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• tessuto epiteliale
• tessuto connettivo
• tessuto nervoso
• tessuto muscolare
TESSUTO EPITELIALE
oggi cominciamo a vedere i tessuti epiteliali, che ci serviranno insieme ai connettivi per parlare poi dell’apparato
tegumentario ovvero la pelle.
Il tessuto epiteliale è costituito da un insieme di cellule con forme e strutture differenti e ha tre principali funzioni:
• riveste le superfici corporee, sia quelle in contatto con l’ambiente interno che quelle in contatto con l’ambiente
esterno. In particolare quell’epitelio che va a formare i vasi si chiamerà endotelio, che è un tessuto di
rivestimento.
• Producono un secreto, quindi in questo caso parliamo di tessuti epiteliali ghiandolari.
• C’è poi la funzione sensoriale, che significa che alcune cellule specializzate captano delle informazioni
dall’ambiente esterno e le trasmettono al sistema nervoso.
Il tessuto epiteliale ha una funzione di protezione, perché riveste le superfici corporee. Ha poi una protezione
meccanica, biologica e chimica. Ha funzione di secrezione (epiteli ghiandolari). Ha funzione di assorbimento se
pensiamo agli epiteli che rivestono l’intestino tenue.
Per svolgere queste funzioni le cellule del tessuto epiteliale devono avere queste caratteristiche:
• se devono formare uno strato protettivo le cellule devono formare uno strato continuo, quindi sono fittamente
stipate, ovvero tutte unite le une alle altre e non c’è sostanza tra una cellula e l’altra.
• sono cellule polarizzate, ovvero nei 4 lati sono differenti.
• Siccome fanno un rivestimento vengono facilmente deteriorate e quindi sono tra i tessuti con più elevata
frequenza di rinnovamento, quindi avranno una riserva di cellule staminali.
• Non è vascolarizzato perché se tra una cellula e l’altra mettiamo un vaso sanguigno interrompiamo la continuità
dell’epitelio. I tessuti epiteliali non sono mai vascolarizzati.
Le cellule del tessuto epiteliale sono cellule vive, quindi anche se non sono vascolarizzate hanno bisogno di nutrimento,
ossigeno che ricevono da un connettivo di supporto, di sostegno. Questo connettivo si trova sempre al di sotto degli
epiteli, ed è separato dagli epiteli da una struttura che si chiama membrana basale. Ogni epitelio è accompagnato da
un tessuto connettivo di sostegno da cui è separato da una membrana basale. Questa membrana basale regola gli
scambi nutritivi e sostiene l’epitelio. Questa membrana basale è fatta di due componenti:
• una guarda verso le cellule epiteliali e si chiama lamina basale, prodotta dall’epitelio. È costituita da
glicosaminoglicani e glicoproteine
• l’altra guarda verso il connettivo e si chiama lamina reticolare, prodotta dal connettivo. È costituita da sostanza
amorfa di natura proteico-polisaccaridica.
queste due componenti sono prodotte dal tessuto epiteliale e dal tessuto connettivo, si fondono e formano la
membrana basale.
Sulla superficie apicale, che guarda verso l’esterno, abbiamo 3 tipi principali di specializzazioni:
• microvilli: sono delle estroflessioni di una cellula. Sono sostenute da uno scheletro interno fatto di actina.
Queste estroflessioni servono ad aumentare la superficie di assorbimento. Questi microvilli si troveranno
nell’intestino ma anche in altre cellule. Non si muovono.
• Ciglia: hanno uno scheletro diverso, fatto di microtubuli. Si muovono perché il loro citoscheletro è fatto da una
struttura chiamato assonema, fatto da 9 coppie di microtubuli, più due centrali. All’interno è presente la
proteina dineina che scinde ATP e genera movimento. Si trovano nelle vie respiratorie, muovendo il muco.
• Stereociglia: sono microvilli specializzati e molto lunghi. Non sono associati all’assorbimento, bensì si trovano
nell’epididimi (parte del testicolo) e nell’orecchio.
sulla superficie laterale avremo le giunzioni cellulari, per fare uno strato continuo:
sulla superficie basale agganceremo l’epitelio alla membrana basale e quindi avremo delle giunzioni cellula-membrana
basale (emidesmosomi). Se in questo caso non abbiamo una cellula A e una B, ma solo una cellula e una membrana
basale si chiamano emidesmosomi, mezzo desmosoma, che aggancia la cellula alla membrana basale. Non abbiamo
caderine ma proteine che si chiamano integrine.
Il tessuto epiteliale può essere classificato in base ad alcuni criteri specifici e avremo 6 tessuti epiteliali di rivestimento:
• L’epitelio di transizione ha una forma di cellule e numero di strati che cambia, perché dipende dallo stato
funzionale dell’organo da cui viene prelevato. L’organo in questione è la vescica. Se la vescica è vuota la parete
dell’organo è rilassata, quindi le cellule sono alte e sembra esserci un numero maggiore di strati. Se la vescia si
riempie le cellule sembrano più piatte con un numero minore di strati.
Epitelio pavimentoso semplice: ha funzione di scambio perché le molecole devono percorrere meno spazio. Ha cellule
piatte in monostrato. Si trova negli alveoli polmonari, nelle cavità sierose e nei vasi sanguigni. Si torva in tutti i punti di
scambio.
L’epitelio cubico semplice: si trova nell’ovaio, nella tiroide e nei dotti escretori delle ghiandole, che sono la conduttura
che porta il secreto all’esterno.
Epitelio cilindrico semplice: lo troveremo spesso insieme ai microvilli. Lo troviamo nell’intestino tenue, nell’ovidotto,
nei bronchi e nell’utero. Quindi gli enterociti, ovvero le cellule dell’intestino, sono cellule cilindriche semplici con
microvilli.
Per classificare un epitelio pluristratificato bisogna guardare la forma dello strato più esterno
Epitelio pavimentoso pluristratificato: è presente nell’uomo in due versioni: cheratinizzato, che forma l’epidermide, e
non cheratinizzato, che si trova nella cornea, nella vagina e nell’esofago.
Epitelio cilindrico e cubico pluristratificato: sono rari, si torva nei dotti escretori di alcune ghiandole.
Tessuti epiteliali ghiandolari: producono un secreto. Le ghiandole derivano dall’epitelio di rivestimento ma possono
subire diversi destini.
Le ghiandole sono classificate secondo diversi criteri. Il primo è: da quante ghiandole sono composte le mie ghiandole?
La ghiandola esocrina può essere fatta da una sola cellula, e quindi la chiamo ghiandola unicellulare. Nell’uomo
abbiamo un solo esempio di ghiandola unicellulare e si chiama ghiandola mucipara caliciforme, produce muco e ha la
forma di un calice. Queste cellule si trovano tra le cellule del tessuto epiteliale pseudostratificato.
• Dotto escretore. Se è unico si parla di ghiandola semplice. Se si ramifica si parla di ghiandola composta.
• Forma adenomero. L’adenomero è la parte secernente. Può essere tubulare, acinosa, alveolare.
• Modalità di secrezione:
o Ghiandola olocrina: cellule producono il secreto e per riversarlo all’esterno si rompono. (ex. Ghiandole
sebacee)
o Ghiandole apocrine: il secreto si accumula nella porzione apicale e viene lasciato all’esterno insieme a
una gocciolina di citoplasma, come se la cellula perdesse la parte apicale. (ex ghiandole mammarie)
o Ghiandole merocrine: viene rilasciato solo il secreto, che viene accumulato in una vescicola. La
vescicola si fonde con la membrana plasmatica e il secreto esce.
Le ghiandole si possono classificare anche in base a cosa producono: ghiandole sierose, mucose, miste, mammarie,
sebacee.
• meccanica: supporto strutturale e di connessione dei vari organi e movimento dell’organismo (cartilagine, osso)
• protettiva: (osso)
• trasporto (sangue, connettivi supporto)
• accumulo lipidi (adiposo)
• difesa (sistema immunitario le cui cellule sono nel sangue)
• riparazione lesioni
• termogenesi e isolamento termico (tessuto adiposo)
ci sono tanti tipi di tessuto e tutti hanno questa organizzazione: sono fatti da cellule immerse in una matrice
extracellulare (negli epiteliali non cera spazio tra una cellula e l’altra). le cellule sono sparse in una matrice
extracellulare fatta da una sostanza fibrosa e una componente amorfa.
ci sono cellule molto attive nella produzione della matrice extracellulare, che vengono indicate con il suffisso -blasto. I
tessuti connettivi sono tessuti molto dinamici, hanno momenti in cui la matrice viene prodotta e momenti in cui no.
Quando le cellule terminano di produrre la matrice diventano cellule quiescenti e quindi prendono il suffisso di -citi.
Sono stesse cellule in due fasi di vita diversi. Poi ci sono cellule che degradano la matrice e hanno il suffisso -clasto.
• fibroblasti: producono la matrice extracellulare. Hanno una forma variabile, o stellati o più allungati, sono le
più abbondanti. Producono sia la componente fibrosa che amorfa e senza di essi il connettivo non esisterebbe
perché mancherebbe la matrice extracellulare. Si muovono.
• Mastociti: non sono macrofagi. Sono pieni di granuli che contengono istamina e eparina. L’istamina è un
vasodilatatore mentre l’eparina è un anticoagulante. Quando i mastociti incontrano un allergene rilasciano il
contenuto di questi granuli. L’istamina dilata i vasi. L’eparina che è un anticoagulante fa fluire meglio il sangue.
Mi causano una reazione allergica, una reazione di ipersensibilità immediata. Se i mastociti rilasciano tutti
insieme i granuli si può arrivare allo shock anafilattico.
• macrofagi: ne esistono diversi tipi quindi parliamo di famiglia monocitica macrofagica. Derivano dal monocita
e poi si differenziano. Nei tessuti connettivi abbiamo macrofagi residenti che stanno lì a perlustrare il tessuto e
cercano sostanze da eliminare. Le fagocitano, digeriscono e eliminano. Chiamano nel sito di infezione le cellule
del sistema immunitario. Sono cellule presentanti l’antigene. Inglobano il patogeno, lo fanno a pezzettini e uno
di questi pezzettini lo espongono sulla superficie per farlo vedere ad altre cellule del sistema immunitario che
sono i linfociti. Producono citochine e derivano dia monociti circolanti.
• Plasmacellule: derivano dai linfociti b e producono anticorpi
• adipociti: sono i più facili da riconoscere, sono grosse cellule tonde. Sono piene di una grossa goccia lipidica
che spinge citoplasma e nucleo verso l’esterno. Accumulano sintetizzano e rilasciano lipidi. Costituiscono una
riserva energetica. In grossa quantità formano il tessuto adiposo che fornisce anche isolamento termico e
meccanico posizionandosi o al di sotto del derma o intorno all’occhio.
• condroblasti (nella cartilagine)
• osteoblasti (nell’osso)
• cellule del sangue
La componente amorfa è costituita da diverse molecole. Contiene molta acqua, sostanze disciolte, sostanze nutritive e
gas, ma contiene tre molecole principali che conferiscono le proprietà fisiche della componente amorfa e sono
responsabili del fatto che questa componente può essere fluida, gelificata o solida. Queste componenti sono i
glicosaminoglicani, i proteoglicani e le glicoproteine.
• I glicosaminoglicani sono dei polimeri di disaccaridi, zuccheri. Questi GAG hanno una proprietà specifica: sono
molto contenti di incontrare l’acqua, assorbono acqua come grandi spugne. Se tolgo acqua dalla matrice
extracellulare tende ad assumere un aspetto gelificato. Più è alta la concentrazione di GAG e più gelificata sarà
la matrice extracellulare. Se la matrice extracellulare è fluida significa che i GAG sono pochi. In una cartilagine
la matrice è gelificata perché ci sono più GAG. Hanno funzione di supporto meccanico e ammortizzazione. Il
GAG più abbondante è l’acido ialuronico. L’acido ialuronico si trova nel derma, che è un connettivo. L’acido
ialuronico è il più semplice e abbondante tra i GAG. È molto abbondante nel liquido sinoviale, che si trova nelle
cartilagini. È molto denso e facilità il movimento di un osso sull’altro.
• I glicosaminoglicani possono legarsi a delle proteine andando a creare dei proteoglicani. Queste molecole
assorbono molta più acqua dei GAG e quindi nelle cartilagini sono molto abbondanti.
• Le glicoproteine sono tante e svolgono la funzione di adesione.
• fibre collagene: è la fibra più abbondante nell’uomo ed ha la caratteristica di essere resistente alla trazione.
Fornisce resistenza ai tessuti connettivi. Sono fatte dalla molecola tropocollagene che si unisce testa coda. Più
file di queste molecole formano dei fasci di fibre collagene fino a formare le fibre collagene.
• Fibre reticolari: sono anche esse fatte di collagene. Ma il collagene forma i fasci(collagene di tipo 1), qui invece
forma fibre più sottili.
• Fibre elastiche: formate da una molecola tropoelastina che si unisce alla fibrillina. Queste due proteine
formano le fibre elastiche che hanno la proprietà di distendersi e allungarsi. Conferiscono elasticità ai tessuti.
L’elastina forma un nucleo centrale e attorno si trova la fibrillina e nell’insieme formano le fibre elastiche.
Difetti nel collagene possono causare una osteogenesi imperfetta, che rende le ossa molto fragili. Mutazioni nella
fibrillina possono provocare la sindrome di Marfan, tipica di persone molto alte, viso molto allungato, problemi
cardiovascolari.
Tutti i tessuti connettivi derivano da un tessuto connettivo embrionale che si chiama mesenchima, che si forma
nell’embrione dopo la quarta settimana di vita embrionale. Contiene grandi quantità di cellule staminali e dà origine a
tutti gli altri tessuti connettivi
Il tessuto adiposo può essere considerato come ghiandola endocrina, che produce ormoni. Produce la leptine
che è l’ormone della sazietà. Informa il sistema nervoso che abbiamo già mangiato. Agisce sul metabolismo. Se
non abbiamo l’ormone non si ha il senso di sazietà. Il suo antagonista è la grelina prodotta dallo stomaco, che
stimola l’appetito
➢ Tessuto connettivo denso: è ricco di fibre collagene che possono essere disposte in maniera disordinata, dando
origine al tessuto connettivo denso irregolare, nel derma, o tessuto connettivo denso regolare, in cui le fibre
collagene sono tutte parallele le une alle altre e si torva nei tendini, in cui abbiamo una forte trazione.
Il tessuto connettivo elastico può essere sia lasso che denso. È caratterizzato da un’abbondanza di fibre elastiche
rispetto a quelle collagene. Lo troviamo nelle vertebre, intorno ai grossi vasi e nel legamento nucale.
Anche il tessuto osseo è un tessuto connettivo e quindi sarà composto da una componente cellulare e una
extracellulare. Ha anche una componente minerale che lo rende rigido.
Il tessuto osseo ha un suo connettivo che lo sostiene dal punto di vista nutritivo che si chiama periostio. All’interno del
periostio scorrono vasi sanguigni e nervi che porteranno nutrimento alle cellule del tessuto osseo. La matrice
extracellulare contiene acqua, GAG, proteoglicani, collagene. Nell’osso il collagene rappresenta il 95% delle proteine.
La metà della matrice extracellulare è composta da Sali minerali derivati dal calcio. (25% calcio, 25% proteine, 50% Sali).
La componente minerale e quella organica, in particolare il collagene, sono fondamentali per garantire robustezza e
resistenza all’osso.
Oltre ai fattori dietetici è importante l’esercizio fisico. Tessuto osseo e muscolare sono tessuti che se non li usi li perdi.
Altri fattori fisiologici che regolano il mantenimento del tessuto osseo sono una serie di ormoni: Ormone della crescita.
È uno degli ormoni prodotti dalla adenoipofisi, Calcitonina, Ormone paratiroideo, Estrogeni, Testosterone.
La calcitonina e l’ormone paratiroideo regolano la deposizione e il riassorbimento del tessuto osseo. La calcitonina e
l’ormone paratiroideo sono prodotti in base alla quantità di calcio presente nel plasma. Se abbiamo una diminuzione
dei livelli di calcio viene attiva la ghiandola paratiroide, che si trova dietro la tiroide, che produce l’ormone paratiroideo
che agisce sugli osteoclasti, cellule che degradano la matrice, e permettono di recuperare il calcio immagazzinato nelle
ossa. Se i livelli di calcio nel plasma sono troppo altri, intervengono le cellule C della tiroide, che producono calcitonina
che stimola la deposizione di calcio, ovvero il calcio nel plasma viene preso dagli osteoblasti e reimmagazzinato di nuovo
nelle ossa.
• osteoblasti che producono matrice extracellulare e regolano la deposizione dei Sali. Gli osteoblasti
derivano dalla cellula osteoprogenitrice. Si trovano sull’esterno del tessuto connettivo di sostegno
dell’osso, che si chiama periostio.
• Quando gli osteoblasti smettono di produrre matrice, rimangono intrappolati in una lacuna ossea e si
trasformano in osteociti. Questi osteociti devono mettere in atto una strategia per raggiungere il
nutrimento. Gli osteociti diventano piatti e sono provvisti di prolungamenti che entrano nei canalicoli ossei
della matrice. Attraverso questi canalicoli riescono a raggiungere i vasi sanguigni per raggiungere il
nutrimento.
• L’altro tipo cellulare presente nell’osso sono gli osteoclasti, che sono cellule polinucleate che derivano dalla
fusione di più precursori. Non derivano dalle cellule osteoprogenitrici, bensì da un monocita circolante,
quindi appartengono alla famiglia monoocitica-macrofagica. Sono dotate di un orletto striato perché
aumentano la superficie di assorbimento, perché devono assorbire matrice extracellulare. Sono inibiti
dall’ormone paratiroideo, mentre sono inibiti dalla calcitonina. (calcitonina attiva osteoblasti e inibisce
osteoclasti. Ormone paratiroideo inibisce osteoblasti e attiva osteoclasti).
Se lavorano troppo gli osteoclasti vanno a erodere troppa matrice e avremo l’osteoporosi, se invece lavorano troppo
gli osteoblasti la matrice viene resa più rigida e avremo l’osteopetrosi. Quindi ci deve essere un bilanciamento tra le
azioni di queste due cellule.
Le ossa contengono il midollo osseo. È l’unico sito in cui vengono prodotte le cellule del sangue nell’adulto. Nella fase
fetale abbiamo l’aiuto di fegato e milza, dopo la nascita fegato e milza invece degradano le cellule del sangue.
Nell’adulto non tutte le ossa contengono midollo osseo rosso. Si trova principalmente nelle ossa piatte. Le altre ossa
contengono midollo osseo che si trasforma in tessuto adiposo per questo si chiama midollo osseo giallo.
Il tessuto osseo viene classificato in lamellare e non lamellare. Il non lamellare nell’adulto c’è solo nei processi di
riparazione, ovvero è il primo osso che si forma ma poi viene sostituito da un osso lamellare.
L’osso lamellare si divide in osso compatto e osso spugnoso. È fatto da lamelle ossee che sono lamine caratterizzate
dal fatto che le lamine sono riempite da fibre di collagene orientate in maniera parallela. Le lamelle ossee si organizzano
in due modi diversi dando origine al tessuto spugnoso o compatto. Se si organizzano in trabecole danno origine al
tessuto osseo spugnoso, mentre se si organizzano in osteoni danno origine al tessuto osseo compatto
Tessuto osseo compatto: le lamelle assumono un andamento circolare, concentriche, intorno a un foro centrale, che
contiene midollo osseo rosso nei bambini e giallo negli adulti. Le lamelle concentriche hanno un foro all’interno
chiamato canale di havers che contiene vasi e nervi. Sulla superficie hanno fibre di collagene per resistere alla trazione.
I canali di havers sono collegati tra di loro da canali trasversali che si chiamano canali di volkmann. Permettono ai vasi
sanguigni del periostio di entrare nell’osso e raggiungere gli osteoni e quindi gli osteociti all’interno degli osteoni. Gli
osteociti si trovano tra una lamella e l’altra. i canalicoli ossei permettono a ogni ostecita di raggiungere i vasi sanguigni
ma anche di entrare in contatto con gli altri osteociti dello stesso osteone, comunicando attraverso giunzioni
comunicanti o giunzioni gap.
L’osso si forma attraverso un processo di ossificazione (o osteogenesi). Può riferirsi o alla formazione dello scheletro in
età embrionale, o all’allungamento delle ossa in età post-natale, ma anche al rimodellamento osseo regolato dagli
ormoni in età adulta e anche alla riparazione delle fratture.
Nel caso di Ossa membranose o ossa piatte si parla di ossificazione intramembranosa e parte da un tessuto connettivo
embrionale (mesenchima). Ad un certo punto all’interno del mesenchima si formano dei centri di ossificazione in cui
cellule embrionali, mesenchimali, si trasformano in osteoblasto. Gli osteoblasti cominciano a produrre tessuto osseo e
quindi il mesenchima si trasforma in tessuto osseo spugnoso o compatto.
Nel caso di ossa lunghe si parla di ossificazione endocondrale (o condrale), in cui il mesenchima prima di diventare
tessuto osseo diventa cartilagine, in particolare cartilagine ialina. Ha inizio intorno alla 5-7 settimana di vita intrauterina
e inizia a livello della diafisi. Alla nascita le ossa sono fatte di ossa nelle diafisi ma di cartilagine a livello delle epifisi.
Solo dopo la nascita anche le due epifisi diventeranno ossa. Cominceranno ad ossificarsi ma la cartilagine non sparirà
del tutto. Ma rimane sempre uno strato di cartilagine tra diafisi e epifisi e viene continuamente rigenerata, permettendo
all’osso di allungarsi fino a dopo l’adolescenza. Quando smettiamo di crescere questa cartilagine di coniugazione o disco
epifisario sparisce e l’osso smette di crescere.
➢ Tessuto cartilagineo: nell’adulto rimane solo in alcune posizioni, mentre nello sviluppo embrionale è molto
abbondante. Nell’adulto lo troviamo nell’orecchio esterno, nel naso, forma gli anelli della trachea, forma le
articolazione, nei dischi intervertebrali e nell’articolazione costeo-sternale.
Anche questo siccome è un connettivo ha una componente cellulare e una extracellulare. La componente della matrice
extracellulare delle cartilagini è che è costituita da fibre e da sostanza fondamentale o amorfa allo stato di gel (nelle
cartilagini gel, nei connettivi propriamente detti fluida, nell’osso solida).
La cartilagine necessita di un tessuto connettivo di sostegno che si chiama pericondrio. Il pericondrio contiene i vasi
linfatici e i nervi che nutrono le cellule della cartilagine. Le cellule della cartilagine sono i condrociti che però non
possono allontanarsi perché la matrice è gelificata e quindi formano gruppi isogeni di 2-4 cellule, all’interno di una
struttura che si chiama lacuna cartilaginea, circondata da una capsula. Le cellule che si trovano nella cartilagine sono i
condroblasti, che hanno terminato di produrre matrice ma mantengono la capacità di dividersi e che quindi chiamiamo
condrociti, che si trovano nelle lacune raggruppate in gruppi isogeni. Nel pericondrio troviamo i fibroblasti perché il
pericondrio è tessuto connettivo propriamente detto e quindi non avrà condrociti e condroblasti.
