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C.I. FONDAMENTI BIOMOLECOLARI DELLA VITA BIOLOGIA APPLICATA prof.

PALLADINO

COS’È LA VITA?
La biologia è la scienza che studia la vita ed un modo per definire quest'ultima è elencare le sue componenti
principali: l’unità di base della vita è la cellula; ogni organismo, o individuo vivente, è composto di una o
più cellule. La prima cellula di un nuovo individuo è lo zigote, che nasce dal processo di fecondazione,
ovvero l'unione di uno spermatozoo e di un ovulo. A questo punto nasce la vita. Negli esseri umani e in
molte altre specie, il genitore di sesso maschile fornisce spermatozoi e la femmina ovuli. La mitosi è infatti il
processo di divisione cellulare che genera gameti geneticamente diversi fra loro, e la variabilità fra i gameti
spiega perché due figli degli stessi genitori sono diversi fra loro. Nelle prime fasi dello sviluppo embrionale,
che nel caso della specie umana avviene nell'utero materno, entra in gioco un altro processo di divisione
cellulare: la mitosi. La mitosi suddivide l'informazione genetica contenuta in una cellula eucariotica (madre)
fra due cellule figlie identiche. Chiaramente i viventi hanno una serie di proprietà comuni, ma per studiare
l'embriologia si parte dall'analisi di organismi piccoli e comuni come ad esempio una rana.

Nel caso della rana, le divisioni mitotiche avvengono ogni 30 minuti, quindi, il singolo zigote si divide
rapidamente per produrre le numerose cellule che andranno a costituire l'intero organismo. Questa è una
fase importantissima dell'embriogenesi poiché in questa fase, detta segmentazione, tutte le cellule sono
identiche tra di loro, in quanto avvengono continue divisioni mitotiche. La segmentazione porta alla
formazione di cellule (blastomeri) progressivamente più piccole e, col procedere delle divisioni cellulari, si
forma una struttura sferica piena, nota come morula. Successivamente le cellule si dispongono in modo da
formare una sfera cava, la blastula, all'interno della quale compare una cavità centrale detta blastocele.
Completata la segmentazione ha inizio la gastrulazione, processo che permette il differenziamento dei
foglietti embrionali (o foglietti germinativi). La gastrulazione inizia con la formazione di una piccola
introflessione sulla superficie della blastula; il solco si estende lateralmente e verso il basso fino alla
formazione di una gastrula a due strati cellulari, uno esterno detto ectoderma e uno interno noto come
endoderma. A questo stadio, la nuova cavità formatasi è detta archenteron e la sua apertura blastoporo.

Negli animali protostomi (fra cui anellidi, molluschi e artropodi) il blastoporo corrisponde a quella che sarà
la regione della bocca, mentre negli animali deuterostomi (echinodermi e cordati) corrisponde alla regione
anale.

In tutti gli animali (tranne i poriferi e i celenterati) l'evoluzione della gastrula prosegue con la formazione tra
l'ectoderma e l'endoderma di un terzo foglietto embrionale, il mesoderma, che prende origine per lo più
dall'endoderma. Questi tre foglietti embrionali sono i responsabili dello sviluppo dei diversi tessuti, organi e
sistemi dell'organismo adulto. Infine alla gastrulazione segue l’organogenesi, cioè la serie di fenomeni che
portano alla formazione degli organi, presenti solo come semplici abbozzi nella gastrula.
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Tre foglietti embrionali


ECTODERMA MESODERMA ENDODERMA
 Epidermide e annessi cutanei  Muscoli  Fegato e pancreas
 Sistema nervoso  Apparato escretore  Rivestimento apparato
 Smalto dei denti  Apparato circolatorio respiratorio e del sistema
 Rivestimento cavità boccale  Scheletro e altri tessuti digerente (tranne bocca e
e anale sostegno canale anale)
connettivali
 Maggior parte dell’apparato  Rivestimento vescica
riproduttore

Dal momento in cui le cellule sono completamente differenziate, si vede l’intero organismo vivente capace
di:

• Crescere e svilupparsi;
• Riprodursi autonomamente.

Queste due azioni, negli organismi complessi, come l’uomo, vengono svolte sia dall’organismo in toto, ma
anche dalla singola cellula che compone l’organismo stesso. Questo spiega che tutto ciò che accade
esternamente dipende da tutto ciò che accade all’interno del nostro organismo.

I viventi hanno alcune proprietà comuni:

1. Capacità di regolare la crescita e lo sviluppo, attraverso processi che regolano il mantenimento


dell'omeostasi. Una caratteristica importante degli esseri viventi è l'abilità di captare stimoli e
reagire a essi, per mantenere il proprio equilibrio interno. Cellule e organismi conservano il loro
stato di equilibrio interno attraverso un processo chiamato omeostasi. Il nostro corpo, infatti,
utilizza diversi meccanismi per mantenere la temperatura interna a circa 37°C;
2. Produzione di energia e sintesi di macromolecole per crescere e svilupparsi in maniera corretta;
3. Eccitabilità, irritabilità, sensibilità, motilità. Proprietà non specifiche solo per gli organismi più
complessi, ma anche una pianta, riesce a rispondere a degli stimoli dati, ad esempio se la tocco si
chiude.
4. Capacità di mantenere e trasmettere il proprio materiale genetico.

Queste proprietà dimostrano che gli organismi viventi sono in continua evoluzione, anche oggi. Basti
pensare ai grandi passi del progresso tecnologico e alla capacità dei bambini organismi nati in quest'era che
riescono a rispondere agli “stimoli tecnologici esterni”, a differenza di bambini nati nel secolo scorso. Un
altro esempio è la grande varietà di cibo, talvolta con un elevato apporto calorico che oggi abbiamo a
disposizione, che non è sempre un qualcosa di positivo, poiché hanno fatto sì che il tasso di obesità,
soprattutto nel mondo occidentale, aumentasse esponenzialmente.
Il progresso ha quindi influito sullo sviluppo e sull'evoluzione.

Le forme dei viventi sono varie e con diversa complessità

I viventi hanno sia proprietà comuni, ma sono anche molto differenti, per cui esiste una grossa biodiversità.
L'unità di base della classificazione è la specie che indica un tipo distinto di organismo. Le specie
strettamente collegate sono raggruppate in uno stesso genere. Membri della stessa specie che vivono nello
stesso posto e nello stesso momento vengono definiti una popolazione; ogni organismo ha il proprio
materiale genetico espresso nel proprio genotipo per specificare quelle informazioni nella propria specie.
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Tutte le specie possono essere divise in tre domini:

• Dominio Bacteria (batteri)


• Dominio Archae (archei)
• Dominio Eukarya (eucarioti)  Ramificazione regni: Animali; Funghi; Protisti; Piante.

* Gli organismi si distinguono in unicellulari e pluricellulari; Gli organismi pluricellulari sono molto più
complessi ed hanno un livello di organizzazione differente.

ORGANISMO  SISTEMI/APPARATI  ORGANI  TESSUTI  CELLULE

Es. sistema digerente, tutti gli organi che lavorano insieme per un obiettivo: assorbimento di nutrienti e
digestione. Organi (es. stomaco: tessuto muscolare + connettivo + epiteliale ) è un insieme di tessuti,
almeno 2-3. Tessuto è un insieme di cellule deputate a svolgere la stessa funzione. Es. tessuto epiteliale:
insieme di più cellule che hanno la stessa funzione (difesa, assorbimento...).

Per gli organismi viventi l’unità di base è la cellula, tutto ciò che fa parte di questa, tutto ciò che viene a
comporre la cellula (ad es. il DNA) non è definita più materia vivente.

TEORIA CELLULARE
Le tappe importanti verso la teoria cellulare ottenute grazie soprattutto all'osservazione.

• 1665-Robert Hooke (astronomo, matematico, naturalista inglese), descrive minuscole cavità in una
sezione di sughero osservata con uno dei primi semplici microscopi e le chiama celle (stanzette dei
monaci);
• 1838-Matthias J. Schleiden (botanico tedesco) giunge alla conclusione che tutti i tessuti vegetali
sono costituiti da insiemi organizzati di cellule;
• 1839- Theodor Schwann (zoologo tedesco, scopritore dello strato isolante delle cellule nervose)
estende le osservazioni di Schleiden ai tessuti animali (tutti gli organismi sono formati da una o più
cellule);
• 1858-Rudolf Virchow (anatomopatologo) affermò che tutte le cellule possono essere originate solo
da altre cellule preesistenti.

Quindi:

La cellula è l’unità fondamentale degli organismi viventi. Questa possiede tutte le proprietà
fondamentali della materia vivente ed è capace di riprodursi;

1. Tutti gli esseri viventi sono costituiti da una o più cellule;

*2. Le reazioni chimiche di un organismo vivente, compresi i meccanismi di liberazione dell'energia e le


reazioni di biosintesi, hanno luogo dentro le cellule;

3. Le cellule si originano da altre cellule;

4. Le cellule contengono le informazioni ereditarie degli organismi di cui fanno parte, e queste
informazioni passano dalla cellula madre alla cellula figlia.
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*Un concetto importante nella biologia è il ricambio, ovvero le componenti molecolari devono essere
costantemente rinnovate. Infatti da quando nasce con le proprie componenti, la cellula, e in continuo
lavoro.

*" Gli organismi unicellulari sono:

• Batteri  procariote
• Protozoi  eucariote
• Alghe  “ “ “ “
• Lieviti  “ “ “ “

La cellula batterica, essendo procariote, è diversa da una


cellula di lieviti, alghe e protozoi, i quali sono eucarioti come
l'uomo. In campo biomedico è una distinzione fondamentale in
quanto, se si presenta un’infezione batterica, agiamo con gli
antibiotici e combattiamo le specifiche cellule batteriche. Ma
se abbiamo un'infezione da protozoi, patogeni per l'uomo,
allora in quel caso agiamo con terapie differenti. E' ovviamente
più complesso combattere un'infezione da protozoi (eucarioti)
in quanto si rischia di distruggere anche altre cellule eucariote
"innocue".

La differenza sostanziale tra unicellulari e pluricellulari è la


complessità, ma dal livello cellula fino alla parte più piccola,
che è l'atomo, troviamo quelle componenti sia negli
unicellulari che nei pluricellulari.

Gli organismi pluricellulari sono costituiti da diversi tipi di


cellule differenziate che svolgono specifiche funzioni. Tutte le
cellule presentano quindi strutture e forme differenti. Es

neurone/cellula epitelial:

Il neurone presenta strutture specializzate a svolgere determinate funzioni. Il neurone ha un corpo centrale
(nucleo) ed un lungo prolungamento che si chiama assone. Dal nucleo partono ulteriori diramazioni
(dendriti) che hanno la funzione di recepire l'informazione, la cellula elabora quell'informazione e la
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trasmette lungo l'assone. Chiaramente hanno funzioni differenti. L'epitelio, al contrario hanno un'altra
struttura, in particolare è presente il dominio apicale, che determina le caratteristiche funzionali
dell'epitelio. In conclusione, ogni cellula ha una funzione differente e quindi una forma diversa,
ma tutte hanno lo tesso DNA, il quale viene espresso in base alla regolazione dell’espressione
genica. Ovvero alcune informazioni vengono accese per codificare un prodotto che è una
proteina.

L'espressione genica è regolata a livello del DNA, ma ci sono dei geni housekeeping , che sono costitutivi
cioè vengono sempre espressi da tutti i tipi cellulari , ed altri non costitutivi, che permettono il processo di
differenziazione attraverso al diversa espressione genica. Es. l'emoglobina, viene espressa al livello dei
globuli rossi, cosa che non accade ad esempio nelle cellule neuronali in quanto, seppure ci sono i geni per
codificare l'emoglobina, non vengono espressi; In entrambi i casi il DNA è sempre lo stesso. Quindi, quando
un gene o determinati geni vengono espressi vuol dire che ci sarà un prodotto dell'espressione genica,
ovvero la proteina; quando non vengono espressi allora tale proteina non viene codificata.

TAKE HOME-MESSAGES
-I- Ci sono proprietà comuni a tutte le cellule (strutture comuni, stesse proteine)
-I- Ci sono proprietà che differiscono da cellula a cellula (strutture tipiche, proteine differenti)

Le cellule non sono visibili ad occhio nudo


Il nostro occhio ha un limite di risoluzione, cioè la capacità di
vedere due punti distinti, ed è quello di 0,10,2 mm che
corrispondono a 100-200 micrometri ( ^.m )^ 1 ^.m equivale
a 1 * 10-6 m (un milionesimo del metro).

Le nostre cellule hanno sicuramente una dimensione inferiore


alla capacità di risoluzione del nostro occhio, ad esempio le
cellule animali hanno dimensioni che, in media, variano dai
10-30 gm. Ci sono poi delle eccezioni, ad esempio la cellula
muscolare può arrivare anche a 200 gm. Le cellule vegetali,
generalmente, risultano essere più grandi di quelle animali, in
Virus, ribosoma particolare queste possono arrivare fino ai 100 gm, dovuto
alla presenza del vacuolo che tende ad estendere
maggiormente la cellula.

Per quanto riguarda le cellule batteriche siamo nell'ordine di


Piccola molecola 1 gm. Queste misurazioni si possono effettuare con il
microscopio ottico, ovvero il microscopio che utilizza come
fonte luminosa una lampada, ovvero un fascio di luce bianca
che colpisce il nostro campione biologico e ci permette di
osservare le cellule. Il microscopio ottico ha un potere di risoluzione di circa 200 nm (1 nm equivale a 1 * 10-
9
m). Se vogliamo invece guardare all'interno di una cellula batterica abbiamo bisogno del microscopio
elettronico, che ha un grosso potere di risoluzione ed ingrandimento, fino a 0,1mm ovvero 1 À. In termini di
dimensioni quindi il microscopio elettronico permette di vedere virus, proteine, piccole molecole, organelli
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cellulari fino all'atomo.

Gli organismi viventi sono composti da 4 elementi: C, H, O , N


Le molecole che troviamo nei viventi sono costituite da quattro elementi chimici: carbonio, idrogeno,
ossigeno ed azoto. L'ossigeno è sicuramente quello più abbondante (65%), il carbonio (18,5%), l'idrogeno
(9,5%), azoto(3,3%). In minore quantità, seppur importanti, troviamo altri elementi come calcio, fosforo,
potassio, sodio...

Perché proprio questi 4 elementi? Perché sono in grado di formare legami covalenti, quindi formano
strutture stabili poiché il legame covalente è un legame forte. Quindi le cellule devono essere stabili e
dinamiche, per cui la cellula non è altro che un assemblaggio tra atomi che formano molecole, molecole
che formano macromolecole ecc... Tra tutti gli elementi il più importante è sicuramente il carbonio che si
trova in tutte le macromolecole biologiche, poiché è in grado , con i suoi quattro elettroni di valenza, ha la
capacità di formare quattro legami covalenti e quindi strutture stabili.

• !!!! Formano legami covalenti forti;


• !!!!Gli atomi di carbonio hanno la capacità di legarsi tra loro a formare molteplici strutture.

LA COMPOSIZIONE CHIMICA DI UNA CELLULA


Sia in una cellula procariotica che in una eucariotica, il componente più abbondante è l'acqua (70%). Se
quindi in ogni cellula il componente più abbondante è l'acqua e noi siamo fatti da cellule, allora la
componente più abbondante nel nostro corpo è l'acqua. Ecco perché noi siamo fatti di acqua. Per questo
motivo è molto più pericoloso andare in disidratazione che non mangiare per giorni; poiché una carenza di
nutrienti viene sempre controbilanciata dalla cellula (grazie alle numerose riserve), ma non si può bilanciare
la carenza d'acqua. Il restante 30% è composto da una componente chimica, in particolare le quattro
macromolecole biologiche formano il 26% e il 4%, in quantità molto ridotte, ci sono ioni e piccole molecole.

L'ACQUA
Dal punto di vista chimico l'acqua è una molecola formata da due atomi di
idrogeno e uno di ossigeno (H2O). L'acqua è una molecola polare, funziona
quindi da dipolo. Tra gli atomi di idrogeno e l'atomo di ossigeno si forma
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un legame covalente polare, quindi avviene la formazione di un dipolo. La nube elettronica sarà
maggiormente spostata sull'elemento più elettronegativo. In questo caso l'ossigeno, che quindi avrà una
parziale carica negativa e di conseguenza, i due atomi di idrogeno avranno una parziale carica positiva
essendo meno elettronegativi rispetto all'ossigeno. Questa caratteristica permette la formazione di uno
specifico legame intramolecolare: il legame idrogeno.
Il legame a idrogeno, che è un legame secondario, quindi debole,
permette la formazione del legame tra le varie molecole d'acqua. (la
carica parziale negativa di una molecola sull'ossigeno si lega a una
parziale carica positiva su un idrogeno di un'altra molecola d'acqua).
L'acqua produce quindi un reticolo, in cui i legami a idrogeno sono
continuamente rotti e riformati a temperatura ambiente.
 A temperature prossime a 0 °C, il reticolo sarà molto stabile e le
molecole sono molto distanziate;
 A circa 37 °C, quindi a temperatura ambiente, il reticolo sarà
dinamico (temperatura basale cellulare).
È infatti importante che i processi cellulari avvengano a 37 °C poiché
in questo caso avvengono i cosiddetti moti browniani: moti non direzionali che portano sia stabilità che
dinamicità dei fluidi.

L'acqua come solvente/ L'acqua come reagente


Possiamo considerare la cellula come una soluzione acquosa, il citosol ad esempio, è una soluzione acquosa
che si trova all'interno della cellula. L'acqua è un buon solvente.

• Molecole idrofiliche: carboidrati, proteine, acidi nucleici (molecole polari, in quanto le sostanze
tendono a scogliere altre sostanze simili a loro, da cui “il simile scoglie il simile”)
• Molecole idrofobiche: lipidi (non si sciolgono in acqua e non formano legami a idrogeno con le
molecole d'acqua)

Proprietà dell'acqua
TENSIONE SUPERFICIALE: I legami a idrogeno contribuiscono a donare all'acqua una proprietà
detta coesione, cioè la tendenza delle molecole a rimanere unite le une alle altre. È anche grazie
alla coesione che a volte l'acqua può superare il bordo di un bicchiere senza traboccare, a meno
che il bicchiere non venga mosso. Questa tendenza di un liquido a mantenersi coeso in superficie
si chiama tensione superficiale. Nella zona di contatto fra acqua e aria, le molecole d'acqua
formano legami a idrogeno con le molecole del liquido che hanno di fianco o sottostanti. Questi
legami tengono unite tra loro le molecole presenti in superficie creando uno strato sottile. Un'altra
proprietà dell'acqua è l'adesione, cioè la tendenza a formare legami a idrogeno con altre sostanze.
Adesione e coesione sono all'opera quando l'acqua sembra sfidare la gravità, risalendo dalle radici
di una pianta fino alle sue foglie più alte.

ELEVATO PUNTO DI EBOLLIZIONE: Un'altra proprietà dell'acqua è la sua capacità di resistere ai


cambiamenti di temperatura e quindi di avere un elevato punto di ebollizione (100 °C) Quando le
molecole assorbono energia si muovono più velocemente, ma i legami a idrogeno fra le molecole
d'acqua tendono a opporsi all'agitazione termica: per questo è necessario molto più calore per
alzare la temperatura dell'acqua di quanto ne serva per la maggior parte degli altri liquidi, come gli
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alcol. Dato che i fluidi corporei sono soluzioni acquose, vale lo stesso effetto: un organismo può
resistere a un calore molto elevato prima che la sua temperatura corporea raggiunga livelli di
pericolo. Allo stesso modo, il corpo si raffredda
MONOMERI POLIMERI lentamente quando la temperatura esterna scende.
Monosaccaridi polisaccaridi Inoltre, i legami a idrogeno richiedono molto calore per
far evaporare l'acqua.
Acidi grassi lipidi*
Le quattro macromolecole biologiche
Amminoacidi proteine Le macromolecole sono polimeri di molecole più piccole
(monomeri), che sono unità di base ripetute.
Nucleotidi acidi nucleici
*I lipidi hanno una struttura non lineare e per questo non formano come gli altri una “catena” di monomeri.

Le unità di base (piccole molecole 4%), quindi i monomeri, sono pochi perché vengono subito trasformate
nei rispettivi polimeri.

Le macromolecole sono stabili e dinamiche e svolgono diverse funzioni nelle nostre cellule, queste possono
interagire tra di loro o con macromolecole differenti e formano delle strutture ad es. ribosoma, il quale è
formato da due macromolecole : proteine ribosomiali ed acidi nucleici (rRna).

!!!! Le unità di base si uniscono tramite legami covalenti a formare le macromolecole, le quali
interagiscono tra di loro e, attraverso legami non covalenti formano le strutture cellulari!!!!

