La genetica la scienza biologica che si occupa dei meccanismi di trasmissione dei caratteri ereditari
dei diversi organismi viventi.
In particolare l'eredit il fenomeno per il quale i genitori trasmettono ai figli e ai successivi i
caratteri loro propri o dei loro ascendenti; in altre parole per "eredit" i genitori trasmettono ai figli e
ai loro discendenti "i geni" che possono manifestare i caratteri loro e dei loro ascendenti nel modo,
nella forma e nella "quantit" che dipender dalla reazione che ne deriver nell'impatto con l'ambiente.
Non si trasmette il carattere, ma si trasmettono i geni.
In genetica il carattere visibile prende il nome di fenotipo -("F"): aspetto esterno di un organismo,
risultante dall'interazione tra i suoi geni (genotipo - "G") e l'ambiente (paratipo - "P")
In sintesi:
F = G + P
Il genotipo ovvero il patrimonio genetico (i geni) localizzato sui cromosomi presenti nel nucleo della
cellula Ogni specie presenta un numero fisso di cromosomi detto corredo e indicato con il numero
diploide 2n
Ad es:
Bovini
2n = 60
Cavallo
2n = 64
Pollo
2n = 78
Capra
2n = 60
Pecora
2n = 54
Suino
2n = 38
Cane
2n = 78
Gatto
2n = 38
I cromosomi sono disposti in coppia; gli elementi di questa sono simili e sono detti omologhi
Nelle cellule sessuali (gameti) si ritrova met del corredo
cromosomico che detto numero aploide n, ottenuto da una
divisione riduzionale (meiosi)
Il principale costituente dei cromosomi sono i filamenti di DNA
che una macromolecola capace di autoduplicazione
semiconservativa nella fase (interfase) che precede la divisione
cellulare.
Da un doppio filamento di DNA per processo detto di
complementariet, ad opera di enzimi particolari, se ne formano
due doppi filamenti identici, ciascuno con un filamento vecchio ed
uno costruito ex-novo. Da questi filamenti, ad opera di enzimi
particolari, si forma il Mrna (trascrizione dell'informazione
genetica) che trasporta il messaggio sui ribosomi dove ad opera di
enzimi, tRNA, avviene la sintesi proteica (traduzione del
messaggio) Con la formazione delle proteine avranno inizio tutti
quei processi metabolici (enzimatici) che porteranno alla
manifestazione di un certo carattere.
Un gene, in maniera molto semplice, una tripletta o un multiplo di
tre di basi azotate della molecola di DNA. Per ognuno di esso, nel caso delle coppie omologhe dei
cromosomi se ve una coppia.
Ogni elemento della coppia detto allele: se sono uguali, l'individuo per quel carattere
si
dice omozigote, se sono diversi si dice eterozigote
1
La mitosi una divisione cellulare che consta di molte complesse fasi e ripartisce esattamente il
patrimonio cromosomico nei due nuclei figli.
La meiosi un processo comprendente due divisioni cellulari, durante le quali avviene la riduzione dei
cromosomi al numero aploide "n". In pratica in questa divisione riduzionale da una cellula madre "2n" si
formano 4 cellule figlie aploidi "n" In questo processo avviene una ridistribuzione del materiale
genetico sia per lo scambio di materiale genetico tra i cromosomi omologhi durante la prima divisione
"crossing over" sia per la distribuzione dei cromosomi della coppia omologa nei gameti in maniera del
tutto casuale. Pertanto la riproduzione sessuale assicura una certa variabilit di una specie
I cromosomi di una specie animale si distinguono:
- ordinari o autosomi o somatici: contengono le informazioni di tutti i caratteri
somatici dell'organismo;
- sessuali o eterocromomi: contengono le informazioni per la determinazione
del sesso.
Determinazione del sesso
Negli animali di solito i cromosomi sessuali sono 2.
Nei mammiferi vengono indicati con le lettere X e Y: il sesso maschile eterogametico
ed indicato come XY, mentre il sesso femminile omogametico ed indicato come XX
Pertanto sar il sesso maschile a determinare il sesso del nascituro:
X
Y
X
XX
XY
XX
XY
Come si pu notare che il rapporto tra i sessi (sex ratio) del 50%; ci possono essere
cause genetiche ( es. geni letali o atri geni situati sui cromosomi somatici) o
extragenetiche che lo possono alterare.
Negli uccelli il sesso eterogametico quello femminile e viene indicato con ZW, mentre
quello maschile omogametico ed indicato con ZZ
La determinazione del sesso ha una base genetica, per esistono delle influenze citoplasmatiche
(ormonali) che ne possono impedire la corretta espressione. Anche nel mondo animale ci sono casi di
intersesso cio geneticamente di un sesso, ma con la presenza di caratteri dell'altro: nei casi pi gravi
vi l'ermafroditismo cio la presenza delle gonadi di entrambi i sessi.
GEMELLARITA'
I mammiferi ad es. possono essere:
- monovulari, cio ad ogni ciclo sessuale producono di solito un solo ovulo
(vacca, cavalla, donna);
- biovulari, cio ad ogni ciclo maturano di solito due ovuli (pecora, capra);
- poliovulari, cio ad ogni ciclo maturano un numero elevato di ovuli (scrofa,
coniglia, cagna, gatta)
2
Nel caso delle specie poliovulari si parla di fratelli, il termine gemello si usa per i nati monovulari al
massimo biovulari.
I veri gemelli sono i monovulari monozigotici, cio che provengono dallo stesso zigote e sono anche
monocoriali sono nella stessa "placenta", hanno lo stesso sesso e sono identici geneticamente.
I gemelli biovulari sono detti gemelli fratelli, provengono da due zigoti diversi e pertanto sono diversi
geneticamente tant' che possono essere di sesso diverso.
Nei bovini la presenza di gemelli fratelli di sesso diverso crea alcuni problemi: il 90% delle femmine
sterile perch il maschio si forma prima e i suoi ormoni, durante l'embriogenesi impediscono la
formazione dell'ovaie nella sorella (malattia detta Free-Martin)
I CARATTERI
Si possono distinguere essenzialmente due tipi di caratteri:
- qualitativi (detti anche mendeliani):non misurabili, determinati di solito da un
singolo gene e poco influenzati dall'ambiente. Ad es. il colore del mantello, la
presenza/assenza delle corna, i gruppi sanguigni;
- quantitativi: misurabili, determinati di solito da moltissimi geni "polimeri"
detti polimeri che sommano i loro effetti nel singolo carattere, fortemente
influenzati dall'ambiente. Ad es. la statura, il peso, la produzione del latte.
VARIAZIONI AMBIENTALI
(o paratipiche o esogenetiche))
Esso distinguono in:
-
L'effetto dell'ambiente evidente ponendo due gemelli monovulari, quindi identici geneticamente, in
ambienti completamente diversi manifesteranno col tempo fenotipi diversi.
L'ambiente pertanto determina negli animali delle variazioni dette esogenetiche (somatiche o
paratipiche) che riguardando solo il fenotipo non sono assolutamente ereditabili
VARIAZIONI GENOTIPICHE
Le uniche variazioni trasmissibili, che hanno permesso l'evoluzione e permettono il miglioramento
genetico, sono quelle genotipiche che si manifestano durante la gametogenesi e sono trasmissibili.
Queste sono dovute essenzialmente a due fenomeni:
nuove combinazioni che si realizzano in seguito alla riproduzione sessuale: crossing over
e distribuzione casuale dei cromosomi omologhi dei cromosomi durante la meiosi e per
l'accoppiamento di due individui diversi;
mutazioni ovvero un cambiamento improvviso e permanente di un carattere dovuto a
variazioni del patrimonio genetico individuale. Spesso sono letali e avvengono
spontaneamente (per fattori ancora non identificati) o per mutageni (cio fattori
chimici o fisici che aumentano la frequenza di mutazione
Alcune mutazioni positive spontanee: a) scomparsa delle corna in alcune razze bovine;
b)pecore con zampe corte; c) i canarini di colore giallo.
Tipi di mutazioni:
- Geniche o fattoriali cio quelle che interessano un singolo gene,
molto pericolose perch possono portare allo scivolamento dell'intero
patrimonio genetico e quindi la morte dell'individuo.
- Cromosomiche sono quelle che interessano una parte di cromosoma
anch'esse molto pericolose. Vengono distinte in:
- Delezione quando si perde la parte terminale del cromosoma;
- Duplicazione, quando un pezzo di cromosoma si duplica;
- Inversione di 180 di un pezzo di cromosoma;
- Traslocazione di pezzi di cromosomi non omologhi.
- Genomiche (o dell'intero assetto cromosomico). Esse si distinguono
in: a) aneuploidia (pi frequente) quando ci sono variazioni di 1 o
pi cromosomi interi nel corredo per mancanza disgiunzione degli
stessi (trisomia). b) euploidia (rarissimo) alterazione dell'intera
ploidia (poliploidismo).
EREDITA' DEI CARATTERI QUALITATIVI
(o Mendeliani - determinati di solito da un singolo gene e poco influenzati dai fattori ambientali che
significa che si manifestano direttamente nel fenotipo)
Di ogni carattere un individuo presenta nello stesso locus sui cromosomi omologhi due geni (coppia
allelomorfa o alleli). Se sono uguali si parla di omozigoti, se sono diversi si parla di eterozigoti per quel
carattere
L'allele che si manifesta nel fenotipo anche nello stato eterozigotico detto dominante ed indicato
convenzionalmente con una lettera dell'alfabeto maiuscola (A), mentre quello che si manifesta solo allo
stato omozigotico (o puro) detto recessivo ed indicato convenzionalmente con una lettera
dell'alfabeto minuscola (a)
Tali caratteri sono detti mendeliani, in quanto fu Mendel nella met del 1800 a studiarli per la prima
volta, quando ancora non si conoscevano i cromosomi, i geni e il DNA.
Alla fine dei suoi studi, soprattutto nel mondo vegetale, enunci i suoi principi fondamentali che oggi
vengono indicate come le 3 Leggi di Mendel
1 Legge: Legge della dominanza o dell'uniformit degli ibridi F1
- Se vengono incrociati due individui puri (omozigoti dominanti e
recessivi) per un carattere in F1 si manifesta solamente il fenotipo
dominante.
Bovino a mantello Nero
NN
x
x
F1
Bovino a mantello nero
Nn
2 Legge: Legge della segregazione o disgiunzione dei caratteri in F2
- Se vengono incrociati due individui F1 etrozigoti, in F2 ricompare il
carattere recessivo
F1
Bovino a mantello Nero
Nn
N
n
N
NN
Nn
x
x
n
Nn
nn
x
Bovini a Mantello rosso pezzato
x
nnaa
F1
Bovini a Mantello Nero Uniforme
NnAa
NA
Na
NA
na
NA
Na
nA
na
NNAA
NNAa
NnAA
NnAa
NNAa
Nnaa
NnAa
Nnaa
NnAA
NnAa
NnAA
nnAa
NnAa
Nnaa
NnAa
nnaa
2.
3.
4.
5.
Associazione genica: ci sono dei geni che sono localizzati molto vicini sullo stesso
cromosoma e pertanto vengono trasmessi sempre insieme a meno che non avvenga
tra di essi un crossing over.
Dominanza intermedia o parziale: non esiste una dominanza completa tra due geni
(caratteri) e pertanto l'individuo eterozigote avr caratteristiche intermedie.
Dominanza limitata dal sesso: alcuni caratteri sono trasmessi sono in un sesso, in
quanto la loro espressione soprattutto quando sono allo stato eterozigote sono
condizionati dalla presenza degli ormoni sessuali
Epistasi : questa un'interazione fra geni che non sono alleli che pu portare alla
manifestazione di un altro carattere o all'inibizione di un altro ancora. Questo
fenomeno una complicazione per il lavoro di miglioramento genetico, in quanto
tende a mascherare il vero genotipo di un animale.
Eredit legata al sesso: in quanto determinata da geni localizzati sui cromosomi
sessuali (X e Y nei mammiferi)
Ci sono geni localizzati solo su Y e pertanto i caratteri si manifestano solo nel
maschio (eredit oloandrica), mentre l'eredit dei geni localizzati su X pi
complessa in quanto omocromosoma nella femmina ed eterocromosoma nel maschio.
Portatore Sano
Ss
Portatore Sano
Ss
F1
1 SS (sano)
2 Ss (portatore sano)
1 ss (malato)
9. Geni polimeri: questi geni detti anche additivi sommano i loro effetti nel carattere:
pi geni ci sono, pi sar l'intensit dello stesso. L'azione di questi geni molto
influenzata dall'ambiente e quindi si passa lentamente da caratteri qualitativi e
caratteri quantitativi
EREDITA DEI CARATTERI QUANTITATIVI
Sono quelli di maggiore interesse zootecnico, determinati da geni polimeri e fortemente influenzati
dall'ambiente e presentano all'interno di una popolazione un andamento del tutto particolare.
Per potere studiare ed interpretare tali caratteri, gli studiosi ipotizzano la cosiddetta popolazione
panmittica caratterizzata da:
- numerosit infinita
- tutti i genotipi hanno la stessa fertilit
- l'incontro dei gameti del tutto casuale
Allorch viene raggiunto l'equilibrio (legge di Hardy-Weimberg) con il passare delle generazioni non
cambia la frequenza dei geni ma rimane costante.
