NASCITA DELL’ANTROPOLOGIA
Nel 1979 viene fondata da Jean Louis Jauffret la Societè des observateurs de l’homme (1979-1805)
a Parigi, composta da intellettuali e scienziati eredi dell’Illuminismo (tutti gli observateurs
condividevano la prospettiva teorica illuminista di un’umanità composta da stadi) e dello spirito
dell’Encyclopedie e che si propone di condurre uno studio dell’uomo come studio comparato delle
società e delle culture umane con l’intento di osservare l’umanità nella sua variabilità fisica,
linguistica, geografica e sociale. Nasce da obiettivi di intento scientifico a partire soprattutto dalla
letteratura di viaggio ed esotica (missionari, esploratori ecc) come per esempio ricordiamo Jean de
Lery con lo studio sui tupi del Brasile (1578) e Joseph-Francois Lafitau che fa uno studio sui
costumi dei selvaggi americani comparandoli a quelli dei tempi più antichi (1724): questo studio è
punto di incontro tra la narrativa di viaggio e la tradizione filosofica in cui il discorso sui selvaggi
era legato a potere assolutistico monarchico di cui maggiori esponenti furono Michel de Montaigne
(1533-1592) e J.J Rousseau (1712-1778): all’interno di questa tradizione si inseriscono molti
intellettuali che attraverso il tema dei selvaggi e osservando le loro istituzioni tentavano di trovare e
ricercare risposte alle questione occidentale di quel periodo storico. Ed è proprio in questo senso
che Jauffret attraverso il principio della differenza e facendo parlare quella differenza delinea una
prima definizione di un nuovo sapere e oggetto di studio (dell’uomo e del genere umano) che
secondo lui deve essere socialmente utile per costruire una società secondo ragione a misura del
cittadino repubblicano. Joseph-Marie Gerando (1772-1842) con il volume Considerazioni sui
metodi da seguire nell’osservazione dei popoli selvaggi introduce la nuova figura del filosofo-
viaggiatore. Nel 1805 chiude l’Osservatorio e svanisce quel primo tentativo di studio e
comprensione della differenza come prima forma di etnologia; infatti il discorso sui selvaggi inizia
ad acquistare sempre più marginalità e non rappresenta più quello strumento di critica sociale e
politica di cui si erano fatti portavoce molti intellettuali di stampo illuminista.
Si sviluppano al contrario delle teorie di degenerazione “del selvaggio” di cui massimo esponente è
De Maistre (1753-1821) che rappresenta l’ala più radicale e reazionaria del Romanticismo. Queste
teorie si basano su una visione del selvaggio come essere degenerato e sulla convinzione della non
esistenza di stadi di civiltà e quindi totale negazione di progresso umano, teorie che si legano
perfettamente al discorso religioso per cui i selvaggi sono essere degenerati a causa del peccato
originale e non sono degni di civiltà perché quest’ultima è dono divino. Alla fine del 1850 si
sviluppano due teorie diverse sulla storia umana e naturale:
- Creazionismo: che propone una fissità delle specie viventi dal momento della creazione
- Evoluzionismo: Origine della specie, Darwin (1809-1882) è il volume che apre al periodo
dell’evoluzionismo positivista che nel corso dell’800 contribuì a contrastare le teorie
creazioniste insieme a Uniformismo: Principi di geologia (1830) che propone di leggere
attuale paesaggio terrestre come il risultato di azione uniforme di cause uniformi (a cui si
ispirò lo stesso Darwin); a questo clima positivista contribuirono gli studi di molte discipline
emergenti come l’archeologia e la geologia: Prehistoric Times (1865) di John Lubbock è un
importante volume in cui per la prima volta si paragonano la vita dei primitivi europei con
quella dei selvaggi contemporanei dove i reperti archeologici vengono usati come misuratori
di progresso che stanno a indicare stadi evolutivi diversi.
Infatti, durante l’800 si genera spinta forte per allestimento mostre e musei in cui c’è concetto di
classificazione tipologica e illustrare evoluzione> Pitt-Rivers (1823-1900) scienza delle forme e
biologia dell’arte per cui essere umano una volta acquisite delle idee le applica in modo automatico
ai suoi prodotti senza avere coscienza degli stadi anteriori.
ANTROPOLOGIA EVOLUZIONISTA
Concetti chiave: cultura come insieme complesso e scomponibile, ricerca delle sopravvivenze e
metodo comparativo
Si sviluppa intorno a 1837-1901 con la centralità politica, economica, militare, coloniale e
industriale della Gran Bretagna e si basa su principio uniformista che appunto prevede che
l’evoluzione di dispiega in modo graduale continuativo e costante seguendo alcune grandi leggi che
rimangono invariate nel tempo e nello spazio anche se non tutti i popoli seguono necessariamente lo
stesso sviluppo (poligenesi). Usa il metodo comparativo (dati incompleti provenienti dai più diversi
contesti geografici e temporali che possono essere accostati e gettar luce gli uni sugli altri) con
l’obiettivo di risalire indietro nel tempo alla scoperta delle forme viventi e culturali che sono oggi
osservabili cifrare i segni del passato attraverso SOPRAVVIVENZE (survivals) = fossili sociali
= qualsiasi cosa, credenza, idea, pratica il cui significato è morto da secoli ma che sopravvive con la
stessa forma e quindi rilevando una sopravvivenza si può comprendere lo stadio di sviluppo
culturale precedente. A livello politico si traduce nella possibilità di giustificazione del processo
coloniale e mantiene idea di progresso e sviluppo. La criticità di questa corrente è il suo sguardo
etnocentrico tipico del contesto storico: società borghese di epoca vittoriana.
