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LA CELLULA BATTERICA

LA CELLULA BATTERICA
I Batteri (singolare batterio) sono microrganismi unicellulari, procarioti, (in precedenza chiamati
anche schizomiceti) di dimensioni di solito dell'ordine di pochi micrometri, ma che possono variare
da circa 0,2 m dei micoplasmi fino a 30 m di alcune spirochete. Secondo il sistema tassonomico
proposto da Robert Whittaker nel 1969, insieme alle cosiddette "alghe azzurre" o "cianoficee" (oggi
pi correttamente chiamate cianobatteri) costituiscono il regno delle monere. La pi recente
classificazione (1990) proposta da Carl Woese riconosce tre domini: Bacteria, Archaea ed Eukarya
(comprendente tutti gli eucarioti, sia monocellulari che pluricellulari).
I procarioti si distinguono in due gruppi principali: archeobatteri ed eubatteri. I primi vivono spesso
in situazioni di temperatura e pH molto inospitali, ma hanno caratteristiche (metaboliche, genetiche,
strutturali) simili agli eucarioti. Gli eubatteri comprendono la maggior parte dei restanti batteri;
alcuni gruppi sono i micoplasmi, le rickettsie, gli attinomiceti, le spirochete, gli pseudomonadi, e gli
azotofissatori.
Fra loro si distinguono per forma in
Bacilli: a bastoncino
Cocchi: a sfera; se si dispongono a coppia si chiamano diplococchi, a catena si chiamano
streptococchi, a grappolo si chiamano stafilococchi.
Spirilli: a spirale
Vibrioni: a virgola
Spirochete: con pi curve
Unaltra importante suddivisione quella che li raggruppa secondo l'optimum di temperatura alla
quale possono crescere. Per questa suddivisione si hanno, tre sottoclassi:
batteri criofili o psicrofili
batteri mesofili
batteri termofili
I batteri posseggono una parete cellulare, che una struttura caratteristica della cellula procariotica,
al di sotto della parete presente la membrana cellulare: su di essa si trovano quasi tutti gli enzimi
che svolgono le reazioni metaboliche. Il DNA si trova in una zona chiamata nucleoide e non
separato del citoplasma da alcuma membrana nucleare, che invece presente nelle cellule
eucariotiche; nel citoplasma si trovano anche piccole molecole circolari di DNA chiamate plasmidi.
Posseggono organi di locomozione: fimbrie o uno o pi flagelli. La parete cellulare pu essere
rivestita esternamente da una capsula, formata di regola da polisaccaridi secreti dai batteri stessi.
Nel caso di Bacillus anthracis, la capsula composta da polipeptidi dell'acido D-glutammico. La
presenza di capsula conferisce alle colonie batteriche un aspetto "liscio" o "mucoide", mentre quelle
prive di capsula manifestano un aspetto "rugoso". La funzione della capsula quella di proteggere
meccanicamente la cellula procariotica dall'ambiente esterno.

COLORAZIONE DI GRAM
Per procedere all'identificazione di un batterio, si usano le seguenti metodologie: riconoscimento a
microscopio ottico od elettronico, colorazione di Gram, analisi della morfologia della colonia,
mobilit, capacit a produrre spore, acido-resistenza e esigenza di condizioni aerobiche o
anaerobiche per la crescita; altre prove di natura biochimica, quali la valutazione della capacit del
microrganismo di metabolizzare particolari terreni (con conseguente generazione di acidi e/o gas),
di produrre particolari enzimi (p. es. catalasi, fosfatasi), oppure di ridurre od ossidare determinati
componenti.
La colorazione di Gram una delle metodologie pi utilizzate e si basa sulla distinzione delle
caratteristiche della parete: una struttura con pi peptoglicani si colora e di conseguenza si dice che
il batterio Gram positivo; una minor presenza di peptoglicani contraddistingue i Gram negativi.

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COMPOSIZIONE CHIMICA
il componente prioritario della cellula batterica l'acqua, che rappresenta l'80% della massa
cellulare ed il solvente in cui si disperdono le varie componenti, organiche (lipidi, proteine,
polisaccaridi e acidi nucleici) ed inorganiche (minerali come sodio, zinco, fosforo, ferro, calcio e
zolfo.).

LARCHITETTURA DELLA CELLULA PROCARIOTICA


NUCLEO
il batterio una cellula procariotica e come tale si distingue da quella eucariotica (tipica dell'uomo,
ma anche di piante, animali e funghi), innanzitutto per l'assenza di una membrana nucleare.
All'interno della cellula batterica avremmo quindi un singolo cromosoma, immerso direttamente nel
citoplasma e contenente DNA avvolto in una struttura circolare superspiralizzata. Di solito questo
DNA in stretta associazione con particolari regioni della membrana plasmatica (MESOSOMI),
dove risiedono gli enzimi per la replicazione batterica e per la produzione di energia (fosforilazione
ossidativa).

RIBOSOMI BATTERICI
all'interno delle cellule batteriche troviamo i ribosomi, pi piccoli di quelli eucariotici e con diversa
struttura e costante di sedimentazione [70s nei batteri (subunit maggiore 50s, minore 30s) e 80s
negli eucarioti (subunit maggiore 70s, minore 40s)]. Sono costituiti da proteine ed RNA, formatosi
a partire dal DNA cromosomico tramite il processo di trascrizione.
Le differenze che separano i ribosomi batterici da quelli umani (ricordiamo che il ribosoma
l'organello cellulare deputato alla sintesi proteica) ha permesso lo sviluppo di farmaci selettivi,
capaci di inibire la sintesi proteica batterica senza interferire con quella umana.

MEMBRANA CELLULARE O CITOPLASMATICA


La membrana cellulare ha una struttura a mosaico fluido come quella degli eucarioti, tuttavia
priva di steroli. Fanno eccezione i micoplasmi, che incorporano gli steroli nella membrana quando
si sviluppano in terreni che li contengono. Le principali funzioni della membrana sono: barriera
semipermeabile, piattaforma di supporto per enzimi della catena respiratoria e delle biosintesi di
fosfolipidi di membrana, di polimeri della parete e del DNA.
Le membrane cellulari batteriche formano sempre introflessioni o mesosomi, di cui se ne
distinguono due tipi: mesosomi settali, che intervengono nella formazione del setto durante la
divisione cellulare; mesosomi laterali, che costituiscono una piattaforma sulla quale si associano
proteine cellulari, quali gli enzimi della catena respiratoria (svolgendo una funzione analoga a
liberata dall'idrolisi di adenosintrifosfato (ATP) per trasportare zuccheri, aminoacidi, vitamine e
piccoli peptidi. Le proteine di trasporto sono dette transporters o permeasi e sono responsabili della
diffusione facilitata [tipo canale o tipo carrier (uniporto)], del trasporto attivo primario, del trasporto
attivo secondario (tipo simporto o antiporto) e del trasporto con fosforilazione del substrato
(fosfotransferasi). Circa la met delle proteine di trasporto dei batteri appartengono al sistema di
trasporto attivo primario ABC (ATPase Binding Cassette) e al sistema di diffusione
facilitata/trasporto attivo secondario MFS (major facilitator superfamily). Le permeasi batteriche
sono generalmente inducibili, per cui la densit delle proteine di trasporto nella membrana
regolata dalla concentrazione del soluto nel mezzo e dalle necessit metaboliche della cellula.
Il trasporto dal citoplasma allo spazio extracitoplasmatico comprende due sistemi di efflusso noti,
entrambi presenti nella membrana citoplasmatica: sistema antiporto H+/farmaci e proteine della
famiglia ABC.

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Le ABC permeasi trasportano sia piccole molecole che macromolecole in risposta alla idrolisi di
ATP. Questo sistema di trasporto composto da due proteine integrali di membrana con sei
segmenti transmembranosi, due proteine periferiche associate sul versante citoplasmatico, che
legano idrolizzano l'ATP, e un proteina o lipoproteina recettoriale periplasmica (vedi sotto) che lega
il substrato. Le ABC permeasi pi studiate comprendono il sistema di trasporto del maltosio di
Escherichia coli e quello dell'istidina di Salmonella typhimurium. Dal momento che i batteri grampositivi sono privi della membrana esterna, il recettore, una volta secreto, si perderebbe
nell'ambiente extracellulare. Di conseguenza, questi recettori risultano legati alla superficie esterna
della membrana citoplasmatica mediante ancore lipidiche. Poich di frequente i batteri vivono in
mezzi dove la concentrazione di nutrienti bassa, le proteine ABC permettono alla cellula di
concentrare i nutrienti nel citoplasma contro il gradiente di concentrazione.
La superfamiglia MFS (detta anche famiglia uniporto-simporto-antiporto) comprende proteine di
trasporto composte da una sola catena polipeptidica che possiede 12 o 14 potenziali segmenti
transmembranosi ad alfa elica. interessata alla diffusione facilitata e al trasporto attivo secondario
(simporto o antiporto) di piccoli soluti in risposta a gradienti ionici chemiostitici (principalmente
gradienti di H+ o Na+): zuccheri semplici, oligosaccaridi, inositoli, aminoacidi, nucleosidi, esteri
organici del fosfato, metaboliti del ciclo di Krebs, farmaci e una gran variet di anioni e cationi
organici.
MEMBRANA PLASMATICA: la membrana plasmatica del batterio molto simile a quella eucariotica, anche se pi
sottile; possiamo riconoscervi innanzitutto il tipico doppio strato fosfolipidico, in cui sono immerse glicoproteine e
glicolipidi. Anche le funzioni sono analoghe, dal momento che la membrana plasmatica batterica regola gli scambi con
l'ambiente. Al suo esterno ritroviamo una struttura caratteristica, la parete batterica. E' molto importante sottolineare, a
tal proposito, che i batteri GRAM + possiedono solamente la membrana plasmatica e la parete cellulare, mentre nei
GRAM - presente un ulteriore struttura, chiamata membrana esterna.

PARETE CELLULARE
La parete cellulare presenta una struttura notevolmente diversa a seconda che si tratti di batteri
gram-positivi o gram-negativi, anche se il peptidoglicano costituisce la sostanza universalmente
presente nella parete cellulare dei batteri. Nei batteri gram-negativi lo strato di peptidoglicano
piuttosto sottile, con uno spessore di circa 50-100 . La maggioranza dei batteri gram-positivi ha
invece una parete cellulare relativamente spessa (circa 200-800 ), in cui al peptidoglicano sono
covalentemente legati altri polimeri, quali acidi teicoici, polisaccaridi e peptidoglicolipidi.
Esternamente al peptidoglicano i batteri gram-negativi hanno una membrana esterna di spessore di
circa 75-100 .
Il peptidoglicano, detto anche mucopeptide o mureina, composto da un peptide complesso
formato da un polimero di aminoglucidi e peptidi. Nei batteri gram-positivi, disposto in molteplici
strati, tanto da rappresentare dal 50% al 90% del materiale della parete cellulare, mentre nei gramnegativi vi sono uno o al massimo due strati di peptidoglicano, che costituiscono il 5%-20% della
parete.
Il peptidoglicano un polimero composto da: una catena principale, identica in tutte le specie
batteriche, formata da subunit disaccaridiche di N-acetilglucosamina e da acido N-acetilmuramico,
unite da legami Beta, 1-4; catene laterali di un identico tetrapeptide, legato all'acido Nacetilmuramico; di solito, una serie di ponti peptidici trasversali, che uniscono i tetrapeptidi di
polimeri adiacenti. I tetrapeptidi dei polimeri adiacenti possono essere legati, invece che da ponti
peptidici, da legami diretti tra la D-alanina di un tetrapeptide e la L-lisina o l'acido diaminopimelico
del tetrapeptide adiacente. Le catene tetrapeptidiche laterali e i ponti trasversali variano a seconda
della specie batterica.
Il peptidoglicano dei batteri gram-positivi legato a molecole accessorie, come acidi teicoici, acidi
teucuronici, polifosfati o carboidrati. La maggior parte dei batteri gram-positivi contiene
considerevoli quantit di acidi teicoici, fino al 50% del peso umido della parete. Si tratta di polimeri
idrosolubili, formati da ribitolo o glicerolo, uniti da legami fosfodiesterici. Il ribitolo e il glicerolo
possono legare residui glucidici, come glucosio, galattosio o N-acetilglucosamina, e di solito D-

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alanina, in genere legata in posizione 2 o 3 del glicerolo oppure 3 o 4 del ribitolo. Gli acidi teicoici
rappresentano i principali antigeni di superficie dei batteri gram-positivi che li contengono.
La parete dei batteri gram-negativi notevolmente pi complessa, in quanto esternamente allo
strato di peptidoglicano presente la membrana esterna; le due strutture sono legate dalla
lipoproteina.
La componente proteica della lipoproteina unita con legame peptidico ai residui di DAPA (acido
diaminopimelico) delle catene laterali tetrapeptidiche del peptoglicano, mentre la componente
lipidica fissata con legame covalente alla membrana esterna, del cui foglietto interno una
componente importante.
La membrana esterna ha la struttura tipica delle membrane biologiche. Gran parte del foglietto
fosfolipidico esterno composto da molecole di lipopolisaccaride (LPS), o endotossina dei batteri
gram-negativi, formato da un lipide complesso, chiamato lipide A, a cui unito un polisaccaride
composto da una parte centrale e da una serie terminale di unit ripetute. Il lipide A formato da
una catena di disaccaridi della glucosamina, uniti da ponti di pirofosfato, a cui sono legati numerosi
acidi grassi a catena lunga, fra cui l'acido beta-idrossimiristico (C14), sempre presente
caratteristico di questo lipide.
La parte centrale del polisaccaride costante in tutte le specie batteriche gram-negative, mentre le
unit ripetute sono specie-specifiche e sono costituite di solito da trisaccaridi lineari oppure da
tetrasaccaridi o pentasaccaridi ramificati. Il polisaccaride costituisce l'antigene O di superficie e la
specificit antigenica dovuta alle unit ripetute terminali. La tossicit del LPS invece dovuta al
lipide A.
Fra le principali proteine della membrana esterna, le pi abbondanti sono le porine. Le porine sono
proteine transmembranose, organizzate in triplette, beta a ciascuna subunit formata da 16 domini
in conformazione disposizione antiparallela che danno origine ad una struttura cilindrica cava. Il
canale consente la diffusione di molecole idrofile di p.m. < 600-700 Da (fosfati, disaccaridi,ecc.),
mentre le molecole idrofobe (compresi alcuni antibiotici beta-lattamici, come ampicillina e
cefalosporine) possono attraversare la componente lipidica della membrana esterna.
Altre proteine della membrana esterna permettono la diffusione facilitata di numerose sostanze,
quali maltosio, vitamina B12, nucleosidi e complessi ferro-carboniosi, mentre non sembra siano
presenti sistemi di trasporto attivo.
Oltre alle proteine di trasporto,sono presenti recettori per la coniugazione batterica, per i fagi e le
colicine (il recettore per il fago T6 e la colicina k anche implicato nel trasporto dei nucleosidi).
Tra la membrana interna e quella esterna compreso lo spazio periplasmico, parzialmente occupato dal peptoglicano
con la sua porosit. In questo spazio sono presenti le proteine periplasmiche: binding-proteins, che specificamente
legano zuccheri, aminoacidi e ioni, coinvolte nell'attivit recettoriale e di trasporto; enzimi, come le betalattamasi,
codificate dai plasmidi. Lo spazio periplasmico pi spesso nei gram-negativi e pi sottile nei gram-positivi.

MEMBRANA ESTERNA
tipica ed esclusiva dei GRAM -, si associa alla parete batterica mediante lipoproteine. Essa
formata da due foglietti, di cui:
il pi interno di natura fosfolipidica,
mentre l'esterno costituito da una molecola liposaccaridica ripetuta, il cosiddetto LPS (o
lipopolisaccaride).
Il lipopolisaccaride LPS a sua volta suddivisibile in tre strati:
quello pi interno, di natura lipidica, chiamato LIPIDE A; uguale per tutti i batteri GRAM - e ne
costituisce la componente tossica (ENDOTOSSINA); proprio al lipide A sono quindi riconducibili
molti dei classici sintomi clinici di un'infezione da GRAM-, tra i quali la febbre senza dubbio il
disturbo pi comune.
La parte centrale, di natura polisaccaridica, chiamata C (o core) ed uguale per tutti i batteri.
La parte esterna chiamata ANTIGENE O, sempre di natura polisaccaridica, ma diversa da
batterio a batterio.

LA CELLULA BATTERICA

Nella membrana esterna si riconoscono anche piccolissime proteine, chiamate porine, che regolano
l'assunzione di nutrienti, ma anche di altre sostanze, come gli stessi antibiotici (si oppongono al loro
ingresso).
RISPETTO ALLA CELLULA EUCARIOTICA: oltre alle differenze gi elencate, le cellule
batteriche sono prive di alcune strutture complesse tipiche degli eucarioti (reticolo endoplasmatico,
mitocondri, apparato del Golgi, cloroplasti, centrioli e fuso mitotico).
FLAGELLO o ciglia: un organo di locomozione tipico dei batteri a forma cilindrica (bacilli).
A seconda del numero e della posizione di questi flagelli, i batteri si dividono in:
MONOTRICHI

PERITRICHI

LOFOTRICHI

ANFITRICHI

I flagelli - la cui lunghezza compresa tra i 5 ed i 10 micrometri - hanno una struttura filamentosa e
sono costituiti da subunit proteiche elicoidali contenenti flagellina (una proteina). Proprio grazie a
queste proteine, che differeiscono da batterio a batterio per costituzione amminoacidica, i flagelli
rappresentano degli organi di riconoscimento per il sistema immunitario umano (costituiscono il
cosiddetto ANTIGENE H).
In ciascun flagello si possono riconoscere tre parti:
il filamento, che la porzione sporgente
un gancio, tramite il quale si attacca alla membrana plasmatica
un corpo basale, che funge da ancoraggio alla membrana
All'interno del corpo basale viene generata l'energia necessaria a far muovere il flagello in senso
antiorario od orario. Nel primo caso - considerando che l'elica formata dalla flagellina ha un
andamento sinistrorso - si genera un movimento propulsivo attivo ("swimming", chemotassi
positivo), mentre quando il flagello si muove in senso orario si ha un movimento improduttivo.
L'orientamento dei movimenti influenzato dagli stimoli captati dai recettori posti sulla superficie
del batterio; se questi avvertono la presenza di nutrienti, si genera un movimento propulsivo attivo;
viceversa, se il segnale captato nocivo (ad esempio per la presenza di sostanze antibatteriche), si
ha chemotassi negativa ed il batterio si allontana.
La mobilit attiva, conferita alla cellula dalla presenza di flagelli, pu anche favorire la penetrazione
dei patogeni nell'organismo.
PILI O FIMBRIE: molto pi piccoli dei flaggelli (hanno dimensioni di 0,2 - 2 micrometri), sono
costituiti da una ripetizione di subunit proteiche formanti una struttura elicoidale. Appaiono come
appendici filamentose, non hanno funzione di movimento e sono pi frequenti nelle specie GRAM
negative, sia mobili che immobili.
Le proteine che li compongono sono chiamate piline, mentre quelle che ne caratterizzano l'estremit
prendono il nome di adesine; quest'ultime consentono al batterio di aderire meglio alle superfici,
come ad esempio le mucose dell'organismo umano.
Vi sono poi dei tipi particolari di fimbrie, dette FIMBRIE F (F come Fertilit), prive di adesine e
coinvolte nel processo di coniugazione.
Riassumendo, quindi, esistono pili sessuali e pili con propriet adesive.
CAPSULA: involucro molto voluminoso costituito essenzialmente da acqua e mucopolisaccaridi,
che gli conferiscono una certa vischiosit. Favorisce l'adesione del batterio a determinate superfici o
ad altri batteri (agevolando la formazione di colonie); ricopre anche un'importante funzione
antifagocitaria e protettiva nei confronti di sostanze antibatteriche, come lo stesso lisozima.

LA CELLULA BATTERICA

Spessore, densit e aderenza della capsula alla parete cellulare variano da specie a specie.
STRATO CRISTALLINO: o strato S; costituito da proteine e polimeri di varia natura, che si
legano tra loro in maniera ordinata. Ha una funzione protettiva e favorisce l'aggregazione batterica e
l'adesione alle superfici mucose.
SPORA: tipica di molti batteri, soprattutto di quelli appartenenti al genere bacillus o clostridium.
Quando una cellula batterica entra in una fase di latenza metabolica per la mancanza di condizioni
idonee alla vita (carenza di nutrienti, temperature eccessivamente alte o basse ecc.), circonda il
proprio DNA con una serie di strutture protettive (corteccia, mantello ed esosporio) e lo espelle.
Grazie a questa sorta di guscio estremamente resistente la spora pu sopravvivere a condizioni
ambientali particolarmente sfavorevoli (come la cottura degli alimenti) e riattivarsi - con un
processo chiamato germinazione - non appena queste tornano idonee alla vita.
Il processo di sporazione (cio di formazione della spora) dura dalle sei alle dieci ore ed mediato
da attivazioni genetiche in risposta ai mutamenti ambientali; per germinare, invece, la spora
impiega mediamente una o due ore.

METABOLISMO BATTERICO

METABOLISMO BATTERICO
Nei batteri non fotosintetici, l'ATP viene prodotto da reazioni di ossido-riduzione.
Vi sono due meccanismi generali per la formazione di ATP negli organismi non fotosintetici: la
respirazione, in cui il substrato organico o inorganico ossidato completamente (nel caso di
composti del carbonio, es.glucosio, l'ossidazione completa produce CO2 e H2O) e gli elettroni sono
trasportati attraverso una catena di trasporto di elettroni (catena respiratoria) fino all'accettore finale,
che ossigeno, nella respirazione aerobia, o un substrato diverso (NO 3-, SO4=, CO2, fumarato), in
caso di respirazione anaerobica; la fermentazione, in cui il substrato organico ossidato
parzialmente e l'accettore finale di elettroni un composto organico, senza che vi sia l'intervento di
una catena di trasporto di elettroni. I processi di fermentazione prendono il nome dal prodotto finale
(f. lattica, alcolica, butirrica, propionica, ecc.).
Nella catena respiratoria, i portatori di elettroni sono ancorati nella membrana cellulare, in modo
tale che il passaggio di elettroni sia seguito dal trasferimento di protoni (H+) dal citoplasma
all'esterno. Poich la membrana impermeabile ai protoni, questo fenomeno determina un gradiente
di protoni. L'energia del gradiente di protoni pu essere utilizzata in diversi processi, quali la
generazione di ATP (modello chemio-osmotico di formazione dell'ATP) o il trasporto di soluti.
L'ATP si forma quando gli H+ diffondono nella cellula attraverso le ATP sintasi, il passaggio dei
protoni attraverso queste proteine determina la conversione enzimatica di ADP e Pi in ATP.
L' E. coli uno dei batteri pi studiati. Gli studi hanno dimostrato che E. coli pu utilizzare diversi
enzimi nella catena respiratoria, a seconda delle condizioni ambientali, in particolare della presenza
o meno di ossigeno, e del tipo di substrato presente in caso di condizioni anaerobie.
In condizioni aerobie, E. coli sintetizza due distinte citocromo-ossidasi (citocromossidasi o e d),
mentre in condizioni anaerobie pu utilizzare nella catena respiratoria almeno cinque ossidoriduttasi
terminali, che impiegano come accettori terminali di elettroni nitrato, dimetil-sulfossido (DMSO),
trimetilamina-N-ossido (TMAO), o fumarato.
Nella catena respiratoria, un pool di chinoni (ubichinone o menachinone) accoppia l'ossidazione di
NADH ad opera della NADH-deidrogenasi alla riduzione dell'accettore terminale di elettroni da
parte delle ossidoreduttasi terminali.
La citocromossidasi o l'enzima prevalente in condizioni ricche di ossigeno, ma con il diminuire
della concentrazione di O2 i livelli della citocromossidasi o si riducono, mentre quelli della
citocromossiadasi d aumentano. In condizioni povere di ossigeno, la sintesi degli enzimi della
respirazione anaerobia permette di utilizzare accettori di elettroni diversi da O2, consentendo alla
cellula procariota di mantenere il pi efficiente metabolismo respiratorio in luogo del metabolismo
fermentativo.
La sintesi delle ossidoreduttasi anaerobie nitrato-dipendente, nel senso che il nitrato l'accettore
di elettroni preferenziale, per cui quando, in condizioni anaerobiotiche, la sua concentrazione
elevata, la sintesi della nitrato-reduttasi elevata mentre quella degli altri enzimi (DMSO/TMAOreduttasi e fumarato-reduttasi) rimane bassa. Soltanto quando il nitrato deficitario, la sintesi delle
altre ossidoreduttasi aumenta. Questo tipo di regolazione degli enzimi della catena respiratoria
permette di utilizzare al meglio lo spazio disponibile sulla membrana cellulare.
In assenza dei substrati alternativi delle ossidoreduttasi, la cellula utilizza la fermentazione.
In presenza di nitrato e in condizioni di anaerobiosi, la nitrato-reduttasi respiratoria (Nar) costituisce
circa il 50% delle proteine della membrana cellulare di E. coli, mentre la formato-deidrogenasi ne
rappresenta il 10% circa. Quindi, sebbene diversi donatori possano fornire elettroni alla Nar (es.,
NADH-deidrogenasi, succinato-deidrogenasi, lattato-deidrogenasi) il sistema formato-nitrato
reduttasi riveste una grande importanza fisiologica nelle suddette condizioni ambientali. Nar
composta da tre subunit proteiche: subunit catalitica NarG, che riduce il nitrato; subunit NarH,
che contiene un centro [3Fe-4S] e tre centri [4Fe-4S] e trasferisce gli elettroni tra le altre due
subunit; subunit NarI, che grazie ai suoi cinque domini transmembranosi ancora le altre due
subunit alla membrana, inoltre contiene un citocromo b ed ossida i chinoni (ubichinone o

METABOLISMO BATTERICO

menachinone), liberando due protoni nello spazio periplasmico. Gli elettroni sono trasferiti dai
chinoni a NarI, quindi attraverso i centri Fe-S di NarH a NarG.
In E. coli sono presenti due isoenzimi Nar, NarA e NarZ. Il primo isoenzima inducibile ed
espresso in condizioni di anaerobiosi e in presenza di nitrato; si ritiene che sia responsabile del
90% dell'attivit nitrato-reduttasica. Il secondo isoenzima presente costitutivamente e mostra una
modesta induzione da parte del nitrato. Il ruolo fisiologico della NarZ quello di assicurare un
rapido adattamento agli improvvisi passaggi dall'aerobiosi alla anaerobiosi, in attesa che la sintesi di
NarA raggiunga livelli sufficienti.
La Nar dei batteri intestinali responsabile della nitrosazione delle amine alchiliche ed aromatiche a
causa della sua debole capacit di generare NO. La formazione dei nitroso-composti una delle
possibili cause del cancro gastrico.

SINTESI DEL PEPTIDOGLICANO


La sintesi della parete cellulare nei batteri gram-positivi si sviluppa in 3 stadi, che si svolgono in
distinti compartimenti cellulari: citoplasma, membrane cellulare e parete cellulare.
La sintesi dei precursori della parete cellulare inizia nel citoplasma e porta alla formazione
dell'UDP-AM-pentapeptide nucleotide di Park (UDP-MurNAc-L-Ala-D-iGlu-L-Lys-D-Ala-D-Ala).
Inizialmente si verifica l'attacco dell'acetil-glucosamina all'UDP e quindi la conversione ad acido
UDP-muramico per condensazione con fosfoenolpiruvato e riduzione. Gli aminoacidi del
pentapeptide vengono aggiunti singolarmente, con l'intervento di uno specifico enzima per ciascun
amminoacido.
Il nucleotide di Parker trasferito su di un lipide della membrana cellulare, in seguito al legame
fosfodiestere con un undecaprenil-pirofosfato a spese dell'UDP, cos da formare il lipide I (C55-PPMurNAc-L-Ala-D-isoGlu-L-Lys-D-Ala-D-Ala). Dopo un'ulteriore modificazione che comporta
l'aggiunta di un disaccaride per interazione con UDP-GlcNAc, cos da generare il lipide II [C55-PPMurNAc(-L-Ala-D-isoGlu-L-Lys(Gly5)-D-Ala-D-Ala)1-4-GlcNAc],
il
precursore
del
peptoglicano, ancorato al lipide, traslocato alla superficie extracitoplasmatica della membrana
cellulare.
Quindi il precursore del peptoglicano incorporato nella parete cellulare, attraverso reazioni di
transpeptidazione e transglicosilazione, con il contemporaneo distacco dal carrier lipidico.
L'assemblaggio della parete cellulare catalizzato dagli enzimi PBP (penicillin binding proteins),
localizzati nella membrana citoplasmatica. Si distinguono due gruppi di PBP, a basso e ad alto peso
molecolare (HMW), enzimi bifunzionali comprendenti la classe A e quella B, che differiscono per i
domini N-terminali.
Le PBP HMW di classe A promuovono sia la polimerizzazione del glicano dai precursori
disaccaridici (successive addizioni delle unit glicopeptidiche MurNAc(-L-Ala-D-isoGlu-L-Lys-DAla-D-Ala)-GlcNAc a C55-PP-MurNAc(-L-Ala-D-isoGlu-L-Lys-D-Ala-D-Ala)-GlcNAc) sia la
transpeptidazione (cross-linking) dei peptici della parete. Questultima reazione consiste nella
rimozione proteolitica della D-Ala alla estremit C-terminale del pentapeptide e nella formazione di
un nuovo legame ammidico tra l'aminogruppo del peptide trasversale (crossbridge) e il gruppo
carbonilico della D-Ala in posizione 4. Questa reazione il bersaglio degli antibiotici beta-lattamici
che mimano la struttura della D-alanil-D-alanina. Dopo la reazione proteolitica, gli antibiotici betalattamici continuano ad occupare il residuo serinico del sito attivo delle PBP, inibendole.

LA COLTIVAZIONE DEI BATTERI

LA COLTIVAZIONE DEI BATTERI


La riproduzione batterica avviene in due fasi distinte:
incremento delle dimensioni del batterio, che sintetizza e sviluppa le varie strutture cellulari;
divisione della cellula madre per originare due cellule figlie.
La crescita della popolazione batterica segue un andamento caratteristico, che la rende suddivisibile
in quattro fasi:
DI LATENZA: i batteri sintetizzano le sostanze necessarie per prepararsi alla divisione e non
aumentano di numero; la sua durata varia da specie a specie ed in relazione alle condizioni
ambientali.
DI CRESCITA ESPONENZIALE: ogni 10 - 60 minuti il numero di batteri raddoppia (sviluppo
logaritmico).
FASE STAZIONARIA: scarseggiano le sostanze nutritive ed il numero di nuove cellule equivale al
numero di batteri morti.
MORTE: il drastico calo di nutrienti porta alla morte di un numero di batteri superiore rispetto a
quello delle cellule ancora in grado di riprodursi.

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GENETICA BATTERICA

GENETICA E MECCANISMI DI TRASFERIMENTO


DELL'INFORMAZIONE GENETICA
L'evoluzione della specie umana garantita dalla meiosi delle cellule germinali e dalla loro
successiva unione (fecondazione). In questo modo, le nuove generazioni ereditano met del
patrimonio genetico dal padre e met dalla madre.
Dal momento che i batteri si riproducono in maniera asessuata, per semplice scissione binaria, la
loro evoluzione garantita da due meccanismi principali: quello delle mutazioni e quello delle
ricombinazioni.
MUTAZIONI: evento casuale che si manifesta con alterazioni e sostituzioni a livello delle sequenze
nucleotidiche che compongono il genoma batterico.
RICOMBINAZIONI: derivano da meccanismi di trasferimento genico: un batterio donatore
trasferisce delle sequenze mucleotidiche al batterio ricevente, che le integra nel proprio genoma
secondo un meccanismo di RICOMBINAZIONE OMOLOGA. Tutto ci porta all'acquisizione di
nuovi caratteri, come la capsula, la capacit di produrre particolari tossine, fattori di resistenza agli
antibiotici ecc..
Nel batterio il genoma contenuto nell'unico cromosoma e talvolta anche in ambienti
extracromosomiali, detti PLASMIDI, che hanno la stessa struttura superspiralizzata, ma un
diametro minore. I plasmidi sono dotati di replicazione autonoma e possono codificare, ad esempio,
per tossine, pili, adesine, batteriocine o fattori di resistenza; alcuni plasmidi possono anche
integrarsi nel genoma batterico e successivamente tornare indipendenti; in questi casi vengono detti
EPISOMI. In generale, quindi, nei plasmidi ritroviamo l'informazione genetica di caratteri ausiliari,
non indispensabili alla sopravvivenza del batterio.
Alcuni plasmidi hanno un ristretto spettro di potenziali ospiti, mentre altri pi largo (ci significa
che possono essere trasferiti a batteri diversi).
Per trasferire il materiale genetico, quindi plasmidi o sequenze genomiche, i batteri hanno elaborato
tre diversi meccanismi, chiamati: trasformazione, coniugazione e trasduzione. A questi, pu esserne
aggiunto un quarto, chiamato TRASPOSIZIONE, tramite cui si ha trasferimento di materiale
genetico da una zona all'altra del cromosoma, o dal plasmide al cromosoma, all'interno dello stesso
batterio.
TRASFORMAZIONE

CONIUGAZIONE

TRASDUZIONE

Passaggio di frammenti di Trasferimento genico attraverso il Il trasferimento mediato da


DNA libero, originati dalla contatto fisico tra due batteri, di cui il un virus dei batteri chiamato
lisi batterica, ad un batterio donatore denominato F+ (fertilit batteriofago.
ricevente.
positivo) e possiede un pilo di
coniugazione, mentre il ricevente F-.
TRASFORMAZIONE: il processo di trasformazione pu essere suddiviso in tappe distinte:
1) legame tra DNA e cellula
2) ingresso del DNA nella cellula
3) ricombinazione del DNA libero che entra nel batterio ricevente
4) espressione fenotipica
Un DNA per essere trasformante dev'essere:
1) a doppia elica
2) con peso molecolare superiore a 106 Dalton
3) avere un'elevata analogia col DNA della cellula ricevente

GENETICA BATTERICA

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La cellula ricettrice, da parte sua, dev'essere in uno stato fisiologico chiamato di competenza. Una
cellula competente quando al termine della sua crescita esponenziale o logaritmica; in questa
fase, infatti, la sintesi proteica massima e vengono espressi fattori di competenza (proteine che
permettono al DNA di entrare).
CONIUGAZIONE: consiste nel trasferimento diretto di materiale genetico tramite contatto fisico
tra due cellule batteriche.
Alcuni batteri contengono un plasmide, detto fattore F, che codifica per delle proteine che formano
il pilo di coniugazione. Questo plasmide, dotato di replicazione autonoma, possiede dei geni che gli
consentono di replicarsi e trasferirsi da un batterio F+ all'altro (F-).
Fasi della coniugazione: un batterio F+ incontra un batterio F- e si forma un ponte di unione. A
questo punto il plasmide comincia a replicarsi con un meccanismo detto rolling circle (in direzione
5' - 3'), durante il quale una delle due emieliche passa attraverso il pilo. Alla fine della replicazione
e del trasferimento, abbiamo due F+, poich il primo mantiene la copia del plasmide, mentre l'Friceve la seconda emielica, che poi si duplica e forma il plasmide.
A volte (raramente) in una cellula F+ il plasmide pu integrarsi nel cromosoma. Le nuove cellule
dove il plasmide integrato prendono il nome di HFR (alta frequenza di ricombinazione). In queste
cellule il plasmide integrato trasmette al cromosoma le sue caratteristiche, come quella di trasferirsi
da un batterio A ad un batterio B; quindi i geni del primo possono combinarsi con quelli del
secondo.
Se mettiamo un batterio HFR a contatto con un F- si forma il ponte di coniugazione, che invia un
segnale di trasferimento genico per il quale una nucleasi taglia un'elica, il cromosoma inizia a
replicarsi con un meccanismo a rolling circle, e la copia passa nella cellula F a partire dal punto di
taglio.
Il passaggio dell'intero cromosoma dura circa 90', ma il ponte di coniugazione fragile e spesso si
rompe prima che il trasferimento si completi, quindi passa solo la testa del plasmide ed alcuni geni
ad essa vicini; la parte terminale, invece, contenente il fattore F, non passa. Di conseguenza, la
cellula F- non diventa HFR e nemmeno F+, ma acquisisce solo alcuni dei caratteri del batterio
donatore.
Il DNA donatore pu ricombinarsi con il cromosoma della cellula ricevente conferendo al batterio
nuovi caratteri genetici. Altre volte il DNA pu essere degradato e non si ha nessun cambiamento.
Oltre ai fattori F esistono anche i cosiddetti fattori R (che portano la resistenza agli antibiotici); sono
sempre plasmidi che contengono le sequenze dei fattori F, ai quali ne sono associati altri per la
resistenza agli antibiotici. Vi sono poi fattori COL, che codificano per proteine chiamate colicine o
batteriocine, cio sostanze ad azione battericida, con le quali il batterio si difende ed attacca le altre
cellule per occupare le sedi di colonizzazione.
Vi sono anche fattori ENT, che codificano per enterotossine e che sono tipici di alcuni stipiti di
Escherichia Coli (normalmente presenti nell'organismo), capaci di produrre enterotossine attive
sulla mucosa dell'intestino tenue.
I pili sessuali sono tipici ed unici dei GRAM -, per la coniugazione avviene anche nei GRAM +, i
quali possiedono plasmidi che sintetizzano particolari proteine, che - secrete all'esterno - portano
all'aggregazione fra batteri F+ ed altri F- (senza ricorrere al pilo che non c'). La coniugazione
comunque un evento raro.
TRASDUZIONE: trasferimento genico mediato da un virus batteriofago lambda, visibile
solamente al microscopio elettronico.
1a tappa) Le fimbrie del batteriofago si legano alla parete del batterio, grazie a degli antirecettori
che riconoscono specifici siti di adesione sulla parete cellulare.
2a tappa) La piastra aderisce alla parete del batterio. Viene liberato un enzima, detto lisozima, che
va a ledere il peptidoglicano che costituisce la parete batterica.
3a tappa) La coda si contrae ed il DNA del virus viene spinto all'interno del DNA batterico.

GENETICA BATTERICA

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A questo punto il DNA virale pu seguire due vie, una prima chiamata ciclo litico ed una seconda
detta ciclo lisogeno.
CICLO LITICO: il DNA si replica, vengono sintetizzati RNA e proteine virali; queste ultime si
uniscono fra loro (si assemblano) per formare nuovi virus, nella cui testa si inserisce il genoma
virale neoformato. Ogni batterio infettato da virus si trasforma cos in una fabbrica di nuove unit
virali. Al termine del processo, il batterio va incontro a lisi e a liberazione dei virus, che vanno poi
ad infettare altri batteri.
CICLO LISOGENO: quando il virus infetta il batterio il suo DNA va ad integrarsi nel DNA
batterico.
I fagi che hanno un ciclo lisogeno vengono chiamati virus temperati, perch il loro DNA si integra
nel cromosoma batterico e come esso si comporta; di conseguenza, viene trasferito alle nuove
generazioni senza determinare alcun danno per il batterio. Questo stato di quiescenza pu essere
tuttavia spezzato da stimoli opportuni (raggi UV, stress ecc.); in queste situazioni il DNA virale si
pu staccare (excidere), passando dal ciclo lisogeno a quello litico.
Il fago lambda, che pu dare sia cicli di tipo litico che cicli di tipo lisogeno, d vita a due tipi di
trasduzione; una chiamata generalizzata, che avviene in seguito ad un ciclo litico, e una seconda,
detta specializzata, che si manifesta nel passaggio dal ciclo lisogeno a quello litico.
TRASDUZIONE GENERALIZZATA: durante il ciclo litico nella testa del virus possono essere
incorporati frammenti di DNA batterico. Si forma una popolazione mista con fagi che contengono i
geni virali di origine, e fagi con DNA batterico; questi ultimi possono poi inoculare i geni batterici
in un nuovo batterio, cos, il DNA inoculato si fonde con quello batterico. Questo tipo di
trasduzione si definisce generalizzata perch qualsiasi gene del batterio donatore pu essere
trasferito al batterio ricevente.
TRASDUZIONE SPECIALIZZATA: il DNA virale integrato nel ciclo lisogeno prende il nome di
PROVIRUS. Quando dal ciclo lisogeno si passa a quello litico, questo frammento di DNA donatore
si spezza. Alcune volte (evento raro) il distacco non avviene negli stessi siti in cui si saldato, ma
in zone leggermente sfalsate; tale frammento, pertanto, avr perso una porzione di DNA virale ed
acquisito alcune sequenze di DNA batterico. Si formano cos nuovi virus che nella testa portano
DNA ibrido e che, infettando nuovi batteri, trasferiscono determinati e specifici geni batterici (da
cui specializzata).

GENETICA BATTERICA

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Esiste un meccanismo chiamato conversione lisogenica, dove il DNA virale integrato nel DNA
batterico (che tendenzialmente silente) pu esporre alcune proteine, che in genere sono delle
tossine. Esistono in natura tossine batteriche dovute all'espressione di geni virali.
TRASPOSIZIONE: sia il cromosoma batterico che i plasmidi contengono degli elementi chiamati
trasponibili, che sono cio in grado di spostarsi (traslocazione) da una regione all'altra del genoma,
oppure dal plasmide al genoma, oppure da un plasmide all'altro all'interno della stessa cellula
batterica. In genere, quando un elemento trasponibile si sposta, una determinata sequenza rimane sia
nel sito di origine, sia in quello dov' stata asportata. Esistono diversi tipi di elementi trasponibili:
-sequenze di inserzione: contengono un gene che codifica per un enzima che favorisce la
trasposizione (traspotasi).
-trasposoni: pi complessi delle precedenti, alle due estremit 3' e 5' contengono due sequenze IS
(di inserzione) e all'interno geni per la resistenza agli antibiotici (tetraciclina, penicillina,
cloramfenicolo...)
-elementi invertibili: sono simili ai trasposoni ma mantengono la capacit di invertire i trasposoni.
Multiresistenza agli antibiotici: meccanismi che avvengono frequentemente negli ospedali e a
livello intestinale. Un batterio, attraverso la coniugazione, trasmette la resistenza ad un batterio, gi
resistente ad un altro antibiotico, su doppio plasmide. Il nuovo batterio con doppia resistenza va
incontro a trasposizione, cio la doppia resistenza si integra all'interno dello stesso plasmide e
trasmette la caratteristica ad altri batteri.

LE TOSSINE BATTERICHE

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LE TOSSINE BATTERICHE
Le tossine batteriche, molecole nocive prodotte dai batteri, si suddividono in due grandi gruppi,
quello delle ENDOTOSSINE e quello delle ESOTOSSINE.
Le endotossine sono componenti strutturali del batterio, tipiche ed esclusive dei batteri GRAM
negativi; sono costituite dal lipide A (lo strato interno del liposaccaride LPS, che a sua volta
costituisce la porzione pi esterna della membrana che riveste la parete cellulare). Vengono liberate
alla morte del batterio e sotto questo aspetto sono pi pericolose rispetto alle esotossine.
Le esotossine non sono componenti strutturali, ma semplicemente delle sostanze rilasciate
all'esterno dal batterio; esse vengono prodotte sia dai GRAM + che dai GRAM -, ma sono tipiche
ed esclusive di ogni batterio (al contrario delle endotossine). Di conseguenza, ogni esotossina
responsabile di un effetto sintomatologico diverso e sostiene la specificit del quadro morboso.
ESOTOSSINE

ENDOTOSSINE

Natura proteica, quindi idrosolubili


Termolabili (si distruggono con il calore)
Denaturabili, se trattate con sostanze
chimiche adeguate, come gli acidi
Prodotte sia dai GRAM + che dai GRAM Stimolano il nostro organismo a produrre
anticorpi specifici (sono ottimi antigeni)

Natura lipidica
Termostabili (molto resistenti alle alte T)
Pi resistenti
Tipiche ed esclusive dei GRAM Non stimolano la produzione di anticorpi e non
sono detossificabili (sono pessimi antigeni).

Le ANATOSSINE sono esotossine che hanno perso la propria tossicit, ma hanno mantenuto la
caratteristica di antigene; di conseguenza, tali sostanze sono in grado di stimolare la produzione di
anticorpi senza arrecare danno all'organismo (alcuni vaccini).
ESOTOSSINE: vengono espulse all'esterno dal batterio e possono diffondere nell'ospite; ad
esempio, il Clostridium tetani rimane confinato nella sede di infezione e da qui libera tossine che
raggiungono il sistema nervoso centrale attraverso il circolo ematico.
Le esotossine possono essere monomeriche, dimeriche o multimeriche; la maggior parte sono di
tipo dimerico e come tali costituite da un peptide A, che la parte tossica, ed un peptide B, che
funge da recettore per la cellula bersaglio. Queste due subunit sono legate da un ponte di solfuro,
che si spezza non appena la subunit B si lega al recettore cellulare, permettendo, cos, l'ingresso
nella cellula della subunit A.
In base al meccanismo d'azione, specifico per determinati organi o strutture corporee, si distinguono
esotossine citolitiche, ciliostatiche, neurotrope, enterotossiche, pantrope e superantigeni.
CITOLITICHE: o emolisine; formano dei canali nella membrana plasmatica, attraverso i quali la
cellule perde acqua e sali, fino a morire per lisi osmotica. Ne un esempio lo stafilococco aureus,
responsabile di affezioni cutanee (acne, foruncoli ecc.) e tossinfezioni alimentari; esso produce
diverse tossine, tra cui una detta alfa dotata di attivit citolitica.
CILIOSTATICHE: agiscono sugli epiteli ciliati delle mucose, bloccandone il movimento e
facilitando la colonizzazione batterica; tipica la tossina della pertosse.
NEUROTROPE: tipici esempi sono dati dalla tossina botulinica e da quella tetanica; la prima agisce
sul sistema nervoso periferico, a livello della giunzione neuromuscolare, inibendo il rilascio di
acetilcolina con conseguente morte per paralisi flaccida (ne basta un grammo per uccidere 10
milioni di persone, vedi anche botulino). L'esotossina tetanica, invece, agisce sul sistema nervoso
centrale, a livello delle sinapsi, dove blocca la liberazione di neurotrasmettitori inibitori
dell'impulso nervoso; di conseguenza, si ha morte dell'ospite per paralisi spastica.

LE TOSSINE BATTERICHE

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ENTEROTOSSICHE o enteropatogene: causano tipicamente vomito e diarrea. Un tipico esempio


dato dall'esotossina del colera, che agisce soprattutto a livello dell'intestino tenue, attivando un
enzima chiamato adenilato ciclasi e portando ad una sovrapproduzione e all'accumulo di AMP
ciclico. Di conseguenza si alterano gli scambi idrici ed elettrolitici della cellula, fino alla morte
dell'individuo per severa disidratazione.
PANTROPE: inibiscono le sintesi proteiche; ne un esempio la tossina difterica.
SUPERANTIGENI: sconvolgono il meccanismo protettivo del sistema immunitario, generando una
risposta infiammatoria esagerata, con iperproduzione di citochine pro-infiammatorie e comparsa di
febbre, ipercatabolismo proteico, fino allo shock emodinamico.
ENDOTTOSSINE: sono costituite dal lipide A, che quando viene liberato in grandi quantit dopo la
morte dei batteri, produce una serie di sintomi negativi, primo fra tutti il rialzo termico (si dice che
le endotossine possiedono un'elevata pirogenicit). Tali sintomi sono mediati dal rilascio di sostanze
con potente azione infiammatoria (come certe prostaglandine e l'interleuchina-1) Si ha poi
un'attivazione dei meccanismi che portano alla coagulazione del sangue e ad una vasodilatazione
periferica, con aumento della permeabilit capillare (formazione di edemi e possibile shock
ipodinamico nelle persone gi sofferenti di pressione bassa). Nonostante ci, si ritiene che piccole
dosi di endotossine esplichino attivit parzialmente o interamente benefiche per l'ospite, poich
stimolano positivamente la funzionalit del sistema immunitario. In effetti, i batteri GRAM presenti nel nostro intestino liberano continuamente piccole quantit di endottosine.
Le endotossine sono estremamente resistenti al calore ed agli agenti fisici; per questo sono frequenti
contaminanti ambientali.

FARMACI ANTIBATTERICI

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FARMACI ANTIBATTERICI
Gli antibiotici sono sostanze elaborate da organismi viventi o prodotte in laboratorio, capaci di
determinare la morte dei batteri o di impedirne la crescita.
DIFFERENZA TRA ANTIBIOTICI E CHEMIOTERAPICI: entrambi sono farmaci antibatterici.
La differenza, allorigine, si basava sul fatto che i chemioterapici sono farmaci di sintesi, mentre gli
antibiotici hanno unorigine naturale; questi ultimi provengono, ad esempio, dal metabolismo di
miceti (muffe) o da quello di determinati batteri (streptomiceti).
Gli antibiotici rappresentano una categoria farmaceutica in costante evoluzione, per cui molte
molecole naturali sono state modificate chimicamente ottenendo nuovi farmaci, detti di semisintesi.
A seconda degli effetti sul microrganismo, gli antibatterici si dividono in:
ANTIBIOTICI BATTERIOSTATICI: bloccano la crescita del batterio, agevolandone
l'eliminazione da parte dellorganismo.
ANTIBIOTICI BATTERICIDI: che determinano la morte del batterio.
Molte volte l'attivit batteriostatica o battericida dipende dal dosaggio di assunzione.
BATTERICIDIBATTERIOSTATICI Sulla base dello spettro dazione si parla di:
Aminoglicosidi Acido
fusidico ANTIBIOTICI AD AMPIO SPETTRO: attivi nei confronti
Betalattamine Amfenicoli
sia dei batteri gram positivi, sia di quelli gram negativi.
Chinoloni
Dapsone
Cicloserina
Etambutolo
ANTIBIOTICI A SPETTRO RISTRETTO: agiscono solo su
CotrimossazoloLincosamidi
determinati batteri.
Daptomicina Macrolidi
Fosfomicina Nitrofurani
CONCETTO DI SINERGISMO: due antibiotici aumentano
Glicopeptidi Novobiocina
la propria attivit quando vengono utilizzati insieme; essi,
Isoniazide
Solfoni
infatti, agiscono su due bersagli differenti. Il primo, ad
Nitroimidazoli Sulfamidici
esempio, inibisce la sintesi proteica, mentre il secondo quella
Pirazinamide Tetracicline
degli acidi nucleici.
Polipeptidi
Rifamicine
CONCETTO DI ANTAGONISMO: lattivit di due
Streptogramine
antibiotici si influenza reciprocamente, come quando
agiscono entrambi sullo stesso bersaglio biologico.
Le combinazioni di pi antibiotici possono essere utilizzate per il trattamento di infezioni
polimicrobiche, per prevenire la comparsa di microrganismi resistenti, oppure per ottenere un
effetto sinergico. Per esempio, si ricorre alla multiterapia nel trattamento dellAIDS e per i
microrganismi che presentano frequenti mutazioni.

Chemioterapici
Sono farmaci che agiscono come antimetaboliti e competono per il substrato con lenzima che
catalizza una certa reazione.
SULFAMIDICI: agiscono inibendo la sintesi dei folati, substrati indispensabili per la formazione
di nucleotidi ed amminoacidi. Luomo assume i folati attraverso la dieta, mentre i batteri li
sintetizzano a partire da precursori (in quanto la parete batterica impermeabile a queste sostanze).
Grazie a tale presupposto i sulfamidici risultano tossici per il batterio, ma non per luomo. Lunico
microbo che sfugge allazione di questi antibiotici lenterococco intestinale, che riesce ad
assorbire lacido folico dal chilo enterico.
I sulfamidici hanno una struttura analoga allacido para-ammino benzoico (un substrato necessario
per la sintesi batterica di folati) e competono con esso per il relativo enzima (al quale si legano
sequestrandolo).
TRIMETHOPRIM: chemioterapico estremamente diffuso. Inibisce la produzione batterica di

FARMACI ANTIBATTERICI

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folati, ma, nella serie di passaggi biochimici che portano alla loro sintesi, agisce ad un livello
differente rispetto ai sulfamidici.
CHINOLONI: chemioterapici derivati dallacido nalidixico. Agiscono inibendo la topoisomerasi
II; questa proteina, nota anche come girasi, formata da 2 subunit, A e B, che permettono lo
srotolamento ed il riavvolgimento del DNA batterico. La sub unit A taglia il DNA in siti specifici,
mentre la B agisce nella cosiddetta spiralizzazione negativa (deavvolgimento del DNA). I chinoloni
agiscono inibendo la subunit A della girasi e con essa la replicazione del DNA batterico (la
novobiacina invece attiva sulla subunit B e pu pertanto avere unazione sinergica con i
chinoloni).

CATEGORIE DI ANTIBIOTICI
Gli antibiotici si possono distinguere sulla base del loro bersaglio biologico, quindi sulla capacit
di:
1. inibire la sintesi della parete cellulare (penicilline e cefalosporine)
2. disgregare la struttura lipidica della parete cellulare (polimixine)
3. inibire la sintesi proteica agendo sulla sub unit minore (30s) del ribosoma (come la
tetraciclina e gli aminoglicosidi, tra cui la gentamicina) o su quella maggiore (50s), come il
cloramfenicolo ed i macrolidi.
4. inibire la sintesi di acidi nucleici agendo sulla duplicazione del DNA (novobiocina) o sulla
sua trascrizione in RNA (rifamicine).
SINTESI DELLA PARETE CELLULARE: inizia nel citoplasma; mano a mano che si formano, i
vari monomeri di peptidoglicano vengono traslocati attraverso la membrana plasmatica e assemblati
sulla parete. Nel citoplasma sono prodotti i monomeri di NAM (acido Acetil Muranico) legati a 5
amminoacidi (di cui gli ultimi due sono delle D-alanine), che, legandosi ai monomeri di NAG (Nacetilgucosammina), daranno origine alle varie molecole di peptidoglicano. Sulla membrana
plasmatica esiste un lipide di trasporto fosforilato, chiamato undecaprenolo. Questo carrier si lega al
NAM e lo trasporta attraverso la membrana; durante tale passaggio il NAM si lega al NAG. Il
dimero viene quindi trasportato fino al punto di crescita a livello della parete, dove si libera dal
trasportatore e contribuisce alla sintesi della parete.
Molti antibiotici bloccano la sintesi della parete batterica agendo su una di queste tre tappe. La
cicloserina, ad esempio, attiva a livello citoplasmatico, dove impedisce lassemblaggio del
pentapeptide NAM (blocca la conversione della L-alanina in D-alanina).
La vancomicina impedisce invece il rilascio del dimero NAG-NAM dall'undecaprenolo.
Le cefalosporine e le penicilline impediscono la formazione di legami trasversali tra il terzo ed il
quarto amminoacido delle due catene parallele di peptidoglicano. Le cefalosporine, infatti, hanno
struttura simile al dimero della D-alanina.
L'enzima transpeptidasi stacca il 5 aminoacido dopo essersi legato al dimero D-Alanina + Dalanina; lenergia liberata da questa reazione viene utilizzata per creare il legame tra il terzo
amminoacido di una catena ed il quarto di quella parallela.
Cefalosporine e penicillina si legano proprio a questa transpeptidasi, impedendo la formazione di
legami trasversali.
Nella formazione della struttura tridimensionale del peptidoglicano intervengono anche altre
proteine chiamate PBP (penicillum binding protein). La penicillina agisce in prima istanza inibendo
la transpeptidasi; inoltre, questa sua azione inibente porta all'attivazione di altri enzimi, chiamati
autoisine, che conducono al degrado della parete cellulare (il batterio muore per lisi osmotica).

FARMACI ANTIBATTERICI

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Resistenza alla penicillina


La penicillina ha una struttura biciclica formata da due anelli, un anello A ed un anello B.
Questultimo, detto beta lattonico, proprio anche delle cefalosporine e rappresenta la parte
funzionale della molecola (se degradato entrambi i farmaci perdono di efficacia). I batteri resistenti
a questi due antibiotici producono degli enzimi chiamati B lattamasi che degradano l'anello B
lattonico.
Il secondo anello che costituisce la molecola di penicillina (A) chiamato tiazolidinico. Questo
anello espone un radicale che pu essere condensato con un gruppo amminico oppure con altri
radicali. In questa posizione possono quindi essere aggiunti altri gruppi chimici, dando origine ad
antibiotici noti come penicilline semisintetiche.
Una delle prime penicilline semisintetiche stata la cosiddetta penicillina G o benzilpenicillina,
ottenuta facendo crescere il micete Penicillium Chrysogenum in presenza di acido fenilacetico.
In generale, le prime penicilline, compresa la G, erano attive solo sui GRAM positivi e sensibili alle
B lattamasi. Da qui la necessit di elaborare altre penicilline ad ampio spettro (attive sia sui GRAM
+ che sui GRAM -) e resistenti alle B lattamasi. Le pi comuni tra queste sono lampicillina (ad
ampio spettro), loxacillina (resistente alle B lattamasi) e il mecillinam (sia ad ampio spettro, sia
resistente alle B lattamsi).
Rispetto alla penicillina, le cefalosporine hanno uno spettro dazione pi ampio; sono inoltre pi
resistenti alle B lattamasi.
ANTBIOTICI CHE AGISCONO SULLA SINTESI DI DNA ED RNA
Novobiocina: attiva sui GRAM positivi, si lega alla subunit B della girasi.
Rifamicina: inibitore della sintesi di DNA: prodotta da un batterio (Nocardia mediterranea) e
blocca le RNA polimerasi batteriche senza interferire con l'attivit di quelle umane.
ANTIBIOTICI CHE INIBISCONO LE SINTESI PROTEICHE
I ribosomi batterici sono diversi da quelli degli eucarioti e sono costituiti da due sub unit (50s e 30
s) sulle quali possono andare ad agire antibiotici diversi.
-Antibiotici attivi sulla sub unit 30s
Tetracicline: batteriostatici ad ampio spettro che impediscono lattacco del primo RNA transfer,
che nei batteri spesso codifica per la metionina.
Aminoglicosidici: il capostipite la streptomicina, mentre quelli di uso pi comune sono la
neomicina e la gentamacina.
Questi farmaci si legano in modo irreversibile alla sub unit 30s, bloccando la sintesi proteica.
-Antibiotici attivi sulla sub unit 50s
Macrolidi: il pi utilizzati sono leritromicina ed il cloramfenicolo: entrambi attivi sia sui GRAM
positivi che sui GRAM negativi. Il cloramfenicolo, in particolare, devessere utilizzato sotto
controllo medico, per i possibili effetti tossici dovuti soprattutto a meccanismi di inibizione della
funzionalit del midollo osseo.
ANTIBIOTICI CHE AGISCONO SULLA MEMBRANA ESTERNA DEI GRAM
NEGATIVI
Polimixine: sono selettive perch particolarmente affini al lipopolissacaride LPS presente sulla
membrana batterica esterna dei GRAM I batteri possono sviluppare una certa resistenza ai farmaci per la comparsa di mutazioni spontanee
o per lacquisizione di un plasmide durante i meccanismi di trasferimento genico.
I ceppi microbici resistenti possono:
produrre enzimi che modificano il farmaco (ad esempio le B lattamasi);
modificare la struttura su cui agisce il farmaco;
utilizzare una linea metabolica diversa da quella inibita;

FARMACI ANTIBATTERICI

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modificare la permeabilit cellulare, impedendo il passaggio o l'adesione della molecola con azione
antibiotica.
Il GENE R, che trasmette la resistenza agli antibiotici, si trova nei plasmidi ed in particolare nei
TRASPOSONI (quindi il trasposone pu trovarsi nel plasmide ma anche integrato nel cromosoma
del batterio resistente). Per approfondire vedi l'articolo dedicato: "meccanismi di trasferimento
dell'informazione genetica nei batteri ".

SCELTA DELL'ANTIBIOTICO
Gli antibiotici a largo spettro, che in genere inibiscono le sintesi proteiche, sono senza dubbio quelli
pi efficaci, nonostante presentino il grosso svantaggio di distruggere la normale flora batterica
dellorganismo, solitamente costituita da GRAM -. Da ricordare, inoltre, che di per s lantibiotico
non crea la resistenza (che deriva da mutazioni e trasferimento genico), ma la seleziona. D'altra
parte, la resistenza non un fenomeno di adattamento ad un antibiotico, ma un evento - spontaneo e
trasmissibile - che interessa il patrimonio genetico del batterio.
Per scegliere lantibiotico pi opportuno in ogni situazione occorre isolare il batterio tramite
lutilizzo di opportuni tamponi, biopsie o liquor (deiezioni, liquido cefalorachidiano, espettorato). I
batteri vengono poi fatti replicare in opportuni terreni di coltura; successivamente si saggiano i vari
antibiotici attraverso una metodica chiamata antibiogramma. I batteri vengono quindi spalmati
(termine tecnico piastrati o inoculati) in una piastra petri contenente terreno agarizzato (solido), al
cui interno sono distribuiti dei dischetti di carta assorbente (detta bibula). Ognuno di questi dischetti
imbevuto di uno specifico antibiotico. Dopo 24 ore si valuta la crescita batterica intorno al
dischetto: tanto maggiore il raggio di inibizione e tanto pi quellantibiotico sar efficace.
Esistono due tipi di antibiogrammi, uno diretto ed uno indiretto. Il primo eseguito direttamente sul
materiale patologico e presenta il grosso svantaggio di non essere selettivo (sappiamo che un certo
antibiotico stato pi o meno efficace di un altro nel ridurre la popolazione microbica, ma non
sappiamo quanto attivo nei confronti del singolo patogeno). In quello indiretto, invece, si isola
innanzitutto lagente patologico dal campione e si eseguono le varie prove solamente su di esso.
Per arginare il fenomeno della resistenza agli antibiotici importante anche la collaborazione del
paziente, che deve protrarre la terapia sino al momento stabilito dal medico senza interromperla come spesso succede - ai primi segni di miglioramento.

ANTIBIOGRAMMA

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ANTIBIOGRAMMA
METODI PER DETERMINARE LA SENSIBILITA AGLI AGENTI ANTIMICROBICI
Generalit
Lisolamento e lidentificazione degli agenti patogeni responsabili di manifestazioni cliniche
nelluomo premessa indispensabile per valutare la necessit dellintervento terapeutico: di questi
agenti necessario valutare il numero e la specie.
In caso di infezioni miste le prove di sensibilit vanno eseguite separatamente per ogni specie
microbica: le prove di sensibilit diretta su materiale patologico polimicrobico sono in genere non
valide, anche in relazione al fatto che non noto il numero dei microrganismi viventi presenti,
fattore indispensabile per le prove di sensibilit.
Per la valutazione delle prove in vitro bisogna tenere conto tra laltro:
sede di infezione in relazione alla concentrazione che lagente microbico pu raggiungere in essa;
possibile influenza del pH del mezzo colturale;
presenza di sostanze organiche che possono ridurre lattivit dellagente antimicrobico ed
impedirne la diffusione;
influenza dellagente microbico sui fattori di virulenza;
azione batteriostatica (microstatica nel caso di miceti) o battericida (micocida nel caso di miceti).
I metodi per deteriminare la sensibilit dei microrganismi agli agenti antimicrobici si dividono in
due gruppi: metodi per diluizione e metodi per diffusione.

Metodi per diluizione


Sono in genere migliori per precisione, standardizzazione e riproducibilit; se effettuati con un
ampio numero di diluizioni e numerosi ceppi microbici sono nella maggior parte dei casi utilizzati
per la valutazione di nuovi agenti antimicrobici. Nei metodi per diluizione linterpretazione dei
risultati si ottiene valutando la crescita microbica in terreni di coltura addizionati di concentrazioni
scalari dellagente antimicrobico (a.a.); importante evitare lutilizzo di terreni di coltura che
possono inibire lattivit di alcuni a.a. Lagente antimicrobico utilizzato deve essere sterile,
opportunamente conservato e ad attivit nota. Con i metodi di diluizione possibile infine valutare
lassociazione di due o pi farmaci.
I vantaggi dei metodi per diluizione sono la possibilit di calcolare con precisione la dose minima
inibente, inoltre si pu studiare (nel caso di terreni liquidi) lattivit microbicida.
Gli inconvenienti riguardano soprattutto i terreni liquidi e si riferiscono ad errori di valutazione per
la presenza di eventuali germi contaminanti, di mutanti resistenti alla.a. o allaspecifico
intorbidamento del terreno dovuto a sostanze aggiunte ad esso dalla.a.
Con i metodi di diluizione possibile valutare lazione sinergica, antagonista o nulla
dellassociazione di due o pi a.a.
Tecnica in terreno liquido
Linoculo preparato da una coltura batterica, sviluppata a 35C per 18h, in fase di crescita
logaritmica.
dosare linoculo con metodi spettrofotometrici, con misura della torbidit o con camera
contaglobuli;
diluire la.a. dalla soluzione madre scalarmente (per raddoppio) in contenitori contenenti un ugual
volume di terreno di coltura;
seminare una quantit costante della sospensione microbica in esame (inoculo); il numero dei germi
seminati in genere compreso tra 10^5 10^6 cell/ml finale in modo da ridurre la possibile
presenza di mutanti resistenti;
seminare per controllo il terreno di coltura senza a.a. (controllo di sviluppo del ceppo);
incubare la provetta a temperatura di 35C per 16 20h;

ANTIBIOGRAMMA

21

lettura dei risultati spettrofotometrica o ad occhio nudo valutando lassenza di sviluppo (assenza
di intorbidamento o meglio non aumento delleventuale intorbidamento dovuto allinoculo).
La concentrazione pi bassa di a.a. in grado di inibire la crescita microbica viene definita
Concentrazione Minima Inibente (M.I.C.) e viene espressa in microngrammi/ml o U.I. per ml.
La Concentrazione Minima Battericida (M.B.C.), cio la pi bassa concentrazione in
microngrammi/ml di a.a. che determina la morte del 99,9% dei batteri presenti, si determina
effettuando subcolture in terreno solido o liquido dalle diluizioni in cui vi stata inibizione dello
sviluppo batterico; per la semina si pu utilizzare il centrifugato della coltura inibita. La crescita
nelle subcolture indica che lazione inibente della.a. di natura batteriostatica e non battericida.
I metodi pi usati per determinare in vitro le MIC degli a.a. verso i batteri in terreno liquido si
differenziano in base al tipo di contenitore utilizzato: metodo in provetta (metodo di Ericcson e
Sherris), il volume di terreno liquido pu essere 10 ml, 5 ml, 3 ml, la metodica quella
precedentemente discussa; micrometodo in pozzetti, sostanzialmente identico al metodo delle
diluizioni in provetta, le MIC vengono determinate in microtiter (piastre di plastica o vetro con
micropozzetti scavati allinterno) valutando lintorbidamento o la formazione di sedimento
superiore allinoculo.

Tecnica in terreno solido


Linoculo preparato da una coltura batterica per incubazione a 35C per 16 20h;
dosare linoculo con spettrofotometro o analisi turbidimetrica (MacFarland), allestire un
microtiter nei cui pozzetti vengono distribuiti i ceppi microbici da saggiare;
diluire scalarmente la.a. in provette contenenti terreno nutritivo agarizzato sciolto e portato a
temperatura non inattivante per la.a.
versare in piastre petri il contenuto delle provette;
aspettare la solidificazione della piastra contenente il terreno pi la.a. e far asciugare dai residui
di umidit sulla sua superficie;
seminare per infissione con lausilio di un replicatore a 60 punte i ceppi microbici preparati. Ci
consente lesame contemporaneo di un numero elevato di colture: la semina viene effettuata in tutte
le piastre a partire dal controllo non contenente a.a.;
incubare a 35C per 18h.
La lettura dei risultati si basa sulla presenza di crescita microbica nel punto di inoculo delle punte
del replicatore per i microrganismi resistenti ad una determinata concentrazione di a.a. e assenza di
crescita per i microrganismi sensibili; la correlazione tra ciascun microrganismo inoculato e la
sensibilit alla.a. pu avvenire perch ogni microrganismo identificato con un numero di
riferimento. Si effettua il calcolo della MIC per ogni ceppo microbico verificando lassenza di
crescita nella serie di piastre.

Metodi per diffusione


una prova di sensibilit di un microrganismo verso numerosi agenti antimicrobici (a.a.) su piastre
di terreno solido mediante applicazione, con tecniche differenti, di agenti antimicrobici sul terreno
solido inoculato con il microrganismo da esaminare.
La.a. diffonde radialmente a partire dal punto in cui stato deposto creando un gradiente di
concentrazione; nella zona circolare di agar dove la.a. raggiunge una concentrazione uguale o
superiore alla concentrazione minima inibente (MIC) non si avr crescita microbica ma si former
una zona di inibizione il cui diametro in relazione alla sensibilit del microrganismo alla.a.
Lantibiogramma si pu effettuare applicando sulla superficie della piastra dischetti di carta da filtro
(carta bibula) sterili perfettamente aderenti contenenti concentrazione nota e standard di a.a.; i
chemioantibiotici diffondono in rapporto alla diffusibilit in terreno di coltura.
Per risalire dal diametro dellalone di inibizione alla sensibilit del microrganismo bisogna
relazionare tale valore, attraverso una retta di regressione, ai valori di MIC in microngrammi/ml
ottenuti con il metodo della diluizione in terreno liquido.

ANTIBIOGRAMMA

22

Generalmente questi metodi vengono interpretati qualitativamente per distinguere i ceppi sensibili
dai resistenti.
Nellesecuzione di un antibiogramma per diffusione bisogna prestare attenzione a:
variabili di natura propriamente tecnica (tipo di piastra, qualit del terreno di coltura, applicazione
corretta dellantibiotico, ecc.);
variabili di natura biologica (numero di microrganismi insemenzati, temperatura di incubazione,
tempo di incubazione). Pertanto una perfetta standardizzazione delle metodiche alla base di una
corretta interpretazione dei risultati.
Il metodo standardizzato pi utilizzato quello di Bauer-Kirby; con questa metodica il terreno di
coltura deve rispondere ad alcune propriet come pH e concentrazione ionica adeguati,
concentrazione e spessore uniforme dellagar.
Poich la diffusione dellantibiotico nellagar avviene in relazione alluniformit dello spessore del
terreno nelle piastre la metodica richiede:
piastre piane e disposte su una superficie orizzontale;
concentrazione dellagar di 1,5-2% ;
spessore dellagar di 4 mm calcolato in base alle dimensioni delle piastre e la quantit di terreno
adoperato;
scelta del terreno di coltura adeguato; generalmente si utilizza Mueller Hinton (pH compreso tra
7.2 e 7.4) il quale non interferisce con lattivit dei vari antibiotici. Tuttavia anche uno stesso
terreno di coltura a seconda delle diverse partite pu presentare notevoli differenze nella
concentrazione ionica (il particolare la concentrazione di calcio e magnesio pu interferire con la
grandezza degli aloni di inibizione), nella conducibilit elettrica, ecc. Inoltre da rilevare che
laggiunta di sangue al terreno di coltura pu modificare lattivit di un a.a.
dosaggio dellinoculo, necessario perch la grandezza degli aloni di inibizione in relazione al
numero di microrganismi seminati. Per standardizzare la densit dellinoculo si pu usare un
metodo microscopico opacimetrico (MacFarland) o spettrofotometrico. Linoculo ottenuto da
diluizione della coltura pura deve contenere 10^5 10^6 germi/ml finale;
allestimento dellagar germi mediante:
1. semina dellinoculo nella massa dellagar;
semina dellinoculo sulla superficie della piastra (in questo caso previo esseccamento della piastra
prima della semina);
essiccamento della piastra dopo la semina;
deposizione dei dischetti contenenti gli a.a. sul terreno di coltura asciugato, utilizzando pinze
sterilizzate alla fiamma e successivamente raffreddate. opportuno conservare adeguatamente gli
a.a. onde evitare linattivazione;
permettere una prediffusione della.a. nella massa dellagar a temperatura ambiente, alla quale
non si verifica moltiplicazione batterica;
incubare in un termostato alla temperatura di 5C per un periodo variabile tra 6-8h e 16-20h;
procedere alla lettura della grandezza degli aloni di inibizione utilizzando un calibro adatto e
valutando se allinterno dellalone si notano colonie di sviluppo, indice di germi resistenti;
valutazione degli aloni.
Secondo lN.C.C.L.S. (National Committee for Clinical Laboratory Standards) si stabilito che per
le specie microbiche saggiate con dischetto contenente a.a. (a concentrazione fissa) il diametro
dellalone d inibizione deve rispondere a certi valori al di sotto dei quali il microrganismo viene
considerato resistente, al di sopra dei quali viene considerato sensibile; esiste inoltre una zona
definita intermedia in cui si deve stabilire se il microrganismo sensibile o resistente che per questo
viene definito intermedio.

STAFILOCOCCHI
DEFINIZIONE

forma sferica, riuniti in ammassi irregolari, aspetto di grappolo;


immobili;
capsula;
asporigeni; cmq mostrano notevole resistenza a condizioni ambientali sfavorevoli;
Gram-positivi(+);
Aerobi-anaerobi facoltativi, utilizzano i citocromi in presenza di O2 mentre in ambiente
anaerobio il metabolismo energetico fermentativo.
crescita su normali terreni di coltura; su terreni solidi: colonie di 2-3mm, rotonde, margini
netti, opache e con pigmentazione (aurea S.aureus, bianca S.epidermidis). Sviluppo fra i 10
e 45C (temperatura ideale quella corporea ), pH fra 4 e 9.

INFEZIONI SOSTENUTE DA S.A

cute e tessuti molli foruncoli, favi, impetigine, infezioni di ferite (traumatiche o


chirurgiche), infezioni di zone ustionate;
apparato scheletrico osteomielite;
apparato respiratorio faringite, laringite, bronchite, polmonite;
apparato circolatorio endocardite;
sistema nervoso centrale meningite, ascessi cerebrali ed epidurali;
apparato urogenitale nefrite, infezione delle basse vie urinarie;
batteriemia diffusione ai linfonodi e al sangue (setticemia) con disseminazione estesa;
intossicazione alimentare gastroenterite successiva allingestione di cibi (ex crema,
panna, roast-beef) contaminati da stipiti produttori di enterotossine
Sindrome da shock tossico solo gli stipiti produttori di tossina dello shock tossico (TSST1) e di tossine pirogene (stimolano la produzione di IL-1, TNF, citochine)
Sindrome della cute (pseudo)ustionata negli stipiti produttori di esotossine

STAPHYLOCOCCUS AUREUS
Diffuso in molte specie animali. Luomo continuamente esposto al rischio di infezione
streptococcica, poich la > parte degli individui adulti li ospita sulla cute e al livello del nasofaringe. Lo stato di portatore pu essere: transitorio, continuo(portatore sano), intermittente.
- Gli S.A sono gli agenti + frequenti delle infezioni cutanee (foruncolosi, favi) che iniziano a
livello delle ghiandole sebacee e dei follicoli piliferi; infatti i batteri producono enzimi lipolitici
che consentono leliminazione di alcuni componenti dei lipidi cutanei (sebo) dotati di azione
antimicrobica e dallaltra lutilizzazione come sorgente di energia dei lipidi stessi.
- Alcuni streptococchi produttori di enterotossine sono causa di intossicazioni alimentari quando
contaminano alcuni cibi ricchi di lipidi (panna, crema).
- Staphylococchi sono molto sviluppati in ambiente nosocomiale e presentano in alcune varianti
resistenza agli antibiotici : 1) MRSA (S.A resistente meticillina)
2) MRSE (S.Epidermidis resistente alla meticillina)
La resistenza alla meticillina, presuppone anche una resistenza anche a tutti i lattamici.
STRUTTUTA SUPERFICIALE

S.A provvisto di una capsula (ac. glucosaminoglicano) e si distinguono 11 antigeni. dotata di


potere antifagocitario che x neutralizzato dagli specifici anticorpi. Sulla cellula di S.A sono
presenti alcune proteine che svolgono il ruolo di adesine in grado di interagire con fibronectina,
laminina, fibrinogeno preseti nella matrice intercellulare. Ex clumbing factor o coagulasi legata
alla cellula che pu legarsi al fibrinogeno causandone la precipitazione.

Nella parete cellulare collocata una proteina di superficie Antigene A ke si proietta allesterno,e
ha carattere di antigene specifico, infatti lega con grande affinit la porzione Fc degli anticorpi IgA
e IgM.
MECCANISMO DAZIONE PATOGENA
Avviato il processo di infezione lo S.A si moltiplica negli spazi intercellulari e pu essere causa di
focolai di infezione piogena (suppurativa) a diversa localizzazione (cute, tessuti molli,
app.scheletrico, app. respiratorio).
Principali strumenti di azione patogena nelle forme piogeniche:
adesine;
azione antifagocitaria di capsula e antigene A;
produzione di catalasi, superossidodismutasi (garantire protezione dai meccanismi di
killling intrafagocitari ossigeno-dipendenti
H2O2 H2O + O2 )
tossine:ke intervengono nella patogenesi delle infezioni piogeniche rappresentate dalle
emolisineo citolisine , , , (evidenziabili su agar-sangue) e la leucocidina-PV
codificate da geni a localizzazione cromosomica.
1. tossina epidermolitica o esfoliativa prodotta solo da alcuni stipidi di S.A e
provoca la Sindrome della cute ustionata da stafilococco;la tossina si diffonde x via
ematica, raggiunge lo strato granuloso dellepidermide dove si attiva provocando la
rottura dei legami intercellulari.
2. tossina dello shock tossico (TSST-1) prodotta solo da alcuni stipiti di S.A
codificata da un gene a localizzazione cromosomica. Descritta x la 1 volta in donne
durante il periodo mestruale, segni generali di tossiemia con manifestazioni cutanee
eritematose e malfunzionamento di numerosi organi. Questa sindrome riconducibile
ad una elevata colonizzazione vaginale da S.A e favorita dalla presenza del liquido
mestruale e dalluso di tamponi assorbenti. La tossina ha la capacit di diffondere in
circolo attraverso le mucose senza la necessit della preventiva colonizzazione
batterica e della conseguente lesione dellepitelio mucoso.
3. enterotossina prodotta da alcuni stipiti di S.A che causano gastroenteriti da
intossicazione alimentare (si manifestano in focolai epidemici) che coinvolgono i
consumatori della stessa preparazione alimentare. La gastroenterite la conseguenza
della ingestione di cibi (i + pericolosi sono quelli a elevato contenuto di lipidi, dove la
crescita degli S.A favorita dalla capacit del batterio di produrre lipasi)nei quali
siano prodotte sufficienti quantit di enterotossina. Le enterotossine sono resistenti ai
succhi gastrici e termoresistenti. Pervenute nellintestino interagiscono con i
macrofagi e i linfociti del MALT, stimolando lattivazione dei linfociti T e la
conseguente liberazione di citochine proinfiammatorie cui segue la comparsa di
lesioni flogistiche a carico della mucosa che si accompagnano a sintomi enterici.
esoenzimi una serie di enzimi idrolitici con la funzione principale di digestione dei
materiali organici; lipasi -> in grado di idrolizzare i TG, fostatidilcolina ; nucleasi ->
idrolizzare RNA e DNA; ureasi -> idrolizza urea ad ammonio e bicarbonato; jaluronidasi
-> capace di abbattere le barriere ricche di jaluronati della sostanza fondamentale del
connettivo; serino-proteasi -> idrolizzare legame peptidico di amminoaci delle proteine
1. coagulasi : che reagendo con un fattore plasmatici capace di trasformare il
fibrinogeno in fibrina;
2. stafilochinasi : in grado di legarsi al plasminogeno attivandone la conversione in
plasmina capace di dissolvere i coaguli di fibrina.
METODI DI IDENTIFICAZIONE
1. ESAME COLTURALE

piastra di agar-sangue : le colonie di stafilococco appaiono circondate da un alone di emolisi

piastra di agar-sale+mannite: (mannite uno zucchero fermentato da S.A). Viene aggiunto inoltre
un indicatore di pH come il rosso fenolo, la piastra detta di Chapman dove le colonie di S sono
circondate da un alone giallo causato dal viraggio dove sono diffusi gli acidi prodotti dalla
fermentazione dello zucchero. Le colture esaminate dopo 24-48 h di incubazione a 37C e vengono
individuate x la presenza della pigmentazione giallo-oro (S.A) e bianchi (S.E), x lalone di emolisi.
2. ANALISI MICROSCOPICA dalle colonie sospette si allestisce un preparato microscopico
colorato con metodo di Gram x controllare che le colonie siano formate da cocchi Gram+
con disposizione a grappolo.
3. IDENTIFICAZIONE 1) S.A si differenzia da streptococchi e pneumococchi x la
produzione di catalasi;2) si differenzia dai micrococchi x la capacit di produrre acidi dal
glucosio in anaerobiosi; 3) ricerca dellattivit Dnasica; 4) x identificazione di stipiti
produttori di tossina esfoliativa, TSST-1 e enterotossina si pu ricorrere ad indagini
immunologiche( tecniche immunoenzimatiche, agglutinazione passiva di particelle di lattice
ricoperte dagli anticorpi specifici x la tossina)
a) TIPIZZAZIONE FAGICA S.A sensibile a numerosi batteriofagi virulenti (si
moltiplicano nella cellula batterica e ne provocano la lisi. sufficiente inoculare una
piastra di agar con un notevole numero di batteri, depositare sulla superficie in
corrispondenza di diversi quadratini una goccia delle diverse sospensioni di
batteriofagi, poi incubare a 37C x 10-12h. La presenza di lisi in corrispondeza del
quadratino indica la sensibilit dello stipite batterico a quel determinato batteriofago.
b) REAZIONE SIEROLOGICA il notevole numero di antigeni tipo specifici presenti
alla superficie degli S. e la notevole diffusione degli anticorpi relativi nei sieri di
soggetti normali (numerose occasioni di esposizione), nn permettono di utilizzare la
reazione sierologia x la diagnosi di uninfezione stafilococcica.
TERAPIA

S.A uno dei batteri che + spesso presenta il fenomeno dellantibiotico-resistenza e si manifesta
molto fra i ceppi in ambiente ospedaliero e responsabile delle stafilococcie nosocomiali. La scelta
del mezzo terapeutico deve essere sempre guidata dallantibiogramma.
METODI DI IMMUNIZZAZIONE
AUTOVACCINO allestiti con lo stipite di S.A isolato dalla lesione di un singolo paziente. Si fa in

caso di foruncolosi disseminata. Si isola lo S.A dalla lesione del paziente, si purifica e si uccide con
formalina, poi si effettuano prove biologiche su animali (inoculazione x via intraperitoneale e
registrazione della T) se nn compaiono brividi dopo inoculo e lanimale vive x 1 sett allora si
esegue una microiniezione al paziente -> controllo dopo 2h e dopo 48h, se tutto ok si esegue il
vaccino x via intramuscolare dose >3miliardi/ml di cellule x ogni inoculazione. Questo autovaccino
usato x le persone che nn hanno avuto successo con il vaccino normale.