Questa legge del tutto teorica, in realt vi sono diversi fattori che alterano come::
-
Questa variabilit del carattere quantitativo, all'interno di una popolazione, viene studiata con l'aiuto
della biometria - statistica applicata alle scienze biologiche.
Per poter operare meglio si cerca di ottenere delle popolazioni di animali, in cui il carattere in
esame abbia una distribuzione continua e che possa essere rappresentato graficamente da una curva a
campana detta di Gauss
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La valutazione morfologica per liscrizione ai Libri Genealogici per una vacca da latte obbligatoria
almeno 2 volte nella carriera produttiva: dopo il 1 parto e a 5 anni.
Dalla met degli anni ottanta in Italia per le due principali razze bovine Pezzata nera
italiana e Bruna stato adottato anche un metodo lineare di valutazione ovvero la descrizione
dell'animale viene fatta misurando su scale lineari (da qui la definizione del sistema) di valori crescenti
di tutti i caratteri morfologici che vengono presi in considerazione.
Gli estremi biologici di ogni carattere (min -max) hanno rispettivamente i valori 1 e 50, mentre il valore
intermedio 25.
Nella scheda di valutazione adottata in Italia vengono presi in considerazione 29 caratteri: con valori <
19, si ha il difetto, mentre con valori >29, si ha il pregio.
2) valutazione funzionale: ovvero i controlli sulle diverse produzioni zootecniche.
Ad es. per la produzione del latte si controlla: 1) produzione iniziale; 2) produzione nella lattazione; 3)
contenuto di grasso (essenzialmente trigligeridi saturi) e proteine.(90% caseine,la pi importante per la
caseificazione la variante B della K caseina e il 10% di sieroproteine albumine e globulina); 4) velocit
di mungitura o di sgocciolatura per non rischiare di far rimanere del latte nella mammella con rischio di
infezioni batteriche mastitiche in genere una mungitura meccanica dura 3 -5 minuti mentre lazione
spremente dellormone ossitocina, liberato al momento del lavaggio della mammella, dallipofisi dura
circa 7 10 minuti.
Inoltre si controlla anche, perch influenzano direttamente la produzione di latte:
1) durata del periodo di interparto; 2) durata dell'asciutta; 3) conformazione e voluminosit della
mammella.
Per raffrontare le produzioni delle vacche alle diverse et stato introdotto il coefficiente detto
equivalente vacca matura (EVM), che permette di svincolare la produzione del latte dai numerosi
parametri ambientali che possono influenzarla. Viene ottenuto moltiplicando la previsione della
produzione del latte di 305 giorni per un coefficiente di correzione che tiene conto dell'et
dell'animale e del mese di inizio della lattazione.
In pratica si ipotizzano vacche di 7 anni, che abbiano partorito nel mese di gennaio.
Nella produzione della carne invece si valuta l'incremento ponderale giornaliero (IPG) o (IMG :
incremento medio giornaliero) e quindi la rapidit dell'accrescimento, la precocit riproduttiva ovvero
l'et della manifestazione della pubert, l'indice di conversione degli alimenti (IC) ovvero quanti Kg di
mangimi sono necessari per formare un 1Kg di peso (per i bovini IC di 9-10 kg mentre per i suini di 3-4
Kg), lo spessore in grasso, limitato perch il mercato italiano vuole una carne particolarmente magra e
con molto grasso di marezzatura, la conformazione generale dell'animale (deve essere brachimorfo per
avere una resa al macello pi alta) con la percentuale dei tagli pregiati - normalmente localizzati nella
parte posteriore del corpo. Questi ultimi nella caso della coscia doppia (o groppa di cavallo) pu
rendere difficoltoso il parto nella femmina.
3) valutazione genotipica. L'unica cosa possibile stimare il valore genetico di un animale sulla base
del fenotipo dell'animale stesso e dei suoi parenti.
Essa pu essere effettuata:
a) sull'esame del fenotipo degli ascendenti;
b) sull'esame del fenotipo dei collaterali (sib test);
c) sull'esame del fenotipo dei discendenti (Progeny test);
d) sull'esame del fenotipo dell'individuo stesso (Performance test).
La valutazione degli ascendenti l'esame meno preciso e viene effettuato attraverso la lettura dei
certificati genealogici - un figlio riceve solo un campione dei geni dei genitori e molto del fenotipo
dovuto dall'ambiente. (indice di pedigree)
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I risultati dei centri vengono confrontati per scegliere i soggetti migliori da destinare alla
riproduzione e al miglioramento genetico della razza.
La valutazione della discendenza (o progeny test) viene utilizzata per tutti quei caratteri che hanno
una bassa ereditabilit (h < 0,25) cio sono molto influenzati dall'effetto ambientale.
Ad es. la produzione del latte. Il metodo usato in Italia prende il nome di confronto con le
contemporanee: le produzioni delle figlie, in prima lattazione, del toro da provare, scelto con un
performance test, vengono confrontate con le produzioni di coetanee e contemporanee al parto,
allevate nello stesso allevamento, figlie di altri tori. Il confronto viene effettuato in pi ambienti
(stalle).
Analizzando tutti risultati, anche con l'impiego di parametri di ponderazione per avere dei dati
pi omogenei per il motivo che le figlie del toro in prova sono necessariamente inferiori di quelle di altri
tori (tale indice di ponderazione detto numero di figlie effettive), si potr stabilire se il toro sar
miglioratore o peggioratore.
Alla fine del test il toro si dice provato. Il metodo, comprensivo anche della fase iniziale di
performance test (scelta del torello), dura circa 60 mesi.
Le tappe della valutazione di un toro di razza lattifera
(performance test e progeny test)
Et del riproduttore
Mesi
0 - nascita
1 - inizio "performance test"
12 - scelta in base al performance test
Vitello in
performances
test
Toro in
progeny
test
24
Prelievo
nascita delle figlie
30
Toro in
attesa
esito
Progeny Test
48
parto delle figlie
stoccaggio
60
chiusura lattazione figlie
seme
70
Toro
Provato
71
-
14
INDICI GENETICI
Nella scelta dei riproduttori per il miglioramento genetico, in aggiunta alle valutazioni, si utilizzano
sistemi informatici e metodi di calcolo e di elaborazione opportunamente studiati.
In Italia per le razze bovine da latte Frisona Italiana e Bruna Italiana questo sistema informatico
detto BLUP (Best Linear Unbiased Prediction la migliore previsione lineare non distorta): un metodo di
calcolo, abbinato al modello statistico detto Animal Model che riesce a stimare contemporaneamente
il valore genetico di tutti gli animali di una popolazione, basandosi:
Sulle relazioni di parentela esistenti tra loro:
Su tutte le informazioni disponibili (produttive, morfologiche o altro) rilevate su tutti gli
animali iscritti al L.G. e controllati (in tutti gli anni da quando si eseguono i controlli).
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per ottenere il vigore ibrido (o eterosi) facendo riprodurre due linee pure complementarie.
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L'eterosi o lussureggiamneto si conosce ancora molto poco e sono state proposte diverse teorie per
spiegare il fenomeno:
dovuta ad una interazione positiva di natura citoplasmatica tra cellule diverse;
azione cumulativa nel meticcio dei geni dominanti positivi;
interazione positiva tra alleli diversi (epistasia)
Quando pi gli individui sono diversi, tanto pi facile che si manifesti il fenomeno e occorre
soprattutto che siano complementari uno rispetto all'altro.
Essendo quindi individui eterotici con un altro grado di eterozigosi questi non dovranno essere fatti
riprodurre per non rischiare la ricomparsa dei caratteri negativi per segregazione.
E' una tecnica di riproduzione utilizzata nella produzione della carne, soprattutto per suini, polli e
bovini.
Tipi di incroci:
incrocio industriale di 1 generazione - quando ci si limita alla 1 generazione, senza destinarli
alla riproduzione, anche per perdere eventuali vantaggi dell'eterosi;
incrocio industriale di 2 generazione - quando non manifestandosi il fenomeno dell'eterosi, si
cerca di fondere i caratteri positivi di pi razze.
Questultimo si distingue:
Esso di distingue:
di reincrocio - quando gli F1, le femmine, vengono fatte reincrociare con la razza paterna;
a tre vie - quando gli F1, le femmine, vengono fatte incrociare con una razza diversa da
quelle parentali;
a quattro vie - quando vengono fatti incrociare tra di loro gli ibridi F1,provenienti tutti da
razze diverse - quindi F2 sar il risultato di quattro razze diverse.
Altri tipi di incroci:
incrocio alternato - forma di accoppiamento tra due razze, in cui gli ibridi vengono fatti
accoppiare alternativamente con i riproduttori delle razze prescelte e viene fatto per
mantenere l'eterozigosit (suini)
incrocio a rotazione - simile a quello alternato, solo che ad alternarsi sono pi di 2 razze
incrocio di sostituzione o continuato per sostituire una razza pre-esistente con un'altra con
caratteristiche pi favorevoli. Nella pratica le femmine della razza da sostituire vengono fatte
incrociare con i tori di quella da introdurre. Gli ibridi che via via si ottengono vengono fatti
incrociare con i tori della razza da introdurre e alla 6 -7 generazione la sostituzione si pu
considerata ultimata.
Questo tipo di incrocio riduce al minimo lo stress di adattamento della nuova razza - si abitua
lentamente e ha un costo notevolmente inferiore rispetto all'immediata sostituzione dell'intera
mandria,
meticciamento la tecnica adottata per creare nuove razze e consiste nell'accoppiare F1, che
determina nella progenie una elevatissima variabilit e quindi con la selezione si cerca di fissare
i caratteri pi positivi.
Ibridazione interspecifica si pu fare con difficolt tra specie molto affini tra di loro. Queste
difficolt sono legate a: a) incompatibilit genetica; b) per repulsione psichica; c) per diverse
abitudini comportamentali; d) impossibilit fisica.
Esempio pi comune:
Asino X Cavalla
Cavallo X Asina
F1
Mulo
(sterile)
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F1
Bardotto
(sterile)
Splitting consiste nella divisione degli embrioni praticato allo stadio di morula (4-6 giorni) o di
blastocisti (7-9 giorni) allo scopo di ottenere gemelli omozigoti.
I singoli blastomeri (le cellule dell'embrione) infatti possono essere separate allo stadio di 2 o 4
o 8 o 16 cellule e ciascuna cellula mantiene la capacit di continuare a dividersi e quindi di dare
origine a vitelli perfettamente identici (pseudoclonazione): questa capacit delle cellule detta
"totipotenza".
Un'altra tecnologia di micromanipolazione potenzialmente disponibile il sessaggio dell'embrione e
lidentificazione di eventuali anomalie cromosomiche.
E' possibile anche il sessaggio degli spermatozoi: mediante tecniche di ultracentrifugazione
possibile separare gli spermatozoi con il cromosoma X da quelli con il cromosoma Y e quindi
programmare nascite di vitelli maschi o vitelli femmine a seconda delle esigenze dellallevamento.
Attualmente possibile anche la clonazione da una cellula somatica adulta: fondamentalmente
consiste nel rimuovere il nucleo diploide da una cellula somatica di un adulto per trasferirlo nell'ovulo di
una femmina della stessa specie, non fecondato e privato del proprio nucleo apolide. Il citoplasma del
medesimo ovulo permetter lo sviluppo, cos come avrebbe fatto l'ovulo se fosse stato fecondato,
determinando per un individuo del tutto simile al soggetto da cui proviene il nucleo trasferito. (Ricorda
il caso della pecora Dolly del 1996). Attualmente la clonazione indirizzata verso le cellule staminali
indifferenziate per evitare che il clone abbia le malattie degenerative di animale vecchio.
Ricorda che gli animali clonati hanno lo stesso patrimonio genetico dell'animale da cui provengono: essi
non sono solo identici sul piano fisico a lui, ma avranno molte altre caratteristiche simili. Per,
l'ambiente in cui vivranno potr influenzare il loro sviluppo e modificare alcune caratteristiche.
L'ultima fase del processo logico di evoluzione della genetica animale consiste nel cercare il
legame tra la singola reazione metabolica e l'attivit di uno o pi geni che vi sovrintendono.
Questa sfida il compito che attende la genetica molecolare.
Successiva evoluzione una volta identificato un determinato gene, il loro trasferimento e loro
moltiplicazione. (Vedi gli animali transgenici detti anche OGM: organismi geneticamente modificati oggetto di studio dell'ingegneria genetica)
La conoscenza della mappa genetica (o genoma) di un animale la condizione fondamentale per poter
lavorare in questo contesto.
Forti di queste conoscenze, possibile intervenire con la "micromanipolazione dei cromosomi" e la
modificazione, la sottrazione, l'aggiunta o lo spostamento dei geni presenti nel cromosoma stesso,
applicando la tecnica del DNA ricombinante plasmide - (la quale consente il trasferimento di singoli e
preselezionati geni tra organismi della stessa specie o di specie diverse) e con l'ausilio di enzimi di
restrizione (prodotti da batteri) capaci di frammentare il DNA riconoscendo una specifica sequenza di
basi e opera il taglio e si forma un sticky estremit coesive o appiccicose che cercano le basi
complementari e 2 molecole di DNA si possono riunirsi in questo punto.
Un enzima detto DNA ligasi il riparatore del DNA e serve per riattaccare le 2 molecole e si
inserisce un plasmide introdotti in batteri che si moltiplicano in terreni di coltura. Infine si isola e si
utilizza.
