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I MICROGANISMI

Con il termine microrganismi si fa riferimento ad esseri viventi piccolissimi


(nell'ordine del milionesimo di metro), generalmente unicellulari, cioè formati da
una sola cellula, ma con alcune caratteristiche comuni a tutti gli altri esseri
viventi più complessi. La Branca delle Scienza che Studia la classificazione di essi
viene Chiamata TASSONOMIA.

LA TASSONOMIA
definì la tassonomia come un sistema gerarchico, formato da
gruppi entro gruppi. Ogni particolare gruppo è un’unità tassonomica e il livello a
cui è collocato è una categoria. Il Dominio è la categoria di livello più elevato,
seguendo il regno, il phylum, la classe, l’ordine, la famiglia, il genere e infine la
specie. La Specie è infatti un insieme di organismi aventi caratteristiche simili e in
grado di Riprodursi.
Nel secolo successivo il concetto di evoluzione di Darwin porto nuove modifiche
alla sistematica tradizione. Differenze o similitudini tra organismi cominciarono
a essere considerate come il risultato della loro storia evolutiva. In quest’ottica
un genere non è altro che un insieme di specie; l’insieme di genere è detta
famiglia.
Successivamente nel 1969 propose uno schema dove tutti gli
organismi sono suddivisi in 5 regni collegati tra loro. I principi di tale schema
sono:
o ORGANIZZAZIONE CELLULARE: Regno delle MORENE comprende gli
organismi procarioti.
o MONO o PLURICELLULARITA: Regno di Protisti comprende organismi
eucarioti monocellulari o comunque
costituiti da un’aggregazione di cellule
non differenti tra loro
o MODALITA DI NUTRIZIONE

Successivamente nel 1990


propose un’ulteriore divisione; gli organismi viventi sono suddivisi in tre
Domini. I primi due Organismi, i Bacteria e gli Archaea, comprendono tutti gli
organismi procariotici; mentre il terzo dominio che comprende organismi
costituiti da cellule Eucariotiche è il Eucarya. Il terzo comprende Protisti,
Funghi, Animali e Piante.

L’ORGANIZZAZIONE CELLULARE: CELLULE


PROCARIOTICHE ED EUCARIOTICHE
La cellula è l’unità di base di cui sono costituiti gli organismi viventi. Dai più
semplici, monocellulari, ai più complessi, pluricellulari, siamo tutti composti
da un insieme di cellule. Le cellule non sono tutte uguali, svolgono funzioni
diverse e presentano caratteristiche specifiche in base al loro “mestiere”.
Un insieme di cellule che svolge la stessa funzione costituisce un tessuto; un
insieme di tessuti compone un organo e gli organi fanno funzionare come un
meccanismo (quasi) perfetto l’organismo vivente. Questa è l’organizzazione
fisica degli organismi appartenenti al Dominio Eucarioti (Animali,
Piante, Funghi, Protisti e Cromisti) che rappresentano un passo evolutivo
successivo rispetto al progetto base , quello degli
organismi Procarioti (Batteri).

Tra la cellula eucariote e procariote la differenza che salta subito all’occhio è


la dimensione, che va da 0,1 a 10 micron per i primi e da 10 a 100 micron per i
secondi, che quindi già anticipa con le maggiori dimensioni la aumentata
complessità.

La seconda differenza tra cellula eucariote e procariote ma sicuramente la più


importante, è la presenza negli Eucarioti della membrana nucleare, che tiene
nettamente separato il materiale genetico, il DNA, dal resto della cellula, il
citoplasma formando quindi un nucleo ben definito.

Così, immersi nel citoplasma troviamo tutti gli altri organuli cellulari, che
svolgono altre funzioni utili alla vita della cellula e dell’intero organismo. La
cellula eucariotica, quindi, è più grande, più efficiente, più complessa. I
Procarioti, invece, tutti unicellulari, hanno
un’organizzazione cellulare è più semplice in
virtù dell’assenza di organuli cellulari oltre
i ribosomi, e il DNA immerso nel citoplasma da
cui non è separato.