STREPTOCOCCHI
DEFINIZIONE

forma sferica, disposti in coppie o catenelle.


immobili;
capsula;
asporigeni; cmq mostrano notevole resistenza a condizioni ambientali sfavorevoli;
Gram-positivi(+) e ossidasi negativi.
Aerobi-anaerobi facoltativi, preferiscono la crescita in anaerobiosi, xk capaci di un
metabolismo energetico fermentativo.

catalasi negativi
crescita su terreni di coltura arricchiti con laggiunta di liquidi organici (liquido ascetico,
siero e sangue).
Costituisco gran parte della popolazione microbica orale e faringea, sono cmq rinvenuti lungo tutto
il tratto intestinale ma anche a livello vaginale e cutaneo. Se ne conoscono alcune specie (dotate di
un notevole potere patogeno):
Streptococcus pyogenes
Streptococcus agalactiae
Streptococcus pneumoniae (pneumococco)
Altre specie sono invece commensali dellorganismo umano:
- cavo orale, x quanto riguarda la patogenesi delle carie; possono essere causa di processi
morbosi in seguito alla penetrazione accidentale nel torrente circolatorio e si localizzano in
distretti come endocardio
- streptococchi fecali, sono stati classificati nel genere Enterococcus.
Gli Streptococchi sono raggruppati in base al tipo di emolisi prodotta su piastra di agar-sangue e in
rapporto alle caratteristiche antigeniche di alcuni polisaccaridi della parete.
- EMOLISI 3 gruppi : 1) -emolitici o viridanti, sono circondati da un ristretto alone di
emolisi incompleta (ex S.pneumonite e la > parte degli S presenti nel
cavo orale).
2) -emolitici, circondati da un alone ben evidente di emolisi completa
(ex S.pyogenes);
3) non-emolitici o -emolitici (ex S.agalactiae)
- ANTIGENE C di policcasaccaride C estraibile(mediante tecniche enzimatiche)e identificabile in
prove di precipitazione con sieri immuni specifici, xci gli S sono divisi in 20 gruppi indicati con
lettere dellalfabeto (ex S pyogenes fa parte del gruppo A; S agalactiae del gruppo B; S
pneumoniae e S viridanti orali nn possiede nella parete un antigene polisaccaridico C estraibile)

STREPTOCOCCUS PYOGENES
- uno streptococco -emolitico con antigene polisaccaridico di gruppo A.
- responsabile di una serie di manifestazione infiammatorie piogeniche acute a cui possono
seguire alcune conseguenze nn suppurative (xch nn collegate alla presenza di un focolaio di
infezione attiva).
INFEZIONI SOSTENUTE DA S.PYOGENES :
Forme infiammatorie acute

Angina (faringo-tonsillite) streptococcica acuta soprattutto nei soggetti in et pediatrica,


mette febbre elevata ed adenopatia satellite. A questa possono accompagnarsi complicanze
complicanze infettive localizzate: ascesso peritonsillare;
o a distanza: otite media, polmonite, meningite;
Scarlattina si ha nel caso in cui lo stipite batterico infettante sia in grado di produrre
tossina eritrogenica.
Endocardite acuta ulcerativa in seguito a localizzazione degli streptococchi a livello del
tessuto valvolare cardiaco
Infezioni cutanee impetigine, erisipela, piodermiti (gli S.pyogenes tra i + frequenti agenti
di infezioni cutanee)
Sindrome da shock tossico le infezioni da stipiti produttori di tossine pirogene (agiscono
come superantigene) possono provocare in soggetti con elementi predisponenti TSST-1.

Conseguenze nn suppurative
- glomerulonefrite post-streptococcica
- febbre reumatica acuta
- cardiopatia reumatica

STRUTTURE SUPERFICIALI, CARATTERI ANTIGENI

Lo S.pyogenes presenta nella parete cellulare lantigene polisaccaridico di gruppo A.


Presenza della capsula, conferisce alla colonie in vitro un aspetto mucoso; questa provvista di
elevato potere antifagocitario e la sua presenza indice di > patogenicit del batterio. La capsula
formata da acido jaluronico e nn immunogena (xch indistinguibile, grazie al mimetismo
antigenico, dallacido jaluronico della sostanza fondamentale del connettivo)
Fibrille: sono formate da una proteina fibrillare proteina M che complessata ad acidi teicoici,
si proietta allesterno della cell e conferisce un aspetto a spazzola. La proteina M un
importante fattore di virulenza, azione antifagocitaria (capacit di resistenza alla fagocitosi);
cmq sono presenti anticorpi anti-proteina M protettivi nei confronti dellinfezione. Esistono 100
diversi sierotipi di proteina M x cui uno stesso individui pu presentare ripetute infezioni da
S.pyogenes ad opera di stipiti diversi. Sierotipi di proteina M divisi in 2 classi: Classe I e Classe
II(associata con la produz di una lipoproteina che in vitro ha la capacit di attaccare le
lipoproteine del siero e liberare la porzione lipidica inducendo lopacizzazione del terreno di
colutura).

STREPTOCOCCHI
DEFINIZIONE

forma sferica, disposti in coppie o catenelle.


immobili;
capsula;
asporigeni; cmq mostrano notevole resistenza a condizioni ambientali sfavorevoli;
Gram-positivi(+) e ossidasi negativi.
Aerobi-anaerobi facoltativi, preferiscono la crescita in anaerobiosi, xk capaci di un
metabolismo energetico fermentativo.
- catalasi negativi
- crescita su terreni di coltura arricchiti con laggiunta di liquidi organici (liquido ascetico,
siero e sangue).
Costituisco gran parte della popolazione microbica orale e faringea, sono cmq rinvenuti lungo tutto
il tratto intestinale ma anche a livello vaginale e cutaneo. Se ne conoscono alcune specie (dotate di
un notevole potere patogeno):
Streptococcus pyogenes
Streptococcus agalactiae
Streptococcus pneumoniae (pneumococco)
Altre specie sono invece commensali dellorganismo umano:
- cavo orale, x quanto riguarda la patogenesi delle carie; possono essere causa di processi
morbosi in seguito alla penetrazione accidentale nel torrente circolatorio e si localizzano in
distretti come endocardio
- streptococchi fecali, sono stati classificati nel genere Enterococcus.
Gli Streptococchi sono raggruppati in base al tipo di emolisi prodotta su piastra di agar-sangue e in
rapporto alle caratteristiche antigeniche di alcuni polisaccaridi della parete.
- EMOLISI 3 gruppi : 1) -emolitici o viridanti, sono circondati da un ristretto alone di
emolisi incompleta (ex S.pneumonite e la > parte degli S presenti nel
cavo orale).
2) -emolitici, circondati da un alone ben evidente di emolisi completa
(ex S.pyogenes);
3) non-emolitici o -emolitici (ex S.agalactiae)
- ANTIGENE C di policcasaccaride C estraibile(mediante tecniche enzimatiche)e identificabile in
prove di precipitazione con sieri immuni specifici, xci gli S sono divisi in 20 gruppi indicati con
lettere dellalfabeto (ex S pyogenes fa parte del gruppo A; S agalactiae del gruppo B; S
pneumoniae e S viridanti orali nn possiede nella parete un antigene polisaccaridico C estraibile)

STREPTOCOCCUS PYOGENES
- uno streptococco -emolitico con antigene polisaccaridico di gruppo A.
- responsabile di una serie di manifestazione infiammatorie piogeniche acute a cui possono
seguire alcune conseguenze nn suppurative (xch nn collegate alla presenza di un focolaio di
infezione attiva).
INFEZIONI SOSTENUTE DA S.PYOGENES :
Forme infiammatorie acute

Angina (faringo-tonsillite) streptococcica acuta soprattutto nei soggetti in et pediatrica,


mette febbre elevata ed adenopatia satellite. A questa possono accompagnarsi complicanze
complicanze infettive localizzate: ascesso peritonsillare;
o a distanza: otite media, polmonite, meningite;
Scarlattina si ha nel caso in cui lo stipite batterico infettante sia in grado di produrre
tossina eritrogenica.

Endocardite acuta ulcerativa in seguito a localizzazione degli streptococchi a livello del


tessuto valvolare cardiaco
Infezioni cutanee impetigine, erisipela, piodermiti (gli S.pyogenes tra i + frequenti agenti
di infezioni cutanee)
Sindrome da shock tossico le infezioni da stipiti produttori di tossine pirogene (agiscono
come superantigene) possono provocare in soggetti con elementi predisponenti TSST-1.

Conseguenze nn suppurative
- glomerulonefrite post-streptococcica correlata ad una pregressa infezione streptococcica
acuta (a livello cutaneo), sembra la conseguenza della formazione di una notevole quantit
di complessi antigene-anticorpo solubili (x eccesso di anticorpi) in soggetti che presentino
una abnormemente elevata risposta anticorpale nei confronti di antigeni secreti (tossine ,
esoenzimi). I complessi antigene-anticorpo finiscono con il depositarsi a livello del filtro
renale con il richiamo di notevole quantit di complemento che in grado di innescare un
processo infiammatorio localizzato, con distruzione del parenchima renale.
- febbre reumatica acuta caratterizzata da lesioni a livello dei tessuti delle articolazioni e
la relativa complicanza della malattia cardiaca reumatica (in cui prevalgono lesioni dei
tessuti valvolari), lesioni flogistiche dei tessuti connettivali e/o muscolari (noduli di
Aschoff formati da unarea centrale di degenerazione fibrinoide, circondata da linfociti,
monociti e granulociti) con un andamento subacuto (tendente alla cronicizzazione) e con una
probabile componente autoimmune, la cui comparsa associata ad una pregressa lesione
infiammatoria acuta a localizzazione faringea (angina streptococcica ) da S. pyogenes.
- eritema nodoso dovuto alla deposizione di complessi antigene-anticorpo a livello dei
capillari del derma e del sottocutaneo pu innescare un processo infiammatorio localizzato
(vasculite, panniculite) che si traduce nella comparsa di noduli eritematosi a livello degli arti
inferiori
STRUTTURE SUPERFICIALI, CARATTERI ANTIGENI

Lo S.pyogenes presenta nella parete cellulare lantigene polisaccaridico di gruppo A.


Presenza della capsula, conferisce alla colonie in vitro un aspetto mucoso; questa provvista di
elevato potere antifagocitario e la sua presenza indice di > patogenicit del batterio. La capsula
formata da acido jaluronico e nn immunogena (xch indistinguibile, grazie al mimetismo
antigenico, dallacido jaluronico della sostanza fondamentale del connettivo)
Fibrille: sono formate da una proteina fibrillare proteina M che complessata ad acidi teicoici,
si proietta allesterno della cell e conferisce un aspetto a spazzola. La proteina M un
importante fattore di virulenza, azione antifagocitaria (capacit di resistenza alla fagocitosi);
cmq sono presenti anticorpi anti-proteina M protettivi nei confronti dellinfezione. Esistono 100
diversi sierotipi di proteina M x cui uno stesso individui pu presentare ripetute infezioni da
S.pyogenes ad opera di stipiti diversi. Sierotipi di proteina M divisi in 2 classi: Classe I e Classe
II(associata con la produz di una lipoproteina che in vitro ha la capacit di attaccare le
lipoproteine del siero e liberare la porzione lipidica inducendo lopacizzazione del terreno di
colutura). La > parte degli streptococchi associati con la comparsa di febbre reumatica,
esprimono proteine M di classe I (troveremo anticorpi x gli epitopi delle proteine M di classe I).
Le proteine M dividono varie propriet fisiche e chimiche con numerose proteine fibrillari
umane, ci fornisce una base teorica alla presenza di (auto) anticorpi cross-reattivi con tessuti
dellospite nelle sequele autoimmuni dellinfezione streptococcica acuta, nei soggetti
geneticamente predisposti.

MECCANISMO DAZIONE PATOGENA

Batterio a circolazione interumana e la sorgente di infezione rappresentata dalluomo.


Le streptotossine prodotte da S. pyogenes sono:

lesotossina principale : Streptolisina-O che fa parte del gruppo delle emolisine, ossigenolabile e agisce sulle membrane cellulari formando pori. dotata di notevole potere immunogeno
(si possono ricercare anticorpi specifici).
- Streptolisina-S -> dopo la sintesi rimane associato alla superficie del batterio. ossigenostabile ed responsabile dellalone di emolisi completa che si osserva intorno alle colonie di S.
pyogenes alla superficie di piastre di agar-sangue incubate in aerobiosi. La sua azione emolitica
sembra conseguente alla formazione di pori nei fosfolipidi delle membrane. La citotossicit
elevatissima. Ha scarsa o assente immunogenicit e dalla mancanza di risposta anticorpale nei
soggetti infetti.
- SPE-A (tossina eritrogena) -> o tossina della scarlattina, codificata da un fago temperato. Ha
una potente azione pirogena, ed la principale responsabile delleritema caratteristico della
scarlattina (x azione sugli endoteli dei capillari cutanei).
Esoenzimi prodotti da S. pyogenes:
- streptochinasi -> agisce sul plasminogeno catalizzandone la trasformazione in plasmina in
grado di dissolvere i coaguli di fibrina. Ha attivit cisteino-proteasica
- Jaluronidasi -> in grado di favorire la diffusione di S. pyogenes nei tessuti circostanti il
sito della colonizzazione primaria.
- C5a-peptidasi (serino-protesi) -> capace di distruggere il componente C5a del
complemento, eliminando la sua azione di fattore chemiotattico positivo.
- NAD-asi -> in grado di danneggiare (x esaurimento del pool intracell di NAD) i leucociti
che abbiano fagocitato il batterio;
- Neuraminidasi -> agisce depolimerizzando le secrezioni mucose presenti sugli epiteli delle
prime vie respiratorie, e favorisce cos la colonizzazione dellepitelio.
- Tossine pirogene e superantigene streptococcico-> prodotte da alcuni stipiti, presentano i
caratteri di superantigene e la conseguente azione patogena. Le infezioni cutanee da S.
pyogenes produttori di tossine pirogene possono essere seguiti dalla comparsa di una
sindrome da shock tossico(clinicamente indistinguibile da quella provocata da Stafilococcus
aureus, TSST-1.
METODI DI IDENTIFICAZIONE
S. pyogenes viene ricercato nellessudato faringeo, e in prelievi fatti su cute infetta. Nella farige
sono presenti come commensali altri streptococchi (viridanti orali), e lesame microscopico
diretto sul campione non ha significato, si ricorre alla ricerca colturale.
Per lisolamento si procede alla semina in piastre di agar sangue. Le colonie hanno un aspetto
mucoso e sono circondate da un alone di emolisi. Un 2 metodo di isolamento quello
dellagar-batteri: il materiale prelevato viene sospeso in una piccola quantit di brodo, si in
semina con 2 o 3 goccie di questa sospensione una provetta di agar liquefatto e raffreddato a
45C, si aggiunge il sangue di pecora e si versa in piastra. Le colonie di streptococco cresciute
in profondit hanno una forma a navetta e appaiono circondate da un alone di emolisi molto +
netto di quelle cresciute in superficie.
Lidentificazione presuntiva viene fatta in base alla sua > sensibilit alla bacitracina rispetto ad
altri streptococchi, ponendo un disco imbevuto sulla piastra in cui si seminato il ceppo in
esame. Per lidentificazione rapida posso ricorrere ad una reazione di immunofluorescenza.
Lantigene (streptococco) viene posto a contatto con anticorpi polivalenti di gruppo A coniugati
con isocianato di fluorescina. Allosservazione microscopica con luce UV, gli streptococchi di
gruppo A appaiono fluorescenti alla periferia cellulare.
REAZIONI SIEROLOGICHE
Tutti i tipi di S. pyogenes producono streptolisina-O e dato che essa fortemente immunogena
si ricorre alla ricerca degli anticorpi verso questa tossina.
SENSIBILITA AD ANTIBIOTICI E CHEMIOTERAPICI
La penicillina usata sia nella terapia delle infezioni acute che nella profilassi delle sequele non
suppurative. In alternativa si pu utilizzare anche leritromicina ed i sulfamidici.

STREPTOCOCCHI DI GRUPPO B (S. agalactiae)


EZIOLOGIA

noto da tempo come agente della mastite bovina, e di occasionali infezioni umane (delle vie
urinarie e complicanze post partum).
divenuto ultimamente uno dei + importanti agenti di infezioni neonatali, di meningiti neonatali
di cui la causa + freq dopo E. coli.
E presente assai spesso come commensale della popolazione microbica delluretra maschile e
della vagina, pu essere trasmesso da un soggetto allaltro durante il rapporto sessuale. Il neonato si
infetta al momento del parto.
Manifestazioni cliniche:
- sindrome polmonare acuta -> insorge entro i primi 2-3gg dalla nascita ; (letalit > 50%).
- meningite purulente -> che insorge tardivamente (da 1 a 2 mesi dopo la nasciata), bassa
letalit (20%).
S. agalactiae possiede lantigene polisaccaridicodi gruppo B, e non emolitico, produce il fattore
CAMP, che in grado di completare la lisi di emazie esposte alla -citolisina (emolisina)
streptococcica. In base ad altri antigeni polisaccaridici e proteici, S. agalactiae suddivisibile in 5
sierotipi, ma il tipo III dotato di > patogenicit.
Per lidentificazione: ricerca dellantigene polisaccaridico di gruppo B, e il CAMP-test che
consiste nel mettere in evidenza lemolisi completa di emazie di pecora, esposte alla emolisina
streptococcica.

STREPTOCOCCHI VIRIDANTI

Con questa denominazione di designano diverse specie che possono essere isolate dal cavo orale
o da altre sedi corporee e che sono dotate di propriet -emolitica.
Le specie + freq isolate in patologia umana:
- S. mutans
- S. salivarius
- S. sanguis
sono produttrici di glucani, che ne favoriscono ladesione a superfici lisce
- S. mitior
smalto dentale, o di strutture connettivali (endocardio, valvole cardiache)
- S. milleri -> non produce glucani
Lidentificazione dei diversi batteri affidata allanalisi del profilo biochimico del batterio.
La terapia: sensibili agli antibiotici beta-lattamici (penicillina).

ENTEROCOCCHI

Cocchi tondeggianti, disposti in corte catenelle


Non-emolitici (raramente -emolitici).
Si ritrovano costantemente nel materiale fecale dei vertebrati,nuomo compreso, sono ospti
costanti dellintestino crasso ed occasionalmente causa di processi infettivi piogenici
(mastoiditi, ascessi) o di endocarditi e di infezioni delle basse vie urinarie.
Per la patogenesi umana: - Enterococcus faecalis
- Enterococcus faceum
Lidentificazione: si basa sulle propriet strutturali (antigene di gruppo D) e fisiologiche
(capacit di sviluppare a 45 C)
Terapia: lampio spettro di resistenza nei confronti di numerosi farmaci antibatterici pu porre
seri problemi alla terapia.

PNEUMOCOCCHI

Pneumococco o streptococco pneumoniae


Cocchi, GRAM +
Disposizione: appaiati a 2 a 2 (diplococchi). Le singole cellule hanno una forma lanceolata e
nelle forme a diplococco, sono appaiati in corrispondenza della parte + espansa della cellula. Le
colonie + vecchie hanno un aspetto a pedine di dama con i bordi rilevati e il centro depresso.
Capsulati
Immobili
Asporigeni
Anaerobi facoltativi , utilizzano un metabolismo energetico di tipo fermentativo (con
produzione finale di acido lattico), possono svolgere reazioni di tipo ossidativo in presenza di
ossigeno, prodotto finale H2O2.
Catalasi
Perossidasi
X evitare luccisione nei terreni di coltura occorre aggiungere una fonte di catalasi (globuli
rossi). Anche il pH acido (x accumulo di metaboliti della fermentazione tossico)
In piastre di agar-sangue le colonie sono piccole (1mm), di aspetto mucoso, circondate da un
alone di -emolisi in presenza di ossigeno e di -emolisi in anaerobiosi ( x la produzione di una
emolisina ossigeno-labile detta pneumolisina).

EZIOLOGIA
un ospite frequente delle prime vie respiratorie (il 30-70% dei soggetti umani normali sono
portatori sani) e in presenza di concause predisponenti (infezioni respiratorie da virus,
inalazione di anestetici irritanti, traumi toracici, insufficienza cardiaca) pu raggiungere le vie
respiratorie profonde provocando la polmonite (di cui 1 dei + freq agenti eziologici). Dalle
lesioni polmonari, superando la barriera dei linfonodi mediastinici, andare al dotto toracico e da
qui nella circolazione generale. Alla batteriemia pu seguire la localizzazione dellinfezione
allendocardio, al pericardio, alle meningi, al peritoneo e alle cavit articolari.
Dalle prime vie aeree il batterio pu raggiungere anche i seni e lorecchio medio e da qui pu
diffondersi ulteriormente provocando linsorgenza di mastoiditi e meningiti.
STRUTTURE SUPERFICIALI E CARATTERI ANTIGENI
La parete cellulare formata da peptidoglicano ed acidi teicoici. Parte degli acidi teicoici
contengono fosfatidilcolina e sono legati ai residui di acido N-acetilmuranico del
peptidoglicano, formando lantigene C pneucoccico, che si trova uniformemente distribuito
sulla faccia interna ed esterna della parete cellulare.
Lantigene C reagisce con una delle principali proteine della fase acuta (proteina C-reattiva),
prodotte dallorganismo umano durante il processo infiammatorio. Gli acidi teicoici contenenti
fosforilcolina condizionano la digestione della parete cellulare ad opera dellautolisina
pneumococcica. Nelle cellule in attiva divisione, lenzima inattivo. Nel caso in cui la
moltiplicazione batterica si arresta, lautolisina si libera dal legame con lantigene di Forssman
inizia la lisi della cellula batterica.
La struttura superficiale + importante costituita dalla capsula polisaccaridica che rappresenta
un fattore essenziale di virulenza del batterio. Questa formata da polisaccaridi di varia
struttura ed hanno potere antigene e consentono di distinguere fino a 90 sierotipi diversi di S.
pneumoniae.
MECCANISMO DAZIONE PATOGENA
La capsula ha potere patogeno x la sua azione atifagocitaria.
La sopravvivenza di S. pneumoniae alla superficie delle mucose favorita dalla produzione di
IgA1-proteasi, in grado di distruggere gli anticorpi secretori IgA.
Lazione patogena dipende anche dalla produzione di sostanze tossiche:

pneumolisina (tossina citolitica);


neuraminidasi -> in grado di attaccare glicoproteine e glicolipidi delle membrane
cellulari.
jaluronidasi -> (invasina) favorisce la diffusione dellinfezione nei tessuti.

METODI DI IDENTIFICAZIONE
Il reperto di diplococchi Gram + lanceolati provvisti di capsula, nellespettorato di un individuo
affetto da polmonite o in materiale purulento sufficiente x sospettare leziologia
pneumococcica, ma si deve sempre ricorrere alla coltura del batterio. Nel materiale come
lespettorato in cui pu essere presente una popolazione batterica mista preferbile usare terreni
resi selettivi dallaggiunta di farmaci (acido nalidixico) ai quali il pneumococco insensibile.
Lincubazione deve avvenire in atmosfera di CO2 al 5%
Le colonie di pneumococco possono essere distinte da quelle degli altri pneumococchi viridanti
in base al test di sensibilit alloptochina. Ponendo un disco di optachina su una piastra di agarsangue e seminandovi il ceppo in esame se si in presenza di pneumococco sar evidente
intorno al disco una zona di inibizione. Un altro test lagglutinazione, si usa un siero
polivalente in grado di agglutinare tutti i tipi di pneumococco. Un altro metodo si basa sulla
sensibilit ai sali biliari esibita dai pneumococchi, che si lisano rapidamente.
TIPIZZAZIONE
Si conoscono 90 diversi sierotipi capsulati di pneumococco a loro volta riuniti in 40 sierogruppi.
In particolare:
- tipo 1 -> forme polmonari invasive, accompagnate da batteriemia;
- tipo 3 -> predominante nelle otiti medie acute;
- tipo 23 -> nelle meningiti
Per lidentificazione del tipo, si pu ricorrere allagglutinazione su vetrino.
REAZIONI SIEROLOGICHE
La ricerca di anticorpi contro gli antigeni tipo-specifici capsulari dello pneumococco non usata ai
fini diagnostici, x la notevole variet di tipi antigeni.
Nelle infezioni accompagnate da batteriemia e nelle meningiti si pu usare la ricerca mediante
elettrosineresi o altri metodi immunologici.
TERAPIA
sensibile alla penicillina, x sono presenti stipiti resistenti che hanno subito unalterazione delle
proteine che legano la penicillina (PBP)
VACCINO
Attualmente disponibile un vaccino contenente 23 tipi di polisaccaride capsulare.

BACILLI

GRAM +
Aerobi o anaerobi facoltativi
Mobili o immobili
Sporigeni: spora ha posizione centrale e non eccede il diametro della cell madre (sporangio)
Capsulati
Assai diffusi in natura, saprofiti che vivono negli strati superficiali del suolo.
Solo 2 specie sono patogene x luomo:
1. BACILLUS ANTHRACIS (o bacillo del carbonchio)
2. BACILLUS CEREUS (responsab di alcune forme di intossicazione alimentare)

BACILLUS ANTHRACIS
Il carbonchio o antrace unaffezione setticemica che colpisce molti animali, che si infettano x
via alimentare ingerendo foraggio contaminato da spore. Il rischio di infezione umana x:
- via gastrointestinale a seguito dellingestione di carni di animali infetti;
- la penetrazione di spore attraverso soluzioni di continuo della cute; si ha la
formazione di pustole caratterizzate da edema circostante, con febbre, malessere
generale, cmq tendente alla guarigione spontanea.
- via inalatoria: iniziale localizzazione polmonare, accompagnata da sintomi di una
modesta affezione respiratoria, fa seguito la disseminazione dellinfezione ai
linfonodi mediastinici e a tutto il resto dellorganismo (forma setticemica) con febbre
elevata e dspnea, collasso cardiocircolatorio e mortalit elevatissima.
Bacillo che tende a disporsi in catene, essendo gli estremi cellulari squadrati a canna di
bamb.
GRAM +
Immobile
Sporigeno
Capsula : di natura polisaccaridica , formata da un polimero dellacido D-glutamico e si
conosce 1 solo tipo antigene. Nella parete cellulare sono stati identificati un antigene di natura
polisaccaridica e un antigene proteico.
Aerobio-anaerobio facoltativo (cresce meglio in presenza di O2, e la produzione di spore si ha
solo in ambiente aerobio);
Cresce bene nei comuni terreni di coltura, forma colonie grandi 3-4mm, aspetto rugoso, a
margini frastagliati, che a piccolo ingrandimento hanno un aspetto simile a un ammasso di
capelli ondulati (colonie a caput medusae) provocato dallintreccio delle lunghe catenelle di
bacilli.
MECCANISMO DAZIONE PATOGENA
Nelle infezioni x via transcutanea le spore che si trovano negli spazi intercellulari, vanno
incontro a germinazione con produzione delle forme vegetative che resistono alla fagocitosi
grazie allazione antifagocitaria della capsula (principale fattore di virulenza).
Nelle infezioni x via inalatoria le spore vengono captate dai macrofagi alveolari nei cui
fagosomi esse sopravvivono, dando luogo alle fome vegetative (bacilli) che vengono trasferite
attraverso la barriera alveolare dagli stessi macrofagi, dai quali si liberano x immettersi negli
spazi tissutali extracellulari o ematici (setticemia), in seguita alla morte e alla lisi dei macrofaci
causata dallazione della tossina carbonchiosa. La tossina formata da 3 componenti:
- fattore I (edema factor EF) unadenilato ciclasi, e provoca un incremento della
concentrazione intracellulare di cAMP, ed una serie di conseguenze metaboliche, la
+ evidente rappresentata dallazione edematogena x laccumulo di liquidi negli
spazi intercellulari (lesioni cutanee o pustole)

fattore II (protective antigen PA) una volta ancorato alla superficie della
membrana cellulare, in corrispondenza di una proteina trasmembrana, viene
attaccato da proteasi che ne distaccano un frammento, scoprendo una porzione della
molecola che a questo punto che rappresenta un recettore in grado di consentire
lancoraggio del fattore I e/o del fattore III. La tossina viene introdotta nella cellula x
endocitosi mediata da recettore e i componenti tossici (I e III) sono traslocati nel
citosol.
- fattore III (lethal factor LF) lunico componente della tossina carbonchiosa
capace di uccidere lanimale da esperimento se inoculato insieme al fattore II; una
metalloproteasi, in grado di attaccare alcune chinasi che intervengono nelle cascate
di segnali. La tossina carbonchiosa ha il suo bersaglio preferenziale nelle cellule del
reticolo endoteliale, in particolare nei macrodagi.
La tossina carbonchiosa e la capsula rappresentano i principali fattori di virulenza. Entrambe
sono codificate da 2 plasmidi diversi, rispettivamente pX01 (perso dal batterio a temperature
>43C) e pX02 (perso dal batterio spontaneamente o dopo coltura in presenza di novobiocina).
B. anthracis elimina nellambiente una serie di esoenzimi (fofolipasi-C, proteasi, collagenasi)
che contribuiscono alla patogenesi del danno nellorganismo infetto.
-

METODI DI IDENTIFICAZIONE
Esame microscopico : dellessudato di una pustola o del sangue (nel caso di forma setticemica)
pu consentire, nel caso di reperto bacillare con la morfologia di B. anthracis il sospetto
dellinfezione carbonchiosa.
Esame colturale: x confermare la diagnosi, si isola il batterio in piastre di agar sangue. Si
identificano le colonie x laspetto a caput medusae.
Diagnosi differenziale: B. anthracis immobile, mentre la grande > del genere Bacillus sono
mobili con flagelli peritrichi.
Per una definitiva identificazione: dimostrazione del potere patogeno nei confronti di animali da
laboratorio. Il topino o la cavia inoculati x via sottocutanea vengono a morte dopo 24-48 h x
setticemia e il bacillo repertabile nel sangue.
Le colonie di B. cereus in agar-sangue sono emolitiche (B. anthracis no); inoltre B. anthracis
sensibile alla penicillina mentre B. cereus resistente x la produzione di penicillinasi.
REAZIONI SIEROLOGICHE
Il breve periodo di incubazione dellinfezione carbonchiosa non permette di far ricorso a reazioni
sierologiche x la diagnosi dellinfezione. E cmq possibile una diagnosi post-mortem
TERAPIA
B. anthracis sensibile alle penicilline e alle tetracicline. In passato prima della scoperta degli
antibiotici si utilizzava il siero anti-carbonchioso.
METODI DI IMMUNIZZAZIONE
La prevenzione dellinfezione carbonchiosa nelluomo si ottiene controllando linfezione degli
animali (erbivori) in allevamento con idonei programmi di vaccinazione. Il vaccino x uso
veterinario consiste di spore di batteri attenuati sospesi in glicerolo 50%, addizionata dello 0,5 %
con saponina che ha il compito di provocare unirritazione locale seguita da unintensa reazione
infiammatoria (ascesso da fissazione) localizzata che impedisce la diffusione sistemica.
Linteresse della vaccinazione umana di scarso impiego nei paesi industrializzati.

BACILLUS CEREUS
GRAM +
Sporigeni
Aerobi-anaerobi facoltativi

Diffusi nel suolo e nei vegetali


Scarsamente virulenti, le infezioni sono state documentate in soggetti debilitati x altre malattie .
B. cereus produce alcune sostanze esotossiche: emolisina e altre tossine di natura proteica.

EZIOLOGIA
responsabile di alcune intossicazioni alimentari umane conseguenti allingestione di cibi nei quali
il batterio si sia moltiplicato, producendo notevole quantit di tossina.
MECCANISMO DAZIONE PATOGENA
Si conoscono 2 forme cliniche ad interessamento intestinale:
1. diarrea acuta -> simile a quella prodotta da Clostridium perfringens, ha un periodo di
incubazione di 10-15 h , comporta dolori addominali, diarrea. Questa forma conseguente
allingestione di alimenti (carni, budini, creme, vegetali, zuppe) contaminati da elevate
quantit del microrganismo a causa delle cattive condizioni di conservazione;
2. gastrite o gastroenterite -> ha un periodo di incubazione + breve, caratterizzata da nausea e
vomito, in grado di simulare lintossicazione stafilococcica. Lalimento maggiormente
incriminato il riso cotto in cui B. cereus sembra poter sopravvivere dopo il trattamento e
moltiplicarsi.
La sintomatologia morbosa sembra riconducibile allazione di diverse tossine ad azione citolitica
( cereolisina, fosfolipasi C, sfingomielinasi).

CORINEBATTERI

BACILLI a forma di clava (x la presenza di una dilatazione della cellula ad uno degli estremi)
GRAM + o variabile
Sprovvisti di capsula
Asporigeni
Immobili
Aerobi-anaerobi facoltativi
Crescono bene in terreni arricchiti con liquidi organici (siero). Crescono in presenza di tellurito
di potassio, tossico x la > parte degli altri batteri.
Catalasi +
Nella divisione cellulare: la separazione delle cellule figlie avviene x progressivo scollamento
lungo il piano in cui si sono formate le nuove membrane, le 2 cellule sono portate a ruotare,
facendo perno sulla zona il cui distacco avviene + tardivamente , assumendo una disposizione
ad L e poi a V per finire, a separazione avvenuta, parallele luna allaltra.
I corinebatteri presentano un aggruppamento a lettere cinesi. La tendenza delle cellule a
rimanere riunite, parallele luna allaltra a formare delle palizzate
Il principale Corynebacterium medico : CORYNEBACTERIUM DIPHTHERIAE

CORYNEBACTERIUM DIPHTHERIAE
EZIOLOGIA
o bacillo difterico, lagente etiologico della difterite. In natura esso infetta solo la specie
umana e pertanto la difterite unaffezione esclusivamente delluomo.
La difterite -> consiste nellinfiammazione localizzata di una mucosa, il cui epitelio va
incontro a necrosi e viene inglobato in un essudato ricco di leucociti e fibrina, dando luogo alla
formazione di una pseudomembrana grigiastra, che aderisce al connettivo sottomucoso.
Linfezione difterica si localizza al naso-faringe, alle tonsille, allugola, alla congiuntiva e
allorecchio medio. I bacilli difterici rimangono localizzati al focolaio infiammatorio senza
alcuna tendenza a invadere il torrente circolatorio.
La sorgente di infezione: a) ammalati di difterite; b) portatori (naso-faringei) sani di C.
diphtheriae. Sia la condizione di portatore, sia la malattia conclamata sono un appannaggio
esclusivo dellet infantile (in epoca pre-vaccinale).
MECCANISMO DAZIONE PATOGENA
La tossina difterica: che essi producono lunico strumento di patogenicit, diffonde x via
ematica in tutto lorganismo e provoca gravi lesioni degenerative a carico del miocardio, del
fegato, dei reni, delle ghiandole surrenali. Essa codificata dal gene tox di un fago temperato
integrato nel cromosoma batterico che viene trascritto in condizioni di stress da carenza di
Ferro. La tossina di tipo A-B (di tipo pantropo); loligomero B serve a legare la tossina ad
alcune glicoproteine della superficie cellulare ed a favorire la traslocazione intracellulare del
componente A, la quale ha unazione ADP-ribosil-trasferasica. Il bersaglio rappresentato dal
fattore di allungamento EF-2 che interviene nella sintesi della catena peptidica a livello della
traslocazione; il complesso EF-2 -ADP-ribosio inattivo e di conseguenza la sintesi proteica
viene bloccata, portando a morte la cellula.
La produzione di tossina un esempio di conversione lisogenica, lespressione del gene tox del
profago sotto il controllo di un repressore funzionale solo dopo combinazione con ioni ferro
CARATTERI ANTIGENI
Nella parete cellulare, collegate alla porzione peptidoglicanica, si trovano notevoli quantit di
polisaccaridi formati da arabinogalactani esterificati con acigi grassi saturi. + superficialmente
presente uno strato proteico e notevole quantit di diesteri del trealoso.

La porzione polisaccaridica forma lantigene O, un antigene di gruppo (comune a molte


specie di corinebatteri)
La porzione proteica rappresenta lantigene K, tipo-specifico, che consente di dividere i
corinebatteri in numerosi tipi sierologici.

METODI DI IDENTIFICAZIONE
Lidentificazione microscopica: pu trarre vantaggio dallimpiego di sieri immuni anti-tossina
coniugati con fluorescina, i quali colorano i corinebatteri tossigeni alla cui superficie presente
una certa quantit di tossina. Con la sola identificazione microscopica non si ha mai la certezza
assoluta, la diagnosi va confermata con :
Lesame colturale: il materiale viene inoculato in terreno di Loffler (siero di vitello coagulato),
nel quale i bacilli difterici crescono molto rapidamente (in 4-8 ore); contemporaneamente il
materiale viene inoculato in una piastra di terreno selettivo (terreno di Hoyle) costituito da agarsangue-tellurito di potassio (agar cioccolato -> dopo la preparazione e prima della
distribuzione nella piastra, viene scaldato a 60C fino a che il sangue non prenda un colore
rosso-bruno, lo scopo quello di provocare la fuoriuscita dei globuli rossi dai materiali che
diventano disponibili x il batterio) sul quale i corinebatteri crescono producendo colonie (in 2448 h) di colorito nerastro. Nel terreno al tellutito: le colonie possono avere 2 aspetti:
a) colonie di (2-3mm) tondeggianti, a margini netti e calotta convessa; queste
colonie sono anche dette di tipo mite ;
b) colonie di (3-4 mm) con centro rilevato, margini frastagliati e superficie
percorsa da pliche radiali;
I batteri sviluppati in terreno di Loffler entro le prime 8 ore dalla semina, vengono esaminate
microscopicamente.
Lidentificazione definitiva: complicata dal fatto che la popolazione batterica normale
delloro-faringe umano comprende specie non patogene come i corinebatteri pseudodifterici.
Quindi lidentificazione si basa sulla dimostrazione della produzione di tossina :
a) in vivo -> inoculazione intradermica di 0,2 0,4 ml di una brodocoltura del batterio in
esame, in 2 cavie, in 1 delle quali si inoculano da 500 a 1000 unit di antitossina
difeterica. La comparsa di lesioni e la morte della cavia non protetta consentono di fare
una diagnosi sicura;
b) in vitro -> mediante la prova di precipitazione in agar; consiste nel deporre al fondo di
una piastra una striscia di carta bibula imbevuta di antitossina, versandovi sopra agar-siero
(viene fatto gelificare). Il batterio in esame viene in seminato sulla superficie dellagar,
lungo una linea perpendicolare allasse > della striscia di carta. Lantitossina contenuta
nella carta e la tossina (prodotta dal batterio) diffondono lungo direttrici perpendicolari,
formando un precipitato (in 24 h) lungo il fronte dincontro (in corrispondenza della
bisettrice dellangono retto formato dalla coltura e dalla striscia di carta).
REAZIONI SIEROLOGICHE
- La difterite unaffezione acuta la cui diagnosi urgente, non quindi possibile ricercare
anticorpi.
- Per stabilire se un soggetto sano o no immune nei confronti della tossina difterica, si pu
ricorrere alla reazione di Schick che consiste nellinoculazione nel derma della faccia volare di un
avambraccio di 0,1 ml, una quantit purificata di tossina. Nei soggetti che possiedono anticorpi
antitossici, la tossina viene neutralizzata e non si osserva nessuna reazione nel punto di
inoculazione; mentre nei soggetti non immuni la tossina provoca un danno localizzato, che si
traduce nella comparsa di una papula e di una piccola zona necrotica.
TERAPIA
I corinebatteri difterici sono sensibili alle: penicilline , cefalosporine, tetracicline, eritromicina.
Cmq il solo trattamento antibiotico non sufficiente, poich la tossina la protagonista della
lesione. Quindi lo scopo della terapia impedire che la tossina si leghi alle cellule, ci si pu

ottenere tramite la neutralizzazione della tossina mediante la somministrazione dei relativi anticorpi
gi preformati (siero antidifterico).
METODI DI IMMUNIZZAZIONE
- Limmunizzazione attiva (vaccinazione) : si pratica mediate la somministrazione di vaccini a
base di anatossina.
- Limmunit passiva (sieroterapia) : nel corso della malattia, si usano sieri di animali di grossa
taglia (cavallo o bue) immunizzati artificialmente ; o mediante preparazioni di gamma-globuline
umane iperimmuni.

ALTRI CORINEBATTERI PATOGENI X LUOMO


C. PSEUDOTUBERCULOSIS molto simile a C. diphtheriae (pu essere lisogenizzato con
un fago a produrre tossina difterica); produce normalmente unesotossina causa di linfangiti
ulcerative ed infezioni purulente nelle pecore, occasionalmente anche nelluomo.
C. ULCERANS produce una tossina molto simile a quella difterica ed una tossina non
distinguibile da quella di C. pseudotuberculosis. Nelluomo pu provocare lesioni faringee e
cutanee simili a quelle difteriche classiche.
C. MINUTISSIMUM sembra lagente eziologico delleritrasma (una lesione cutanea
caratterizzata da ipercheratosi e da una fluorescenza rosso-corallo alla illuminazione con luce di
Wood)
C. PYOGENES commensale occasionale delle mucose faringea e vaginale, possono causare
uretriti e vaginiti.

LISTERIA MONOCYTOGENES

Bacilletti piccoli, pleomorfi


GRAM +
Si dispongono a V o a palizzate (x tali motivi sono stati assimilati ai corinebatteri)
Aerobi-anaerobi facoltativi
Sprovvisti di capsula
Asporigeni
Mobili (presenza di flagelli polari)
Catalasi +
Idrolizzano lesclulina
In vitro: in piastre di agar-sangue le colonie sono circondate da uno stretto alone di emolisi
completa, dovuto alla produzione di una emolisina listeriolisina-O
Le infezioni da essa provocane nelluomo e negli animali, sono caratterizzate da un elevato
numero di grossi monociti nel sangue circolante.

EZIOLOGIA
- Linfezione da Listeria largamente diffusa tra gli animali, buona parte delle infezioni umane
sembrano derivare dalla ingestione di carni fresche, insaccati o latticini, prodotti con materiali
provenienti da animali infetti.
- Le forme cliniche + frequentemente isolate: meningiti purulente, meningoencefaliti,
setticemie.
MECCANISMO DI AZIONE PATOGENA
La listeriosi rappresenterebbe una delle + frequenti cause di aborto negli ultimi periodi della
gravidanza.

un parassita intracellulare e ha una profonda influenza sul citoscheletro cell, in grado di


indurre una drammatica polimerizzazione dellactina (che il batterio sfrutta x muoversi
allinterno della cellula e trasmettersi alle cellule vicine). Dopo pochi minuti dallingresso
nella cellula, il batterio si rende libero nel citosol lisando la membrana del vacuolo endosomico;
si riveste invece di actina polimerizzata, iniziando a dividersi. La continua polimerizzazione di
actina finisce con il formare una coda di materiale fibroso che il batterio si trascina
movendosi allinterno della cellula. I batteri giunti nei pressi della membrana, utilizzano la
spinta della coda di actina, x indurre sulla membrana la formazione di protuberze che si spinge
nella membrana di una cellula vicina, forzandone la introflessione, che finisce col dar luogo a
una sorta di vescicola ( con doppia membrana) dalla quale il batterio si libera x la dissoluzione
di alcuni tratti dellinvolucro membranoso.
Lazione sullactina e la motilit intercellulare dipendono da una proteina : ActA, si attiva solo
dopo lingresso del batterio nella cellula ospite.
Nellazione patogena, intervengono alcuni lipidi collocati nella membrana e nella parete
cellulare che sono in grado di provocare alterazioni nel metabolismo dei carboidrati
(diminuzione della gluconeogenesi, diminuzione del tasso di glucosio circolante) e aumento
dellazoto ureico nel sangue. Il gliceride A responsabile dellintensa risposta monolitica in
tutte le infezioni da Listeria.

METODI DI IDENTIFICAZIONE
- Lidentificazione nei materiali patologici possibile solo mediante isolamento colturale. Listeria
cresce bene nei comuni terreni di coltura. Per la ricerca colturale si utilizzano piastre di agarsangue, in cui le colonie sono rotonde, a margini netti, circondate da un alone di emolisi torbida.
- I batteri presenti nelle colonie sospette devono essere differenziati da i corinebatteri
pseudodifterici, ci possibile esaminando la motilit dei batteri al MO, le Listerie sono mobili. La
differenziazione con streptococchi e enterococchi si basa sulla dimostrazione di catalasi, sempre
presenti nelle colture di Listeria.
REAZIONI SIEROLOGICHE
- Agglutinazione e fissazione del complemento, hanno poco significato, dato che Listeria
monocytogenes presenta alcuni antigeni comuni a vari altri batteri Gram + (Corinebatteri
pseudodifterici e stafilococchi)

GARDNELLA VAGINALIS
Bacilletto
Immobile
Asporigeno
GRAM variabile (+ nella fase di crescita esponenziale)
Cresce solo in terreni arricchiti di liquidi organici (sangue, siero). In agar-sangue le colonie sono
circondate da un alone di -emolisi.
Produce acidi da glucoso, maltoso, amido, glicogeno
Catalasi
Perossidasi
Ureasi

EZIOLOGIA
- Causa vaginite, caratterizzata da perdite vaginali grigiastre, con un pH = o > di 4,5, caratteristico
odore sgradevole.
- In preparati microscopici a fresco dellessudato vaginale, costante il reperto di numerose cellule
epiteliali ricoperte da bacilli di piccole dimensioni.
- La specie Gardnella vaginalis comprende 7 diversi gruppi antigeni.

- Occasionalmente presente nella popolazione vaginale anche in soggetti sani, associata con la
presenza di vaginite aspecifica pu trasmettersi x contagio sessuale; stata infetti repertata
anche nelluretra del partner di sesso maschile.
- Numerosi batteri anaerobi Mobiluncus sp, potrebbero giocare un ruolo nellaffezione, in
associazione con Gardnella vaginalis, e sarebbero favoriti nello sviluppo proprio dalla presenza di
Gardnella. Lodore sgradevole causato dalla presenza di amine prodotte ad opera di vari batteri
anaerobi e non causato dallattivit metabolica di Gardnella.
TERAPIA
Questo tipo di vaginite sensibile al trattamento con metronidazolo, che un farmaco attivo sui
batteri anaerobi

MICOBATTERI

Bacilli

CARATTESISTICA TINTORIALE DELLACIDO-RESISTENZA

Involucri esterni caratteristici: come nei Gram +, la cellula micobatterica presenta allesterno
della membrana cellulare uno strato di peptidoglicano. Il peptidoglicano ricoperto, verso la
superficie cellulare esterna, da una complessa struttura ricca di carboidrati e di lipidi; essa
formata da arabino-galattani che legano al peptidoglicano una serie di acidi grassi acidi
micolici cui sono legate una serie di molecole di glicolipidi fenolici. La struttura attraversata
da altre molecole glicolipidiche ancorate alla membrana cellulare.
Le strutture periferiche dei micobatteri, rendono la cellula impervia ad una vasta serie di
sostanze potenzialmente dannose. Da tale caratteristica dipende la propriet tintoriale dell
acido-resistenza dei micobatteri, infatti, tali batteri (anche fissati =uccisi) sono difficilmente
penetrabili dai coloranti usanti in batteriologia, che devono essere fatti agire in soluzioni
concentrate e a temperature elevate 75-80 C. Dipendente dalla struttura degli involucri esterni
il rallentamento degli scambi selettivi di nutrienti e altre molecole con lambiente, e inoltre il
lungo periodo di duplicazione cellulare.
Colorazione micobatteri, metodo di colorazione di Ziehl-Neelsen:
- si tratta il preparato x 2-3 min con una soluzione di fucsina addizionata di acido
fenico, riscaldando il vetrino fino che la soluzione del colorante emetta dei vapori
visibili;
- lavare con acqua
- decolorare x 30-60 secondi con una soluzione di HCl al 3% in alcool etilico
- eseguire una colorazione di contrasto con blu di metilene
Solo i micobatteri mantengono in colorante rosso della fucsina dopo il trattamento, mentre
tutti gli altri materiali vengono decolorati e sono ricolorati in blu. I micobatteri sono
apprezzabili come bacilli rossi in campo blu. Lacido-resistenza dovuta alla formazione di
aryl-metano.micolati tra fucsina e gli acidi micolici.

TERRENI DI COLTURA ARTIFICIALI

Le strutture periferiche dei micobatteri rendono la cellula impervia ad una serie di sostanze
potenzialmente dannose (basi e acidi minerali forti). Gli scambi metabolici con lambiente sono
rallentati, e ci legato anche ad un ritmo di moltiplicazione assai lento (sviluppo microbico in
coltura primaria apprezzabile solo dopo 3-4 settimane di incubazione a 37C
Le esigenze nutrizionali possono essere soddisfatte con numerosi terreni, la > parte si possono
coltivare su terreni abiotici, con uneccezione x Mycobacterium lepre che non coltivabile in
vitro.
I terreni di coltura utilizzati sono 3:
1. terreni a base di tuorlo duovo (come sorgente di lipidi)
2. terreni a composizione chimica definita solidificati con agar
3. terreni a composizione chimica definita liquidi: ex un terreno liquido selettivo con
laggiunta di palmitato marcato con carbonio radioattivo, che viene metabolizzato dai
micobatteri con liberazione di CO2 radioattiva, utilizzato x lisolamento dei micobatteri
da materiali patologici

MICOBATTERI DI INTERESSE MEDICO


MYCOBACTERIUM TUBERCULOSIS agente eziologico della tubercolosi umana
MYCOBACTERIUM AFRICANUM in Africa, patologia, sovrapponibile a M. tuberculosis
MYCOBACTERIUM BOVIS agente eziologico della tubercolosi bovina, trasmissibile alluomo
(zoonosi) x via alimentare (carni o latte non pastorizzato, proveniente da animali infetti).
MICOBATTERI NON TUBERCOLATI (MOOT) in genere sono contaminanti ambientali o
parassiti di varie specie animali, che sono occasionalmente in grado di infettare la specie umana,
1

cmq richiedono la concomitanza di condizioni ( immunodepressione, denutrizione, presenza di


traumi)favorenti. Micobatteri opportunisti.
MYCOBACTERIUM LEPRAE agente eziologico della lebbra.

MYCOBACTERIUM TUBERCULOSIS
lagente eziologico della tubercolosi
Caratteri antigeni 2 classi di antigeni :
1) natura polisaccaridica
2) natura proteica
I lipidi degli involucri esterni hanno una potente azione coadiuvante limmunogenicit delle
porzioni antigeniche polisaccaridiche e proteiche, favorendo il reclutamento delle cellule
immunocompetenti.

MECCANISMO DAZIONE PATOGENA


non produce esotossine proteiche (anche se si osservata la produzione di emilisine e lipasi)
la capacit del batterio di resistere al killing intracellulare nelle cellule fagocitarie lelemento
centrale del meccanismo della sua azione patogena; questo pu avvenire attraverso linibizione
della fusione fagosoma-lisosoma sia attraverso la liberazione della acidificazione del contenuto
del fagolisosoma. Un ruolo importante nella tossicit dato dal fattore cordale.
Linfezione si contrae x via aerogena.
Nel soggetto resistente, il processo infiammatorio rimane localizzato, coinvolgendo alcuni
linfonodi mediastinici satelliti complesso primario :
Una volta depositati negli spazi alveolari dei polmoni, si innesca un processo
infiammatorio di tipo essudativo, con una prevalente componente vascolare, seguito da
intenso accumulo di cellule fagocitarie di tipo macrofagico. I bacilli vengono fagocitati
dai macrofagi alveolari e in gran parte uccisi con la presentazione di diversi materiali
antigeni micobatterici ai linfociti Th e il conseguente innesco della risposta immune.
Alcuni batteri x, riescono a sopravvivere e a moltiplicarsi allinterno dei macrofagi,
uccidendoli e liberandosi nellambiente extracellulare e danneggiando i tessuti circostanti.
La comparsa di macrofagi attivati, e di linfociti CD8 citotossici riesce a contenere
linfezione, con lattivazione di un processo infiammatorio di tipo granulomatoso con un
denso infiltrato di cellule mononucleate che circonda un insieme di cellule. La lesione
denominata tubercolo e viene circondata da unintensa reazione connettivale (fibrosi) ad
opera di fibroblasti e la porzione centrale, va in contro a necrosi caseosa, che diviene la
sede successiva di precipitazione di sali di calcio.
In una % di soggetti la lesione granulomatosa iniziale, si traduce in una infezione cronica
paucibacillare, asintomatica, ma con la persistenza di micobatteri, che possono rimanere vitali x
lunghissimi periodi (decenni). Ci necessita una sorveglianza immunologica continua ed il
persistere dei macrofagi attivati e di linfociti CD4 e CD8 di memoria.
Occasionalmente, una diminuita efficacia del sistema immune (infezione da HIV) possono
portare alla riattivazione del complesso primario, con la ripresa della moltiplicazione dei
batteri e la formazione di lesioni granulomatose multiple che confluiscono, in seguito alla
necrosi e alla colliquazione della porzione centrale; possono svuotare il loro contenuto in circolo
con la diffusione metastatica dellinfezione in altre sedi polmonari i extrapomonari (tubercolosi
miliare, tubercolosi meningea, renale, ossea).
DIAGNOSI DI INFEZIONE
- La diagnosi di infezione tubercolare possibile solo mediante la ricerca di M. tubercolosis in un
idoneo materiale patologico.
RICERCA MICROSCOPICA Il reperto di bacilli acido-resistenti in un preparato
microscopico opportunamente colorato e osservato al MO, rappresenta una 1 evidenza
della presenza di M. tuberculosis. Il materiale patologico rappresentato da espettorato
2

( xch la tubercolosi unaffezione primitivamente a sede polmonare). Inoltre se viene in


contatto con la popolazione batterica residente del cavo orale e delle vie aeree, in questi tipi
di batteri non esistono bacilli acido resistenti (M. tubercolosis).
ESAME COLTURALE inoculando il materiale patologico, adeguatamente emulsionato,
sulla superficie di provette contenenti uno dei vari terreni solidi al tuorlo duovo e verde di
malachite. A causa del lento sviluppo il materiale da esaminare deve essere preventivamente
decontaminato dalla popolazione microbica accessoria, x evitare la crescita delle altre specie
microbiche che possono esaurire la disponibilit di nutrienti. Ci si ottiene sfruttando la
capacit dei micobatteri di sopravvivere alla esposizione a basi forti (lespettorato viene
mescolato con N-acetil-cisteina ed il 2-3% di NaOH a temperatura ambiente x 10 min) in
modo da uccidere gran parte degli altri microrganismi presenti. Il verde di malachite ben
tollerato dai micobatteri ed in grado di impedire lo sviluppo di microrganismi (miceti).
IDENTIFICAZIONE Nelle colture incubate a 37C, lo sviluppo di M. tuberculosis
comincia ad essere apprezzabile dopo 2-3 settimane. Le colonie sono facilmente
riconoscibili, x laspetto rigoglioso (eugonico) con leggera pigmentazione giallastra.
Lidentificazione definitiva pu avvalersi di rilevazioni di alcuni parametri biochimici o
biologici; oppure mediante sonde molecolari specifiche x sequenze di DNA esclusive x M.
tuberculosis, infatti la ricerca di sequenze specifiche di DNA di M. tuberculosis, mediante
tecniche di amplificazione genomica (P.C.R.) seguita dalla ibridazione con idonee sonde
molecolari, possibile fare diagnosi di infezione in 1-2gg.
RICERCA DI M. TUBERCULOSIS MEDIANTE PROVA BIOLOGICA X lisolamento dei
micobatteri da materiali patologici, si pu ricorrere alla inoculazione del materiale in esame
nel sottocutaneo di una cavia che viene a morte dopo 25-40 gg, con un quadro di tubercolosi
generalizzato.
INDAGINI SIEROLOGICHE INTRADERMOREAZIONE CON TUBERCOLINA

Di notevole utilit ai fini epidemiologici laccertamento della presenza di immunit


cellulo-mediata specifica x M. tuberculosis, mediante linoculazione intradermica di
tubercolina (reazione di Mantoux). La tubercolina o (PPD) formata da proteine
micobatteriche purificate mediante successive precipitazioni con solfato dammonio. La
reazione viene praticata mediante reazione intradermica di 0,1 ml di una adeguata
concentrazione di PPD nella faccia volare dellavambraccio. Il trattamento non provoca
alcuna reazione nei soggetti indenni da infezione tubercolare. Mentre nei soggetti che
abbiano subito uninfezione si osserva localmente dopo 24-48h (allergia ritardata), una
reazione infiammatoria che si appalesa con la comparsa di una papula eritematosa. Poich
lallergia ritardata, nellinfezione tubercolare, una volta instauratasi si mantiene x tutta la
vita, anche quando le lesioni siano guarite, la positivit della reazione, non sta ad indicare
uninfezione attiva ma soltanto un precedente contatto con M. tuberculosis.
TERAPIA
- Alcuni antibiotici: streptomicina, rifampicina, e chemioterapici come : isoniazide, etambutolo,
sono efficaci contro M. tuberculosis.
- Poich presenta facilmente la comparsa di varianti farmaco-resistenti, consigliabile saggiare in
vitro la efficacia nei confronti dello stipite micobatterico (antibiogramma).
- Si ricorre molto spesso alla multi-terapia: isoniazide + rifampicina + pirazinamide + etambutolo,
che devono essere somministrati x almeno 2 mesi, alla quale deve poi seguire una terapia di
mantenimento con isoniazide e rifampicina 3 volte alla settimana x 4 mesi.
IMMUNIZZAZIONE
- il vaccino antitubercolare, oggi disponibile, costituito da una variante apatogena di
Mycobacterium bovis, scoperto da Calmette e Guerin, denominata B.C.G. (bacillo di Calmette e
Guerin). Linoculazione di B.C.G. x via intracutanea, si accompagna a modesti segni di reazione
locale, ed seguita dallinstaurarsi di immunit cellulo mediata specifica (dimostrabile con la
3

positivit alla intradermoreazione di Mantoux). Nei paesi industrializzati la vaccinazione non viene
praticata.

MICOBATTERI NON TUBERCOLARI

Si tratta di contaminati ambientali o di parassiti di varie specie animali, occasionalmente in


grado di infettare luomo (immunocompromesso) e con la coinfeizione (batteri opportunisti).
4 gruppi principali che si basano a seconda del ritmo di crescita nelle colture:
1. fotocromogeni a crescita lenta: simili nei tempi a quella di M.tuberculosis e
producono unintensa pigmentazione (giallastra) nelle colture, che si produce
solo dopo esposizione a una forte sorgente luminosa
2. scotocromogeni a crescita lenta:
3. non cromogeni a crescita lenta: non producono pigmento
4. non cromogeni a crescita rapida: non producono colonie pigmentate, con uno
sviluppo completo nelle colture in meno di 7gg.

DIAGNOSI DI INFEZIONE
- E basata sullisolamento colturale dal materiale patologico in esame.
- Alcuni micobatteri non tubercolari presentano esigenze nutrizionali o crescono con estrema
lentezza o possono non essere repertate nelle colture allestite x M. tuberculosis. Quindi
necessario limpiego di terreni arricchiti e incubazione della coltura x tempi molto lunghi.
- Lidentificazione : si basa sullanalisi del profilo biochimico o con > rapidit sullimpiego di
sonde molecolari specifiche x il genoma delle singole specie micobatteriche. Limpiego di
sonde molecolari deve essere accompagnata allimpiego di tecniche di amplificazione (P.C.R.)
delle sequenze genomiche bersaglio.
TERAPIA
- La sensibilit ai farmaci antimicobatterici pu cambiare da una specie allaltra, xci necessario
uno studio preliminare dello spettro dei farmaci attivi in vitro nei confronti dei singoli stipiti isolati.

MYCOBACTERIUM LEPRAE
BACILLO
un bacillo acido-resistente, non possibile coltivare in vitro.

EZIOLOGIA
Agente eziologico della lebbra. La lebbra una malattia cronica a lungo decorso con un
lunghissimo periodo di incubazione (alcuni anni), clinicamente caratterizzata dalla presenza di
lesioni granulomatose (istologicamente simili a quelle tubercolari) cutanee e mucose (noduli
leprosi) che vanno incontro ad ulcerazione (ma non a caseificazione) provocando spesso
mutilazioni deformanti (volto) e da lesioni che coinvolgono varie terminazioni nervose
periferiche con comparsa di vaste aree di anestesia cutanea.
La malattia si trasmette x contagio interumano.
MECCANISMO DAZIONE PATOGENA
Linfezione umana localizzata nel citoplasma dei macrofagi, in cui sembra potersi replicare e
dove si dispone in ammassi di batteri paralleli a mazzo di sigari.
DIAGNOSI
in genere clinica ed confermata dal reperto microscopico di bacilli acido-resistenti nel
citoplasma dei macrofagi (cellule leprose) presenti nel materiale proveniente dai granulomi cutanei
o mucosi.

TERAPIA
Utilizzo della terapia multipla: clofazimina + dapspone + rifampicina + clofazimina. Si ottiene
leradicazione dellinfezione in 15-20 mesi.

ACTINOMICETI
Sono : -

Gram +
immobili
ritmo di riproduzione lento, danno luogo alla produzione di un micelio settato (simile a
quello degli ifomiceti);
- aspetto delle colture formate da colonie o patine, secche, compatte, rugose e talora
coperte da un micelio aereo.
Gruppo di batteri che si trovano:
commensali delluomo o di vari animali;
saprofiti del suolo.
-

Sono caratterizzati da morfologia cellulare e da meccanismo di riproduzione che ha analogie con i


miceti filamentosi. Analogia con i miceti:
riproduzione x frammentazione dei filamenti in elementi bacillari da ognuno dei quali
prende origine un muovo micelio,
gli actinomiceti patogeni si trovano nelle lesioni tissutali disposti in ammassi(microcolonie)
circondati da una raggiera di formazioni clavate.
Actinomiceti considerati dei batteri:
1. struttura cell di tipo procariotico (miceti sono eucarioti);
2. parete cellulare formata da peptidoglicani;
3. sensibilit ad alcuni antibiotici batterici e insensibili a farmaci antifungini:
Actinomiceti di interesse medico:
Actinomyces anaerobi obligati o microaerofili, producono un micelio ramificato e si
riproducono x frammentazione dei filamenti miceliali in elementi con aspetto bacillare;
Nocardia aerobi, producono un esteso micelio vegetativo, con micelio aereo, nn
producono spore su ife differenziate, e si riproducono x frammentazione dei filamenti del
micelio di base; sono acido-resistenti;
Streptomyces aerobi, esteso micelio vegetativo con micelio aereo, la riproduzione si
verifica x produzione di spore simili a conidi che si formano su ife del micelio aereo. Hanno la
propriet di produrre antibiotici.

ACTINOMYCES ISRAELII
anaerobio obligato;
Gram + ;
commensale abituale del cavo orale, occasionalmente invade i tessuti profondi
(actinomicosi);
x la coltivazione richiede terreni ricchi e lo sviluppo favorito dalla presenza di CO2
colture aspetto microscopico di lunghi filamenti ramificati, si frammentano in elementi
bacillari simili ai corinebatteri
antigeni comuni ai micobatteri e corinebatteri, xci sono debolmente immunogeni e nn
stimolano la formazione di evidenti livelli di anticorpi

PATOGENESI

Lactinomicosi una malattia endogena, la causa + probabile data da un indebolimento delle


difese antimicrobiche che consente a A. israeliti (presenti nel cavo orale) di guadagnare i tessuti
profondi, dove provoca uninfezione granulomatosa simili ai granulomi micotici. caratterizzata
dalla formazione di ascessi che raggiungono la cute, attraverso una serie di tortuosi seni di
drenaggio e scaricando allesterno materiale purulento. Nelluomo le localizzazioni + frequenti sono

: cervico-facciale, polmonare, addominale. Nel pus sono presenti granuli di colorito giallo-zolfo
grandi (possono andare sino ad alcuni mm) che schiacciati ed esaminati a MO appaiono come una
microcolonia di actinomiceti; zona centrale formata da intreccio di filamenti ramificati e circondata
da grosse formazioni clavate.
DIAGNOSI DI LABORATORIO

Si basa:
sul reperto dei granuli actinomicetici nelle lesioni o
sullisolamento colturale dellactinomicete dal materiale purulento.
TERAPIA

Penicillina e Tetracicline, necessario associare drenaggio chirurgico delle formazioni asessuali.

NOCARDIE
aerobi;
crescono in terreni di coltura templi
saprofiti negli strati superficiali del suolo
numerosi antigeni in comune con i micobatteri e con i corinebatteri

Possono occasionalmente infettare luomo:


N. asteroides
N. Brasiliensis
PATOGENESI

Le nocardiosi sono malattie esogene possono infettare luomo:


via inalatoria nocardiosi polmonare : con formazione di lesioni suppurative circondate da
tessuto di granulazione, e le nocardie possono diffondere x via ematica anche a cervello e
meningi;
soluzioni di continuo della cute infezione attraverso lesioni cutanee : si ha formazione di
ascessi sottocutanei fistolizzati, diffondono facilmente alle ossa (si osserva freq nei piedi di
persone che camminano senza scarpe, piedi di Madura).
Nel pus delle lesioni da nocardia si osservano granuli gialli formati da colonie di nocardie che x
mancano della raggiera di formazioni clavate.
DIAGNOSI
-

esame microscopico del materiale patologico;


esame colturale

TERAPIA

Sensibili a penicilline e sulfamidici.

NEISSERIE
COCCHI
GRAM
Forma della singola cellula reniforme; sono disposte in coppie (diplococchi) e i batteri
assumono una forma a chicco di caff
Aerobi-anerobi facoltativi
Immobili
Apsorigeni
Spesso capsulati
Catalasi +
Ossidasi + (citocromo c)
La > parte delle Neisserie sono innocui commensali delle prime vie aeree
2 specie sono altamente patogene x luomo:
1. NEISSERIA MENINGITIDIS agente eziologico della meningite cerebrospinale
epidemica
2. NEISSERIA GONORRHOEAE agente eziologico della blenorragia.

NEISSERIA MENINGITIDIS

La manifestazione morbosa classica dellinfezione da (MENINGOCOCCO) rappresentata da


uninfiammazione purulenta delle meningi, accompagnata da lesioni infiammatorie a carico
dellencefalo e del midollo spinale.
Clinicamente caratterizzata da: rigidit nucale, cefalea, febbre, irritabilit, disturbi mentali,
nausea e vomito. Spesso presente un esantema che da una lieve manifestazione
maculopapulare che pu andare fino alla formazione di petecchie confluenti con estese aree di
necrosi cutanea. La meningite da meningococco pu essere rapidamente mortale, la morte segue
a poche ore di distanza dalla comparsa dei primi sintomi.
Le infezioni meningococciche si verificano come casi sporadici o in forma di focolai epidemici.
Linfezione + frequente nelle collettivit chiuse (scuole, prigioni, ospedali, caserme), ma pu
diffondersi anche tra la popolazione residente di una citt, provincia o regione. Nella
popolazione civile, i casi + frequenti sono nella prima infanzia e negli adulti al di sopra dei 45
anni.
La presenza di casi clinici di infezione associata alla presenza nella stessa popolazione di
soggetti che ospitano il meningococco (nel naso-faringe) senza presentare sintomi morbosi
(portatori) e funzionano da sorgente di infezione.
Linfezione si contrae x via inalatoria dai portatori e il meningococco si localizza al livello del
naso-faringe, da qui diffonde x via ematica localizzandosi a livello delle meningi e del SNC.
CARATTERI ANTIGENI
Possiedono un antigene presente nella membrana esterna (come tutti i Gram -) comune a tutti i
meningococchi.
Provvisti di una capsula di natura polisaccaridica che pu presentare caratteri antigeni diversi, e
la > parte dei meningococchi pu essere divisa in 10 gruppi. I sierogruppi : A,B,C,Y,W-135
sono i responsabili della grande maggioranza dei casi clinici. In Italia sono segnalati 250/300
casi/anno di meningite meningococcica, con prevalente incidenza nei bambini fino a 4 anni di
et ( quasi tutti sostenuti da microrganismi dei sierotipi B e C.
MECCANISMO DAZIONE PATOGENA
I meningococchi non sono capaci di sopravvivere allinterno dei fagociti e sono quindi
parassiti extracellulari.

Uno dei fattori fondamentali di virulenza rappresentato dal potere antifagocitario della
capsula, ed dimostrata anche dallazione protettiva degli anticorpi nei confronti dellantigene
capsulare.
I meningococchi non producono esotossine e la loro azione patogena dovuta allazione
dellendotossina alla cui azione segue un esteso danno vascolare, complicato da reazioni
infiammatorie localizzate e generalizzate.

METODI DI IDENTIFICAZIONE
Il reperto microscopico di diplococchi Gram nel sedimento del liquor di un paziente affetto da
meningite pu far avanzare il sospetto di una meningite meningococcica. Cmq non possibile
porre la diagnosi esclusivamente in base al reperto morfologico.
Se il materiale in esame ricco di batteri lidentificazione delle neisserie pu ottenersi mediante
rezioni di immunofluorescenza eseguita direttamente sul materiale patologico con un pool di
sieri specifici.
Il altri casi la certezza diagnostica si ottiene mediante isolamento colturale e successiva
identificazione. Perch lisolamento colturale abbia successo necessario che i materiali
patologici x la ricerca delle neisserie siano prelevati prima di qualsiasi terapia antibiotica, e in
seminati negli adatti terreni di coltura.
Per lisolamento colturale: piastre di agar-ascite o agar-sangue cotto a 60C (agar cioccolato)
incubate a 37C in presenza del 5% di CO2. Le colonie compaiono in 24-48 h e si presentano
tondeggianti di 2-3mm, traslucide e di aspetto mucoso.
Le colonie possono essere identificate in base alla propriet delle neisserie incubate in aerobiosi,
di provocare, in presenza di ossigeno libero, lossidazione di alcuni composti aromatici incolori,
trasformandoli in derivati colorati.
Lidentificazione pu essere + complicata quando la ricerca del batterio si esegue nel muco
naso-faringeo di soggetti apparentemente sani, allo scopo di identificare i portatori. Infatti il
naso-faringe delluomo ospita spesso diverse neisserie apatogene. La differenziazione si pu
basare sui:
- caratteri delle colonie (solo le neisserie patogene danno colonie tralucide di aspetto
cremoso, mentre le colonie delle neisserie apatogene sono secche e assai spesso
pigmentate in giallo);
- inoltre le neisserie apatogene crescono sui comuni terreni di coltura, mentre le
neisseerie patogene richiedono un terreno arricchito di sangue o liquido ascetico
- nei casi dubbi le indagini sierologiche sono condotte con antisieri verso gli antigeni
capsulari.
TERAPIA
Neisseria meningitidis sensibile alla penicillina e ai sulfamidici.
METODI DI IMMUNIZZAZIONE
- Limmunizzazione passiva a scopo terapeutico mediante somministrazione di sieri antimeningococci era lunica arma terapeutica prima della scoperta dei sulfamidici.
- I vaccini anti-meningococco: in commercio un vaccino contenente i polisaccaridi capsulari
purificati di meningococchi di gruppo A,C, Y, W-135. Il vaccino efficace a 2-3 settimane dalla
inoculazione (sottocutanea) x scarsamente immunogeno nei bambini, e negli adulti conferisce
unimmunit breve 3-4 anni. Questo viene utilizzato in ambito militare.

NEISSERIA GONORRHOEAE
GONOCOCCO -> agente eziologico della gonorrea o blenorragia.
Ha gli stessi caratteri generali di N. meningitidis

un parassita esclusivo della specie umana, in cui si localizza, primitivamente a livello


dellapparato genitale e si trasmette da soggetti infetti a soggetti sani, solo attraverso i rapporti
sessuali.
Nelluomo: il gonococco penetra attraverso lepitelio stratificato colonnare delluretra anteriore,
raggiungendo il connettivo subepiteliale. In questa sede affluiscono numerosi leucociti
neutrofili, e molti fagocitano attivamente i gonococchi che poi trasportano dalla zona
infiammata al lume delluretra. La grande quantit di leucociti che dal focolaio infiammatorio si
scaricano nelluretra, provoca la caratteristica secrezione purulenta e rappresenta uno dei primi
sintomi che compare entro i primi 3 giorni dal contagio. Linfezione pu diffondere x continuit
attraverso i linfatici e quindi x via ematica provocando, artriti, orchiti, endocarditi e meningiti.
Nelluomo linfezione gonococcica rarissimamente asintomatica, quindi il soggetto infetto sa
benissimo di esserlo.
Nella donna: la sede di infezione primaria rappresentata dalle ghiandole del Bartolini (situate
ai lati dellorifizio vaginale). Luretra interessata in maniera transitoria. Nella donna una serie
di complicanze rappresentata da: salpingo-ooforite che pu portare alla sterilit. La
sintomatologia nella gonorrea femminile modesta e pu passare a lungo asintomatica. Una
eccezione alla via di trasmissione sessuale quella attraverso il canale del parto che causa nel
neonato: oftalmo-blenorragia dei neonati.
CARATTERI ANTIGENI E MECCANISMO DAZIONE PATOGENA
- Tutti gli stipiti possiedono abbastanza antigeni comuni x reagire nei confronti di un unico siero
immune.
- Al momento dellisolamento, N. gonorrhoeae possiede un antigene capsulare di natura
polisaccaridica antigene K che si perde rapidamente nelle colture.
- Nel meccanismo dazione patogena intervengono:
1) lazione antifagocitaria del polisaccaride superficiale (antigene K)
2) lazione tossica della endotossina (LPS).
- Gli stipiti patogeni sono provvisti di pili, la cui presenza favorisce ladesione delle neiserrie alle
cellule delle mucose genitali.
- La colonizzazione delle mucose favorita dalla produzione di proteasi in grado di inattivare le
IgA1.
METODI DI IDENTIFICAZIONE
Lapparato genito-urinario rappresenta la sede elettiva e primitiva della localizzazione di N.
gonorrhoeae, e possiede una popolazione batterica residente nella quale non sono comprese
neisserie; quindi il semplice reperto microscopico di diplococchi a chicco di caff, Gram - in
un essudato purulento da una forma infiammatoria acuta, localizzata nella sede elettiva
dellinfezione gonococcica sufficiente ad avanzare il sospetto di infezione gonococcica.
Nei materiali patologici in cui il reperto microscopico sia negativo,si ricorre alla ricerca
colturale, utilizzando i terreni e le modalit specifiche; o alla ricerca diretta di antigeni specifici
nel materiale patologici mediante reazioni immunoenzimatiche.
TERAPIA
Le penicilline sono il medicinale di elezione dellinfezione gonococcica.

ENTEROBATTERI

Comprendono un gran numero di batteri a prevalente habitat intestinale nelluomo e negli


animali, correlati biochimicamente e antigenicamente
GRAM
BACILLI
Apsorigeni
Mobili x flagelli peritrichi o immobili, provvisti di pili
Aerobi-anaerobi facoltativi;
- coltivati in aerobiosi producono citocromi e ricavano energia dalla completa ox
dellacido piruvico attraverso il ciclo di Krebs(eccetto Erwinia e Yersinia, che
riducono i nitrati a nitriti, cio sono in grado di utilizzare i nitrati come accettori
inorganici di idrogeno nella respirazione anaerobia);
- coltivati in anaerobiosi, sono tutti in grado di utilizzare il glucosio x via fermentativa
con produzione di acidi e di gas.
Tutti crescono bene nei normali terreni di coltura; in alcuni generi (Escherichia, Shigella,
Edwardisiella, Salmonella) lo sviluppo in terreni di coltura inibito dalla presenza di piccole
concentrazioni di cianuro di potassio).
Laspetto delle colture simile x tutte le specie e non costituisce un carattere utile x
lidentificazione; nei terreni solidi le colonie di batteri in fase S sono rotondeggianti, lucide,
consistenza cremosa, e con incubazione di 24h raggiungono i 2-3mm di diametro.
Eccezione: le colonie del gruppo Klebsiella-Enterobacter-Serratia, che sono provvisti di una
capsula molto evidente, hanno xci un aspetto mucoso; e i Proteus, le cui colture in terreni solidi
tendono ad invadere tutta la superficie disponibile (colonie sciamanti) x la notevole mobilit dei
batteri.
Ossidasi (nn possiedono il citocromo c)
La loro identificazione possibile in base a una serie di caratteri biochimici:
1. capacit di utilizzare particolari substrati come unica fonte di carbonio;
2. preseza di particolari enzimi;
3. produzione di specifici prodotti metabolici;
4. capacit di fermentare particolari zuccheri;

CARATTERI ANTIGENI
La superficie come quella di tutti i Gram presenta numerose molecole di LPS (endotossina)
sulla membrana esterna. La componente lipopolisaccaridica della membrana esterna
responsabile sia delle propriet tossiche dei batteri (endotossina) dovute alla sua porzione
lipidica, sia della componente antigene della superficie del soma batterico che viene indicato
come antigene O , la cui specificit conseguente alla composizione e alla disposizione della
porzione polisaccaridica. La composizione dellantigene-O (ossia della porzione polisaccaridica
dellLPS) degli enterobatteri complessa, formata da 2 porzioni:
1 -> + profonda costituisce uno scheletro comune, identico in tutti gli enterobatteri, a questa
comune porzione basale sono attaccate; indicata come antigeneR, si appalesa nelle
varianti rugose (che hanno perso la capacit di sintetizzare le catene specifiche del
polisaccaride O)
2 -> + differenti e specifiche catene saccaridiche, che rappresentano i determinanti antigeni
specifici.
Antigene K situato + superficialmente rispetto allantigene O presente un involucro di
polisaccaridi acidi, che ne rappresentano lo strato mucoso e che talora assume le dimensioni di
una capsula (ben sviluppata nel gruppo Klebsiella,-Enterobacter-Serratia). Nelle Salmonella
indicato come antigene Vi (virulenza). La presenza dellantigene K o Vi rende i batteri in
agglutinabili dai sieri contenenti anticorpi anti-O, xk la presenza dellantigene K tende a
mascherare lantigene O. E sufficiente scaldare la sospensione batterica a 100 C x unora, x
1

eliminare lantigene K (viene denaturato) e rende gli enterobatteri di nuovo O-agglutinabile


(lantigene O termostabile).
AZIONE PATOGENA
Gli enterobatteri sono coinvolti in una serie di manifestazioni morbose umane:
1. Infezioni sistemiche rappresentate dalle febbri enteriche (tifo e paratifo) in cui
linteressamento dellintestino si accompagna a una diffusione
dellinfezione a tutto lorganismo (x via ematica e/o linfatica) con
localizzazione extraintestinali (epatiche).
2. Infezioni esclusivamente intestinali sono rappresentate da varie forme di gastriti e gastroenteriti, causate da batteri dei generi Salmonella e Shigella e da alcuni stipiti di Escherichia
coli. Le enteriti da enterobatteri fanno parte di una vasta gamma di sindromi morbose,
caratterizzate da sintomi diarroici (diarrea = anomala ed elevata frequenza e liquidit delle
emissioni di materiale fecale) e/o dissenterici (dissenteria = processo infiammatorio della
mucosa del colon, accompagnato da tenesmo, dolori addominali ed emissione di muco o di
sangue nelle feci). Dal punto di vista del meccanismo dellazione patogena gli enterobatteri
enteropatogeni si distinguono in :
- invasivi -> Shigelle, Salmonelle, ed alcuni tipi di E. coli. essi si localizzano nella
porzione distale dellintestino (porz distale del tenue e > nel colon) penetrando nella
mucosa dove provocano alterazioni istopatologiche evidenti. Il digiuno ha mucosa
intatta, ma in stato secretivo. I sintomi clinici di queste enteriti sono: di tipo
dissenterico x le alterazioni infiammatorie della mucosa della porzione distale
dellintestino, con una variabile proporzione di sintomi diarroici a causa
dellaumentata secrezione digiunale che si sovrappone alla diminuita capacit di
assorbimento dei liquidi nella porzione distale. Gli enterobatteri invasivi non
producono enterotossine.
- Non invasivi -> alcuni stipiti di E. coli. Essi si localizzano nellintestino tenue (ileo)
ed elaborano enterotossine che agiscono stimolando lattivit secretoria della mucosa
intestinale, senza provocarvi lesioni. I difetti di trasporto (eccesso di secrezioni di
liquidi) sono limitati allintestino tenue e la sintomatologia di tipo diarroico ed
conseguente al superamento della capacit di assorbimento di liquidi da parte del
colon.
- Le infezioni a localizzazione sistemiche o intestinali sono infezioni esogene, e seguono
allingestione di cibi contaminati con materiali fegali di individui infetti.
3. Infezioni a localizzazione extraintestinale sono rappresentate da infezioni urinarie (cistiti,
cisto-pieliti, pieliti) nella > parte dei casi sostenute da E. coli. Queste infezioni
sono nella > parte dei casi infezioni endogene e fanno seguito alla diffusione in altre sedi
dellorganismo (ex vescica urinaria) di enterobatteri (ex E. coli) che sono innocui commensali
del contenuto del grosso intestino.
Il meccanismo dazione patogena complesso, intervengono:
- lattivit antifagocitaria delle strutture di superficie (polisaccaride dello strato
mucoso o della capsula);
- ladesivit legata alla presenza di fimbrie specifiche;
- tossicit della endotossina, di cui responsabile la porzione lipidica dellLPS.
- elaborazione di tossine proteiche (in alcuni casi).

