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CORDATI: VERTEBRATI
martedì 8 ottobre 2019 11:23
- notocorda -> struttura dorsale al tubo digerente con funzione assiale. Compare
in tutti i cordati almeno in uno stadio della loro vita. È costituita da un tessuto
connettivo specializzato detto cordoide che ne conferisce la rigidità;
- tubo neurale dorsale -> presenta una cavità interna ripiena di liquido. È posto
dorsalmente alla notocorda;
- fessure faringee -> fessure la cui funzione primitiva era quella di effettuare
scambi gassosi e per filtrare particelle di cibo attraverso un flusso d'acqua che
entra dalla bocca;
- endostilo -> doccia che corre lungo la parte inferiore della faringe. È costituito
da cellule secernenti muco che ha la funzione di catturare le particelle di cibo.
Nell'endostilo si trovano anche delle cellule cigliate che hanno inoltre la
funzione di produrre ormoni tiroidei. Nei vertebrati va a costituire la tiroide;
- coda muscolare postanale -> sostenuta dalla notocorda e fornita di muscoli.
Consente il nuoto.
EMBRIOLOGIA
martedì 8 ottobre 2019 12:06
Il subphylum dei vertebrati racchiude organismi molto diversi tra di loro, sia nelle prime fasi dello
sviluppo (gastrule molto diverse) sia nella forme giovanili/adulte. Tuttavia, tutti questi gruppi
presentano uno stadio, ovvero lo stadio filotipico, in cui presentano caratteristiche comuni. Questo
stadio ci fa capire che i vari gruppi di vertebrati sono filogeneticamente correlati.
La vita di un organismo inizia con l'embriogenesi, ovvero una serie di stadi di sviluppo attraverso i quali un uovo fecondato si trasforma in un
individuo autosufficiente. Gli stadi dell'embriogenesi nei vertebrati sono:
1. fecondazione;
2. segmentazione;
3. gastrulazione;
4. organogenesi.
FECONDAZIONE
I gameti, sia maschile che femminile, vengono chiamati cellule
germinali, ovvero cellule che hanno la potenzialità di diventare aploidi.
Spermatozoi e cellule uova si generano rispettivamente nei processi
di spermatogenesi e oogenesi.
Spermatogenesi: da un unico spermatogonio si originano 4
spermatozoi perfettamente funzionanti.
Oogenesi: da un singolo oogonio si va a formare una singola cellula
uovo funzionante, e tre polociti, ovvero corpuscoli globulari che non si
differenziano in cellule uovo.
15/10/19
MEMBRANE OVULARI
La cellula uovo presenta, oltre alla membrana plasmatica, delle membrane protettive di diverso tipo che hanno la funzione di proteggere l'uovo in
base all'ambiente in cui vengono deposte; si tratta di membrane ovulari.
Esistono tre tipi di membrane ovulari, che si differenziano in base alla loro origine:
- membrana primaria (membrana pellucida) -> è presente in tutte le uova. Viene secreta dalla cellula uovo stessa. Si tratta di uno strato di
glicoproteine prodotte e secrete dalla cellula uovo stessa e secrete all’esterno, che si vanno ad addensare e a formare la membrana primaria.
Le glicoproteine determinano il riconoscimento specifico dello spermatozoo e permettono che avvenga la fecondazione. Circonda a stretto
contatto la membrana plasmatica della cellula;
- membrana secondaria (membrana gelatinosa) -> prodotta dalle cellule follicolari, ovvero cellule somatiche che circondano la cellula uovo e che
hanno la funzione di proteggerla e nutrirla. Sono quindi cellule epiteliali che, insieme alla cellula uovo, vanno a formare il follicolo. Le cellule
follicolari si trovano sempre all’interno delle gonadi dei vertebrati. Queste cellule follicolari possono produrre delle molecole, secernerle e
ricoprire la cellula uovo. Ad esempio le uovo di anfibio sono gruppi di cellule circondate da uno strato gelatinoso (capsula gelatinosa) che
rappresenta la membrana secondaria. Nelle uova di pesci, la membrana secondaria è rappresentata dal corion, una membrana che sembra quasi
un guscio che ricopre e protegge le cellule uovo. Il corion presenta un micropilo che permette la penetrazione dello spermatozoo.
ATTENZIONE: corion è anche uno dei tre annessi embrionali degli amnioti (stesso nome, ma cose diverse). Il corion dei pesci e la capsula
gelatinosa degli anfibi hanno composizioni diverse ma sempre membrane secondarie sono;
- membrane terziare -> sono prodotte dalla parete del gonodotto e si avvolgono attorno alla cellula uovo mentre essa passa attraverso il
gonodotto per essere portate all’esterno. Il gonodotto è organo cavo e nel lume passa la cellula uovo per andare verso l’esterno; la parete è
costituita da tonache che sono in grado di produrre le membrane terziarie. Troviamo membrane terziarie ad esempio nei sauropsidi che
presentano uova telolecitiche (ricche di tuorlo con il nucleo schiacciato al polo animale). Le membrane terziarie impediscono la fecondazione e
quindi deve avvenire prima; la fecondazione nei vertebrati che presentano le membrane terziare è quindi interna. Le membrane terziarie sono
(dall'interno all'esterno):
○ albume -> membrana terziaria più vicina alla cellula uovo (tuorlo). L’albume produce delle strutture (calaze) che servono per mantenere in
posizione la cellula uovo. Riserva d'acqua;
○ membrana testacea;
○ guscio calcareo.
Tra il guscio calcareo e la membrana testacea si viene a creare una camera d’aria, riserva d’aria per la cellula uovo.
Sono tutte e tre membrane terziarie che vengono prodotte in zone diverse del gonodotto man mano che l’uovo passa. Le membrane terziarie
rappresentano una grande innovazione che ha permesso ai tetrapodi di staccarsi completamente dall’ambiente acquatico e non dipendere più
dall’acqua per la deposizione di uova.
Organo cavo = organo in cui si trova un lume. Ha la parete organizzata in tonache. Cuore è organo cavo.
Organo pieno = non ha cavità, ha un connettivo che funge da supporto e l’epitelio si differenzia per svolgere la funzione propria dell’organo.
FECONDAZIONE
Interna o esterna.
La fecondazione interna non è esclusiva dei tetrapodi (vedi squali).
Tappe della fecondazione:
- riconoscimento specifico tra i gameti;
- rottura delle membrane ovulari perché possa entrare il nucleo dello spermatozoo;
- fusione del materiale genetico dei due gameti;
- attivazione del metabolismo dell’uovo per iniziare lo sviluppo.
Dopo la fecondazione parte lo sviluppo.
SEGMENTAZIONE
È la prima fase dello sviluppo.
Lo scopo della segmentazione è quello di passare da una sola cellula (zigote) a una struttura pluricellulare (la blastula) attraverso una serie di
divisioni cellulari (mitosi). Le mitosi della segmentazione non portano all'accrescimento citoplasmatico. Le cellule che compongono la blastula
prendono il nome di blastomeri.
Esistono due modalità di segmentazione in base alla quantità di vitello e la sua distribuzione nella cellula uovo: segmentazione oloblastica, ovvero
totale, e segmentazione meroblastica, ovvero parziale.
- Segmentazione oloblastica -> quando le divisioni mitotiche interessano tutta la cellula uovo (olo=tutto). La prima divisione avviene lungo un piano
posto tra polo animale e polo vegetativo. Il secondo piano di divisione è perpendicolare al primo, passante per i poli. Il terzo piano di
segmentazione è perpendicolare ai primi due, passante per l'equatore. Questa segmentazione è tipica delle uova oligolecitiche.
- Segmentazione oloblastica diseguale -> i primi due solchi di divisione sono uguali a quelli che troviamo nella segmentazione oloblastica totale,
cambia il terzo solco di divisione che non passa per l'equatore ma è più spostato verso il polo animale; ne risulta che al polo animale i blastomeri
formati saranno più piccoli (micromeri), mentre quelli al polo vegetativo saranno più grandi (macromeri). Si tratta sempre di segmentazione
oloblastica perché riguarda tutta la cellula uovo. Presente nelle uova mesolecitiche degli anfibi.
- Segmentazione meroblastica -> avviene nelle uova telolecitiche di pesci, sauropsidi e mammiferi monotremi. Chiamata anche parziale, in quanto
interessa solo il polo animale. Nei sauropsodi si forma una discoblastula che galleggia sul tuorlo indiviso. Nei pesci non si genera una
discoblastula.
Le blastula hanno una cavità all’interno detta blastocele. Negli euteri, si costituisce una massa cellulare interna, composta da 32 cellule, da cui si
genererà tutto l’individuo.
GASTRULAZIONE
Passaggio che, partendo dalla blastula, porta alla formazione della gastrula, struttura in cui si individuano i tre foglietti embrionali:
- ectoderma, che darà origine a epidermide, tubo neurale, cellule delle creste neurali, placodi neurali;
- mesoderma, che darà origine a notocorda, mesoderma parassiale (somiti), mesoderma intermedio (nefrotomo), mesoderma laterale
(somatopleura e splancnopleura);
- endoderma, che formerà l’archenteron (intestino primitivo), che comunicherà all’esterno con il blastoporo.
La gastrulazione è determinata da movimenti morfogenetici che coinvolgono l’intera blastula. Questi movimenti morfogenetici sono:
- embolia -> invaginazione di cellule all’intero di una struttura. Parto da una struttura sferica, e delle cellule si muovono verso l’interno creando
un’invaginazione. La prima embolia che avviene, ovvero quella dei blastomeri esterni verso l’interno, determina il blastoporo, molto importante
perché definirla l’asse dell’organismo. Il blastoporo si forma SEMPRE al polo vegetativo;
- epibolia -> è lo scorrimento di uno strato di cellule su un altro strato. Le cellule esterne scivolano su quelle interne sottostanti;
- delaminazione -> un foglietto si sfoglia in due foglietti paralleli giustapposti.
cordomesoderma, costituito dai macromeri che hanno subito embolia a livello del labbro dorsale del blastoporo.
17/10/19
Dopo la gastrulazione avvengono altri processi in ordine diverso nei vari gruppi di vertebrati; questi processi sono:
- neurulazione -> formazione del tubo neurale DORSALE (caratteristica deuterostomi) a carico dell’ectoderma;
- differenziamento del mesoderma -> si differenzia in porzioni che andranno a loro volta a differenziarsi in organi e apparati diversi;
- formazione di annessi embrionali -> strutture formate dagli embrioni. Nei primati, gli annessi embrionali si formano ancora prima che finisca la
gastrulazione.
NEURULAZIONE
La neurulazione è quel processo dello sviluppo embrionale che porta alla formazione del tubo neurale dorsale.
Può avvenire con due modalità:
- per pieghe neurali -> avviene nei pesci cartilaginei, osteitti primitivi e tetrapodi. L'ectoderma si solleva e va a formare le pieghe neurali; tra
una piega e l'altra si individua una depressione detta doccia neurale, che corre lungo tutto l'asse longitudinale. Le pieghe neurali si avvicinano
sempre più fino a fondersi e chiudendo così la doccia. Si viene a formare un tubo chiuso che è il tubo neurale, con all’interno il canale centrale.
Una porzione della doccia si stacca e va a formare gruppi di cellule, le cellule della cresta neurale; queste cellule possono andare a formare
varie cose, ad esempio, andranno a migrare e si posizioneranno a livello della cute per formare i cromatofori. La parte di ectoderma che andrà
a formare il tubo neurale è detta neuroectoderma;
- per cavitazione -> avviene nei teleostei (attinopterigi), nei ciclostomi (petromizonti e missine) e nei primati con modalità diverse. L'ectoderma
penetra andando a formare un cordone neurale compatto. Il cordone si separa sempre più dall'ectoderma esterno andando a formare un
cordone separato ancora compatto; successivamente le cellule che lo compongono si separano andando a costituire le cellule della cresta
neurale e lasciando il tubo neurale con il canale centrale cavo.
Neurulazione nell’anfibio
DIFFERENZIAMENTO MESODERMA
Il mesoderma va incontro a differenziamento e si differenzia in tre
parti:
- la porzione più dorsale dà origine ai somiti, che si
differenzieranno in tre regioni:
○ dermatomo -> andrà a formare parte del derma della pelle;
○ miotomo -> andrà a formare la muscolatura scheletrica del
corpo;
○ sclerotomo -> andrà a formare le vertebre e la regione
occipitale del cranio;
- mesoderma intermedio -> va a formare il peduncolo del somite e
che svilupperà due suddivisioni:
○ cresta nefrogena -> darà origine al rene;
○ cresta genitale -> sviluppo delle gonadi;
- mesoderma della piastra laterale -> è la porzione di mesoderma
più ventrale. Si scinde in due strati (delaminazione) che
delimitano una cavità celomatica. I due strati sono:
○ splancnopleura -> adiacente all'endoderma;
○ somatopleura -> adiacente all'ectoderma.
ANNESSI EMBRIONALI
Gli annessi embrionali sono delle strutture prodotte dall'embrione ma che non fanno parte dell'embrione stesso, contribuiscono invece al suo
nutrimento, alla respirazione e alla protezione. Gli annessi embrionali si originano quindi dalla parte extraembrionale dei foglietti embrionali e
Sezione trasversale. Assi: dorso-ventrale, destro-sinistro Sezione sagittale. Assi: rostro-caudale, dorso-ventrale
- mammiferi placentati principalmente (scimmie, uomo, chirotteri pipistrelli), ma anche insettivori -> si forma per cavitazione della massa
cellulare interna della blastula. Si forma la cavità amniotica / cavità dell'amnios piena di liquido.
Il corion si forma insieme all'amnios e la sua parete è costituita da (dall'interno verso l'esterno): somatopleura e ectoderma. Tra corion e amnios
troviamo il celoma extraembrionale.
L'allantoide si forma per estroflessione della porzione posteriore dell'archenteron. La sua membrana è formata da (dall'interno verso l'esterno):
endoderma e splancnopleura. È vascolarizzata (allantoide sostantivo femminile) e permette gli scambi gassosi dell'embrione. Cresce fino a prendere
contatto con il corion formando la membrana corion-allantoidea, che deriva da tutti e tre i foglietti embrionali. L'allantoide funge da deposito di
catabolismi del metabolismo azotato (vi troviamo cristalli di urea) e ha un'importante funzione anche nell'assorbimento del cibo da parte della
madre negli amnioti placentati. In molti amnioti, a fine sviluppo l'allantoide andrà a formare la vescica.
Amnioti con uova telolecitiche. Sezione sagittale Amnioti placentati. Sezione sagittale
22/10/19
PLACENTA
I mammiferi euteri hanno sviluppato un tipo di riproduzione in cui gli embrioni sono trattenuti all'interno dell'utero e partoriti. Ciò è stato reso
possibile, oltre che all'evoluzione dell'uovo cleidoico, anche dalla formazione della placenta, una struttura costituita da tessuti embrionali e
materni.
La placenta non è tipica nei mammiferi, la troviamo anche negli anamni, che
presentano una onfaloplacenta: corion e sacco del tuorlo entrano in contatto con la
parete dell'ovidotto.