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Attualmente si sta usando unaltra tecnica detta PCR: reazione a catena della polimerasi di Kary
Mullis (Nobel)
1. si riscalda lungamente la molecola di DNA, da studiare, copiare.
2. distacco dei 2 filamenti; 3. aggiunta di 2 sequenze brevi di DNA alle estremit (primer) che
innescano reazioni di duplicazione attraverso la reazione a catena dellenzima DNA polimerasi (oggi
termostatato).
Si possono creare (fotocopiare) la sequenza di DNA desiderata - miliardi di copie in poche ore
attraverso unapposita macchina.
Si possono produrre:
Utilizzo nella produzione di piante e animali: per resistenza ai parassiti e siccit, per gusto gradevole e
valore nutritivo. Alcuni esempi:
Mais con gene Bacillus thuringiensis
grano con gene per migliore panificazione
ravizzone: gene per olio migliore
capre: gene per alfa 1 antitripsina contro lenfisema umano
gene per fattore IX della coagulazione del sangue contro lemofilia umana
terapia per le malattie genetiche
nel 1990 nei globuli bianchi di bambina con immunodeficienza grave con geni normali
in persone con fibrosi cistica virus con proteine normali
Problemi etici:
-
21
22
La fibra grezza (soprattutto la cellulosa) nel rumine dei poligastrici e nel cieco dei monogastrici
erbivori, in anaerobiosi viene fermentata dai batteri cellulositici e trasformata in AGV (acidi grassi
volatili: 60% acido acetico, 30% acido propionico e 8% acido butirrico) e gas (anidride carbonica e
metano). Queste trasformazioni rendono possibile distruggendo la parete cellulare l'utilizzazione delle
sostanze nutritive presenti nel protoplasma.
Un 20% di fibra grezza sulla sostanza secca complessiva permette di avere un pH compreso
tra 6,1 e 6,6, ottimale per un buon funzionamento della microflora batterica ruminale di una vacca
lattifera. L'acido acetico che si forma il precursore del grasso che si ritrover nel latte
Per i soggetti da carne il pH ruminale ottimale tra 6,1 e 5,5 e pertanto la percentuale di fibra grezza
sulla sostanza secca pu scendere sino al 10-12%.
Gli estrattivi inazotati, in particolare l'amido, sono facilmente digeribili da tutti gli animali. Nei
poligastrici, in particolare essi subiscono una trasformazione microbica simile a quella della cellulosa
con la formazione di AGV (50% acido acetico, 40% acido propionico e 8% acido butirrico) e gas
(anidride carbonica e metano).
La maggiore percentuale di acido propionico, pi acido rispetto all'acido acetico, fa abbassare il
pH; se scende sotto 4,1 si ha una malattia metabolica detta acidosi ruminale - la microflora batterica
non funziona pi e l'animale sta male.
FIBRA GREZZA (F.G) - NDF.
La parete della cellula vegetale rappresenta il 30-80% della sostanza secca di un foraggio ed
composta da cellulosa, emicellulose e lignina+silice che sono chiamate NDF, cio fibra neutro detersa.
23
Infatti essa rappresenta ci che resta dopo bollitura in una soluzione a pH neutro, operazione che
asporta il contenuto solubile della cellula vegetale ed in particolare carboidrati solubili, amido, proteine,
lipidi e pectine. La digeribilit di questi composti molto alta 93-98%, mentre quella media di tutti i
componenti della parete di circa il 60%.
La cellulosa e le emicellulose possono infatti essere digerite bene dalla flora microbica, mentre questo
non possibile per lignina e cutina-silice, queste ultime possono avvolgere in una rete, "incrostare",
cellulosa ed emicellulose e renderle indigeribili.
Si distingue poi la ADF, fibra acido detersa, che comprende cellulosa, lignina e cutina-silice. L'ADF si
ottiene "lavando" con una soluzione acida un campione, ottenendo cos il dissolvimento del contenuto
cellulare e delle emicellulose e lasciando, appunto, solo cellulosa, lignina e cutina-silice. A questo punto
si tratta la ADF con acido solforico al 72%, e sottrae le ceneri da lignina e silice, e si ottiene la ADL,
lignina acido detersa.
Si comprende facilmente come questo parametro sia correlato negativamente alla digeribilit della
cellula vegetale e quindi dei foraggi: un alto contenuto di ADL determina una bassa digeribilit, mentre
un basso contenuto una elevata digeribilit.
Sottraendo alla NDF la ADF si ottiene il contenuto di emicellulose, mentre sottraendo dalla
ADF la ADL si ottiene il contenuto di cellulosa.
Per le vacche da latte per un buon funzionamento dell'attivit ruminale, la NDF deve essere al
minimo il 21% della sostanza secca, di questo circa il 75% deve essere fornito dai foraggi: un alto
contenuto in concentrati (amido) impedisce la completa utilizzazione della cellulosa e delle emicellulose.
E' importante da sottolineare che la fibra, o almeno una sua parte, mantenga una struttura
fisica, cio che vi sia 1/3 della fibra rappresentato da un foraggio a fibra lunga e strutturata (> 3 cm).
Infatti una buona percentuale di fibra lunga determina una maggiore motilit del rumine, una
produzione di saliva in aumento che stimola la microflora ed esplica una funzione tampone.
In conclusione la ADL rappresenta un buon indicatore della digeribilit di un alimento per i
ruminanti, assai pi della fibra grezza classica.
Ricapitolando: NDF
ADF
ADL
NDF
ADF
PROTEINE
Sono sostanze organiche quaternarie contenenti C, O,H, N. Alcune di esse possono contenere anche lo
S. Associate da esse si possono trovare altri elementi quali P, Fe, Zn, Cu ecc.
Svolgono molteplici funzioni:
1. Plastica: costituiscono lo scheletro cellulare e danno la forma alla cellula. Servono
pertanto a formare i tessuti;
2. Enzimatica: entrano a far parte degli enzimi, biocatalizzatori;
3. Immunitaria: entrano a far parte degli anticorpi: le immunoglobuline;
4. Ormonale: costituiscono alcuni ormoni, come l'insulina;
5. Trasporto: importanti nell'assorbimento e nel trasporto delle sostanze assorbite;
6. Energetica: questa funzione viene svolta solo quando vengono a mancare zuccheri e
grassi (1 g di proteine: 4,1 calorie).
Le proteine sono macromolecole organiche costituite dall'unione di numerosi aminoacidi.
Gli aminoacidi che entrano a far parte degli alimenti sono circa 20 e vengono distinti in essenziali e non
essenziali. I primi sono detti in questo modo perch devono essere ingeriti con l'alimentazione per non
rischiare malattie da carenza, mentre i secondi vengono formati dall'organismo autonomamente e non
c' il rischio di tali malattie.
24
Le malattie da carenza, se non si pone particolare attenzione alla qualit proteica degli
alimenti, si possono manifestare maggiormente negli animali monogastrici (suini) e negli avicoli, mentre
negli animali poligastrici la microflora batterica e la microfauna protozoaria ruminale sono in grado di
trasformare gli aminoacidi non essenziali presenti nelle specie vegetali in essenziali.
Nei poligastrici qualche problema a tale riguardo si pu avere quando sono ancora lattanti (di
fatto sono ancora monogastrici) o quando sono adulti malati e si ricorre all'uso di antibiotici o quando ci
si trova di fronte a grandi lattifere che producendo molto latte hanno anche un altissimo fabbisogno di
proteine di ottima qualit.
Le proteine dal punto di vista del rapporto lunghezza/larghezza si possono distinguere in:
- fibrose: quando il rapporto >10
- globulari: quando il rapporto <10
Le proteine fibrose sono insolubili in acqua e offrono una notevole resistenza meccanica. Ad es. la
cheratina dei peli, corna, pelle e penne; la miosina dei muscoli, il fibrinogeno del sangue; la seta; la lana.
Le proteine globulari sono solubili in acqua. Ad es. tutti gli anticorpi, l'albumina, la globulina.
Oltre alle proteine semplici (oloproteine) esistono anche le proteine coniugate (eteroproteine) cio
legate ad altri composti (gruppo prostetico). Ad es: fosfoproteine (caseina: la proteina del latte);
cromoproteine (emoglobina); lipoproteine (colesterolo).
I fabbisogni proteici:
- per usura dei tessuti ( metabolismo proteico);
- per favorire l'accrescimento;
- per assicurare le produzioni economiche (latte, carne, gravidanza)
I poligastrici possono utilizzare come fonte di azoto - azoto non proteico - (N.P.N) e in
particolare possono ingerire urea, che a condizione che ci sia sufficiente energia nella razione, viene
digerita dall'ureasi batterica trasformandola in anidride carbonica e ammoniaca. Questultima in parte
verr in seguito utilizzata dai batteri per le proprie sintesi proteiche e in parte assorbita dalle pareti
del rumine e utilizzata per formare gli aminoacidi non essenziali nel fegato e si ritrova anche nella
saliva che viene resa alcalina.
L'urea tossica se viene somministrata in dosi elevate: dose massima giornaliera - 10 - 30 g per
quintale di peso vivo. Dosaggi maggiori causano tossicosi da urea pH > 7.
Si ricorda che gli animali devono essere abituati a ingerire gradualmente dosi crescenti di urea
per abituare la microflora batterica e poi essendo poco appetibile deve essere "condita"
Attualmente nell'alimentazione del bestiame si ricorre anche alle proteine sintetiche in
particolari quelle unicellulari (SCP - Single Cell Protein) prodotte partendo da idrocarburi o dai residui
della lavorazione della cellulosa dell'industria cartaria ad opera dell'azione fermentativa di
microrganismi tra cui lieviti e particolari batteri (n.b. queste proteine sono dette anche "bioproteine" peraltro poste molto in discussione
Si parla di valore biologico di una proteina per indicare il suo rendimento cio il grado di
utilizzazione da parte dell'animale. Risulta chiaro che maggiore il contenuto di aminoacidi essenziali
maggiore il grado di utilizzazione della proteina e di conseguenza il valore biologico. Presenta alto
valore biologico tutte quelle proteine di origine animale, mentre relativamente basso per quelle di
origine vegetale.
In zootecnia si parla spesso di proteine by pass cio proteine di altissimo valore biologico (ad
es. la caseina) che riescono a saltate l'attivit microbica del rumine.
Queste proteine sono utilizzate per le vacche da latte ad altissima produzione di latte (soprattutto nei
primi 3 mesi della lattazione) che non riescono neanche con l'attivit microbica ruminale a soddisfare i
fabbisogni di alcuni aminoacidi essenziali.
25
MACROELEMENTI
Calcio (Ca) E presente in tutti i tessuti, ma soprattutto in quello osseo (circa il 99%) come fosfato
tricalcico; si trova anche nel sangue (calcemia) legato a proteine o in forma ionica.
Leliminazione avviene sia per via renale sia per via intestinale si trova, infatti, nei vari succhi digestivi
e attraverso le produzioni zootecniche: latte, gravidanza; uova.
Le principali funzioni sono:
Plastica: entra a far parte delle ossa e dei tessuti in genere;
26
27
Magnesio (Mg) Ha funzione plastica, si trova nelle ossa e funzione dinamica: regola leccitabilit
muscolare ed entra in alcuni enzimi.
La carenza provoca un a contrazione tetanica della muscolatura tetania da erba o da latte.
MICROELEMENTI (o oligoelementi)
Hanno tutti funzione catalitica.
Se ne citano i pi importanti:
Ferro (Fe) . Si trova in molti enzimi, nellemoglobina, nella mioglobina, nei citocromi. La carenza
determina anemia e indebolimento generale. Nei suinetti causa lanemia ferropriva nella prima
settimana di vita
Rame (Cu) Si trova in molti enzimi fa produrre la tirosinasi che forma la melanina e determina la
formazione della guaina mielinica. La carenza determina anemia.
Cobalto (Co) Si trova nella vitamina B12 antianemica
Iodio (I) Si trova nellormone prodotto dalla tiroide: la tiroxina che regola la velocit del metabolismo.
Quadro riassuntivo dei principali minerali
Elementi
Calcio
Fosforo
Sodio
Magnesio
Zolfo
Potassio
Zinco
Manganese
Ferro
Rame
Iodio
Cobalto
Selenio
Molibdeno
Cloro
Sintomi carenziali
Osteoporosi, turbe fertilit, collasso puerperale, febbre
da latte, rachitismo
Anoressia, osteoporosi, calo produttivo, inappetenza,
scomparsa dei calori.
Riduzione dellappetito, calo dellaccrescimento e delle
produzioni
Tetania e aritmia cardiaca
Le carenze possono limitare lattivit dei batteri ruminali
Anoressia, tetania e calo produttivo
Lesioni podali e dermatiti, calo delle difese immunitarie e
della fertilit ed entra a far parte dellinsulina, si trova
nella retina e stimola la produzione di ormoni sessuali
Alterazione della crescita ossea, diminuzione della
fertilit
Anemia, calo difese immunitarie, alterazioni cutanee,
inappetenza
Anemia, alterazioni muscolari, cutanee e del pelo, calo
delle produzioni e della fertilit.
Alterata funzionalit tiroidea, calo della fertilit,
ritenzioni di placenta.
Anemia, inappetenza entra nella vitamina B12.
