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Capitolo 2
OGGETTI E METODI DELL’ANTROPOLOGIA CULTURALE
Questo aneddoto illustra ciò che accade quando due comunità che non si
conoscono entrano per la prima volta in contatto: entrambi i popoli percepivano la
novità in base a ciò che per loro erano delle verità consolidate. Usavano categorie
diverse per capire ciò che avevano davanti → oro connesso all’idea di ricchezza
materiale e i cappelli a un’idea di prestigio e di potere. (culture differenti)
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di individui, con cui questi ultimi si accostano al mondo, in
senso sia pratico che intellettuale
Edward B. Taylor:
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particolari predisposizioni umane, è un dato universale, comune all’intero
genere umano.
Darwin pubblicò nel 1859 “ L’origine delle specie” → dopo un viaggio di cinque
anni intorno al mondo, è giunto all’idea che le specie viventi si trasformassero in
conseguenza di due processi:
selezione naturale
Gli esseri umani dipendono per la propria sopravvivenza molto meno dai geni
che dalla cultura: alla nascita non abbiamo le informazioni necessarie per
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adottare automaticamente determinati comportamenti.
Gli animali invece hanno scritto nel codice genetico le informazioni che gli
permettono di procacciarsi il cibo, di trovarsi riparo, o di percorrere chilometri
per riprodursi sempre negli stessi luoghi.
L’uomo nasce incompleto → dal momento in cui nasce ha bisogno di più tempo
delle cure, delle attenzioni e dell’assistenza dei propri simili adulti, al contrario
degli animali → lo sviluppo delle connessioni neuronali del cervello avviene in
larga parte dopo la nascita:
Ciò non permette agli uomini di essere liberi di scegliere totalmente: nei pensieri
come negli atti, gli esseri umani sono determinati → devono adottare codici di
comportamento riconoscibili e condivisi dagli altri. (Ciò non esclude che nel corso
della vita si elaborino le proprie preferenze)
Non ci rendiamo conto di come “funzioniamo” dal punto di vista culturale perché
le nostre azioni e nostri pensieri ci sembrano parte di un modo ovvio di
comportarci, ma in realtà seguiamo determinati modelli →
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Assimilati grazie all’educazione, implicita o esplicita, indiretta o diretta che
le persone ricevono nel gruppo nel quale vengono cresciute (modelli per=
Modelli guida per il comportamento o per il pensiero in contesti culturali
diversi)
Non esistono solo modelli per fare qualcosa ma anche modelli di qualcosa
→ modelli attraverso cui noi pensiamo qualcosa, lo rendiamo coerente con
altre cose e poi lo consideriamo una rappresentazione di come sono o
dovrebbero essere le cose (esempio: strategie di mercato o composizioni
musicali)
Senza modelli culturali per e di gli umani non sarebbero quello che sono:
I casi di uomini abbandonati dopo la nascita e ritrovati sono rarissimi, proprio per
la difficoltà umana nel sopravvivere senza cure da parte di adulti nei primi anni di
vita.
Caso più noto:
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3.2 La cultura è operativa
Alcuni antropologi hanno visto nella cultura un complesso sistema per far fronte a
sfide dell’ambiente e della vita associata→ tra gli impulsi primari e le sue
soddisfazioni troviamo la cultura → ogni atto o comportamento umano finalizzato
a uno scopo tanto materiale quanto intellettuale è guidato da essa → si può dire
che la cultura è operativa= permette all’uomo di agire in relazione ai propri
obiettivi, adattandosi sia all’ambiente naturale che a quello sociale e culturale che
lo circonda
Accogliere:
Bloccare:
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preservare la loro cultura (interruzione agricoltura per lunghi periodi per motivi
religiosi → dannosa per la coltivazione del riso)
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essere costruiti in relazione ad ambiti come arte o religione. nel senso che certe
immagini nel primo caso e certi di rappresentazione secondo, sarebbe più
efficace di altro nell’imporsi all’attenzione degli esseri umani in quanto più utili
all’adattamento degli umani nell’ambiente in cui vivono → allontanamento dalla
dimensione del significato → fondamentale per la comprensione di qualunque
fenomeno culturale
Spesso sono gli interessi, e quindi la cultura, di soggetti socialmente più forti a
prevalere, per cui l’immagine che noi abbiamo delle culture è spesso quello che
dominatori sono interessati a trasmetterci
Quando studiamo una cultura dobbiamo tener conto del modo in cui avviene la
“distribuzione” → verso gli altri gruppi sociali con gli stessi interessi ma anche
tra generazioni
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FINO A QUI
Essi sono riconoscibili da tutti ma non un repertorio fisso→ segni possono essere
combinati per creare nuovi significati → coincide con la natura creativa della
cultura che ha riscontro in due caratteristiche del linguaggio umano:
produttività infinita: riguarda il fatto che data una proposizione nulla ci dice
cosa ne seguirà, possiamo presupporlo ma non con certezza → questo perché
il nostro linguaggio possiede l’universalità semantica → riscontro con
“l’invenzione continua della cultura”
I modelli interagiscono sempre con altri modelli, vivono di vita propria e neppure
gli atteggiamenti che sono guidati da essi o le idee che si ispirano ad essi →
cultura olistica, complessa e integrata, formata da elementi che stanno in rapporto
di interdipendenza reciproca
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L’idea di cultura come complesso di elementi che entrano in rapporto si affermò a
cavallo della Prima guerra mondiale.
Secondo alcuni antropologi alcune culture sarebbero più olistiche di altre:
seconda: gli individui sono pensati come distinti, slegati dal contesto
sociale (anche se di fatto non lo sono)
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secondo cui gli individui che ne sono parte sarebbero dei soggetti plasmati in tutto
per tutto da essa.
4 La ricerca antropologica
Se la cultura è olistica, come si fa a studiarla? Il riconoscere il carattere olistico
della cultura non ci obbliga a conoscerla nella sua totalità ma studiarla adottando
una prospettiva che ci permette di stabilire collegamenti tra vari aspetti della vita
di coloro che vivono con la cultura stessa.
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Raccolta di informazioni su riti, matrimoni e credenze
gesti
Sguardi
Emozioni
Idee e opinioni che non verrebbero mai esplicitati in una classica intervista
L’antropologo infatti attraverso ciò che dicono e ciò che fanno a stabilire cosa
realmente accade in una società.
Ciò non significa che l’antropologo debba diventare come suoi ospiti, ma che ha
imparato a “stare dentro” a una “forma di vita” (Wittgenstein) → Comincia a
conoscere una cultura solo quando comincia usare i suoi modelli.
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L’antropologo può far ritorno mentalmente al proprio mondo → l’esperienza è fatta
di “vai e vieni” che permettono di considerare con distacco ciò che si impara dalla
cultura che si sta studiando.
Durante il suo lavoro dell’antropologo impara a connettere tra loro certi aspetti
della vita dei suoi ospiti.
In precedenza gli antropologi erano dei teorici puri che utilizzavano i dati
trasmessi dai loro “corrispondenti”.
Anche quelli che avevano avuto esperienze di ricerca tra popolazioni avevano
soggiornato presso di esse per periodi brevi e senza utilizzare l’osservazione
partecipante → il primo fu Malinowski → due anni nelle isole Trobriand
Prima di lui ci furono:
Rivers → Oceania
Hocart → Polinesia
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Comporta una serie di problemi:
Il lavoro sul campo non prevede solo la raccolta dei dati ma è anche una faticosa
“negoziazione“
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