La matrice della cartilagine è un gel, ma è un gel perché ha un alto contenuto di acqua, ma non libera come nei tessuti
propriamente detti, bensì legata ai GAG e proteoglicani che assorbono acqua. Contiene numerosi granuli costituiti da
aggregati di proteoglicani. Sono basofili. L’acqua serve per permettere al gel della cartilagine, tramite proteoglicani,
GAG, fibre elastiche e fibre collagene di essere resistente. Il collagene delle cartilagini è un collagene fibroso di tipo 2,
mentre quello dei tendini e dell’osso è di tipo 1.
La cartilagine non è vascolarizzata e quindi riceve i nutrimenti dal pericondrio attraverso dei pori.
• Ialina: presente in gruppi isogeni. Presenta molti proteoglicani e GAG. Ha un aspetto traslucido, molte fibre
di collagene di tipo 2. È posizionata a livello delle capsule articolari, tra un osso e l’altro e garantisce il
movimento fluido senza attrito tra due capi ossei. Si trova poi negli analli della trachea, sulle superfici
articolari, nella cartilagine costale che unisce le coste allo sterno. L’abbozzo cartilagineo delle ossa lunghe
è fatto di cartilagine ialina. La cartilagine articolare si trova tra i due capi ossei e all’interno di una capsula
articolare. Le due cartilagini ialine sono bagnate dal liquido sinoviale e acido ialuronico, che è molto
viscoso.
• Elastica: le fibre elastiche sono molto abbondanti.si trova nell’orecchio esterno e nell’epiglottide
• Fibrosa: è una via di ezzo tra un connettivo denso e una cartilagine perché le cellule sono condrociti ma
non ha il pericondrio e le cellule sono singole, non organizzate in gruppi esogeni. Contiene collagene di tipo
1 tipico delle ossa e dei connettivi densi. È molto più resistente rispetto alla ialina e all’elastica e si trova tra
i dischi intervertebrali.
➢ Sangue
È l’unico tessuto liquido del corpo umano. La matrice è liquida, acquosa. Il sangue è un trasportatore. Trasporta cellule,
sostanze nutritive, ormoni, che navigano nei vasi sanguigni della matrice liquida. Il connettivo fluido liquido è formato
dalla componente cellulare immersa in una matrice fluida che si chiama plasma. Il sangue trasporta gas, cellule,
nutrienti, ormoni.
La parte cellulare è composta da globuli rossi, poi abbiamo i leucociti e infine il plasma. Il rapporto tra la componente
corpuscolata e il volume totale si chiama ematocrito, ovvero il volume in percentuale occupato dagli elementi
corpuscolati. Questo volume deve rientrare in alcuni parametri specifici: i globuli rossi devono mediamente
rappresentare il 45% del volume totale, i globuli bianchi è circa l’1%, mentre il plasma è 55%. Questi parametri
garantiscono che il sangue sia sufficientemente fluido e che i globuli rossi possano muoversi all’interno del plasma. Se
abbiamo una percentuale di GR più alta, allora il sangue è troppo denso e potremmo avere trombi, problemi di
circolazione ma potrebbero esistere persone con percentuale più alta: quando viviamo in ambienti più rarefatti
abbiamo più bisogno di ossigeno e quindi hanno una % di GR più alta, oppure in caso di assunzione di eritropoietina
che è un ormone prodotto normalmente dai reni e che favorisce il differenziamento dei GR. Se avessimo pochi GR si ha
un’ anemia.
Abbiamo circa 4-6 litri di sangue in base al peso corporeo (circa l’8% del peso corporeo, inteso come massa muscolare).
Il pH del sangue tende alla neutralità tra 7.35 e 7.45. il sangue ossigenato è rosso brillante mentre quello poco
ossigenato è rosso scuro.
Da dove possiamo prelevare il sangue per fare un controllo die nostri parametri? Solitamente viene prelevato il sangue
venoso dalla vena cubitale mediana. Le vene sono più superficiali rispetto alle arterie, hanno una parete più sottile e
una pressione più bassa rispetto alle arterie. Ci sono casi in cui dobbiamo prelevare il sangue arterioso e in quel caso
lo preleviamo dall’arteria radiale o brachiale, e questo ci permette di vedere quanto ossigeno abbiamo nel sangue. Nei
bambini si può fare un prelievo capillare dal tallone o polpastrello.
Le cellule del sangue sono GR, GB e piastrine, che nuotano all’interno della matrice liquida che si chiama plasma. Il
plasma contiene acqua (92%), proteine plasmatiche (7%), altri soluti (1%). Le proteine plasmatiche sono di 4 tipi
diversi:
• Albumine (60%). È prodotta dal fegato ed è indispensabile per mantenere la pressione osmotica del sangue.
• Globuline (30%). Alfa e beta prodotte dal fegato. Gamma sono un altro nome degli anticorpi
• Fibrinogeno e protrombina (4%). Sempre prodotte dal fegato. Sono le proteine della coagulazione
• Proteine del complemento
• Enzimi, ormoni
Per altri soluti intendiamo i Sali (calcio, magnesio, sodio potassio, acido carbonico che regola il pH del sangue), lipidi,
proteine, aminoacidi e sostanze di rifiuto che devono essere eliminate come urea, acido urico, creatinina, bilirubina,
ioni ammonio.
Per quanto riguarda la componente cellulare abbiamo i globuli rossi, la famiglia dei globuli bianchi coinvolti nella
risposta immunitaria, le piastrine coinvolte nel processo di emostasi. Tutte le cellule del sangue derivano da un
progenitore comune che si trova nel midollo osseo e si chiama emocitoblasto. L’emocitoblasto si divide in due linee
differenziative: linea mieloide, che dà origine a GR, monociti, piastrine, granulociti, o linea linfoide che dà origine ai
linfociti.
Durante la vita embrionale i produttori di cellule del sangue sono il sacco vitellino, fegato, milza, midollo osseo, che
dopo la nascita produce cellule del sangue solo nelle ossa piatte.
I globuli rossi formano il 45% del volume del sangue, dell’ematocrito. Sono 5 milioni per mm3 nei maschi e 4 milioni e
mezzo per mm3 nelle femmine. C’è questa differenza perché solitamente il maschio ha maggiore massa muscolare e
quindi ha bisogno di maggiore apporto di ossigeno. la loro funzione è quella di trasportare ossigeno e anidride
carbonica. Derivano dall’emocitoblasto. A differenza delle altre cellule del sangue, i globuli rossi una volta che sono
arrivati nel differenziamento perdono il nucleo (reticolociti), perché devono trasportare gas respiratori legati
all’emoglobina. Questi reticolociti mantengono il reticolo endoplasmatico rugoso che è quello che gli serve per
produrre le proteine, fino a che il reticolo viene perso e si arriva alla fase finale di eritrocita ovvero globulo rosso
maturo. Siccome non hanno il nucleo non si dividono e sono destinati a morire ma hanno una vita media di 120 giorni.
Dopodiché viene eliminato dai due organi che nella vita fetale lo avevano prodotto ovvero fegato e milza. La maggior
parte viene eliminata, fagocitata dai macrofagi residenti della milza che anno due cose: il ferro viene legato a una
proteina di trasporto, ferritina, e portato al midollo osseo, mentre la componente proteica, gruppo eme, viene
trasformata in bilirubina e eliminata dal fegato. Il differenziamento e la maturazione dei globuli rossi (eritropoiesi) è
regolata dal rene che produce l’eritropoietina. Il globulo rosso maturo diventa un disco biconcavo per favorire gli
scambi gassosi.
Sulla superficie dei globuli rossi vengono espressi degli antigeni superficiali fatti da zuccheri che costituiscono i gruppi
sanguigni. Abbiamo 4 gruppi sanguigni: 0, AB, A, B. questi gruppi sanguigni sono importanti per le trasfusioni. Il gruppo
0 è il donatore universale, mentre il gruppo AB è il ricevente universale. Poi ci sono i gruppi Rh+ e Rh-, che sono
correlati durante la gravidanza alla malattia emolitica neonatale. Nel caso di mamma Rh- e padre Rh+, il feto potrebbe
avere Rh+. Succede che durante la gravidanza non succede niente perché il feto è prodotto immunologicamente. Al
momento del parto il sangue della mamma e quello del feto possono venire a contatto e la madre potrebbe generare
anticorpi contro questo antigene. Alla seconda gravidanza lei avrà già anticorpi contro questo antigene che potrebbero
passare attraverso la placenta e andare a colpire il feto generato durante la seconda gravidanza.
Dentro i GR c’è l’emoglobina che è un tetramero formato da 4 catene polipeptidiche, ognuna delle quali contiene un
atomo di ferro, che lega l’ossigeno. nell’adulto l’emoglobina è fatta da due catene alfa e due beta. Nella vita embrionale
abbiamo invece diversi tipi di catene che vanno a costituire l’emoglobina, perché durante la vita embrionale abbiamo
bisogno di una proteina a maggiore attività per l’ossigeno perché al feto ne arriva meno. Esistono malattie
dell’emoglobina (emoglobinopatie): mutazioni nella catena alfa e beta (anemia falciforme), se abbiamo catene
normali ma quantità minore di emoglobina si parla di talassemia. L’anemia falciforme deriva da una mutazione nella
catena beta, che causa la precipitazione dell’emoglobina nei globuli rossi. L’emoglobina legherà meno ossigeno, inoltre
viene distorta la forma dei globuli rossi che vanno poi ad intasare i vasi sanguigni.
I globuli bianchi o leucociti sono implicati nella risposta immunitaria. La prima differenza è che i globuli bianchi sono
cellule dotate di nucleo, a differenza dei globuli rossi che durante il differenziamento lo perdono. I globuli bianchi sono
tra i 6mila e 8mila per mm3.
• granulociti
• linfociti
• monociti
Sono cellule del sistema immunitario, che ci permette di combattere contro batteri, virus, parassiti,
ma anche di eliminare alcune cellule tumorali. Queste cellule sono in grado di mettere in atto una difesa divisa in due
fasi. Si dividono due tipi di immunità:
• innata o aspecifica. È la prima ad essere attivata. È molto rapida. Si attiva entro 4 ore dall’entrata del patogeno.
È presente in qualunque momento, ma è generica. Non c’è memoria immunologica. (macrofagi, linfociti NK,
granulociti)
• acquisita o specifica. Si attiva più avanti, circa 96 ore. Questo tipo di immunità va a colpire un particolare
antigene del nostro patogeno. È molto mirata e genera delle cellule della memoria. (linfociti b e linfociti T. i
primi combattono il patogeno attraverso la produzione di anticorpi, i secondi aggrediscono direttamente una
cellula che è stata infettata)
• passiva o materna. Passiva significa iniezione di immunoglobuline, materna è quando alcune classi di anticorpi
riescono ad attraversare la placenta e vengono trasferiti dalla mamma all’embrione. Il sistema immunitario
dopo la nascita è immaturo e maturerà in tempi più o meno lunghi.
-Immunità innata: granulociti, macrofagi, cellule dendritiche, linfociti NK. (Macrofagi e cellule dendritiche derivano dai
monociti). I monociti rappresentano il 3-8% dei globuli bianchi. Si riconoscono per due caratteristiche: il nucleo a ferro
di cavallo e l’assenza di granuli nel citoplasma. I monociti una volta visto e riconosciuto il patogeno differenziano in
macrofagi che troveremo nei tessuti connettivi.
I macrofagi quindi migrano dal sangue ai tessuti connettivi. Sono tipici fagociti, ovvero fagocitano e inglobano e
digeriscono il patogeno attraverso i lisosomi che si trovano nel citoplasma e lo eliminano. Sono coinvolti anche nella
risposta immunitaria di altre cellule perché sono in grado di presentare l’antigene ai linfociti, di attivarli e quindi di
richiamare altre cellule del sistema immunitario nel sito di infezione, attraverso la produzione di citochine. I macrofagi
sono figli dei monociti circolanti e si parla di famiglia monocitica-macrofagica che include le cellule di langherhans che
si trovano nell’epidermide, i macrofagi che si troveranno nel peritoneo e nelle pleure, le cellule di Kupfer nel fegato, i
macrofagi negli alveoli polmonari, i macrofagi delle cellule della milza, le microglia che sono i macrofagi che si trovano
nel tessuto nervoso e gli osteoblasti.
Un’altra classe di fagociti, quindi che mettono in atto la risposta innata, sono i granulociti, che appartengono alla
famiglia dei monociti e si chiamano polimorfonucleati, perché il loro nucleo ha forme variate. Si distinguono dai
macrofagi perché nel loro citoplasma si dividono dei granuli e si dividono in 3 classi, che dipende dalla colorazione che
assumono con i coloranti istologici:
• granulociti neutrofili, che rappresentano la maggior parte dei GB, tra il 50 e il 70%. Presentano dei nuclei che
non si colorano bene né con coloranti acidi che basici. Sono riconosciuti dalla forma del loro nucleo che
presenta molti lobi, più lobi ci sono più è vecchio. Se facciamo lo striscio di sangue di un individuo femmina,
spesso in questi granulociti neutrofili compare una forma a bacchetta di tamburo che si chiama corpo di Barr,
che è il secondo cromosoma x inattivo, condensato. I granulociti neutrofili sono anche loro dei fagociti,
inglobano il patogeno e lo degradano grazie alla presenza di numerosi enzimi, che sono presenti nei granuli
specifici, ovvero presenti solo nei neutrofili, oppure nei lisosomi, che sono i granuli primari, oppure nei granuli
terziari che sono presenti nel citoplasma. I neutrofili son i primi ad arrivare sul luogo di infezione. rispondono
a fattori chemiotattici rilasciati dia tessuti danneggiati e sono cellule che sono in grado di attraversare
l’endotelio dei vasi.
Linfociti NK (immunità innata) eliminano cellule tumorali o cellule infettate da alcuni virus.
-immunità acquisita: linfociti b e linfociti t. si attivano durante la risposta specifica. Sono il 20-30% dei globuli bianchi.
Hanno un nucleo tondeggiante e occupa quasi tutta la totalità della cellula. La caratteristica di questi linfociti, sia T che
B è quella di essere prodotti dal midollo osseo, ma la loro maturazione avviene in altri siti.
Linfociti B (immunità acquisita) sono responsabili della risposta immunitaria umorale. Possono differenziarsi in
plasmacellule e produrre anticorpi. Quindi i linfociti T producono anticorpi
Linfociti T (immunità acquisita) sono responsabili della risposta immunitaria cellulo-mediata. Attaccano direttamente
il patogeno distruggendo la cellula infettata.
I linfociti T e B sono specifici, ovvero riconoscono solo uno specifico antigene. Una delle caratteristiche dei linfociti è la
tolleranza, ovvero non attaccheranno mai gli antigeni self del nostro organismo.
Formula leucocitaria:
Se aumentano i basofili abbiamo una risposta allergica. Se aumentano linfociti abbiamo un’infezione tardiva.
Le piastrine sono dei frammenti di un precursore presente nel midollo osseo, che si chiama megacariocita, che forma
questi pezzetti rilasciati nel sangue circolante in numero tra 200mila e 400mila per mm3, e sono responsabili del
processo di emostasi. quando viene attivato il processo di emostasi accade che un vaso si rompe. Ho danneggiato il
vaso. Dal vaso danneggiato vengono rilasciati alcuni fattori che attivano le piastrine che a loro volta fanno il coagulo
primario, ovvero formano un tappo sul punto della lesione. Le piastrine si appiattiscono, aderiscono e tappano la
lesione, quindi siamo nella fase di aggregazione piastrinica. Nello stesso tempo siamo nella fase vascolare, perché nei
tessuti vengono rilasciati die fattori che provocano vasocostrizione. A questo punto la lesione è stata tappata. Le
piastrine e i tessuti danneggiati rilasciano una serie di molecole che inducono la coagulazione. La coagulazione consiste
nella trasformazione del fibrinogeno in fibrina, che forma una rete che intrappola globuli rossi e piastrine formando il
coagulo. Il plasma che non contiene più fibrinogeno perché è stato trasformato in fibrina si chiama siero. La contrazione
delle piastrine avvicina i due lembi della lesione e dà il tempo ai tessuti di riparare il danno. Alla fine si ha la retrazione
del coagulo. Ci sono molecole che agiscono sulla coagulazione, una è l’eparina che è un’anticoagulante perché inibisce
l’attività della trombina, l’altra è l’aspirina. Abbiamo anche delle patologie della coagulazione. Si parla di emofilia
quando manca uno dei fattori della coagulazione. Si parla di trombocitopenia quando il numero di piastrine è inferiore
a 200mila-400mila per mm3.
Il tessuto muscolare è un derivato del mesoderma. Costituisce i muscoli e svolge la funzione contrattile. Inoltre i
muscoli permettono la locomozione dell’intero organismo (muscoli associati allo scheletro) e il mantenimento della
postura. Permettono il movimento dell’occhio, le espressioni del viso (muscoli facciali). Permettono il movimento di
alcune parti del corpo (vasi e visceri). Permettono la circolazione all’interno dei vasi. Inoltre quando il muscolo si contrae
genera calore, che mantiene la temperatura corporea. I muscoli rappresentano il 40% della massa corporea.
Accumulano glucosio. I muscoli lisci sono quelli che permettono il movimento di vasi e visceri. Il muscolo cardiaco
permette la circolazione del sangue.
Il tessuto muscolate striato scheletrico costituisce i muscoli che si inseriscono sullo scheletro. Sono muscoli volontari.
Costituisce i muscoli per movimento, postura e respirazione.
I miofilamenti spessi sono costituiti da miosina fatta da 1 coda e 2 teste. Le code sono ancorate alla linea M e si dirigono
con le teste verso la linea Z. Il filamento sottile sono monomeri di actina che si uniscono come a formare una collana
di perle. Ogni filamento è fatto da due fili di perle avvolti l’uno sull’altro. Interposti in questi due fili di perle ci sono le
proteine regolatorie della contrazione, che sono la tropomiosina e la troponina, fatta da 3 subunità che si chiamano
I,C,T. troponina e tropomiosina permettono l’inizio della contrazione.
La contrazione consiste nello scivolamento dei filamenti sottili sui filamenti spessi. I filamenti spessi agganciano i
filamenti sottili e li trascinano verso il centro del sarcomero. Questo perché sulle teste della miosina abbiamo due
elementi importanti: uno è il sito di interazione con le molecole di actina, ovvero il sito che permette alla testa della
miosina di legare il filamento sottile, l’altro è l’attività enzimatica ATPasica, ovvero la testa della miosina scinde ATP e
ricava energia per stirare i filamenti sottili verso il centro del sarcomero.
La miosina aggancia il filamento sottile e lo trascina verso il centro del sarcomero, quindi si ha l’accorciamento del
sarcomero. Abbiamo più sarcomeri in serie, quindi accorciando ogni sarcomero arriveremo alla contrazione dell’intero
muscolo. Questa contrazione è possibile solo in presenza di ioni calcio. Gli ioni calcio legano la subunità C della
troponina. L’interazione tra gli ioni calcio e la troponina determina un cambiamento conformazionale che determina il
movimento del complesso della troponina, che sposta la tropomiosina, che a sua volta libera i siti di legame dell’actina
per la miosina.
Quindi ricapitolando i siti di interazione tra actina e miosina sono normalmente nascosti, sono coperti dalla
tropomiosina. La tropomiosina quindi nasconde il sito di interazione della miosina. quindi actina e miosina non possono
legarsi. Quando arriva, il calcio si lega alla troponina C. la troponina C si muove e fa muovere la troponina T, che a sua
volta fa muovere la tropomiosina. La tropomiosina si muove e vengono esposti i siti di interazione per la miosina. a
questo punto la tropomiosina può attaccarsi al filamento sottile. A questo punto la miosina lega il filamento sottile e
In sintesi: Viene liberato calcio dal reticolo sarcoplasmatico. Quando viene liberato calcio, il calcio si regala troponina
che è una proteina che a sua volta è attaccata alla tropomiosina. La tropomiosina è un filamento che sta appiccicato
alla actina, coprendo i siti di legame per le teste della miosina. Quando il calcio si lega alla troponina staccandola, e a
sua volta la troponina si trascina dietro la tropomiosina, viene liberata l’actina rendendola disponibile al legame con le
teste della miosina.
Se non c’è calcio il muscolo non si contrae. Se non c’è ATP rimane sempre contratto, perché la testa della miosina resta
attaccata all’actina. Questa situazione si chiama rigor mortis.
Il calcio è immagazzinato nel reticolo sarcoplasmatico, che corrisponde al reticolo endoplasmatico liscio delle altre
cellule. Il calcio viene rilasciato a partire dall’impulso nervoso che arriva dal neurone. Ogni fibra è innervata dal sistema
nervoso volontario. Arriva l’impulso e scorre sulla membrana plasmatica del muscolo scheletrico. La membrana
plasmatica del muscolo forma delle introflessioni nella fibra muscolare, quindi entra nella fibra muscolare. L’impulso fa
aprire dei canali sulla membrana del muscolo, esce calcio e si attiva la contrazione. La membrana plasmatica forma
tubuli T che fanno entrare lo stimolo elettrico nella fibra. Quando arriva lo stimolo si apre il canale, uno sul tubulo T e
uno sul reticolo sarcoplasmatico e quindi abbiamo la contrazione.
Per rilassare il muscolo dobbiamo togliere di mezzo il calcio, infatti quando termina l’impulso nervoso il calcio torna
nel reticolo sarcoplasmatico.
Le fibre del muscolo possono essere lente (rosse) o veloci (bianche). Le fibre veloci producono ATP in maniera rapida.
Le fibre lente sono più resistenti alla fatica. Con allenamenti mirati si possono trasformare fibre veloci in fibre lente.
La stessa struttura di bande chiare, bande scure etc si trova anche nel muscolo striato cardiaco. Quello che cambia è
la contrazione, nel senso che il muscolo striato scheletrico è volontario, mentre quello cardiaco è sotto il controllo del
sistema nervoso autonomo. Non abbiamo grosse cellule polinucleate, le cellule (cardiomiociti) sono singole
mononucleate e hanno una forma a Y. Le cellule muscolari cardiache sono chiamate cardiomiociti e si contraggono da
sole senza innervazioni. La contrazione quindi nasce da questi cardiomiociti che si contraggono in maniera autonoma,
ma l’impulso deve essere trasmesso a tutti i cardiomiociti. Perché questo comando venga trasferito a tutti i
cardiomiociti è necessario che siano uniti gli uni agli altri da particolari giunzioni che chiamiamo dischi intercalari, che
contengono giunzioni gap che fanno passare ioni, quindi l’impulso elettrico. Ci sono poi i desmosomi, che sono
giunzioni meccaniche che tengono attaccati tutti i cardiomiociti. Queste strutture non sono presenti nel muscolo
scheletrico perché ogni fibra ha la sua innervazione.