Tale semplicità fa supporre che la cellula


procariotica sia stata la prima forma di vita a
comparire sulla Terra, nel Precambriano
inferiore, circa 3 miliardi di anni fa. Come si sia arrivati da questa condizione alla
cellula eucariotica, ce lo suggerisce la teoria attualmente più accreditata – la
teoria endosimbiontica– Teoria secondo la quale la cellula eucariota
deriverebbe da una simbiosi, avvenuta nel corso dell'evoluzione, tra piccole
cellule procariote provviste di plastidi e una cellula più grande che le avrebbe
inglobate per fagocitosi, stabilendo un rapporto di cooperazione.
I VIRUS
Un virus è un parassita intracellulare obbligato, cioè capace di vivere e riprodursi
solo all'interno di cellule viventi. Si tratta, infatti, dell'entità biologica più diffusa
sulla Terra. I virus non sono in grado di effettuare in autonomia nessun processo
metabolico: contengono solo parte dell'informazione genetica necessaria per
la loro moltiplicazione. Il loro acido nucleico - il DNA o l'RNA virale - codifica solo
le proteine strutturali (che costituiscono il rivestimento del virus) e
alcuni enzimi necessari per la replicazione del materiale genetico. Tutte le altre
funzioni (sintesi proteica, produzione di energia ecc.) sono fornite dalla cellula
infettata.

CLASSIFICAZIONE DEI VIRUS


I virus sono microrganismi acellulari, poiché privo delle tipiche strutture cellulari;
per questo motivo, non possono riprodursi da soli e per replicarsi devono
invadere una cellula vivente e sfruttare intermedi metabolici, enzimi e organelli
di quest'ultima.
La struttura elementare di un virus è semplice: la particella infettiva è composta
da un core interno, contenente il genoma virale (cioè RNA o DNA), racchiuso da
un rivestimento proteico, detto capside.

CICLO LITICO E CICLO LISOGENO


I virus si replicano con due principali meccanismi alternativi: il ciclo litico e il ciclo
lisogeno. Entrambi porteranno alla lisi della cellula ospite, ovvero alla sua
degradazione, ma con modalità e tempistiche diverse.

Il ciclo litico consiste nell’iniezione da parte del virus del proprio corredo
genetico all’interno dell’ospite. Ciò è possibile grazie alle “zampette” proteiche
di cui il fago dispone e che gli permettono l’aggancio alla cellula. Una volta
all’interno, il genoma del viene replicato in modo da essere un doppio filamento
(sempre che non lo fosse già in partenza) e va a costituire un plasmide, ovvero
una molecola di DNA circolare. Nel caso in cui il genoma del virus sia ad RNA,
esso verrà retrotrascritto a DNA a doppio filamento, che rappresenta la forma
più stabile in cui il genoma del fago litico può trovarsi nell’ospite: in caso
contrario gli enzimi in grado di digerire gli acidi nucleici (nucleasi) saranno in
grado di eliminare il virus più facilmente. Il plasmide virale viene quindi replicato
ma soprattutto trascritto e tradotto automaticamente dall’ospite, in quanto gli
apparati trascrizionale e traduzionale non sono in grado di discriminare il proprio
genoma da quello virale. Il genoma virale contiene i geni che codificano per le
proteine che costituiscono i virus stesso, le quali verrano sintetizzate e
successivamente assemblate fra loro nella maniera corretta. In seguito i capsidi
neosintetizzati incorporano al loro interno una singola copia del genoma virale,
replicatosi sempre nella cellula. Una volta che i virus completi raggiungono un
certo numero la cellula ospite subisce una lisi, cioè le sue pareti si rompono
liberando una grande quantità di virus, ora virioni, all’esterno, pronti ad infettare
le cellule vicine.

Il ciclo lisogeno, invece, differisce dal precedente in quanto il genoma virale non
resta separato da quello dell’ospite ma è in grado di integrarsi al suo interno,
mediante l’interazione con particolari sequenze genetiche che ne permettono
inserzione. Il genoma virale in questa forma prende il nome di profago, e viene
replicato insieme al resto del corredo genetico dell’ospite, risultando “invisibile”
ad esso. In questo modo ogni cellula figlia della cellula originariamente infettata
presenta il profago, il quale rimane in questa condizione di inattività fino a
quando stimoli esterni non ne possono determinare l’uscita (escissione), alla
quale segue la lisi della cellula con un meccanismo del tutto analogo a quello del
ciclo litico.

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