Acqua e proteine comprendono la maggior parte della massa cellulare di batteri


e mammiferi

È evidente che i due schemi cellulari sono molto simili, nel primo caso si tratta di escherichia coli,
microbiota intestinale, nel secondo caso di una cellula mammifera. Gli ioni, dall'aspetto biologico,
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anche se sono presenti in piccola quantità (1%) sono molto importanti e sufficienti affinché si
svolgano in maniera corretta determinati processi cellulari. Gli ioni sodio e potassio sono essenziali
nella regolazione della pressione osmotica, attraverso la pompa sodio-potassio che serve a
mantenere l'equilibrio elettrolitico. La pressione osmotica è una forza data dalla concentrazione
interna ed esterna alla cellula che deve stare all'equilibrio. La regolazione della pressione osmotica
è garantita quindi da ioni sodio, che è più concentrato nei liquidi interstiziali, viceversa il potassio.
Il sodio è un elettrolita fondamentale per il corretto funzionamento dell'organismo ed i suoi valori
oscillano tra:

Na  132-143 mmol/L

Mentre il potassio, che ha livelli correlati a quelli del sodio, se la concentrazione del sodio
diminuisce, quella del potassio sale, assume valori tra:

K  3,4-5,2 mmol/L

Altri ruoli importanti vengono rivestiti dai cofattori di reazioni enzimatiche: Ca++,Mg++

 Fe: emoglobina / in mancanza di ferro si va in contro ad anemia sideropenica, quindi la


mancanza di ferro compromette il trasporto di ossigeno attraverso il sangue, provocando
talvolta stanchezza.
 I: ormone tiroideo
 Ca: ossa
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LA CELLULA
La cellula è caratterizzata dal metabolismo cellulare, ovvero l’insieme delle reazioni chimiche che si
dedicano al mantenimento vitale della cellula in sé, e quindi dell’intero organismo vivente. Queste reazioni
servono da un lato a fornire energia, attraverso la demolizione di molecole complesse, e dall’altro per
utilizzare quest’energia prodotta per la sintesi di molecole complesse. Le reazioni del metabolismo si
dividono in:

• Reazioni anaboliche: (anabolismo) portano alla produzione di molecole complesse a partire da


molecole più semplici. Queste reazioni sono generalmente endoergoniche.
• Reazioni cataboliche: (catabolismo), al contrario, demoliscono le molecole complesse in molecole
più semplici. Queste reazioni sono generalmente esoergoniche.

Le due vie metaboliche sono in equilibrio e sono interconnesse; es.

Le molecole complesse ingerite subiscono il processo di digestione, una serie di reazioni cataboliche che
demoliscono le molecole complesse in molecole più semplici. Dalle reazioni cataboliche viene fornita
energia , la quale viene utilizzata nel processo di anabolismo, da cui molecole complesse vengono
sintetizzate a partire da quelle molecole semplici prodotte in precedenza. Da questi processi esce fuori una
parte di energia persa sotto forma di calore.

Questo concetto rafforza quello che è


il ricambio cellulare, secondo cui una
macromolecola x che viene prodotta
non vive per tutta la durata della vita
cellulare. Ad esempio una volta
sintetizzate nell'organismo, le
proteine esistono solo per un certo
periodo di tempo per poi venire
degradate e riciclate attraverso i
meccanismi cellulari per il processo di
turnover proteico. La durata di una
proteina è misurata in termini di
emivita e può essere molto varia.
Alcune possono esistere per solo
alcuni minuti, altre fino ad alcuni
anni, tuttavia la durata media nelle cellule di un mammifero è tra 1 e 2 giorni. Proteine anomale e mal
ripiegate possono causare instabilità se non vengono degradate più rapidamente. Per quanto riguarda le
molecole lipidiche la durata varia da 1 a 2 giorni.

GLI ORGANISMI VIVENTI SONO CLASSIFICATI IN PROCARIOTI ED EUCARIOTI

• Cellula procariotica: cellula priva di nucleo e di organuli cellulari;


 Cellula eucariotica: con un vero nucleo (comparto cellulare che racchiude il DNA) e
organuli delimitati da membrane.
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BATTERI
Gli organismi procarioti sono esclusivamente i batteri.

La cellula batterica è piccola e semplice a cui attribuiamo alcune caratteristiche:

• Grandi pochi micron


• Organismi unicellulari
• Organismi indipendenti

Classificazione dei batteri in base alla forma:

• bacilli, a forma di bastoncino

• cocchi, se sono sferici: diplococchi (2 cocchi); stafilococchi (cocchi disposti a grappolo); streptococchi
(cocchi disposti a catenelle che possono essere patogeni o non per l'uomo); streptobacilli (bacilli
disposti a catenelle)

• vibrioni, a virgola

• spirilli, a spirale

• spirochete, a cavatappi

Oltre che sulla base della forma, la classificazione dei batteri può essere operata sulla colorazione di GRAM
(un procedimento di laboratorio in cui i batteri vengono sottoposti ad alcuni semplici trattamenti). Quelli
che reagiscono positivamente, colorandosi di viola scuro, sono classificati nella categoria dei GRAM +
(GRAM positivi), viceversa, quelli che non si colorano (viola chiaro) vengono chiamati GRAM - (gram
negativi). Questa classificazione ha una valenza importante in campo medico e farmacologico, in quanto
GRAM + e GRAM - presentano diversa sensibilità ai vari antibiotici.

I batteri di dividono inoltre in base alla loro possibilità di vivere o meno in presenza di ossigeno. Sono:

• aerobi: respirano ossigeno e vivono in un ambiente in cui è presente ossigeno. Crescono solamente in
presenza di O2.

• anaerobi: vivono in ambienti privi di ossigeno, e muoiono se vengono messi in un ambiente con
ossigeno. Sono ad esempio i batteri intestinali.

• anaerobi facoltativi: vivono e crescono anche in assenza di O2, ma la loro crescita è più veloce
in presenza di 02.
Da un punto di vista patologico, i batteri possono essere:

• commensali, ed essere presenti sulla superficie della cute o in un organo specifico senza provocare
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disturbi o generare malattie ( es. stafilococco epidermidis)

• simbionti, utili all'organismo ad esempio il microbiota intestinale. Questi possono causare però
problemi quando si trovano in un organo diverso da quello abituale, oppure perché sono in numero
troppo elevato e non possono più essere commensali. L'Escherichia Coli è, ad esempio, un batterio che
risiede fisiologicamente nell'intestino, ma quando migra dall'intestino in vescica può diventare
patogeno, dando origine a disturbi come la cistite.

• patogeni, quando invece sono causa di una patologia.


Un'ultima classificazione è inerente alla fonte energetica utilizzata:

• Batteri organotrofi: utilizzano come fonte energetica le molecole organiche;


• Batteri chemioautotrofi : utilizzano come fonte energetica le molecole inorganiche;
• Batteri fotoautotrofi : utilizzano come fonte energetica l'energia solare.

STRUTTURA CELLULA BATTERICA


I batteri posseggono una parete batterica,
composta da peptidoglicani (a differenza della
cellula vegetale, la cui parete è composta da
cellulosa). Il peptidoglicano, noto anche come
mureina, è un polimero costituito da zuccheri e
amminoacidi. La componente zuccherina
consiste in residui alternati di N-
acetilglucosamina (NAG) e acido N-
acetilmuramico (NAM). La catena del peptide
può essere reticolata alla catena del peptide di
un altro filamento che forma lo strato
tridimensionale della rete. Il peptidoglicano
svolge un ruolo strutturale nella parete cellulare
batterica, conferendo forza strutturale, oltre a
contrastare la pressione osmotica del
citoplasma. Al di sotto della parete è presente la
membrana cellulare: su di essa si trovano quasi tutti gli enzimi che svolgono le reazioni metaboliche. Il DNA
batterico si posiziona nella regione centrale della cellula ed è sempre presente sotto forma di un unico
cromosoma singolo e circolare. Il DNA si trova in una zona chiamata nucleoide e non è separato
dal citoplasma da alcuna membrana nucleare, che invece è presente nelle cellule eucariotiche; nel
citoplasma si trovano anche piccole molecole circolari di DNA chiamate plasmidi. I plasmidi sono frammenti
di DNA mobili, più piccoli del cromosoma batterico e, a differenza di quest'ultimo che contiene le
informazioni per far crescere e riprodurre il batterio, ne i plasmidi c'è informazione non addizionale, cioè
non necessaria allo sviluppo del batterio stesso. Tra le funzioni plasmidiche più comuni si possono
annoverare:

 La resistenza agli antibiotici o a farmaci antibatterici (caratteristici del plasmide R), a metalli
pesanti o a raggi UV;
 La produzione di tossine (ad opera del plasmide T);
 La produzione di pili sessuali o altri tipi di adesine (riguarda ad esempio il plasmide F);

I batteri posseggono organi di locomozione, quindi che facilitano il movimento dei batteri : uno o
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più flagelli. La parete batterica può essere rivestita esternamente da una capsula, che a differenza
della parete cellulare batterica può non esserci. La presenza di capsula conferisce alle colonie
batteriche un aspetto "liscio" o "mucoide", mentre quelle prive di capsula manifestano un aspetto
"rugoso". La funzione della capsula è quella di proteggere meccanicamente la cellula procariotica
dall'ambiente esterno, infatti questo rivestimento protettivo determina che un batterio sia
patogeno (con capsula), oppure non patogeno (senza capsula).

I BATTERI SI RIPRODUCONO PER SCISSIONE BINARIA


La scissione binaria è un tipo di riproduzione asessuata in cui una cellula madre si divide
simmetricamente in due cellule figlie identiche. Esse sono pertanto dei cloni e l'unica fonte di
variabilità che ci si può aspettare da una generazione alla successiva è quella derivata da eventuali
errori non corretti insorti durante la duplicazione del DNA. Il tempo necessario a un batterio per
svolgere una generazione è variabile e dipende da vari fattori nutrizionali e genetici. Escherichia
coli, ad esempio, impiega circa 20 minuti per dividersi se le condizioni nutrizionali sono ottimali. La
separazione delle due cellule figlie avviene attraverso la formazione nella cellula madre di un setto,
derivato dall'introflessione della membrana plasmatica e della parete cellulare e che si estende da
direzioni opposte verso il centro della cellula.

Poco prima che avvenga la scissione binaria, contemporaneamente all'accrescimento della cellula
madre, il DNA si duplica, rimanendo ancorato alla membrana plasmatica. Ogni cellula figlia riceve
quantità sufficienti di vari composti organici e composti inorganici e di macromolecole, in modo da
poter vivere autonomamente, anche se la componente più abbondante della cellula batterica è
sempre l'acqua al 70%.

CELLULE EUCARIOTICHE
Una tipica cellula eucariotica presenta solitamente una dimensione circa 10 volte maggiore rispetto ad una
tipica cellula procariotica, con un volume cellulare complessivo che può essere dunque anche 1000 volte
maggiore. La principale caratteristica delle cellule eucariote, che le distingue da quelle procariote, è la
presenza di una notevole compartimentazione interna, costituita dalla presenza di vescicole ed
invaginazioni racchiuse da membrane fosfolipidiche nelle quali hanno luogo specifiche attività metaboliche.
Il compartimento più importante è senza dubbio il nucleo cellulare, un organulo in cui viene conservato il
DNA cellulare e che dà il nome alla cellula stessa (dal greco eu , bene/vero e karya, nucleo).
A livello strutturale, le cellule eucariote presentano differenze rilevanti dai procarioti in tre regioni.

• La membrana plasmatica è del tutto simile a quella procariotica nella struttura e nella funzione. La
parete cellulare non è invece presente, se non nella cellula vegetale (cellulosa).
• Il DNA eucariotico è organizzato in molecole lineari chiamate cromosomi, associate ad istoni e
contenute interamente nel nucleo. Anche alcuni organelli eucariotici (come i mitocondri ed i
cloroplasti) possono contenere DNA.
• Gli eucarioti possono utilizzare ciglia e flagelli per muoversi, sebbene la loro struttura sia decisamente
più complessa di quella delle protrusioni procariotiche.
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TEORIA ENDOSIMBIONTICA (PUNTO DI VISTA EVOLUTIVO)


Gli organismi costituiti da cellule procariote
sono stati l'unica forma di vita sul nostro
pianeta prima della comparsa di quelli formati
da cellule eucariote. Molti biologi pensano che
il passaggio dalla cellula procariote a quella
eucariote sia stato un evento estremamente
significativo nella storia della vita sulla Terra. A
spiegare questo passaggio ci aiuta sicuramente
la teoria endosimbiontica formulata verso la
fine degli anni Ottanta del secolo scorso dalla
genetista statunitense Lynn Margulis; secondo
questo modello, i mitocondri e i cloroplasti
deriverebbero da antichi procarioti che si sono
introdotti in cellule più grandi. Qui i procarioti avrebbero dato origine a un rapporto di simbiosi, cioè uno
scambio reciproco di favori: la cellula più grande avrebbe fornito biomolecole e sali minerali, mentre i
procarioti avrebbero fornito energia. La teoria viene detta endosimbiontica appunto perché prevede una
simbiosi, ossia un rapporto vantaggioso, tra due organismi che vivono l'uno all'interno dell'altro.

VIRUS
Un virus è un parassita intracellulare obbligato, cioè, a differenza di ogni tipo cellulare, il virus non ha un
proprio metabolismo e di conseguenza vive, cresce e si riproduce solo all'interno della cellula che infetta: la
cellula ospite. Per questo motivo il virus non è un organismo vivente. Per quanto riguarda le dimensioni, un
virus è molto più piccolo anche di una cellula batterica, stiamo intorno ai 100 nm, quindi è osservabile solo
grazie al microscopio elettronico. I virus sono estremamente semplici dal punto di vista strutturale: sono
costituiti da un involucro di proteine, il capside, che può essere ricoperto esternamente da una membrana,
il pericapside o envelope, formata da un doppio strato fosfolipidico e da glicoproteine. Il capside racchiude
il genoma virale, costituito da DNA o RNA.

I virus sono classificati in base a:


• Tipo di genoma e sua organizzazione: ci sono virus a DNA(trascrizione^traduzione), a RNA(si replica
più velocemente poiché l'RNA è pronto per sintetizzare le proteine) a singolo o doppio filamento,
con genoma circolare, lineare oppure frammentato;
• Struttura e la simmetria del capside (elicoidale, sferica);
• Presenza di un pericapside;
• Dimensione;
• Tipo di cellula infettata, poiché il virus è specie- specifiche e infetta solo un determinato tipo di
cellule che hanno determinati recettori capaci di legare il virus.

I coronavirus, ad esempio, sono virus a RNA a singolo filamento, che infettano cellule animali (compreso
l’uomo), presentano un pericapside (envelope) con delle caratteristiche proiezioni esterne costituite da una
glicoproteina (la proteina spike), che ne determinano la caratteristica struttura a corona. Tali proiezioni
servono al virus per riconoscere specifici recettori sulle cellule dell’ospite che ne permettono l’entrata e
quindi l’infezione.
In particolare, la proteina spike, riconosce “ace” e si innesca l’infezione. Da qui la specificità del virus.
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L’enzima ace viene prodotto fin da piccoli, ma col passare del tempo la sua produzione va ad aumentare,
ecco perché chi ha alti valori di ace è più predisposto all’aggancio del virus, al contrario bambini o chi ha
bassi valori di ace risulta meno predisposto alla malattia virale. La presenza del pericapside di natura
fosfolipidica è il motivo per cui l’uso del sapone permette una efficace eliminazione del virus: il sapone,
infatti, avendo caratteristiche “anfipatiche” (con una porzione affine all’acqua e una affine ai grassi, i lipidi),
è in grado di intercalarsi nelle strutture lipidiche del pericapside e di allontanarle le une dalle altre,
distruggendone così la struttura.

DUPLICAZIONE VIRALE
Un virus al di fuori della cellula ospite è chiamato virione. Può sopravvivere per un tempo variabile
nell’ambiente esterno, tuttavia la sua capacità di infezione diminuisce drasticamente nel tempo. Il
meccanismo generale di funzionamento dei virus è piuttosto semplice: si legano alla membrana della cellula
ospite attraverso dei recettori e penetrano, rilasciando il proprio genoma e le eventuali proteine
necessarie alla replicazione. All'interno della cellula, il virus utilizza i sistemi di replicazione dell'ospite per
moltiplicarsi, in un processo molto veloce.
• Nei virus a DNA, il materiale genetico viene trasportato all’interno del nucleo della cellula ospite,
dove viene replicato e trascritto a RNA, ed in seguito vengono sintetizzate le proteine virali;
• Nei virus a RNA il materiale genetico può essere direttamente replicato e le proteine sintetizzate
all’interno del citoplasma della cellula, senza passare dal nucleo.

Dopo la replicazione e la sintesi di proteine, sia il genoma che le proteine virali sono presenti in numerose
copie e si assemblano autonomamente con la formazione di una progenie virale che è identica dal punto di
vista genetico, al virus iniziale

Una volta prodotta, la progenie virale viene rilasciata dalla cellula, attraverso la morte della cellula stessa, e
diffonde all’interno dell’organismo ospite verso nuove cellule, ripentendo il meccanismo di infezione e
replicazione. In alcuni casi, il virus va incontro a una fase di latenza : in questa fase il virus è presente nelle
cellule dell’ospite ma non manifesta la malattia, fino a quando le funzioni virali non vengono riattivate in
seguito a circostanze particolari, ad esempio in seguito a momenti di stress o debolezza (è il caso degli
herpesvirus).
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LE MACROMOLECOLE
Le macromolecole biologiche sono polimeri di unità più semplici unite da legami chimici, classificate in 4 macro-tipologie:
 Zuccheri

 Proteine

 Lipidi

 Acidi nucleici

Zuccheri
Gli zuccheri sono il “carburante” dei viventi.

Gli zuccheri sono polimeri di unità saccaridiche, formati da elementi chimici quali carbonio, idrogeno e
ossigeno. Per la presenza di atomi di carbonio, essi sono anche definiti carboidrati.

Per capire come una macromolecola può interagire con un'altra macromolecola è importante conoscere ciò
che la costituisce e i gruppi reattivi di appartenenza. Nel caso degli zuccheri, essi si distinguono in:
• Aldosi
• Chetosi

Gli aldosi sono gli zuccheri che contengono nella molecola un gruppo aldeidico, ovvero un gruppo reattivo
il cui carbonio è legato ad un atomo di idrogeno e presenta un doppio legame con un atomo di ossigeno. I
chetosi sono invece zuccheri che contengono nella molecola un gruppo chetonico, cioè un gruppo reattivo
il cui carbonio presenta esclusivamente un doppio legame con l'ossigeno.

In base al numero di atomi di carbonio presenti in un dato zucchero, essi assumono una diversa
nomenclatura e i più importanti sono: triosi(formati da 3 atomi di carbonio), pentosi (5 atomi di carbonio)
ed esosi(6 atomi di carbonio).

L’atomo di carbonio presenta 4 elettroni di valenza che, mettendoli in condivisione con gli elettroni di altri
atomi di carbonio creano una catena lineare ai cui estremi ogni atomo di carbonio può legarsi ad un atomo
di idrogeno oppure ad un atomo ossidrilico (-OH). In soluzione acquosa però,la struttura lineare, tende a
diventare una struttura ciclica.
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GLUCOSIO
Il glucosio è un monosaccaride definito, per la sua struttura chimica, aldoesoso perché è formato da 6
atomi di carbonio e presenta un gruppo aldeidico. Si presenta come uno dei monosaccaridi più essenziali
per la vita cellulare, in particolare per i neuroni, poiché riescono ad ottenere energia esclusivamente
dall’utilizzo del glucosio. Dunque il metabolismo neuronale è un metabolismo glucosio-dipendente.

La reazione di condensazione
Per la formazione di un polisaccaride, innanzitutto, è importante che si stabilisca un legame tra un
monosaccaride ed un altro. La reazione di polimerizzazione(formazione di un polimero) comporta la
reazione di un gruppo ossidrilico(-OH) di uno zucchero con il gruppo ossidrilico di un altro. Questo processo
prende il nome di reazione di condensazione perché quando i due gruppi ossidrilici reagiscono, si ha la
rimozione di una molecola di acqua, dando vita così ad un legame glicosidico che porta alla formazione di
un disaccaride. Successivamente alla formazione di un disaccaride,con ulteriori reazioni verranno a crearsi
degli oligosaccaridi, fino ad arrivare ad una lunga catena chiamata polisaccaride.