Nei mammiferi euteri si evolve un tipo di uovo con pochissimo vitello e si sviluppa una placenta molto più efficiente: la placenta corion-allantoidea,
che consente gli scambi fisiologici tra madre e embrione e l'ancoraggio dell'embrione alla parete delle vie genitali della madre. La placenta è una
struttura mista con componenti embrionali e componenti materne: la componente materna è la tonaca mucosa uterina (l'endometrio), mentre la
componente embrionale è il corion. Si vengono a formare i villi coriali, che sono estroflessioni del corion e servono per avere più superficie a
contatto con la mucosa uterina.
DENTI
giovedì 24 ottobre 2019 09:41
22/10/19
I denti sono elementi scheletrici che caratterizzano la maggior parte degli gnatostomi (assenti nei ciclostomi), ma che troviamo anche negli agnati
sotto forma di dentelli cornei costituiti da tessuti cheratinizzati di origine ectodermica.
Negli gnatostomi, lo sviluppo dei denti ha permesso di cambiare tipo di alimentazione e stile di vita permettendo una dieta carnivora, erbivora e
onnivora.
Nei gnatostomi abbiamo diversi numeri di dentizione (fenomeno di comparsa dei denti):
- monofiodonti -> non avviene rinnovamento dei denti durante la vita, rimangono i primi denti che si formano;
- difiodonti -> avviene un solo rinnovamento (ex uomo dente da latte poi denti definitivi);
- polifiodonti -> numerosi rinnovamenti nel corso della vita.
MORFOLOGIA
I denti degli gnatostomi sono costituiti da una parte visibile detta corona e da una parte fissata nell'alveolo detta radice (singola o multipla); il
limite tra corona e radice è detto colletto.
All'interno del dente si trova la cavità della polpa, costituita da tessuto connettivo mucoso contenente vasi e nervi.
I denti sono costituiti da tre tessuti:
- dentina -> tessuto acellulare che deriva da cellule mesenchimatiche e forma la massa del dente. Ricca di fosfato di calcio;
- smalto -> deriva da cellule ectodermiche e forma un sottile strato sulla corona. Costituito da prismi di fosfato di calcio. Assente nei rettili;
- cemento -> ricopre la dentina a livello della radice.
Il mesenchima è il connettivo embrionale.
SVILUPPO
I denti degli gnatostomi sono di origine ectomesodermica. Il primo abbozzo
dei denti è rappresentato dalle lamine dentali di origine ectodermica che si
estendono lungo i margini di mascella e mandibola. Le lamine si formano da
cellule della cresta neurale che migrano dalla regione cranica. Le lamine
proliferano e si generano le gemme dei singoli denti. Le gemme si allargano
prendendo la forma di coppe (stadio a coppa dentale). Le cellule dello strato
più profondo della coppa sono gli adamantoblasti che costituiscono l'organo
dello smalto; la parte interna è formata da mesenchima e forma la papilla
dentale, dalla quale si origineranno la polpa e la dentina. Dagli odontoblasti,
adiacenti agli adamantoblasti si genera dentina. La produzione di dentina da
parte degli odontoblasti stimola gli adamantoblasti a produrre lo smalto.
Dal cordone della lamina dentale si forma un nuovo abbozzo che costituirà
la gemma del dente definitivo (abbozzo del dente di sostituzione) che andrà
a sostituire l'altro dente.
Riassumendo, si forma una papilla dermica dalla migrazione di cellule di origine neuroectodermica (cellule della cresta neurale). Si forma una lamina
che determina la produzione di smalto esternamente (adamantoblasti) e dentina internamente (odontoblasti). Si forma anche un abbozzo
epidermico del dente di sostituzione che si svilupperà alla caduta del dente da latte.
Questo sviluppo del dente è uguale a quello della formazione e delle scaglie placoidi e per questo motivo denti e scaglie sono strutture omologhe.
24/10/19
IMPIANTO
Nei condroitti i denti sono legati alle arcate dentali tramite fasci di fibre di collagene (retinacoli).
I mammiferi sono caratterizzati da una dentatura eterodonte; i denti di specializzano e si differenziano in 4 morfologie (in ordine rostro-
caudale):
- incisivi -> una sola radice, una corona, una cuspide. Piccoli a forma di vanga, servono per brucare, tagliare e raccogliere il cibo;
- canini -> una sola radice, una corona, una cuspide. Conici, lunghi e appuntiti. Servono per afferrare, bucare e uccidere la preda;
- premolari -> tagliare e triturare il cibo. Due o più radici, ad eccezione del primo, una corona caratterizzata da cuspidi coniche collegate da
creste di smalto taglienti;
- molari -> tagliare e triturare il cibo. Due o più radici, una corona caratterizzata da cuspidi coniche collegate da creste di smalto taglienti.
Nei mammiferi carnivori i molari sono invece secodonti, ovvero caratterizzati da cuspidi e i bordi molto taglienti. Nei felidi l'ultimo premolare
superiore e il primo molare inferiore vengono detti denti carnassiali: sono specializzati, molto affilati e scorrono l'uno sull'altro.
Dente secodonte
Nei mammiferi i denti possono specializzarsi, ad esempio:
- le zanne dell'elefante sono incisivi superiori specializzati;
- i denti del tricheco sono canini superiori;
- il lungo dente del narvalo è un incisivo superiore.
FORMULA DENTARIA
Indica il numero di denti per ciascuna arcata su mascella e mandibola. Al numeratore vanno riportati i numeri di denti dell'arcata superiore (metà
arcata), mentre al denominatore quelli dell'arcata inferiore.
SISTEMA SCHELETRICO
martedì 29 ottobre 2019 10:45
Tutti i vertebrati sono caratterizzati da un endoscheletro formato da diversi elementi articolati fra loro. Le funzioni del sistema scheletrico
sono:
- sostenere il corpo;
- proteggere gli organi;
- insieme ai muscoli scheletrici, permette il movimento e la masticazione;
- sede del midollo osseo da cui si originano le cellule del sangue;
- riserva di calcio, fondamentale in molti processi biologici.
Il sistema scheletrico è composto da:
- scheletro cefalico -> comprende:
○ neurocranio;
○ dermatocranio;
○ splancnocranio;
- scheletro assile -> comprende:
○ corda;
○ colonna vertebrale;
○ coste;
○ sterno;
- scheletro appendicolare -> comprende:
○ cinti;
○ arti.
TESSUTI SCHELETRICI
I tessuti scheletrici sono tutti tessuti connettivi.
Tessuto cordoide:
È il tessuto che forma la notocorda.
Assomiglia al tessuto adiposo in quanto è formato da grandi cellule con poca sostanza fondamentale. Costituito da glicogeno e liquido che danno
turgore in modo da formare una struttura incomprimibile.
Scompare quasi completamente nei vertebrati adulti. Ne troviamo un piccolo residuo nei dischi vertebrali dei mammiferi.
Tessuto cartilagineo:
È il tessuto connettivo di sostegno.
Formato da condrociti immersi in una matrice formata da fibre di collagene, fibre elastiche e proteoglicani. I condrociti mantengono la loro
capacità di dividersi e ogni cellula figlia è in grado di produrre una nuova matrice; il tessuto cartilagineo è quindi in grado di accrescersi
dall'interno.
- Cartilagine ialina: è la più abbonante. Matrice ricca di collagene e proteoglicani. I condrociti sono isolati nella matrice.
- Cartilagine elastica: presenta fibre di collagene e fibre elastiche. Si trova nel padiglione auricolare dei mammiferi.
- Cartilagine fibrosa: caratterizzata da abbondanza di fibre di collagene tra cui si dispongono ordinatamente i condrociti. Si trova nei dischi
intervertebrali.
Tessuto osseo:
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PROCESSI DI OSSIFICAZIONE
Il processo di ossificazione (formazione dell'osso) può avvenire con due modalità:
- indiretta/endocondrale -> l'osso non si forma direttamente, ma prima di esso si forma una struttura cartilaginea che fa da stampo. La
cartilagine viene poi distrutta e al suo posto si forma il pezzo osseo definitivo. Le tappe quindi sono: mesenchima, formazio ne della
cartilagine, distruzione della cartilagine, ossificazione sullo stampo cartilagineo;
- diretta -> quando all'interno del mesenchima embrionale si sviluppano subito gli osteoblasti che vanno a formare l'osso che può essere di
diversi tipi.
TIPI DI OSSA
Midollo osseo rosso: contiene cellule staminali e avviene differenziamento delle cellule del sangue.
Midollo osseo giallo: midollo vecchio che non contiene più cellule ematopoietiche e si è riempito di cellule adipose.
ARTICOLAZIONI
- Articolazione fissa o sinartrosi: permette piccolissimi movimenti tra le ossa che si articolano tra di loro. Le ossa si articolano mediante
suture. Parliamo di sinfisi quando vi è una cartilagine tra le due ossa che consente un minimo di movimento, ad esempio la si nfisi pubica nei
mammiferi, posta ventralmente al bacino che permette i movimento al momenti del parto.
- Articolazione semimobile o anfiartrosi: permette un certo grado di flessibilità. La troviamo ad esempio tra le vertebre (dischi
intervertebrali)
- Articolazione mobile o anfiartrosi: permette il massimo grado di mobilità. La troviamo nel gomito, nel ginocchio, femore, bacino…. Nel
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ginocchio, i pezzi scheletrici che si articolano sono rivestiti da una cartilagine articolare che si affaccia su una cavità s inoviale, rivestita dalla
membrana sinoviale e piena di liquido sinoviale. Ci possono essere pezzi cartilaginei aggiunti, come il menisco per controlla re il movimento.
SCHELETRO CEFALICO
- Neurocranio: porzione del cranio che si è sviluppata per sorreggere l'encefalo.
- Dermatocranio.
- Splancnocranio: porzione che sorregge le prime vie digerenti e respiratorie.
Le ossa dello splancnocranio e del neurocranio si ossificano per ossificazione indiretta, mentre quelle del dermatocranio per ossificazione diretta
e quindi mancano negli agnati e nei condroitti dove non avviene ossificazione.
Neurocranio: sviluppo
Porzione del cranio che si è sviluppata per sorreggere l’encefalo, porzione di cranio su cui poggia l’encefalo.
Come si forma il neurocranio?
1. Formazione delle cartilagini precordali (posizionate nella regione più cefalica), una a destra e una a sinistra, che derivano dalle cellule della
cresta neurale.
2. Formazione le cartilagini paracordali, a destra e sinistra della notocorda, che derivano dal mesoderma delle lamine laterali.
3. Formazione di cartilagini associate agli organi di senso: una coppia di cartilagini formano le capsule olfattive, una coppia formano le capsule
ottiche, e un'altra coppia le capsule otiche, che formeranno l'orecchio interno.
4. Le cartilagini proliferano e si formano pezzi scheletrici a forma di lamina, che si posizionano tra la corda e il tubo neurale.
5. Le cartilagini crescono fino a fondersi tra di loro formando una lamina. In sezione frontale continuo a vedere la corda, ma n on vedo più il tubo
neurale perché coperto dalla lamina. La porzione cefalica della lamina prende il nome di piastra etmoidale, mentre la porzione caudale è la
piastra basale.
La piastra si forma da tutte le cartilagini presenti, anche quelle degli organi di senso.
Splancnocranio: sviluppo
Lo splancnocranio è quella porzione dello scheletro cefalico che sorregge le prime vie digerenti e respiratorie.
La formazione dello splancnocranio prevede inizialmente la formazione di un'infossatura dell'ectoderma (stomodeo, che quando si aprirà darà
origine alla bocca) e un estroflessione dell'endoderma a livello del faringe embrionale.
Il faringe è il primo tratto del tubo digerente. Si tratta di una zona molto importante dello sviluppo dei vertebrati perché da esso si generano
molte strutture.
Si vengono poi a creare solchi branchiali dell'ectoderma e tasche branchiali dell'endoderma a livello di tutto il faringe; tasca e solco si vanno a
fessurare formando così le fessure branchiali, ai lati destro e sinistro della parete del faringe.
Tra una fessura e l'altra si trovano quindi delle porzioni separate di faringe, che prendono il nome di archi viscerali: strutture delimitate da
ectoderma e endoderma e contenenti mesenchima. Dal mesenchima degli archi viscerali si differenziano sempre quattro strutture:
- vaso sanguigno, che va a formare l'arco aortico;
- nervo branchiale;
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- muscolo branchiale;
- scheletro di sostegno che va a costituire lo splancnocranio e che in realtà deriva dalle cellule della cresta neurale che qua sono migrate.
Gli archi viscerali vengono numerati partendo dalla porzione rostrale, quindi il primo arco viscerale, chiamato anche arco orale, è quello più
rostrale.
Lo splancnocranio deriva quindi dagli archi viscerali.
Arco viscerale e arco branchiale NON sono sinonimi.
Arco viscerale
Sezione frontale, la cavità è l'archenteron
Nei tetrapodi troviamo 6 archi viscerali; negli agnati arriviamo anche a 13/14. negli agnati, dal secondo arco viscerale in poi, si formano pezzi
scheletrici dello splancnocranio che andranno a sostenere le branchie e in questo caso vengono chiamati archi branchiali, mentre il primo è sempre
arco orale.
Agnati
Gnatostomi
Con gli gnatostomi abbiamo una specializzazione dello splancnocranio: dall'arco orale (primo arco viscerale) si differenziano due pezzi scheletrici,
il palato quadrato dorsalmente e la mandibola (cartilagine di Meckel) ventralmente, che si articolano tra di loro permettendo l'articolazione tra
mascella e mandibola, assente negli agnati. Dal terzo arco viscerale in poi sono archi branchiali.
Novità strutturale gnatostomi: presenza di mandibola e articolazione tra mascella e mandibola che permette alimentazione e stile di vita
(predatori) diverso.
Abbiamo quindi:
- agnati -> arco orale (1°) che sorregge la bocca, archi branchiali (2°-);
- gnatostomi -> arco orale (1°), che dà origine al palato quadrato e alla mandibola, arco ioideo (2°), archi branchiali (3° -).
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Dermatocranio
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5/11/19
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Cranio di Amia
Cranio da esame
Splancnocranio:
- arco orale o mandibolare -> è il primo arco viscerale. Da esso si formano la cartilagine palatoquadrata, dalla quale si ossificano epipterigoide,
metapterigoide e quadrato, e la cartilagine di Meckel, dalla quale si ossifica l'articolare. Quadrato e articolare si articolano tra di loro
permettendo l'articolazione mascella-mandibola; hanno questa funzione dagli osteitti fino agli uccelli, nei mammiferi questa articolazione non
sarà più a carico dello splancnocranio;
- arco ioideo -> è il secondo arco viscerale. Dalla cartilagine iomandibolare si formano l'osso iomandibolare e il simplettico (si articolan o tra di
loro permettendo la sospensione negli attinopterigi); dalla cartilagine ventrale si forma la porzione ventrale dell'arco ioid eo;
La sospensione negli attinopterigi è iostilica.
Sospensione = articolazione tra mascella, mandibola e scatola cranica.
Tetrapode primitivo:
Neurocranio:
- porzione etmoidale rimane cartilaginea. Da essa si formano la capsula nasale e la cartilagine etmoidale. L'ossificazione avviene nei mammiferi
dove si forma l'osso etmoidale;
- sfenetmoide;
- regione otica -> basisfenoide, prootico, opistotico;
- regione occipitale -> sovraoccipitale, esooccipitale, basioccipitale.
