoti: stesso patrimonio genetico ma modellamento cerebrale
differenti in quanto hanno vissuto ambienti e esperienze differenti
B– L’altro significato è quello di un antropo-poiesi che comprende
l’intenzionalità di modellamento da parte di qualcuno Antropo-
poiesi attiva. nella prima categoria il modello di plasmazione é abbastanza casuale mentre nella
seconda categoria é intenzionale
3. Terminologia
umani. Antropo-poiesi per entrambi permane il dubbio riguardo chi affidare l'incarico della
generazione e formazione: entitá sacre, divine o extraumane o entitá e
processi rigorosamente umani?
7) Finzioni
Questo “fare l’uomo” è poi davvero nei poteri degli esseri umani o si
tratta di un ‘auto-esaltazione? Una sorta di hybris (dal greco,
"far nascere" é una fandonia? é un'illusione dovuta alla
eccesso, superbia) antropo-poietica? fede in entitá sovraumane o una sopravalutazione dei
poteri dell'uomo nella societá
8) Modernità/tradizioni / 9) Critica di Eliade
Secondo Eliade, nell’epoca moderna l’uomo avrebbe operato un
processo di desacralizzazione che avrebbe reso possibile la
“scoperta” dell’esistenza puramente biologica dell’uomo.
Nell’epoca moderna l’uomo accetta di nascere una sola volta e fa
fuori i riti antropo-genetici e antropo-poietici, che sono modelli
per i premoderni: l'uomo é fatto ritualmente e non solo biologicamente
sempre impregnati di sacro. e la 2 nascita non coicnide con quella biologica
Nella modernità verrebbe meno, secondo Eliade, il principio del
“fare l’umanità” come opera divina, sostituito dall’idea di un essere
umano sostanzialmente biologico. Remotti prende le distanze da Eliade in quanto utilizza
categorie di distinzione ormai obsolete in antropologia:
societá moderna e premoderna
10), 11), 12), 13) cose già dette nel primo capitolo:
per Eliade antropopoiesi e antropogenesi sono fattori non culturali ma cultuali
M. de Montaigne: l’uomo si realizza attraverso i costumi.
Herder: i costumi diventano la cultura, che colma il vuoto dell’uomo
(essere carente).
La cultura riempie, forma e modella.
SECONDA GENESI
divinitá,
societá, che Eliade avrebbe definito pre-moderne.
spiriti o
natura opp
Una conferma di questa arbitrarietà si ha, ad esempio, con i Dìì del
si giunge
alla sua
Camerun, i Gisu dell’Uganda e i Kaliai della Nuova Britannia: si
negazione ricorre a agenti o entità extra-umani a cui addebitare il carico di
o la ritualitá
comporta responsabilità antropo-poietica, ma una traccia della libertà
una riduzione.
originaria è difficile che non venga conservata, prendendo la forma
di un riconoscimento dell’arbitrarietà originaria.
21) Umorismo
Questo paragrafo non è nemmeno degno di essere letto!
22) Riflessioni e senso critico
I rituali si configurano spesso come “spazi di riflessione” su ciò che
si sta attuando: una finzione di umanità nel duplice senso che essa
riveste:
-da un lato ci si accinge a costruire, a fabbricare e modellare esseri
umani
-dall’altro, e nello stesso tempo, si finge l’inevitabilità del modello
antropo-logico adottato
La prospettiva antropo-poietica è in grado di comprendere
entrambi gli aspetti. Si è tenuti, “condannati”, all’antropo-poiesi e
quindi a fingere (costruire, modellare). Ma questa finzione
costruttiva se ne trascina dietro altre.
Fare-disfare corpi
III. L’enigma dell’ornamento. Prologo darwiniano
1) Debolezza e successo biologico della specie umana
Charles Darwin non viene preso molto in considerazione dagli
antropologi, ma nonostante ciò ha molto da insegnargli, se non
altro a proposito del suo lungo giro attorno al mondo. Ciò di cui
vogliamo occuparci in relazione alle teorie darwiniane riguardano la
domanda: cosa fanno gli esseri umani del loro corpo in vista di fini
estetici?
Se n’è occupato Darwin, ponendo a confronto specieumanae specie
animale, in The Descent of Man and Selection in Relation to Sex,
pubblicato nel 1871 (stesso anno di edizione di Primitive Culture di
Taylor, libro fondamentale per la storia dell’antropologia).