Distrofia muscolare, zoppie, ritenzioni di placenta
antiossidante agisce insieme alla vitamina E
Estremamente rari cura le intossicazione di rame
Riduzione appetito, calo dellaccrescimento e delle
produzioni
Come integrare:
Attraverso sali: cloruro di sodio (sale pastorizio), bicarbonati, fosfati ecc.
Attraverso oligopeptidici
28
ACQUA
Mediamente rappresenta oltre il 60 % del peso del corpo.
Riveste molteplici funzioni, tra le quali si ricordano:
Solvente universale nella composizione dei tessuti, organi e sangue;
Mezzo chimico allinterno del quale avvengono tutte le reazioni biologiche;
Trasporto delle sostanze alimentari e di quelle di rifiuto;
Termoregolazione attraverso la sudorazione.
Se un organismo animale perde 1/10 del suo contenuto idrico soccombe.
Fabbisogni idrici possono essere nei seguenti modi:
1 kg di acqua per ogni 10 kg di peso vivo;
8-10litri/q peso vivo per bovini allingrasso;
4 5 litri di acqua per litro di latte prodotto;
6 8 litri di acqua per q di peso vivo pi 2 litri per ogni litro di latte prodotto.
Suini fino a 30 litri/giorno/capo
Avicoli il doppio del peso del mangime
Questi valori possono variare a secondo delle condizioni ambientali e tipo di alimento
somministrato.
Modalit di somministrazione dellacqua:
Attraverso di alimenti (acqua di costituzione): di vegetazione, interstiziale per
igroscopicit o addizionale;
Per reazioni biologiche di ossido riduzione ( acqua metabolica): cio lacqua che si
forma in seguito ai processi di sintesi dei composti biologici;
Attraverso lacqua di abbeverata: mediamente si considera almeno 3 volte la
sostanza secca della razione.
LE VITAMINE
Esse hanno funzione regolatrice, spesso sono coenzimi, e sono richieste dallorganismo animale in
piccole quantit, ma fondamentali perch la loro mancanza o deficienza determina le malattie da
carenza.
Avitaminosi, quando la deficienza grave e ipovitaminosi, quando meno grave; ci possono essere
anche disvitaminosi, quando vi uno squilibrio tra le varie vitamine, e ipervitaminosi, quando ce n un
eccesso: queste ultime disfunzioni sono molto rare nel mondo zootecnico.
Linsufficienza dapporto vitaminico si pu avere:
Perch non sono disponibili, in altre parole sono legate ad altri composti e
non sono facilmente assimilabili;
Perch non sono presenti nella razione alimentare;
Per la presenza di composti antagonisti, che le disattivano tipo laspirina o i
sulfamidici
Per luccisione della microflora batterica simbionte ad opera di antibiotici;
Per perdita dovuta alla raffinazione, conservazione e cottura degli alimenti.
Sono indicate in diverso modo:
Lettere maiuscole dellalfabeto;
In base alla funzione principale che svolgono;
In base alla loro natura chimica.
Lunit di misura del fabbisogno il milligrammo o il milionesimo di grammo.
29
aggiungerla alla razione. Carenza si pu avere quando il foraggio contiene melitotus presente nel
trifoglio bianco che lo disattiva.
VITAMINE IDROSOLUBILI
Vitamine del complesso B esplicano la loro azione sul sistema nervoso e sul metabolismo. I ruminanti e
gli altri erbivori la sintetizzano grazie alla microflora dellapparato digerente e generalmente ne sono
ben provvisti.
La carenza si nota talvolta nei lattanti, ancora privi della microflora, e anche negli adulti, causa
limpiego di antibiotici che distruggono o quasi la microflora batterica.
Pi soggetti allavitaminosi sono i polli e i maiali, nei quali si possono manifestare turbe legate ad un
metabolismo difettoso, con mancanza di appetito, ritardo della crescita, depigmentazione.
Si provvede a reintegrare le vitamine con lievito di birra o con prodotti di sintesi.
Si ricordano:
B1 - tiamina: si trova nel pericarpo dei cereali e nel lievito di birra. Regola il
metabolismo degli zuccheri. La carenza nei polli determina la polineurite:
degenerazione delle guaine mieliniche.
B2 - riboflavina: si trova nel latte, nel fegato, nel lievito di birra. Si trova nel FAD
che un trasportatore della respirazione. La carenza nei suini determina la paresi
spastica delle dita.
B6 - piridossina: il coenzima della transaminazione. La carenza nei suini determina
dermatiti.
B12- cianocobalamina che contiene il cobalto. Svolge un ruolo importante nella
formazione dei globuli rossi. Detta antianemica
PP -acido nicotinico che presente nel NAD e nel NADP. La carenza determina
dermatiti, nelluomo la pellagra. Detta antipellagrosa
H (biotina) - detta vitamina della pelle e regola il metabolismo dei carboidrati,
grassi e proteine.
Acido folico: fattore antianemico nel pulcino
Acido pantotenico: nei polli la carenza determina il pelo arruffato.
Vitamina C
Chimicamente lacido ascorbico, antiossidante detta antiscorbutica. E sintetizzata dallorganismo
animale, solo nelluomo e nel coniglio insufficiente. In zootecnia utilizzata soprattutto come fattore
antistress.
Metodo delle unit amido: stato preso 1 Kg di amido come unit di misura e si
determinano la quantit di grasso che riesce a formare (in un bovino ad es. 248 g).
Successivamente, a partire dallamido, si sono calcolate le unit amido presenti nei
diversi alimenti.
I valori in U.A. si possono convertire in U.F. con la seguente formula:
1 U.A. = 1,43 UF = 2356 Kcal
33
Foraggi freschi: si distinguono in erbe e radici-tuberi. Le erbe possono essere utilizzate per
pascolamento dell'animale (forma pi economica) o per sfalciamento e somministrazione in
mangiatoia (1-2 volte al giorno).
Sono alimenti con un elevato contenuto in acqua 70-80% che forniscono mediamente 14-15
UF/q, sono molto appetibili e digeribili da parte degli animali.
Le essenze botaniche che forniscono foraggi sono moltissime, tra esse primeggiano:
a) graminacee, che comprendono sia le foraggere che i cereali: al primo gruppo appartengono la festuca,
la dactilis, il lolium, il phleum; al secondo le piante raccolte prima della maturazione della granella.
Hanno poche proteine e molta fibra, molto produttive
b) leguminose, come i vari tipi di trifoglio, l'erba medica, la sulla, la veccia ecc. Hanno molte proteine,
poca fibra, meno produttive.
c) crucifere, la colza e il ravizzone, il cavolo da foraggio, ecc. Erbai autunno-primaverili, poca s.s. e
molte proteine.
2)
Radici e tuberi. Poco utilizzate tra le chenopodiacee la barbabietola da foraggio.
34
Superficie teorica =
Esempio:
mandria di 25 vacche a latte
fabbisogno: 15 kg/capo x giorno
n giorni di permanenza = 1
produzione: 15 q di S.S./ha = 1500 Kg/ha
Superficie teorica =
25 x 15 x 1
--------------- = 0,25 ha
1500
36
FIENAGIONE.
La conservazione attuata mediante la disidratazione da un 80 85% sino a circa il 15 %, che
lumidit ottimale per un buon fieno stagionato. Si distingue in:
Tradizionale. Essa prevede la permanenza in campo del foraggio sfalciato per 3 4 giorni sino al
raggiungimento di unumidit del 20%.
Durante questo processo si hanno delle perdite:
Per respirazione cellulare: la pianta dopo lo sfalcio non muore subito,
ma continua a respirare e consuma sostanza organica.
Per fenomeni meccanici (10-35% delle foglie)): si ha perdita di
materiale, durante lo sfalcio, il rivoltamento, il carico, il trasporto
specialmente se le condizioni atmosferiche sono avverse.
Per fenomeni fermentativi (muffe), ad opera di microrganismi,
specialmente durante il periodo della conservazione nel fienile.
Per maggior lavoro digestivo: un fieno meno digeribile, rispetto
allerba fresca, perch contiene pi fibra grezza.
La perdita globale di sostanza secca pu essere del 15 30% che
pu arrivare ad una perdita in valore nutritivo del 25 50%. Se piove,
quindi aumenta lumidit, e la temperatura rimane alta si pu avere la
completa perdita del raccolto.
Per ridurre le perdite occorre diminuire il tempo dessiccazione e
pertanto si possono utilizzare:
Macchine falcia condizionatrici: che rompono gli steli pi grossi e
rendono il processo pi veloce (poco adatta alle leguminose).
Sfalcio con falciatrice e andanatura con il ranghinatori e
successivamente voltafieni
Uso di cavalletti, che tengono lerba sollevata da terra permettendo
una maggiore areazione
Imballatura e uso di rotoballe, che riducono le perdite meccaniche
soprattutto le balle cilindriche a cuore morbido che permettono di
raccogliere ad una maggiore umidit
Per ventilazione forzata (o essicazione forzata) detta anche in
due tempi.
Si raccoglie lerba con unumidit del 35 40% ed messa in fienile su delle
grate dove fatta passare aria calda a 150 170
Composizione chimica foraggio erba medica
Fresco
Fieno
Acqua
76%
14%
Sostanza Secca
24%
86%
Proteine
4,5%
14,2%
Grassi
0,8%
2,0%
Estrattivi inazotati
9,6%
34,0%
Fibra grezza
6,8%
28,0%
Ceneri
2,3%
7,8%
Ca
0,35%
1,40%
P
0,06%
0,23%
UF/q
17
56
37
INSILAMENTO
E un metodo di conservazione complementare alla fienagione, con minore dipendenza dallandamento
meteorologico, si basa su processi chimico-biologici dovuti a specifiche fermentazioni finalizzate alla
creazione di un ambiente avverso alla proliferazione di microbi degenerativi della massa organica.
Anche in questo processo di conservazione ci sono delle perdite (minori rispetto alla fienagione) di
sostanza organica:
Per il proseguimento della respirazione del foraggio ammassato;
Per fenomeni autolitici dei tessuti vegetali, ad opera di enzimi
Per fermentazioni batteriche, che formano acidi che abbassano il pH, che a sua volta
permette la conservazione del foraggio
Svantaggi:
minore appetibilit dellinsilato rispetto al fieno;
maggiori rischi di conservazione
non ammesso per certe produzioni (es. Parmigiano Reggiano per gonfiore durante la
stagionatura)
Le fermentazioni batteriche avvengono in anaerobiosi e di solito si comincia con quellacetica, ad opera
degli acetobacter, che consuma lossigeno presente e forma acido acetico e quindi segue con quella
lattica, ad opera dei lattobacilli, che forma acido lattico che porta il pH a 4.
Se la temperatura si alza o se presente ancora ossigeno si hanno processi dannosi:
Fermentazioni butirriche
Fermentazioni proteolitiche
Ammuffimenti che producono sostanze tossiche.
Per un buon insilamento naturale occorre:
Giusta quantit di sostanze zuccherine almeno 5-6% della s.s. e un rapporto
zuccheri/proteine max 1/1,6 Eccesso di proteine porta alla formazione di NH3 che
impedisce la rapida acidificazione. Unottima pianta a tal fine il mais raccolto a
maturazione cerosa. (8-12% di zuccheri e zuccheri/proteine 1/1. Altre piante sono sorgo a
maturazione fisiologica, cereali invernali fase di botticella.
Assenza di ossigeno che si pu realizzare attraverso una buona compressione, ermeticit e
trattenimento dellanidride carbonica che si libera dai processi metabolici e successive
fermentazione acetica (sottrae ossigeno) e lattica che acidifica il foraggio
PH intorno a 4 che permette la conservazione.
La temperatura non deve superare i 35 C si alza comunque per i processi fermentativi ci
favorisce le pericolose fermentazioni butirriche con attacco alle proteine e formazioni di
ammine che riducono lappetibilit e lacido butirrico pu causare chetosi. Se c terra si
possono avere anche i batteri clostidi a temperature alte modificano ulteriormente. Si
possono successivamente sviluppare muffe che producono micotossine ed etanolo e lieviti
che consumano la s.s.
Tipi di insilamento:
Metodo Cremasco o del fieno silo contenitori cilindrici fuori del terreno in cemento
armato, utilizzato soprattutto con le leguminose preappassite.
Silo a torre meglio i Silo a torre di metallo a tenuta stagna (Haverstore) detti anche
ciclatori di solito di acciaio con caricamento automatico dallalto e disposti verticalmente.
Silo a platea sopraterra e Silocon forte compressione della massa foraggera trinciata
0.5 -2 cm (silo detti anche a trincea) per ridurre lossigeno con copertura di un telo di
plastica spessa per lacqua delle piogge: in questo tipo la parte superficiale a contatto
38
con laria forma il cappello (15-20% della s.s.) che non pu essere utilizzato per
ossidazione e ammuffimenti.
Si rende necessaria unacidificazione artificiale quando non ci sono zuccheri sufficienti per una
buona fermentazione e si pu utilizzare:
Aggiunta di sostanze zuccherine tipo il melasso della barbabietola
Aggiunta di acidi minerali ad esempio una miscela di acido solforico e cloridrico.
Per mantenere la conservazione del foraggio si possono utilizzare degli antifermentativi tipo
lanidride solforosa e il metabisolfito di sodio
Composizione del mais raccolto a maturazione cerosa.
Acqua
69,5%
Sostanza secca
30,5%
Proteine
2,5%
Grassi
1%
Estrattivi inazotati
18,2%
Fibra grezza
6,8%
Ceneri
2,0%
Ca
0,12%
P
0,08%
UF/q
25
39
1.