Dermatocranio:
- serie del tetto dermico, che a sua volta presenta:
○ serie laterale recante i denti, che comprende premascellare e mascellare;
○ serie circumorbitale, che comprende lacrimale, prefrontale, postfrontale, giugale e postorbitale;
○ serie mediana, che comprende nasale, frontale, parietale e postparietale;
○ serie delle guance, che comprende squamoso e quadratogiugale;
○ serie temporale, dove, nei tetrapodi attuali, troviamo l'osso temporale;
- serie mandibolare:
○ da una visione laterale, troviamo il dentale e l'angolare, in più compaiono il sovrangolare e le ossa spleniali;
○ da una visione mediale (da dentro la bocca), si trovano le ossa coronoidi, che portano anch'esse i denti, una fossa prearticolare (che
troviamo principalmente nei rettili) e l'articolare, osso dello splancnocranio che si articola con il quadrato per permettere
l'articolazione mascella mandibola.
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○ da una visione mediale (da dentro la bocca), si trovano le ossa coronoidi, che portano anch'esse i denti, una fossa prearticolare (che
troviamo principalmente nei rettili) e l'articolare, osso dello splancnocranio che si articola con il quadrato per permettere
l'articolazione mascella mandibola.
Splancnocranio:
- arco orale -> dalla cartilagine palatoquadrata si ossificano epipterigoide e quadrato, dalla cartilagine di Meckel ossifica l'articolare;
- arco ioideo -> dalla cartilagine iomandibolare non si articola più l'osso iomandibolare come nei pesci ossei, ma si forma la columella, osso non
coinvolto nella sospensione, ma che si pone nell'orecchio medio.
Nei tetrapodi si verifica un'ulteriore specializzazione dello splancnocranio.
Nei pesci, la sospensione era di tipo iostilica: l'articolare si articolava con il quadrato, che
si articolava a sua volta con lo iomandibolare, osso che si articolava con la scatola cranica.
In anfibi, rettili e uccelli la cartilagine iomandibolare si ossifica in columella, che si va a
porre nell'orecchio medio (novità dei tetrapodi) e la sospensione è affidata a quadrato e
articolare.
Nei mammiferi l'articolazione mascella-mandibola si gioca solo tra la mandibola e la scatola
cranica (la nostra mascella è saldata alla scatola cranica, quella che muoviamo è solo la
mandibola), quindi gli ossicini che si ossificano dal primo e dal secondo arco vanno a finire
tutti nell'orecchio medio, dove troviamo:
- staffa, che è una modificazione della columella e quindi deriva dall'ossificazione della
cartilagine iomandibolare del secondo arco;
- incudine, che si forma dalla cartilagine palatoquadrata del primo arco;
- martello, che si forma invece dalla cartilagine di Meckel del primo arco.
Visione dorsale del cranio di rana Visione palatale del cranio di rana
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7/11/19
Cranio sinapside
Alcuni rettili, gli squamati, presentano un cranio diapside modificato; infatti, se cerco
le ossa di riferimento, quelle che compongono le arcate temporali, trovo che la finestra
inferiore non è delimitata da giugale e quadratogiugale: il giugale è andato a contornare
l'orbita, mentre il quadratogiugale non si differenzia più. Rimane invariata invece
l'arcata temporale superiore, ancora composta da postorbitale e squamoso. Il cranio
diapside modificato degli squamati rappresenta un'evoluzione importante perché rende
il cranio più leggero e le ossa che delimitano la fossa inferiore sono molto più libere di
muoversi permettendo la cinesicranica (capacità per le varie sezioni della parete
cranica di muoversi indipendentemente).
Le finestre temporali si sono evolute per garantire l'ancoraggio dei muscoli; inoltre, per resistere agli urti meccanici, l'e voluzione ha
potenziato alcune zone del cranio a discapito di altre. Negli uccelli, servono per alleggerire il cranio permettendo così il volo;
- comparsa del palato secondario -> la cavità orale degli anfibi è unica e delimitata dorsalmente dal palato primario, costituito dalle ossa della
serie palatale del dermatocranio (premascellare, mascellare, pterigoidi e palatino). Nei rettili si verifica una parziale separazione della cavità
orale in due porzioni, una deputata al passaggio dell'aria e una deputata al passaggio del cibo. La completa separazione avve rrà più avanti. Ciò
è stato reso possibile grazie alla comparsa del palato secondario: le narici interne, coane, arretrano così che l'aria che arriva dalle narici
esterne passa per un tratto più lungo prima di arrivare alla cavità boccale. Il palato secondario è una lamina di tessuto osseo che delimita la
parte anteriore della bocca in due parti, una nasale e una boccale, spostando indietro le coane. Le ossa che formano il palat o secondario sono
premascellari, mascellari, pterigoidi e palatino, che si allungano nella porzione mediale dove si saldano. Molto sviluppato nei loricati.
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SCHELETRO ASSILE
Lo scheletro assile è formato da:
- corda -> si forma per prima durante lo sviluppo embrionale. È composto da tessuto cordoide. Nell'adulto può rimanere, scomparire o r imanere
solo in parte;
- colonna vertebrale, che rappresenta lo scheletro assile dell’adulto;
- coste;
- sterno.
In base alla morfologia del corpo vertebrale, una vertebra può essere:
- anficele -> con profilo a clessidra e due cavità articolari, una rostrale ed una caudale. Sono tipiche dei pesci cartilaginei e ossei;
Colonna vertebrale di selaceo
- opistocele -> quando il centro è provvisto di una sola cavità articolare, quella caudale. Caratteristica di anfibi urodeli e rettili chel oni;
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- procele -> quando il centro presenta una sola cavità articolare, quella rostrale. Presente in anfibi anuri e tutti gli altri rettili;
- acele o anfipiana -> quando è priva di concavità e quindi le due superfici articolari sono piatte. Presente in uccelli e mammiferi;
Mammifero cetaceo
- eterocele -> con le superfici articolari a sella, che garantiscono un rigido ingranamento tra le vertebre contigue, ruotate di 90° l'una rispetto
all'altra. Sono tipiche degli uccelli.
Le vertebre possono possedere processi e spine, che hanno la funzione di punti di inserzione di muscoli:
- processo trasverso o diapofisi -> si diparte dal centro ed è un processo pari;
- spina neurale -> processo impari dell'arco neurale;
- spina emale -> processo impari dell'arco emale;
- zigapofisi -> processi pari dell'arco neurale. Hanno uno sviluppo parallelo alla colonna vertebrale, mentre le spine si sviluppano
perpendicolarmente ad essa. Si distinguono in:
○ prezigapofisi, se si trova sul lato cefalico;
○ postzigapofisi, se si trova sul lato caudale.
Se trovo una vertebra disarticolata, per capire se la zigapofisi è posizionata sul lato cefalico o su quello caudale, devo gu ardare dove sono
posizionate le faccette articolari, strutture ossee vertebrali che hanno la funzione di connettere le vertebre fra di loro permettendo i
movimenti di flessione e di torsione della colonna. Se le faccette articolari sono dorsali al processo, allora si tratta di p rezigapofisi, se
invece sono ventrali si tratta di postzigapofisi.
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14/11/19
Coste
Sterno
È una struttura esclusiva dei tetrapodi, ma non sempre è presente (manca nei cheloni e in molti squamati come i serpenti).
La funzione dello sterno è quella di articolarsi ventralmente con le coste, che si articolano a loro volta con le vertebre dorsalmente. Ciò permette
la formazione della gabbia toracica, che protegge cuore e polmoni e che è molto importante per la funzionalità respiratoria.
Lo sterno si articola anche con il cinto pettorale, che si articola a sua colta con l'arto superiore.
Quando è presente, lo sterno si articola sempre con il cinto pettorale, ma non sempre si articola con le coste (ad esempio nella rana).
Nella rana, le coste sono molto corte, fuse con il corpo vertebrale, e non arrivano ad
articolarsi con lo sterno.
Nei mammiferi presenta: una porzione cefalica, il manubrio, a livello della quale si
articolano i cinti pettorali; una porzione metamerica, sternebre, dove si articolano le
coste; una porzione caudale, xifisterno, dove si inserisce il muscolo del diaframma.
Negli uccelli lo sterno è carenato.
Agnati
Condroitti
Presentano vertebre con un residuo di notocorda al centro del corpo vertebrale.
Hanno due tipi di vertebre diverse:
- le vertebre della regione del tronco hanno un arco neurale che protegge il midollo spinale e il centro presenta due processi trasversi per
l'articolazione con le coste; manca l'arco emale;
- le vertebre della regione della coda presentano sia un arco neurale che un arco emale e il centro non presente processi trasversi, in quanto in
questa regione non ci sono le coste e i processi non sono più necessari per l'articolazione.
Per proteggere il midollo spinale, tra un arco neurale e l'altro si vanno a posizionare degli archi interneurali, andando così a creare un vero e
proprio canale.
Osteitti
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Condrostei e dipnoi presentano invece vertebre acentriche, ovvero prive di centro; invece del corpo centrale troviamo la corda ricoperta da una
membrana connettivale molto dura simile a quella degli agnati. Presentano arco neurale con spina neurale e un arco emale che ha la funzione di
portare le coste in assenza del corpo centrale.
Tetrapodi
Nei tetrapodi lo scheletro assile si specializza e troviamo delle novità:
- si aggiungono nuove regioni della colonna (cervicale, lombare e sacrale), che compaiono progressivamente;
- il cranio diventa mobile grazie all'articolazione tra la prima vertebra cervicale (atlante) e la regione occipitale del cranio. Nei pesci invece la
prima vertebra dorsale era articolata al cranio (al post temporale) mediante una sutura che non permette un movimento indipen dente del
cranio;
- le vertebre si specializzano.
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intervengono per bloccare questo processo in caso di urti (ex colpo della frusta il dolore è dovuto ai muscoli del collo che si irrigidiscono
per questo motivo);
- nella regione sacrale, non troviamo solo una vertebra sacrale come negli anfibi, ma ce ne sono 3, per dare più supporto all'articolazione con il
cinto pelvico.
19/11/19
SCHELETRO APPENDICOLARE
Lo scheletro appendicolare è costituito da:
- cinti o cinture -> sono il cinto pettorale (o scapolare) e il cinto pelvico. Sono pari, quindi uno destro e uno sinistri. Sono gruppo di ossa che
hanno la funzione di articolarsi con gli arti. Derivano sia dalla somatopleura (zona del mesoderma ventrale, addossata all'ectoderma), che dai
dermatomi (mesoderma dorsale, porzione dei somiti);
- arti -> pinne negli ittiopsidi e chiridi nei tetrapodi. Derivano dal mesenchima della somatopleura (mesoderma ventrale, addossata
all'endoderma).
Ittiopside generico:
Gli ittiopsidi presentano diversi tipi di pinne:
- pinne pari:
○ pinne pettorali, che si articolano con i cinti pettorali (ventralmente). Questi si
articolano anche con l'osso temporale (dorsalmente);
○ pinne pelviche, che si articolano con i cinti pelvici;
- pinne impari:
○ pinne dorsali;
○ pinna caudale;
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Tetrapode generico:
Nei tetrapodi, i chiridi anteriori si articolano con i cinti pettorali; i cinti pettorali non si
articolano direttamente con altre strutture scheletriche come avveniva negli ittiopsidi, ma
sono connessi allo scheletro assile mediante muscoli. I chiridi anteriori si articolano al cinto
pettorale a livello della regione glenoidea.
I chiridi posteriori si articolano con i cinti pelvici, che invece sono articolati con lo scheletro
assile mediante le vertebre sacrali. La situazione verrà poi portata all'estremo negli uccelli
dove i cinti pelvici, le ultime due lombari, tutte le sacrali e alcune caudali si fondono formando
il sinsacro. I chiridi posteriori si articolano al cinto pelvico a livello dell'acetabolo.
Ittiopsidi primitivi
Il cinto pettorale degli ittiopsidi primitivi è costituito da due serie di ossa:
- serie delle ossa di sostituzione -> si ossificano per ossificazione indiretta, quindi a partire da una
cartilagine stampo. Costituita da (in direzione ventro-dorsale):
○ coracoide;
○ scapola;
○ sovrascapola;
- serie dermica -> formata da ossa che si ossificano per ossificazione diretta. Costituita da (in
direzione ventro-dorsale):
○ clavicola;
○ cleitro;
○ sovracleitro;
○ post temporale.
Tetrapodi primitivi
Anche il cinto pettorale dei tetrapodi è composto dalla serie dermica (clavicola, cleitro,
sovracleitro) e dalla serie delle ossa di sostituzione (coracoide, scapola, sovrascapola).
Le novità sono:
- comparsa di un altro osso dermico, l'interclavicola. Negli uccelli, l'interclavicola
tiene insieme le due clavicole formando la forcella;
- mancanza del post temporale perché il cinto pettorale dei tetrapodi non si articola
mai con lo scheletro assile, ma è tenuto in posizione dai muscoli.
Nei tetrapodi, con l'evoluzione tende a predominare la serie delle ossa di sostituzione.
Nei tetrapodi, il cinto pettorale si articola all'arto anteriore, ma, diversamente dai
pesci, si collega allo scheletro assile mediante muscoli, non mediante articolazioni, e non
ha connessione con il cranio.
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ap p
pesci, si collega allo scheletro assile mediante muscoli, non mediante articolazioni, e non
ha connessione con il cranio.
Tetrapodi - anuri
Serie delle ossa di sostituzione: coracoide, scapola e sovrascapola.
Serie delle ossa dermiche: clavicola.
Manca l'interclavicola.
Tetrapodi - loricati
Serie delle ossa dermiche: interclavicola.
Serie delle ossa di sostituzione: coracoide e scapola, tra le quali si individua la regione
glenoidea, a livello della quale il cinto si articola con l'arto anteriore.
Tetrapodi - uccelli
Serie delle ossa dermiche: interclavicola, che unisce clavicola sinistra e clavicola destra
formando la forcella, clavicola.
Serie delle ossa di sostituzione: coracoide e scapola.
Tetrapodi - mammiferi
Serie delle ossa dermiche: clavicola.
Serie delle ossa di sostituzione: clavicola.
Nei mammiferi adattati alla corsa, come i felidi, la clavicola è molto ridotta e può
diventare quasi vestigiale.
Tra la clavicola e la scapola si sviluppa la regione glenoidea.
Tetrapodi
Nei tetrapodi il cinto pelvico non è costituito da un unico pezzo scheletrico come negli ittiopsidi ma da tre: ileo (dorsale), ischio (caudale) e pube
(ventrale). Queste tre ossa individuano la zona di articolazione con l'arto posteriore, che prende il nome di acetabolo in tutti i tetrapodi.
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Tetrapodi: anfibi
Schema da esame.
Negli anuri si verifica un allungamento dell'ischio e l'arretramento dell'acetabolo rispetto alla regione sacrale per permettere l'adattamento al
salto. La porzione ventrale dell'ischio negli anfibi non si ossifica e prende il nome di cartilagine pubica.
L'urostilo è una porzione dello scheletro assile che risulta dalla fusione di tutte le vertebre caudali.