-Edward TYLOR (1832-1917): maggiori esponenti di questa antropologia ottimista definita anche
“scienza del riformatore” a sottolineare il suo contributo e utilità all’umanità, il suo pensiero si
inserisce a pieno nell’idea di progresso e di stadi evolutivi di età vittoriana. È il primo a dare una
definizione in senso etnografico più ampio di CULTURA come “insieme complesso che include
conoscenze, credenze, arte, morale, diritto, costume e qualsiasi altra capacità e abitudine acquisita
dall’uomo in quanto membro della società” e quindi:
- Cultura è ovunque e non è prerogativa di razza
- È un insieme complesso
- È acquisita dall’uomo, non è innata in quanto membro di una società, uomo: soggetto
culturale
- È scomponibile in quanto insieme complesso e quindi somma di più elementi> è patrimonio
umano ottenuto cumulativamente e che è incrementabile
Su religione: dove in questo momento storico c’è grande divisione tra creazionisti e
evoluzionisti>ANIMISMO: credenza secondo la quale gli oggetti possiedono anima che è l’essenza
del pensiero mitico, magico e religioso (pensiero irrazionale) che appartiene a mondo selvaggio e
che viene distinto dal pensiero scientifico e razionale> MATERIALISMO. Con queste idee Tylor
contribuisce a formare un’idea del mondo come successione di stadi evolutivi che da selvaggi e
animismo arriva a civilizzati e anima cristiana e sostenendo che l’obiettivo è di tracciare le tappe di
questo cammino.
Su parentela: Su di un metodo per lo studio dello sviluppo delle istituzioni (1889) dove delinea tre
tipi di discendenza e concetto della couvade e getta le basi per un’antropologia come scienza
edificabile su basi statistiche, che ritornerà più avanti nella prima parte del ‘900.
-William Robertson SMITH (1846-1894): fa studio sulle origini della religione non come credenza
(Tylor) ma come istituzione attraverso lo studio comparato e lo studio delle sopravvivenze delle
istituzioni sociali e religiose dei popoli semitici tentando di delineare rapporto tra RELIGIONE e
società. Si discosta da Tylor per cui la religione primitiva è il risultato di uno sforzo operato
dall’intelletto umano teso a comprendere la realtà e sostiene che il dato primario dell’esperienza
religiosa sono i RITI e i simboli ad essi correlati e ne sottolinea la dimensione pubblica e collettiva
del fenomeno religioso e lo stretto legame tra attività religiosa-rituale e identità politica-sociale,
religione ha natura sociale e funzione di elemento coesivo della società, dove il SACRIFICIO non è
un dono alla divinità per ingraziarsela ma RITUALE DI COMUNIONE TRA SOCIETà E
DIVINITà (nume tutelare) che rappresenta simbolicamente unità della società stessa e quindi la
religione è FATTORE REGOLATIVO DEI RAPPORTI SOCIALI
-James FRAZER (1854-1941): ultimo grande esponente dell’antropologia evoluzionista
Il ramo d’oro, studio sulla magia e sulla religione (1890) dove ipotizza che la magia, la religione e
la scienza sono tre tappe del processo evolutivo (inserito a pieno nell’evoluzionismo vittoriano) in
cui con 1 si ha controllo sulla natura, con 2 accattivarsi il favore della potenza della natura in
proprio favore e (visto che niente potevano fare gli dei nella risoluzione dei problemi umani) con 3
si ha osservazione dei fenomeni naturali e ricerca leggi, conoscere la natura e dominarla; il libro
sanziona anche affacciarsi di nuova crisi culturale in cui uomo è confuso sulla propria centralità
planetaria>definito come l’ultimo vittoriano> zero ottimismo
ANTROPOLOGIA AMERICANA
-Lewis Henry MORGAN (1818-1881): vive in contesto politico in cui centrale è il “problema
indiano” che ha due concezioni (dichiarazione d’indipendenza 1776) una negativa per questioni
interne in cui indiano è nemico per i bianchi americani ed una positiva per l’esterno e per il vecchio
mondo che vedeva bianchi e indiani insieme uniti da idea di virtù e libertà caratteristico del nuovo
mondo. Morgan quindi muove i suoi primi passi come studioso con questo sfondo ideologico:
La lega degli Irochesi (1851) descrive l’organizzazione socio-politica delle sei nazioni della
federazione irochese e i loro sistemi di parentela mostrando come questi popoli fossero in relazione
attiva gli uni con gli altri in una complessa rete di rapporti di parentela: ogni nazione era divisa al
suo interno in clan ognuno con il proprio totem, ci potevano essere gli stessi clan con stesso totem
in nazioni diverse e i loro membri si consideravano discendenti da antenato comune e quindi fratelli
tra di loro; questo secondo M è modo efficace per mantenimento pace e equilibrio tra le nazioni
Sistemi di consanguineità e di affinità della famiglia umana (1871) è risultato di studio dei gruppi
Sioux e Ojibwa da cui scopre che avevano sistema terminologico di parentela simile a Irochesi e
propone studio comparativo sulle origini dei nativi tra nativi americani e popoli extra-americani e
distingue due grandi gruppi di parentela corrispondenti a due modi radicalmente diversi di
designare i parenti consanguinei:
- Sistema descrittivo (popoli europei): dove vengono distinti terminologicamente i parenti in
via collaterale da quelli in linea diretta e che secondo M basato su rapporti di tipo politico
- Sistema classificatorio (popoli indoamericani): applica stessi termini ai membri della stessa
classe evitando proposizioni descrittive basati su rapporto di parentela
Le terminologie di parentela assumono la stessa funzione epistemologica che svolgevano le
sopravvivenze in Tylor: cioè il fatto che un irochese chiami il fratello padre è una sopravvivenza
perché si riferisce a epoca anteriore in cui non era possibile distinguere i due individui, secondo M
in origine eravamo umanità unica suddivisa poi in epoca remota in nazioni diverse.
Siamo ancora in ottica evoluzionista per cui M pensa che il primo è caratteristico a civiltà e il
secondo a barbarie e ne La società antica (1877) approfondisce discussione generale
dell’evoluzione della cultura e delle società umane: secondo cui tre fasi selvaggio, barbarie e civiltà
ognuna contraddistinta da tecnica di sussistenza e tecnologia materiale propria e fasi che sono tra
loro in rapporto di connessione cumulativa (idea di accumulo) e da sole elemento espressivo ognuna
di sua fase
Concetti chiave: evoluzione sociale, origine comune
TRA SOCIOLOGIA, FILOSOFIA ED ETNOLOGIA:
LA RIFLESSIONE FRANCESE SULLE SOCIETA PRIMITIVE
In Francia prende spazio a partire da fine ‘800 e in rapporto di dipendenza da sociologia e filosofia.
A partire da studi di Auguste Comte (1798-1857) bloccato però dall’esperienza della Comune di
Parigi (1870).