Il cuore è innervato, anche se la contrazione è involontaria, perché questa terminazione enrvosa regola la frequenza
cardiaca.
Nel tessuto muscolare liscio non vediamo striature trasversali. Sono cellule anche queste singole, innervate dal sistema
nervoso autonomo e si vanno a disporre attorno ai vasi, attorno ad alcuni elementi dell’apparato respiratorio, digestivo,
urinario, riproduttivo, nell’occhio per regolare apertura e chiusura della pupilla (quelli invece che muovono l’occhio
sono scheletrici). Anche qui per la contrazione abbiamo l’interazione tra miosina e actina. La differenza sta nel fatto che
nel muscolo liscio questi filamenti sono disordinati rispetto al muscolo striato, quindi non ci sono bande.
Il tessuto muscolare liscio non ha sarcomeri, i filamenti sono disordinati, però ha actina e miosina, ma non essendo
ordinate non formano bande chiare e bande scure. Le cellule muscolari lisce sono mononucleate, allungate e formano
• A singola unità: per esempio dell’utero, in cui c’è una terminazione del sistema nervoso autonomo, che rilascia
il neurotrasmettitore che raggiunge solo le cellule in superficie, ma anche qui l’impulso viene trasferito a tutte
le cellule grazie alle giunzioni gap, quindi è simile al cuore
• Multiunitario: abbiamo una ramificazione delle terminazioni nervose che permette al neurotrasmettitore di
raggiungere ogni singola cellula. Questa è la muscolatura che serve ad aprire e chiudere l’iride, apparato
respiratorio, apparato vascolare
TESSUTO NERVOSO
Il tessuto nervoso ci permette di raccogliere informazioni dall’ambiente esterno e interno, elaborarli e elaborare
risposte corrette in modo tale che l’organismo possa mantenere l’omeostasi e rispondere a stimoli interni e esterni.
Nell’uomo il sistema nervoso ci permette anche di comunicare con l’ambiente esterno. È responsabile di fenomeni
psichici e di tutto ciò che comprende la personalità e il pensiero astratto.
Ci sono diverse cellule nel tessuto nervoso. Infatti il tessuto nervoso non è fatto solo di neuroni, che sono le cellule
eccitabili, ma contiene una serie di cellule di supporto. Il tessuto nervoso comprende i neuroni, che sono le vere e
proprie cellule nervose capaci di ricevere gli stimoli, condurre un impulso nervoso e elaborare una risposta. Le cellule
di supporto prendono il nome di cellule della glia o neuroglia e hanno diverse funzioni, ovvero forniscono nutrimento,
proteggono i neuroni dall’ambiente esterno e da patogeni, e contribuiscono a formare delle guaine che permettono di
trasmettere più velocemente l’impulso nervoso.
I neuroni sono le cellule che permettono di ricevere lo stimolo, elaborarli e produrre l’impulso nervoso. Possiedono
due caratteristiche principali: quello di essere cellule eccitabili o irritabili, ovvero capaci di reagire a uno stimolo esterno
e sono capaci di condurre uno stimolo, e di trasmetterlo a altre cellule che possono essere altri neuroni o cellule
bersaglio di altro genere. Un neurone comprende un corpo cellulare che chiamiamo pirenoforo e due tipi di
prolungamenti: i dendriti e l’assone. All’interno di ogni neurone c’è solo un assone, mentre i dendriti possono esse
multipli. All’interno del tessuto nervoso ci sono diversi tipi di neuroni con forme e funzioni differenti. L’assone è sempre
unico, mentre i dendriti possono essere presenti in numero variabile, per questo andiamo a classificare diversi tipi di
neuroni, in base a quanti dendriti sono presenti.
Quindi la maggior parte dei neuroni contengono un solo assone che nasce da una zona del corpo cellulare che si chiama
cono di emergenza. Questi neuroni con tante dendriti si chiamano neuroni multipolari. Poi esiste una piccola
popolazione di neuroni che si chiamano unipolari e pseudounipolari che non possiedono dendriti o nel caso dei
pseudounipolari possiedono un unico prolungamento che emerge dal corpo cellulare, che poi si divide in due rami, uno
con funzione dell’assone e uno con funzione del dendrite. Ricapitolando un solo prolungamento. Nel caso degli
unipolari questo prolungamento funziona da assone, mentre nel caso degli pseudounipoalri questo prolungamento si
divide in due, uno funziona da assone e uno da dendrite, ma dal corpo cellulare ne emerge uno solo. Nel caso dei
neuroni unipolari le funzioni svolte normalmente dai dendriti sono svolte dal corpo cellulare. I neuroni bipolari sono
quasi tutti neuroni sensitivi, ovvero quelli che ricevono le informazioni. I neuroni bipolari sono formati da un corpo
cellulare e due prolungamenti che emergono da due punti diversi del corpo cellulare.
Un neurone abbiamo detto che è fatto da un corpo cellulare (pirenoforo o soma) e prolungamenti che si chiamano
dendriti e assoni. Nel corpo cellulare è presente il nucleo. All’interno del nucleo distinguiamo uno o più nucleoli. Nel
citoplasma ci sono i corpi di Nissl che sono ammassi di reticolo endoplasmatico rugoso che producono proteine.
I dendriti sono solitamente corti e multipli. Hanno una conduzione centripeta (dall’esterno all’interno), ovvero a livello
dei dendriti arriva uno stimolo e corre verso il nucleo, verso il corpo cellulare. I punti di contatto tra un assone di un
altro neurone e il dendrita stesso formano delle strutture a forma di spina che vengono chiamate spine dendritiche.
L’assone invece è sempre unico. Origina da un cono di emergenza, che è una regione allungata del corpo cellulare, e
conduce l’impulso dal corpo cellulare alla periferia, dove va a formare le sinapsi o i bottoni sinaptici, che permettono
all’assone di venire a contatto con altri neuroni o con cellule bersaglio.
Impulso -> dendriti -> corpo cellulare -> assone -> sinapsi -> altro neurone
Le cellule della neuroglia sono cellule di supporto. Hanno funzione di nutrimento, supporto all’attività dei neuroni e
sono diverse nel SNC (encefalo e midollo spinale) da quelle del SNP.
Nel sistema nervoso centrale abbiamo 4 diversi tipi di cellule della glia:
• astrociti: chiamati così perché hanno una forma a stella. Abbiamo un corpo cellulare e un numero variabile di
prolungamenti. Si dividono in:
o astrociti fibrosi, con un corpo cellulare piccolo e numerosi prolungamenti. Si trovano nella sostanza
bianca, che è quella che contiene gli assoni, quindi i prolungamenti dei neuroni
o astrociti protoplasmatici: hanno un corpo cellulare più grande e prolungamenti più corti e ramificati.
Si trovano nella sostanza grigia, dove ci sono i corpi cellulari dei neuroni
gli astrociti hanno funzione di difesa e nutrimento nei confronti dei neuroni. Formano la barriera
ematoencefalica perché anche il sistema nervoso centrale ha necessità di essere protetto. Quindi gli astrociti
hanno dei prolungamenti che circondano i vasi sanguigni con delle pericelli. La barriera ematoencefalica è fatta
dalla membrana dell’endotelio, la membrana basale dei vasi sanguigni e i pericelli degli astrociti. Tutte le
sostanze nutritive nel sangue devono essere selezionate dagli astrociti. Ci sono delle sostanze che possono
• Oligodendrociti si trovano nel SNC (la stessa funzione la svolgono le cellule di Schwann nel SNP). Formano la
guaina mielinica, ovvero il rivestimento intorno all’assone che evita di disperdere il segnale elettrico durante il
suo percorso. Questa guaina mielinica è fatta di tanti strati. Si avvolgono attorno all’assone e formano questa
guaina. Gli oligodendrociti, SNC, ha molti prolungamenti e alla fine dei prolungamenti forma degli avvolgimenti
a spirale intorno agli assoni. Ogni oligodendrocita può avvolgere più assoni. Nel SNP le cellule di Schwann usano
un’altra strategia, ovvero l’intera cellula abbraccia l’assone e comincia a girargli intorno, formando spirali di
avvolgimento intorno all’assone. Entrambi i meccanismi lasciano degli spazi vuoti senza guaina mielinica e in
questi punti di interruzione servono a permettere la conduzione saltatoria dell’impulso nervoso. A livello di
questi punti di interruzione, che chiamiamo nodi di Ranvier, abbiamo una maggiore concentrazione di canali
ionici, in particolare del sodio e quindi è più facile che si crei un impulso nervoso, una variazione di potenziale
di membrana e quindi sarà più veloce la propagazione lungo un assone. Le cellule di Schwann hanno anche una
seconda modalità di formare la guaina mielinica, e questo si trova soprattutto nei nervi sensitivi che chiamiamo
scarsamente mielinizzati, ovvero la cellula di Schwann forma delle introflessioni dove si accomodano più
assoni. Lo spessore della guaina mielinica è minore e per questo sono chiamate
• microglia Se un patogeno riesce a passare lo stesso la barriera ematoencefalica perché questa ha subito un
danneggiamento, abbiamo delle cellule del sistema immunitario nel sistema nervoso che riescono a
contrastare i patogeni e queste cellule sono le cellule della microglia. Sono cellule molto piccoli che fanno parte
della famiglia monocitica-macrofagica.
• ependimociti o cellule dell’ependima che rivestono i ventricoli celebrali e il canale midollare che si torva al
centro del midollo spinale. Quindi all’interno del sistema nervoso centrale ci sono delle cavità riempite di
liquido cerebrospinale e che sono tappezzate da ependimociti. Gli ependimociti producono il liquido
cerebrospinale.
• cellule satelliti che sono cellule di supporto che si trovano vicino ai corpi cellulari dei neuroni e si trovano nei
gangli del SNP, proteggono e circondano il corpo cellulare dei neuroni sensitivi.
• cellule di schwann che formano la guaina mielinica (vedi sopra a oligodendrociti).
Nel sistema nervoso periferico troviamo assoni che ricevono info dall’ambiente esterno o conducono un comando a un
muscolo o una cellula. Questi assoni scorrono in un nervo, che è un insieme di fibre nervose, dove per fibra nervosa
intendo l’assone con il suo rivestimento di guaina mielinica. Le fibre nervose sono tenute insieme da tessuto connettivo.
Il connettivo che circonda tutto il nervo si chiama epinevrio. Il connettivo che circonda più fibre nervose si chiama
perinevrio, mentre il connettivo che circonda ogni fibra nervosa si chiama endonevrio. Se i nervi sono fortemente
mielinizzati sono anche molto bianchi e per questo si chiamano nervi bianchi e sono nervi motori. Se invece hanno
scarsa mielina sono nervi grigi e sono nervi sensitivi.
L’impulso nervoso è determinato dalla capacità dei neuroni di indurre delle variazioni elettrochimiche all’interno della
propria membrana plasmatica. Se andiamo a misurare la differenza di potenziale nella membrana plasmatica dei
neuroni a riposo vediamo che avrà un valore di -70mV (potenziale a riposo). Questo valore è determinato dalla capacità
dei neuroni di mantenere una differenza di cariche positive e negative sulle due facce della membrana. Questa
differenza di cariche è garantita dalla presenza di pompe che buttano fuori ioni consumando energia. Quando un
neurone viene stimolato vengono aperti dei canali, e in particolare dei canali di sodio, che determinano una variazione
del potenziale di membrana e l’attivazione di un potenziale di azione che si propaga lungo l’assone. Quindi l’impulso
nervoso si trasmette lungo l’assone per un cambiamento di carica sulla membrana.
La sinapsi è un punto di comunicazione tra due cellule, in questo caso un neurone e una cellula bersaglio, che può
essere un altro neurone o un muscolo. Le due cellule in una sinapsi non sono a contatto fisico, ma comunicano
attraverso il rilascio di un neurotrasmettitore. Tra le due cellule rimane sempre uno spazio che si chiama fessura
sinaptica dove viene rilasciato il neurotrasmettitore che può essere captato dai recettori che si trovano sulla cellula
ricevente. Quella che rilascia il neurotrasmettitore è la cellula presinaptica, mentre quella che lo riceve è il terminale
post-sinaptico. Nell’uomo abbiamo delle sinapsi chimiche, ovvero il segnale viene trasmesso attraverso il rilascio di un
neurotrasmettitore. Ci sono poi delle sinapsi elettriche come per esempio le giunzioni gap.
Un tipo particolare di sinapsi è quella che si forma tra la terminazione nervosa e il muscolo. Questa sinapsi si chiama
placca motrice o giunzione neuromuscolare. Stiamo parlando del muscolo scheletrico. A livello di questa giunzione
abbiamo il rilascio del neurotrasmettitore che in questo caso si chiama acetilcolina, che viene captata dai recettori che
si trovano sul sarcolemma. Questi recettori una volta che si legano all’acetilcolina si aprono.
L’ANATOMIA È QUELLA PARTE DELLA BIOLOGIA CHE STUDIA LA STRUTTURA E LA MORFOLOGIA DEL CORPO, DELLE SUE
PARTI E DEI LORO RAPPORTI RECIPROCI.
- Anatomia macroscopica: studia ciò che si vede ad occhio nudo, da descrivere nella sua forma e struttura
- Anatomia microscopica: studia le parti visibili al microscopio
POSIZIONE ANATOMICA: si riferisce a un individuo in piedi che guarda dritto di fronte a sé, con le braccia lungo il corpo
e il palmo della mano rivolto in avanti
- Distale: lontano dal punto di origine – la mano è distale dal punto di origine
- Prossimale: vicino al punto di origine – verso il punto di attacco di un arto al tronco (coscia prossimale rispetto
alla gamba)
Esempio: il cuore è superiore al fegato. Lo stomaco inferiore rispetto si polmoni. Lo sterno è anteriore rispetto alla
colonna vertebrale. L’esofago è posteriore rispetto alla trachea.
Linee immaginarie che attraversano il corpo, riferimento in 3 dimensioni che seguono i 3 assi cartesiani.
Piano sagittale mediano: è un piano verticale che divide il corpo in una parte destra e una sinistra, in 2 parti
virtualmente uguali, ma biologicamente diverse dette antimeri. I piani sono paralleli e infiniti detti parasagittali.
- Cavità toracica: contiene 2 cavità pleuriche (circondano i polmoni), il mediastino (spazio centrale che contiene
la cavità pericardica, il timo, l’esofago, i grossi vasi e la trachea) e la cavità pericardica che contiene il cuore.
- Cavità addomino-pelvica: è compresa tra diaframma e pelvi. Comprende la cavità addominale (stomaco,
intestino, milza, fegato e altri organi) e cavità pelvica (organi della riproduzione, vescica e retto) separate da
uno strato di peritoneo
Le cavità sono rivestite da membrane mucose e sierose formate da 2 tessuti: epitelio e connettivo
- Sierose: rivestono cavità chiuse non in contatto con l’ambiente esterno: peritoneo (cavità addominale)
pericardio (cuore) e pleure (polmoni)
- Mucose: rivestono cavità comunicanti con l’esterno: respiratoria, escretoria, riproduttiva …
Le membrane sierose sono fatte da 2 foglietti, ovvero sono dei sacchi a doppia parete contenenti una cavità virtuale
riempita di liquido:
Tra i due foglietti vi è una cavità contenente liquido sieroso: intestino, cuore e polmoni sono organi che si muovono, la
presenza di questo liquido funziona da ammortizzatore per evitare che i 2 foglietti si scontrino.
Le membrane sierose sono formate da uno strato di epitelio pavimentoso semplice (mesotelio) e uno di connettivo di
sostegno.
Consentono il movimento dei visceri riducendo la frizione. Contengono i vasi ed i nervi per i i visceri. Accumulano
tessuto adiposo per la protezione degli organi interni.
Sistema di riferimento:
- 2 Linee verticali dette emiclaveari che passano per il capezzolo (da metà della clavicola in giù)
- 2 Linee orizzontali: la 1° a livello della 9° costa è detta linea sottocostale , la 2° è detta linea bisiliaca a livello
delle creste iliache
9 regioni:
4 quadranti:
- Superiore dx e sx
- Inferiore dx e sx
Tonaca mucosa: epitelio, connettivo lasso (lamina propria) e muscolo liscio (muscolaris mucosae). Tonaca sottomucosa:
tessuto connettivo lasso. Tonaca Muscolare. Tonaca avventizia e/o sierosa.
Organi pieni: non hanno cavità. Parenchima (parte centrale) rivestito da una capsula di tessuto connettivo. Da questa
capsula si formano dei setti (ramificazioni) che formano un’impalcatura connettivale detta stroma e che suddividono
l’organo in lobi e lobuli (più piccoli).
APPARATO LINFATICO
Sistema di vasi parallelo all’apparato circolatorio ma ha una funzione differente. Ha 3 funzioni principali. Non trasporta
né O2, né CO2, ne sostanze nutritive.
1. Drena fluidi prodotti dal metabolismo cellulare e acqua che viene rilasciata dalle cellule nei tessuti connettivi.
L’acqua drenata va nei vasi linfatici. Questo sistema di vasi linfatici prende i liquidi dai tessuti connettivi e li
porta via. Serve a portare via dai tessuti connettivi tutti i liquidi, acqua, fluidi prodotti dal metabolismo
cellulare.
2. L’altra funzione è quella di essere deputato al trasporto e alla maturazione dei linfociti.
3. La terza funzione è quella di trasportare i lipidi dall’intestino verso il sistema venoso, perché le vene hanno
una struttura e una parete tale che non è adatta ad assorbire i lipidi. Prende i lipidi dall’intestino, li porterà
verso le vene e da qui andranno comunque al fegato.
Nei vasi linfatici circola la LINFA. Il sistema linfatico ha dei vasi che chiamiamo vasi linfatici ma non ha una pompa. Non
c’è un cuore linfatico. Altra differenza è che ogni tanto lungo i vasi linfatici ci sono delle stazioni che sono i linfonodi.
La linfa è simile al plasma, incolore, ha poche proteine, non ci sono globuli rossi ma al suo interno scorrono i linfociti
che passano attraverso linfonodi e organi linfoidi. Quindi i linfociti si trovano sia nel sangue circolante che nella linfa.
I vasi linfatici sono a fondo cieco. Formano delle ramificazioni ma sono chiusi. Sono più grandi dei capillari sanguigni e
con una parete più sottile che gli permette di raccogliere l’acqua dai tessuti circostanti e di far passare i lipidi che
altrimenti non passerebbero attraverso la parete dei vasi linfatici.
Siccome non c’è un cuore, anche i vasi linfatici sono dotati di valvole per portare la linfa verso la parte superiore. Le
valvole sono regolate, aperte e chiuse, dai muscoli scheletrici. I capillari linfatici diventano collettori linfatici, che
diventano tronchi linfatici e infine dotti linfatici, che andranno a drenare nelle vene succlavie.
Questi capillari che drenano i fluidi confluiranno in vasi sempre più grandi fino ad arrivare ai due vasi linfatici principali:
• dotto linfatico a destra che riverserà il proprio contenuto nella giugulare destra. Drena solo la parte
sopradiaframmatica destra.
• dotto toracico a sinistra. Drena tutto il resto, quindi regioni sottodiaframmatiche e sopradiaframmatica
sinistra.
i vasi linfatici che raccolgono i lipidi si chiamano vasi chiliferi perché sono pieni di una sostanza lattiginosa, perché ricca
di lipidi. Questi vasi chiliferi si trovano nei villi intestinali.
Per trasportare la linfa si utilizzano diversi sistemi: i vasi linfatici sono dotati di muscolatura liscia quindi con contrazioni
muscolari, aiutati anche dai muscoli scheletrici che sono intorno ai vasi linfatici.
Il sistema di maturazione dei linfociti si basa sulla presenza di tessuti e organi linfoidi che fanno parte dell’apparato
linfatico. I linfociti b e t nascono dal midollo osseo, dalla linea linfoide dell’emocitoblasto. I linfociti T devono
necessariamente migrare verso il timo, dove maturano. I linfociti B andranno verso i tessuti periferici dove potranno
stazionare in tessuti e organi linfoidi.
• Organi linfoidi sono sempre circondati da una capsula di connettivo, quindi sono un elemento separato dai
tessuti circondanti.
• Tessuti linfoidi sono delle zone ricche di linfociti, ma dove non c’è una separazione fisica con il connettivo.
Tessuti linfoidi quindi sono dei gruppi di linfociti che si trovano nelle pareti degli organi. Non sono separati da una
capsula rispetto al tessuto connettivo circostante. Questi linfociti sono come delle ‘’sentinelle’’. Aspettano di
incontrare l’antigene. I linfociti infatti fanno parte dell’immunità specifica quindi riconoscono antigeni.
• Organi primari dove nascono i linfociti e dove maturano. (midollo osseo, timo)
• Organi secondari: linfonodi, milza, tonsille (ma sono una via di mezzo perché non hanno una vera e propria
capsula).
Il timo è un organo che si trova davanti al cuore e alla trachea, subito dietro il manubrio dello sterno e sotto la tiroide.
la sua dimensione non è costante. Fino ai 2 anni è molto grande, perché in questa prima fase dobbiamo produrre tanti
linfociti perché il sistema immunitario si sta formando e sta maturando. Piano piano ha una funzione sempre
minoritaria fino a ridursi a un piccolo organo. È fatto da due lobi, dx e sx, ognuno dei quali è suddiviso in lobuli. Ognuno
dei lobuli contiene una regione corticale e una midollare. In queste due regioni abbiamo il sistema di maturazione dei
linfociti T. i linfociti T entrano nel timo, si posizionano nella corticale, dove cominciano a moltiplicarsi. Si spostano verso
la midollare. Una volta maturi escono dal timo a livello della giunzione cortico-midollare. La funzione del timo quindi
è quella di permettere la maturazione dei linfociti T. i linfociti T quindi sono prodotti nel midollo ma sono immaturi.
Per completare la loro maturazione devono passare dal timo. La loro maturazione consiste in una selezione dove
vengono selezionati solo l’1% dei linfociti T che arrivano al timo. La maggior parte viene eliminata perché:
I linfociti B non passano dal timo. Dal midollo osseo vanno ai linfonodi o alla milza. Nei linfonodi arrivano i linfociti B e
aspettano di essere attivati, proliferano e diventano plasmacellule e producono anticorpi contro l’antigene che hanno
riconosciuto. I linfonodi sono quindi stazioni in cui i linfociti B e linfociti T restano in attesa di essere attivati. La linfa
passa, trasporta gli antigeni e se sono riconosciuti dai linfociti si attivano.
Il linfonodo sentinella è il primo linfonodo in cui arriva la linfa di un organo. È il primo linfonodo che raccoglie la linfa
di un organo. Alcuni linfonodi sono più superficiali, altri soprattutto a livello dell’intestino sono più profondi e sono
riserve dei linfociti nel caso ci sia un eccessivo attacco di microbi.