Tetrapodi: mammiferi
Nei mammiferi, le tre ossa del cinto pelvico formano un foro, il foro otturatorio all'interno del quale passa il nervo otturatorio. Nei mammiferi
ischio, ileo e pube si fondono a formare l'osso innominato, che nell'uomo prende il nome di anca.
Ittiopsidi - pinne
L'arto degli ittiopsidi è la pinna, che può essere:
- pari -> pettorali e pelviche;
- impari -> dorsale, caudale e anale.
Pinna raggiata Attinopterigi Pinna raggiata Teleostei specializzati Pinna lobata Sarcopterigi
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Tetrapodi - chiridio
Il chiridio è l'arto del tetrapode ed è caratterizzato da tre porzioni:
- stilopodio -> è la porzione più prossimale al tronco, composta sempre da un solo pezzo scheletrico. Nell'arto anteriore è composto dall'omero,
mentre nell'arto posteriore è il femore;
- zeugopodio -> porzione intermedia, composta sempre da due pezzi scheletrici. Nell'arto anteriore è composto da radio e ulna, mentre
nell'arto posteriore sono fibula e tibia;
- autopodio -> è la porzione più complessa, che va incontro a maggiore differenziamento e specializzazione. È una porzione molto ricca di pezzi
scheletrici. Nell'arto anteriore è rappresentato da: ossa carpali, ossa metacarpali e falangi; nell'arto posteriore è rappresentato da: ossa
tarsali, ossa metatarsali e falangi.
21/11/19
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APPARATO TEGUMENTARIO
giovedì 21 novembre 2019 10:12
FUNZIONI
L'apparato tegumentario svolge diverse funzioni:
- protezione meccanica;
- impedisce la penetrazione di agenti fisici, chimici e biologici;
- regola gli scambi osmotici nei pesci;
- limita la perdita d'acqua per evaporazione nei tetrapodi;
- coinvolto nella respirazione -> respirazione cutanea molto importante negli anfibi, sfruttata in parte anche da rettili e uccelli, mentre nei
mammiferi è presente durante lo sviluppo ma non nell'adulto;
- regola gli scambi di calore modificando il flusso sanguigno nel derma e anche attraverso la sudorazione e la piloerezione;
- coinvolto nella locomozione -> vedi le penne degli uccelli;
- difesa e offesa -> mimetismo, ghiandole velenifere, corna, artigli ecc.;
- richiamo sessuale -> ghiandole odorifere, colore ecc.;
- nutrizione della prole -> ghiandole mammarie;
- escrezione -> ghiandole sudoripare;
- sintesi della vitamina D, coinvolta nell'omeostasi del calcio e del fosfato.
ORIGINE EMBRIOLOGICA
10/12/19
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Il tegumento degli Ittiopsidi, presenta come annesso cutaneo la scaglia, che è diversa nei vari gruppi.
Agnati
Come annesso cutaneo presentano i dentelli cornei, costituiti da tessuti cheratinizzati di origine ectodermica.
Condroitti
Come annesso cutaneo presentano la scaglia placoide, una struttura omologa ai denti degli gnatostomi, costituita esternamente da smalto e
internamente da dentina. La scaglia placoide si origina da una papilla dermica che si forma da introflessione dell'epidermide; le cellule epidermiche
che costituiscono la papilla si differenziano in adamantoblasti che andranno a formare smalto, mentre le cellule dermiche si differenziano in
odontoblasti che andranno a formare la dentina. La scaglia ha la base nel derma, come tutti gli annessi cutanei, passa poi per l'epidermide ed esce
all'esterno con una spina, in cui troviamo smalto esternamente e dentina internamente.
La scaglia placoide è di forma conica, incurvata in senso caudale, e non aumenta di misura con la crescita dell'animale ma viene rimpiazzata.
Nel preparato istologico sono visibili anche:
- cromatofori;
- fibre muscolari;
- vasi nel derma;
- ghiandole mucipare nell'epidermide.
Osteitti
Negli osteitti le scaglie si assottigliano e diventano delle lamine sottili
ricoperte da epidermide, che quindi non fuoriescono dal tegumento; si
trovano nel derma e sono rivestite dall'epidermide.
Si formano nel derma, dove delle cellule connettivali si differenziano
in osteoblasti che cominciano a produrre osso, secernendo la sostanza
fondamentale. Formano così la lamina della scaglia. Le lamine si
posizionano nel derma in modo da essere parzialmente sovrapposte le
une alle altre; hanno una disposizione embricata.
Le scaglie degli osteitti possono essere:
- cicloidi, se presentano una superficie liscia;
- ctenoidi, se presentano gli cteni, ovvero delle dentellature, sulla
porzione "scoperta", ovvero quella non coperta dalla scaglia
sovrastante.
Si può osservare un derma abbastanza lasso.
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Un altro tipo di scaglia che troviamo oggi solo in due generi di pesci ossei è la
scaglia ganoide, molto antica dal punto di vista evolutivo. Costituita da uno smalto
chiamato ganoina, che ricopre la scaglia; all'interno non c'è dentina ma vero e
proprio tessuto osseo. Può essere presente una piccola quantità di cosmina, simile
alla dentina.
Cromatofori
Un annesso che inizia a comparire con i pesci sono i cromatofori, cellule pigmentate che derivano dalla cresta neurale (neuroectoderma).
I cromatofori che troviamo nei vertebrati sono:
- melanoforo -> è il più abbondante. Contiene la melanina che dà un colore marroncino/nero. La melanina è presente in granuli, che possono
concentrarsi al centro della cellula, dando come effetto una pelle poco colorata, oppure possono essere uniformemente distribuiti anche nelle
ramificazioni della cellula e come effetto si avrà una pelle molto più colorata. In uccelli e mammiferi i melanofori prendono il nome di melanociti.
La melanina è l'unico pigmento presente nei mammiferi;
- xantofori, contengono xantina che dà un colore giallo;
- eritrofori, che danno il colore rosso;
- iridofori, che danno un colore azzurro/grigio.
Nei vertebrati, con esclusione di uccelli e mammiferi, i cromatofori sono contenuti nel derma, mentre in uccelli e mammiferi si trovano
nell'epidermide.
Fotofori
Altro annesso che si trova nei pesci sono i fotofori, delle ghiandole pluricellulari. Si formano come tutte le
ghiandole: l'epidermide prolifera e si approfonda nel derma sottostante, formando così la ghiandola.
Possiamo trovare:
- fotofori -> producono luce tramite un enzima (lo stesso che troviamo nelle lucciole);
- cellule lentogene -> permettono alla luce di uscire.
Questi annessi li troviamo nei pesci che vivono in profondità e hanno bisogno di produrre luce, ma anche in
pesci superficiali che usano la luce per mimetizzarsi con quella esterna.
Anfibi
È con gli anfibi che compare lo strato corneo, anche se molto poco sviluppato. Negli urodeli le cellule epidermiche sono leggermente cheratinizzate,
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rimanendo vive e senza andare a formare un vero e proprio strato corneo, che troviamo invece negli anuri, pur rimanendo molto sottile e quindi poco
efficace.
Il tegumento degli anfibi è costituito da:
- epidermide, con la lamina basale, lo strato germinativo e lo strato corneo;
- derma, diviso in due parti, una di connettivo lasso a contatto con l'epidermide e una di connettivo compatto più in profondità. Nel derma
troviamo:
○ cromatofori, in particolare melanofori, che negli anfibi sono molto abbondanti;
○ ghiandole mucose -> si trovano nello strato lasso. Si tratta di ghiandole alveolari a secrezione merocrina (il prodotto viene rilasciato
all’interno del lume per esocitosi e la cellula rimane intatta quando viene secreto) che secernono muco utile per lubrificare la pelle. Appaiono
rosa chiare, otticamente vuote;
○ ghiandole sierose/granulose -> si trovano anch'esse nello strato lasso. Ghiandole alveolari a secrezione olocrina (il prodotto di secrezione
viene rilasciato insieme alla morte della cellula). Secernono proteine, principalmente sostanze tossiche con funzione difensi va. Appaiono di
colore rosa più scuro e sono più grandi delle mucose;
○ rete di capillari abbondante per la funzione respiratoria della pelle degli anfibi.
Le ghiandole sono pluricellulari semplici.
Rettili
L'annesso cutaneo dei rettili è la squama cornea, che deriva dalla ipercheratinizzazione dell'epidermide. La cheratinizzazione nei rettili infatti non
avviene in modo uniforme: si vengono a formare delle zone fortemente cheratinizzate, che costituiscono appunto le scaglie, circondate da zone in cui
lo strato di cheratina è molto sottile, le cerniere, che conferiscono flessibilità alla pelle. Al di sotto della scaglia si trova quindi l'epidermide
pluristratificato, perché la scaglia è semplicemente lo strato corneo dell'epidermide, solo molto abbondante e condensato.
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Uccelli
Il tegumento degli uccelli presenta un derma costituito da connettivo principalmente lasso.
L'epidermide è composta come sempre da strato basale, strato di transizione e strato corneo. Nello strato basale troviamo i melanociti che rilasciano
qua i granuli di melanina; i granuli si vanno poi a posizionare nello strato corneo.
L'annesso cutaneo del tegumento degli uccelli è la penna, una struttura che si forma a partire da una papilla dermica, ovvero una zona di connettivo
riccamente vascolarizzata. La papilla dermica induce le cellule dell'epidermide sovrastanti a proliferare verso l'esterno: queste si estroflettono e
formano una struttura delimitata da epidermide con all'interno derma e vasi sanguigni (la papilla dermica). La penna si forma per differenziamento
delle pareti di questa struttura, che prende il nome di follicolo della penna. Il differenziamento del follicolo è diverso in base alla zona. La forma più
differenziata è quella più esterna (A), mentre quella più interna (C) è quella da dove comincia il differenziamento.
C = sezione in cui comincia il differenziamento della penna. Esternamente troviamo cellule epiteliali cheratinizzate che formano la guaina, mentre
internamente abbiamo uno strato di epitelio pluristratificato che prende il nome di epitelio collare che circonda la papilla dermica interna. Si tratta
della sezione più interna, quella più facile da osservare in un preparato istologico.
B = esternamente si trova sempre la guaina, internamente l'epitelio che ora prende il nome di epitelio colonnare perché va a formare delle strutture
che si ripetono e che sembrano delle colonne. All'interno troviamo sempre la papilla dermica.
A = strato più differenziato, in cui all'esterno troviamo sempre la guaina, mentre l'epitelio colonnare sta cominciando a formare la penna; osserviamo
delle colonne parzialmente cheratinizzate con del pigmento. All'interno la papilla si sta ritirando perché ha compiuto la sua funzione, ovvero quella di
indurre l'epidermide a formare prima il follicolo e poi la penna.
Alla fine del differenziamento l'epidermide forma le strutture morte cheratinizzate che compongono la penna e l'interno rimane cavo, perché la
papilla si è ritirata.
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- penne di contorno -> sono quelle più complicate. Sono costituite da: il calamo
cavo infisso nella pelle, che continua con il rachide; dal rachide dipartono le
barbe, e da queste a loro volta dipartono le barbule; le barbule presentano
delle modificazioni dette anuli che permettono alle barbule di agganciarsi tra di
loro formando così una struttura rigida che prende il nome di vessillo;
- piuma -> caratterizzata dalla mancanza del rachide, quindi le barbe dipartono
direttamente dal bordo del calamo. Non c'è un vero e proprio vessillo, quindi le
barbe sono staccate tra di loro e ciò rende la piuma più soffice della penna di
contorno;
- filopiuma -> caratterizzata da pochissime barbe, prive di barbule.
11/12/19
Mammiferi
La pelle dei mammiferi è estremamente ricca di annessi cutanei, tra i quali troviamo:
1. complesso pilo-sebaceo, costituito dal follicolo del pelo e dalla ghiandola sebacea;
2. ghiandola sudoripara;
3. corna;
4. artigli, unghie e zoccoli;
5. ghiandola mammaria.
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1) Complesso pilo-sebaceo
È costituito dal follicolo del pelo da cui si origine il pelo. La ghiandola associata è la ghiandola sebacea, che ha un adenomero acinoso. Vi è sempre il
muscolo erettore del pelo, costituito da muscolatura liscia.
Il pelo è una struttura cornea, fatta quindi di cheratina, non molto diversa dalla squama dei rettili e dalla penna degli uccelli. I peli hanno crescita
continua.
Il pelo ha una struttura interna più morbida detta medulla e una porzione esterna detta corteccia dove le fibre di cheratina sono molto vicine e quindi
è più dura. Nei vari vertebrati, le squame cuticolari che costituiscono la corteccia possono essere disposte in maniera diversa.
Il pelo si può differenziare in pelliccia, mantello, aculei e vibrisse.
2) Ghiandola sudoripara
È una ghiandola apocrina, quindi quando il secreto viene riversato, le singole cellule perdono la porzione apicale.
Il dotto escretore si apre nel canale del pelo.
Non è l'unica ghiandola sudoripara presente nei mammiferi.
È tubulare.
Ha la funzione di raffreddare l'organismo e anche funzione escretrice, eliminando sali e acqua in eccesso.
3) Corna
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Corna cave: sono quelle dei bovidi. Costituite dal processo osseo dei due frontali
ricoperto da uno strato corneo prodotto dall'epidermide.
Corna piene: sono quelle dei cervi. Costituite da processo osseo rivestito da uno
strato di pelle detto velluto.
5) Ghiandola mammaria
Si tratta di una ghiandola esocrina apocrina, tubulo-acinosa, con secrezione mucosa e sierosa.
Si forma per proliferazione dell'epidermide che si approfonda nel derma sottostante, dove si differenzia in strutture tubulo-acinose. La porzione
terminale forma l'adenomero della ghiandola.
I dotti escretori sono organizzati in modo diverso nei vari mammiferi:
- nei monotremi sboccano alla base peli, perché i piccoli non hanno labbra carnose per succhiare il latte e quindi lo leccano mentre cola dal pelo
della mamma;
- nell'uomo sbocca nel capezzolo, una zona dell'epidermide specializzata;
- negli ungulati i dotti sboccano in una cisterna che si apre poi all'esterno con un unico dotto comune.
Dall'armatura dermica degli agnati si sono originate varie strutture che hanno acquisito anche funzioni nuove.
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Dall'armatura dermica degli agnati si sono originate varie strutture che hanno acquisito anche funzioni nuove.
PENNE E PELI
Le penne e i peli sono molto importanti per l'evoluzione perché hanno contribuito moltissimo alla comparsa dell'endotermia omeotermica, consentita
anche dalla capacità di regolare il metabolismo in modo da mantenere la temperatura costante.
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APPARATO DIGERENTE
mercoledì 11 dicembre 2019 09:57
FUNZIONI
L'apparato digerente svolge importanti funzioni nella nutrizione e nella digestione del cibo.
Nella cavità orale si svolge il compito della frammentazione meccanica, grazie ai denti, e una prima digestione chimica, grazie ai contenuti della saliva,
del cibo introdotto.
Il cibo arriva poi allo stomaco, dove prosegue la digestione chimica. A livello dell'intestino crasso la funzione è quella di riassorbimento di acqua e sali
minerali e l'eliminazione del cibo non digerito attraverso le feci.
ORIGINE EMBRIOLOGICA
L'epitelio che riveste il tubo digerente ha origine endodermica, deriva dall'archenteron.