2.
3.
4.
Energetico:
Proteico:
UFL
g di
g di
g di
Ca
P
Fabbisogno proteico:
Fabbisogno in sali minerali:
Calcio
4.2 g/ Kg di latte
Fosforo
1,7 g/ Kg di latte
4) fabbisogni per la gestazione.
L'accrescimento del feto limitato sino al 5 mese, poi dal 6 al 9 mese diviene molto
rapido e pertanto i fabbisogni vengono calcolati a partire dal 6- 7 mese sino al parto.
In pratica si valutano tali fabbisogni come se la gestante producesse al:
7 mese
2 Kg di latte
8 mese
4 Kg di latte
9 mese
6 Kg di latte
Con il metodo delle UFL e il latte normalizzato si aggiunge:
7 mese
2 Kg di latte al 4% di grasso al giorno in pi;
8 mese
3,5 Kg di latte al 4% di grasso al giorno in pi
9 mese
6 Kg di latte al 4% di grasso giorno in pi
5) Fabbisogni di riproduzione. Viene calcolata soprattutto per i tori e corrisponde in media al 50 %
della razione di mantenimento.
6) fabbisogni di asciutta. L'asciutta il periodo di ricostituzione delle riserve organiche della vacca da
latte e di reintegrazione dei tessuti, soprattutto della mammella per prepararsi al parto e alla
successiva lattazione. E' fondamentale scongiurare in questo periodo l'eccessivo ingrassamento,
perch pu predisporre a malattie metaboliche nel periodo successivo.
Negli ultimi 10 giorni dell'asciutta, prima del parto, si pratica lo steaming up: in aggiunta alla quota di
asciutta si aggiungono dosi crescenti di concentrati (sino a circa 5 kg al giorno) per sopperire agli alti
fabbisogni energetici che la vacca esige nei primi momenti successivi al parto, accompagnati da un bassa
appetibilit.
Inoltre vanno considerati:
7) fabbisogni di termoregolazione. Sia per la difesa dal caldo (ad es. vi una forte perdita di peli) che
dal freddo (ad es. aumenta il pelo e il tessuto adiposo sottocutaneo).
8) fabbisogno per eventuale pascolamento. (vedi nei fabbisogni di mantenimento)
44
Nel calcolo
in conto:
della razione giornaliera ( metodo tradizionale) per un bovino bisogna tenere inoltre
1) il livello (o capacit) di ingestione (o fabbisogno in sostanza secca) che
rappresenta la quantit di sostanza secca che un animale riesce ad ingerire in un
giorno, in funzione di fattori genetici individuali e fattori ambientali:
-
per le bovine da latte in media 3 kg di S.S./q di peso vivo (da 2,5 vacche
in asciutta a 3,5 vacche di alta
produzione)
UF
PD
Ca
4,8
7,6
360
1320
39
92,4
36
37,4
12,4
UF
1680
g
131
g
73
g
S.S.
FIBRA
18
kg
3,6
kg
Con il metodo delle UFL e con le nuove metodologie di calcolo avremo il seguente calcolo: Valore latte
normalizzato: 20 x (0,4 + 0,15 x 3,4) = 18,2 + 3,5 Kg (gravidanza) = 21,7 UFL
Fabbisogno energetico: latte normalizzato 21,7 x 0,44 = 9,55 UFL + mantenimento (600
x 0.006 + 1,4) = 5 UFL per un totale di 14,55 UFL
* Capacit di ingestione:
(Kgpv x 0,0185) + (Kg latte normalizzato x 0,305) = (600x0,0185) + (21,7x0,305) =
17,72 kg di s.s.
Mantenimento
Produzione latte
Gravidanza
Totale
UFL
5
8
0,88
13,88
PD
360
1092
120
1572 g
Ca
39
76
8,2
123,2
P
30
31
3,4
61,4
Sost.secca*
Fibra grezza
17,76 kg
3,55 kg
I due modi di calcolare i fabbisogni determinano come si pu constatare delle differenze anche
significative: i nuovi metodi sono indubbiamente pi accurati rispetto ai vecchi
45
10 Kg Favetta fresca
20 Kg Avena fresca
10 Kg Fieno prato
2 Kg Farina di mais
2 Kg Farina di orzo
TOTALI
UF
1,35
2,26
5,83
2,23
2
13,67
UF
S.S.
1,74
3,22
8,4
1,74
1,7
16,80
Kg
FIBRA
0,410
0,758
1,932
0,045
0,078
3,223
Kg
PD
267
360
916
113
127
1783
g
Ca
10
55
1
1
67
g
16
30
5
7
58
g
Come si pu notare la razione non risulta perfettamente bilanciata: occorre correggere il fabbisogno
proteico e si pu sostituire una leguminosa con una graminacea e il fabbisogno in sali minerali in
particolare risulta carente il calcio e pertanto si pu aggiungere alla razione degli integratori salini a
base di calcio sino a soddisfarli completamente.
Attualmente negli allevamenti pi moderni la scelta della razione ottimale per i bovini ed economica per
l'allevatore viene effettuata con l'ausilio dei personal computers.
Da notare che nel bilanciare la razione la quota dei concentrati non dovrebbe mai superare il 40%
dell'apporto energetico complessivo. Quantit eccessive di concentrati infatti nei bovini da latte
determinano una malattia metabolica detta acidosi.
Il rapporto ottimale Ca/P negli alimenti dovrebbe essere di 2 a 1, ma i bovini riescono a sopportare
senza alcun danno per un breve periodo anche rapporti di 5 a 1.
Schema sintetico valori medi - per il calcolo dei fabbisogni di
bovine da latte
Mantenimento
X 100Kg
Produzione Kg latte al
3,5%
Gestazione 7mese.
8mese
9mese
Accrescimento (con
IPG 100g)
Peso vivo Kg
Et mesi
UFL
PG g
s.s Kg
UFL
0,83
PG g
Ca g
Pg
82
6,5
0,43
80
3,7
1,7
1
2
3
0,35
150
250
350
45
10
15
25
3
3
6
10
1,5
46
SS %peso vivo
2
3
500
22-23
7
780
11-12
fieno polifita apporta fibra lunga se ne usa di solito 1% del peso vivo
quindi 6 Kg (600x1%) con un 30% di FG avremo 6x30% = 1,8 kg a fibra lunga
QKg
6
Silomais
12
UFL
0,4UFL/Kg
2,4
0,26UFL/Kg
3,12
5,52 UFL
Totale
PG%
10%
600 g
2,5%
300 g
900g
S.S.%
88%
5,28 kg
34%
4,08 Kg
9,36 kg
razione di integrazione
8,55 UFL
1192 g di PG
8,64 Kg di s.s
1:0.9 = x : 8,55
x = 9,5 Kg di mangime
9,5 kg x 86% di s.s.
= 8,17 kg di s.s.
Questo concentrato dovr contenere 1192 g di PG e con una proporzione calcolo il titolo proteico del
mangime da utilizzare 9.5: 1192 = 1 :x X= 125,8 g di PG/kg di concentrato
Ossia con un titolo proteico del 12,6%
A questo punto prendo 2 concentrati utilizzo la regola del miscuglio (o Croce di santa Andrea)
Es.
granella di mais
8% di PG
Farina di estrazione di soia
44% di PG
Granella di mais
8%
12,6%
31,6
4,6
I 2 alimenti saranno uniti (31,6 + 4,6) = 36,2 granella di mais 31,6/36,2 = 87,2% e 4,6/36,2 = 12,8% di
farina di soia con un rapporto 31,6/4,6 = 6,8 : 1
Infatti (6,8 x 8 + 1 x 44)/7,8 = 12,6%
Quindi per avere il titolo del 12,6% di PG occorre una miscela di 8,3 Kg di granella di mais e
1,22 kg di farina di soia)
Altro esempio di miscelazione:
orzo con 100 UF/q e 10% di PG
farina di soia con 115 UF/q e 45% di PG
Per avere una miscela al 25% di PG uso la regola del miscuglio
orzo
10%
soia
45%
25%
20 orzo
15 soia
45 25 = 20 parti di orzo
25 10 = 15 parti di soia
La miscela che avremo avr il seguente rapporto 20:15 = 4:3
Infatti (4 x10 + 3 x45)/7 = 25
Per trovare le UF di questa miscela con il 25% di PG
(20 x 100UF + 15 x 115 UF)/35 = 106,43 UF
Stalle a stabulazione fissa, nelle quali lanimale si trova legato in uno spazio ristretto,
definito posta: questo tipo di stabulazione oggi adottato prevalentemente negli
allevamenti di piccole dimensioni.
Stalle a stabulazione libera, nelle quali gli animali possono muoversi pi o meno
liberamente allinterno della stalla non avendo a disposizione uno spazio definito.
Fino ad una ventina di anni fa la stabulazione libera per le vacche da latte era scarsamente praticata
nel nostro Paese, sia per le dimensioni piuttosto contenute, sia per la riottosit degli allevatori tale
tecnica. Solo negli ultimi tempi i tecnici ed allevatori concordano sulla superiorit della stabulazione
libera rispetto a quella fissa, per una serie di valutazioni positive cui, per, possono essere affiancate
alcune annotazioni negative.
Le condizioni della stabulazione libera pi si avvicinano alle condizioni naturali di vita dellanimale
garantendogli, di conseguenza, la possibilit di estrinsecare al meglio le sue potenzialit produttive e,
anche, una carriera produttiva pi lunga.
Migliore risulta, di conseguenza, lo stato di salute delle bovine e minore risultano le spese per le
malattie, soprattutto quelle respiratorie.
Il razionamento alimentare risolto dallallevatore costituendo dei gruppi omogenei di bovine per
livello di produzione e calcolando la razione base, tenendo conto lesigenze nutrizionali medie del gruppo
e prevedendo, poi unintegrazione con concentrati e integratori con la tecnica degli autoalimentatori
(mangiatoia elettronica che riconoscono lanimale in base ad un collare magnetico)
Attualmente nelle stalle migliori la razione base somministrata con la tecnica dellunifeed o piatto
unico una o due volte al giorno.
49
50
51
- il salvataggio delle razze minori e autoctone, molto rustiche da allevare nella culla di origine allo stato
brado o semi-brado, secondo la linea vacca-vitello o manza-vitello;
- i piani di miglioramento igienico sanitario, per combattere l'ipofertilit e la mortalit neo e
post-natale;
- l'istituzione dell'anagrafe bovina per la rintracciabilit della filiera produttiva e con le
etichette di produzione nelle macellerie
- una pubblicit tendente a cambiare le abitudini alimentari del consumatore italiano, che
vuole solo i quarti posteriori, e favorente il consumo di carne italiana vedi il Consorzio delle
5 R.
Classificazione biologica dei bovini.
Regno:
Animale
Sottoregno: Metazoi (ovvero pluricellulari)
Phylum:
Cordati (simmetria bilaterale del corpo e presenza a livello embrionale di una
corda dorsale, che costituisce lo scheletro primitivo)
Superclasse: Tetrapodi (con appendici pari, per la deambulazione = camminare)
Classe:
Mammiferi (presenza i ghiandole mammarie)
Sottoclasse: Vivipari (partoriscono figli vivi e gi sviluppati)
Infraclasse: Placentati (placenta la struttura formata in parte dalla parete interna
dell'utero e in parte dai villi coriali dell'embrione e ha la funzione di scambio
delle sostanze nutritive e dei prodotti del metabolismo tra la madre e il feto)
Ordine:
Artiodattili (arto con un numero pari di dita: il 3 e il 4 dito)
Ungulati (ovvero il peso del corpo poggia sull'ultima falange del dito)
Ruminanti (attuano la ruminazione e sono poligastrici)
Gruppo:
Famiglia:
Cavicorne (con corna cave)
Bovidi
Genere:
Bos
Bos taurus
Specie:
Una specie molto affine ai bovini la zeb (Bos indicus), infatti possono riprodursi tra di loro dando una
prole illimitatamente fertile.
I Paesi civili hanno riconosciuto in tutti i tempi nei bovini una delle principali basi di vita e di prosperit,
e per tal fatto essi furono sempre tenuti in considerazione; essi sono originari dell'Asia centrale
(Nord-ovest dell'India) e furono addomesticati tra il 10.000 e 8.000 a.C.
L'origine dei bovini tutt'oggi incerta; una teoria ritiene che tutte le razze derivino da un unico
progenitore il Bos primigenius o Uro: un animale che aveva un'altezza al garrese di circa 2 m, con una
fronte alquanto pi lunga che larga, con corna rotondeggianti e lunghe 25 - 35 cm, a mantello nero grigio scuro.
Da questo si sono evolute direttamente le razze podoliche attuali (Chianina, Romagnola Maremmana,
Podolica), mentre nell'Europa Centrale ha dato origine ad una forma brachicera il Bos brachiceros: un
animale con fronte quasi quadrata e faccia corta e da tra l'altro deriva la razza Bruna.
Sempre nell'Europa Centrale si form, a partire dall'Uro, il Bos frontosus: un animale pi piccolo della
forma primigenia ma maggiore della brachicera, che rappresenta il progenitore delle razze pezzate
rosse.
Accanto a queste tre forme fondamentali va posto il Bos akeratos, con fronte pi lunga che larga, di
piccola statura e senza corna.