ESCHERICHIA
Il genere Escherichia comprende ununica specie, Escherichia coli
Bacillo del colon

Ospite normale dellorganismo umano e rappresenta la specie predominante della comunit


batterica aerobia-anaerobia facoltativa residente nellintestino crasso.
dotato della capacit di fermentare il lattosio
Dal punto di vista sierologico gli stipiti di E. coli si dividono in numerosi sierotipi sulla base
dei diversi antigeni O (171 tipi) e nellambito di ciascun sierotipo sulla base dei diversi antigeni
K (80) e H(56).

PRINCIPALI QUADRI PATOLOGICI SOSTENUTI DA E. COLI


1. INFEZIONI (ENDOGENE) DELLE VIE URINARIE sostenute da molti sierotipi, > da quelli
provvisti di fimbrie (pili) denominate PAP
2.

INFEZIONI (ESONGENE) INTESTINALI

a) stipiti EPEC (entero-pathogenic E.coli) e gli stipiti ETEC (entero-toxigenic E. coli)


si localizzano a livello dellintestino tenue e provocano la comparsa di enteriti
diarroiche x azione diretta (distruzione dei microvilli) sugli epiteli mucosi (stipiti
EPEC) o la produzione di enterotossine (stipiti ETEC).
b) Gli stipiti EIEC (entero-invasivi E. coli) e gli stipiti EHEC (entero-hemorrhagic E.
coli) si localizzano a livello dellintestino crasso e provocano la comparsa di enteriti
dissenteriche a seguito dei fenomeni infiammatori conseguenti allinvasione della
mucosa (stipiti EIEC) o x la produzione di tossine Vero (o Shiga-like). Le
infezioni da EHEC, possono essere complicate da colite emorragica, sindrome
uremica emolitica.
3. ESCHERICHIA COLI probabilmente il + frequente agente di meningite neonatale (da
infezione esogena intra partum) sostenuta dagli stipiti provvisti di antigene capsulare K1.
Primo gruppo di E. coli patogeni rappresentato dagli stipiti uropatogeni, agente eziologico di
infezioni endogene delle vie urinarie. Questi stipiti sono produttori di emolisina (contribuisce
al meccanismo di azione patogena). Inoltre sono dotati di particolari adesine (fimbrie P)in grado
di garantire ledesivit del batterio alla superficie delle cellule delle mucose delle vie urinarie.
Altro gruppo di E. coli rappresentato dagli stipiti enteritogeni agenti eziologici di enteriti
(particolarmente gravi tra i bambini nella prima infanzia) in conseguenza di infezioni (esogene)
contratte x ligestione di alimenti contaminati con materiale fecale di soggetti infetti in modo
asintomatico (portatori sani). Alcuni stipiti enteritogeni devono la loro azione patogena alla
capacit di invadere la mucosa intestinale (crasso) provocandovi lesioni infiammatorie
accompagnate da sintomi dissenterici, altri sono patogeni x la loro capacit di produrre
enterotossine in grado di agire sulla mucosa intestinale (tenue) provocando la comparsa di
sintomi diarroici. A seconda del meccanismo patogeno si distinguono diversi gruppi:
- E coli enteropatogeni o EPEC non producono tossina
- E. coli enterotossigeni o ETEC producono 2 enterotossine: 1. tossina
termolabile o LT; 2. tossina termostabile o ST
- E. coli enteroinvasivi o EIEC non producono tossina
- E. coli enteroemorragici o EHEC producono 2 tossine: Shiga-like I e II
STIPITI EPEC

sono responsabili di patologia intestinale, nella nostra area geografica sono


frequentemente responsabili di malattie infantili, caratterizzate da febbre, malessere, vomito,
diarrea (con abbondante muco e poco sangue), talora la diarrea pu anche protrarsi x + di 14 gg.
Sono privi di potere tossinogeno o invasivo, mentre hanno una peculiare adesivit.
STIPITI ETEC costituiscono la principale causa di diarrea infantile nei Paesi in via di
sviluppo; sono gli agenti + frequentemente responsabili della diarrea del viaggiatore.
Determinano una tipica diarrea acquosa con nausea, crampi addominali e febbre. Gli stipiti
ETEC sono provvisti di adesine (fimbrie) specifiche x la mucosa intestinale e devono la loro
patogenicit alla produzione di 2 potenti enterotossine : 1 ) termolabile (LT) che molto simile
nella struttura e nel meccanismo dazione alla tossina colerica; 2) termostabile (ST). La
3

produzione delle tossine enteritogene codificata da un plasmide. A differenza della tossina


colerica, LT e ST sono poco diffusibili, e tendono a rimanere associate alla cellula batterica.
STIPITI EIEC prediligono la mucosa del colon e sono responsabili di una forma dissenterica
(Shigella-like) clinicamente caratterizzata da febbre, intensi crampi addominali, malessere ed
abbondante emissione di feci prima acquose, quindi muco-sanguinolente e ricche di elementi
polimorfonucleati. Gli stipiti entero-invasivi si attaccano alla mucosa dellintestino crasso e ne
invadono le cellule e ne vengono inglobati attraverso fenomeni di endocitosi. Allinterno della
cellula essi lisano il vacuolo endocitico, si moltiplicano allinterno della cellula che viene uccisa
e diffondono alle cellule contigue, causando una notevole distruzione dei tessuti ed una intensa
reazione infiammatoria.
STIPITI EHEC elaborano, x un fenomeno di conversione lisogenica, 2 potenti citotossine : 1 )
Verotossina 1 (Shiga-like 1) apparentemente identica alla tossina di Shigella dysenteriae 1
(tossina di Shiga) e viene neutralizzata dagli anticorpi specifici x tale tossina.; 2) Verotossina 2
o (Shiga-like 2) invece antigenicamente differente. Questi stipiti sono sprovvisti di potere
invasivo, e provocano quadri enteritici con scarsi sintomi dissenterici clinicamente meno gravi
di quelli provocati da Shigella. La tossina di Shiga e Shiga-like, diffondendo attraverso la
mucosa raggiungono il circolo ematico e si legano, attraverso recettori glicolipidici di
superficie, alle cellule vascolari endoteliali che ne risultano danneggiate. Il danneggiamento
delle cellule si accompagna alla liberazione di varie citochine ed a un aumentato eccesso di
endotossina in circolo con fenomeni coagulativo-emorragici che possono interessare
direttamente il colon (colite emorragica) o attraverso la disseminazione sistemica delle tossine.
La complicanza + grave rappresentata dalla sindrome uremico emolitica causata da
insufficienza renale acuta, anemia emolitica microangiopatica, trombocitopenia.

Laccertamento diagnostico delle diarree sostenute da E. coli affidato alla dimostrazione


dellappartenenza degli isolati clinici ai sierotipi che + frequentemente sono apparsi associati a
manifestazioni epidemiche della malattia.

PRATICA DIAGNOSTICA:
a) valutazione delladesivit batterica, mediante lo studio della capacit emoagglutinante del
batterio x particolari tipi di emazie o della capacit del batterio di aderire alla superficie di
cellule coltivate in vitro;
b) la ricerca della produzione di enterotossine mediante prove immunologiche (tecniche immuno
enzimatiche);
c) la ricerca della produzione di tossine Vero (Shiga-like) mediante la dimostrazione di azione
citotossica nei confronti di linee cellulari coltivate in vitro;
d) la ricerca di potere invasivo, mediante la dimostrazione della capacit di penetrare allinterno di
cellule coltivate in vitro.

SHIGELLE
Sono distinte in 4 specie, ognuna delle quali comprende diversi sierotipi.
Sottogruppo A: SHIGELLA DYSENTERIAE (10 sierotipi)
Sottogruppo B: SHIGELLA FLEXNERI (8 sierotipi)
Sottogruppo C: SHIGELLA BOYDII (15 sierotipi)
Sottogruppo D: SHIGELLA SONNEI (2 sierotipi)
Le forme + frequenti in Italia sono: S. flexneri e S. sonni
GRAM
Immobili
Lattosio
Antigene-O
Antigene K (termolabile)
4

Le Shigelle sono gli agenti eziologici della dissenteria bacillare, malattia con breve periodo di
incubazione (3-6 gg) e da una sintomatologia con violente scariche diarroiche
mucosanguinolente con emissione di materiale costituito da muco vitreo, striato di sangue,
talora con lembi di mucosa in sfaldamento. Alla diarrea si associano, febbre modica, dolori
addominali, tenesmo e vomito, insieme a segni di compromissione generale.
La malattia si contrae x ingestione di alimenti contaminati da feci di malati o di portatori sani
(convalescenti).
Le Shigelle sono parassiti esclusivi delluomo che rappresenta xci lunica sorgente di
infezione. Le mosche sembrano favorire la disseminazione meccanica dellinfezione.
Le Shigelle introdotte con gli alimenti riescono a superare la barriera dellacidit gastrica, e
vanno a localizzarsi nella mucosa del colon dove moltiplicandosi esercitano la loro azione
patogena.
MECCANISMO DAZIONE PATOGENA
Lazione patogena dovuta alla loro capacit di penetrare nelle cellule dellendotelio mucoso
integro, passando poi nella lamina propria della mucosa intestinale dove si moltiplicano con
accumulo di prodotti metabolici e liberazione di endotossina (in seguito alla lisi dei corpi
bacillari)
Nelle forme di dissenteria sostenute da Shigella dysenteriae di tipo 1 che producono una potente
tossina citotossica (tossina Shiga).
Tutte le Shigelle non producono tossine proteiche e la loro azione tossica e la loro azione tossica
riconducibile alla componente lipoproteica (endotossina) della parete cellulare.
DIAGNOSI MICROBIOLOGICA
La principale prova di patogenicit : consiste nella dimostrazione della capacit delle Shigelle
di penetrare allinterno di cellule in vitro o nella propriet di causare cherato-congiuntivite in
cavia.

SALMONELLE
Le salmonelle sono responsabili di diffuse ed ubiquitarie patologie che sono rappresentate da:
- gastroenteriti (modesta gravit)
- forme sistemiche (decorso di > gravit)
Il genere Salmonella comprende numerosi enterobatteri differenziati sulla base dei diversi
caratteri antigeni, somatici (antigene-O), capsulari (antigene Vi) e flagellari (antigene H).

PRINCIPALI QUADRI PATOLOGICI SOSTENUTI


1. GASTROENTERITI manifestazioni morbose che si osservano con > frequenza, con tendenza
alla guarigione spontanea, sono causate da serovar ubiquitari ampiamente diffusi in animali da
allevamento (salmonellosi minori)
2. SALMONELLOSI SISTEMICHE (TIFO e PARATIFI ) esclusivamente da serovar adattati
alluomo.(Salmonella typhi , S. paratyphi A..)

Le salmonelle che incidono con > frequenza nella patologia umana sono:
SALMONELLA TYPHI
SALMONELLA PARATYPHI A
SALMONELLA PARATYPHI B
SALMONELLA PARATYPHI C
SALMONELLA TYPHIMURIUM

I serovar adattati alluomo (S. typhi e S. paratyphi A) sono responsabili di gravi forme
sistemiche (tifo, paratifi, setticemie) e si trasmettono direttamente da uomo a uomo, senza ospiti
intermedi attraverso il circuito oro-fecale.

I serovar ubiquitari (S. typhimurium) sono responsabili di gastroenteriti (senza tendenza


alla diffusione sistemica), fanno seguito dopo un breve periodo di incubazione (limitato a poche
ore) allingestione di cibi contaminati.
SALMONELLA TYPHI = tifo o febbre enterica
La forma tipica e + grave di infezione sistemica da salmonella rappresentata dal TIFO (tifo
addominale, febbre tifoide) il cui agente eziologico Salmonella typhi.
Linfezione si contrae x ingestione di alimenti contaminati da feci di malati o + freq di portatori.
La malattia ha inizio subdolo, preceduto da un periodo di incubazione di 7-14gg con prodromi
costituiti da astenia, dolori muscolari, cefalea, insonnia.
1 settimana: Compare la febbre, che ha un andamento caratteristico (curva di
Wunderlich) caratterizzato da un periodo di ascesa durante il quale la temperatura sale a
sega, con la temperatura serale superiore a quella del mattino dopo, che a sua volta
superiore a quella del mattino precedente.
2 settimana: seguita poi da un periodo di stato, in cui la temperatura si mantiene subcontinua (valori elevati 39-40C) x unaltra settimana.
3 settimana: Si assiste a un periodo di decremento, nella 3 settimana, in cui landamento
della temperatura riproduce in forma speculare quello della prima settimana.
Alla febbre si accompagnano segni di compromissione dellapparato digerente (anoressia,
lingua impaniata, irregolarit dellalvo) del SN (stordimento), sopore, dellapparato circolatorio
(ipotensione), dellapparato emolinfopoietico (splenomegalia, leucopenia), dellapparato
urinario (albuminuria). A questi sintomi possono accompagnarsi, complicanze rappresentate da
emorragie intestinali o perforazione intestinale.

MECCANISMO DAZIONE PATOGENA

Le salmonelle introdotte con i cibi raggiungono lintestino, e alcune riescono, penetrando


attraverso la mucosa, a raggiungere i linfonodi mesenterici, da qui attraverso il dotto toracico
si riversano nel circolo ematico provocando una fugace batteriemia, localizzandosi nelle
cellule reticolo-endoteliali della milza, del fegato, nel cui interno riescono a moltiplicarsi
attivamente.
Dopo il periodo di incubazione le Salmonelle, raggiunta una notevole consistenza numerica,
passano nel sangue, provocando una batteriemia persistente x alcuni giorni (coincide con
linizio della sintomatologia morbosa e del rialzo termico).
seguita da una localizzazione massiccia a livello di vari organi e in particolare della
colecisti, da dove attraverso la bile, riesce ad infiltrarsi nellepitelio intestinale fino a
raggiungere la lamina propria dove si moltiplicano. Contemporaneamente la mucosa
intestinale viene colonizzata dalle Salmonelle anche a livello delle placche di Peyer e dove x
lintensa reazione infiammatoria si producono delle ulcerazioni ricoperte da escare, il cui
distacco precoce (prima della cicatrizzazione) la causa delle emorragie intestinali o delle
perforazioni.

Nel 1 periodo dellinfezione le Salmonelle riescono a moltiplicarsi allinterno dei monociti, la


guarigione si accompagna alla comparsa di un elevato potere battericida dei macrofagi nei confronti
delle Salmonelle fagocitate, x lintervento dellimmunit cellulo-mediata.
In alcuni soggetti, dopo la guarigione clinica, Salmonella typhi, pu persistere a lungo a livello
della colecisti, provocando uninfezione subacuta asintomatica. Questi soggetti che eliminano il
batterio con il materiale fecale (portatori sani)

GASTRO-ENTERITI
rappresentano la manifestazione clinica + diffusa dellinfezione da serovar ubiquitati di
salmonella.
Sono caratterizzate da uninsorgenza acuta con dolore addominale, diarrea, nausea, vomito.
6

Linsorgenza delle gastro-enteriti da salmonella la conseguenza dellingestione di cibi a base


di carne, uova, contaminati da SALMONELLA TYPHIMURIUM.
Pu presentarsi in forma epidemica in collettivit che accedono allo stesso alimento, x questo
motivo le salmonellosi acute sono classificate tra le intossicazioni alimentari di origine
microbica (botulismo, intossicazione da enterotossina stafilococcica). Le gastro-enteriti da
salmonella possono diffondere anche x contagio interumano (collettivit infantile, infezioni
nosocomiali) e la loro diffusione favorita dalla presenza di portatori sani. Le infezioni da
salmonelle sono appannaggio della collettivit a basso standard economico-sociale di vita.

KLEBSIELLE

Enterobatteri
Capsulati
Immobili
Reperibili nel materiale fecale umano, sono spesso associate a diverse forme morbose
interessanti lapparato respiratorio.
KLEBSIELLA PNEUMONIAE : frequente commensale delle prime vie respiratorie, la quale pu
causare varie affezioni respiratorie (polmoniti) in soggetti debilitati x altre malattie respiratorie
infettive. Oltre a malattie dellapparato respiratorio pu essere causa di infezioni dellapparato
urinario.
KLEBSIELLA OZENAE : associata ad una particolare forma di rinite atrofica (ozena),
caratterizzata da un odore fetido dovuto ad un progressivo processo di atrofia della mucosa
nasale.
KLEBSIELLA RHINOSCLEROMATIS: associata ad uninfiammazione granulomatosa del nasofaringe (rinoscleroma).

ENTEROBACTER

Batteri mobili
capsulato
2 specie: ENTEROBACTER CLOACAE
ENTEROBACTER AEROGENES

frequenti commensali dellorganismo umano


possono provocare infezioni urinarie ed infezioni opportuniste in varie sedi extraintestinali

SERRATIA

I batteri di questo gruppo si ritrovano + freq negli strati superficiali del suolo
La specie S. marcescens, fu identificata nel 1823, come la causa del miracolo della polenta
sanguinante, le colonie mucose e pigmentate in rosso vivo, simulano laspetto di goccioline di
sangue coagulato.
I batteri del gruppo Serratia sono divisi in 6 specie ma 3 sono state isolate nelluomo:
1. SERRATIA MARCESCENS tipico patogeno opportunista, stato isolato da numerose
infezioni a sede extra-intestinale che in ambiente ospedaliero possono verificarsi anche
come focolai epidemici coinvolgenti numerosi pazienti. Si ritrova nei filtri daria e pu
infestare sale operatorie quindi penetrare attraverso una ferita e dare batteriemia
2. SERRATIA LIQUEFACIENS
3. SERRATIA RUBIDAE

PROTEUS

Si ritrova negli strati superficiali del suolo e come componente della popolazione batterica
intestinale delluomo.
Batteri mobili: le colonie si estendono fino al margine del vetrino
Rappresentano i + frequenti agenti eziologici di infezioni urinarie dopo Escherichia. La
produzione di ureasi e la conseguente alcalinizzazione dellurina x la produzione di ammoniaca
contribuiscono alla severit dellinfezione x il danneggiamento dellepitelio renale e la possibile
formazione di calcoli (x la precipitazione di sali di calcio e magnesio)
Oltre a infenzioni urinarie possono provocare infezioni delle vie respiratorie, che in pazienti
debilitati, possono essere accompagnate da manifestazioni setticemiche con elevata mortalit e
infezioni in varie sedi extraintestinali (+ presenti come infezioni nosocomiali).
Le specie P. VULGARIS e P. MORGANII sono patogeni nosocomiali e sono resistenti a
Amicillina e Cefalosporina.

METODI DI IDENTIFICAZIONE
LOCALIZZAZIONE INTESTINALE: degli enterobatteri enteropatogeni
si manifesta clinicamente con diarrea o con il + complesso quadro delle febbri enteriche (tifo e
paratifi). I possibili batteri agenti eziologici sono: stipiti enteropatogeni di E. coli ; Shigella;
Salmonella. - Per la ricerca degli stipiti enteropatogeni di E. coli, in caso di diarea,
sufficiente inoculare una sospensione di feci in piastre di terreni addizionati di sostanze dotate di
azione batteriostatica nei confronti dei batteri Gram + ed addizionati di lattosio e un indicatore
di pH; dopo 16-20 h di incubazione, le colonie di batteri lattoso-fermentanti, saranno facilmente
identificabili x il viraggio dellindicatore dovuto alla produzione di acidi dalla fermentazione
dello zucchero. Alcune di queste colonie vengono isolate x lidentificazione e lo studio dei
caratteri antigeni, delle propriet invasive, della capacit a produrre enterotossine.
- Nei confronti di soggetti in cui il sospetto clinico orienti x una diagnosi eziologica da
Shigelle o da Salmonelle: la ricerca dei relativi enterobatteri nel materiale fecale facilitata
dallimpiego di terreni contenenti sostanze che oltre ad inibire i Gram +, inibiscono la
moltiplicazione di E. coli. Questo il terreno S-S (Salmonella-Shigella) che contiene sali biliari
a concentrazioni + elevate. Altri terreni ancora + selettivi sono: lagar al solfito di bismuto e
lagar al verde brillante. Da alcune di queste colonie si allestiscono delle subcolture. Una volta
stabilito che il batterio in esame una Shigella, si procede allidentificazione del sottogruppo in
base allo studio dei caratteri biochimici; quando si abbia a che fare con Salmonella necessario
procedere allo studio dei caratteri sierologici.
Nel caso di sospette infezioni sistemiche (tifo e paratifi): la ricerca delle Salmonelle durante il
1 periodo ha buone probabilit di successo se eseguita nel sangue (emocoltura) dato che la
colonizzazione intestinale preceduta da una batteriemia che persiste x alcuni gg.
2.
MATERIALI PATOLOGICI DI PROVENIENZA EXTRAINTESTINALE: il
reperto di enterobatteri sempre casuale. Nelle colture allestite con materiali di provenienza
extraintestinale, si usano terreni non selettivi, ma terreni arricchiti di varie sostanze, sangue,
siero.. allo scopo di favorire lo sviluppo del > numero di specie batteriche. Ogni colonia
costituita da bacilli Gram -, che siano negativi al test della indofenolo-ossidasi, deve essere
considerata come formata da possibili enterobatteri, i quali vanno identificati in base ai caratteri
biochimici1.

REAZIONI SIEROLOGICHE
(scopo diagnostico)
: sostenute da enterobatteri (le + frequenti a carico
dellapparato urinario e delle vie respiratorie), la possibilit di utilizzare reazioni sierologiche a
AFFEZIONI EXTRAINTESTINALI

scopo diagnostico, a causa della grandissima variet di tipi antigeni non nemmeno
teoricamente pensabile.
Le uniche affezioni da enterobatteri in cui possibile impiegare la ricerca di anticorpi a scopo
diagnostico sono rappresentate dal: tifo e paratifi. In questi casi la malattia preceduta da un
periodo di incubazione, x cui gi pochi giorni dopo linizio della fase febbrile, gli anticorpi
sono presenti in circolo. 3 salmonelle soltanto: S. typhi, S. paratyphi A e S. paratyphi B. La
ricerca di anticorpi in caso di sospetta febbre enterica, si esegue ricercando il potere
agglutinante di diluizioni progressive del siero del paziente nei confronti di sospensioni di
ciascuna delle salmonelle (ricerca di anticorpi anti-salmonelle tifo-paratifose detta anche
reazione di Widal); questa ricerca viene fatta in associazione con la ricerca di anticorpi antiBrucelle (reazione di Wright).

TERAPIA
Nelle affezioni da Salmonelle , il farmaco di scelta il cloramfenicolo, ma posso utilizzare anche
ampicillina e cefalosporine.
Tutti gli altri enterobatteri presentano una spiccata restenza a molti farmaci antibatterici, cos la
scelta del medicamento da usare deve essere guidata attraverso la determinazione della sensibilit ai
vari farmaci (antibiogramma).

METODI DI IMMUNIZZAZIONE
Nei confronti dellinfezione da Salmonella typhi: possibile una profilassi immunitaria attiva a
mezzo di vaccini. I vaccini antitifici, sono costituiti da vaccini a cellula intera di (S. typhi uccisi con
acetone) da somministrare x via orale; da vaccini preparati con il polisaccaride capsulare Vi
purificato da somministrare x via intramuscolare.
Lefficacia protettiva dei vaccini allestiti con Salmonelle tifo-paratifi buona ma non assoluta, xci
la prevenzione deve poggiare su misure di igiene generale (risanamento ambientale, igiene delle
abitazioni, alimenti).

ANCHE LE YERSINIE APPARTENGONO AL GENERE ENTEROBATTERI

VIBRIONI

Bacilli
GRAM
Curvatura lungo lasse > , assume una forma a C o a virgola ,.
Mobili, presenza di 1 flagello ad un polo della cellula
Asporigeni
Non capsulati
Aerobi-anaerobi facoltativi
Crescono bene nei comuni terreni di coltura, prediligono quelli a pH alcalino
Fermentano alcuni zuccheri con produzione di acidi (non di gas), producono indolo
La > parte sono saprofiti, si trovano negli strati superficiali del suolo o come parassiti
commensali di alcuni animali.
I vibrioni che interessano la patologia umana sono rappresentati dalla specie:
- VIBRIO CHOLERAE
- VIBRIO PARAHAEMOLYTICUS agente eziologico di forme diarroiche conseguenti
allingestione di molluschi o crostacei consumati crudi
- VIBRIO ALGINOLYTICUS e V. VULNIFICUS raramente possono infettare ferite
cutanee o provocare manifestazioni setticemiche in soggetti immunodepressi.

VIBRIO CHOLERAE
Comprende una notevole variet di gruppi sierologici, definiti in base alle caratteristiche
antigeniche dellantigene O.
Tutti gli stipiti sierologici di V. cholerae, sono produttori di enterotossina, le epidemie e le
pandemie sono state sostenute solamente da stipiti appartenenti al sierogruppo O1, i quali a loro
volta sono suddivisi in base a altri antigeni (proteici) in 3 tipi sierologici:
1. Inaba;
2. Ogawa;
3. Hikojima
Questi 3 sierotipi, possono presentare caratteristiche biologiche diverse, xci si sono individuati
2 biotipi:
1. Vibrio cholerae O1 biotipo classico; sostiene il colera e ha
avuto la sua principale zona endemica
nelle aree intorno al delta del fiume Gange
e in India, da qui si diffuso lungo gli
itinerari seguiti dai pellegrini;
2. Vibrio El Tor isolato nella penisola di Sinai nel 1905
Gli stipiti di V. cholerae appartenenti agli altri sierogruppi O da (O2 a O138) sono stati
isolati da casi sporadici di diarrea o da infezioni intestinali (raramente).
Colera :
unenterite caratterizzata dalla emissione di grandissime quantit di feci acquose, di aspetto
opalescente acque di riso; possono ammontare ad alcuni litri al giorno (fino a 10-14 litri) con
un contenuto di potassio molto elevato. Labbondante perdita di acqua provoca, una rapida
disidratazione, seguita da acidosi, emoconcentrazione, squilibrio elettrolitico ( < quantit di
potassio) pu seguire shock empodinamico e morte anche nel giro di ore o gg.
Lenterite colerica fa seguito alla ingestione di cibo o bevande (acqua) contaminate da
materiale fecale di malati o convalescenti (che eliminano i vibrioni nelle feci fino a 3-4
settimane dopo la guarigione clinica). La diffusione del colera favorita dal fatto che i vibrioni
pur essendo facilmente uccisi dai disinfettanti, riescono a sopravvivere x molto tempo in
materiali ad elevato tenore di umidit e nelle acque superficiali.
1

Lunica sorgente di infezione luomo infetto.


MECCANISMO DAZIONE PATOGENA

si moltiplicano nellintestino, alla superficie della mucosa, aderendo alle cellule dellepitelio
senza penetrarvi, e non causano alterazioni istopatologiche.
I virioni eliminano alcuni esoenzimi:
- neuraminidasi
- emolisina (il biotipo El Tor).
Lazione patogena riconducibile alla produzione di una esotossina enterotossica. Questa
tossina appartiene al gruppo di tossine insieme alla tossina termolabile (LT) di E.coli
enterotossigeni e alla tossina pertossica, le quali agiscono modificando il contenuto cellulare di
cAMP, a seguito della loro azione catalitica ADP-ribosilante. Le tossine si legano agli
enterociti attraverso linterazione del componente B con gangliosidi (GM1); Linterazione con
la superficie cellulare seguita dalla traslocazione della componente A (formata da 2 peptidi A1
e A2 tenuti insieme da ponti di solfuro). Il bersaglio della componente A1 rappresentato da
una proteina trimerica di membrana proteina G (GTP-binding) che regola positivamente
lattivit delladenilato ciclasi. A seguito dellinterazione della tossina con la proteina G, si ha
una stimolazione continua delladenilato ciclasi e unaumentata concentrazione di cAMP nel
citosol degli enterociti, che provoca una rapida eliminazione nel lume intestinale di una serie
di elettroliti,e conseguentemente di una notevole quantit di acqua, che finisce con il superare
la capacit di riassorbimento del colon -> risultato profusa diarrea (con shock ipovolemico,
acidosi,)
La produzione di enterotossina pu essere messa in evidenza in vivo: isolando mediante
legatura, tratti di anse intestino tenue di animali (coniglio) inoculando poi la tossina nel lume.
La presenza della tossina si evidenzia con una distensione del tratto di ansa isolato x laccumulo
di grandi quantit di liquido.
Le enteriti da vibrioni del biotipo El Tor sono meno gravi di quelle sostenute da vibrioni
classici, ma i convalescenti possono rimanere a lungo eliminatori di vibrioni, facilitando la
diffusione dellinfezione.

METODI DI IDENTIFICAZIONE

I vibrioni hanno scarsa tendenza alla diffusione oltre la mucosa e la ricerca si esegue sul
materiale fecale. Xci nelle zone endemiche il reperto microscopico di numerosi vibrioni in
preparati microscopici del materiale fecale eliminato con le scariche diarroiche indicativo x
una diagnosi di colera.
La certezza diagnostica: isolamento colturale e identificazione sierologica. Il materiale fecale
viene incubato x 10-18h in una soluzione di peptoni a pH alcalino e poi si procede alla semina
su piastre di agar, Terreno di Monsur: addizionato di taurocolato sodico (inibire Gram + e
E.coli), di bicarbonato (avere un pH alcalino), tellurito di potassio (inibisce altri Gram - ).
Le colonie sono esaminate microscopicamente e identificate biochimicamente ( catalasi +,
ossidasi +, producono indolo e riducono nitrati, fermentano il saccaroso e mannite con
produzione di acidi e nn di gas). I vibrioni El Tor sono anche emolitici.
Non possibile ricorrere alla diagnosi sierologica a causa della brevit de periodo di
incubazione.
TERAPIA

I vibrioni colerici sono sensibili a molti antibiotici: tetracicline, cloramfenicolo, streptomicina. V.


cholerae poco virulento e linfezione tende a esaurirsi spontaneamente. importante ai fini
terapeutici il mantenimento dellequilibrio idrico ed elettrolitico dellorganismo.
METODI DI IMMUNIZZAZIONE

I vaccini anti-colerici oggi in uso sono allestiti con sospensioni di vibrioni colerici uccisi di sierotipi
Inaba e Ogawa, appartenenti sia al biotipo classico che a quello El Tor e vengono somministrati x
via sottocutanea in 2 dosi a distanza di 7 gg luna dallaltra. Questi vaccini hanno poca efficacia. La
migliore protezione il controllo dellinfezione colerica, evitando luso di cibi e acqua contaminate.
2

SPIRILLI

Bacilli., con 2 o + curvature lungo lasse principale che conferiscono una forma a spirale.
La cellula rigida e mobile (a diff. delle spirochete) x la presenza di flagelli a disposizione
polare.
1 specie patogena x luomo: SPIRILLUM MINOR
S. minor ospite abituale del cavo orale di ratti, topi; luomo si infetta x il morso di un animale.
Laffezione caratterizzata da: unulcera molle nel punto della morsicatura con interessamento
linfoghiandolare satellite, esantema maculo-papuloso e febbre di tipo ricorrente (linfezione
definita Sodokum = veleno di topo).
TERAPIA: penicillina.

CAMPYLOBACTER
Bacilli curvi
GRAM
Mobili x flagelli polari
Asporigeni
Metabolismo respiratorio, non fermentano zuccheri
Ossidasi +
Crescono bene nei comuni terreni di coltura.

EZIOLOGIA

I campilobatteri che interessano la patologia umana sono:


- Campylobacter jejuni
agenti eziologici di manifestazioni enteriche
- Campylobacter coli
La riserva naturale rappresentata da numerosi animali vertebrati, tra cui i volatili da
allevamento che costituiscono la sorgente + importante di infezione umana (ingestione di carni
contaminate e non trattate adeguatamente).
MECCANISMO PATOGENO

Le enteriti da campilobatteri sono caratterizzate da: manifestazioni diarroiche, con frequente


frequenza di sangue e muco nelle feci.
DIAGNOSI BATTERIOLOGICA

Nei casi di enterite si basa sulla ricerca colturale dei campilobatteri nel materiale fecale.
Isolamento: si usano colture in terreni selettivi (addizionati di alcuni antibiotici cui i
campilobatteri sono resistenti) e arricchiti di sangue. Le colture sono incubate a ridotta
concentrazione di ossigeno e a 42C.
Lidentificazione: si basa sui caratteri biochimici.

TERAPIA: sensibili

alleritromicina.

CAMPYLOBACTER
Bacilli curvi
GRAM
Mobili x flagelli polari
Asporigeni
Metabolismo respiratorio, non fermentano zuccheri
Ossidasi +
Crescono bene nei comuni terreni di coltura.

EZIOLOGIA

I campilobatteri che interessano la patologia umana sono:


- Campylobacter jejuni
agenti eziologici di manifestazioni enteriche
- Campylobacter coli
La riserva naturale rappresentata da numerosi animali vertebrati, tra cui i volatili da
allevamento che costituiscono la sorgente + importante di infezione umana (ingestione di carni
contaminate e non trattate adeguatamente).
MECCANISMO PATOGENO

Le enteriti da campilobatteri sono caratterizzate da: manifestazioni diarroiche, con frequente


frequenza di sangue e muco nelle feci.
DIAGNOSI BATTERIOLOGICA

Nei casi di enterite si basa sulla ricerca colturale dei campilobatteri nel materiale fecale.
Isolamento: si usano colture in terreni selettivi (addizionati di alcuni antibiotici cui i
campilobatteri sono resistenti) e arricchiti di sangue. Le colture sono incubate a ridotta
concentrazione di ossigeno e a 42C.
Lidentificazione: si basa sui caratteri biochimici.
TERAPIA: sensibili alleritromicina.

HELICOBACTER

Bacillo , ricurvo a spirale


GRAM
Mobile x presenza di 5-6 flagelli unipolari
Aerobio-anaerobio facoltativo (microaerofilo)
Cresce bene nei terreni abiotici di coltura
Ossidasi +
Catalasi +
Attivit ureasica
Habitat naturale: mucosa gastrica della specie umana.
HELICOBACTER PYLORI un patogeno specifico x la specie umana, in grado di
colonizzare cronicamente la mucosa gastrica e duodenale; correlato allinsorgenza di gastrite
antrale seguita in alcuni soggetti dallinsorgenza di ulcera gastrica e ulcera duodenale.
correlato dal punto di vista epidemiologico, allinsorgenza di adenocarcinoma gastrico.

MECCANISMO DAZIONE PATOGENA

H. pylori possiede un lipopolisaccaride (LPS o endotossina) poco tossico; con una particolare
composizione di acidi grassi del lipide A che ne spiega la scarsa pirogenicit.
La porzione glicidica contiene sequenze di zuccheri identiche agli antigeni Lewis x e Lewis y
presenti alla superficie delle cellule della mucosa gastrica, che inducono una forte risposta
anticorpale autoimmune che pu contribuire al danno della mucosa.
1 stadio di infezione: si ha quando il batterio raggiunge la mucosa gastrica. I fattori
principalei che condizionano la colonizzazione batterica della mucosa sono:
1) la produzione di ureasi -> con la quale si protegge dallestrema acidit dei succhi
gatrici. Idrolizza lurea = ammonio + bicarbonato, i quali vengono espulsi
allesterno neutralizzando il pH nellambiente circostante la cellula batterica.
2) la presenza di alcune molecole di superficie con funzione di adesine,
3) la motilit batterica (garantita da alcuni flagelli unipolari) -> che permette al
batterio di penetrare nelle cellula (anche grazie alla spinta dei flagelli).
Nellambito di H. pylori si distinguono 2 diverse popolazioni caratterizzate da diverso grado di
patogenicit.
- 60% degli stipiti di E. pylori possiede la capacit di produrre (codificata dal
gene vacA) una citotossina detta tossina vacuolante A o VacA che viene
internalizzata dalle cellule della mucosa gastrica e gioca un ruolo essenziale nella
patologia gastrica, infatti induce la formazione di canali selettivi x gli anioni
consentendo un anormale flusso di anioni, con il conseguente sbilanciamento
osmotico di vari compartimenti a contenuto acido e porterebbero alla
vacuolizzazione del citoplasma. Potrebbe anche indurre il processo di apoptosi.
- 65% possiede un altro gene che codifica una proteina che rappresenta un marker
della capacit dei batterio di produrre tossina vacuolante. Il gene stato definito
cagA e il prodotto proteico CagA (isola di patogenicit legata a cag),
consente leliminazione allesterno della tossina vacuolante.
- TIPO I batteri con genotipo vacA+ e caA+, dotati di >
patogenicit, associati alla evoluzione ulcerosa della infezione;
- TIPO II batteri associati a una evoluzione benigna o
asintomatica della colonizzazione gastrica.
Una volta che H. pylori di tipo I, sia adeso alla superficie dellepitelio mucoso, inizia il
danneggiamento delle cellule ad opera della citotossina vacuolante. Allo stesso tempo le cellule
dellepitelio mucoso sono indotte alla produzione di IL-8 (fattore chemiotattico in grado di
convogliare localmente i granulociti neutrofili, monociti, linfociti T) che infiltrano la mucosa,
innescandovi un processo infiammatorio. Anche se internalizzato da cellule fagocitarie in
1

grado di sfuggire al killig intracellulare (xch produce catalasi e superossido-dismutasi),


danneggiando nello stesso tempo i fagociti x mezzo della tossina vacuolante. Linsieme dei
fenomeni lesivi, portano ad unalterata funzionalit della mucosa gastrica che si traduce in un
aumento della produzione di gastrina e in unaumentata produzione di acido. Laumentata
produzione di acido pu indurre metaplasia delle cellule della mucosa duodenale (ke x
resistenza allaumentata acidit gastrica) si trasformano in cellule gastriche (con la possibilit di
impianto dei batteri di tipo I). La cronicizzazione dellinfezione e lincapacit della reazione
dellorganismo portano alla formazione della lesione ulcerosa.
DIAGNOSI DI INFEZIONE

Esame microscopico : di campiono bioptici della mucosa (zona antrale) o


Isolamento colturale: se si deve saggiare la sensibilit/resistenza del batterio ai diversi farmaci
antibatterici;
Altra metodica: test del respiro o breath test, si basa sul fatto che lureasi di H. pylori
produce, nella idrolisi dellurea, anche acqua e CO2 e che questa viene assorbita in circolo e
eliminata attraverso i polmoni con il respiro. Il testi si esegue somministrando per via orale una
piccola quantit di urea contenente 13C o 14C e misurando, dopo 30 min, la presenza di CO2
radioattiva nel respiro ( che si osserva solo in presenza di colonizzazione gastrica da H. pylori).
Ricerca di anticorpi-specifici: mediante immunoblotting (Western blot)

TERAPIA

Trattamento con antibiotici: ampicillina, claritromicina, sali di bismuto e un inibitore della


produzione di acidi (inibitore della pompa protonica).

YERSINIE

Appartiene alla famiglia delle Enterobacteriaceae


Le yersinie sono batteri patogeni x varie specie animali dalle quali possono occasionalmente
trasmettersi alluomo (zoonosi)
3 specie di interesse medico: YERSINIA PESTIS
YERSINIA PSEUDOTUBERCULOSIS mobili x flagelli peritrichi
YERSINIA ENTEROCOLICA
riproduzione a 22C in colture

YERSINIA PESTIS
cocco-bacillo
GRAM (presenta una colorazione bipolare, cio tendenza a ipercolorarsi agli estremi
Asporigeni
Immobili
Capsulati
Aerobi-anaerobi facoltativi
Cresce male nei comuni terreni di coltura, necessita di terreni arricchiti (siero, sangue).
Si moltiplica bene anche a temperature di 25-28C a differenza della > parte dei batteri patogeni
che si moltiplicano solo a temperature vicine a quelle corporee (36-37C)

EZIOLOGIA
La peste unaffezione limitata ad alcune aree dellEstremo Oriente, nella costa occidentale
degli USA, e in zone remote del Sud America e dellAfrica.
Il serbatoio naturale costituito da diversi roditori infetti (x linfezione umana la sorgente +
importante il ratto), tra i quali si trasmette attraverso la puntura di ectoparassiti (pulce del ratto
Xenopsylla cheopis) ematofagi, infettatisi x ingestione di sangue da animali infetti.
Nellintestino della pulce i bacilli pestosi si moltiplicano bloccando il lume del proventricolo e
impedendo il passaggio del cibo. Linsetto affamato rigurgita il contenuto del proventricolo
durante la suzione violenta del sangue inoculando i batteri. Allo stesso modo linfezione si pu
trasmettere dagli animali alluomo.
Linfezione umana pu essere trasmessa da uomo a uomo anche dalla pulce delluomo (Pulex
irritans) o x via inalatoria, quando le yersinie siano eliminate con le goccioline di saliva dai
malati con localizzazione polmonare.
Linfezione pestosa diffonde dal punto di inoculazione lungo i linfatici, fino ai linfonodi
regionali,che diventano sede di fenomeni infiammatori intensi (bubboni) seguiti da
colliquazione purulenta. Dai linfatici le yersinie diffondono nel circolo linfatico, localizzandosi
nella milza, fegato, polmoni, meningi.
CARATTERI ANTIGENI
Possiedono almeno 3 antigeni superficiali, tutti importanti x la loro azione antifagocitaria e xci
devono essere considerati fattori di virulenza, presente unefficacia protettiva degli anticorpi
nei loro confronti. Questi sono:
1. antigene capsulare o Frazione I , di natura proteica
2. antigene V
localizzati alla superficie della cellula
3. antigene W -> una lipoproteina
MECCANISMO DAZIONE PATOGENA
Molto importante sembra lattivit antifagocitaria degli antigeni superficiali (Frazione I,
antigene V, antigene W)
Le yersinie fagocitate dai granulociti vengono distrutte, quelle fagocitate dai monociti si
riproducono allinterno della cellula, sintetizzando gli antigeni superficiali e si liberano poi dai

monociti (che vengono uccisi) complete delle strutture superficiali che ne ostacolano la
successiva fagocitosi ad opera dei granulociti.
Tossina murinica, una tossina proteica e ha elevata tossicit nei topi, ma non stato dimostrato
lo stesso nelluomo. Questa tossina ha la capacit di inibire numerose reazioni coinvolte nei
processi di fosforilazione ossidativa che si svolgono a livello dei mitocondri.
METODI DI IDENTIFICAZIONE
Per la ricerca di Y. Pestis nei materiali patologici si ricorre:
1) allsolamento colturale o alla inoculazione in animali da laboratorio (topi, cavie).
2) Anche lesame diretto al MO di preparati colorati con il metodo di Giemsa abbastanza
indicativo.
3) Utile anche limpiego di reazioni di immunofluorescenza (con sieri fluorescenti
immuni nei confronti della Frazione I)
Per lisolamento da materiali patologici utile limpiego di terreni addizionati di emina, che
viene accumulata dalle yersinie le cui colonie appaiono pigmentate di rosso bruno e ci permette
di distinguerle dalle colonie non pigmentate. Un processo alternativo limpiego di terreni al
rosso congo inoculato con Y. Pseudotuberculosis, Y. Pestis produce una batteriocina (pesticida)
che inibisce lo sviluppo di Y. Pseudotuberculosis e le sue colonie accumulano il rosso congo e
appaiono circondate in rosso e circondare da un alone di inibizione.
Lisolamento negli animali da laboratorio si esegue mediante inoculazione del materiale
patologico nel peritoneo del topino o sottocute nella regione inguinale della cavia, il topino
muore x una forma setticemica.
Lidentificazione delle colonie si esegue attraverso esame sierologico (agglutinazione).
REAZIONI SIEROLOGICHE
Nei casi meno gravi e in assenza di reperti batteriologici si pu ricorrere a scopo diagnostico alla
ricerca di anticorpi nel siero dei pazienti mediante agglutinazione di sospensioni di particolari
stipiti di Y. Pestis uccise al calore.
TERAPIA
sensibile allazione antibatterica della streptomicina , del cloramfenicolo, delle tetracicline. La
terapia x essere efficace deve iniziare abbastanza rapidamente, altrimenti il decorso quasi sempre
fatale.
METODI DI IMMUNIZZAZIONE
Per la prevenzione si impiegano vaccini allestiti con bacilli pestosi uccisi con formolo.

YERSINIA PSEUDOTUBERCULOSIS
Bacilletto
GRAM
Mobile x flagelli peritrichi (quando coltivato a temperature < di 30C); immobile a 37C
Fermenta zuccheri senza produrre gas
Intesa attivit ureasica
In base agli antigeni O e H la specie divisa in 11 gruppi O e vari sierotipi.
Agente eziologico di infezioni caratterizzate da lesioni granulomatose e microascessuali diffuse
in varie specie animali;
Occasionalmente trasmissibile alluomo, pu causare infezioni setticemiche generalizzate molto
gravi in soggetti immunodepressi.
La manifestazione patologica + frequente nelluomo costituita da : adenite mesenterica con
sintomi di appendicite acuta (lappendice la sede principale della localizzazione infettiva)e
pu essere seguita da un eritema nodoso.

Linfezione si contrae x contatto diretto con animali infetti, roditori domestici, criceti, cavie,
gatti o x ingestione di alimenti contaminati dagli escrementi di animali infetti.
La diagnosi : si basa sullisolamento del batterio dallorganismo infetto (isolamento colturale
delle feci) e sulla ricerca di anticorpi sierici mediante prove di agglutinazione.
Terapia: linfezione rapidamente dominata dal trattamento con streptomicina o tetracicline .

YERSINIA ENTEROCOLITICA
Cocco-bacillo
GRAM
Immobile a 37C, mobile a 22 C
Commensale di varie specie animali patogena solo x i cincill.
Nelluomo la patologia comprende manifestazioni identiche a quelle sostenute da Y.
Pseudotuberculosis (setticemia in soggetti immunodepressi, adenite mesenterica, eritema
nodoso).
Linfezione si contrae x ingestione di alimenti contaminati e i soggetti infetti senza
manifestazioni cliniche (portatori sani ) giocano un ruolo essenziale nella diffusione
La diagnosi si basa sullisolamento del batterio dallorganismo infetto ed il trattamento
identico a quello x le infezioni da Y. Pseudotuberculosis.

PASTEURELLE
Piccoli batteri
GRAM
Forma ovale o bacillare
Catalasi +
Ossidasi +
Terreni di coltura sangue o emina a una temperatura fra 25 e 40C

Nel genere Pauteurella sono comprese 4 specie: 1. P. multocida


2. P. pneumotropica
3. P. haemolytica
4. P. ureae
Le varie specie si differenziano x caratteri biochimici e antigenici.
EZIOLOGIA

Batteri parassiti di vari animali, che possono occasionalmente trasmettersi alluomo attraverso
morsicatura o ferite o x via inalatoria.
P. multocida + freq responsabile di infezioni umane.
MECCANISMO DAZIONE PATOGENA

Dalle ferite infette linfezione pu diffondere x via ematica (setticemia) e provocare localizzazioni
asessuali multiple a distanza.
TERAPIA

Sono sensibili a penicillina ed eritromicina, cloramfenicolo e sulfamidici

BRUCELLE
Cocco-bacilli
Gram
Immobili
Aerobi
Catalasi +
Ossidasi +
Crescono meglio in terreni arricchiti con liquidi organici o preparati con peptoni

EZIOLOGIA

Agenti eziologici della febbre maltese o febbre ondulante. Sono patogene naturali x varie specie
di mammiferi, provocano infezioni subacute scarsamente sintomatiche, vengono eliminate con il
latte o con le urine.
6 differenti specie, ma solo 3 sono trasmissibili alluomo:
1. B. melitensis
2. B. Abortus
3. B. Suis
Luomo si infetta x ingestione di latte (nn pastorizzato) o di latticini freschi, o x contatto diretto con
animali infetti.
La Brucellosi unaffezione a decorso molto lento; preceduta da un lungo periodo di
incubazione, accompagnata da febbre con andamento vario con periodi di apiressia (febbre
ondulante) splenomegalia, dolori muscolari.
MECCANISMO DAZIONE PATOGENA

Le Brucelle introdotte con gli alimenti passano attraverso la mucosa intestinale fino ai linfatici
regionali e poi nel sangue, localizzandosi negli organi ricchi di cellule istiocitarie (fegato, milza,
midollo osseo) nel cui citoplasma riescono a moltiplicarsi, e riversandosi continuamente in circolo.
Istologicamente la brucellosi provoca lesioni di tipo degenerativo e necrotico in vari parenchimi con
formazione di granulomi (simili a quelli tubercolari).
La brucellosi accompagnata da ipersensibilit da immunizzazione di tipo ritardato (si mette in
evidenza con una reazione di tipo tubercolinico).
CARATTERI ANTIGENI: antigenicamente

correlata con Yersinia enterocolica e Vibrio


cholerae. Alla superficie delle Brucelle i principali determinanti antigeni sono A e M. Nella
B abortus e B. suis prevalgono gli antigeni A; in B. melitensis i determinanti antigeni M.
Le Brucelle nn producono tossine di natura proteica e la loro azione patogena dipende dalla:
capacit di resistere alla fagocitosi;
di sopravvivere allinterno dei monociti;
azione tossica cella componente endotossica (LPS)
METODI DI IDENTIFICAZIONE

Ricerca di B. nel sangue e nel caso di emocoltura negativa, si ricercano nel midollo osseo (prelevato
con puntura sternale).
Materiale viene in seminato in terreni liquidi (10% di CO2)
Le colture vengono osservate ogni 4-5gg e agli stessi intervalli si allestiscono subcolture in terreni
solidi.

REAZIONI SIEROLOGICHE

Dato che la brucellosi ha un lungo periodo di incubazione, al momento della comparsa dei primi
sintomi gli anticorpi sono gi presenti in circolo.
SCOPO DIAGNOSTICO: Ricerca di anticorpi mediante reazione di agglutinazione il siero del paziente
viene cimentato a varie diluizioni con una sospensione di brucella uccisa.
Agglutinazione x ricerca di anticorpi anti-brucella (reazione di Wright) si esegue associata alla
agglutinazione x la ricerca di anticorpi contro le Salmonelle agenti eziologici delle febbri enteriche
(reazione di Widal-Wright). Xch la sintomatologia nelle fasi iniziali simile.
TERAPIA

Tetracicline. X eradicazione dellinfezione il trattamento antibiotico deve essere prolungato.

EMOFILI
BACILLI
GRAM
Immobili
Asporigeni
Capsulati
Aerobi
Crescono solo in presenza di sangue, poich sorgente di 2 fattori che gli emofili nn sanno
sintetizzare: - Fattore X (gruppo eme) necessario alla sintesi degli enzimi emitici:
citocromi, catalasi, perossidasi;
- Fattore V (NAD o NADP) accettori o donatori si idrogeno.
In piastre di agar sangue alcuni emofili sono anche emolitici x la produzione di emolisine
solubili.

Le specie + importanti x la patologia umana sono:


- H. influenzae
- H. ducrey
- H. aegyptius

HAEMOPHILUS INFLUENZAE
Necessita di Fattore X e Fattore V, nn ha attivit emolitica
Capsula (polissaccaridica) ha propriet antigeniche.Indicata con sigla S.S.S.
Colonie di aspetto liscio (colonie S) in vivo, mentre in vitro sprovviste di capsula, xci sono di
aspetto rugoso (colonie R).

EZIOLOGIA

Il potere patogeno di H. influenzae dato dallattivit antifagocitaria della capsula.


lagente eziologico di meningiti, nella prima infanzia.
H. influenzae di tipo B, insieme ad alcuni stipiti di E. Coli ed agli Streptococchi di gruppo B,
lagente + frequente di infezioni meningee; ad eccezione di episodi epidemici sostenuti da Neisseria
meningitidis.
DIAGNOSI MICROBIOLOGICA

- Isolamento colturale, identificabile con prove di rigonfiamento capsulare ( come x gli


pneumococchi)ma anche con prove di precipitazione nei liquidi colturali.
- Nelle meningiti della prima infanzia si pu ricorre alla ricerca dellantigene S.S.S. nel liquor dei
pazienti , mediante test immunoenzimatici o prove di precipitazione, con sieri immuni nei confronti
del materiale capsulare.
TERAPIA

H. influenzae sensibile a: ampicillina x via parenterale.


VACCINAZIONE

Contro H. infuenzae di tipo b consigliata nella prima infanzia. Per aumentare limmunogenicit,
lantigene capsulare coniugato con un tossoide, cio una proteina usata a scopo vaccinale quale
anatossina tetanica e anatossina difterica.

HAEMOPHILUS DUCREY

Agente eziologico dellulcera molle. Una malattia venerea caratterizzata da uninfiammazione


accompagnata da adenite satellite suppurativa, localizzata sulla mucosa degli organi genitali.
DIAGNOSI

Dimostrazione colturale del batterio nel prodotto morboso.


TERAPIA

Sulfamidici e antibiogramma

HAEMOPHILUS AEGYPTIUS
Agente eziologico di congiuntiviti purulente e della Febbre purpurica brasiliana ( descritta in
Brasile in soggetti in et pediatrica). caratterizzata da febbre alta, vomito, dolori addominali,
petecchie, ha elevatissima mortalit.

BORDETELLE
Cocco-bacilli
GRAM
Aerobi obbligati
Catalasi +
Utilizzano zuccheri con metabolismo ossidativo
Necessitano di terreni arricchiti
Capsula con peculiari caratteri antigeni che si xde il coltura

Si conoscono 4 specie:
1. Bordetella Pertussis agente eziologico della pertosse
2. Bordetella Parapertussis
implicate in infezioni respiratorie
3. Bordetella Bronchiseptica
4. Bordetella Holmesii responsabile di manifestazioni setticemiche in soggetti
splenectomizzati
Il batterio + importante x la patologia umana + : B. pertussis
BORDETELLA PERTUSSIS
EZIOLOGIA

La Pertosse unaffezione tipica della prima infanzia o et scolare. Esordisce con sintomi di
uninfiammazione naso-faringea, seguita dopo 7-14gg, dallinteressamento delle vie aeree inferiori,
accompagnato da tosse che si presenta in accessi parossistici con fenomeni broncospastici che
provocano difficolt nellinspirazione. Tosse che si presenta con urlo.
MECCANISMO DAZIONE PATOGENA

B. pertussis un batterio a circolazione interumana e linfezione trasmessa dai soggetti nella fase
iniziale della malattia (quando i sintomi nn sono ancora chiari). Nn sembrano esistere portatori sani.
Il batterio molto fragile al di fuori dellorganismo umano.
Il batterio si localizza alla superficie dellepitelio ciliato della trachea e dei bronchi x mezzo di
adesine (fimbrie) c conferisco al batterio propriet emoagglutinanti.
B. pertussis ha scarsa tendenza a superare lepitelio mucoso, x cui nn si ritrova mai nel sangue e nn
provoca localizzazioni a distanza.
Nel meccanismo dazione patogena intervengono:
1) lazione antifagocitaria della capsula di natura polisaccaridica;
2) lazione tossica del LPS di superficie (endotossina), detta anche tossina termostabile
3) azione patogena della tossina pertossica tossina pantropa che agisce con un meccanismo
enzimatico (ADP-ribosil-trasferasi)
4) tossina dermonecrotica o tremolabile che si libera dalla cellula batt insieme ad alcune
vescicole.
5) citotossina tracheale inibisce la sintesi di DNA nelle cellule ciliate
6) emoagglutinina filamentosa
DIAGNOSI

- Si basa sullosservazione clinica; nei casi dubbi si pu isolare il batterio dalle secrezioni bronchiali
e ricorrere allidentificazione direttamente nelle secrezioni, mediante prove di immunofluorescenza
indiretta.
- Possibile ricorrere alla ricerca di anticorpi mediante prove di agglutinazione o di fissazione del
complemento

TERAPIA

Il trattamento farmacoterapico di scarsa efficacia nellinfluenzare il decorso della malattia.


VACCINAZIONE

Oggi la vaccinazione antipertosse consigliata nella prima infanzia. Attualmente sono impiegati
vaccini acellulari allestiti con tossina pertossica (tossoide) inattivata chimicamente con formalina.
Possono contenere 1 o + componenti batteriche diverse.
-

Approfondimento Tossina pertossica:

Uno degli strumenti principale dellazione patogena di Bordetella Pertussis costituito dalla tossina
di tipo A-B.
- oligomero B: serve a legare la tossina ad alcune glicoproteine della superficie
cellulare ed a favorire la traslocazione intracellulare del
- componente A, che attivato x il distacco di un frammento peptidico, presenta
unazione ADP-ribosil-trasferasica. Catalizza il trasferimento di ADP-ribosio ad un
residuo cisteinico vicino al terminale carbossilico della subunit di una serie di
proteine G (inibitoria). La proteina Gi regola negativamente lattivit delladenilato
ciclasi. Quando Gi viene ADP-ribosilata nn riesce + a svolgere la sua funzione e
ladenilato ciclasi presenta un + elevato livello di attivit -> c unaumento della
concentrazione intracellulare di c-AMP.

PSEUDOMONAS AERUGINOSA
Il genere Pseudomonas comprende numerose specie, in max parte saprofiti ambientali. Un certo
numero di specie, occasionalmente possono infettare la specie umana (infezioni opportuniste).

BACILLI
GRAM
Mobili (singolo flagello polare)
Metabolizzare i carboidrati attraverso vie metaboliche ossidative ( batteri nn-fermentatinti)
Aerobi-anaerobi facoltativi (metabolismo energetico di tipo respiratorio,e in condizioni di
anaerobiosi richiedono la presenza di nitrati come accettore finale di ossigeno)
Ossidasi +
Crescono bene nei normali terreni di coltura

PSEUDOMONAS AERUGINOSA
la specie di > interesse medico.

Pigmentazione blu-verde delle colture della > parte degli stipiti batterici dovuta alla
elaborazione di 2 pigmenti : 1. piocianina (una fenazina di colorito blu)
2. fluorescina (colorito giallo)
Batterio ubiquitario, scarse esigenze nutrizionali.
Resistente ai tensioattivi a base di ammonio quaternario, xci capace di crescere in soluzioni
usate come disinfettanti

AZIONE PATOGENA

Non riesce a provocare infezioni umane se nn in presenza di condizioni locali ( traumi, ustioni,
impianti protesici) o generali (compromissione della risposta immune).
Infezioni da P. aeruginosa sono una delle complicazioni + frequenti e temibili delle ustioni, delle
ferite cutanee con ampia asportazione di tessuto epidermico.
Infezioni ossee o articolari si possono osservare come complicanza infettiva di interventi chirurgici
o come conseguenza della diffusione ematogena del batterio.
Le infezioni oculari (complicanze post-operatorie) sono particolarmente devastanti.
La patologia + frequentemente sostenuta infezione delle basse vie respiratorie in soggetti
(intubati nelle unit di terapia intensiva) o in soggetti immunodepressi (AIDS) o portatori di
trapianti.
Lazione patogena sostenuta da :
- esotossina A,esotossina S causa blocco della sintesi proteica x ADP-ribosilazione del
fattore 2 di allungamento della catena proteica
- citotossina (leucocidina) agisce sulla membrana cellulare provocando un aumentato
flusso di calcio e la conseguente dissoluzione delle membrane dei lisosomi
- piocianina ha azione battericida dei confronti di altri batteri
- adesine
- flagelli
- sintesi di enorme quantit di polisaccaridi extracellulari -> conferiscono capacit di aderire
a varie superfici, favorendo la colonizzazione e moltiplicazione batterica.
DIAGNOSI DI INFEZIONE

Isolamento colturale e successiva identificazione dai materiali patologici in esame. Differenza sulla
base dei caratteri antigeni o alla produzione di differenti batteriocine.
TERAPIA resistente a gran parte di antibiotici e chemioterapici, necessario antibiogramma.

BACILLI GRAM NON FERMENTANTI


ACINETOBACTER

Cocco-bacilli
GRAM
Aerobi
Non fermentanti
Immobili
Ossidasi
Crescono bene nei comuni terreni di coltura
Si dispongono a coppie (diplobacilli) pu assumere aspetto di Neisserie
Capsula polisaccaridica
Non producono esotossine

Principali specie di interesse medico:


- A. calcoaceticus
- A. baumanii
- A. haemolyticus
Sono presenti nella popolazione batterica cutanea (cavo ascellare, inguine) sono occasionalmente
agenti eziologici di infezioni urinarie (soggetti portatori di catetere vescicole) o respiratorie,
soprattutto di origine nosocomiale.
TERAPIA

Variamente resistenti a numerosi farmaci antibiotici

ALCALIGENES
BACILLI
GRAM
Mobili (x la presenza di poche ciglia nn-polari)
Ossidasi +
Nn producono esotossine
Frequentemente resistenti a molti farmaci antibatterici

Alcaligenes faecalis e A. denitrificans sono repertati come agenti di infezioni di origine


nosocomiale (reparti di terapia intensiva, soggetti in emodialisi).

FLAVOBACTERIUM
BACILLI
GRAM
Immobili
Ossidasi +
Aerobi
Nn fermentanti
Crescono bene ei comuni terreni di coltura tra 5 e 37C

Flavibacterium meningosepticus e Flavibacterium multivorum sono quelli isolati + freq da


materiali patologici umani che di norma provengono da soggetti immunodepressi con infezioni
nosocomiali (setticemie, meningiti). NN producono esotossine. Sono resist a num antibiotici.

CALYMMATOBACTERIUM GRANULOMATOSIS

COCCO-BACILLO
GRAM
Immobile
Capsula evidente
Microaerofilo
Nn cresce nei comuni terreni di coltura (inoculazione in embrione di pollo)
Si ritrova nel citoplasma dei monociti
Sierologicamente correlato agli enterobatteri del gruppo Klebsielle
Sensibile al cloramfenicolo e streptomicina

DIAGNOSI BATTERIOLOGICA

Importante il reperto microscopico di batteri capsulati,Gram - , che infarciscono il citoplasma dei


monociti, presenti nellessudato delle lesioni ulcerate.

STREPTOBACILLUS MONILIFORMIS
BACILLO
GRAM
Pleomorfo
Aerobio-anaerobio facoltativo
Ossidasi
Immobile
Nelle colture si dispongono in catenelle , x cui assumono laspetto di collana di perle

Ospiti abituali del cavo orale di ratto, si trasmettono alluomo con il morso. stato isolato dal
sangue e dagli essudati articolari.

ACTINOBACILLUS
COCCO-BACILLI
GRAM
Pleomorfo (forme coccoidi, forme bacillari)
Immobili
Aerobi-anaerobi facoltativi
Ossidasi

Possono provocare manifestazioni setticemiche in vari animali (cavalli, bovini, pecore, suini) ed
occasionalmente trasmessi alluomo. A. actinomycetemcomitans associato ai granulomi
actinomicetici nelluomo.

BATTERI ANAEROBI OBBLIGATI


Caratteristiche
I batteri anaerobi obbligati devono vivere in assenza di ossigeno atmosferico, ex Actinomiceti,
Clostridi istotossici, Clostridium tetani e Clostridium botulinum. Con leccezione di C. tetani e
C. botulinum, i quali sono agenti eziologici di manifestazioni morbose, alcuni Clostridi istotossici
sono ospiti abituali dellorganismo umano.
I batteri anaerobi formano la porzione preponderante della popolazione microbica intestinale, del
naso-faringe, del cavo orale, delle prime vie respiratorie, dei genitali femminili.
Le infezioni da anaerobi sono x la max parte infezioni endogene. Una principale difesa
dellorganismo nei confronti dei batteri anaerobi rappresentato dal potenziale di ossidoriduzione
dei tessuti. Un abbassamento del potenziale di ossidoriduzione (in conseguenza di un < afflusso di
sangue, e quindi di ossigeno) x la presenza di necrosi tissutale o x il contemporaneo sviluppo di
batteri che consumano ossigeno, pu rappresentare il fattore che consente lavvio della
moltiplicazione di batteri anaerobi.
Malattie cardio-vascolari, il freddo, traumi, interventi chirurgici, corpi estranei, tumori, possono
predisporre ad infezioni da batteri anaerobi.
La + frequente manifestazione morbosa : ascessi cerebrali o polmonari, empiema extradurale,
empiema polmonare, ascessi epatici, infezioni intraaddominali post-chirurgiche, ascessi vulvovaginali, gangrena gassosa.
DIAGNOSI

possibile solo quando si mettono in opera i mezzi di coltura idonei a svelarne la presenza nei
materiali patologici: - colture in anaerobiosi;
- manipolazioni dei materiali in cappe ad atmosfera controllata;
- prelievo del materiale in modo adeguato
TERAPIA

Sono sensibili a molti antibiotici: beta-lattamici ad ampio spettro, cloramfenicolo, clindamicina, e


ad alcuni chemioterapici (metronidazolo).
I batteri anaerobi obbligati comprendono :
- specie sporigene sono tutti bacilli, Gram + o Gram -. Tutti i bacilli nei
quali la spora eccede il diametro dello sporangio sono classificati nel
genere Clostridium
- specie asporigeni comprendono cocchi e bacilli, Gram+ o Gram

CLOSTRIDI
Bacilli
Gram +
mobili (x flagelli peritrichi)
raramente capsulati
sporigeni (localizzazione terminale, il diametro spora eccede quello dello sporangio)
anaerobi obbligati
sistema citocromi
catalasi
producono ATP mediante reazione di fosforilazione al livello del substrato fermentando
(zuccheri e cellulosa)
saprofiti che vivono negli strati superficiale del suolo (le affezioni umane sono la conseguenza di
introduzione accidentale nei tessuti profondi dei clostridi o delle spore (tetano e gangrena) o
dellassunzione con alimenti delle tossine (botulismo)
producono enzimi che si liberano nellambiente dotati di altissima tossicit (esotossine).
1

CLOSTRIDIUM TETANI
EZIOLOGIA

Il Clostridium tetani si reperta molto frequentemente nel contenuto intestinale di animali (cavalli,
bovini) e le categorie di lavoratori + esposti sono agricoltori, spazzini.
Il tetano una malattia caratterizzata dalla comparsa di violenti spasmi muscolari (paralisi
spastica), con esito grave che spesso pu condurre alla morte x compromissione della funzionalit
dei muscoli respiratori.
MECCANISMO DAZIONE PATOGENA

Il tetano la conseguenza della penetrazione accidentale di spore tetaniche nei tessuti profondi
dellorganismo attraverso ferita lieve contaminata da terriccio. Pericolose sono le fetite lacerocontuse dove la necrosi tissutale crea una zona scarsamente ossigenata ideale x la germinazione e la
riproduzione del Clostrium Tetani.
- Il batterio poco virulento, con nessuna tendenza a diffondere oltre il punto di penetrazione. lo
strumento essenziale della patogenicit di Clostridium tetani, riconducibile alla produzione di una
esotossina dotata di altissima tossicit:
Tossina tetanica (tetanospasmina) una tossina neurotropa che interferisce con la
trasmissione degli impulsi nervosi a livello del sistema nervoso centrale. La tossina prodotta
diffonde nellorganismo x via ematica e risalendo in modo centripeto lungo i nervi periferici motori
raggiunge il SNC,dove a livello delle corna anteriori blocca la trasmissione dellimpulso nervoso a
livello delle sinapsi inibitorie; dando via libera a tutti gli impulsi eccitatori; x cui qualsiasi
contrazione muscolare si accompagna alla contrazione della muscolatura antagonista, provocando
una serie di spasmi generalizzati, che interessano sia i muscoli flessori che estensori (paralisi
spastica). Possono essere letali, x il blocco della muscolatura respiratoria. La tossina tetanica
codificata da un plasmide.
Il peptide H il componente B della tossina che si lega alle cellule nervose consentendo la
penetrazione nel citosol del peptide L ( una zincopeptidasi) che ha il sul specifico bersaglio
sinaptobrevina (preposta alla esocitosi del neurotrasmettitore GABA) la quale viene bloccata.
- Clostridium tetani produce anche tetanolisina (emolisina ossigeno labile)
DIAGNOSI MICROBILOGICA

Lidentificazione a scopo diagnostico nn mai necessaria data la tipicit del quadro clinico.
Pu essere necessario lisolamento colturale in terreni incubati in anaerobiosi e lidentificazione del
batterio dimostrato con la produzione di tossina tetanica (inoculazione in animale da laboratorio).
TERAPIA

Somministrazione di siero-antitetanico (-globuline umane iperimmuni), x prevenire la fissazione


della tossina alle cellule sensibili. La prevenzione si ottiene mediante vaccinazione con anatossina
tetanica. Nel nostro paese obbligatoria.

CLOSTRIDIUM BOTULINUM

saprofita nel suolo, nelle acque superficiali e nellintestino di alcuni animali


nelluomo il botulino unintossicazione , xch fa seguito a uningestione di cibi
contaminati e nei quali il batterio si sia moltiplicato producendo tossina botulinica.
Cibi : carni conservate nn cotte, conserve vegetali impropriamente sterilizzate. Il miele
contaminato da spore di C. botulinum stata la causa della sindrome di morte improvvisa
nei neonati e nella primissima infanzia.

EZIOLOGIA

Botulismo una malattia molto grave che pu raggiungere il 60% di mortalit.


Clinicamente il botulismo caratterizzato da una paralisi flaccida che inizia a livello dei muscoli
oculari (diplopia, incordinazione dei muscoli oculari) e si estende progressivamente, portando a
morte il paziente x paralidi dei muscoli respiratori o cardiaci. Il miele contaminato da spore di C.
botulinum stata la causa della sindrome di morte improvvisa nei neonati e nella primissima
infanzia.
MECCANISMO DAZIONE PATOGENA

Tutta la patogenesi riconducibile allazione della tossina botulinica attiva in dosi infinitesimali.
una tossina neurotropa, abbastanza tremolabile (ebollizione 10 min) e nn inattivata degli enzimi
proteolitici del contenuto gastro-intestinale. Di questa tossina si conoscono 7 variet antigene di cui
i tipi A,B, E sono i + frequenti durante le intossicazioni.
- La tossina botulinica viene assorbita dellintestino e diffonde x via ematica agendo a livello delle
giunzioni neuromuscolari, su tutte le terminazioni colinergiche (acetilcolina il neurotrasmettitore)
pre o post-gangliari, del SNP, impedendo la trasmissione dellimpulso nervoso con conseguente
paralisi flaccida.
DIAGNOSI

In caso di sospetto botulismo utile la ricerca della tossina nellalimento e nel siero del paziente.
Ci viene fatto mediante inoculazione del siero del paziente in 2 gruppi di topi, in 1 dei quali il
materiale viene inoculato previo trattamento con una miscela di sieri anti-tossina botulinica. Nel
caso in cui il materiale in esame contenga tossina solo il gruppo di animali nn trattati con siero
immune presenta segni morbosi (morte 4-24 h).
TERAPIA

Somministrazione di siero antitossico contenente anticorpi nei confronti delle tossine A.B,E.
Presenzione: nei procedimenti di conservazione degli alimenti, mirare a impedire la produzione di
tossine, distruggendo le spore e prevenendo la germinazione. Adotto un procedimento termico di
sterilizzazione o la conservazione a basse temperature (3-4C congelamento).

CLOSTRIDI DELLA GANGRENA GASSOSA (ISTOTOSSICI)


Principali clostridi produttori di tossine e possibili agenti della gangrena gassosa:
- C. perfringens;
- C. septicum;
- C. Novyi
- C. Chauvoei;
- C. Oedomatiens ;
- C. Histolyticum ;
- C. Sordellii;
EZIOLOGIA

La gangrena gassosa consiste nellinfezione ad opera di alcuni clostridi di una preesisinte lesione
traumatica, a partire dalla quale i batteri provocano mediante lazione di diverse esotossine
citotossiche e a numerosi esoenzimi, estese zone di necrosi tessutale. La zona circostante il focolaio
di infezione appare edematosa ed alla palpazione si apprezza un caratteristico crepitio dovuto
allaccumulo nel sottocutaneo di gas (poco solubili H2), prodotti durante i processi di fermentazione

I clostridi sono poco virulenti e la loro moltiplicazione possibile solo nel caso di ferite con estesi
fatti necrotici di origine traumatica che abbiano compromesso le possibilit di ossigenazione della
zona infetta creando una condizione di anaerobiosi.
Cellulite anaerobica Linfezione pu rimanere limitata ai tessuti inizialmente
necrosati senza alcuna tendenza a coinvolgere il tessuto muscolare sano; in genere
curabile esclusivamente mediante terapia medica;
Mionecrosi anaerobica lesioni necrotiche che coinvolgono il tessuto muscolare,
netta tendenza ad una rapida diffusione delle lesioni a gravi segni di compromissione
generale (tossiemia); la terapia presuppone lasportazione chirurgica del segmento
corporeo (arto).

MECCANISMO DAZIONE PATOGENA

- Tossine prodotte:

Fosfolipasi C necessitano di ioni Ca x il loro funzionamento

Tossina la + importante, la cui azione si esplica su qualsiasi elemento cellulare e


dipende dallidrolisi delle lecitine presenti in tutte le membrane cellulari, che viene
scissa in fosfatidilcolina e di gliceride.
DIAGNOSI

Per lidentificazione dei clostridi, si ricorre allisolamento colturale (essudato delle lesioni) in
terreni incubati in anaerobiosi e allidentificazione dei bacilli sporigeni mediante studio dei caratteri
biochimici; o mediante la caratterizzazione antigenica dei prodotti esotossici con prove di
precipitazione in gel.
TERAPIA

Associazione di un intenso trattamento antibiotico con sulfamidici e con la somministrazione di


antisiero polivalente.

CLOSTRIDIUM PERFRINGENS: INTOSSICAZIONI ALIMENTARI


EZIOLOGIA

C. perfringes pu essere causa di intossicazioni alimentari caratterizzate da diarrea, vomito


conseguente allingestione di cibi contaminati dal batterio e nei quali siano presenti i suoi prodotti
esotossici. I cibi + coinvolti sono le carni cotte, contaminate dalla spore termo-resistenti prima della
cottura.
MECCANISMO DAZIONE PATOGENA

Alcuni stipiti elaborano una tossina enterocolica ( una proteina associata alla tunica sporale) con
caratteristiche di super-antigene e x molti versi simile alle enterotossine stafilococciche. Questa
sembra agire sullintestino tenue provocando aumento della permeabilit capillare, vasodilatazione,
passaggio di liquidi nel lume intestinale e aumento della peristalsi diarrea, dolori addominali..
Quando un alimento viene contaminato da ceppi di spore enterotossiche di Clostridium perfringens,
queste si trasformano nelle forme vegetative che si moltiplicano e che sono facilmente distrutte dal
calore. Lingestione dellalimento contenete le forme vegetative, conduce il batterio fino al piccolo
intestino dove avviene la sporulazione e le liberazione di tossina.

ENTERITE NECROSANTE (C.P.) e COLITE PSEUDOMEMBRANOSA (C.D.)


EZIOLOGIA

In seguito a trattamenti antibiotici, interventi chirurgici che modificano la composizione della


popolazione batterica intestinale, si possono creare condizioni idonee alla moltiplicazione dei
Clostridi perfringes e Clostridium difficile, i quali possono liberare notevoli quantit di prodotti
4

tossici che provocano lesioni della mucosa intestinale, che si traducono in manifestazioni cliniche
gravi: enterite necrosante (C.P.) o colite pseudomembranosa (C.D.)
MECCANISMO DAZIONE PATOGENA

Gli stipiti di Clostridium Difficile coinvolti nella patogenesi della colite pseudomembranosa hanno
come principale strumento dazione tossica 2 esotossine:
1. tossina B : ha spiccata azione citotossica
2. tossina A : agisce favorendo la rottura delle giunzioni intercellulari nelle cellule
dellepitelio mucoso, con la conseguente uccisione e il distacco delle cellule dallepitelio
mucoso dalla membrana basale -> eliminazione di liquidi nel lume intestinale ed
emorragie diffuse ( profusa diarrea muco-sanguinolenta)

SPIROCHETE

forma allungata, corpo avvolto a spirale


composizione chimica e strutturale simile a batt GRAM
Parete cell (notevole flessibilit)
Mobili: contrazione degli endoflagelli che causando una contrazione passiva del soma batterico,
provoca la rotazione e la traslocazione del batterio. 1 o + fasci di fibrille dislocate allinterno
della cellula che scorrono lungo la spirale del corpo batterico
Moltiplicano x scissione semplice (setto lungo lasse minore )
Asporigeni
Crescono difficilmente in vitro
Le spirochete si dividono in 2 gruppi principali:

Spirochetaceae a cui appartengono 5 generi ma solo Spirochete , Treponema e


Borrelia sono le specie patogene x luomo;

Leptospiraceae genere Leptospira che sono parassiti degli animali e patogeni x


luomo.

TREPONEMA PALLIDUM (SSP. PALLIDUM)

Diametro trasverso nn > di 0,2 m e sono xci al limite del potere di risoluzione nel
MO,necessitano di particolari colorazioni che ne aumentino lo spessore (ex impregnazione
argentina, MO a contrasto di fase o in campo scuro).
EZIOLOGIA

Agente eziologico delle sifilide: malattia cronica a trasmissione sessuale diffusa in tutto il mondo.
Il contagio iniziale avviene in corrispondenza delle mucose dellapparato genitale e il treponema
sembra in grado di attraversare la barriera mucosa, mentre la penetrazione attraverso la cute sono
possibili solo in presenza di soluzioni di continuit.
- Ha un decorso differenziabile in 3 stadi:
1. SIFILOMA PRIMARIO moltiplicandosi nel punto di penetrazione il treponema provoca
(10-20 gg) la comparsa di una papula che si trasforma in unulcera dal fondo duro,
indolore, nel cui essudato sono presenti numerosi treponemi (linfadenite satellite); la
lesione va incontro a cicatrizzazione spontanea anche in assenza di trattamento terapeutico
2. SIFILIDE SECONDARIA dopo 2-4 mesi si ha la comparsa di un esantema, accompagnato
da lesioni mucose ricche in treponemi e da interessamento di altri organi. Sono presenti
papule nella regione palmare, placche alla mucosa peniena, lingua, commessura labiale.
La diagnosi clinica e la terapia deve essere specifica.
3. SIFILIDE TERZIARIA segue poi un lungo periodo di latenza, si ha completa mancanza di
sintomi pu variare vari anni; nei casi nn trattati la sifilide pu interessare vari organi,
coinvolge il SN (tabe dorsale), il sistema cardiovascolare (aneurisma aorta) e la cute. Le
lesioni istologiche fondamentali sono dette GOMME, consistono in focolai di
infiammazione granulomatosa ricchi di cellule epitelialoidi e cell giganti (granuloma
tubercolare). Le gomme guariscono con cicatrici deformanti.

