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L'uomo fa parte dei due

milioni di specie viventi che


popolano il pianeta, ma è la
sola specie a essere
intervenuta sui vari ambienti
attribuendo un significato a
cose, eventi, azioni, popoli.
Questo processo è designato
dagli antropologi con il
termine cultura, e gli esseri
umani sono animali culturali
in quanto non solo
attribuiscono un significato a
oggetti, persone,
comportamenti, emozioni ed
eventi che loro stessi creano,
ma agiscono come se quei
significati fossero reali. Ogni
momento della loro esistenza
morte nascita corteggiamento
accoppiamento consumo del
cibo assume un significato
per gli esseri umani.

1
La cultura si presenta non
tanto quale prodotto di
artefatti, proposizioni,
regole, programmi
schematici o credenze,
quanto piuttosto di una
catena associativa e di
immagini che ci
suggeriscono quali cose
possono essere
ragionevolmente
associate fra loro. Questo
noi veniamo a saperlo
attraverso storie collettive
che suggeriscono la
natura della coerenza,
probabilità, e senso,
all'interno del mondo
dell'azione." (M. Rosaldo).

2
Studiare la cultura
oggi è come studiare
la neve in mezzo alla
valanga (Agar 1996)

3
Còlere,
cultura, culto

Nella sua origine etimologica, il


termine cultura viene dal latino
colere che indica coltivare il
terreno; il significato è stato poi
esteso al termine cultus, vale a
dire colto, relativo alla coltivazione
dello spirito e al processo di
formazione dell’individuo. È quindi
l’attività con cui l’uomo colit se
ipsum (coltiva se stesso) per
sviluppare le proprie capacità
specificamente umane.

4
Cultura come
'umanizzazione’

I concetti di paidéia e di humanitas


identificano il processo di
umanizzazione dell’uomo, inteso
come: acquisizione e sviluppo
delle facoltà umane più elevate
formazione generale dell’uomo e
del cittadino contrapposizione al
mondo barbaro
5

Nascita del concetto


moderno di cultura

Il senso figurato del termine


comincia ad imporsi nel 1700 e fa
il suo ingresso nel Dictionnaire de
l’Académie Française nel 1718,
dove è spesso seguito da un
complemento (cultura delle arti,
delle lettere, delle scienze,
dell’agricoltura).

Progressivamente il termine
culture si libera dei complementi e
finisce per essere adoperato solo
per indicare la formazione,
l’educazione dello spirito, l’azione
di istruire.

Infine si passa alla culture come


condizione, uso legittimato
dall’Académie (ed. 1798), che
disapprova «uno spirito naturale e
senza cultura», sottolineando
un’opposizione concettuale fra
natura e cultura

6
La culture nell’epoca dei
Lumi

Il concetto di culture è parte


integrante dell’ideologia degli
Illuministi, per i quali I’opposizione
fra natura e cultura è
fondamentale. Il termine è usato al
singolare e designa la somma
delle conoscenze accumulate e
tramandate da tutta l’umanità nella
sua evoluzione, riflettendo così
l’universalismo e l’umanesimo dei
Philosophes.
Kultur nella visione
tedesca

In Germania, il termine Kultur


nasce nello stesso periodo e con
lo stesso significato, ma cambia
rapidamente in senso più limitativo
dell’omologo francese, come
caratteristica (particolare) di un
popolo, e in compenso acquista
una più vasta popolarità.

