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I TESSUTI

ANIMALI
Il nostro corpo ha un’organizzazione molto complessa, dovuta alla presenza
di cellule specializzate e organizzate in tessuti, organi e apparati.

Un TESSUTO è un insieme di cellule


con lo stesso aspetto e la stessa
funzione.

Tessuti diversi si uniscono a formare


gli ORGANI, come il cervello, il cuore
o il polmone: strutture complesse che
assolvono funzioni specifiche che i
tessuti da soli non potrebbero
svolgere.

I SISTEMI e gli APPARATI sono


associazioni di organi che cooperano
per svolgere funzioni ancora più
complesse e che comunicano tra loro
per garantire un ambiente interno
stabile, uno sviluppo armonico e una
efficace capacità di relazione con
l’esterno.
L’ISTOLOGIA è la scienza che studia i
TESSUTI ANIMALI
Negli organismi pluricellulari la maggior parte delle cellule appartiene a gruppi
organizzati di cellule cooperanti detti TESSUTI. In ciascun tessuto, le cellule
che lo compongono concorrono a svolgere un compito comune (rivestimento,
movimento, sostegno, nutrizione) o funzioni strettamente collegate.

 TESSUTI EPITELIALI

 TESSUTI CONNETTIVI

 TESSUTI MUSCOLARI

 TESSUTO NERVOSO

I 4 tessuti non sempre rappresentano popolazioni omogenee per derivazione


embrionale ma hanno proprietà abbastanza omogenee da rappresentare una
utile classificazione
MATRICE EXTRACELLULARE
I tessuti non sono costituiti semplicemente da cellule interconnesse tra loro, ma
anche di MATRICE EXTRACELLULARE, un’intricata rete di macromolecole
glucidiche e proteine che forma un gel che riempie lo spazio extracellulare.

Molto abbondante nei tessuti connettivi, svolge un ruolo regolativo su molte


proprietà dei tessuti, influenzandone la migrazione, la proliferazione, la forma e
le funzioni metaboliche.
La matrice viene prodotta dalle cellule che vi sono immerse: i fibroblasti, gli
osteoblasti (osso), i condroblasti (cartilagine) e ha una composizione ed una
struttura variegata.
Proteine fibrose strutturali
collageni ed elastina

Proteine fibrose adesive


fibronectina e laminina

Proteoglicani
proteine glicosilate (glicosammino-
glicani GAG) che formano un gel
molto idratato in cui sono immerse
le proteine fibrose
PROTEINE FIBROSE STRUTTURALI
Il COLLAGENE è presente in tutti gli organismi pluricellulari, principalmente nei
tessuti connettivi. Fa parte della famiglia di proteine fibrose strutturali e
fornisce resistenza alla tensione.
Ciascuna molecola è formata da 3 catene
polipeptidiche (catene α) superavvolte a
formare una corda “rigida”.
Nella struttura delle catene α ricorrono
aminoacidi particolari quali idrossilisina e
idrossiprolina che stabilizzano il collagene.
SCORBUTO: no vit.C, no idrossiprolina
Il collagene viene secreto come
procollagene glicosilato da cellule
specializzate (es, fibroblasti, osteoclasti,
condroblasti) del tessuto connettivo.
In seguito a tagli proteolitici da parte della collagenasi extracellulare, le
molecole di collagene si uniscono a formare le fibrille che a loro volta si
assemblano a formare le fibre di collagene.

La disposizione delle fibre di collagene dipende dal tessuto connettivo


considerato: parallelo nei tendini, perpendicolare nella cute.
PROTEINE FIBROSE STRUTTURALI
L’ELASTINA è il principale componente delle fibre
elastiche della matrice extracellulare (vasi sanguigni,
polmoni, etc.).
È simile al collagene, ma non glicosilato.
È sintetizzata come tropoelastina (unità monomeriche),
forma legami crociati molto forti tra più molecole, essenziali
per la funzione elastica. Assume una struttura a spire
casuali che si possono deformare per poi tornare alla
posizione originale.
PROTEINE FIBROSE ADESIVE
Le FIBRONECTINE sono glicoproteine di adesione dimeriche che
permettono il legame delle cellule alla matrice extracellulare.
Presentano “domini di legame” per diverse proteine della ME (collagene,
proteoglicani o proteine delle membrane cellulari) e un sito di legame per
la cellula integrina-madiato.

Le INTEGRINE sono glicoproteine dimeriche transmembrana che


connettono la cellula alla matrice extracellulare. Nella cellula si legano a
proteine adattatrici che a
loro volta si legano al
citoscheletro:
• segnalano alle cellule se
sono ben connesse alla
matrice o no
• reagiscono
alle sollecitazioni meccaniche
• rispondono a segnali chimici
intra e extra cellulari
PROTEOGLICANI
I PROTEOGLICANI sono enormi proteine glicosilate della ME che
contengono fino al 95% di carboidrati.
La componente glucidica è formata da numerose e lunghe catene di
glicosamminoglicani (GAG). I GAG sono formati da polimeri di
disaccaridi che possono anche essere non legati a proteine.