CLASSIFICAZIONE
Monosaccaridi: zuccheri semplici, unità di base degli oligosaccaridi e dei polisaccaridi (glucosio, galattosio e
fruttosio)

Disaccaridi: sono formati da due monosaccaridi(saccarosio, lattosio e maltosio)

Oligosaccaridi: il loro nome deriva dalla parola "oligo" che significa "poco" e sono formati da catene lunghe
da 2 a 10 monosaccaridi.
Polisaccaridi: sono polimeri che possono contenere centinaia ma anche migliaia di unità monosaccaridiche.

Così come si è formata una catena di unità saccaridiche, allo stesso tempo è possibile che si verifichi una
reazione opposta di scissione del legame e siccome questa reazione richiede una molecola di acqua, essa
prende il nome di reazione idrolitica, in cui l'acqua viene utilizzata come reagente che servirà a scindere il
legame. Questi processi sono velocizzati dalla presenza di importanti catalizzatori detti enzimi. Prendendo
in esame il saccarosio, fonte energetica per l'organismo (disaccaride formato da glucosio e fruttosio) ha
uno specifico enzima chiamato saccarasi che durante il processo di reazione idrolitica, ha la funzione di
scindere le due unità saccaridiche. Anche il lattosio, come il saccarosio, viene diviso in galattosio e glucosio
dal suo enzima specifico chiamato lattasi. L’intolleranza al lattosio è dovuta proprio dall'assenza di questo
enzima.In alcune persone, infatti, la lattasi intestinale scompare gradualmente durante la fase infatile e una
volta scomparso, il lattosio contenuto nel cibo è fermentato dai batteri intestinali che producono, però,
molecole di metaboliti che danneggiano il nostro organismo con conseguenti dolori intestinali, crampi e
diarrea.

IMPORTANTE: L'INTOLLERANZA NON È UN'ALLERGIA.

L'allergia: reazione immunitaria IgE-mediata

Intolleranza: difetto molecolare dovuto alla riduzione o all'assenza di produzione di un dato enzima.
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Glicogeno
Il glicogeno è un polisaccaride costituito da unità saccaridiche ripetute. Esso rappresenta una fonte
importante di deposito e di riserva del glucosio nel nostro organismo ed è prodotto da cellule specifiche del
fegato, dette cellule epatiche. Una volta che il nostro organismo ha assorbito il glucosio, esso,mediante
cellule intestinali, raggiunge il torrente circolatorio mentre quello in eccesso viene conservato sotto forma
di glicogeno a livello delle cellule epatiche. Al contrario, quando i livelli saturi di glucosio, nel nostro
organismo, calano, il fegato riceve l’informazione e mette in atto la risposta di degradazione del glicogeno
per ottenere il glucosio attraverso la reazione di sintesi di glicogeno: gli enzimi specifici catalizzeranno la
reazione opposta di glicogenolisi, scissione di glicogeno in unità di glucosio(che avviene nel citosol delle
nostre cellule).
ALTRI POLISACCARIDI:
• Amido: costituito da 2 polimeri di glucosio(amilosio e amilopectina) • Cellulosa: è un
polimero di glucosio, costituisce la parete cellulare delle piante.

I LIPIDI
I lipidi sono un’altra classificazione di macromolecole costituite da acidi grassi.

Gli acidi grassi si dividono in saturi ed insaturi. Questi nutrienti sono formati da una lunga catena
carboniosa, che inizia con un gruppo carbossilico (-COOH), termina con un gruppo metilico (CH3) e presenta
nella parte centrale una serie di atomi di carbonio, ciascuno dei quali è accoppiato a due atomi di idrogeno.

Se questa concatenazione rispecchia quanto descritto in ogni suo punto si parla di acidi grassi saturi; al
contrario, se lungo la catena una o più coppie di atomi di carbonio legano a sé un solo atomo di idrogeno
per unità, l'acido grasso si definisce insaturo (presenta uno o più doppi legami C=C).

PUNTO DI INSATURAZIONE
L’acido grasso è quasi interamente idrofobico(non solvente in soluzione acquosa), soltanto la porzione del
suo gruppo reattivo,gruppo carbossilico (COOH), è idrofilica (solvente in soluzione acquosa) perché può
interagire con l'acqua.
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Gli acidi grassi si differenziano per il numero di atomi di carbonio di cui sono composti:
* Palmitato : 16 atomi di carbonio

* Stearato: 18 atomi di carbonio

* Oleato : 18 atomi di carbonio

Nonostante lo stearato e l'oleato abbiano lo stesso numero di atomi di carbonio, essi si differenziano per la
struttura della catena: lo stearato presenta una struttura lineare mentre l'oleato presenta una curvatura
sulla quale si è formato un legame e tale curvatura rappresenta il punto di insaturazione. Dunque il
palmitato e lo stearato sono due acidi grassi saturi mentre l'oleato è un acido grasso insaturo e la
curvatura favorisce a rendere le membrane cellulari più fluide.

In base alla loro struttura chimica i lipidi possono essere classificati in:
Semplici, formati esclusivamente da molecole di natura lipidica.( i glicerici, gli steroidi).
Complessi, oltre ad una parte lipidica ne contengono un'altra di natura diversa (acido fosforico, glucidi e
proteine). Di questo gruppo fanno parte: i fosfolipidi, i glicolipidi, le lipoproteine
Derivati, quando derivano dalla trasformazione di lipidi semplici o composti (colesterolo).

TRIGLICERIDI
I trigliceridi sono lipidi formati da tre catene di acido grasso, legati tra loro mediante un'ossatura detta
glicerolo. Il glicerolo non è altro che una molecola a tre atomi di carbonio, ai quali è legato un gruppo
ossidrilico(OH) che reagisce con il gruppo carbossilico degli acidi grassi e, dopo la seguente demolizione di
una molecola di acqua, si forma un legame detto legame estereo.

Funzione trigliceridi: essi sono posti nelle membrane cellullari, sono molecole idrofobiche e hanno una
funzione energetica, cioè depositano energia. Attraverso reazioni poi, verranno scissi per la produzione di
ATP oppure conservati nelle cellule del tessuto adiposo.

I FOSFOLIPIDI
I fosfolipidi rappresentano un'altra classe di lipidi e si trovano nelle membrane biologiche. Sono chiamati
così perché, oltre ad essere formati da glicerolo e acidi grassi, nella loro molecola presentano un fosfato
che, mediante reazioni chimiche, può legarsi ad altre molecole formando così altri tipi di fosfolipidi.

Funzione di fosfolipidi: costituiscono la struttura plasmatica e intracellulare.

GLI STEROIDI
Un'altra categoria di lipidi che si trovano all'interno del nostro organismo sono gli steroidi. Il più importante
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è il colesterolo, componente delle membrane cellulari. Il colesterolo è chimicamente idrofobico poiché è


formato da una catena carboniosa in cui l'unica porzione idrofilica è il gruppo -OH. In cellule specializzate,
produce altri steroidi, alcuni di questi hanno una funzione ormonale(ormone = molecola capace di
comunicare, segnalare e possono essere sia di natura lipidica sia di natura proteica).

LE PROTEINE
Le proteine sono polimeri di amminoacidi; infatti possiamo anche chiamarle catene polipeptidiche perché il
legame tra gli amminoacidi è il legame peptidico. Affinché avvenga il legame peptidico un amminoacido fa
reagire un gruppo carbossilico, perdendo OH, e l'altro quello amminico, perdendo l'atomo di idrogeno, con
liberazione di una molecola d'acqua. (legame peptidico= carbonio gruppo carbossilico si lega con azoto del
gruppo amminico. Legame forte che avviene grazie agli enzimi PROTEASI, che 'tagliano" le proteine,
andando a scindere il legame peptidico)
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Ogni amminoacido ha sempre un carbonio centrale, un atomo di idrogeno legato, un gruppo carbossilico e
un gruppo amminico; ciò che fa la differenza è il gruppo -R, anche detto catena laterale (o gruppo
funzionale) che conferisce specificità ad un determinato amminoacido. Ad esempio la GLICINA, che è
l'amminoacido più piccolo dei venti, ha come gruppo -R un atomo di idrogeno. A Ph neutro (7.2 - 7.3) in
soluziona acquosa il gruppo carbossilico si trova sotto forma di anione, quello amminico sotto forma di
catione, infatti si tratta di gruppi polari, cioè interagiscono con l'acqua (non a caso le proteine sono
IDROFILE, interagendo con l'acqua gli amminoacidi possono essere disciolti nella soluzione acquosa delle
cellule).

Gli aminoacidi di base sono 20:


 quelli che hanno il gruppo -R apolare idrofobico sono AMMINOACIDI IDROFOBICI, come Alanina,
Glicina e Valina.
 altri sono polari, per cui hanno affinità con l'acqua. Gli amminoacidi hanno una carica positiva sul
gruppo amminico e una negativa su quello carbossilico in soluzione, per cui la carica netta è uguale
a zero.

Ciò che differisce è sempre il gruppo -R. Glutammato e Aspartato hanno un gruppo carbossilico nel loro
gruppo -R per cui in soluzione risultano avere una carica netta negativa. Arginina, Lisina e Istidina hanno
carica netta positiva perché hanno nella loro catena laterale un gruppo amminico.

9 sono aminoacidi ESSENZIALE il nostro organismo non riesce a sintetizzarli, per cui dobbiamo per forza
introdurli con la dieta.

Si è scoperto che la catena polipeptidica ha la capacità di ripiegarsi. Una proteina ripiegata ha assunto la
conformazione definitiva che è importante per la proprietà della proteina stessa:
 se quella proteina è un enzima, essa si strutturerà in modo tale che i suoi vari amminoacidi formino
il sito catalitico.
 se è una proteina trasportatrice, che serve a regolare il trasporto di molecole attraverso le
membrane cellulari, ci dovranno essere regioni specializzate con una certa conformazione che
permetteranno di svolgere quella funzione.
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Una proteina mal ripiegata non svolgerà le giuste funzioni.


La mutazione in un gene porta a codificare per un amminoacido diverso da quello che dovrebbe avere una
proteina: vedi il caso dell'anemia falciforme, dovuta ad un cambio di un singolo amminoacido che causa
una forma patologica dell'emoglobina. L'emoglobina è formata da quattro catene globiniche (due alfa e due
beta). La malformazione, in particolare nella catena beta, porta un cambiamento di un amminoacido in
posizione 6 che, invece di essere glutammato, diventa valina. Quando la proteina si ripiega, la valina,
trovandosi esternamente, forma agglomerati di globine perché interagisce con altra valina per cui abbiamo
2 difetti cellulari:
 l'emoglobina non è più funzionante, quindi non riesce a trasportare ossigeno
 gli aggregati di globine formatisi non sono idrosolubili, per cui precipitano all'interno della cellula e
modificano la loro forma: i globuli rossi non sono più dei dischi biconcavi ma hanno una forma
allungata (falciforme), perdendo la loro elasticità.

La conformazione di una proteina è insita negli amminoacidi e dipende da come si susseguono questi, cioè
in che modo possono combinarsi nello spazio.

Il concetto importante è che dalla struttura primaria, che corrisponde alla sequenza di amminoacidi, la
proteina ha già scritta in sé quale potrà essere la sua struttura. L'altro dato importante è che, isolando una
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proteina dalle altre cellule e mettendola in provetta in soluzione acquosa (quindi non ripiegata), la proteina
assumerà nuovamente la sua conformazione. (esperimenti fatti negli anni ‘70 da Anfinsen).
Nelle nostre cellule il ripiegamento viene favorito da altre molecole che velocizzano il processo a differenza
di quanto avviene in provetta.

Studiando il ripiegamento della proteina si è visto che ci sono dei livelli di organizzazione, cioè dalla
struttura primaria abbiamo la struttura secondaria, la struttura terziaria e, in alcune proteine, anche la
struttura quaternaria.

Struttura secondaria
Il primo livello in cui le proteine cominciano a ripiegarsi.
 2 sono le principali strutture: ALFA-ELICA e BETA-FOGLIETTO
 La struttura alfa-elica: la catena lineare è mantenuta da legami a idrogeno tra l'ossigeno l'idrogeno
legati al carbonio e all'azoto del legame peptidico, quindi in base al tipo di amminoacidi che si
susseguono nella struttura primaria ci sono alcune regioni in cui la catena polipeptidica forma un
avvolgimento elicoidale uniforme.
 Nel caso invece dei beta-foglietto un filamento di amminoacidi si mette in parallelo con un altro e
con i successivi. Anche qui i legami a idrogeno si vanno a stabilire tra ossigeno, idrogeno e carbonio,
azoto. Questi aminoacidi sono paralleli oppure anti-paralleli tra di loro in base alla direzione del
beta-foglietto nello spazio.

Non è tutta la proteina ad acquisire queste strutture; ma sono porzioni di proteine. Ci sono zone non
strutturate, formate da un filamento di aminoacidi, i quali servono proprio a collegare un motivo
strutturato ad un altro, infatti vengono anche chiamati "loop" dall'inglese (zona di collegamento).
Queste porzioni, andandosi a strutturare, formano i domini funzionali della proteina.

Alterazioni della conformazione possono tradursi in patologia:


morbo della mucca pazza

 La proteina PrP (prione) è ubiquitaria, cioè è espressa in tutti i tipi cellulari (più
abbondante a livello nervoso).
 Nelle nostre cellule si chiama PrPc ed è formata da 4 alfa-eliche.
 La proteina prionica scrapie* (PrPsc) o prione, che è patologica,
o ha un cambiamento nella struttura secondaria; cioè presenta
o molti beta-foglietti, causando una disfunzione della proteina stessa.
o PrPsc, proprio grazie ai beta-foglietto, forma grossi aggregati proteici.

Si è scoperto che alcuni individui, che avevano clinicamente le stesse


caratteristiche della malattia da prione genetico (deterioramento di tutte le
funzioni cellulari), avevano ingerito carne “infetta”, derivante da mucche aventi
la proteina PrP mutata. Ciò causava loro la mutazione della proteina prionica.
*scrapie= “grattarsi” in inglese. Alcuni contadini inglesi notarono che le loro
pecore facevano dei movimenti strani, come se volessero grattarsi.
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Struttura terziaria
Le strutture ad alfa-elica e beta-foglietto andranno poi a stabilizzarsi nella struttura terziaria tramite legami
tra i gruppi -R.
Ad esempio la CISTEINA è l'unico amminoacido che ha un gruppo sulfidrilico (SH) libero, cioè un atomo di
zolfo legato ad uno di idrogeno che possono reagire. Il legame S-S (chiamato ponte disolfuro) tra due
cisteine stabilizzano la struttura.
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Struttura quaternaria
Soltanto alcune proteine, come l'emoglobina, acquisiscono anche la struttura quaternaria. È di quelle
proteine che hanno bisogno di più catene polipeptidiche per funzionare; sono più catene polipeptidiche che
interagiscono tra di loro.
Esempi:
• gli anticorpi sono formati da due catene leggere e due catene pesanti che
si legano tramite ponti disolfuro intercatena (cioè tra una cisteina della catena leggera e una della
catena pesante).
• il collagene nella matrice extracellulare è un trimero: tre catene
polipeptidiche che si uniscono per funzionare

Da un punto di vista funzionale le proteine sono la classe di molecole più eterogenea.


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GLI ACIDI NUCLEICI


Polimeri di nucleotidi.
2 acidi nucleici sono presenti nelle nostre cellule:
• DNA (acido desossiribonucleico)
• RNA (acido ribonucleico)
Entrambi sono formati da nucleotidi legati
da legame fosfodiestereo (legame tra il
carbonio 3 del suo pentoso e il gruppo
fosfato del nucleotide immediatamente
successivo) I nucleotidi, a loro volta, sono
costituiti da tre componenti molecolari
• uno zucchero
• una base azotata
• un fosfato zucchero
Nel DNA abbiamo il desossiribosio (o
deossiribosio) mentre nell’RNA abbiamo il
ribosio.

Entrambi sono dei pentosi (a 5 atomi di carbonio); ma nel ribosio in posizione 2 c’è il gruppo ossidrilico OH.
Nel desossiribosio in posizione 2 c’è un ossigeno in
meno, quindi solo H.
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BASI AZOTATE
Ricche di atomi di azoto.
Nella struttura tridimensionale distinguiamo due classi di basi azotate: purine e pirimidine
PIRIMIDINE: 1 anello aromatico. Citosina, comune a DNA e RNA, Timina nel DNA, Uracile in RNA.
PURINE: 2 anelli aromatici. Adenina e Guanina fosfato
Un atomo di fosforo legato a 4 atomi di ossigeno ed è un anione.

Lo zucchero è al centro e si lega:


 con il fosfato tramite il gruppo ossidrilico del carbonio in posizione 5
 con una base azotata tramite il gruppo ossidrilico del carbonio in posizione 1 tramite un legame
glicosidico.

I fosfati si legano tra di loro e questi legami hanno elevata energia, per cui quando si rompono servono alla
cellula per gli scambi di energia.

NUCLEOSIDE = zucchero + base azotata nucleoside MONOFOSFATO = zucchero + base azotata + 1 fosfato
nucleoside DIFOSFATO = zucchero + base azotata + 2 fosfato

Tuttavia il nome proprio dei nucleotidi è dato dalla


base azotata.
Esempio: se la base azotata è adenina, questa legata
allo zucchero = ADENOSINA adenosina + 3 fosfato =
ADENOSINA TRIFOSFATO = ATP (energia della cellula;
altro non è che un nucleotide).

La regola di Chargaff sostiene che una molecola di


DNA a doppio filamento, in tutti gli organismi viventi,
mostra un'eguaglianza tra le coppie di basi tali che
numero basi A = numero basi T, e numero basi G =
numero basi C
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Il DNA si denatura, cioè è possibile separare i due filamenti, verso 94 - 95° C.

I nucleotidi sono legati in una catena attraverso un legame fosfodiestereo tra zucchero e fosfato, non a
caso si dice che i filamenti hanno un'ossatura zucchero-fosfato. Un nucleotide si forma quando il gruppo
ossidrile del carbonio 5' dello zucchero può reagire con una molecola di acido fosforico (H3PO4); si ha
l'eliminazione di una molecola d'acqua e la formazione di un legame estereo. I nucleotidi sono quindi esteri
fosfati dei nucleosidi (zucchero + base) e sono costituiti da una base azotata unita a uno zucchero
aldopentoso (ribosio o desossiribosio), legato a un gruppo fosfato mediante legame estereo. Quando più
nucleotidi si legano tra loro, si costituisce un polinucleotide di un acido nucleico. Una delle due estremità
del polinucleotide ha un ossidrile libero all'estremità 3' (carbonio-3’), mentre l'altra ha un gruppo fosfato
libero in posizione 5' (carbonio-5').

Nel 1953 Watson e Crick scoprirono la struttura del DNA e il suo meccanismo di replicazione. I due scienziati
basarono le proprie teorie su scoperte precedenti:

• La cristallografia ai raggi X effettuata da Rosalind Franklin che ha permesso di comprendere la


strutttura elicoidale della molecola di DNA;
• In particolare Erwin Chargaff, pubblicò numerosissimi studi nei quali dimostrava la presenza di
alcune regolarità nella struttura chimica del DNA.

A=T C=G
A+G=C+T

Per quanto riguarda il DNA le basi azotate sono quattro e tra queste c'è un rapporto di complementarietà:
l’adenina lega sempre la timina tramite due legami a idrogeno; La citosina lega sempre la guanina tramite
tre legami a idrogeno. L'appaiamento delle basi è determinato dalla natura chimica di queste: A e G sono
basi puriniche con una struttura a doppio anello, mentre C e T sono basi pirimidiniche, con una struttura
ad anello singolo. Le due catene della doppia elica sono parallele ma orientate in direzione opposta (3'-
5'/5'-3'), quindi hanno disposizione antiparallela e il diametro dei filamenti, che si avvolgono tramite
avvolgimento destrogiro è costate e pari a 2nm. Quando i nucleotidi sono uniti a formare una catena, i due
estremi del filamento sono identificati come estremità 3' ed estremità
5'. Una stessa estremità della doppia elica, quindi, presenta una
catena che termina con un carbonio 3' libero dal legame con il
successivo nucleotide (estremità 3') e l'altra con un carbonio 5' libero
(estremità 5'). Poiché i legami covalenti fra nucleotidi si stabiliscono
fra il gruppo fosfato (-OPO3-;) in 5' di un nucleotide e il gruppo
ossidrile (-OH) in 3' del nucleotide a che segue, ogni catena presenterà
all'estremità 5' il gruppo fosfato e all'estremità 3' il gruppo ossidrile.
Nonostante le basi azotate siano tenute insieme da un legame debole,
quale il legame a idrogeno, la quantità dei legami a idrogeno che si
istaurano nella molecola di DNA fanno si che risulti in realtà una
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molecola molto stabile che si denatura ad elevate temperature (94-95 °C), appunto perché ci vuole tanta
energia a rompere i tanti legami a idrogeno. Al contrario, gli RNA e le proteine sono molto più instabili, in
particolare la denaturazione delle proteine avviene a circa 45-50 °C.