7
Sir Edward Burnett Taylor nel
1871, in Primive Culture,
scrisse:

la cultura o civiltà, intesa


nel suo ampio senso
etnografico, è
quell’insieme complesso
che include la
conoscenza, le credenze,
l’arte, la morale, il diritto, il
costume e qualsiasi altra
capacità e abitudine
acquisita dall’uomo come
membro di una società

La cultura
Uno dei tratti più innovativi di
questa definizione è quindi
l’allargamento dell’etichetta
culturale a dimensioni che non
sono propriamente intellettuali. A
differenza della tradizione
umanistica che poneva l’accento
sull’esclusività aristocratica della
cultura, «appannaggio esclusivo di
isole privilegiate» (U. Fabietti,
L’identità etnica, 2004: 9), qui Tylor
riconosce che ogni soggetto ha
libero accesso alla cultura e ciò è
possibile perché ogni individuo è
membro di una società. Taylor ci
ricorda che la cultura si acquisisce
in una determinata società e che,
quindi, cambia col mutare della
stessa e varia da società a società.
Con questa conclusione
l’antropologo supera la
separazione in classi, ceti o strati
sociali, e sancisce che la cultura è
una caratteristica dell’uomo in
quanto essere appartenente a una
società indipendentemente dal
luogo in cui si trova o dalla
modalità con cui essa è
organizzata.

Non vi è apprendimento della


cultura senza un’azione
socializzatrice.

Franz Boas
Nel 1911 Boas ritiene che la
cultura sia socialmente acquisita
mediante apprendimento di altri
fenomeni culturali e che la
specificità dell’uomo sia di tipo
culturale e non genetica o razziale.
In seguito a tali presupposti, si
svilupperà in America il filone di
ricerca "Cultura e personalità". Agli
inizi del Novecento in America è
crescente il fenomeno dell’arrivo
degli immigrati provenienti dal sud
e dall’est dell’Europa. Nasce, in
questo periodo anche una scuola
sociologica che adotta un metodo
etnografico basato su materiale
autobiografico e documenti
personali di vario tipo, in cui viene
messa in evidenza la volontà, da
parte degli immigrati, di mantenere
una propria identità culturale
anche nello sforzo di integrazione
nella società americana.

10

....l'uomo è un animale sospeso


nelle reti di significato che egli
stesso ha tessuto...'. Queste
reti costituiscono la cultura, la
cui analisi è,'....non una scienza
sperimentale in cerca di leggi
ma una scienza interpretativa in
cerca di significati' (1975 Thick
description.... in The
Interpretations of Cultures).

La cultura è vista come un


testo, un testo scritto dai nativi,
che l'antropologo si sforza di
interpretare, anche se non può
prescindere dall'interpretazione
dei nativi. Il sapere
dell'antropologo consiste in
interpretazioni di interpretazioni.

11

Geertz sostiene che gli


esseri umani sentono il
bisogno di conferire un
significato alla loro
esperienza perché è quel
significato che li aiuta a
comprendere l’esperienza e
a imporre un ordine
all’universo, che
assumerebbe altrimenti
l’aspetto di un’enorme
confusione, “un caos di atti
insensati e di emozioni
ingovernabili”. Per Geertz gli
esseri umani sono “animali
incompleti e non finiti che si
completano e si
perfezionano attraverso la
cultura”, e non attraverso la
cultura in genere, ma
attraverso forme di cultura
estremamente particolari.

12
L’ELOGIO DELL’IMPERFEZIONE

L’imperfezione ha da sempre
consentito continue mutazioni di quel
meraviglioso quanto mai imperfetto
meccanismo che è il cervello
dell’uomo. Ritengo che
l’imperfezione sia più consona alla
natura umana che non la
perfezione”.