Sono carichi negativamente e idrofili attirando cationi e acqua a


costituire un gel altamente idratato, un filtro molecolare che lega varie
molecole (es. ormoni), regola il turgore della matrice extracellulare,
regola la migrazione cellulare.
I proteoglicani conferiscono la resistenza alla compressione e possono
essere dispersi nella ME o transmembrana, per legare le cellule alla
matrice extracellulare.
TESSUTO EPITELIALE
Nel corpo di un vertebrato ci sono più di 200 tipi cellulari
riconoscibile per la morfologia, ma la maggior parte è
organizzata in EPITELI, tessuti nei quali le cellule sono
unite, fianco a fianco, formando foglietti pluricellulari.
• protezione (barriera)
• secrezione
• assorbire sostanze
• ricevere segnali

intestino epidermide

Vengono classificati in base


alla forma delle cellule:
epiteli cubici
prismatici,
pavimentosi
e in base al numero degli strati di cellule
monostratificati
pluristratificati
TESSUTO EPITELIALE
Un foglietto epiteliale ha una superficie apicale, libera ed
esposta all’aria e ai fluidi acquosi, e una superficie basale,
che poggia su un altro tessuto al quale è ancorato.

La superficie basale è
sostenuta da un sottile
strato di ME chiamato
lamina basale (collagene di
tipo IV, proteoglicani e
laminina).
Superficie basale e apicale
differiscono chimicamente e
rispecchia un’organizzazione
cellulare interna
‘polarizzata’.
TESSUTO EPITELIALE
Le giunzioni cellulari sono strutture ben definite che consentono l’adesione
cellula-cellula o cellula-matrice, permettendo alle cellule di migrare, di
comunicare tra loro, di dare origine ai tessuti durante lo sviluppo embrionale
TESSUTO EPITELIALE
Epiteli di rivestimento
come l’epidermide, la mucosa gastrica ecc.

Epiteli ghiandolari
ghiandole esocrine come le salivari ed endocrine
come la tiroide

Epiteli modificati
come il cristallino dell’occhio e lo smalto dei denti

Epiteli sensoriali
come la mucosa olfattiva
EPITELI DI RIVESTIMENTO
Servono a rivestire superfici interne degli organi cavi
(stomaco, bocca, intestino) e vengono dette mucose, o
l’esterno del corpo dell’animale (epidermide).

derma

epidermide cheratina

Non essendo attraversati da vasi sanguigni, sono sempre


associati ad un tessuto connettivo che ne favorisce la
nutrizione facendo diffondere le sostanze nutritive
provenienti dal sangue.
EPITELI GHIANDOLARI
Sono composti da cellule che svolgono attività di secrezione, e, se le
cellule non sono isolate, formano degli organi detti GHIANDOLE, che
hanno il compito di elaborare e riversare all’esterno o nel sangue
sostanze che presentano le funzioni più diverse: ad esempio enzimi o
altre proteine, mucopolisaccaridi (mucina), lipidi, ormoni.

Col termine di secrezione si indica la capacità delle cellule di produrre


sostanze destinate ad essere escrete dalla cellula per svolgere un
determinato compito.
La secrezione è svolta da cellule epiteliali che costituiscono la porzione
secernente della ghiandola.
GHIANDOLE
GHIANDOLE ESOCRINE
riversano il loro secreto,
mediante dotti escretori
- sulla superficie esterna del
corpo (es. ghiandole sebacee
e sudoripare)
- in cavità che comunicano con GHIANDOLE ENDOCRINE
l’esterno ( es. fegato, sono sprovviste di dotti
ghiandole salivari) escretori e riversano i loro
prodotti di secrezione
(ormoni) direttamente nei
capillari sanguigni e vengono
trasportati in tutto il corpo
dal sangue.
(es. tiroide, ipofisi)
GHIANDOLE
I tessuti epiteliali ghiandolari derivano dal tessuto epiteliale di
rivestimento

Le ghiandole
esocrine
conservano una
comunicazione Le ghiandole
(dotto escretore) endocrine si
con l’esterno o la separano
cavità del corpo dall’epitelio e
in cui riversano il riversano il
loro secreto. loro secreto
nel sangue.
GHIANDOLE
Le ghiandole esocrine hanno diverse modalità di secrezione:
• secrezione merocrina, quando le cellule non cambiano durante l’attività di secrezione
(ghiandole sudoripare e salivari) perché il secreto si accumula sotto forma di granuli
non rivestiti da membrana rilasciati per esocitosi;
• secrezione apocrina, quando le cellule perdono una piccola quantità di citoplasma
durante la loro attività e pertanto hanno bisogno di un certo periodo di riposo
(ghiandola mammaria). Questo avviene perché il secreto si accumula nella porzione
apicale della cellula sotto forma di granuli rivestiti da membrana che si fondono a
costituire un'unica grande vescicola di secrezione;
• secrezione olocrina, quando le cellule si trasformano interamente in secreto, e quindi
si distruggono e devono essere continuamente riprodotte (ghiandole sebacee).
TESSUTO CONNETTIVO
È formato da cellule isolate, o a piccoli gruppi, separate tra loro o
immerse in spazi occupati da una SOSTANZA FONDAMENTALE o
MATRICE, di composizione e struttura diverse nei diversi tipi di
tessuto. Inoltre, presentano spesso delle fibre, anch’esse immerse
nella sostanza fondamentale, che sono filamenti proteici di varia natura
e in quantità variabile per ogni tipo di tessuto.