Linfezione si trasmette dalla madre al feto che molto frequentemente muore prima del parto
(aborto); se il feto nasce vivo sviluppa i segni della sifilide secondaria (cheratite interstiziale a
livello occhi, incisivi superiori a forma di semiluna denti di hutchinson, naso a sella,
alterazioni al SNC).

Meccanismo dazione patogena:

il treponema non produce esotossina o tossina di natura proteica.

I danni anatomici che si osservano nella sifilide sono x lo + dovuti alla reazione
infiammatoria dellospite.

Il modello + usato x il mantenimento in laboratorio di Treponema pallidum (che non


si coltiva in vitro) linoculazione intratesticolare di coniglio.

ha una spiccata capacit invasiva, dovuta al rapido attacco alla superficie delle
cellule, alla capacit di pasare attraverso le giunzioni intercellulari e alla capacit di
evadere la risposta immunitaria dellospite, x una bassa antigenicit delle proteine di
superficie.

DIAGNOSI BATTERIOLOGICA E SIEROLOGICA, ANTIGENI DEL T. PALLIDUM

La diagnosi batteriologica: posta mediante ricerca microscopica (osservazione in campo


scuro) dei treponemi nellessudato delle lesioni primarie e secondarie. La tecnica di > uso la
ricerca di anticorpi nei confronti degli antigeni treponemici.
Le proteine coinvolte nella risposta anticorpale: a) le proteine degli endoflagelli; b)
lipoproteine di superficie;
La diagnosi sierologica, viene fatta con la:
1. ricerca di anticorpi nei confronti dellantigene lipoideo : la reazione oggi + usata la
VDLR (hanno sostituito nella pratica la reazione di fissazione del complemento).
2. ricerca di antigeni proteici treponemici
- La reazione di immunofluorescenza indiretta, previo adsorbimento del siero x la rimozione di
Ig in grado di reagire aspecificamente con il Treponema pallidum (Reazione FTA-ABS);
- La reazione di emoagglutinazione passiva nella quale lantigene costituito da globuli rossi
alla cui superficie sono adsorbiti antigeni treponemici (TPHA)
- La reazione di immobilizzazione dei treponemi (TPI)
Metodiche immunoenzimatiche: (ELISA), utilizzate dai centri trasfusionali come mezzo x
valutare la presenza di anticorpi anti T. pallidum nelle sacche di sangue.

TERAPIA
Linfezione sensibile al trattamento con penicillina.

BORRELIE
Hanno dimensioni tali da poter essere osservate al MO (0,2-0,5 m)
Tutte queste spirochete sono trasmesse da un ospite allaltro attraverso la puntura di
artropodi ematofagi.
Le borrelie patogene x luomo provocano 2 quadri patologici:
1. febbre ricorrente sono sostenute da molte borrelie:
B. recurrentis: trasmessa alluomo dal pediculus humanus humanus
2. borreliosi di Lyme le spirochete sono trasmesse alluomo da zecche
del genere Ixodes.
QUADRO PATOLOGICO: FEBBRE RICORRENTE
E una forma febbrile ad esordio improvviso; preceduta da un periodo di incubazione che va da
2 a 15 gg, dalla puntura della zecca.
La febbre persiste x 3-7 gg ed seguita da un periodo di remissione di durata variabile;
Trascorso il periodo di remissione,si ha una nuova manifestazione febbrile: gli episodi febbrili
seguiti dalla fase di remittenza possono arrivare fino a una decina.

Il batterio possiede la capacit di variare, durante il corpo dellinfezione, i caratteri antigenici


del proprio soma, si sono dimostrati in gradi di modificare lantigenicit delle proteine di
superficie riuscendo a sfuggire alla risposta immune dellospite. Ogni nuovo episodio febbrile
causato da batteri antigenicamente diversi da quelli responsabili dellepisodio precedente
Questa patologia solitamente benigna
DIAGNOSI MICROBIOLOGICA

Si pu eseguire attraverso la dimostrazione delle spirochete nel sangue periferico,


ottenuto durante uno degli accessi febbrili e poi con successivo isolamento colturale in terreno
modificato di Kelly (BSK)

Si pu procedere allosservazione di uno striscio di sangue, colorato con metodo di Giemsa, in


cui le Borrelie sono facilmente osservabili.

QUADRO PATOLOGICO: MALATTIA o BORRELIOSI DI LYME


Lesordio avviene in estate o in autunno, dopo la puntura di zecca del genere Ixodes
Lagente eziologico : Borrelia Burgdorferi
E una patologia infiammatoria caratterizzata da 3 stadi clinici successivi, che coinvolgono
diversi organi e apparati:
1. coinvolgimento cutaneo:

CHLAMYDIE
GRAM
Parassiti endocellulari obbligati
Si colorano con il metodo di Gram ma meglio evidenziabili con colorazioni di Giemsa
Involucri eterni: - membrana esterna con componete LPS (endotossina), alcune proteine
principali con funzione di porine MOMP (dove sono presenti antigeni
specifici di genere, specie e tipo (serovar);
- privi della componente peptidoglicanica della parete cell, sostituita
da uno strato di proteine ricche in cisteina CRP; ci collegato alla
capacit delle Chlamydie di impedire la fusione con i lisosomi del
fagosoma nel quale sono introdotte; lassenza della parete cell formata da
peptidoglicano spiega la scarsa sensibilit agli antibiotici -lattamici (che
agiscono impedendo la sintesi di peptidoglicano). I farmaci di elezione
sono le tetracicline, macrolidi chemioterapici chinolonici. Cmq C.
tracomatis lunica specie sensibile ai sulfamidici.
Nn sono tutte in grado di produrre ATP, e devono approvvigionarsi a spese della cellula
parassitata (parassiti a livello energetico).
Ciclo vitale dimorfo.
- forma elementare: la forma infettante: inerte dal punto di vista metabolico, in
grado di sopravvivere in ambiente extracellulare. I corpi elementari si legano alla
superficie delle cellule mucose, attraverso uninterazione delle MOMP con lucani
presenti alla superficie degli epiteli mucosi e sono introdotti nella cellula x
endocitosi.
- Corpo reticolare: allinterno del fagosoma, subisce una progressiva idratazione e
assume dimensioni + cospicue, ben evidenziabile al microscopio elettronico.
metabolicamente attiva e va in contro ad attiva moltiplicazione x scissione binaria.
La moltiplicazione seguita dopo poche ore, da un processo di condensazione e
disidratazione dei corpi reticolari che si trasformano in corpi elementari, che
liberatisi allesterno del fagosoma possono infettare altre cellule. Il vacuolo
contenente la colonia osservabile al MO (colorati con Giemsa) e si presenta come
inclusioni citoplasmatiche di aspetto reticolare (in C. tracomatis).
Patogenesi delle lesioni indotte: i fenomeni infiammatori locali sono indotti e sostenuti dal
fatto che le cellule infettate producono chemochine, citochine, fattori di crescita; la risposta
immune cellulo-mediata dellorganismo gioca un ruolo determinante. A livello della mucosa
infetta le cell con inclusioni sono poco numerose invece evidente unintensa infiltrazione
di linfociti B e T(fase acuta), con formazione di follicoli linfatici con tipici centri
germinativi. Nelle fasi tardive prevalgono manifestazioni fibrotiche. La reazione immune nn
in grado da sola di sterilizzare il focolaio di infezione,e riesce xci solo a contenerlo
localmente.
Le clamidie comprendono 4 diverse specie:
1. C. tracomatis
parassiti caratteristici della specie umana, possono causare
2. C. pneumoniae
infezioni ad esclusiva circolazione interumana.
3. C. psittaci parassita di diverse specie di uccelli e mammiferi (zoonosi)
4. C. pecorum parassita esclusivo di bovini e ovini

CHLAMYDIA TRACHOMATIS
- Patogeno di > rilievo x la specie umana. Si conoscono 15 serovar con diverso spettro di
patogenicit:
tracoma endemico responsabili i serovar A,B,Ba, C. Grave cheratocongiuntivite cronica,
tipica delle situazioni ambientali con gravi carenze igieniche. Lo stadio attivo (infiammatorio)
si osserva nei bambini delle aree endemiche e consiste in una congiuntivite follicolare. Negli
1

adolescenti e negli adulti gli esiti fioritici dei fenomeni infiammatori possono provocare una
retrazione cicatriziale del margine palpebrale superiore che viene ripiegato verso il bulbo
oculare . il continuo sfregamento delle ciglia sulla superficie del globo oculare (trichiasi) oltre
a causare una continua sensazione dolorosa, si traduce in una serie di lesioni traumatiche della
cornea, con perdita della capacit visiva.
infezioni genitali serovar D,E,F,G,H,I,J,K. Malattie a trasmissione sessuale nei paesi
industrializzati. elevata la freq di infezioni clinicamente asintomatiche che favoriscono la
notevole diffusione dellinfezione.
uomo -> la patologia + frequente rappresentata da una uretrite, scarsamente purulenta
(non-gonococcica) che talora pu residuare a unuretrite purulenta causata
dalla doppia infezione da Neisseria gonorrhoeae e C. trachomatis. inoltre
causa di congiuntivite follicolare o paratracoma degli adulti che si osserva nei
soggetti di sex maschile con infezione uretrale conseguenza di una
autoinoculazione con le dita contaminate da tracce di materiale proveniente
dalluretra.
donna -> luretrite asintomatica, la patologia + frequente la cervicite,
paucisintomatica (modesta leucorrea), alla quale pu seguire unendometrite
con propagazione dellinfezione alle tube di falloppio (esiti fibroticocicatriziali) provocare infertilit (causa principale). Attraverso le tube,
linfezione pu propagarsi al peritoneo PID.
neonato -> linfezione acquisita durante il passaggio nel canale del parto infetto
(infezione perinatale) pu dar luogo a congiuntivite da inclusione e a una
forma di polmonite interstiziale.

CHLAMYDIA PNEUMONIAE
E causa di una forma di modesta gravit di polmonite comunitaria.
La > parte delle infezioni sono asintomatiche (presenza di anticorpi) o con andamento clinico
benigno e autolimitante.
Nei soggetti anziani o con malattie dellapparato respiratorio preesistente, la polmonite pu
assumere aspetti clinici di > gravit.
La C. penumoniae stata associata con la malattia ischemica del miocardio, dimostrata dalla
presenza di corpi elementari di C. pneumoniae nelle lesioni dellendotelio coronario.
CHALMYDIA PSITTACI
Linfezione unama detta ornitosi, essendo la conseguenza del contatto con uccelli (pappagalli,
colombi, tacchini, anatre) o psittacosi (pappagalli) sono le sorgenti + comuni di infezione.
Linfezione umana si manifesta con una polmonite interstiziale con andamento clinico molto
grave con estesa compromissione sistemica (stato confusionale, epatite, endocardite).

DIAGNOSI DI INFEZIONE

nella C. trachomatis la diagnosi eziologica posta facilmente mediante la


dimostrazione del batterio in un adeguato materiale patologico mediante isolamento
colturale in vitro di cellule. un metodo diagnostico rapido (24-48 h). pu essere
impiegata la ricerca di DNA batterico mediate P.C.R. o ricerca di antigeni specifici
mediante reazioni immunoenzimatiche. Le reazioni sierologiche nn hanno alcun
significativo valore diagnostico.

TERAPIA

Tetracicline, macrolidi (ottimi farmaci di 2 scelta)


METODI DI IMMUNIZZAZIONE

Vaccino profilattico attivo contro i sierotipi responsabili del tracoma endemico (risultato deludente)
2

MICOPLASMI
Dimensioni 0,2 0,3 m (sono le + piccole cellule capaci di vita autonoma
Assente la parete cellulare
Possiedono una membrana cellulare contenente steroli
Notevole plasticit e pleomorfismo
Coltura in terreni abiotici richiede laggiunta di acidi nucleici (estratto di lievito) e siero
animale (sorgente di steroli)
Aerobi-anaerobi facoltativi
Catabolismo a scopo energetico del glucosio e dellarginina e i batt del genere Ureaplasma
(urea)
In terreni solidi le colture hanno zona centrale (di crescita iniziale) approfondata nello
spessore dellagar (x le dimensioni molto piccole riescono a penetrare nelle maglie del gel),
e di una zona periferica + densa -> aspetto a uovo fritto.
Batteri ubiquitari parassiti di varie specie animali e vegetali.
Micoplasmi tassonomicamente riuniti in una classe Mollicutes, che comprende 4 ordini. I
Mycoplasmatales sono repertati nelluomo, 2 generi:
1. Mycoplasma una dozzina di specie sono repertate nel tratto respiratorio (cavo
orale) o genitale delluomo. Lunica specie dotata di potere patogeno x la specie
umana M. pneaumoniae.
2. Ureaplasma si conosce ununica specie U. urealyticum in grado di colonizzare
la specie umana a livello del tratto genitale.
I Micoplasmi si moltiplicano alla superficie delle cellule degli epiteli mucosi, senza
penetrare allinterno della cellula.

MYCOPLASMA PNEUMONIAE
Agente eziologico di una forma di polmonite (polmonite atipica primaria) che incide soprattutto
in et giovane; il + frequente responsabile di polmoniti comunitarie dopo Streptococcus
pneumoniae.
EZIOLOGIA

poco febbrile nella fase iniziale, si ha il mantenimento di buone condizioni generali,e il soggetto
colpito continua nella normale attivit, favorendo laggravamento dellaffezione.
MECCANISMO DZIONE PATOGENA

Possiede una notevole capacit di aderire alla superficie delle cell eucariotiche e produce una
tossina citolitica (emolisina). Lazione patogena dipende dal danneggiamento degli epiteli della
mucosa respiratoria, dove si moltiplica attivamente e dallinnesco di un processo flogistico si
estende alla sottomucosa, dove presente unintensa infiltrazione di cellule mononucleate.
M. pneumoniae in grado di indurre unattivazione policlonale di linfociti B e di stimolare (x la
presenza di glicolipidi di membrana che presentano comunanza antigenica con analoghe strutture
delle membrane della cell ospite) una serie di fenomeni autoimmuni (comparsa di eritemi). Con
notevole freq si assiste alla comparsa di autoanticorpi nei confronti dei globuli rossi (evidenziabile
in prove di agglutinazione)
DIAGNOSI
Mediante dimostrazione di M. pneumoniae in campioni di liquido di lavaggio dei bronchi, mediante
isolamento colturale in idonei terreni di coltura, dove le colonie si presentano con un aspetto
emisferico e nn con laspetto a uovo fritto della > parte degli altri Micoplasmi repertati
nelluomo. Si procede poi con identificazione biochimica e antigenica. Una > rapidit di esecuzione

si pu ottenere con la ricerca della presenza, nello stesso materiale, di antigeni microbici specifici
mediante P.C.R.
TERAPIA

I farmaci attivi sono le tetracicline, i macrolidi e i chemioterapici chinolonici.


M. penumonie come tutti gli altri Micoplasmi insensibile ai farmaci battericidi che agiscono
inibendo la sintesi del peptidoglicano; inoltre poco sensibile alla rifampicina, x una scarsa affinit
della sua RNA-polimerasi x lantibiotico.

MICOPLASMI GENITALI
Ureaplasma urealyticum e Mycoplasma hominis sono quelli + frequentemente isolati dallapparato
genitale.
Ureaplasma urealyticum
Ha un ruolo patogeno in alcune forme di uretrite non-gonococcica e nn sostenuta da Chlamydia
tracomatis. caratterizzata da unintensa attivit ureasica, collegata alla utilizzazione a scopo
energetico dellidrolisi dellurea.
Le colonie in terreni solidi sono piccole.
DIAGNOSI

Ricerca colturale di U. urealyticum nellessudato uretrale.


TERAPIA

Tetracicline, macrolidi, chemioterapici chinolonici.

CARATTERI GENERALI DEI MICETI


STRUTTURA DELLA CELLULA FUNGINEA
Struttura cellulare eucariotica;
Possiedono allesterno della membrana citoplasmatica una parete cellulare rigida = TUNICA.
Attorno a questa alcuni lieviti, possono formare una capsula mucide, polisaccaridica.
La parete cellulare risulta diversa da quella dei batteri sia x struttura che x composizione
chimica; essa costituita da fitto intreccio di fibrille di chitina (un polimero della Nacetilglucosamina con legami 1-4, associate a quote di polimeri del D-glucoso (glucani) e del
D-mannosio (mannani), + lipidi e proteine.
La funzione delle parete, come nei batteri quella di dare forma e rigidit alla cellula.
Allosservazione ME la parete cell funginea appare come una struttura pluristratificata (fino a 7
strati di molecole di mannano e glucano + proteine.
MORFOLOGIA DEL TALLO
Le dimensioni delle cellule fungine sono > di quelle de batteri di 20, 30 volte, ma < di quelle
delle cellule umane.
TALLO -> il soma cellulare di qualsiasi micete, filamentoso o lievitiforme.
Nelle muffe -> il tallo costituito da filamenti tubulari (ife). Proliferando in corrispondenza
degli apici le ife tendono ad allungarsi ed a ramificarsi.
- ife cenocitiche : con cavit unica
- ife settate : suddivise in cellule x mezzo di setti trasversali che sono una
introflessione della tunica.
Il diametro delle ife pu variare nelle diverse specie.
Ciascuna cellula pu contenere 1 o + nuclei, mobili ed in grado di attraversare pori.
MICELIO -> un insieme di ife. In ogni colonia fungina matura si distinguono:
- micelio vegetativo: parte del micelio immersa nel terreno con funzioni nutritive e di
assorbimento;
- micelio aereo: parte che si sviluppa al di sopra a contatto con laria, sia aderente al
substrato (colonia glabra) sia che si era al di sopra di esso (colonie vellutate).
MUFFE sono miceti con tallo filamentoso
LIEVITI gruppo di miceti con tallo unicellulare. Le colonie di questi miceti hanno aspetto e
consistenza cremosa che ricorda quella delle colonie di batteri. La riproduzione dei lieviti
avviene x gemmazione (o blastogonia), le cellule dei lieviti (o blastocellule) sono denominate:
- blastospore : si ottengono x riproduzione sessuata;
- blastoconidi: si ottengono con modalit di riproduzione asessuata.
Le blastocellule in seguito a imperfetti processi successivi di gemmazione possono rimanere fra
loro unite in strutture definite: pseudoife le quali presentano una scarsa coesione e si
frammentano con facilit negli elementi cellulari costitutivi. Allinsieme delle pseudoife di una
colonia, si d nome di pseudomucelio (sempre aderente o immerso). Le pseudoife presentano:
1. marcati restringimenti a livello delle giunzioni intercellulari;
2. tipica la gemmazione di blastoconidi, nei punti di contatto fra le cellule, con possibile
formazione di grappoli;
3. nelle vere ife le cellule terminali possono essere + lunghe di quelle che le precedono;
nelle pseudoife sono + corte o uguali.
Eccezione: Candida albicans ( lievito endogeno) produce, alternativamente, vere ife nei tessuti
parassitari e a 37C in piastre con siero animale.
FUNGHI DIMORFI alcune specie sono caratterizzate in vivo e in vitro da una reversibile
espressione morfologica, lievitiforme ed ifale, in rapporto a variazioni della temperatura:
- aspetto filamentoso di muffa: ambiente naturale (fase saprofitica) e nelle colture a
25C in comuni terreni di laboratorio;
1

aspetto lievitiforme: nella fase parassitaria tessutale e quando sono coltivati a 37C
in terreni arricchiti (agar sangue, infuso cuore cervello).
Alcune specie di muffe (Dematiaceae) caratterizzate da ife pigmentate x la
produzione di melanina, presentano una fase iniziale di sviluppo colturale
lievitiforme, x cui le loro colonie sono inizialmente cremose (lieviti neri). La
melanina si trova nella parete cellulare delle ife vegetative, e la sua presenza
necessaria x la protezione delle cellule fungine dalla eccessiva irradiazione
ultravioletta.
Nella > parte delle muffe appartenenti a specie patogene, le ife sono ialine x cui la colorazione
delle colonie dipende essenzialmente dallo sviluppo di conidi e dalle spore riproduttive che
possono essere pigmentate.
-

METABOLISMO FUNGINO
Il metabolismo energetico, pu utilizzare sia reazioni fermentative che ossidative. Essi sono
aerobi-anaerobi facoltativi.non esistono miceti anaerobi obbligati.
Per le esigenze nutrizionali: necessitano di molecole organiche preformate essenziali come
carboidrati e nitrati. Le caratteristiche metaboliche sono utilizzate a scopo diagnostico x
lidentificazione specifica dei lieviti, che si basa sul riconoscimento biochimico. Considerate le
scarse esigenze dei miceti si utilizza : il terreno di Sabouraud.
MODALITA DI RIPRODUZIONE E CLASSIFICAZIONE DEI MICETI
La distinzione dei miceti filamentosi in generi e specie si basa:
1) caratteristiche macroscopiche;
2) morfologia del tallo;
3) modalit di riproduzione che presenta lalternanza di fasi di riproduzione sessuata ed
asessuata. Entrambe sono legate alla germinazione di (propaguli = spore e conidi),
provvisti dellinformazione genetica propria di ciascuna specie.
RIPRODUZIONE SESSUALE

La > parte delle specie fungine di interesse medico si presenta in vivo ed in vitro nella forma
asessuale (o fase imperfetta), mentre la fase del fungo caratterizzata da riproduzione sessuale
detta perfetta.
Nei miceti lo zigote, cellula inizialmente diploide, risulta dalla fusione meiotica di 2 corredi
cromosomici apolidi parentali. In alcune specie la cariogamia resa possibile dalla fusione di 2
gameti unicellulari ; mentre in altre (molto + numerose) data dalla fusione diretta di 2 organuli
del tallo (gametangi).
3 distinti tipi di spore sessuali:
1. zigospore
2. ascospore
3. basidiospore
Il regno dei funghi comprende 4 Phyla:
1. Chytridiomycota (nn comprende nessuna specie patogene x luomo)
2. Zygomycota
3. Ascomycota
4. Basisidiomycota
Un 5 Phylum detto : Deuteromycota (Funghi imperfetti).
ACCRESCIMENTO VEGETATIVO E RIPRODUZIONE ASESSUALE
I miceti: caratterizzati in condizioni ambientali compatibili, da unintensa sintesi

macromolecolare e un aumento del protoplasma.


- nei miceti -> il raggiungimento del rapporto critico massa/superficie ne induce la
replicazione;
- nelle muffe-> laccrescimento estensivo del tallo (o accrescimento vegetativo) pu
proseguire in modo morfologicamente differenziato prima della formazione dei
propaguli riproduttivi.
2

1.

NELLE MUFFE

Lallungamento delle ife polarizzato (apice fertile). La sua capacit di allungamento


sostenuta dallintensa neosintesi di protoplasma. Un ruolo importante ha in turgore
endocellulare provocato dallaccumulo nel citoplasma fungino di grandi quantit di metaboliti
osmoticamente attivi. Ne deriverebbe una notevole pressione idrostatica, che incanalata ed
orientata dalla rigidit della parete cellulare, premerebbe dallinterno sullestremit convessa
dellifa. Perci si ha laccrescimento ifale in una sola direzione (allungamento).
Una seconda modalit di accrescimento vegetativo rappresentata dalla ramificazione delle
ife in accrescimento. Ci avviene xch in prossimit dellapice in progressione, enzimi litici si
accumulano al di sotto dellarea circoscritta dalla parete, penetrandola fino ad indebolirla. La
pressione protoplasmatica provocherebbe un abbasso di estroflessione della tunica che verrebbe
a costituite un nuovo punto di crescita. Allattivit degli enzimi litici si alterna quella delle
sintetasi deputati alla ricostruzione della parete cellulare delle ife, consentendo lallungamento e
la ramificazione miceliale.
Essendo tutte le cellule del micelio vitali, frammenti del tallo, seminati a distanza, possono
assicurarne la replicazione. In condizioni abituali la replicazione fisiologica di una colonia
filamentosa (muffa) avviene mediante propaguli asessuati (assetto cromosomico identico a
quello della cellula produttrice, poich derivano da una replicazione mitotica).
Riproduzione asessuale degli Zigomiceti oltre che dalla riproduzione sessuale mediante
zigospore, queste muffe sono caratterizzate dalla produzione di propaguli asessuali
(sporangiospore) contenute allinterno di una struttura specializzata (sporangio). Lo deriva da
una cellula apicale dellifa, polinucleata,la quale assume un aspetto di sacculo, di forma diversa
(globosa, piriforme, cilindrica). Allintero di questa struttura le sporangiospore si costituiscono
x frammentazione zonale del citoplasma e addensamento attorno ai nuclei. Ciascuna delle aree
protoplasmatiche viene rivestita da una parete cellulare, formando cos una sporangiospora
matura. Le sporangiospore possono essere mono o polinucleate. La sporogenesi inizia alla
periferia dello sporangio, quando questo ha raggiunto una piena maturazione, la parete si rompe
liberando nellambiente le sporangiospore. Lifa che genera e sostiene lo sporangio
(sporangioforo). Coccidioides immitis (micete dimorfo) caratterizzato da una fase tessutale da
corpi globosi (sferule) a differenza degli altri miceti dimorfi che presentano una fase tessutale
lievitiforme. Allinterno delle sferule il protoplasma si frammenta generando endoconidi
mononucleati. Lo sfaldamento finale della parete della sferula matura libera gli endoconidi nel
tessuto circostante.
Riproduzione asessuale delle altre muffe i conidi prodotti da ife specializzate dette
conidiofori, possono essere di forma diversa (globosa, ovoidale, piriforme), possono avere
piccole dimensioni (microconidi) o grandi (macroconidi). La loro superficie pu essere liscia o
ruvida e il nucleo deriva da mitosi dei nuclei delle cellule produttrici dette (cellule
conidiogene). I conidi possono essere distinti in: blastoconidi e talloconidi.
BLASTOCONIDI si formano x gemmazione dalla superficie della cellula conidiogena. La
zona di emergenza detta sito conidiogeno. La parete fungina si estroflette formando una gemma,
che contiene allinterno un nucleo proveniente dalla cellula madre. Raggiunta una determinata
dimensione la comunicazione intercitoplasmatica residua fra la gemma e la cellula madre viene
interrotta da un setto neoformato. Le cellule conidiogene sono collocate in corrispondenza
dellestremit fertile del conidioforo. Un sito conidiogeno pu produrre conidi a ripetizione o
esaurire la sua funzione dopo la gemmazione di un solo conidio(riproduzione simpodiale). I
blastoconidi tendono a staccarsi immediatamente dalla cellula madre nn appena completati o si
possono formare raggruppamenti conidiali ( a grappolo, ad infiorescenza, in serie radiale.)
oltre che direttamente dalla superficie della cellula conidiogena i conidi possono emergere in
corrispondenza dellapice di minuscole proiezioni aghiformi della superficie stessa (denticoli).

Blastoconidi possono essere generati anche x gemmazione di altri blastoconidi (conidiogenesi


secondaria) e quando il processo sia ripetuto si possono formare catene di blastoconidi in
successione.
La cellula conidiogena costituisce soltanto una parte (quella apicale) dellifa specializzatasi a
conidioforo. I conidiofori possono svilupparsi in modo indipendente o riunirsi in fascicoli (coremi).
Dai coremi i conidi possono emergere sia in corrispondenza dellapice, sia sul contorno.
2 varianti nella produzione dei blastoconidi:
1) anelloconidi -> generati allapice di una cellula conidiogena anellide. Il primo
conidio prodotto ha struttura oloblastica. Una volta che questo si liberato, lapice
fertile cresce x un breve tratto prima di generare un secondo conidio di tipo
enteroblastico;
2) fialoconidio -> il conidio generato da un diverso tipo di cellula conidiogena
specializzata fialide x la sua forma ampollare a collo allungato. Il primo conidio
generato allapice della fialide ha struttura oloblastica, tutti quelli successivi
enteroblastici. La fialide una volta liberatosi il primo conidio enteroblatico, non si
allunga ma genera dallo stesso sito conidiogeno una serie di enteroblastoconidi che
emergeranno in successione dal colletto (ex Aspergillus).
TALLOCONIDI Derivano da una porzione soltanto della cellula conidiogena, i talloconidi
hanno origine da un profondo rimaneggiamento strutturale di tutta la cellula. Le cellule conidiogene
coinvolte possono essere terminali(apicali) o intercalate nel decorso del conidioforo. Pu
partecipare alla conidiogenesi lintera struttura parietale della cellula conidiogena, o soltanto lo
strato interno di essa, quindi anche in questo caso possono essere distinti oloconidi e enteroconidi.
Sono talloconidi ad ex: i macroconidi apicali, pluricellulari, fusiformi o cilindrici dei dermatofiti e
gli artroconidi caratteristici di 2 specie patogene come Geotrichum candidum e C. immitis.
2. NEI LIEVITI

Nella grande maggioranza delle specie essa avviene mediate blastoconidi. In molte specie la
conidiogenesi multipolare, pu avvenire in qualsiasi punto della superficie cellulare. Il distacco
dei blastoconidi comporta un esito cicatriziale in corrispondenza del sito conidiogeno. Laumento
progressivo delle cicatrici riduce larea fertile. Nel genere Malassezia la conidiogenese unipolare
circoscritta ad un unico polo della cellula conidiogena (polo fertile).
SVILUPPO DELLE COLONIE

NEI LIEVITI -> lintera popolazione

fungina di una colonia macroscopicamente visibile pu


derivare dalliniziale gemmazione conidiale anche di ununica blastocellula, seguita poi da
quella delle blastocellule figlie, la cui replicazione avviene con andamento esponenziale. La
blastocellula iniziale pu inoltre derivare da riproduzione asessuale x blastoconidi. Anche le
pseudoife dello pseudomicelio hanno la stessa origine. Mentre le ife vere in C. albicans si
formano x gemmazione dalle blastocellule.
NELLE MUFFE -> la colonia origina x gemmazione, estrofessione dai propaguli di appendici
tubuliformi, dette tubuli germinativi che allungandosi, ramificandosi e infine sporulando sono
in grado di riprodurre il micelio. Quando una muffa coltivata su terreno solido (agarizzato),
le colonie si sviluppano con distribuzione radiale delle ife e presentano un contorno circolare.
Il margine corrisponde alle estremit fertili delle ife primarie (che derivano dalla
germinazione multipla dei propaguli iniziali) sia dalle loro ramificazioni principali.

DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA DEI MICETI PATOGENI


I miceti patogeni possono essere distinti in :
a) geofili -> funghi che vivono abitualmente nellambiente naturale come saprofiti a spese di
sostanze inanimate;
b) zoofili -> solitamente commensali o parassiti di animali domestici o selvatici;
c) antropofili -> parassiti delluomo.
Le micosi sono malattie ubiquitarie, presenti in tutte le parti del mondo e sono legate a fattori
climatici, igienici, iatrogeni. Per quanto riguarda lesistenza di fattori nutrizionali specifici stata
4

dimostrata lassociazione di Criptococcus neoformans con gli habitat di piccioni e di volatili x la


presenza di forti quantit di creatina presenti nelle feci degli uccelli; cmq sono refrattari alle
corrispondenti micosi x lelevata temperatura corporea (> 37C).
PATOGENESI DELLE MICOSI
La malattia delluomo o dellanimale rappresenta un evento accidentale nel ciclo vitale di tutti i
miceti patogeni, sia x i saprofiti che x i commensali. Solo nei dermatofiti antropofili laccentuato
adattamento alla vita parassitaria si esprime quasi sempre con linfezione.
Micosi esogene lagente infettante proviene dallesterno ed rappresentato dalle spore e dai
conidi fungini.
Nelle micosi superficiali: il loro semplice contatto con la cute, peli e unghie pu risultare
sufficiente x linfezione; ex nelle tigne, sembra indispensabile la presenza di un lieve trauma
locale, come un semplice sfregamento.
Nelle micosi sottocutanee: linfezione mediata da ferite penetranti che innestano il fungo al
di sotto dellepidermide; hanno particolare rilievo le microferite da spine contaminate.
Nelle micosi viscerali: la via dingresso + frequente quella aerogena. Particolare
pericolosit ha linspirazione di propaguli di diametro < di 2 m, gli unici in grado di penetare
nellalbero respiratorio sino a livello alveolare, dove lassenza di epitelio vibratile riduce le
possibilit di difesa aspecifiche.
Nelle micosi via digestiva: sono meno importanti xch esigono la presenza di stasi
gastrointestinali.
Micosi endogene lagente infettante un micete commensale delle prime vie respiratorie ,
della cute, delle mucose, la cui colonizzazione risulta mediata da fenomeni di adesione
multifattoriali specifici e aspecifici. Dal punto di contatto la penetrazione del micete nei tessuti,
sembra facilitata, nelle muffe, dallazione meccanica di spinta dellallungamento delle ife; nei
lieviti, da lenergia meccanica del blastoconidio in gemmazione. Dal primitivo focolaio
infiammatorio, quasi sempre polmonare (spesso clinicamente silente), linfezione pu
diffondere ad altri organi e tessuti x via ematica o linfatica. In alcuni miceti osservabile un
notevole tropismo di tessuto x una particolare interazione recettoriale.
MECCANISMO DAZIONE PATOGENA
Enzimi extracellulari fungini, costitutivi o inducibili ad attivit idrolitica (proteinasi, fosfolipasi)
possono svolgere un ruolo patogenetico, danneggiando le membrane cellulari dellospite. La
melanina, presente in C. neoformans in funghi filamentosi dematiacei, stata associata alla
virulenza.
Fra i fattori di virulenza un ruolo importante svolto, nei miceti filamentosi, lazione
antifagocitaria delle stesse dimensioni del tallo fungino, che sono spesso > di quelle delle cellule
fagocitarie, dei leucociti neutrofili.
In molti casi le dimensioni della spora, del conidio e del tubulo germinativo iniziale non sono
cos grandi da impedirne la fagocitosi, ma lenergia meccanica del conidio in germinazione
risulta tale da spingere lifa in accrescimento al di fuori del fagocita, perforandone la membrana.
Labituale accumulo di cellule fagocitarie (granulociti neutrofili e macrofagi) attorno alle ife in
accrescimento non riesce a distruggerle o a circoscriverne durevolmente la diffusione.
La capacit di alcuni miceti di interferire con la cellule caratterizzate da attivit fagocitarla; ex
C. neoformans, i cui ceppi virulenti sono dotati di una spessa capsula polisaccaridica provvista
di attivit antifagocitaria e dalla capacit di sopravvivere allinterno di fagociti stessi.
Alcuni miceti come Histoplasma capsulatum e Coccidioides immitis, sono capaci di
moltiplicarsi nel citoplasma dei fagociti, xch in grado di ipporsi allazione del sistema
mieloperossidasico e degli enzimi lisosomiali.
Lattivit di alcune peptidasi sembra coinvolta nellazione tossica esplicata da alcuni
dermatofiti. Enzimi di questo tipo potrebbero essere coinvolti anche nellazione patogena di

Candida albicans. Uno stato di ipersensibilit ritardata si instaura in molte malattie da miceti e
ci pu spiegare la patologia di alcune micosi cutanee.
OPPORTUNISMO FUNGINO
Opportunismo -> indica la patogenicit condizionata di quei microrganismi che sono
intrinsecamente incapaci di provocare uno stato morboso, ma che possono causa linfezione e la
conseguente patologia in un organismo nel quale sia loro offerta una opportunit che
rappresentata da una riduzione delle capacit difensive dellorganismo stesso.
I miceti opportunisti sono: Candida albicans, Geotrichum candidum, Aspergillus fumigatus,
Agenti eziologici della zigomicosi, Cryptococcus neoformans.
I fattori predisponenti: una riduzione della capacit di reazione antimicrobica dellorganismo
(fattrori intrinseci), ex la presenza di gravi malattie debilitanti; da interventi esogeni di tipo
farmavologico o terapeutico (fattori estrinseci o iatrogeni). Spesso entrambe i fattori
concorrono nel favorire la patogenicit di un fungo opportunista: ex una grave affezione
morbosa (neoplasia, leucemia) o interventi diagnostici invasivi (cateterismi, interventi chirurgici
di lunga dutata), associati con trattamenti farmacologici antimitotici.
2 importanti micosi causate da lieviti: candidosi e criptococcosi intervengono nella patologia
da miceti opportunisti dellAIDS.
Micosi primarie, sono quelle malattie nella cui patogenesi non intervengono necessariamente
fattori predisponenti, che cmq sono in grado di favorire linfezione e di aggravare il decorso
della malattia. Si tratta delle micosi provocate da funghi dimorfi, funghi che hanno un
particolare adattamento biologico alla vita parassitaria tessutale. Cmq anche queste infezioni
sono favorite da qualche fattore predisponente, ci suggerito dal fatto che unintera
popolazione esposta al contagio in una regione endemica soltanto pochi sono i soggetti in cui la
micosi si manifesta.
DIAGNOSI DELLE MICOSI
La diagnosi eziologica si basa sullindagine microbiologica. La dimostrazione microscopica e/o
colturale, restano le prove diagnostiche principali. Inportanti indicazione possono essere fornite,
soprattutto nelle micosi profonde, dalle ricerche sierologiche. Lintradermoreazione (reazione
intesa ad evidenziare uno stato di ipersensibilit ritardata ) circoscritta alle ricerche
epidemiologiche o alle valutazioni prognostiche.
RICHERCA MICROSCOPIACA DEI MICETI NEL MATERIALE PATOLOGICO

Nel caso di materiali molto fluidi: sufficiente losservazione microscopica diretta.


Nel caso di materiali densi e compatti (squame epidermiche, peli, unghie): necessario un
trattamento preventivo a caldo con idrato sodico o potassico al 10%, che ne determinano una
sufficiente trasparenza x idrolisi dei costituenti lipidici, proteici, polisaccaridici. Losservazione
degli elementi fungini (la cui parete ricca di glucani alcali resistenti) xci facilitata.
Il aggiunta possono essere utilizzate anche colorazioni quali, Giemsa o Gram, soprattutto
quando losservazione microscopica diretta pu essere + importante della coltura (ex caso della
candidosi delle mucose). La colorazione negativa con inchiostro di China del liquido cefalorachidiano, utile nella diagnosi presuntiva di cripotococcosi meningo-encefalica.

RICERCA MICROSCOPICA DEI MICETI NELLE SEZIONI ISTOLOGICHE

I comuni metodi di colorazione istologica (ematossilina-eosina) non riescono ad evidenziare


le cellule fungine, xci si ricorre a colorazioni micologiche specifiche:
alcune sfruttano la rezione di Schiff, specifica x le aldeidi, come la colorazione al PAS
(periodic-acid-Schiff), ma anche il metodo di Gridley. Le aldeidi si formano da polisaccaridi
presenti nella parete cellulare fungina(glucani, mannani) grazie al pretrattamento della
sezione istologica con acido periodico, che rompe i legami fra gruppi ossidrilici adiacenti.
in un altro metodo Gomori-Grocott: la reazione di ossidazione fra i gruppo aldeidici ed il
complesso metenamina-nitrato di argento riduce questultimo ad argento metallico che
evidenzia nettamente il contorno degli elementi fungini colorandone in nero la tunica.
6

pu essere utilizzata inoltre la ricerca e la identificazione microscopica di miceti mediante


limpiego di tecniche immunoistochimiche (immunofluorescenza).
ESAME COLTURALE

x la coltira di primo isolamento dai materiali patologici si usano i terreni solidi, il + usato
lagar di Sabouraud, che ha la seguente composizione: - peptone
- glucoso
- agar
- acqua distillata
lincubazione deve essere effettutata a 25 e/o a 37C. Il pH del terreno, compreso nei valoro
6,8 7, sono quelli ottimali; ma i miceti possono sopportare variazioni assai ampie del pH (ex
3-3,5) e sono utilizzati x contrastare lo sviluppo di batteri contaminanti; questo x + efficace
con laggiunta ai terreni colturali di antibiotici antibatterici.
Per lidentificazione delle muffe : poich i funghi filamentosi formano colonie di consistenza
tenace, il loro esame microscopico richiede la preventiva disseminazione di un frammento in
soluzioni chiarificanti, quella + usata : lattofenolo-bleu-cotton: - fenolo in cristalli
- acido lattico
- glicerina
- blue cotton
- acqua distillata
In molti casi pu essere utile effettuare una coltura su vetrino, in cui la semina in terreno solido
viene eseguita su di un quadratino del terreno solido prescelto, sulla base delle prime indicazioni
fornite da una prima osservazione microscopica del terreno disolamento, prelevato con il
bisturi da uno strato di adeguato spessore preparato in piastra, posto su un vetrino portaoggetti e
ricoperto dopo la semina, da un coprioggetto debordante. Con questa tecnica la crescita pu
essere seguita in tutte le sue fasi, sottoponendo il preparato allosservazione microscopica.
Per lidentificazione dei lieviti :vengono utilizzate le prove biochimiche, a) saggio dellureasi,
b) prove di fermentazione e di assimilazione degli zuccheri; c) saggi di utilizzazione delle altre
sostanze quali i nitrati.

INDAGINI SIEROLOGICHE

Lutilizzo a scopo diagnostico della ricerca di anticorpi specifici, ostacolato nelle micosi dalla
frequenza di reazioni crociate a causa delle strette correlazioni antigeniche tra molti miceti,
patogeni, saprofiti, commensali, che possono indurre una reazione immune nei confronti di
materiali antigenici da loro prodotti. Cmq i recenti perfezionamenti hanno permesso di allestire una
serie di saggi sierologici utilizzabili come sussidio diagnostico nelle micosi profonde. La
dimostrazione della positivit di una reazione sierologica specifica ed il suo titolo in aumento o in
diminuzione su campioni seriali pu risultare significativo ai fini diagnostici e prognostici.
Ex: 1. nelle candidosi gli antigeni somatici sono costituiti da mannosio o altri componenti
polisaccaridici o glicoproteici della parete cellulare.
2. Nella criptococcosi, la ricerca riguarda il sierotipo A, la causa della > parte delle infezioni
criptococciche.
3. x la ricerca di anticorpi nellaspergillosi si utilizza il saggio di doppia immunodiffusione.
4. la diagnosi sierologica delle micosi da funghi dimorfi si utilizzano i saggi di fissazione del
complemento.
RICERCA DI ACIDI NUCLEICI FUNGINI A SCOPO DIAGNOSTICO

Sfruttare lapproccio molecolare pu offrire unalternativa diagnostica. La diagnosi eziologica di


infezione fungina, si basa sul rivelamento di DNA genomico fungino direttamente nel materiale
patologico, mediante tecniche di amplificazione molecolare (P.C.R.) cmq ancora allo stadio
sperimentale.
FARMACI ANTIFUNGINI
I miceti sono cellule eucariotiche, x cui risulta difficile lindividuazione di bersagli metabolici e
strutturali sufficientemente specifici. Lazione antimicrobica degli antifungini disponibili,
7

interferisce con il sistema metabolico cellulare dellospite in modo + rilevante di quanto non
accada x gli antibatterici. La chitina componente della parete cellulare costituirebbe un bersaglio
ideale, ma non ancora stata realizzata alcuna classe di molecole in grado di interagire
specificamente. Le principali classi di molecole provviste di accettabile quoziente terapeutico:
Griseofulvina prodotta da Penicillium griseofulvum, un composto della classe dei
benzofurani. Possiede unazione multipla (inibendo la sintesi degli acidi nucleici, interferendo
con la polimerizzazione dei microtubili, interagendo con la parete cellulare con conseguente
inibizione della sintesi della chitina). Si somministra x via orale, si concentra a livello degli
strati cheratinizzati dellepidermide, legandosi alla cheratina neoformata, ed quindi utilizzabile
solamente x la terapia delle micosi superficiali e cutanee.
Antibiotici polienici sono prodotti da varie specie di streptomiceti. Essi agiscono legandosi
agli steroli (ergosterolo e colesterolo) della membrana cellulare causando la formazione di pori
che provocano la fuoriuscita del contenuto citosolico a cui segue la morte cellulare x lisi. La
nistatina troppo tossica x essere utilizzata x via parenterale xci somministrata x os, nel
trattamento terapeutico delle infezioni del tratto gastrointestinale causate da miceti lievitiformi
(Candida albicans) esplicando la sua azione solo a livello locale. Lamfotericina B, ad ampio
spettro dazione e fungicida, pu essere somministrato x via parenterale x il trattamento
sistemico delle micosi parenchimali (aspergillosi, micosi da miceti dimorfi), anche se pu dare
effetti tossici collaterali a livello del rene.
5-fluorocitosina viene introdotta elettivamente nelle cellule fungine x la presenza di una
citosina-permeasi. Agisce inibendo la sintesi degli acidi nucleici e inducendo alterazioni nella
sintesi proteica. ben assorbita dopo somministrazione x via orale ed ben tollerata
dallorganismo umano. Lo spettro dazione risulta limitato ai lieviti e agli agenti di
cromoblastomicosi
composti azoici ed allilamine inibiscono la lanosterolo C14-demetilasi dipendente dal
citocromo P450, bloccando la sintesi degli steroli della membrana fungina (ergosterolo). Si
tratta di molecole ad attivit fungistatica con un buon quoziente terapeutico che possono essere
utilizzate x una terapia sistemica. La terbinafina, somministrata x via orale, si accumula
elettivamente a livello dellepidermide e ha unindicazione elettiva nelle dermatofizie. Tra i
farmaci azoici: miconazolo, clotrimazolo sono utilizzati x via topica; chetoconazolo,
fluconazolo sono impiegati x il trattamento delle micosi sistemiche. Gli effetti collaterali > sono
a carico del fegato.
Pazienti affetti da AIDS che necessitano di sottoporsi a prolungate terapie con derivati azoici
somministrabili x via orale, il fenomeno della resistenza pu rappresentare un problema in
quanto, a seconda del meccanismo molecolare coinvolto,la resistenza pu anche risultare estesa
a tutti i farmaci di quella classe.

MICETI LIEVITIFORMI
Rientrano in questo gruppo i miceti patogeni con tallo blastocellulare. Lidentificazione
colturale dei lieviti si basa sulla determinazione dei caratteri biochimici con lintegrazione di
quello morfologici.
A questo gruppo appartengono:
- agenti causali di lesioni superficiali:
Malassezia furfur
Trichosporum beigeii
- agenti causali di lesioni cutanee e/ mucose:
Candida
Geotrichum candidum
- agenti causali di lesioni viscerali:
Cryptococcus neoformans
MALASSEZIA FURFUR
E lagente eziologico della pitiriasi versicolor, micosi lieve e comune dello strato corneo
dellepidermide di importanza esclusivamente estetica.
Nelle squame ottenute x grattamento il reperto del micete sottoforma di blastocellule
rotondeggianti a gemmazione unipolare di 3-7 m di diametro, e di corte ife settate, tipico ed
ha valore diagnostico.
Il micete strettamente liofilo. Il suo isolamento difficile e esige laggiunta di acidi grassi
(olio di oliva) al terreno di coltura.
TRICHOSPORON BEIGELII
T. beigelii (T. cutaneum) stato considerato lagente eziologico della piedra bianca, micosi
endemica del Sud America, caratterizzata dalla formazione di granuli biancastri e soffici lungo
il fusto dei peli (barba, ascelle). Il lievito isolato con relativa freq anche da svariati materiali
organici (escreato, urina).
Il genere Tricosporon ha incluso altre specie, quali agenti causali di tricosporonosi, differenziata
a seconda del sito di infezione: - infezioni profonde -> causate da T. asahii e T. mucoides
- infezioni cutanee -> T. beigelii e T. asteroides
- piedra blanca
-> T inkin e T. ovoides
DIAGNOSI DI LABORATORIO

T. beigelii cresce facilmente sul terreno di Sabouraud; sensibile alla cicloeximide. Le colonie
variano dal crema al bianco. Laspetto microscopico pu essere vario, la fase iniziale prevede la
presenza di blastocellule sferiche. Lo sviluppo di ife vere costante e precoce, contemporanea
la presenza di blastoconidi e artroconidi.
CANDIDA ALBICANS e CANDIDA spp
Alcune specie di Candida e Candida albicans sono abituali commensali della cute e delle
mucose delle cavit naturali delluomo. In quanto patogeni opportunisti i lieviti endogeni
possono esplicare la loro virulenza provocando affezioni morbose, purch coesistano condizioni
predisponenti.
Nella > parte dei casi le lesioni interessano le mucose (mughetto, vulvovaginiti); qualche volta
la localizzazione avviene in organi profondi con quadri clinici gravissimi (pneumopatie,
pielonefriti).
La candidosi esofagea dopo la pneumocitosi, costituisce la + freq malattia da infezione
opportunistica in corso di AIDS.
Forme viscerali e sistemiche sono freq in pazienti con prolungata neutropenia conseguente a
trattamenti chemioterapici x neoplasie ematologiche.
Oltra a Candida albicans, sono significativamente patogene: C. tropicalis, C. krusei, C. kefyr, C.
glabrata (agente eziologico di infezioni delle mucose e viscerali nellospite
immunocompromesso).

DIAGNOSI DI LABORATORIO

Le specie del genere Candida, formano colonie cremose di colore bianco e nella pratica clinica
di laboratorio, lidentificazione si basa sullesito di prove biochimiche.
Una capacit esclusiva del genere Candida quello di formare abbondante pseudomicelio. Il suo
sviluppo stimolato dalla povert del terreno e dallincubazione a 25C si svela
macroscopicamente con la comparsa, di un alone opaco e sfrangiato, formato dalle pseudoife ,
attorno alle colonie in fase di avanzato sviluppo.
In particolare x quanto riguarda C. albicans -> c lo sviluppo abbondante di voluminosi
clamidoconidi apicali sferici, isolati o a grappoli. C. albicans in grado di produrre ife vere
anche in vitro, purch la temperatura di incubazione sia di 37C e il pH del terreno di coltura sia
neutro. Anche la produzione di tubuli germinativi una caratteristica esclusiva di C. albicans
usata in laboratorio x lidentificazione rapida di questa specie.
I lieviti del genere Candida e C.albicans, mantengono la capacit di produrre strutture
pluricellulari filamentose anche in fase parassitaria. Nelle sezioni istologiche di tessuti infetti
costante lassociazione di blastocellule e forme filamentose, costituite da pseudoife e da ife
vere.
CRYPTOCOCCUS NEOFORMANS
Tra le specie appartenenti al genere, Cryptococcus neoformans la + conosciuta in quanto
lunica potenziale patogena x luomo e x molte specie animali.
Il lievito agente eziologico della criptococcosi, un saprofita fra i + diffusi in Natura, ha una
predilezione x gli habitat di uccelli, piccioni, le cui feci sembrano favorirne lo sviluppo
(presenza di molecole come la creatinina).
Linfezione viene contratta x via aerogena, e la localizzazione primaria polmonare. Nelluomo
la complicanza + frequente della disseminazione ematica dellinfezione a livello del sistema
nervoso centrale, il micete ha uno spiccato tropismo (meningoencefaliti subacute o croniche).
DIAGNOSI DI LABORATORIO

I lieviti del genere Cryptococcus formano colonie a contorno netto, lucide, biancastre o
pigmentate, in tonalit quali il giallo, arancione, rosso. In C. neoformans il colore iniziale delle
colonie bianco, tende ad assumere poi tonalit giallo cuoio.
Le colonie sono costituite da blastocellule gemmanti sferiche, non vi produzione di
pseudomicelio o micelio. Inizialmente sono cremose, poi possono assumere un aspetto
vischioso o mucoide e gelatinoso legato alla comparsa di una capsula mucopolisaccaridica
attorno alle blastocellule.
Allosservazione microscopica di preparati a fresco, la capsula si rende visibile solo dopo
colorazione di contrasto con inchiostro di China.
Dal punto di vista biochimico: tutte le specie sono accumunate dalla capacit di utilizzare
linositolo come sorgente di carbonio e dalla totale assenza di potere fermentativo degli
zuccheri.
C. neoformans viene distinto in 4 sierotipi (A,B,C,D) sulla base della diversa lunghezza della
catena di xiloso (componente essenziale del > antigene capsulare glucuro-xilo-mannano). I
sierotipi A e D sono una variet ubiquitaria e con habitat aviario, soprattutto nelle deiezioni di
piccioni.

MICETI FILAMENTOSI (MUFFE)


Appartengono tutte le specie fungine che presentano un tallo filamentoso. Rientrano in questo
gruppo miceti saprofiti ambientali, responsabili di micosi opportunistiche nelluomo:
-

DERMATOFITI
ASPERGILLI
ZIGOMICETI
AGENTI EZIOLOGICI DI

- MICETOMI
- CROMOBLASTOMICOSI
- FEOIFOMICOSI

DERMATOFITI

Gruppo eterogeneo di muffe appartenenti a 3 generi, responsabili di particolari affezioni della


cute, dei capelli, dei peli e delle unghie: dermatofizie o tigne.
Ai dermatofiti sono associate alcune specie fungine (miceti cheratinofili) sprovvisti di potere
patogeno, ma che presentano la capacit di metabolizzare la cheratina. Cmq la cheratina non
indispensabile x lo sviluppo sia dei dermatofiti sia dei miceti cheratinofili.
3 generi: 1. MICROSPORUM
2. TRICOPHYTON
3. EPIDERMOPHYTON

Nelluomo i dermatofiti possono causare lesioni eritemato-desquamative:


- tinea corporis e tinea crucis -> della cute glabra
- tinea pedis o piede di atleta -> fenomeni di macerazione e fissurazione interdigitale
e di ipercheratosi
- tinea capitis -> alopecie zonali del capellizio
- tinea unguium -> alterazioni distrofiche delle unghie delle mani e dei piedi.
Affezioni analoghe alle tigne umane si osservano in mammiferi sia selvatici sia domestici e
spesso sono trasmissibili alluomo. Rivestono particolare importanza epidemiologica, quali
serbatoio di infezione gli animali di affezione , cani e gatti.

CARATTERI MORFOLOGICI E COLTURALI

In agar Sabouraud a 25C (temperatura ottimale x lo sviluppo) i dermatofiti crescono facilmente


con tipico aspetto di muffa.
In alcune specie il pigmento, di colorazione varia dal giallo, allocra, al marrone, al rosso, al
violetto, pu diffondere nel terreno di coltura.
I dermatofiti di riproducono sessualmente x mezzo di microconidi e macroconidi.
La classificazione in 3 generi si basa sulle caratteristiche morfologiche dei macroconidi:
1. Microsporum:
macroconidi echinulati
ife settate con pochi macroconidi
clamidioconidio intercalato, apicale
ife pettinate
2.

Tricophyton :

macroconidio lisco
ife settate con molti macroconidi
clamidioconidio intercalato
ife a candeliere , a spirale

3.

Epidermophyton: macroconidi a grappolo e lisci


ife settate prive di macroconidi
clamidioconidio
Fra le metodiche colturali: ricerca di dermatofiti favorita dalla semina in terreni ricchi di
proteine e contenenti un indicatore di pH (rosso fenolo); i dermatofiti alcalizzano il terreno, x
deaminazione ossidativa degli aa, con conseguente viraggio del suo colore da giallo a rosso
vivo.
Nelle strutture corneali parassitate i dermatofiti compaiono sotto forma di ife settate (prevalgono
nelle squame epidermiche e nelle unghie) e di artroconidi ( nei peli e nei capelli), in questi
1

ultimi, linfezione proviene sempre dallepidermide circostante , si localizza subito al di sopra


del bulbo pilifero e si diffonde verso lestremit distale.
La distribuzione del micete nel pelo varia a seconda della specie fungina:
1) Tipo ectothrix -> il + frequente nelle nostre regioni. Il pelo appare circondato e invaso
con distruzione della cuticola, da ammassi di artroconidi rotondeggianti. Nei peli
parassitati da M canis gli artroconidi sono piccoli (2-3 m) e raccolti in gruppi irregolari;
in quelli parassitati da M. gypseum sono + grandi (5-8 m) e riuniti in brevi catene.
Artroconidi voluminosi (5-10 m) sono disposti in lunghe catene regolari, sono
caratteristici di alcune specie di Trichophyton (T. mentagrophytes). Allinterno del pelo
sono presenti frammenti ifali. I peli parassitati da M. canis esposti ai raggi UV (lampada
di Wood) in ambiente oscurato, tipica fluorescenza giallo-verdastra.
2) Tipo endothrix -> gli artroconidi sono situati nella parte interna del pelo, di cui
risparmiano la cuticola;
3) Tipo favico -> molto raro in Europa, assai comune in Africa. Il pelo parassitato da ife,
ma non da artroconidi. Presenta nel suo interno bolle daria e gocciole lipidiche.

ASPERGILLI

Saprofiti diffusi in ogni ambiente, soprattutto in presenza di materiale vegetale organico in


decomposizione
La rarit dellinfezione nelluomo giustificata dal carattere opportunistico della malattia.
Infezioni aspergillari sono ad elevato rischio di letalit nei leucemici, nei trapiantati dorgano, in
trattamento antirigetto.
Laspergillosi si esprime con 3 sindromi:
1. aspergilloma polmonare;
2. aspergillosi (polmonare o sistemica) di tipo invasivo;
3. aspergillosi broncopolmonare allergica (ABPA).
Le specie + spesso isolate: - A. fumigatus;
- A. niger;
- A. flavus;
- A. terreus;

CARATTERI MORFOLOGICI E COLTURALI

Il genere Aspergillus caratterizzato microscopicamente, dalla particolare modalit della


riproduzione conidiale che presenta fialoconidi stipati in colonne emergenti da fialidi in serie
unica prodotti a loro volta dalla vescicola terminale espansa di lunghi conidiofori.
In alcune specie le fialidi sono a loro volta sorrette da una serie di corte cellule sterili (metulae).
Linsieme di conidi, fialidi, metulae e vescicole, viene detto: testa conidiale.
I ceppi riconosciuti patogeni x luomo appartengono nella > parte dei casi al gruppo A.
fumigatus, sensibili alla cicloeximide, possono frequentemente provocare malattie nelluomo e
negli animali.
Laspergilloma costituito da un + o fitto intreccio di ife, eccezionale la pres di teste condiali.
Nei tessuti di pazienti affetti da aspergillosi invasiva, il genere Aspergillus si presenta sotto
forma di ife sottili e di calibro uniforme, ialine, con ramificazioni con angolo acuto ed a
localizzazione extracellulare o intracellulare nel citoplasma di cellule giganti.

AGENTI EZIOLOGICI DI ZIGOMICOSI

Sono solitamente saprofiti ambientali, che solo raramenti


infettano luomo provocando micosi a carattere endemico. La patogenesi da infezione aerogena
degli zigomiceti esita in manifestazioni cliniche di tipo sistemico.
I miceti responsabili di zigomicosi appartengono a specie
dei generi:
-

MUCOR

RHIZOPUS
ABSEDIA
SAKSENAEA
MORTIERELLA

Gli zigomiceti sono caratterizzati da ife di tipo cenocitico e dalla modalit di riproduzione
vegetativa mendiante sporangi e sporangiospore.
Formano su terreni solidi colonie lanose, a micelio aereo molto soffice ed abbondante di colore
grigio-biancastro, punteggiato in nero dagli sporangi.
Nei tessuti parassitati gli Zigomiceti si presentano sotto forma di grosse ife cenocitiche con
ramificazioni scarse ed ad angolo retto, a parete sottile e calibro irregolare. Nelle ife della fase
parassitaria, che infiltrano pareti e lume di vasi trombizzati, pu essere presente qualche
sporadico setto.
Le ife parassitanti sono distinguibili dalle ife di Aspergillus ( + sottili, di calibro uniforme,
settate, con ramificazioni ad angolo acuto), dalle forme filamentose di Candida (+ sottili, e
associate a blastocellule).
AGENTI EZIOLOGICI DI MICETOMI
una micosi sottocutanea prevalentemente diffusa, con carattere endemico nelle regioni
tropicali e sub tropicali, la malattia presente ed autoctona anche in Italia e negli USA.
La micosi caratterizzata da una tumefazione infiammatoria localizzata al piede (piede di
Madura), ad evoluzione lenta, di dimensioni finali mostruose, con la tipica tendenza alla
suppurazione con fistolizzazione e presenza di grani nel pus. Una sindrome analoga pu essere
provocata da actinomiceti aerobi, dei generi Actinomadura, Nocardia.
La micosi provocata dallingresso x via percutanea di un gruppo polimorfo di muffe saprofite
del suolo. Nel sottocutaneo essi dimostrano una tendenza a conglobare ife settate, artroconidi e
clamidoconidi, variamente rappresentati a seconda della specie, in masserelle compatte dette
grani, che sono talvolta cementate da una sostanza anista e scura (Madurella grisea, M.
mycetomatis). I grani fuoriescono assieme al pus dalle fistole e sono di forma tondeggiante o
irregolari.
AGENTI EZIOLOGICI DI CROMOBLASTOMICOSI E FEOIFOMICOSI
La CROMOBLASTOMICOSI : una micosi tipica delle regioni tropicali e sub tropicali del globo.
Casi autoctoni e a carattere opportunistico sono stati osservati anche in Italia, poich le muffe
responsabili sono ubiquitarie e appartenenti alla famiglia delle Dematiaceae.
Gli agenti eziologici, sono saprofiti ambientali, caratterizzati dalla pigmentazione melaninica
della tunica, x cui sono facilmente individuabili anche nelle sezioni istologiche di tessuto
parassitato non sottoposto a colorazione, le cellule si presentano tondeggianti scure, a pareti
spesse riproducendosi x settazione longitudinale ed orizzontale.
La FEOIFOMICOSI : micosi sottocutanea, caratterizzata da ife nella fase di parassitismo tissutale
e causate da vari agenti eziologici.

MICETI DIMORFI
Miceti patogeni che presentano una duplice morfologia:
- lievitiforme -> (o a sferule come in Coccidioides immitis) nei tessuti parassitati e in
vitro nelle colture incubare a 37C; la forma di lievito o di sferula si sviluppa
soltanto in terreni arricchiti con materiali organici (sangue, infuso di cuore-cervello).
La fase lievitiforme, non ostante in vivo si mostri resistente agli antibiotici
antibatterici, risulta sensibile in vitro a molti farmaci antibatterici e alla cicloeximide.
- miceliale -> nella fase ambientale o in quella colturale a 25C. La forma di muffa
pu crescere anche nei comuni terreni di coltura. Questa fase resistente alla
cicloeximide e agli antibiotici antibatterici, quella + facilmente ottenibile in coltura
pura da materiali clinici.

Importante x la diagnosi la constatazione della capacit di conversione in vitro dalluna


allaltra forma. Il qualche caso necessario ricorre alla prova biologica di patogenicit
nellanimale o alla identificazione sierologica del micete lievitiforme mediante tecniche
immunoistochimiche (anticorpi fluorescenti).
I miceti dimorfi sono responsabili di alcune importanti micosi profonde e sottocutanee.
La via di infezione percutanea nella sporotricosi, quasi esclusivamente aerogena con
localizzazione polmonare iniziale e successiva possibile diffusione metastatica del micete x via
ematica, nelle altre micosi.

MICOSI SOTTOCUTANEE
SPOROTHRIX SCHENCKII
Micosi: sporotricosi
Sindrome principale: granulomi sottocutanei ad evoluzione suppurativa
Colonie lievitiformi: sviluppo in > 5gg. Colonie umide, bianche o giallastre. Blastoconidi
allungati.
Colonie filamentose: sviluppo in 3-7 gg. Colonie umide, biancastre, pieghettate al centro, poi
vellutate x micelio aereo a partenza periferca con produzione di coremi. Dopo 7-14 gg viraggio
al bruno nero con produzione di pigmento giallo diffusibile nel terreno. Ife sottili. Microconidi a
manicotto su denticoli.

MICOSI VISCERALI
BLASTOMYCES DERMATITIDIS
Micosi: blastomicosi. Si localizza a livello polmonare da cui pu diffondere x via ematica
provocando lesioni focali deostruenti a carico di ossa, cute, e altri visceri (metastasi). Le lesioni
cutanee insorgono come metastasi da lesione primaria polmonare e si aprono verso lesterno.
Sindrome principale: granulomi cutanei e linfoghiandolari. pneumopatia
Colonie lievitiformi 37C: sviluppo in 2-5gg. Colonie da crema a color cuoio, rugose, umidee e
ceree. Blastoconidi ovali o rotondi, a parete spessa e gemmazione conidiale unica.
Colonie filamentose 25C: sviluppo in 7-28gg. Colonie fioccose, da bianche a color cuoio, con
possibile presenza di coremi.
COCCIDIOIDES IMMITIS
Micosi: coccidioidomicosi
Sindrome principale: infezione che si localizza a livello polmonare, asintomatica nel 60% dei
casi, mentre nel 40% si manifesta con una sindrome respiratoria e manifestazioni cutanee (Rash
emboliforme, eritema nodoso o polimorfo). Linfezione polmonare pu essere acuta , con
lesioni che hanno aspetto istologico simile a quelle date da batteri piogeni, molti istiociti e
necrosi caseosa. Nelle cellule giganti si possono reperire sferule di piccole dimensioni che
contengono le endospore. Le sferule + grandi e mature si trovano negli spazi intercellulari.
Linfezione si contrae x inalazione di frammenti ifali (artrospore). Le ife si trasformano in
artroconidi a botte, tali forme vengono disperse x via aerea (x questo altamente infettiva).
Colonie lievitiformi:
Colonie filamentose:
ISTOPLASMA CAPSULATUM
Micosi: istoplasmosi. un fungo presente nel suolo
Sindrome principale: linazione di conidi porta a uninfezione polmonare con lesioni miliari
che appaiono disseminate nel parenchima (nei sogg immunodepressi si ha immagine
radiografica a pallini simile a TBC) e ingrossamento dei linfonodi ilari. La guarigione passa
attraverso fibrosi e calcificazione. Listoplasmosi si manifesta in soggetti affetti da TBC o altre
4

malattie sistemiche gravi. Il processo infettivo progressivo con disseminazione estesa in quasi
tutti i tessuti, febbre, epatosplenomegalia, ingrossamento linfonodi (simile TBC).
Diagnosi microbiologica: osservazione microscopica su biopsia linguale o broncoaspirato
(spore lievitiformi), poi isolamento colturale.
Colonie lievitiformi:si presenta come blastoconidi
Colonie filamentose: si presenta come ife fungine con macroconidi tubercolati
PARACOCCIDIOIDES BRASILIENSIS
Micosi: paracoccidioidomicosi
Sindrome principale: si manifesta inizialmente con una infezione polmonare che pu rimanere
latente o subclinica (come istoplasma). La forma disseminata porta a lesioni sulla mucosa
buccale, ulcere sul labbro e sulla mucosa linguale e nasale (simili a lesioni Herpetica). Le ulcere
sulle labbra sono simili alla cheilite angolare di candida e sifilide secondaria. Le lesioni si
manifestano come ascessi piogeni o granulomi con C. epitelioidi, cellule giganti e centri
necrotici.
Diagnosi microbiologica: preparato microscopico (cell lievitiformi con gemmazioni multiple
che restano attaccate alla cellula madre fino a completa maturazione).
Colonie lievitiformi:
Colonie filamentose:

CARATTERI GENERALI

Eucarioti (Protisti)
Eterotrofi
Chemiosintetici
Provvisti di cuticola e strutture eso- o endo- scheletriche di natura calcarea, silicea
Mobili x flagelli, pseudopodi, cilia
Sono in grado di fagocitare allinterno della cellula particelle di grandi dimensioni; sono inoltre
provvisti di aperture specializzate (citostoma e citopige) x lassunzione degli alimenti ed
eliminare le scorie.
Si moltiplicano asessuatamente x divisione binaria o multipla (schizogonia) o alternando la
riproduzione sessuata a quella asessuata.
Alcuni sono in grado di formare cisti o spore con significato di stadi di resistenza, adatti alla
sopravvivenza in ambienti sfavorevoli.
Si trovano negli strati superficiali del suolo, nelle acque, e allinterno o alla superficie esterna di
animali ( vertebrati ed invertebrati).
Molte specie vivono come saprofiti, commensali, alcune specie sono parassiti obbligati o
facoltativi di vari animali e delluomo.

CARATTERISTICHE MORFOLOGICHE
Utilizzano x la produzione di energia, reazioni fermentative e ossidative. Alcuni protozoi
patogeni x luomo sono sprovvisti di mitocondri e sono anaerobi. La > parte sono aerobianaerobi facoltativi.
La classificazione dei protozoi patogeni x luomo basata prevalentemente sulla presenza di
specifici organi di locomozione:
Mastigophora : flagellati
Sarcodinia: pseudopodi
Protozoa: immobili
Ciliophora: cilia
Microspora: immobili
Nei ciliati (Ciliophora) sono presenti 2 nuclei (1 a funzione genetica, laltro a funzione trofica) e
aperture specializzate x lintroduzione degli alimenti (citostoma) e x leliminazione delle scorie
(citopige).
MECCANISMO DAZIONE PATOGENA
Alcuni sono parassiti che vivono alla superficie degli epiteli mucosi (amebe, flagellati
intestinali);
Altri sono parassiti endocellulari:
- ex : Leishmanie e Tripanosomi, resistono al killing intracellulare dei macrofagi;
- ex: alcuni Sporozoa, sono parassiti cellulari di peculiari cellule bersaglio ( emazie ,
cellule muscolari striate).
I meccanismi alla base del danno indotto dallinfezione protozoaria, possono essere classificati
sulla base della dinamica patogenetica dellinfezione:
- infezione inapparente: linfezione non provoca alcun segno di malattia (ex caso di
alcune infezioni malariche croniche o infezione intestinale di Entamoeba istolitica);
- azione meccanica: ex 1) nella patogenesi dei fenomeni da malassorbimento in corso
di infezione da guardia intestinalis (diminuzione della superficie assorbente della
mucosa intestinale che tappezzata dal protozoo); 2) della malaria cerebrale
(intasamento dei capillari cerebrali da parte di globuli rossi infetti e scarsamente
deformabili); 3) patologia polmonare indotta da Pneumocystis carinii (ostacolo
meccanico alla diffusione transalveolare dellossigeno, legata alla moltiplicazione in
loco del protozoo);
1

azione tossica: legata alla liberazione di citochine pirogene ( TNF, IL-1 e IL-6)
necrosi litica: gli enzimi prodotti da diversi protozoi (Toxoplasma condii, Entamoeba
histolytica, Tripanosoma cruzi) consentono loro di degradare metaboliti presenti
nellambiente circostante a scopo nutritivo, e di penetrare allinterno di cellule ospiti
e di distruggerle.
Induzione della reazione tissutale dellospite: pu consistere in una reazione
localizzata (granuloma amebico) o nellincremento sistemico di un determinato tipo
cellulare (aumentata eritropoiesi in corso di infezione malarica e iperplasia
reticoloendoteliale in corso di leishmaniosi).

MECCANISMO DI EVASIONE DELLA RISPOSTA IMMUNE

Alcune specie protozoarie sono in grado di mettere in opera meccanismi che permettono loro di
eludere la sorveglianza del sistema immunitario e dunque di persistere e replicarsi
nellorganismo.
Oltre al continuo modificarsi della struttura antigenica superficiale con i viraggi di stadio,
nellinfezione malarica si pu assistere a meccanismi di :
a) variazione antigenica ex in Tripanosoma brucei complex, la cui infezione determina
livelli parassitemici fluttuanti a ondate, la remissione della parassitemia dovuta allo
sviluppo del tasso anticorpale siero specifico diretto verso una glicoproteina di membrana
del protozoo (VSG = variabil surface glycoprotein). Alcuni cloni sfuggono alla risposta
immune xch dotati di una variate della VSG non riconosciuta dagli anticorpi specifici.
b) Modulazione antigenica le leishmanie possono sottrarsi allazione litica di anticorpi e
complemento, eliminando i propri antigeni superficiali
c) Persistenza intramacrofagica alcuni protozoi si localizzano allinterno delle cellule
macrofagiche, resistendo alla loro azione litica ; Toxoplasma condii in grado di impedire
la fusione fagolisosomiale; Tripanosoma cruzi e Leishmania spp appaiono resistenti ai
meccanismi di killing intracellulare.
d) Soppressione immunitaria leishmanie e plasmodi sono in grado di bloccare il sistema
immunitario dellospite mediante la secrezione di antigeni solubili che saturano il reticoloendotelio.

VACCINI ANTIPROTOZOARI
I risultati che meritano di essere accennati , sono quelli riguardo allinfezione malarica; la
disponibilit di un vaccino anti-malarico rappresenterebbe un passo avanti nel controllo di questa
parassitosi. Le difficolt x sono legate alla complessit del ciclo biologico del parassita e alla
presenza di successivi stadi di sviluppo con differente correndo antigenico.
1. vaccini che inducono unimmunit nei confronti degli stadi pre-eritrocitari (sporozoiti e
forme epatiche): limmunit indotta interverrebbe, nella fase iniziale del ciclo vitale del
parassita, prima ancora che si rendessero evidenti gli stadi parassitari ematici. Sono stati
sperimentalmente allestiti vaccini contro la proteina si superficie degli sporozoiti ( proteine
CSP)
2. vaccini che inducono unimmunit nei confronti degli stadi ematici (merozoiti e
gametociti): questo vaccino non in grado di prevenire linfezione, ma condurrebbe alla
soppressione delle manifestazioni cliniche dellinfezione .
DIAGNOSI DELLE INFEZIONI
Si avvale di tecniche di ricerca diretta(messa in evidenza del protozoo nel materiale patologico)
e di indagini sierologiche.
Diagnosi microscopica: resa agevole dalle dimensioni notevoli delle cellule protozoarie e
dalla loro complessa morfologia.
- a fresco -> il materiale patologico viene osservato direttamente tra vetrino
portaoggetto e vetrino coprioggetto, previa aggiunta di una goccia di soluzione
fisiologica nel caso il materiale risulti troppo denso;
2

dopo colorazione -> il materiale patologico (sangue, essudati, liquor, feci) viene
strisciato e depositato su un vetrino e viene colorato, ci permette di migliorare la
definizione morfologica del protozoo. La sensibilit dellesame pu venir aumentata
da metodi di concentrazione (goccia spessa).
Prova biologica: il materiale patologico viene inoculato in un animale da laboratorio. A
distanza di alcune settimane, lanimale viene sacrificato e nei suoi tessuti viene ricercato il
protozoo
Sonde molecolari: la ricerca di materiale genetico del protozoo, pu essere considerata la
metodica di ricerca diretta quando si disponga di idonee sonde molecolari.
Ricerca di antigeni specifici: mediante limpiego di tecniche immunoenzimatiche, che
utilizzano anticorpi monoclonali specifici, che consente una diagnosi rapida ed affidabile. Ex
ricerca di Entamoeba histolytica nelle feci.
Indagini sierologiche: sono intese alla dimostrazione della risposta anticorpale specifica
dellospite nei confronti del protozoo in causa. La dimostrazione di Ig specifiche di classe IgM
indice di una infezione precoce, mentre le IgG specifiche spesso permangono x tutta la vita nelle
infezioni protozoarie.
-

PROTOZOI PATOGENI X LUOMO


PHYLUM

SUBPHYLUM
MASTIGOPHORA

SARCOMASTIGOPHORA
SARCODINIA

APICOMPLEXA
CILIOPHORA
MICROSPORA

SPOROZOA (CLASSE)

GENERE
GIARDIA
TRICHOMONAS
TRYPANOSOMA
LEISHMANIA
ENTAMOEBA
ANCATHAMOEBA
NAEGLERIA
PLASMODIUM
TOXOPLASMA
CRYPTOSPORIDIUM
BALANTIDIUM

MASTIGOPHORA (FLAGELLATI)
Sono microrganismi caratterizzati dalla presenza di 1 o + flagelli, talora uniti al corpo del protozoo
da una membrana ondulante. I flagellati parassiti delluomo comprendono:
- localizzazione intestinale: GIARDIA intestinalis
- localizzazione genito-uninaria: TRICHOMONAS vaginalis
- in grado di invadere sangue e tessuti profondi: TRYPANOSOMA, LEISHMANIA
SARCODINIA (PSEUDOPODI)
Sono microrganismi caratterizzati da cellule tipicamente ameboidi, dotate della capacit di emettere
pseudopodi che permettono il movimento di traslocazione del protozoo, nelluomo sono:
- parassiti del canale alimentare: ENTAMOEBA
- parassiti del sistema meningo-encefalico: ACANTHAMOEBA, NAEGLERIA
SPOROZOEA (IMMOBILI)
Sono microrganismi caratterizzati da un ciclo vitale in cui si alternano forme di riproduzione
asessuata (schizogonia) e forme di riproduzione sessuata; spesso in ospiti differenti, artropodi
(sessuata), vertebrati (asessuata). Non possiedono organi di movimento. Parassiti delluomo:
- localizzazione intestinale: CRYPTOSPORIDIUM
- in grado di invadere sangue e tessuti profondi: PLASMODI, TOXOPLASMI
CILIOPHORA (CILIA)
3

Sono microrganismi caratterizzati dalla presenza di numerose appendici locomotorie, + corte dei
flagelli, distribuite in ammassi irregolari (cilia), con cellule munite di cistostoma e citopige e
provvisti di 2 nuclei a diversa funzione (genetica, trofica). Lunico rappresentante che infetta
luomo: - localizzazione intestinale: BALANTIDIUM COLI
MICROSPORA (IMMOBILI)
Sono microrganismi sporigeni che iniettano lo sporoplasma infettante allinterno della cellula osite
tramite un apparato specializzato ( filamento tubulare polare). Allinterno della cellula si verifica
un 1 processo di divisione schizogonico (merogonia) cui segue la fase sporogonia. Non sono
conosciute fase sessuate. Le spore endocellulari si liberano con la rottura della cellula. Hanno
unimportanza clinica xch si comportano come agenti opportunisti in persone
immunocompromesse.

Subphylum:
-

MASTIGOPHORA (flagellati)

localizzazione intestinale: GIARDIA INTESTINALIS


localizzazione genito-urinaria: TRYCOMONAS VAGINALIS
invadere sangue (emoflagellati) : LEISHMANIA , TRIPANOSOMA

GIARDIA INTESTINALIS ( localiz. intestinale)

patogena x luomo, equini,bovini, canidi e felini.


Tipica infezione a trasmissione oro-fecale,a diffusione ubiquitaria e ad altra prevalenza nelle
aree a basso tenore igienico-sanitario.

AGENTE EZIOLOGICO E CICLO VITALE

Il ciclo biologico presenta 2 fasi di sviluppo:


1. forma vegetativa , trofozoite -> ha un aspetto piriforme, derivante dallescistamento della
forma cistica ingerita con cibo o acqua contaminati. Si localizza al livello dellintestino tenue,
dove aderisce con un meccanismo di ventosa alla mucosa duodeno-digiunale tramite il disco
ventrale (situato in una depressione sulla parte ventrale). Dietro al disco si evidenziano 2
nuclei, tra i quali sono presenti 4 blefaroplasti da cui originano 8 flagelli che conferiscono
motilit al protozoo. Il trofozoite si moltiplica x scissione binaria. Pu essere messo in evidenza
nel lume intestinale (esame del liquido duodenale) o nelle feci diarroiche (esame a fresco),
quando laccelerato transito intestinale ne impedisce lincistamento.
2. forma di resistenza ,cisti -> responsabile della trasmissione oro-fecale dellinfezione.
Lincistamento avviene al livello del colon; si assiste a una retrazione dei flagelli allinterno del
corpo, poi segue la condensazione del citoplasma e la formazione della parete della cisti
(struttura fibrillare e le conferisce resistenza nei confronti di agenti naturali esterni: sole, calore,
essiccamento). La cisti ha 4 nuclei. evidenziabile allesame diretto delle feci.
PATOGENESI E FORME CLINICHE

A seguito del processo di escistamento, che avviene nellambiente acido dello stomaco, si
individuano 2 trofozoiti, i quali si localizzano (duodeno, digiuno) moltiplicandosi alla superficie
della mucosa.
Linfezione da Giardia intestinalis decorre nella > parte dei casi in maniera asintomatica, e
lassenza dei sintomi clinici favorisce il perpetuarsi della eliminazione fecale del protozoo e
lespandersi dellinfezione.
Nei soggetti con scarsa produzione di IgA, la moltiplicazione pu raggiungere quote notevoli di
ampiezza, tappezzando la mucosa duodeno-digiunale, provocando infiammazione con
manifestazioni diarroiche acute e croniche, causando malassorbimento.

DIAGNOSI E TERAPIA
- Le metodiche di
-

ricerca diretta: ricerca microscopica a fresco, delle cisti nelle feci


spontaneamente e dei trofozoiti nelle feci diarroiche.
Le metodiche di ricerca indiretta: mirano alla identificazione di antigeni parassitari
(trofozoiti e cisti) presenti nelle feci del paziente. Sono state messe a punto metodiche
immunoenzimatiche (ELISA) e immunoelettroforetiche.
Farmaco: metronidazolo.

