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[Anatomia Comparata]
Apparato tegumentario
• Protettivo contro insulti chimici o fisici, tipo i raggi del sole. Ma è anche con il sole
preso nella giusta dose che l’apparato tegumentario collabora per produrre la
vitamina D (fissa il calcio nelle ossa) ; funziona come un ormone in grado di regolare
diversi organi e sistemi; modula l’infiammazione e il sistema immunitario.
• È ricco di terminazioni e organi sensoriali che servono a captare gli stimoli esterni di
varia natura, come la pressione, il calore, il dolore e il tatto.
• È coinvolto negli scambi osmotici:ad esempio, deve regolare la perdita d’acqua che
si verifica per evaporazione nei tetrapodi in ambiente aereo.
• Respirazione cutanea, come negli anfibi, dove troviamo una pelle sottile con poca
cheratina.
• Influenza la locomozione, come ad esempio il caso delle piume nel volo degli uccelli.
Nei pesci le scaglie sono messe in modo da favorire il movimento.
• Mano a mano che le cellule si differenziano e vanno verso l’esterno cambiano forma
e tendono ad appiattirsi: da cellule colonnari → poliedriche → totalmente appiattite.
In alcune specie, lo strato più esterno è lo strato corneo, che risulta più o meno spesso
in base alla specie e che è costituito da cellule morte.
- Fibre reticolari, formate da fibre collagene isolate, che tendono a formare dei
reticoli.
Negli ittiopsidi (pesci), il tipo e la concentrazione degli osmoliti dentro e fuori l’organismo è
molto differente → la pelle di questi animali è scenario di passaggio di acqua ed elettroliti in
modo da mantenere la corretta funzionalità delle cellule.
Lo strato più esterno dell’epidermide dei pesci è ricoperto da una cuticola mucosa, che ha
la funzione di:
- Il muco rende il pesce scivoloso e quindi più difficile da predare. Può contenere inoltre
sostanze tossiche o repellenti per i predatori o sostanze allarme per i conspecifici.
- Il muco prodotto dalla femmina può fungere da nutrimento per la prole, in alcune specie.
- Cellule granulari
- Cellule caliciformi, che contribuiscono alla secrezione del muco.
- Cellule sacciformi, che secernono sostanze di varia natura in base alla specie, ad esempio
serotonina, antibiotici o antimicotici.
Il muco prodotto dalle ghiandole unicellulari viene rilasciato in superficie, dove l’ultimo
strato di cheratinociti ha la membrana apicale con fossette o piccole creste, le quali hanno il
compito di aumentare la superficie della membrana, riuscendo ad aumentare la capacità di
trattenere il muco. Nell’epidermide sono presenti anche cellule a cloruri o ionociti,
particolarmente fitte a livello delle branchie, in grado di espellere o introdurre contro
gradiente di concentrazione NaCl, rispettivamente in pesci di acqua marina e pesci di acqua
dolce.
Queste ossa erano composte da uno strato più profondo lamellare (osso lamellare), sul
quale poggiava uno strato di osso spugnoso, ricco di vasi sanguigni. Un terzo strato, il più
superficiale, era costituito da osso compatto, dal quale si sollevavano dei tubercoli, il cui
strato interno era formato da dentina, la quale rivestiva un volume di connettivo, detto
cavità della polpa, che poteva presentare anche diversi canali vascolari. All’esterno della
dentina c’era poi uno strato di origine ectodermica ,di materiale mineralizzato, il
similsmalto, molto simile allo smalto dei denti.
• La scaglia placoide è tipica dei condroitti. È un dentello che poggia su una piastra
basale di tessuto osseo compatto privo di cellule, situato nel derma lasso. È
costituita da una papilla dermica rivestita da dentina, a sua volta ricoperta da uno
strato di similsmalto. Le scaglie non sono sempre presenti nei condroitti, possono
essere completamente assenti (come nella chimera) o possono essere poche e sparse.
A differenza di quello che accade nei pesci ossei, dove la scaglia accompagna la
crescita dell’animale, nei condroitti vengono continuamente rimpiazzate, anche
nell’animale adulto. Queste scaglie originano nel derma, ma spuntano in superficie
perforando l’epidermide → lo sviluppo di questa scaglia è paragonabile allo
sviluppo del dente nei vertebrati. Questo tipo di scaglia compare inizialmente
sottoforma di una gemma epiteliale, detto organo dello smalto, che assume una
forma a coppa rovesciata, si addentra nel derma sottostante e delimita una papilla
dermica. Le cellule epiteliali direttamente a contatto con la papilla dermica si
differenziano in adamantoblasti, mentre le cellule dermiche della papilla, dette
odontoblasti, entrano in contatto con gli adamantoblasti formando uno strato
continuo a ridosso di questi ultimi. Adamantoblasti ed odontoblasti producono
rispettivamente smalto e dentina, che vanno a separare questi due gruppi cellulari.
In questo modo si forma un dentello, che si allunga e perfora l’epidermide.