Insieme ai linfonodi, svolge la stessa funzione di stazione di linfociti B e T, anche la milza. La milza si trova tra la nona
e undicesima costa, in parte protetta dalla gabbia toracica ma è molto friabile. Si occupa anche della distruzione dei
globuli rossi, infatti nella milza possiamo distinguere due regioni:
Le tonsille si trovano a livello della cavità boccale in cui abbiamo una tonsilla faringea (che viene chiamata adenoidi,
ma in realtà è una), due tonsille palatine ai lati dell’ugola e tante tonsille linguali o sottolinguali con la stessa funzione
dei linfonodi. (Quando facciamo il tampone COVID arriva fino in fondo per vedere se ci sono tracce di virus, perché ci
sono i linfociti B e T).
APPARATO ENDOCRINO
Le ghiandole endocrine producono un secreto che si chiama ormone. Questi due ormoni agiscono secondo due
meccanismi:
• Feedback negativo -> Il prodotto riduce lo stimolo. La bambina mangia i dolci, la sua glicemia aumenta.
L’aumento della glicemia induce il pancreas a produrre insulina. Il prodotto della mia ghiandola endocrina
(l’insulina) abbassa la concentrazione di glucosio.
• Feedback positivo -> il prodotto aumenta lo stimolo. Esempio: l’ossitocina viene rilasciata quando il bambino
deve uscire. Iniziano le contrazioni che provocano un rilascio di ossitocina.
L’ipofisi fa parte dell’asse ipotalamo-ipofisario. è in contatto con l’ipotalamo. L’ipofisi è protetta dalla sella turcica
dell’osso sfenoide. È fatta da una parte anteriore (adenoipofisi) e una posteriore (neuroipofisi), collegate con
l’ipotalamo.
L’adenoipofisi produce l’ormone della crescita che allunga le ossa e aumenta la massa muscolare, l’ormone
luteinizzante (LH) che stimola l’ovulazione e la produzione di estrogeni, l’ormone adrenocorticotropo stimola la
ghiandola surrenale, l’ormone follicolo-stimolante stimola la produzione di estrogeni, l’ormone tireotropo stimola la
tiroide, la prolattina stimola la ghiandola mammaria. L’Ipofisi controlla le altre ghiandole che controllano ghiandole
surrenale, tiroide, ovaie, ghiandola mammaria. L’ipofisi è comandata a sua volta dall’ipotalamo. Un gruppo di neuroni
dell’ipotalamo stimola l’adenoipofisi a produrre uno o più di questi ormoni.
La neuroipofisi non produce direttamente nessuno ormone, ma un secondo gruppo di neuroni rilascia ossitocina o la
vasopressina (o ormone antidiuretico).
La tiroide produce gli ormoni tiroidei e si trova davanti ai primi anelli della trachea. Se guardiamo come è fatta la tiroide
all’interno vediamo che è fatta di tanti follicoli messi a cerchio che delimitano uno spazio che contiene la tireoglobulina,
immagazzinata nella colloide. La tireoglobulina è il precursore degli ormoni tiroidei che contengono iodio. Quando si
attiva la colloide viene consumata e i follicoli sono più grandi perché producono ormoni. Nella tiroide c’è un gruppo di
cellule al di fuori di questi follicoli e sono le cellule C che producono calcitonina, che diminuisce la quantità di calcio
nel plasma e inibisce gli osteoclasti.
Guardando da dietro la tiroide troviamo altre 4 ghiandole: Le ghiandole paratiroidi che producono ormone
paratiroideo con effetto opposto alla calcitonina e contribuisce alla regolazione della concentrazione di calcio nel
plasma; e le ghiandole surrenali che si trovano come due cappucci sugli apici superiori dei due reni. Se le tagliamo e
guardiamo all’interno vediamo che hanno una parte esterna che si chiama corticale e produce ormoni e una interna
che si chiama midollare e contiene i neuroni postgangliari del sistema nervoso simpatico. La zona corticale produce 3
classi di ormoni: mineralcorticoidi, glucocorticoidi, androgeni, che sono ormoni corticosteroidi. La midollare produce
adrenalina e noradrenalina.
le ossa sono classificate in base alla loro forma. A livello microscopico le ossa sono fatte da tessuto spugnoso e
compatto. Vanno a formare le 206 ossa del corpo umano e in base alla loro forma si classificano in: ossa lunghe, piatte,
brevi, irregolari, suturali, pneumatiche.
Le ossa suturali sono così chiamate perché sono delle piccole ossa che si formano a livello delle suture del cranio. Può
succedere che durante lo sviluppo non ci sia una vera e propria giunzione completa e che si formino delle ossa
intermedie. Le ossa suturali non sono contate nelle 206.
Le ossa pneumatiche sono le ossa che contengono al loro interno delle cavità. Si trovano generalmente nel cranio e la
loro funzione è quella di alleggerire il peso della testa.
Le ossa brevi sono tipicamente di forma cubica, e sono quelle che troviamo a livello del carpo, quindi del polso.
Le ossa irregolari sono rappresentate tipicamente dalle vertebre, non hanno una forma definita.
Le ossa piatte sono presenti in diversi punti e sono definite piatte perché hanno una struttura fatta da osso spugnoso
centralmente, chiamato diploe, circondato da due tavolati uno esterno e uno interno di tessuto compatto. Esempi di
ossa piatte sono ossa del cranio, sterno, costole, scapola, clavicola.
Le ossa lunghe sono ossa a forma cilindrica con due estremità che si chiamano epifisi, mentre la parte centrale cilindrica
si chiama diafisi. La diafisi è costituita da osso compatto, mentre le epifisi sono fatte da osso spugnoso circondato da
osso compatto. All’interno della diafisi c’è uno spazio attraverso cui passa il midollo giallo.
Le ossa sesamoidi sono ossa appiattite, come per esempio la patella o rotula.
Un meato è un canale che attraversa tutto l’osso. Un forame è un foro tondeggiante da cui passano vasi e nervi.
I nomi dei muscoli scheletrici variano o in base a come sono organizzati i fascicoli:
Permettono un movimento utilizzando le ossa come leve. Hanno un punto fisso detto origine. Il punto dove viene
effettuato il movimento cioè estremità mobile si chiama inserzione. I muscoli scheletrici si contraggono accorciandosi
e tirando l’osso verso una direzione.
• sinartrosi: articolazioni fisse, immobili, come per esempio le suture tra due ossa craniche
• anfiartrosi: sono articolazioni semimobili, la mobilità di un osso rispetto a un altro è limitata, come per
esempio dischi intervertebrali e cartilagine costale
• diartrosi: sono articolazioni mobili, come gomito, anca, spalla
I legamenti sono strutture di connettivo denso regolare, rinforzano le articolazioni unendo un osso ad un altro
I tendini sono fatti di connettivo denso regolare, rinforzano le articolazioni unendo un osso a un muscolo
Le borse sono sacchi pieni di liquido sinoviale che funzionano da cuscinetti per facilitare il movimento di un osso
rispetto a un altro. Si trovano tra ossa e tendini o muscoli.
SCHELETRO APPENDICOLARE (arti e cinture o cingoli, che sono gli elementi di connessione tra scheletro assile e le ossa
degli arti)
➢ SCHELETRO ASSILE
NEUROCRANIO
le ossa del neurocranio abbiamo detto che sono 8 ossa, alcune sono pari, quindi
abbiamo la componente dx e sx, altre sono impari. Sono l’osso occipitale (1),
parietale (2), frontale (1), temporale (2), sfenoide (1), etmoide (1).
Le ossa del cranio sono ossa piatte, unite tra di loro da suture, che sono
articolazioni fisse, fatte da tessuto connettivo fibroso. Queste strutture hanno
nomi specifici. Tra il frontale e le parietali abbiamo la sutura coronale. Tra le
due ossa parietali abbiamo la sutura sagittale. Posteriormente, tra l’occipitale
e le ossa parietali, abbiamo la sutura
lambdoidea. Lateralmente tra l’osso parietale
e l’osso temporale c’è la sutura squamosa.
Vanno a costituire la superficie superiore e laterale dell cranio. Sono unite tra di loro dalla sutura sagittale.
OSSO FRONTALE
Forma la superficie anteriore del cranio e il tetto delle cavità orbitarie. È il primo delle ossa pneumatiche, contiene
delle cavità che si chiamano seni frontali. L’osso frontale nasce come due ossa distinte che si uniscono intorno agli 8
anni di età, in alcuni individui rimane un piccolo punto di giunzione che si chiama sutura metopica.
OSSA TEMPORALI
La prima è la porzione squamosa, che è quella che forma la sutura squamosa con l’osso parietale. Uno degli elementi
importanti della porzione squamosa è il processo zigomatico, che si fonde con il processo temporale dell’osso
zigomatico per formale lo zigomo.
Nella porzione timpanica abbiamo un foro, che chiamiamo meato, che in particolare chiamimao meato acustico
esterno o canale uditivo esterno che
è il foro che conduce al timpano.
OSSO SFENOIDE
Se lo immaginiamo come un pipistrello le ali si chiamano grandi e piccole ali, mentre i piedini sono i processi
pterigoidei.
Nello sfenoide ci sono tanti buchi perché abbiamod etto che fa da confine tra neurocranio e splancnocranio, quindi i
buchi servono a far passare nervi e vasi da una parte all’altra. ricordare i canali ottici o fori ottici che permettono il
passaggio dei nervi ottici dai bulbi oculari all’encefalo.
C’è una sorta di conca che si chiama sella turcica ed è importante perché accoglie la ghiandola ipofisi.
I processi pterigoidei danno attacco ai muscoli pterigoidi che servono per la masticazone.
L’osso sfenoide è un osso pneumatico, e contiene seni sfenoidali, che si trovano sotto la sella turcica.
L’osso etmoide contribuisce a costituire alcune delle componenti delle cavità nasali. Forma il tetto delle cavità nasali
ma anche le parti laterali delle cavità nasali. È un osso pneumatico e contiene le celle etmoidali o seni paranasali.
Sopra vediamo una regione bucherellata che chiamiamo lamina cribrosa. Questi buchi fanno passare i filamenti
olfattivi che si dirigono al bulbo olfattivo. In mezzo alla lamina cribrosa c’è una cresta che chiamiamo crista galli, sulla
quale si ancora la falce cerebrale, che è una struttura formata dalla dura madre, che è la membrana più esterna che
protegge l’encefalo, rende stabile l’encefalo all’interno della scatola cranica.
L’osso etmoide forma poi la parte laterale della cavità nasale, che è fatta da
delle strutture convolute che formano le conche nasali che sono formate
da delle strutture dell’etmoide che si chiamano cornetti nasali superiore e
medio. Questi cornetti rendono la superficie interna delle cavità nasali a
onde, in modo tale da costringere l’aria che entra nel naso a fare dei vortici.
Questo movimento dell’aria serve a riscaldare l’aria quando la inspiriamo,
a umidificarla, e a spingerla verso la parte superiore della cavità nasale,
dove ci sono i filamenti olfattivi, permettendoci di sentire gli odori. In relata ci sono anche i cornetti nasali inferiori, ma
non sono fatti dall’osso etmoide, bensì dall’osso che si chiama cornetto nasale inferiore.
Tutte queste ossa nella parte interna formano 3 fosse: anteriore, media e
posteriore. Vanno a proteggere l’encefalo. Quella anteriore raccoglie i lobi
frontali dell’encefalo. Quella media accoglie i lobi temporali dell’encefalo,
diencefalo, mesencefalo. Quella posteriore accoglie il cervelletto, i lobi
occipitali e la parte inferiore del tronco celebrale che poi continuerà con il
midollo spinale.
OSSA MASCELLARI
OSSA PALATINE
Formano la parte posteriore del palato duro e nella parte più alta formano
il processo orbitario e una parte del pavimento dell’orbita.
OSSA LACRIMALI
OSSA NASALI
VOMERE
Forma la parte inferiore del setto nasale, mentre la parte superiore è fatta dalla lamina perpendicolare dell’etmoide.
OSSO IOIDE
MUSCOLI MASTICATORI
il muscolo temporale copre completamente l’osso temporale. Origina nella linea temporale, si
inserisce nel processo coronoideo della mandibola. La sua azione è quella di chiudere la
mandibola, portarla indietro (retrursione)
Poi ci sono i muscoli masticatori accessori che sono per esempio il mucolo orbicolare della
bocca, che permette di aprire e chiudere la bocca, e il muscolo buccinatore che coadiuva i
muscoli masticatori nel processo di masticazione.
MUSCOLI MIMICI
Sono 17 muscoli mimici. Non si inseriscono sulle ossa del cranio, bensì si inserisocno o su altri muscoli o sul derma
della cute. Abbiamo il muscolo occipito-frontale che ci permette di corrugare la fronte. Poi possiamo trovare il muscolo
corrugatore del sopracciglio. Muscolo procero. Muscolo orbicolare dell’occhio. Muscolo del bacio o orbicolare della
bocca. Muscolo buccinatore. Muscolo zigomatico. Muscolo elevatore del labbro. Muscolo elevatore dell’angolo della
bocca. Risorio. Depressore dell’angolo della bocca. Depressore del labbro inferiore
Posteriormente abbiamo il trapezio che permette di estendere il collo. Si inserisce sull’osso occipitale. La sua funzione
principale è quella di muovere le scapole.
MUSCOLI OCULARI
LA COLONNA VERTEBRALE
Non è fatta solo da vertebra, ma include anche osso sacro e coccige. (24
vertebre, osso sacro, coccige, quindi 26 ossa in tutto). Osso sacro e
coccige nascono come vertebre singole e durante lo sviluppo si fondono
insieme.
Le vertebre sono ossa irregolari. Hanno un corpo che è la parte piena e che serve a
sostenere il peso. Oltre al corpo abbiamo un arco vertebrale che è formato
dall’unione delle lamine e dei peduncoli. Questo arco delimita il forame vertebrale,
all’interno del quale si va a posizionare il midollo spinale. Poi ci sono dei processi articolari che escono dalla vertebra.
Abbiamo diversi tipi di processi. Lateralmente abbiamo due processi trasversi, che danno l’inserzione ad alcuni muscoli
del dorso. Nelle vertebre toraciche rappresentano anche uno dei due punti di articolazione con le coste. verso la parte
posteriore abbiamo il processo spinoso. I punti di articolazione con le vertebre adiacenti sono i processi articolari
superiori e inferiori.
La prima è l’atlante, chiamata così perché ricorda il nome di Atlante che sorregge il
mondo sulle sue spalle, infatti l’atlante sorregge la testa. L’atlante C1 è diversa dalle altre,
così come l’epistrofeo. Non hanno il corpo perché durante lo sviluppo si fondono
in una struttura che si chiama dente, che va a formare una specie di perno che
permette la rotazione della testa. Oltre a mancare del corpo manca anche del
processo spinoso. Non si articola
superiormente con altre vertebre perché
è la prima, bensì si articola con i condili
dell’osso occipitale quindi l’osso occipitale
poggia sull’atlante. Quindi l’atlante non ha corpo, non ha processo spinoso. Le sue
faccette articolari superiori andranno ad articolarsi con i condili dell’osso
occipitale. Inoltre c’è il forame trasversario che sta alla base del processo
trasverso. Questo forame trasversario serve a far passare l’arteria vertebrale, che
salirà verso la scatola cranica e servirà a irrorare l’encefalo. Questo formare
trasversario si trova esclusivamente nelle vertebre cervicali.
Le vertebre si articolano l’una all’altra con i dischi intervertebrali, che stanno tra un corpo e l’altro,
si articolano tramite i processi articolari. Ma la struttura della colonna vertebrale deve essere
particolarmente stabile perché ci deve permettere di mantenere la postura e fare movimenti di
rotazione, estensione, flessione. È una struttura articolare che necessita di una serie di legamenti,
che sono strutture di connessione tra un osso e l’altro. A livello della colonna abbiamo diversi tipi
di legamenti. Questi sono il legamento longiudinale anteriore e posteriore, che collegano i corpi
di più vertebre l’una sull’altra. il legamneto giallo collega le lamine di vertebre adiacenti, il
legamento interspinoso si trova tra un processo spinoso e l’altro, che posteriormente sono uniti
dal legagamento sovraspinoso. (in ordine nella foto accanto legamento sovraspinoso, interspinoso,
giallo, longitudinale posteriore, longitudinale anteriore).
COCCIGE
Il coccige ha una lunghezza che si forma dalla fusione delle ultime 3-5 vertebre. Costituisce la parte finale della colonna
vertebrale. Negli animali è più lungo perché rappresenta le vertebre della coda.
I muscoli del dorso ci permettono di mantenere la postura e estendere la colonna vertebrale, e di mantenerla dritta. Si
dividono in 3 strati: strato superficiale, che si occupa del movimento della scapola e degli arti superiori, per questo
chiamati anche muscoli spino-appendicolarai. Lo strato intermedio si occupa solo in parte dei movimenti del tronco e
dello costole, e il gruppo di questi muscoli si chiama
spino costali e sono in gran parte utilizzati per la
respirazione. I muscoli dello strato profondo si
chiamano spino dorsali e si occupano del movimento
del tronco e del mantenimento della postura. I muscoli
superficiali sono il trapezio, il gran dorsale. I msucoli
intermedi sono il dentato posteriore superiore e
inferiore. I muscoli profondi si dividono a loro volta in
uno strato superficiale, strato intermedio, strato
profondo.
GABBIA TORACICA
è una struttura chiusa formata da coste, anteriormente dallo sterno e posteriormente dalle vertebre toraciche.
COSTE
STERNO
Quindi anteriormente la nostra gabbia toracica è chiusa da un altro osso piatto che è lo
sterno. È formato da manubrio, corpo, processo xifoideo. Lo sterno si articola con le coste
da 1 a 7 attraverso la cartilagine costale.
MUSCOLI INTERCOSTALI
I muscoli intercostali Permettono di alzare e abbassare le coste. sono disposti secondo 2 strati. Sono i muscoli
intercostali interni e esterni. gli esterni elevano le coste, mentre gli interni abbassano le coste.
DIAFRAMMA
Lo scheletro appendicolare include lo scheletro degli arti superiori e inferiori, ma anche le strutture di connessione
che si chiamano cingoli (o cinture) pelvica e toracica. cingoli e cinture collegano lo scheletro assile con le ossa dello
scheletro appendicolare.
CLAVICOLA
SCAPOLA
I muscoli del cingolo scapolare sono trapezio, romboidi, elevatore della scapola, dentato anteriore, piccolo pettorale.
TRAPEZIO
Anche il muscolo elevatore della scapola si occupa dell’elevazione della scapola, si inserisce sull’angolo superiore della
scapola
Il muscolo piccolo pettorale si inserisce sul processo coracoideo e permette la rotazione anteriore
della scapola
BRACCIO (OMERO)
L’unico osso del braccio è l’omero. È un osso lungo, quindi abbiamo una diafisi
centrale e due epifisi alle estremità. Le epifisi prossimale e distale sono diverse
l’una dall’altra. l’epifisi prossimale è una sfera, l’epifisi distale invece è fatta da una
sfera e un rocchetto, che vanno a formare l’articolazione del gomito. La sfera
superiore invece entra a far parte dell’articolazione della spalla.
Ce ne sono due anteriori, che sono il deltoide e il grande pettorale, e uno posteriore che è il gran dorsale.
Il grande pettorale è posizionato superficialmente, si inserisce nell’omero e adduce e ruota verso l’interno il braccio.
MUSCOLO DELTOIDE
Il deltoide copre come un cappuccio l’estremità della spalla. Si inserisce sulla tuberosità deltoidea quindi sull’epifisi
dell’omero. Serve ad alzare il braccio. Viene usato per le iniezioni inferiori a 5ml.
Si trova più in basso rispetto al trapezio, si inserisce sull’omero, serve a ruotare internamente il braccio.
l’articolazione della spalla è fatta dalla testa dell’omero e dalla cavità glenoidea della scapola, dove si inserirà la testa
dell’omero. Ma la cavità glenoidea è molto ampia, ed è poco profonda rispetto alla sfera che abbiamo a livello dell’epifisi
prossimale dell’omero, quindi si viene a formare una striscia di tessuto connettivo. Questa sorta di guarnizione si chiama
labbro glenoideo. Più è mobile l’articolazione, più è instabile, quindi ci sono una serie di tendini, legamenti e borse.
Agiscono sull’articolazione della spalla tanti muscoli, in particolare i muscoli della cuffia dei rotatori.
La seconda articolazione in cui entra l’omero è il gomito, grazie all’articolazione con le due ossa dell’avambraccio che
sono radio e ulna, unite dalla membrana interossea.
ULNA
RADIO
Il radio è l’osso più esterno dell’avambraccio. La sua epifisi prossimale è semplicemente una superficie piana che si
chiama testa del radio e che si articola con il capitello dell’omero. Sotto la testa c’è un rilievo, una tuberosità, che si
chiama tuberosità radiale, che dà attacco al bicipite brachiale, per flettere il gomito. La testa del radio qui si articola
con l’ulna.
L’epifisi distale è un ampia superficie articolare con il carpo, e termina con il processo stiloideo del radio.
BICIPITE BRACHIALE
il bicipite brachiale è un flessore del gomito e si trova nel compartimento anteriore. Ha due capi
che si inseriscono sul radio e flette l’avambraccio
TRICIPITE BRACHIALE
CARPO
Il carpo (polso), fatto da due file di 4 ossa, quindi 8 ossa, con una forma vagamente cubica, che si chiamano scafoide,
semilunare, piramidale, pisiforme e trapezio, trapezoide, capitato, uncinato. Il carpo si articola con le ossa che fanno il
palmo della mano che si chiamano metacarpo e si
articola anche con radio e ulna.
METACARPO
Le ossa del metacarpo sono 5 ossa che si chiamano 1, 2, 3, 4, 5 metacarpale. Ognuna di queste ossa del metacarpo si
articola con le ossa delle dita, che sono le falangi.
FALANGI
I muscoli della mano li raggruppiamo come flessori e estensori delle dita e supinatori e pronatori del polso.
Connette lo scheletro assile con le ossa dell’arto inferiore. Le ossa della cintura pelvica sono le ossa dell’anca (da non
confondere con il bacino). Le ossa dell’anca sono 3 ossa che si fondono intorno alla pubertà. Si chiamano ileo, ischio,
posteriormente, pube, anteriormente. la fusione di queste ossa genera due elementi caratteristici: una superficie
articolare che si chiama acetabolo, ed è la superficie in cui entra la testa del femore, e un foro, che si chiama forame
otturatoria e dà passaggi a vasi e nervi diretti contro gli arti inferiori. Nel vivente è chiuso da una membrana
connettivale, che racchiude questi vasi e nervi.
49
L’ileo ha un margine superiore a forma di cerchio che viene chiamato cresta iliaca. Questa cresta iliaca sporge
anteriormente con un rilievo che si chiama spina iliaca antero-superiore. se ne forma poi un’altra meno evidente che
si chiama spina iliaca antero-inferiore. Anche posteriormente la cresta termina con una spina che si chiama spina iliaca
postero-superiore e sotto spina iliaca postero-inferiore. La postero-inferiore definisce una grande incisura ischiatica
che fa passare il nervo ischiatico o sciatico. Se guardiamo l’ileo esternamente, verso l’articolazione con il femore,
vediamo dei rilievi che chiamiamo linee glutee, anteriore, inferiore, posteriore, che danno attacco ai muscoli glutei,
piccolo medio e grande. Se guardiamo l’ileo dall’intero, nella parte mediana, vediamo che c’è una grande depressione
che chiamiamo fossa iliaca, delimitata superiormente dalla cresta, e inferiormente da un rilievo che chiamiamo linea
arcuata, che si prolunga dal punto di articolazione con l’osso sacro che si chiama articolazione sacro-iliaca, continua in
avanti in cui diventa linea pettinea, quando raggiunge il pube, e termina con la sinfisi pubica.