La sua riflessione antropologica verte su due approcci diversi:
-essere umano collocato nel contesto generale della natura,
rimarcando la somiglianza con gli altri mammiferi
-inevitabile riconoscimento delle peculiarità della condizione
umana
In particolar modo viene messo in luce un aspetto peculiare: se si
pone l’essere umano a confronto con gli altri primati non può non
colpire la nudità della pelle. Darwin ritorna spesso su questo
carattere ponendolo in relazione a due tematiche divergenti:
A– il carattere inerme dell’uomo
B– il rilievo che assume l’ornamento per l’uomo
A: come per Herder e Geertz, anche per Darwin l’essere umano è
caratterizzato da mancanze e penurie, lo studioso britannico
prende infatti in considerazione le tesi del duca di Argyll secondo
cui «l’uomo è una delle creature più prive di aiuto e di difesa del
mondo», lo stato nudo dell’uomo va ad aggiungersi alle altre
mancanze. Nella tesi del duca di Argyll fragilità e debolezza
dell’uomo divengono sempre maggiori quanto più procede la sua
evoluzione, ma non decretano la scomparsa della specie. Questa
mancanza si traduce, per Darwin, in «un immenso vantaggio»
poiché costringe l’uomo a puntare su alcune qualità che lo
contraddistinguono.
Il nesso tra debolezza organica e forza organizzativa è data, per
Darwin, da tre fattori:
a) sviluppo di facoltà intellettuali, che si esplicano nel linguaggio
articolato: capacità di osservazione, memoria, curiosità,
immaginazione, ragione.
b) incidenza di costumi sociali: la socialità prende forma attraverso
la simpatia e l’amore verso i proprio compagni, sviluppando
solidarietà e reciproco aiuto
c) particolarità della struttura fisica: alcuni degli aspetti fisici
dell’uomo ne hanno determinato il successo, soprattutto l’uso di
una mano perfetta (che si deve anche all’acquisizione del
bipedismo).
- Ammettere la dimensione estetica di qualsiasi intervento antropo-poietico significa riconoscere l'onnipresenza del corpo in
ogni intervento. Anche quando il corpo viene trascurato o condannato subisce effetti estetici di indubbio rilievo: il rifiuto di
curare l'estetica del corpo e comunque una scelta di tipo estetico. Per quanto non si perseguano obbiettivi di bellezza, non si
esce affatto Facendo un parallelismo con alcuni versi di Sogno d’una notte di
da un'
estetica del mezza estate di Shakespeare (vedi libro), Remotti mette in evidenza
corpo.
una serie di temi rilevanti dal punto di vista antropo-poietico:
1) l’essere umano deve essere plasmato può o deve essere plasmato
2) essendo una sostanza malleabile, esso richiede un intervento che
gli dia una “forma” paragonato a cera
3) l’intervento del plasmatore è di tipo estetico: ha a che fare con la
“bellezza” data la mancanza di forza originaria
4) l’intervento del plasmatore una faccenda di potere nel caso di Ermia--->potere padre
5) plasmare un essere umano è un potere enorme e terribile tale che il padre di Ermia
può affermare che gli appartiene
6) chi detiene un tale potere è assimilabile a un “dio”: potere di
natura divina
7) ci si può ribellare a questo potere, sfuggire alla sua presa e
modellare diversamente se stessi. come Ermia
Il lavoro antropo-poietico può inoltre dirigersi prevalentemente
verso questo o quell’aspetto della realtà umana, può dare, per
esempio, maggiore importanza al modellamento molare o
all’educazione intellettuale, curare maggiormente il corpo rispetto
allo spirito. Ma anche quando l’antropo-poiesi si concentra sulle
dimensioni spirituali vi è un’estetica dello spirito, dunque l’estetica
non si riduce alla cura del corpo.
Ogni progetto antropo-poietico comporta necessariamente una
qualche dimensione estetica, questa passa attraverso una qualche
scelta estetica relativa al corpo, che può essere conforme ai canoni
di bellezza di una determinata società, oppure contraria e
alternativa ad essi.
Tale scelta può configurarsi:
a) come una scelta di conformità ai canoni estetici comunemente
non ci si può sottrarre al compito all'antropo-poiesi ed al modellamento, ogni intervento per il fatto di modellare e dare forma ha
carattere estetico: colui (Dio o uomo) che modella si imbatte nel modello della forma e dunque della sua bellezza, grazia,
appropriatezza oltre che alla sua funzionalità. Gli effetti estetici possono risultare secondari rispetto alla funzionalità ma
ineludibili perché connaturati all'idea di forma, immagine e modello.