-Emile DURKHEIM (1858-1917): cerca di comprendere quei fenomeni sociali conseguenti alla
Comune di Parigi a cui non era riuscita a dare risposte la filosofia positivista di Comte e fonda
scuola sociologica; sviluppa concetto di COSCIENZA COLLETTIVA (allontanandosi da Comte)
che è “insieme delle credenze e dei sentimenti comuni alla media dei membri di stessa società” e
quindi tutte le società ce l’hanno e quindi cultura (concetto antropologico) e coscienza collettiva
sono comparabili ed in questo modo che la sociologia si apre all’etnologia
SOCIOLOGIA sapere comparativo che prende in considerazione il numero più alto possibile di
società per conoscere leggi della vita sociale
La divisione del lavoro sociale (1893) volume di interesse etnologico, dove mette in relazione la
coscienza collettiva e il suo manifestarsi in società a tipo di solidarietà vigente tra i membri di essa
che può essere di tipo meccanico se la vita sociale occupa ogni spazio della vita del singolo
determinandone le scelte o di tipo organico (coscienza collettiva occupa spazi più ristretti) se vita
del singolo prevale e tende a differenziarsi dal gruppo; queste due intrecciandosi creano delle
società miste e complesse il dominio della dimensione sociale e collettiva sul comportamento e
sul pensiero individuale ha come assunto che la società è qualcosa di più della somma dei singoli
individui membri che ne fanno parte.
Questo dominio, attraverso il potere (non coercitivo) morale forma rispetto degli individui nei
confronti della società e un senso di appartenenza il quale si esplica solo attraverso la religione
e ne Le forme elementari della vita religiosa (1912) dice che la religione è FATTO SOCIALE e
costituisce un fatto sociologicamente universale; nell’individuare le forme elementari della religione
D assume che la religione nel suo stato originario è presente nelle società più semplici come
totemismo all’interno della quale la collettività effettua un SPOSTAMENTO SIMBOLICO= le
rappresentazioni di natura collettiva sono proiezione del gruppo su piano ideale, ovvero mentre gli
individui fanno del totem, ovvero animale il loro oggetto di culto, inconsapevolmente è la società
che rispettano e adorano; e ciò avviene a qualsiasi stadio evolutivo e quindi religione è fenomeno
unitario.
-Lucien LEVY-BRUHL (1857-1939): ne La morale e la scienza dei costumi (1903) confronto tra
etnologia a partire da: esiste una morale oggettiva? Si apre allo studio delle società primitive e la
loro esperienza morale e forme di pensiero. Ne Psiche e società primitive (1910):
1. Critica evoluzionismo britannico (Tylor e Frazer): è sbagliato pretendere di spiegare il modo
di pensare dei primitivi con operazioni mentali di tipo individuale e soggettivo; le
rappresentazioni collettive sono infatti “comuni a un dato gruppo sociale e trasmissibili di
generazioni in generazioni” (Durkheim) e si impongono agli individui attraverso la pratica
sociale e costituiscono quindi modelli sociali di comportamento mentale= veri e propri fatti
sociali che sono già dati all’interno di un contesto già dato, la società
2. Universo simbolico primitivo è omogeneo all’universo sociale in cui il primitivo stesso
viveva: da analisi delle rappresentazioni collettive ricava la tesi che la mentalità dei primitivi
è prelogica e mistica e dominata da rappresentazioni collettive e retta dalla legge di
partecipazione
3. Quindi secondo LB la forza del pensiero sociale influenza e si impone agli individui che
quindi mostrano una “impermeabilità dell’esperienza” (?)
Ne La mentalità primitiva (1922) sostiene che quest’ultima è mistica, partecipativa e prelogica in
contrapposizione al pensiero logico civilizzato.
ETNO-SOCIOLOGIA FRANCESE
Ebbe grandissima influenza da parte di Durkheim.
Robert HERTZ (1882-1915): riprende problematica durkhemiana di coesione sociale in La
rappresentazione collettiva della morte dove analizza il ruolo della morte in vari popoli (Borneo) a
livello sociologico e culturale e sostiene che questa taglia il rapporto dell’individuo con un gruppo e
quindi può essere una minaccia alla coesione sociale del gruppo e quindi tramite rituali bisogna
ricostruire l’equilibrio morte è transizione da una condizione all’altra, da vivi a morti.
Ne La preminenza della mano destra, studio sulla polarità religiosa (1909) riprende distinzione
(già fatta da Durkheim sulla scia di Smith) tra sacro e profano per cui tutti i popoli strutturano
universo secondo un principio bipolare=destra e sinistra (influenza da studi linguistici su lingue
indoeuropee) importante perché individua principio di opposizione nelle forme di classificazione
tipiche del pensiero umano il quale si traduce in una catena di opposizioni
Arnold VAN GENNEP (1873-1957): si muove tra etnologia e folklore di cui è fondatore in Francia-
Manual de folklore francais contemporain (1937-1958); ne Riti di passaggio (1909) dove intuisce
che la vita umana è scandita da riti che celebravano pubblicamente il passaggio da una condizione
sociale all’altra e nel mondo prescientifico la suddivisione era tra sacro e profano dove il primo
prevale sul secondo; distingue tre fasi=struttura tripartita dei riti:
1. Separazione o riti preliminari
2. Margine o riti liminari
3. Aggregazione o riti post-liminari
Il secondo è il piu importante perché permette di attenuare il carattere traumatico della “fase di
sospensione” che è condizione indefinita; funzione principale che svolgono i riti di passaggio è
transitabilità. In Lo stato attuale del problema totemico (1920) critica idea di Durkheim e Mauss per
cui la prima forma di religione=totemismo fosse stato l’origine di ogni forma di rappresentazione
della realtà e sostiene che il principio classificatorio è istanza che anticipa qualsiasi attitudine
dell’intelletto umano.