Il tessuto connettivo svolge numerose funzioni: riempire spazi vuoti e


collegare altri tessuti e organi (CONNESSIONE), favorire la
nutrizione degli altri tessuti, sostegno e protezione.

Si accompagna sempre all'epitelio ed è percorso dai vasi sanguigni.

Tutti i tessuti connettivi derivano dal MESENCHIMA o tessuto


connettivo embrionale.
TESSUTO CONNETTIVO
I FIBROBLASTI sono le cellule tipiche del tessuto connettivo;
sintetizzano e secernono i componenti della matrice e le fibre nel
connettivo propriamente detto. Terminato il loro compito si
trasformano in un forma inattiva: i FIBROCITI.
OSTEOBLASTI
CONDROBLASTI
ODONTOBLASTI o CEMENTOBLASTI
Gli ADIPOCITI sono le cellule specializzate nell’accumulo dei lipidi.
Nel connettivo si possono trovare altre cellule, quasi sempre
provenienti dal sangue che contribuiscono alla difesa immunitaria
dell’organismo e alle reazioni allergiche:
MACROFAGI
LINFOCITI
MASTOCITI
GRANULOCITI
PLASMACELLULE
TESSUTO CONNETTIVO
Le cellule sono immerse in una sostanza fondamentale formata da una MATRICE
AMORFA, formata principalmente da mucopolisaccaridi e proteine e può essere
fluida, più o meno viscosa, oppure solida, e fibre proteiche:

• FIBRE COLLAGENE, costituite da collagene, sono spesse , frequentemente


raccolte in fasci, conferiscono al tessuto resistenza
• FIBRE RETICOLARI, esili strutture di collagene, spesso si intrecciano a formare
un reticolo
• FIBRE ELASTICHE, sottili filamenti di elastina, ondulate, possono deformarsi,
conferendo elasticità al tessuto
TESSUTO CONNETTIVO
PROPRIAMENTE DETTO
Ha funzioni trofiche , ossia nutre gli altri tessuti non vascolarizzati, e di
collegamento, ossia riempie gli spazi e collega tra loro tessuti diversi che
formano un organo.

A seconda dell’abbondanza relativa di cellule, sostanza fondamentale e


fibre si distingue tra:
– connettivo lasso: cellule e sostanza fondamentale predominano sulla
componente fibrosa ( es. derma )
– connettivo fibroso o denso: la componente fibrosa prevale sulle
altre .Le fibre possono presentare orientamento regolare o essere a
fasci intrecciati (es. tendini e legamenti)
TESSUTO ADIPOSO
È costituito da ADIPOBLASTI, grandi cellule globose , piene di lipidi, scarsa
sostanza intercellulare, che accumulano trigliceridi. Ha funzioni di:
RISERVA: i trigliceridi accumulati sono una riserva di molecole ricche di
energia
 PROTEZIONE MECCANICA: forma cuscinetti che avvolgono e
proteggono organi delicati quale cuore e reni
TERMOREGOLAZIONE: isola termicamente la supeficie del corpo(
pannicolo adiposo sottocutaneo)

adipociti • BIANCO: adulti

• BRUNO: feto,
neonati, animali in
letargo
TESSUTO CARTILAGINEO
La CARTILAGINE è un connettivo con funzioni di sostegno. I
CONDROBLASTI sono le cellule tipiche della cartilagine: producono la
sostanza fondamentale solida in cui rimangono incluse.
La diversa composizione in fibre conferisce caratteristiche diverse alla
cartilagine: ialina (flessibilità e sostegno), elastica (resistenza e elasticità) e
sostegno), fibrosa (rigidità e robustezza).

Forma lo scheletro fetale e nell’infanzia permette l’accrescimento delle ossa


lunghe. Nell’adulto costituisce lo scheletro di laringe, trachea e naso, forma
l’impalcatura del padiglione auricolare, riveste le superfici articolari, forma i
dischi intervertebrali e la sinfisi pubica.

La cartilagine non è
vascolarizzata, ma è nutrita da
una capsula di tessuto connettivo
vascolarizzato (pericondrio).
Quando poggia sul tessuto osseo
è nutrita dal liquido sinoviale
della cavità articolare
TESSUTO OSSEO
È caratterizzato dalla mineralizzazione della sostanza intercellulare che gli
conferisce durezza e consistenza.
Non è un tessuto statico, ma è soggetto a rimodellamento e rinnovamento per
l’intera durata della vita e costituisce quasi tutto lo scheletro, dentina e
cemento dei denti, dove svolge una funzione strutturale di sostegno e
protezione.
É formato da:
1. cellule dette OSTEOBLASTI e OSTEOCITI, isolate ed immerse nella
matrice. Ci sono anche gli OSTECLASTI che sono interessati nel
riassorbimento osseo.
2. sostanza fondamentale detta OSSEINA, robusta e calcificata
3. fibre della matrice, per lo più collagene

L’osseina viene depositata in strati, formando strutture cilindriche dette


osteoni, costituite da lamelle concentriche sovrapposte di osseina tra le quali
si insinuano gli osteociti. Al centro dei cilindri si trova un canale detto canale
di Havers.