Il non-intervento rientra nella categoria di SOSPENSIONI CULTURALI ossia quando gli individui decidono di arrestare
l'esercizio di attività che contraddistinguono la loro cultura---> come i banande che sospendevano la loro attività di
disboscatori in alcune aree del loro territorio oppure come sospendevano le attività di coltivatori in occasione della morte dei
loro capi.
SOSPENSIONI CULTURALI
• Toilette
XXIII. Dissoluzione
Un ultimo gesto è quello che porta alla dissoluzione: sono interventi
sul corpo volti a formare intenzionalmente il nulla, la negazione di
qualsiasi forma umana.
In Africa si è potuto assistere non solo alle uccisioni indiscriminate,
ma anche all’immondo trattamento dei cadaveri, mutilati, spolpati,
cannibalizzati, gettati nelle latrine e consegnati al nulla.
In occasione della morte le società hanno da sceglire su ciò che
rimane e su ciò che scompare del corpo del defunto: con gli ultimi
interventi gli esseri umani possono trasformarsi in spiriti o in
reliquie, in antenati o in beni materiali.
I baNande un tempo pensavano che l’anima si dissolvesse nel nulla,
come il corpo: ciò accadrà quanto non vi sarà più nessuno tra i vivi a
ricordare il defunto.
I Tasmaniani distruggevano col fuoco i loro cadaveri e ne
dsperdevano le ceneri.
In India c’è la convinzione che la dissoluzione debba essere l’esito
finale, coincidente con il nirvana, l’estinzione, e il mukti, la
liberazione.
Dunque anche lo “scomparire” può essere un’aspirazione umana,
che trova soluzioni culturali.
Gli Achè del Paraguay mangiavano tutti i loro morti come gesto di
onoranza nei loro confronti: il corpo veniva interamente mangiato
dal gruppo, affinchè l’anima se ne vada per sempre. Il cannibalismo
capodanno di stoccolma 1956- Nostalgia del non umano- modo di controllarlo- nelle società premoderne c'era il rito
era quindi usato come difesa contro le anime dei morti, che
possono essere eliminare solo mangiandone il corpo.
-PARTE TERZA-
Le tragedie delle certezze e il respiro del dubbio
V. Furori antropo-poietici
1) Sul furore Nostalgia del non umano: impulso che porta a spegnere il lume della coscienza e
annientare ciò che nell'uomo e attorno a lui testimoni a favore dell'umanità stessa
delle faldepersegue.
o per
di apertura
da dove
L’impreparazione di cui parla de Martino può essere allora
entrano
tendenze
concepita in due modi:
barbare a) derivante dalla sottovalutazione del compito antropo-poietico
che
fanno b) derivante da un programma antropo-poietico dagli obbiettivi
parte
del eccessivamente elevati.
passato
fascismo e
nazismo –futore antropo-poietico: eccesso di determinazione nella
= esterno
costruzione degli esseri umani
–furore anti/antropo-poietico: stesso eccesso nel distruggere ciò che
altri hanno cercato di realizzare in campo antropo-poietico
Per de Martino vi è per natura un impulso distruttivo, che può
assumere forme cannibaliche, in ogni essere umano, e i rituali tipici
delle società arcaiche avrebbero la funzione di controllare tale
impulso.
Per Combo, al contrario, il furore non appartiene alla natura umana
ma fa parte del rito. Kwakiutl, naro, Karo
Molti rituali antropo-poietici mettono in scena la disumanità, in
quanto per molte culture si diventa uomini capendo e
rappresentando la disumanità. pedagogia del furore= sperimentare drammaticamente ciò che è
disumano per diventare uomini.
2) Sradicare e sopprimere
Il filosofo inglese Francis Bacon esprime la consapevolezza di
appartenere a un tempo nuovo, nella lunga storia del genere
umano sono stati pochi i periodi di sviluppo del sapere scientifico e
La modernità è avversa alle forme di teatralità e finzione , soprattutto applicate in campo antropoietico ossia forme di umanità
e civiltà dominate da costumi e tradizioni.