Marcel MAUSS (1872-1950): ultimo allievo di Durkheim e fonda insieme a Levy-Bruhl Institut de
Ethnologie dell’università di Parigi (1925); con lui la riflessione sociologica francese sulle società
primitive si orienta definitivamente verso ricerca empirica costituendosi in etnologia
In Su qualche forma di classificazione primitiva (1902) critica VG dicendo che principio
classificatorio non è attitudine spontanea della mente umana e sostiene OMOLOGIA SOCIALE tra
dimensione sociale e simbolica (società semplice=sistema classificazione semplice) sottolineando la
preminenza della prima sulla seconda; attraverso studio su aborigeni australiani sostiene quindi che
il mondo è classificato in categorie strettamente legate alle suddivisione della loro stessa società e
quindi a variazione della società=varia anche sistema di classificazione; questo concetto viene
sviluppato in Saggio sulle variazioni stagionali delle società eschimesi (1904) con FATTI
SOCIALI TOTALI= fatti che influenzano ogni aspetto della comunità (organizzazione stagionale
eschimesi); nel Saggio sul dono (1924) basato su lavori di Boas sul potlatch e di Malinowski su
scambio cerimoniale kula, qui M elabora il principio di reciprocità: il rito del dono è fatto sociale
totale perché influenza e colpisce la tv in una molteplicità di fenomeni, unisce aspetti pratici ed
economici a quelli mitici, affettivi e religiosi; inoltre, tutti i prodotti e i beni immessi nel sistema di
circolazione per mezzo del dono sono anche pretesto per creare e fortificare complesse trame di
relazione sociale riprende principio di Durkheim in base al quale la società impone a individui di
comportarsi in base a regole che spesso fuggono ai suoi stessi membri e queste regole sono: dare,
ricevere e ricambiare inserite in principio di reciprocità e la qualità del dono è la sua forza magica
che viene assimilata alla persona che li aveva posseduti. M è stato influenzato da lettura di
etnografia polineasiana della teoria dello “hau” tra i Maori = spirito della cosa donata che pone
colui che la riceve in debito; e quindi l’atto del donare e ricambiare ecc è volto a ristabilire
l’equilibrio delle forze alterato nell’atto del donare. M compara, ma non come fanno gli
evoluzionisti casi studio etnografici (potlatch, kula, hau maori) che contribuiscono a comporre un
modello di tipo ideale di “dono” dove la costruzione dei legami sociali è più importante dei beni che
sono messi in moto.
Questa lettura è importante perché apre lo spazio della dimensione economica delle civiltà
primitive: nuove prospettive nello studio delle dinamiche sociali e della parentela.
DIFFUSIONISMO TEDESCO
Comprende aree di lingua tedesca e slava; colonialismo tedesco si sviluppa a partire dal 1885 con il
Congresso di Berlino per cui etnologia mitteleuropea assume autonomia accademica solo a inizi
‘900. La teoria diffusionista prevede ipotesi di evoluzione o diffusione nel tempo e nello spazio in
base a ricerca delle origini dei fatti culturali = se si ritrovano aspetti culturali simili da una parte
all’altra del globo significa che ciò sia avvenuto per diffusione (contrario dell’evoluzionismo).
Molto interesse per la dimensione storica, per quella geografico-etnologica e soprattutto per oggetti
di tipo materiale (> museologia). Sviluppano idea di “strato” o “ciclo naturale” che è espressione di
una specifica fase della storia culturale di un popolo ed è insieme di elementi di cui è possibile
verificare la compresenza in una parte determinata del pianeta; compito dell’etnologia è quello di
ricostruire i cicli individuandone le stratificazioni successive.
Fritz GRAEBNER (1877-1934) ne fu il maggior esponente: rilevare e comparare tratti simili
incontrati in diversi complessi culturali con lo scopo di accertare la migrazione e la diffusione dei
cicli ma anche l’influenza di una cultura sull’altra =culture come influenze reciproche; limiti= base
speculativa, i tratti culturali risultavano collegati tra loro in maniera piuttosto arbitraria.
Scuole diffusionisti:
inglese G.E. Smith (1871-1937); W.J. Perry (1887-1949)
tedesca F.Graebner (1877-1934); W.Schmidt (1858-1954)
americana F. Boas; Kroeber (1876-1960)
DIFFUSIONISMO AMERICANO
Incarnato da Franz BOAS (1858-1942)
Critica all’evoluzionismo: approccio idiografico individuante e concentrato su casi
Particolarismo storico: procedimento induttivo fondato sull’osservazione empirica di cui oggetto di
studio è studio e conoscenza delle culture singole per ottenere tre risultati
1. rilevazione condizioni ambientali che hanno creato/modificato elementi culturali
2. chiarire fattori psicologici: B voleva analizzare come un individuo reagendo alla propria
cultura contribuiva a riprodurre e modificare i modelli sociali di comportamento
3. mostrare gli effetti che le relazioni storiche hanno avuto sullo sviluppo della cultura
Idea che mente umana non risponde sempre alle stesse logiche in ogni luogo= evento dello stesso
fenomeno non è dovuto sempre alle stesse cause.
Caso studio sul potlatch coste del Pacifico, cerimonie rituali tra indiani del NordAmerica nel
corso delle quali le famiglie più ricche distribuiscono e talvolta distruggono grandi quantità di beni
di prestigio: B lo legge in termini di razionalità economica perché era preoccupato di non far
apparire gli indiani di fronte alle istituzioni governative come irrazionali dilapidatori di ricchezza
Battaglia contro il razzismo: secondo B la pretesa di ricostruire l’evoluzione dela cultura umana a
partire dallo studio dei popoli primitivi era priva di fondamento e pensiero primitivo era analogo a
quello civilizzato e se vi erano differenze erano dovute a specificità del contesto sociale
>PARTICOLARISMO
Distinzione natura/cultura: la seconda è strato sovrapposto che è irriducibile a quello organico (in
quegli anni era abbastanza in voga il darwinismo sociale per cui stesse leggi che regolano la
selezione naturale sono le stesse che regolano la selezione sociale).