ISCHIO
Posteriormente l’anca è fatta dall’ischio, che è l’osso su cui ci si siede. Ha un grosso rilievo, che è proprio quello su cui
siamo seduti, che si chiama tuberosità ischiatica. Al di sopra della tuberosità ischiatica c’è una spina che si chiama spina
ischiatica. Tra la spina ischiatica e la tuberosità ischiatica c’è una curva che si chiama piccola incisura ischiatica. La
tuberosità ischiatica è molto vicina al derma, infatti può provocare piaghe da decubito in caso di pazienti allettati. La
spina ischiatica è un importante punto di repere per le donne in gravidanza perché serve come punto di riferimento.
L’ischio si fonde con il l’ileo e il pube, delimitando il forame otturatorio, che fa passare nervi e vasi
PUBE
Anteriormente troviamo il pube, che si chiude in avanti con un’articolazione fibrosa che chiamiamo sinfisi pubica.
50
L’unione di anca, osso sacro e coccige forma il bacino, o pelvi. il bacino è una delle ossa diverse tra maschio e femmina.
Il bacino femminile è più largo e più basso rispetto a quello maschile.
Tutto il bacino viene comunemente chiamato grande pelvi o pelvi falsa, ed è quella compresa tra le due ali. La piccola
pelvi o pelvi vera ed è dove si vengono ad alloggiare gli organi pelvici, quindi gli organi dell’apparato riproduttivo e di
quello urinario. La piccola pelvi è delineata tra lo spazio incluso tra la base del sacro, la linea arcuata, la linea pettina e
la sinfisi pubica. Racchiude la cavità pelvica. La piccola pelvi ha un’apertura superiore, che è il confine con la grande
pelvi, e si chiama stretto superiore. Sotto invece abbiamo uno stretto inferiore, delimitato dalla sinfisi pubica,
tuberosità ischiatiche, spine ischiatiche e coccige. Lo stretto superiore e quello inferiore sono più larghi nella donna, il
sacro è più corto e il coccige è più mobile.
Come già detto il punto critico per il parto è il punto dalla base del cranio alla sinfisi pubica perché è il punto più stretto
in cui deve passare la testa del bambino. Va quindi misurato per capire se la testa passa oppure no. 51
Il grande è quello più esterno, il piccolo sta sotto gli altri. i muscoli glutei si inseriscono tutti sul
femore, quindi servono far muovere la coscia. Il medio gluteo si utilizza per le iniezioni superiore
ai 5ml.
La coscia, che è la parte prossimale è costituita da un solo osso che è il femore, che è l’osso più lungo del
corpo umano. A livello dell’epifisi prossimale ha una sfera che chiamiamo testa del femore, che entra
perfettamente nell’acetabolo. Anteriormente al di sotto della testa ci sono due rilievi: il grande trocantere e
il piccolo trocantere, uniti dalla linea intertrocanterica. Sopra la testa del femore c’è una fossa che è il punto
di attacco che unisce il femore con l’acetabolo. Questa fossa si chiama fovea capitis. L’articolazione che unisce
femore e acetabolo si chiama articolazione coxofemorale. I due femori sono convergenti verso la linea
mediana, e si viene a formare l’angolo Q, deliniato dalla spina iliaca anterosuperiore fino a metà della patella,
e da metà della patella fino alla tuberosità tibiale. Questo angolo è di circa 8 gradi.
PATELLA o ROTULA
Tibia e fibula (o perone) sono unite da una membrana interossea, che stabilizza le due ossa
e che rimangono sempre parallele l’una all’altra.
TIBIA
Se andiamo a vedere la tibia, che entra a far parte dell’articolazione del ginocchio, vediamo
l’epifisi prossimale che, come abbiamo anticipato, è quasi praticamente piatta. Presenta
due condili uno mediale e uno laterale, che vanno a definire una superficie piana. Al centro
di questi due condili abbiamo un’eminenza intercondiloidea, che sono i punti in cui si
attaccano i legamenti crociati. Sotto ai condili abbiamo un altro grosso rilievo, che è il punto
dove si attacca il legamento patellare e si chiama tuberosità tibiale. L’epifisi prossimale
della tibia si articola con la testa della fibula, che però non entra a far parte dell’articolazione
del ginocchio. Se andiamo a guardare l’epifisi distale della tibia, la possiamo sentire con le
dita perché forma il malleolo mediale. Quello malleolo laterale invece è formato dalla
fibula. La superficie articolare dell’epifisi distale della tibia prende contatto con le orsa del
tarso, quindi con la caviglia, in particolate con l’osso astragalo.
FIBULA (o PERONE)
La fibula è un osso sottile. Forma il malleolo laterale e dà attacco a alcuni muscoli per il movimento del piede e delle
dita del piede. Abbiamo detto che non si articola con il femore. La fibula si articola con le ossa del tarso.
TARSO (o CAVIGLIA)
METATARSO
FALANGI
La forma del piede non è piatta, ovvero la pianta del piede non poggia
tutta sulla superficie. La struttura fisiologica del piede presenta 3 archi:
longitudinale, trasversale e laterale. Questa struttura è garantita da tendini, legamenti e muscoli specifici.
Ricordiamo il bicipite femorale, che è un flessore e il quadricipite femorale, che è un estensore e andranno ad agire
sull’articolazione del ginocchio. Il bicipite femorale si inserisce sulla testa della fibula e sul condilo laterale della tibia e
permette di flettere il ginocchio. Il quadricipite femorale è formato da 4 gruppi muscolari e forma gran parte della
coscia; il tendine del quadricipite femorale tiene in posizione la patella, e attraverso il legamento patellare si va a
inserire sulla tuberosità tibiale, e la sua azione è quella di estendere il ginocchio.
MUSCOLI CHE MUOVONO IL PIEDE E LE DITA : Il muscolo tricipite surale si trova nella parte posteriore della gamba. È
formato da gastrocnemio laterale e mediale, che forma il polpaccio e sotto troviamo soleo. Con il tendine di achille si
inseriscono nel calcagno. Servono a flettere il piede 53
Il sistema nervoso permette di raccogliere stimoli esterni, trasmetterli al sistema nervoso centrale e la loro
elaborazione, con la conseguente risposta ma anche memoria degli eventi. Ci permette poi funzioni cognitive superiori
come memoria degli eventi, comunicazione, pensiero astratto, capacità di calcolo, creatività. Tutto questo risiede in
un intreccio di info continuamente scambiati tra i neuroni.
Il sistema nervoso è costituito da un sistema nervoso centrale, formato da encefalo e midollo spinale e dal sistema
nervoso periferico, formato dai nervi e dai gangli. Il sistema nervoso centrale è il centro di elaborazione dei dati, e
attraverso il sistema nervoso periferico riceve e trasmette informazioni. Quindi il SNP riceve informazioni sensitive, le
rielabora e trasmette informazioni motorie. Le informazioni motorie possono essere somatiche (o volontarie), e vanno
ad agire sui muscoli scheletrici, ma possono essere vegetative (o involontarie), che vanno ad agire sui muscoli lisci e
sul muscolo cardiaco e sulle ghiandole, attraverso il sistema nervoso autonomo costituito da sistema simpatico e
parasimpatico.
➢ componente sensitiva (o afferente), che mi permette di acquisire info dall’esterno e dall’interno, quindi una
componente che porta info verso il sistema nervoso centrale
➢ componente motoria (o afferente), costituita da info che dal SNC vanno verso muscoli, ghiandole. L’efferente
o motoria si divide in due branchie:
o una volontaria che va a comandare i muscoli scheletrici
o una involontaria che comanda cuore, muscoli lisci e ghiandole. Si divide in simpatica e parasimpatica.
54
SISTEMI DI PROTEZIONE
I sistemi di protezione del snc sono le ossa del cranio, che formano la scatola cranica, le meningi, il liquido cerebro-
spinale che è presente nei ventricoli cerebrali e la barriera emato-encefalica.
MENINGI
L’aracnoide è simile a una tela di ragno. Molto meno resistente della pia madre e forma una specie di ragnatela che
ha la funzione di sostenere i vasi sanguigni. Ha anche un’altra funzione che è quella di raccogliere il liquido
La pia madre avvolge il SNC. È strettamente adesa al SNC. Forma il filum terminale. Intorno all’osso sacro si fonde con
l’aracnoide e la dura madre a formare il legamento coccigeo. Da L2 al coccige ci sono solo meningi vuote senza neuroni.
Lo spazio subaracnoideo tra L2 e L5 si allarga e va a formare la cisterna lombare, che è il punto preferenziale per il
prelievo di liquido cerebrospinale.
BARRIERA EMATO-ENCEFALICA
è una barriera che ha la funzione di separare le cellule nervose dalla circolazione generale, in modo da evitare l’ingresso
di patogeni nel SNC. È formata dagli astrociti che circondano i vasi sanguigni. Quello che arriva al snc non esce in modo
casuale dai vasi sanguigni ma passa dagli astrociti. Impedisce il passaggio di sostanze nocive per il SNC, quindi tutte le
sostanze di scarto, urea, tossine, proteine, farmaci. Per la sua natura, che è di composizione lipidica perché è fatta dalle
membrane endoteliale e dalle membrane plasmatiche delgli astrociti, le sostanze liposolubili come nicotina, etanolo,
eroina, passano facilmente. Le molecole idrosolubili passano grazie a enzimi di trasporto specifici.
LIQUIDO CEREBROSPINALE
È un liquido di colore chiaro, assomiglia al siero. Contiene glucosio, proteine e Sali e non contiene cellule del sangue. È
prodotto dai plessi corioidei dei ventricoli, per ultrafiltrazione del sangue. protegge e sostiene l’encefalo che galleggia
nel liuquido cerebrospinale. Abbiamo circa 150 ml di liquido. Ogni giorno vengono prodotti 500 ml di liquido
cerebrospinale che viene versato e riassorbito. Nel caso di idrocefalia il liquido cerebrospinale non è riassorbito
abbastanza e ristagna all’interno dei ventricoli cerebrali ed è necessario drenarlo.
TELENCEFALO
Il telencefalo è quello più sviluppato nell’uomo perché sviluppa molte circonvoluzioni. Dall’alto il telencefalo è diviso
in emisfero dx e sx, ci sono funzioni che si trovano solo in uno dei due emisferi. Sono uniti tra di loro da un fascio di
sostanza bianca (corpo calloso). La sostanza grigia contiene i corpi cellulare dei neuroni mentre la parte bianca gli
assoni. La grigia si trova all’esterno nella corteccia cerebrale. Ogni emisfero contiene una regione esterna che contiene
i corpi cellulari dei neuroni che va a formare la corteccia cerebrale. La parte più esterna del telencefalo, corteccia
cerebrale, forma circonvoluzioni (superficie totale di 2200 cm2). a regione dove sono presenti i corpi cellulari dei
neuroni è anche chiamata sostanza grigia. Le circonvoluzioni sono separati da solchi, o scissure se più profonde. La
scissura più importante è la scissura longitudinale che separa emisfero dx e sx.
La corteccia cerebrale è la parte più superficiale dove si trovano i corpi cellulari dei neuroni.
Ogni emisfero a sua volta è diviso in lobi, che possiamo chiamare con i nomi delle ossa che li proteggono: lobo
occipitale, parietale, temporale, frontale. Oltre a quelli che vediamo ce n’è un quinto nascosto sotto il lobo temporale
e si chiama lobo dell’insula. I colori corrispondono sia alle zone che alle funzioni. Alcuni di questi lobi contengono
neuroni specializzati in alcune funzioni.
CORTECCIA SOMATOSENSORIALE
La parte posteriore (post-centrale), quella del lobo parietale e occipitale, di solito contiene i neuroni sensitivi.
Raccolgono informazioni. per esempio:
• nel lobo occipitale arrivano le informazioni visive provenienti dagli occhi. Ovviamente non abbiamo
compartimenti stagni quindi appena vedo le chiavi e arriva l’info alla corteccia occipitale, i miei neuroni
elaborano l’associazione.
• Nel lobo parietale ho informazioni tattili. Ho la mano in tasca, tocco le chiavi e l’info arriva al lobo parietale
dove viene elaborata.
• Al temporale arrivano informazioni uditive, arriva il suono e lo riconosco.
• Nel lobo dell’insula arrivano le informazioni gustative e olfattive
I neuroni che si occupano nel linguaggio si trovano solo nell’emisfero dominante e si trovano nell’area di broca
(responsabile della formazione del linguaggio) e di wernicke (si occupa comprensione del linguaggio):
• danno area di Broca so quello che voglio dire ma non trovo la parola che lo descrive
• danno area di Wernicke parlo senza problemi ma non comprendo le tue parole
La parte anteriore (pre-centrale) contiene i neuroni motori che si trovano nella corteccia motoria del lobo frontale.
Il lobo frontale nell’uomo è particolarmente sviluppato perché troviamo delle funzioni cognitive superiori e in
particolare è stato fatto uno studio su Phineas Gage. Lavorava nella ferrovia degli stati uniti ed era una persona molto
tranquilla finché ebbe un incidente molto grave che gli causò la frattura del cranio e la barra di metallo attraversò il
I due emisferi non sono identici perché tutti noi abbiamo un emisfero categorico o dominante e i due emisferi
controllano la parte controlaterale del corpo. Il sx controlla la parte dx e il dx la parte sx.
I neuroni si trovano nella corteccia cerebrale ma alcuni neuroni si trovano più in profondità e formano i nuclei della
base. Più andiamo in profondità più incontriamo le funzioni di base. I nuclei della base si occupano del controllo
subcosciente del tono muscolare, di coordinare schemi motori acquisiti.
Esiste poi un altro gruppo di neuroni costituito da diverse strutture che forma il sistema limbico, che è coinvolto in
due funzioni principali: controllo delle emozioni e memoria.
Fino ad ora abbiamo parlato di sostanza grigia. La sostanza bianca è tutto il resto del telencefalo formata da fasci di
assoni. La parte più grossa che abbiamo visto è il corpo calloso, questo grosso fascio di fibre bianche che collega
l’emisfero dx a quello sx. Poi c’è un altro grosso fascio di fibre che deve collegare l’encefalo con il midollo spinale che
formano un fascio chiamato capsula interna.
DIENCEFALO
Il talamo è un centro di spostamento delle informazioni. Molte info che giungono da diversi tipi di recettori passano
attraverso il talamo. Contiene numerosi gruppi, nuclei, neuroni che contengono info visive, sensoriali, uditive. Arrivano
al talamo e il talamo le smista alla giusta regione della corteccia. Quelle visive le manda alla corteccia occipitale. Quelle
uditive al temporale. quelle tattili al parietali. Quelle olfattive non passano dal talamo, vanno direttamente alla
corteccia olfattiva che è collegata anche con il sistema limbico.
L’ipotalamo collega il sistema nervoso con il sistema endocrino. È collegato all’ipofisi che è collegata al sistema
endocrino. L’asse ipotalamo-ipofisario si occupa delle funzioni di base: regola la temperatura, fame, sete, metabolismo,
equilibrio idrico.
TRONCO CELEBRALE
Il tronco celebrale si occupa delle info di base ed è formato da mesencefalo, ponte e bulbo (o midollo allungato). Il
mesencefalo elabora info visive, uditive e genera risposte riflesse. Il ponte collega il tronco con il cervelletto. Attraverso
il tronco il cervelletto comunica con diencefalo, telencefalo, midollo spinale e mesencefalo. Il bulbo rappresenta la
parte finale dell’encefalo e continua con il midollo spinale.
CERVELLETTO
Il cervelletto contiene metà dei neuroni di tutto l’encefalo. Si trova posteriormente al ponte. Ha una struttura che
ricorda quella del telencefalo. È formato da due emisferi uniti da una struttura che si chiama verme. Svolge funzioni
che riguardano l’equilibrio, la coordinazione dei movimenti ma anche di alcune funzioni cognitive.
NERVI CRANICI
I nervi sono fatti da un insieme di fibre nervose. Una fibra nervosa è fatta dall’assone e dai suoi rivestimenti. I neuroni
che abbiamo visto devono comunicare con i loro organi bersaglio e lo fanno attraverso i nervi. In questo caso nervi
cranici perché i corpi cellulari si trovano nell’encefalo. I neuroni dell’encefalo oltre a comunicare fra di loro comunicano
con gli organi bersaglio e lo fanno attraverso assoni che trasportano info o motorie o sensitive. Le informazioni
viaggiano nei nervi cranici. Possono contenere o solo fibre motorie e impartire un ordine motorio, o fibre sensitive o
fibre miste. Esistono 12 paia di nervi cranici. Ricordiamo:
• Olfattivo (sensitivo) -> primo nervo cranico che parte dai neuroni olfattivi che si trovano nella cavità nasale, i
filamenti passano nella lamina cribrosa dell’etmoide, arrivano al bulbo olfattivo da cui parte il nervo olfattivo
che arriva alla corteccia olfattiva senza passare per il talamo.
MIDOLLO SPINALE
È un altro componente del SNC. Trasporta i comandi a tutto il corpo e riceve info da tutto il corpo. Dal midollo originano
i nervi spinali che porteranno le loro ramificazioni in tutto il corpo. Percorre l’interno del canale vertebrale, partendo
dal foro occipitale fino alla vertebra L2. Le vertebre proteggono il midollo e formano i fori di uscita per i nervi spinali
(fori intervertebrali). Il midollo è un cilindro a diametro variabile. Presenta due rigonfiamenti che sono le parti da cui
nascono i nervi spinali per il controllo degli arti. Questi sono il rigonfiamento cervicale e il rigonfiamento lombare. In
prossimità della 2L si stringe, forma il cono midollare e si lega al coccige attraverso il cono midollare. contiene i corpi
cellulari dei neuroni. Il midollo spinale lo possiamo dividere in 31 segmenti. Da ogni segmento origina una coppia di
nervi spinali. Ogni nervo è composto da radice anteriore (funzione motoria) e radice posteriore (funzione sensitiva). I
nervi spinali sono nervi sempre misti. 31 paia di nervi che prendono i nomi della regione da cui escono (8 cervicali, 12
toracici, 5 lombari, 5 sacrali, 1 coccigeo..
Al di sotto di L2 il canale vertebrale è occupato da un fascio di nervi che si chiama cauda equina. I nervi spinali escono
dai forami intervertebrali o di coniugazione. La cauda equina sono tutti i nervi che escono dall’osso sacro e dal coccige.
In alcune regioni formano delle reti che si chiamo plessi. Sono 4 plessi: cervical, brachiale, lombare, sacrale. dal plesso
sacrale origina il nervo più grande del corpo umano che è il nervo sciatico o ischiatico che passa dalla grande incisura
ischiatica.
Si divide in simpatico e parasimpatico. Ci sono sempre due neuroni che viaggiano in coppia. Il primo neurone ha il
corpo cellulare nel sistema nervoso centrale (midollo o encefalo). Questo neurone si chiama neurone pregangliare e
non raggiunge mai l’organo bersaglio perché emette il suo assone e raggiunge il neurone postgangliare. Si incontrano
in un ganglio del sistema nervoso autonomo.
Nel simpatico il neurone pregangliare si torva mel sistema nervoso centrale. Ha un assone molto corto perché incontra
quasi subito il neurone postgangliare, che ha un assone molto più lungo per arrivare agli organi bersaglio.
Il sistema nervoso parasintatico. il corpo cellulare si torva nel snc ma l’assone del neurone pregangliare è molto lungo
perché incontra il neurone post gangliare nella parete dell’organo bersaglio.
I corpi cellulari dei pregangliari del sistema nervoso simpatico si torvano nel tratto toracolombare del midollo spinale.
I corpi cellulari dei pregangliari del sistema Parasimpatico si trovano nella porzione craniale (cranio-sacrale) perché i
loro assoni viaggiano o nei nervi cranici o in quelli spinali.
L’apparato respiratorio si occupa dello scambio dei gas respiratori. La concentrazione di CO2 nel sangue ne influenza
anche il pH. Se andiamo a regolare la concentrazione di CO2 nel sangue andremo anche a regolare il pH. Vedremo che
l’apparato respiratorio si occupa anche della fonazione, ovvero della capacità di emettere dei suoni. Accenneremo al
fatto che l’apparato respiratorio ci permette di apprezzare gli odori che troviamo nell’ambiente circostante.
Con vie respiratori si intendono tutti i sistemi che permettono all’aria di entrare dal naso e attraversare varie tappe
per raggiungere i bronchi e dai bronchi, attraverso una serie di ramificazioni molto intrigate, arriveremo al sito in cui
ci sono gli scambi gassosi, che sono gli alveoli polmonari. Quindi l’apparato respiratorio lo possiamo considerare come
un insieme di condutture che termina con gli alveoli dove avvengono gli scambi dei gas respiratori. Le vie respiratorie
sono fatte da naso, faringe, laringe, trachea e bronchi.
NASO
Le ossa importanti per definire le cavità nasali sono l’etmoide, che va a formare il setto nasale con la sua lamina
perpendicolare, il vomere che forma la parte inferiore del setto natale, cornetti nasali superiori, medio e inferiore. Le
nostre cavità nasali sono la via di accesso all’aria che attraverso queste strutture contorte e convolute si umidifica e
riscalda. L’aria viene spinta verso la lamina cribrosa dell’etmoide e attraverso i forellini presenti passano i filamenti
olfattivi che vanno ai bulbi olfattivi. Sono presenti i recettori olfattivi. Funziona da camera di risonanza per l’emissione
dei suoni. Ci sono peli che permettono di filtrare l’aria e quindi evitare l’ingresso di particelle molto grosse.
RINOFARINGE
Le cavità nasali comunicano con un’apertura che chiamiamo coana con il tratto successivo dell’apparato respiratorio,
che è la rinofaringe. Quindi l’aria entra da naso, si umidifica e si riscalda, passa attraverso le coane alla rinofaringe. La
rinofaringe è una delle tre parti in cui possiamo distinguere la faringe.
FARINGE
• Rinofaringe: si trova subito dietro le coane e va dalla base del cranio fino al palato molle. Il palato molle è dove
c’è l’ugola. Il palato duro è fatto dall’osso mascellare. La rinofaringe fa passare l’aria che inspiriamo dalle cavità
nasali. Sulla rinofaringe troviamo anche lo sbocco delle tube di Eustachio, tube uditive che si collegano con
l’orecchio medio. Quando sembra che ci si tappino le orecchie, se deglutiamo o sbadigliamo, grazie alla
rinofaringe si equilibra la pressione sulla membrana timpanica.