13

Von Uexküll la
zecca nel suo

Umwelt
Ogni cosa può assumere un
significato diverso se vista da un
animale o da un altro perché la
percezione dello spazio, del tempo
e anche degli oggetti per ogni
specie è strettamente legata ai
propri bisogni, per cui l’animale
nota soltanto l’oggetto che gli
interessa per una specifica azione,
percepisce solo quello che cade
all’interno della sfera del proprio
agire: lo stelo di un fiore in un
prato, ad esempio,
assume forme assolutamente
differenti quello di nel 14
una mondo vacca.
soggettivo di una formica e in
Nel caso particolare della zecca, la
Umwelt si riduce a tre soli portatori di
significato: 1) l'odore dell'acido butirrico
contenuto nel sudore di tutti i
mammiferi; 2) la temperatura di
trentasette gradi corrispondente a quella
del sangue dei mammiferi; 3) la tipologia
della pelle propria dei mammiferi, in
genere provvista di peli e irrorata da
vasi sanguigni. Ma a questi tre elementi
essa è immediatamente unita in una
relazione così intensa e appassionata
(come dice Giorgio Agamben) che non è
forse mai dato trovare nei rapporti che
legano l'uomo al suo mondo, in
apparenza tanto più ricco. La zecca è
questa relazione e non vive che in essa
e per essa.
15

• Il
ragno non sa nulla della mosca,
né può prendere le misure come fa
un sarto prima di confezionare un
vestito per il suo cliente, e tuttavia
esso determina l’ampiezza delle
maglie della sua tela secondo le
dimensioni del corpo della mosca e
commisura la resistenza dei fili in
proporzione esatta alla forza d’urto
del corpo della mosca in volo
16
Gli organismi viventi sono
classificati in specie. I biologi
annoverano nella stessa specie gli
animali che tendono ad
accoppiarsi tra loro generando
prole fertile. Ogni specie
appartiene a un genere
Homo indica il genere

Sapiens indica la specie

17
Yuval Noah Harari

Da animali a dei Breve storia


dell'umanità
Anche l’Homo sapiens appartiene
a una famiglia, anche se spesso
non sopporta il pensiero e ha
preferito sempre considerarsi una
specie a parte, senza fratelli e,
soprattutto, senza genitori. Invece
siamo parte di una famiglia
numerosa, e rumorosa, detta delle
grandi scimmie. I nostri parenti
prossimi comprendono gli
scimpanzé, i gorilla e gli
orangutan. I più vicini sono gli
scimpanzé. Appena 6 milioni di
anni fa, un’unica scimmia femmina
ebbe due figlie.
Una fu la progenitrice di tutti gli
scimpanzé, l’altra la nostra nonna.
18

Homo neanderthalensis o
Neandhertal più muscolosi e
meglio adattati ai climi freddi,
usavano utensili e il fuoco, erano
buoni cacciatori e a quanto pare si
prendevano cura dei malati e degli
infermi (alcuni archeologi hanno
scoperto ossa di Neanderthal
vissuti per molti anni con severi
handicap fisici, e questo dimostra
come essi fossero accuditi dai
propri parenti
Album di famiglia: cugini
19
Sull’isola indonesiana Flores gli
umani arcaici subirono un
processo di rimpicciolimento.
Generazione dopo generazione, la
gente di Flores diventò nana.
L’Homo floresiensis, raggiungeva
l’altezza di un metro e non pesava
oltre i 25 chilogrammi. Furono
capaci comunque di produrre
utensili di pietra
Homo erectus Le regioni più orientali
dell’Asia erano popolate da Homo
erectus, che sopravvisse lì per quasi
due milioni di anni, il che fa di lui la
specie umana durata di più al mondo
Uomo del Lago
Homo floresiensis
Rudolf

dell’Africa orientale
Homo rudolfensis
20
La grotta del Romito, a Papasidero, è un sito
risalente al Paleolitico superiore contenente
una delle più antiche testimonianze dell'arte
preistorica in Italia.All'esterno si trovano alcune
incisioni rupestri, tra le quali la più importante è
un graffito raffigurante due bovidi (Bos
primigenius), e tracce di antiche sepolture,
risalenti a 10.500 anni fa. All'interno del sito è
altresì presente uno strato risalente all'età
Neolitica nel quale si ritrovano grosse quantità
di ossidiana. Tale ritrovamento è all'origine
dell'ipotesi secondo la quale la grotta fosse
anticamente una base intermedia per il
commercio dell'ossidiana tra Tirreno e Ionio.
L'importanza del sito di Papasidero a livello
europeo è legata all'abbondanza di reperti
paleolitici, che coprono un arco temporale
compreso tra 23.000 e 10.000 anni fa, ed
hanno consentito la ricostruzione delle abitudini
alimentari, della vita sociale e dell'ambiente
dell'Homo sapiens. 21
La specie Homo cammina eretta
su due gambe