L’organo dello smalto quindi regredisce, gli odontoblasti vengono alloggiati nella
cavità del dentello, detta cavità della polpa, che è paragonabile alla polpa dei nostri
denti. Qui gli odontoblasti restano vivi grazie alla presenza di vasi sanguigni.
• La scaglia cosmoide è poco differente dalle scaglie/ ossa di ostracodermi e
placodermi. È costituita da 4 strati sovrapposti: osso lamellare, osso spugnoso su
cui poggia una rete di cavità vascolari, dentina e similsmalto. Lo strato di dentina,
però, assume una struttura particolare, detta cosmina, in quanto è molto
mineralizzata e costituita da tubercoli separati da camere vascolari. inoltre, nei
tubercoli sono scavate cavità polpari da cui si irradiano sottili tubi all’interno dei
quali troviamo i prolungamenti citoplasmatici degli odontoblasti. Queste scaglie si
accrescono sia per apposizione di nuovi strati allo strato osseo lamellare, sia per la
formazione di nuovi tubercoli.
• La scaglia ganoide deriva dalla scaglia cosmoide e può essere di due tipi. La scaglia
ganoide paleoniscoide si trova nei polipteriformi e nel crossopterigio latimeria , ed
è formata da uno strato lamellare sul quale si trovava la dentina, ricoperta a sua
volta da strati di similsmalto, chiamati nel loro insieme ganoina. La scaglia ganoide
lepidosteoide si trova negli actinoptergi condrostei (storione e pesce spatola) e
olostei (amia e Lepisosteus), perde lo strato di dentina e risulta quindi formata da
uno strato di osso lamellare su cui poggia direttamente lo strato di ganoina.
Scaglia ganoide paleoniscoide Scaglia ganoide lepidosteoide
È costituito da connettivo lasso e fibre elastiche. È spesso scarso o del tutto assente. Se
presente, invece, può essere abbondante e ricco di cellule adipose → l’accumulo avviene a
livello del fegato e dei muscoli, manca quindi il grasso sottocutaneo.
EPIDERMIDE DEI TETRAPODI
L’epidermide dei pesci è composta da una serie di strati cellulari identici, gli uni agli
altri. Questa stratificazione è meccanica. I tetrapodi, invece, presentano una stratificazione
funzionale: i cheratinociti dallo strato basale raggiungono la superficie e accumulano
sempre più cheratina, individuando nell’epidermide diversi strati di cellule. Lo strato più
superficiale, o strato corneo, presenta strati di cellule morte. L’organizzazione della
cheratina nello strato corneo le rende resistenti agli eventi provenienti dell’ambiente
esterno, elastiche e flessibili.
Gli anfibi, sebbene siano stati i primi a conquistare l’ambiente aereo, essi dipendono
ancora dall’ambiente acquatico. Anche le specie che ne dipendono meno, tornano sempre
in acqua per la riproduzione e hanno forme larvali acquatiche. L’epidermide della larva
degli anfibi è paragonabile a quella dei pesci → troviamo infatti cellule ghiandolari nello
spessore dell’epidermide. I tetrapodi presentano una barriera contro la perdita d’acqua.
Lo strato corneo è perfetto per svolgere questa funzione, senza però ridurre gli scambi
gassosi. Questo è il caso degli anfibi, che sono dotati di un polmone sacculare e di uno
scarso sistema di ventilazione polmonare → alla necessità di uno strato corneo spesso
per non perdere acqua, si aggiunge la necessità che questo strato corneo sia sottile per
consentire gli scambi di ossigeno e anidride carbonica che servono all’organismo per
respirare. L’epidermide degli anfibi è infatti sottile e scarsamente cornificata → solo 2/3
strati di cellule morte ancora nucleate e ricche di cheratina. Le cellule degli strati più
profondi mantengono la capacità di secernere muco. L’epidermide può presentare degli
ispessimenti a seconda del periodo riproduttivo: ad esempio, lo spesso strato corneo che
troviamo in alcune specie a protezione dell’apice delle dita → è il primo accenno di unghie.
Il sottile strato corneo può cambiare durante la muta → alcune specie lo riciclano come
nutrimento per la prole. Troviamo anche i melanociti, tipici delle specie che non mutano il
colore della loro pelle.
DERMA E IPODERMA DEGLI ANFIBI
Sotto il sottile strato epidermico, troviamo uno strato di derma lasso ricco in ghiandole
sierose e mucose e in capillari sanguigni, che assumono grande importanza in quanto la
respirazione cutanea è di grande importanza per gli anfibi → in alcuni casi è tutta a carico
della pelle → il polmone può essere assente o, se presente, deputato a una funzione
idrostatica. Il derma degli anfibi presenta anche vasi linfatici, che convogliano il liquido
interstiziale nel sistema linfatico sottocutaneo. Le sacche linfatiche “sequestrano” il liquido
quando l’animale è in ambiente acquoso per evitare una pericolosa diluizione del sangue.