Al centro della ricerca “diffusionista” si pone attenzione sulla distribuzione geografica delle culture
indiane, organizzazione sociale e vita religiosa con l’esigenza di catalogare le società native
nordamericane; nozione di AREA CULTURALE area geografica in cui sono presenti determinati
tratti (elementi culturali come una certa tecnica di cattura di selvaggina, una credenza ecc)
cultura=somma complessiva dei loro tratti componenti; per cui bisogna determinare la distribuzione
dei tratti culturali (grazie soprattutto a sviluppo dell’attività museografica); tratti culturali concepiti
come qualcosa che può migrare da una cultura all’altra; ma problema di fondo è come spiegare la
distribuzione irregolare dei tratti tra gruppi che possiedono un nucleo comune di elementi da farci
considerare questi stessi gruppi come appartenenti a stessa area culturale;
CULTURA= insieme di di comportamenti che sono stati appresi e trasmessi dall’educazione, con
imitazione e alcune forme di condizionamento
Critiche al diffusionismo: Edward Sapir (1884-1939) tratti culturali non si diffondono in modo
uniforme in tutte le direzioni e la diffusione non avviene mai con ritmi identici; trasmissione di tratti
può essere risultato non solo di una semplice diffusione ma di migrazione di gruppi umani; il centro
di irradiazione può mutare radicalmente
Marcel GRIAULE: fu direttore della Missione; “Africa fantasma” > primo tentativo antropologico
di coordinare letteralmente l’osservazione di sé stessi e degli altri.
Studio della cosmogonia Dogon: riprende fatti sociali (Mauss) e spiega ogni lato della loro attività
sociale > rapporto mito e vita sociale= dal mito e dalla cosmogonia discende la realtà sociale;
metodo etnografico> studi monografici, per studiare le culture bisogna indagare i sistemi
cosmogonici e inchiesta orale.
Critiche: accusato di congelare le culture fuori dal contesto storico, sottraendole alle trasformazioni.
I primi anni ’40 sono tragici per l’etnologia a causa del diffondersi del nazismo; dopo Griaule: la
sua prospettiva di guardare dal di dentro le culture apparve limitante; in un’epoca di
decolonizzazione l’attenzione venne rivolta ai problemi della trasformazione sociale e del
cambiamento culturale.
OCEANISTICA (in Francia): il fondatore fu Maurice Leenhardt che era un missionario; in Nuova
Caledonia cercò di stabilire un ponte tra cultura locale e fede nel dio cristiano > tradizione Sacre
Scritture: studio della lingua canak; nel suo studio non parte dall’analisi dei fatti sociali, ma dalla
persona e quindi dai fatti personali; mito e persona > qualcosa che era in grado di dare senso al
tempo, al paesaggio e alla persona; lo spazio intellettuale in cui il primitivo costruiva il proprio
mondo come spazio partecipativo.
Leenhardt e Griaule privilegiare lo studio delle cosmologie indigene più come sistemi di pensiero
che non come aspetti simbolici immediatamente connessi con la struttura sociale > prospettiva che
si affianca a quella degli antropologi britannici.
Gregory BATESON (1904-1980): è distante dalla tradizione britannica del tempo (rifiuta società
divisa in settori); comprensione del comportamento psichico e emotivo dell’individuo senza
ingabbiarlo dentro modelli o configurazioni culturali di cui egli sarebbe un riflesso;
rito NAVEN: Nuova Guinea, i rituali di travestimento celebrato quando un giovane compiva
un’azione positiva e fondamentale per la cultura locale > gli uomini normalmente non sono abituati
a esprimere liberamente le emozioni e quindi si travestono da donna e viceversa le donne non sanno
assumere un ruolo spettacolare con comportamento di fierezza e si travestono da uomini> ognuno
dei due sessi in occasioni particolari, si trova di fronte a componente imbarazzante che invece
acquista normalità nell’altro sesso questo disagio è la forza dinamica che spinge un individuo al
travestimento; occorre studiare l’antropologia in termini di reazioni di un individuo alle reazioni di
altri individui (vs individuo/ambiente); schismogenesi= processo di differenziazione nelle norme
del comportamento individuale= più gli uomini si comportano in accordo con il proprio ethos e più
le donne rafforzano il proprio eidos > tutte società hanno meccanismi frenanti per mantenere
equilibrio dinamico.
Mead e Benedict Relativismo culturale > un’azione o un valore devono, per poter essere
compresi essere considerati all’interno del contesto complessivo entro cui si collocano.
Anni 1940-60 torna la prospettiva nomotetica; tra anni 1920-40 c’è influenza di Boas con la
prima generazioni di allievi di Boas si ha avversione nei confronti delle generalizzazioni e
spiegazione di tipo causale; tra anni 1940-60 si ha un cambiamento di rotta con un ritorno
all’antropologia come sapere generalizzante (vs prospettiva particolaristica di Boas)
Leslie WHITE (1900-1975): rivalutazione delle teorie di Morgan (viaggio in Unione Sovietica e
influenza di Marx); sono le condizioni tecnico-economiche a determinare la vita delle società
umane> idea che la storia del genere umano è contrassegnata da una sempre maggiore complessità
culturale e da progressivo accumulo di sapere tecnologico; tre tematiche principali:
1) Evoluzione culturale: data dalla quantità di energia pro capite che una società può produrre,
controllare e sfruttare> tecnologia è agente attivo dell’evoluzione culturale e produce
energia
2) Determinismo culturale: è la cultura che fornisce all’individuo la forma e il contenuto del
suo comportamento di essere umano: connessioni causali dirette tra stile di vita di una
società e tipo di religione presente
3) Culturologia: campo di riflessione relativo ai fenomeni materiali, sociali e simbolici del
carattere della cultura; è entità capace di spiegare sé stessa
Ha 3 sottosistemi culturali:
1) Tecnologico: strumenti materiali, fisici, chimici e meccanici attraverso i quali l’uomo
affronta e domina il suo habitat naturale; ruolo principale e fondamentale: uomo e cultura
dipendono da mezzi materiali (uomo deve avere cibo)
2) Sociologico: relazioni interpersonali (parentela, sistemi economici, politici ecc)> ruolo
secondario e sussidiario a quello tecnologico
3) Ideologico: organizzazione di idee, credenze, conoscenze espresse nel linguaggio o altre
forme simboliche in cui esperienza umana trova la sua interpretazione; condizionato dalla
tecnica e dai sistemi sociali (c’è un tipo di pensiero per ogni tecnologia)
Cultura per White è entità capace di spiegare sé stessa; ma qual è influenza dell’ambiente nello
sviluppo della cultura?