A prova di ciò se si ha un filamento di sole adenine e timine la denaturazione avviene a temperature più
basse poiché presentano solo 2 legami a idrogeno a differenza di citosine e guanine che ne presentano 3.
Addirittura il DNA presenta delle regioni ricche di doppiette CG, chiamate isole CpG, che sono più
difficilmente denaturabili.

I due filamenti di DNA si avvolgono a spirale in maniera ordinata e ciò


prevede la formazione costante di regioni più grandi (solco maggiore) e
regioni più piccole (solco minore). In particolare, alcune proteine che
dirigono la trascrizione eucariotica come il TBP, legano il DNA in
corrispondenza del solco minore. Ovviamente, non tutte le proteine
reagiscono con il DNA, ma in alcune proteine specifiche ci sono dei domini
con affinità particolari al DNA stesso.

IL COMPATTAMENTO DEL DNA È DIPENDENTE DA PROTEINE CHE LEGANO IL DNA E LO AVVOLGONO IN


DIVERSI LIVELLI DI ORGANIZZAZIONE

1. Al primo livello troviamo il DNA non compattato formato da


cromatina spiralizzata con diametro di 2nm.
2. Al secondo livello troviamo delle specifiche strutture chiamate
nucleosomi. Il nucleosoma è formato da un ottamero
istonico, il quale comprende otto proteine basiche che
reagiscono con il DNA ( H2A, H2B, H3, H4) + 146 coppie di basi
di DNA.
3. Tra i vari nucleosomi ci sono delle quote di DNA libero,
chiamato DNA linker, e Listone H1, che si trova a livello del
DNA linker, riconosce una particolare sequenza interposta sul
DNA linker e un'altra che si trova sull'ottamero e
contemporaneamente li lega causandone l'avvicinamento.
Quindi l'istone H1 è responsabile dell'avvicinamento o
dell'allontanamento dei nucleosomi. Al terzo livello quindi il
DNA è più compattato e si presenta sotto forma di pacchetti di
nucleosomi.
4. Al quarto livello troviamo una sezione di cromosoma in forma estesa
5. Al quinto livello la sezione di cromosoma si sarà condensata grazie a proteine istoniche e non.
6. Infine il massimo grado di compattamento è il cromosoma metafasico ( fase della mitosi in cui il
DNA deve essere diviso più comodamente possibile nelle due cellule figlie). Il cromosoma
metafasico avrà spessore di 1400 nm.

NEGLI EUCARIOTI L'INFORMAZIONE


GENETICA È RIPARTITA SU DIVERSE
MOELCOLE DI DNA: I CROMOSOMI
Il cromosoma presenta parti facilmente identificabili:

• Due molecole di DNA compatte e identiche chiamate


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cromatidi fratelli;
• Regione centrale che tiene uniti i cromatidi fratelli formata da DNA e proteine chiamata
centromero.

Le cellule umane possiedono 46 cromosomi(corredo diploide): 22 coppie sono autosomi, cioè cromosomi
simili in entrambi i sessi e la 23esima coppia è costituita da cromosomi sessuali o eterosomi, che
determinano se un individuo è maschio(XY, DOVE Y è il cromosoma più piccolo del cariotipo) o
femmina(XX).

Perché il DNA viene compattato?

INGOMBRO: il nucleo di una cellula è circa 6 ^m e il DNA non compattato è circa 2 metri;

IL GRADO DI COMPATTAZIONE E' CORRELATO ALLA FUNZIONE DEL DNA: La cromatina è


presente in due stati di condensazione differenti ^Una forma più aperta, detta
eucromatina (al microscopio sono più
chiare), è tipica dei geni attivamente trascritti, e una più compatta, detta eterocromatina
(al microscopio sono più scure) , in cui la trascrizione è repressa.

RNA
L'RNA è un polimero di ribonucleotidi in quanto lo zucchero aldopentoso è il ribosio. L'RNA differisce dal
DNA per molti aspetti:
• I nucleotidi contengono lo zucchero ribosio (pentoso), invece del desossiribosio;
• La base azotata uracile sostituisce la timina in modo simile, legandosi all'adenina in maniera
complementare;
• E' formato in genere da un singolo filamento, sebbene spesso risulta avvolto a spirale su ste stesso;
• Può catalizzare reazioni chimiche (enzimi a RNA), ruolo che il DNA non svolge.
• s(small)RNA, RNA nucleari piccoli che occorrono per regolare l'espressione genica.

TIPI DI RNA
• L'RNA messaggero (mRNA) porta una copia dell'informazione genetica che codifica per una catena
polipeptidica. Ogni sequenza di tre nucleotidi lungo la sequenza di mRNA forma un codone, un
codice a tre lettere che codifica per un amminoacido.
• L'RNA ribosomiale (rRNA) si lega ad alcune proteine per formare il ribosoma, che rappresenta il
sito della sintesi proteica. Alcune molecole di RNA provvedono ad allineare correttamente le
sequenze complementari tra il ribosoma e I'mRNA; altre catalizzano la formazione dei legami fra
amminoacidi che portano alla sintesi di una catena polipeptidica.
• Le molecole di RNA transfer (tRNA) sono adattatori: un'estremità del tRNA si lega a un codone
sull'mRNA e l'altra a uno specifico amminoacido. Il tRNA trasporta gli amminoacidi fino al ribosoma,
collocando ciascuno di essi nella giusta posizione lungo la molecola di mRNA.
• Piccoli RNA (small RNA) : miRNA, si RNA, long non-coding RNA). I micro RNA sono molto piccoli, 20-
22 nucleotidi e sono principalmente attivi nella regolazione dell'espressione genica a livello
trascrizionale e post-trascrizionale. In particolare, i miRNA si appaiano agli mRNA che presentano
alle estremità 5 0 3' una sequenza complementare. Questo appaiamento è il segnale che indirizza
I'mRNA verso la degradazione, Se non viene degradato, I'RNA bersaglio del miNA può essere
bloccato attraverso l'inibizione della sua traduzione. I miRNA, quindi, sono un meccanismo di
controllo negativo dell'espressione genica. I siRNA, legano l'mRNA bloccandone la traduzione e
impedendo l'espressione del loro mRNA bersaglio attraverso una tecnologia chiamata
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silenziamento genico. I long non-coding RNA sono RNA non codificanti che a loro volta regolano le
funzioni dei micro e dei siRNA.

GENI
• Un gene è una porzione di DNA che codifica per uno specifico RNA
• Un gene è l’unità ereditaria, poiché contengono le informazioni dei caratteri ereditari
• I geni contengono le istruzioni necessarie per determinare le caratteristiche di una specie così
come del singolo individuo: ogni specie ha il proprio genoma.
• I geni sono situati sui cromosomi e , grazie al progetto genoma umano, conclusosi nel 2003
durante il quale è stato sequenziato l'intero genoma umano, si è riusciti a identificare geni specifici
sui cromosomi.

Il genoma umano è costituito da 20/25000 geni e solo il 5% di questi codifica per proteine. La restante parte
di DNA non è corretto però definirlo spazzatura, nonostante le funzioni non sono ancora note. Questo
perché il DNA va in contro a mitosi continue ed è sempre a rischio mutazione, se queste avvengono in
porzioni di DNA non codificante non ha assolutamente alcun significato patologico, ma contribuiscono solo
alla variabilità genetica. Sulla scala evolutiva la quantità di DNA cellulare aumenta, ma la parte codificante
risulta sempre più limitata.
A monte o a valle del gene eucariote ci sono regioni regolatrici importanti tra cui:

• GC box: -100 paia di basi dal promotore


• CAAT box: -80 paia di basi dal promotore
• TATA box: -25 paia di basi dal promotore ^ il TPB si lega a questa regione inducendo una
distorsione della doppia elica di DNA fondamentale per l'avvio della trascrizione.
• Ogni gene presenta una regione promotore che determinano il punto di inizio della trascrizione e
una regione terminatore che determina il punto di fine.
• 5’ UTR-3'UTR: regioni non tradotte.

CODICE GENETICO
43 = 64 codoni possibili

• È universale/tranne DNA mitocondriale che è variante


• È ridondante: Le prime due posizioni restano fisse e varia la terza (Es. prolina è codificata dai
codoni: CCA CCC CCG CCU)
• È degenerato: 1 amminoacido può essere codificato da più codoni.
• 3 sono codoni di stop: UAA UAG UGA
• Gli unici codoni codificanti per un solo aminoacido sono: AUG = Met (codone d'inizio) UGG = TrP
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TRASCRIZIONE: reazione di polimerizzazione.


DNA templato (stampo)  mRNA, tRNA, rRNA, small RNA
LA CATENA DI RNA E' PRODOTTA PER ALLUNGAMENTO DI UN
NUCLEOTIDE ALLA VOLTA
Il filamento che si allunga in direzione 3'-5' fa da stampo e viene
utilizzato dall'RNA polimerasi che catalizza la sintesi di un filamento
di RNA complementare 5'-3'.

L'RNA POLIMERASI CATALIZZA LA FORMAZIONE DEL LEGAME


FOSFODIESTEREO

NEI PROCARIOTI L'RNA POLIMERASI E IL FATTORE SIGMA MEDIANO IL PROCESSO DI TRASCRIZIONE


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Mentre nei procarioti il processo di trascrizione e traduzione avviene in modo continuo poiché l'RNA
polimerasi lega direttamente il promotore, per gli eucarioti è un processo discontinuo in quanto l'RNA
polimerasi non può legare direttamente il promotore in quanto a facilitare ciò ci sono alcuni fattori proteici.

Eucarioti  3 RNA polimerasi:

• RNA polimerasi I: trascrive i geni per gli RNA ribosomali (IRNA);


• RNA polimerasi II: trascrive la maggior parte dei geni eucariotici (più importante);
• RNA polimerasi III: è specifica per i geni degli RNA transfer (tRNA).

FATTORI TRASCRIZIONALI GENERALI SONO CRUCIALI PER


AVVIARE IL PROCESSO DI TRASCRIZIONE
OLTRE AI FATTORI TRASCRIZIONALI GENERALI CI SONO FATTORI DI TRASCRIZIONE REGOLATORI
CELLULA/TESSUTO SPECIFICI ^regolano la produzione di una determinata proteina.

ENHANCER O INTENSIFICATORI: Tra le sequenze più importanti per modulare


l'espressione dei geni eucariotici c'è il gruppo degli enhancer o intensificatori che
possono trovarsi anche molto a monte del promotore. La loro caratteristica è
quella di contenere un elevato numero di siti di legame per gli stessi attivatori
che legano il promotore.
Il legame degli stessi fattori trascrizionali sia al promotore sia all'enhancer
promuove un cambiamento strutturale della cromatina che si ripiega e porta in
contatto l'enhancer con il promotore; i fattori trascrizionali funzionano da ponte
perché stabilizzano il ripiegamento. In questo modo, in prossimità del promotore
si verifica un'elevata concentrazione di attivatori che, a loro volta, sono in grado
di reclutare altri fattori di trascrizione. Il complesso basale assemblato al
promotore in contatto con l'enhancer risulta così molto più efficiente rispetto a
un promotore che ne sia privo.
I GENI POSSONO ESSERE TRASCRITTI CON UNA DIVERSA EFFICIENZA: grazie alla
complessità del processo vengono definite quantitativamente i prodotti genici
che devono essere tradotti.

SPLICING/SPLICING ALTERNATIVO:
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TRASCRIZIONE
La trascrizione è un processo finemente regolato ed il prodotto iniziale è un trascritto primario, che va in
contro a splicing e/o splicing alternativo che è un processo di rimozione di introni che avviene nel nucleo.
Con l'aggiunta all'estremità 5' del cappuccio e all'estremità 3' di una coda di poli A, viene a formarsi un
trascritto maturo che può uscire dal nucleo attraverso i pori nucleari grazie a delle proteine specifiche
chiamate esportine.
LA TRASCRIZIONE E MATURAZIONE DELL’mRNA AVVIENE NEL NUCLEO, MENTRE LA TRADUZIONE NEL
CITOPLASMA

La traduzione avviene nel citosol, che può essere definito un compartimento cellulare poiché, in quanto
tale, è deputato a far avvenire specifiche reazioni e meccanismi cellulari (es. glicolisi o sintesi proteica).

Gli attori molecolari principali del processo di traduzione sono:

 tRNA
 Ribosomi tRNA: è formato da un unico filamento di RNA composto da una catena di 70-80
nucleotidi piegata a forma di trifoglio o con una struttura tridimensionale ad "L". Questa
particolare struttura è data dal fatto che, essendoci nella molecola regioni contenenti nucleotidi
complementari, si istaurano legami a idrogeno intramolecolari, di conseguenza si strutturano
quattro regioni di appaiamento (bracci), intervallate da anse (curvature). Il tRNA presenta due
estremità: estremità 3’ OH che sporge dall'intera struttura e l’estremità 5’ P. L'estremità 3'
contiene la sequenza CCA che è funzionale al caricamento dell'amminoacido tramite una reazione
di esterificazione tra l'ossidrile e il gruppo carbossilico dell'aminoacido. Un'altra regione importante
è l'anticodon loop (ansa dell'anticodone), tripletta destinata al riconoscimento dei codoni dell'RNA
messaggero.

OGNI RNA TRASFER E' SPECIFICO PER UN SOLO AMMINOACIDO. Per questa ragione abbiamo tanti RNA
trasfer per quanti sono gli amminoacidi che possiamo tradurre. Nella catena polipeptidica che verrà
prodotta, gli amminoacidi non saranno disposti in modo casuale, ma l'ordine deve corrispondere al
messaggio che fornisce l'RNA messaggero.

Le molecole di RNA transfer (tRNA) sono adattatori: un'estremità del tRNA si lega a un codone sull'mRNA e
l'altra a uno specifico amminoacido. Il tRNA trasporta gli amminoacidi fino al ribosoma, collocando ciascuno
di essi nella giusta posizione lungo la molecola di mRNA.
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Ribosomi: sono costituiti da proteine che hanno esclusivamente funziona strutturale e rRNA che ha funzioni
catalitiche (attività ribozimatica). I ribosomi, sia per i procarioti che per gli eucarioti sono costituiti da due
subunità:

• Una subunità maggiore


• Una subunità minore

Il ribosoma procariotico è di 70S di cui:

S 50S subunità maggiore (rRna 23S e 5S/34 proteine)


S 30S subunità minore (rRna 16S/21 proteine)

Il ribosoma eucariotico è di 80S di cui:

S 60S subunità maggiore (rRna 28S, 5.8S e 5S/-45 proteine)


S 40S subunità minore (rRna 18S/-30 proteine)

La "S" sta per Svedbergs o fattore di Sedimentazione che misura quanto velocemente la molecola si muove
in una centrifuga. Questi valori non sono additivi, cioè 30 più 50 non fa 70, infatti la velocità di
sedimentazione è proporzionale alla massa e alla forma della molecola, ma non in modo lineare.

Dato che i ribosomi sono essenziali per la vita, sono un bersaglio ideale per i farmaci antibiotici.
Naturalmente è indispensabile che l'antibiotico attacchi solo i ribosomi dei batteri senza colpire i nostri,
altrimenti combatteremmo anche noi stessi insieme con l'infezione. Per fortuna, i ribosomi dei batteri
hanno molte piccole differenze rispetto ai nostri e quindi ci sono vari antibiotici che attaccano in modo
specifico i ribosomi 70S. La principale differenza, oltre la grandezza (ribosoma procariotico più piccolo) , è
la diversa composizione chimica, infatti possiamo utilizzare gli antibiotici che colpiscono le cellule
batteriche in specifici siti di legame procariotici inibendone la sintesi proteica, senza però danneggiare le
nostre cellule.

I ribosomi possono trovarsi ancorati al reticolo plasmatico ruvido o sparsi nel citoplasma, in ogni caso,
quando il ribosoma non è coinvolto nel processo di traduzione, le due subunità sono separate, ma è
durante la traduzione che le subunità del ribosoma si assemblano. Nella superficie di contatto si trova
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localizzata la molecola di mRNA ed è possibile identificare tre specifici siti di legame, che si formano grazie
alla giustapposizione speculare delle due subunità.

• Inizio: nel sito A (amminoacidico), l'anticodone del tRNA carico si appaia al rispettivo codone
sull'mRNA e allinea il proprio amminoacido alla catena polipeptidica che si sta formando.
• Allungamento: nel sito P (peptidico) il tRNA cede il carico e si forma il legame peptidico tra
amminoacido e catena polipeptidica in allungamento.
• Terminazione: nel sito E (dall'inglese exit, uscita) è trasferito il tRNA scarico prima di staccarsi dal
complesso mRNA-ribosoma e ricominciare il ciclo.

DOPO LA FASE DI INIZIO, IL COMPLESSO RIBOSOMALE SCORRE SULL'mRNA LEGGENDO IL MESSAGGIO E


CATALIZZANDO LA FORMAZIONE DEL LEGAME PEPTIDICO

Il ribosoma si sposta lungo l'RNA messaggero in direzione 5'-3' e legge la proteina in direzione N-C
terminale. Il processo di maturazione dell'RNA messaggero, in particolare l'aggiunta della guanina trifosfato
metilata all'estremità 5' (cap 5'), fa sì che quella sequenza venga riconosciuta da alcuni fattori che
favoriscono l'ancoraggio della subunità minore, la quale è la prima ad assemblarsi.

PROCESSO IN TRE FASI

Il processo di traduzione può essere suddiviso in tre fasi, durante la quali le molecole di mRNA, di RNA e i
ribosomi si uniscono, assemblano gli amminoacidi a formare una catena polipeptidica, e si dissociano
nuovamente.

• Inizio: La subunità ribosomiale minore si lega attraverso il suo rRNA a una sequenza complementare
sull'mRNA situata all'estremità 5' del trascritto (quindi a monte del codone d'inizio), chiamata sequenza
leader. tRNA, mRNA e subunità minore si chiamano complesso d'inizio.

il codone d'inizio è una tripletta AUG alla quale si lega a un RNA carico dell'amminoacido metionina. Quindi
l'estremità N-terminale di una catena polipeptidica è costituita da una metionina, che però può essere
rimossa durante la fase di maturazione della proteina (successiva alla traduzione vera e propria). Solo
quando il tRNA si sarà appaiato con I'mRNA, la subunità ribosomiale maggiore si legherà al complesso
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d'inizio per completare la prima fase. A questo punto il tRNA carico della metionina scorre nel sito P,
mentre il sito A si allinea al secondo codone dell'mRNA.

•Allungamento: una molecola di tRNA che trasporta il secondo amminoacido si lega poi al secondo codone
esposto nel sito A. I due amminoacidi si allineano, e la subunità ribosomiale maggiore catalizza sia la rottura
del legame fra tRNA e metionina, sia la formazione del legame peptidico fra metionina e il secondo
amminoacido. Una volta che si è formato questo legame, il tRNA scarico si sposta nel sito E e si stacca dal
ribosoma. La cellula potrà così riutilizzare il tRNA libero, ricaricandolo con un'altra metionina che potrà
essere aggiunta a una nuova proteina in fase di sintesi.

Nel frattempo, il ribosoma si sposta di un codone lungo I'mRNA in direzione 5'-3'. Il secondo tRNA, ora
carico di un dipeptide occuperà il sito È, mentre nel sito A rimasto vuoto entrerà un altro tRNA,
trasportando il proprio amminoacido. Questo terzo amminoacido si allineerà agli altri due, formando un
legame peptidico con il secondo con l'aiuto di proteine chiamate fattori di allungamento.

•Terminazione: l'allungamento ha termine in corrispondenza di un codone di stop (UGA, UAG o UAA) nel
sito A. Nessuna molecola di RNA corrisponde alle triplette che segnalano la terminazione; sono invece delle
proteine chiamate fattori di rilascio a legarsi ai codoni di stop, facendo in modo che tutti i partecipanti alla
sintesi pro-teica si separino l'uno dall'altro. L'ultimo tRNA si stacca quindi dal ribosoma, le subunità
ribosomiali si separano e sono riutilizzate, mentre il nuovo polipeptide è rilasciato.