• Orofaringe: è il tratto che va dal palato molle fino ad un piano che si trova in corrispondenza dell’osso ioide.
l’orofaringe fa passare di nuovo l’aria che abbiamo inspirato attraverso le cavità nasali, ma fa passare anche il
cibo che proviene dalla bocca.
• Laringofaringe: è il tratto che va dall’osso ioide fino all’ingresso della laringe. Qui le due vie, del cibo e dell’aria,
si separano. Il cibo continuerà lungo l’esofago, l’aria passerà attraverso la laringe, arriverà alla trachea e andrà
ai polmoni. Qui quindi abbiamo lo spartiacque tra i due apparati.
Per alcuni tratti la faringe è in comune con l’apparato digerente, nel senso che in alcuni tratti della faringe passa sia
l’aria che il cibo.
LARINGE
L’aria è arrivata fino alla laringe. La laringe è l’organo della fonazione ed è formato da una serie di segmenti di
cartilagine. La più grande è la cartilagine tiroidea che è a forma di scudo. La prominenza laringea durante la pubertà
Essendo l’organo della fonazione la laringe contiene le corde vocali. L’aria che arriva dai polmoni, salendo verso l’alto,
fa vibrare le corde vocali e ci fa emettere alcuni suoni, ma non tutti i suoni richiedono la vibrazione delle corde vocali.
I suoni vengono emessi grazie a una serie di muscoli che allungano, allontanano, accorciano le corde vocali, a seconda
di come muoviamo le corde vocali possiamo emettere un suono, anziché un altro. La laringe è fatta da 9 segmenti
cartilaginei.
TRACHEA
Dopo la laringe abbiamo un condotto che porterà ai polmoni. Si chiama trachea ed è un condotto tenuto sempre
aperto grazie a una struttura aperta fatta a forma di ferro di cavallo di cartilagine. Sono strutture fatte a forma di ferro
di cavallo perché dietro la trachea abbiamo l’esofago. La cartilagine non è continua perché quando deglutiamo deve
espandersi per far passare il bolo alimentare. Se ci fosse una struttura rigida a bloccarne l’espansione faremmo fatica
a deglutire.
La trachea inizia a livello della 6^ vertebra cervicale e si ramifica intorno alla 4 vertebra toracica. Nel punto della
ramificazione si trova anche l’angolo sternale di Lewis.
Inizia quindi dalla 6^ vertebra cervicale e alla 4^ vertebra toracica si biforca in bronco destro e bronco sinistro.
BRONCHI
I due bronchi non sono simmetrici. Il dx è più grosso e vicino alla linea mediana, mentre il sx è più spostato perché c’è
il cuore. Anche i bronchi sono fatti di anelli di cartilagine ma piano piano cambiano e diventano placche. I due bronchi
si ramificano più e più volte nei polmoni fino a scomparire.
BRONCHIOLI
A questo punto stiamo passando dai bronchi ai bronchioli che non hanno strutture cartilaginee. Hanno una struttura
di sostegno di muscolatura liscia che sotto il controllo del sistema nervoso autonomo può contrarsi e dilatarsi, chiudere
e aprire i bronchioli. La muscolatura liscia regola il diametro. Anche i bronchioli si ramificheranno più volte fino ad
arrivare all’ultimo tratto che è il bronchiolo respiratorio, che si chiama così perché nella sua parete compaiono i primi
alveoli polmonari.
ALVEOLI
Gli alveoli sono raggruppati in acini, gruppi di alveoli, e sono il punto in cui avvengono gli scambi respiratori. Ogni
alveolo è circondato da una fitta rete di capillari, perché attraverso i capillari avvengono gli scambi di ossigeno e
anidride carbonica. Gli alveoli occupano una superficie respiratoria di 70-100 m2.
La parete degli alveoli è fatta di epitelio pavimentoso semplice, con il suo strato di connettivo di supporto. Le cellule
della parete degli alveoli si chiamano pneumociti di tipo 1. L’alveolo quindi è fatto di una parete costituita di cellule
epiteliali piatte in un unico strato che chiamiamo pneumociti di tipo 1. Come tutti gli epiteli ha un sottilissimo strato di
connettivo separato da una membrana basale.
Intorno agli alveoli ci sono i capillari che sono fatti di epitelio pavimentoso semplice anche lui con una membrana
basale. Le membrane basali di questi due epiteli che sono a contatto l’uno con l’altro si fondono e formano una
membrana respiratoria. Questa sottile membrana favorisce gli scambi respiratori perché ossigeno e CO2 sono
liposolubili. Le membrane plasmatiche delle cellule ricordiamo che sono fatte di fosfolipidi e proteine.
Negli alveoli ci sono anche i pneumociti di tipo 2. Sono pochi ma sono molto importanti perché producono una miscela
di lipidi che si chiama surfactante, che ha un’azione tensioattiva (gli alveoli polmonari sono molto piccoli e tendono a
collassare. Questo surfactante riveste la parete interna degli alveoli e evita che questi collassino). I bambini prematuri
possono avere una insufficiente produzione di surfactante.
POLMONI
I due polmoni sono asimmetrici. Il polmone dx è più grande ed è formato da 3 lobi. Il sinistro è formato da 2 lobi. Dalla
parte sx si forma una piccola incisura in cui viene ad accomodarsi il cuore.
La parte rivolta verso l’interno si chiama faccia mediale o mediastinica. Qui troveremo l’ingresso delle arterie
polmonari e l’uscita delle vene polmonari e l’ingresso dei bronchi. Vasi e bronchi quindi entrano dalla faccia mediana.
La base poggia sul diaframma attraverso cui entra in rapporto a dx con fegato e rene dx e a sx con stomaco, milza e
rene sx. L’apice si trova 1-3 cm sopra la clavicola.
Ognuno è circondato dal suo sacco pleurico che contiene circa 2-3 ml di liquido pleurico ad azione lubrificante.
La caratteristica dello spazio pleurico è quella di avere una pressione negativa. I 2 foglietti sono molto vicini l’uno
all’altro e i polmoni aderiscono molto strettamente alla parete del torace.
I muscoli respiratori sono il diaframma, i muscoli intercostali (interno e esterno). Durante l’inspirazione il diaframma
si contrae e abbassa, i muscoli intercostali sollevano le coste. Quando espiriamo i muscoli intercostali abbassano le
coste e comprimono la gabbia toracica.
Mesotelioma-> neoplasia della pleura, perché il tessuto delle pleure si chiama anche mesotelio. Causata da fattori ,
tra cui quelli ambientali, come per esempio l’esposizione all’amianto.
Attraverso l’apparato urinario facciamo la pipì e andiamo a eliminare le scorie azotate che derivano dal metabolismo
delle proteine. Eliminiamo anche una parte di acqua, alcuni ioni e farmaci. La parte di eliminazione dell’acqua è molto
controllata e quindi c’è un sistema di recupero perché acqua e Sali sono molto preziosi per l’organismo.
L’apparato escretore svolge anche altre funzioni che sono quella di regolare l’equilibrio idro-salinico e controllare la
pressione sanguigna, perché i reni producono l’ormone renina che regola la pressione sanguigna. Un’altra funzione è
quella di regolare la produzione di globuli rossi perché i reni producono l’eritropoietina.
Funzioni:
è formato da queste componenti: reni (cuore dell’apparato escretore dove il sangue viene filtrato e vengono eliminate
le scorie azotate ma anche dove vengono riassorbiti acqua e sale), vie urinarie (attraverso cui viene eliminata l’urina,
che attraverso gli ureteri viene immagazzinata nella vescica e dalla vescica viene portata all’esterno attraverso appunto
RENI
I reni lavorano costantemente filtrando ogni minuto 1200 ml di sangue e ogni giorno 1700 litri di sangue.
I reni sono organi pieni a forma di fagiolo, situati nella parte alta dell’addome tra la 12 vertebra toracica e 2-3 vertebra
lombare. Anche qui abbiamo un’asimmetria. Il rene destro è un po’ più basso del sinistro perché a dx c’è il fegato.
Pesano circa 150 g ciascuno e sono lunghi circa 10 cm.
Si trovano all’interno di uno spazio che si chiama loggia renale. Ogni rene è circondato da una capsula di tessuto
adiposo. La particolarità della loggia renale è che nella parte inferiore è aperta, quindi il rene è sostenuto solo da
tessuto adiposo. Se si dimagrisce troppo il rene scende.
Il rene è circondato da una capsula di tessuto connettivo che continua a livello dell’ilo del rene. L’ilo è il punto di
ingresso e uscita di vasi e nervi all’interno di un organo pieno. Attraverso l’ilo del rene passa l’arteria renale, la vena
renale, esce l’uretere e escono i vasi linfatici. Si trova verso la linea mediana. Ha un margine laterale convesso mentre
quello mediale è concavo. Il polo superiore è sormontato dalla ghiandola surrenale, mentre il polo inferiore è libero.
Possiamo riconoscere una porzione esterna che è la corticale, al di sotto della quale troviamo la porzione midollare,
nel mezzo abbiamo la pelvi o bacinetto.
Nella corticale abbiamo un sacco di tubuli renali e sempre nella corticale abbiamo i corpuscoli renali (o del Malpighi)
che sono quelli dove il sangue viene filtrato.
Nella midollare troviamo una quindicina di piramidi renali con la base rivolta all’esterno e l’apice rivolta verso l’interno,
verso la pelvi. Dalla punta cola l’urina prodotta nella regione corticale e midollare, che viene raccolta in un calice
minore. Questi calici minori convergono nei calici maggiori, che convergono nella pelvi. Dalla pelvi l’urina continua
nell’uretere per poi arrivare alla vescica.
Siccome i reni filtrano costantemente litri e litri di sangue devono avere una ricchissima rete vascolare di arterie e
vene. Le due vene principali che entrano nel rene sono due rami dell’aorta discendente che si chiamano arterie renali
dx e sx. Le arterie renali una volta nel rene si ramificano. L’ultimo ramo dell’arteria renale forma l’arteriola afferente
che porta il sangue al glomerulo renale. Tutto quello che esce esce attraverso le vene renali dx e sx. entra quindi
un’arteria renale e esce una vena.
NEFRONE
È la struttura funzionale e unitaria del rene. Si trova nella corticale ed è fatto da due parti: un corpuscolo e un tubulo.
Ci sono circa un milione di nefroni in ogni rene.
L’arteriola afferente entra, forma un gomitolo di capillari e esce come arteriola efferente.
Corpuscolo renale
Il corpuscolo renale è formato da un glomerulo e una capsula che si chiama capsula di Bowman.
I capillari formati dall’arteriola afferente sono circondati da cellule a forma di piovra che chiamiamo podociti.
Se immaginiamo la capsula di Bowman avremmo il foglietto parietale e il foglietto viscerale. Il foglietto viscerale è
formato dai podociti. Anche qui tra questi due immaginari foglietti si forma uno spazio che si chiama spazio
subcapsulare.
I podociti hanno tanti prolungamenti, con i quali abbracciano i capillari e si formano dei piccoli spazi che si chiamano
fessure di filtrazione. Qui dentro la pressione è molto alta e succede che dalle fessure di filtrazione escono tutte le
molecole che hanno una dimensione tale da passare attraverso le fessure di filtrazione, non escono le grandi proteine
Passa quindi l’ultrafiltrato che contiene acqua, glucosio, aminoacidi, urea, Sali inorganici etc, tutte molecole piccole.
Buttiamo fuori però solo l’urea, tutto il resto lo dobbiamo recuperare.
A questo punto dobbiamo recuperare le molecole che non vogliamo buttare via e l’acqua. Dal nostro spazio
subcapsulare, l’ultrafiltrato passa al tubulo contorto prossimale. Il tubulo contorto prossimale è quello che poi si
allarga e formula la capsula di Bowman.
Il tubulo contorto prossimale riassorbe l’acqua, il glucosio e tutti i Sali che non vogliamo eliminare, ma non riassorbe
l’urea. Il nostro filtrato a questo punto prosegue nell’ansa di Henle.
ANSA DI HENLE
il tubulo prosegue quindi continua con l’ansa di Henle che scende fino alla midollare, che è fatta dalle piramidi renali.
Nell’ansa di Henle possiamo distinguere la parte ascendente, l’ansa vera e propria e la discendente.
L’ansa di Henle ha la funzione di creare e di mantenere un gradiente crescente di concentrazione di sodio, NaCl.
Andando dall’alto verso il basso nel fluido interstiziale aumenta la concentrazione quindi di sodio. Deve mantenere un
gradiente di concentrazione crescente di sodio. Nella midollare abbiamo la più alta concentrazione di sodio intorno ai
1000-1200 osmolare.
La parte discendente dell’ansa di Henle è molto simile al tubulo contorto prossimale e riassorbe l’acqua, ma è
impermeabile al sale. Quella che diventerà urina, man mano che scende, sarà sempre più concentrata, quindi anche
qui aumenterà la concentrazione discendendo verso l’ansa. Qui quindi ci occupiamo di assorbire l’acqua che non deve
essere perduta con l’urina. L’acqua quindi passa dai tessuti interstiziali e viene recuperata subito dai vasi sanguigni.
L’acqua esce dalla porzione discendente dell’ansa, va nei tessuti interstiziali ma viene subito riassorbita dai vasi in
modo che la concentrazione resti sempre crescente dalla corticale alla midollare.
L'ansa vera e propria, che si trova nella midollare e risaliamo con il braccio ascendente dell'ansa. Questa parte fa il
contrario, cioè riassorbe sali attraverso dei trasportatori, ma è impermeabile all'acqua.
La parte ascendente: nel tratto discendente viene riassorbita l'acqua nel tratto ascendente viene riassorbito NaCl, e
questo, mi permette di mantenere la concentrazione nei fluidi interstiziali.
Mano a mano che recupero i Sali, la preurina si diluisce, ma non perché aggiungo acqua, ma perché tolgo i Sali.
Questo meccanismo mi permette di riassorbire contemporaneamente acqua e Sali. Questo meccanismo si chiama
meccanismo di moltiplicazione in controcorrente.
Riassorbendo acqua e Sali sto concentrando i prodotti di scarto che non passano né lungo il braccio discendente né
lungo quello ascendente, restano sempre nel tubulo.
APPARATO IUXTAGLOMERULARE
La parte successiva all’ansa si chiama tubulo contorto distale che ritorna al corpuscolo da cui ha avuto origine perché
effettua un controllo. Si posiziona tra l’arteriola afferente e quella efferente. Va a formare una struttura che si chiama
apparato iuxtaglomerulare, e controlla la quantità di Sali contenuti nell’urina e la pressione sanguigna.
Questo apparato è formato dalle cellule del tubulo, che formano la macula densa. L’altro componente sono le cellule
iuxtaglomerulari, cellule muscolari lisce che si posizionano intorno all’arteriola afferente.
Le cellule della macula densa controllano le concentrazioni di NaCl dentro l’urina. Quelle iuxtaglomerulari controllano
la pressione sanguigna nell’arteriola afferente.
Se la concentrazione di sodio è troppo bassa, le cellule della macula densa comunicano alle cellule iuxtaglomerulari di
produrre renina che fanno alzare la pressione, aumentano la velocità di filtrazione.
Il tubulo contorto distale a questo punto continua nel dotto collettore. Qui usciamo dal nefrone (capsula di bowman,
tubulo contorto prossimale, ansa di Henle, tubulo contorto distale).
DOTTO COLLETTORE
L’urina prosegue nel dotto collettore e subisce gli ultimi aggiustamenti della concentrazione. Se necessario possiamo
ancora assorbire acqua. Questa regolazione è fatta dall’ormone antidiuretico o vasopressina, che è un prodotto della
neuroipofisi (l’altro ormone della neuroipofisi è l’ossitocina). Sotto il controllo di questo ormone il dotto collettore può
riassorbire eventualmente ancora acqua quando abbiamo bevuto troppo poco.
L’urina viene quindi raccolta dai calici minori perché si trovano in prossimità dell’apici delle piramidi. Poi si raccoglie
nei calici maggiori, poi pelvi e dalla pelvi va negli ureteri che connettono i reni con la vescica.
In prossimità dei vasi iliaci gli ureteri possono subire dei ristringimenti in cui si potrebbero accumulare calcoli.
Gli ureteri poi andranno verso la vescica. Nel maschio si trova tra la sinfisi pubica e il retto. Nella femmina si trova
inferiormente all’utero, posteriormente alla sinfisi pubica.
VESCICA
È un organo cavo, accumula la vescica (circa 350 ml). È un organo sotto perineale, si trova nella cavità pelvica. Nella
vescica c’è un tessuto di transizione.
URETRA
Eliminiamo l’urina attraverso l’uretra, la cui apertura e chiusura è regolata da due sfinteri (interno, muscolatura liscia
e esterno, muscolatura scheletrica), che sono strati di muscolatura circolare
Dalla vescica l’urina passa attraverso l’uretra e da lì andrà all’esterno. Anche qui abbiamo differenza tra maschio e
femmina. Nella femmina è corta e dà passaggio solo all’urina. Sbocca nel vestibolo della vagina tra clitoride e orifizio
vaginale. Nel maschio è più lunga e attraversa prostata e pene. È lunga circa 20 cm e dà passaggio sia a urina che
sperma.
APPARATO RIPRODUTTIVO
Entrambi sono formati da 4 componenti: gonadi (elemento che produce gameti, ovaie e testicoli.), gameti che
transitano attraverso dotti o vie genitali e possono incontrare il secreto di una serie di ghiandole, genitali esterni.
Le gonadi sono le ovaie, le vie genitali sono rappresentate da tube uterine, utero e vagina e avremo anche qui dei
genitali esterni.
Sia nel maschio che nella femmina, ovaie (o testicoli) si sviluppano più in alto della loro posizione definitiva. Succede
che l’embrione cresce più velocemente del cavo che chiamiamo gubernaculum cresce più velocemente. Ovaie e
testicoli sono mantenuti in posizione da questo gubernaculum e quindi si vanno a trovate in posizione sempre più
bassa fino a raggiungere la loro posizione finale.
Il gubernaculum diventerà nella femmina il Legamento uterovarico e legamento rotondo dell’utero, che sono mezzi
di fissità ovvero mantengono in posizone utero e ovaie all’interno della cavità pelvica.
Nella loro posizione definitiva le ovaie andranno a costituire due piccole strutture, posizionandosi ai lati dell’utero.
Produrranno le cellule uovo ma fungeranno anche da ghiandole endocrine per la produzione di ormoni, Producendo
ormoni quali estrogeni e progesterone.
Le ovaie sono ricoperte dal peritoneo. Cavità addominale e cavità pelvica sono separate da questa sottile membrana
sierosa che si chiama peritoneo. Il peritoneo nell’apparato femminile si chiama legamento largo.
Utero ovaio e tube sono rivestite quindi dal legamento largo che altro non è che peritoneo parietale della cavità
addomianle.
Le ovaie sono anche mantenute in posizione da dei legamenti che sono i legamenti sospensori dell’ovaio, che
ancorano le ovaie alle pareti laterali della piccola pelvi e il legamento utero-ovarico che collega l’ovaio all’utero. Quindi
le ovaie sono mantenute in posizione da questi due legamenti.
Se guardiamo all’interno l’ovaio facendo una sezione trasversale, troveremo che l’ovaio è circondato dal peritoneo, o
epitelio germinativo o legamento largo. Al di sotto del peritoneo troviamo uno strato di connettivo che chiamiamo
tonaca albuginea che circonda come una piccola capsula ogni ovaia. Nella parte più esterna troviamo vari stadi di
maturazione dei follicoli, nella parte più interna ci sono i vasi sanguigni.
La produzione delle cellule uovo, ovogenesi, inizia già durante la vita fetale. Gli ovogoni, che si dividono per mitosi,
producono tanti ovogoni tutti uguali e aumentano di numero fino alla 12esima settimana di vita embrionale quando
iniziano a trasformarsi in ovociti primari. Gli ovociti si divideranno poi per meiosi dando origine ai gameti. Gli ovociti
primari iniziano la prima divisione meiotica ma si fermano nella profase 1 nella vita embrionale. Ma questi ovociti
primari si riducono sempre di più. Alla nascita ne abbiamo circa 2 milioni e alla pubertà ne rimangono solo 400 mila.
Quindi abbiamo una produzione massiccia nella vita embrionale, ma che si arresta alla 12esima settimana di vita e
piano piano muoiono fino ad averne 400mila a disposizione.
Alla pubertà succede che ad ogni ciclo mestruale una ventina di questi ovociti primari fermi nella profase 1 riprendono
la meiosi ma solo uno termina la propria divisione meiotica e si arresta nella metafase 2. Terminerà anche la seconda
divisione meiotica soltanto se verrà fecondato.
Tutto questo avviene sotto la regolazione ormonale da parte degli ormoni studiati quando abbiamo parlato dell’ipofisi
e questi ormoni sono l’ormone follicolo stimolante (FSH) e l’ormone luteinizzante.
Questo processo di maturazione degli ovociti primari, secondari etc avviene nell’ovaio. Gli ovociti sono accompagnati
da delle cellule di supporto. Cellule di supporto e ovociti formano un follicolo. Nell’ovaio, contestualmente alla
maturazione degli ovociti, abbiamo anche la maturazione del follicolo perché le cellule di supporto cambiano di
struttura e forma per accompagnare la maturazione dell’ovocita.
L’ormone FSH stimola la maturazione del follicolo. Le cellule di supporto, che chiamiamo cellule follicolari, formano la
zona pellucida che è uno strato fatto di sostanze glucidiche ed è una barriera tra l’oocita e le cellule follicolari. Nel
momento della pubertà abbiamo l’oocita primario che era fermo nella profase 1 circondato da cellule follicolari. Al
Quello che rimane del follicolo nelle ovaie forma il corpo luteo che è una ghiandola endocrina che produce
progesterone. Luteo perché ha un colore giallastro. Questa si chiama fase luteinica.
L’oocita secondario, fermo alla metafase2, che è stato ovulato, viene raccolto dalle tube uterine e a questo punto ha
due possibilità di vita: o incontra lo spermatozoo e viene fecondato e completa la seconda divisione meiotica, si forma
lo zigote. In questo caso il corpo luteo diventa corpo luteo gravidico e rimane in attività a produrre progesterone
(blocca ovulazioni) fino a circa il 4 mese di gravidanza. Se l’oocita non ha incontrato lo spermatozoo il corpo luteo
degenera e diventa corpus albicans, una sorta di piccola cicatrice all’interno dell’ovaio.
Quindi quando l’oocita vien espulso dall’ovaio viene accolto dalle tube uterine che hanno 4 nomi: tube uterine, tube
di Falloppio, salpingi, ovidotto.
Trasportano l’oocita verso l’utero. Hanno all’estremità delle protuberanze che tastano l’ovaio e attraverso queste
fimbrie raccolgono l’ovocita ovulato verso l’utero.
In realtà non hanno solo una funzione di trasportare l’ovocita, ma hanno la funzione di creare la zona in cui avviene la
fecondazione, che avviene nell’ampolla. L’ovocita viene espulso dall’ovaio, trasportato dalle tube e arriva all’ampolla.
