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CELLULE STAMINALI
La cellula staminale è come una cellula bambina che non ha ancora deciso cosa fare da
grande.
Superata la fase di “adolescenza” si specializza in un tipo di cellula ben definito attraverso il
processo di differenziamento. Infatti, la cellula decide il suo ruolo nell’organismo.
Queste cellule esprimono dei geni detti geni della staminalità che sono appunto quelli che
mantengono la cellula in uno stato di indifferenziato. Il differenziamento avviene quando la
cellula riceve lo stimolo dall’ambiente circostante; in questo caso i geni della staminalità
vengono spenti e vengono attivati quelli del tessuto in cui la cellula si trova.
Le cellule staminali possono avere una potenza diversa:
-TOTIPOTENTI→sono quelle più forti, ed è la cellula appena fecondata, quindi lo zigote.
-PLURIPOTENTI→Dopo alcune divisioni embrionali, perdono potenza.
-MULTIPOTENTI/UNIPOTENTI→nell’adulto, abbiamo ancora una riduzione di potenza
(es.cellule del grasso o del muscolo scheletrico).
MITOSI e MEIOSI
Esistono due tipi di divisione cellulare, cioè la MITOSI e la MEIOSI.
Questi due processi riguardano due tipi di cellule differenti, in particolare il processo della
mitosi riguarda le cellule somatiche, mentre la meiosi riguarda la produzione dei gameti,
soprattutto nella riproduzione sessuata.
La mitosi è caratterizzata da un tipo di riproduzione asessuata e dalla successione di diverse
fasi (profase, metafase, anafase, telofase e citodieresi).
Durante questi processi la cellula duplica il proprio corredo cromosomico.
I cromosomi duplicati poi, con la scomparsa del fuso mitotico, andranno ad allinearsi.
Successivamente la cellula si divide e i cromatidi fratelli si separano.
Quindi, da una cellula madre originano due cellule figlie con corredo cromosomico uguale
alla madre.
La cellula può avere diversi destini: può sopravvivere, dividersi, differenziarsi o morire.
Proprio per questo esiste un bilancio che regola la proliferazione cellulare mediata
dall’attivazione e dalla soppressione di particolari geni. Questi geni appartengono a due
famiglie diverse:
1)ONCOSOPPRESSORI;
2)PROTOONCOGENI;
-Gli oncosoppressori sono quei geni che vanno a bloccare il ciclo cellulare quando la cellula
non si deve dividere, ad esempio quando vi è un danno.
-I protooncogeni sono geni necessari ma che risultano sovraespressi in una cellula tumorale.
Nel momento in cui non vi è più un bilanciamento, abbiamo delle alterazioni, quindi una
cellula si duplica fuori controllo diventando una cellula tumorale.
Quindi il destino evolutivo della cellula è sempre sotto il controllo di fattori che possono
essere STIMOLATORI o INIBITORI. Sono presenti entrambi ma in tempi diversi.
I fattori che promuovono la moltiplicazione sono ad esempio: ormoni, fattori di crescita.
COMUNICAZIONE TRA CELLULE
Le funzioni dell’organismo vengono regolate e coordinate grazie a delle molecole segnale,
messaggeri chimici (es. ormoni, neurotrasmettitori) che si vanno a legare a delle antenne
molecolari (es. recettori). Esiste un sistema che permette di convertire questo legame
ormone-recettore in una variazione del metabolismo cellulare o dell’espressione di specifici
geni, quindi si ha una risposta biologica che avviene grazie a un sistema di trasduzione del
segnale che permette di modificare la biochimica, la biologia e i processi biologici all’interno
della cellula per rispondere a dei segnali.
Le molecole segnale possono essere divise in: ormoni, neurotrasmettitori e mediatori locali.
La differenza sta nella distanza tra il tipo di cellula che produce la molecola segnale e il
bersaglio. Gli ormoni agiscono secondo una modalità, chiamata endocrina, perché vengono
rilasciati da tessuti specializzati (tessuti endocrini) e, attraverso il circolo ematico,
raggiungono delle molecole bersaglio (target cells), che si trovano a notevole distanza dal
punto in cui l’ormone è stato prodotto. La modalità neuroendocrina è simile, nel caso della
trasmissione dell’impulso nervoso il neurone, in seguito a una modificazione del potenziale
di membrana, rilascia un neurotrasmettitore (es. giunzione neuromuscolare = quando arriva
l’impulso per la contrazione muscolare a livello della placca neuromuscolare, i motoneuroni
rilasciano un neurotrasmettitore che va a legarsi a livello delle cellule muscolari elettriche
dove induce una serie di modificazioni che portano alla contrazione muscolare).