L'intero processo di traduzione è energia dipendente, nel senso che richiede un elevato e costante apporto
di energia. In questo caso l'attività catalitica non viene effettuata dalle proteine ribosomiali, ma da RNA
ribosomiali, quindi i ribozimi.
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ORGANIZZAZIONE DELLE MEMBRANE BIOLOGICHE


Una cellula è un'unità discreta e isolata dallo spazio circostante. Tutte le cellule sono delimitate da una
membrana cellulare, o membrana plasmatica, che rappresenta un limite fra gli ambienti interno (il
citoplasma) ed esterno (lo spazio extracellulare). Questi due ambienti sono diversi per quanto riguarda la
loro composizione chimica e la funzione della membrana plasmatica è quella di preservare questa diversità
garantendo l'omeostasi cellulare attraverso il controllo dei flussi di ioni e molecole fra lo spazio
extracellulare e il citoplasma.

Tutte le membrane cellulari, sia la membrana plasmatica (che delimita e regola le interazioni fra cellula e
ambiente extracellulare) che le membrane che delimitano gli organuli (o organelli) citoplasmatici (sistema
endomembranoso nelle cellule eucariotiche), sono strutture dello spessore di circa 7-10 nanometri,
costituite da un doppio strato di molecole lipidiche (principalmente fosfolipidi ma anche sfingolipidi,
glicolipidi, glicoproteine e colesterolo) che impediscono a sostanze idrofiliche di diffondere in maniera
incontrollata attraverso di esse. Tutti questi lipidi di membrana sono molecole antipatiche; in particolare, i
fosfolipidi sono costituiti da una porzione idrofila ("testa" polare che contiene il gruppo fosfato) e da una
porzione idrofoba("code" non polari, rappresentate da due catene di acidi grassi saturi o insaturi) che si
dispongono su due foglietti appaiati a formare un doppio strato lipidico in cui le teste idrofiliche si
affacciano verso gli ambienti acquosi rappresentati dal citoplasma e dallo spazio extracellulare (o il lume
degli organelli), mentre le code idrofobiche rappresentano la porzione centrale del doppio strato.
Solitamente, per quanto riguarda i fosfolipidi della membrana plasmatica noteremo una catena di acido
grasso satura (dritta) e l'altra che presenta uno o più punti di insaturazione (piegata).

phospholipid
bilayer, or
membrane

phospholipid molecule

Diversi tipi di membrane cellulari sono caratterizzati da una diversa composizione in lipidi che insieme al
diverso assortimento di proteine a essi associate dà conto della diversità funzionale e, per certi aspetti,
anche strutturale delle membrane biologiche.

FUNZIONI DELLE MEMBRANE


• Delimitano i contorni cellulari o degli orgnelli intracellulari
• Consentono di localizzare specifiche funzioni (ad es. allineamento di enzimi coinvolti in una
sequenza di reazioni)
• Regolano il trasporto di soluti ed il pH cellulare
• Mantengono gradienti ionici ed elettrici
• Ricevono e trasmettono segnali
• Mediano le comunicazioni tra cellule e ambiente

Le membrane possono essere considerate un sottocompartimento cellulare poiché in corrispondenza di


queste avvengono specifiche funzioni (ad esempio parte delle reazioni della respirazione cellulare
avvengono in corrispondenza della membrana mitocondriale).
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La scoperta della composizione della membrana cellulare venne pubblicata nel 1972 sulla rivista scientifica
“science” da due importanti scienziati: Garth Nicolson e Jonathan Singer. Questi definirono Il modello del
mosaico fluido: «le membrane cellulari sono costituite da un doppio strato lipidico fluido nel quale le
proteine sono incastrate come le tessere di un mosaico». Da ciò si deduce che, contrariamente a quanto si
era stabilito in precedenza, le proteine interagivano con i lipidi, perché i fosfolipidi hanno questo
comportamento antipatico che permette l'interazione.

LE MENBRANE HANNO LA STESSA STRUTTURA IN CELLULE


DIVERSE E IN ORGANISMI DIVERSI
La membrana cellulare, al microscopio ottico, prevede due
colorazioni:

Teste dei fosfolipidi più scure^ maggiore affinità per le


colorazioni che si utilizzano in microscopia elettronica;

Code dei fosfolipidi più chiare^ minore affinità per le colorazioni


che si utilizzano in microscopia elettronica.

LE SCOPERTE CHIAVE
• I primi indizi sulla natura chimica della membrana furono ottenuti da Ernest OVERTON (1890), il quale
si rese conto che le cellule erano circondate da una sorta di strato selettivamente permeabile che
permetteva ad alcune sostanze di entrare ed uscire con velocità significativamente differenti: le
sostanze solubili nei lipidi penetravano più facilmente di quelle solubili in acqua. OVERTON

concluse che i lipidi erano presenti sulla superficie cellulare, come se si trattasse di un rivestimento.
• Gorter e Grendel nel 1925 dimostrarono che i lipidi estratti dalle ombre eritrocitarie ottenute per lisi
osmotica, una volta lasciati diffondere sulla superficie dell'acqua di una capsula e compressi in
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modo da formare un monostrato continuo, occupavano una superficie doppia rispetto a quella dei
globuli rossi di partenza. Questa osservazione portò alla conclusione che i lipidi fossero disposti a
doppio strato nella membrana eritrocitaria.

• Il solo modello del doppio strato lipidico non spiegava molte delle caratteristiche delle membrane
biologiche. Ad esempio il passaggio di ioni potassio attraverso un doppio strato lipidico impiega
giorni, mentre in una membrana plasmatica naturale solo ore. Hugh Davson e James Danielli, al
fine di spiegare alcune proprietà, ipotizzarono la presenza di proteine. Nel 1935 proposero che le
membrane biologiche erano formate da due strati di fosfolipidi rivestiti esternamente da uno
strato di proteine. Il loro modello definito a "sandwich” era quindi costituito da proteinelipide-

proteine.
• Singer e Nicholson, nel 1972, proposero il modello a mosaico fluido che ipotizza una membrana come
un mosaico di proteine incluse in modo discontinuo in un doppio strato lipidico fluido (ricco di acidi
grassi insaturi).

La giusta fluidità della membrana è una caratteristica fondamentale, in quanto se risultasse troppo fluida,
permetterebbe l'ingresso di qualsiasi sostanza non svolgendo la funzione di barriera, al contrario, se fosse
troppo rigida, i fosfolipidi non riuscirebbero ad interagire con le proteine.

Al doppio strato lipidico è associata una serie di proteine di membrana che svolgono diverse funzioni:

• recettori
• canali selettivi per il passaggio di ioni
• trasportatori
• molecole di adesione

PROTEINE DI MEMBRANA
Le proteine di membrana sono classificate sulla base del tipo di associazione ad orientamento con il doppio
strato lipidico, in particolare si riconoscono:

• proteine integrali di membrana: proteine transmembrana che attraversano completamente il


doppio strato lipidico sporgendo sia sul versante extracellulare (dominio extracellulare) che sul ver-
sante citoplasmatico (dominio citoplasmatico). Le proteine integrali di membrana possono
costituire fino al 20-30% di tutte le proteine codificate dal genoma di una cellula e svolgono
funzione recettoriale, costituiscono i canali e i trasportatori per ioni e soluti e rappresentano gli
elementi chiave nel trasporto degli elettroni nella fotosintesi e nella respirazione cellulare;
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• proteine periferiche di membrana: si tratta di proteine che sono associate debolmente (attraverso
la forma-zione di legami non covalenti) alle "teste" polari dei lipidi di membrana o a proteine
transmembrana, sul versante extracellulare o citoplasmatico dove vanno a costituire, ad esempio, i
siti di ancoraggio per gli elementi del citoscheletro.

La funzione delle proteine di membrana è strettamente correlata alla funzione della membrana stessa,
principalmente sono gli effettori molecolari a specificare le funzioni di una membrana.

LE PROTEINE TRANSMEMBRANA HANNO UNA PORZIONE DELLA PROTEINA CHE ATTRAVERSA I BILAYER
LIPIDICO

Il dominio transmembrana contiene aminoacidi con catene laterali non polari poiché interagiscono con i
fosfolipidi di membrana

> Monopasso: 1 dominio (attraversa una volta)


> Multipasso: più domini (attraversa più di una volta)
> Barili beta: foglietti a forma di beta che assumono una conformazione particolare a forma di barile
con funzione di regolare il passaggio di molecole
> Proteine ancorate mediante un lipide
> Proteine con ancora GPI (glicosilfosfatidlinositolo): utilizzato per ancorare una determinata
proteina alla faccia esterna della membrana cellulare, in contatto quindi con l'ambiente acquoso
extracellulare

LIPIDI DI MEMBRANA
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Fosfatidilserina ^ si trova nel foglietto citosolico della membrana plasmatica e contribuisce, in quanto
presenta una carica netta negativa, a formare il potenziale di membrana.

Sfingomielina^ sfingolipide che non ha uno scheletro di glicerolo, ma di ceramide. E’ un lipide molto
abbondante nei neuroni in quanto la mielina è una guaina che riveste i neuroni.

I GLICOLIPIDI COSTITUISCONO UN'ALTRA


CLASSE DI LIPIDI

COLESTEROLO
Il colesterolo di membrana si intercala, essendo piccolo, tra i fosfolipidi.

Ruolo: regola la fluidità della membrana: il colesterolo rende la membrana più rigida.

Le membrane cellulari sono strutture asimmetriche poiché le "teste dei fosfolipidi rivolte verso lo spazio
extracellulare e i domini extracellulari delle proteine transmembrana possono essere legati maniera
covalente a catene glucidiche (glicosilazione) a costituire popolazioni di glicolipidi e glicoproteine. Il
contenuto in carboidrati di una membrana cellulare non è trascurabile; nella membrana plasmatica di
alcuni tipi cellulari essi infatti possono rappresentare fino al 10% in peso di cui circa il 90% è
covalentemente legato a proteine. All'interno del doppio strato lipidico, lipidi e proteine sono in grado di
muoversi con una certa libertà sul piano del foglietto che le contiene grazie anche alla fluidità intrinseca del
doppio strato lipidico (che è comunque influenzata dal grado di saturazione delle catene di acidi grassi, dal
contenuto in colesterolo e dalla temperatura; vedi Capitolo

Mentre il doppio strato lipidico rappresenta la componente strutturale delle membrane cellulari, le
proteine integrali e periferiche svolgono la maggior parte delle funzioni caratteristiche attribuibili alla
struttura. Il rapporto fra lipidi e proteine e il tipo di lipidi e proteine contenute all'interno delle membra- ne
cellulari varia a seconda del tipo di membrana considerato (ad esempio membrana plasmatica, membrana
mitocondriale, membrana del reticolo endoplasmatico, ecc.); del tipo di organismo (ad esempio cellula
animale, vegetale, organismo proca- riote) o del tipo cellulare (ad esempio cellula muscolare, epatocita,
neurone). Nella membrana plasmatica, ad esempio, il rapporto in peso fra lipidi e proteine è di circa 1:1.

PROTEINE DI MEMBRANA
Le proteine di membrana hanno varie funzioni:
 ADESIONE: cellula-cellula; cellula-matrice; giunzioni strette, aderenti e desmosomi. CADERINE E
INTEGRINE. Tipiche nel tessuto epiteliale.
 TRASPORTO: canali, trasportatori. Mediano il trasporto attraverso le membrane.
 ENZIMI:molti tipi catalizzano reazioni che avvengono all’interno o sulla superficie della membrana
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 RECETTORI: legano molecole segnale (ormoni, fattori di crescita) e trasmettono l’informazione


all’interno della cellula. Esempio di recettore: TSH (ormone prodotto dall’asse ipotalamo-ipofisi, che
stimola la tiroide a funzionare)
Il domini extracellulare di una proteina transmembrana è quello
che va a legare l’ormone.

Le proteine di membrana sono spesso associate in grossi complessi:


a livello della membrana plasmatica dei globuli rossi si forma una
rete di proteine che favorisce la sua elasticità. Tramite dei ponti di
SPETTRINA, si legano all’ ACTINA (componente del citoscheletro).

Nel muscolo c’è una connessione tra citoscheletro e proteine della


matrice extracellulare (GLICOPROTEINE) attraverso la DISTROFINA,
la quale funge da ponte. Questa è così chiamata perché è la
proteina mutata all’interno di individui affetti dalla Distrofia
muscolare.

Le membrane hanno tre principali proprietà:


 Sono ASIMMETRICHE: i due strati del bilayer lipidico hanno una differente composizione di lipidi.
Glicolipidi sul foglietto extracellulare (esterno); Fosfatidilserina sul foglietto citosolico (interno).
Durante l’apoptosi le cellule devono essere rimosse da un MACROFAGO. Questo, per fare ciò, ha
bisogno di un segnale. Infatti, durante l’apoptosi la FOSFATIDILSERINA si sposta sulla porzione
extracellulare presentando il segnale “EAT ME” riconosciuto dal macrofago.
Anche le proteine contribuiscono all’asimmetria. Infatti, c’è una differenza tra la regione citosolica e
quella extracellulare. La cisterna è un’amminoacido che forma dei ponti disolfuro soltanto nella
porzione extracellulare. Inoltre, gli zuccheri si vanno a legare solamente alla parte extracellulare.

Le proteine che si trovano nella membrana, vengono sintetizzate


nel RE, passano nell’Apparato del Golgi e, grazie a delle vescicole,
raggiungono la membrana. Il dominio luminare di una proteina
corrisponde a quello che sarà il dominio extracellulare. Il dominio
citoplasmatico, invece, resta tale lungo tutto il trasporto dal RE alla
membrana. Il lume degli organelli corrisponde topologicamente allo
spazio extracellulare. Le proteine transmembrana hanno uno
specifico e unico orientamento nella membrana.

Glicolipidi e glicoproteine (formano il GLICOCALICE, che ha una


funzione protettiva) si trovano esclusivamente sul foglietto esterno
della membrana plasmatica, dove svolgono diverse funzioni:
o PROTETTIVA: Superficie apicale di molti epiteli
o RICONOSCIMENTO CELLULARE: come, ad esempio, il
linfocita che passa attraverso il vaso. In questo caso, infatti,
il riconoscimento SELETTINA/INTEGRINA avviene grazie agli zuccheri.
o ANTIGENICA: molti lipidi della membrana plasmatica hanno funzione antigenica. I globuli rossi
possiedono dei Glicolipidi con funzione antigenica. Il sistema AB0, infatti, si basa sui Glicolipidi.
Il gruppo 0 ha un glicolipide, ma questo non subisce modificazioni; il gruppo A modifica il
proprio glicolipide aggiungendo GalNAC; il gruppo B modifica il glicolipide aggiungendo
GALATTOSIO.
o EFFETTI ELETTRICI: compongono la mielina lungo l’asso e del neurone.
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 Sono DINAMICHE e FLUIDE: i lipidi e le proteine si muovono nelle membrane lateralmente. I lipidi,
inoltre, oltre a muoversi lateralmente, possono ruotare su se stessi, oppure possono flettersi, ma
non possono passare naturalmente da uno strato all’altro (FLIP-FLOP). Per passare dallo strato
citosolico a quello extracellulare (o viceversa) c’è bisogno si un’enzima chiamato FLIPPASI. La giusta
fluidità è importante per la vitalità della cellula.
La fluidità dipende da:
- Temperatura 🌡
- Composizione: colesterolo tende a dare rigidità alla membrana. La composizione dipende dalle
catene di acido grasso dei fosfolipidi e dalla loro saturazione/instaurazione. Catene che
presentano un doppio legame sono più fluide.
 Sono SEMIPERMEABILI: selettivamente permeabili. Permettono il passaggio di una sostanza
apolare/idrofoba, di gas e di acqua (l’unica molecola polare che passa tranquillamente)

MECCANISMI DI TRASPORTO
 PASSIVO: secondo gradiente di concentrazione. Non necessita energia.
o Diffusione semplice: movimento spontaneo di un soluto in una soluzione. Dipende dalla
liposolubilità della molecola (ormoni tiroidei e steroidei). Per far sì che una molecola si
muova da una parte all’altra c’è bisogno di una forza: la concentrazione.
o Diffusione facilitata: mediata da trasportatori. Specifica e saturabile. I trasportatori di
questo tipo di diffusione possono essere i CANALI IONICI e le PROTEINE CARRIER O
PROTEINE TRASPORTATRICI. I CANALI IONICI permettono l’ingresso di più molecole alla
volta. Sono proteine che formano pori colmi di acqua che permettono il passaggio di
specifici ioni. La regolazione dell’apertura del canale avviene tramite un voltaggio o un
ligando o uno stimolo meccanico.
L’eccitabilità elettrica è correlata all’attività dei canali ionici regolati da voltaggio sono
abbondanti nelle cellule neuronali.
I canali LIGANDO DIPENDENTI servono, ad esempio, per la comunicazione tra due neuroni.
Quando l’impulso elettrico si propaga fino al terminale assonino, si aprono dei canali del
calcio a livello della sinapsi, le vescicole sinaptiche si fondono e il neurotrasmettitore si
libera nello spazio extracellulare. Il neurotrasmettitore si apre e si ottiene una differenza di
potenziale.
Il trasporto attraverso la membrana può avvenire secondo una precisa direzionalità:
 UNIPORTO: movimento di una sola molecola
 SIMPORTO: due molecole che si muovo nella stessa direzione. COTRASPORTO
 ANTIPORTO: due molecole che si muovono in direzione opposta

 ATTIVO: contro gradiente di concentrazione. Richiede energia. È mediato da pompe (complessi multi-
proteici). L’energia necessaria deriva dall’ATP.
- La pompa Na, K-ATPasi (sodio-potassio) trasporta tre ioni sodio (cariche positive) fuori e due ioni
potassio (cariche positive) dentro la cellula. Agisce contro gradiente consumando ATP . La pompa è
costituita da due subunità. Gli ioni sodio sono più concentrati verso l’esterno e meno concentrati
all’interno. Il potassio, invece, è più concentrato all’interno e meno all’esterno. Questa pompa,
quindi porta 3 ioni sodio fuori e 2 ioni potassio dentro consumando ATP. Prima di tutto lega i 3 ioni
sodio utilizzanti ATP. Infatti, l’ATP cede il fosforo affinché la pompa subisca fosforilazione e si apra
verso l’esterno così da spingere gli ioni fuori. Nel frattempo si lega il potassio. Per legare il potassio,
avviene il processo inverso: DEFOSFORILAZIONE. La pompa cede il fosforo all’ATP per potersi aprire
verso l’esterno e permettere l’ingresso del potassio.
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L’attività della pompa Na, K-ATPasi è essenziale per altri processi essenziali:
 Fondamentale per generare e mantenere il potenziale di membrana a riposo
 Ha un ruolo diretto nella regolazione del volume cellulare regolando le forze osmotiche
 Il gradiente del sodio può essere sfruttato per attivare gli altri tipi di trasporto
 Il gradiente del sodio è cruciale per il mantenimento del pH cellulare.

La pompa Na, K-ATPasi svolge un ruolo fondamentale nel mantenimento del volume dei globuli rossi.
Il co-trasporto Na/glucosio nelle cellule intestinali dipende dall’attività della pompa Na, K-ATPasi.
Anche i valori del pH cellulare sono regolati dall’attività della pompa Na, K-ATPasi:
 Na+ dentro e H+ fuori;
 Cl- dentro e HCO3- fuori

Il calcio è trasportato all’esterno della cellula mediante una pompa Ca-ATPasi o un antiporto spinto dal
gradiente elettrochimico del Na: CONTRO GRADIENTE. Riporta alla normalità i livelli del calcio in modo tale
che la cellula possa essere responsiva.
La pompa protonica nelle cellule dello stomaco è cruciale per la digestione.

Diabete Nefrogenico o Insipido: i pazienti affetti hanno una mutazione a livello dell’ ACQUAPORINA (canale
dell’acqua situato sulle superfici apicali dell’epitelio renale). Quando il canale è mutato, l’acqua non può
essere riassorbita. Causa POLIURIA (urine abbondanti).

FIBROSI CISTICA o MUCOVISCIDOSI: CFTR è un canale del cloro presente sulla superficie apicale di cellule
epiteliali delle vie aeree, intestino, ghiandole sudoripare. A causa del malfunzionamento del canale si forma
un muco eccessivo che determina difficoltà respiratorie.
Secrezioni mucose sono viscide con conseguente ostruzioni dei dotti.
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Gli organelli
Molte funzioni degli organuli cellulari sono dipendenti dalle proteine presenti nell’organello stesso. In tutte
le cellule del nostro organismo abbiamo lo stesso set di organelli. Il primo organello che si è formato è stato
il nucleo che si trova in una regione più o meno centrale delle nostre cellule; poi abbiamo altri organuli
cellulari membranosi che sono il reticolo endoplamastico e l’apparato di golgi che fanno parte della
principale via secretoria cellulare perché sono connessi strettamente con la membrana plasmatica. Gli
organelli più facilmente identificabili sono i mitocondri che svolgono un ruolo importante nel metabolismo
energetico. Nella cellula ci sono organelli più piccoli come endosomi e lisosomi che costituiscono il sistema
endo-lisosomiale , i quali sono in relazione con la membrana plasmatica e la via secretoria. I Perossisomi
sono altri organuli cellulari, morfologicamente simili ai lisosomi, ma differenti per funzionalità. Tutti i tipi
cellulari hanno questi diversi compartimenti che sono alla base della vitalità di tutte le cellule.