TRICHOMONAS VAGINALIS (localiz. genito-urinaria)


AGENTE EZIOLOGICO E CICLO VITALE

un parassita ubiquitario, diffuso in tutti i continenti;

Non possiede la capacit di produrre forme di resistenza (cisti), xci molto fragile al di fuori
dellorganismo umano.
MO -> il trofozoite un flagellate senza simmetria bilaterale, con un profilo piriforme, 2 coppie
di flagelli situati al polo anteriore ed una breve membrana ondulante che si estende dal polo
anteriore a met del soma. La porzione centrale accoglie il nucleo.
Possiede evidente apparato di Bolgi e ribosomi, ma sono assenti i mitocondri, la cui funzione
sostituita dagli idrogenosomi, granuli che assicurano il metabolismo di tipo fermentativo.
Il ciclo vitale: semplice e prevede il passaggio diretto del trofozoite dallapparato urogenitale
delluomo (dove si localizza e livello delluretra, della prostata, dellepididimo, testicoli) a
quella della donna (vagina, cervice uterina, vescica) e viceversa i rapporti sessuali. Pu esistere
anche una trasmissione indiretta tramite biancheria intima e spugne umide (infezioni in et
pediatrica).

PATOGENESI E FORME CLINICHE

Trichomonas vaginalis, provoca uninfezione localizzata delle mucose dellapparato genitale


senza attraversare la mucosa, alla cui superficie aderisce.
Aderendo direttamente e danneggiando le cellule dellepitelio vaginale, si ha la conseguente
formazione di microlesioni ulcerative. Pochi gg dopo linfezione si assiste a una
desquamazione dellepitelio vaginale, con infiltrazione leucocitaria infiammatoria.
Nel sesso femminile la trichomoniasi si manifesta sottoforma si vaginite, con abbondante
leucorrea (secrezione biancastra), prurito, edema della mucosa vaginale (aspetto a fragola).
Le manifestazioni cliniche sono talora assenti, + spesso nelluomo. Cmq linfezione sintomatica
del maschio provoca: uretrite purulenta, edema del meato uretrale, dolore alla minzione e
allerezione.
DIAGNOSI E TERAPIA

- diagnosi diretta: poich la trichomoniasi uninfezione localizzata, si ricerca il parassita


nellessudato vaginale (tampone) e nelle urine. La riceca pu essere realizzata a fresco x apprezzare
la mobilit; mediante colorazione (colorazione di Papaniculau, Gram, May-Grumwald-Giemsa);
E possibile anche allestire una coltura in vitro di materiale biologico in condizioni di anaerobiosi
(semina del protozoo al fondo di un provetta).
- Terapia: metronidazolo.

EMOFLAGELLATI

Comprendono protozoi che si localizzano a livello del sangue e dei tessuti profondi.
Provvisti di 1 unico flagello
Nella stessa specie possono presentarsi diversi aspetti morfologici, corrispondenti a diversi stadi
di sviluppo:
- Amatigote la forma + semplice, ovale, intracellulare, piccolo diametro (2 m). Il
flagello rudimentale e non fuoriesce dalla tasca flagellare.
- Promastigote allungata di > dimensioni, con un lungo flagello che fuoriesce dalla
estremit anteriore del corpo. Il cinetoplasto (organo che d energia al flagello x il
movimenti) posto anteriormente al nucleo.
- Epimastigote forma di comune riscontro in coltura e nelle ghiandole salivari dei
vettori. Ha una forma allungata, di dimensioni simili al promastigote. Il flagello
fuoriesce nel terzo anteriore del corpo protozoario, con il quale rimane in contatto x
mezzo di una membrana ondulante sino al polo anteriore, dove libero.
- Trypomastigote di grandi dimensioni (15-30 m). la forma circolante nel sangue
(osservata nei preparati). Il flagello nel polo posteriore del corpo e di dirige verso il
polo anteriore rimanendo ad esso adeso x mezzo di una membrana ondulante, e al
livello dellestremit anteriore si rende libero. Il cinetoplasto posteriore al nucleo.
2

Non si conoscono cisti o forme di resistenza.


La trasmissione avviene sempre x mezzo di artropodi ematofagi nei quali il protozoo svolge una
parte del ciclo vitale (vettori biologici).
I generi che interessano la medicina sono: - TRIPANOSOMA
- LEISHMANIA

TRIPANOSOMI
Nelluomo i tripanosomi sostengono:
- Tripanosomiasi americana: Tripanosoma cruzi (ciclo vitale tutti i morfotipi)
-

Tripanosomiasi africana:

Tripanosoma brucei gambiense


Tripanosoma brucei rhodesiense

T. brucei (gambiense e rhodesiense) hanno un ciclo vitale che prevede solo la forma
trypomastigote circolante e la forma epimastigote nellinsetto vettore.
T. cruzi e brucei si dividono x fissione binaria.

TRIPANOSOMA CRUZI : tripanosomiasi americana


AGENTE EZIOLOGICO E CICLO VITALE

Sono stati isolati focolai in America latina, Argentina, Messico.


una tipica malattia del sottosviluppo, poich gli emitteri vettori (della famiglia Reduvidae),
responsabili della trasmissione dellinfezione, trovano lhabitat ideale nelle irregolarit
costruttive delle case di fango e legno che costituiscono la > parte delle periferie delle metropoli
sud americane.
Forma di Trypomastigote: T. cruzi, responsabile dellinfezione viene emesso con le feci del
vettore durante il pasto ematico e penetra la cute, tramite le soluzioni di continuo indotte dal
grattamento.
Forma amastigote: vanno a colonizzare il sistema macrofagico nel quale si verifica una prima
moltiplicazione x scissione binaria. La presenza della fase amastigote intracellulare, consente di
sfuggire allazione degli anticorpi specifici.
Forma di Trypomastigote: La successiva fase ematica, permette la colonizzazione a distanza nel
sistema reticolo-macrofagico e nelle cellule muscolari striate e lisce, ponendo le basi x le
manifestazioni cliniche della malattia: dilatazione cardiaca, megacolon, megaesofago.
Gli emitteri si contaminano allatto del pasto ematico mediante ingestione delle forme
Trypomaticoti circolanti, che si tramutano nellintestino, prima in epimastigoti e poi in forme
metacilciche infettanti.

PATOGENESI E FORME CLINICHE

Periodo di incubazione silente di 15-20gg, caratterizzato da una lesione nodulare alla porta di
ingresso del parassita (chagoma)
Fase ematica: seguono sintomi aspecifici, febbre, epatosplenomegalia, linfoadenomegalia. Tale
fase dura diverse settimane e pu residuare nella fase cronica, se trascurata.
Fase cronica: pu seguire linfezione anche di alcuni decenni. Gli organi + colpiti sono: cuore,
lesofago, il colon. Il cuore si presenta dilatato, con pareti assottigliate e con possibile presenza
di trombi. Il fascio di His sede di intensa colonizzazione infiamatoria, con possibile fibrosi.
DIAGNOSI E TERAPIA

Ricerca diretta -> di utile impiego nella fase acuta. Il ciclo vitale di T. cruzi permette la sua
ricerca diretta solo a partire dal sangue durante la fase ematica, mediante esame a fresco, strisco
sottile colorato (May-Grumwald-Giemsa), tecniche di concentrazione (goccia spessa). Si pu far
3

contemporaneo ricorso alla coltura in terreno NNN (Novy-McNeal e Nicolle, questo terreno
deve essere costruito in laboratorio vedi appunti..) e alla prova biologica in topino, aumenta il
livello di sensibilti della ricerca diretta del parassita nella fase ematica.
Tecniche sierologiche -> utili nella fase acuta.
TERAPIA: benzinidazolo

TRIPANOSOMA bucei gambiense e


TRIPANOSOMA brucei rhodesiense
(tripanosomiasi africana)
AGENTE EZIOLOGICO E CICLO VITALE
conosciuta anche come malattia del

sonno. Si conoscono 2 entit nosologiche, distinte tra


loro in base allarea di endemia, alla presenza del serbatoio animale:
- Tripanosoma brucei rhodesiense: tripanosomiasi est-Africana; trasmessa da
glossine xerofile, x la loro tendenza a vivere in zone aride della Savana, dove vivono
gli animali che ne costituiscono il serbatoio (antilopi). Provoca nelluomo uninfezione
che spesso evolve in forme acute che possono portare rapidamente a morte il soggetto.
- Tripanosoma brucei gambiense : tripanosimiasi ovest-Africana; trasmesso da
glossine igrofile, x la loro tendenza a vivere in zone umide, nn dimostrato alcun
serbatoio animale. un parassita esclusivo delluomo, provoca una patologia, che ha
un andamento cronico (malattia del sonno) che si prolunga x anni.
Il ciclo vitale: identico nelle 2 forme e comporta linoculazione della glossina sotto forma
metaciclica infettante, che raggiunge il circolo ematico, dopo essere andata incontro a una 1
moltiplicazione nel sottocute (nel sito di inoculo con reazione locale). La forma trypomastigote
circolante pu colonizzare a distanza il sistema linfatico e il SNC, rendendosi responsabile della
manifestazione clinica della malattia.

PATOGENESI E FORME CLINICHE

Periodo di incubazione: caratterizzato

da una lesione cutanea locale nel punto di inoculo ed ha

durata di 20gg fino a 1 anno.


Fase emolinfatica: corrisponde al periodo di invasione ematica del protozoo. I protozoi
raggiungono le stazioni linfonodali, sede di intensa reazione infiammatoria. Da qui i protozoi
raggiungono la circolazione generale, interessamento di cuore e milza. Questa fase
caratterizzata da: febbre, compromissione dello stato generale, linfoadenomegalia,
epatosplenomegalia.
Fase di localizzazione cerebrale: ha un andamento + cronico nella forma occidentale
(linfezione perdura x mesi, con elevata parassitemia, prima di causare la morte) mentre + acuta
quella orientale, con conseguenze gravi a + breve termine. A livello del SNC causa
uninvincibile sonnolenza (il paziente si addormenta mentre porta il cibo alla bocca, cachessia e
morte) cefalea, astenia.

DIAGNOSI E TERAPIA

- La diagnosi diretta-> evidenziazione del protozoo:


- nel sangue e negli aspirati ghiandolari(fase emolinfatica), la diagnosi si avvale sia
dellesame a fresco, che dellosservazione dello striscio di sangue sottile colorato con
May-Grumwald-Giemsa e della goccia spessa.
- nel liquor cefalorachidiano (fase cerebrale), esame condotto sul liquor, opportuno
procedere allisolamento colturale il terreno NNN.
- La diagnosi indiretta ->ricerca di una risposta anticorpale specifica
-TERAPIA: - fase acuta: suramide sodica
- fase cerebrale: melarsoprolo (ottima diffusibilit barriera ematoencefalica).
4

LEISHMANIE (emoflagellati)

Le leishmaniosi si possono dividere in:


- Leishmaniosi viscerale (kala-azar):
Leishmania donovani donovani (viscerale indiana) ha come serbatoio
luomo, e come vettore il pappatacio (Phelebotomus spp.).
Leishmania donovani infantum (viscerale medio-orientale e mediterranea)
ha come serbatoio il cane o la volpe e come vettore il pappatacio (Phelebotomus
perniciosus)
- Leishmaniosi cutanea del Vecchio Mondo:
Leishmania tropica minor (cutanea secca o urbana) ha come serbatoio il
cane e luomo. diffusa nel mediterraneo e sostiene una forma cutanea: si ha la
lesione nel punto di inoculo, poi fagocitata dai macrofagi, la leishmania si
moltiplica e d origine a lesioni simili a foruncoli, che poi diventano crateri ai cui
margini le leishmanie continuano a replicarsi sempre allinterno di macrofagi.
Diagnosi microbiologica : biopsia della parte esterna della lesione.
Leishmania tropica maior (cutanea umida o rurale) ha come serbatoio il
roditore. diffusa in Asia.
- Leshmaniosi cutanea del Nuovo Mondo:
- Leishmania braziliensis vettore il pappatacio (Lutzoma spp.). Sostiene una forma
maculo-cutanea che interessa le cavit nasali fino ala erosione della cartilagine nasale.
AGENTE EZIOLOGICO E CICLO VITALE

Le differenti specie sono morfologicamente indistinguibili tra loro in MO. La differenziazione


tra i complessi viene effettuata sulla base delle caratteristiche cliniche ed epidemiologiche.
Il ciclo vitale di tutte le specie di Leishmania prevede solo le forme amastigote (nellospite
vertebrato) e promastigote (nellinsetto vettore e in coltura).
Nelle specie del gruppo Leishmania donovani, i parassiti diffondono rapidamente dal punto di
inoculo, invadendo le cellule reticolo-edoteliali e parenchimali (milza, fegato, linfonodi, midollo
osseo).
Nelle specie che fanno parte dei complessi Leishmania tropica e L. brazilienses, i protozoi
inoculati sottoforma promastigotevengono fagocitati dagli elementi del reticolo-endotelio, in
cui si moltiplicano x scissione binaria sotto forma di amastigote, producendo la lisi della cellula
ospite e la diffusione x continuit dellinfezione.
PATOGENESI E FORME CLINICHE

Leishmaniosi viscerale in corso di leishmaniosi, il sistema reticolo-endoteliale ricco di


macrofagi nn attivati da unefficace risposta linfocitaria (T-CD4+/Th-1). Dopo 2-4 mesi di
incubazione, si rende clinicamente evidente linteressamento generalizzato con febbre,
epatosplenomegalia, linfoadenomegalia, iperplasia macrofagica del midollo osseo (anemia,
leucopenia, trombocitopenia). Con il progredire dellinfezione, la febbre assume carattere
ondulante e possono verificarsi fenomeni edematosi, dissenterie e emorragie mucose.
Progressivamente lo stato generale del paziente decade, in assenza di terapia, sino alla cachessia
terminale. Nelle forme + acute lo stadio terminale si verifica dopo 3-4 settimane ma nella >
parte dei casi ha un decorso sub acuto che dura diversi mesi.
Leishmaniosi cutanea del Vecchio Mondo periodo di incubazione di 4-8 settimane; appare
la tipica lesione evolutiva nella sede di inoculo (volto, braccia). La lesione pu assumere un
aspetto papulo-nodulare non ulcerato o esordire come macula ulcerata al centro che si estende x
continuit nei tessuti circostanti.

Leishmaniosi cutanea del Nuovo Mondo si intende una molteplicit di patologie


mucocutanee causate dalle specie appartenenti al complesso L. braziliensis e generalmente
localizzate sulle parti scoperte (volto e braccia).
DIAGNOSI E TERAPIA

Leishmaniosi viscerale la diagnosi di basa sullidentificazione MO diretta del protozoo a


livello degli organi colpiti (midollo osseo, milza, linfonodi, fegato), prelevati mediante biopsia
o agoaspirato. Si pu ricorrere alla colorazione di Giemsa, x evidenziare lamastigote allinterno
della cellula reticolare. Alla ricerca microscopica pu essere utile associare la semina del
materiale in terreno NNN. La diagnosi indiretta: si avvale dellidentificazione di una risposta
immunitaria umorale (tecniche sierologiche -> immunofluorescenza diretta IFA, lELISA) che
cellulo-mediata (intradermoreazione). TERAPIA: derivati atimoniali della N-acetilglucamina;
amphotericina B. La guarigione si accompagna a una solida immunit cellulo-mediata.
Leishmaniosi cutanee il protozoo pu essere messo in evidenza direttamente nellessudato
delle lesioni ulcerative mediante grattamento o biopsia del fondo dellulcera. Le L. appaiono
sotto forma di amastigote nelle cellule reticolari. TERAPIA: antimoniato di N-acetilglucamina.

Subphylum:

SARCODINIA (pseudopodi)

Genere : ENTAMOEBA patogeno intestinale


Generi : ACANTAMOEBA
NAEGLERIA

patogeni del sistema meningoencefalico

ENTAMOEBA HISTOLYTICA (patogeno intestinale)


protozoo patogeno a localizzazione primitivamente intestinale.
Trasmissione oro-fecale. Luomo, portatore asintomatico, rappresenta la principale fonte di
contagio, xch pu eliminare milioni di cisti al giorno con le feci.
Il suo ciclo vitale prevede:
- forma vegetativa (trofozoite) deriva dal processo di escistamento cui la cisti
ingerite va incontro non appena viene in contatto con i succhi alcalini (del piccolo
intestino) che inducono la fuoriuscita della metacisti multinucleata dallinvolucro
cistico. Il processo di escistamento si completa con la divisione del materiale
citoplasamatico attorno ad ogni nucleo e la individuazione di 4 trofozoiti metacistici.
La colonizzazione dellintestino si verifica nel segmento cecale del grosso intestino,
con ladesione dei trofozoiti metacistici alla mucosa intestinale e con la loro
penetrazione nelle cripte; qui si nutrono e maturano a trofozoiti (di >
dimensionzioni) e attivamente mobili x emissione di pseudopodi. Il trofozoite pu
essere ritrovato nellintestino e nelle feci di pazienti asintomatici e nelle feci
diarroiche (quando il veloce transito intestinale nn permette lincistamento). Il
citoplasma del trofozoite appare differenziato in una porzione esterna + chiara e
ialina (ectoplasma) e in un porzione interna granulare (endoplasma) nella quale sono
localizzati i vacuoli digestivi e il nucleo.
- forma di resistenza (cisti) tetranucleata e responsabile della trasmissione della
malattia. Il processo di incistamento si verifica nel tratto terminale del grosso
intestino; i residui indigeriti vengono eliminati e si assiste a una condensazione del
citoplasma ( precisti). Successivamente la precisti si riveste di una sottile parete
cistica (esocisi, esterna; endocisti, interna) con formazione della cisti immatura
ancora uninucleata. 2 successive divisioni mitotiche del nucleo portano alla
formazione della cisti matura, tetranucleata che emessa con le feci responsabile
della trasmissione della infezione qualora ingerita tramite cibi e bevande contaminate
da feci. Importante epidemiologicamente hanno le cattive pratiche igieniche
domestiche (mani sporche) e gli insetti vettori. La cisti pu sopravvivere allesterno
in ambiente umido, sino a 2 settimane, fino a 1 settimana nelle feci, x alcune ore
sulle mani, e sino s 48h nellintestino delle mosche.
PATOGENESI E FORME CLINICHE

Entamoeba histolytica aderisce alle cellule del lume colico, mediante una adesina di superficie
specifica x il galattosio; una volta avvenuta ladesione, il protozoo provoca la lisi della cellula
intestinale. Una volta approfonditosi nella sottomucosa, e raggiunto il parenchima epatico
attraverso il sistema portale, il sistema enzimatico del protozoo responsabile della formazione
di ascessi epatici.
In corso di infezione america invasiva si osserva la produzione di anticorpi specifici sia sierici
che mucosali (IgA) che persistono x almeno 10 anni.
Sotto il profilo clinico possono essere distinte:
1. amebiasi intestinale (acuta e cronica) provoca ulcere a fiasco dovute alla
penetrazione del protozoo nella sottomucosa, alla sua proliferazione e alla tendenza ad
espandersi lateralmente. Gli orifizi dellulcera sono piccoli e tra loro la mucosa
1

intestinale appare integra. Nella forma acuta si presenta come dissenteria mucosanguinolenta e dolori addominali acuti. Se non correttamente trattata, la cicatrizzazione
delle ulcere pu indurre fenomeni scleroinfiammatori alla base di una sintomatologia
fastidiosa e cronica, con diarrea moderata, meteorismo, dolori addominali vaghi e pu
protrarsi anche x anni.
2. amebiasi extraintestinale(epatica, cutanea, polmonare, cerebrale) deriva da una
precedente colonizzazione colica, con attraversamento della parete intestinale da parte
dei trofozoiti, in forma invasiva che raggiungono il lobo dx del fegato (tramite il sistema
portale) e il polmone x passaggio trasndiaframmatico (di una colonizzazione epatica) e
lencefalo x disseminazione metastatica. Una volta raggiunto il fegato, si moltiplica
allinterno dellameboma epatico (ascesso epatico), che contiene un liquido color
cioccolato costituito da materiale epatico necrotico, cell infiammatorie e trofozoiti
amebici. Il malato presenta febbre irregolare, epatomegalia, dolori in sede ipocondrio dx
e grave compromissione dello stato generale.
3. portatori asintomatici colonizzazione silente del colon da parte del trofozoite e la
eliminazione di cisti in assenza di malattia. Infatti nella > parte dei casi linfezione
america intestinale decorre in maniera asintomatica di invasione della mucosa intestinale.
Non curata, linfezione rappresenta il + importante serbatoio di infezione x i soggetti
recettivi, poich il portare elimina le cisti con le feci.
DIAGNOSI E TERAPIA

- Ricerca diretta, microscopica permette la diagnosi di infezione ma nn consente la


differenziazione fra ceppi patogeni (E. hystolitica) e nn patogeni (E. dispar). Questa diagnosi viene
eseguita sul materiale fecale e xmette la evidenziazione delle fasi cistiche, tetranucleate. Lesame
microscopico delle feci pu essere realizzato a fresco (permette di evidenziare la mobilit dei
trofozoiti) o previa colorazione (consente di apprezzare le caratteristiche morfologiche della cisti.
La coltura del protozoo di difficile esecuzione.
- diagnosi differenziale ricerca nel siero del paziente, di anticorpi specifici mediante tecniche di
immunofluorescenza indiretta, emoagglutinazione, o attraverso la ricerca di antigeni del protozoo
nel materiale fecale.
- Sonde molecolari in grado di reagire specificamente con sequenze del genoma del parassita e
consentire lidentificazione nelle feci di cariche parassitarie anke molto basse.
- TERAPIA: - delle infezioni asintomatiche, iodochinolo;
- delle forme intestinale e extraintestinale, utile associare anche un farmaco sistemico
tissutale (nitroimidazolo, con farmaci endoluminali.

ACANTHAMOEBA
(patogeno sistema meningoencefalico)

Le Acanthamoebe sono state messe in evidenza in tutto il mondo (dallacqua del mare, allacqua
minerale, ai condizionatori daria, alle piscine) da dove possono penetrare nellorganismo
tramite il tratto respiratorio inferiore, lesioni ulcerative cutanee e soluzioni di continuo con
mucose.
AGENTE EZIOLOGICO E CICLO VITALE

Ciclo vitale che comprende 2 fasi di sviluppo:


1. forma vegetativa o trofozoite responsabile della trasmissione dellinfezione, infatti
penetra nellorganismo e la colonizzazione del SNC avviene x via ematogena; di
grandi dimensioni (25- 40 m) e capace di movimenti traslazionali polidirezionali lenti x
emissione di pseudopodi. Laspetto + caratteristico costituito dalla presenza di
molteplici proiezioni aghiformi (acantopodi). Il citoplasma organizzato in ectoplasma

(esterno e di aspetto ialino) e endoplasma (interno, ricco di mitocondri con il vacuolo


pulsatile che ha funzione di regolazione osmotica).
2. forma di resistenza o cisti permette la sopravvivenza del protozoo in condizioni
ambientali sfavorevoli; ha una forma sferoidale, il citoplasma si organizza a raccogliere
il nucleo (cisti mononucleata) e produce una parete cistica bilaminare (esocisti e
endocisti).
PATOGENESI E FORME CLINICHE

Le specie patogene x luomo, sono responsabili di una grave forma di encefalite


granulomatosa america (GEA) e di cheratite che colpisce soprattutto i portatori di lenti a
contatto.
La GEA ha un periodo di incubazione di una durata sconosciuta e i primi segni locali
(convulsioni, emiparesi). Si accompagna a nausea e vomito. Nel corso della malattia possono
verificarsi: letargia, convulsioni mentali e coma. La morte si verifica a seguito di complicanze:
broncopolmonite e insufficienza renale ed epatica.

DIAGNOSI E TERAPIA

- La diagnosi di GEA difficoltosa sia sul piano clinico che strumentale poich le manifestazioni
cliniche e i reperti radiografici nn hanno nulla di caratteristico.
- La diagnosi eziologica pu essere realizzata mediante il riscontro dei trofozoiti di Acanthamoeba
nel liquor o nella coltura allestita dal liquor.
- La diagnosi sierologica (fissazione del complemento, immunofluorescenza) sono utili x la
diagnosi.
- TERAPIA : pentamidina e ketoconazolo.

NAEGLERIA FOWLERI (sistema meningo-encefalico)


N. Fowleri lunica Naegleria patogena x luomo.
Specie appartenenti s Naegleria sono state ritrovate in tutto il mondo nelle acque termali, nelle
piscine, nelle acque tiepide di laghi e stagni.
AGENTE EZIOLOGICO E CICLO VITALE

Prevede:
-

forma vegetativa (trofozoite) ha dimensioni di 10- 30 m, e appare dotata di


vivace movimento ameboide monodirezionale x emissione di pseudopodi ialini. Il
citoplasma organizzato in ectoplasma (ialino) ed endoplasma (granulare). Il
trofozoite garantisce la moltiplicazione del protozoo mediante mitosi.
- Forma di resistenza ambientale (cisti) di forma rotondeggiante, rivestita da 2
strati (esocisti e endocisti)
- Forma flagellata riveste una particolare importanza nella trasmissione
dellinfezione; ha una forma di sigaro e derivata dal trofozoite in condizioni di
ipotonia del mezzo circostante. Ha 2-4 flagelli al polo anteriore e un voluminoso
vacuolo pulsatile.

Il ciclo vitale: prevede il passaggio diretto del trofozoite ( o della forma flagellata) al
SNC x via transnasale diretta tramite la lamina cribrosa delletmoide.
PATOGENESI E FORME CLINICHE

N. fowleri responsabile di una grave forma di encefalite meningoencefalite acuta


primaria (PAM), che esordisce bruscamente con cefalea, febbre, nausea, vomito e irritazione
meningea.

DIAGNOSI E TERAPIA

- Si basa sul riscontro del trofozoite nel liquor, nella coltura da esso allestita e nella biopsia
cerebrale.Le indagini sierologiche non significato, a causa dellacuit e della gravit della forma.
3

- TERAPIA: amphotericina-B via endovenosa e intratecale (terapia spesso deludente).

SPOROZOAE (immobili)

Classe:

Protozoi parassiti endocellulari,


piccole dimensioni
ciclo biologico: fenomeni di riproduzione di tipo schizogonico, asessuato, e di tipo sporogonico,
sessutato.
I generi patogeni x luomo:
- localizzazione intestinale: CRYPTOSPORIDIUM
- localizzazione ematica e tess profondi: PLASMODI , TOXOPLASMI

CRYPTOSPORIDIUM (localiz. intestinale)


Al genere Cryptosporidium appartengono specie di interesse clinico in medicina veterinaria, x
uccelli, rettili e pesci.
La sua importanza come agente eziologico di sindromi diarroiche aumentata con lavvento
dellAIDS; nel 1982 erano stati documentati solo 8 casi e tutti i soggetti presentavano
disfunzioni del sistema immunitario.
AGENTE EZIOLOGICO E CICLO VITALE

La diffusione di Cryptosporidium parvum ubiquitaria.


Trasmissione oro-fecale; cmq che documentata una trasmissione sessuale a seguito di pratiche
omosessuali.
La trasmissione pu avvenire x contatto interpersonale sia x trasmissione da animali, ma anche
x ingestione di acque contaminate.
Dopo lingestione di un certo numero (anche limitato) di oocisti, il ciclo vitale di C. parvum si
svolge a livello della mucosa gastrica e intestinale, con la penetrazione del trofozoite
nellenterocita, la formazione del vacuolo parassitoforo al cui interno si sviluppa lo schizonte
da cui originano 8 merozoiti falciformi.
I merozoiti continuano in parte il ciclo schizogonico e in parte si trasformano in
microgametociti e macrogametociti, che si uniscono x formare lo zigote, il quale matura a
oocisti. Questo avviene sempre in posizione intracellulare nella mucosa intestinale, vicino
allorletto a spazzola.
Allinterno delloocisti si individuano 4 sporozoiti (cisti sporulata) questa causa la lisi della
cellula ospite e si libera nel lume intestinale venendo emessa con le feci.
PATOGENESI E FORME CLINICHE

Il meccanismo patogenetico appare legato allatrofia della mucosa intestinale con infiltrato
flogistico.
Le caratteristiche cliniche della diarrea ricordano quelle del colera, cmq la tossina enterogena
non mai stata dimostrata.
Le infezioni da Cryptosporidium stimolano la risposta anticorpale specifica (IgG, IgA, IgM,
IgE) . Inoltre essenziale la risposta cellulo-mediata come dimostrato dallaumentata
virulenza del protozoo nei soggetti con AIDS.
Il periodo di incubazione di 7-10gg. Il quadro clinico lieve e autolimitantesi nel soggetto
immunocompetente ed in et pedriatica (diarrea, nausea, addominalgie); mentre assume
caratteristiche di cronicit nei soggetti immunocompromessi. La diarrea ha caratteristiche
acquose, similcolerico, perdita di liquidi e squilibrio idroelettrico.
DIAGNOSI E TERAPIA

- La diagnosi diretta: consiste nella ricerca microscopica del protozoo nelle feci e + raramente nella
bile. Le tecniche di colorazione sono molteplici da quelle aspecifiche (Giemsa, Ziehl-Neelsen) a
quelle specifiche x Cryptosporidium (col allauramina, col di Kinyoum, di Heine). Talora si ricorre
1

allesame istologico su prelievo bioptico colorato con ematossilina-eosina, che evidenziano il


protozoo in posizione cellulare.
- Le tecniche sierologiche, utili ai fini epidemiologici non sono rilevanti ai fini clinici a causa della
lunga persistenza degli anticorpi nel paziente.
- Recentemente sono state introdotte tecniche di individuazione degli antigeni fecali di C parvum
basate sullimpiego di tecniche immunoenzimatiche che utilizzano anticorpi monoclonali specifici.
- TERAPIA: spiramicina.

PLASMODI (invadono sangue)


Nel genere Plasmoium, 4 sono patogene x luomo:
- Plasmodium falciparum -> zone intertropicali di Africa; America latina
- Plasmodium vivax ->zone intertropicali di Asia ; America latina
- Plasmodium malariae ->
- Plasmodium ovale
La malaria la 1 causa di morbosit e mortalit nel mondo, interessa oltre 2 miliardi di persone
che vivono in aree endemiche, causando 250 milioni di nuovi casi ogni anno e provocando oltre
1 milione di decessi annui. In Europa linfezione malarica endemica stata eradicata.
AGENTE EZIOLOGICO E CICLO VITALE

La trasmissione interumana di tutte le specie di Plasmodium assicurata da insetti vettori del


genere Anopheles, le cui femmine, ematofaghe, al contrario dei maschi, iniettano i protozoi
sotto forma di sporozoiti durante il pasto ematico.
Fase schizogonica esoeritrocitaria gli sporozoiti (elementi fusiformi mononucleati,12-15
m, estremamente mobili), colonizzano rapidamente gli epatociti, allinterno dei quali vanno
incontro a successive schizogonie, con formazione dello schizonte (elemento multinucleato di
grandi dimensioni 45-60 m) da cui originano un elevato numero di merozoiti (elementi
mononucleati).

Malaria non recidivante: gli sporozoiti di P. falciparum e P. malarie maturano tutti


a schizonte e poi a merozoiti -> che abbandonano il fegato x raggiungere il circolo e
parassitare i globuli rossi.

Malaria recidivante: una parte degli sporozoiti di P. vivax e P. ovale, entrano in una
fase di quiescenza allinterno dellepatocita sotto forma di ipnozoiti. Questi sono
responsabili delle recidive a distanza dellinfezione.
Fase schizogonica eritrocitaria una volta parassitato il globulo rosso, il merozoita assume
le caratteristiche di trofozoite e successivamente di schizonte (mediante un processo di
cariodieresi); da esso si individuano numerosi merozoiti che invadono altri globuli rossi. Dopo
diverse generazioni, alcuni merozoiti si differenziano nelle forme sessuate (gametociti)
allinterno del globulo rosso. La forma sessuale femminile (macrogametocita) ha un citoplasma
intensamente colorabile, mentre la forma maschile (microgametocita) assume colorazione +
pallida.
Fase sporogonia nello stomaco dellinsetto vettore i gametociti si liberano dal globulo
rosso solo allinterno dello stomaco dellinsetto vettore. Infatti quando le forme sessuate
vengono ingerite da una zanzara femmina del genere Anopheles, durante il pasto ematico, il
microgametocita va incontro a un processo di exflagellazione che porta alla formazione di 4-8
microgameti, mentre il macrogametocita matura a macrogamete. La fecondazione del
macrogamete ad opera del microgamete nello stomaco del vettore (sporogonia) porta alla
formazione di 1 zigote che si sviluppa fino a formare una struttura mobile oocinete. Loocinete
perfora la parete intestinale, alla cui superficie esterna aderisce sotto forma di oocisti
(rotondeggiante e incapsulata) allinterno della quale si trovano fino a 10.000 sporozoiti; i quali
a seguito della rottura della parete della oocisti, raggiungono tramite lemocele le ghiandole
2

salivari della zanzara e sono rigurgitate nella circolazione ematica dellospite durante un
successivo pasto ematico.
Peculiarit ultrastrutturali dei diversi stadi asessuati ematici:
- merozoite lunico stadio ematico provvisto di un complesso pellicolare e di un
complesso apicale.
- Trofozoite contenuto nel vacuolo parassitoforo, privo di complesso apicale e di
complesso pellicolare, si nutre a spese della cellula ospite tramite un citostoma
specializzato. Con la maturazione del trofozoite, allinterno del vacuolo digestivo la
digestione dellemoglobina, porta alla formazione e allaccumulo di granuli di
emozima. Il vacuolo digestivo responsabile dellaspetto ad anello con castone
allosservazione al MO.
- Schizonte quando il trofozoite ha raggiunto la completa maturazione, si
verificano molteplici processi di divisione nucleare, con disposizione dei nuclei a
corona o rosetta; quando la maturazione completa i merozoiti vengono riversati in
circolo.
PATOGENESI E FORME CLINICHE

Ogni specie di plasmodio sostiene una differente forma clinica di malaria:


- P. falciparum lagente eziologico della malaria terzana maligna o estivoautunnale. Dopo un periodo di incubazione di 7-14gg, la malattia esordisce
brutalmente con febbre elevata, cefalea, brividi, artralgie, cui segue defervescenza
febbrile accompagnata da sudorazione profusa. Leccesso febbrile dovuto alla lisi
dei globuli rossi parassitari e alla introduzione in circolo di cataboliti tossici;
inizialmente irregolare ma poi assume, in assenza di trattamento, una periodicit a
giorni alterni (48h). Nei soggetti in et pediatrica e in quelli privi di immunit,
incombe il rischio dellattacco pernicioso, con stato stuporoso, coma , emorragie
cerebrali puntiformi e morte.
-

P. vivax e P. ovale sono responsabili della malaria terzana benigna o


primaverile. Il periodo di incubazione + lungo (14-20 gg) e le caratteristiche e la
periodicit dellaccesso sono simili a quelli della malaria terzana maligna, ma le note
cliniche sono + sfumate e nn assume mai laccesso pernicioso. Qualora non si
provveda a sterilizzare anche il fegato, possono verificarsi recidive anche a lunga
distanza di tempo (5-10 anni) x riattivazione degli ipnozoiti.

P. malariae responsabile della malaria quartana, ha un periodo di incubazione


molto lungo (6-8 mesi) ma solitamente di (21-28 gg). La periodicit degli accessi
di 72h. Non si verificano recidive.

DIAGNOSI E TERAPIA

- La diagnosi di infezione si basa sulla ricerca diretta del trofozoite nel sangue del malato. La
ricerca diretta effettuata in concomitanza con laccesso febbrile, xch > la parassitemia. La
ricerca viene condotta mediante allestimento di striscio sottile di sangue fissato e colorato con
Giemsa, cui x v associato lesame a goccia spessa che permetta la concentrazione dei parassiti.
- Esame a goccia spessa: la tecnica consiste nella defibrinazione di una goccia di sangue deposta su
vetrino (movimenti circolari condotti con punta di un ago). Dopo essiccazione allaria si procede
alla colorazione con Giemsa diluito in acqua distillata, che in assenza di fissazione provoca la lisi
dei globuli rossi e la colorazione dei parassiti che appaiono extracellulari.
- Ricerca di antigeni circolanti: una delle tecniche di ricerca diretta; mediante saggi
immunoenzimatici che permettono la identificazione della proteina (HPR-2) attivamente prodotta
dal protozoo nelle sue fasi di replicazione ematica.
- Ricerca del genoma: parassitario mediante sonde a DNA marcate, questa tecnica estremamente
sensibile.
3

- Le tecniche x la diagnosi sierologica: risentono della complessa immunit indotta dallinfezione


malarica. Essa risulta stadio-specifica (ogni stadio del ciclo antigenicamente diverso) speciespecifica (peculiare x ogni specie del plasmodio), ceppo-specifica. Inoltre limmunit conseguita
non duratura e gli anticorpi scompaiono dopo 10-12 mesi
- TERAPIA e PROFILASSI: sono un problema di Sanit Pubblica a causa della farmaco-resisitenza di
Plasmodium falciparum ai presidi terapeutici antimalarici. Una possibilit terapeutica data dalla
artemisinina estratto dalla pianta Artemisia annua, ed usato come antifebbrile.

TOXOPLASMA GONDII (invade sangue,tess.profondi)

La sua diffusione cosmopolita


Il rischio di contagio pu avvenire mediante lingestione di oocisti eliminate con le feci dal
gatto (ospite definitivo).

AGENTE EZIOLOGICO E CICLO VITALE

Il ciclo vitale prevede:


- fase sessuata (sporogonica)e asessuata (endoduogenetica) che si svolge
nellospite definitivo (gatto);
la divisione endoduogenetica, consiste nella divisione longitudinale del protozoo
allinterno della cellula, che viene lisata con liberazione dei trofozoiti giovani.
la riproduzione sessuata, ha luogo nellepitelio intestinale del gatto con formazione
finale di uno zigote fertile, che si riveste di una parete sottile e robusta a costituire
loocisti non sporulata che viene eliminata con le feci.
- Nellambiente esterno avviene la sporulazione: liniziale sporoblasto, si divide
in 2 sporocisti, allinterno delle quali si evidenziano 4 sporozoiti (oocisti infettante).
Lingestione delloocisti infettante da parte di un gatto recessivo d origine a un
nuovo ciclo.
- fase asessuata che ha luogo negli ospiti intermedi, tra cui luomo. Se loocosti
infettante ingerita dalluomo, linvolucro proteico della oocisti viene distrutto dalla
acidit gastrica con liberazione degli sporozoiti: essi penetrano e si moltiplicano
nelle cellule dellepitelio intestinale (endoduogenesi asessuata) con formazione di
merozoiti , che x ematica e linfatica (fase parassitemica) raggiungono gli organi del
sistema reticolo endoteliale ed i linfonodi. A questo livello avviene una rapida
replicazione dei merozoiti in tachizoiti (allinterno di pseudocisti) che sono
responsabili della fase acuta dellinfezione. Con il progressivo instaurarsi
dellimmunit specifica, i tachizoiti raggiungono i muscoli scheletrici, il SNC,
locchio, dove si riproducono lentamente bradizoiti (allinterno di cisti).
Sotto il profilo ultrastrutturale le forme infettanti (sporozoite, bradizoite, tachizoite), hanno un
unico modello caratterizzato dal complesso apicale, ma ci sono differenze nella morfologia del
corpo protozoaria:
- tachizoite -> ha forma di semiluna, con polo anteriore appuntito e posteriore
arrotondato. Il corpo rivestito da una doppia membrana (int e est) al di sotto un
monostrato di microtubili con funzione di citoscheletro.
- Pseudocisti -> si indica la presenza di tachizoiti in fase di attiva replicazione
localizzati in un vacuolo parassitoforo della cellula ospite (fibroblasti, cellule
reticolari, leucociti.
- Cisti -> da toxoplasma, contenente numerosissimi bradizoiti in lentissima
replicazione formata da un grande vacuolo parassitoforo intracellulare a doppia
parete.
Luomo pu infettarsi anche mangiando carne contaminata con bradizoiti in cisti o tachizoiti in
pseudocisti.
4

La trasmissione madre-feto dellinfezione si verifica durante la 1 parassitemia propria della 1


infezione (tachizoiti), xci una sola gravidanza pu essere a rischio nella vita di una donna.

PATOGENESI E FORME CLINICHE


FASE ACUTA T.gondii si localizza in

numerosi organi sotto forma di tachizoite contenuto nel


vacuolo parassitoforo dei leucociti. In seguito alla comparsa di una efficace risposta
immunitaria, il protozoo assume la forma di bradizoite a lenta replicazione allinterno di cisti
tissutali a livello, cerebrale, retinico, polmonare, cardiaco, muscolare, scheletrico. Le forme
parassitarie rimangono quiescenti, controllate dalla risposta immunitaria cellulo-mediata (IFN , IL-2, IL-12). Qualora sopravvenga una riduzione delle difese immunitarie (infezione da HIV,
immunosoppressione iatrogena), la replicazione del parassita riprende vivace, con formazione di
plurimi foci di necrosi. Questo meccanismo alla base della formazione di voluminosi ascessi
cerebrali e di focolai necrotici corioretinici.
INFEZIONE ACQUISITA decorre in modo asintomatica, cmq raramente linfezione acquisita
pu rendersi clinicamente evidente, x lo + sottoforma di linfadenite febbrile benigna
similmononucleosi.
FORME CONNATALI + gravi, in quanto linfezione abortiva se il passaggio transplacentare
del protozoo avvenuto nel 1 trimestre, + spesso subcliniche se il passaggio avvenuto nel 2
e 3 trimestre. Il neonato pu manifestare una grandissima gamma di manifestazioni cliniche.
La Tride di Sabin: calcificazioni endocraniche, idrocefalo, corioretinite, convulsioni.

DIAGNOSI E TERAPIA

- La diagnosi di Toxoplasma si avvale di tecniche di ricerca diretta volte alla dimostrazione del
parassita o dei suoi componenti; di indagini sierologiche che individuano il pregresso contatto con il
protozoo, tramite la ricerca di anticorpi specifici.
- La ricerca microscopica diretta: del parassita nel materiale patologico (linfonodi, liquor, encefalo,
muscolo), deludente x lo scarso numero di toxoplasmi.
- Le tecniche di immunofuorescenza diretta su tessuto consentono di elevare la sensibilit,
- Le tecniche di genetica molecolare(sonde a DNA): sono molto sensibili, infatti permettono la
diagnosi sulla base dellidentificazione di un frammento del genoma parassitario.
- Prova biologica: ricerca diretta del parassita deve essere accompagnata dellinoculazione del
materiale patologico nel topino bianco e dopo 5-6 settimane saranno ricercate le cisti cerebrali.
- Ricerca di anticorpi specifici anti-Toxoplasma (dye test, test tintoriale), di utilit diagnostica
nelle forme di toxoplasmosi acquisita nellospite immunocompetente.
- TERAPIA: - delle forme acquisite e delle riattivazioni con pirimetamina e di un sulfamidico

Phylum:

CILIOPHORA (ciliati)

Il phylum dei Ciliophora comprende i protozoi forniti di cilia in qualunque momento del loro
sviluppo; alcuni le perdono nellospite definitivo.
Sono caratterizzati dalla presenza di 2 nuclei: 1) macronucleo (funzione trofica)si divide x
scissione binaria; 2) micronucleo (funzione genetica) si divide x mitosi.
La disposizione delle cilia lungo il corpo protozoario conferisce le caratteristiche del
movimento.
Balantidium coli (appartenente al genere Balantidium) lunica specie patogena x luomo.

BALANTIDIUM COLI
un parassita dellintestino di alcuni aniamali, soprattutto dei suini nel cui contenuto intestinale
repertato con frequenza elevatissima (fino al 95% dei suini macellati in Italia).
un parassita cosmopolita.
Linfezione umana rara nelle popolazioni la cui religione proibisce i cibi a base di carne suina,
mentre pu raggiungere notevoli prevalenze nelle popolazioni a basso livello igienico sanitario
che vivano in contatto con i suini.
AGENTE EZIOLOGICO E CICLO VITALE

il protozoo patogeno x luomo di > dimensioni, e talora possibile la sua visione a occhio
nudo.
Luomo si contagia mediante lingestione di cisti eliminate con le feci di suini: la sua
escistazione nel piccolo intestino d luogo al trofozoite, che invade la mucosa del colon e
dellileo terminale provocandovi ulcerazioni. Le ulcerazioni si arrestano alla muscolaris
mucosae. Nellintestino delluomo non si verifica lincistamemto e il trofozoite esulso con le
feci, dotato di scarsa sopravvivenza nellambiente esterno. Per questo motivo difficilmente
linfezione trasmissibile x contagio interumano.
Sotto il profilo ultrastrutturale:
- trofozoite -> presenta una depressione allapice anteriore del corpo
protozoario (vestibulum), la quale si continua nel citostoma e allestremit
opposta c il citopige (dove vengono eliminate le scorie); le cilia sono
presenti su tutto il corpo protozoario.
- Cisti -> uninucleata, rotondeggiante, rivestita da una spessa membrana
cistica.
PATOGENISE E FORME CLINICHE

Linfezione da Balantidium coli nelluomo asintomatica, anche se pu causare forme


diarroiche anche protratte.
Lulcerazione della mucosa colica da parte del protozoo alla base della sintomatologia clinica
(diarrea muco-sanguinolenta, dolori addominali, tenesmo, perdita di peso) che talora simula
linfezione amebica.
Raramente sono stati descritti casi di localizzazione extraintestinale x perforazione della parete
intestinale e disseminazione a distanza x via linfoematogena.

DIAGNOSI E TERAPIA

- La diagnosi agevolata dalla peculiarit morfologica del protozoo e x le sue dimensioni che lo
rendono facilmente identificabile nel materiale fecale. I trofozoiti mobili sono presenti nelle feci
diarroiche o dissenteriche.
- Terapia: tetracicline, metronidazolo.

Phylum:

MICROSPORIDIA

Protozoi sporigeni intracellulari


La loro importanza medica causa di patologia intestinale, cheratocongiuntivale, encefalica nei
pazienti immunocompromessi (AIDS).
Patogeni a distribuzione geografica ubiquitaria.
Al Phylum Microsporidia appartengono 4 generi che possono parassitare luomo:
Enterocytozoon spp., Encephalitozoon spp., Nosema spp., Pleistophora spp.
Lunica specie di interesse umano del genere Enterocytozoon bieneusi.
AGENTE EZIOLOGICO E CICLO VITALE

Sono caratterizzati x la presenza di un lungo tubo proteico che , estroflesso dalla spora e
ancorato alla superficie della cellula ospite, consente al suo interno il passaggio del nucleo e
dello sporoplasma infettante.
Enterocytozoon bieneusi un parassita del tratto duodeno-digiunale.
La trasmissione avviene: a) x via oro-fecale mediante ingestione di acqua o di alimenti
contaminati; b) possibilit di infezione x via inalatoria; c) mediante la trasmissione interumana,
sessuale.
Presenza di serbatoio animale (cani, conigli, uccelli, animali da fattoria), rende possibile la
trasmissione zoonotica.
Le spore protozoarie aderiscono agli enterociti del tratto duodeno-digiunale, allinterno dei
quali iniettano il materiale nucleare e lo sporoplasma. Nella cellula ospite ha luogo una prima
fase merogonica con formazione di elementi plasmodiali e in una successiva fase sporogonica
che d luogo a numerosi sporoblasti. La maturazione delgli sporoblasti a spore porta alla
necrosi cellulare con liberazione delle spore stesse nel mule intestinale e nelle feci, che possono
rimanere vitali x numerose settimane.
PATOGENESI E FORME CLINICHE

La microsporidiosi intestinale da Enterocytozoon bieneusi stata riscontrata nei soggetti


affetti da AIDS. Il protozoo risulta essere causa di diarrea acquosa cronica con atrofia e necrosi
degli enterociti duodeno-digiunali con modesto infiltrato linfocitario, cui consegue il mancato
assorbimento e diarrea osmotica. Si tratta di infezioni degli stadi finali della storia naturale della
HIV, quando le difese immunitarie sono gravissimamente compromesse.
Oltre al tratto intestinale la patologia da Microsporidi pu interessare: il tratto respiratorio
superiore e inferiore, il tratto genito-urinario, la cornea e la congiuntiva.
DIAGNOSI E TERAPIA

- La diagnosi di microsporidiosi intestinale, viene fatta su sezione istologica da biopsia duodenodigiunale (colorate con Giemsa) che mette in evidenza plasmodi merogonici e sporogonici in
posizione intermedia tra nucleo e apice degli enterociti.
- La diagnosi di certezza, si basa su metodiche di microscopia elettronica.
- Non possibile la sua coltivazione n in vitro n in vivo, quindi non stato possibile allestire
tecniche sierologiche specifiche.
- TERAPIA: metronidazolo, albendazolo, primachina. Nei soggetti con AIDS la terapia di
mantenimento deve essere continuata indefinitivamente.

COMPOSIZIONE CHIMICA E STRUTTURALE DEI VIRUS


Definizione

parassiti endocellulari obbligati


organizzazioni biologiche di livello sub-cellulare
1 o poche molecole informazionali di DNA o RNA
capside contenitore proteico, con duplice funzione:1) proteggere le molecole
informazionali (genoma del virus) nellambiente estracellulare; 2) mediarne la penetrazione
nella cell bersaglio.
Virioni (singole particelle virali) sono inerti dal punto di vista metabolico in ambiente
extracell, solo dopo lintroduzione allinterno della cell bersaglio, ed essersi liberate del
capside, le molecole informazionali sono in grado di imporre ai sistemi biosintetici cell la
loro replicazione, insieme alla sintesi delle proteine necessarie a costituire una nuova serie
di virioni che fuoriescono e sono pronti ad infettare altri elementi cell.

Il virione costituito nucleo-capside che linsieme del:


- genoma virale
- capside (contenitore proteico che racchiude il genoma)
Alcuni virus possiedono allesterno del nucleo-capside un involucro lipoproteico pericapside o
peplos formato da un frammento di una membrana cellulare modificata, x la sostituzione di parte
delle proteine cell con proteine virus-specifiche.

COMPOSIZIONE CHIMICA
Il genoma virale costituito da acido nucleico. Pu essere costituito a sua volta da:
- DNA deossiribovirus. Lacido nucleico costituito da ununica molecola. La
conformazione di una molecola lineare costituita da doppia catena di
nucleotidi. Eccezione x i papovavirus genoma costituito da una molecola di
DNA bicatenaria ma a struttura circolare. Parvovirus genoma costituito da
1 sola catena nucleotidica.
- RNA ribovirus. Lusuale conformazione quella di una molecola lineare
monocatenaria. Eccezione i Reovirus in cui lRNA ha una conformazione
bicatenaria. Nei ribovirus di < dimensione il genoma presenta 1 sola molecola
di RNA, in alcuni ribovirus di > dimensioni lRNA frammentato in un
numero costante di segmenti.
- La porzione proteica costituisce la parte + cospicua del virione (formare fino al 90%).
rappresentata dalle proteine del capside e per i virus che ne sono provvisti dalle proteine del
pepleos. La funzione degli involucri del genoma quella di:
1 ) proteggere il genoma nellambiente extracell
2 ) consentire la penetrazione del virus nella cellula.
Le proteine strutturali del virione sono codificate dal genoma virale, ma dato che il numero di
proteine codificabili dal genoma modesto (inoltre solo una parte rappresentata dalle proteine
strutturali), essa deve essere costituita dalla ripetizione di un numero variabile (cmq basso) di catene
polipeptidiche.
- La componente lipidica, presente esclusivamente nei virus che possiedono un involucro
lipoproteico esterno al nucleo-capside (peplos), pu essere anche molto cospicuo ed arrivare al 35%
(in alcuni Retrovirus).

STRUTTURA
Si potuta osservare grazie a studi di diffrazione a raggi X e indagini al ME.
Il capside virale composto da un notevole numero di catene polipeptidiche disposte in modo
simmetrico. Le diverse subunit proteiche sono tenute insieme da legami nn covalenti. Poich una
catena polipeptidica una molecola asimmetrica, esistono 2 sole modalit di disposizione possibili
da formare un involucro completo intorno allacido nucleico.
1. simmetria elicoidale (in genere RNA) le varie unit polipeptidiche disposte intorno ad un
asse ideale in modo da formare un contenitore al cui interno c uno spazio virtuale elicoidale
in cui contenuto lacido nucleico. Le diverse unit morfologiche (capsomeri)
corrispondono ai singoli polipeptidi. I virus animali con capside elicoidale sono sempre
provvisti di involucro lipoproteico e il nucleo-capside si trova raggomitolato.
2. capsidi isometrici con la struttura e la simmetria di un icosaedro. Le catene
polipeptidiche assumono una disposizione in gruppi, ognuno dei quali forma una struttura
morfologicamente evidente o (capsomero). Ogni capsomero che occupa un vertice
dellicosaedro formato da 5 subunit dando origine a una struttura con profilo pentagonale
(pentone); mentre ogni altro capsomero disposto in unaltra zona dellicosaedro formato da
6 catene polipeptidiche che hanno un profilo esagonale (esoni). Nel caso di virus con capside
isometrico solo alcuni sono provvisti di peplos.
Eccezione :
- Adenovirus hanno capside isometrico, sprovvisti di peplos. Ogni pentone (cio ogni
capsomero disposto ai vertici dellicosaedro) si prolunga in una struttura fibrosa (fibra) evidente al
ME.
- Batteriofagi (virus parassiti dei batteri) il virione pu organizzarsi secondo 6 diversi tipi
morfologici, il + complesso costituito da una porzione dal profilo esagonale (contenitore
isometrico) nel quale racchiuso lacido nucleico e si d il nome di testa; questa porzione si collega
attraverso uno dei vertici con unappendice tubulare, coda, la quale ha una porzione centrale
formata da una struttura tubulare rigida intorno alla quale si trova un sistema contrattile (manicotto
di subunit proteiche). Questo collegato nella zona prossimale alla testa del fago da un collare e
termina nella zona distale con una piastra basale.
CARATTERI ANTIGENI
Data la grossa porzione proteica, i virus sono ottimi antigeni. Il capside e linvolucro lipoproteico
sono xci gli antigeni dei virus. Nei virus provvisti di peplos, gli antigeni del nucle-capside (NP)
sono accessibili agli anticorpi solo dopo rottura del peplos. Inoltre nei virus con peplos lantigene
NP comune a numerosi virus dello stesso gruppo mentre i singoli virus si differenziano x gli
antigeni virus-specifici prensenti nel peplos.
ENZIMI VIRUS SPECIFICI
I virus sono sprovvisti di enzimi deputati alla produzione di energia e interessati alle vie
metaboliche. Cmq 2 esempi di enzimi associati con particelle virali:
- lenzima lisosomiale -> presente in alcuni batteriofagi
- la neuraminidasi -> presente negli orthomyxovirus e paramixovirus che intervenga
nel favorire la penetrazione del virus nelle cell sensibili
Molti altri virus possiedono tra le proteine presenti nel virione o codificate durante il ciclo
replicativo, alcuni enzimi specifici che sono legati ai processi di trascrizione del genoma virale (nei
ribovirus a genoma negativo) o alla retrotrascrizione dellRNA nel genoma virale nel DNA
provirale (nei ribovirus).
DIMENSIONI
Le dimensioni nei deossiribovirus dai 18-26 nm dei parvovirus fino a 170-260 x 300-450 nm dei
poxvirus (al limite di visibilit del MO). Nei ribovirus si va dai 28-30 nm dei picornavirus fino a >
2

300 nm nei paramyxovirus. Con leccezione dei poxvirus i virus sono talmente piccoli da nn poter
essere evidenziati al MO e da poter attraversare buona parte dei filtri sterili.
SENSIBILITA AD AGENTI CHIIMICI E FISICI
- Al di fuori della cell i virus sono altamente tremolabili e in pochi minuti di esposizione a una
temperatura di 55-60C le proteine del capside vengono irreversibilmente denaturate e il virus xde
la capacit di infettare.
I virus devo xci essere conservati a temperature basse (-70C 80C). I virus con peplos sono
molto + labili e vengono inattivati sa un solo ciclo di scongelamento e congelamento.
- I virus sono sensibili alle radiazioni ionizzanti.
- I virus con involucro lipoproteico sono inattivati dal trattamento con tensioattivi o con solventi
dei lipidi.
- Tutti i virus sono inattivati anche dai disinfettanti che agiscono denaturando le proteine (alcoli,
fenoli).

CLASSIFICAZIONE DEI VIRUS


I virus sono suddivisi a seconda dellospite parassistato in:
- virus del batteri o batteriofagi
- virus dei vegetali
- virus degli animali suddivisi a loro volta in: - virus degli artropodi ;
- virus dei vertebrati ;
Nellambito dei gruppi i diversi virus sono classificati in:
famiglie, suffisso viridae
sottofamiglie, suffisso virinae
generi, suffisso virus
Le diverse famiglie sono distinte a seconda del tipo di acido nucleico:
Deossiribovirus genoma DNA
Ribovirus genoma RNA
Nellambito dei Deossibirovirus il genoma formato da singola molecola di acido nucleico e le
famiglie sono distinte in base alla presenza o meno di pepleos e alla struttura del genoma:
- molecola di DNA bicatenario lineare
- molecola di DNA bicatenario circolare Papovavirdae
- molecola di DNA monocatenario lineare (1 sola catena polinucleotidica) Parvoviridae
- molecola di DNA circolare e parzialmente bicatenaria Hepadnaviridae
Nellambito dei Ribovirus, le famiglie sono differenziate oltre che x la presenza o meno di peplos,
anche x la struttura del genoma:
- 1 sola molecola linerare di RNA monocatenaria
- distinte (da 2 a 12) molecole di RNA rappresentano dei minicromosomi (genoma
segmentato)
- RNA bicatenario -> famiglia Reoviridae ( anche segmentato)
- genoma diploide -> 2 identiche molecole di RNA lineare monocatenario, nei Retroviridae
- 2-3 molecole di RNA monocatenario forma circolare -> Arenaviridae

DEOSSIBIBOVIRUS
POXVIRIDAE
virus di > dimensioni 300-450 x 170-260 nm
Forma: ovoidale
complesso rivestimento formato da strutture ricche di lipidi ad aspetto tubulare ed una
struttura interna composta da un core centrale contenente il DNA e 2 corpi laterali.
Genoma -> molecola di DNA bicatenario e lineare
centinaio di proteine strutturali (quindi numerosi antigeni)
numerosi enzimi nel virione (poli-A polimerasi, DNA topoisomerasi I, RNA.metiltrasferasi; una trascriptasi necessaria alla sintesi degli mRNA precoci del ciclo replicativo.
Liberazione dei virioni neoformati avviene con lisi della cell infetta
Luomo unico ospite del virus del vaiolo (genere Orthomyxovirus) eradicato dal pianeta.
Virus del mollusco contagiosi (genere Molluscipoxvirus) lunico poxvirus oggi presente
nelluomo. Linfezione si accompagna alla comparsa di lesioni cutanee nodulari o pustole.
HERPESVIRIDAE
Dimensioni 150-200 nm

Forma: rotondeggiate
Formato da: - peplos; - tegumento ( spazio compreso tra la faccia interna del peplos e la
periferia del nucleo-capside, occupata da proteine virus specifiche matrice le quali
formano un ulteriore involucro); - capside icosaedrico; - nucleoide formato da una sorta di
rocchetto proteico intorno al quale avvolto il DNA.
Genoma : molecola di DNA bicatenario e lineare. Sono presenti corte sequenze di basi che
si ripetono nello stesso ordine ad 1 o a tutti e 2 gli estremi della molecola (possono favorire
la circolarizzazione del genoma subito dopo il suo rilascio dal capside).
Presenti 30 proteine strutturali (un certo numero di proteine del peplos sono glicosilate).
In alcuni casi nelle proteine del pleplos sono prensenti proteine con i caratteri di recettori x i
frammenti Fc delle Ig.
Gli Herpesvirus comprendono 3 sottofamiglie:
I ) Alfaherpesvirus ampio spettro dospite, effetto citopatico e produzione di
inclusioni nucleari; Herpesvirus simplex 1 e 2 ; Virus
della Varicella-Zoster.
II ) Betaherpesvirus spettro dospite specie-specifici; si replicano in vitro in colture
di fibroblasti della specie animale sensibile. Ciclo di
replicazione lento. Producono inclusioni nucleari e
citoplasmatiche. Citomegalovirus umano ; Herpesvirus
umano 6 e 7
III ) Gammaherpesvirus spettro dospite ristretto e si replicano esclusiv in
cellule linfoidi.Virus di Epstein-Barr Herpesvirus
umano 8
Gli Herpesvirus superata la fase acuta di infezione, tendono a instaurare uninfezione latente
che dura x tutta la vita del paziente infetto con possibili riesarcebazioni periodiche.
Alcuni sono dotati di potere oncogeno.

ADENOVIRIDAE
Dimensioni : 70-90 nm
Non hanno peplos, capside icosaedrico. I capsomeri disposti ai vertici (pentoni) presentano
proiezioni filamentose rigide (fibre) in cui risiedono i principali antigeni tipo-specifici; gli
esoni sono la sede degli antigeni comuni.
Genoma : molecola di DNA bicatenario e linere
Virioni hanno 10 proteine strutturali
Lassemblaggio dei virioni avviene nel nucleo con formazione di ammassi cristallini e la
liberazione avviene attraverso la lisi della cellula.
La > parte sono specie-specifici. Diversi tipi sierologici e gli adenovirus umani indicati con
lettera h (human). Gli adenovirus umani (h1-h47) sostengono una patologia varia a
localizzazione respiratoria o enterica.
Alcuni sierotipi sono oncogeni.
PAPILLOMAVIRIDAE e POLYOMAVIRIDAE
Genoma : formato da 1 molecola di DNA bicatenario a struttura circolare
Virioni a simmetria icosaedrica, privi di pepleos
La replicazione ha luogo nel nucleo della cell e il virus si libera con lisi della cell
Classificati in 2 distinte famiglie (papillomaviridae e polyomaviridae) ciascuna con un unico
genere: - Papillomavirus dimensioni : 55nm
Genoma: pu codificare 10 proteine e 2 sono strutturali
specie-specifici, difficile la replic in vitro
70 diversi tipi classificati in base allanalisi del DNA,

responsabili di verie manifestazioni tumorali benigne ->


conditomi, verruche, papillomi, sulla cute e sulle
mucose); alcuni tipi sono correlati a neoplasie maligne ->
caricama dellapparato genitale femminile.
- Polyomavirus Dimensioni: 45 nm
Genoma : codificare 8 proteine, 3 sono prot strutturali
correlati alla leucoencefalopatia multifocale
progressiva (virus JC) e ad infezioni renali o respiratorie
(virus BK).
HEPADNAVIRIDAE
Virus epatici a DNA (comprendono il vurus dellepatite B umana)
Dimensioni : 42 nm + involucro lipidico 18nm
Nellinvolucro lipidico presenti proteine virus specifiche che contengono gli antigeni (Ag)
di superficie (s) del virus HB (HBsAg). Nelle proteine del nucleo-capside presenti gli
antigeni del core (HbcAg). Le proteine strutturali rappresentate da 2 proteine che formano
l HBsAg e da 1 proteina che forma lHbcAg.
Genoma: molecola di DNA circolare solo parzialmente bicatenaria che nel virione
maturo (extracell) caratterizzato dallassenza di un tratto di una delle catene nucleotidiche.
Virus ha uno spiccato tropismo x gli epatociti
Il meccanismo di replicazione richiede un intermedio replicativo formato da RNA e la sua
successiva trascrizione inversa in DNA (simile ai Retrovirus).
Linfezione da Hepadnavirus associata alla comparsa di tumori primitivi del fegato.
PARVOVIRIDAE
Dimensioni : 18-26 nm sono i + piccoli tra i desossiribovirus.
Privo di pleplos, capside a simmetria icosaedrica contiene a 2 a 4 tipi di proteine strutturali.
2 sottofamiglie: a quella dei Parvovorinae appartengono i parvovirus che infettano i
vertebrati. Questa sottofamiglia divisa in 3 generi: 1) Parvovirus -> virus animali; 2)
Erythrovirus -> comprende il virus umano B19; 3) Dependo-virus -> virus adenoassociati.
Genoma : singola cellula di DNA monocatenario e lineare. Le estremit sono sequenze
nucleotidiche ripetute e invertite, in grado di ripiegarsi su se stesse in una conformazione a
forcina.n
La replicazione: avviene nel nucleo, la liberazione si esegue con lisi della cellula infetta.
La > parte dei parvovirus sono virus autonomi, capaci di portare a termine autonomamente il
loro ciclo replicativo; i Dependovirus x completare il ciclo replicativo deve essere presente
una coinfezione da edenovirus o herpesvirus.
La > parte specie-specifica; fra gli Erythrovirus il parvovirus B19 infetta luomo e ha
rilevanza patologica.

RIBOVIRUS
PARAMYXOVIRIDAE
Dimensioni: 150-300 nm
Forma: virioni pleomorfi, forma sferica
Peplos, allinterno del quale raggomitolato il nucleocapside elicoidale.
Genoma: una molecola di RNA monocatenario e lineare, di polarit negativa
6-10 proteine strutturali, i virus contengono tutti 1 trascrittasi virus-specifica necessaria
alla trascrizione del genoma nellRNA messaggero.
2 sottofamiglie: 1) Paramyxovirinae a cui appartengono :
- virus della parotite;

- i 4 tipi di virus parainfluenzale;


- virus del morbillo;
2) Pneumovirinae a cui appartiene: il virus del respiro-sinciziale
ORTHOMIXOVIRIDAE
Dimensione: 90-120 nm
Forma : pleomorfo, spesso tondeggiante
Peplos, racchiude un capside elicoidale. Il peplos rappresenta 2 serie di peplomeri (formati
da glicoproteine) in cui sono localizzate le propriet: 1) emoagglutinante e fumogena, 2)
neuraminidasica.
Genoma: 7 (influenza C) o 8 (i influenza A e B) segmenti di RNA monocatenario, lineare, di
senso negativo.
Da 7 a 9 proteine strutturali + una RNA-polimerari RNA-dipendente
La famiglia degli Orthomyxoviridae divisa in 4 generi:
I ) Influenza A
II) Influenza B
infettano luomo
III) Influenza C
IV) Togothovirus: appartengono i virus Togotho e Dhori (trasmessi da zecche)
RHABDOVIRIDAE
Dimensione: 70-85 nm di larghezza, 130-380 nm di lunghezza
Forma : virione allungato, forma a proiettile
Presenta : un involucro lipidico con larghi peplomeri, allinterno il nucleocapside elicoidale
avvolto a spirale a formare una struttura cilindrica
Genoma: una molecola di RNA monocatenario, lineare, di senso negativo
4-5 proteine principali, + una RNA-polimerari RNA-dipendente
Replicazione: citoplasmatica e la liberazione dei nuovi virioni avviene x gemmazione.
Interesse medico: il genere Lyssavirus -> cui appartiene il virus della Rabbia.
FILOVIRIDAE
Dimensioni: 80 nm di diametro; fino a 14000 nm di lunghezza
Forma: allungata, filamentosa, ripiegati a forma di 6, di U.
Peplos con larghi peplomeri, che circonda un nucleocapside elicoidale rigido.
Genoma : una molecola di RNA monocatenario, lineare, di senso negativo.
7 proteine strutturali principali + una RNA-polimerari RNA-dipendente
Replicazione: nel citoplasma e i virioni si liberano x gemmazione.
Comprendono i virus Marburg e Ebola, isolati dalluomo in alcuni episodi di febbri
emorragiche.
ARENAVIRIDAE
Dimensioni: 50-300 nm
Forma: tondeggiante
Peplos con evidenti peplomeri che racchiudono 2 nucleocapsidi elicoidali e di forma
circolare (uno + grande e uno + piccolo) in cui sono contenute le 2 molecole di RNA
monocatenario, di senso negativo e circolari
3 principali proteine strutturali: 1 forma i 2 capsidi e 1 (glicosilata) forma i peplomeri
dellinvolucro esterno. Nel virione presente una una RNA-polimerari RNA-dipendente.
Allinterno del virione sono presenti alcuni ribosomi, che sono passivamente inglobati
durante il processo morfogenetico e nn hanno funzionalit.
Replicazione: nel citoplasma e si liberano x gemmazione

Sono parassiti dei roditori, la trasmissione alluomo, zoonosi legata a particolari situazioni
ecologico-ambientali ed seguita da gravi manifestazioni morbose: febbri-emorragiche,
corio-meningite linfocitaria.

BUNYAVIRIDAE
Dimensioni: 90-120 nm
Forma: circolare
Peplos provvisto di fini peplomeri che racchiudono allinterno 3 nucleocapsidi elicoidali a
struttura circolare e di dimensioni diverse (uno grande, uno medio, uno piccolo), che
racchiudono le 3 molecole di RNA, monocatenario, di senso negativo ed a struttura
circolare.
4 proteine strutturali, una RNA-polimerari RNA-dipendente
Replicazione: nel citoplasma , lassemblaggio dei virioni avviene x gemmazione attraverso
le membrane lisce dellapparato del Golgi.
Genere Hantavirus -> responsabile di una febbre emorragica con complicazioni renali.
REOVIRIDAE
Dimensioni: 60-80nm
Forma: sprovvisto di peplos, presenta 2 involucri causidici, entrambi con simmetria
icosaedrica
Genoma: formato da RNA bicatenario, presente in forma di 10 (genere Reovirus), 11
(genere Rotavirus), 12 (genere virus della febbre da zecche del Colorado) segmenti separati.
10-12 proteine strutturali + una RNA-polimerari RNA-dipendente
Replicazione: citoplasmatica, con formazione di inclusioni in cui i virus neoformati sono
spesso disposti in ammassi regolari (cristallini).
RETROVIRUS
Dimensioni: 80-130nm
Forma : quasi sferica
Peplos con peplomeri evidenti che racchiudono un capside e un nucleo-capsidecon
organizzazione elicoidale.
Genoma: diploide, xch formato da 2 molecole di RNA monocatenario, di senso positivo.
7-8 proteine strutturali; le proteine del peplos contengono antigeni specie specifici mentre le
proteine intere hanno antigeni di gruppo. Nellenzima presente una trascrittasi inversa o
una DNA-polimerari RNA-dipendente essenziale x il ciclo replicativo del virus.
Replicazione: sequenza di eventi caratteristici -> 1) trascrizione inversa di ciascuna
molecola di RNA del virus in una molecola di DNA bicatenario che si integra nel genoma
della cell infettata; 2) da questo viene poi trascritto lRNA messaggero virus specifico sia i
genomi x la nuova progenie virale. Lassemblaggio avviene nel citoplasma
contemporaneamente allacquisizione del peplos mediante gemmazione attraverso la
membrana cellulare.
I retrovirus sono divisi in 7 generi:
1) retrovirus di tipo B
2) retrovirus di tipo C
comprendono virus oncogeni
3) retrovirus di tipo D
4) retrovirus del gruppo HTLV
5) lentivirus e spumavirus
CORONAVIRIDAE
Dimensioni: 80-160nm

Forma: virione pleomorfo, forma rotondeggiante


Peplos con peplomeri ben evidenti di forma tozza e grossa che formano una corona
intorno al virione, che racchiude un nucleocapside elicoidale.
Genoma: molecola di RNA monocatenario, di senso positivo, infettante.
3 proteine strutturali (2 glicosilate che formano i peplomeri).
Replicazione: nel citoplasma, gemmazione attraverso membrane intracitoplasmatiche.
2 Coronavirus (229-E e OC43) sono associati a manifestazioni delle vie respiratorie
delluomo (raffreddore comune, faringite, polmonite). Un coronavirus stato identificato
come agente eziologico della SARS

TOGAVIRIDAE
Dimensioni : 60-70 nm
Forma: rotondeggiante
Peplos con fini peplomeri che racchiude un capside a simmetria icosaedrica.
Genoma: una molecola di RNA, monocatenario, di senso positivo, infettante.
3-4 proteine strutturali (1-2 glicosilate)
Replicazione: nel citoplasma, liberazione x gemmazione attraverso la membrana cellulare.
Il genere Alphavirus, comprende numerosi virus trasmessi da artropodi (zanzare); il genere
Rubivirus cui appartiene il virus della Rosolia.
FLAVIVIRIDAE
Dimensioni: 40-50 nm
Forma: rotondeggiante
Peplos con peplomeri sottili, che racchiude un capside sferico.
Genoma: una molecola di RNA monocatenario, di senso positivo, infettante.
3 proteine strutturali (1 glicosilata)
Replicazione: nel citoplasma, dove il virus acquista il peplos gemmando attraverso alcune
membrane cellulari.
Molti flavovirus sono trasmessi da artropodi (zanzare, zecche). Virus della febbre gialla;
virus dellepatite C.
CALICIVIRIDAE
Dimensioni: 35-40nm
Forma: a calice, Sprovvisti di peplos , capside icosaedrico
Genoma: una molecola di RNA monocatenario, a senso positivo, infettante,
1 proteina strutturale (forma il 98% delle subunit proteiche del capside)
Replicazione: nel citoplasma, lisi della cell
Alcuni calicivirus sono implicati in manifestazioni gastro-enteriche umane con
sintomatologia diarroica o con vomito incoercibile. Virus dellepatite E .
ASTROVIRIDAE
Dimensioni: 28-30 nm
Forma: sprovvisti di peplos, con capside icosaedrico
Genoma: una molecola di RNA con polarit positiva
2-3 proteine strutturali
Replicazione: nel citoplasma, sono frequenti ammassi cristallini di virioni neoformati
Gli Astrovirus umani comprendono 5 diversi tipi antigeni e sono implicati in
manifestazioni diarroiche.

PICORNAVIRIDAE
Dimensioni: 28-30 nm sono i + piccoli tra i ribovirus
Forma: sprovvisti di peplos, con capside isometrico
Genoma: una molecola di RNA, monocatenario, di senso positivo, infettante.
4proteine strutturali
Replicazione: nel citoplasma, lisi della cell
I Picornavirus sono specie-specifici e comprendono il genere Enterovirus, circa 70 tipi
antigeni interessano esclusivamente luomo:
- poliovirus 1,2,3
- coxsackievirus A1-A22, A24, B1-B6
- echovirus 1-9, 11-27, 29-34
- enterovirus umani 68-71
il genere Rhinovirus oltre 100 tipi antigeni sono in grado di provocare manifestazioni
morbose delle prime vie aeree (raffreddore comune)
i generi Aphtovirus (virus dellafta epizoica)
il virus dellepatite A
VIRUS NON CLASSIFICATI
- Virus delta si trovano spesso associati al virus dellepatite B, ha caratteri che lo avvicinano
agli RNA-satelliti presenti nel regno vegetale (piccole molecole di RNA monocatenario, a
struttura circolare; nella molecola sono presenti sequenze palindromiche che consentono la
formazione di tratti di RNA bicatenario, quando la circolarit della molecola venga
interrotta e la molecola si ripieghi su se stessa )
- Prioni dotati di potere infettante, responsabili di una serie di encefalopatie spongiformi
degli animali ( e delluomo). Sono formati da proteine in grado di riprodursi e
completamente privi di acidi nucleici.

MOLTIPLICAZIONE DEI VIRUS


I Virioni rappresentano la fase dormiente, biologicamente inattiva, dei virus ma anche il
prodotto terminale eliminato allesterno della cellula infettata. Le diverse famiglie di virus
utilizzano diverse strategie replicative, xch costrette dalla differente organizzazione del genoma.
- La moltiplicazione dei virus avviene allinterno della cellula infettata:
1) il virus perde lunit morfologica che caratterizza il virione nella fase extracellulare;
2) lacido nucleico e le proteine strutturali della progenie virale vengono sintetizzate
separatamente in un gran numero di copie che si uniscono in virioni maturi al termine del
ciclo di replicazione.
- E necessario che un virus infetti una cellula x potersi replicare. Lo spettro dospite definisce le
varie specie animali che il virus pu infettare e nelle quali pu moltiplicarsi. Perch la malattia sia
clinicamente avvertibile necessario che linfezione si trasmetta alle cellule bersaglio; in alcuni casi
le cellule sensibili nel punto dingresso di infezione e le cellule bersaglio possono coincidere (ex
infezioni respiratorie, infezioni erpetiche genitali, gastroenteriti).
- Perch linfezione virale sia produttiva (completo ciclo replicativo) la cellula infettata sia
sensibile e produttiva. Una cellula permissiva quando offra le condizioni (fattori trascrizionali
attivi) necessarie e sufficienti a consentire la completa trascrizione del genoma e la sintesi di tutte le
proteine virus-specifiche. Perci linfezione virale pu tradursi in:
infezione produttiva la cellula sensibile e permissiva x la replicazione del virus
infettante, caratterizzata dalla produzione di una progenie virale
infettante.
infezione restrittiva quando la cellula sensibile presenta condizioni di permissivit nn
costanti; in queste condizioni il virus infettante pu rimanere a
lungo inerte e senza dare alcun segno della sua presenza nelle
cell infette, fino al momento in cui nn si ripristino condizioni di
permissivit della cellula (ex linfezione del parvovirus unamo
B19, che infetta esclusivamente le cell nucleate (precursori) della
serie eritroide, e si replica solo in coincidenza con unattivit
moltiplicativa della cellula ospite.
infezione latente
quando il DNA del virus infettante si integra nel genoma della
cellula infettante (o si mantiene in forma episomica,
circolarizzata) replicandosi ad ogni ciclo cellulare (fenomeno
analogo alla conversione lisogena dei batteri). I virus che
producono infezioni latenti sono: i virus della famiglia degli
Herpesvirus e dei Retrovirus.
infezione abotiva
quando una cellula sensibile non completamente permissiva per
lespressione di tutti i geni virali, cos linfezione si esaurisce
nella produzione di alcuni prodotti precoci virus-specifici senza
un ciclo completo di replicazione e senza la produzione della
progenie virale.
Le diverse fasi del ciclo di moltiplicazione virale:
1) attacco del virione alla superficie della cellula;
2) penetrazione del virus allinterno della cellula;
3) esposizione dellacido nucleico virale
4) sintesi delle macromolecole virus specifiche;
5) montaggio dei virioni neoprodotti e liberazione della progenie virale.