Osservando in sezione sagittale uno stadio precoce dello sviluppo del tratto
digerente, si osserva una cavità, che è l'archenteron, l'intestino primitivo, delimitato
dall'endoderma. In questa fase l'archenteron è ancora una cavità chiusa, che non ha
ancora connessione con l'esterno né rostralmente né caudalmente. Rostralmente,
l'archenteron si trova in prossimità dello stomodeo, un'introflessione
dell'ectoderma.
In questa fase di sviluppo, il cuore ventrale si è già formato e si trova ventralmente
alla zona che diventerà il faringe.
Caudalmente si individua il proctodeo, un'introflessione dell'ectoderma che darà
origine all'ano.
L'archenteron è in connessione con il sacco del tuorlo. Si osserva anche
l'estroflessione dell'allantoide, quindi il vertebrato in questione è un amniote.
Il tubo digerente dei vertebrati è molto lungo e nel corso dell'evoluzione va incontro
ad allungamento.
L'intestino è accolto nella cavità peritoneale, che deriva dal celoma.
Il tubo digerente è avvolto dal mesoderma ventrale, che in seguito a delaminazione
forma splancnopleura, addossata all'intestino, e somatopleura, addossata
all'ectoderma.
I mesenteri sono i punti di attacco alla parete del celoma e sono formati sia da
splancno- che da somatopleura. La loro funzione è quella di mantenere in posizione
l'intestino e rimangono nell'adulto, a sviluppo ultimato.
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12/12/19
- lingua muscolare -> innovazione molto importante perché ha consentito lo sviluppo di nuove modalità di alimentazione. La lingua degli anuri è
connessa con la porzione anteriore del pavimento della bocca e viene quindi estroflessa;
- glottide, in direzione rostro-caudale -> apertura sulle vie aeree, ovvero su quell'insieme di strutture cave all'interno delle quali passa l'aria.
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strangolata.
Palato
Lingua
La zona in cui si va a sviluppare la lingua primaria nei pesci e la lingua muscolare dei
tetrapodi è la stessa.
Nei pesci si differenzia solo questa zona, in cui si va a formare la lingua primaria, che è
semplicemente il sollevamento del pavimento della bocca.
Negli anfibi, oltre a questa zona caudale, nel processo di formazione della lingua
muscolare interviene anche un'altra zona, detta campo ghiandolare, in cui, oltre ai
muscoli, si trovano anche ghiandole.
Nei mammiferi si differenzia un'altra struttura, che sono i tubercoli linguali laterali. La
lingua dei mammiferi è quindi composta da tre parti: una che deriva dalla lingua
primaria, il campo ghiandolare e i tubercoli linguali laterali.
La lingua degli uccelli spesso è estroflettibile, perché sorretta da una porzione
cartilaginea che prende il nome di entoglosso, che deriva dal secondo arco viscerale.
Ghiandole orali
Le ghiandole orali compaiono solo nei tetrapodi. Sono esocrine e possono riversare il secreto all'interno del tubo digerente, oppure possono trovarsi
nella cavità orale.
Le ghiandole orali producono la vera e propria saliva, che è un mix di sostanze proteiche diverse, inclusi enzimi che cominciano la digestione chimica.
Esistono diverse ghiandole orali, che prendono il loro nome dall'osso nel quale sboccano: ghiandole mascellari, ghiandole palatine laterali, ghiandole
palatine mediali, gh sfenopterigoidee.
I tetrapodi hanno il problema di lubrificare e idratare il cibo per permettere il passaggio nel tubo digerente, ed è questa la principale funzione delle
ghiandole.
Nei mammiferi le ghiandole orali producono anche la saliva che comincia la digestione, che quindi nei mammiferi non è semplicemente confinata allo
stomaco, ma comincia prima, nella bocca, grazie a produzione di saliva).
Le ghiandole orali che si trovano nei mammiferi sono: le ghiandole parotidi, che si aprono superiormente, vicino al molare superiore; le ghiandole
zigomatiche; le ghiandole mandibolari e quelle sottolinguali. Nell'uomo mancano le zigomatiche e si trova la carotide.
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Tetrapodi: compare la lingua muscolare che contribuisce a introdurre un nuovo modo di alimentazione contribuendo al trasporto all'interno della
bocca del cibo stesso. È presente un vero e proprio ciclo di alimentazione e nei mammiferi compare la masticazione. Il ciclo di alimentazione dei
tetrapodi comprende i seguenti steps:
- apertura lenta della bocca;
- apertura veloce;
- chiusura lenta;
- chiusura veloce.
Questi steps avvengono grazie a:
- movimenti coordinati della mandibola;
- sviluppo di muscoli;
- cinesi cranica in rettili e uccelli;
- lingua muscolare;
- guance sorrette da muscoli;
- labbra muscolari nei mammiferi.
ESOFAGO
Compare solo nei tetrapodi. È una struttura cava, lunga come il collo del vertebrato in questione e permette il passaggio del cibo. È un tratto di
digerente semplice poco differenziato.
Solo negli uccelli c'è differenziamento: si ha la formazione dell'ingluvie, una zona in cui viene immagazzinato il cibo e avviene un parziale
processamento del cibo che viene quindi inumidito.
STOMACO
È il tratto che segue l'esofago, e che è separato dall'intestino dallo sfintere pilorico.
Qui avviene la digestione, che prosegue anche nell'intestino posteriore. Nei mammiferi inizia nella bocca.
In alcuni pesci non si individua, è semplicemente un tratto rettilineo che non ha alcuna slargatura.
In altri vertebrati invece si slarga e può anche differenziarsi.
Lo stomaco degli uccelli è diviso in due cavità:
- il proventriglio -> chiamato stomaco ghiandolare perché la parete è ricca di ghiandole gastriche, che producono le sostanze importanti per la
digestione;
- il ventriglio -> chiamato stomaco muscolare, è un'aggiunta degli uccelli. Nelle pareti di questa cavità non ci sono ghiandole gastriche ma solo
potente muscolatura; all'interno si trovano dei sassolini calcarei che hanno la funzione di contribuire allo sminuzzamento del cibo grazie al
movimento della parete muscolare.
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Le ghiandole gastriche producono acido cloridrico per acidificare e pepsina, che attacca principalmente proteine e zuccheri. I secreti vengono
riversati nel lume dello stomaco.
Lo stomaco dei ruminanti presenta invece 4 cavità.
INTESTINO POSTERIORE
Nell'intestino posteriore avviene l'assorbimento.
Nell'intestino posteriore di alcuni ittiopsidi (lampreda, selaci, squalo, alcuni osteitti) è presente la valvola a spirale che si forma per sollevamento
della parete di quel tratto di tubo digerente. Il senso è quello di andare ad aumentare la superficie di contatto della parete con il lume; si aumenta
così la superficie di assorbimento. Molti teleostei hanno invece l'intestino liscio, mentre altri presentano delle estroflessioni all'inizio dell'intestino
posteriore che sono i ciechi pilorici, che servono ancora per aumentare la superficie assorbente.
Nei tetrapodi l'intestino si allunga e si aggroviglia su se stesso aumentando così la superficie. Si individuano due porzioni:
- intestino tenue (small intestin, diametro piccolo);
- intestino crasso (large intestin, diametro maggiore);
Nei mammiferi, l'intestino tenue si differenzia in tre porzioni (duodeno, digiuno e ileo), mentre l'intestino crasso si differenzia in colon, retto e ano.
Le caratteristiche della parete cambiano nei vari tratti.
Gatto
Rana
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Il tubo digerente è un organo cavo e, come ogni organo cavo, la sua parete è fatta da tonache, ovvero strati che si susseguono in modo concentrico.
Andando dal lume verso l'esterno, troviamo:
- tonaca mucosa -> strato a contatto con il lume. Costituita da:
○ epitelio -> può essere mono- o pluristratificato; nell'esofago è pluri-. In alcuni tetrapodi può esserci uno strato di cheratina per proteggere
la parete dal passaggio di cibo;
○ connettivo propriamente detto;
○ muscularis mucosae -> un sottile strato di muscolatura liscia.
È la tonaca che cambia nei vari tratti del tubo. Nello stomaco è costituita da un epitelio monostratificato costituito da cellule cilindriche e
cellule mucipari caliciformi che secernono muco, che serve per proteggere la parete dall'acido cloridrico che altrimenti potrebbe digerire la
parete stessa. Nel connettivo della tonaca mucosa si osservano gli adenomeri delle ghiandole gastriche. Negli uccelli gli adenomeri sono talmente
grandi che invadono anche la sottomucosa;
- sottomucosa -> costituita da tessuto connettivo propriamente detto e vasi;
- tonaca muscolare -> costituita da uno strato di fibre muscolari circolari e uno strato più esterno di fibre longitudinali.
17/12/19
Nell'intestino posteriore dei tetrapodi, la parete di solleva e va a formare delle estroflessioni rivestite da mucosa che formano i villi intestinali.
All'interno dei villi si trova del connettivo. La funzione dei villi è quella di aumentare la superficie assorbente. I villi formano a loro volta i microvilli,
che sono estroflessioni della porzione apicale della mucosa. Si ottiene l'orletto a spazzola, costituito da villi e microvilli. Tra un villo e l'altro si
individuano le cripte intestinali, dove si trovano le cellule staminali.
Fegato
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Pancreas
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APPARATO CIRCOLATORIO
martedì 17 dicembre 2019 11:56
DA SAPERE BENISSIMO
VASI SANGUIGNI
I vasi sanguigni sono strutture cave e hanno quindi la parete organizzata in tonache, degli strati concentrici.
TUBO DIGERENTE VASI SANGUIGNI
Tonaca mucosa: a contatto con il lume; costituita da epitelio, Tonaca intima: costituita da epitelio detto endotelio, che deriva dal
connettivo propriamente detto e muscularis mucosae mesoderma (come tutto il circolatorio), e da uno strato di connettivo
propriamente detto
Tonaca sottomucosa: costituita da tessuto connettivo Tonaca media: costituita da tessuto connettivo elastico ricco di fibre
propriamente detto e vasi proteiche di elastina e tessuto muscolare liscio. Nelle arterie è molto
sviluppata e le fibre elastiche sono abbondantemente presenti perché
portano sangue spinto dal cuore e quindi le arterie sono sottoposte ad una
grande pressione, diversamente dalle vene. Nelle vene è meno sviluppata,
presenta meno muscolatura
Tonaca muscolare: costituita da fibre muscolari circolari e Tonaca esterna: connettivo propriamente detto e connettivo elastico
longitudinali
Tonaca sierosa: produce muco che riveste la parete
La parete delle grosse arterie necessita di un sistema proprio di vascolarizzazione: vasa vasorum.
Le arterie, in base al loro calibro e allo sviluppo della parete, possono essere:
- aorte;
- tronchi aortici;
- arterie;
- arteriole, presentano una sottile parete muscolare, costituita da uno o due strati di muscolatura liscia;
- capillari.
Capillari
I capillari possono essere:
- capillare continuo -> pone resistenza al passaggio, è in grado di regolare bene il passaggio delle sostanze;
- capillare fenestrato -> permette un certo passaggio grazie alla presenza di fenestrae sull'endotelio, ovvero dei pori che permettono il
passaggio di molecole più grosse. Sono presenti nel rene per l'ultrafiltrazione;
- capillari discontinui o sinusoidi -> sono i più permissivi. Presentano delle fenestrae molto grandi che permettono il passaggio di sostanze
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ORIGINE EMBRIONALE
Tutte le componenti del sistema circolatorio si originano dal mesoderma, in particolare dalla splancnopleura, a livello della quale si organizzano le
isole sanguigne. Queste isole sono composte da cellule periferiche (dette angioblasti), che daranno origine alla parete dei vasi, in particolare
all'endotelio, e da cellule centrali (dette cellule staminali ematopoietiche), che daranno origine alle cellule del sangue. In tutti i vertebrati, le
isole sanguigne si formano a partire dalla splancnopleura, generalmente dalla porzione a contatto con il sacco del tuorlo; ne i vertebrati privi di
sacco del tuorlo (anfibi), le isole si formano invece a partire dalla splancnopleura che circonda l'intestino.
18/12/19
Anfibio
Il cuore è accolto all'interno della cavità pericardica, la prima cavità che si origina dal celoma. Questa cavità contiene il liquido secreto dal
pericardio, ovvero dalla parete della cavità, e serve per proteggere il cuore dagli urti e per evitare che, battendo, vada a toccare la parete della
cavità.
Il cuore è SEMPRE una struttura ventrale, quindi lo troviamo sempre ventralmente alla regione del faringe, in qualsiasi embrione di vertebrato.
Dal cuore esce una grande arteria, detta aorta ventrale, per il suo calibro e per la sua posizione.
Alcune parti del cuore hanno origine dalle cellule delle creste neurali, che hanno origine neuroectodermica. Quindi il cuore ha origine mesoderma
e neuroectodermica.
Il cuore è un vaso modificato in quanto ha una parete diversa da quella dei vasi, costituita da tessuto muscolare striato cardiaco. Trattandosi di
un organo cavo, la sua parete è costituita da tonache:
- endocardio, lo strato più interno;
- miocardio -> tessuto muscolate striato cardiaco, specializzato nelle varie zone del cuore, può essere:
○ miocardio comune, se costituito da tessuto striato cardiaco classico;
○ miocardio specifico, quello responsabile della contrazione. Lo trovo nel nodo senoatriale, tra seno e atrio, nel nodo atrioventricolare e
tra atrio e ventricolo. È responsabile del sistema di conduzione del cuore
- epicardio, lo strato più esterno.
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Gli archi aortici sono coppie di vasi che si differenziano a partire dagli archi viscerali,
destro e sinistro. Si ramificano dal vaso che fuoriesce dal cuore, ovvero l'aorta ventrale.
Gli archi aortici sono numerati come gli archi viscerali dai quali derivano. Il primo arco
aortico è il più lontano dal cuore, perché si origine a livello della bocca. In totale sono 6.
Gli archi aortici fuoriescono quindi dall'aorta ventrale (che esce dal cuore) e si riuniscono
poi nell'aorta dorsale. Il sangue quindi esce dal cuore mediante l'aorta ventrale, passa
attraverso gli archi aortici e arriva all'aorta dorsale.
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Archi aortici
Il sangue esce dal cuore tramite aorta ventrale e va negli archi aortici; in ordine trova il 6°, il 5°, il 4°, il 3° e il 2°. Gli archi aortici portano il
sangue alle branchie attraverso capillarizzazione; dopo che sangue si è ossigenato viene portato via sempre dagli archi aortici per gettarsi
nell’aorta dorsale. Gli archi aortici hanno una porzione ipobranchiale, che si stacca dall'aorta ventrale, è quindi ventrale alle branchie, e una
porzione epibranchiale, che va all'aorta dorsale, ed è quindi la parte dorsale alle branchie, quello che si getta nell'aorta dorsale.
Nell'adulto di selaco viene persa la porzione ipobranchiale del primo arco, mentre rimane quella epibranchiale, che qui ha la funzione di portare il
sangue ossigenato nel secondo arco aortico alla pseudobranchia, una struttura che si trova nello spiracolo e che non fa ossigenazione.
Archi aortici:
Dal cuore fuoriesce sempre l'aorta ventrale, che si ramifica negli archi aortici, che nei teleostei vanno dal 6° al 3°, il 1° e il 2° sono persi durante
lo sviluppo.