All’ampolla arrivano anche gli spermatozoi. Ovocita e spermatozoi si incontrano a livello dell’ampolla. L’ampolla ha
numerose pieghe che rallentano il progredire dell’ovocita e intrappolano gli spermatozoi.
Perché avvenga la fecondazione le tube uterine producono un fluido che contiene nutrienti e una serie di molecole
che attivano l’ultimo stadio di maturazione degli spermatozoi. Gli spermatozoi maturano nelle tube e questa
maturazione si chiama capacitazione. Quindi le tube uterine trasportano l’ovocita, inducono la capacitazione e
permettono la fecondazione. Subito dopo la fecondazione si formano i primi stadi del futuro embrione.
L’embrione rimane nelle tube per circa 8 gg e quando diventa blastocisti si impianta nell’utero. La cellula uovo può
aspettare lo spermatozoo per massimo 48 ore.
UTERO
La cellula uovo arriva all’utero, che è l’organo della gestazione. È un organo a forma di pera capovolta di una lunghezza
di circa 7 cm ed è posizionato tra il retto e anteriormente ha la vescica. La sua struttura cambia durante la vita della
donna.
Le pieghe che forma il peritoneo (legamento largo) si chiamiamo cavo utero-vescicale e cavo utero-rettale.
Il legamento rotondo ancora l’utero alle grandi labbra. Può accadere se non ci sono adeguati sistemi di ancoraggio che
ci siano prolassi: prolassi della vagina, dell’utero, del retto etc
Dal punto di vista anatomico l’utero si divide in 3 parti: fondo (dove c’è lo sbocco delle tube uterine), corpo (parte
principale) e cervice (porzione inferiore che poi comunicherà con la vagina).
CERVICE
Nella parte inferiore dell’utero abbia corpo e cervice. La cervice (o collo dell’utero) è la parte più stretta che va a
formare un canale che rappresenta insieme alla vagina il canale del parto, quindi il bimbo che si sviluppa nell’utero
passerà con la testa attraverso la cervice e la vagina per nascere. Soprattutto la lunghezza del corpo e della cervice
cambiano durante la vita della donna. All’inizio sono grandi quasi uguali e poi la dimensione della cervice diventa
sempre più piccola. In condizioni normali l’apertura, il canale della cervice, ha il diametro quasi simile a quello di una
matita. Al momento del parto si espande quasi fino a 10 cm per permettere il passaggio del nascituro.
Questo canale della cervice è costituito internamente da una serie di pieghe che si chiamano pieghe palmate, quindi
l’interno presenta tutte queste pieghe ramificate che vanno a formare quello che chiamiamo albero della vita. Queste
pieghe hanno una funzione simile a quelle che abbiamo visto all’’interno delle tube uterine, dove le pieghe rallentavano
spermatozoi e ovociti in modo da lasciare il tempo per la fecondazione, e più o meno la stessa cosa fanno queste
pieghe nel canale della cervice. Lo sperma può rimanere intrappolato in queste pieghe per molte ore e poi salire lungo
la cervice, entrare nell’utero e passare poi nelle tube uterine. È una sorta di riserva in cui possono sostare gli
spermatozoi per un certo periodo prima di riprendere la loro ascesa nelle tube uterine.
Le cellule della cervice producono una grossa quantità di muco che cambia di viscosità a seconda del momento in cui
lo andiamo a considerare. Al momento dell’ovulazione, cioè quando abbiamo un livello elevato di estrogeni in questo
muco diventa più fluido. Quindi nel momento dell’ovulazione l’ovocita esce dal ovaio, va verso le tube uterina ad
aspettare gli spermatozoi. Quindi questo muco si chiama muco fertile perché è molto fluido, molto liquido proprio per
permettere agli spermatozoi di salire lungo la cervice e raggiungere le tube uterine. In altri momenti diversi
dall'ovulazione invece questo muco è più denso e va a formare una sorta di piccolo tappo che isola l'interno dell'utero.
In gravidanza questo muco diventa ancora più persistente proprio per chiudere l'interno della cavità uterina e quindi
proteggere il nostro embrione in fase di sviluppo. Quindi la fluidità è regolata dagli ormoni, soprattutto dalle quantità
di estrogeni.
L'epitelio di rivestimento della cervice è diverso a seconda che stiamo considerando il canale vero e proprio, dove c'è
un epitelio cilindrico semplice, e a seconda che stiamo considerando invece la parte della cervice che guarda verso la
vagina, dove diventa epitelio pavimentoso stratificato. C'è proprio una transizione netta tra l'epitelio pavimentoso
prima qui. Questo perché durante la vita l'interno della vagina diventa acido per la l'attività di alcuni batteri, quindi
questa acidità va a erodere, a rovinare questo strato di cellule, che come tutti gli epiteli si rinnova molto velocemente.
Succede allora che con l’andare del tempo questo epitelio pavimentoso sale sempre di più verso l’alto. Questa zona la
chiamiamo zona di trasformazione o zona T. è importante perché questo continuo rinnovamento potrebbe causare
delle mutazioni che causano il tumore della cervice, o tumore del collo dell’utero. Andando a prelevare
periodicamente, attraverso il PAP TEST delle cellule di questa parte si può vedere se queste cellule sono neoplastiche
oppure no. Questa trasformazione di queste cellule è anche accelerato da un virus: papillomavirus, il quale può
rimanere latente per anni e anni e poi scatenare questa intensa proliferazione delle cellule della cervice che può poi
sfociare in un tumore.
In 28 giorni a livello dell’ovaio c’è la maturazione del follicolo. Si passa dal follicolo primario, secondario, terziario,
ovulazione, corpo luteo etc. questo ciclo deve andare in parallelo a una trasformazione dell’utero, perché l’utero
accoglierà un’eventuale blastocisti, un’eventuale fecondazione. Quindi anche il ciclo, in parallelo al ciclo ovarico deve
subire delle trasformazioni che fanno in modo che l’utero sia pronto per accogliere un’eventuale gravidanza. In questi
28 giorni abbiamo una trasformazione quindi anche dell’utero. Nei primi 4-5 giorni (fase mestruale), fino al 13esimo
Giorno 1 del mestruo: abbiamo il follicolo primario. Aumentano FSH e LH quindi abbiamo la maturazione del follicolo
fino al giorno 14 (ovulazione). L’ovaio è anche una ghiandola endocrina, quindi le cellule follicolari cominciano a
produrre l’ormone estrogeno, e ne producono sempre di più dal giorno 1 al giorno 14. Gli estrogeni agiscono sull’utero
e quindi cominciano a stimolare la proliferazione dello strato funzionale che inizia a essere ricostituito, sotto il controllo
degli estrogeni. Durante l’ovulazione abbiamo il picco di FSH e LH. A livello dell’ovaio dopo l’ovulazione si forma il corpo
luteo che produce progesterone. Il progesterone continua a stimolare la proliferazione nello strato funzionale
dell’utero ma induce anche le ghiandole uterine ad accumulare glicogeno perché in un eventuale impianto della
blastocisti (intorno al 22 esimo gg, perché la blastocisti ci mette 8 giorni a impiantarsi) viene utilizzato come
nutrimento. Se la blastocisti non si impianta il corpo luteo regredisce e diventa corpus albicans, il progesterone non
c’è più e quindi la mucosa uterina comincia a regredire. Succede che le arterie cominciano a chiudersi, le cellule non
hanno più ossigeno e nutrimento, vanno in contro ad apoptosi, lo strato funzionale muore e si stacca e abbiamo l’inizio
del mestruo.
La cervice si apre sul canale vaginale o vagina che si trova posteriormente all’uretra e anteriormente al retto. È il canale
del parto, attraverso cui passa il nascituro ed è il luogo in cui vengono depositati gli spermatozoi che poi risaliranno
fino alle tube uterine. Si apre nel vestibolo che è delimitato dalle piccole labbra e l’estremità superiore viene a contatto
con la porzione vaginale della cervice. Questa parte della cervice si chiama anche a ‘’muso di tinca’’. All’interno la
vagina è virtualmente un canale cilindrico, ma per la sua posizione anatomica in realtà la porzione anteriore e
posteriore sono molto vicine, per cui la cavità interna ha una forma di H. all’interno anche qui troviamo una serie di
pieghe con una membrana mucosa. Questa membrana non produce muco. All’interno del canale della vagina vivono
come simbionti dei batteri che si chiamano lactobacillus acidophilus, che utilizzano il glucosio prodotto e accumulato
dalle cellule epiteliali per produrre acido lattico, che abbassa il pH della vagina intorno a 4-4,5. Questo è un sistema di
protezione contro la proliferazione di altri batteri.
GENITALI ESTERNI
I genitali esterni si chiamano anche vulva. Comprendono diversi elementi che vanno dal monte di venere o monte del
pube, che è semplicemente accumulo di tessuto adiposo, grandi e piccole labbra che vanno a proteggere il vestibolo
dove si apre la vagina e l’uretra, e comprendono il residuo del tessuto erettile che va a formare il clitoride. Il clitoride
è protetto da una piega formata dalle piccole labbra. Il clitoride nel caso della femmina non ha funzioni ed è ancorato
con due radici alle ossa pubiche. Contiene due strutture cilindriche che formano due corpi cavernosi. Il bulbo del
vestibolo presenta alle estremità due ghiandole vestibolari che chiamiamo ghiandole vestibolari maggiori. Come il
clitoride è costituito da dei residui di tessuto erettile ed è l’omologo di quello che nel maschio è il bulbo del pene. Le
ghiandole vestibolari maggiori le chiamiamo anche ghiandole del bartolino e riversano un liquido viscoso, simile al
muco, all’interno del vestibolo e si tratta di un liquido ad azione lubrificante. Oltre a quelle maggiori ce ne sono altre
di più piccole che sboccano nel vestibolo e le chiamiamo ghiandole vestibolari minori. Infine l’ultimo tipo di ghiandole
sono le ghiandole parauretrali che si trovano ai lati dell’uretra.
GHIANDOLE MAMMARIE
Le ghiandole mammarie sono una specializzazione dell’apparato tegumentario, specializzate nel produrre latte sotto
il controllo ormonale. Si trovano nel torace. La gran parte delle ghiandole mammarie è rivestita da tessuto adiposo che
circonda e protegge la parte che produce il latte che è formata da una serie di strutture ad acino. Sono posizionate tra
la seconda e la sesta costa e come dicevamo sono formate in gran parte da tessuto adiposo che circonda e protegge
la parte che produce il latte. Al centro della mammella troviamo capezzolo dove sboccano i dotti lattiferi che portano
il latte dal sito di produzione, gli acini. Attorno al capezzolo abbiamo un’area scura che chiamiamo areola, dove si
possono trovare numerosi tubercoli che chiamiamo tubercoli di Montgomery e sono il punto di uscita di ghiandole
sebacee. Questa area diventa molto scura durante la gravidanza.
La parte generale è in comune con quella che abbiamo visto dell’apparato femminile. Anche qui avremo delle gonadi
che producono i gameti che nello specifico saranno gli spermatozoi che percorreranno delle vie genitali dove
incontreranno il prodotto di una serie di ghiandole. In questo caso il prodotto di queste ghiandole è molto importante
per la maturazione degli spermatozoi. Infine abbiamo dei genitali esterni attraverso cui questi spermatozoi verranno
portati all’esterno.
Le gonadi sono i testicoli. Gli spermatozoi attraverseranno le vie spermatiche dove incontreranno il prodotto delle
vescichette seminali, della prostata e delle ghiandole bulbo uretrali e verranno portati all’esterno attraverso il pene.
Lo scroto corrisponde a delle tasche dove sono presenti i testicoli e dove si formano gli spermatozoi.
Le gonadi sono i siti della riproduzione degli spermatozoi. Così come le ovaie sono considerati ghiandole endocrine
perché producono un ormone chiamato testosterone. (le ovaie producevano estrogeni e progesterone). I testicoli si
trovano in una tasca cutanea nella parte inferiore dell’addome che si chiama scroto, dove sono mantenuti a una
temperatura di circa 36 gradi, quindi di circa un grado inferiore alla temperatura corporea di 37 gradi e questo è
fondamentale perché questa è la temperatura ideale per la spermatogenesi, per la produzione degli spermatozoi. A
temperature più alte gli spermatozoi non si formano.
I testicoli si formano durante la vita embrionale in una tasca della cavità addominale più in alto rispetto alla loro
posizione nell’individuo adulto. Sono mantenuti in posizione da un cavo che è il gubernaculum testis che si allunga
molto poco rispetto all’intero embrione e quindi piano piano i testicoli scendono progressivamente nella cavità
addominale per poi finire all’interno dello scroto e andranno addirittura esternamente. Il testicolo arriva nella parte
inferiore della cavità addominale, si forma lo scroto che ha la stessa composizione della parete addominale e all’interno
si andrà a posizionare il testicolo. Quello che rimane di questo canale andrà a formare una parte di funicolo spermatico.
Sono due cordoni che connettono la cavità addominale con lo scroto e quindi con i testicoli. Attraverso questi cordoni
si formerà il dotto referente che permette agli spermatozoi di andare dai testicoli alla prostata.
Lo scroto contiene i due testicoli. Anche qui abbiamo una certa asimmetria. Non sono entrambi alla stessa altezza. I
testicoli devono essere mantenuti a una temperatura più bassa rispetto alla temperatura corporea e quindi a seconda
della temperatura esterna possiamo avvicinare o allontanare i testicoli dalla parte inferiore della cavità addominale.
Questa operazione è effettuata da una serie di strutture che sono il muscolo cremastere che regola l’altezza del
testicolo, e l’altra struttura è la fascia dartos che può contrarsi o rilassarsi e quindi aumentare o diminuire la superficie
esposta all’esterno e quindi può regolare la perdita di calore attraverso la superficie esterna.
All’interno dello scroto troviamo i testicoli, rivestiti da uno strato connettivo che chiamiamo tonaca albuginea, che
formano setti, che dividono ogni testicolo in lobuli, settori. Nei lobuli abbiamo i tubuli seminiferi dove avviene la
spermatogenesi. Le cellule dei tubuli seminiferi si chiamo cellule del Sertoli, che delimitano la parete di ogni tubulo
seminifero. Esternamente alle cellule del Sertoli abbiamo le cellule di Leydig che producono il testosterone.
Le cellule del sertoli sono fondamentali perché senza le cellule del sertoli gli spermatozoi non si potrebbero formare.
Sono regolate dall'ormone FSH, quindi sono gli stessi ormoni che abbiamo nell'apparato genitale femminile ma qui
hanno svolgono ruoli differenti. Quindi l'ormone FSH regola le cellule del sertoli. Queste cellule del sertoli sono
fondamentali per lo sviluppo degli spermatozoi perchè hanno tante introflessioni in cui accolgono gli spermatozoi nelle
MATURAZIONE: Si parte da una cellula rotonda fino ad arrivare attraverso diversi processi a una cellula che ha perso
gran parte del suo citoplasma, lasciando solo il nucleo, che va a formare la testa e si è creata una coda che gli fornisce
motilità all’interno delle vie genitali femminili. Questo processo di maturazione dura 64 giorni. I primi 40 giorni sono
quelli che permettono il passaggio dagli spermatogoni agli spermatociti primai, secondari e spermatidi. La perdita del
citoplasma e la formazione della coda si chiama spermiogenesi e definisci il passaggio da spermatidi a spermatozoi
maturi e dura circa 24 giorni. Da ogni spermatogone si producono 4 spermatozoi. Questi spermatozoi vengono prodotti
di continuo e per tutta la vita dell’individuo. Ogni giorno vengono prodotti circa 300 milioni di spermatozoi. Questi
processi di maturazione avvengono nei tubuli seminiferi nella parte più esterna più vicina ai capillari. Attraversano la
barriera emato-testicolare, dove si formano gli spermatociti primari, che andando verso il lume di ogni tubulo
seminifero in 64 giorni diventano spermatozoi maturi. Qui ci troviamo nel lume del tubulo seminifero dove vengono
liberati e cominciano, tramite la contrazione dei tubuli, a muoversi e vanno verso i tubuli retti e raggiungono la rete
testis per poi procedere nella parte successiva che si chiama epididimo. Nell’epididimo, lungo 7 metri, ci restano 15
giorni. Nell’epididimo continuano la loro maturazione, ma ancora non sono mobili. La continuazione dell’epididimo va
a forma il dotto deferente. Il dotto deferente risale verso la cavità addominale e entra nei funicoli spermatici. Il dotto
deferente arriva nella parte posteriore della vescica. Qui si incrociano i due dotti deferenti che provengono dai due
testicoli. A un certo punto il dotto deferente continua con l’ampolla e si fonde con il dotto delle vescichette seminali
che si trovano nella parte posteriore della vescica. I due si fondono nel dotto eiaculatore.
Le vescichette seminali sono le prime ghiandole che incontriamo. Producono il 60% del liquido seminale. Il seme è
formato da spermatozoi e da liquido prodotto dalle ghiandole. Il liquido è formato da fruttosio che nutre gli
spermatozoi e prostaglandine che aiutano la contrazione della muscolatura liscia.
Il dotto eiaculatore si apre nella seconda grossa ghiandola che è la prostata che produce il restante 30% del liquido
seminale, che contiene acido citrico, spermina (aiuta mobilità degli spermatozoi) e seminalplasmina (antibatterico). La
prostata si trova in prossimità della parte inferiore della vescica e all’intero ha l’uretra prostatica. Le cellule della
prostata producono una molecola che si chiama PSA (prostate specific antigen) che è un marker di tumore alla
prostata. Quando le PSA aumentano nel sangue, significa che forse stanno proliferando.
Le ultime ghiandole che gli spermatozoi incontrano sono le ghiandole bulbouretrali che producono un liquido chiaro
e denso che neutralizza l’acidità dell’urina nell’uretra e funge da lubrificante.
Il seme è la combinazione di liquido seminale e spermatozoi. Viene chiamato anche eiaculato. Ogni eiaculazione è di
3-5 ml e un numeor di spermatozoi che va dai 200 ai 500 milioni.
Il pene è sospeso da entrambi i lati dell’arco sottopubico. È composto da 3 masse cilindriche, due laterali chiamati
corpi cavernosi e un corpo spongioso all’interno del quale abbiamo l’uretra. I corpi cavernosi originano da due radici
connesse al pube e contengono una serie di spazi che chiamiamo cavernule, delimitati da cellule endoteliali. Nel
momento dell’erezione le arterie elicine, che sono all’interno del pene, riempiono di sangue le cavernule e vanno a
comprimere le vene, inducendo l’erezione. Il corpo spongioso contiene al centro l’uretera e alla fine del pene si
espande e forma il glande, che termina con l’orifizio uretrale e sterno, per rilasciare urina o spermatozoi.
Il glande è ricoperto da una piega che si chiama prepuzio, che è la parte che in alcune culture viene eliminata con la
circoncisione.
L’apparato digerente serve a assumere acqua e cibo, a digerirli, quindi a scomporli nelle molecole più semplici, e quello
che non viene assorbito verrà eliminato attraverso le feci.
C’è un punto di ingresso che è la cavità buccale e uno di uscita che è l’ano.
I vari elementi dell’apparato digerente sono bocca, faringe, esofago, stomaco, intestino tenue e intestino crasso. A
questi si aggiungono fegato e pancreas che vanno a coadiuvare la funzione digestiva.
L’apparato digerente occupa i 4 quadranti in cui è suddivisa la cavità addominale e le 9 regioni in cui è divisa la cavità
addominopelvica. Molte delle parti dell’apparato digerente si trovano nella cavità pelvica che è una cavità sierosa,
che non comunica con l’esterno e che è ricoperta da una membrana sierosa che si chiama peritoneo. ( le altre due
membrane sierose erano la pleura, che ricopriva i polmoni e il pericardio che riveste il cuore)
Abbiamo un peritoneo parietale che riveste le pareti e uno viscerale che riveste i visceri all’interno della cavità
addominale. Il peritoneo viscerale forma diverse pieghe per andare a ricoprire completamente i vari organi e che
chiamiamo mesi. La parte del peritoneo viscerale che riveste l’intestino tenue e che lo collega alla parete addominale
posteriore si chiama mesentere e dà passaggio all’arteria mesenterica superiore, che è un ramo dell’aorta
discendente. I mesi che si estendono dallo stomaco verso altri organi si chiamano omenti. L’omento piccolo unisce lo
stomaco al fegato. Il grande omento collega lo stomaco al colon trasverso. All’interno di questo foglietto si accumula
tessuto adiposo che protegge i visceri.
Possiamo distinguere organi intraperitoneali, se completamente rivestiti dal peritoneo e sono mobili, perché fanno
avanzare il cibo nella digestione (intestino tenue, colon trasverso e colon sigmoideo). Poi ci sono organi rivestiti solo
su una faccia dal peritoneo, e sono il pancreas e il duodeno, e si tratta di organi retroperitoneali. Se sono rivestiti solo
sopra si chiamano sottoperitoneali (vescica, utero, retto).
Il tubo digerente lo immaginiamo fatto da 4 tonache concentriche. La tonaca mucosa è quella al più interno fatta
dall’epitelio di rivestimento, connettivo di sostegno e due strati di muscolatura liscia. Più esternamente abbiamo la
tonaca sottomucosa che è formata solo da connettivo, al cui interno ci sono vasi e nervi. Esternamente a questa tonaca
sottomucosa abbiamo la tonaca muscolare fatta di due strati: uno esterno circolare e uno interno longitudinale.
L’ultimo strato è la tonaca sierosa, quindi il peritoneo.
La cavità buccale contiene i denti che servono a tritare il cibo, la lingua, che è un organo muscolare che rimescola il
cibo, ha funzione sensoriale e permette di parlare, il palato duro fatto dall’osso mascellare e dall’osso palatino. La
cavità buccale inizia dalle labbra e termina nell’istmo delle fauci. Che è delimitato dal palato molle e dall’ugola.
All’interno della cavità buccale per favorire la masticazione abbiamo la produzione di saliva da parte di numerosi
ghiandole salivari. Le più grandi si chiamano maggiori e poi ce ne sono tante piccole che chiamiamo ghiandole salivari
minori. Le ghiandole salivari producono la saliva che contiene tanti elementi. Le principali sono le amilasi (prima
digestione dei carboidrati), lipasi (digestione lipidi), lisozima (antibatterico) e immunoglobuline. All’interno della saliva
troviamo anche una certa quantità di muco che ci permette di impastare il ciclo. Ne produciamo circa 1-1.5 litri al
giorno.
Il cibo scende lungo la faringe. Nell’orofaringe abbiamo il passaggio sia di aria che cibo. La laringofaringe va dall’osso
ioide fino all’ingresso con la tarchea. Il cibo continuerà verso l’esofago. La faringe partecipa alla deglutizione. Durante
la deglutizione il palato molle si solleva e chiude il passaggio alla rinofaringe e l’epiglottide si abbassa chiudendo
l’ingresso alla laringe. Il tutto è regolato dal sistema nervoso autonomo.