ETNOSCIENZA: metà ‘900 negli Stati Uniti o anche chiamata “antropologia cognitiva”: ha
obiettivo di ricostruire il modo in cui una cultura organizza la conoscenza del proprio mondo su
piano linguistico, cognitivo e percettivo; etnoscienza è studio delle modalità in cui il sistema di
pensiero di una comunità si plasma in relazione al suo campo esperenziale; forte infuenza della
linguistica; le culture non sono fenomeni materiali ma organizzazioni cognitive di fenomeni
materiali; problema= come i membri di una certa cultura vedono il mondo che li circonda>
differenza tra etico> punto di vista dell’osservatore/ ed emico> punto di vista dell’osservato;
l’efficacia conoscitiva si pone a livello della corrispondenza tra quanto viene elaborato
dall’osservatore e dall’osservato.
Concetti chiave Saussure > lingua come sistema; lingua studiata in modo sincronico e immanenza
della lingua
Questi concetti furono eredità importantissima > dal linguaggio all’antropologia: studio scientifico
positivo delle culture come sistemi di convivenza (Levi-Strauss); l’antropologia prima di Levi-
Strauss aveva seguito due linee principali: sforzo di capire le civiltà, le culture come strutture
individuali ognuna nelle sue differenze e lo sforzo di capire le costanti =è vero che sono civiltà
diverse ma anche vero che hanno analogie.
Claude LEVI-STRAUSS (1908): l’incontro con il linguista Jackobson (il quale era stato influenzato
e aveva approfondito Saussure) fu determinante; tradusse lo strutturalismo linguistico in
antropologia ritenendo di aver trovato con questo la soluzione al problema dell’antropologia
culturale (capire le differenze o le analogie?) > descrivendo le culture sulla base delle loro strutture
profonde riesce a captare delle funzioni parallele tra culture che sono strutturalmente omologhe.
Applica questo schema nella struttura della parentela (relazioni tra parenti e valore dato a ciascuno)
= prendendo una struttura base (sistema che prescrive con rigidità i coniugi possibili) mostra le
differenze tra le culture, ovvero come ciascun tassello occupa in ogni cultura un’importante
differenza (ad es. zio in una data cultura può svolgere differenti funzioni da un’altra).
Le strutture elementari della parentela (1949): secondo L.S la proibizione dell’incesto ha carattere
universale ed è presente in tutte le società e inoltre segna il passaggio da natura/cultura (da assenza
a presenza regole)> queste due cose comporterebbero un effetto nella società che è la presenza di
esogamia la quale permetterebbe la comunicazione e lo scambio tra i gruppi > LS fa attenzione al
valore prescrittivo della regola ovvero viene stabilita per garantire e fondare uno scambio la
funzione dell’esogamia è simile a quella del linguaggio: un insieme di operazioni destinate ad
assicurare un certo tipo di comunicazione tra individui e gruppi STRUTTURA
LINGUISTICA=STRUTTURA RAPP.SOCIALI
Le strutture della parentela non rappresentano qualcosa di cui si è consci e in cui c’è possibilità di
scelta così come nelle strutture linguistiche.
Totemismo:
- Opera distinzioni tra gruppi servendosi delle differenze esistenti nelle specie naturali
- Pensa la natura attraverso la cultura
- I gruppi totemici si auto percepiscono come gruppi culturali (si scambiano le donne)
MITI non c’è più un’opposizione originaria natura/cultura a fare da sfondo ma analogia formale
tra MITEMI= unità costitutive del mito/FONEMI=unità della lingua > il significato di entrambi
viene concepito come dato solo in virtù dei rapporti di correlazioni che gli oppongono agli altri
elementi; per es. il mitema sole in sé per sé non ha senso ma solo dai rapporti di correlazione e
opposizione che esso ha all’interno del mito, con altri mitemi che può scaturire significato il mito
esige che le sue caratteristiche rimangano celate così come quando un soggetto parla: se pensasse
coscientemente alle strutture grammaticali e fonetiche perderebbe il filo del discorso
MITO=LINGUAGGIO
Negli anni del dopoguerra: LA SCUOLA DI MANCHESTER: analisi delle società africane
caratterizzate da interconnessione tra istanze tradizionali e spinte di mutamento; pone l’attenzione
alla trasformazione e aspetto dinamico > dalla norma all’azione, dallo studio delle strutture a studio
dello sviluppo delle relazioni sociali: non riesce a svelare dall’interno il senso dei rapporti sociali
Max GLUCKMAN: si allontana dal funzionalismo strutturale > EQUILIBRIO STRUTTURA
SOCIALE= aggiustamento di fenomeni contradditori e conflittuali contro la prospettiva
funzionalista strutturale; quindi ordine che si genera dal conflitto > competizione, lotta, conflitto,
contraddizione = conducono a cambiamento radicale; G nonostante si apra al tema del cambiamento
rimane molto legato ancora alla prospettiva di equilibrio del sistema;
RITO= ha funzioni:
1) Esplicita il conflitto (tutti i mutamenti sociali come nascita, adolescenza ecc sono visti come
minaccia all’ordine naturale)
2) Ristabilisce equilibrio sociale (allenta le tensioni scaricandole)
Victor TURNER: “antropologia del teatro”, lavora in Africa; DRAMMA SOCIALE= conflitti che
caratterizzano la società ndembu (Zambia); =il conflitto è nella contraddizione tra due principi
fondamentali: la discendenza matrilineare e residenza virilocale (presso il gruppo del marito); il
dramma sociale si rappresenta come rottura di una norma, un costume, una volta comparsa può
difficilmente essere cancellata ma produrrà una crisi crescente; inoltre rileva tratti sottocutanei della
struttura sociale e fa affiorare elementi oppositivi della società; i drammi sociali attivano
opposizioni all’interno di gruppi e poi le trasformano in conflitti ma il conflitto è utilizzato alla fine
dell’unità del gruppo e T studia i meccanismi= riti e simboli; il rituale mette in evidenza quei aspetti
della struttura sociale meno visibili e che costituiscono per gli attori sociali, gli elementi cruciali
della percezione che essi hanno della vita comunitaria e lo fanno attraverso i simboli:
- livello esegetico (interpretazione locale del significato)
- livello operazionale (connessione tra simboli e significati)
- livello posizionale (rapporto simboli con altri simboli)
simboli sono polisemici = più significati in relazione al contesto della loro utilizzazione
i simboli vengono attivati nei riti di passaggio = quando individui cambiano status
R. FIRTH STRUTTURA SOCIALE = è sistema delle relazioni normative tipiche di una società;
ORGANIZZ. SOCIALE = azioni e relazioni in riferimento a fini sociali frutto di strategie e scelte
Frederik BARTH tesi: il comportamento degli individui non può essere ricondotto alla struttura,
ma tra tale comportamento e la norma c’è (£) una discrepanza che non può essere interpretata come
una semplice deviazione della regola; scelta e strategia sono aspetto volontaristico delle decisione
individuali; rifiuto di considerare le comunità umane come entità chiuse e circoscritte: il gruppo
etnico si auto definisce mediante una serie di strategie contingenti per stabilire confine tra sé e altri
gruppi confine= mezzo che serve alla “produzione sociale della differenza culturale”.