Segnale paracrino => una molecola segnale viene rilasciata da una cellula e agisce sulle
cellule presenti nelle immediate vicinanze, queste molecole sono spesso dei mediatori locali
(es. prostaglandine, eicosanoidi entrambi derivati degli acidi grassi omega-3 e omega-6).
Segnale autocrino => ci sono determinate molecole prodotte da una cellula e che possono
legarsi a dei recettori presenti sulla cellula stessa.
Quindi esistono due diverse tipologie di segnale ormonale che dipendono dalla natura
dell’ormone:
- Segnale diretto => ormoni liposolubili (es. tiroidei e steroidei), possono quindi
attraversare la membrana plasmatica e andare a legarsi a uno specifico recettore
presente a livello intracellulare; la maggior parte di questi ormoni impiegano anche
dei giorni per esercitare degli effetti a livello cellulare perché vanno a modificare
l’espressione genica e agiscono direttamente sulla sintesi del mRNA.
- Segnale indiretto => ormoni idrosolubili (es. adrenalina e insulina), vanno a legarsi a
specifici recettori; quando l’ormone si lega al recettore viene liberata una molecola
segnale (secondo messaggero) che a sua volta diverrà un enzima (chinasi) che
andrà a far cambiare forma ad altri enzimi. Normalmente questo tipo di ormoni
(adrenalina, glucagone) vanno a modificare il metabolismo cellulare, grazie
all’attività delle chinasi vanno ad attivare o inibire determinate vie metaboliche in
risposta alle necessità dell’organismo. Durante il digiuno a noi serve il glucosio
quindi dobbiamo demolire il glicogeno presente nel fegato, c’è un ormone, ossia il
glucagone, che attraverso il secondo messaggero e l’attivazione di una chinasi
andrà ad attivare la glicogenolisi.
Esiste un’altra famiglia di molecole segnale, i fattori di crescita che si legano a dei recettori
un po’ diversi, dei veri e propri enzimi, ed è per questo che hanno un meccanismo di
funzione diverso. Fa eccezione l’insulina perché è un ormone che può modificare il
metabolismo cellulare, ma può anche agire come fattore di crescita; infatti, i recettori per
l’insulina sono più simili a questo tipo di recettori che non a quelli che modificano il
metabolismo cellulare.
Secondi messaggeri
Quando l’ormone si lega al suo recettore, perché non può attraversare la membrana
plasmatica, deve trasmettere il segnale e lo fa perché c’è una piccola molecola solubile che
si muove dalla membrana plasmatica e porta il segnale a livello di specifiche molecole del
sangue dentro la cellula, questa molecola si chiama secondo messaggero, il primo
messaggero è invece l’ormone.
Ci sono diverse molecole che funzionano come secondi messaggeri:
- l’AMP ciclico (adenosina monofosfato ciclico), che deriva dall’ATP;
- lo ione calcio (Ca2+), la cui concentrazione è normalmente mantenuta bassa perché
il calcio si trova all’interno del reticolo endoplasmatico o nei mitocondri e viene poi
rilasciato quando arriva un particolare segnale;
- derivati dall’idrolisi di fosfolipidi di membrana.
La sintesi del secondo messaggero non è un processo immediato, il risultato di una serie di
eventi che accadono sulla membrana plasmatica. Arriva il nostro ormone, prendiamo come
esempio l’adrenalina, si lega al suo recettore vicino al quale è presente una molecola, la
proteina G, che viene attivata quando è presente l’ormone legato al suo recettore. La
proteina G attivata si muove lungo la membrana e va ad attivare un enzima che, a sua volta,
andrà a sintetizzare il secondo messaggero.
Quindi c’è il legame dell’ormone al suo recettore, viene attivata la proteina G, detta anche
trasduttore perché quando è attiva va a trasferire il segnale e a permettere la sintesi del
secondo messaggero. Esso si muoverà dalla membrana per attivare una proteina chinasi,
cioè la proteina effettrice che va a indurre la modificazione del metabolismo, andrà quindi ad
attivare una via metabolica, oppure a bloccarla, modificando la forma di uno o due enzimi
chiave che controllano quella via metabolica.
Esistono diversi tipi di recettori: quelli accoppiati secondo i messaggeri, chiamati anche
GPCR ossia accoppiati a proteine G; i recettori canale, e i recettori che sono degli enzimi,
quelli per i fattori di crescita ma anche per l’insulina.
Recettori a canale ionico
Un altro tipo di recettori sono i recettori canale, i canali ionici, che si aprono quando legano
la citicolina, e permettono l’ingresso del sodiosecondo gradiente di concentrazione, avviene
la reazione del potenziale di membrana che induce una variazione della concentrazione del
calcio, ed è questo che determina la contrazione muscolare. I recettori canale sono dunque
molto semplice, in risposta a un ligando si aprono e permettono il passaggio di uno ione,
quindi sono anche estremamente selettivi.