L'aorta dorsale porta il sangue ossigenato a tutto il corpo, sia regione cefalica che caudale. Nel corso dell'evoluzione si s pecializzano i vasi
dedicati alla regione cefalica, che si differenziano da quelli che porteranno il sangue alla regione caudale (dopo ittiopsidi ).
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Sistema venoso
Il sistema venoso è composto da:
- dorsalmente, il sangue è raccolto da 4 vene cardinali, due anteriori e due posteriori;
- ventralmente, il sangue viene raccolto da due vene addominali, che raccolgono il sangue dalla porzione del tronco, e due vene giugulari che
raccolgono il sangue dalla regione cefalica.
In totale vi sono quindi 8 vene che raccolgono il sangue da tutto il corpo e che vanno poi a confluire nella vena cardinale comune, chiamata anche
dotto di Cuvier.
Alla fine nel cuore dei pesci, a livello del seno venoso, arrivano due vene: la vena cardinale comune e la vena epatica, che porta il sangue dal
fegato.
Altre vene importanti, ma che non si gettano nel cuore sono:
- la vena porta epatica, che raccoglie il sangue dalle regioni dell'intestino e lo porta al fegato;
- la vena porta renale, che raccoglie il sangue dalle porzioni caudali e lo porta ai reni. Assente nei mammiferi.
Quando una vena si getta in un'altra vena si dice che è tributaria di quella vena. Ex: la vena giugulare destra è tributaria della vena cardinale
comune, vuol dire che la prima si getta nella seconda.
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PORZIONI APERTE
PORZIONI CHIUSE
19/12/19
Archi aortici
In uscita dal cuore si trova una ridotta aorta ventrale, dalla quale si diramano tre coppie di archi aortici (negli urodeli sono 4):
- il 6° diventa arco polmonare ed è quindi costituito dalle due arterie che portano il sangue non ossigenato ai polmoni e alla cute;
- il 4° diventa arco sistemico ed è quindi costituito dalle due arterie che portano il sangue ossigenato a tutto il corpo, e che si riuniscono
nell'aorta dorsale;
- il 3° forma l'arco carotideo che porta il sangue ossigenato alla testa, sia alle porzioni esterne che all'encefalo.
Gli archi che vengono persi, atrofizzati, sono: 5°, 2° e 1°.
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quello sporco).
In tutti gli anfibi viene perso un pezzo di aorta dorsale, tra il 3° e il 4° arco aortico, il tratto carotideo; la sua scomparsa è importante perché fa
sì che i vasi carotidei e quelli sistemici siano completamente divisi.
URODELI ANURI
Arteria polmonare Arteria pulmocutanea
No dotto carotideo No dotto carotideo
Si dotto arterioso del Botallo No dotto arterioso del botallo
No 1° 2° arco No 1° 2° arco
Si 5° arco No 5° arco
I rettili sono una classe che presenta diverse specializzazioni del sistema circolatorio.
Cuore
Il cuore dei rettili è costituito da 4 camere: seno venoso, atrio destro e sinistro, ben separati, e un ventricolo unico.
La prima novità che troviamo nel cuore dei rettili è che dal cuore, dal ventricolo, non esce più solo l'aorta ventrale, ma fu oriescono 3 tronchi
arteriosi.
Il seno venoso raccoglie il sangue che proviene da tutto il corpo; ad esso arrivano:
- due vene cave anteriori, destra e sinistra, che raccolgono il sangue dalla regione cefalica;
- una vena cava posteriore, che raccoglie il sangue dalla regione del tronco.
Vene cave = vene sistemiche dei tetrapodi, che raccolgono il sangue dagli organi.
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Il sangue ossigenato esce dai polmoni e entra nel cuore, nell'atrio sinistro,
grazie alla vena polmonare. In seguito alla sistole atriale, viene spinto nel
cavo arterioso del ventricolo e, in seguito alla sistole ventricolare, viene
spinto nel cavo venoso. Qui si ha l'apertura dei due tronchi sistemici: l'arco
sistemico di sinistra arriva dal tronco arterioso centrale, mentre l'arco
sistemico di destra arriva dal tronco arterioso a sinistra, che si dirama poi
nella carotide comune e nell'arco sistemico di destra. Questi vasi portano il
sangue a tutti gli organi e alla regione cefalica.
Il sangue non ossigenato arriva dal corpo tramite 3 vene cave, due anteriori
e una posteriore. Questo sangue entra nell'atrio destro e, in seguito a
sistole atriale, viene portato nel cavo venoso del ventricolo. Dopo sistole
ventricolare passa al cavo polmonare, dove si verifica l'apertura del tronco
polmonare, che trasporta il sangue non ossigenato ai polmoni.
Ricapitolando, i vasi che portano al cuore sono tre vene cave, due anteriori e una posteriore. I vasi che escono dal cuore so no tre tronchi
arteriosi:
- quello di sinistra, si dirama formando l'arco sistemico di destra e la carotide comune;
- quello centrale forma l'arco sistemico di sinistra;
- quello di destra, forma l'arteria polmonare.
Le novità dei non loricati quindi sono:
- un seno venoso ridotto e parzialmente incorporato nell'atrio destro;
- una parziale divisione del ventricolo;
- tre tronchi arteriosi che escono dal cuore.
Si tratta di una circolazione doppia incompleta.
Loricati
Ventricolo completamente separato
Abbiamo ancora una circolazione doppia incompleta.
Il sangue non ossigenato arriva con le vene sistemiche in un seno venoso quasi completamente inglobato nell'atrio destro. Il sangue passa poi al
ventricolo.
La novità dei loricati è che il ventricolo è completamente separato formando così ventricolo destro e ventricolo sinistro.
Il sangue non ossigenato dall'atrio destro va al ventricolo destro, passa poi nel tronco
arterioso di destra che si divide in due arterie polmonari che vanno ai polmoni (derivano
sempre dal 6° arco aortico).
Dal polmone il sangue ossigenato ritorna al cuore con le vene polmonari che si aprono
nell’atrio sinistro, va poi nel ventricolo sinistro, nel tronco arterioso sinistro (deriva dal
4° arco). Questo si piega a destra e va a formare l'arco sistemico di destra e le carotidi.
I due tronchi sistemici, quello centrale è quello di sinistra, sono in comunicazione alla base
tramite il forame del panizza, quindi dal ventricolo destro si aprono il tronco polmonare e
quello centrale, mentre dal ventricolo sinistro si apre solo il tronco sinistro. Alla base del
tronco centrale si trova però una valvola.
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Vi è divisione dell'atrio, avvenuta negli anfibi, e divisione del ventricolo, avvenuta nei rettili loricati.
Le novità degli uccelli sono:
- le vene sistemiche si aprono direttamente nell'atrio destro, non più nel seno venoso (scomparso);
- dal cuore fuoriescono due vasi, uno per ventricolo.
Il sangue ossigenato entra nell'atrio sinistro grazie alla vena polmonare, passa nel ventricolo sinistro ed esce dall'aorta, che piega a destra
formando l'arco sistemico (unico, non più di destra e sinistra ma uno solo) e la carotide comune, che si divide in due interne e due esterne.
Il sangue non ossigenato arriva all'atrio destro grazie alle vene sistemiche, va nel ventricolo destro e viene portato ai polmoni dalle arterie
polmonari, di destra e di sinistra.
Il sangue ossigenato esce dai polmoni e viene portato all'atrio sinistro dalla
vena polmonare, passa poi nel ventricolo sinistro, da cui esce l'aorta; da
questa si diramano:
- le arterie succlavie, destra e sinistra, che portano il sangue agli arti
anteriori;
- le due carotidi comuni, che si diramano sempre in interna ed esterna.
Il sangue non ossigenato che arriva dagli organi viene portato nell'atrio
destro dalle vene sistemiche, passa nel ventricolo destro e viene portato ai
polmoni dalle arterie polmonari.
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SISTEMA LINFATICO
Il sistema linfatico ha la funzione di riportare al sangue circolante l'eccesso di fluidi interstiziali che fuoriescono dai c apillari sanguigni nella
fase di realizzazione degli scambi tra sangue e tessuti; infatti, circa il 10% dei fluidi non riesce a rientrare ei vasi veno si e si accumula nei
tessuti, spetta ai vasi linfatici il compito di recuperarlo e rimetterlo in circolo.
I componenti del sistema linfatico sono:
- Vasi linfatici;
- Linfa;
- Cuori linfatici;
- Sacchi linfatici.
Vasi linfatici
Differiscono da quelli sanguigni perché hanno diametro maggiori, forma irregolare, pareti sottili, con un sottile strato di m uscolatura e di
tessuto connettivo.
caratteristiche:
- privi di fenestrature;
- privi di lamina basale;
- presentano filamenti di ancoraggio (microfibrille) nell'endotelio che mantengono il vaso aperto e ne prevengono il collasso;
- i vasi più grandi hanno numerose valvole che impediscono il flusso soltanto negli uccelli e nei mammiferi;
- sono assenti nei tessuti non vascolarizzati, nel sistema nervoso centrale, nella polpa splenica e nel midollo osseo.
Linfonodi
Sono presenti nei mammiferi. Si tratta di addensamenti di tessuto linfoide avvolti da una capsula connettivale. Fanno parte d egli organi linfoidi
periferici a livello dei quali si concentrano i linfociti. La loro funzione si esplica nella risposta immunitaria conseguente a stimoli derivanti dal
contatto con antigeni.
Linfa
È incolore e ha una composizione intermedia tra quella del plasma sanguigno e quella dei liquidi interstiziali. Contiene prot eine e elementi del
sangue. Nei mammiferi è ricca di linfociti.
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APPARATO RESPIRATORIO
giovedì 9 gennaio 2020 11:02
ORIGINE EMBRIOLOGICA
Il respiratorio ha origine dall'endoderma.
Branchie interne, polmoni, vescica natatoria e le vie aeree dei tetrapodi derivano dal faringe embrionale.
Agnati - lamprede
Gli agnati presentano delle branchie interne
sacciformi.
Le branchie hanno un'apertura interna e una
esterna.
Tra una branchia e l'altra si trova la camera
branchiale.
Dalle branchie, verso il lume della camera
branchiale, si sollevano le lamelle branchiali
primarie, da queste si sviluppano coppie di
lamelle secondarie, a livello delle quali
avvengono gli scambi gassosi.
Nel faringe degli agnati è presente un setto che separa il faringe branchiale
sottostante (quello che presenta le fessure che si aprono sulla camera
branchiale) dall'esofago.
È presente anche un velo, ovvero una struttura muscolare che chiude l'ingresso
al faringe branchiale in modo da far proseguire il cibo lungo l'esofago.
Quando chiudono il faringe branchiale, fanno entrare ossigeno direttamente
dall'esterno grazie all'apertura verso l'esterno nelle camere branchiali.
Hanno una narice impari che però è a fondo cieco.
Agnati - missine
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respiratorio. Alle camere branchiali arriva acqua che può entrare attraverso la
bocca o attraverso la narice che è in continuità anatomica con il faringe, non è
più a fondo cieco. Il passaggio è regolato dal velo.
Alla camera branchiale arriva acqua ricca di ossigeno grazie alle fessure del
faringe dette osculi. Una volta che è avvenuto lo scambio l’acqua è portata allo
spiracolo grazie al canale spiracolare. Lo spiracolo comunica poi con l'esterno.
Condroitti
Hanno branchie interne settate.
A livello del faringe l'endoderma si estroflette verso l'esterno, l'ectoderma si introflette e si formano le fessure branchiali.
Si organizzano le branchie e l'epitelio che le riveste darà origine alle lamelle primarie e secondarie.
La prima fessura branchiale dà origine allo spiracolo, a livello del quale c’è una estroflessione digitiforme detta pseudobranchia, una struttura che
non va scambi gassosi, che anatomicamente sembra una branchia ma che non ha la sua stessa funzione. A livello della pseudobranchia arriva il sangue
ossigenato portato dall’arteria spiracolare (vaso arterioso che si differenza dal tratto epibranchiale del 2° arco aortico).
Le branchie presentano una fessura interna che è il faringe e una fessura esterna.
Sono dette settate perché hanno un setto interbranchiale che le sostiene (visibile nei vetrini), costituito da tessuto cartilagineo.
Sia nella porzione craniale che caudale del setto si differenzia una emibranchia,
costituita da lamelle che si differenziano solo da un lato del setto. L’insieme delle
branchie poste da un lato del setto viene definita olobranchia.
Il setto è una struttura perpendicolare all'asse longitudinale del corpo; le lamelle
primarie sono perpendicolari al setto e quindi parallele all'asse longitudinale del
corpo; le lamelle secondarie sono invece perpendicolari alle lamelle primarie,
quindi anche all'asse longitudinale del corpo, come i setti.
Queste branchie presentano una porzione interna affacciata sul faringe, ovvero
la porzione dell’arco branchiale
L'arteria branchiale afferente porta il sangue da ossigenare; corre lungo il setto,
si ramifica, va alle lamelle primarie e secondarie a livello delle quali avviene lo
scambio. Il sangue viene poi riportato al setto branchiale da altre due arterie
(pre- e post-trematiche) che poi si uniscono e fuoriescono dalla branchia come
un'unica arteria epibranchiale.
Nelle lamelle secondarie sono presenti le cellule a pilastro o cellule di Bietrix che delimitano le lacune vascolari delle lamelle secondarie e sono le
cellule respiratorie.
Osteitti
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Originariamente, la vescica natatoria era in connessione anatomica con il tratto digerente. Questa è la situazione dei pesci fisostomi (dipnoi, olostei,
condrostei).
Successivamente la connessione tra vescica natatoria e tratto digerente è andata persa, e la vescica si riempie di gas grazie a un corpo ovale. È la
situazione dei pesci fisoclisti, ovvero i teleostei.
I polmoni si originano lungo il faringe, nella porzione più caudale, a livello della
quale si origina un abbozzo tracheale; questo si dicotomizza formando due
bronchi che si ramificano ulteriormente a dare altri bronchi. La parte terminale
dei bronchi si differenza nei polmoni.
La porzione di faringe che si dicotomizza diventa trachea.
14/01/20
Anfibi
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Gli anfibi come organi respiratori hanno branchie esterne presenti solo negli stadi larvali. Hanno poi il polmone sacciforme, rivestito da un epitelio
molto sottile per permettere gli scambi, con capillari.
Gli urodeli hanno il polmone più semplice. Quello dell’anuro è una struttura sacciforme con un grande lume interno in cui dalle pareti si sollevano dei
piccoli setti.
Anche la pelle ha funzione respiratoria.
L'arteria pulmocutanea va al polmone e anche alla pelle per ossigenarsi. Il sangue ossigenato a livello della pelle serve solo per la cute, non va agli
organi.
L'aria può entrare dalla narice o dalla bocca, passa poi nel laringe, nella camera laringotracheale. Da questa camera si dipartono due bronchi
extrapolmonari, uno destro e uno sinistro. Il bronco si dirama dalla trachea e alla fine della struttura cava parte il polmone. Il bronco non si ramifica
all’interno del polmone.
Rettili
Squamati: hanno un polmone sacciforme molto basale, con una lieve segmentazione sulla parete, più o meno come negli anuri.