1) ATTACCO DEI VIRUS ALLA CELLULA


Il contatto iniziale tra virus e cellula il risultato di collisioni casuali. Poich una collisioni si
traduca in un attacco efficiente necessario che una proteina presente sulla superficie del virione
(antirecettore) collida con una struttura complementare (recettore) presente sulla membrana
cellulare. Nei virus provvisti di peplos gli antirecettori sono in genere glicoproteine. La sensibilit
di una cellula nei confronti di un particolare virus definita e limitata dalla presenza di idonei
recettori. Inoltre cellule sensibili possono essere non permissive (temporaneamente o
permanentemente) impedendo il completarsi della normale infezione produttiva. Inoltre i recettori
non si trovano alla superficie cellulare al solo scopo di permettere lancoraggio al virus, ma hanno
altre funzioni; xci lantirecettore deve avere una struttura almeno in parte simile a quella del
ligando fisiologico. Perci fra tutti gli anticorpi che si producono nel corso di uninfezione virale
nei confronti delle diverse proteine presenti nel virione, gli anticorpi diretti contro lantirecettore
virale sono quelli che risultano provvisti della capacit di neutralizzare la capacit infettante del
virus. Pu accadere che alcune specie di virus comprendano diversi tipi antigenici di virioni,
differenziabili x essere neutralizzabili ad opera di differenti sieri immuni (pur ancorandosi alla
cellula in corrispondenza dello stesso recettore).
- Spiegazione fra la presenza di un unico recettore sulla cellula sensibile e lesistenza di diversi
tipi antigenici differenziabili:
1) lantirecettore virare situato in una depressione (canyon) della molecola proteica virale, la
quale perfettamente raggiungibile dalla molecola che funziona da recettore sulla cellula ma che
inaccessibile alle molecole anticorpali. Xci lattivit neutralizzante nn risiede negli anticorpi
prodotti contro gli epitopi che coincidono con la zona antirecettoriale ma negli anticorpi che
agiscono contro gli epitopi situati al bordo del canyon (bloccano laccesso x il recettore cellulare).
2) ci sono casi (ex virus influenza) in cui il virus pu modificare la sequenza amminoacidica della
proteina antirecettoriale in modo da sottrarla allazione di anticorpi neutralizzanti prodotti in
precedenza, senza alterare la possibilit dellantirecettore di interagire con la stessa molecola
recettoriale.
Concludendo: i virus che hanno un ampio spettro di ospite utilizzano come recettore strutture della
superficie cellulare ampiamente diffuse; mentre virus con un ristretto tropismo di specie, di tessuto
o di organo utilizzano come recettore strutture cellulari assolutamente peculiari.
2) PENETRAZIONE DEI VIRUS E ESPOSIZIOEN DELLACIDO NUCLEICO
Nel processo di penetrazione dei virus nelle cellule animali necessario un certo grado di intervento
attivo della cellula. La penetrazione possibile solo a temperature ottimali x la cellula. La
penetrazione si verifica quasi istantaneamente dopo lattacco al recettore. Nel caso dei virus privi
del peplos , si ha subito dopo il legame con il recettore, e sono traferiti allinterno del citoplasma
contenuti in una vescicola endosomica. Il processo di internalizzazione favorisce la disintegrazione
del capside e la liberazione del genoma nel citosol.
Nel caso di virus provvisti del peplos la penetrazione pu avvenire:
- x fusione dellinvolucro lipoproteico direttamente con la membrana esterna e
immediata liberazione del nucleo-capside nudo allinterno della citosol;
- x introduzione in una vescicola endocitica e successiva fusione dellinviluppo
lipoproteico virale con la membrana della vescicola e liberazione del nucleocapside
nel citoplasma. La fusione del peplos virale con la membrana citoplasmatica richiede
lintervento di specifiche proteine fusogene presenti nellinviluppo del virione.
4) SINSTESI DELLE MACROMOLECOLE VIRALI
I virus dipendono dalla cellula x lapprovvigionamento di energia e dei precursori necessari alla
sintesi delle macromolecole virali, ma anche x la fornitura di ribosomi e enzimi necessari alla
sintesi proteica. Acido nucleico e proteine strutturali sono i solo materiali che devono essere
sintetizzati ex novo x garantire la replicazione di qualsiasi virus, dato che i lipidi presenti in alcuni

virus sono di origine cellulare e sono acquisiti dal virione durante il processo di formazione del
peplos.
Oltre alle proteine strutturali, vengono sintetizzate anche proteine nn strutturali, costituite da
enzimi coinvolti nella replicazione dellacido nucleico virale e spesso da proteine con funzioni
regolatrici (inibitorie) sulle sintesi macromolecolari della cellula ospite.
Infezione batteriofagica:
Subito dopo linfezione, ma prima della sintesi del DNA fagico, compaiono una serie di nuovi
enzimi enzimi precoci. Dopo linizio della sintesi di DNA, la sintesi degli enzimi iniziali o
precoci si arresta e inizia la sintesi delle proteine tardive, cio le proteine dellinvolucro
proteico e del lisozima fagico.
Nella replicazione dei virus animali :
le diverse sintesi macromolecolari nn si presentano in una cos rigorosa sequenza temporale. Sono
precoci quelle proteine che vengono sintetizzate dopo lesposizione dellacido nucleico virale
infettante e sono tradotte da RNA-messaggeri trascritti dal genoma del virus parentale. Le proteine
precoci comprendono: a) enzimi necessari alla replicazione dellacido nucleico virale;
b) le proteine che inibiscono le sintesi macromolecolari delle cell ospite.
Le proteine tardive: sono sintetizzate dopo la replicazione dellacido nucleico virale e sono
tradotte da RNA-messaggeri trascritti dallacido nucleico virale neoformato. Esse comprendono:
a) le proteine strutturali della progenie virale;
b) le proteine con funzioni inibitorie silla sintesi delle macromolecole virus specifiche.
STRATEGIE REPLICATIVE DEI VIRUS
Levento chiave della replicazione rappresentato dalla sintesi delle proteine virali ad opera del
macchinario proteico-sintetico della cell infettata.
Il virus deve presentate al macchinario proteico 1 o + mRNA che la cellula possa riconoscere come
tali e tradurre nelle relative proteine.
1) nella cell eucariotica, gli mRNA vengono sintetizzati nel nucleo, x trascrizione del DNA ad
opera della trascrittasi cellulare (RNA- polimerasi II, DNA dipendente) e dopo adeguata
elaborazione sono trasferiti nel citoplasma dove vengono tradotti delle rispettive proteine. Quindi la
cell eucariotica priva degli enzimi in grado di sintetizzare mRNA x trascrizione di una molecola di
RNA. Xci solo i virus il cui genoma: a) sia formato da DNA;
b) sia in grado di raggiungere il nucleo;
c) possieda i necessari segnali x lattacco dei vari fattori e
dellenzima (trascrittasi) cellulare sono in grado di
utilizzare il sistema trascrittivi cellulare.
Tutti gli altri virus devo possedere delle trascrittasi virus-specifiche o dei ribovirus a genoma
negativo; o presentarsi allinterno della cellula con un genoma gi organizzato con un mRNA
( ribovirus a genoma positivo).
2) il macchinario della cell ospite predisposto esclusivamente x la traduzione di messaggeri
monocistronici; da ci deriva il fatto che alcuni mRNA virali, che trascrivono + di un gene,
vengono tradotti in un poliproteina che viene poi tagliata nelle varie proteine funzionali.
DEOSSIRIBOVIRUS

La sintesi dellmRNA avviene sempre nel nucleo ad opera della trascrittasi cellulare, il nucleo
cellulare la sede della replicazione del genoma e dellassemblaggio dei nucleo-capsidi. Fanno
eccezione i poxvirus dove lassemblaggio avviene nel citosol ad opera di una RNApolimerasivirale
genoma formato da 1 molecola di DNA bicatenario e lineare (poxviridae, herpesviridae,
adenoviridae.
genoma formato da 1 molecola di DNA bicatenario e circolare (papovaviridae,
haepadnaviridae).
genoma formato da 1 molecola di DNA monocatenario e lineare (parvoviridae)

1) Gruppo : herpesviridae, adenoviridae, papovaviridae. Il nucleo-capside viene trasportato


lungo il citoscheletro dal sito di ingresso fino in prossimit di un poro della membrana nucleare,
dove alcuni fattori provocano la liberazione del DNA allinterno del nucleo. Qui il DNA virale
viene trascritto dallapparato trascittivo della cellula in una serie di mRNA. La trascrizione viene
operata su ambedue le catene polinucloetidiche del genoma. Le proteine precoci sono proteine che
consentono la replicazione del genoma (DNA-polimerasi virus specifica) o che interferiscono con
le sintesi macromolecolari della cellula; le proteine tardive sono le proteine strutturali della
progenie virale.
2) Gruppo : poxvirus. Il genoma formato da una molecola lineare di DNA bicatenario,i cui
estremi sono legati covalentemente, ci consente una denaturazione in forma circolare
monocatenaria. Essi svolgono il processo di trascrizione e di sintesi macromolecolari nel citoplasma
e devono possedere una trascrittasi virus-specifica presente nel virione infettante. La trascrizione
iniziale del genoma virale avviene allinterno del core con la produzione di proteine precoci che
consentano la definitiva esposizione del genoma virale e lavvio delle successive tappe della
replicazione. La duplicazione del genoma virale e la trascrizione dei messaggeri tardivi si produce
una seconda serie di sintesi proteiche che comprende enzimi e proteine strutturali che concorrono a
formare i virioni. Il ciclo morfologico dei poxvirus si svolge esclusivamente nel citoplasma.

Manca riassunto di pag 535-544


RIBOVIRUS

ribovirus a genoma positivo genoma formato da una molecola di RNA monocatenario,


lineare che ha la stessa polarit dellmRNA e che funziona da messaggero immediato dopo la
penetrazione nella cellula bersaglio. Non presente alcuna trascrittasi virale. Le sintesi
macromolecolari e lassemblaggio dei nucleocapsidi avvengono nel citoplasma;
retrovirus genoma diploide formato da 2 identiche molecole di RNA monocatenario e
lineare. LRNA genomico pur di senso positivo nn in grado di funzionare da messaggero e deve
essere trascritto (dalla trascrittasi cellulare e nel nucleo) a partire da un intermedio a DNA,
complementare allRNA genomico, sintetizzato ad opera della trascrittasi inversa presente nel
virione. Il montaggio del nucleo-capside ha luogo nel citoplasma.
ribovirus a genoma negativo il gene formato da 1 o + molecole di RNA monocatenario e
lineare. La trascrizione del genoma necessaria x la formazione di mRNA, avviene nel citoplasma,
ad opera di una trascrittasi virale presente nel virione. Nel citoplasma avvengono replicazione del
genoma e il montaggio.
reovirus unici virus con genoma formato da 10-12 molecole di RNA bicatenario. La
trascrizione del genoma necessaria x la formazione dellmRNA e avviene nel citoplasma, ad opera
di una trascrittasi virale presente nel virione. La replicazione e lassemblaggio ha luogo nel
citoplasma.
MONTAGGIO DEI VIRIONI E LIBERAZIONE DELLA PROGENIE

Una volta che siano prodotte un numero sufficiente di copie del genoma virale e delle differenti
proteine strutturali, ha inizio il processo di montaggio dei nuovi virioni. Intervengono sia proteine
strutturali che alcune con attivit enzimatica. Nel caso:
virus con capside isometrico, lassemblaggio del capside in una struttura morfologicamente
evidente precede lingresso del genoma virale nellinvolucro proteico (procapside) che viene
completato successivamente. Si possono osservare capsidi vuoti.
Quando i virus con capside isometrico sono sprovvisti di peplos, i virioni neoformati si
accumulano nella sede di assemblaggio, formando ammassi cospicui che assumono un aspetto di
formazioni cristalline. In questi casi la liberazione del virus nellambiente esterno avviene con la
morte e la lisi della cellula infettata. Nel caso in cui i virus sono provvisti di peplos: il montaggio
definitivo richiede lintervento di una membrana cellulare, ci contemporaneo alla fuoriuscita del
virione dalla cellula infettata. 1 o 2 proteine virali (glicosilate) si inseriscono in una zona della

membrana periferica, dislocando alla periferia le proteine cellulari e rimanendo ancorate ad unaltra
proteina virale che attraversa la membrana. Il nucleo capside virale, migra in prossimit di questa
zona di membrana e si ancora direttamente o tramite la proteina M (matrice) dei virus con capside a
simmetria elicoidale alla porzione citoplasmatica della proteina trasmembrana e viene avviluppato
dalla membrana, liberandosi attraverso un processo di gemmazione. I virus provvisti di peplos, il
danno cellulare meno drammatico.
DURATA DEL CICLO REPLICATIVO

Ossia il tempo che intercorre tra linfezione di una cellula e la comparsa della progenie virale
matura, estremamente variabile nei diversi gruppi di virus. Nel caso dei parvovirus, il ciclo
replicativo pu variare a seconda della fase del ciclo cellulare in cui si trova la cellula al momento
dellinfezione. Ex nella famiglia Herpesviridae il ciclo replicativo pu variare dalle 18-20 ore delgi
alfaherpesvirus ai 3-4 giorni dei betaherpesvirus.
Perci la durata del ciclo replicativo proporzionale alla complessit e alle dimensioni del genoma
ed oscilla da poche ore (6-7)nei picornavirus a 24 ore o + nei virus di > dimensioni.
ANTIGENI VIRUS-SPECIFICI

Le proteine virus-specifiche sono provviste di determinanti antigeni peculiari e funzionano come


antigeni nellorganismo infetto, stimolandone la reazione immunitaria. Essi sono riconoscibili come
antigeni allinterno delle cellule infette e rappresentano uno strumento diagnostico x accertare la
presenza di uninfezione virale. Nel corso di uninfezione virale, antigeni virus-specifici sono
identificabili in tutti i compartimenti cellulari in cui avvenga la sintesi o laccumulo di proteine
virsu-specifiche. Si possono distinguere:
- antigeni nn strutturali -> presenti nella cellula nelle fasi precoci del ciclo di
moltiplicazione virale;
- antigeni strutturali
-> la cui presenza un evento tardivo.
BATTERIOFAGI

Sono parassiti dei batteri.


Sono costituiti da proteine e acido nucleico: nella > parte dei casi a DNA BC, talvolta DNA MC
o RNA MC.
Presentano basi anomale: 5-idrossimetilcitosina al posto della citosina e 5-idrossimetiluracile al
posto della timina.
Struttura: 6 tipi morfologici ->
- tipi A,B,C, -> simmetria binaria con testa poliedrica e coda lunga con guaina
contrattile (A); coda lunga senza guaina (B), coda corta (C); Il tipo A quello +
complesso: testa poliedrica, collare con 6 sottili propaggini, una formazione tubulare
cava avvolta da una guaina contrattile, una piastra esagonale con spine ad ogni
angolo connessa con 6 lunghe fibre (organi di attacco x i recettori della parete
batterica),
- tipi D,E > sono a simmetria icosaedrica; il tipo (D) di grandi dimensioni, mentre
(E) di piccole.
- Tipo F -> appartengono i fagi filamentosi.
Infezione della cellula batterica :
1) Adsorbimento e penetrazione ladsorbimento avviene x attacco specifico ai siti
recettoriali del batterio. Alcuni fagi si adsorbono solo se nel terreno presente L-triptofano.
Nei batteri Gram i recettori si trovano nella membrana esterna della parete cellulare. Il
batteriofago T4 con fibre caudali si lega a recettori LPS, con il ripiegamento delle fibre la
piastra basale si abbassa e viene a contatto con la superficie batterica e ladsorbimento
irreversibile. La guaina si contrae, la coda penetra parzialmente e il DNA viene rilasciato nel
citoplasma.

2) Modificazioni metaboliche cellulari anche i virus batterici devono far s che i meccanismi
biosintetici cellulari siano interrotti, fanno eccezione i fagi filamentosi con DNA MC che
venfogo replicati senza influenzare la crescita batterica. In molti casi si ha la degradazione
degli mRNA virali, la sintesi si DNA, RNA, proteine cellulari cessa.
3) Replicazione virale la replicazione degli acidi nucleici nei batteriofagi varia a seconda
della loro natura: DNA o RNA, BC o MC. Un ex classico di replicazione di fago a DNA BC
data dal fago T4, ospite di E.Coli il cui genoma costituito da una lunga catena di DNA.
Nel DNA virale possono essere presenti diversi siti di origine, ci porta alla formazione di
numerose copie di DNA che poi vengono tagliate da una endonucleasi x dare origine a
segmenti di DNA fagico. X la trascrizione degli mRNA i batteriofagi utilizzano a volte
polimerasi batteriche, modificate da proteine virali precoci.
4) Lisogenia quando un batterio viene infettato da un fago si possono avere 2 eventi:
1) le particelle del virus si replicano, lisano la cellula batterica e
fuoriescono;
2) dopo la penetrazione il genoma si circolarizza e con un meccanismo
di crossing-over si intergra in 1 o + siti specifici del cromosoma
batterico. I batteriofagi che oltre ad avere un normale ciclo litico
con produzione di nuovi virioni, si integrano nel DNA cellulare in
uno stato di profago si definiscono temperati,mentre i batteri
che li contengono sono detti lisogeni e il fenomeno lisogenia. I
fagi che possono produrre solamente un ciclo litico sono detti
virulenti. Il passaggio dallo stato di profago a quello litico
regolato dal genoma virale attraverso una produzione di repressori
della replicazione del DNA fagico e la loro inattivazione.
5) Trasduzione i batteriofagi posson trasferire alcuni geni da un batterio ad un altro. Ci pu
avvenire in seguito a:
- un ciclo litico (trasduzione generalizzata) x incorporazione nel capside fagico di un
frammento di DNA batterico;
- un ciclo lisogeno (trasduzione specializzata) quando il profago distaccandosi dal
cromosoma batterico mediante un crossover sbagliato, assume un segmento di DNA
delle cellula ospite.
6) Converisione fagica alcuni batteri assumono nuovi caratteri fenotipici quando vengono
lisogenizzati. Questi sono dovuti a geni magici che nn risentono della regolazione repressiva. Ex
produzione di tossina da parte di alcuni batteri Corynebacterium diphtheriae, Clostridium
botulinum, Streptococcus pyogenes.

GENETICA DEI VIRUS


MUTAZIONI VIRALI
Le mutazioni nel genoma di un virus si verificano durante il processo di sintesi del nuovo genoma.
- I virus con genoma formato da DNA sono stabilii dato che il processo semiconservativo
di duplicazione del DNA censente di contenere gli errori in limiti molto bassi.
- I virus con genoma a RNA, presentano una > frequenza di mutazioni. Ci impone una
rigorosa restrizione dellampiezza del genoma, il quale di dimensioni inferiori rispetto a
quello del genoma dei deossiribovirus.
- Una mutazione virale presenta ununica mutazione, cio ununica proteina mutata. Cmq una
mutazione che si fifletta in modificazioni strutturali di una sola proteina, si traduce nella comparsa
di + variazioni fenotipiche nel mutante. Infatti una modificazione di 1 sola proteina del capside o
del peplos, pu riflettersi in modificazioni delle propriet antigeniche, delle propriet
emoagglutinanti, della capacit di infettare determinate cellule.
Pleotropismo -> mutazione interessante una sola proteina. Alcuni mutanti virali presentano un <
potere patogeno (modificazioni nelle proteine strutturali li rendono incapaci di interagire con
determinate cell dellorganismo) e possono xci essere utilizzate come vaccini.
Un ex il vaccino antipoliomielite : costituito da virus poliomielitici i quali mantengono la capacit
di replicarsi a livello della mucosa intestinale ma hanno xso la capacit di interagire con le cellule
nervose.
INTERAZIONI GENETICHE E NON GENETICHE
Virioni differenti in qualche propriet o con danni genetici diversi che si vengono a trovare nella
stessa cellula possono interagire in 2 diversi modi:
1. interazioni genetiche coinvolgono i rispettivi geni;
2. interazioni nn genetiche coinvolgono i loro prodotti terminali (proteine).
INTERAZIONI GENETICHE
1. ricombinazione quando si verifica lo scambio di segmenti di acido nucleico fra il

genoma di 2 virus entrambi attivi (della stessa specie) differenti in alcuni caratteri
fenotipici, con la produzione di una progenie (ibrida) che possiede i caratteri fenotipici dei 2
virus parentali.
- La ricombinazione dei virus con genoma a DNA avviene x rottura e ricombinazione di
catene polinucleortidiche neosintetizzate;
- La ricombinazione nei virus con genoma a RNA avviene durante la replicazione x un
salto dellenzima replicativo, con il trascinamento di parte della catena polinucleotidica
neosintetizzata, sul template costituito dallaltro genoma virale ->risultato sintesi di un
filamento polinucleotidico ibrido.
2. riassortimento possibile solo nel caso di virus a genoma segmentato; consiste nello
scambio di segmenti di genoma fra virus della stessa specie, diversi x qualche carattere. Un
fenomeno di questo tipo alla base della variabilit antigenica nei virus influenzali.
INTERAZIONI NON GENETICHE
1. mescolamenton fenotipico quando il genoma di un virus viene incorporato nel capisede
di un altro virus della stessa specie, ma con caratteristiche antigeniche diverse, infettante
contemporaneamente la stessa cellula. Questi virus prodotti x mescolamento presentano i
caratteri fenotipici del virus fornitore del capside solo temporaneamente, poich alla prima
generazione produrranno una progenie con i caratteri di superficie codificati dal genoma.
2. interferenza quando la presenza di un virus in una cellula impedisce la moltiplicazione di
un virus superinfettante.
3. complementazione quando in una infezione virale doppia, la moltiplicazione di un virus
resa possibile dalla utilizzazione di 1 o + (proteine) del genoma di un virus confettante.

COLTIVAZIONE E TITOLAZIONE DEI VIRUS


Dato che i virus sono parassiti obbligati intracellulari, x poter ottenere la moltiplicazione in
laboratorio necessario disporre di cellule viventi (animali da laboratorio, embrioni di pollo e
colture di cellule) sensibili e permissive da utilizzare come supporto della moltiplicazione virale.
COLTURE DI CELLULE
Il tipo di colture cellulari + usato in virologia ottenuto mediante la coltivazione di singole
cellule ricavate mediante la dissociazione dei tessuto di origine attraverso il trattamento con
enzimi proteolitici.
Le cellule vengono coltivate in contenitori di vetro o plastica dove crescono aderendo alla parete
che costituisce il fondo del recipiente e sulla quale si moltiplicano fino a coprirla completamente
con un monostrato cellulare.
I terreni di coltura sono molto diversi nei singoli componenti a seconda dei tipi di cellule che si
desidera coltivare, cmq tutti sono costituiti da:
soluzione isotonica pH 7,4
glucosio, aminoacidi, vitamine e coezimi
siero animale (siero fetale di vitello 10%)
- Colture primarie -> colture cellulari preparate a partire da un organo animale. Sono formate
da diversi tipi di cellule con le stesse caratteristiche di quelle presenti nellorganismo originale e
sono in grado di consentire la moltiplicazione di numerosi virus. Le sorgenti + comuni di colture
primarie: rene di scimmia (corticale), vari organi (polmone, reni) di feti umani e cellule
amniotiche umane.
- Stipiti cellulari -> Le cellule di tipo fibroblastico presenti in colture primarie, possono essere
mantenute in vitro, mediante passaggi seriali, x lunghi periodi e sono un ottimo substrato x lo
studio di numerosi virus animali. Queste colture possiedo una vita finita, la loro capacit
moltiplicativa si arresta dopo alcune decine di generazioni. Congelando le cellule (in presenza di
glicerolo) a temperature molto basse (-80C) possibile superare lostacolo della vita finita.
- Linea cellulare -> Alcune cellule di origine tumorale divengono capaci di riprodursi
illimitatamente in vitro Le cellule sono altamente indifferenziate, poliploidi e aneuploidi. Le linee
cellulari sono la sorgente di cellule + comoda, poich esse possono essere mantenute in laboratorio,
in coltura o congelate senza limiti di tempo. Alcune linee cellulari usate nello studio dei virus
umani sono denominate con le sigle: HeLa, KB, Hep2 (colture allestite inizialmente da carcinomi
umani).
RICONOSCIMENTO DELLA MOLTIPLICAZIONE VIRALE NELLE COLTURE:

- Comparsa di alterazioni cellulari (effetto citopatico o ECP) che si esprimono in fenomeni di


necrosi, citofagia, di agglutinazione cellulare, formazione di sincizi e sono apprezzabili
allosservazione MO.
- Altre volte x la moltiplicazione di virus nn si accompagna a lesioni cellulari morfologicamente
apprezzabili, e la presenza del virus messa in evidenza indirettamente mediante:
a) la presenza di potere emoagglutinante nel liquido della coltura (x i virus ke
possiedono questa capacit);
b) mediante la ricerca di inclusioni
c) dimostrando la presenza di antigeni virali nelle cell x mezzo di anticorpi
marcati con sostanze fluorescenti
- Impiego di animali da esperimento:
a) nellembrione di pollo i virus vengono inoculati attraverso appositi fori praticati nel
guscio, nei liquidi delle cavit allantoidea, cavit amniotica. La moltiplicazione dei virus
si apprezza in seguito alla morte dellembrione, alla comparsa di potere amoagglutinante
nei liquidi embrionali;
b) lunico animale da laboratorio che oggi si impiega x lisolamento di virus costituito

dal topino neonato (coxsackievirus , tagavirus). Esso viene inoculato x via intracerebrale,
intraperitoneale e la moltiplicazione virale si appalesa con la comparsa di segni morbosi
(paralisi, rigidit, tremore) o con la morte dellanimale.
TITOLAZIONE DEI VIRUS
Per stabilite la concentrazione o titolo virale (cio la quantit di virus in un dato materiale), il
metodo + usato consiste nella determinazione del titolo infettante del materiale in esame, il quale
direttamente proporzionale al numero di virioni completi in esso presenti.
La titolazione dellinfettivit pu essere eseguita con :
metodo diretto -> consiste nella numerazione delle placche di citolisi prodotte da una
sospensione virale diluita in un monostrato di cellule e pu essere paragonata alla conta
dei batteri presenti in un materiale, in base al numero di colonie prodotte in piastre di agargermi. Procedimento: il materiale in esame viene diluito (in serie logaritmica) e le varie
diluizioni sono inoculate in piastre contenenti un monostrato di cell. Dopo un tempo
sufficiente a consentire la penetrazione del virus nelle cellule (1h a 36C) il monostrato
viene ricoperto con terreno di coltura solidificato con agar. Accadr che in alcune piastre
inoculate con il materiale sufficientemente diluito, saranno presenti inizialmente poche
particelle virali iniziali. Ognuno dei virioni presenti nellinoculum iniziale, infetter
cellule molto distanti fra loro e la progenie virale che si produrr dalle singole cellule
inizialmente infette, nn potendo diffondere inizialmente liberamente nel terreno a causa
della viscosit si trasmetter solo alle cellule contigue, dando luogo a un focolaio
localizzato di distruzione (caso virus citolitici) o alla formazione di foci delle cell alterate.
Poich in queste condizioni ogni virione infettante presente nellinoculo iniziale d luogo
ad un focolaio o ad una placca di citolisi facile risalire al titolo infettante del materiale di
partenza.
Un altro metodi di titolazione diretta: inoculazione sulla superficie esterna della
membrana corion-allantoidea dellembrione di pollo: la quale nn essendo bagnata da
alcun liquido embrionale consente la diffusione dellinfezione a partire dalle cellule
primitivamente infette, solo x continuit. Ci possibile solo x i virus che producono
lesioni evidenti sulla membrana (poxvirus, herpesvirus)
metodo indiretto: si inoculano diluizioni progressive del materiale in esame in serie di
4 o 5 colture cellulari, uova embrionali o animali da laboratorio; si aspetta il tempo
necessario xch anche una singola particella virale possa provocare la distruzione della
coltura cellulare, la morte o la comparsa di lesioni nellanimale e si stabilisce la
diluizione massima del materiale capace di provocare un effetto virus-specifico in
almeno 1 degli stipiti impiegati.
EMOAGGLUTINAZIONE

Molti virus sono provvisti di proteine superficiali in grado di legarsi alla membrana di eritrociti di
diverse specie animali, formando dei ponti fra i diversi eritrociti e provocandone la agglutinazione.
Gli eritrociti agglutinati sedimentano al fondo delle provette in modo irregolare ricoprendo tutta la
calotta emisferica del fondo, mentre gli eritrociti nn agglutinati sedimentano regolarmente in un
disco compatto al centro del fondo della provetta.
CONTA DEI VIRIONI AL MICROSCOPIO ELETTRONICO

Per scopi particolari pu essere utile procedere ad un conteggio diretto di virioni in preparati
colorati negativamente e osservati al ME. La sospensione virale viene mescolata con una
sospensione a concentrazione nota di particelle submicroscopiche di latex. Con questo metodo,
poich si evidenziano anche i virioni inattivati il titolo virale che si ottiene + elevato di quello
derivabile dai metodi di titolazione sulla base della inattivit.
ALTRI METODI -> x la determinazione della quantit di un virus presente in diversi materiali, sia in
vivo che in vitro: dosaggio di anticorpi virus-specifici ( reazioni immunoenzimatiche);
dosaggio degli acidi nucleici virali (mediante reazione polimerasica a catena P.C.R.).

AZIONE PATOGENA DEI VIRUS


Lazione patogena dei virus, cio la loro capacit di determinare in vivo malattia, deve essere
valutata in relazione a : 1) realizzazione dellinfezione;
2) produzione e estrinsecazione delle lesioni
INFEZIONE
Prevede la : 1. penetrazione del virus nellospite
2. replicazione in organi e tessuti definiti
PENETRAZIONE

- Pu essere passiva x immissione diretta -> (ex rabbia, AIDS, epatite B,


togavirus,bunyavirus,flavivirus) nel circolo linfo-emopoietico, x via trancutanea tramite
morsicature, eventi traumatici, uso di siringhe o aghi infetti, inoculazioni realizzate da artropodi
vettori.
- Per superamento delle barriere mucose: x inalazione o ingestione. In questo caso x poter
penetrare il virus deve possedere adeguati caratteri di resistenza (virulenza) che gli consentano di
sfuggire ad una inattivazione ad opera di fattori di difesa aspecifici presenti in corrispondenza delle
mucose (muco, pH acido, sali biliari, enzimi proteolitici).
- Leffettiva penetrazione del virus attraverso le mucose avviene x effetto di una sua replicazione
nelle cellule. In alternativa i virus possono interagire con molecole presenti alla superficie delle
cellule dendritiche (o cell dotate di propriet macrofagiche) capaci di legare e di veicolare il virus in
numerose zone interne dellorganismo, mettendolo in grado di interagire con le specifiche cellule
bersaglio.
REPLICAZIONE

Avvenuta la penetrazione, il virus va incontro ad una:


replicazione primaria nelle cellule permissive. Nel corso di alcune infezioni (da virus
influenzale, rotavirus e di altri agenti di enteriti acuta) la replicazione primaria pu assumere
estensione tale da divenire essa stessa causa di malattia; in questi casi il processo infettivo pu
rimanere localizzato sia x le caratteristiche del virus sia x una pronta attivazione delle risposte
immunitarie.
replicazione secondaria:in altre situazioni (malattie esantematiche, infezioni da virus
partitico, poliovirus, coxsackievirus) la replicazione primaria limitata e cmq quasi sempre
asintomatica o paucisitomatica. Il virus ha cos il tempo di diffondersi in aree distanti dal sito
di ingresso e di andare in contro a cicli di replicazione secondaria. Linfezione si estende a
organi diversi; ad una prima viremia ne segue una 2 sostenuta dalla nuova localizzazione
virale e perdurante fino alla definitiva attivazione delle risposte immunitarie dellospite.
DIFFUSIONE

Nelle infezioni disseminate la diffusione virale pu avvenire x vie differenti (linfatica, ematica,
neuronale) e con differente modalit (sotto forma di virioni liberi (enterovirus) o di virioni associati
a elementi linfo-monocitari circolanti (virus del morbillo , herpesvirus). Anche la diffusione
spesso condizionata dalla capacit del virus di esprimere caratteri di virulenza che gli consentono di
superare i meccanismi di difesa dellospite, sia specifici che aspecifici.
- Alcuni virus esibiscono la propriet di infettare i linfociti B e T e gli elementi circolanti della
serie monocitaria. Un ex sono: - virus dellEpstein-Barr (linfociti B)
- virus dellHerpes simplex
- citomegalovirus
- virus della rosolia
- agenti della febbre gialla
macrofagi
- della dengue
- febbri emorragiche virali

In corso di Dengue o altre infezioni sostenute da Ribovirus, sono stati osservati aggravamenti
sintomatologici conseguenti alla compara in circolo di anticorpi anti-virali. Ci lagato a
fenomeni di ipersensibilit, ricondotti alla capacit degli agenti infettanti di moltiplicarsi
allinterno dei macrofagi. La formazione di complessi virus-anticorpi causa x effetto della
presenza di recettori Fc sulla superficie macrofagica, una + efficace captazione dei complessi
stessi ad opera di tali cellule, e una + estesa capacit infettante virale.
ORGANI BERSAGLIO

condizionato dal tropismo cellulare del virus e dalla permissivit dellorgano alla completa e
produttiva replicazione virale. Il tropismo cellulare e tissutale del virus dipendono dalla presenza
di strutture complementari sulla superficie del virus e sulla superficie delle cellule bersaglio.
LE LESIONI
Possono : 1) direttamente derivare dallazione citopatogena del virus;
2) essere conseguenza della attivazione delle risposte immunitarie dellospite.
1) LESIONI DIRETTAMENTE PROVOCATE DAL VIRUS

Gli organi sede del processo replicativo virale vanno incontro ad alterazioni evidenti x effetto di
danni direttamente provocati dal virus. Esempio sono:
a) infezioni citocide il virus si replica produttivamente nelle cellule infette e
determina in esse modificazioni irreversibili che provocano la morte della cellula x
apoptosi o per necrosi in un arco di tempo variabile. Le malattie sono quasi sempre
acute, di brevi periodi di incubazione (influenza, poliomielite, enteriti, encefaliti
erpetiche, encefaliti da togavitus) e limmunit esercita un ruolo protettivo. Questi
eventi consistono in blocchi delle sintesi macromolecolari cellulari( provocate da
proteine precoci virus-indotte), in alterazioni della membrana citoplasmatica, in
alterazioni delle membrane lisosomiali.
b) Infezioni latenti non sempre i virus animali uccidono le cellule in cui si sono
moltiplicati, essi possono realizzare un rapporto di parassitismo controllato che consente
alle cellule stesse di sopravvivere ma anche di duplicarsi in modo normale. In questo
caso si ha integrazione del genoma virale in quello dellospite. Il virus permane in
forma latente senza produzione di virioni infettanti e senza formazione di grandi
quantit di antigeni virus-specifici. Si instaurano infezioni asintomatiche in grado di
decorrere x tutta la vita senza diventare clinicamente manifeste. Periodicamente sono
possibili riprese moltiplicative virali (riattivazione), e si possono accompagnare cicli
produttivi di infezione citocida (herpes labiale o malattie citomegaliche in soggetti
immunodepressi)
c) Infezioni persistenti rappresentano una condizione di parassitismo virale
controllato. Nella persistenza vi x continua produzione di quantit di antigeni
virali e anche di virus infettanti. Le cellule nn subiscono danni letali direttamente ad
opera del virus, ma sono esposte x la presenza di antigeni virus specifici sulla loro
superficie ad azioni lesive esercitate dalle risposte immunitarie dellospite. Ne
possono conseguire malattie croniche evolutive (epatite cronica attiva da virus
dellepatite B).
d) Trasformazione sono le modificazione cui vanno incontro alcune cellule in vitro
in seguito ad infezione ad opera di virus oncogeni. Tali virus sono direttamente
responsabili di alterazioni nn degenerative ma che condizionano la proliferazione
anomala ed incontrollata delle cellule infette (trasformate). Queste cellule perdono la
capacit di controllo dei loro processi moltiplicativi ed acquisiscono irregolare
morfologia, anomalie cromosomiche, elevata attivit glicolitica, assenza di inibizione da
contatto.
2) LESIONI DIPENDENTI DAL COINVOLGIMENTO DEL SISTEMA IMMUNITARIO

Le risposte immunitarie dellospite contribuiscono alla guarigione e/o alla limitazione di molte
infezioni virali. In alcune situazioni x esse partecipano al processo patologico instaurato dal
virus. Le modalit di coinvolgimento del sistema immunitario sono riconducibili :
a ) stimolazione antigenica costantemente esercitata dai virus infettanti;
b) capacit di alcune di esse di infettare specificamente le cell del sistema immunitario
(macrofagi e/o linfociti)

RUOLO DEI VIRUS NELLA ONCOGENESI


Neoplasia : risultato finale di un processo multifattoriale e multifasico che si traduce in una grave
alterazione dellomeostasi cellulare e tissutale. La trasformazione neoplastica causata da + eventi
genetici (mutazioni, delezioni o trasposizioni cromosomiche) che si accumulano nel DNA cellulare,
causando la perdita del controllo fisiologico della replicazione cellulare.
Si ha lacquisizione da parte della cellula della capacit:
- proliferare indipendentemente dalla presenza di fattori di crescita (attivazione di oncogeni)
- insensibilit ai segnali anti-proliferativi (inattivazione oncosoppressori)
- capacit di sfuggire ai segnali di apoptosi
- capacit di un numero illimitato di divisioni cellulari (attivazione della telomerasi)
- capacit angiogenetiche e metastatiche
VIRUS ONCOGENI
I virus che possiedono la caratteristica di indurre la comparsa di alterazioni dei normali processi
omeostatici del ritmo proliferativo cellulare in vitro; o la comparsa di neoplasie in vivo. Si possono
distinguere :
deossiribovirus oncogeni virus oncogeni con genoma a DNA;
ribovirus oncogeni
virus oncogeni con genoma a RNA.
TRASFORMAZIONE CELLULARE
Si manifesta con la comparsa di tutta una serie di alterazioni fenotipiche e genotipiche che vengono
conservate nel corso della moltiplicazione cellulare.
Desossiribovirus la trasformazione cellulare si accompagna ad uninfezione abortiva con la
espressione solo di alcuni geni precoci del genoma virale che si integra nel
genoma cellulare o si mantiene in forma episomiale, replicandosi in
entrambe i casi con la replicazione della cellula.
Ribovirus oncogeni lazione trasformante pu essere compatibile con un ciclo replicativo
produttivo.
La cellula trasformata possiede 2 caratteristiche:
1) capacit di moltiplicarsi illimitatamente in coltura (immortalizzazione)
2 ) causare la formazione di una massa neoplastica, se inoculata in un animale da esperimento
immunodepresso;
Meccanismi con cui i virus oncogeni inducono la trasformazione:
a) una particella virale sufficiente x la trasformazione;
b) tutto o parte del genoma virale persiste nella cellula trasformata;
c) almeno parte del genoma virale viene espresso nella cellula tumorale
d) la trasformazione il risultato di gravi alterazioni dei segnali di normale crescita cellulare;
e) la reversione parziale o totale del fenotipo cellulare trasformato pu essere ottenuta mediante
interferenza specifica con la funzione delle molecole effettrici virali
La proliferazione cellulare nelle cellule normali regolata da tutta una serie di fattori inducenti o
inibenti: oncogeni elementi chiave dei processi di proliferazione, di sopravvivenza, di
crescita, di differenziamento cellulare, attivare lingresso della cellula
nella fase di replicazione inibendo lavvio del processo di morte e
ostacolando il programma di senescenza cellulare attivando la
telomerasi. Tra i loro prodotti: fattori di crescita, fattori di trascrizione.
geni oncosoppressori sono molecole che controllano negativamente la proliferazione
cellulare promovendo il processo di apoptosi. I 2 geni
oncosoppressori + noti sono :
p53 -> fattore cellulare che inibisce la progressione verso la fase
S del ciclo cellulare mantenendo la cellula in fase G1. La
p53 pu perdere la propria funzione quando subisce
mutazioni puntiformi, le quali avvengono in regioni

instabili del gene che codifica la proteina hot-spots,


causando cos nella proteina cambiamenti
conformazionale che rendono p53 inattiva x la
dimerizzazione.
Rb -> o protena Rb, un fattore oncosoppressore,la quale
viene regolata attraverso la fosforilazione. Rb regola
negativamente lentrata nel ciclo replicativo della
cellula. Nelle cell quiescenti si trova nella forma
ipofosforilata che rappresenta la forma attiva che lega
inattivandolo il fattore di trascrizione E2F-1; mentre
nelle cellule che si trovano in fase G1, Rb viene
fosforilato inibendo cos il legame con E2F-1.
I virus nei quali si riscontrano propriet oncogene sono:
- deossiribovirus ->
Poxvirus
Herpesvirus
Papovavirus
Adenovirus
Hepadnavirus
- ribovirus
-> virus della epatite C (Flavivirus)
Oncovirus (famiglia dei Retroviridae)
POXVIRUS

Nelluomo lunico poxvirus collegato alla formazione di lesioni da iperproliferazione cellulare il


virus del mollusco contagioso il quale determina una neoformazione nodulare di natura benigna a
carico dellepidermide che tende a risolversi spontaneamente dopo 2-12 mesi dallesordio clinico.
Le neoformazioni hanno tutte le caratteristiche di un tumore benigno: localizzate, senza capacit
invasiva, regrediscono spontaneamente, e nn recidivano dopo asportazione.
HERPESVIRUS

agente eziologico della mononucleosi infettiva, infetta i linfociti B


e le cellule epiteliali localizzate in regioni ricche in tessuto linfoide (ex la regione farigea). Dopo
linfezione dei linfociti B, EBV entra in uno stato di latenza, il DNA in uno stato episodico. L
effetto in assenza di una pronta risposta immune cellulo-mediata, che rimuova i linfociti infetti,
limmortalizzazione dei linfociti B, i quali vengono stimolati indefinitivamente alla proliferazione,
perdendo la capacit di raggiungere la differenziazione terminale ( i linfociti B infetti nn producono
plasmacellule). Nello stato di latenza il genoma di EBV esprime solo alcune proteine a
localizzazione nucleare EBNA e 3 proteine che si trovano sulla membrana cellulare (LMP1,
LMP2,LMP2B). Gli antigeni EBNA e le proteine di membrana sono correlate alla
immortalizzazione dei linfociti. I linfociti infetti da EBV formano una popolazione cellulare in
attiva proliferazione e soggetta alla comparsa di un secondo evento che possa provocare la
progressione della cellula verso la definitiva trasformazione neoplastica. Linfezione da EBV
associata al linfoma di Burkitt, ai linfomi immunoblastici frequenti in pazienti
immunocompromessi. In tutti i casi necessaria la presenza concomitante di co-fattori esogeni
(infezioni in grado di indurre immunosoppressione) o endogeni (immunodeficienze congenite) che
deprimano limmunit cellulo-mediata.
Nel 90% dei casi di linfoma associati a EBV esiste una traslocazione reciproca 8;14. Sul
cromosoma 8 si trova loncogene c-myc mentre sul cromosoma 14 presente il complesso di geni
codificanti le catene pesanti delle Ig . Nella traslocazione i geni x la porzione variabile delle catene
pesanti delle Ig si trasferiscono sul cromosoma 8.; mentre loncogene c-myc trasloca sul
cromosoma 14, venendo cos a porsi sotto il controllo del promotore dei geni x la porzione costante
delle catene pesanti delle Ig. Ci provoca una alterata regolazione e un aumento della trascrizione e
dellespressione di c-myc.

Virus di Epstein-Barr (EBV)

Herpesvirus umano 8 (HHV-8) messo in relazione con il sarcoma di Kaposi, con una rara
forma di linfoma diffuso a cellule B e con la malattia di Castleman. La relazione basata sulla
costante presenza di sequenze di HHV-8 nelle cellule caratterizzate da queste patologie.
POLYOMAVIRUS E PAPILLOMAVIRUS

POLYOMAVIRUS + studiati sono rappresentati dal virus 40 della scimmia (SV40) e dal
polyomavirus del topo. Il genoma virale si integra in quello cellulare ed esprime solo alcune
proteine precoci. Almeno 2 polyomavirus , i virus BK e JC sono presenti nella specie umana
come agenti ubiquitari di diffuse infezioni , che nei soggetti immunocompetenti sono
asintomatiche.
PAPILLOMAVIRUS (HPV) sono + di 70 tipi genomici diversi, tutti assolutamente specifici e
con un tropismo x le cellule degli epiteli squamosi pluristratificati della cute e delle mucose.
Linfezione naturale da HPV si accompagna alla comparsa di lesioni proliferative circoscritte con
diversi aspetti clinici (verruche, papillomi, condilomi). Il genoma dei vari papillomavirus contiene
da 6 a 8 ORF che codificano proteine nn-strutturali definite precodi E, e sono quasi tutte espresse
nella fase iniziale del ciclo replicativo. Le proteine E1 e E2 sono essenziali x linizio della
replicazione del DNA virale. Le oncoproteine codificate dagli ORF E5,E6,E7 sono le protagoniste
degli eventi che portano alla stimolazione della proliferazione e allaumento delle probabilit di
trasformazione neoplastica delle cellule infette.
I papillomavirus sono associati alla comparsa di carcinomi nella specie umana, e linnesco iniziale
di gran parte dei carcinomi della sfera genitale femminile si trasmette x via sessuale. Solo alcuni
genotipi hanno potenziale oncogeno; solo 4 tipi (HPV-16, HPV-18, HPV-31) sono riscontrati con
elevata frequenza nel carcinoma della cervice. Lintervallo di tempo fra linfezione iniziale e la
comparsa del carcinoma pu essere lungo, nel caso del tratto genitale della donna anche decenni. La
progressione maligna di una lesione da HPV richide la presenza di co-fattori, infatti linfezione da
HPV agirebbe aumentando la vita media e il numero delle cellule capaci di proliferare ampliando
sia la popolazione cellulare attivamente proliferante, sia la probabilit che essa subisca un secondo
evento (mutazione cellulare) in grado di indurne la trasformazione maligna in carcinoma invasivo.
HEPADNAVIRUS (VIRUS DELLEPATITE B)

Esiste una forte correlazione fra la presenza di infezione cronica da virus dellepatite B (HBV) e il
carcinoma epatocellulare primitivo. Contribuiscono allinsorgenza del tumore anche co-fattori
diversi: alterazioni immunologiche, alcolismo, cirrosi epatica.
2 sono i meccanismi:
1. ruolo diretto di HBV nella patogenesi del tumore. Il DNA virale, durante linfezione
cronica si integra nel DNA cellulare. Questo genoma virale integrato presenta una serie di
mutazioni, delezioni, fenomeni di ricombinazione con regioni del DNA cellulare adiacenti,
inducendo una serie di instabilit nel genoma cellulare. Inoltre la proteina codificata dal
gene X di HBV, agirebbe attivando la trascrizione di numerosi oncogeni cellulari fra cui cmyc, c-fos, c-jun favorendo lattivazione della proliferazione cellulare.
2. ruolo indiretto di HBV nella patogenesi dellepatocarcinoma. Si tratterebbe di una
deviazione in senso neoplastico del processo di rigenerazione epatocitica che si sviluppa
come meccanismo compensatorio della distruzione cellulare conseguente allinfezione
virale e soprattutto alla rispota immune citotossica specifica contro gli epatociti infettati da
HBV. Le citochine e i fattori di crescita sono gli effettori in grado di stimolare ulteriore
proliferazione degli epatociti.
FLAVIVIRUS (VIRUS DELLEPATITE C)

Il virus dellepatite C (HCV) un ribovirus appartenente al genere Flavivirus, viene considerato un


virus oncogeno, in quanto linfezione cronica da HCV associata sotto il profilo epidemiologico
allinsorgenza di epatocarcinoma primario. Si ritiene che il virus abbia un ruolo indiretto e che
lindorgenza del tumore sia una conseguenza dei fatto rigenerativo-riparativi cronici imposti dalla

distruzione del parenchima epatico, a cui si aggiunge la iperstimolazione da citochine prodotte dai
linfociti e macrofagi epatici. Ci determinerebbe la possibilit di insorgenza di anomalie
cromosomiche che possono portare al tumore.
RETROVIRUS ONCOGENI

I Retrovirus sono ribovirus con genoma diploide che si replicano attraverso un intermedio a DNA
(provirus) che si integra nel DNA della cellula infetta. Gli Oncovirus sono in grado di produrre
diversi tipi di tumori (sarcomi, leucemie) in varie specie animali, almeno un caso, rappresentato dal
virus della leucemia umana a cellule T (HTLV) sono correlati alla comparsa di una patologia
tumorale umana. A seconda del meccanismo dazione gli oncovirus sono divisi in 3 gruppi:
1) oncovirus che possiedono nel proprio genoma almeno una copia di un oncogene (v-onc)
omologo di un oncogene cellulare (protooncogene o c-onc) che nella cellula infetta, viene a
trovarsi sotto il controllo trascrizionale esclusivo del promotore virale
2) oncogeni che nn possiedono nel genoma un gene v-onc ma che integrandosi nel genoma
cellulare in prossimit di un protooncogene cellulare (c-onc) ne promuovono la trascrizione
mediante un fenomeno di cis-attivazione.
3) Rappresentato da HTLV non possiede v-onc nel genoma e non provoca cis-attivazione di
oncogeni cellulari. Il meccanismo dellazione oncogena sembra dipendente dalla produzione
di un fattore trans-attivante della trascrizione che oltre a stimolare la trascrizione del provirus,
in grado di trans-attivare la trascrizione di oncogeni cellulari.

DIFESE ANTIVIRALI COSTITUTIVE


Difese antivirali che nn dipendono dalla risposta immune. Oltre ai meccanismi di difesa antivirale
legati alla risposta immune, alcuni sono sempre presenti in condizioni fisiologiche (preesistenti alle
infezioni virali). Le barriere anatomiche opposte dallorganismo alla penetrazione dei virus:
livello della cute, infatti i virus vanno incontro a una drastica riduzione, sia x effetto della
condizione di essiccamento che x azione degli acidi grassi cutanei e di altre sostanze
inibenti prodotte dai microbi commensali. Lo strato corneo pu essere superato solo a
mezzo di abrasione, punture o morsi di animali.
livello delle mucose, nel tratto alimentare i virus incontrano il muco superficiale, acido
nello stomaco ed alcalino nellintestino, inoltre lazione dei fagociti e di sostanze inibitrici
come enzimi proteolitici, bile. Nellapparato respiratorio importante lazione del
mantello muco-ciliare in cui lazione espulsiva delle ciglia si accompagna lattivit di
sostanze inibitrici (lisozima)e quella dei fagociti.
- Qualora i virus siano riusciti a penetrare nellorganismo, potranno incontrare a livello del siero
e dei tessuti, vari tipi di inibitori non-anticorpali capaci di legarsi ad essi (in virt di analogia
strutturale con i recettori cellulari). Questi inibitori possono essere di varia natura (glicoproteici,
lipoproteici) e sono capaci di ostacolare lattacco dei virus alle cellule sensibili. Rivestono un ruolo
importante la fagocitosi e la febbre (la replicazione virale ha luogo in maniera ottimale entro un
ristretto ambito di temperatura, viene meglio tollerato un abbassamento che un aumento di questa.

SISTEMA INTERFERON
Lo strumento + importante x il controllo intracellulare della replicazione virale rappresentato
dallattivazione del sistema dellinterferon. Questo fa parte dei meccanismi difensivi naturali
dellospite contro lingresso e la permanenza nellorganismo di agenti estranei (virus, batteri, cellule
eterologhe).
Linterferon costituito da una famiglia di molecole che possono essere divise in 3 specie:
interferon alfa -> prodotto da linfociti B, cellule dendritiche circolanti e monociti, stimolati
da cellule estranee infette da virus, tumorali o batteriche;
interferon beta -> prodotto da cellule fibro-epiteliali stimolate da acidi nucleici estranei
interferon gamma -> prodotto dai linfociti T stimolati da antigeni, mitogeni, agenti
ossidanti
1) sono proteine cellulari che vengono indotte da vari stimoli, ex linfezione virale;
2) nn possiedono attivit antivirale diretta, ma sono capaci di indurre nelle cellule con cui
vengono a contatto uno stato di resistenza antivirale legato alla produzione di altre proteine
effettrici;
3) la loro azione nn specifica x il virus inducente, ma sono capaci di inibire la replicazione di
qualunque altro virus;
4) mentre sono dotati di specificit di specie essendo capaci di agire solo su cellule della stessa
specie animale.
5) La loro persistenza nellorganismo limitata (da poche ore a pochi giorni)
MECCANISMO DAZIONE

Nelle cellule lo stato antivirale si stabilisce in seguito allinterazione dellinterferon con specifici
recettori situati sulla membrana citoplasmatica.
Gli IFN- e gli IFN-: si legano allo stesso recettore; x la loro attivazione sufficiente un solo
minuto di contatto con il recettore x attivare il processo di induzione
che si completa con la produzione di mRNA x le proteine effettrici.
: ha un recettore differente. Lattivazione molto + lenta e richiede ore.
LIFN-
Una volta attivato lo stato di resistenza si mantiene x oltre 24 ore anche
dopo lallontanamento dellIFN dal sistema.
La maggior parte dei virus penetrano nellorganismo per via mucosa:
- il 1 tipo di interferon prodotto IFN-, indotto dagli acidi nucleici virali nelle cellule
epiteliali e fibroblastiche. Questo tipo di interferon diffonde scarsamente dalla sede di
produzione e pu raggiungere nel tessuto alte concentrazioni;
- diffondendo dalla sede di primo impianto, il virus pu raggiungere il circolo attraverso i
linfatici ove viene a contatto con le cellule linfoidi, nelle quali induce la produzione di IFN-
che a differenza dell IFN- molto diffusibile e raggiunge facilmente organi distanti,
conferendo loro uno stato di resistenza verso lespandersi dellinfezione.
- Con il procedere dellinfezione, cominciano a svilupparsi i meccanismi immunitari specifici e
gli antigeni virali possono reagire con i linfociti T sensibilizzati inducendovi la produzione di
IFN- e di altre linfochine.
azione sui linfociti B -> si osserva depressione quando lIFN presente prima della
differenziazione dei linfociti B a plasmacellule; mentre il potenziamento si verifica quando lIFN
agisce su plasmacellule secernenti anticorpi.
Azione sui linfociti T -> dipendono anchesse dalla dose di IFN e dal tempo in cui esso agisce.
La sensibilizzazione a determinanti antigeni viene inibita dell IFN alfa/beta quando questo venga
somministrato prima dellantigene, mentre viene potenziata quando l IFN e antigene vengono
inoculati contemporaneamente.

Azione sulla espressione di molecole di superficie-> si ha potenziamento della espressione degli


antigeni di istocompatibilit di classe I (esercitato da tutti i tipi di IFN) e di classe II
(prevalentemente da parte dell IFN-gamma). Un aumento di espressione del recettore Fc su
linfociti e macrofagi in grado di incrementare lattivit citotossica nelle reazioni di citotossicit
mediata da anticorpi (ADCC).
Azione sui macrofagi-> tutte e 3 le attivit dei macrofagi: fagocitosi, citocidia, produzione di
monochine vengono potenziate in presenza di IFN
Azione sulle cellule NK-> anche la loro attivit fortemente potenziata dall IFN
Azione sulla proliferazione cellulare-> sono capaci di ridurre la proliferazione cellulare anche in
assenza di apprezzabili effetti tossici. Una proteina indotta da IFN capace di arrestare la crescita
di colture di cellule tumorali inserendosi sulla loro membrana e impedendo linterazione con
fattori di crescita.
Azione sulla differenziazione cellulare-> in presenza di IFN si verifica una diminuzione della
sintesi di alcune proteine ed un aumento della sintesi di altre.
Applicazioni terapeutiche: lIFN-alfa considerato un farmaco di scelta nelle epatiti croniche
B,C e D ed risultato attivo nelle infezioni genitali da Papillomavirus.

FARMACI ANTIVIRALI
La notevole dipendenza dei processi replicativi dei virus dal metabolismo cellulare e la notevole
analogia delle vie metaboliche, rende difficile lelaborazione di farmaci in grado di inibire
selettivamente la moltiplicazione virale senza danneggiare il metabolismo cellulare.
FARMACI CHE AGISCONO SULLE FASI PRECOCI DELLINTERAZIONE VIRUS-CELL

Linterazione dei virus con gli specifici recettori cellulari e la fusione del peplos virale con la
membrana citoplasmatica, rappresentano le fasi precoci della interazione virus-cellula che possono
costituire un bersaglio x una terapia antivirale.
Farmaci che interferiscono con la fusione del peplos del virus influenzale con la membrana (della
vescicola endocitica) della cellula sensibile sono rappresentati dalla amantadina e rimantadina.
FARMACI CHE AGISCONO SULLA TRADUZIONE DEGLI mRNA VIRALI

Unaltra classe di composti chimici dotata di attivit antivirale con un meccanismo dazione che
coinvolge linibizione della traduzione dei mRNA virali rappresentata dai tiosemicarbazoni. Si
constatata una loro efficacia nei confronti dei virus erpetici.
FARMACI CHE AGISCONO SULLA TRASCRIZIONE E REPLICAZIONE (DNA e RNA virali)

Una serie di analoghi strutturali di nucleosidi sono stati impiegati con diversa efficacia nella terapia
di varie infezioni virali. Gli analoghi strutturali, interagiscono con le DNA-polimerasi o le RNApolimerasi virus-specifiche, bloccandone il sito attivo o nn consentendo un ulteriore allungamento
della catena polinucleotidica.
Il primo ad essere stato impiegato come chemioterapico antivirale la 5-iodio-2-deossiuridina
(IUDR) analogo strutturale della timidina. Esso entrato nella pratica terapeutica x la cura topica
delle lesioni superficiali (corneali) da virus dellHerpes simplex. Essendo infatti la cornea priva di
vasi il farmaco pu essere instillato localmente in concentrazioni elevate senza il rischio di danni
sistemici.
La trifluoro-timidina (TFT) ha visto il suo impiego limitato alluso topico x le infezioni oculari da
herpes simplex.
La adenina-arabinoside (Ara-A) analogo delladenosina, inibisce la DNA polimerasi virale. Il suo
uso indicato nel trattamento di alcune infezioni sostenute da virus a DNA ed in particolare nel
trattamento dellencefalite erpetica, nella terapia di gravi manifestazioni cliniche da virus
dellherpes zoster nel paziente immunocompromesso.
Un altro farmaco anti-virus erpetico la deossiguanosina aciclica (aciclovir) che viene fosforilata
nelle cellule infette da alcuni virus erpetici (virus dellherpes simplex) con molta > intensit che
nelle cellule normali. Lanalogo strutturale fosforilato (trifosfato) viene incorporato di preferenza
nel DNA virale x una > affinit x la DNA-polimerasi virale, bloccando la sintesi di DNA virale.
Laciclovir un mezzo terapeutico di notevole efficacia nel trattamento e nella profilassi delle
infezioni da virus erpetici nelluomo.
INIBITORI DELLA TRASCRITTASI INVERSA

Anche la DNA-polimerasi RNA dipendente (trascrittasi inversa) dei retrovirus (e del virus epatico
B) inibita da una serie di analoghi strutturali dei nucleosidi. Tra questi la azidotimidina o AZT.
Ladefovir un nucleotide aciclico, analogo AMP. Ladefovir inibisce la DNA polimerasi
(trascrittasi inversa) del virus epatico B, competendo con il substrato fisiologico (deossiadenosina
trifosfato) e provocando la terminazione della catena nucleotidica una volta incorporato nel DNA
virale.
La trascrittasi inversa dei retrovirus sensibile allazione inibitrice del foscarnet.
ACIDO FOSFONOFORMICO E FOSFONOACETICO

PFA e PAA attivit antivirale anche nei confronti dei virus erpetici x mezzo di una inibizione della
DNA-polimerasi del virus.

GUANIDINA e DERIVATI DEL BENZIMIDAZOLO

Inibiscono la replicazione dei picornavirus interagendo con lRNA virale e impedendo la sintesi o
lattivit della RNA-polimerasi virus specifica.
FARMACI CHE AGISCONO SULLE PROTEASI VIRUS-SPECIFICHE

Le proteasi virus specifiche vengono sintetizzate come poliproteine che sono poi tagliate nelle varie
proteine funzionali da proteasi virus-specifiche.
Questi enzimi rappresentano un bersaglio ideale x una chemioterapia mirata.
FARMACI CHE AGISCONO SULLASSEMBLAGGIO DELLA PROGENIE VIRALE

Possibile attivit antivirale della rifampicina, in grado di impedire la formazione di virioni maturi
nelle cellule infette da Poxvirus, inibendo le fasi tardive del ciclo replicativo.

PRINCIPI GENERALI DI DIAGNOSTICA VIROLOGICA


Il cardine della diagnosi eziologica delle malattie da virus rappresentato dalla dimostrazione della
presenza del virus o di sue tracce (antigeni, genoma) nellorganismo. Solo quando ci nn
possibile necessario la dimostrazione di una risposta immunitaria specifica mediante la ricerca
nel siero del paziente della comparsa (sieroconversione) o dellaumento di titolo degli anticorpi
specifici x il virus.
DIMOSTRAZIONE DELLA PRESENZA DI VIRUS NELLORGANISMO
1. PRELIEVO DEL MATERIALE PATOLOGICO
Il successo delle indagini dipende dallinvio in laboratorio del materiale giusto prelevato al
momento giusto.
- La scelta del materiale giusto dipende dal sospetto clinico, sulla base della localizzazione
principale dellinfezione. Il materiale da esaminare sar rappresentato da:
- un campione di muco naso-faringeo nelle localizzazioni delle vie respiratorie;
- dal liquor nelle forme meningee;
- dal liquido vescicolare negli esantemi vescicolari;
- dal materiale fecale nelle varie forme cliniche in cui possibile sospettare enterovirus.
Nelle infezioni generalizzate il virus va ricercato contemporaneamente nel muco naso-faringeo, nel
materiale fecale e nel plasma o nei leucociti circolanti.
- Il momento in cui fare il prelievo, deve coincidere con il titolo + elevato di virus nel materiale, e
ci si ha al momento della prima comparsa dei sintomi.
- Unaltra precauzione da seguire data dallimmediato trasferimento dei materiali, immersi in
adatte soluzioni tampone a temperature basse.
2. ISOLAMENTO DEL VIRUS IN COLTURE DI CELL E IDENTIFICAZIONE DEL VIRUS
-Giunto in laboratorio il materiale viene sospeso in soluzione tamponata, centrifugato x eliminare
detriti cellulari e x ridurre la contaminazione microbica ed infine addizionato di antibiotici
antibatterici ed antimicotici x eliminare la contaminazione batterica e micetica residua.
- Il materiale pronto ad essere inoculato nelle colture di cellule adatte allo sviluppo del virus.
- Una volta che nelle colture cellulari compaia un effetto citopatico il liquido delle colture viene
raccolto e si procede alla identificazione del virus -> si basa sullo studio dei suoi caratteri
antigenici, x cui necessario cimentare il virus (mediante tecniche sierologiche, le + usate sono
reaazioni di neutralizzazione) con i sieri immuni nei confronti delle varie specie virali.
La scelta dei sieri con cui saggiare il virus guidata da i caratteri del virus (tipo di effetto citopatico,
presenza di inclusioni cellulari caratteristiche, tipo di cellule sensibili, presenza di propriet
emoagglutinanti), dalla situazione epidemiologica, dalla sintomatologia clinica.
3. METODI RAPIDI X LA DIMOSTRAZIONE DI VIRUS NELLORGANISMO
Oggi possibile ottenere la dimostrazione della presenza di un virus in un adeguato materiale
patologico in tempi molto brevi e con tecniche alla portata di molti laboratori:
a) ricerca diretta di antigeni virali -> nelle cellule del materiale in esame, mediante
reazioni di immunofluorescenza o altre tecniche immunocitochimiche;
b) ricerca diretta di antigeni virali nel materiale patologico mediante tecniche
radioimmunologiche o immunoenzimatiche
c) ricerca diretta nel materiale patologico, della presenza di sequenze significative del
genoma virale o di mRNA, mediante prove di ibridazione con sonde molecolari
(sequenze nucleotidiche complementari a tratti specifici del genoma del virus)
marcate con traccianti radioattivi. Si fa precedere limpiego delle sonde da
unadeguata amplificazione delle sequenze nucleotidiche ricercate, mediante
reazione di polimerizzazione a catena.
Lutilizzo delle tecniche rapide presuppone un preciso sospetto diagnostico sul virus.

- In alcune situazioni possibile accorciare moltissimo il tempo necessario x la dimostrazione di un


virus in colture, ricercando nelle cellule della coltura la comparsa di antigeni virali precoci
(senza attendere una replicazione virale sufficiente a dare un effetto citopatico, mediante reazioni di
immunofluorescenza.
- In altre circostanze la ricerca diretta al microscopio elettronico possono essere uno strumento di
indagine diagnostica nei confronti di virus che nn si moltiplicano in colture cellulari (parvovirus,
rotavirus).
4. QUANTIFICAZIONE DEGLI ACIDI NUCLEICI VIRALI A SCOPO DIAGNOSTICO E
TERAPEUTICO

La possibilit di utilizzare reazioni di amplificazione degli acidi nucleici (P.C.R) con metodi
quantitativi, consente la possibilit di dosare la quantit di acido nucleico virale presente x unit di
volume in campioni di cellule o liquidi organici.
La quantificazione degli acidi nucleici virali (genomici) utilmente impiegata x la diagnosi di
infezione in atto, tutte le volte in cui si desideri accertare la possibile riattivazione di uninfezione
latente. Infatti se con una P.C.R. quantitativa il numero di molecole di genoma virale riscontrate x
unit (n. di cellule) di materiale patologico esaminato, significativamente superiore al valore di
base presente nei soggetti infetti latentemente, ci permette di dedurre la presenza di uninfezione
attiva in atto (da riattivazione).
- Unaltra applicazione della quantificazione degli acidi nucleici virali (genomici) rappresentata
dal monitoraggio dellandamento di uninfezione persistente in seguito ad un trattamento
terapeutico. Nei pazienti affetti da AIDS, la quantificazione delle molecole di genoma virale (RNA
virionico) presente in circolo, mediante P.C.R. quantitativa, xmette la determinazione del
carico virale, ed uno dei parametri x monitorare lefficacia del regime terapeutico.
DIMOSTRAZIONE DI UN MOVIMENTO IMMUNITARIO SPECIFICO
La ricerca di anticorpi specifici x un determinato virus, ai fini della diagnosi di infezione in atto,
deve essere eseguita con accorgimenti particolari, intesi a rilevare non solo la presenza di una
risposta immune umorale specifica, ma la presenza di una risposta immune umorale indicativa di
uno stimolo antigenico ancora presente nellorganismo. A tale scopo la ricerca di anticorpi deve
essere condotta utilizzando una combinazione di una serie di particolari accorgimenti:
a) dimostrazione di un aumento significativo (di almeno 3 diluizioni al raddoppio del siero in
esame) del titolo anticorpale, in 2 campioni di siero prelevati a 8-10 giorni di distanza luno
dallaltro.
b) Ricerca di anticorpi specifici di classe IgM, che si producono precocemente nel corso di
una stimolazione antigenica perdurando in circolo x periodi molto brevi (4-6 settimane)
dallinizio dellinfezione.
c) Ricerca di anticorpi specifici di classe IgG a bassa avidit presenti solo nelle prime
settimane (3-4) dopo linfezione.
d) Ricerca di anticorpi nei confronti di antigeni virali precoci che inducano una risposta
immune umorale limitata alle fasi iniziali dellinfezione.

HERPESVIRUS
Gli Herpesvirus sono caratterizzati dal fatto di provocare infezioni che dopo lesaurimento della
fase clinica conseguente allinfezione primaria, si mantengono (in genere x il resto della vita) allo
stato latente in alcune cellule e sono in grado di riattivarsi in seguito a stimoli diversi, generalmente
in concomitanza con una diminuzione della risposta immune cellulo-mediata.
Gli 8 Herspesvirus che interessano la patologia umana sono:
SOTTOFAMIGLIA

GENERE

SPECIE

alphaherpesvirinae

Simplexvirus

Herpes simplex tipo 1

Herpes simplex tipo 2


Varicellavirus
Virus varicella zoster
HHV-3
Cytomegalovirus
Cytomegalovirus
umano HHV-5
betaherpesvirinae
Roseolovirus
Human herpesvirus 6
Human herpesvirus 7
Gammahervesvirinae Lymphocryptovirus Virus di Epstein-Barr
HHV-4
Rhadinovirus
Human herpesvirus 8
HHV-8

CELL SEDE INF LATENTE

Neuroni gangliari dei


nervi sensitivi
monociti

Linfociti T
Linfociti B

VIRUS DELLHERPES SIMPLEX


Si distinguono 2 virus dellHerpes simplex:
H. simplex di tipo 1 HHV-1 il principale responsabile delle manifestazioni erpetiche cutanee
o mucose, localizzate nella cute nella zona periorale (erpes labiale) nella mucosa buccale (gengivostomatite erpetica)
H. simplex di tipo 2 HHV-2 il responsabile dellerpes genitale, localizzato sulla cute e sulle
mucose genitali maschili e femminili ed a trasmissione x contagio sessuale.
EZIOLOGIA

Il sito dellinfezione nn un elemento predittivo. Le lesioni cutanee o mucose sono caratterizzate da


elementi vescicolosi riuniti a grappolo a formare una chiazzetta unica. Le vescicole si
accompagnano ad adenopatia satellite e vanno incontro a rottura, lasciando erosioni dolorose che si
ricoprono di croste e guariscono spontaneamente.

si contrae nella prima infanzia x contagio interumano diretto da


soggetti portatori di lesioni evidenti o da soggetti con infezioni asintomatiche ed eliminatori
di virus con la saliva o attraverso oggetti contaminati (posate, bicchieri);
Si manifesta con una gengivo-stomatite vescicolo-ulcerosa che passa a guarigione
spontaneamente. Occasionalmente linfezione erpetica interessa la cornea e la congiuntiva
(x autoinoculazione) e la cheratocongiuntivite porta a gravi compromissioni della capacit
visiva. Pi rara linfezione erpetica a carico dellencefalo caratterizzata da unencefalite
con lesioni necrotico-emorragiche che pu portare a morte.
LINFEZIONE DI TIPO 2 a trasmissione sessuale quindi tipica dellet adulta. Il virus
penetra attraverso lesioni di continuo delle superfici mucose e cutanee, ed nella sede di
penetrazione iniziale che hanno luogo la moltiplicazione virale e le manifestazioni cliniche
dellinfezione primaria. Il virus di tipo 2 contratto dal neonato durante il passaggio
attraverso il canale del parto infetto, pu causare nel neonato gravi di infezione erpetica
generalizzata, infezioni oculari, encefaliti e meningiti.
LINFEZIONE DI TIPO 1

MECCANISMO DAZIONE PATOGENA

Dalla sede di infezione primaria i virus migrano lungo le terminazioni nervose sensitive e
raggiungono i gangli nervosi sensitivi corrispondenti. Allinterno dei neuroni infetti in forma latente
il genoma virale acquisisce una configurazione circolare e rimane nella cellula in forma episomiale.
Durante la latenza il genoma virale inespresso tranne x quanto riguarda un mRNA virale (LAT)
dimostrabile nel nucleo.
In seguito ad una serie di differenti stimoli, locali (lesioni in corrispondenza della zona cutanea o
mucosa innervata dai neuroni sensitivi) o generali (stress emotivi, fisici, ormonali, ipertermia) il
virus pu essere riattivato e dar luogo ad un ciclo completo di replicazione con la produzione di una
progenie virale infettante. Il virus migra lungo le terminazioni nervose sino a raggiungere le zone
cutanee o mucose sede della infezione primaria. A seconda dello stato di integrit funzionale del
sistema immunitario, linfezione pu essere rapidamente dominata oppure presentarsi in forma
sintomatica. La frequenza della riattivazione correlata alla gravit dellinfezione primaria e al
numero dei neuroni infetti latentemente.
Le infezioni ricorrenti rappresentano ulteriori fonti di virus, possono migrare centripetamente a
colonizzare unulteriore quota di neuroni di gangli nervosi sensitivi.
Gli anticorpi circolanti nn hanno alcuna influenza sulla evoluzione e la frequenza delle
manifestazioni cliniche.
Il virus dellHerpes simplex ha uno spettro dospite molto ampio, pu infettare tutti gli animali da
laboratorio inoculati, e cresce in embrioni di pollo. Nelle colture di cellule produce lesioni
degenerative evidenti e le cellule infette presentano inclusioni nucleari.
METODI DIAGNOSTICI

La diagnosi possibile con lisolamento del virus in colture di cellule a partire dal liquido delle
vescicole cutanee, dalla saliva, dal liquido cefalorachidiano, dal materiale ottenuto x raschiamento
delle ulcere corneali.
Lidentificazione si esegue mediante reazioni di immunofluorescenza direttamente sul materiale
patologico o sulle colture infettate, impiegando anticorpi monoclonali specifici x i HHV-1 e HHV2.
Le ricerche sierologiche nn hanno molto significato diagnostico data la presenza di grandi quantit
di anticorpi anche nei soggetti con infezione asintomatica.
METODI DI IMMUNIZZAZIONE

Sono in corso di sperimentazione vaccini contenenti glicoproteine del peplos che intervengono nelle
prime fasi dellinterazione con la superficie della cellula bersaglio purificate da colture cellulari
infette. Data la grande diffusione e precocit del contagio potrebbe avere un reale valore profilattico
se somministrato poco dopo la nascita
CHEMIOTERAPICI

Una riduzione della durata delle manifestazioni cliniche grazie alla guanosina aciclica (aciclovir) un
analogo nucleosidico.

VIRUS DELLA VARICELLA E DELLHERPES ZOSTER


La varicella e lherpes zoster sono 2 malattie causate dallo stesso virus (VZV).
EZIOLOGIA

La varicella unaffezione esantematica tipica dellinfanzia che si contrae x via inalatoria, dopo
una incubazione di 14 giorni compaiono papule cutanee, che evolvono in vescicole e quindi in
pustole e guariscono talora con piccole cicatrici residue. La malattia guarisce spontaneamente e le
complicanze sono rare nei soggetti in grado di presentare una normale risposta immunitaria
(cellulo- mediata).
LHerpes zoster unaffezione esclusiva dellet adulta e si verifica solo nei soggetti che hanno
sofferto di varicella nellet infantile.

Clinicamente si manifesta con la comparsa improvvisa di vescicole cutanee nella zona di cute
innervata da un determinato nervo sensitivo accompagnata da violenti dolori. Anche nellherpes
zoster la guarigione spontanea e le complicanze sono rare tranne che nei soggetti immunodepressi.
MECCANISMO DAZIONE PATOGENA

La patologia dello zoster legata alla persistenza asintomatica del virus, dopo guarigione della
varicella, nei gangli dorsali di alcuni nervi sensitivi, lungo le cui terminazioni esso diffonde alla
cute.
Una riattivazione dellinfezione con produzione di una progenie virale infettante, un evento
frequente fintanto che mantenuto a livello asintomatico dalla reazione immune (umorale e cellulomediata) dellorganismo ospite. Solo quando la capacit di risposta immune dellorganismo scende
al di sotto di un particolare livello critico, la replicazione del virus nn + contenuta nel ganglio
nervoso sensitivo e il virus pu diffondere centrifugamene lungo le terminazioni nervose sensitive.
METODI DIDENTIFICAZIONE

Il virus della varicella-zoster nn trasmissibile ad animali da esperimento. Cresce in colture di


fibroblasti umani provocando un effetto citopatico. Il virus non si libera dalle cellule infette nel
liquido colturale, ma diffonde direttamente alle cellule contigue.
La diagnosi clinica. Nei casi dubbi si ricorre allisolamento del virus e alla ricerca di antigeni
virus-specidfici nelle cellule presenti nellessudato delle vescicole.
TERAPIA

Nello zoster il trattamento con derivati dellaciclovir pu ridurre il periodo sintomatico.


METODI DI IMMUNIZZAZIONE

disponibile un vaccino allestito con uno stipite della varicella zoster attenuato (stipite OKA) in
grado di conferire una buona protezione. consigliata nei soggetti nella prima infanzia portatori di
malattie neoplastiche o da sottoporre a trattamenti immunodepressivi.
CITOMEGALOVIRUS (CMV)
Denominato cos x la caratteristica morfologia delle cellule infettate in vivo, si presentano
ingrossate con una voluminosa inclusione intranucleare e una o + inclusioni intracitoplasmatiche
formate da ammassi di virioni neoformati e lisosomi.
I citomegalovirus sono specie-specifici.
MECCANISMO DAZIONE PATOGENA

Il citomegalovirus umano, si conosce un unico tipo antigenico fondamentale, cresce solo in


colture cellulari di origine umana con preferenza x le colture di fibroblasti. Il virus aderisce
inizialmente alla superficie cellulare attraverso i proteoglicani ed interagisce con il recettore
specifico x il fattore di crescita dellepidermide (EGFR), favorendo la penetrazione
intracellulare del virus mediante endocitosi mediata da recettore.
Linfezione da citomegalovirus nella specie umana quasi sempre asintomatica ed molto diffusa.
Linfezione primaria si acquisisce nella prima infanzia e decorre in modo clinicamente
silente.
Linfezione primaria durante la gravidanza pu causare la trasmissione dellinfezione al
feto x via trasnplacentare con la produzione della malattica citomegalica con inclusioni
che pu evidenziarsi nel neonato con epatoplenomegalia, ittero, porporatrombocitopenica,
sordit difetti oculari..
Citomegalovirus trasfuso con il sangue:di donatori con infezione attiva clinicamente
silente la causa della monocitosi post-trasfusionale senza produzione di anticorpi
esterofili.
Il citomegalovirus persiste nellindividuo, dopo linfezione primaria, in forma latente e la sede
principale costituita dalle cellule ematiche mononucleate. La riattivazione dellinfezione latente, si
pu osservare in qualsiasi et, soprattutto in seguito a malattie debilitanti con stati di
immunodepressione (AIDS) o in seguito a trapianti dorgano. In questi casi linfezione pu

decorrere asintomatica ma pu manifestarsi con forme sintomatiche a localizzazione polmonare,


epatica, cerebrale, oculare.
La riattivazione dellinfezione si verifica, mantenendosi clinicamente silente, in una notevole
percentuale di donne in gravidanza, ma ci nn incide nellinsorgenza della malattia citomegalica nel
feto contrariamente allinfezione primaria.
DIAGNOSI DI INFEZIONE

La ricerca del virus pu essere eseguita nella saliva, nelle urine (infatti nelle infezioni congenite
una notevole quantit di virus eliminata con le urine), nei leucociti circolanti mediante
inoculazione del materiale in coltura di fibroblasti umani.
Lidentificazione del virus si esegue mediante reazione di immunofluorescenza sulle colture infette
utilizzando anticorpi monoclonali nei confronti degli antigeni precoci indotti dal virus. La ricerca
diretta di antigeni o acidi nucleici del virus nei campioni clinici mediante metodi immunoenzimatici
o mediante reazione di ibridazione con idonee sonde molecolari e di amplificazione del genoma o di
mRNA virale (P.C.R.).
La ricerca di anticorpi eseguita mediante reazioni immunoenzimatiche utilizzando come antigene
virioni purificati. Gli anticorpi che si evidenziano sono diretti contro gli antigeni strutturali.
La ricerca delle IgM specifiche pu essere un valido aiuto x la diagnosi di infezione attiva da
citomegalovirus.
TERAPIA

Ganciclovir e foscarnet impiegati nei pazienti immunocompromessi (AIDS).


METODI DI IMMUNIZZAZIONE

Non esistono vaccini


VIRUS DI EPSTEIN-BARR
Agente eziologico della mononucleosi infettiva, una malattia linfoproliferativa autolimitante,
caratterizzata da febbre, faringite, linfadenite, splenomegalia, alterazioni delle funzioni epatiche e
comparsa in circolo di grossi linfociti T. In alcuni casi la malattia, che di norma evolve
spontaneamente in guarigione, si accompagna a complicanze, che vanno dalla comparsa di esantemi
morbilliformi localizzati al tronco, allittero a complicanze neurologiche.
EZIOLOGIA

Il virus eliminato con la saliva e la sede anatomica della prima infezione rappresentata
dallepitelio oro-faringeo, dove il virus si replica e pu dar luogo ad uninfezione litica persistente
che pu durare anche alcuni anni, durante i quali il soggetto infetto, anche se clinicamente
asintomatico, funziona da sorgente di infezione x gli individui con cui viene in contatto.
MECCANISMO DAZIONE PATOGENA

Dopo linfezione oro-faringea, linfezione si trasmette anche ai linfociti B dei quali il virus pu
arrivare ad infettare fino al 10% dellitera popolazione. Linfezione si trasmette ai linfociti B
durante il loro passaggio attraverso gli epiteli mucosi delloro-faringe. I linfociti x non sono
permissivi x il EBV che vi instaura uninfezione latente o abortiva.
Oltre al comprello degli antigeni nucleari EBNA i linfociti B trasformati dal virus presentano una
serie di antigeni di membrana virus-specifici nei cui confronti viene evocata unintensa risposta
immunitaria cellulo-mediata che si traduce in una notevole proliferazione dei linfociti T, si assiste
quindi a una loro aumentata presenza in circolo.
Linfezione da EBV molto frequente e si contrae nellet infantile dove di norma asintomatica.
La prima infezione nellet giovanile o adulta si traduce con una discreta frequenza nella
mononucleosi conclamata.
Durante la mononucleosi infettiva si producono anticorpi esterofili di tipo IgM in grado di
agglutinare i globuli rossi di pecora. La ricerca di anticorpi esterofili previo assorbimento del siero
con rene di cavia ed emazie bovine (reazione di Paul-Bunnel-Davidsohn) un ottimo strumento x la
diagnosi di mononucleosi infettiva.