La componente minerale è costituita principalmente da calcio, combinato con


ossigeno, fosforo e idrogeno a formare una molecola cristallina definita
IDROSSIAPATITE Ca10(PO4)6(OH)2
TESSUTO OSSEO
Nel tessuto osseo lamellare fibre, cellule e matrice sono
raccolte in lamelle. Le fibre sono disposte parallelamente
nella stessa lamella e perpendicolarmente in lamelle
contigue.

OSSO COMPATTO: le lamelle si dispongono parallelamente


formando strutture cilindriche dette OSTEONI. Ad occhio nudo
appare come una massa solida continua

OSSO SPUGNOSO: rete tridimensionale di trabecole ossee


ramificate che delimitano un labirinto di spazi intercomunicanti
(cavità midollari) occupati dal midollo osseo rosso.

Nel tessuto osseo non lamellare le fibre collagene sono


raccolte in grossi fasci paralleli o intrecciati.
TESSUTO OSSEO
Il tessuto osseo compatto e spugnoso sono presenti in tutte le
ossa, ma in rapporti diversi e con distribuzione diversa:
ossa lunghe:
diafisi – tessuto
compatto
epifisi – tessuto
spugnoso
cavità midollare
centrale – tessuto
adiposo

ossa corte o piatte:


esterno – tessuto
compatto
interno – tessuto
spugnoso
ALTRI TIPI DI TESSUTO CONNETTIVO
Il SANGUE Può essere considerato un tipo particolare di tessuto connettivo:
• 55 % di matrice extracellulare (plasma) formata da acqua, proteine, sali
minerali (Na,K,Ca), composti organici (Glu,AA,Ormoni, vitamine)
• 45% di cellule
 GLOBULI ROSSI o ERITROCITI,
 GLOBULI BIANCHI o LEUCOCITI,
 PIASTRINE o TROMBOCITI
Ha una funzione trofica e svolge un ruolo importante anche nella difesa
immunitaria degli organismi.
Il TESSUTO RETICOLARE costituito da CELLULE RETICOLARI che producono
le fibre reticolari di collagene organizzate a formare una rete 3D. Si trova nello
stroma di fegato, milza, midollo osseo,muscolo liscio e ghiandole endocrine ed
esocrine
Il TESSUTO ELEASTICO è particolarmente ricco di fibre elastiche che
conferiscono resistenza ed elasticità. Si trova nel derma e nei legamenti delle
vertebre nonché nelle tonache dei vasi.
Il TESSUTO PIGMENTATO contiene MELANOCITI, cellule dendritiche che
producono pigmento (melanina). Si trovano nella pelle e nell’occhio (iride e interno
del bulbo oculare).
TESSUTO MUSCOLARE
Il tessuto muscolare ha il compito di determinare il movimento di parti
dell’organismo più o meno grandi.
Le sue cellule sono allungate e sono dette FIBROCELLULE MUSCOLARI
e la contrattilità è relata alla presenza nel citoplasma delle
MIOFIBRILLE.

Esistono tre tipi diversi di tessuto muscolare per caratteristiche delle


fibrocellule, localizzazione anatomica e volontarietà della contrazione:

• TESSUTO MUSCOLARE STRIATO SCHELETRICO


fibrocellule striate - muscoli scheletrici - contrazione volontaria

• TESSUTO MUSCOLARE LISCIO


fibrocellule lisce – muscolatura viscerale- contrazione
involontaria

• TESSUTO MUSCOLARE CARDIACO


fibrocellule striate– miocardio – contrazione involontari
TESSUTO MUSCOLARE STRIATO
Le lunghissime fibrocellule dello striato scheletrico mostrano, in
sezione longitudinale, le tipiche righe trasversali. In sezione
trasversale appaiono formate da grandi cellule con nuclei periferici.
Le cellule sono polinucleate perché sono sincizi, cioè derivano dalla
fusione del citoplasma di molte cellule che conservano i loro nuclei.

La striatura delle fibrocellule


dipende dalla regolare disposizione
delle miofibrille
TESSUTO MUSCOLARE STRIATO
All’interno delle fibrocellule sono
presenti le MIOFIBRILLE, fascetti
contrattili avvolti in una membrana
(sarcolemma).
Il SARCOMERO è l'unità
fondamentale e contrattile
del tessuto muscolare striato ed è il
costituente delle miofibrille.
I sarcomeri sono costituiti da due
tipi di filamenti:
• filamenti sottili di actina
• filamenti spessi di miosina.
•I filamenti sottili sono costituiti da
due catene proteiche avvolte
a spirale, mentre quelli spessi sono
costituiti da più fascetti di miosina,
a loro volta formati da due catene
proteiche.
Il sarcomero si presenta come un'alternanza di bande chiare (I) e bande scure
(A). La banda chiara è costituita da filamenti di actina. Andando verso l'interno è
possibile notare una banda scura costituita da filamenti di actina e filamenti di
miosina interposti tra di loro.
CONTRAZIONE MUSCOLARE
I muscoli si contraggono quando i filamenti
sottili scorrono lungo quelli spessi