Recettori ad attività enzimatica intrinseca
Sono degli enzimi, in particolare delle chinasi, che quando vengono attivati dal legame con il
ligando iniziano a fosforilare dei substrati. Quello che causa l’attivazione di questo tipo di
recettori è modificazione della crescita, proliferazione e differenziamento cellulare.
Recettori accoppiati a proteine G
Ci sono poi i recettori legati alle proteine G (GPCR), chiamati anche recettori a 7 eliche, in
quanto attraversano ben 7 volte la membrana plasmatica. Questi recettori si trovano vicino
alla proteina G.
La proteina G, prende questo nome in quanto lega il GTP.
Questa proteina può esistere in 2 forme:
-attiva (che lega il GTP)
-inattiva (che lega gli GDP).
Una volta che l’ormone si lega al recettore avviene uno scambio. Quindi, se questo si
legherà alla forma attiva diventerà inattiva e viceversa. Una volta che la proteina G viene
attivata, questa andrà ad attivare una proteina chinasi. Nel caso dell’AMP ciclico si chiama
proteina chinasi A.
Le PKA attivate dall’adrenalina regolano il metabolismo del glicogeno.
Nel nostro organismo gli ormoni sono espressi a basse quantità, ma bastano poche
molecole per generare
una risposta rapida. Questo avviene grazie al processo di amplificazione del segnale
ormonale.
Sostanzialmente, l’AMP ciclico è un secondo messaggero che viene sintetizzato
dall’adrenalina nel tessuto adiposo. Non va a modificare il metabolismo del glicogeno in
quanto questo non è presente negli adipociti, ma solo nel fegato e nei muscoli. Nel tessuto
adiposo sono invece presenti gli enzimi di demolizione dei triacilgliceroli.
DIABETE MELLITO
È una sindrome caratterizzata da valori glicemici superiori a quelli fisiologici(>126mg/dl ) che
portano ad una condizione patologica. Questo può essere dovuto ad un difetto dell’azione
dell’insulina.
Nel diabete in cui non si ha proprio produzione di insulina, il paziente manifesta poliuria
(urina molto spesso) e perdita di peso.Esiste un particolare test, il test da carico orale di
glucosio, che ci permette di valutare la risposta insulinica del nostro corpo.
Glicemia basale→< 100
Da ricontrollare→100-110
Alterata glicemia basale→110-126
Diabete mellito→> 126
Nelle donne in stato di gravidanza che presentano una predisposizione genetica per il
diabete, può manifestarsi il diabete gestazionale o gravidico ed è fondamentale monitorarlo
in quanto le iperglicemie fanno male al feto e sono collegate ad una serie di patologie per il
bambino in età infantile ma anche adulta. È necessario quindi fare questo test il prima
possibile ed eventualmente intervenire con la dieta o con la somministrazione di insulina.
Abbiamo in particolare due tipi di diabete:
-Diabete mellito di tipo I;
-Diabete mellito di tipo II;
1)Il diabete mellito di tipo I è una malattia autoimmune, cioè ad un certo punto della vita di
un soggetto predisposto si scatena una reazione anticorpale, ovvero vengono prodotti degli
anticorpi contro le cellule beta. Gli eventi scatenanti possono essere anche virus. Questo
tipo di diabete è insulino dipendente. L’esordio è burrascoso ed è caratterizzato da un
dimagrimento rapido.
2)Il diabete mellito di tipo II è diverso. All’inizio si parlava di diabete senile, ovvero che
sorgeva in pazienti di una certa età. Oggi, questo è comune anche nei bambini, soprattutto
negli USA, in quanto si tratta di un diabete legato all’obesità. Sorge sempre su base
genetica, quindi bisogna essere predisposti.
Questo tipo è caratterizzato da resistenza all’azione dell’insulina.
Per cui l’insulina è presente ma non funziona, di conseguenza non è in grado di
abbassare la glicemia. Quindi le cellule beta sono stimolate a produrre maggior insulina, ma
essendo sensibili si eliminano subito. E’ importante identificare il paziente quando si trova
nella fase della ridotta tolleranza ai carboidrati perché il paziente può assumere degli
ipoglicemizzanti analmente, farlo dimagrire in modo tale che non vengono distrutte tutte le
cellule beta.
PESO E OBESITA’
È l’indice di massa corporea o BMI “body mass index” che definisce la condizione di
normopeso, sovrappeso o di obesità. Si calcola dividendo il peso espresso in chilogrammi
per l’altezza espressa al quadrato. IMC = Kg/h2
-Sottopeso→< 18,5;
-Normopeso → 18,5-24,5;
-Sovrappeso → 25-29,9;
-Obesità moderata→30-34,9;
-Obesità severa→35-39,9;
-Obesità morbigena→> 40
E’ importante intervenire con una terapia dietetica-nutrizionale quando il paziente si trova
in una condizione di sovrappeso perché è un attimo che si arrivi ad una condizione di
obesità.