Con il “terzo mondo” B vuole indicare i paesi esclusi come il “terzo stato” era la componente
esclusa prima della Rivoluzione francese
Roger BASTIDE (1898-1974): mette accento su dinamiche tipiche di società coinvolte in fenomeni
di forte e prolungato contatto culturale e in particolare su intreccio cultura bianca, india e africana
(in Brasile studia la situazione di sradicamento culturale). Per B: causalità interna ed esterna ma
anche contatto con la cultura dominante (come Balandier), pressione che il passato di una società
può esercitare sul suo presente > antropologo deve volgersi allo studio della situazione globale.
“Sociologia della malattia mentale” nevrosi culturale vissuta dai membri della comunità africana
in America; questa cerca una sua identità attaccandosi esasperatamente alla religione ancestrale
africana > sono le relazioni degli individui membri di un gruppo che fondano la propria memoria
collettiva e non viceversa nascita religioni sincretiche = incorporazione di simboli, idee e
credenze spesso estranee tra loro; rimettono insieme vari frm di memoria e laddove non abbiano
elementi per colmare i vuoti, li prendono da altre tradizioni dandogli nuovo significato (per es.
quando gli schiavi hanno voluto nascondere le loro divinità mettendo loro addosso maschere
bianche, hanno scelto dei santi la cui vita o simbolismo richiamasse i miti o i simboli della loro
divinità) processi di acculturazione: trasferimento dei modelli culturali da società più forti a
società più deboli e anche viceversa.
“ANTROPOLOGIA APPLICATA” una nuova antropologia che va al di là della pura ricerca nel
quale predomina l’interesse scientifico e al di là della ricerca applicata, nel quale predomina
l’interesse dell’utilizzatore per l’istituzione di un rapporto di cooperazione tra le due. Se nel XIX-
XX secolo l’antropologia era “curativa” ovvero interveniva esclusivamente per trovare rimedi
adeguati oggi che il ritmo del cambiamento culturale e sociale ha accelerato la sua corsa occorre
agire prima degli avvenimenti (antropologia preventiva). L’analisi etnografica deve prevedere le
conseguenze dell’introduzione di certe innovazioni e contemporaneamente elaborare la migliore
strategia di intervento sia riformatore che rivoluzionario.
Maurice GODELIER (1930- ): si pose problema di conciliare economia e parentela sotto forma di
un riesame del rapporto tra infrastruttura = condizioni materiali e sociali di esistenza/ e
sovrastruttura = sfera rappresentativa e ideologica. L’errore sta nel considerare economia e
parentela come strutture esterne l’una dall’altra i rapp. di parentela, nelle società primitive,
determinano i diritti dell’individuo sulla terra e i suoi prodotti, i suoi obblighi di ricevere, dare e
cooperare. Costituiscono l “ossatura sociologica” del pensiero selvaggio (come dimostra Levi-
Strauss). In questo tipo di società i rapp. di parentela funzionano come rapporti di produzione,
rapporti politici e schema ideologico > è struttura e sovrastruttura insieme > plurifunzionalità
dovuta dalla struttura generale delle forze produttive, dal loro scarso sviluppo che impone la
divisione sessuale del lavoro e la cooperazione degli individui per sopravvivere e riprodursi.
2) ANTROPOLOGIA MARXISTA: si sviluppa nell’ambito degli studi di africanistica ed
emerge da:
- Gli studi di antropologia dinamista di Balandier
- Suggestioni esercitate dall’analisi di Karl Polanyi (prospettiva sostantivistica: “economico”
= processo dipendente dalla variabile delle strutture sociali nelle quali si trova intrecciato)
sui sistemi economici
Fa nuova lettura delle teorie marxiste sull’esistenza storica dei modi di produzione. “Il Capitale” ,
modo di produzione è forma storica di esistenza sociale determinata dalla combinazione di tre
fattori principali:
1) Mezzi di produzione > risorse e tecnologie di cui una società dispone in un momento dato
della storia
2) Manodopera > energia umana impiegata nel processo produttivo
3) Rapporti di produzione > come i mezzi di produzione e la manodopera entrano in rapporto a
seconda di come variano, cambia anche il modo di produzione
Nella società capitalista i rapporti di produzione dominanti si riflettono nel lavoro salariato e la
manodopera diventa forza-lavoro. Partono da qui nuove domande in antropologia: quali sono i
rapporti di produzione nelle società studiate dagli antropologi? Qual è il destino dei rapporti di
produzione tipici delle società tradizionali quando queste entrano in contatto con il capitalismo?
Claude MEILLASSOUX (1925-2005): fa studi in Costa d’Avorio tra i Gouro > una società passata
da un’economia di sussistenza a economia di piantagione con l’arrivo dei francesi (il modo di
produzione domestico viene preservato e distrutto allo stesso tempo: preservato come riproduttore
di manodopera, distrutto perché vengono sostituiti i rapporti di produzione). Modo di produzione
domestico:
- Accessibiltà materie prime e terra
- Semplicità dei mezzi di produzione
- Relativa complessità delle tecniche di produzione
- Divisione del lavoro in funzione di sesso e età
- Circolazione beni alimentari in funzione di gerarchia sociale determinata dall’anzianità
Su cosa si basa la dipendenza? Non sulla forza fisica e nemmeno sul sapere e sull’accumulo di
prodotti alimentari (effimeri e deperibili) ma c’è una cosa che lega in modo dipendente l’anziano e
il giovane: anziano possiede il controllo dei mezzi di accesso alle donne puberi (il giovane può
acquisire una relativa indipendenza prendendo moglie e stabilendo un rapporto di paternità con i
figli); ciclo produttivo e ciclo riproduttivo sono strettamente connessi. Da questa base, il sistema
lignatico nasce quando, in determinate circostanze gli anziani diventano in grado di sfruttare i
giovani (ad es. sfruttandoli ad altri anziani=vendere schiavi).
