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LA TASSONOMIA
definì la tassonomia come un sistema gerarchico, formato da
gruppi entro gruppi. Ogni particolare gruppo è un’unità tassonomica e il livello a
cui è collocato è una categoria. Il Dominio è la categoria di livello più elevato,
seguendo il regno, il phylum, la classe, l’ordine, la famiglia, il genere e infine la
specie. La Specie è infatti un insieme di organismi aventi caratteristiche simili e in
grado di Riprodursi.
Nel secolo successivo il concetto di evoluzione di Darwin porto nuove modifiche
alla sistematica tradizione. Differenze o similitudini tra organismi cominciarono
a essere considerate come il risultato della loro storia evolutiva. In quest’ottica
un genere non è altro che un insieme di specie; l’insieme di genere è detta
famiglia.
Successivamente nel 1969 propose uno schema dove tutti gli
organismi sono suddivisi in 5 regni collegati tra loro. I principi di tale schema
sono:
o ORGANIZZAZIONE CELLULARE: Regno delle MORENE comprende gli
organismi procarioti.
o MONO o PLURICELLULARITA: Regno di Protisti comprende organismi
eucarioti monocellulari o comunque
costituiti da un’aggregazione di cellule
non differenti tra loro
o MODALITA DI NUTRIZIONE
Così, immersi nel citoplasma troviamo tutti gli altri organuli cellulari, che
svolgono altre funzioni utili alla vita della cellula e dell’intero organismo. La
cellula eucariotica, quindi, è più grande, più efficiente, più complessa. I
Procarioti, invece, tutti unicellulari, hanno
un’organizzazione cellulare è più semplice in
virtù dell’assenza di organuli cellulari oltre
i ribosomi, e il DNA immerso nel citoplasma da
cui non è separato.
Il ciclo litico consiste nell’iniezione da parte del virus del proprio corredo
genetico all’interno dell’ospite. Ciò è possibile grazie alle “zampette” proteiche
di cui il fago dispone e che gli permettono l’aggancio alla cellula. Una volta
all’interno, il genoma del viene replicato in modo da essere un doppio filamento
(sempre che non lo fosse già in partenza) e va a costituire un plasmide, ovvero
una molecola di DNA circolare. Nel caso in cui il genoma del virus sia ad RNA,
esso verrà retrotrascritto a DNA a doppio filamento, che rappresenta la forma
più stabile in cui il genoma del fago litico può trovarsi nell’ospite: in caso
contrario gli enzimi in grado di digerire gli acidi nucleici (nucleasi) saranno in
grado di eliminare il virus più facilmente. Il plasmide virale viene quindi replicato
ma soprattutto trascritto e tradotto automaticamente dall’ospite, in quanto gli
apparati trascrizionale e traduzionale non sono in grado di discriminare il proprio
genoma da quello virale. Il genoma virale contiene i geni che codificano per le
proteine che costituiscono i virus stesso, le quali verrano sintetizzate e
successivamente assemblate fra loro nella maniera corretta. In seguito i capsidi
neosintetizzati incorporano al loro interno una singola copia del genoma virale,
replicatosi sempre nella cellula. Una volta che i virus completi raggiungono un
certo numero la cellula ospite subisce una lisi, cioè le sue pareti si rompono
liberando una grande quantità di virus, ora virioni, all’esterno, pronti ad infettare
le cellule vicine.
Il ciclo lisogeno, invece, differisce dal precedente in quanto il genoma virale non
resta separato da quello dell’ospite ma è in grado di integrarsi al suo interno,
mediante l’interazione con particolari sequenze genetiche che ne permettono
inserzione. Il genoma virale in questa forma prende il nome di profago, e viene
replicato insieme al resto del corredo genetico dell’ospite, risultando “invisibile”
ad esso. In questo modo ogni cellula figlia della cellula originariamente infettata
presenta il profago, il quale rimane in questa condizione di inattività fino a
quando stimoli esterni non ne possono determinare l’uscita (escissione), alla
quale segue la lisi della cellula con un meccanismo del tutto analogo a quello del
ciclo litico.