Una differenza che ci può essere tra un tipo


cellulare ed un altro non è la presenza o meno di
alcuni organelli, ma l’abbondanza di questi ultimi.
Ad esempio, le cellule del pancreas contengono
molti organelli della via secretoria poiché
producono proteine da portare all’esterno della
cellula. I compartimenti cellulari sono strutture
dinamiche nella nostra cellula utili per rispondere
alle esigenze metaboliche ed agli stimoli della
cellula stessa.
Gli organelli si trovano all’interno del citosol che è
considerato uno dei compartimenti cellulari
poiché anche nel citosol avvengono specifiche
reazioni in relazione alle molecole presenti nell’ambiente citosolico.

Il citosol contiene:
● citoscheletro

● ribosomi

● enzimi e complessi multienzimatici

● piccole molecole

● depositi (glicogeno e lipidi) .


Una componente abbondante del citosol sono le proteine, di tutte le proteine presenti nell’organismo circa
il 20% di queste svolgono le loro funzioni all’interno del citosol. La maggior parte di queste sono enzimi, che
quidi svolgono attività catalitiche.
Le reazioni metaboliche che si svolgono all’interno del citosol possono essere:
● cataboliche🡪 glicolisi, ovvero la degradazione di glucosio in piruvato; proprio per questo tutti gli
enzimi glicolitici si trovano nel citosol;
● biosintetiche🡪 sintesi di lipidi, molti enzimi che servono a sintetizzare lipidi si trovano nel citosol,
sintesi delle basi azotate…

Nel citosol avviene un'altra via biosintetica importante: la traduzione, perché gli RNA che intervengono nel
processo di traduzione si assemblano a livello del citosol per sintetizzare le proteine.
Terminata la traduzione, quindi una volta sintetizzate, le proteine devono raggiungere il loro
compartimento finale. Le proteine citosoliche restano nel citosol, invece, per tutte le altre, dopo la loro
sintesi che avviene nel citosol, tramite meccanismo co-tradizionali o post-trascrizionali vengono smistate e
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trasportate nel luogo di destinazione finale. UNA PROTEINA DEVE ESSERE SINTETIZZATA , ASSUMERE LA
GIUSTA CONFORMAZIONE QUINDI ESSERE FUNZIONALE E DEVE FUNZIONARE NEL LUOGO GIUSTO AL
MOMENTO GIUSTO. Se una proteina, ammettendo abbia acquisito giusta conformazione dovesse stare in
un luogo sbagliato, potrebbe svolgere un processo sbagliato, come ad esempio causano l’insorgenza di
alcuni tumori (funzione sregolata della cellula). I segnali di smistamento sono quindi cruciali
nell’indirizzamento delle proteine. Lo smistamento delle proteine ai comparti cellulari dipende da
specifiche sequenze di amminoacidi presenti sulla proteina stessa. Tali sequenze sono dette sequenze
segnale. Pertanto, il destino della proteina è noto già al momento della trascrizione del gene
corrispondente.

La sequenza (peptidica) segnale può essere presente:


● alla estremità amino-terminale come ad esempio la sequenza per l’importo al RER;

● alla estremità carbossi-terminale come ad esempio la sequenza per l’importo nei perossisomi;

● intersperse come ad esempio nell’importo o esporto nucleare.


La presenza delle sequenze segnali prevede che esse siano riconosciute da specifiche proteine (recettori di
smistamento) che le indirizzano al compartimento bersaglio; qui si legano a specifiche proteine e/o a canali
di traslocazione presenti sulla membrana del comparto bersaglio in modo da consentire l’inserimento della
proteina o all’interno del comparto o alla sua membrana.

Nel caso che il peptide nascente non presenti il peptide segnale, la sintesi proteica viene completata nel
citoplasma stesso e le proteine sintetizzate in dipendenza di specifici segnali possono:
● restare nel citoplasma oppure essere trasferite:

● nel nucleo;

● nei mitocondri;

● nei plastidi;

● nei perossisomi.

Il trasferimento delle proteine in tali comparti avviene dopo la traduzione ed è pertanto detta:
importazione post-traduzionale.
L’importazione co-traduzionale o post-traduzionale delle proteine dipende dalla presenza o assenza del
peptide segnale sui peptide nascente.

Nel caso che il peptide nascente presenti una particolare sequenza di amminoacidi, detta peptide segnale,
la sintesi proteica è momentaneamente bloccata per continuare dopo la smistamento dei polisomi sulla
membrana del Reticolo Endoplasmatico (RE). Le proteine sintetizzate entrano lume del RE, da qui passano
nell’apparato di Golgi, per essere poi inviate:
● alla membrana plasmatica;

● a vescicole di secrezione;

● ai lisosomi.
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Le proteine della via secretoria vanno dal citosol al reticolo endoplasmatico verso gli altri organelli della via
secretoria.

IL NUCLEO
Il nucleo è il compartimento che racchiude il DNA ed è la sede dei processi di duplicazione e trascrizione;
Tra nucleo e citoplasma c’è un continuo scambio regolato. Morfologicamente è tondo/ovale ed è
circondato da una membrana nota come involucro nucleare o membrana nucleare.

La struttura nucleo è un indice diagnostico:


innanzitutto l’involucro nucleare in cellule sane è

netto. Se si va in contro a processi diagnostici come


l’ago aspirato o all’esportazione di una parte di
tessuto si usano specifiche colorazioni che mettono in evidenza il citoplasma e il nucleo. In particolare, un
nucleo che ha una struttura bilobata o trilobata (nucleo aberrante) , oppure un involucro nucleare che
presenta una struttura non netta, è potenzialmente un indice di una cellula che si sta trasformando
alterazioni oncologiche.
Il nucleolo è una regione del nucleo non separata da una membrana, in cui avviene la trascrizione degli RNA
ribosomali. Al microscopio è una zona più scura, in quanto è formata dall’addensamento di alcune
molecole. L’involucro nucleare definisce il compartimento nucleare ed è in intima connessione con reticolo
endoplasmatico rugoso, infatti il lume del reticolo endoplasmatico è in connessione con il lume
dell’involucro nucleare. L’involucro è una doppia membrana a doppio strato lipidico avvolto su se stesso. Al
di sotto della membrana nucleare abbiamo la lamina nucleare, la quale forma un reticolo fibroso di natura
proteica ed ha funzione strutturale di sostegno per il nucleo stesso. La lamina nucleare è una rete
filamentosa di proteine fibrose (lamine a struttura allungata) presenti in tre isoforme: A,B,C.

Le lamine si associano a formare


strutture di ordine superiore. In alcuni
domini del polipeptide di lamina si
associa un’ulteriore lamina a formare
un dimero. Le associazioni tra le lamine
vengono chiamate testa-coda e vanno a
formare un polimero. Tramite
associazione laterale di polimeri si
forma una fibra sempre più grande con
struttura di ordine superiore. La lamina,
oltre a funzione strutturale di
resistenza, ha anche una funzione
regolatrice per il corretto
posizionamento dei cromosomi,
fondamentale per la regolazione
dell’espressione genica. Per questo
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motivo il DNA, o parte di DNA non trascritto si trova associato alla lamina. Mutazioni delle proteine della
lamina portano a mutazioni come ad es. sindrome dell’invecchiamento precoce (progeria).
L’involucro nucleare non è una struttura continua ma presenta dei punti di interruzione con struttura
geometrica e ordinata: i pori nucleari.

Figura 1 versante citosolico, strutture dentate; Figura 2 versante interno del nucleoplasma, struttura a canestro.

I PORI SONO COSTITUITI DA NUCLEOPORINE


Più di 50 proteine chiamate nucleoporine formano l’impalcatura del poro.

Organizzazione ottagonale:
● 8 proteine poste in maniera simmetrica attorno al poro e che protrudono sia sul versante
citoplasmatico che nucleoplasmatico e formano 2 anelli concentrici appoggiati alle 2 membrane
● altre proteine formano 8 raggi che dipartendosi dagli anelli si dirigono verso il centro del poro
raggiungendo un’unità denominata trasportatore
● Ci sono poi proteine che si estendono dal bordo verso lo spazio perinucleare e si ritiene che
possano fungere da ancoraggio per tutto il complesso.
● Inoltre 8 fibre si estendono dagli anelli sia verso il citosol sia verso il nucleoplasma. Quelle
protrudenti all’interno del nucleo formano una sorta di cesto (basket nucleare) in quanto unite alle
loro estremità da un anello fibroso.

Queste strutture hanno una funzione di regolazione poiché permettono il passaggio selettivo di molecole
consentono un passaggio limitato di molecole. Cosa passa?
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● permeabili a molecole piccole (5000 dalton) -> passaggio per semplice diffusione di ioni,
nucleotidi…
● molecole più grandi sono importate o esportate attraverso il riconoscimento di specifici segnali. Ad

esempio RNA polimerasi, DNA polimerasi, istoni…

Attraverso il trasporto bidirezionale il citosol e il nucleo sono intimamente connessi attraverso il poro
nucleare.

I MITOCONDRI E L’OMEOSTASI CELLULARE


Il mitocondrio ha un ruolo importante nella vita e nella morte di ogni cellula.

Numero: variabile
Dimensione: 0.5-1μ
Forma: allungati o sferici
Mobilità: si spostano lungo i microtubuli del citoscheletro
Localizzazione/distribuzione: la distribuzione dei mitocondri non è casuale: si addensano dove c’è
maggiore richiesta di energia. Ad esempio, nei neuroni, si posizionano nel TERMINALE SINAPTICO. Essi
vengono trasportati lungo i binari dei microtubuli. Il traffico dei mitocondri determina delle neuropatie
causate da proteine che ne impediscono lo spostamento.
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Struttura molecolare
La membrana esterna ha una
struttura simile alla membrana
plasmatica; è più ricca di lipidi e
contiene colesterolo ed è molto più
permeabile, proprietà dovuta alla
presenza di proteine dette Porine
(fanno passare molecole 5000-10000
dalton)
Ha una emivita di circa 5 giorni (a
differenza di quella interna che ha
emivita circa pari al doppio).
Le porine hanno conformazione a
barilotto beta e, grazie a queste la
membrana è molto più permeabile ad
esempio, il piruvato entra nei
mitocondri attraverso le porine. La
membrana interna, invece è molto
poco permeabile . Le piccole molecole e ioni entrano nel mitocondrio grazie alle porine, mentre le proteine
grandi entrano grazie a dei complessi specifici.
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Il mitocondrio ha 4 sub compartimenti che hanno diversa composizione e diverse funzioni. Andando a
isolare i mitocondri si è determinato che ci sono circa 600 proteine mitocondriali, e circa un centinaio di
queste si trovano nella membrana interna (sulle creste), sotto forma di complessi multiproteici e
multienzimatici, come ad esempio quelli della catena respiratoria e dell’ ATP sintasi. Le creste mitocondriali
sono introflessioni della membrana interna e sono strutture altamente specializzate e differiscono in
lunghezza, forma e numero, a seconda delle richieste energetiche della cellula.
La membrana interna differisce da quella esterna ed ha un elevato contenuto di proteine
✔ non contiene colesterolo, è ricca del fospolipide cardiolipina (4 catene di acido grasso legate
mediante 2 gruppi fosfato al glicerolo)
Contiene 4 tipi di proteine:
1) proteine della catena respiratoria
2) il complesso multi-enziamtico dell’ATP sintasi
3) trasportatori di metaboliti (acidi di- e tricarbossilici, ADP, ATP)
1. 4)Complesso TIM

Sulle creste, i complessi proteici della catena respiratoria sono molto vicini in quanto così il processo è più
efficiente perché favorisce il passaggio di elettroni.
La matrice mitocondriale contiene in forma solubile un elevato numero di enzimi e metaboliti; come ad
esempio gli enzimi del ciclo di krebs, ciclo che porta a degradare ulteriormente il piruvato.
● enzimi del ciclo di Krebs

● DNA, ribosomi (DNA funzionale perché viene replicato, trascritto e tradotto al interno della matrice
mitocondriale, ci sono più copie di DNA mitocondriale, circa 10-12 copie)
● DNA e RNA polimerasi

● Sali di calcio

● metaboliti (ADP, ATP, AcCoA, vari intermedi metabolici)

I mitocondri possiedono un genoma proprio, per cui sono organelli semiautonomi. Il DNA mitocondriale è
circolare e compatto e viene trasmesso per via materna (conferma della teoria simbiotica). Nel DNA
mitocondriale, come in quello dei batteri e non ci sono gli introni ma è tutto codificante.
Nell’uomo ogni mitocondrio contiene 10-12 copie di DNA. Il DNA mitocondriale umano contiene 16569 paia
di basi e 37 geni che codificano per:
● 13 proteine

● 22 tRNA

● 2rRNA

Questi mitocondri fanno un USO RILASSATO DEL CODICE GENETICO: per la traduzione si prendono in
considerazione soltanto le prime due lettere della tripletta. 4 dei 64 codoni del codice genetico vengono
decodificati in modo diverso rispetto ad altri genomi: CODICE GENETICO VARIANTE. Il DNA viene tradotto e
trascritto all’interno della matrice.
I ribosomi mitocondriali sono più simili a quelli batterici. Per inibirli vengono utilizzati degli antibiotici.
La divisione dei mitocondri, inoltre, avviene indipendentemente dalla mitosi.
I mitocondri importano dal citosol quasi tutte le proteine. La membrana interna è molto simile a quella dei
batteri: questo conferma la TEORIA ENDOSIMBIONTICA. La cardiolipina è presente anche nei batteri.
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SINTESI DELL’ATP
I mitocondri hanno un ruolo centrale nel metabolismo energetico perché qui avviene la reazione di sintesi
dell’ATP:
ADP + Pi —> ATP
Per ottenere le molecole di ATP questa reazione deve avvenire nei mitocondri ma, soprattutto, sottendere
3 processi:
1. Ciclo di Krebs: avviene a livello della matrice
2. Catena respiratoria: a livello delle creste dove troviamo l’ATP SINTASI.
3. Fosforilazione ossidativa: vera e propria sintesi di ATP; aggiunta del gruppo fosfato in presenza di
ossigeno. L’ossigeno è il fattore limitante.
Per ogni molecola di piruvato si formeranno 32 molecole di ATP. Questi 3 sono strettamente correlati
tra di loro. Se il ciclo di Krebs si blocca, automaticamente si bloccheranno i processi successivi.
La principale fonte energetica delle cellule è il glucosio. La reazione che porta alla degradazione
completa del glucosio:
ATP
C6H12O6 + 6O —> 6CO2 + 6H2O

La glicolisi avviene nel citosol in assenza di ossigeno e genera il piruvato. Se non ci fosse abbastanza
ossigeno il piruvato viene trasformato con la FERMENTAZIONE LATTICA (o ALCOLICA).
Se, invece, il piruvato prodotto nel citosol passa nel mitocondrio, in presenza di ossigeno viene degradato
ottenendo molto più ATP.Il bilancio netto, in presenza di ossigeno, è 1 glucosio = 32 ATP. Questo processo
avviene grazie al giusto funzionamento dei mitocondri.

Il piruvato, ottenuto come prodotto della glicolisi, passa attraverso la membrana esterna dei mitocondri
grazie alla presenza delle PORINE. Raggiunge la matrice, attraversando anche la membrana interna, tramite
uno specifico trasportatore. Nei mitocondri, inoltre, entrano anche i NADH (cofattori enzimatici che si sono
prodotti anche nella stessa glicolisi).
Il piruvato, una volta entrato nella matrice, serve ad
innescare il Ciclo di Krebs. Subisce una reazione di
decarbossilazione (perdita di una molecola di CO 2),
reagisce con il coenzima A e si forma
ACETILCOENZIMA A (primo substrato del processo del
ciclo di Krebs). Il ciclo di Krebs fa una serie di reazioni
a catena che comportano la formazione di altri NADH
e FADH2. Normalmente sia il NADH che il FADH 2 si
trovano allo stato ossidato, ma grazie al ciclo di Krebs
si trovano allo stato ridotto (accettano elettroni e
atomi di idrogeno). Questi fanno da ponte con la
respirazione cellulare, perché cedono elettroni al
complesso della catena respiratoria: NADH lo cede al
complesso 1 e il FADH2 al complesso 2. La catena
respiratoria trasferisce elettroni da un complesso ad
un altro e, contemporaneamente, NADH e FADH 2
cedono anche protoni. Infatti, nello spazio
intermembrana si forma un gradiente protonico
(elevata concentrazione di ioni H +). L’ultimo accettare molecolare della catena respiratoria è l’ossigeno
(senza di esso la catena respiratoria si bloccherebbe).

Grazie alla cresta si forma un micro ambiente in cui c’è un’elevata concentrazione di ioni H + , che sono
quelli che danno l’innesco al coenzima per far funzionare l’ATP sintasi. Senza il gradiente protonico, l’ATP
sintasi non funziona perché la sua attività catalitica si innesca solo grazie al gradiente.
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Le molecole che sono fonte di energia sono i carboidrati, il glucosio, i lipidi e le proteine. I lipidi
rappresentano una fonte di energia grazie alla degradazione delle lunghe catene di acidi grasso: le singole
unità carboniose reagiscono con il coenzima A dando vita all’ ACETILCOENZIMA A. La beta ossidazione degli
acidi grassi avviene proprio nella matrice mitocondriale. I lipidi vengono utilizzati come fonte energetica
quando non c’è il giusto apporto di carboidrati.
Anche le proteine possono attivare il ciclo di Krebs: quando vengono degradate nei singoli amminoacidi, lo
scheletro carbonioso può dare ACETILCOENZIMA A. L’utilizzo di proteine per ottenere energia è l’ultimo
scoglio.
Gli acidi nucleici non possono dare energia.

Le reazioni del ciclo di Krebs sono delle reazioni cicliche durante le quali si produce, soprattutto dal Succinil-
CoA al Succinato, diretta produzione di energia sotto forma di GTP.
I complessi della catena respiratoria sono dei grossi complessi proteici legati alla membrana interna del
mitocondrio:

● Complesso 1: riceve elettroni e


ioni H+ dal NADH
● Complesso 2: li riceve dal
FADH2
● Complesso 3: riceve elettroni
dal complesso 1 e 2 tramite
l’UBICHINONE (molecola
liposolubile)
● Complesso 4: riceve elettroni
dal complesso 3 tramite il
CITOCROMO C
L’ultimo accettare di elettroni è l’ossigeno, che in presenza di ioni H+ formerà acqua.
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I mitocondri sono organuli semiautonomi: ciò vuol dire che hanno un proprio DNA, chiamato DNA
mitocondriale che è funzionale, ma non sufficiente per codificare tutte le proteine che servono. Anche il
DNA mitocondriale può subire delle mutazioni, ovvero delle alterazioni dell'informazione genica. Per ogni
mitocondrio eucariotico abbiamo circa 10 copie di DNA: IN OGNI CELLULA CI SONO MIGLIAIA DI COPIE DI
DNA MITOCONDRIALE; Si parla di:

OMOPLASMIA tutte le copie di mtDNA (DNA mitocondriale) sono identiche tra loro;

ETEROPLASMIA accanto a copie normali del genoma mitocondriale coesistono nella stessa cellula
copie in cui il DNA reca delle mutazioni.

La patologia si esprime a livello quantitativo, ovvero se le copie mutate sono minori delle copie di DNA
sano, il mitocondrio compensa e non si manifesta alcuna alterazione; se le copie di DNA mutato sono
maggiori rispetto al DNA sano, allora si verifica una condizione patologica a causa della non efficienza del
mitocondrio stesso. Esiste a tal proposito una soglia critica da superare per manifestare la malattia
fenotipicamente.
Le malattie dovute ad alterazioni del DNA mitocondriale sono ad eredità materna, poiché il DNA
mitocondriale si trasmette per via materna.