Ha migliore visibilità

Le mani sono libere di fare, e si


specializzano sempre di più

È in grado di costruire oggetti,


soprattutto pietre per spaccare le
ossa e prendere il midollo

Il cervello aumenta
progressivamente forse anche per
il rimpicciolimento della mandibola
Sostenere la scatola cranica in
posizione eretta produsse una
serie di controindicazioni

Eppure per milioni di anni il


cervello grande non ha dato grandi
vantaggi all’uomo, che ha vissuto
22
Decisiva fu l’abilità di maneggiare il
fuoco. 300.000 anni fa
(occasionalmente già 800.000) gli
uomini usavano il fuoco (contro gli
animali, per disboscare e mangiare
gli animali bruciati, per cuocere i
cibi che quindi aumentavano e
diventavano digeribili).
I Sapiens già 150.000 anni fa
avevano iniziato a migrare
nell’Africa Orientale e poi in
Europa ma non produssero utensili
particolarmente sofisticati e non
compirono alcuna prodezza.

Solo 70.000 anni fa gli umani si


insediarono al vertice della catena
alimentare, soppiantando
velocemente specie che avevano
conquistato il primato in milioni di
anni.

Questo passaggio viene definito


Rivoluzione cognitiva

23
24
A partire da circa 70.000 anni fa Homo
sapiens cominciò a fare cose davvero
speciali. Da 70.000 fino a circa 30.000 i
Sapiens costruirono imbarcazioni,
lampade a olio, degli archi e delle frecce
e degli aghi (essenziali per cucire gli
indumenti che riparavano dal freddo). I
primi oggetti che possono sicuramente
essere chiamati oggetti d’arte e di
gioielleria risalgono a quell’epoca, così
come la prima incontrovertibile
testimonianza che esistevano la
religione, il commercio e la
stratificazione sociale.

Una figurina d’avorio che rappresenta


un “leoneuomo” (o una “leonessa-
donna”) proveniente dalla grotta di
Stadel in Germania (circa 32.000 anni
fa). Il corpo è umano, ma la testa è
leonina. È uno dei primi indiscutibili
esempi di arte, e probabilmente di
religione, oltre che della capacità della
mente umana di immaginare cose che
non esistono nella realtà.

25

La caratteristica davvero unica del


nostro linguaggio è quella di
trasmettere informazioni su cose
che non esistono. Per quanto ne
sappiamo, solo i Sapiens sono in
grado di parlare di intere categorie
di cose che non hanno mai visto,
toccato o odorato. Il pensiero
astratto è decisivo nella capacità di
collaborare tra individui. Lo fanno
anche le formiche e i lupi, e meglio
di noi, ma con esemplari del loro
gruppo. L’uomo può farlo con un
numero infinito di persone, anche
non conoscendole, ma
condividendo schemi mentali,
mappe cognitive, linguaggi, riti,
simboli, condividendo una cultura
che ci appaesa in un piccolo borgo
e in un mondo.
26

I bambini
selvaggi
Amala e Kamala

Nel 1920, in India, furono ritrovate due


bambine-lupo, alle quali fu poi dato il
nome di Amala e Kamala, la più
piccola aveva circa un anno e la più
grande circa otto. Amala e Kamala
vennero trovate in una tana di lupi. Al
momento della cattura le due bambine
camminavano a quattro zampe
muovendosi sulle mani aperte e sulle
ginocchia piegate, vedevano
benissimo al buio e usavano l’olfatto
ben oltre le abituali capacità umane
27