Garantiscono anche una buona riserva idrica. L’azione della cheratina combinata a quella
delle sacche linfatiche consente agli anuri adulti, dove il sistema di sacche è molto
sviluppato, di allontanarsi più di ogni altro anfibio da areee dove è presente l’acqua. Nel
derma troviamo i cromatofori dermici che, sotto controllo ormonale, sono i primi
responsabili della variazione di colore della livrea. Il derma degli anfibi presenta ghiandole
alveolari semplici a secrezione mucosa - merocrina, circondate da cellule mioepiteliali che
aiutano il rilascio continuo di muco, che favorisce gli scambi. Troviamo anche ghiandole
alveolari semplici a secrezione sierosa - olocrina, circondate da cellule mioepiteliali che,
attraverso contrazioni fasiche, aiutano il rilascio di sostanze che variano da specie a specie.
L’ipoderma è lasso ed è disposto intorno alle sacche linfatiche.
Le squame cornee sono una peculiarità dei rettili, ma le troviamo anche negli arti
posteriori degli uccelli o in alcuni mammiferi, come l’armadillo. Sono costituite da una
zona iper-cheratinizzata che poggia su un cuscinetto dermico, che da la forma alla
squama. La forma della squama cambia tra specie e specie ma anche in base alla posizione
che occupa sul corpo dell’animale. Riconosciamo 4 tipi di squame:
- Strato corneo
- Strato granuloso
- Quelli che producono la forma β sono caratterizzati dalla mancanza di strato marginale
e dall’incapacità di produrre muco e lipidi. Mano a mano che il processo di
cheratinizzazione procede, i filamenti di ⲁ cheratina vengono sostituiti dai filamenti di β-
cheratina, che occupano tutto il citoplasma nei cheratinociti dello strato corneo. La β-
cheratina è particolarmente dura e conferisce una particolare resistenza alle forze
meccaniche che provengono dall’ambiente esterno.
Nei rettili troviamo uno strato di connettivo denso ed uno strato di connettivo lasso, che
risulta riccamente vascolarizzato. La vascolarizzazione fornisce un grosso contributo alla
termoregolazione → il raffreddamento del corpo comporta una vasocostrizione per
trattenere calore, mentre un riscaldamento provoca una vasodilatazione, con conseguente
dispersione di calore. Nel derma compatto e nell’ipoderma troviamo ghiandole alveolari
semplici e ramificate a secrezione olocrina. Sono localizzate in specifiche aree, come quella
ascellare o inguinale, e sono deputate a produrre feromoni, non producono mai muco. Il
muco viene eventualmente prodotto dalle ghiandole confinate tra le mucose e la cute.
Troviamo piastre ossee di origine dermica che si formano per ossificazione diretta del
connettivo. Sono molto frequenti nei rettili fossili, ma le troviamo ancora in alcuni loricati
e in alcuni cheloni, dove il dermascheletro risulta piuttosto vistoso, con uno scudo o un
carapace, posto dorsalmente e un piastrone, posto ventralmente. L’unghia è la struttura
cornea tipica di tutti gli amnioti e dei rettili, che protegge la parte più distale delle dita. Si
compone da una lamina ungueale o unghia, ossia la parte più dura e resistente → lo è grazie
alla cheratina β. In alcuni rettili fossili troviamo un becco corneo, reso duro e resistente
dalla cheratina β. Questo becco riveste le arcate mascellari, dove il derma aderisce
direttamente al periostio. Anche nei rettili la cute è composta da cromatofori, che
possono essere organizzati in unità pigmentate. La quota di melanociti epidermici varia al
variare della quantità di cellule pigmentate presenti a livello dermico. Le cellule pigmentate
funzionano in fase di termoregolazione → un tessuto più scuro favorisce l’assorbimento di
una maggior quantità di energia radiante, dando la possibilità all’animale di essere più
attivo, rispetto ad un tessuto più chiaro. Sono cellule che contengono pigmenti e che
consentono ai rettili di cambiare il colore della loro livrea, sotto stimolo ormonale o
nervoso. Queste cellule possono avere tre tipi di cellule:
• Xantofori: possiedono pigmenti rossi, gialli e carotenoidi di origine alimentare;
Con gli uccelli assistiamo alla formazione di una nuova struttura, la penna, che rappresenta
un’ulteriore modificazione dell’apparato tegumentario. Le penne sono strutture cornee
che formano un rivestimento fibroso continuo, nel quale viene intrappolata aria. inoltre,
questo rivestimento viene impermeabilizzato grazie al grasso secreto dalla ghiandola
dell’uropigio, la parte caudale dorsale dell’animale. Grazie a questo strato di grasso
vengono limitati i passaggi d’acqua sia in ingresso che in uscita. La penna è in grado di
proteggere sia dalle forze meccaniche e sia dalle radiazioni UV, ed è anche in grado di
fungere da organo locomotore. Negli uccelli, le ghiandole cutanee sono rare e la loro
localizzazione è limitata ad aree specifiche. Troviamo ancora strutture cornee come
squame, becco e unghie, che troviamo nei rettili. Gli uccelli ereditano dai rettili entrambe
le forme di cheratina, l’alfa cheratina che costituisce lo strato corneo dell’epidermide e la
beta cheratina, che costituisce le penne. Sono distribuite orizzontalmente.