Cheloni e loricati: sono più evoluti e hanno un polmone parzialmente parenchimatoso: si formano tanti setti primari e secondari che vanno a riempire
sempre di più la cavità.
Evoluzione del polmone: si parte da un polmone sacciforme (anfibi); la parete inizia a segmentarsi (squamati); diventa parzialmente parenchimatoso
(cheloni e loricati), grazie alla formazione di setti all'interno della cavità. Questi cambiamenti servono per aumentare sempre più la superficie di
scambio e rendere più efficiente il polmone.
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L'apparato respiratorio degli uccelli è costituito da una trachea, che è la continuazione della laringe; la trachea si divide nei due bronchi primari,
parzialmente extra polmonari e parzialmente intra polmonari. La porzione esterna di questi bronchi è detta bronco primario, mentre la porzione
interna è detta mesobronco. I mesobronchi, quello di destra e quello di sinistra, si ramificano in tanti bronchi secondari, che a loro volta si
ramificano in bronchi terziari (parabronchi), con calibro minore. All'interno del parabronco ci sono degli atri, delle piccole insenature sulle quali si
aprono i capillari aeriferi, a livello dei quali avviene lo scambio. Qui l'aria entra e poi se ne va, senza che vi sia ristagno.
Il polmone è parenchimatoso, ovvero un organo pieno.
Negli uccelli troviamo anche dei sacchi aeriferi, ovvero delle componenti delle vie aeree che hanno la capacità di accumulare aria che deve essere
portata al polmone. Sono presenti a coppie: interclavicolari, toraciche anteriori, toraciche posteriori, addominali e cervicali.
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Negli uccelli sono necessari due cicli respiratori, quindi due inspirazione e due
espirazioni per far sì che un'unità d'aria passi attraverso tutto il sistema.
Inspirazione 1: l'aria passa lungo la trachea, raggiunge il mesobronco e i sacchi
aeriferi posteriori (toraciche posteriori e addominali).
Espirazione 1: dai sacchi aeriferi posteriori, l'aria va ai polmoni, passando dai
parabronchi.
Inspirazione 2: l'aria all'interno dei polmoni raggiunge i sacchi aeriferi anteriori
(cervicali, toraciche anteriori, interclavicolari).
Espirazione 2: l'aria, dai sacchi aeriferi anteriori, viene espulsa dal sistema
respiratorio.
Mammiferi
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APPARATO UROGENITALE
mercoledì 15 gennaio 2020 08:40
Comprende:
- apparato escretore:
○ funzioni: eliminare i rifiuti del catabolismo delle proteine, quindi rifiuti azotati che hanno bisogno di un organo dedicato per essere espulsi;
regolazione omeostasi salina;
○ organi: reni, ben funzionanti nei mammiferi, e strutture che coadiuvano i reni ( cellule a cloruri, già viste nelle branchie degli agnati;
ghiandole del sale, tipiche dei sauropsidi; ghiandole sudoripare nei mammiferi). Ureteri: strutture cave che permettono di portare
all’esterno i prodotti dell’escrezione dei reni;
- apparato riproduttore:
○ funzioni: produzione e maturazione dei gameti, ovvero cellule germinali adatte a fecondare e essere fecondate, che permettono la
riproduzione dell’individuo; produzione di ormoni sessuali che regolano la maturazione dei gameti, ma anche la formazione di strutture
associate alla sfera riproduttiva;
○ organi: le gonadi, maschili o femminili. Gonodotti, presenti normalmente in tutti i vertebrati, sono strutture cave che portano all’esterno i
gameti.
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APPARATO ESCRETORE
mercoledì 15 gennaio 2020 08:49
ORIGINE EMBRIOLOGICA
Nell'embrione, da una porzione del mesoderma intermedio, si organizzano i nefrotomi, che a fine sviluppo diventano nefroni, ovvero le unità
funzionali del rene.
Siamo nella zona del tronco, dove il tubo neurale è diventato midollo spinale. Il rene si sviluppa da nefrotomi non lungo tutto l’asse rostro-caudale
dell’embrione, ma solo nella zona del tronco.
Qui si individuano tre porzioni del mesoderma:
- epimero, ovvero il mesoderma dorsale che dà origine ai somiti;
- mesomero, ovvero il mesoderma intermedio;
- ipomero, ovvero il mesoderma che dà origine a splancno- e somatopleura.
Nel mesomero si organizzano i nefrotomi: i primi a differenziarsi sono quelli più cefalici, e via via si differenziano anche quelli più caudali. I
nefrotomi cefalici che iniziano a differenziarsi proliferano e vanno a formare un cordone che poi si cavita: si forma una struttura alla quale si
connettono tutti i nefrotomi che si stanno sviluppando. Alla fine i nefrotomi diventano nefroni, e il cordone che si cavita forma il dotto di Wolff, il
primo uretere che si forma, detto anche uretere primario. In molti vertebrati fungerà da spermadotto.
Ci sono tre tipi di reni che si formano durante lo sviluppo embrionale e che derivano da
nefrotomi diversi. I vari vertebrati presentano poi uno di questi come rene definitivo.
Il primo rene è il pronefro, e si forma a partire dai nefrotomi più cefalici, i primi che si
organizzano. Si forma quindi molto presto nello sviluppo embrionale avrà come uretere il dotto
di Wolff. Il pronefro, appena si forma, inizia a funzionare.
Successivamente si differenziano altri nefroni, più caudali, che proliferano e danno origine al
mesonefro, che usa sempre il dotto di Wolff come uretere. I nefrotomi che danno origine a
pronefro e mesonefro sono metamerici. Quando si forma il mesonefro, questo inizia a
funzionare, mentre il pronefro cessa la sua attività.
Dai nefrotomi più caudali, non più metamerici, si forma il terzo rene detto metanefro. Il
metanefro è il rene funzionante e definitivo degli amnioti adulti, e usa l'uretere secondario.
Negli anamni non si forma il terzo rene, e il rene adulto è l'opistonefro, che deriva dal
mesonefro.
2) nefrone aperto con glomerulo interno. Il glomerulo è interno e incontra la capsula di Bowmann, che è in contatto diretto con il tubulo renale. Il
tubulo mantiene però il nefrostoma, l'apertura sul celoma. L'ultrafiltrato passa poi nel dotto collettore e viene espulso. Viene definito nefrone
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aperto perché c'è ancora l'apertura sul celoma. Presente negli elasmobranchi, in alcuni attinopterigi e alcuni anfibi.
3) nefrone chiuso con glomerulo interno. È il nefrone più evoluto, presente nei pesci e in tutti i tetrapodi, con eccezione di alcuni anfibi. Chiuso
perché la connessione con il celoma non c'è più. È composto da due parti:
- corpuscolo renale, costituito da:
○ capillari arteriosi all'interno, che si diramano dall'arteriola afferente che porta il sangue ed escono poi con l'arteriola efferente.
Nell'insieme, i capillari arteriosi (fenestrati, permissivi ma non troppo) vengono chiamati glomerulo renale. Il glomerulo è avvolto dalla
capsula di Bowman, una struttura cava, con una parete interna che si addossa al glomerulo e una parete esterna. Il sangue che arriva al
glomerulo viene ultrafiltrato e le componenti che devono essere eliminate passano dal sangue al lume della capsula di Bowman. Spesso però
con questa filtrazione si perdono anche acqua e sostanze nutrienti. Quello che viene filtrato passa poi al tubulo;
○ tubulo, lungo il quale avviene riassorbimento e riaggiustamento di quello che deve essere eliminato. Il tubulo diviso in più parti:
tubulo prossimale, ovvero quello più vicino al corpuscolo, è deputato al riassorbimento di glucosio, proteine, fattori di crescita, ovvero
di tutto ciò che passa ma che deve essere recuperato, molecole da riciclare;
tubulo intermedio, molto sottile, costituito da epitelio cubico pavimentoso, lungo il quale avviene riassorbimento di acqua in base alle
necessità dell’animale, in base anche all’ambiente in cui vive (negli animali che vivono nel deserto è molto sviluppato perch é hanno
bisogno di riciclare molta acqua);
tubulo distale, dove avviene uno scambio attivo di sali, per rendere l'urina più concentrata e limitare al minimo la perdita di acqua.
Il tubulo distale è in connessione anatomica con il dotto collettore, che aumenta sempre più di calibro e sbocca poi nell'uretere, che comunica con
l'esterno.
VASCOLARIZZAZIONE NEFRONE
A livello del corpuscolo arriva l'arteria renale, che diventa arteriola renale e che forma il glomerulo. L'arteriola renale esce poi dal glomerulo e va a
capillarizzarsi attorno al tubulo. In tutti i vertebrati con esclusione dei mammiferi, attorno al tubulo si trova anche una vena porta renale che si
capillarizza. Dal rene poi esce un unico vaso, la vena renale efferente, che sbocca poi nella vena cardinale posteriore (ittiopsidi) o nella vena cava
posteriore (tetrapodi, no mammiferi).
Nei mammiferi, al glomerulo arriva l'arteriola renale afferente, che esce come arteriola renale efferente. Questa va a capillarizzarsi attorno al
tubulo, ed esce dal rene come vena renale.
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MODALITÀ DI ESCREZIONE
Il prodotto di escrezione è diverso nei vari vertebrati e cambia anche la modalità di eliminazione.
- Pesci teleostei e molti anfibi: si elimina ammoniaca e questi vertebrati sono quindi detti ammoniotelici. L'ammoniaca è un prodotto che viene
sintetizzato con poca energia, quindi molto facile da produrre ma molto tossica, c'è quindi bisogno di eliminare grandi quantità di acqua in modo
da diluire l’ammoniaca così che non risulti tossica.
- Rettili e uccelli: animali uricotelici, che eliminano acido urico sotto forma di cristalli. Eliminano pochissima acqua e quindi eliminano solo i
cristalli di acido urico.
- Selaci, anfibi e mammiferi: animali ureotelici, eliminano urea. Più difficile da produrre perché necessità più tappe metaboliche, ma è meno
tossica.
- Opistonefro evoluto: presente in pesci e anfibi. Da ciascun nefrotomo si formano tanti nefroni (moltiplicazione dei nefroni), principalmente
nella regione più caudale. Ha il dotto di Wolff e si sviluppa anche dotto urinario accessorio, che si forma dall'uretere primario. I nefroni più
cefalico prendono contatto direttamente con il testicolo e perdono quindi la funzione escretrice.
- Metanefro: è il rene definitivo degli amnioti. Si sviluppa nella parte più caudale. Ha perso la metameria, è un groviglio di nefroni e userà
l'uretere secondario. Dalla porzione più anteriore si sviluppano strutture associate al testicolo. Formazione: il dotto di Wolff prolifera e si
forma il diverticolo ureterico che prende contatto con una porzione più caudale del mesoderma intermedio (blastema metanefrogeno). Il
diverticolo induce il blastema a differenziarsi nel parenchima renale e a dare origine a tutti i nefroni. Il diverticolo diventa poi l'uretere
secondario.
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secondario.
CORTEX
MEDULLA
VESCICA URINARIA
La vescica urinaria è una struttura di deposito in cui viene momentaneamente trattenuta l'urina prodotta.
Non è presente in tutti i vertebrati; manca infatti nei monotremi, negli uccelli (eccezione struzzo), variabile tra pesci e anfibi.
Le vesciche urinarie non sono tutte uguali, ma differiscono per derivazione embrionale, composizione della parete e ruolo.
In assenza di vescica, il compito di accumulare urina è affidato alla cloaca, che in rettili e uccelli contribuisce anche a riassorbire acqua.
Nei pesci la vescica è un'espansione dei dotti urinari con una parete composta da un singolo strato di cellule epiteliali.
In anfibi e rettili la vescica origina dalla cloaca, alla quale rimane collegata per riversare l'urina.
Nei mammiferi la vescica ha origine dal peduncolo dell'allantoide, che si allarga, e a cui arrivano gli ureteri del metanefro. La vescica dei mammiferi
è costituita da parete elastica con muscolatura liscia, e da un epitelio pluristratificato definito di transizione, in quanto in grado di modificare il suo
spessore in base al contenuto di urina.
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APPARATO RIPRODUTTORE
mercoledì 22 gennaio 2020 09:23
21/01/20
ORIGINE EMBRIOLOGICA
Le gonadi si originano a partire dagli abbozzi delle gonadi, identici in entrambi i sessi. La formazione delle gonadi ha quindi inizio con una fase
indifferenziata, perché può evolversi in ovario o in testicolo.
Si parte dalla formazione dell'abbozzo delle gonadi, che si forma a carico delle creste genitali, ovvero due fasce dorsali dell'epitelio celomatico che
si prolungano ai lati del mesentere dorsale.
L'epitelio delle creste viene colonizzato dalle cellule germinali primordiali, formando i cordoni sessuali.
Vicino al dotto di Wolff si forma anche il dotto di Muller, che diventerà il gonodotto femminile, ma è presente anche nell'embrione che diventerà
maschio e userà invece come gonodotto il dotto di Wolff.
Differenziamento testicolo: i cordoni diventano i tubuli seminiferi, cioè la porzione dove si differenziano gli spermatozoi. Il dotto di Wolff prenderà
contatto anatomicamente con essi mentre il dotto di Muller degenera.
Differenziamento ovario: i cordoni sessuali secondari degenerano mentre la parte esterna forma i follicoli ovarici che non hanno continuità anatomica
con i gonodotti. I follicoli ovarici sono strutture che derivano dall'epitelio celomatico ispessito, che esternamente presenta cellule epiteliale mentre
internamente cellule germinali; quelle germinali sono quelle che vanno a colonizzare le creste genitali. Il dotto di Wolff verrà conservato negli anamni
come uretere. Negli amnioti invece, nelle femmine, scompare.
Presentano un testicolo cistico, ovvero costituito da cisti. Le cisti si formano in una zona
germinale esterna del testicolo. Ogni cisti, composta inizialmente da uno spermatogonio
circondato da alcune cellule follicolari, subisce una lenta evoluzione nel corso della quale la
cellula germinale si trasforma in numerosi spermatozoi e le cellule follicolari danno origine alla
parete della cisti. In ciascuna cisti le cellule germinali si trovano tutte nel medesimo stadio
differenziativo, in quanto il processo meiotico interessa tutte le cellule contemporaneamente.
Al termie le cisti si aprono in un sistema di canali, la rete testis, liberando i gameti, mentre le
cellule follicolari della parete degenerano.
Cisti organizzate nelle ampolle, quando si apre escono tante cisti e garantisce l'emissione
all'esterno di tante cellule mature.
Negli anuri non ci sono ampolle ma tubuli seminiferi, lungo queste pareti ci sono le cisti.
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OVARIO CAVO
OVARIO PIENO
È di tipo compatto. In esso si riconosce una zona midollare, con molti vasi sanguigni, ed
una corticale in cui si notali follicoli ovarici a diversi stadi di maturazione e corpi lutei
(funzione endocrina, produce progesterone) molto sviluppati. L'ovario è rivestito
dall'epitelio peritoneale.