L’esofago è un canale vero e proprio che permette il passaggio del cibo verso lo stomaco. L’esofago è un canale
muscolare e si trova dietro la trachea, che non ha anelli cartilaginei completi perché l’esofago si deve allargare.
L’esofago si apre nelle stomaco. La prima parte dello stomaco si chiama cardias. Lo stomaco è un sacchetto in cui il
cibo masticato (bolo alimentare) viene rimescolato e prende il nome di chimo. Questo rimescolamento rende il cibo
molto piccolo e in più abbiamo l’azione di alcuni acidi. Lo stomaco si divide in cardias, fondo, corpo, canale pilorico.
La parete interna presenta tante pieghe. Lo stomaco si estende e queste pieghe scompaiono. Alcune, che si trovano
lungo la piccola curvatura, rimangono anche quando lo stomaco è pieno di cibo. Queste pieghe formano dei canali
gastrici che sono la via preferenziale dell’acqua, che non ha bisogno di essere rimescolata. Questa tonaca mucosa è
fatta da un epitelio cilindrico semplice che forma delle fossette che continuano con le ghiandole gastriche. Nel fondo
e corpo la mucosa è irregolare con numerose foveole. Alla base di queste fossette abbiamo detto che abbiamo le
ghiandole gastriche. Le ghiandole gastriche sono a forma di tubo e contengono diversi tipi di cellule. Le cellule
principali che producono pepsinogeno che poi si trasforma in pepsina che è una proteasi, producono un’altra lipasi e
nei lattanti producono anche la rennina che è il caglio, che rompe le proteine del latte. Nelle ghiandole gastriche c’è
un secondo tipo di cellule che si chiamano cellule parietali e producono acido cloridrico e un fattore intrinseco per
l’assorbimento della vitamina B12. L’acido cloridrico denatura le proteine, inattiva i batteri e scinde il pepsinogeno in
pepsina, che è la forma attiva che degrada le proteine, infine facilita la scomposizione della cellulosa dei vegetali. Il pH
dello stomaco è molto acido intorno a 1-2. Le cellule dell’epitelio dello stomaco si rinnovano molto facilmente e sono
sempre ricoperte da uno strato di muco che le protegge dall’abrasione. La particolarità dello stomaco è quella di avere
3 strati di tessuto muscolare. Uno circolare, uno longitudinale e uno obliquo perché abbiamo detto che lo stomaco è
un ‘’sacchetto’’ che continua a rimescolare il cibo. Il cibo dallo stomaco passa nel tratto successivo che è l’intestino
tenue.
L’intestino tenue è fatto da 3 parti: duodeno, che è il primo a ricevere il chimo, il digiuno e l’ileo. L’intestino tenue è
specializzato nell’assorbimento delle molecole che stiamo per digerire. Lo stomaco infatti non assorbe nulla se non
alcune sostanze come l’etanolo. L’intestino tenue invece è deputato all’assorbimento di tutte le sostanze che stiamo
digerendo. Per digestione si intende la scomposizione delle molecole più semplici che possiamo avere. Siccome questo
tratto dell’intestino ha funzione assorbente la parete interna dell’intestino tenue presenta delle pieghe che chiamiamo
pieghe circolari. L’intestino tenue è lungo circa 6 metri tutti attorcigliati e sostenuti dal mesentere. La prima parte di
intestino tenue è il duodeno, fatto a forma di C che è importante perché riceve diversi elementi. Accoglie la testa del
pancreas. Il duodeno riceve il chimo dallo stomaco, che passa attraverso il piloro, che è l’ultima parte dello stomaco.
Riceve i succhi pancreatici prodotti dal pancreas e la bile prodotta dal fegato. Digiuno e ileo presentano una parete
interna con le numerose pieghe circolari e tanti villi e estroflessioni. Ognuno di questi villi è rivestito da epitelio
cilindrico semplice e queste cellule dell’intestino presentano anche dei microvilli. Il cibo viene digerito e le molecole
assorbite. Tutto quello che non viene assorbito passa all’intestino crasso.
L’intestino crasso è formato dal cieco, appendice, colon, retto e canale anale. Le funzioni dell’intestino crasso sono
quelle di compattare tutti gli scarti per formare le feci e riassorbire acqua e Sali che sono presenti e devono essere
recuperati. All’interno dell’intestino crasso abbiamo una florida flora batterica che produce alcune vitamine del gruppo
B e la vitamina K, che vengono riassorbite dall’intestino crasso. Il cibo passerà dall’intestino tenue attraverso la valvola
ileo-ciecale, va al cieco. Sale attraverso il colon ascendente. Subisce una curva quasi a 90 gradi e si forma il colon
trasverso che arriva fino alla fessura colica sinistra. Altra curva a 90 gradi e ci troviamo al colon discendente. Risale
come colon sigmoideo, subisce un’altra curva e forma il colon retto. L’intestino cieco riceve gli scarti che non sono stati
riassorbiti attraverso a valvola ileocecale ma anche attraverso l’appendice vermiforme che è a fondo cieco. Nell’uomo
non ha funzioni digestive ma funzioni immunitarie perché lungo la sua superficie ci sono numerosi linfociti che hanno
funzione immunitaria. L’intestino crasso è formato da numerose gibbosità che chiamiamo haustre. Al centro c’è una
muscolatura longitudinale che formano un nastro che si trova in uno stato di contrazione che va a formare queste
arricciature. La muscolatura è organizzata in 3 nastri che si chiamano tenie. Lungo queste tenie si trovano ammassi di
tessuto adiposo. Il cibo viene compattato attraverso dei movimenti di peristalsi. La contrazione della muscolatura della
tonaca mucosa fa avanzare tratto per tratto le feci all’interno dell’intestino crasso e questa si chiama peristalsi. C’è poi
un movimento di segmentazione che compatta le feci e un movimento di massa e sono contrazioni poche e intense
che fanno fare un tratto molto lungo alle feci. L’ultima parte dell’intestino è il colon retto che inizia a livello della terza
vertebra sacrale, scende lungo la faccia anteriore del sacro e va a terminare nel canale anale. Il canale anale permette
l’eliminazione delle feci ed è formato da due sfinteri: uno interno involontario e uno esterno volontario. Se la pressione
a livello del canale anale diventa eccessiva si aprono involontariamente sia lo sfintere anale interno che quello esterno.
Il fegato si trova nell’ipocondrio destro e arriva fino all’ipocondrio sinistro, si trova sotto il diaframma. Pesa circa 2 kg.
È collegato allo stomaco dal piccolo omento e presenta 3 facce diaframmatiche, che guardano verso il diaframma e
sono ricoperte dal diaframma: anteriore, superiore, posteriore. Nella parte posteriore abbiamo una faccia viscerale.
Se lo guardiamo anteriormente il fegato è diviso in due lobi: lobo dx e lobo sx. Posteriormente è diviso in 4: destro,
caudato, quadrato e sinistro. Nella parte posteriore abbiamo l’ingresso della vena epatica, della vena porta, l’uscita dei
dotti biliari, l’uscita dei dotti epatici e l’entrata e l’uscita dei nervi, questo punto di entrata e di uscita si chiama ilo del
fegato. Sempre qui nella faccia posteriore o viscerale abbiamo la cistifellea o colecisti. Le sostanze nutritive assorbite
dall’intestino vanno al fegato non direttamente attraverso la vena cava inferiore, bensì attraverso la vena porta, che
riceve il sangue dall’intestino e entra nel fegato. Le sostante nutritive raccolte dall’intestino devono essere elaborate
dagli epatociti, cellule del fegato. Questi epatociti formano degli esagoni. Questi esagoni li chiamiamo lobuli epatici e
sono fatte da colonie di epatociti disposti a raggi. Su ogni angolo o vertice di questi esagoni ci sono strutture formate
da 3 elementi che formano triadi epatiche. Queste triadi epatiche sono fatte da un ramo della vena porta (La vena
porta entra nel fegato, forma tanti rami e ognuno di questi rami va a un angolo dell’esagono), da un ramo dell’arteria
epatica e da un dotto biliare. Il sangue che scorre nella vena porta e nell’arteria epatica si mescolano all’interno dei
sinusoidi. Si mescolano perché dentro il sangue contenente dall’intestino ci sono le sostante nutritive. Questi sinusoidi
convergono tuti la centro degli esagoni, dove c’è la vena centrolobulare. le vene centrolobulari si uniscono e vanno a
formare la vena epatica che andrà nella vena cava inferiore. Quindi le sostanze nutritive non vanno direttamente nella
vena cava inferiore ma passano attraverso il fegato grazie alla vena epatica. Tutte le vene centrolobulari si uniscono e
convergono nella vena epatica che esce dal fegato e si collega alla vena cava inferiore. Gli epatociti producono anche
la bile. Tra un epatocita e l’altro si forma un piccolo spazio che chiamiamo capillare biliare dove viene riversata la bile.
Più capillari biliari convergeranno nei dotti biliari. I dotti biliari si riuniscono in due grandi dotti biliari che sono il dotto
epatico destro e il dotto epatico sinistro. Questi due si uniscono nel dotto epatico comune che esce dal fegato. La bile
ha due alternative. Entra nel dotto epatico comune e va alla cistifellea, che oltre a immagazzinare la bile, assorbe acqua
e concentra la bile. Oppure la bile va direttamente al duodeno attraverso la valvola duodenale maggiore. la via
attraverso cui la bile va alla cistifellea si chiama dotto cistico. L’unione del dotto cistico e del dotto epatico comune si
chiama coledoco e sbuca nel duodeno. La bile è un insieme di lipidi che agiscono come emulsionanti, ovvero vanno a
rompere le gocce di grasso più grosse, quindi aiutano la digestione die lipidi. Il fegato oltre a produrre la bile ha molte
altre funzioni. Abbiamo detto che tutto quello che viene assorbito passa attraverso il fegato, il fegato quindi parteci al
metabolismo degli zuccheri, dei carboidrati, dei lipidi, delle proteine. Il fegato è anche capace di detossificare alcuni
farmaci, elementi cancerogeni, l’alcol. L’alcol viene metabolizzato dal fegato grazie a un enzima che si chiama alcol
deidrogenasi, ma riesce a metabolizzare massimo 60 grammi di etanolo il resto viene convertito in grasso. Il fegato è
inoltre in grado di rigenerarsi. Nel feto durante la vita embrionale il fegato produce anche le cellule del sangue, questa
funzione viene a cessare dopo la nascita. Quindi il fegato ha moltissime funzioni
Il pancreas è contemporaneamente una ghiandola esocrina e una ghiandola endocrina. La testa è accolta dalla C del
duodeno. Presenta una testa e una coda e si viene a posizionare dietro lo stomaco e la punta arriva fino alla milza. Il
prodotto del pancreas esocrino, ovvero il succo pancreatico, viene riversato nel dotto pancreatico principale che poi
insieme al coledoco sfocia nel duodeno a livello della papilla duodenale maggiore. il pancreas esocrino è costituito da
cellule raggruppate in acini. Tra questi acini ogni tanto sono presenti degli isolotti pancreatici isolati da una estesa rete
di capillari che rappresentano il pancreas endocrino. Il pancreas esocrino produce una batteria di enzimi digestivi:
amilasi (per la digestione dei carboidrati), una lipasi (per la digestione dei lipidi), una serie di enzimi per la digestione
delle proteine come il pepsinogeno, il chimo pepsinogeno, quelli per la digestione degli acidi nucleici e una grossa
quantità di bicarbonato di sodio che va a neutralizzare l’acidità del chimo. Tutti questi enzimi vengono riversati nel
duodeno e dal duodeno passeranno all’ileo e al digiuno dove andranno a digerire i vari alimenti. Molti di questi enzimi
vengono rilasciati in forma inattiva perché andrebbero a digerire lo stesso pancreas, e vengono attivati solo
nell’intestino. Il pancreas endocrino produce l’insulina e il glucagone, quindi produce due ormoni che regolano i livelli
di glicemia nel sangue. L’insulina è prodotta dalle cellule beta mentre il glucagone dalle cellule alfa e hanno due effetti
La pelle e' l'organo più grande dell'organismo (12- 16% del peso corporeo). Formato da membrana e annessi.
- Epidermide (epitelio)
- Derma (connettivale)
- Ipoderma: uno strato di tessuto adiposo di protezione
La pelle può avere diverso spessore, definito dall’epidermide. Ci sono 5 strati di cellule (cute spessa) o solo 4 strati
(cute sottile) che costituiscono l’epidermide.
Queste strutture si trovano nel derma e attraversano l’epidermide per raggiungere gli annessi cutanei.
Epidermide e derma sono in stretta connessione l’uno con l’altro: le avvallature sono i microvilli che aumentano la
superficie di contatto tra i due tessuti. Il derma forma estroflessioni dette papille, l’epidermide forma avvallature dette
creste che si inseriscono nelle valli del derma, lo stesso fa la papilla.
Papille e creste sono presenti in tutto il corpo, ma sono più evidenti nei punti di maggior contatto (dita, pianta del
piede, polpastrelli e nelle zone più soggette a sfregamento). Ci consentono di afferrare gli oggetti e di non scivolare.
Sulla punta dei polpastrelli, creste e papille assumono forme specifiche che variano da individuo a individuo. Qui ci
sono i dotti delle ghiandole sudoripare: il sudore esce e lascia l’impronta digitale che segue l’andamento delle creste
dell’epidermide.
FUNZIONI:
BARRIERA FISICA tra interno ed esterno dell’organismo. Regola la perdita di fluidi, se il derma si stacca dall’epidermide
si formano le vesciche e ci disidratiamo. Perspiratio insensibilis (perdita di fluidi che risalgono verso la superficie e
evaporano), perspiratio sensibilis (evaporazione causata dalle ghiandole sudoripare, ce ne rendiamo conto).
BARRIERA BIOLOGICA: nella pelle ci sono cellule del sistema immunitario, le cellule di Langerhans, simili ai macrofagi.
Presentano l’antigene ai linfociti, producono difensine (funzione antibatterica)
La barriera è rafforzata dalla formazione di un film idrolipidico: forma un rivestimento esterno che ci protegge
ulteriormente
Attraverso la pelle comunichiamo con l’ambiente esterno tramite recettori che rilevano stimoli tattili, dolorifici e
termici che inviano le informazioni al sistema nervoso.
5 STRATI:
- cellule staminali: danno origine a una cellula staminale che rimane nello strato basale e una che comincia a
differenziare e a salire per diventare un cheratinocita.
- melanociti
- recettori della sensibilità tattile, ovvero le cellule di Merkel (quando compresse rilasciano sostanze chimiche
capaci di stimolare le terminazioni nervose sensitive).
Spinoso: si formano spine, cioè i desmosomi che uniscono i cheratinociti. I desmosomi (?) rimangono inalterati per
tutta la vita. Contiene le cellule di Langerhans.
Lucido: le cellule perdono il nucleo. È uno strato presente solo nella cute del palmo della mano e della pianta del piede.
Corneo: 10-20 strati di cellule morte per aver accumulato troppa cheratina, ha funzione di protezione. Contiene i
corneociti che si sfogliano come lamine (perché le cellule rimangono unite dai desmosomi) per sfregamento. Nel giro
di un mese vengono sostituite dalle cellule del basale che piano piano salgono e accumulano cheratina.
I lipidi impermeabilizzano la pelle e sono prodotti dai cheratinociti. Cosa succede in acqua? La barriera di lipidi viene
rimossa e la cheratina assorbe acqua, quindi si rigonfia.
CELLULE:
Cheratinociti: producono cheratina e lipidi che impermeabilizzano la pelle. Sono fondamentali per produrre
colecalciferolo (vitamina D3), quest’ultima prodotta solo in caso di un’esposizione ai raggi UV del sole, poi va al fegato,
che la rielabora, e arriva al rene. Viene rilasciato dal rene sottoforma di calcitriolo che agisce sull’intestino per stimolare
l’assorbimento di calcio e fosfato. Il coelcalciferolo può essere introdotto con la dieta (pesce). La carenza di vitamina
D può avere conseguenze sulle ossa e causare rachitismo nei bambini.
Melanociti: producono melanina, pigmento scuro che ci protegge da radiazioni ultraviolette. La melanina si trova o
all’interno dei melanociti o può essere trasportata all’interno dei cheratinociti, dove forma una cupola intorno al nucleo
delle cellule e protegge il DNA. Eumelanina e feomelanina. Il melanocita ha tanti prolungamenti. I melanociti originano
dalla cresta neurale e migrano nel resto dell’organismo.
La produzione di melanina è regolata dall’esposizione al sole e dalla regolazione ormonale (ipofisi). Più melanina = più
colore. I melanociti migrano per zone (zebre), nell’uomo sono distribuiti in modo uniforme. Lentiggini e efelidi:
melanociti concentrati, le efelidi aumentano con l’esposizione al sole, le lentiggini no.
NEI = proliferazione di melanociti, fisiologica o patologica (cioè il tumore). Il MELANOMA può formare metastasi:
Asimmetrico, colore variabile, bordi irregolari, diametro maggiore 6 mm. Regola abcd.
DERMA: TESSUTO CONNETTIVO PROPRIAMENTE DETTO LASSO O DENSO A SECONDA DELLA POSIZIONE.
- Componente vicino all’epidermide: strato papillare perché forma le papille dermiche (tessuto connettivo
lasso, che contiene capillari e terminazioni nervose sensoriali)
- Strato profondo: strato reticolare perché è un tessuto connettivo ricco di fibre collagene ed elastiche.
- Melanina presente nell’epidermide. Eumelanina (più scura), feomelanina (più chiara). I melanociti nello strato
basale producono il pigmento melanina che viene trasferito ai cheratinociti colorandoli. La sintesi di melanina
aumenta 10 giorni dopo l’esposizione al sole.
- Vasi sanguigni del derma (se ho caldo e si dilatano i vasi ho un maggiore afflusso di sangue quindi divento
rosso, viceversa se ho freddo assumo un colore cianotico).
- Beta-carotene è un pigmento giallo-arancio che si accumula nel derma e non produce melanina.
In caso di tatuaggi il pigmento va nel derma, dove non c’è un rinnovamento rapido di cellule.
- L’ittero è un accumulo di pigmento giallo (bilirubina) prodotto dal fegato in seguito alla degradazione dei
globuli rossi. Se non viene smaltita la bilirubina, si accumula nei tessuti e viene degradata tramite raggi UV.
Negli adulti la sclera può diventare gialla.
- Tumori o alterazioni dell’ipofisi: eccessiva produzione di melanina dovuta alla secrezione di ormoni che
stimolano i melanociti.
- Vitiligine: assenza dei melanociti in alcune aree della pelle
I raggi sono dannosi per dna e possono innescare tumori, noi ci siamo evoluti alla luce del sole e in realtà è un elemento
importante per noi infatti la luce è coinvolta nel metabolismo della vitamina D.
ORGANI DI SENSO:
Termocettori: recettori per la temperatura. Neuroni che hanno il corpo cellulare nel SNC e i prolungamenti nel derma
come terminazione nervosa libera. Captano le informazioni di temperatura e le inviano al SNC. Sono molto sensibili, la
loro presenza varia a seconda delle zone e percepiscono piccole variazioni di temperatura.
Nocicettori: terminazioni nervose libere che terminano nel derma e che captano e trasportano l’informazione del
dolore al SNC. Lo stesso recettore può trasportare due informazioni (freddo e dolore). Sono libere perché
l’informazione deve essere rapida.
Meccanocettori: percepiscono la pressione, se la superficie è liscia, se ci sono vibrazioni ecc … tatto. Possono essere:
cellule di Merkel, uniche presenti nell’epidermide che percepiscono il senso del tatto e rilasciano il neurotrasmettitore
che è raccolto da una terminazione nervosa. Presenti sulla punta delle dita, sulle labbra e sui genitali esterni. Se viene
stimolato si adatta.
Recettori capsulati: corpuscoli di Meissner, del Ruffini e del Pacini: terminazioni nervose capsulate (che terminano
nelle capsule??). Meissner a forma di clava, allungati del Ruffini e a cipolla quelli del Pacini.
I recettori in superficie (Meissner) danno informazioni più precise, i recettori in basso danno informazioni meno
precise, il SNC mette insieme le informazioni e le elabora
ANNESSI CUTANEI:
Ghiandole: producono un secreto che viene portato all’esterno quindi sono esocrine. Ghiandole sebacee (producono
sebo) e olocrine (accumulano sebo e muoiono). Alcune sono associate a un pelo, ogni pelo ha la sua ghiandola sebacea.
Le altre ghiandole formano follicoli sebacei per lubrificare la superficie della pelle (faccia, dorso e torace). Il sebo è
molto presente nel neonato per proteggere la pelle: si forma la vernice caseosa, che se in eccesso irrita la pelle, causa
la desquamazione della pelle e forma la crosta lattea. La produzione di sebo degli anziani è scarsa.
- Ghiandole sudoripare: secernono sudore (acqua, metaboliti, elettroliti e carboidrati), standard o regolare.
Esistono diversi tipi: APOCRINE, abbondanti sotto le ascelle, capezzoli e inguine dalla pubertà --- MAMMARIE
e CERUMINOSE (specializzazione di ghiandole sudoripare)
- Ghiandole merocrine: nelle mani e nel piede, controllate dal SNA
Unghie: prodotte dai cheratinociti, formati da cheratina. Lamine di cheratina, cellule morte, i cheratinociti, prodotti da
cellule nella matrice ungueale.
La radice è coperta da una piega cutanea, l’eponichio.
La nostra unghia si estende all’esterno poggiando sopra uno strato epidermide, ovvero il letto ungueale, che termina
con l’iponichio. Poggia sulla matrice e si sviluppa in verticale.
Piega: cuticola o ??
Il colore rosso dei vasi sanguigni da colore rosa all’unghia.
La lunula è più chiara perché sono meno frequenti i vasi sanguigni in questa parte, l’unghia è trasparente e sotto
corrono i vasi sanguigni e si capisce se ha una circolazione buona di ossigeno nel caso contrario tende al bluastro.
Peli: fatti di cheratina disposta in 3 strati concentrici, derivano dall’epidermide. Possono essere divisi in due parti
ovvero il fusto che esce fuori e la parte nascosta è detta radice o follicolo. La radice contiene il bulbo che nasce dal
pilifero.
Non troviamo peli nel palmo della mano,piede, labbra poi sono presenti in tutto il corpo sulla superficie cutanea.
Ogni pelo ha un muscolo erettore del pelo e ghiandola sebacea.
La matrice del pelo produce la nostra cheratina.
I peli servono a comunicare (gatto che rizza il pelo se vede un cane), mantengono caldo il corpo.
Midollare: cellule vive con cheratina soffice, spinte all’esterno e accumulano cheratina fino a formare la corticale, poi
muoiono e vengono spinte all’esterno: formano la cuticola fatta di cellule morte, organizzata come le tegole del tetto
Bisogna rompere i legami tra molecole di cheratina (attraverso il calore della piastra) per avere capello liscio o riccio
Le ustioni cutanee: 1,2,3 grado. Il 2 grado interessa derma epidermide, il 1 solo epidermide, il 3 derma, epidermide e
ipoderma. Disidratazione, infezione.