L’obesità può essere considerata come una malattia cronica in cui non solo c’è una
componente genetica, che è però molto piccola rispetto alle abitudini alimentari sbagliate.
Ci può essere una predisposizione all’obesità anche nell’utero della mamma.
Si può fare distinzione tra obesità endogena di origine endocrina ed obesità esogena data
dalle abitudini alimentari.
Sicuramente, negli anni, sono cambiate anche le abitudini, lo stile di vita, quindi il fatto di
aver rallentato le nostre condizioni di attività ha predisposto all’obesità.
E’ importante la deposizione del grasso nella sede addominale detta viscerale.
Questo grasso viscerale fa male perché predispone all’insulino-resistenza, in quanto va a
produrre una serie di sostanze e molecole che impediscono l’attività dell’insulina. Per questo
c’è un fattore di rischio che è la circonferenza vita. Se è > 102 è un allarme. Nella donna >
88cm. In particolare viene prodotta una sostanza che si chiama resistina che va a bloccare
l’azione dell’insulina.
CICLO DIGIUNO-ALIMENTAZIONE
Metabolismo: tutte le reazioni chimiche divise in reazioni cataboliche e anaboliche a
seconda che permettano la produzione di energia o che richiedano questa.
Durante le reazioni cataboliche vengono prodotti ATP e NAD ridotti e FAD ridotti ed
eventualmente precursori per la biosintesi.
Il ciclo digiuno-alimentazione si basa su tre fasi:
1. La fase di sazietà o post assorbimento, avviene subito dopo il pasto;
2. La fase iniziale del digiuno notturno;
3. La fase di rifornimento energetico, dopo la colazione mattutina.
Durante il digiuno, è fondamentale per l’organismo mantenere l’omeostasi del glucosio,
ovvero un livello costante di glucosio nel sangue.
Dopo la digestione del pasto serale, il glucosio e gli AA sono trasportati dall’intestino al
fegato.
-I lipidi vengono complessati nei chilomicroni e trasportati nel sangue.
-In questa condizione si ha secrezione di insulina da parte delle cellule beta del
pancreas favorendo la captazione del glucosio.
L’insulina attiva la gluconeogenesi inibendo la glicogenolisi e bloccando la
gluconeogenesi nel fegato. Inoltre, accelera la glicolisi tramite i GLUT-4 e tramite i
GLUT-2 a livello epatico.
L’insulina agisce anche sul metabolismo degli amminoacidi, favorendo l’assunzione
degli amminoacidi ramificati da parte del muscolo. Quindi questa favorisce il
deposito di proteine muscolari.
Nella fase iniziale di digiuno, il livello ematico di glucosio inizia a scendere alcune ore
dopo il pasto. Calano i livelli di insulina e aumentano quelli di glucagone che agisce
nel fegato provocando la degradazione del glicogeno. Il glucosio viene rilasciato dal
fegato.
Tutti i tessuti, come muscolare, adiposo ed epatico, lasciano il glucosio a disposizione
per i tessuti che ne hanno maggior bisogno. Oltre alla mobilizzazione del glicogeno,
vengono mobilizzati anche gli acidi grassi da parte del tessuto adiposo.
Dopo la colazione mattutina:
-i grassi seguono il normale percorso dopo il pasto;
-il glucosio non viene assorbito subito dal fegato ma viene lasciato a disposizione dei
tessuti periferici; -il fegato continua a sintetizzare nuovo glucosio;
-man mano che i livelli di glucosio aumentano, il fegato completa il rifornimento di
glicogeno ed inizia a metabolizzare il restante glucosio verso la sintesi di acidi
grassi;
Un adulto ben alimentato di 70 Kg ha circa 161.000 Kcal.
In linea di massima, un individuo potrebbe rimanere a digiuno per 1-3 mesi.
In un digiuno prolungato la priorità è spostare il metabolismo di alcuni organi dal
glucosio verso altre fonti energetiche, come acidi grassi e corpi chetonici (sono
piccoli e possono oltrepassare la barr.ematocefalica); Dopo qualche giorno di
digiuno, il cervello si adatta ad utilizzare i gruppi chetonici.
I corpi chetonici possono essere poi utilizzati a scopo energetico.
Nel digiuno prolungato si cerca di salvaguardare le proteine vitali.
Il tempo di sopravvivenza di una persona è determinato dalle dimensioni dei suoi
depositi di triacilgliceroli. Quando si esauriscono anche queste riserve aumenta
rapidamente la degradazione delle proteine e ne consegue la morte, a causa della
perdita della funzionalità di cuore, fegato e reni.