La cultura è

-appresa

-condivisa

- onnicomprensiva

-simbolica
28

La trasmissione del sapere


per via genetica è lenta e
passiva

La trasmissione culturale è
veloce, attiva e adattiva

29

(Il saper fare è retaggio


della riproduzione)
Il Koala è un mammifero
marsupiale australiano che
si ciba esclusivamente di
foglie di eucalipto
30

Come si adatta al
mutamento del suo
mondo?
31

I bonobo, specie strettamente


imparentata con gli scimpanzé,
vivono di solito in gruppi egalitari
dominati da un’alleanza tra le
femmine. Le femmine degli
scimpanzé comuni non possono
prendere lezione dalle loro parenti
bonobo e inscenare una rivoluzione
femminista. Gli scimpanzé maschi
non possono riunirsi in un’assemblea
costituzionale per abolire la carica
di maschio alfa e dichiarare che da
quel momento in avanti tutti gli
scimpanzé devono essere
considerati uguali.
32

Ciò significa che c’è un alto grado di


variabilità nella trasmissione del sapere.
C’è il forte, il timido, l’innovatore, lo
sdraiato. Lo stesso insegnamento verrà
acquisito e rielaborato da ciascuno in
modo diverso. Alcuni lo replicheranno,
altri apporteranno innovazioni che
possono perfino tornare all’"insegnante".
Mentre la trasmissione per via biologica
tende all’uniformazione entro la specie,
la trasmissione culturale contempla un
numero infinito di variazioni intraspecie.
Un koala che diventa carnivoro smette
di essere Koala. Un uomo che apprende
pratiche culturali diverse diventa ancora
più uomo. 33

La cultura è appresa

Molti studiosi hanno


proposto teorie sulla
relazione tra "sistema" e
"persone" o "individui". Il
sistema è pensato e
realizzato dai singoli
individui, ma vivendo al suo
interno uomini e donne sono
anche vincolati dalle regole
di tale sistema e della azioni
di altri individui.

L'agentività (agency) è la
facoltà di far accadere le
cose, di intervenire sulla
realtà, di esercitare un
potere causale.

34

La cultura è appresa

a)può essere trasmessa ad altri esseri


umani che ancora non la condividono;

b) può essere mutata dallo stesso


portatore (che impara a pescare se
spariscono i conigli);
c) è comunque non del tutto omogenea
già all’interno del gruppo che ne
sarebbe il tenutario principale (una
comunità di pescatori prevedrà
comunque persone che pescano meglio
e altre che pescano peggio, “stili” e
“tradizioni” diverse di pesca, addirittura
“scuole di pensiero” conflittuali su cosa
sia una buona attività di pesca).

Ma può essere appresa


in modo formale o
informale 35
Nell’apprendimento formale,
che spesso è linguistico, è
chiaro chi
insegna e che impara. 36
Apprendimento formale
Apprendimento formale

La famiglia La scuola L’educazione


religiosa L’educazione
nell’extrascuola quando è
caratterizzata dalla presenza di un
curricolo formalizzato e
intenzionale (scoutismo, campi
vacanze, ecc.).

Il curriculum nascosto Tuttavia


anche i contesti caratterizzati da
elevata formalizzazione dei
processi non comprendono solo
apprendimenti basati su una
trasmissione intenzionale e
codificata ma anche apprendimenti
impliciti di norme, valori e strategie
di azione.

37

Apprendimento formale
Gli elementi fondamentali nella
pratica buddista sono fede (in
giapponese shin), pratica (gyo) e
studio (gaku). Secondo il
Buddismo di Nichiren Daishonin
tutti e tre sono essenziali per
sperimentare la prova concreta
della trasformazione e sviluppare
l'innata condizione illuminata, o
Buddità.