Il processo di inglobamento della comunità domestica in modi di produzioni capaci di trarre da essa
la manodopera necessaria al proprio funzionamento culmina con la distruzione della comunità
domestica stessa da parte del capitalismo> sebbene interessato dalla conservazione della comunità
domestica in quanto luogo della riproduzione della forza lavoro a basso costo, mina le basi
dell’esistenza stessa di tale comunità, distruggendone i rapporti tradizionali che la fondano.
Vedi Godelier
3) TENDENZA PRIMITIVISTICA: in Francia c’è denuncia dello sterminio degli Indios
sudamericani dopo lo sfruttamento della foresta amazzonica, il furore distruttivo dei
bianchi= “turbine della civiltà delle macchine”; etnocidio >distruzione di una cultura più
debole da parte di una più forte ed aggressiva (Levi-Strauss: perdita di un passato nel quale
gli uomini avevano realizzato un’armoniosa convivenza con le altre forme naturali).
“Il kula è scomparso o mutato ma, nel bene e nel male, gli Argonauti del Pacifico occidentale
restano”.
Dal punto di vista dei nativi: sulla natura della comprensione antropologica (1988): tre modi di
costituzione dell’idea di persona in tre contesti culturali distinti > Giava, Bali, Marocco; G vuole
vedere quali siano le esperienze dei giavanesi, dei balinesi e dei marocchini all’interno del quadro
concettuale della loro idea di ciò che è il sé; lo spunto gli viene dai diari di Malinowski > disagio
dell’antropologo. Attraverso i suoi diari G emerge un problema epistemologico: come possiamo
conoscere un’altra cultura se è impossibile capire l’altro per empatia?
Concetti vicini all’esperienza (idee e realtà sono strettamente legate) quello che chiunque può
utilizzare naturalmente e senza sforzo per definire ciò che lui vede e sente, pensa e immagina e che
comprende facilmente quando sono utilizzati da altri – “amore” e “nirvana”.
Concetti lontani sono quelli con caratteristiche contrarie > “sistema religioso” – “stratificazione
sociale”.
La conoscenza antropologica oscilla tra questi due poli in un continuo tentativo di “traduzione
controllata” dei vicini nei lontani e di controllo nella gestione dei lontani per interpretare i vicini > a
metà tra scienza e letteratura. Se adottassimo solo concetti vicini > saremmo troppo dentro; se
adottassimo concetti lontani > rischieremmo di allontanarci dalla loro vita e perdere la loro
specificità.
Dimensione comparativa: Geertz rifiuta la comparazione intesa come prospettiva generalizzante che
fa astrazione del punto di vista del nativo; accetta invece la comparazione che tende al
raggiungimento di una conoscenza del modo in cui una realtà universale come l’idea del sé si
articola nelle diverse forme culturali.
STUDI ANTROPOLOGICI IN ITALIA TRA LE DUE GUERRE
Dopo la I guerra mondiale avanzava la prospettiva diffusionista della scuola austro-tedesca.
Etnografia in Africa orientale italiana Carlo Conti-Rossini, Enrico Cerulli, Renato Boccasino >
studio culture extraeuropee come entità storiche.
Comunque, etnografia ancora legata a missioni civilizzatrici, funzionari e militari (studiosi con
formazione storico-giuridica). L’elemento frenante comunque fu il regime fascista > asservimento
dell’etnologia alle tesi di superiorità della civiltà romano-latina al diritto di civilizzare le
popolazioni inferiori; nel 1938 c’è Manifesto della Razza. Ci si aspettava una spinta in avanti dalla
tradizione demologica.
Prima monografia italiana > nel 1940 di V. Grottarelli.
Ernesto DE MARTINO (1908-1965): napoletano, vicino alle idee di Benedetto Croce, volle sempre
definirsi un”etnologo”. Naturalismo e storicismo nell’etnologia (1941): fa critica alla scuola
francese durkheimiana, alla scuola storico-culturale austro-tedesca e alla prospettiva funzionalista
britannica perché incapaci di pensaare l’esperienza storica dei primitivi all’interno di una filosofia
dello spirito che fosse in grado di restituire un senso.
Teoria di Croce: le scienze sono pseudoscienze destinate a pratiche utilitaristiche; la vera
conoscenza è quella storica, la storia e storia dello spirito, della conquista da parte dell’uomo di
livelli di autoconsapevolezza sempre maggiori.
De Martino amplia la filosofia crociana oltre il suo ambito tradizionale; obiettivo > ricondurre la
storia dei primitivi nel filone della storia (dello spirito) così come era intesa da Croce; il carattere
scientifico dell’etnologia dipende esclusivamente dalla sua natura storica, essendo la storia unica e
vera scienza diversamente dall’antropologia = scienza delle razze e disciplina naturalistica.
1911 è momento importante perché Loria organizza il Convegno della Società Etnografica
Perché in Italia c’è stata preminenza della tradizione demologica su quella etnologica?
Dominazione coloniale di breve durata
Idealismo filosofico mancato radicamento del positivismo
Discredito dell’antropologia italiana dopo Manifesto della Razza
Condizioni Italia post-unità: un paese dove non era esistito uno Stato nazionale > grandi
differenze linguistiche ed economiche tra nord e sud > si prestò attenzione ai ceti poveri, al
mondo contadino e pastorale che era fermo rispetto al progresso.
tradizione etnologica italiana nacque come filiazione dalla tradizione storico-giuridica orientata
al mondo classico e romano-latino
attenzioni etnografiche all’area africana ma senza un progetto scientifico sistematico: Lamberto
Loria > da esploratore a etnografia italiana; nel 1911 organizza mostra di etnografia italiana per
dare un’immagine “autentica” della vita dei ceti popolari = finzione!!