L'Uro asiatico inoltre diede origine anche al Bos namadicus, da cui si sono originati i bovini provvisti di
caratteristica gibbosit adiposa sul garrese come gli zeb (Bos indicus).
52
frisona%20toro.jpg
53
2. Bruna italiana
Ceppo italiano della razza bruna alpina o di Schwyz, autoctona della Svizzera Centrale: si formata nei
conventi benedettini tipo l'Abbazia di Einsielden. In Italia i primi allevamenti si sono avuti intorno al
1850, prima sulle Alpi, poi nella Pianura Padana e infine si diffusa in tutto il Paese (isole comprese)
con ottimi risultati. (vedi la bruna pugliese e la svitto sarda).
Molto rustica e resistenti a malattie come la tubercolosi
bovina.
Inizialmente stata una razza a duplice attitudine (latte e
carne), capace di valorizzare anche zone marginali (molto
rustica), poi con l'accoppiamento con il brown swizz (ceppo
americano migliorato della bruna alpina) si sono migliorate le
caratteristiche lattifere.
Il brown swizz
ha dato inoltre
altri vantaggi alla bruna alpina europea:
a) precocit al primo parto (attualmente si ha
prima dei 30 mesi);
b) facilit al parto;
c) pi elevata e costante produzione (che
rimane sempre con un elevato tenore in
grasso e proteine. soprattutto la variante B della
k-caseina);
d) unghioni compatti e duri e buon apparato
mammario.
In Italia la consistenza media di 566.100 capi, diffusa su tutto il territorio nazionale e per la sua
alta adattabilit ai diversi ambienti dal 1981 la denominazione ufficiale bruna italiana.
Morfologia vacche Brune Italiane
Animali armoniosi. Mantello di colore uniforme, bruno o variabile dal sorcino al castano. Nei tori il
mantello pi scuro (castano). Musello ardesia circondato da un alone bianco.
Corna fini e bianche alla base, nere in punta. Vitello grigio nei primi tre mesi.
Altezza al garrese adulti:
vacca 135 - 140 cm
toro 142 - 145 cm
Peso adulto:
vacca 500 - 600 Kg
toro 800 - 1000 Kg
Resa al macello:
vacca 50%
toro 55%
Peso alla nascita:
35 Kg
40 Kg
Precocit sessuale:
aumentata dopo l'accoppiamento con il brown swizz
1 accoppiamento per le vacche a 20 mesi.
IPG circa 1000g, si hanno vitelloni di 500 Kg a 14 - 15 mesi.
I capi migliorati con il brown swizz morfologicamente, ad eccezione del colore del mantello bruno, e
fisiologicamente sono molto simili ai frisoni e vengono allevati in loro alternativa in molte zone di
pianura.
La razza bruna comunque, essendo pi rustica, si adatta ad essere allevata in ambienti pi difficili,
anche secondo la linea vacca-vitello (vedi la bruna pugliese e la bruna sarda).
La differenza nella produzione di latte tra primipare e pluripare relativamente modesta (in passato
era un grosso difetto la bassa produzione delle primipare).
Produzione di latte: 6123 kg/lattazione per le iscritte (2000); con grasso %: 3,41 e proteine % 3,88.
Buona attitudine casearia del latte perch nel patrimonio genetico della razza c' una ridotta presenza
di allele A della k-caseina (che influenza negativamente la coagulazione del latte) e una percentuale
(66%) dell'allele B che permette di avere una cagliata superiore.
54
3. Jersey italiana
Originaria dell'isola omonima nel canale della Manica, nella baia di Saint Malo a 7 km dalla costa
francese. Fino a circa 8.500 anni fa Jersey non era un isola ma un gruppo di colline della terraferma
francese. Deriva dal Bos Longifrons ed alla sua formazione ha contribuito bestiame bretone e
normanno. Dalla seconda met del XIIX secolo vengono impedite le importazioni di bestiame vivo e ci
ha consentito di fissare bene i caratteri e di contenere le malattie.
Dal 1700 iniziarono le esportazioni. Il numero totale di capi di razza Jersey oggi circa 8 milioni
diffusi in tutti i continenti.
Caratteristiche morfologiche
Il mantello di colore fromentino, dal bruno scuro al giallo chiaro
e spesso con zone di peli bianchi su fianchi e ventre. Il fiocco
della coda nero. Spesso peli neri sulla testa.
Alone bianco intorno al musello nero.
Di taglia ridotta, tra le pi piccole razze bovine allevate:
- femmine: 125 cm; 350-400 kg
- maschi: 130 cm; 450-600 kg
Animale molto spigoloso, con profili piatti o concavi.
Testa piccola con arcate sovraorbitali molto prominenti, collo
sottile. Tronco triangolare.
Pelle molto fine; scheletro fine. Arti sottili ma legamenti robusti.
Caratteristiche produttive Ottime capacit lattifere,
quantitative e qualitative, per tenore di grasso e proteine.
44q/lattazione con 4,4-6% di grasso (globuli grossi) e con 3,6
-4% di proteine. Scarsissima attitudine alla carne.
Adattabile alle pi svariate condizioni climatiche.
Molto precoce come sviluppo somatico e sessuale (primo parto
molto anticipato a 24 mesi).
Molto longeva (carriera 13 anni) e non presenta problemi al
parto: vitelli molto piccoli.
Come composizione del latte la migliore razza in assoluto. Il latte della Jersey per non adatto alla
caseificazione per la grossezza dei globuli di grasso (ottimo invece per il burro).
4.Ayrshire
Originaria della Contea di Ayr, nel sud-est della Scozia. Si ritiene discenda da bovini brachiceri celtici.
Riconosciuta come razza gi nel 1814. Apprezzata come lattifera perch produce un latte
particolarmente adatto alla caseificazione
(cagliata fine - globuli piccoli). Esportata in tutto
il mondo e in particolare nel Nord America (Stati
Uniti e Canada), Finlandia e Svezia. Elevata
adattabilit al pascolo in tutti gli ambienti (specie
nei climi freddi).
Il colore del mantello pezzato rosso, mogano o
marrone. Le macchie sono irregolari e il bianco
prevale nettamente. Il fiocco della coda bianco.
Musello roseo o rosso carnicino.
Corna di lunghezza media, rivolte in alto e avanti
(a forma di lira). Ottime capacit lattifere,
quantitative e qualitative, per tenore di grasso e
55
proteine.
Mediocre l'attitudine alla produzione di carne.
Buone precocit come sviluppo somatico e sessuale. Buona fertilit e non presenta problemi al parto.
Animali di taglia media:
- femmine: 138 cm; 550-600 kg
- maschi: 145 cm; 850-900 kg
Animale non eccessivamente spigoloso, con profili
piatti o leggermente concavi.
Collo lungo e sottile. Ottima profondit toracica e
capacit addominale. Ottima la morfologia della
mammella con attacchi forti. Ottime capacit
quantitative 58q/lattazione e qualitative, per tenore
di grasso e proteine (4,1-4.4 % grasso globuli fini e
3,3-3,5% proteine). Mediocre l'attitudine alla
produzione di carne. Buone precocit come sviluppo
somatico e sessuale.
Buona fertilit e non presenta problemi al parto.
5.Guernsey
La zona di origine la piccola isola omonima che si trova nel canale della Manica vicino alle coste della
Francia. Deriva da bovini fromentini della Bretagna francese e da soggetti di razza Normanna
introdotti nell'isola intorno al 1000 d.C. Dal 18 secolo inizi l'esportazione verso la Gran Bretagna ed
altri Paesi. Si adatta bene a tutti gli ambienti, anche a quelli molto freddi. Diffusa oltre che in Gran
Bretagna, in diversi altri Paesi (Francia, Paesi Scandinavi, America del Nord e Australia, Nuova Zelanda,
Sud Africa, Sud America).
Caratteristiche morfologiche Mantello di colore fromentino chiaro oppure scuro o rosso ciliegia, con
chiazze bianche irregolari specie nella parte inferiore del tronco.
Il fiocco della coda fromentino chiaro o quasi bianco.
Mucose e cute di colore giallo carnicino.
Corna corte e in genere rivolte verso l'alto.
Animali piccoli e leggeri anche se di taglia leggermente
superiore alla Jersey: - femmine 130 cm; 450-500 kg ; - maschi
135 cm; 600-700 kg.
Arti sottili ma robusti. Animale spigoloso con profili piatti o
concavi. Ottima mammella.
Caratteristiche produttive Ottime capacit lattifere
quantitative (51-64 q/lattazione) e qualitative, per tenore di
grasso e proteine (4,4-4,6% grasso burro doro per il colore bianco
paglierino del latte e 3,5 -3,6% di proteine). Scarsa attitudine alla
carne.
Buone precocit come sviluppo somatico e sessuale.
Buona fertilit e non presenta problemi al parto (piccoli vitelli).
Molto longeva. . Ottima nel convertire gli alimenti in latte.
6.Frisona americana
Origine e zona di diffusione
Il nome internazionale American Holstein Friesian. I primi capi
di bestiame Pezzato Nero Olandese arrivarono negli Stati Uniti
nel 1621 con i primi colonizzatori olandesi. Molte importazioni
nella seconda met dell'Ottocento. La selezione fu fatta su circa
56
8.000 capi importati (infatti nel 1905 le importazioni dall'Olanda furono proibite per creare un cordone
sanitario all'afta epizootica).
Negli USA diffusa negli stati del nord-est e del centro. Esportata in tutto il mondo (soprattutto il
seme per l'inseminazione artificiale). Caratteristiche
morfologiche Mantello pezzato nero. Animali di statura e
taglia elevata; a volte disarmonici, con arti lunghi rispetto
all'altezza. Caratteri lattiferi molto evidenti (spigolosit).
Ottima la conformazione della mammella.
Caratteristiche produttive Elevata produzione quantitativa
di latte. Scadente attitudine alla carne. Negli USA, la
produzione media delle vacche iscritte nel 1990 stata di
91 q di latte.
7. Bruna Americana
La razza Bruna delle Alpi stata introdotta per la prima volta dalla Svizzera negli Stati Uniti nel 1869.
Le importazioni continuarono fino al 1905 (complessivamente 155 soggetti): poi furono bloccate per
arginare l'afta epizootica. Su questo esiguo numero di animali stata attuata la selezione per
specializzare la razza alla produzione di latte. Probabilmente alla formazione della Brown ha contribuito
la Jersey (razza inglese da latte) consentendo il miglioramento della mammella. Allevata in purezza
negli Stati Uniti e in Canada.
Caratteristiche morfologiche Il colore del mantello, pi
chiaro rispetto ai ceppi europei di Bruna, bruno-castano
chiaro, a volte tendente al grigio.
I tori sono molto pi scuri. Mucose nere con alone bianco.
Corna nere in punta.
Si differenzia molto dai ceppi europei per:
- maggiore statura e peso
- pi spiccati caratteri lattiferi
- minori caratteristiche per la produzione di carne
- testa con arcate sovraorbitali molto prominenti (dalla
Jersey)
Caratteristiche produttive Eccellente per l'attitudine
lattifera e le caratteristiche del latte (molto elevato il
titolo di proteine).
Esportata in molti paesi europei per migliorare le Brune
locali (Svizzera compresa).
57
Dal 1985 stato istituito il Registro Anagrafico delle popolazioni bovine autoctone e
gruppi etnici a limitata diffusione. Tale registro stato istituito per salvaguardare le razze
bovine minacciate di estinzione che risultano allevate in Italia e per la salvaguardia di questi
patrimoni genetici. Sono state ammesse le seguenti razze: Agerolese, Bianca Val Padana
(Modenese), Burlina, Cabannina, Calvana, Cinisara, Garfagnina, Modicana, Mucca Pisana, Pezzata
Rossa d'Oropa, Pinzgau, Pontremolese, Pustertaler, Reggiana, Sarda, Sardo-Modicana, Varzese
8.Reggiana
Allevata in provincia di Reggio Emilia e di Parma per il
suo latte particolarmente idoneo alla caseificazione ed
alla produzione di Parmigiano Reggiano. Originariamente
a triplice attitudine. Con l'introduzione dei mezzi
meccanici e di razze specializzate per la produzione del
latte e della carne, la Reggiana stata emarginata.
Attualmente si sta sviluppando un nuovo interesse da
parte degli allevatori (circa 1700 capi), data la
crescente importanza assegnata alla qualit del latte nel
processo di caseificazione. I migliori soggetti hanno prodotto 57 q /lattazione con 3.82% di grasso e
3,35% di proteine.
Caratteristiche morfologiche
Animali armonici, taglia e statura medio piccola. Mantello di colore fromentino uniforme (peli con punta
bianca), assenza di peli bianchi, neri o rossi. Il colore pi carico
nei tori. Musello e mucose depigmentate. La testa ha fronte
spaziosa lievemente concava, occhi grandi, orecchie medie, corna
a sezione ellittica dirette prima in fuori e poi leggermente in alto
e avanti. Unghioni rosso scuro, molto robusti.
Mammella ben sviluppata ma non voluminosa.
Peso vivo: vacche 6-7 q; tori 10-12 q
Caratteristiche produttive E' una razza a duplice attitudine con
prevalenza per il latte. Molto rustica.
Latte particolarmente idoneo alla caseificazione (in passato il
Parmigiano Reggiano veniva prodotto prevalentemente con il latte prodotto da questa razza).
9.Modenese (o Bianca Padana)
Di origine incerta, sembra provenga dall'incrocio tra la
razza locale (probabilmente la Reggiana) e soggetti
Podolici e Romagnoli.