38

Apprendimento
informale
basso livello di intenzionalità
elevata informalità carattere
fortemente implicito e
scarsamente accessibile
all’individuo dei contenuti

Ambienti La famiglia (larga


parte dell’educazione familiare
è caratterizzata da informalità)
La strada Il gruppo dei pari I
mass media

39
Sapere linguistico e
sapere del corpo
40

La cultura è
condivisa

Gli esseri umani sono in grado


di imparare qualunque sistema
culturale come “loro proprio”

Molto spesso tendiamo a


“sopravvalutare” la compattezza
delle culture, e a considerarle
come entità completamente
separate una dall’altra: qui i
Calabresi, là i Siciliani. Da una
parte i Maya, e dall’altra gli Incas.
Oppure (ma è lo stesso) da una
parte gli Irlandesi e da quella
opposta gli Inglesi. In effetti,
nessuno può dubitare che le
culture tendano a coagularsi
attorno ad alcuni elementi
caratterizzanti, ma è altrettanto
vero che nella maggior parte dei
casi la nettezza con cui crediamo
di poter distinguere tra diverse
culture è più apparente che reale.
41

La cultura è
condivisa

. 42
500 × 250 - sardalavoro.it

La cultura è
onnicomprensiva

Alto/Basso

600 × 400 - meteoweb.eu


43

C’è sempre, in
ogni gruppo, una
gerarchia di
saperi incorporati
44

Le culture sono nate nel


tempo e sono immerse nel
tempo

Uno stato originario delle


culture non è mai esistito
45

La patata conosce invece una


diffusione tardiva. Nel 1770
Grimaldi non ne fa ancora cenno.
Nel 1792 Galanti nota come a
Castrovillari, ad Acri, a Bisignano,
nel Vallo di Cosenza delle patate
“s’ignora perfino il nome”. Tentativi
di introdurre la pianta erano stati
effettuati dai monaci della Certosa
di Serra San Bruno. In Aspromonte
le patate vengono coltivate
soltanto attorno al 1822. Ancora
nel 1850 sono considerate dalle
popolazioni silane cibo buono per i
porci (Padula). La tardiva
accettazione della patata si spiega
probabilmente anche con
motivazioni culturali. Le abituali
resistenze popolari alle novità in
generale, e a quelle alimentari in
particolare, si accentuano in
presenza di un tubero, tutt’al più
“buono per i maiali” ma nocivo agli
uomini. La patata vissuta come
parziale o totale alternativa al pane
viene vissuta dalla povera gente
come un impoverimento della
dieta, tanto più che a promuoverla
sono spesso i monaci, quindi
praticanti del digiuno, o i proprietari
terrieri, vissuti dalla gente come
controparte.

46
47
Finché i maccheroni non
assunsero il ruolo di alimento
prioritario dei napoletani, cioè fino
alla metà del 1600, erano riservati
alla gastronomia dei ricchi come
piatti dolci, da mangiare con
zuccaro, cannella e mele.

Secondo le ultime testimonianze


della tradizione orale si dice che il
primo seme di San Marzano sia
giunto in Italia verso il 1770, come
dono del Regno del Perù al Regno
di Napoli e che sarebbe stato
piantato nella zona che
corrisponde al comune di San
Marzano. Ma è solo nell’Ottocento
che il pomodoro fu inserito nei
primi trattati gastronomici europei,
come nell’edizione del 1819 del
"Cuoco Galante" a firma del cuoco
di corte Vincenzo Corrado, dove
sono descritte molte ricette con
pomodori farciti e poi fritti. Come
risulta anche da altre fonti
Vincenzo Corrado usava il
pomodoro nelle sue ricette già
all’epoca della prima edizione del
libro, ma senza mai abbinarlo alla
pasta né tantomeno alla pizza!
Quindi è solo nell'ottocento che il
rosso pomodoro a pummarola
arriva a nquacchiare i maccaruni.
Nel 1839, il napoletano Don
Ippolito Cavalcanti, Duca di
Buonvicino, codificando quello che
presumibilmente era diventata nel
popolino un’usanza alquanto
diffusa, nella seconda edizione
della sua “Cucina Teorico Pratica”
propose di condire la pasta col
pomodoro ed illustrò la prima
ricetta del ragù. 48
Il peperoncino assume un Calabria
un significato simbolico: la forza e
la piccantezza