Il legame tra actina e miosina avviene solo in presenza di ioni Ca2+. L’ingresso
e l’uscita di ioni calcio nella fibra muscolare durante la contrazione sono
regolati dall’attività del reticolo endoplasmatico liscio in risposta ad un
impulso nervoso che modula il rilascio di questi ioni nello spazio
citoplasmatico.
CONTRAZIONE MUSCOLARE
La testa della miosina è attaccata all’actina
(filamento sottile)

DISTACCO: la testa si lega con l’ATP e si


stacca dall’actina

CARICA: l’ idrolisi dell’ATP libera energia


e “carica” la testa che si sposta

ATTACCO: in presenza di Ca2+ la testa si


unisce all’actina

POWER STROKE (SPINTA): il distacco di


ADP e Pi determina il cambiamento di
forma della testa, che trascina il filamento
di actina
TESSUTO MUSCOLARE LISCIO
Le fibrocellule lisce formano lamine contrattili nella parete degli organi
cavi, hanno forma affusolata, con la parte centrale, contenente il
nucleo, più larga rispetto alle estremità che appaiono rastremate. Le
fibrocellule si dispongono con lo stesso orientamento e non appaiono
striature perché le miofibrille hanno una disposizione meno regolare.

La contrazione è lenta e prolungata e indipendentemente dalla volontà


(mediata dal sistema nervoso autonomo o da ormoni). La contrazione
che avviene per tutto il muscolo contemporaneamente, come se il
tessuto si comportasse come un’unica fibra.
TESSUTO MUSCOLARE CARDIACO
Le fibrocellule dello striato cardiaco, note come
CARDIOMIOCITI, hanno forma allungata, con nucleo
centrale ma striatura simile alle fibrocellule striate. Alle
estremità le cellule si biforcano e si collegano tra loro
attraverso ponti citoplasmatici formando un reticolo
tridimensionale di cellule collegate,; quindi si comportano
come se fossero un’unica grande cellula (sincizio
funzionale).

Il segnale per la
contrazione del miocardio
non proviene dal sistema
nervoso, perciò miogeno, ma
da cellule miocardiche
specializzate dette cellule
autoritmiche.
TESSUTO NERVOSO
La sua funzione fondamentale è di ricevere, trasmettere ed
elaborare gli stimoli interni ed esterni del corpo,
permettendo in definitiva ad un organismo di vivere e
relazionarsi con il proprio ambiente.

È formato da due tipi di cellule :


 NEURONI cellule eccitabili in
grado di condurre e trasmettere
impulsinervosi
 CELLULE GLIALI non
eccitabili, hanno funzioni di
supporto strutturale e funzionale
rispetto ai neuroni

È il costituente di encefalo, midollo spinale, nervi e gangli


TESSUTO NERVOSO
Il neurone è l’unità funzionale del sistema nervoso
Dal corpo cellulare (soma o pirenoforo) si dipartono 2 tipi
di prolungamenti:

i dendriti, prolungamenti l’assone (lungo da 1mm a oltre 1m), uno solo


estremamente corti e ramificati, che per cellula, che invia impulsi ad altre cellule
ricevono stimoli da altre cellule e (nervose e non) attraverso una particolare
trasmettono l’impulso nervoso al soma giunzione detta SINAPSI.

Il tessuto nervoso è una rete di neuroni interconnessi


tra loro attraverso gli assoni
TIPI DI NEURONI
Sono suddivisi in base alla struttura:
– neuroni unipolari: presentano un tipo di prolungamento, che ha valore
di assone, mentre il pirenoforo ha valore di sito recettore
–neuroni bipolari: un dendrite e un assone, sono diffusi negli organi di
senso periferici
– neuroni multipolari: un assone e numerosi dendriti; quando l’assone è
lungo il neurone è di I tipo (motoneurone), viceversa quando è breve è di
II tipo con funzione di collegamento tra cellule nervose
– neuroni pseudounipolari: unico prolungamento ramificato a T, sono i
neuroni sensitivi
TIPI DI NEURONI
in base alla morfologia:
– cellule piramidali: a forma di piramide, i dendriti alla base si
distribuiscono in senso orizzontale, mentre il dendrite apicale si
sviluppa in altezza. L'assone in genere si dirige verso le zone più
interne della corteccia, spesso entrando nella sostanza
bianca sottocorticale
– cellule stellate: a forma di stella, definite anche granuli, i dendriti si
ramificano nelle immediate vicinanze del soma, e l'assone può
contattare cellule adiacenti oppure finire in uno strato inferiore o
superiore della corteccia cerebrale
– cellule fusiformi: a forma di fuso con alle estremità due ciuffi
dendritici. L'assone in genere abbandona la corteccia, ma in alcuni casi
può ascendere a strati più superficiali.
TIPI DI NEURONI
in base al tipo di connessione:
– neuroni sensitivi o afferenti: partecipano all'acquisizione di stimoli,
trasportando le informazioni dagli organi sensoriali al sistema nervoso
centrale. Le fibre composte da assoni di questo tipo di neuroni sono chiamate
afferenti
– interneuroni o neuroni intercalari: all'interno del sistema centrale, integrano
i dati forniti dai neuroni sensoriali e li trasmettono ai neuroni motori
– neuroni motori o efferenti (motoneuroni): emanano impulsi di tipo motorio
agli organi della periferia corporea. In ambito neuroanatomico si tende a
distinguerli insomatomotori (o motoneuroni propriamente detti), i cui assoni
formano fibre chiamate efferenti, e visceroeffettori