La morfologia del follicolo si modifica durante il processo di maturazione:
- il follicolo primario è costituito dall'ovogonio e da una sola fila di cellule follicolari;
- il follicolo secondario è costituito dalla cellula uovo, in cui si riconosce il nucleo in
posizione centrale, circondata dalla zona pellucida, da più strati di cellule
follicolari o cellule della granulosa (somatiche) e dalla teca follicolare;
- il follicolo maturo, o follicolo di Graaf, è caratterizzato dalla presenza di una
cavità intera in cui sporge il cumulo ooforo costituito dalla cellula uovo circondata
dalla zona pellucida e dalle cellule follicolari. Il follicolo maturo è delimitato da più
strati di cellule follicolari e dalla teca follicolare.
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Gli anamni hanno come rene definitivo l'opistonefro e il dotto di Wolff funge sia da uretere che da spermadotto: urospermidutto. Nei condroitti e
negli urodeli le vie urinarie tendono però a separarsi dal dotto di Wolff, che diventa quindi uno spermidotto come negli amnioti. In questi anamni il
mesonefro (rene dell'embrione) ha una parte anteriore esclusivamente sessuale in cui i nefroni diventano condotti efferenti dei testicoli che
sboccano della parte anteriore del dotto di Wolff, e una parte posteriore esclusivamente urinaria in cui i nefroni sboccano nella porzione posteriore
del dotto.
Il dotto di Muller è collegato all'ovario e funge da gonodotto, mentre il dotto di Wolff funge da uretere.
Il mesonefro funzionante nell'embrione nell'adulto non lo è più e i suoi nefroni anteriori vanno a costituite i condotti efferenti del testicolo. Il dotto
di Wolff permane come spermadotto.
Il dotto di Muller si differenzia in tre porzioni:
- tuba;
- utero;
- vagina.
22/01/20
Il dotto di Wolff (archinefrico) si forma durante le prime fasi di sviluppo del rene. Quando i primi nefrotomi cefalici iniziano a proliferare,
raggiungono un cordone che si cavita e che diventa dotto di Wolff. Nell’adulto diventa il dotto escretore del pronefro e dell'opistonefro non evoluto.
Il pronefro è funzionante nell'adulto solo nelle missine. Nelle missine è presente un'unica gonade che si forma da un'unica cresta genitale, quindi un
singolo testicolo, o un singolo ovario.
Già nelle lamprede compare l’opistonefro, che si forma da tutti i nefrotomi della regione del mesonefro. Lo troviamo negli anamni, mentre negli
amnioti compare il metanefro. Nelle lamprede c'è ancora un'unica gonade, che deriva però da due creste che durante lo sviluppo di sono fuse.
Con le lamprede compaiono le ampolle seminifere che contengono le cisti; compaiono con gli agnati (ex lamprede), che non hanno gonodotti, ma due
sfinteri che si possono aprire per mettere in comunicazione la cavità peritoneale con l'esterno, per far uscire i gameti.
Con i pesci cartilaginei compaiono:
- gonodotti;
- organo copulatore (hanno fecondazione interna con onfaloplacenta;
- ghiandola del Leydig, ovvero una modificazione dei primi nefrone che origina una struttura che secerne ormoni. È unica dei pesci cartilaginei.
Con i teleostei compare l'ovario con il canale entovarico, ovvero un'estensione dell'ovario in continuità con il gonodotto.
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Con gli Attinisti, il gonodotto femminile si forma per introflessione della parete del celoma che forma una doccia che si chiudo formando un tubo, che
darà origine al tubo di Muller, sempre presente, tranne negli agnati.
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SISTEMA NERVOSO
mercoledì 22 gennaio 2020 10:03
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NERVI e VIE
Il nervo è un fascio di assoni mielinizzati posto nel SNP. Capiamo che siamo nel periferico perché le cellule che fanno mielina sono cellule di Schwann,
mentre nel SNC la mielinizzazione è affidata agli oligodendrociti.
Una via è invece un fascio di assoni mielinizzati nel SNC.
CELLULE GLIALI
Astrociti: cellule ramificate, a forma di stella.
Oligodendrociti: si avvolgono attorno l'assone a fare la mielina nel SNC.
Cellule di Schwann: si avvolgono attorno l'assone a fare la mielina nel SNP.
Cellule ependimali: nel SNC, cellule epiteliali. Rivestono la cavità del tubo neurale, che rimane cavo anche a fine dello sviluppo. La cavità prende il nome
di canale ependimale ed è rivestito dall'epitelio ependimale.
23/01/2020
MENINGI
Sono membrane connettivali che formano uno strato di connettivo attorno al SNC. Sono sempre presente nei vertebrati, perché s volgono una
funzione molto importante, ovvero quella di protezione e di nutrizione del SNC.
Ciclostomi e condroitti
Hanno una meninge unica chiamata meninge primitiva.
Mammiferi
Presentano 3 meningi:
- dura madre esterna;
- aracnoide, intermedia -> deriva dalla leptomeninge. È costituita da grossi vasi ed è fatta da un connettivo areolato, che lascia molti spazi. A
livello dell'aracnoide arriva il liquido cefalorachidiano (liquor), un liquido prodotto dai plessi coroidei (parti specializzate del SNC) che scorre nel
canale dell'ependima e che raggiunge l'aracnoide;
- pia madre, addossata a tessuto nervoso. Costituita da capillari continui. A livello dell’encefalo e anche attorno al midollo, la pia madre con i
capillari continui si associa con gli astrociti interni e insieme formano una barriera che regola quello passa nel SNC. Deriva anch'essa dalla
leptomeninge.
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SVILUPPO EMBRIONALE
Dal tubo neurale (neuroectoderma) si origina il SNC, ovvero tutti i suoi neuroni, le
cellule ependimali che rivestono il canale e le cellule macroglia.
Dalle creste neurali (neuroectoderma) derivano le meningi e le componenti del
SNP, quindi cellule di Schwann, gangli sensitivi e viscerali.
In blu ci sono i placodi di origine ectodermica. Da questi derivano dei neuroni
coinvolti negli organi di senso e i gangli sensitivi.
Macroglia = glia, deriva dall'ectoderma. Microglia = costituito da cellule con
funzione immunitaria, che deriva dalle cellule del sangue e quindi ha origine
mesodermica. Si trova nel SNC.
La zona che darà origine al midollo spinale presenta una cavità interna (cavità dell’ependima), circondata
dall'epitelio ependimale; più addossati ad esso ci sono i neuroni in via di sviluppo (strato mantellare),
mentre esternamente troviamo lo strato marginale. Lo strato mantellare diventerà la sostanza grigia,
ovvero quella porzione in cui si trovano i corpi cellulari dei neuroni con dendriti e assoni non mielinizzati. Lo
strato marginale diventerà invece la sostanza bianca, dove si trovano gli assoni mielinizzati. Questa
organizzazione in sostanza grigia e sostanza bianca la troviamo anche nell'encefalo.
C'è sempre un canale dell’ependima all’interno, che qua può slargarsi, in alcune parti dell'encefalo, dando
origine ai ventricoli cerebrali (slargatura del canale dell'ependima).
Dallo strano mantellare interno deriva la sostanza grigia, mentre dallo strato marginale esterno deriva la
sostanza bianca.
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C'è sempre un canale dell’ependima all’interno, che qua può slargarsi, in alcune parti dell'encefalo, dando
origine ai ventricoli cerebrali (slargatura del canale dell'ependima).
Dallo strano mantellare interno deriva la sostanza grigia, mentre dallo strato marginale esterno deriva la
sostanza bianca.
Pesci - Anfibi
Osservando una sezione di midollo in questi vertebrati osservo che la sostanza grigia interna crea una forma ad H o a farfalla, in cui si individuano
due corna dorsali (c.d.).
Il SNC dorsale ha valenza sensitiva, mentre quella ventrale motoria.
Nel mammifero c'è sempre la sostanza grigia ad H. Dentro le corna troviamo:
- nelle corna dorsali si trovano i neuroni associativi somato-sensoriali e viscero-sensoriali. I neuroni sensitivi hanno il corpo cellulare nel ganglio e
vanno nel SNC. Quando arrivano al SNC incontrano neuroni associativi (interneuroni), a livello delle corna dorsali. È qui che arrivano le fibre
sensitive;
- nelle corna ventrali ci sono i neuroni motori viscerali e somatici.
Nella sostanza bianca ci sono fasci di assoni mielinizzati che portano l'informazione o su al cervello
CIRCUITO NERVOSO
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NERVI SPINALI
I nervi spinali sono fascio di assoni mielinizzati posti all’esterno del SNC, in
connessione anatomica con il midollo spinale.
Si forma dall'unione della radice dorsale, costituita da assoni mielinizzati che
vanno alla parte dorsale del midollo, e radice ventrale, costituita da assoni
mielinizzati che escono dal midollo ventralmente. Il nervo spinale è quindi un
nervo misto, con assoni sensitivi e assoni motori. Il nervo spinale contiene quindi
tutti gli assoni che arrivano al midollo, ovvero quelli sensitivi, e quelli che escono
da esso, ovvero quelli motori.
Comprende tre fasci:
- ramo dorsale;
- rame comunicante;
- ramo ventrale;
Da ogni vertebra si organizza un nervo spinale e prendono quindi il loro nome.
Nelle lamprede i nervi spinali non sono misti: il segmento dorsale è misto mentre
quello ventrale è solo motorio.
NERVI CRANICI
Sono dei nervi, quindi appartenenti al SNP, in connessione anatomica con l'encefalo.
Nei vertebrati sono 12, ma negli ittiopsidi solo 10.
Hanno un numero preciso, in base alle zone dell'encefalo a cui sono connessi.
Si individuano 3 gruppi di nervi cranici:
- sensitivi:
○ I, olfattivo;
○ II, ottico;
○ VIII, vestibolo-cocleare;
- estrinseci dell'occhio, motori:
○ III, oculomotore;
○ IV, trocleare;
○ VI, abducente;
- brachiometrici, misti, derivano dagli archi viscerali:
○ V, nervo trigemino, innerva il 1° arco viscerale;
○ VII, nervo facciale, innerva il 2° arco viscerale;
○ IX, nervo glossofaringeo, innerva il 3° arco viscerale;
○ X, nervo vago, innerva dal 4° al 6° arco viscerale, cuore, polmoni e visceri;
- accessorio, misto: XI, collo (no ittiopsidi);
- ipoglosso, motore: XII, lingua (no ittiopsidi).
ENCEFALO
Porzione del SNC che si differenzia dalla porzione più cefalica del tubo neurale, mentre tutto il resto diventa midollo spinale.
L'encefalo si forma da 3 vescicole. La parete del tubo neurale si ingrandisce moltissimo, comincia a proliferare, si formano tanti neuroni che formano
tanti strati. Questo ispessimento della parete del tubo neurale dà origine alle diverse vescicole cefaliche.
All'inizio dello sviluppo, nella porzione più rostrale si formano le 3 vescicole:
- prosencefalo, più rostrale;
- mesencefalo;
- romboencefalo, quella più caudale, in continuità anatomica con il midollo.
Ben presto nello sviluppo di tutti i vertebrati si differenziano 5 vescicole:
- telencefalo, deriva dal prosencefalo;
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- mesencefalo;
- romboencefalo, quella più caudale, in continuità anatomica con il midollo.
Ben presto nello sviluppo di tutti i vertebrati si differenziano 5 vescicole:
- telencefalo, deriva dal prosencefalo;
- diencefalo, deriva dal prosencefalo;
- mesencefalo;
- metencefalo;
- mielencefalo, in continuità anatomica con midollo spinale.
Abbiamo quindi 5 vescicole con caratteristiche diverse.
All'interno di questa struttura c'è una cavità che quando si slarga dà origine a 4
ventricoli: il primo e secondo sono accolti dalla vescicola telencefalica, il diencefalo
accoglie il terzo ventricolo, il mesencefalo presenta un canale dell'ependima che non
si slarga. Metencefalo e mielencefalo accolgono il 4° ventricolo. Abbiamo quindi 5
vescicole e 4 ventricoli.
Mielencefalo: ha un pavimento ventrale e un tetto dorsale. Il tetto qua è molto sottile e forma il cosiddetto presso coroideo del 4° ventricolo, una
parte dell'encefalo differenziata per produrre il liquido cefalorachidiano, che viene riversato nel 4° ventricolo. Il pavimento viene invece chiamato
midollo allungato, perché è in continuità anatomica con il midollo spinale e perché ha la stessa organizzazione del midollo, una struttura molto simile.
Metencefalo: importante perché dorsalmente, quindi il tetto, si può ingrandire molto a formare il cervelletto, molto sviluppato in uccelli e mammiferi.
Pavimento è sempre midollo allungato.
Mesencefalo: ha un tetto molto importante evolutivamente perché qua c'è la coordinazione degli stimoli in tutti i vertebrati tranne uccelli e
mammiferi. Fino ai rettili, il principale punto di elaborazione degli stimoli sensitivi è il tetto del mesencefalo. In uccelli e mammiferi questo centro si
sposta nella corteccia cerebrale del telencefalo. Il tetto del mesencefalo nei mammiferi forma dei tubercoli. Il tegmento è sede nei nuclei (ammasso
di corpi cellulari posti nel SNC) dei nervi cranici.
Diencefalo: ha una porzione dorsale detta epitalamo e una ventrale detta ipotalamo che presentano particolari strutture. Nel diencefalo si
riconoscono anche le pareti dette talami. Nel talamo si riconosce una parte dorsale, dove passano fibre sensitive, mentre in quella ventrale passano le
fibre motorie. Le abenule sono la porzione più dorsale del talamo, connessa agli stimoli sensitivi olfattori. Ipotalamo importante perché forma la
neuroipofisi, una ghiandola importante.
Nell'ipotalamo troviamo:
- il chiasmo ottico -> zona importante perché qua passano le fibre che arrivano dall'occhio, le fibre del nervo ottico;
- neuroipofisi -> ghiandola endocrina, che controlla la stragrande maggioranza delle funzioni.
Nell'epitalamo sono presenti:
- gli organi parietali posteriore (diventa l'epifisi che regola il ciclo giorno-notte) e anteriore, che sono estroflessioni mediane;
- plesso coroideo del 3° ventricolo, che produce il liquido cefalorachidiano.
Dall'occhio fuoriescono le fibre nervose sensitive che passano dal chiasmo ottico, ovvero il pavimento del diencefalo; qui queste fibre si incrociano.
Nel chiasma ottico ho solo fibre nervose che passano, queste possono incrociarsi completamente, quindi quelle che arrivano dall'occhio destro vanno a
sinaptare nel talamo sinistro e viceversa. In uccelli e mammiferi alcune di queste fibre non si incrociano ma rimangono nel loro lato. Questo fatto
permette la sovrapposizione del campo visivo e permette di vedere in profondità, perché siamo in grado di sovrapporre i due campi visivi.
Telencefalo: ultima vescicola, presenta il 1° e 2° ventricolo. Presenta due bulbi olfattori, associati all'elaborazione degli stimoli olfattori. La parte
dorsale forma gli emisferi cerebrali, ovvero quella parte che andrà a formare la corteccia, ma non in tutti i vertebrati. Il pavimento va a formare il
subpallio. Nei mammiferi e uccelli il telencefalo dorsale prolifera e dà origine alla corteccia cerebrale, in cui la sostanza grigia è talmente sviluppata
che ha coperto la parte bianca. Nella corteccia c'è l'elaborazione della risposta.
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