 SOLO LA MADRE TRASMETTE AI FIGLI UNA MUTAZIONE NEL mtDNA


 I MITOCONDRI SONO EREDITATI SOLO DALLA MADRE
 SOLO LA MADRE TRASMETTE AI FIGLI UNA MUTAZIONE NEL mtDNA
 VI E' UNA SOGLIA CRITICA PER L'ESPRESSIONE DEL FENOTIPO
 DIFFERENTI TESSUTI HANNO UNA DIFFERENTE ATTITUDINE A RISENTIRE UN DANNO DI
FUNZIONALITA' MITOCONDRIALE:
 SISTEMA NERVOSO>CUORE>MUSCOLO SCHELETRICO> RENE>SISTEMA ENDOCRINO>FEGATO

Le malattie mitocondriali sono soprattutto neuropatie ed emopatie poiché le proteine mitocondriali


intervengono soprattutto nel processo del metabolismo energetico.
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LE MUTAZIONI DEL DNA MITOCONDRIALE POSSONO PORTARE AD UN GRAN NUMERO DI MALATTIE

• Exercise intolerance (intolleranza all'esercizio): Senso di affaticamento


• Sindrome di Kearns-Sayre (KISS), che causa la perdita della piena funzionalità nei movimenti di
cuore, occhi e muscoli
• Neuropatia ottica ereditaria di Leber (LHON)
• Epilessia mioclonica a fibre rosse "ragged-red" (MERRF): contrazione muscolare brusca scatenata
da un'attivazione anormalmente violenta di numerosi neuroni del cervello ^ Gli spasmi cellulari
sono muscolari e non a livello del sistema nervoso. La mutazione cade su un tRNA e di conseguenza
tutte le 13 proteine saranno codificate in maniera aberrante.

Dall'analisi istologica del tessuto muscolare


di individuo affetto da MERRF troviamo dei
depositi di colore rosso dopo colorazione
tricromica Gomori.

I perossisomi appaiono come organelli più o meno densi agli elettroni


I perossisomi sono organelli separati da membrana che appaiono più o meno densi agli elettroni.
Morfologicamente sono simili ai lisosomi ed endosomi, infatti dall'analisi morfologica è difficile distinguerli,
ma dall'analisi biochimica si mette in evidenza che i perossisomi sono organuli ricchi di enzimi ossidativi, in
cui uno dei substrati è l'ossigeno.

• Appaiono come sacchi membranosi ricchi di enzimi ossidasi.


• Organelli plastici: rispondono in maniera dinamica alle esigenze metaboliche della cellula; sono
maggiormente attivi in risposta a stimoli di necessità.

I PEROSSISOMI SVOLGONO REAZIONI OSSIDATIVE CATALIZZATE DA ENZIMI QUALI OSSIDASI E CATALASI.

Il perossido di idrogeno, o comunemente acqua ossigenata, è tossica per l'organismo ed è molto reattiva:
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può infatti reagire con le macromolecole ed apportare modifiche. Interviene quindi la catalasi, che svolge
una reazione cruciale per detossificare molecole tossiche nel sangue generando acqua e ossigeno
molecolare.

I perossisomi svolgono altre funzioni di degradazione, ma anche di sintesi:

• P-ossidazione^ le catene di acidi grassi sono demolite a acetil-CoA. Questa reazione si svolge anche
nei mitocondri, la differenza è che nei perossisomi si svolge la P -ossidazione a catena molto lunga
rispetto ai mitocondri.
• Catalizzano la formazione di plasmalogeni, classe più abbondante dei fosfolipidi di membrana delle
cellule eccitabili, soprattutto nervose. Le cellule nervose quindi necessitano di perossisomi efficienti
per la sintesi della guaina mielinica.

Tutte le funzioni cellulari vengono svolte in tutti i tipi cellulari, quando alcuni processi vengono svolti in
maniera alterata in specifiche cellule allora si recano più danni !!!

LA VIA SECRETORIA: UNA VIA DI COMUNICAZIONE CON L'ESTERNO


DELLA CELLULA
La via secretoria è rivolta verso l'esterno della cellula attraverso
differenti percorsi, ovvero il percorso dall'apparato di Golgi ai
lisosomi o alla membrana plasmatica per mezzo del reticolo
endoplasmatico oppure dal Reticolo endoplasmatico - apparato
del Golgi - membrana plasmatica.

Ad esempio i fibroblasti, che producono tanta matrice extra


cellulare come proteoglicani (proteina + zucchero) e collagene
(proteina) sono secrete dalla cellula attraverso gli organelli della via
secretoria.

Tutte le molecole che vengono secrete all'esterno seguono il


percorso della via secretoria, che ha un ruolo fondamentale per
quanto riguarda la comunicazione con l'esterno. Anche le proteine
di membrana, per arrivare a quest'ultima percorrono questa via.

Permette l'esocitosi e serve per la biogenesi della membrana


plasmatica

DIVERSI ORGANELLI FANNO PARTE DELLA VIA SECRETORIA


• RER
• Golgi
• Lisosomi ed endosomi (deputati all'endocitosi)
• Vescicole secretorie (che connettono gli organelli)
• Membrana plasmatica
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Le vescicole possono essere:

• Esovescicole (trasportano all'esterno)


• Endovescicole (trasportano all'interno)

Nell'esocitosi il principale obiettivo è quello di secernere molecole attive che svolgono la loro attività
all'esterno, ad esempio l'ormone insulina, gli anticorpi che combattono eventuali agenti patogeni;
Contrariamente attraverso l'endocitosi le molecole importanti per la cellula vengono portate al suo interno.

COMUNICAZIONE BILATERALE
LA SINTESI DELLE PROTEINE DELLA VIA SECRETORIA INIZIA NEL CITOSOL E PROSEGUE SULLE MEMBRANE
DELRER

La sintesi proteica per tutte le proteine inizia nel citosol, ma grazie alla presenza di alcuni segnali
raggiungono il compartimento cellulare di destinazione. Per tutte le proteine della via secretoria, invece
abbiamo un altro scenario: la sintesi proteica inizia nel citosol, ma grazie ad un segnale specifico vengono
riconosciute ed indirizzate al reticolo endoplasmatico, per poi raggiungere il loro compartimento finale
(SEGUENDO SEMPRE LA VIA SECRETORIA).

Gli organelli della via secretoria sono collegati tramite vescicole, per questo motivo si parla di traffico
vescicolare. Le vescicole sono piccoli sacchetti membranosi che a partire da un organello arrivano, in
maniera regolata ad un altro organello.

Le frecce rosse indicano il flusso anterogrado

• La prima tappa è il RER


• Le vescicole cariche si staccano dal RER ed arrivano al golgi, all'interno del quale ci sono vescicole
intragolgi che servono a passare da una sacca ad un'altra
• Le vescicole si staccano dal golgi e seguono una secrezione regolata e due destini differenti: da un
lato le vescicole possono raggiungere la membrana plasmatica e dall'altro possono raggiungere gli
endosomi ed i lisosomi.

J Le frecce verdi rappresentano la via endocitica, opposta all'esocitosi ed è un flusso retrogrado^ parte
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dalla membrana piasmatica verso endosomi e lisosomi.

IL TRAFFICO VESCICOLARE RICHIEDE LA FISSIONE DI VESCICOLE DA UN ORGANELLO E LA SUA FUSIONE SU


UN ORGANELLO BERSAGLIO

Il processo inizia con un'estroflessione del doppio strato lipidico che racchiude le molecole cargo (proteine
del lume e proteine transmembrana). Le molecole cargo vengono scelte selettivamente sulla base di
specifici segnali. La vescicola si forma grazie al processo di fissione o scissione generando il compartimento
target/bersaglio, fino a spostarsi in maniera direzionale verso l'organello bersaglio e compiere il processo
di fusione. Il movimento delle vescicole avviene grazie ai microtubuli del citoscheletro che formano una
sorta di binari sui quali avviene lo spostamento direzionale delle vescicole. La destinazione ultima della
vescicola è controllata da alcuni agenti molecolari che verificano se la vescicola in questione è arrivata
all'organello corretto. Se il processo è avvenuto correttamente allora meccanicamente il doppio strato
lipidico della vescicola aderisce al doppio strato lipidico del bersaglio e si apre nell'organello: il doppio
strato lipidico della vescicola diventano doppio strato lipidico dell'organello. TUTTI QUESTI PROCESSI SONO
REGOLATI. Il processo si interrompe quando uno dei macchinari molecolari che media il tutto viene alterato
e molte volte questo provoca una condizione patologica.

L'INTERNO DEI COMPARTIMENTI DELLA VIA SECRETORIA È TOPOLOGICAMENTE EQUIVALENTE


ALL'ESTERNO DELLA CELLULA

Il dominio extracellulare di una proteina rappresenta nella via secretoria il suo dominio luminare. Il lume
degli organelli della via secretoria è equivalente topologicamente all'ambiente extracellulare. Quando le
molecole trasportate dalle vescicole si fondono con la membrana plasmatica, le proteine presenti
all'interno del lume della vescicola diventano proteine secrete; Le proteine di membrana diventeranno
proteine legate alla membrana piasmatica. Quindi la via secretoria non serve solo a secernere molecole al
di fuori della cellula, ma anche per far arrivare le molecole alla giusta destinazione.
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IL RETICOLO ENDOPLASMATICO È UNA RETE DI TUBULI/CISTERNE CHE SI ESTENDONO DAL NUCLEO VERSO
LA MEMBRANA PLASMATICA E LE MEMBRANE DEL RETICOLO ENDOPLASMATICO SONO IN CONNESSIONE
CON L'INVOLUCRO NUCLEARE.

Dal punto di vista strutturale, il reticolo endoplasmatico è stato distinto in:

• reticolo endoplasmatico liscio: tubuli dall'aspetto liscio che non presentano ribosomi.
• reticolo endoplasmatico ruvido: le rugosità sono date dalla presenza di ribosomi sulle membrane
del RER.

I ribosomi sono stati individuati poiché, al passaggio di elettroni, hanno affinità alle colorazioni utilizzate in
microscopie e risultano scuri.

Si è osservato che la rete di tubuli del RE, le quali sono unite e collegate tra loro, presenta delle regioni di
RER e delle regione di REL. In seguito all'isolamento di un singolo tubulo e alla centrifugazione differenziale
del preparato si ottengono i microsomi, i quali sono artefatti cellulari vescicolari derivati dalla
frammentazione in laboratorio del reticolo endoplasmatico. I microsomi contengono gli enzimi che
caratterizzano queste strutture, e possono essere rilevati anche enzimi citosolici, quali idrolasi ed enzimi
responsabili della coniugazione epatica. I microsomi possono essere lisci o ruvidi che si differenziano dal
punto di vista sia morfologico che funzionale.

FUNZIONI DEL RETICOLO ENDOPLASMATICO RUVIDO


Sul RER ci sono i ribosomi e quindi il viaggio della via secretoria inizia proprio dal RER. Questo
compartimento è tutto dedicato alla sintesi delle proteine e alle modifiche post-traduzionali che queste
possono subire. Una proteina dopo la sintesi deve assumere la giusta conformazione e per le proteine della
via secretoria questo processo avviene proprio a questo livello cellulare. Nel lume del reticolo ci sono delle
molecole che si chiamano chaperon , grandi proteine che aiutano altre proteine ad assumere la giusta
conformazione , quindi a ripiegarsi per assumere la loro struttura tridimensionale corretta e molte di queste
si trovano al livello del RER.

SINTESI PROTEINE DELLA VIA SECRETORIA E LORO


MODIFICAZIONI:
1. GLICOSILAZIONE (asparagine)
La gicosilazione avviene a carico del gruppo amminico delle asparagine e prende il nome di N-glicosilazione,
avviene a livello del RER. L'oligosaccaride che viene aggiunto modifica quindi la struttura di una proteina
durante o in seguito ai processi di sintesi proteica;

2. RIMODELLAMENTO DELLE CATENE OLIGOSACCARIDICHE


Controllo nella formazione della proteina, contemporaneamente alla rimozione dei monosaccaridi viene
completato il folding (ripiegamento).

3. FORMAZIONE DI PONTI DISOLFURO

4. OLIGOMERIZZAZIONE
ES Gli anticorpi sono fatti da due catene leggere e due catene pesanti legate da ponti disolfuro intercatena;
dopo la sintesi delle singole catene, l'assemblaggio di queste varie catene, quindi l'oligomerizzazione
avviene nel RER. Il lume del RER è abbondante da un lato di proteine in transito della via secretoria e
dall'altro di proteine enzimatiche che catalizzano reazioni a carico delle altre proteine.

5. CONTROLLO DI QUALITÀ'
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Il controllo di qualità è utile a controllare la qualità delle proteine in termine di ripiegamento e


conformazione. Se il controllo di qualità viene superato allora le proteine proseguiranno nella vescicola che
le porterà al golgi. Dal punto di vista fisiopatologico è importante perché vuol dire che la cellula, grazie al
RER ha modo per riconoscere ed eliminare le proteine non funzionanti perché mal ripiegate.
Il reticolo endoplasmatico è presente in tutti i tipi cellulari, ma in base alla specifica funzione di un tipo
cellulare ed in base all'esigenza metabolica, ogni singolo tipo cellulare può espandere il proprio reticolo
endoplasmatico. Ad esempio LE PLASMACELLULE (O LINFOCITI B, CHE PRODUCONO UNA GRANDE
QUANTITÀ DI ANTICORPI) HANNO UN RER MOLTO VOLUMINOSO. Il linfocita B passa da uno stato di resting
(inattivato), ad una fase attiva. Quando arriva il segnale grazie alla presenza di un antigene (virus, batterio),
allora il linfocita B deve produrre anticorpi che si formano nel RER. Il linfocita B attivo quindi avrà un
reticolo molto espanso; dopo aver prodotto anticorpi e quindi aver svolto la sua funzione allora il RER delle
plasmacellule ritorna ad essere nella norma. Le cellule epatiche che producono delle proteine importanti
per il torrente circolatorio, come l'albumina, essenziale per la regolazione della pressione osmotica hanno
un RER sempre molto esteso. Quindi il Reticolo endoplasmatico, come tutti gli altri compartimenti cellulari
è dinamico e risponde alle esigenze cellulari.

FUNZIONI DEL RETICOLO ENDOPLASMATICO LISCIO


1. SINTESI DEI LIPIDI (tali reazioni sono catalizzate da enzimi che si trovano sul lato citosolico della
membrana del REL)
Il reticolo endoplasmatico liscio non ha i ribosomi, ma sintetizza lipidi. La sintesi dei lipidi avviene a livello
del doppio strato lipidico del REL; molti enzimi che catalizzano la sintesi dei lipidi sono enzimi citosolici.

2. SINTESI ORMONI STEROIDEI

3. METABOLISMO DEL GLICOGENO

4. DEPOSITO DI CALCIO (che viene rilasciato dopo uno specifico stimolo ricevuto da cellule)
La pompa calcio ATP asi si trova sul REL. Il calcio viene pompato contro gradiente di concentrazione
all’interno delle regioni del REL. In queste regioni ci sono dei canali in cui avvengono dei meccanismi che
fanno fuoriuscire il calcio dal REL per poi attivare le cellule muscolari. L’omeostasi del calcio è quindi
controllata a livello del reticolo endoplasmatico liscio.

5. REAZIONI DI DETOSSIFICAZIONE
I citocromi (proteine) rimuovono sostanze tossiche.
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APPARATO DEL GOLGI


RETICOLO ENDOPLASMATICO E APPARTO DI GOLGI SONO IN PROSSIMITÀ. Il golgi si posiziona in posizione

perinucleare e morfologicamente, avendo questa specifica localizzazione si localizza facilmente, ed è in


prossimità del reticolo endoplasmatico.

L' APPARATO DI GOLGI È COSTITUITO DA UN INSIEME DI CISTERNE APPIATITE IMPILATE L'UNA SULL'ALTRA
E TENUTE INSIEME DA PARTICOLARI PROTEINE SCOPERTE RECENTEMENTE.
Il nome deriva dal primo studioso che ha indentificato l'apparato, Camillo Golgi (scienziato italiano di fine
'800) , e solo dopo la sua morte sono state prese in considerazione e verificate le sue scoperte.
Le varie cisterne hanno un preciso orientamento:
La porzione del golgi che guarda il reticolo endoplasmatico viene chiamata CIS; La porzione del golgi che
guarda la membrana plasmatica è chiamata TRANS.

Nel mezzo ci sono una serie di cisterne


che prendono il nome di CIS-MEDIALE-
TRANS. Nella faccia CIS, grazie alla
microscopia ottica si è visto che c'è una
zona maggiormente reticolata che si
chiama RETE CIS DEL GOLGI (CGN), la
parte più vicina al reticolo
endoplasmatico. Una struttura simile si
trova sul versante TRANS, RETE TRANS
DEL GOLGI (TGN). Fondamentalmente
queste due parti sono maggiormente
reticolate perché sono la parte più
dinamica del golgi, in particolare al CGN,
arrivano le vescicole, mentre dal TGN si distaccano le vescicole, quindi queste due regioni risultano essere
la parte più plastica. Nel golgi, oltre ai tubuli membranosi ci sono delle vescicolette, e grazie all'analisi
molecolare, si è capito che le cisterne del golgi sono connesse tra loro proprio grazie a queste vescicolette.
Nel caso dell'apparato del golgi quindi abbiamo un trasporto vescicolare intragolgi, che collega differenti
sottocompartimenti del golgi.
OGNI CISTERNA HA UNA SUA SPECIFICA COMPOSIZIONE E FUNZIONE E OGNI CISTERNA HA UN SET
SPECIFICO DI ENZIMI

L'apparato di golgi è ricco di enzimi che servono a modificare e mettere in circolo proteine e lipidi sulla base
della presenza di specifiche sequenze consenso. Nelle varie cisterne ci sono enzimi differenti:
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• fosfotrasferasi: enzimi che trasferiscono un


gruppo fosfato
• mannosidasi: enzimi che rimuovono
mannosi (possono apportare ulteriori
modifiche alle proteine in transito)
• GlcNAc-trasferasi
• Galattosio trasferasi
• Sialico trasferasi : aggiungono zuccheri
• Solfato trasferasi

L'aggiunta di zucchero ai lipidi, quindi la


formazione dei glicolipidi avviene esclusivamente
LE PROTEINE SONO SECRETE ATTRAVERSO DUE
nell'apparato di golgi. La glosilazione avviene
DIVERSE MODALITÀ quindi prettamente nel golgi.
La funzione dell'apparato del golgi è quindi quella
di modellare proteine e lipidi aggiungendo
zuccheri, gruppi fosfato; in ogni cisterna del golgi
succede uno specifico evento enzimatico.

PRINCIPALI MODIFICAZIONI DELLE PROTEINE


IN TRANSITO NELL'APPARATO DI GOLGI
1. N-GLICO5ILAZIONE
2. O-GLICOSILAZIONE
APPARATO DI GOLGI
3. FOSFORILAZIONE
RER
4. SOLFATAZIONE
5. ACILAZIONE

Un'altra importante funzione del golgi è quella di smistamento: dalle cisterne precedenti arrivano le
proteine che devono essere smistate.

L'APPARATO DI GOLGI È UNA CRUCIALE STAZIONE DI


SMISTAMENTO
A livello del TGN le molecole da smistare vanno in contro a destini differenti regolati da segnali specifici e
recettori. I segnali specifici sulle proteine da smistare sono differenti rispetto al luogo di destinazione. Se il
segnale di smistamento è sbagliato, la proteina non raggiunge il luogo corretto finale e di conseguenza
provoca effetto patologico.

L'apparato del Golgi riceve, elabora e smista ad altri compartimenti il materiale (le glicoproteine) che riceve
dal Reticolo endoplasmatico tramite microvescicole di trasporto. Nel Golgi l'elaborazione del materiale può
avvenire secondo due modalità:

• progressione delle vescicole


• progressione delle cisterne

Secondo il modello della progressione delle vescicole il materiale, elaborato in un cisterna, viene in incluso
in microvescicole di trasporto che gemmano lateralmente dai margini della cisterna per fondersi con la
membrana della cisterna immediatamente successiva. Il processo continua fino alla cisterna TRANS. Dal
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TRANS si staccano vescicole che possono costituire i lisosomi primari oppure le vescicole di secrezione o
anche fondersi con la membrana plasmatica.

Nel modello della progressione delle vescicole si ha il movimento delle vescicole in direzione Cis-Trans. Tale
movimento costituisce il “flusso vescicolare anterogrado".

Apparato del Golgi - traffico vescicolare- progressione delle cisterne

Il modello della progressione delle cisterne, valido soprattutto per le molecole di notevole dimensioni (quali
ad esempio la cellulosa, la lattoalbumina), troppo grandi per essere contenute nelle micovescicole di
trasporto, prevede che il materiale permanga nelle cisterne le quali avanzano maturando progressivamente
in Cis, Mediana e Trans. Lateralmente, dalle cisterne gemmano delle microvescicole che trasportano nella
cisterna precedente gli enzimi caratteristici di quella cisterna. Il materiale lascia il Golgi tramite vescicole si
staccano dal TGN per formare i lisosomi, oppure le vescicole di secrezione o anche fondersi con la
membrana plasmatica.