Oggi allevata
nell'Appennino
modenese, E' a
rischio estinzione
(eccessiva
consanguineit) con
circa 500 capi
Caratteristiche
morfologiche Il mantello di colore bianco candido nelle vacche,
con qualche macchia nei tori. Musello e mucose nere.
Cute depigmentata. Animali armonici. Taglia e statura medio piccola. Altezza maschi 130-160 cmfemmina 125-140 cm. Il latte era usato per la produzione del Parmigiano reggiano
58
10.Burlina
Originaria delle Prealpi Venete alle pendici del monte Grappa. Sembra derivi dalle razze del Mare del
Nord con le migrazioni dei Cimbri fin dall'epoca romana. In purezza restano pochissimi esemplari in
provincia di Treviso, Vicenza e Verona.
Caratteristiche morfologiche Mantello pezzato nero che prevale
sul bianco. Arti bianchi,
testa nera con stella in
fronte. Fiocco della coda
bianco. Musello grigio e
nero. Taglia e statura
modesta.
11.Rossa Danese
Originaria della Danimarca. In passato rappresentava la stragrande maggioranza della popolazione
danese. Oggi stata sostituita in buona parte da Jersey e Frisona. Appartiene al gruppo delle
cosiddette "razze bovine baltiche".
Caratteristiche morfologiche Mantello di colore rosso uniforme
piuttosto scuro, specialmente nei tori.
Animali di statura media. Femmine alte 135-137 cm; peso 600650 kg.
Caratteristiche produttive Razza a duplice attitudine con
prevalenza per il latte. Da sufficienti produzioni carnee data la
sua spiccata precocit. Costituzione robusta, rustica e ottima
trasformatrice dei foraggi.
Musello, lingua, palato e aperture naturali pigmentate nere. Testa leggera ed elegante, pi allungata
nelle vacche, con fronte ampia nei tori.
Collo di media lunghezza e provvisto di scarsa giogaia.
Corna medio corte e grossolane, nere in punta, dopo i 2 anni diventano bianco-giallastre alla base.
Gli arti lunghi, ma robusti e con ottimi appiombi; piede un poco piccolo ma con unghioni duri e resistenti
(caratteristica importante per il lavoro). La pelle sottile e
pigmentata.
Altezza al garrese adulti: vacca 150 - 160 cm, toro 170 - 180
cm (campioni anche 200 cm), con un peso rispettivamente di
700 - 800 Kg e 1200 - 1400 kg (campioni 18 20 q)
I vitelli alla nascita hanno un peso di 40 - 50 Kg possono
raggiungere degli IPG di 1500 g e un peso a 12 - 15 mesi di
500 - 600 Kg, con una resa al macello superiore al 62%.
Le manze possono essere coperte per la prima volta a 18 - 20
mesi (precoci) circa 500Kg con 8 parti nella media, mentre i
torelli cominciano a funzionare a 15 - 16 mesi. Pi
frequentemente il I parto a 33 mesi. Razza longeva: 11 - 12
anni la durata della carriera produttiva e presenta un interparto breve di circa 14 mesi, se allevata
secondo la linea vacca-vitello. Buona razza incrociante - vengono fatti ibridi industriali anche con
razze da latte.
Caratteristiche produttive Ottima qualit della carne (finemente marezzata e tenera).
La produzione di latte appena sufficiente per il vitello.
Oggi la selezione orientata verso la precocit di sviluppo e il maggior rendimento di carne (rapporto
anteriore/posteriore 1:1) dei tagli pi pregiati (soprattutto la regione dorso-lombare dalla quale si
ottengono le rinomate bistecche alla fiorentina).
2.Marchigiana
E' stata riconosciuta come entit etnica soltanto in epoca relativamente recente. E' derivata
dall'incrocio di bovini Marchigiani di ceppo Podolico non migliorati (un tempo impiegati per i lavori
agricoli) con soggetti di razza Chianina e, successivamente, dall'unione delle bovine meticce ChianineMarchigiane) con tori di razza Romagnola. Solo nel 1932 ha avuto inizio un'accurata selezione che ha
portato la razza Marchigiana al "tipo" attuale.
E' la terza razza da carne in Italia. Allevata soprattutto nelle
Marche e nelle regioni limitrofe (Abruzzo, Molise, Campania).
Allevata soprattutto al pascolo. Ottima adattabilit al pascolo in
diverse condizioni perch ottima utilizzatrice dei foraggi e
resistente alle malattie ed agli ectoparassiti. Sono iscritti al L.G.
circa 45.000 capi. (dato 2002)
Caratteristiche morfologiche Colore mantello grigio quasi bianco
in entrambi i sessi. Nei maschi presenza di peli neri nel treno
posteriore e attorno agli occhi (occhialatura). I vitelli dalla
nascita a 4-6 mesi sono fromentini. Mucose e cute pigmentate nere.
Corna medio-corte e grossolane, nere in punta.
Buona conformazione per la produzione di carne. Razza pi piccola
della Chianina ma con pesi analoghi (arti pi corti e maggiore
sviluppo masse muscolari): vi un maggior equilibrio tra corpo e
arti e unaltezza al garrese adulti, rispettivamente nella vacca
(quasi bianche) di 145 cm e un peso di 650 700 Kg e nel toro
(grigio) di 160 cm e un peso di circa 1100 Kg
E' una razza che ha una elevata adattabilit a condizioni difficili
(temperature basse), con una notevole fertilit: maggiore
60
suscitato nuovi interessi da parte di allevatori meridionali, spagnoli e centro-americani per le sue
caratteristiche idonee ad ambienti caldi e ostili, ma anche per la recente introduzione della zootecnia
biologica. Libro genealogico nel 1935.
Caratteristiche morfologiche La maremmana presenta un
mantello grigio, pi scuro nei maschi, pi chiaro nelle
femmine, mentre i piccoli nascono color fomentino ed
acquistano il colore tipico a 4-6 mesi di et, quando avviene
la marchiatura a fuoco ed terminato lo svezzamento
naturale. La pigmentazione di musello, ciglia, lingua, palato,
mucose della vulva e dell'ano, punta della coda, nappa,
unghioni, fondo dello scroto, pisciolare e punta delle corna,
ardesia. Le corna lunghe (70 ed anche 100 cm) e
caratteristiche si presentano a semiluna nei maschi e a lira
nelle femmine. Lo sviluppo scheletrico imponente e conferisce allanimale un aspetto di grande solidit
e robustezza, reso maestoso dallo sviluppo del treno anteriore con torace ampio, alto e profondo; il
collo corto e muscoloso con abbondante pagliolaia, il tronco lungo e profondo con cassa toracica
assai sviluppata, il dorso e i lombi rettilinei e muscolosi; la groppa larga, lunga e muscolosa tendente alla
forma quadrata; gli arti solidissimi, gli unghioni di eccezionale durezza, gli appiombi spesso perfetti.
Caratteristiche produttive Le vacche hanno una mammella ben conformata e forniscono unabbondante
produzione di latte (10 - 12 l) che assicura un accrescimento giornaliero del vitellino di 1 Kg. Il primo
parto a 30-36 mesi (tardiva) con un interparto di 15 mesi Sono bovini longevi e rustici (raggiungono i
15-16 anni di et), ma economicamente tardivi in quanto a 18 mesi pesano soltanto 350-440 Kg (invece
di 600 Kg), mentre da adulti i tori pesano 700-1200 Kg e le vacche 600-700 Kg. Tuttavia costa
pochissimo il loro mantenimento poich nella loro dieta rientrano foraggi scadentissimi come la
cannuccia palustre.
Per migliorare la buona attitudine a carne e sfruttare la buona capacit di utilizzo del pascolo ed di
allattamento delle bovine si attua l'incrocio con seme di tori di razze specializzate da carne (Charolaise
e Chianina).
5.Podolica
E' tra le popolazioni bovine cosiddette Podoliche,
giunte nel nostro Paese dall'Oriente asiatico - quella
che maggiormente mantiene le caratteristiche
originarie. Allevata soprattutto in Puglia, ha preso il
nome di Pugliese ma, fino agli anni '50, ha avuto una
notevole diffusione in tutto il Paese. Attualmente,
malgrado la sua rusticit ed una discreta produzione
di carne e di latte, ridotta a pochi esemplari (circa
16.000 capi nel 2002) allevati in alcune zone
depresse dell'Italia centro-meridionale.
Caratteristiche morfologiche Mantello di colore grigio nelle femmine, pi scuro nei maschi. I vitelli
dalla nascita a 4-6 mesi sono fromentini. Mucose e
cute pigmentate nere. Gli unghioni (duri) non sono neri
e non sono cos robusti come nella Maremmana. Le
corna lunghe (70 ed anche 100 cm) e caratteristiche
si presentano a semiluna nei maschi e a lira nelle
femmine. Altezza media e con pesi non elevati.
Caratteristiche produttive Carne di buona qualit.
RM: 45-58% nelle femmine e 48-60% nei maschi.
Originariamente razza da lavoro e secondariamente
latte. Ha un eccezionale potere di adattamento ad
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ambienti difficili ed una straordinaria capacit di usare risorse alimentari che non potrebbero essere
sfruttate diversamente (pascoli cespugliati, stoppie, macchie, foglie di essenze arbustive, ecc.). Ha
bisogno di pochissime cure da parte dell'uomo. Produzione di latte anche eccessiva per vitello (in
genere vengono munte). Durata della lattazione 6-7 mesi, con una produzione di 11-19 q adatto alla
caseificazione: si produce un ottimo caciocavallo.
6.Piemontese
Circa 30.000 anni fa lo zeb pakistano arrivato fino
all'attuale Piemonte dove, trovando una barriera naturale
formata dall'arco alpino, si insediato integrandosi con la
popolazione bovina preesistente, adattandosi all'ambiente e
determinando, nel tempo, la formazione dell'attuale razza
Piemontese. E' diffusa in quasi tutto il Piemonte, ma le
principali zone di allevamento sono le province di Asti, Cuneo
e Torino. L'Associazione Nazionale degli Allevatori della
Razza Piemontese (A.Na.Bo.Ra.Pi.) stata fondata nel 1934.
E' la razza da carne pi rappresentata in Italia. Razza molto
docile
Presenta due variet:
a) albese o a groppa di cavallo (pi grande)
b) demonte (di montagna, pi piccola in via di estinzione).
Il ceppo della "groppa doppia o di cavallo" presenta una ipertrofia muscolare del quarto posteriore, con
muscoli con fibre molto sottili e con scarso grasso sottocutaneo; questa caratteristica crea problemi al
momento del parto (che sono pi difficili): attualmente per risolvere questo inconveniente vengono fatti
incrociare tori con il carattere molto spinto con vacche con il carattere quasi normale. I vitelli che
nascono hanno i caratteri del padre e manifestano degli IPG di 1000-1450 g con un peso di 475 Kg a 12
mesi, vengono macellati ad una et di 16-18 mesi ad un peso
di 550-600 Kg, con rese di macellazione da 65 a 70%
E' tipica la produzione dei vitelli da latte (sanati) macellati a
3-4 mesi sui 180-200 Kg, alimentati con solo latte
E' una razza di estrema rusticit e adattabilit, si presta ad
essere allevata secondo la linea vacca-vitello, con prevalente
produzione di carne, ma con discreta produzione di latte circa 20 q di latte per lattazione.
Caratteristiche morfologiche:
a) colore del mantello, dal fromentino chiaro (carnicino nelle vacche) fino al bianco pomellato
grigio; il toro presenta delle occhiaie grigio-scure. I vitelli nascono fromentino.
Musello, lingua, palato, aperture naturali, ecc. sono neri. Testa quadrata con corna medie,
dirette in avanti e di lato; collo corto e muscoloso, con giogaia ben sviluppata. Tronco
cilindrico, spesso insellato; arti lunghi.
Le corna sono nere fino verso i 20 mesi di et; negli adulti giallastre alla base e nere
all'apice.
b) altezza al garrese adulti:
140 cm vacche
145 cm tori
c) peso adulti:
500-550 Kg vacche
850-1000 Kg tori
Consistenza media circa 207.000 capi (2006).
63
Il mantello di colore fromentino vivo, non troppo carico, pi chiaro nelle regioni ventrale e perineale.
Alone decolorato attorno agli occhi e al musello. Mucose
depigmentate rosee.
Corna pi chiare, di lunghezza media, rivolte in avanti.
Animali robusti, energici, resistenti e rustici.
Statura media e peso vivo medio alto (femmine 6,5-8 q;
maschi 10-12 q).
Il famoso "veau de boucherie" (vitello a carne bianca)
francese di razza Limousine.
Presenta un'elevata precocit dando elevate quantit di carne magra alla pi giovane et. per questo ha
un ruolo essenziale nella pratica dell'incrocio industriale per la produzione di soggetti da ingrassare e
da destinare alla macellazione a pochi mesi di et. I tori vengono impiegati negli incroci industriali per
ottenere soggetti F di elevato rendimento. I vitelli nascono piccoli ma si sviluppano rapidamente. Per
questo viene usato il toro Limousine anche su vacche di razze di mole ridotta, senza avere problemi di
parti difficoltosi.
La qualit della carne molto buona, a grana fine e a fibre non grossolane.