incontro tra popoli e


un’acquisizione culturale nuova.
Non è l’originalità che rende
un prodotto tradizionale, ma un
particolare tipo di uso, altrimenti
non potremmo
mai dire che il peperoncino,
proveniente dall’America, è un
prodotto tradizionale
Rapidissima invece la diffusione
del peperoncino, che Cristoforo
Colombo porta con sé già al primo
viaggio dalle Americhe.
Inizialmente viene confuso col
pepe, e ben presto del pepe
eredita la fortuna, la mitologia e la
simbologia. Già a fine Cinquecento
il peperoncino è presente come
elemento centrale
dell’alimentazione delle classi
popolari, tanto da essere citato da
Tommaso Campanella.
Nell’Ottocento Padula scrive che “il
lardo della povera gente è una
provisione di peparuoli”.
Ogni cibo, ogni preparazione
cucinaria, quale che sia la sua
origine, significa un
si incontrano con l’immagine di
uomini forti, tenaci, resistenti a
ogni fatica.

della cucina calabrese.

49

Le tradizioni si
mescolano
50

La cultura è

simbolica
51
Un simbolo, nel contesto di una
cultura, è qualcosa di verbale o
non verbale che rappresenta
qualcos’altro. Tra simbolo e ciò
che rappresenta non esiste un
collegamento causale.
L’associazione tra acqua e santità
è arbitraria. La semiotica studia i
segni intesi come unione,
arbitraria, tra

significante e significato/chien/

“cane” /hund/
/dog/
/mbwa/

//

52
La TEORIA REFERENZIALE vuole che
il significato di cane in qualche modo
coincida con l’animale o con “l’immagine
mentale” che abbiamo dell’animale.
Secondo questa teoria, quando dico
/cane/ intendo riferirmi all’animale che
ho in mente, o a quello che passa per la
strada in quel momento. Una teoria
referenziale del significato è ben
rappresentata dalle definizioni di un
vocabolario: per ogni voce si dà una
brevissima definizione, astratta da ogni
riferimento contestuale.

La seconda teoria invece si può definire


TEORIA DELL’USO, e sostiene che il
significato è dato dall’insieme di norme,
pratiche e consuetudini che possiamo
associare a quel segno se vogliamo che
sia comprensibile per chi ci sta
ascoltando. Secondo questa teoria, il
significato di “cane” è dato da tutto
quello che potenzialmente possiamo
“raccontare” del segno “cane”. Per cui il
significato di “cane” è dato dall’uso che
facciamo dell’insieme delle informazioni
“enciclopediche” che abbiamo di cane.

53
“IL SIGNIFICATO È PUBBLICO”: è
cioè il prodotto di pratiche sociali e
ha poco a che fare con “l’oggetto
rappresentato”. Per capire cosa
significa il segno “cane” nella
cultura X devo quindi ricostruire il
significato di quel termine
attraverso l’indagine degli usi
potenziali e legittimi di quel segno
....l'uomo è un animale sospeso
nelle reti di significato che egli
stesso ha tessuto...'. Queste
reti costituiscono la cultura, la
cui analisi è,'....non una scienza
sperimentale in cerca di leggi
ma una scienza interpretativa in
cerca di significati' (1975 Thick
description.... in The
Interpretations of Cultures). 54
LE TRE FASI DELLA
CONOSCENZA
SIMBOLICA
• I. Destorificazione

55

LE TRE FASI DELLA


CONOSCENZA
SIMBOLICA

• II. Trasmutazione in
forma
56

LE TRE FASI DELLA


CONOSCENZA
SIMBOLICA

• III. L’identificazione
57

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