Secondo tale modello le cisterne, progredendo in direzione CIS-TRANS, realizzerebbero il flusso delle
cisterne anterogrado, mentre le vescicole, scorrendo nella direzione opposta TRANS-CIS , darebbero origine
al flusso vescicolare retrogrado.

Il trasporto vescicolare non è aspecifico: ciascuna vescicola di trasporto contiene proteine selezionate e si
fonde con un compartimento specifico: questo permette di mantenere l'identità di ogni tipo di organello.

• Via biosintetica-secretoria: trasporto all'esterno di proteine di nuova sintesi: ER-Golgi- superficie


cellulare (lisosomi)
• Via endocitica: assunzione di macromolecole, passaggio in endosomi e lisosomi.

Esistono tre modalità diverse di secrezione di molecole luminari:

• secrezione regolata: Le vescicole sono secrete solo sotto specifici stimoli. (es insulina o vescicole
sinaptiche, neurotrasmettitori, ormoni tiroidei)Questo tipo di secrezione si svolge solo in alcuni tipi
celluari.
• secrezione costitutiva: le vescicole sono secrete e prodotte di continuo. (es. albumina e
fibrinogeno)Questo tipo di secrezione si svolge in tutti i tipi cellulari.
• indirizzo ai lisosomi

La secrezione regolata prevede che le vescicole generate dal golgi arrivino al di sotto della membrana
plasmatica, restano però in attesa e non si fondono con essa. Hanno bisogno perciò di uno stimolo, senza di
questo non si fondono. Queste vescicole infatti hanno una vita molto lunga. Il processo è differente per la
secrezione costitutiva: generano dal golgi e in una stima di circa 15 minuti arrivano alla membrana
plasmatica per fondersi.
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Perché queste differenze? Perché la secrezione costitutiva produce proteine che servono continuamente
alla cellula e quindi al ricambio cellulare. Nel caso della secrezione regolata, invece le proteine non devono
essere continuamente prodotte. ES granuli di secrezione di insulina prodotta dopo i pasti a causa di un
aumento del valore glicemico.
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SECREZIONE DI PROTEINE
COSTITUTIVA REGOLATA
• tutte le cellule  cellule specializzate
• continua  discontinua
• non accumulo di vescicole  accumulo di vescicole
• vescicole a vita breve  vescicole a vita lunga
• stimolo non necessario  stimolo necessario
• non concentrazione  concentrazione

Quando le vescicole nella secrezione regolata si accumulano può formare tanti granuli, il contenuto delle
vescicole risulta concentrato perché perdono acqua.
Prima foto: la cellula non ha ricevuto lo stimolo
Seconda foto: la cellula riceve lo stimolo ed avviene la
liberazione massiva di molecole

Il processo meccanico di secrezione è identico per


entrambi i processi: la vescicola si avvicina con il suo
doppio strato lipidico al doppio strato lipidico della
membrana provocando il processo di fusione. Il
contenuto, dopo la fusione, viene liberato all'esterno
della cellula.

Nel viaggio vescicolare, ricordiamo che oltre al traffico di


proteine c'è anche un traffico di lipidi, i quali vengono
sintetizzati a livello del REL e distribuiti nella cellula dalla
formazione delle vescicole. I lipidi dei mitocondri e dei
perossisomi che non hanno alcuna connessione vescicolare,
vengono fisicamente spostati sulle membrane del mitocondrio e
del perossisoma attraverso delle proteine che vengono
chiamate proteine del trasferimento di lipidi.
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CITOSCHELETRO
Serve a sostenere forma e volume delle cellule; è responsabile delle dinamiche cellulari; è una rete
complessa di filamenti proteici che si estende in tutto il citoplasma.
È una struttura altamente dinamica che si riorganizza continuamente mentre la cellula cambia di forma, si
muove, si divide e risponde al suo ambiente.
È costituito da 3 componenti:
● Microtubuli: costituiti da tubulina; sono i filamenti più spessi

● Microfilamenti di actina: costituiti da actina; sono più piccoli e più dinamici

● Filamenti intermedi: hanno uno spessore intermedio e possono essere costituiti da proteine
differenti.

È responsabile dei movimenti cellulari: migrazione cellulare, contrazione muscolare, cambiamenti di forma
dell’embrione durante lo sviluppo. Fornisce il macchinario per i movimenti intracellulari, come il trasposto
di organelli, traffico vescicolare, segregazione dei cromosomi.
Tutte le componenti del citoscheletro derivano dal dinamico assemblaggio di unità monomeriche che
polimerizzano.

I MICROTUBULI
Sono gli organizzatori primari del citoscheletro. Rappresentano una rete che si dirama dalla regione
centrale (dal nucleo) fino alla membrana plasmatica. Le cellule in divisione perdono la loro struttura perché
i microtubuli sono impegnati nella formazione del FUSO MITOTICO.

Sono costituiti da α e β tubulina


Protofilamenti: polimeri di eterodimeri
13 protofilamenti si dispongono in circolo delimitando la cavità del cilindro (legami deboli)
Sono i filamenti più rigidi del citoscheletro; le estremità sono polarizzate.

Funzioni:
- Mantenere forma della cellula
- Formare il fuso mitotico
- Fungono da binario per vescicole e organelli
- Forma la struttura di base di ciglia e flagelli
I movimenti di organelli e vescicole sono generati da motori proteici: chinasi e e dineine. Le chinesine sono
verso l’estremità positiva (dove c’è maggiore polimerizzazione); le dineine sono verso l’estremità negativa
(verso il centro cellulare dove c’è il MTOC). Queste consumano ATP e si muovono lungo il microtubulo.

Microfilamenti di actina
I filamenti hanno uno spessore di 7 nm (sono
quindi i più piccoli).
Essi formano dei fasci, e dall’immagine notiamo
che l’actina è impegnata a formare diverse
strutture, oltre alla prima (2 filamenti di actina
attorcigliati a doppia elica), ritroviamo anche
actina corticale (filamenti di actina che vanno a
localizzarsi sotto alla membrana plasmatica e
formano la corteccia cellulare).
Strutture che servono per la migrazione sono
dette strutture actina-dipendenti: filopodi o
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lamellipodi si formano grazie alla polimerizzazione localizzata in precise aree della cellula.
-Ciascuno dei filamenti è costituito da actina globulare (actina G), che polimerizza e forma un polimero di
Actina, che formeranno poi l’actina filamentosa (actina F).
I microfilamenti di actina sono la componente citoscheletrica più dinamica, poiché queste reazioni
avvengono rapidamente. Ma si è notato che in provetta l’emivita di un filamento di actina è di 30 minuti, in
una cellula 30 secondi (questo perché nelle cellule c’è una categoria di proteine chiamate ABP (proteine
leganti l’actina) che possono modificare la dinamica). Quindi l’organizzazione e la dinamica dell’actina,
modificano la velocità di polimerizzazione e depolimerizzazione.
-L’ACTINA PERMETTE ALLA CELLULA RAPIDI CAMBIAMENTI DI FORMA IN RISPOSTA AGLI STIMOLI. (ES.
MIGRAZIONE CELLULARE).

FUNZIONI MICROFILAMENTI:
-Mantenere la forma cellulare;
- Attività motorie (es. migrazione, importante per divisione cellulare).
-Forma anello contrattile durante divisione cellulare (distacca le cellule figlie).
-Nelle cellule epiteliali sostiene la struttura e il volume, perché sono cellule che si sviluppano in altezza e
formano una barriera legandosi tra di loro attraverso le giunzioni strette o aderenti.
Tali giunzioni (che sarebbero punti di contatto tra le cellule) sono legate da citoscheletro di actina che
forma una vera e propria cintura di adesione.
Il polo apicale degli epiteli possiede delle estroflessioni dette microvilli (porzioni estroflesse della
membrana plasmatica). Tale struttura si forma grazie al fatto che vi è una polimerizzazione localizzata di
actina.
-Come abbiamo già detto, uno dei ruoli importanti dei microfilamenti di actina è la MIGRAZIONE.
La cellula per poter migrare estroflette una porzione della membrana plasmatica attraverso i lamellipodi.
Successivamente le porzioni basali a contatto con la matrice extracellulare, formano gli Emidesmosomi
(punti di contatto tra cellule e substrato, ovvero matrice extc). Questi ultimi creano una tensione
superficiale e i fasci contrattili riescono a tirarsi dietro a cellula.

L’actina è responsabile anche nella CONTRAZIONE MUSCOLARE.


Tale processo è complesso e richiede l’azione di tante molecole. Un ruolo importante lo ha lo ione Calcio e
altre proteine. I fasci di actina che formano la cellula muscolare, vanno a scivolare su se stessi grazie al
motore proteico dell’actina (LA MIOSINA). Tutto ciò è regolato dal calcio, perché quando il muscolo non è
contratto la miosina è legata ad altre molecole (tropine) che vanno a formare la TROPOMIOSINA, (che
impedisce all’actina di scivolare), ecco perché il cacio è importante.

- Il neurone da un segnale alla cellula muscolare (che ha delle invaginazioni chiamate Tubuli T)
creando un cambio di potenziale a livello della membrana plasmatica della cellula muscolare,
facendo aprire i canali del Reticolo Endoplasmatico (poiché i tubuli T sono vicini alla membrana del
reticolo endoplasmatico e permettono l’apertura dei canali che fanno fuoriuscire il calcio). Il
potenziale d’azione cambia successivamente allo stimolo e si propaga lungo i tubuli T.
- Grazie alla miosina i fasci di actina, scivolano uno sull’altro, ma solo in presenza di Calcio. Essa
utilizza anche ATP.
È importante ricordare che la tropomiosina, blocca la possibilità di movimento, ma legando il calcio
cambia la conformazione e permette la contrazione.
Dopo il rilascio di ioni calcio vi è una fase di rilassamento (altrimenti la cellula rimarrebbe sempre in
contrazione).

FILAMENTI INTERMEDI
Diametro di 10 nm di spessore, ritrovabili al di sotto della membrana plasmatica.
Negli epiteli li troviamo a livello dei Desmosomi. Essi possono essere:
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Citoplasmatici: vi è una differenza tessuto-specifico


-Cheratine (cellule epiteliali) (di cheratina vi sono almeno 20 isoforme).
-Filamenti di desmina (fibre muscolari scheletriche e cardiache)
-Filamenti di vitamine (cellule mesodermiche, es. fibroblasti)
-Neurofilamenti e filamenti di gliali (nei neuroni e cellule gliali).
Nucleari: Lamine (filamenti specifici del nucleo).

I monomeri di ciascun filamento intermedio sono proteine fibrose molto allungate che hanno una testa N-
terminale e una coda C-terminale e un dominio a bacchetta centrale. Si forma prima un dimero, poi 2
dimeri formano un tetrame, poi protofilamenti, poi protofibrille, e infine filamenti intermedi. Ciò è molto
importante poiché conferisce resistenza (grazie ai filamenti di desmina, essa riesce a mantenere la struttura
e riesce a resistere a tutti gli stress meccanici che subiscono le cellule).
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IL CICLO CELLULARE
Il ciclo cellulare è la vita fisiologica di una cellula ed è fondamentale. È quel periodo di tempo che passa da
una divisione e un’altra. È importante che si crei il giusto equilibrio tra la crescita cellulare e divisione
cellulare per la costruzione e l’omeostasi di un organismo. Vita embrionale: equilibrio spostato verso la
divisione (Cicli ripetuti di divisione danno origine a 10 14 cellule di un organismo da un uovo fecondato), con
la formazione della morula, le cellule si dividono in maniera più lenta e si specializzano. Tale equilibrio è
importante per la vita, se spostato (nella vita post-embrionale) crea una condizione patologica, infatti è il
primo step della trasformazione tumorale.
Il ciclo cellulare avviene in maniera regolata, e segue delle fasi ben precise:
INTEFASE: periodo che va da una divisione e la successiva. Sono state distinte 3 fasi: S, G1 e G2.

-Fase G1: (gap) prima fase di vuoto🡪 fase


importante di accrescimento nella quale le cellule
iniziano a sintetizzare le componenti molecolari
dopo la rigenerazione (12-13 ore).
-Fase S: ovvero fase di sintesi del DNA. Ha
l’obiettivo di replicare tutti e 46 cromosomi (Dura
in media 6-7 ore).
-Fase G2: seconda fase di vuoto🡪 Fase di
preparazione alla fase M (mitosi), avviene la sintesi
delle proteine utilizzabili nel processo mitotico (4-6
ore).

La durata media del ciclo cellulare è di 22-24 ore, ma esso può variare a seconda della vita dell’organismo.

A livello della fase embrionale precoce le cellule vanno incontro ad un ciclo cellulare rapidissimo, in cui le
fasi di Gap avvengono ma in modo più veloce. In seguito, come già detto il ciclo ritorna in maniera standard
e le cellule iniziano a specializzarsi. Quando esse si specializzano, ci sono cellule che continuano ad avere la
proprietà di divedersi, mentre altre no (terminalmente differenziali) e rimangono bloccate nella fase G 1.
Quando rimangono bloccate per un periodo prolungato esse si ritroveranno in fase G0 (non vuol dire che le
cellule sono in fase di quiescenza, ma esse sono proprio uscite dal ciclo cellulare).

Sulla base di ciò possiamo distinguere le cellule in:


-Perenni, come neuroni, cellule muscolari che quando si differenziano completamente perdono la capacità
di dividersi (es. miocita).
-Labili, come le cellule dell’epitelio di rivestimento e dei tessuti emopoietici, che sono continuamente in
ciclo.
-Stabili, come quelle del fegato, ghiandole endocrine, fibroblasti che quando l’organismo ha raggiunto lo
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sviluppo definitivo, non si riproducono più, ma che entrano in nuovamente in ciclo in caso di tessuto
danneggiato.
Come abbiamo detto, questo ciclo cellulare deve essere strettamente regolato, tanto è vero che ci devono
essere oltre che specifici stimoli, anche i fattori di crescita. Se le cellule non ricevono i fattori di crescita,
non riusciranno a passare dalla Fase G1 alla fase S. Inoltre per regolare il ciclo, ci sono dei veri e propri
Check point (punti di controllo). Per esempio il punto di controllo tra G 1 ed S è “abbiamo ricevuto il fattore
di crescita?”, mentre quello tra G 2 e M è “il DNA è stato replicato?”, “l’ambiente è favorevole?”. C’è
addirittura un punto di controllo all’interno della mitosi, ovvero “i cromosomi sono tutti legati al fuso
mitotico?”. Abbiamo dunque segnali intracellulari ed extracellulari.
Ogni cellula è programmata per rispondere a combinazioni specifiche di molecole segnale extracellulare, e
in base al fatto che essa debba differenziarsi o crescere riceve differenti stimoli per attivare vie differenti.
Per esempio, ecco un modello del meccanismo operativo del controllo sul DNA danneggiato:

SENSORE (genera segnale)  TRASMETTITORE (trasmette segnale)  EFFETTORE (risponde al segnale)


Il sensore rileva il DNA danneggiato e genera un segnale appropriato. Per ripararlo i trasmettitori attivano le
proteine (effettori), che lo riparano e si blocca momentaneamente il ciclo. Un esempio è la proteina P53,
mutata nel 50-60% dei tumori, ed è molto importante per il ciclo cellulare (molto attiva nel passaggio da G 1
ad S.
Se il danno non viene riparato, determinati effettori (es. P53) inducono la distruzione della cellula
(Apoptosi), poiché è meglio morire che portare avanti una cellula aberrata. Nella apoptosi la cellula
raggrinzisce fino a diventare un vero e proprio dendrite cellulare. Essa raggrinzisce poiché si attivano delle
proteine, chiamate caspasi (che hanno nel sito attivo cisteina e sono delle proteasi) e le prime componenti
degradate sono quelle del citoscheletro. I dendriti cellulari li andranno ad inglobare i macrofagi, che
riconoscono la fosfatidilserina e inglobano solo la cellula morta (quindi non si crea danno alle cellule
circostanti, diversamente dalla necrosi).
Esistono due meccanismi molecolari capaci di indurre l’apoptosi per attivazione delle Caspasi.
● Dipendente da alterazioni mitocondriali (via intrinseca): il citocromo c che normalmente si trova
tra lo spazio inter-membrana, fuoriesce ed attiva le caspasi.
● Indipendente dai mitocondri (via estrinseca): avviene tramite recettori di morte, presenti sulle
superfici delle nostre cellule, che rispondono a stimoli esterni (es. durante infiammazione) e
attivano il processo apoptotico.

MITOSI
È il processo di divisione cellulare che avviene in tutte le cellule somatiche e genera da una cellula madre
due cellule figlie identiche.
Cosa avviene? Il DNA si duplica e avviene la divisione cellulare che porta a due cellule somatiche diploidi
(ogni cromosoma è presente in coppia). Dopo la duplicazione del DNA (fase S) ciascun cromosoma è
costituito da 2 cromatidi fratelli tenuti insieme dal centromero.
La replicazione è semiconservativa, ovvero
quando la cellula madre replica il DNA,
ciascun elica funge da stampo per creare la
seconda, così ciascun DNA è composta da un
filamento vecchio e uno nuovo,
complementari.

La mitosi è il processo in cui la cellula si divide, dura in media 1 ora/ 1.30 ora ed è suddivisa in varie fasi:
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-Profase: si compatta il DNA, a livello citosolico viene sintetizzato il fuso mitotico.


-Metafase: i cromosomi vengono trasportati al centro ed allineati sul fuso mitotico
-Anafase: i cromatidi di ciascun cromosoma verranno separati.
-Telofase: cromosomi si decondensano
-Citodieresi: momento in cui 2 cellule figlie si distaccano. (Prima che le cellule si separino fisicamente
abbiamo il corpo intermedio)
La mitosi comporta grossi cambiamenti morfologici della cellula e delle strutture cellulari. Cromosomi e
microtubuli vanno incontro a notevoli cambiamenti dinamici.
A cosa serve il fuso mitotico? I microtubuli del fuso si legano ai cromosomi, muovono i cromosomi e
separano i cromatidi.
La citochinesi (citodieresi) avviene nel momento giusto e nel posto giusto, e il fuso mitotico orienta l’anello
contrattile.

MEIOSI
La meiosi si realizza solo per generare i gameti (che hanno 23 cromosomi,
corredo cromosomico aploide) ed è una modalità di divisione cellulare che si
attua in 2 fasi.
Il gamete maschile (aploide) feconda quello femminile (aploide) formando
uno zigote (diploide).

Nella prima divisione vengono separati i cromosomi omologhi mentre nella seconda si separano i cromatidi
fratelli.

La meiosi determina una variabilità genetica tramite 2 meccanismi:


-rimescolamento casuale
-crossing-over, che avviene tra cromosomi omologhi e comporta lo scambio di materiale genico.
Dalla meiosi, da una cellula madre si hanno 4 cellule figlie diverse, ma questo è differente per donne ed
uomini.

Nell’uomo le gonadi sono il testicolo, nel cui troviamo delle cellule che aiutano la spermatogenesi. Nel
testicolo ci sono cellule germinali che daranno vita agli spermatozoi e vengono chiamate spermatogoni. Gli
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spermatogoni diploidi vanno in mitosi


nei testicoli e da stimoli ormonali
andranno in meiosi. Nella prima
divisione meiotica lo spermatocita
primario viene diviso in spermatociti
secondari (2) e nella seconda divisione
meiotica gli spermatociti secondari si
dividono in spermatidi (4). Questi
spermatidi subiscono un processo di
differenziamento che lo porta a
formare gli spermatozoi maturi(4) che
hanno la capacità di fecondare la
cellula uovo.
Nelle donne, invece, le gonadi sono le
ovaie. Ci gli ovogoni, ovvero cellule germinali, che si dividono per mitosi nell’ovaio e tramite stimoli
ormonali andranno incontro alla meiosi. La prima divisione meiotica è una divisione asimmetrica, perché si
forma una cellula molto grande e un’altra molto piccola (primo corpo polare), e la più grande va avanti,
mentre la più piccola muore. Anche la seconda divisione meiotica è asimmetrica e si forma una cellula uovo
matura e il secondo corpo polare. (La cellula più grande porta all’interno tutto il materiale che servirà poi
per la crescita del nuovo organismo, mentre lo spermatozoo porterà solo il DNA)
Una differenza tra uomo e donna è che l’uomo possiede tutta la vita spermatogoni che possono diventare
spermatociti, mentre la donna già dopo la nascita ha ovogoni tutti diventati ovociti. Inoltre l’uomo genera 4
spermatozoi maturi, mentre la donna 1 cellula uovo matura.
L’ultimo step è proprio quello in cui 1 spermatozoo feconda 1 cellula uovo. E si ritornerà così al punto di
partenza (zigote, spiegato nella prima lezione)

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