Nei casi clinicamente incerti, si possono ricercare anticorpi nei confronti di diversi antigeni non
struttrali (precoci).
Nelle linee cellulari infette il genoma virale rimane allo stato latente (integrato nel genoma
cellulareo + frequentemente in una condizione episomiale e la sua presenza dimostrabile con
levidenziazione del genoma virale mediante ibridazione. Tutte le cell infettate da EBV possiedono
almeno il complesso antigenico nucleare o EBNA dimostrabile mediante immunofluorescenza
indiretta. Gli anticorpi contro il complesso antigenico EBNA o contro gli antigeni strutturali
(causidici) del virus , una volta superata linfezione, durano x lunghissimi periodi o x tutta la vita, e
il loro significato diagnostico xci modesto. Mentre significativamente associati allinfezione in
atto sono gli anticorpi contro alcuni antigeni nucleo-citoplasmatici precoci early antigens o antiEA.
HERPESVIRUS UMANO 6
Il virus sostanzialmente T-linfotropo. Si replica in vitro preferenzialmente nei linfociti T (CD4+)
attivi, provocando la formazione di sincizi e uccisione delle cellule. Il virus infetta anche linfociti T
(CD4-), monociti, astrociti, cellule NK, in rapporto alla diffusione ubiquitaria della glicoproteina di
superficie CD46 (sembra essere il recettore specifico x il virus).
EZIOLOGIA

Linfezione sembra essere estremamente diffusa ed oltre il 90% dei soggetti adulti possiede
anticorpi specifici. La prima infezione ha il picco di > incidenza fra i 6 ed i 24 mesi di vita, e si
accompagna alla comparsa di lievi forme febbrili e da un esantema maculopapuloso tipico della
Roseola infantum o Esantema subitum (VI malattia).
Linfezione pu riattivarsi in seguito alla comparsa di deficit immunitari (AIDS).
Esistono 2 forme distinte di HHV-6: HHV6A (si isola nei soggetti immunodepressi) e HHV6B
(associata alla Roseola infantum).
HERPESVIRUS UMANO 7
Virus ubiquitariamente presente nella saliva umana.
Il virus presenta uno stretto tropismo x i linfociti T CD4+. Si acquisisce precocemente nella vita,
con un picco di sieroconversione intorno ai 2 anni ed oltre il 90% dei soggetti adulti provvisto di
anticorpi specifici.
HERPESVIRUS UMANO 8
EZIOLOGIA

Sarcoma di Kaposi una patologia proliferativa la cui incidenza aumentata in seguito


allepidemia da AIDS. caratterizzato da lesioni della cute e delle mucose con possibili
localizzazioni viscerali (nei malati di AIDS) in cui un abbondante infiltrato infiammatorio si
accompagna alla neoformazione di piccoli vasi emativi (angiogenesi).
MECCANISMO DAZIONE PATOGENA

Nelle cellule delle lesioni sono presenti 2 sequenze aggiuntive che sono assenti nel DNA cellulare
normale. Queste 2 sequenze hanno unelevata omologia di sequenza con sequenze dellHerpesvirus
saimiri (della scimmia) e con il virus di Epstein-Barr.
Il genoma di HHV-8 che consta di un DNA a doppio filamento rinvenibile mediante P.C.R..
Insieme a EBV, lHHV-8 stato classificato nella sottofamiglia Gammaherpesvirinae in quanto
accertato il suo tropismo x le cellule lifocitarie (cellule B). I linfociti B rappresentano la sede in cui
il virus permane allo stato latente.
Il genoma di HHV-8 contiene numerosi geni omologhi a geni cellulari (ex geni omologhi x IL-6, x
le chemochine, x la ciclina D, x proteine con possibile azione inibitoria dellapoptosi e
sembrerebbero essere coinvolti in processi di trasformazione oncogena.
Si ipotizza una trasmissione x via sessuale
LHHV-8 ha una < diffusione nella popolazione generale.

DIAGNOSI DINFEZIONE

La prevalenza dellinfezione pu essere studiata ricercando gli anticorpi sierici contro il virus, con
la tecnica dellimmunofluorescenza indiretta o con saggio immunoenzimatico. La ricerca si effettua
cimentando il siero del paziente, diluito, con preparazioni fissate di una linea cellulare di cellule
cronicamente infette da HHV-8 nelle quali il virus presente allo stato latente. Queste cellule
esprimono un antigene nucleare che reagisce con gli anticorpi presenti eventualmente nel siero in
esame e limmunocomplesso si eviedenzia con la comparsa di una colorazione fluorescente verde.

ADENOVIRUS
Deossiribovirus
La progenie virale si accumula nel nucleo delle cellule infette con la formazione di eventuali
inclusioni che al ME appaiono come ammassi paracristallini di virus
Il rilascio della progenie virale nellambiente avviene in seguito a lisi della cellula.
Linfezione cellulare uninfezione citocida, si conclude con la distruzione della cellula
infetta.
Gli adenovirus che infettano luomo sono compresi nel genere Mastadenovirus.
Sulla base dei caratteri antigeni gli adenovirus umani sono distinti in 47 sierotipi che a loro
volta sono raggruppati in 6 diversi sottogeneri (lettere da A a F).
Alcuni tipi possono dar luogo a infezioni persistenti ed altri provocano uninfezione latente
con integrazione del genoma virale nel DNA cellulare.
I differenti sierotipi di adenovirus umani possono infettare diversi epiteli mucosi (respiratori,
enterici, tessuto linfoide delle sottomucose). Nei neonati possibile un coinvolgimento
sistemico.
Limmunit che segue allinfezione duratura ed difficile una reinfezione.

METODI DIAGNOSTICI

La patologia indotta sovrapponibile a quella provocata da altri virus (o alcuni batteri) con la stessa
localizzazione. La ricerca degli adenovirus deve essere condotta in associazione con altre procedure
diagnostiche.
Isolamento degli adenovirus in colture di cellule e successiva tipizzazione mediante reazione di
neutralizzazione con sieri immuni tipo-specifici. Gli adenovirus umani crescono solo in colture di
cellule umane.
La ricerca diretta di antigeni virali nei materiali patologici, mediante prove di immunofluorescenza
o immunoenzimatiche, facilitare il processo diagnostico.
La ricerca di anticorpi mediante reazione di fissazione del complemento che evidenzia anticorpi
contro gli antigeni di gruppo pu essere usata a scopo diagnostico.

PAPOVAVIRUS
(PAPILLOMAVIRUS e POLIOMAVIRUS

Papillomavirus e polyomavirus sono gli unici virus caratterizzati da un genoma formato da


una molecola circolare di DNA bicatenario.
Papillomavirus e polyomavirus sono classificati come gli unici generi di 2 distinte famiglie
(papillomaviridae e polyomaviridae).
PAPILLOMAVIRUS UMANI

Virus strettamente specie-specifici


70 diversi tipi dotati di diverso potere patogeno
non crescono in colture di cellule in vitro dei papillomavirus umani.
Presentano uno spiccato tropismo x le cellule epiteliali dellepidermide e delle mucose e la loro
replicazione ristretta a questo tipo di cellule e condizionata dallo stadio di differenziamento
cellulare.
Nel genoma si distinguono:
- 2 geni (L1 e L2) che codificano proteine strutturali e che sono espressi tardivamente
nel ciclo replicativo.
- 7 geni (E1a E7) espressi nella fase precoce, che codificano proteine nn strutturali
- regione contenente sequenze che regolano la trascrizione genica (LCR).
I diversi tipi di papillomavirus sono definiti dal grado di omologia esistente fra le sequenze
nucleotidiche di regioni (E6,E7,L1) del genoma. I diversi tipi sono detti tipi genomici.
I papilloma virus sono epiteliotropi, ci dovuto allesistenza di specifici fattori cellulari
necessari alla trascrizione del genoma virale, presenti esclusivamente nelle cellule epiteliali.
MECCANISMO DAZIONE PATOGENA

Linfezione avviene attraverso il contatto con oggetti acuminati contaminati con il virus o con
superfici contaminate dal virus. Le lesioni da papillomavirus delle mucose genitali (condilomi) sono
trasmesse x contagio venereo.
La replicazione del DNA avviene secondo 2 modalit:
1) nelle cellule degli strati inferiori dellepitelio, nelle cellule dello strato basale, il DNA virale
mantenuto in alcune copie con significato di un plasmide stabile che esprime solo alcuni
geni precoci e si riproduce 1 volta x ciclo cellulare; inoltre equamente distribuito alle
cellule figlie;
2) si verifica nelle cellule differenziate dellepitelio, che vengono sospinte negli strati superiori
dellepitelio. Si osserva unintensa replicazione del DNA virale con lattivazione
dellespressione dei geni tardivi , la produzione di proteine strutturali e la formazione della
progenie virale completa che espressa solo negli strati + superficiali dellepitelio da cui
viene eliminata nellambiente, assieme alle cellule superficiali desquamate, pronte ad
infettare un nuovo soggetto. Confinati negli strati superficiali i papillomi sono al riparo dalla
reazione immune dellorganismo (anche se si osserva una reazione immune cellulo-mediata
efficace nel contenere la lesione proliferativa).
Le cellule infette degli strati soprabasali, presentano un grosso vacuolo che circonda la cromatina
nucleare addensata. Queste cell sono denominate koilociti, e sono patognomiche dellinfezione.
Tutte le infezioni epiteliali da papillomavirus sono caratterizzate da unintensa proliferazione delle
cellule basali e da un caratteristico ispessimento localizzato dellepitelio.
Diverse manifestazioni cliniche:

verruche comuni o volgari tra le lesioni cutanee sono quelle + comuni, si manifestano
in forma di papule bianco grigiastre o brune, piatte o rilevate che si localizzano +
frequentemente a livello delle mani (sulle superfici dorsali) e nelle zone periungueali.
- Verruche piane che hanno un aspetto di papule rosse modicamente rilevate che
insorgono al livello del viso o delle mani
- Verruche plantari o palmari che si localizzano nella pianto dei piedi e nel palmo delle
mani.
I genotipi di papillomavirus + frequentemente riscontrati in verruche sono: 1,2,3,4,7.
- La > parte dei restanti tipi cutanei stata ritrovata nelle lesioni della epidermodisplasia
verruciforme (EV) unaffezione caratterizzata dalla diffusione delle lesioni da
papillomavirus a gran parte della superficie corporea che si manifesta in rari soggetti
geneticamente predisposti.
- Le lesioni mucose benigne constano di condilomi acuminati e condilomi piani che
sono conseguenti a trasmissione sessuale dei virus e insorgenti a livello del pene, dei genitali
femminili, delluretra, dellarea perineale e del retto. Queste lesioni si manifestano come
masse esofitiche verrucose di consistenza molle (condilomi acuminati) o modestamente
rilevate (condilomi piani). Nei condilomi si ritrovano + frequentemente i genotipi 6 e 11.
Altre sedi mucose infette da papillomavirus con lesioni benigne di tipo papillomatoso sono
quelle a livello respiratorio, congiuntivele, orale.
-

Lassociazione di papillomavirus con lesioni displastiche pre-neoplastiche o carcinomatose a


livello ano-genitale sono stati definiti alcuni genotipi:
- virus a basso rischio x forme maligne: 6,11,42,43,44
- virus a rischio intermedio x forme maligne: 31,33,35,51,52,57
- virus a alto rischio x forme maligne: 16,18,45,56.
Nell85-90% di tutti i cancri della cervice uterina presente DNA di uno dei genotipi di
papillomavirus a medio-alto rischio e che circa il 70% presente il genotipo 16 o 18.
Nelle lesioni benigne si ha una completa replicazione virale, con il genoma virale che conserva la
sua configurazione circolare e si mantiene in forma episomiale. Ci comporta una modesta
espressione delle proteine E6 e E7, la loro produzione rapidamente repressa dalla produzione delle
proteine tardive.
Nel carcinoma cervicale e nelle lesioni maligne, il genoma dei papillomavirus integrato nel
genoma cellulare. Lintegrazione presuppone una rottura e la linearizzazione della molecola del
DNA virale e il legame covalente degli estremi con il DNA cellulare. La rottura avviene tra la
regione E1 e E2, ci comporta una mancata espressione dei geni tardivi (impossibilit di un ciclo
completo di replicazione) con la conseguente assenza di repressione della trascrizione dei geni
precoci E6 E7. La sovrapproduzione di proteine E6 e E7 responsabile principale dellazione prooncogena.
DIAGNOSI DI INFEZIONE

I metodi di rivelazione della presenza di papillomavirus nelle singole lesioni si basano su studi citomorfologici, osservazioni di microscopia elettronica, reazioni immunicitochimiche.
Le tecniche di rivelazione degli acidi nucleici di papillomavirus mediante saggi di ibridazione in
situ o su filtro sono i metodi oggi preferiti che consentono lidentificazione della presenza di
papillomavirus la anche la tipizzazione dei diversi genotipi.
Lutilizzo della P.C.R. in grado di amplificare sequenze di DNA ha permesso avanzamenti nella
rivelazione di DNA di papillomavirus in lesioni precancerose.
TERAPIA

Delle manifestazioni cutanee e mucose si avvale del trattamento locale con farmaci cheratinofolici
associati ad interferon e dalla rimozione chirurgica delle lesioni.

POLYOMAVIRUS UMANI
Sono rappresentati dal virus BK e JC.
Possono essere coltivati in colture di cellule in vitro.
Le infezioni sono ubiquitarie
Gli anticorpi cominciano a comparire fin dalla prima infanzia e circa il 70% della popolazione
adulta in possesso di anticorpi specifici.
Entrambi i virus inducono infezioni asintomatiche

MECCANISMO DAZIONE PATOGENA

Una prima localizzazione del virus BK a livello delle vie aeree superiori, seguita da una
diffusione del virus nel circolo ematico. Dato che il virus BK come il virus JC viene escreto con le
urine. Poich i linfociti umani coltivati in vitro possono essere produttivamente infettati in vitro con
il virus BK, si suppone che queste cellule contribuiscano al trasporto del virus, dal punto del suo
primo impianto al circolo e di qui ai vari distretti anatomici.
Nei soggetti farmacologicamente immunodepressi (xch portatori di trapianti renali) stato
possibile stabilire una relazione tra infezione da virus BK e gravi danni a carico dellapparato
urinario. Il virus BK, era capace di riattivarsi e moltiplicarsi a livello dellepitelio delluretere e
abbia indotto una stenosi delluretere con induzione di una reazione infiammatoria locale.
Il virus JC strettamente associato allinsorgenza della leucoencefalite multifocale progressiva
(PML). una malattia rara ad andamento subacuto che insorge con carenza immunitaria indotta o
da uninfezione cronica ( morbo di Hodgkin, malattie linfo e mieloproliferative maligne) o da
terapia immunosoppressive.
La malattia ha andamento progressivo caratterizzato da deficit neurologici provocati da lesioni
diffuse a livello della sostanza bianca dellencefalo; tali lesioni sono caratterizzate da aree di
demielinizzazione e da notevole proliferazione gliale.
La PML potrebbe essere il risultato dellinvasione dellencefalo, successiva allattivazione di un
virus JC latente nel tessuto renale.

INFEZIONE ACCIDENTALE UMANA DA:SV40


Il virus della scimmia SV40 fa parte del genere Polyomavirus. Alcuni lotti di vaccino
antipoliomielitico, preparato con virus poliomielitico ottenuto da colture in vitro di cellule di rene di
scimmia che erano contaminiate da SV40, molto meno sensibili del poliovirus alla inattivazione con
formalina, erano dotate di potenziale oncogeno.
La presenza di sequenze del genoma di SV40 in alcuni tumori umani (osteosarcomi).
Alcuni pazienti, portatori della forma tumorale, di et relativamente giovane, risultano
immunocompatibili con uninfezione da SV40 contratta attraverso la somministrazione di un
vaccino antipolio di Salk. Per poich luomo nn si infetta naturalmente con SV40 stata ipotizzata
lesistenza di una circolazione interumana del virus a partire da soggetti in cui esso era stato
inizialmente introdotto con la vaccinazione.
Le cellule umane pur sensibili allinfezione non sono completamente permissive (nn consentono
uninfezione produttiva). Si ipotizzato che la replicazione di SV40 nella specie umana avvenga
attraverso fenomeni di complementazione con i polyomavirus umani (BK e CJ).

PARVOVIRUS
La famiglia dei parvoviridae comprende gli unici deossiribonucleotidi con genoma costituito da
DNA monocatenario. I virus di interesse medico sono costituiti da:
- parvovirus B19 (appartenenti al genere Erythovirus)
- virus adeno-associati (appartenenti al genere
Dependevirus)

PARVOVIRUS B19
virus strettamente specifico x la specie umana e con un tropismo cellulare selettivo nei confronti
delle cellule nucleate della serie eritroide (progenitori e precursori ematopoietici), che sono le
uniche cellule permissive provviste del recettore cellulare specifico (globoside P) e proliferanti.
La replicazione possibile solo in cellule in attivit replicativa, cio nella fase S del ciclo
cellulare. Il potere patogeno virale si esplica nei confronti della serie midollare eritroide, nei
confronti delle cellule che siano stimolate da unattiva moltiplicazione.
Linfezione si trasmette x via aerea ed contratta durante linfanzia. In et adulta circa il 70%
della popolazione presenta anticorpi specifici nei confronti delle proteine capsidiche virali.
Linfezione pu decorrere in modo asintomatico o con lieve manifestazione febbrile, ma in
soggetti in et pediatrica si accompagna in massima parte ad un esantema simil-rubeolico da
danneggiamento endoteliale mediato da immunocomplessi.
clinicamente noto come: eritema infettivo o V malattia, a decorso benigno autolimitante.
Leritema pu accompagnarsi in alcuni pazienti anche da altre lesioni da immunocomplessi,
manifestazioni artritiche (accompagnate da artralgie). Queste sono rare in pazienti pediatrici
mentre sono + frequenti in et adulta, fino all85% delle donne pu soffrire di artropatie anche a
decorso cronicizzate.

MECCANISMO DAZIONE PATOGENA

La replicazione del virus nei precursori eritroidi del midollo osseo e la conseguente morte cellulare
porta ad un arresto transitorio della eritropoiesi.
In soggetti con una normale funzionalit midollare questo nn provoca alterazioni cliniche
manifeste; si ha una pronta risposta immunitaria, con produzione di anticorpi specifici in grado di
controllare efficacemente linfezione.
In soggetti con funzionalit midollare alterata (in casi di anemie emolitiche croniche) pu
manifestarsi una crisi aplastica transitoria. La crisi aplastica caratterizzata dalla caduta critica
del tasso di Hb e dalla completa sparizione di reticolocita circolanti e da ipoplasia eritroide a livello
midollare; possono inoltre essere associate trombocitopenia e neutropenia a diversi livelli. La
risposta immunitaria insufficiente, xci occorre somministrare Ig amane, contenenti anticorpi-anti
B19 x consentire il controlllo dellinfezione.
Se linfezione da virus B19 contratta in gravidanza, si pu avere il passaggio transplacentare del
virus e conseguente infezione fetale con sviluppo di idrope fetale.
DIAGNOSI DINFEZIONE

Una diagnosi virologica di infezione si basa sulla ricerca del virus nel sangue periferico del
paziente.
Durante la fase acuta dellinfezione il virus raggiunge concentrazioni sieriche elevate; utilizzo
sonde geniche in reazione di ibridazione degli acidi nucleici.
In fase di risoluzione o in corso di infezione cronica le concentrazioni sono + basse; opportuno
procedere ad amplificazione genomica mediante P.C.R., seguita da reazione di ibridazione.
Una diagnosi sierologica di infezione si basa sulla ricerca di anticorpi virus-specifici nel siero del
paziente. Segni di infezione recente sono la presenza di anticorpi di classe IgM, una
sieroconversione o un aumento significativo del titolo anticorpale. Si utilizzano prevalentemente
tecniche immunoenzimatiche in forma ELISA. La diagnosi sierologica di infezione significativa

nei casi di eritema infettivo o di artropatie, in quanto i sintomi sono dovuti alla comparsa di una
risposta anticorpale virus-specifica.

VIRUS ADENO-ASSOCIATI (AAV)


5 diversi tipi sierologici di virus adeno-associati.
Sono estremamente diffusi nella popolazione, anticorpi specifici sono presenti fino all80%
della popolazione adulta.
Non finora emersa alcuna patologia associata allinfezione da AAV.

ORTHOMYXOVIRUS: VIRUS INFLUENZALE


La famiglia degli Orthomyxoviridae divisa in 4 generi:
1. Influenza A
2. Influenza B
3. Influenza C
4. Togothovirus ->al genere appartengono i virus: Togotho e Dhori
I 3 generi del virus dellinfluenza (A,B,C) sono differenti x caratteristiche antigeniche e di
organizzazione del virione.
I virioni del virus dellInfluenza A
hanno una forma sferica
provvisto di un involucro lipidico derivato dalla membrana della cellula ospite in cui sono
inseriti 3 tipi di (glico)proteine (peplomeri) virus-specifiche:
- lemoagglutinina (HA) -> lantirecettore che lega il virione ai residui di acido
sialico (recettore) presenti nelle glicoproteine e nei glicolipidi di membrana. Poich
questi ultimi sono presenti anche sui globuli rossi, lantirecettore conferisce al virus
la capacit di legarsi alla superficie delle emazie con le conseguenti propriet
emoagglutinanti.
- la neuraminidasi -> ha il compito di impedire che il virione venga neutralizzato
dal legame con lacido sialico presente nelle glicoproteine del muco, alla superficie
delle mucose respiratorie, consentendo larrivo a contatto con la superficie delle
cellule dellepitelio mucoso.
- la proteina M2 (che forma un canale in grado di consentire il passaggio di ioni.
Allinterno della membrana lipidica si trova la proteina di membrana M1 o matrice che
racchiude il genoma virale formato da 8 diversi e distinti segmenti (minicromosomi) di
RNA monocatenario a polarit negativa. Sono legati ad un certo numero di molecole di una
proteina con elevata affinit x lRNA (nucleo-proteina NP) a formare complessi nucleocaspidici. Il segmento 7 codifica sia x la proteina M1 sia x la proteina M2; mentre il
segmento 8 codifica 2 proteine denominate NS1e NS2 (NS = nn strutturali) il cui significato
quello di consentire lesportazione nucleo-citoplasmatica di molecole di RNA genomico.
I virioni del virus dellInfluenza B il segmento 7 del genoma codifica solo la proteina M1
I virioni del virus dellInfluenza C ha un genoma formato da 7 segmenti di RNA e manca del
segmento codifica NA. Per lemoagglutinina del virus una proteina multifattoriale con
attivit emoagglutinante e neuraminidasica.
MECCANISMO DAZIONE PATOGENA

- Il virione viene introdotto x endocitosi in una vescicola endosomica al cui interno il pH acido
provoca alterazioni conformazionali nella emoagglutinina che espone una porzione idrofobica che
inserendosi nella membrana della vescicola endocitosica ne provoca la fusione con il peplos virale
con la conseguente liberazione nel citoplasma dei complessi RNP virali (formati dai vari segmenti
del genoma, insieme al complesso trascrittasico ed alla proteina NP) devono essere trasferiti al
nucleo cellulare.
- Pur essendo il virione infettante provvisto di un autonomo complesso trascrittasico, lenzima pu
iniziare la trascrizione del genoma virale solo se i segmenti di RNA virale sono legati ad un
innesco (primer) che rappresentato da frammenti di RNA cellulare con uno specifico capping
che il virus ruba dagli RNA cellulari nascenti utilizzandoli x consentire al proprio complesso
trascrittasico di svolgere la propria funzione.
-Il virus che si libera dalle cellule infette pu facilmente infettare le cellule contigue (penetra x
endocitosi mediata con il recettore), ma non in grado di provocare la fusione della cellula infetta
con quella contigua.

La presenza di un genoma segmentato conferisce ai virus influenzali, la variabilit dovuta alla


comparsa di mutazioni nei singoli segmenti, ma anche la possibilit di presentare variazioni
notevoli nellassetto delle diverse proteine strutturali. possibile che durante lassemblaggio delle
rispettive progenie virali, si verifichi una sorta di riassortimento genomico, con lo scambio dei
segmenti genomici che codificano HA o NA con la conseguente comparsa di virus con consistenti
differenze nellassetto delle glicoproteine presenti nel peplos.
La patologia umana
3 generi antigenicamente distinti: Influenza A, Influenza B, Influenza C. Nellambito di ciascun
genere le diverse specie di virus influenzali hanno identici antigeni esteri (componente
nucleocapsidico,antigene NP) e matrice proteica; mentre presentano differenze antigeniche nelle
proteine dellemoagglutinina e della neuraminidasi.
I virus influenzali A sono presenti nella specie umana e anche in numerose altre specie animali
(anatre, tacchini, cavalli, suini). Tra i virus influenzali A si distinguono 15 diversi sottotipi sulla
base di differenze nei caratteri antigenici dellemoagglutinina H e della neuraminidasi N.
Gli uccelli sono il reservoir naturale di tutti i sottotipi di virus dellinfluenza A e sono considerati la
sorgente originaria delle infezioni da virus influenzali delluomo e di tutti gli altri animali.
- I virus influenzali presentano un tropismo generalmente limitato alle mucose dellalbero
respiratorio; xch lemoagglutinina HA sia in grado di legarsi allo specifico recettore, la sua forma
originaria (HA0) deve essere scissa proteoliticamente nelle 2 subunit attive HA1e HA2, ci
avviene ad opera di proteasi cellulari.
Gli stipiti di virus influenzale B e C hanno una circolazione limitata alla specie umana e non
presentano sottotipi diversi.
Linfezione si contrae mediante larrivo sulle mucose delle prime vie aeree del virus presente
nellaria (infezione aerogena) o veicolato dalla mani dopo il contatto con superfici contaminate.
Linfezione pu assumere caratteri epidemici o addirittura di pandemia.
Linfezione ha un breve periodi di incubazione (1 o 2 gg) tende a risolversi spontamenamente
nellarco di 5-7 gg. Complicanze polmonari sono + frequenti nei soggetti anziani, o portatori di
affezioni respiratorie croniche. Il danneggiamento dellepitelio vibratile dellalbero bronchiale
favorisce linstaurarsi di sovrainfezioni batteriche.
La guarigione si accompagna alla comparsa di una solida immunit nei confronti del virus
infettante. Limmunit di tipo umorale ha un ruolo predominante, infatti gli anticorpi diretti contro
lemoagglutinina virale e tra questi gli anticorpi di tipo IgA, vengono secreti alla superficie delle
mucose respiratorie.
Antigenic drift (deriva antigenica) ed interessa i virus influenzali A e B. Nonostante limmunit
vasti episodi epidemici si susseguono periodicamente x la comparsa di ceppi virali che in seguito a
mutazioni hanno acquisito modificazioni strutturali nelle proteine del peplos e in particolare
nellemoagglutinina.
Antigenic shift -> nel caso dei virus influenzali A, possono occasionalmente comparire nella
popolazione umana stipiti virali completamente nuovi, caratterizzati da modificazioni antigeniche
consistenti x il possesso di sottotipi di emoagglutinina o neuraminidasi totalmente diverse rispetto a
quelli presenti nei virus precedentemente in circolazione. la conseguenza di un fenomeno di
riassortimento genomico che si verifica tra un virus influenzale A umano ed un virus influenzale A
animale (che si ritiene essere il terreno + idoneo x il verificarsi di questo fenomeno, il suino).
Quindi i virus influenzali A che circolano negli animali soprattutto tra i volatili domestici
rappresentano un rischio potenziale x la specie umana .
METODI DI IDENTIFICAZIONE

I virus influenzali umani possono infettare il topino inoculati x instillazione nasale. Si moltiplicano
nellembrione di pollo, crescono anche in colture di cellule di fibroblasti umani, senza effetto
citopatico evidente.

Lisolamento in embrione di pollo o in colture di cellule e dimostrazione della presenza


mediante la ricerca della comparsa di potere emoagglutinante nel liquido amniotico o di
propriet emoadsorbenti nelle colture di cellule.
Lidentificazione del virus isolato si effettua mediante prove di ibridazione
dellemoagglutinazione ad opera di sieri noti;
La ricerca di antigeni virali, mediante reazioni di immunofluorescenza o immunoenzimatiche,
nelle secrezioni faringo-bronchiali, utilizzata x una diagnosi rapida.
La ricerca dellaumento di anticorpi in 2 campioni di siero (acuto e convalescente) pu essere
utilmente impiegata a scopo diagnostico.

TERAPIA

Si pu controllare lintensit e la durata della sintomatologia x mezzo di inibitori della


neuraminidasi virale.
METODI DI IMMUNIZZAZIONE

I vaccini antinfluenzali sono allestiti con virus coltivati in embrioni di pollo ed inattivati mediante
trattamento con formalina o semplicemente con i soli antigeni protettivi (emoagglutinina e
neuraminidasi) isolati (vaccini a subunit). La loro efficacia buona.
La vaccinazione indicata nei soggetti anziani o debilitati deve essere praticata allinizio di ogni
autunno mediante 2 inoculazioni sottocutanee distanziate di 3-4 settimane.

PARAMYXOVIRIDAE

I virus della famiglia Paramyxoviridae sono ribovirus a genoma con polarit negativa
Presentano similitudini con i virus della famiglia Orthomyxoviridae, ma con alcune
consistenti differenze.
SOTTOFAMIGLIA
GENERE
VIRUS DI INTERESSE MEDICO
Paramyxovirinae
Respirovirus
Virus parainfluenzale umano tipo 1 e 3
Rubulavirus
Virus parainfluenzale umano tipo 2,4a,4b
Virus della Parotite
Morbillivirus
Virus del morbillo
Pneumovirinae
Pneumovirus
Virus del respiro sinciziale umano

Il virione racchiuso da una membrana lipidica di origine cellulare (peplos) al cui interno si
trova il nucleocapside a simmetria elicoidale, formato dal genoma virale, costituito da
ununica molecola di RNA monocatenario a polarit negativa, legato a una serie di molecole
di proteina NP (nucleo-capsidica).
Allinterno del peplos si trovano alcune copie di 2 molecole proteiche L (large) e P
(fosfoproteina) che formano le subunit della RNA-polimerasi RNA-dipendente virusspecifica, che provvede alla sintesi degli mRNA e dellRNA genomico virus specifici.
Nella membrana lipidica di origine cellulare, ricoperta sulla faccia interna della proteina M
(matrice), sono inserite 2 diverse classi di glicoproteine :
- la glicoproteina (HN) -> costituisce lantirecettore (nella > parte dei casi con
caratteristiche di emoagglutinina) e rappresenta il principale antigene di
superficie. La proteina HN ha anche attivit neuraminidasica.
- La glicoproteina F -> che forma la proteina fusogena che consente la fusione
del pericapside o peplos virale con la membrana plasmatica della cellula. La
proteina F viene sintetizzata come precursore inattivo F0, ed tagliata da una
proteasi cellulare a formare la proteina biologicamente attiva costituita da 2
catene F1 e F2.
I virioni si legano alle cellule sensibili attraverso linterazione della proteina HN con gli
specifici recettori e dopo la fusione dellinvolucro pericapsidico con la membrana
plasmatica, operata dalla proteina F, libera nel citoplasma il nucleo-capside che pu dare
lavvio alle sintesi macromolecolari virus-specifiche che si svolgono interamente nel
citoplasma della cellula infetta e si concludono con la gemmazione dei virioni neoformati
dalle zone di membrana plasmatica modificate dalla interazione con la proteina M.
I diversi generi della famiglia Paramyxoviridae si distinguono fra di loro x alcune
caratteristiche della proteina con funzione di antirecettore.
- i virus dei generi Respirovirus e Rubulavirus usano come recettore i residui di
acido sialico delle glicoproteine della membrana cellulare e sono gli unici la cui
proteina (HN) possiede attivit sia emoagglutinante sia neuraminidasica.
- I virus del genere Morbillivirus utilizzano come recettore la proteina di
membrana CD46 e la loro proteina antirecettoriale (H) pur essendo provvista di
attivit emoagglutinante sprovvista di attivit neuraminidasica.

VIRUS PARAINFLUENZALE

Si conoscono 4 diversi tipi antigeni, provocano infezioni limitate allepitelio delle vie
respiratorie, con un breve periodo di incubazione;
la sintomatologia morbosa dipende dalla moltiplicazione virale a livello della zona di
penetrazione nellorganismo (2-6gg).

Negli adulti interessata solo la mucosa naso-faringea, mentre nei bambini linfezione pu
diffondere alla laringe, alla trachea, ai bronchi, agli alveoli.
Limmunit conseguente allinfezione modesta e le reinfezioni ad opera dello stesso tipo
antigene sono frequenti.
I virus parainfluenzali sono dotati di propriet emoagglutinanti nei confronti di globuli rossi
Crescono in colture di cellule umane
La diagnosi: dipende dallisolamento del virus in colture di cellule, dove la presenza di virus
si dimostra mediante prove di emoadsorbimento che sono utilizzate anche x lidentificazione
finale del virus.

VIRUS DELLA PAROTITE

un tipico paramyxovirus di cui si conosce 1 unico tipo antigene.


lagente eziologico della parotite epidemica, una malattia dellinfanzia che si presenta con
lingrossamento molto evidente delle ghiandole parotidi che conferiscono al malato un
aspetto caratteristico.
Laffezione moderatamente febbrile e passa a guarigione spontaneamente; in alcuni casi
nei maschi in et post-puberale frequente la comparsa di orchite mono o bilaterale.
Linfezione si contrae x contagio interumano, attraverso la saliva ed il periodo di
incubazione di circa 15 gg.
La diagnosi clinica assai facile e la ricerca del virus pu avere significato solo nel
chiarimento eziologico di eventuali complicanze (meningiti, pancreatici).

VIRUS DEL MORBILLO

Si conosce un unico tipo antigene e lospite naturale luomo.


Cresce bene in vari tipi di colture di cellule di origine umana.
Linfezione caratterisitica dellinfanzia e si contrae x via inalatoria. Il periodo di
incubazione di 9-12 gg
Inizialmente il virus si moltiplica nella mucosa respiratoria, dove diffonde ai linfonodi
regionali e da qui x via linfatica nelle cellule del sistema reticolo-endoteliale dove si
moltiplica inducendo la formazione di evidenti policariociti. Il virus si moltiplica anche nei
macrofagi e nei linfociti. A distanza di 10-15 gg dallinfezione, qualche giorno dopo la
comparsa dei primi sintomi (febbre, malessere) e in coincidenza con la comparsa in circolo
degli anticorpi antivirali, compare il caratteristico esantema maculo-papuloso a patogenesi
allergica.
La malattia guarisce spontaneamente ma in una piccola % di casi pu essere complicata da
lesioni polmonari o dallinsorgenza di meningite.
Limmunit conseguente allinfezione molto duratura.
La diagnosi clinica facile e non richiede la conferma di accertamenti virologici.

VIRUS DEL RESPIRO SINCIZIALE (RS)


la + frequente causa di serie di infezioni delle basse vie respiratorie (bronchioliti,
polmoniti) nella prima infanzia, che si presentano sottoforma di piccole manifestazioni
epidemiche tutti gli inverni, con unelevata mortalit.
Si conosce 1 solo tipo antigene di virus RS.
Cresce in molti tipi di colture cellulari provocando un effetto citopatico molto lento a
comparire. caratterizzato dalla formazione di estesi policariociti.

La diagnosi si pone con la ricerca di antigeni virus-specifici direttamente nel materiale


patologico mediante reazioni di immunofluorescenza indiretta o con lisolamento del virus
in colture di cellule.

METAPNEUMOVIRUS UMANO
Un nuovo paramyxovirus stato isolato di recente (2001) da affezioni respiratorie (delle vie aeree
superiori, pronchiliti, polmoniti) di bambini soprattutto nella prima infanzia.
METODI DI IMMUNIZZAZIONE
Non esistono vaccini contro

linfezione da virus parainfluenzali o contro linfezione da virus


RS.
Per linfezione da virus RS, una buona efficacia terapeutica x ridurre la gravit della
sintomatologia morbosa ottenibile mendiate immunizzazione passiva con anticorpi
neutralizzanti.
Vaccino antimorbillosi -> allestito con virus vivi di potere patogeno attenuato, provenienti
da colture di cellule embrionali di pollo; sono disponibili x la profilassi dellinfezione
morbosa ed il loro impiego raccomandato nella prima infanzia.
Vaccini antiparotitici -> allestiti con virus attenuati sono disponibili anche x la profilassi
dellinfezione da virus della parotite. Il vaccino viene somministrato in genere associato agli
stipiti vaccinali attenutati di virus del morbillo e di virus della Rosolia (vaccino MMR).

RHABDOVIRIDAE

Sono ribovirus con genoma formato da una molecola di RNA monocatenario a polarit
negativa.
Virione con una caratteristica forma a tronco-conica a proiettile, il nucleocapside di
simmetria elicoidale, formato dallRNA genomico legato a diverse copie dela proteina
capsidica (N) ordianatamente impacchettato allinterno della membrana lipidica di origine
cellulare (peplos) al cui interno aderisce la proteina virale M (matrice).
Nella membrana lipidica sono inserite numerose copie della glicoproteina di superficie (G)
che rappresenta lantirecettore virale e lunico antigene in grado di indurre la produzione di
anticorpi neutralizzanti.
Il solo genere Lyssavirus, cui appartiene il virus della rabbia.

VIRUS DELLA RABBIA

in grado di infettare tutti i vertebrati omeotermi (cani, gatti, volpi, lupi,scoiattoli) nei quali
provoca uninfezione letale.
In Europa la rabbia si presenta con 2 apetti epidemiologici:
a) rabbia urbana -> legata agli animali domestici, ed in particolare al cane e al
fenomeno del randagismo canino. In Italia leradicazione della rabbia urbana
stata realizzata mediante la vaccinazione obbligatoria dei cani e la riduzione del
randagismo.
b) Rabbia silvestre -> legata agli animali servatici, in particolare alle volpi. La
volpe la specie animale serbatoio; questo va ricercato nellalta valenza
biologica, nella capacit di adattarsi alle + svariate situazioni ambientali,
riuscendo a cibarsi di tutto quanto risulta commestibile. Un aspetto importante
rappresentato dalla densit di popolazione, infatti la malattia pu diventare
endemica quando presente almeno una volpe ogni 25-100 ettari. Quindi
laumento di densit volpina rappresenta un campanello di allarme.
MECCANISMO DAZIONE PATOGENA
Ai fini dellinfezione umana, almeno

in Italia lanimale epidemiologicamente + importante


il cane (soprattutto gli animali randagi) infettato da animali selvatici, presenta una
encefalomielite i cui primi sintomi, che compaiono dopo incubazione lunga (fino a 3-4
mesi), sono rappresentati da aumentata aggressivit, x cui lanimale portato a mordere con
estrema facilit. Lanimale rabbioso elimina il virus con la saliva a partire da 8-10 gg prima
dellinizio della sintomatologia morbosa.
Anche nelluomo il periodo di incubazione molto lungo, ci da mettere in relazione al fatto
che il virus introdotto nel sottocutaneo con il morso di un animale infetto, viene in contatto
con le terminazioni nervose periferiche e migra lentamente lungo le loro guaine, verso il
sistema nervoso centrale, impiegando fino a 3-4 settimane, durante il quale il soggetto
infetto non presenta altri sintomi.
Il lungo periodo di incubazione consente di disporre del tempo necessario x intervenire con
adeguati trattamenti immunitari (vaccini, sieri immuni specifici) e bloccare il virus prima
che esso arrivi allencefalo.
Una volta giunto nel SNC, il virus si moltiplica provocando lesioni gravissime. Dal cervello e
da SNC il virus pu a sua volta migrare lungo le guaine delle terminazioni nervose, in
direzione periferica e raggiungere le varie terminazioni periferiche, come le ghiandole
salivari ed essere eliminato allesterno con le secrezioni salivari (fonte di contagio).
La rabbia si manifesta con il quadro dellencefalite acuta, con iperestesie sensoriali,
allucinazioni, contratture muscolari dolorose che insorgono improvvisamente, determinate
spesso da correnti daria e dalla vista dellacqua (aereofobia e idrofobia).

La malattia breve (3-4gg) con un quadro morboso che si presenta in forma furiosa, spastica o
paralitica e termina con paralisi bulbare. La prognosi sempre infausta.
Le lesioni istopatologiche consistono in iperemia generale del nevrasse, diffusa degenerazione
di cellule nervose nella corteccia cerebrale e cerebellare. Nella sostanza bianca si hanno
estesi processi di demielinizzazione. Nel midollo le cellule delle corna posteriori sono le +
coplite. Nel nevrasse il virus si moltiplica nei neuroni e nel citoplasma sono visibili
inclusioni corpi di Negri, il cui reperto post mortem ha valore patognomonico.

METODI DI IDENTIFICAZIONE

La diagnosi clinica data dal dato anamnesico del morso di un animale. La diagnosi pu essere
confermata post mortem mediante la ricerca degli antigeni virali nei neuroni dellippocampo con
reazioni di immunofluorescenza e dalla ricerca dei corpi di Negri. Il virus pu anche essere isolato
dalla saliva.
Il problema diagnostico si pone nei confronti di animali (cani) che abbiano morso un individuo. Se
lanimale sospetto catturato vivo e non presenta segni morbosi, esso viene tenuto in osservazione
x 2settimane. Se lanimale non presenta sintomi il soggetto morsicato non corre alcun rischio, infatti
solo negli ultimi 8-10gg del periodo di incubazione il virus viene eliminato con la saliva. Nel caso si
manifestino segni di malattia, lanimale viene sacrificato e si procede alla ricerca degli antigeni
virali mediante immunofluorescenza e alla ricerca delle inclusioni specifiche, nei neuroni
dellippocampo.
METODI DI IMMUNIZZAZIONE

I vaccini antirabbici, sono preparati sulla falsa riga del vaccino di Pasteur nel 1884, prima ancora
che fosse nota la natura virale dellinfezione e sono allestiti con virus fisso ottenuto mediante
passaggi seriali di un ceppo virale da strada nellencefalo di coniglio. Sebbene questo vaccino si
sia dimostrato di notevole efficacia, la sua somministrazione si accompagna ad un elevato rischio di
demielinizzazione di natura allergica dovuta alla sensibilizzazione dellorganismo nei confronti del
materiale cerebrale iniettato.
I vaccini impiegati attualmente, sono assolutamente privi di effetti collaterali, sono allestiti con
virus rabbico, fatto crescere in colture in vitro di cellule umane diploidi o in uova embrionale di
anatra, concentrato, purificato e inattivato.
Nei soggetti morsi necessario provvedere ad un adeguato trattamento di immunizzazione che
deve essere iniziato immediatamente dopo aver praticato unaccurata pulizia della ferita. Il
trattamento con il vaccino prevede la somministrazione almeno 5 dosi x via parenterale ad
opportuni intervalli di tempo (0,3,7,14,30 giorni).

VIRUS DELLE FEBBRI EMORRAGICHE


(ARENAVIRIDAE, FILOVIRIDAE)

ARENAVIRUS
Ribovirus che possiede una RNA-polimerasi RNA-dipedente associata al virione x dare
inizio alle operazioni di trascrizione.
Il genoma comprende 2 distinte molecole di RNA monocatenario, di forma circolare x la
presenza di sequenze palindromiche complementari agli estremi e viene definito polarit
ambisenso dato che ogni segmento del genoma contiene:
- un gene le cui sequenze sono orientate in senso positivo (mRNA);
- un gene, nn embricato, le cui sequenze sono orientate in senso negativo,
e che deve essere trascritto x dar luogo alla sintesi della proteina
codificata.
Dei 2 segmenti genomici:
- il + grande -> contiene 2 geni di ampiezza diseguale, il
+ampio L (large) codifica la proteina P della polimerasi e laltro S
(small) una piccola proteina (Z: Zinc-binding) che fa parte del
complesso trascrittasico;
- il + piccolo -> contiene 2 geni di ampiezza equivalente che codificano una
proteina capsidica (NP) che si complessa alle molecole di acido
nucleco, e la glicoproteina che inserita nella membrana lipidica
di origine cellulare a formare il peplos.
Gli Arenavirus possono infettare un ampio spettro di mammiferi; la replicazione ristretta
nei linfonodi, nei macrofagi, nelle cellule nervose.
Gli Arenavirus sono introdotti nelle cellule per endocitosi mediata da recettori e fondono il
loro peplos con la membrana endosomiale.
La patogenesi delle infezioni da Arenavirus molto complessa e coinvolge una patologia
autoimmune o da immunocomplessi.
Negli animali (varie specie di roditori) ospiti abituali, che formano il reservoir naturale
degli Arenavirus, lidentificazione spesso ben tollerata o cmq a lungo decorso.
La trasmissione alluomo avviene per inalazione di aerosol di escrementi (urine) di
animali infetti, ingestione di cibi contaminati da escrementi (urine, feci) di animali infetti.

MECCANISMO DAZIONE PATOGENA

Nelluomo la patologia pu essere variabile ad andare da una forma febbrile con segni di meningite
asettica nel caso di infezioni da virus della coriomeningite linfocitaria (LCMV) o da virus Tacaribe,
al collasso totale ad una consistente mortalit (virus Lassa) e di norma si verifica x insufficienza
respiratoria o circolatoria. Nel caso delle Febbri emorragiche che sono caratterizzate da diffuse
lesioni del letto capillare e da una disfunzione delle piastrine, che si traducono nella comparsa di
coagulazione intravascolare disseminata (CID) e di profuse emorragie.
METODI DI IDENTIFICAZIONE

La diagnosi di laboratorio si avvale dellisolamento del virus nel sangue periferico in colture di
cellule e di indagini sierologiche. La ricerca del genoma virale mediante reazione di amplificazione
genica (P.C.R) e successiva ibridazione con idonee sonde genetiche.
TERAPIA

Il controllo dellinfezione da Arenavirus prevede adeguate misure igieniche ambientali e la


riduzione delle popolazioni di roditori che costituiscono il reservoir naturale delle infezioni.al
momento non esistono vaccini efficaci. La terapia specifica pu avvalersi della somministrazione di
plasma di soggetti convalescenti.

FILOVIRUS
Sono ribovirus con genoma formato da una molecola di RNA monocatenario a polarit
negativa e contengono nel virione una RNA-polimerasi RNA-dipendente virus-specifica. Il
peplos formato dalla membrana lipidica di origine cellulare, contiene associate 2 proteine
(VP40 e VP24) con possibile funzione di matrice e presenta inserita una glicoproteina (GP)
che rappresenta lantirecettore. Linterno del peplos contiene il genoma associato ad una
proteina capsidica (NP) alcune molecole della proteina (P) con attivit trascrittasica e 2 altre
proteine che cooperano con la proteina P nella formazione del complesso trascrittasico.
Il ciclo replicativo interamente citoplasmatico.
Il virud Marburg -> stato identificato nel 1967 in seguito al verificarsi di 2 focolai
epidemici di febbre emorragica in 2 laboratori in Germania e in Jugoslavia, tra gli addetti
alla preparazione di colture cellulari di rene di scimmia da animali importati dallAfrica.
Lorigine dellinfezione presente solo in alcun scimmie e nn stata rintracciata nel paese di
origine. Virus identic sono stati isolati da piccoli focolai umani di infezione in Sud Africa,
Kenya, Zimbabwe.
Il virus Ebola -> stato identificato in occasione di estesi focolai epidemici di Febbre
emorragica verificatisi nel 1976, in Zaire, e in Sudan con oltre 500 casi ed un elevato tasso
di mortalit (88% Zaire).
Tutti gli altri Filovirus sono causa di gravissime manifestazioni patologiche caratterizzate da
un esteso coinvolgimento di parenchimi (epatico, renale) con esteso danneggiamento degli
endoteli capillari, attivazione della cascata della coagulazione con CID, seguita da copiose
emorragie interne.

DIAGNOSI DI LABORATORIO

Pu essere perseguita mediante indagini sierologiche e mediante la ricerca dellRNA virale con
reazioni di amplificazione (P.C.R.) seguita dalla ibridazione con idonee sonde molecolari.
TERAPIA

Al momento non esistono indicazioni terapeutiche specifiche. Si richiede lisolamento dei pazientim
mantenuti in ambienti ad alto livello di protezione.

BUNYAVIRIDAE

I virus compresi nella famiglia Bunyaviridae sono ribovirus che contengono nel virione una
RNA-polimerasi RNA-dipendente necessaria x le operazioni di trascrizione del genoma
virale.
Il genoma virale formato da 3 distinti segmenti di RNA, che assumono una forma circolare
x la presenza agli estremi di sequenze palindromiche complementari. I nucleo capsidi sono
contenuti allinterno di un involucro pericapsidico formato da una membrana lipidica di
origine cellulare.
I 3 segmenti di RNA genomico, di polarit negativa sono denominati:
- L (large) codifica una proteina di notevoli dimensioni (L) che lenzima
trascrittasico.
- M (medium) codifica la glicoproteina virale (G1e G2) presenti nel peplos
- S (small) codifica la proteina nucleocapsidica (N). I segmenti M ed S codificano
alcune proteine non strutturali (NS)
I virus della famiglia Bunyaviridae compiono lintero ciclo replicativo nel citoplasma,
maturano gemmando allinterno di vescicole associate con lapparato di Golgi. La
liberazione della progenie virale avviene x la morte e lisi della cellula infetta.
La famiglia Bunyaviridae comprende 5 generi:
1) Bunyavirus
2) Nairovirus

3) Phebotusvirus
4) Hantavirus (nn trasmesso da artropode vettore)
Tutti i virus trasmessi da artropodi (comprendono numerosi virus : Flaviviridae, Alphavirus
della famiglia dei Togaviridae, ed alcuni della famiglia dei Reoviridae) fanno parte del gruppo
biologico-ecologico degli Arbovirus ( acronimo di arthropod-borne virus) la cui persistenza in
natura legata alla possibilit di mantenere un ciclo: ospite vertebrato-artropode vettore.

La distribuzione dellinfezione da Arbovirus assolutamente limitata a quelle


aree giografiche dove si manifestano le condizioni ecologiche necessarie, come la presenza
di reservoir naturali costituiti dai vertebrati infetti e la presenza degli artropodi in fase
ematofaga. Nelle infezioni da Arbovirus, la specie umana interessata accidentalmente.

La patologia da Bunyaviridae trasmessi da artropodi molto varia e pu essere


rappresentata da forme febbrili talvolta accompagnate da manifestazioni esantematiche o da
dolori articolari, encefaliti, meningiti o febbri emorragiche di eccezionale gravit.
EZIOLOGIA

Nel nostro paese presente il Phlebovirus della Febbre da flebotomi (febbre


da pappataci) sostenuta da diversi sottotipi antigenici di virus (tipo Napoletano e tipo
Siciliano) trasmessi da flebotomi (pappataci) che trovano il loro habitat naturale in alcuni
piccoli roditori. La malattia clinicamente individuata da molto tempo e diffusa fra i soldati
impegnati in operazioni militari.
La sintomatologia quella di una forma febbrile con cefalea, fobia, dolori
articolari diffusi, anoressia e malessere generale. Ha tendenza alla guarigione spontanea e
non si conoscono casi letali.
In Italia stato isolato (da Phlebotomus perniciosus) il Phlebovirus
denominato virus Toscana, lagente eziologico di numerosi casi di meningite
asettica nel periodo estivo.

Gli Hantavirus sono gli unici virus la cui trasmissione non richiede lintervento di un artropode
vettore.
Linfezione si contrae x inalazione di aerosol di esceti (urine, feci) di piccoli mammiferi
infetti da questi virus.
Gli Hantavirus sono responsabili di manifestazioni epidemiche di gravi lesioni renali che si
presentano con il quadro clinico di una Febbre emorragica e di una grave forma di
polmonite acuta essudativa con elevatissima mortalit.

FLAVIVIRIDAE
I virus della famiglia dei Flaviviridae sono ribovirus con genoma formato da una
molecola di RNA a polarit positiva; si replicano nel citoplasma della cellula infetta.
La famiglia dei Flaviviridae comprende 3 generi:
1) Pestivirus -> comprende virus di interesse veterinario
2) Epatite C e virus similari ->
3) Flavivirus -> questo genere comprende una serie di virus trasmessi da artropodi
(Arbovirus) causa di patologie anche gravi delluomo. La Febbre gialla (malattia che
causa ittero intenso), ha x secoli rappresentato una minaccia x la popolazione soprattutto
in Africa. Solo quando si scoperto il ruolo delle zanzare nella trasmissione della
malattia si sono messi in opera misure di controllo ambietale in grado di controllare la
morbosit.
La patologia sostenuta Flavivirus (come quella degli altri Arbovirus)
epidemiologicamente correlata alla presenza di vertebrati reservoir naturali
dellinfezione (nel caso della Febbre gialla e della Dengue il reservoir principale
luomo infetto) e alla distribuzione geografica dellartropode vettore.
La sintomatologia delle infezioni da Flavivirus pu andare da manifestazioni febbrili
con o senza esantema sino ad encefaliti o gravi forme di febbre emorragica con elevati
tassi di mortalit.
La diagnosi: si tratta di virus fastidiosi da isolare e la sierologia complicata da una
serie di correlazioni antigeniche non facili da distinguere. La dimostrazione del genoma
virale nei materiali patologici (liquor, sangue) mediante (P.C.R., sonde molecolari)
rappresenta un fattore decisivo x una diagnosi eziologica in tempi ragionevoli.
Vaccino: allestito con virus attenutato coltivato in embrioni di pollo, disponibile x la
immunizzazione contro la Febbre gialla, consigliabile prima di viaggi in zone
endemiche.

TOGAVIRIDAE

Ribovirus con genoma formato da una molecola di RNA con polarit positiva; provvisto di
involucro pericapsidico.
Nella famiglia dei Togaviridae si distinguono 2 generi:
1. ALPHAVIRUS al genere alphavirus appartengono numerosi virus, tutti
Arbovirus accomunati dal fatto di essere trasmessi da artropodi (zanzare). La
diagnosi oltre che sugli elementi clinici si basa sui dati epidemiologici ed anamnesici
e pu essere confermata con lisolamento del virus (inoculazione nel topino o
colture di cellule) e la ricerca di anticorpi IgM specifici. La ricerca di antigeni virali
(reazioni immunoenzimatiche) e del genoma virale (P.C.R.).
2. RUBIVIRUS: IL VIRUS DELLA ROSOLIA

Al genere rubivirus appartiene ununica specie: il virus della Rosolia.

EZIOLOGIA

La Rosolia: unaffezione frequente dellet pre-scolare e scolare, di lievissima entit che si


presenta clinicamente con febbre modesta, esantema caratterizzato dalla presenza di macule fini
e di breve durata, una tipica infiammazione dei linfonodi suboccipitali, postauricolari e cervicali
che appaiono ingrossati in modo cospicuo. La malattia passa a guarigione in pochi giorni
lasciando una immunit che dura praticamente tutta la vita.
Nelladulto il decorso leggermente + grave e nei soggetti di sesso femminile il quadro clinico
pu essere arricchito dalla presenza di artralgie accompagnate da lievi fenomeni parestesici.
Se linfezione colpisce una donna durante i primi mesi di una gravidanza le conseguenze
possono essere drammatiche. Il virus della rosolia si trasmette costantemente al feto, che
sopravvive, ma viene alla luce con la Sindrome da Rosolia congenita. Questo legato
allazione teratogena dellinfezione i cui effetti possono essere: cecit, sordit, malformazioni
gravi, microcefalia e ritardo dello sviluppo mentale.

MECCANISMO DAZIONE PATOGENA

Il virus penetra nellorganismo x via inalatoria e si moltiplica inizialmente nelle prime vie
respiratorie superiori, da qui diffonde attraverso i linfatici al sistema reticolo endoteliale e poi di
nuovo in circolo, raggiungendo cos i capillari della cute e delle mucose e nelle gravide
trasmettendosi al feto x via trasnplacentare. Il virus presente nel muco del naso-faringe da alcuni
giorni prima a 5-6 gg dopo la scomparsa dellesantema.
DIAGNOSI DI LABORATORIO

La diagnosi clinica di Rosolia facile. Nei casi dubbi lisolamento del virus non tra le metodiche
+ agevoli, xch il virus si moltiplica nelle colture cellulari con scarso o nullo effetto citopatico.
preferibile ai fini diagnostici la ricerca di anticorpi mediante reazioni di inibizione
dellemoagglutinazione di globuli rossi di piccione da parte di preparazioni standard di virus e
avendo cura di ricercare le IgM specifiche. Importante nel caso di donne che siano nei primi mesi
di gravidanza. Oggi anche possibile la ricerca del genoma virale nel sangue mediante P.C.R.
TERAPIA

Non necessario prendere alcuna precauzione x evitare linfezione nei bambini, dove la malattia
banale. Circa il 15% delle donne raggiungono let puberale senza aver contratto linfezione e sono
pertanto prive dellimmunit. Questa frazione della popolazione deve essere protetta artificialmente
x evitare che vada incontro allinfezione durante la gravidanza. Sono disponibili in commercio
vaccini allestiti con varianti di virus a potere patogeno attenuato che consentono di ottenere una
buona protezione immunitaria.

CORONAVIRIDAE
Sono ribovirus con genoma formato da una molecola di RNA di polarit positiva, provvisti
di pericapside in cui sono inserite 2 glicoproteine virus-specifiche, cui di devono i tozzi
peplomeri.
La famiglia Coronaviridae comprende 2 generi:
1. TOROVIRUS repertati nel materiale fecale di soggetti
immunocompromessi (AIDS), affetti da manifestazioni diarroiche.
2. CORONAVIRIDAE

Virus del genere di Coronavirus patogeni x luomo:


HCoV-229E e HCoV-OC43 (HCoV = Human Corona Virus) differenziabili in base ai
caratteri antigeni e alla presenza di potere emoagglutinante solo di HCoV-OC43. Questi 2 virus
sono ubiquitari e universalmente accettati come una delle cause principali di affezioni delle
prime vie aeree,in particolare del raffreddore.
La trasmissione prevalentemente x via aerea con un picco di morbosit nel periodo invernoprimavera.
In vivo, la replicazione avviene nelle cellule ciliate dellepitelio mucoso delle prime vie
respiratorie (favorita dalla temperatura 33-34C) con scarsa o nulla tendenza a diffondere alle
vie respiratorie profonde (temperatura + elevata).
La reinfezione possibile data la scarsa protezione conferita a livello mucoso dallimmunit
conseguente alle precedenti infezioni. Difficilmente coltivabile in vitro.
La diagnosi si basa sulla ricerca di antigeni specifici (con tecniche di immunofluorescenza o
immunoenzimatiche) o di sequenze nucleotidiche (con tecniche di amplificazione molecolare)
nellessudato rino-faringeo.
SARS-CoV stato identificato nelluomo nel 2003 come agente eziologico della SARS
(several acute respiratory syndrome) o grave sindrome respiratoria acuta.
caratterizzata dalla presenza di una polmonite atipica. Si presenta con un quadro clinico assai
grave, con una mortalit relativamente elevata.
Presenta una notevole capacit di diffusione epidemica attraverso i contatti interumani diretti
(trasmissione aerogena efficiente).
I primi casi di SARS si sono verificati in Cina, dove la malattia ha rapidamente assunto caratteri
epidemici, xch veicolata da viaggiatori infetti e si diffusa in varie zone del Sud-Est Asiatico e
in Canada. Gli ospedali sono diventati centri di diffusione ulteriore dellinfezione.
Il nuovo coronavirus presumibilmente originato da un reservoir animale, e il candidato
principale lo zibellino, utilizzato in Cina come prelibatezza alimentare.
Ha la capacit di replicare in vivo ed in vitro a 37 C e di infettare le vie respiratorie profonde.
Infatti SARS si moltiplica in colture di cellule Vero, una linea continua di cellule derivata da
rene di scimmia.
La diagnosi eziologica si basa sulla ricerca del virus nellespettorato o nel muco faringeo
mediante isolamento in colture di cellule Vero. Per una diagnosi in tempi + rapidi si pu
ricorrere alla ricerca di specifiche sequenze genomiche del virus con metodiche di
amplificazione molecolare. La ricerca di anticorpi (mediante tecniche immunoenzimatiche)
utile nel caso si dimostri una sieroconversione o un consistente aumento del titolo anticorpale
fra 2 campioni di siero prelevati a 8-10 gg di distanza.
HCoV-NL63 ubiquitario e a circolazione interumana. stato identificato nel 2004 in
Olanda. responsabile di forme cliniche di raffreddore, anche se nei bambini e nei soggetti con
deficit immunitari, sembra possa dare infezioni respiratorie di > gravit (bronchiliti) non
accompagnate da una significativa mortalit.

CALICIVIRIDAE
La famiglia Caliciviridae comprende ribovirus con genoma costituito da una molecola di
RNA a polarit positiva, con capside isometrico e sprovvisti di involucro pericapsidico.
I virus di interesse della medicina umana:
-

VIRUS DI NORWALK
VIRUS DELLA EPATITE E

GRUPPO dei VIRUS DI NORWALK


I virus di Norwalk oggi sono riuniti nel genere NOROVIRUS e sono stati identificati mediante
indagini di ME nel materiale fecale di soggetti affetti da manifestazioni gastroenteriche.
Attualmente sono divisi in 3 genogruppi: GI, GII, GIII.
Sono agenti eziologici: di una forma di gastroenterite nota come vomito epidemico. Linfezione
si trasmette attraverso il circuito oro-fecale.
Ha un breve periodo di incubazione (18-24h), con nausea, vomito incoercibile, malessere
generale, profonda astenia. Laffezione ha un andamento autolimitante e passa a guarigione in
3-4 gg. La malattia si presenta in genere in focolai epidemici, in comunit chiuse o in ambito
familiare, e colpisce sia soggetti nella prima infanzia sia soggetti adulti con un picco di
incidenza nei mesi invernali (Dicembre-Marzo). Limmunit duratura ma tipo-specifica.
Molto simili ai virus di Norwalk, sia x i caratteri generali che x lazione patogena sono i virus
del genere SAPOROVIRUS.
Norovirus e Saporovirus non crescono in colture di cellule in vitro. Xci x la diagnosi
eziologica bisogna ricorrere a tecniche di biologia molecolare.

ASTROVIRIDAE
La famiglia Astroviridae comprende ribovirus il cui genoma formato da una molecola di RNA
a polarit positiva.
Gli Astrovirus umani comprendono 5 diversi sierotipi che crescono in colture di cellule renali di
embrione (umano) solo se il terreno addizionato di triptosina.
Gli astrovirus umani sono agenti eziologici di gastroenteriti ubiquitarie, frequenti nella prima
infanzia. La malattia caratterizzata da diarrea acquosa e malessere generale, dolori addominali,
vomito e febbre. Il sierotipo 1 quello riscontrato con > frequenza; il sierotipo 4 stato
associato con manifestazioni diarroiche di una certa gravit.
Gli Astrovirus sono stati identificati nel materiale fecale di pazienti affetti da gastroenteriti,
mediate indagini di immunoelettromicroscopia. La diagnosi eziologica si basa anche sulla
ricerca di antigeni nel materiale fecale mediante indagini immunoenzimatiche e sulla ricerca del
genoma virale mediante tecniche di amplificazione genica (P.C.R.) seguita da ibridazione con
idonee sonde molecolari.

REOVIRIDAE
Ribovirus sprovvisti di involucro pericapsidico, presenza di doppio capside e da genoma
formato da numerosi (da 10 a 12) e distinti segmenti di RNA bicatenario. I virus possiedono una
RNA-polimerasi RNA-dipendente associata al virione e si moltiplicano nel citoplasma cellulare.
Nella famiglia Reoviridae interessano la medicina i generi:
COLTIVIRUS e ORBIVIRUS questi generi comprendono una serie di Arbovirus
occasionalmente trasmissibili alluomo da artropodi vettori;
Al genere coltivirus appartengono il virus della Febbre da Zecca del Colorado: la
malattia una forma febbrile, caratterizzata da profonda astenia con un decorso
protratto (alcuni mesi). Il virus dimostra uno spiccato tropismo x i progenitori
ematopoietici, in particolare x i precursori della serie eritroide. La infezione
associata a una persistente viremia e il virus si ritrova in circolo allinterno dei
globuli rossi, dove si mantiene al riparo degli anticorpi circolanti. Il danneggiamento
dei progenitori ematopoietici si traducono in citopenie periferiche e in alterazioni
nella produzione di diverse citochine. Occasionalmente si possono presentare CID
accompagnata da segni di insufficienza renale e in questo caso la malattia pu avere
esito fatale. La diagnosi si avvale della ricerca di antigeni virali su strisci di sangue
periferico mediante reazioni di immunofluorescenza indiretta.
I virus del genere Orbivirus -> causano nelluomo affezioni febbrili, che non
presentano tassi di mortalit nei soggetti immunocompetenti.
REOVIRUS dei virus compresi nel genere 3 distinti sierotipi sono stati isolati da
materiali patologici provenienti dal tratto intestinale e/o delle vie aeree delluomo.
Cmq nessun sierotipo stato definitivamente associato alla presenza di specifiche
patologie umane.
ROTAVIRUS sono importanti agenti patogeni x la specie umana. La patologia da
essi provocata di tipo enterico e rappresentano la causa singola + frequente di
manifestazioni diarroiche nella prima infanzia. La prima infezione da rotavirus si
traduce in una grave diarrea accompagnata da vomito e febbre alta. Quando
laffezione si presenta in soggetti della prima infanzia pu provocare una grave
disidratazione che richiede il ricovero in ospedale x il riequilibrio del bilancio idrico
ed elettrolitico.
I rotavirus si moltiplicano in colture di cellule in vitro (previo trattamento delle
cellule con triptosina).
I rotavirus comprendono 6 gruppi antigenici, quelli che infettano la specie umana
appartengono al gruppo A, B e C.
La gastroenterite da rotavirus ha andamento sporadico anche se occasionalmente
pu presentarsi in forma di focolai epidemici. Le gastroenteriti da rotavirus sono +
frequenti nei mesi invernali. Linfezione pu trasmettersi attraverso il circuito orofecale.
Nella > parte degli adulti e bambini > di 2 anni sono presenti anticorpi nei confronti
dei rotavirus.
La diagnosi dei rotavirus nelle feci diarroiche, mediante isolamento in colture
cellulari o + rapidamente mediante saggi immunologici (immunoenzimatici) o
osservazione al ME.

PICORNAVIRIDAE
I Picornavirus (piccoli virus a RNA) sono ribovirus con capside isometrico, sprovvisti di
involucro pericapsidico; genoma formato da 1 molecola di RNA a polarit positiva.
I Picornavirus sono divisi in 5 generi, x interessano la medicina i generi:
ENTEROVIRUS
RHINOVIRUS -> agenti eziologici del raffreddore comune insieme ai Coronavirus
HEPATOVIRUS -> unico rappresentante il virus dellEpatite A.
ENTEROVIRUS
Sono suddivisi in gruppi la cui denominazione basata sulle patologie sostenute. I singoli virus
sono a loro volta distinti in tipi.
Gli Enterovirus sono resistenti allazione inattivante di numerosi agenti fisico-chimici, in
particolare resistono allacidit del succo gastrico ed alla bile.
La > parte degli E cresce bene in numerosi tipi di cellule umane in colture in vitro e produce un
effetto citopatico di tipo citolitico. Fanno eccezione Coxsackievirus di tipo A e Enterovirus 71
x i quali necessaria linoculazione nel topino neonato.
Tutti gli E si trasmettono attraverso il circuito oro-fecale (eccezione Enterovirus 71), e hanno
incidenza durante il periodo estivo-autunnale.
I virus attraversano passivamente la mucosa attraverso le cellule M presenti sulla superficie
mucosa in corrispondenza degli aggregati di cellule linfoidi sottomucosi dove avviene una
moltiplicazione primaria seguita dalla diffusione linfo-ematica alle cellule del reticolo-endotelio
e successivamente (incubazione di 7-14 gg) si ha la trasmissione dellinfezione agli organi
bersaglio (meningi, miocardio, cute)
PATOLOGIA UMANA DA ENTEROVIRUS

- Normalmente linfezione si esaurisce a livello subclinico dove provoca, a carico della sede iniziale
di moltiplicazione (orofaringe, intestino) manifestazioni morbose a breve periodo di incubazione,
con una rapida guarigione.
- La possibilit che gli enterovirus diffondano nellorganismo, attraverso i linfonodi mesenterici e il
circolo ematico e si localizzino in organi o tessuti particolarmente suscettibili, possono dare origine
a una grande variet di sintomi morbosi:

POLIOVIRUS
possono nella localizzazione extraintestinale provocare una meningite asettica molto lieve con
rapida e completa guarigione, oppure se riesce a raggiungere il nevrasse, danno luogo alla
poliomielite. In questo caso, il virus si localizza di preferenza nei neuroni motori nei quali
provoca lesioni che possono andare da lievi cromatosi fino alla neurofagia e alla completa
distruzione. La distruzione dei neuroni motori provoca la paralisi flaccida dei muscoli da essi
innervati.
La poliomielite pu guarire spontaneamente ed in genere ne residuano menomazioni di diversa
gravit della funzionalit muscolare.
Oggi praticamente eradicata da tutti i paesi ad elevato livello sociale in seguito alla
introduzione di vaccini di notevole efficacia.

COXSACKIEVIRUS
Provocano una + vasta serie di manifestazioni morbose, le + frequenti manifestazioni cliniche:
Erpangia (o faringite vescicolare) grave faringite febbrile, spesso accompagnata da
vomito e dolori addominali. Nelle fauci sono presenti numerose vescicole grigiastre. La
guarigione spontanea.

Meningite asettica una meningite + grave di quella sostenuta dal poliovirus ma


generalmente a guarigione spontanea.
Pleurodinia o mialgia epidemica caratterizzata da febbre, cefalea e dolori muscolari
violenti localizzati al torace e alladdome. La guarigione spontanea.
Miocarditi e pericarditi sono gravi affezioni che si osservano in soggetti di tutte le et e la
guarigione si accompagna a permanenti alterazioni della funzionalit cardiaca.
Infezioni neonatali hanno come esito una grave epatite progressiva e/o encefalite.
Manifestazioni esantematiche esantemi vescicolari, come la sindrome mano-piede e
bocca
Rinite con sintomatologia simile al raffreddore comune
ECHOVIRUS
Isolati quasi tutti dal materiale fecale di soggetti sani, si sono dimostrati dotati di un certo potere
patogeno e le forme cliniche da essi sostenute sono:
Meningite asettica cui possono residuare modeste paralisi o raramente paralisi muscolari
permanenti di limitati distretti dellorganismo;
Esantemi maculari o maculo-papulari accompagnati da febbre e dolori muscolari
Faringiti o altre lievi affezioni respiratorie
METODI DI DIAGNOSI

La diagnosi eziologica si basa sullisolamento del virus. Data la grande variet di tipi antigeni non
possibile poter diagnosticare una malattia da enterovirus sulla base della sola ricerca degli anticorpi.
Solo in caso di poliomielite paralitica , in cui il sospetto indirizzato eziologicamente verso uno dei
3 tipi di poliovirus possibile confermare o escludere la diagnosi eziologica sulla base della sola
ricerca anticorpale.
In tutte le altre manifestazioni la diagnosi poggia sullisolamento del virus che deve essere tentato
contemporaneamente dalloro-faringe e dal materiale fecale.
Una volta isolato il virus si procede alla sua identificazione atigenica mediate pool di sieri immuni.
METODI DI IMMUNIZZAZIONE

Lunica affezione da enterovirus nei cui confronti disponibile un vaccino la poliomielite. Il


primo vaccino antipoliomielitico allestito con virus inattivati mediante formalina e somministrato
mediante iniezione sottocutanea (vaccino di Salk). Negli ultimi decenni si passati alla
somministrazione orale del vaccino di Sabin, allestito con varianti del virus poliomielitico a potere
patogeno attenuato che attecchiscono nella mucosa intestinale provocando una intensa risposta
anticorpale con produzione di notevole quantit di IgA (coproanticorpi).
Il vaccino ben tollerato e la sua applicazione ha eradicato la poliomielite da tutti i Paesi
industrializzati.
In Italia la vaccinazione antipoliomielitica obbligatoria x legge.
RHINOVIRUS
la causa principale, subito seguita dai Coronavirus del raffreddore comune.
Si differenziano degli Enterovirus x la labilit a pH acido e lincapacit di crescere a
temperature superiori a 33C, xci in grado di infettare solo la mucosa delle prime vie
aeree (naso) dove la temperatura inferiore.
Crescono in colture di cellule diploidi umane mantenute a 33C, provocando un effetto
citopatico simile a quello degli enterovirus.
La grande variet di tipi antigeni (+ di 100) spiega xch il raffreddore possa ricorrere cos
frequentemente nonostante ad ogni infezione rimane unimmunit che dura qualche anno.
La diagnosi esclusivamente clinica e lallestimento di un vaccino impossibile.

RETROVIRUS
GENERALITA

Ribovirus provvisti di involucro pericapsidico, il cui genoma formato da 2 molecole di RNA di


polarit positiva che non vengono per tradotte direttamente e sono retro-trascritte ad opera di
una DNA-polimerasi RNA-dipendente (trascrittasi inversa) presente nel virione, in altre
molecole di DNA bicatenario (provirus) che si integrano nel genoma della cellula ospite, e poi
vengono trascritte ad opera della RNA-polimerasi II della cellula.
Le 2 molecole di RNA, sono mantenute insieme, a livello delle estremit 5 mediante legami
idrogeno tra sequenze complementari. La molecola di RNA genomico appaiata con una piccola
molecola di RNA di origine cellulare tRNA, la cui funzione di innesco (primer) x la trascrittasi
inversa.
Il genoma dei Retrovirus contiene almeno 3 geni, necessari e suffienti alla replicazione
completa; questi si susseguono dallestremit 5 nella sequenza :
1. gag codifica proteine strutturali del core (capsidiche e nucleo-capsidiche)
2. pol (da polimerasi) codifica le proteine enzimatiche (trascrittasi inversa, proteasi)
3. env codifica le proteine che una volta glicosilate formano le glicoproteine virusspecifiche dellenvelope (pericapside) virale.
Oltre ai 3 geni sono presenti alcuni geni che codificatori di proteine regolatrici ed accessorie.
La famiglia dei Retroviridae divisa in III sottofamiglie:
I ) ONCOVIRINAE gli Oncovirus comprendono i : Retrovirus dotati di potere oncogeno
suddivisi in : - Oncovirus esogeni, capaci di trasmissione orizzontale
tra i diversi individui della stessa specie ospite;
- Oncovirus endogeni, trasmissibili solo verticalmente,
come provirus integrati nelle cellule della linea
germinale.
I retrovirus patogeni x luomo appartenenti alla sottofamiglia degli
oncovirus, rappresentati dai virus associati alla leucemia/linfoma a
cellule T delladulto (HTLV-1 e HTLV-2).
II) LENTIVIRINAE i Lentivirus comprendono retrovirus che provocano manifestazioni
patologiche dopo un lungo periodo di incubazione.
I retrovirus patogeni x luomo rappresentati da virus responsabili
della Sindrome da Immunodeficienza acquisita AIDS, rappresentati da
i virus denominati HIV, HIV-1(diffuso in tutto il mondo,
responsabile della > parte dei casi di AIDS) e HIV-2 (presente il
Africa occidentale, nei Carabi, e nellAmerica meridionale, meno
virulento e provoca una malattia a decorso + attenuato)
III) SPUMAVIRINAE nelle colture di cellule infette provocano una intensa formazione di
vacuoli di aspetto schiumoso.

VIRUS RESPONSABILI DELLAIDS

Oltre ai geni gag, pol, env, il genoma HIV comprende altri 6 geni i cui prodotti hanno funzioni
regolatorie/accessorie nel ciclo di replicazione virale.
I geni gag, pol, env sono tradotti in poliproteine che sono poi scisse nelle proteine funzionali
definitive che si assemblano, insieme alle 2 molecole di RNA nel virione completo.
I geni gag e pol -> sono cotradotti inizialmente in una poliproteina che viene scissa in:
proteina p55 -> che a sua volta viene scissa in :
- proteina p17 (che legandosi alla faccia interna
della zona di membrana cellulare, da cui deriver il
peplos virale, rappresenta la matrice;
- proteina p24: che forma linvolucro del core ed uno
degli antigeni virali + rappresentati CA;

- proteina p9: che si lega alle molecole di RNA (proteina


nucleo capsidica (NC).
-

enzimi virus specifici: - proteasi (PR)


- trascrittasi inversa (RT)
- endonucleasi/integrasi (IN)
Il gene env -> tradotto inizialmente in una poliproteina (p88) che viene glicosilata e scissa
nelle 2 glicoproteine: - gp41 -> inserita attraverso linvolucro lipidico
pericapsidico (proteina transmembranaria
TM);
- gp120 -> ancorata con la porzione COOHallestremit NH2 terminale di gp41,
esposta alla superficie del virione.
Le proteine regolatrici ed accessorie:
proteina Tat -> una proteina che una volta sintetizzata, rientra nel nucleo cellulare e
funziona da transattivatore della trascrizione del genoma provirale. Tat si lega ad una specifica
sequenza degli mRNA nascenti, un elemento fondamentale del complesso trascrizionale del
provirus di HIV. Tat in grado di legare il complesso ciclina T1 che fosforila diversi siti presenti
nellestremo C-terminale della RNA-polimerasi II, che risulta capace di portare a termine la
completa trascrizione del provirus. Tat viene eliminato allesterno della cellula produttrice e pu
interagire sia con la membrana della stessa cellula produttrice (loop autocrino) sia con quella di
cellule vicine non infette (loop paracrino) provocando linnesco di segnali in grado di indurre
lattivazione di diversi fattori trascrizionali.
proteina Rev -> ha una funzione importante nel regolare la sequenza nella produzione di RNA
virus-specifici. Una volta prodotta Rev rientra nel nucleo ed interagendo con specifiche sequenze
presenti nella regione env degli mRNA li protegge dallo splicing ad opera degli appositi organuli
nucleari consentendo lesportazione dal nucleo degli mRNA .
proteina Vpu -> funzione di facilitare il trasporto del prodotto del gene env verso la membrana
cellulare;
proteina Nef -> funzione molto simile a quella di Vpu ed agisce legandosi alle molecole di CD4
e HLA-I di cui facilita il trasposto, dalla superficie cellulare e dallapparato del Golgi, verso i
lisosomi, favorendo la degradazione.
proteina Vif -> viene incorporata nel virione di cui favorisce linfettivit e sembra avere una
funzione durante lassemblaggio del core virale.
proteina Vpr -> viene incorporata nel virione e sembra avere un ruolo importante nel favorire il
trasporto intranucleare del complesso nucleoproteico (genoma provirale e proteine associate).
Il ciclo replicativo di HIV
Il principale recettore cellulare specifico x HIV la molecola CD4 che rappresentata alla
superficie dei linfociti T-helper e che funziona da ligando specifico x le molecole di MHC di classe
II, nei processi di interazione cellulare legate al riconoscimento dellantigene. La molecola CD4
presente anche alla superficie di una notevole percentuale di monociti, macrofagi tissutali, cellule
dendritiche follicolari dei linfonodi. Linfociti TH-CD4(+) e altre cellule CD4(+) rappresentano le
principali popolazioni cellulari sensibili allinfezione da HIV.
CD4 il recettore fondamentale x il quale la glicoproteina gp120 presente nellenvelope virale
(che rappresenta lantirecettore) presenta unelevatissima affinit.
Per consentire linfezione da HIV necessaria la presenza, insieme a CD4, di co-recettori:
Alla superficie dei macrofagi presente il co-recettore CCR5 e la sua presenza
essenziale x linfezione degli stipiti macrofagotropi.
Gli stipiti di HIV-1 linfotropi, utilizzano come co-recettore la molecola di superficie
CXCR4 (che il recettore x la chemochina SDF-1).

Tutti e 2 i principali corecettori sono espressi alla superficie dei linfo-monociti CD4(+) del sangue
periferico, ci spiega la loro sensibilit allinfezione, sia con stipiti linfotropi che con stipiti
macrofagotropi.
La contemporanea interazione tra gp120 -> CD4 e di un corecettore dallaltra, provoca una serie di
alterazioni conformazionali, che si traducono nella fusione dellenvelope virale con la membrana
della cellula e la liberazione nel citoplasma cellulare del nucleo-capside. A questo punto si verifica
la retrotrascrizione del genoma virale nel DNA provirale e lintegrazione del provirus nel genoma
della cellula.