classificazione citochimica:
– neuroni aminergici – serotonina, catecolamina, acetilcolina
– neuroni purinergici
– neuroni peptinergici - ossitocina
– neuroni nitrossinergici – nitrossido gassoso
– neuroni anandaminergici - endocannabinoidi
GUAINA MIELINICA
L’assone può essere circondato da una GUAINA MIELINICA
(sostanza lipoproteica) e si parla di fibra mielinica oppure può essere
nudo, in tal caso è detto fibra amielinica.
Le fibre amieliniche si trovano soprattutto nel sistema nervoso
autonomo. Tale rivestimento è costituito da avvolgimenti di cellule
dell’oligodendroglia o da cellule di Schwann. La guaina è interrotta in
alcuni punti detti nodi di Ranvier.
La guaina è ulteriormente avvolta dall’ENDONEVRIO. Più fibre sono
avvolte dal PERINEVRIO e infine ciascun nervo è avvolto
dall’EPINEVRIO.

Guaina mielinica

Nodo di Ranvier
CELLULE GLIALI
Ogni neurone è circondato dalle CELLULE GLIALI, che sostengono, nutrono e
proteggono i neuroni. Il numero delle cellule è 10 volte più alto rispetto a quello
dei neuroni e conservano la capacità di dividersi per tutta la vita.
Si dividono in cellule localizzate nel SNC e in quelle localizzate nel SNP:
ASTROCITI: riempiono lo spazio tra i neuroni, potendo influenzare la crescita o la
degenerazione di un neurone e regolando l'ambiente chimico esterno dei neuroni (rimuovono
gli ioni e riciclano i neurotrasmettitori)

OLIGODENTROCITI: sono simili ai dendrociti, ma più piccoli e con meno prolungamenti.


Quelli interfascicolari sono responsabili della formazione e del mantenimento della guaina
mielinica attorno agli assoni, quelli satellite sono strettamente adesi al corpo cellulare
dell’assone e svolgono una funzione metabolica

MICROGLIA: hanno capacità fagocitaria e costituiscono il sistema fagocitario del tessuto


nervoso, piccole cellule con nucleo allungato

CELLULE EPENDIMALI o EPENDIMOCITI: favoriscono la circolazione del liquido


cerebrospinale

CELLULE di SCHWANN: hanno una funzione simile a quella degli oligodendrociti formando la
guaina mielinica degli assoni del SNP. A differenza di queste ultime però ogni cellula riveste
un tratto di assone. Hanno inoltre un'attività fagocitaria e ripuliscono dai residui cellulari
permettendo la ricrescita dei neuroni del sistema nervoso periferico
IMPULSO NERVOSO
La membrana cellulare del neurone presenta una distribuzione disuguale di
cariche fra l’interno e l’esterno a causa di una differente permeabilità nei
confronti degli ioni. Gli ioni Na+ prevalgono all’esterno mentre quelli negativi
(proteine) e K+ all’interno; per questo motivo si registra un potenziale di riposo
di circa –80 mV.
Quando un neurone viene stimolato si ha una
modificazione della permeabilità: si aprono alcuni canali
del sodio che permettono l’ingresso di ioni sodio fino a
quando il potenziale raggiunge un valore soglia di circa
–50 mV. A questo valore improvvisamente tutti i canali
del sodio si aprono e si raggiunge un potenziale di circa
+50 mV (potenziale d’azione).