I periodi sono greco, romano e europei. L'atto di purificazione coincide con lo sradicamento degli idoli dalla mente umane=
opinioni e convenzioni non basate su alcun fondamento di verità radicati nell'intelletto dell'uomo---> forti radici--->
sradicamento costante---> si interpongono tra l'intelletto e la realtà, non permettendogli di cogliere le IDEE VORACI ossia i
segni che Dio imprime sulle cose create---> idolatria dei costumi e tradizioni----> la lotta contro i costumi non prevede di
sostituire quelli correnti con altri nuovi ( é inoltre una lotta contro tutti i costumi, non solo alcuni) ma si deve abbatterli tutti per
entrare in una
nuova del progresso (Novum organum, 1620).
dimensione
dominata Delineando questi periodi il filosofo li delimita anche
dalla
razionalità geograficamente, riferendosi a “noi europei”, “noi occidentali” che
domina
il viviamo in un epoca pronta a consentire «l’ingresso nel regno
sapere
certo dell’uomo», questo richiede in atto di purificazione.
perché
si adegua Occorre provvedere a una distruzione degli idoli, per accedere al
e alle sue regno dell’uomo bisogna demolire gli idoli della mente umana.
alla natura
universali C’è un idolatria nei costumi delle società umane di cui occorre
leggi
3) Il regno diell’uomo-dio
L’antropo-poiesi divina che troviamo nella Genesi è un importante
spunto di riflessione, nella descrizione di questa troviamo alcuni
aspetti fondamentali:
a) l’antropo-poiesi è nelle mani di Dio. E’ Dio che fa gli uomini, non
sono gli uomini che fabbricano se stessi o altri uomini. Ma la tesi
dell’antropo-poiesi divina non è ovvia: sono infatti molte le societò
che ritengono sia al contrario una faccenda umana.
b) non solo Dio fa l’uomo, ma lo fa a sua immagine. L’uomo è il
prodotto di un’antropo-poiesi divina, non solo perché viene
compiuta da Dio, ma anche perché consiste nella riproduzione della
natura divina.
c) se l’uomo è fatto simile a Dio, allora anch’egli esercita un dominio
sulla natura. Dio è padrone dell’universo e l’uomo è il signore-
padrone della terra.
Si tratta di una sorta di hybris, in quanto questo dominio non solo
viene concesso da Dio, ma conferisce agli uomini un potere simile a
quello della divinità. il dominio dell'uomo sulla natura non é solo una sua caratteristica peculiare ma il
suo obbiettivo. Eldredge, paleontologo americano ha dimostrato come la
dichiarazione
contenuta nella Genesi non sia semplicemente di indipendenza rispetto la natura ma la rende un nemico da
assoggettare----->banande disboscatori di alberi----De Vattel e la sua teoria riguardo l'obbligo e dovere imposto dalla natura,
oltre che diritto, di coltivare una terra fertile, azione vista come atto di umanità (vedi libro). Le droit de gens, ou principe de la loi
naturelle
Avevamo visto come il filologo Werner Jaeger i greci fossero il popolo antropoplasta per eccellenza e noi europei moderni
siamo il popolo a loro più simile perché siamo riusciti entrambi ad applicare forme di umanità ispirandoci alla vera natura
dell'uomo. Per Jaeger il cristianesimo ha un ruolo in tutto questo----> la concezione antropo-poietica dei primi secoli cristiani
con la paideia accumunata agli insegnamenti divini della Bibbia e del Vangelo (vedi libro).
aveva fino ad
allora
cui si fa risalire la formazione dell’uomo nuovo.
vissuto
ossia il
6) quando si parla di uomo nuovo, di solito si allude a una capacità
peccato.
Gesù
trasformativa particolarmente accentuata.
impersona 7) non tutte le situazioni inedite dal punto di vista storico e
l'uomo nuovo
avendo antropologico corrispondono a modelli di uomini nuovi.
sconfitto la
morte e 8) l’idea di uomo nuovo risulta essere un eccezione, piuttosto che
questo
rappresenta una regola; quest’idea manifesta un hybris particolare, applicata
la novità
più grande alla trasformazione dell’essere umano.
per gli umani
ossia la 9) l’idea di uomo nuovo richiede un’aplicazione particolarmente
sconfitta della
morte. decisa
10) essendo un programma antropo-poietico molto impegnativo,
l’idea di uomo nuovo suscita la percezione di ostacoli che ne
impediscono la realizzazione.