La variabilit genomica di HIV


Una delle + evidenti caratteristiche del genoma di HIV rappresentato dal notevole grado di
variabilit dimostrabile tra differenti stipiti virali isolati da diversi individui o addirittura tra gli
stipiti virali isolati dallo stesso individuo in momenti diversi dellinfezione.
La variabilit genomica di HIV-1 rilevante x diversi aspetti: la distribuzione delle sequenze variate
tra i diversi stipiti non ugualmente distribuita in tutto il genoma provirale, infatti le sequenze env e
nef sono soggette a variazioni mentre gag e pol sono + conservate.
Le glicoproteine di superficie contengono alcune regioni altamente conservate, tutti i residui di
cisteina di gp120 e gp41 sono costanti nella quasi totalit dei virus, ci legato al fatto alla funzione
della cisteina di mantenere unadeguata configurazione tridimensionale delle proteine di superficie.
Nella gp120 sono presenti 4 sequenze aminoacidiche relativamente costanti (C1-C4) intercalate con
regioni ipervariabili (V1-V5),una delle quali corrisponde al principale epitopo in grado di evocare la
produzione di anticorpi, ci comporta che gli anticorpi sono poco efficaci nei confronti di altri
anticorpi che si possono produrre nel corso di una infezione.
Rapporti filogenetici dei diversi sottotipi genomici/antigenici di HIV-1 e HIV-2
Si ritiene con molta probabilit che i retrovirus umani HIV-1 e HIV-2 abbiano avuto la loro origine
in Africa nei primi decenni del secolo XX.
Gli stipiti di HIV-1 circolanti nella specie umana, sono classificati in 3 distinti gruppi:
- gruppo M (major) comprende la grande maggioranza dei virus responsabili della
pandemia, ulteriormente divisibile in una serie di almeno 11 sottotipi (da A a K). I
Paesi europei e gli USA sono interessati dal sottotipo B. Sembrano il risultato di un
unico evento originario di trasmissione scimpanz-uomo.
- gruppo O (outlier) stipiti diversi e poco numerosi. Il virus O e quello N sembrano
il risultato di ulteriori, indipendenti eventi di trasmissione scimpanz-uomo.
- Gruppo N (non M) un virus assolutamente peculiare in varie seq nucleotidiche.
Gli stipiti di HIV-2 sono divisibili in almeno 6 (A a F) sottotipi e rappresentano il risultato di
altrettanti eventi indipendenti di trasmissione dellinfezione dalle scimmie cercopitecidi
alluomo. Il > numero di infezioni ha HIV-2 causato dal sottotipo A , seguito dal sottotipo
B.
PATOGENESI DELLAIDS

Linfezione da HIV rappresenta la tappa iniziale di un processo che oltre il 90% dei casi si traduce,
in un periodi di tempo variabile (da 7 a 10 anni) in un drammatico quadro patologico, che si
conclude con la morte del paziente.
Linfezione sempre la conseguenza dalla trasmissione di tracce anche inavvertite di sangue, o altri
liquidi biologici da un soggetto infetto ad un soggetto san, attraverso rapporti sessuali, luso
promiscuo di siringhe tra i tossicodipendenti, ma anche attraverso trasmissione iatrogena (donazione
di sangue, organi, tessuti, o attraverso la somministrazione di emoderivati infetti). Linfezione si
trasmette anche dalla madre infetta al feto, x via trasnplacentare o durante il parto e il successivo
allattamento.
Linfezione primaria asintomatica, dopo un periodo di incubazione di3-6 settimane si
traduce in una malattia acuta, febbrile, senza una sintomatologia patognomica (che simulano una

mononucleosi infettiva) che si esaurisce spontaneamente nel giro di alcuni giorni ed


difficilmente diagnosticabile, senza un preciso sospetto epidemiologico. Linfezione primaria si
accompagna ad un elevato titolo di virus nel sangue periferico (viremia) e nel giro di 1 settimana
si produce unintensa risposta immunitaria che provoca la scomparsa della viremia.
Fase di latenza clinica, il virus viene sequestrato negli organi linofoidi (linfonodi) soprattutto
allinterno delle cellule dendritiche follicolari, e c assenza di manifestazioni morbose evidenti
che pu durare x diversi anni. Anche se il provirus integrato nel genoma delle cellule infette e
si trova allo stato latente in molte di esse, in un certo numero di cell si osserva una continua
replicazione virale che si accompagna alla liberazione di virus e di prodotti (proteine) virusspecifici (solubili che innescano i circuiti patogenetici).
I soggetti affetti da HIV presentano un progressivo calo nel numero di linfociti CD4+ circolanti
(1000/ mm3 nel soggetto normale) che non si traduce in una manifestazione morbosa drammatica
fintanto che i linfociti T4 superano i 5-600/mm3.
Sintomatologia iniziale: linfoadenopatia persistente (LAS). Quando la proliferazione virale
raggiunge valori critici, cominciano ad essere presenti anche i primi sintomi morbosi.
Stadio ARC: che inizia subito dopo, caratterizzato da calo ponderale, febbre, diarrea ed astenia
che si accompagna ad una ulteriore netta diminuzione dei linfociti T-helper circolanti con
variabili segni di anemia, ed altre emocitopenie periferiche, ipergammaglobulinemia. In molti
soggetti infetti la comparsa di una patologia conclamata si associa alla prevalenza di una
popolazione virale CXCR4 linfotropica e con la riduzione di virioni CCR5 (macrofago-tropici)
che invece prevalgono nelle fasi iniziali dellinfezione.
Fase di AIDS conclamata: diminuzione dei linfociti T-helper al di sotto dei 3-400/mm3. I
linfonodi presentano gravi lesioni involutive, presente nel sangue una intensa viremia; la
sitomatologia si complica con linsorgenza di infezioni da microrganismi opportunisti che
evolvono con inusuale gravit. In molti casi si associa la comparsa di affezioni neoplastiche
(sarcoma di Kaposi). In un numero variabile di pazienti sono anche presenti lesioni degenerative
del SNC. Nei neonati infetti linfezione molto + rapida e si conclude con la morte nel giro di 56 anni.
I 2 fondamentali parametri diagnostici e prognostici dellHIV:
1) numero dei linfociti T-helper circolanti nel sangue periferico;
2) livello di virus svelabile (viremia).
Caratteristiche fondamentali della patologia conclamata:
a) grave ed irreversibile compromissione della capacit di risposta immune, che si traduce in
una serie di infezioni da virus e microrganismi (batteri, protozoi, miceti) opportunisti.
b) Comparsa di manifestazioni neoplastiche (linfomi, sarcoma di Kaposi)
c) Alterazioni ematologiche periferiche (trombocitopenia, anemia, granulocitopenia) con
gravi compromissioni del sistema ematopoietico
d) Lesioni degenerative del SNC che si accompagnano ad atrofia della massa encefalica
(demenza associata allAIDS).
Limmunodeficienza laspetto patogenetico + rilevante della sindrome con la notevole riduzione
del numero dei linfociti T-helper (linfociti T-CD4+ o linfociti T4). Cmq il numero di T4 infetti da
virus non supera mai il 20-30% della popolazione, la loro totale distruzione dei linfociti T4 noninfetti dovuta allinduzione della morte programmata (apoptosi) attraverso linnesco di segnali
cellulari conseguenti allinterazione fra la glicoproteina gp120, liberata in gran quantit dalle cellule
infette da HIV-1. Oltre alla gp-120, anche la proteina trasnattivante Tat viene liberata nellambiente
dalle cellule infette da HIV-1 e pu funzionare da amplificatore del danno cellulare.
Gli stessi meccanismi sembrano responsabili della compromissione della vitalit e della capacit di
differenziamento delle cellule ematopoietiche progenitrici presenti nel sangue circolante e nel
midollo osseo.

Anche le lesioni del SNC sono conseguenza di meccanismi analoghi; infatti i neuroni non sono
infetti da HIV-1 che invece si replica nelle cellule accessorie, liberando gp120 che ha unazione
tossica x i neuroni innescandone la morte x apoptosi.
DIAGNOSI DI LABORATORIO

Linfezione da HIV seguita dalla costante e progressiva replicazione del virus in una serie di
organi bersaglio ed destinata a sfociare nella definitiva compromissione del sistema immunitario.
Linfezione da HIV una volta verificatasi si mantiene costantemente attiva, la sieropositivit, cio
la rivelazione della presenza di anticorpi specifici x HIV nel siero di un individuo, consente di
porre inequivocabilmente la diagnosi di infezione in atto (anche se clinicamente silente).
Ricerca di anticorpi: si esegue mediante reazioni immunoenzimatiche nei confronti di
antigeni ricombinanti e/o di peptidi sintetici che riproducono gli epitopi antigenici +
significativi delle principali proteine strutturali del virus HIV-1 e HIV-2. I limiti di utilizzo:
1) nella fase iniziale (3-4 settimane) nella quale la quantit di anticorpi circolanti non
ancora sufficiente ad essere evidenziata dalle tecniche di rivelazione;
2) nei neonati da madri infette da HIV, i quali possiedono anticorpi sierici anti-HIV di
origine materna;
3) nei soggetti infetti in cui i risultati delle indagini sierologiche possono dare risultati
di dubbia positivit (borderline).
Ricerca di HIV : pu essere condotta mediante isolamento del virus in coltura allestendo cocolture di cellule mononucleate del sangue periferico del soggetto in esame con cellule
mononucleate del sangue periferico di donatori normali, si monitora la comparsa di antigeni
virus-specifici nel sovranatante delle cellule. La ricerca della presenza di virus (nel sangue
periferico) viene eseguita mediante la rivelazione della presenza di antigeni specifici (ricerca
di proteina p24 del core) e/o la ricerca di specifiche sequenze nucleotidiche (DNA provirale,
RNA virionico) con idonee metodiche di amplificazione (P.C.R.)
Nel follow-up del paziente: x monitorare lefficacia della terapia antivirale essenziale
stabilire la quantit di virus (carico virale) presente in circolo. I parametri utili sono:
1) determinazione quantitativa del DNA provirale mediante P.C.R., che misura la
quantit di virus latente provirus, che rappresenta unindicazione dellampiezza
del reservoir di virus presenti nellorganismo.
2) determinazione della quantit di virus infettante presente nel sangue periferico
misurata in colture di cellule in vitro
3) determinazione dei livelli plasmatici della proteina capsidica p24
4) determinazione quantitativa di HIV-1 RNA nel plasma.
TERAPIA E CONTROLLO DELLAIDS

La terapia : con una serie di farmaci antivirali specifici, costituiti da:


- inibitori nucleosidici e non nucleosidici della trascrittasi inversa;
- farmaci inibitori specifici della proteasi virale
- farmaco che agisce inibendo la fusione del peplos del virione con la membrana delle
cellule sensibili.
Questi farmaci x presentano una serie di effetti collaterali (tossicit secondaria degli inibitori della
proteasi con scarsa compliace dei pazienti, emergenza di stipiti farmaco-resistenti) non consentono
di attuare un trattamento prolungato.
Il controllo : dellinfezione affidato a misure preventive generali come lo screening dei donatori
(di sangue, di organi o tessuti) il controllo del sangue e degli emoderivati, leducazione sessuale.

RETROVIRUS ASSOCIATO ALLA HTLV


(leucemia umana a cellule T delladulto)

Il retrovirus denominato HTLV ha i caratteri generali dei retrovirus, se ne conoscono 2 tipi


sierologici ( HTLV-I e HTLV-II). Il genoma di HTLV-1 oltre ai 3 geni:
- gag, pol, env che codificano x 3 poliproteine che subiscono una scissione proteolitica da cui
prendono origine: le proteine e le nucleoproteine del core virale, le proteine enzimatiche
(proteasi, trascrittasi inversa) e le glicoproteine dellenvelople;
- sequeze con i caratteri di ORF (open reading frame), e di cui la sequenza + lunga
denominata sequenza pX. La regione pX contiene almeno 4 distinti ORF di cui le 2
maggiori, ciascuna formata da 2 esoni distinti: Tax e Rex con funzioni analoghe alle proteine
Tat e Rev di HIV.
HTLV-1 sembra in grado di interagire, tramite le glicoproteine dellenvelope con numerosi tipi di
cellule ma solo x i linfociti T-CD4+ i virus hanno uno spiccato tropismo.
I virioni liberi sono scarsamente infettanti e linfezione si trasmette efficacemente solo attraverso
un cotatto diretto tra cellule infette e cellule contigue, mediante un complesso processo di adesione
cellulare.
EZIOLOGIA

HTLV-1 associato a una rara forma di leucemia/linfoma delladulto a cellule T (ALT). una rara
e aggressiva forma di leucemia umana individuata allinizio degli anni 70. Presenta :
a) insorgenza in et adulta;
b) derivazione delle cellule leucemiche da linfociti T-helper maturi
c) frequente coinvolgimento della cute (linfoma cutaneo), linfoadenopatie ed
epatosplenomegalia
d) elevato numero di leucociti circolanti senza anemia e scarso coinvolgimento del midollo
osseo
e) ipercalcemia
Il periodo di sopravvivenza dallinizio dei sintomi acuti, varia da 2 settimane a + di 1 anno e la
morte provocata da: complicazioni infettive polmonari.
MECCANISMO DAZIONE PATOGENA

Linfezione si trasmette x via ematogena ed anche attraverso lallattamento. Il provirus integrato


nel genoma cellulare.
Il meccanismo dazione oncogena associato allazione transattivante di Tax che oltre a
transattivare la trascrizione del genoma provirale in grado di transattivare numerosi geni cellulari,
tra i quali il gene che codifica la IL-2 (specifico fattore di crescita x le cellule T) e il gene che
codifica lo specifico recettore (IL-2R). Si crea cos una sorta di perverso circuito autocrino in grado
di stimolare la replicazione policlonale delle cellule infette.
Le cellule proliferanti offrono unaumentata probabilit allinsorgenza di un secondo evento in
grado di trasformare la cellula in una cellula indefinitamente e patologicamente proliferante con la
comparsa della leucemia acuta, clinicamente manifesta.
Altre patologie associate ad HTLV-1

Esiste una associazione tra linfezione da HTLV-1 e una rara patologia neurologica rappresentata da
una sindrome demielinizzante progressiva: paraparesi tropicale spastica.
EPIDEMIOLOGIA DELLINFEZIONE

In Europalinfezione da HTLV-I e II particolarmente diffusa in particolari gruppi a rischio sono


rappresentati da tossicodipendenti assuefatti dallassunzione di droghe x via endovenosa (ed
spesso associata allinfezione da HIV).
DIAGNOSI DI LABORATORIO

La diagnosi di laboratorio si basa sulla ricerca di anticorpi mediante reazioni immunoenzimatiche


e/o immunoblotting, nei confronti di antigeni virali e sulla ricerca di specifiche sequenze del DNA
provirale nelle cellule mononucleate del sangue periferico mediante P.C.R.

VIRUS RESPONSABILI DI EPATITI PRIMARIE

Lepatotropismo primitivo risiede nella sensibilit dellepatocita alle rispettive infezioni, x la


presenza alla superficie cellulare di specifici recettori, ma anche x la permissivit dellepatocita
alla replicazione virale.
I virus epatici noti sono 4:
1. Epatite A
2. Epatite B
3. Epatite C
4. Epatite E
5. Epatite D (virus delta) -> si presenta sempre associato con in virus dellEpatite B da
cui dipende x un ciclo di replicazione completo.
I virus dellEpatite A ed E sono responsabili di infezioni acute, con bassissima letalit, e che
nella grande maggioranza dei casi tendono alla risoluzione spontanea.
Le infezioni acute da virus dellEpatite B e dellepatite C, possono dar luogo ad una infezione
cronica del parenchima epatico che pu esitare nella cirrosi o rappresentare linnesco x la
comparsa di un carcinoma epatico primitivo.

VIRUS DELLEPATITE A
Il virus dellepatite A (HAV) appartiene alla famiglia Picornaviridae.
Sprovvisto di un involucro pericapsidico, ha un capside isometrico
Genoma formato da 1 molecola di RNA di polarit positiva.
Il virus si lega agli epatociti interagendo con un recettore costituito da una glicoproteina
integrale di membrana.
La replicazione avviene nel citoplasma.
Di HAV esiste un solo tipo antigenico, strettamente specie-specifico; cresce in colture di
cellule umane e la replicazione in queste molto lunga e la produzione di effetto citopatico
scarsa.
Periodo di incubazione breve, da 15 a 50 gg.

MECCANISMO DAZIONE PATOGENA

La malattia diffonde attraverso il circuito oro-fecale, ed frequente in presenza di condizioni


igieniche scadenti. Non si trasmette con la trasfusione di sangue. Ha una mortalit bassa e la
guarigione priva di ulteriori conseguenze.
Il virus presente nel materiale fecale 6-7gg prima dellinizio dei sintomi e dellaumento delle
transaminasi sieriche.
Il virus pu anche essere repertato nel sangue nella fase iniziale della sintomatologia clinica
evidente e la sua presenza in circolo si annulla in coincidenza con la comparsa di anticorpi
circolanti.
DIAGNOSI DI LABORATORIO

Si basa sulla dimostrazione di anticorpi anti-HAV di classe IgM che sono costantemente presenti
nellinfezione acuta e si mantengono x 3 mesi dallinizio della sintomatologia.
Il controllo dellinfezione affidato alle misure generali di igiene ambientale.
TERAPIA

La somministrazione di gamma-globuline umane pu prevenire o attenuare linfezione nei


soggetti esposti.
disponibile un vaccino allestito con virus proveniente da colture cellulari infette, purificato, e
inattivato mediante trattamento con formaldeide. Il vaccino consigliato in tutti i soggetti residenti
in zone endemiche (Paesi asiatici, dellAfrica, dellAmerica del Sud) e per x coloro che hanno in
programma viaggi in zone di elevata endemia.

VIRUS DELLEPATITE B
Il virus dellepatite B (HBV) lunico Hepadnavirus di interesse medico.

Non cresce in colture di cellule in vitro.


Il genoma di HBV contiene 4 sequenze codificatrici parzialmente embricate:
- gene P: codifica una proteina alla quale sono associate le attivit enzimatiche virusspecifiche; + un piccolo peptide che serve da segnale di inibizione dellattivit
polimerasica;
- gene C: pu codificare 2 proteine: C e C+pre-C. La proteina C forma il capside
(core) virale ed lantigene virus-specifico (HBcAg). La proteina C+pre-C, viene
avviata verso lapparato secretorio cellulare e eliminata allesterno della cellula ed
espone epitopi antigenici peculiari (HBeAg).
- gene S: codifica le proteine di superficie (peplos) del virione, e rappresentano
lantigene specifico (HBsAg).
- gene X: codifica una proteina ad attivit trans-attivante sulla trascrizione (promoter)
del genoma virale e sulla trascrizione dei diversi geni cellulari (che viene
aumentata).
HBV assolutamente specifico x la specie umana, ai cui epatociti si lega attraverso recettori, ed
il DNA virale viene trasferito nel nucleo, dove dopo il completamento della struttura bicatenaria
del genoma, viene trascritto ad opera di una polimerasi II cellulare dando inizio al ciclo di
replicazione virale.
A differenza dei Retrovirus, la trascrizione del genoma di HBV non richiede la preventiva
integrazione nel genoma cellulare, anche se ci possibile in una quota di cellule del carcinoma
epatico primitivo.
La maturazione dei virioni avviene a livello delle membrane dellergastoplasma ed i virioni
completi sono eliminati dalla cellula attraverso un processo di esocitosi insieme a una quota di
HBsAg che viene prodotto in eccesso e si presenta in circolo.
Il virione completo presenta 3 diverse glicoproteine di superficie:
1. L (large)
2. M (medium)
3. S (small)
negli aggregati filamentosi di HBsAg sono presenti tutte e 3 le diverse glicoproteine, mentre gli
aggregati rotondeggianti sono formati solo da S e da M.
HBV relativamente stabile sia x lorganizzazione genomica che nella composizione
antigenica. Poich la replicazione avviene attraverso un intermedio a RNA la variabilit
genomica > di quella che si osserva negli altri desossiribovirus. Esistono tra i diversi virus
circolanti alcune differenze in un certo numero di sequenze nucleotidiche (ex quella del gene S)
che hanno consentito di identificare 8 diversi genotipi di HBV indicati con le lettere da A ad H.
LItalia interessata dal genotipo A (ubiquitario) e dal genotipo D presente nellEuropa
meridionale. Tra i diversi genotipi possono essere piccole differenze antigeniche nell HBsAg.

MECCANISMO DAZIONE PATOGENA

Lepatite B unaffezione a lunga incubazione (fino a 6 mesi) che si trasmette esclusivamente x via
interumana attraverso linoculazione accidentale o iatrogena di sangue infetto.
Pu trasmettersi anche x via sessuale, ma anche da madre a feto ( x via transplacentare o come
infezione perinatale).
Lepatite B, prima del controllo dei donatori era presente con frequenza elevata nei soggetti
sottoposti a trasfusioni multiple ed incide come rischio professionale anche in varie categorie di
medici (chirurghi, dentisti).
particolarmente frequente in condizioni di scarsa igiene ambientale ed in comunit
(tossicodipendenti, malati mentali) o in rapporto a particolari abitudini (tatuaggi) e la sua diffusione
favorita da una notevole termoresistenza del virus.
Nel periodo iniziale sono presenti in circolo in apprezzabili quantit, insieme ad un eccesso di
particelle HBsAg e HBeAg, eliminato dalla cellula infetta. Diminuiscono in seguito alla risposta

immune umorale e cellulo-mediata che bloccando il virus nellambiente extracellulare ed


eliminando le cellule infette porta la malattia a guarigione.
In un certo numero di casi una non efficiente e pronta risposta immunitaria pu consentire
linstaurarsi di uninfezione cronica che pu protrarsi anche x lungo tempo con una scarsa o nulla
sintomatologia clinica che pu esitate in gravi e irreversibili danni epatici.
DIAGNOSI DI INFEZIONE

Si basa sulla ricerca dei vari indizi di presenza virale (HBsAg, DNA virale, antigene e) e sulla
ricerca di anticorpi anti- HBcAg (gli anticorpi contro la proteina capsidica sono i primi a comparire)
e anti- HBsAg.
TERAPIA

- delle infezioni acute in genere solo sintomatica;


delle infezioni croniche con interferon e . Alcuni inibitori della trascrittasi inversa
come la lamivudina e ladefovir sembrano dotati di una ragionevole azione terapeutica.
Il controllo dellepatite B legato alla ricerca nel sangue dei donatori della presenza di marcatori
che segnalino lesistenza dellinfezione acuta in fase preclinica o di infezione cronica subcliniche. +
difficile il controllo della diffusione dellinfezione in particolari collettivit (omosessuali,
tossicodipendenti) x la presenza di ostacoli culturali.
La somministrazione di preparazioni di gamma-globuline ad elevato titolo di anticorpi anti HBsAg
come misura profilattica in soggetti esposti al rischio di infezioni (contaminati accidentalmente con
sangue in personale sanitario).
VACCINO

Per la profilassi dellinfezione allestito mediante tecniche del DNA ricombinate, formato dalle
proteine codificate dal gene S, clonato ed espresso in idonei vettori.

IL VIRUS DELTA
Non in grado di replicarsi autonomamente (virus defettivo) e richiede la presenza di HBV
(virus helper) x iniziare linfezione e per replicarsi.
Virus Delta -> particella sferoidale formata da un inviluppo proteico derivato dallHBsAg
dellHBV che racchiude il genoma virale ed un paio di proteine specifiche che formano
lantigene delta.
Le caratteristiche del genoma hanno confermato lipotesi di una comune origine filogenetica
con i virus delle piante. Il genoma formato da una molecola di RNA monocatenario di polarit
negativa. I nucleotidi formano una struttura senza estremi liberi (circolare) e di aspetto
bastoncellare. Nel genoma sono presenti sequenze con i caratteri di ribozima, hanno la capacit
di catalizzare tagli e saldature in corrispondenza di peculiari sequenze della molecola stessa di
RNA genomico. Il genoma virale si replica nel nucleo cellulare.
Il genoma del virus delta in grado di codificare una proteina, con peculiari caratteri antigeni
(antigene delta -Ag). Questa proteina presente in 2 forme:
- + piccola S -> essenziale x la replicazione del genoma
- + grande L -> un potente inibitore della replicazione del genoma virale e
promuove limpacchettamento del virione.
Il nucleo capside che viene assemblato nel nucleo della cellula infetta viene trasferito nel
citoplasma dove si associa ad una membrana cellulare alterata x la presenza delle
glicoproteine specifiche del pericapside del virus HBV e fuoriesce dalla cellula avvolto in
un involucro pericapsidico che lo stesso HBsAg di quello del virus dellepatite B.
Il virus Delta endemico nel bacino del Mediterraneo , in Medio Oriente, nellAfrica subsahariana, nellAmerica latina.
La coinfezione da virus Delta e HBV porta di norma ad un aggravamento della sintomatologia
e ad un > rischio di cronicizzazione con gravi ed irreparabili esiti.

DIAGNOSI DI LABORATORIO

Si basa sul reperto del virus in circolo (mediante rivelazione dellantigene Delta o del genoma virale
mediate amplificazione P.C.R. ed impiego di sonde molecolari), e sullo studio della risposta
anticorpale (IgM e IgG) anti-antigeni Delta.
Il controllo della infezione prevede le stesse misure di ignee che x lHBV. La vaccinazione antiHBV rende il soggetto immune anche nei confronti del virus Delta che incapace di autonoma
replicazione.

VIRUS DELLEPATITE C
HCV un ribovirus con genoma formato da una molecola di RNA a polarit positiva provvisto
di involucro pericapsidico che presenta numerose affinit con i virus della famiglia Flaviviridae.
HCV si lega a un recettore specifico, rappresentato da una molecola di superficie CD81,
presente alla superficie delle cellule in associazione con alcune integrine. Una volta introdotte
nelle cellule, il virus ha un ciclo replicativo che segue quello degli altri ribovirus a genoma
positivo.
Il genoma, formato da ununica molecola di RNA codifica ununica molecola proteica che viene
poi tagliata nelle 3 proteine strutturali e in 5 proteine non strutturali (NS) dotate di attivit
enzimatiche essenziali alla replicazione del virale.
La replicazione in vitro possibile in colture di cellule (linee di cellule linfoidi umane, linee di
epatociti umani). Il virus si replica lentamente con scarso effetto citopatico e la sua presenza e i
titolo deve essere determinato mediante le stesse tecniche di biologia molecolare
Il virus presenta una discreta variabilit genomica, almeno 6 tipi genomici principali, allinterno
differenziabili diversi sottotipi. Ci ha una profonda implicazione sulla possibilit di allestire un
vaccino efficace.

MECCANISMO DAZIONE PATOGENA

uninfezione subdola, lentamente progressiva che rimane asintomatica fino alla comparsa di segni
clinici di scompenso delle funzioni epatiche o alla comparsa di un carcinoma epatico primario.
Linfezione si trasmette x via ematogena, e le vie di trasmissione sono le stesse dellEpatite B. Il
periodo di incubazione va da 5-10 settimane.
Linfezione iniziale sintomatica solo nel 15-20% dei casi e ha un andamento clinico meno
rilevante. Una notevole proporzione, circa il 50% delle infezioni sintomatiche evolve verso la
cronicizzazione e circa il 20% dei soggetti infetti cronicamente evolve in cirrosi. Linfezione
cronica da virus dellEpatite C associato alla crioglobulinemia mista di tipo II (una patologia
linfoproliferativa benigna) ed stata implicata come possibile fattore eziologico del linfoma nonHodgking a cellule B la cui prolifezione verrebbe indotta dalla stimolazione del complesso CD81
(che presente alla superficie delle cellule B) che utilizzato dal virus come recettore specifico.
DIAGNOSI DINFEZIONE

Si basa sulla ricerca di anticorpi contro gli antigeni del virus, utili soprattutto x la diagnosi della
infezione iniziale e sulla ricerca del genoma virale, previa trascrizione inversa in DNA e il
successivo impiego di tecniche di amplificazione genomica (P.C.R.).
Il controllo : dellinfezione affidato alle stesse misure efficaci nel caso dellEpatite B.
TERAPIA

Il trattamento con interferon- largamente usato anche se alcuni genotipi rispondono meno. Un
miglioramento ottenuto con lassociazione della ribavirina all interferon-. Non esiste alcun
vaccino.
VIRUS DELLA EPATITE E
un ribovirus, sprovvisto di involucro pericapsidico, con un capside isometrico ed un genoma
formato da 1 molecola di RNA a polarit positiva. classificato nella famiglia dei Caliciviridae.
Il genoma presenta 3 distinte sequenze trascrivibili o ORF:
- ORF1 -> codifica la proteina non strutturale (con attivit enzimatica virus-specifica)
- ORF2 -> codifica la proteina principale del capside

ORF3 -> codifica una proteina che interagisce con ORF2 e ha una funzione nel
corretto assemblaggio del capside; inoltre si lega ad alcune proteine con azione proinfiammatoria, prodotte dal fegato, contribuendo a creare un ambiente favorevole
alla replicazione e alla persistenza del virus.
Si trasmette x via oro-fecale e linfezione appannaggio di aree a basso livello economico
sociale. Il periodo di incubazione di 25-55 gg. Linfezione si presenta come casi sporadici
endemici o come focolai epidemici (origine idrica).
La malattia colpisce prevalentemente soggetti fra i 15 e 40 anni ed associata ad unelevata
mortalit (circa il 20%) nelle donne gravide.
La diagnosi si basa sulla ricerca di anticorpi (IgG) nei confronti degli antigeni virali.

I PRIONI

PARASSITI METAZOI
Parassiti pluricellulari (metazoi) che interessano la medicina umana sono:
-

NEMATODI
CESTODI
TREMATODI

sono globalmente indicati come elminti e sono in grado di parassitare (endoparassiti) sia le
mucose delle cavit dellorganismo in comunicazione con lesterno (canale alimentare) sia
parenchimi e tessuti profondi.
Malattie da infezione : patologie causate da parassiti metazoi che invadono i parenchimi e i
tessuti profondi dellorganismo (elminti tissutali).
Infestazioni: patologie da elminti localizzati esclusivamente in cavit dellorganismo in
comunicazione con lesterno (elminti intestinali) e con un parassitismo limitato alla superficie
delle mucose, ma anche con localizzazione sulla superficie corporea (artropodi ectoparassiti);
ma anche con possibilit di invadere lo spessore dellepidermide.
Buona parte degli elminti di interesse medico sono parassiti eteroxeni -> cio parassiti con un
ciclo vitale che comprende stadi diversi che devono svolgersi in ospiti diversi, con lalternanza
di ospiti vertebrati e invertebrati.
ospite definitivo -> in cui si svolge la fase riproduttiva del ciclo vitale;
ospite intermedio -> ospiti obligati nei quali il parassita compie una fase necessaria del
ciclo vitale dando luogo alla formazione di forme infettanti che si
trasmettono poi allospite definitivo;
ospite di trasporto -> quando un animale infestato accidentalmente da forme infettanti
ospite terminale -> sono ospiti che possono essere infestati dal parassita che per non vi
raggiunge la fae riproduttiva e dai quali il parassita non si trasmette ad
altri animali, finendo con lestinguersi.
Per alcuni elminti luomo rappresenta lusuale ospite vertebrato, mentre nella > parte dei casi
lospite vertebrato rappresentato da altre specie animali e solo incidentalmente nelluomo.

MECCANISMO DAZIONE PATOGENA

Vi intervengono i diversi antigeni (solubili o somatici), la reazione infiammatoria di tipo


granulomatoso con danno dei parenchimi circostanti, la sottrazione di sangue operata dal parassita a
scopo alimentare pu tradursi in una grave anemizzazione. In funzione delle dimensioni e della
localizzazione, pu provocare una serie di azioni meccaniche: ostruzione di vasi linfatici e ematici,
compressione e necrosi secondaria di parenchimi mobili).
DIAGNOSI DINFEZIONE

Dimostrazione diretta della presenza del parassita nellorganismo e la ricerca delle uova o delle
larve nel materiale fecale. Si pu sfruttare a fini diagnostici la reazione umorale utile la ricerca di
anticorpi di classe IgE.
TERAPIA

I principali sono i : derivati benzimidazolici (Albendazolo, Mebendazolo, Tiabendazolo) che


hanno unazione inibitrice selettiva sul sistema mitocondriale degli elminti sensibili. La
dietilcarbamazina, che agisce inibendo la motilit dei parassiti e alterandone la struttura
superficiale. Altri farmaci sono: livermectina , pirantel pamoato, praziquantel, bitionolo.
Il controllo: si basa sullassunzione di adeguate misure di igiene ambientale e personale, sulla
sanificazione della rete idrica, sul controllo igienico dellapproviggionamento idrico e alimentare;
ma anche sullo smaltimento dei rifiuti organici, sul controllo sanitario degli allevamenti animali e
degli animali domestici.
Non esistono vaccini contro le parassitosi elmintiche.

NEMATODI

Sono VERMI CILINDRICI a sessi separati con riproduzione sessuata (solo nello stadio adulto);
Nematodi intestinali: (Ascaris lumbricoides e Enterobius vermicularis) non prevedono ospiti
intermedi. I nematodi intestinali emessi nel terreno sotto forma di uova, danno origine a
successivi stadi larvali che possono infettare luomo mediante penetrazione transcutanea
(Strongiloides stercoralis) o mediante ingestione (Ascaris lumbricoides).
Nematodi tissutali: (Filaria) prevedono la presenza di un insetto vettore che ne assicura la
trasmissione.
I Nematodi possono essere ovipari o ovovivipari.

FILARIASI
Si intende un complesso di malattie delluomo causate da elminti della superfamiglia
Filarioidea.
Questi nematodi sono adattati alla sopravvivenza in tessuti profondi, sistema linfatico,
circolatorio, connettivale.
Il ciclo vitale prevede una forma adulta maschile e femminile (macrofilarie) a prevalente
localizzazione linfatica o cutanea, ed una forma embrionale (microfilarie) a prevalente
localizzazione ematica o cutanea.
La classificazione clinica si basa sul distretto > colpito dalla malattia:
1. FILARIASI LINFATICHE
2. FILARIASI CUTANEE
3. FILARIASI OCULO-CUTANEE

FILARIASI LINFATICHE
Comprendono 2 generi:
1) WUCHERERIA -> ha 1 sola specie W. BANCROFTI
2 ) BRUGIA -> 2 specie che infettano luomo B. MALAYI e B. TIMORI
AGENTE EZIOLOGICO E CICLO VITALE

W. bancrofti un verme rotondo, colore bianco la cui forma adulta vive nei vasi e nelle
ghiandole linfatiche dellospite vertebrato.
Il machio misura 4 cm, e la femmina 6,5 cm questultima vivipara e emette embrioni maturi, le
microfilarie, rilasciandoli nel sistema linfatico. Le microfilarie raggiungono il circolo ematico
sistemico dove persistono circolanti (attivamente mobili) x essere assunte dallinsetto vettore
ematofago e proseguire il ciclo vitale.
La densit parassitaria nel sangue periferico superiore nelle ore notturne, in seguito ad una forma
di adattamento alle abitudini dellinsetto vettore, zanzara del genere Culex.
Lunico ospite vertebrato di Wuchereria luomo.
Il ciclo maturativo delle microfilarie ha luogo nellintestino, nel torace, nella testa e proboscide
della zanzara vettore e richiede da 10 a 14 gg. Durante questo periodo gli embrioni non si
moltiplicano, ma si differenziano dalla forma embrionale a una forma larvale completa.
Il passaggio del vettore alluomo avviene al termine del processo maturativo per fuoriuscita attiva
della larva dalla cuticola della proboscide della zanzara, le quali si depositano sulla cute dellospite
(in una sede prossimale a quella della puntura) e devono superare attivamente la barriera cutanea.
Attraverso il sottocutaneo le larve raggiungono il distretto vascolare periferico, poi quello linfatico,
dove prosegue il processo maturativo.
Gli adulti (macrofilarie) sono dimostrabili da un minimo di 3 mesi a un max di 12 mesi dopo
linfezione.
Brugia malayi e B. timori sono filarie morfologicamente indistinguibili nello stadio adulto
da W. Bancrofti.

B malayi - > presente solo nel sub-continente indiano, Asia orientale e Indonesia. Lisetto
vettore rappresentato da Manosinia. Luomo non lunico ospite vertebrato ma presente anche
nei gatti e cani. La fase dello sviluppo degli embrioni nel vettore rapida e richide solo 6-9 gg.
B timori -> presente sullisola di Timored trasmessa da Anopheles barbirostris.
PATOGENESI E FORME CLINICHE

La filariasi linfatica causata da W. Bancrofti e B. malayi indistinguibile sul piano patologico e


sintomatologico.
Solo le macrofilarie sono responsabili di malattia nelluomo, la microfilariemia asintomatica.
La patogenesi riconducibile alla risposta infiammatoria e dopo allostruzione meccanica a livello
del sistema linfatico nelle sedi di persistenza dei vermi adulti.
I primi disturbi isorgono dopo un periodo di incubazione di 5-15 mesi.
A livello istopatologico si nota un infiltrato cronico nellendotelio dei vasi linfatici, costituito da
polimorfonucleati e istiociti.
La cronicizzazione del processo infiammatorio porta alla formazione di varici linfatiche; nelle fasi +
tardive (distanza di 20 anni), la morte dei vermi adulti seguita da fenomeni linfangitici e dalla
formazione di granulomi da corpo estraneo con obliterazione completa del vaso linfatico.
Le sedi interessate dai processi linfangitici sono: genitali e regioni inguinali, arti inferiori.
Nelle fasi iniziali la sintomatologia determinata da dolore ed edema nella sede di infiammazione.
La formazione di varici linfatiche evidente a livello genitale e inguinale. La rottura di varici
linfatiche nella vescica, determina chiluria, con emissione improvvisa di urine lattescenti. I
fenomeni elefantiasici sono tipici delle fasi molto tardive.
DIAGNOSI E TERAPIA

In aree endemiche la diagnosi di filariasi linfatiche basata sul quadro clinico. La conferma
diagnostica basata sullidentificazione diretta delle microfilarie ematiche nel sangue periferico,
pu avvalersi dellesame a fresco di una goccia di sangue stemperata in soluzione fisiologica.
Le microfilarie vengono riconosciute x i movimenti attivi.
La diagnosi di specie eseguita su preparati colorati con Giemsa e allestiti con la tecnica della goccia
spessa.
TERAPIA MEDICA

efficace sulle microfilarie ma non sulle macrofilarie. Si somministra ivermectina associata a


albendazolo.
FILARIASI OCULO-CUTANEE
LOA LOA

Verme cilindrico filariforme, presente solo nelle regioni della foresta pluviale dellAfrica centrale
ed occidentale.
Gli adulti di Loa Loa persistono nel tessuto sottocutaneo (nella sede sottofasciale). Il maschio
musura 3 cm, la femmina 7 cm. La riproduzione ovovivipara: gli embrioni maturano nella cavit
vaginale allinterno di uova che si schiudono a maturazione avvenuta. Le microfilarie, lunghe 2
mm, hanno periodicit diurna determinata dalla temperatura.
Le microfilarie sono deposte nel tessuto sottocutaneo ma migrano rapidamente verso i vasi del
sistema linfatico dal quale si portano poi al torrente ematico. Le microfilarie persistono nella
microcircolazione polmonare e possono essere ritrovate nel sangue periferico solo dopo numerosi
anni (da 6 a 12).
Linsetto vettore costituito da specie del genere Chrysops, un moscerino ematofago, dalle
abitudini diurne. Il processo maturativo nellinsetto vettore richiede 10 gg ed avviene nella
muscolatura e nei tessuti grassi del torace e delladdome.
Al momento del contatto con luomo, unico ospite definitivo di Loa Loa, le larve mature fuoriesco
dalla cuticola laterale della proboscide del vettore, si accumulano sulla cute e penetrano
attivamente nel tessuto sottocutaneo.
2

PATOGENESI E FORME CLINICHE

Nella loiasi i segni di malattia sono imputalibi alle macrofilarie mentre le microfilarie sono
virtualmente prive di potere patogeno. La presenza del verme si manifesta x levidenza del
passaggio nel tessuto dermico delle dita, del frenulo della lingua, del pene, della palpebra, della
congiuntiva, della camera anteriore dellocchio. Si tratta di migrazioni rapide, accompagnate da
prurito, e dolore locale.
Manifestazioni tipiche sono: edemi di Calabra -> determinati dalla migrazione del verme adulto.
Si localizzano nelle sedi distali degli arti, e sono caratterizzati dalla comparsa di aree edematose che
persistono 3 gg, e sono determinate dalla reazione allergica a tossine liberate dagli adulti.
DIAGNOSI E TERAPIA

La diagnosi di microfilariemia da Loa Loa nel sangue periferico sebbene rappresenti un evento
molto tardivo dellinfezione. Il farmaco scelto livermectina.
ONCHOCERCA VOLVULUS

un verme filiforme con estremit piatte il cui unico ospite definitivo luomo. Il maschio
misura 3 cm e la femmina 40 cm. La riproduzione ovovivipara: la deposizione degli embrioni
avviene allinterno di noduli sottocutanei. Le microfilarie sono prive di periodismo.
Si concentrano allinterno del nodulo parentale e nei tessuti sottocutanei, dotate di movimenti
attivi, migrano nel tessuto sottocutaneo. Possono essere rinvenute nei linfonodi (inguinali e
cervicali) raramente anche nel sangue e urine.
Linsetto vettore costituito da specie del genere Simulium. I moscerini assumono le
microfilarie dal tessuto sottocutaneo durante un pasto ematico. La maturazione delle
microfilarie nella muscolatura toracica dellinsetto, dura 10gg, e lemergenza delle larve mature
avviene x perforazione della cute della proboscide e cadono sulla pelle.
Le larve si diffondono attraverso i vasi linfatici nei tessuti sottocutanei tributari, fino alla sede
delle > diramazioni.
La maturazione e la differenziazione sessuale avviene allinterno di noduli fibrosi nel
sottocutaneo.
La deposizione dei primi embrioni avviene circa 18-20 mesi dopo linfezione iniziale e
prosegue x tutta la vita del verme che pu protrarsi fino a 15 anni.

PATOGENESI E FORME CLINICHE

O. volvulus responsabile delloncocercosi, una malattia diffusa con gravi conseguenze sociali in
vaste aree dellAfrica sub-Sahariana e dellAmerica centrale e meridionale.
Linfezione pu essere completamente asintomatica in caso di bassa densit parassitaria, ma
solitamente causa di noduli cutanei con dermatite pruriginosa.
I noduli sottocutanei hanno le dimensioni di un pisello e si localizzano a livello delle creste iliache,
ascelle, poplite spazi intercostali, occipite. Il nodulo costituito da tessuto connettivo denso e
contiene vermi adulti e microfilarie.
Le microfilarie che si disperdono nel derma non sono responsabili di reazioni patogene.
Il danno oculare responsabile delle complicanze + gravi delloncocercosi; le microfilarie si
ritrovano nella cornea, nel nervo ottico e nella corioidea. La morte delle microfilarie a livello
oculare determina una reazione infiammatoria seguita da opacit corneali, cheratite sclerosante.
DIAGNOSI E TERAPIA

La diagnosi clinica nelle aree endemiche. La conferma diagnostica basata sullidentificazione


delle microfilarie nel derma del malato. Un piccolo frammento di derma viene ottenuto x exeresi
con bisturi avendo avendo cura di non oltrepassare il derma. La sede del prelievo la cute
sovrastante un nodulo oncocercotico. Il frammento viene depositato su un vetrino portaoggetti,
stemperato con soluzione fisiologica, ricoperto da un vetrino coprioggetto ed osservato, dopo circa
2-3 min x evidenziare le forme attivamente mobili di microfilaria. Le microfilarie possono anche
essere repertate allesame oftalmoscopico direttamente nella camera oculare anteriore.
Il farmaco di scelta livermectina, ad azione microfilaricida.
3

FILARIASI CUTANEE
MANSONELLA OZZARDI

lunica specie patogena del genere Mansonella, responsabile della mansonellosi.


La specie diffusa nei Caraibi e nellAmerica meridionale.
Il maschio adulto lungo 3 cm, la femmina 7cm. La forma adulta vive nel tessuto adiposo delle
cavit corporee e del mesentere.
Le microfilarie si distribuiscono sia nel torrente ematico che nel sottocutaneo.
Linfezione trasmessa da insetti del genere Simulium e Culicoides. Nel vettore la maturazione
avviene nella muscolatura toracica, dura 8 gg, la fuoriuscita avviene attraverso la cute della
proboscide.
La mansonellosi una condizione paucisintomatica. stata descritta la presenza di dolore
articolare, cefalea, orticaria.

DRACUNCULUS MEDINENSIS

La dracunculiasi lunica filariasi non trasmessa da insetti vettori.


Ciclo biologico complesso e prevede una fase di maturazione in un ospite intermedio.
grosso verme rotondo, bianco, lisco, la femmina misura 60 cm, mentre il maschio 3cm. Dopo
la copula che avviene nei tessuti profondo, il maschio muore e viene riassorbito. La femmina
vive nel sottocutaneo senza determinare segni patogeni sino al momento del parto degli
embrioni, infatti la femmina emerge dalla cute, normalmente a livello degli arti inferiori (mani,
scroto, mammella) manifestando spiccato geotropismo.
Gli embrioni rilasciati in raccolte dacqua fluente o stagnante, sono incapaci di muoversi e
vengono ingerite da crostacei del genere Cyclops. Lospite intermedio viene danneggiato dagli
embrioni che perforata la cavit gastrica, si raccolgono nella cavit celomatica e si nutrono dei
tessuti gonadici. La fase di sviluppo dura 4-6 settimane, ma la vita della larva matura pu
arrivare anche a 4 mesi.
Se il Cyclos viene ingerito accidentalmente dalluomo, viene digerito nello stomaco
determinando la fuoriuscita di larve vitali mature, la cui migrazione dal sistema digerente al
sottocutaneo avviene attraverso i linfatici e richiede 1 mese.
PATOGENESI E FORME CLINICHE

Diffusa in Africa e nel sub-continente indiano e presente anche in sud-America.


La sintomatologia causata dallazione traumatizzante della femmina che emerge dalla cute x la
deposizione degli embrioni. La formazione della lesione cutanea accompagnata da nauesea,
vomito, diarrea, orticaria, vertigine.
La mutilazione del verme quando la lesione gi aperta, spesso aggravata con la morte del verme
stesso e lo sviluppo di complicazioni settiche nel tessuto sottocutaneo circostante. La guarigione x
cicatrizzazione determina importanti sequele disabilitanti.
DIAGNOSI E TERAPIA

La diagnosi clinica legata allosservazione della emissione dalla cute della femmina al momento
della deposizione degli embrioni.
La terapia il metronidazolo.

ASCARIDIASI
AGENTE EZIOLOGICO E CICLO VITALE
Infestazione intestinale da vermi della specie ASCARIS LUMBRICOIDES.
Lunico ospite definitivo luomo.
La sede di infestazione lintestino tenue.
La femmina un grosso verme rotondo di colore giallognolo che misura 20-35

cm e 3-6 mm di

diametro; mentre il maschio ha dimensioni minori.


La vita media delladulto di 12 mesi.
4

La femmina ovipara, ed emette nel lume intestinale 200.000 uova al giorno. Luovo emesso
con le feci contiene una forma embrionale immatura. Il ciclo vitale prevede un periodo di
maturazione nellambiente esterno di 2-3 mesi in terreno acquoso o in acque a 36-40C.
Allinterno delluovo si sviluppa la forma larvale strongiloide e poi quella rabditoide (larva al
2 stadio) forma infettante. Luovo pu rimanere infettante nellambiente esterno x periodi di10
anni.
Lingestione delluovo da parte dellospite definitivo ne determina la schiusa (i succhi gastrici
modificano la parete delluovo). Nellospite definitivo A. lumbricoides richiede una fase
invasiva iniziale : attraversa la mucosa intestinale e le larve penetrano nel circuito ematico e
raggiungono il distretto polmonare; il transito viene arrestato meccanicamente a livello dei
capillari alveolari. A livello polmonare la larva rabditoide fuoriesce nellalveolo, risale lungo le
vie respiratorie e reinvade il distretto intestinale circa 10-14 gg dopo lingestione.
Le larve misurano 2-3 mm si annidano nellintestino tenue, raggiungeranno le dimensioni adulte
ed inizieranno la prima emissione di uova circa 60-70gg dopo linfestazione.
PATOGENESI E FORME CLINICHE

Lascaridiasi una geoelmintiasi diffusa in ogni area del globo, la cui permanenza proporzionale
alla entit della fecalizzazione ambientale. Linfestazione trasmessa da cibo e acqua contaminata
oppure dovuta allingestione accidentale delle uova (bambini in aree rurali).
Le difese immunitarie dellospite sono dirette verso lo stadio invasivo (a livello della fase di
invasione del ditretto polmonare) e sono basate sulla produzione di IgE.
Anche le fasi larvali presenti al momento della seconda invasione intestinale determinano una
risposta dellospite. Infatti mentre la 1 invasione intestinale asintomatica, la 2 spesso
accompagnata da fenomeni allergici.
Linfezione determina malattia in 3 modi:
1) una sindrome da invasione larvale determinata dalla reazione allergica agli stadi invasivi,
caratterizzata da: febbre elevata, malessere generale, disturbi respiratori, e il quadro
radiologico quello di infiltrati alveolari diffusi ed in circolo dimostrabile una elevata
risposta eosinofila.
2) La presenza di forme adulte nel distretto intestinale pu determinare una sintomatologia
locale, nel bambino lascaridiasi contribuisce alla malnutrizione con perdita di proteine,
vitamine A, D, E. Inoltre provoca dolore colico e turbe dispeptiche.
3) Gli ascaridi adulti sono grossi e robusti vermi, spesso con forma a gomitolo in grado di
determinare occlusioni (ostruzione delle vie biliari, pancreatite, appendicite, diverticolite)e
perforamento dellintestino.
DIAGNOSI E TERAPIA

Il sospetto di sindrome da invasione larvale in un soggetto con sintomatologia febbrile acuta pu


insorgere in presenza di eosinofilia periferica e sintomatologia respiratoria. Il verme dimostrabile
nellespettorato (larve rabditoidi); positiva la ricerca di risposta anticorpale di tipi IgE.
Linfestazione intestinale viene dimostrata dallidentificazione microscopica delle uova ottenute
dalle feci.
Linfestazione da A. lumbricoides adulti non determina una risposta eosinofila.
Il trattamento basato sullimpiego di albendazolo, efficace contro la forma adulta. Non esistono
farmaci efficaci contro le fasi larvali.

TOXOCARIASI
(Toxocara canis e T. cati)
AGENTE EZIOLOGICO E CICLO VITALE

Vermi morfologicamente simili a A. lumbricoides (x con < dimensioni)


Ospiti definitivi sono il cane e il gatto.
La femmina lunga 10 cm e il maschio 6 cm.
5

Il ciclo biologico nellospite definitivo identico a quello descritto x A. lumbricoides.


PATOGENESI E FORME CLINICHE

La malattia umana causata da Toxocara canis e T. cati nota come LARVA MIGRANS
VISCERALE.

Luomo un ospite accidentale non idoneo allo sviluppo completo del verme. Le uova ingerite
producono larve rabditoidi che attraverso la parete intestinale raggiungono il circolo ematico e
determinano una disseminazione dorgano. Nelluomo le larve non vanno incontro ad una
ulteriore maturazione.
Nei tessuti infetti si determina una reazione granulomatosa al cui interno la larva sopravvive
intatta o viene distrutta. Lintensa reazione della larva presente nei tessuti pu mantenersi x + di
10 anni.
Gli organi colpiti sono: fegato, retina, polmone, reni, cuore, muscolatura striata e il cevello.
DIAGNOSI E TERAPIA

Le forme larvali del verme non sono dimostrabili. La diagnosi basata sulla risposta sierologica di
tipo IgE e anche IgM.
La terapia: impiego di albendazolo.

ANCHILOSTOMI
Vermi nematodi: - alcuni appartenenti al genere Ancylostoma (A. duodenale e A. braziliense)
e Necator americanus, sono gli agenti eziologici della anchilostomiasi;
- altri appartenenti al genere Ancylostoma (A. braziliense) sono la causa della
patologia nota come: larva migrans cutanea.
ANCHILOSTOMIASI
AGENTE EZIOLOGICO E CICLO VITALE
ANCYLOSTOMA spp

Gli adulti di Ancylostoma (A. duodenale e A. braziliense) hanno dimensioni di 1 cm simili nei 2
sessi; colore bianco-grigiastro o rosso a causa dellingestione di eritrociti.
La sede dellinfestazione il duodeno o il digiuno dove possono albergare fino a 1.000 adulti in
grado di vivere da 4 a 7 anni. La max attivit di oviposizione della femmina avviene dopo 18
mesi dallinfestazione con emissione di 30.000 uova al giorno.
Le uova raggiungono lambiente esterno con le feci. Se deposte in ambiente umido producono
2, 4 e infine 8 blastomeri, culminando con la germinazione della larva rabditoide che sisviluppa
nel materiale fecale e successivamente nello strato superficiale del terreno.
La penetrazione nelluomo avviene attraverso la cute a contatto con il terreno o x ingestione di
materiale contaminato (penetrazione mucosa). La larva lascia rapidamente il tessuto
sottocutaneo e attraverso il circolo sanguigno, raggiunge la microcircolazione polmonare. Qui le
larve risalgono attivamente alle vie respiratorie superiori e x successiva ingestione raggiungono
dopo 7 gg dallinfestazione la mucosa intestinale dove si completa lo sviluppo larvale.
Dopo 3-5 settimane, lo sviluppo degli adulti terminato e pu iniziare con loviposizione un
nuovo ciclo vitale. Gli adulti aderisco alla mucosa attraverso lapparato buccale e si nutrono con
il sangue dellospite.

NECATOR AMERICANUS

Ciclo biologico simile a quello di A. duodenale.


La penetrazione di N. americanus non avviene attraverso le mucose ma solo attraverso la cute e
il completamento della maturazione delle larve si verifica gi nel distretto alveolare polmonare,
prima che i parassiti raggiungano lintestino.

PATOGENESI E FORME CLINICHE

Lanchilostomiasi una geoelmintisi; linfestazione acquisita dallambiente.


La manifestazione clinica principalmente lanemizzazione, la cui entit proporzionale alla
densit della parassitemia intesitale. Lanemia ipocromica, microcitica, iposideremica, da
cronica perdita eritrocitaria.
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La sintomatologia quella dellanemizzazione cronica e graduale, con pallore e stanchezza. +


raramente si manifestano, tachicardia e dispnea, fino allinsufficienza cardiaca.
Nelle feci presente sangue in quantit microscopiche, raramente si osserva melena.
presente eosinofilia nn solo nella fase iniziale ma anche in quella dellinfestazione intestinale.
La perdita di albumina una conseguenza dellenteropatia pu determinare una sindrome
disprotidemica con edemi discrasici.
DIAGNOSI E TERAPIA

Si basa sullidentificazione microscopica delle uova di A. nelle feci con metodi di concentrazione.
Il trattamento: somministrazione di albendazolo.
LARVA MIGRANS CUTANEA
AGENTE EZIOLOGICO E CICLO VITALE

La malattia da larva migrans cutanea causata da alcune specie di Ancylostoma braziliense che
hanno come ospite definitivo mammiferi diversi dalluomo, come cane e gatto. Luomo
rappresenta un ospite inappropriato (terminale), nel quale non pu completarsi il ciclo biologico
dellelminta.
Nelluomo la larva non pu oltrepassare lo strato germinativo dellepitelio e raggiungere il
torrente ematico, quindi termina la propria esistenza vagando nel tessuto sottocutaneo nella sede
di penetrazione.

PATOGENESI E FORME CLINICHE

Si tratta di una malattia benigna di interesse dermatologico. I disturbi sono legati alla
formazione di tunnel cutaneo nel tragitto di migrazione della larva. Nella sede di ingresso
presente una lesione papulo-vescicolosa. Il tragitto rilevato, rosso, e indurito e si allunga di
pochi mm al giorno.
La sintomatologia pruriginosa, con lesioni secondarie da grattamento.
DIAGNOSI E TERAPIA

- La diagnosi esclusivamente clinica. Deve x essere distinta dalla larva currens


- Il trattamento x via topica con preparazioni galeniche di albendazolo.

OSSIURIASI
(ENTEROBIUS VERMICULARIS)
AGENTE EZIOLOGICO E CICLO VITALE

Lossiuriasi causata dalla infestazione da Enterobius vermicularis, piccolo nematode di


colore bianco, la cui femmina misura 10mm e il maschio 2mm.
La femmina depone circa 10.000 uova una sola volta nella vita al termine del ciclo
maturativo.
Le uova vengono emesse direttamente a livello dello sfintere anale. Nellambiente esterno
hanno una limitata capacit di sopravvivenza, quindi la prosecuzione del ciclo legata alla
probabilit di passare rapidamente ad un altro ospite x contatto diretto o allautoinfestazione.
Le uova si schiudono nello stomaco liberando una singola larva che invade le cripte
ghiandolari a livello dellintestino tenue. La larva si incista nella ghiandola determinando la
degenerazione (senza alcuna reazione infiammatoria). Nella parete intestinale gli adulti vivono
da 1 a 3 mesi. Le femmine gravide, al termine del ciclo maturativo, vengono liberate nel lume
intestinale e trasportate attraverso lorifizio anale, raggiunto il quale, si portano attivamente
sulla superficie mucosa dove depositano in pochi minuti da 10.000 a 15.000 uova prima di
morire.

PATOGENESI E FORME CLINICHE

Linfestazione tipica dellet infantile e confinata in nuclei familiari o in comunit quali asili e
scuole materne.

La migrazione della femmina sulla superficie anale determina un intenso prurito, che rappresenta
il sintomo cardine dellinfestazione da ossiuri. Il prurito tipicamente notturno che pu essere
sufficientemente intenso da determinare lesioni da grattamento.
DIAGNOSI E TERAPIA

Le uova di ossiuri vengono ritrovate nelle feci in non + del 5% dei soggetti
infetti.

Il riscontro diagnostico la ricerca microscopica delle uova mediante un


nastro adesivo trasparente precedentemente premuto saldamente sulla superficie della mucosa
perianale.
Il trattamento: pirantel pamoato, o farmaci imidazolici (albendazolo).

STRONGILOIDIASI
(STRONGILOIDES STERCORALIS)
AGENTE EZIOLOGICO E CICLO VITALE

Strongiloides stercoralis un verme nematode dal ciclo vitale complesso, ha la possibilit di


presentare 2 cicli vitali distinti: - ciclo parassitario nellospite umano;
- ciclo a vita libera nellambiente esterno;
Ciclo parassitario linfezione prende avvio quando le larve filariformi penetrano la cute o la
mucosa buccale. Raggiungo il torrente ematico, e poi il distretto polmonare. Le larve attraversano la
parete dei capillari polmonari e si raccolgono nellalveolo, risalgono le vie respiratorie e
raggiungono lintestino. Insediate a livello dellintestino tenue, le larve maturano ad adulti, la
femmina misura 2,5 cm e il maschio 0,7 cm. La femmina penetra negli strati superficiali della
mucosa dellintestino tenue x iniziare loviposizione. Il maschio non penetra e viene espulso con le
feci. La fecondazione della femmina da parte del maschio avviene solo nella fase iniziale della
parassitazione intestinale.
Le uova deposte alla superficie dellintestino tenue si schiudono nel canale alimentare ed iniziano
la fase di maturazione sia verso la forma larvale strongiloide (non infettante e adatta alla vita del
suolo) e verso la forma larvale filariforme ( pu determinare autoinfestazione se la penetrazione
avviene gi a livello del tratto colico terminale o della mucosa anale).
Ciclo a vita libera si ha la maturazione nel terreno delle lerve rabditoidi a forme adulte
maschi e femmine. Queste possono copulare e dare origine a nuove larve rabditoidi uguali a quelle
prodotte nel ciclo parassitario. Quindi le larve rabditoidi possono evolvere verso la forma filariale,
infettante) che inizia un nuovo ciclo parassitario nelluomo, o maturare a vermi adulti che
continuano indefinitamente il ciclo ambientale.
PATOGENESI E FORME CLINICHE

Luomo rappresenta lospite principale di S. stercoralis sebbene cani e gatti possono essere
infestati.
Limmunit dellospite appare importante al fine di confinare linfezione al tratto enterico.
La fase primaria-invasiva larvale -> pu determinare una sindrome respiratoria acuta simile
a quella che si osserva nellinvasione da ascaridi. La sintomatologia acuta caratterizzata da
febbre elevata, dispnea, alterazioni radiologiche toraciche.
Nelle fasi croniche -> la > parte delle infestazioni asintomatiche.
Nei casi di infestazione a bassa carica parassitaria, si osservano nei pazienti
immunocompetenti, la strongiloidiasi determinata da una sintomatologia cutanea di tipo
orticarioide su base di ipersensibilit ad antigeni elmintici.
Nelle sindromi da iperinfestazine le larve possono essere osservate in qualunque organo
interno, fegato, cuore, reni. Linteressamento neurologico caratterizzato da una meningite
asettica x penetrazione delle larve nel compartimento liquorale.

DIAGNOSI E TERAPIA

Le larve vengono ricercate in campioni di feci con opportuni metodi di concentrazione; ma possono
anche essere osservate nel broncoaspirato (nel caso di sindrome da invasione larvale) o nel liquor
nel corso di meningite asettica.
possibile la coltivazione in condizioni sperimentali artificiali (ciclo a vita libera).
Sono in uso anche tecniche sierologiche x la determinazione di anticorpi anti-Strongyloides.
La terapia: ivermectina e albendazolo.

TRICHIURIASI
(TRICHIURIS TRICHIURA)
AGENTE EZIOLOGICO E CICLO VITALE

La trichiuriasi sostenuta dallinfestazione da Trichiuris trichiura.


un piccolo nematode lungo 40 mm (dimensioni simili nei 2 sessi), di colore bianco-grigiastro.
Gli adulti hanno una forma a frusta, cio con la parte cefalica filiforme con la quale si
inseriscono nei tessuti dellospite e una parte distale molto + grossa (da cui nel verme femmina
derivano le uova).
Vivono a livello dellintestino cieco, dove risiedono ancorati alla membrana mucosa negli spazi
intervillosi.
Le uova emesse con le feci resistono a lungo nellambiente grazie alla particolare robustezza
della membrana delluovo. La maturazione dellembrione richiede 21gg. Luovo non si schiude
nellambiente esterno, ma lembrione emerge soltanto dopo lingestione da parte dellospite
(nellintestino tenue).

PATOGENESI E FORME CLINICHE

Linfestazione dipendente dal livello di fecalizzazione ambientale, poich lagato


allingestione diretta di uova dallambiente.
Listazione asintomatica nella > parte dei casi. In soggetti con alta densit parassitaria si
sviluppano disturbi infiammatori del colone e del retto, dolori addominali, tenesmo, diarrea con
presenza di sangue e prolasso rettale.
DIAGNOSI E TERAPIA

- Diagnosi: identificazione delle uova nelle feci. Nei casi di infestazione massiva la
rettocolonscopia pu mettere in evidenza la presenza del verme adulto adeso alla parete colica.
- Terapia: albendazolo.

TRICHINELLOSI
(TRICHINELLA SPIRALIS)
AGENTE EZIOLOGICO E CICLO VITALE

La trichinellosi: uninfezione da nematodi del genere Trichinella spiralis, che viene contratta
con lingestione di carne cruda o poco cotta.
un piccolo verme bianco, il cui adulto si localizza x il breve periodo della sua vita
nellintestino tenue dellospite vertebrato.
La femmina lunga 4mm e il maschio 1,5mm.
Linfestazione avviene per ingestione di carni animali contenenti le cisti del parassita; e si
stabilisce quando gli embrioni, liberati nella cavit gastrica e intestinale, si annidano negli strati
profondi della parete mucosa intestinale, da cui possono raggiungere i linfonodi mesenterici.
Gli embrioni maturano ad adulti in 1 settimana e la durata della loro vita di 1 mese.
La femmina ovovivipara, le uova si schiudono nella cavit uterina e gli embrioni continuano
in tale sede a maturare, fino al momento in cui sono emessi nel sistema vascolare o linfatico. Gli
embrioni traspostati dal torrente circolatorio, raggiungono la cavit cardiaca e i tessuti muscolari
striati, sede di destinazione finale.
Nel muscolo striato si formano le cisti, costituite da un singolo embrione, circondato da tessuto
connettivale prodotto dallospite. Gli embrioni persistono in fase di latenza allinterno delle
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cisti. Se il tessuto muscolare contenente la cisti ingerito da un nuovo ospite lembrione si


libera nellintestino tenue ed inizia un nuovo ciclo maturativo.
PATOGENESI E FORME CLINICHE

Linfezione umana imputabile allingestione di carni crude o poco cotte di animali (carne di
maiale o di cavallo) portatori di cisti.
La trichinellosi -> si pu manifestare come una malattia acuta aggravata da mortalit nella fase
di invasione larvale. La > parte delle infestazioni sono asintomatiche.
I sintomi possono essere differenziati in:
1. prima fase -> sintomatologia intestinale e corrisponde alla fase di maturazione delladulto
negli strati profondi della parete duodeno-digiunale. Possono essere presenti: nausea, vomito,
diarrea, dolore addominale di tipo colico e sudorazione si protraggono x 4-5 gg.
2. fase di invasione larvale ->insorgono febbre elevata, malessere generale, dolore muscolare,
difficolt nella respirazione, masticazione, deglutizione. presente una esinofilia elevata.
caratteristico ledema periorbitale. Le complicanze + severe: miocardite acuta, polmonite,
peritonite o collasso cardio-circolatorio.
DIAGNOSI E TERAPIA

- La diagnosi: indispensabile il sospetto clinico, che basato sullassociazione della febbre e


delleosinofilia, in presenza di mialgie e di edema periorbitale. La conferma diagnostica si basa
sulla identificazione delle larve, che richiede una biopsia (grande muscolo pettorale). Nella > parte
dei casi la conferma diagnostica basata sulla sieroconversione.
- Il trattamento: albendazolo e associazione di antinfiammatori (corticosteroidi).

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CESTODI
vermi piatti, a forma nastriforme e segmentata.
parassiti del tratto intestinale e prevedono + ospiti nel proprio ciclo vitale (parassiti eteroxeni)
Il verme adulto presenta: - scolice segmento cefalico, che porta gli organi di fissazione
- collo segmento di congiunzione;
- proglottidi segmenti metamerici che costituiscono il corpo
Sono tutti vermi ermafroditi, nei quali la fertilizzazione avviene tra 2 proglotidi adiacenti.
Teniasi infestazione intestinale da vermi adulti appartenenti al genere Taenia ..
Altre malattie umane derivano dallinfestazione (di organi e parenchimi profondi) ad opera di
forme larvali : - cisticercosi (forme larvali di Taenia solium)
- idatidosi (forme larvali di Echinococcus)

TAENIA spp
AGENTE EZIOLOGICO E CICLO REPLICATIVO

TAENIA SOLIUM
un verme piatto, che raggiunge i 2-3 metri di lunghezza e vive nellintestino tenue delluomo.
Gli adulti hanno una piccola testa (1mm), 800-1000 proglotidi che contengono ciascuna 3050.000 uova.
Le uova vengono emesse nellambiente esterno ancora contenute nella proglottide terminale
matura, la quale priva di movimenti attivi. Raramente x la rottura della proglottide le uova si
ritrovano libere nelle feci. Le uova sono tonde e non opercolate.
Nellambiente esterno la proglottide si disintegra e le uova liberare vengo assunte dallospite
intermedio che x T. solium il maiale. Luovo si schiude nello stomaco, libera loncosfera che
attraversa la parete intestinale e raggiunge il torrente ematico, e si distribuisce nei tessuti
muscolari striati. A livello muscolare la larva si trasforma in cisticerco e si incista.
Luomo si infetta ingerendo carme di maiale poco cotta che contiene cisticerchi. Nello stomaco
umano la cisti che circonda il cisticerco si dissolve, la larva si libera nel canale intestinale, la
testa si ancora alla parere mucosa e inizia la formazione e la maturazione delle proglottidi.
TAENIA SAGINATA
Condivide molte caratteristiche con T. solium.
Le dimensioni sono > pu raggiungere fino a 4-10 metri di lunghezza, con 2000 proglottidi,
ciascuna contenente al termine della maturazione 100.000 uova.
Le uova sono emesse nellambiente esterno entro la proglottide terminale matura che si stacca
dai restanti segmenti e con movimenti attivi fuoriesce dallorifizio anale.
Le uova di T. solium non possono essere differenziate al MO da quelle di T. saginata.
Le proglottidi possono essere differenziate allesame microscopico x la differente morfologia
dellapparato riproduttivo che presenta numerose ramificazioni in T. saginata e poche in T.
solium.
Il ciclo vitale simile nelle 2 specie, ma lospite intermedio di T. saginata il bovino.
PATOGENESI E FORME CLINICHE

La teniasi -> si instaura quando luomo ingerisce la forma larvale (cisticerco) consumando carni
crude di maiale (T.solium) o di bovino (T.saginata).
Il verme raggiunge le dimensioni da adulto in 6-12 mesi e sopravvive nellintestino fino a 25
anni. Linfestazione limitata ad un singolo adulto (e la reinfezione difficile x fenomeni attivi
di resistenza dellospite, che gi alberga una tenia nel proprio intestino).
La presenza del verme non associata a disturbi nellospite e manca anche leosinofilia
periferica. Linfestazione quasi sempre asintomatica e si manifesta solo con lemissione

occasionale di proglottidi che pu essere responsabile di disturbi psicosomatici. Saltuariamente


sono presenti disturbi dispeptici e addominalgie.
DIAGNOSI E TERAPIA

- La diagnosi si basa sulla identificazione delle uova o delle proglottidi nelle feci. La diagnosi di
specie fatta in base allapparato riproduttivo delle proglottidi xch le uova sono indistinguibili.
Lemissione di proglottidi singole rinvenute nella biancheria patognomico x infezione di
T.saginata (xch le proglottidi sono dotate di movimenti attivi)
- Trattamento: praziquantel
CISTICERCOSI
Si instaura quando luomo ingerisce accidentalmente uova di Taenia solium (eliminate
nellambiente da soggetti umani infestati) con lavvio di un processo di maturazione simile a
quello dellospite intermedio (maiale).
Le oncosfere, raggiunta la circolazione mesenterica, si distribuiscono in ogni organo con una
predilezione x la muscolatura lisca e il sistema nervoso. Dopo 2 mesi la larva matura in
cisticerco, il cui accrescimento, allinterno di una capsula cistica responsabile della
sintomatologia.
La lesione della cisticercosi -> rappresentata da una capsula fibrosa circondata da un infiltrato
infiammatorio costituito da : neutrofili, eosinofili, linfociti, plasmacellule. La fase di invasione
asintomatica. La localizzazione cerebrale esordisce con crisi convulsive.
Il sospetto di cisticercosi basato sul reperto (ecografico e radiologico) della lesione cistica. La
conferma diagnostica basata sulla sierologia specifica.
Il trattamento: praziquantel, albendazolo.

ECHINOCOCCUS GRANULOMATOSIS
AGENTE EZIOLOGICO E CICLO VITALE

Piccolo cestode, misura 3-8 mm costituito da una testa e da 4 proglottidi


Il verme adulto specifico e ha come ospite definitivo varie specie di canidi nei quali ladulto
vive ubicato a livello intestinale. Le uova sono emesse dallospite definitivo con le feci e
contaminano lambiente.
Fase larvale aspecifica, si osserva tipicamente negli ovini, anche bovini, suini, e luomo.
Lospite intermedio del parassita rappresentato dagli ovini anche se luomo pu infestarsi
accidentalmente ingerendo le uova e consentendo lo sviluppo dello stadio larvale del cestode.
Le uova germinano allinterno dellintestino e liberano le oncosfere (con allinterno
lembrione), che attraversano la parete intestinale e penetrano nel sangue disseminandosi negli
organi profondi. La sede privilegiata il fegato, poi il polmone, il SNC, il sistema osteomuscolare, il rene.
La larva si sviluppa allinterno di una cisti idatidea nel tessuto dellospite, dopo 3 settimane
raggiunge dimensioni visibili a occhio nudo, e dopo alcuni mesi ha dimensioni di 5-10 cm. Oltre
alle cisti idatidee primitive, derivate dallevoluzione cistica dellembrione, si riconoscono le
cisti idatidee secondarie derivate dalla rottura e metastatizzazione di una cisti primitiva fertile.

PATOGENESI E FORME CLINICHE

La lesione fondamentale della idatidosi -> costituita dalla cisti idatidea, la cui parete
costituita da 1. spesso strato fibroso prodotto dallospite;
2. spesso strato intermedio prodotto dal parassita
3. strato interno (germinativo) di natura parassitaria dal quale originao le cisti
figlie. Queste si formano come piccole masse parenchimatose allinterno dello
strato germinativo, successivamente diventano vacuolate e formano vescicole.
Gli scolici si formano nella membrana germinativa.

La sintomatologia dovuta alleffetto della massa della cisti idatidea in espansione allinterno
dellorgano dellospite. Nel fegato le cisti sono responsabili di dolori in ipocondrio dx. Littero
pu dipendere dallostruzione delle vie biliari. Le cisti polmonari sono asintomatiche x lunghi
periodi, e nelle fasi avanzate possono causare broncopolmoniti. Le masse cerebrali possono dare
segni neurologici focali assai precocemente.
La rottura traumatica o chirurgica di una cisti idatidea pu essere responsabile di shock
anafilattico x improvvisa liberazione di una grande quantit di antigeni, o x disseminazione
metastatica di cisti figlie.
DIAGNOSI E TERAPIA

- La diagnosi di cisti idatidea, affidata alla diagnostica x immagini: ecografia epatica, radiologia
polmonare. La diagnosi di cisti spesso il risultato inattesi di indagine routinaria in soggetti
asintomatici. Il riscontro di sierologia positiva x echinococco risolutiva.
La diagnosi diretta si esegue attraverso lidentificazione dei protoscolici nel liquido di drenaggio di
una cisti.
- La terapia delle cisti di tipo medico. Il farmaco di elezione lalbendazolo che rende non
infettiva la cisti nel 90% dei casi ma non determina la regressione della cisti. Perci nei casi di
persistenza della cisti dopo terapia medica consigliata la puntura della cisti (sotto ecografia) e il
suo ripetuto lavaggio interno con etanolammina al 95%. In alcuni casi necessaria lasportazione
chirurgica.

TREMATODI
Vermi piatti (platelminti) di forma allungata, ermafroditi (eccetto Schistosoma spp).
Il ciclo biologico prevede + ospiti (eteroxeni):
- fase di replicazione sessuata, nellospite definitivo
- fase di replicazione asessuata delle fasi larvali nellospite intermedio
I trematodi sono dotati di 2 ventose ventrali che servono alladesione e locomozione:
a) ventosa orale, in posizione cefalica, e funge da apertura buccale;
b) ventosa ventrale, posta + indietro ha solo funzione adesiva

Le uova dei trematodi contengono il miracidio (che si sviluppa in ambiente


acquoso e che va incontro a processo di maturazione in un ospite intermedio. Allinterno
dellospite intermedio si sviluppa prima la sporocisti e successivamente la cercaria (elemento
infettante) che agisce con differenti meccanismi: 1) penetrazione transcutanea (Schistosoma
spp)
2) incistamento su vegetali acquatici e successica ingestione (Fasciola)

SCHISTOSOMA spp
AGENTE EZIOLOGICO E CICLO VITALE

5 specie del genere Schistosoma sono patogene x luomo:


1. S. mansoni
2. S. haematobium
3. S. Japonicum
4. S. Mekongi
5. S. Intercalatum
Il ciclo biologico prevede lesistenza di:
- ospite definitivo, vertebrato, nel quale si sviluppa il verme adulto. Luomo lunico
ospite definitivo x S. haematobium e S. mansoni.
- ospite intermedio, mollusco gasteropode (chiocciola), nel quale si sviluppano
differenti stadi larvali.
Schistostomiasi -> infezione delluomo si stabilisce al momento dellingresso attraverso la cute
della cercaria, che si trasforma in schistosomulo e penetra nei vasi linfatici o ematici, dove
compie la maturazione a vermi adulti (1 mese dopo lifezione). Gli adulti maturi discendono la
vena porta e raggiungono le vene del plesso mesenterico dove si accoppiano.
La morfologia dei vermi adulti: lunghezza da 7 a 20mm. Il maschio presenta una doccia
longitudinale nella quale alloggia la femmina, che simile ad un verme cilindrico (nematode). Il
dimorfismo sessuale e lestremit posteriore filiforme della femmina sono caratteri adattativi e
alla deposizione delle uova che vengono spinte attivamente nei capillari della sottomucosa dove
restano complessate (grazie alla presenza delle spine e alla forma schiacciata) e determinano
lesioni del tessuto fino a produrre sulla parete intestinale e vescicale delle ulcerazioni da cui
fuoriescono sangue e uova che raggiungono con questo meccanismo traumatico lambiente
esterno con le feci o con le urine.
Le uova, emesse con feci o urine, raggiungono lacqua dolce si schiudono liberando il
miracidio (forma larvale attivamente mobile) che raggiunge lospite intermedio, un mollusco
gasteropode (chiocciola). Nei tessuti molli del mollusco il miracidio si trasforma in sporocisti
dalla cui moltiplicazione e maturazione avranno origine, dopo un periodo di 4-6 settimane,
migliaia di larve (lunghe 1 mm) che maturate in forma di cercaria biforcuta e divenute
attivamente mobili (x la presenza di unappendice caudale biforcuta), lasciano il mollusco x
nuotare libere nellacqua dolce. Le cercarie hanno vita breve: entro 48 ore devono penetrare la
cute o le mucose dellospite vertebrato x proseguire il ciclo biologico.

PATOGENESI E FORME CLINICHE

Nella sede di invasione pu prodursi una dermatite da ipersensibilit alla cercaria.

La fase di invasione larvale -> (corrisponde al transito delle forme embrionali nel sangue ed al
periodo di maturazione nel fegato) pu determinare una sintomatologia sistemica di tipo tossico
sindrome di Katayama, causata dalla deposizione di immunocomplessi a seguto della
produzione di anticorpi diretti verso gli stadi larvali. La sindrome esordisce dopo 2-8 settimane
dallinfestazione e presenta febbre alta accompagnata da tosse, linfoadenomegalia, epatosplenomegalia ed elevata eosinofilia.
Gli adulti si schistosoma non determinano alcuna reazione infiammatoria dei vasi e la
sintomatologia legata al processo di oviposizione (inizia 10-12 sett dopo linfestazione). Le
uova che perforano la parete vasale, non riescono a raggiungere lambiente esterno, rimanendo
intrappolate negli strati profondi e superficiali della mucosa dellintestino e della vescica dove
determinano una reazione infiammatoria di tipo granulomatoso. Il granuloma costituito da
cellule giganti macrofagiche multinucleate circondate da tessuto fibroso e infiltrato eosinofilo.
A livello vescicale la muscolatura coinvolta dal processo infiammatorio diviene iperplastica e
poi atrofica. La sintomatologia intestinale correlata alla formazione di polipi intestinali, che
possono ulcerarsi e nelle fasi tardive determinare reazioni fibrose responsabili di sintomatologia
da colon irritabile.
DIAGNOSI E TERAPIA

- Il sospetto clinico basato sulla presenza di febbre con eosinofilia importante e una storia di
esposizione alle cercarie. La diagnosi di schistosomiasi si basa sullidentificazione delle uova in
campioni fecali o urinari o in biopsie tissutali.
- Farmaco: praziquantel.

FASCIOLA spp
AGENTE EZIOLOGICO E CICLO VITALE

2 specie del genere Fasciola importanti in parassitologia umana: 1) Fasciola hepatica


2) Fasciola buski
1. FASCIOLA HEPATICA
un parassita delle pecore e dei bovini, luomo pu ospitare il verme a seguito di ingestione
accidentale di cercarie (metacercarie).
Gli adulti sono vermi piatti, di forma ovoidale allungata (misurano 2-3 cm), di colore grigiastro,
che vivono nelle vie biliari dellospite definitivo.
Le uova vengono trasportate dal succo biliare nel canale alimentare ed emesse nellambiente
esterno con le feci. Dopo un periodo di maturazione, 3 settimane, luovo si schiude liberando un
embrione ciliato (miracidio) che raggiunge attivamente lospite intermedio (una chiocciola di
acqua dolce), dove avviene lo sviluppo maturativo, circa 2 mesi, sino allo stadio di cercaria.
Questa lasciata la chiocciola, si annida nella vegetazione delle banchine di corsi dacqua (pu
persistere a lungo in forma di metacercaria).
Lospite vertebrato si infetta ingerendo le metacercarie che una volta raggiunto lintestino tenue
penetrano la mucosa intestinale, raggiungono la cavit addominale, e la superficie del fegato fino
ad arrivare alle vie biliari nelle quali maturano nella forma adulta.
PATOGENESI E FORME CLINICHE

La fascioliasi epatica una rara ma ubiquitaria malattia: la presenza di allevamenti ovini e


bovini e labitudine umana di consumare crude alcune piante erbacee (Crocifere) che crescono
lungo i corsi dacqua dolce (crescione) sono i presupposti x la trasmissione dellinfezione
alluomo.
Nella fase di invasione larvale, che ha una durata fino ad 1 anno, la sintomatologia (febbre,
orticaria, dolori addominali) imputabile alla reazione di ipersensibilit ad antigeni delle fasi
larvali del verme
Nella fade di infezione biliare del verme pu essere responsabile di episodi di febbre, ittero,
vomito, epatologia, in circolo presente spiccata eosinofilia.

2. FASCIOLA BUSKI
Simile a quello di F. hepatica, ma luomo rappresenta lospite definitivo + importante e la sede di
maturazione del verme adulto il duodeno.
Le uova si ritrovano nelle feci, sono opercolate, di colore giallo e di grandi dimensioni.
PATOGENESI E FORME CLINICHE

E presente esclusivamente in Asia Orientale. La trasmissione legata ai medesimi fattori di


rischio (ospite vertebrato il suino), le uova sono disperse nellambiente anche dalluomo stesso
(fecalizzazione ambientale).
Lazione patogena legata: a) allazione ipersensibilizzante del verme; b) alla sua azione lesiva
diretta sulla mucosa duodenale (sede di incistamento delladulto).
Nei soggetti sintomatici (minoranza dei casi) si osserva dolore di tipo ulceroso e nelle fasi
avanzate, una sindrome da malassorbimento.
DIAGNOSI E TERAPIA

- Il sospetto clinico di F.epatica -> si basa sul reperto di epatomegalia ed eosinofilia. La diagnosi
difficile xch la densit delle uova nelle feci bassa. Le uova possono essere ricercate anche
nellespettorato duodenale.
- Trattamento: bitionolo
- La fascioliasi intestinale ->diagnosticata sulla base dellidentificazione delle uova nelle feci.
- Trattamento: praziquantel

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