La membrana diviene di nuovo impermeabile agli ioni


sodio, mentre diviene permeabile agli ioni K che escono
per ristabilire il potenziale di riposo (per ristabilire
l’originaria distribuzione degli ioni interviene la pompa
Na/K).
PROPAGAZIONE DELL’IMPULSO
NERVOSO
La depolarizzazione della membrana si propaga lungo tutto l’assone nelle
fibre amieliniche, da un nodo di Ranvier all’altro nelle fibre mieliniche.
Tra uno stimolo e l’altro è necessario un breve intervallo di tempo
affinché il neurone sia di nuovo eccitabile (periodo di refrattarietà) e
questo spiega il perché l’impulso nervoso possa viaggiare in una sola
direzione e non propagarsi in senso inverso.
SINAPSI
Sono punti di collegamento tra una cellula nervosa e le
contigue.
 ELETTRICHE: poco frequenti nei mammiferi, si
incontrano nella retina e nella corteccia celebrale. Sono
realizzate tramite giunzioni comunicanti o nexus, che
permettono libero flusso di ioni da una cellula all’altra.
 CHIMICHE: modo più frequente di comunicazione fra
due cellule nervose. La membrana presinaptica libera uno o
più neurotrasmettitori nelle fessure intersinaptiche ,
spazi fra la membrana presinaptica della prima cellula e la
membrana postsinaptica della seconda cellula. Il
neurotrasmettitore diffonde attraverso lo spazio
intersinaptico e si lega ai recettori della membrana
postsinaptica.
SINAPSI
Il legame sui recettori scatena l’apertura dei canali ionici che consentono il
passaggio di ioni che modificano la permeabilità della membrana postsinaptica ed
invertono il potenziale di membrana.
Quando lo stimolo sulla sinapsi porta la depolarizzazione della membrana
postsinaptica ad un livello tale da provocare un potenziale d’azione, si parla di
potenziale postsinaptico eccitatorio. Quando al contrario uno stimolo della
sinapsi porta ad un aumento della polarizzazione si crea un potenziale
postsinaptico inibitorio.
TIPI DI SINAPSI
Le sinapsi chimiche possono essere divise in:
sinapsi assodendritiche: fra un assone e un
dendrite
sinapsi assomatiche: fra un assone e un soma
sinapsi assoassoniche: fra due assoni
sinapsi dendrodendritiche: fra due dendriti
ARCO RIFLESSO
Il sistema nervoso è in grado di reagire agli stimoli esterni
attivando l’arco riflesso (o diastaltico).
Gli stimoli esterni vengono captati da recettori sensitivi e
trasmessi al sistema nervoso centrale da cui parte lo
stimolo di risposta che giunge all’organo effettore dove si
manifesta la reazione. L’arco riflesso è monosinaptico se il
neurone afferente prende sinapsi direttamente con il
neurone efferente, è polisinaptico se tra la fibra afferente
ed efferente sono interposti uno o più interneuroni. Se
l’effettore è un muscolo striato l’arco riflesso è detto
somatico se è un muscolo liscio o il miocardio è detto
viscerale.
MANTENIMENTO E
RINNOVAMENTO DEI TESSUTI
GUARIGIONE
RIGENERAZIONE ripristino delle
ricostituzione dei strutture originali,
tessuti lesi con cellule mediante
dello stesso tipo di rigenerazione e
quelle danneggiate; deposizione di
richiede che la collagene con
struttura fornita dal formazione di
tessuto connettivo sia cicatrice e/o
integra fibrosi; si verifica
se la trama della
matrice
extracellulare
(ECM) è
danneggiata (ECM)
è danneggiata.
MANTENIMENTO E
RINNOVAMENTO DEI TESSUTI

Cellule labili – tessuti proliferanti, in


continuo rinnovamento (epiteli di
rivestimento, midollo osseo…); più
dell’1,5% in mitosi. Le cellule mature
derivano da cellule staminali adulte

Cellule stabili – tessuti quiescienti,


rinnovati molto lentamente (cellule
parenchimali del fegato, rene); meno
dell’1,5% in mitosi.

Cellule perenni – tessuti non


proliferanti, cellule con
differenziazione terminale, hanno
perduto ogni capacità replicativa
(neuroni, miociti cardiaci)
MANTENIMENTO E
RINNOVAMENTO DEI TESSUTI
Le cellule staminali sono cellule primitive non
specializzate dotate della singolare capacità
di trasformarsi in qualunque altro tipo di
cellula del corpo.

Totipotente: può svilupparsi in un intero


organismo
Pluripotente: può svilupparsi fino ai
tessuti
Multipotente: si specializza unicamente
in alcuni tipi di cellule
Unipotente: generano un solo tipo di
cellula specializzata

Nell’adulto sono state identificate cellule staminali adulte in molti tessuti (cute,
epitelio gastroenterico, cornea, tessuto emopoietico, ma anche cellule staminali
nervose) localizzate in nicchie staminali.
CELLULE STAMINALI ADULTE

PRO CONTRO
• Non presentano rigetto • Sono difficili da
• In alcuni casi si trovano coltivare e da isolare
già nel tessuto da curare • Presentano una
• Il loro utilizzo non lede, proliferazione più lenta
non sopprime e non di quelle embrionali
danneggia nessun altro
essere umano in
qualunque stadio del suo
sviluppo
• Sono già stati ottenuti
importanti risultati
clinici
CELLULE STAMINALI EMBRIONALI

PRO CONTRO
• Sono tutte totipotenti • Presentano un’alta
• Presentano una grande probabilità di rigetto
capacità di • non hanno ancora
proliferazione raggiunto risultati clinici
• Possono mantenersi più a concreti
lungo in coltura • Non è ancora possibile
• Maggior facilità di controllare né
prelievo l’espressione genica, che
ne determina la
differenziazione, né
l’espansione (per ora se
impiantate si sviluppano
come tumori)
IL CANCRO
TUMORE o NEOPLASIA: popolazione cellulare di nuova
formazione che, quasi sempre, ha preso origine da una sola
cellula somatica dell'organismo, colpita da una serie di
alterazioni genomiche trasmesse alle cellule figlie.
•Tumore = tumefazione
•Neoplasia = neoformazione
•Cancro = dal latino cancer (granchio) per le
propaggini che hanno le masse tumorali
•Oncologia = studio della 'massa' tumorale

Majno: “Un tumore è una crescita afinalistica (non sono di alcuna


finalità per l’ospite; lo sono ad es per il virus che lo determina) di tessuto
che tende ad essere atipica (la architettura tissutale e le singole cellule
presentano anomalie strutturali e funzionali), autonoma (tendono a
sfuggire ai controlli che regolano la crescita) e aggressiva (invadono
l’ospite)”
EZIOLOGIA E PATOGENESI
Alla base della patogenesi del tumore ci sono le mutazioni di
determinati geni che controllano la proliferazione e la morte cellulare
programmata. Le cause di mutazioni possono essere:

Cause esogene o ambientali:


Agenti chimici
Agenti fisici
Agenti biologici

Cause endogene:
Mutazioni ereditarie
Mutazioni casuali
Squilibri ormonali
Agenti mutageni

I tumori hanno un periodo di latenza, generalmente molto lungo, che


precede la comparsa della sintomatologia. Perchè da una unica cellula
cancerosa si formi un tumore clinicamente evidenziabile è necessaria la
formazione di una massa neoplastica costituita da almeno 109-1010
cellule tumorali (1-10 g di peso)‫‏‬.
FASI DI SVILUPPO

INIZIAZIONE: mutazioni
che trasformano una
cellula somatica in una
cellula neoplastica latente

PROMOZIONE: altri danni


genomici causano la
moltiplicazione della cellula
neoplastica

PROGRESSIONE: ulteriori
mutazioni conferiscono
invasività e
metastatizzazione ad
alcune cellule della massa
neoplastica
TUMORI BENIGNI

• Le cellule sono caratterizzate da


autonomia moltiplicativa ma hanno
caratteristiche morfologiche e funzionali
inalterate
• Hanno una crescita più lenta e localizzata
nel sito di insorgenza
• Sintomatologia:
– Compressione degli organi adiacenti
– Eccesso di funzione (produzione di ormoni da
parte di ghiandole endocrine per esempio)‫‏‬
TUMORI MALIGNI

• Le cellule sono atipiche dal punto di vista


morfologico e funzionale
• Accrescimento rapido
• Presentano invasività neoplastica
• Sono in grado di formare tumori secondari a
distanza (metastasi)‫‏‬
• Sono soggetti a recidiva
• Danno luogo a cachessia neoplastica (rilasciano
TNF una citochina che causa progressivo e rapido
decadimento)‫‏‬
CLASSIFICAZIONE
• Tumori epiteliali
– Benigni: polipo, papilloma, verruca
– Maligni: epiteliomi o carcinomi
• Tumori dell'epitelio ghiandolare
– Benigni: adenomi
– Maligni: adenocarcinomi
• Tumori connettivali
– Benigni: tumori mesenchimali, suffisso -oma (fibroma)‫‏‬
– Maligni: sarcomi
• Tumori del sistema melanoforo
– Benigni: nevi
– Maligni: melanomi
• Tumori del tessuto emopoietico:
– Leucemie: tumori del midollo osseo
– Linfomi: tumori dei linfociti maturi
GRADAZIONE
Identificazione del grado di malignità di un tumore rilevabile all’esame
istologico sulla base di atipie citologiche delle cellule tumorali, che sono
indici del grado di differenziazione. La gradazione rappresenta un
giudizio diagnostico, e anche prognostico, di gravità che va combinato
con altri (TNM, etc)

Grado I tumori costituiti da cellule ben differenziate


Grado II tumori costituiti da cellule con differenziazione di
medio grado
Grado III tumori costituiti da cellule indifferenziate
Grado IV tumori costituiti da cellule il cui grado di
differenziazione non è definibile
LA STADIAZIONE
(TNM)
Prende in considerazione l’entità della
diffusione del tumore in termini di
invasività nei tessuti vicini, invasione dei
linfonodi e di formazione di metastasi.

1) dimensioni del tumore primario in cm


(T =tumore) T1-T4

2) Stato dei linfonodi regionali


(N=linfonodo) N0-N3

3) Assenza o presenza di metastasi


(M=metastasi) M0/M1
GENI COINVOLTI
ONCOGENI: geni recanti
mutazioni attivanti che
concorrono alla genesi e
sviluppo di tumori; si
comportano da geni dominanti
es. ras, src, bcl, myc

ONCOSOPPRESSORI: geni
recanti mutazioni inattivanti
che concorrono alla genesi e
sviluppo di tumori; si
comportano da geni recessivi
es. p53, p21

GENI COINVOLTI NELLA


RIPARAZIONE DEL DNA:
es. BRCA1, BRCA2 e RAD51
EVOLUZIONE DELLA
NEOPLASIA
Perchè da una cellula si sviluppi un tumore si devono accumulare mutazioni che
conferiscono le seguenti caratteristiche, comuni a tutti i tipi di cancro:

1. autonomia moltiplicativa - per sopravvenuta incapacità a sottostare ai


meccanismi regolatori della proliferazione cellulare;
2. no apoptosi - riduzione o perdita della possibilità di andare incontro a morte
cellulare programmata (es.: perdita della proteina p53);
3. immortalizzazione - acquisizione della capacità di replicazione illimitata per
effetto dell'espressione della telomerasi;
4. angiogenesi - vengono prodotte delle citochine mitogenetiche che provocano la
formazione di nuovi vasi sanguigni per fornire ossigeno e fattori nutritivi alle
cellule tumorali;
5. indifferenziazione - riduzione o perdita della capacità differenziativa con
conseguente perdita delle proteine di adesione alle altre cellule; adesione alla
membrana basale; rilascio di enzimi che degradano la matrice extracellulare.
6. metastatizzazione - a questo punto le cellule tumorali sono in grado di entrare
in circolo sanguigno/lifatico e a seconda delle loro proteine di superficie
possono aderire ad altri tessuti e dare luogo a tumori secondari (metastasi)

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