3.Blu belga
Razza molto diffusa in Belgio (50% della popolazione bovina), sia in purezza che incrociata, per la
produzione di carne. Viene definita la Piemontese del
Belgio. dove la razza pi rappresentata. Deriva da
un'azione selettiva iniziata nella met del XIX secolo
sulla popolazione locale nella parte meridionale del
Belgio, popolazione molto insanguata dalla Shorthorn.
L'obiettivo, allora, era di ottenere animali a duplice
attitudine con buon sviluppo della muscolatura. Dal
1950-60 la selezione si orientata verso la
produzione di animali da carne.
Caratteristiche morfologiche Il colore del mantello
bianco, bianco-blu (prevalente), pi raramente bianco-nero.
Pelle fine. Arti corti e fini (ma forti).
Animali di taglia elevata e non alti.
Il peso medio dei vitelli alla nascita di 42 kg ma,
specie nelle primipare, si ha qualche problema al
parto (50% di tagli cesarei).
Oggi la produzione di latte pi bassa e vicina
alle esigenze del vitello.
Caratteristiche produttive Ottime
caratteristiche per la carne ed eccezionale
sviluppo delle masse muscolari.
Elevata resa alla macellazione (dal 65 al 70%).
Il toro BBB usato anche per incrocio
industriale. Razza robusta che si adatta a molte
situazioni. Temperamento mite.
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6.Aberdeen Angus
Originaria della contea di Aberdeen nel nord-est della
Scozia. Razza antichissima.
Molto diffusa anche negli USA (dove la razza da carne
pi rappresentata) e nel sud America.
E' una delle razze da carne pi celebri al mondo.
Caratteristiche morfologiche Il mantello di colore nero
con pelo raso. Mucose e cute pigmentate nere.
Corna assenti e sincipite pronunciato.
Animali di bassa statura (arti brevi) ma di pesi elevati
(femmine 7-7,5 q; maschi 10-11 q).
Testa leggera, ossatura fine, torace ampio e profondo.
Pelle morbida ed elastica.
Resistente alle radiazioni solari; sopporta le infestazioni
dei ditteri e le verminosi. Ottima adattabilit al pascolo.
Buona fertilit e longevit. Pochissimi problemi al parto.
Carne di ottima qualit (tenera e saporita) ma non
gradita al consumatore italiano per l'eccessiva presenza
di grasso. I tori Aberdeen sono usati anche per l'incrocio
7,Shorthorn
La razza Shorthorn originaria della contea di Durham in
Scozia. Comprende diverse entit che sono vere e proprie
razze: Scotch Beff Shorthorn, Milking Shorthorn , Northern
Dairy Shorthorn, Lincoln Red Shorthorn e Polled Shorthorn.
Creatori di questa razza furono i fratelli Colling che, nel
1783, iniziarono la selezione partendo da soggetti di due
razze locali, la Holderness e la Teeswater. La Scotch Beef
Shorthorn la Shorthorn storica.
Libro Genealogico dal 1822. Molto adatta all'allevamento al
pascolo.
Viene allevata in Gran Bretagna, ma diffusa anche negli
USA, in Sud America e in molti altri paesi.
Il colore del mantello variabile dal rosso, bianco e ubero
(peli rossi e bianchi). Il musello depigmentato roseo. Le
corna sono corte, a sezione ellittica e rivolte lateralmente e
verso il basso.
Ottima la conformazione per la produzione di carne (buon
sviluppo delle masse muscolari e scheletro sottile). La struttura ridotta ma massiccia.
Peso vivo femmine 7-9 q - maschi 12-13 q
Altezza: femmine 130-135 cm - maschi 135 cm.
Le vacche dopo il parto allattano i vitelli ma a volte la produzione di latte scarsa.
Razza precoce con rapido accrescimento. I capi allevati al pascolo in un anno possono pesare pi
di 400 kg. Elevata resa al macello. In genere vi una eccessiva presenza di grasso sottocutaneo,
periviscerale ed intramuscolare.
In Sud America viene incrociata con la Chianina per avere animali pi alti (con arti pi lunghi) e con
carni meno grasse. E' incrociata anche con Zeb per ottenere una maggior resistenza in ambienti molto
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caldi e difficili, e con Aberdeen Angus per ottenere carni di migliore qualit. La Santa Gerturdis una
razza derivata negli USA (riconosciuta nel 1940) ottenuta incrociando Beef Shorthorn con Zeb.
8.Highland
La razza Highland ha vissuto per secoli nelle aspre e remote Highland scozzesi, conosciuta anche con il
nome generico di Hebridean breed. Le difficili condizioni di sopravvivenza hanno creato un processo di
selezione naturale, dove solo gli animali pi idonei ed adattabili sono sopravvissuti per portare avanti la
razza.
Originariamente cerano due popolazioni distinte: la pi piccola, solitamente di color nero, la cui area di
diffusione principale erano le isole della costa occidentale del
nord della Scozia; laltra invece era composta da animali di taglia
maggiore e generalmente di colore rossiccio, i cui territori erano
le remote Highland della Scozia. Oggi entrambe queste linee sono
considerate ununica razza, la Highland. In aggiunta al nero e al
rosso della linea originale, anche i colori giallo, grigio scuro e
bianco argentato sono considerati colori tradizionali.
Gi alla fine del XIX secolo, gli allevatori americani riconobbero
le qualit naturali della Highland e la importarono per migliorare
le linee di sangue dei loro allevamenti, contribuendo molto al
successo dellindustria americana del bestiame. Oggi le Highland
sono diffuse in tutto il Nord America, cos come in Europa, Australia e Sud America.
Caratteristiche morfologiche Statura bassa (femmine 110-120
cm). Corna sviluppate a lira.
Pelame lungo, folto e ispido; scheletro robusto, criniera
abbondante e forte giogaia.
La Highland una razza resistente alle malattie. Lunghe ciglia e
ciocche di peli sulla fronte proteggono i loro occhi dagli insetti e
per questo congiuntiviti e cancri agli occhi sono rari. Le Highland
non si stressano facilmente, quindi malattie legate allo stress
sono poco frequenti. Nonostante le loro lunghe corna ed il loro
strano aspetto, le Highland sono considerate animali tranquilli, i
tori come le vacche che allevano i vitelli con grande cura. Possono
essere abituati alla cavezza facilmente come le altre razze, forse ancor di pi grazie alla loro
intelligenza maggiore.
9.Camargue
Razza autoctona della Provenza (Francia meridionale) dove tuttora allevata allo stato brado, sia in
estate che in inverno. Viene utilizzata soprattutto per le corse alla "cocarde" molto popolari in
Provenza (specialmente Arles).
Il numero totale di capi allevati di circa 10-12.000, distribuiti
in un centinaio di allevamenti (zona compresa tra il litorale,
Montpellier, Tarascon e Fos-sur-Mer).
Il colore del mantello marrone scuro o nero.
Animali di dimensioni ridotte: le femmine hanno un'altezza media
di 120 cm e un peso di 200-270 kg, i maschi altezza di 130 cm e
peso di 300-450 kg. Le corna sono lunghe e rivolte verso l'alto a
differenza dei tori da corrida spagnoli.
Razza da corrida; gli animali poco combattenti vengono utilizzati per la produzione di carne, che ha
ottenuto la Denominazione d'Origine Protetta (DOP) "Taureau de Camargue" nel 2000.
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3.Herens
Questa razza Svizzera prende il nome dal distretto
omonimo in cui ha avuto origine e dove allevata da
moltissimi anni (vallata della Rhone in Svizzera). Si ritiene
che fosse gi presente al tempo dei Romani. Oggi
allevata in Svizzera (Cantone Vallese nella zona compresa
fra Bringen e Martigny), in Val d'Aosta e nella regione di
Chamonix in Francia. E' una delle 11 razze che aderiscono
alla Federazione Europea delle razze del Sistema Alpino
Caratteristiche morfologiche
Il colore del mantello nero uniforme con tonalit fino al bruno-castano; a volte presenza della riga
mulina (linea dorso lombare pi chiara). Mucose pigmentate nere.
Corna pronunciate, nere in punta. Unghioni neri. Testa corta e larga. Arti corti e unghioni molto forti.
Animali di taglia medio-piccola, tarchiati, profondi con larghi diametri traversi, muscolatura ben
sviluppata, scheletro leggero ma solido.
Temperamento vivo e bellicoso conosciute come mucche combattenti.
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4.Grigio alpina
Questa razza tradizionalmente viene allevata in provincia di Bolzano ma si diffusa anche in provincia
di Trento e in quelle di Belluno, Treviso, Vicenza, Torino, Cuneo fino ad arrivare a Catanzaro e Messina.
Il numero di capi di circa 34000 di cui 28000 allevate solo a Bolzano. Non tutte sono per inscritte
allalbo ma solo 15187.
La Grigio Alpina considerata a duplice attitudine ed quindi allevata sia per il latte che per la carne.
Le vacche hanno un peso medio di circa 600 kg. Mentre i tori
arrivano anche a 1000 kg.. Hanno una mole robusta e dimostrano
unottima adattabilit alle condizioni ambientali di pascolamento,
grazie alla loro rusticit. Sono, inoltre, longeve non hanno
generalmente problemi di parto e riescono ad avere anche 6-7
lattazioni.
Il colore del
mantello chiaro
argento con
sfumature pi
scure intorno agli occhi, sulla spalla e sui fianchi.
Allevamento:
La struttura degli allevamenti si basa su piccole propriet
e sullo sfruttamento dei foraggi freschi, in estate, posti
in alta quota con la tecnica dellalpeggio; si segue la linea
vacca- vitello.
Produzione Latte:
Le vacche di Grigio Alpina, hanno una produzione media di latte annua di circa 54,66 kg (2005)., con un
contenuto in grassi di circa il 3,83% e di proteine pari a circa il 3,38% garantendo un buon latte e un
buon formaggio.
Produzione Carne:La produzione di carne affidata, quasi esclusivamente al vitellone medio pesante
che presenta un I.P.G. (Incremento Ponderale Giornaliero) di circa 1200 g/giorni ed una resa al macello
di circa il 60% con un ottima qualit di carne finemente marezzata.
Miglioramento Genetico:
La popolazione sottoposta ai controlli funzionali, composta da quasi 10000 vacche inscritte ai libri
genealogici della razza.
Questo viene eseguito con i migliori metodi quali:
- la fecondazione artificiale integrata dalla monta naturale;
- la banca seme;
- gli accoppiamenti programmati;
- il performance test;
- il progeny test;
- la valutazione morfologica;
- la valutazione del carattere latte.
Lelaborazione dei dati cos ottenuti, viene effettuata da centri specializzati di Roma e di Vienna. Sono
stati cos segnalati molti tori miglioratori che vengono utilizzati come produttori della prossima
generazione di riproduttori
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Tabella 1
Anno
Vacche
controllate
Produzione lattea
kg
in 306 gg.
Grasso %
1960
3010
3039
3.81
1965
3758
3277
3.93
1970
3892
3382
3.96
1975
4307
3605
3.93
1980
4387
3745
3.86
Intensificando questi controlli, tra poco, secondo gli esperti, dovremmo arrivare ad avere produzioni
medie annue di circa 40q con una percentuale di grasso non inferiore al 4%.
5.Rendena
Lattuale razza il risultato di un lavoro di selezione effettuato
sui bovini della Val Rendena . questa razza allevata, oltre che in
provincia di Trento, anche in quella di Padova, Vicenza e Verona;
sono stati per segnalati alcuni allevamenti anche a Pisa, La
Spezia e Brescia. I capi allevati sono allincirca 10000. Questa
razza pu essere tranquillamente essere ritenuta a duplice
attitudine. La Rendena, molto rustica, ci permette sia ai
giovani vitelli/e, sia alle vacche in lattazione, di sfruttare al
meglio la tecnica dellalpeggio in alta quota. una razza molto
fertile, riesce a partorire un vitello allanno (il primo parto si ha a
32 mesi), ed longeva fatto molto importante in quanto consente una bassa quota di rimonta e quindi
una riduzione dei costi del latte a litro.
Produzione di latte: La produzione supera i 45 q e questo un
dato estremamente importante perch viene ottenuta con vacche
allalpeggio per pi di 100 giorni, mentre con vacche tenute in
stalla, possiamo avere produzioni che arrivano anche a 60 q con
percentuali di grasso pari al 3,59% e di proteine pari al 3,21%.
Con questa media produttiva, sia di proteine e grassi, sia di
quantit di latte prodotto, possiamo arrivare a produrre circa
25000/30000 forme di formaggio.
Produzione di carne: La Rendena assicura carne con i suoi
vitelloni dal peso di 450-500 kg allet di 15-18 mesi; presentano
rese pari al 58-60% con una qualit ottima.
Miglioramento Genetico: Il programma di miglioramento genetico e eseguito con lo scopo di aumentare
il reddito netto degli allevatori, migliorando la caratteristica della duplice attitudine di questa specie.
Il miglioramento cos perseguito:
- accoppiamento programmato;
- performance test che tende a migliorare la produzione di carne scegliendo solo tori con un
accrescimento giornaliero intorno ai 1060 grammi;
- valutazione genetica effettuata per il latte tenendo conto deglindici di grasso e proteine; e
per la carne tenendo conto deglindici genetici per laccrescimento e la resa al macello
corretta per il valore commerciale standard della carcassa;
- la valutazione morfologica utilizzata per garantire la duplice attitudine.
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6.Pinzgauer
La zona di origine nella regione di Salisburgo in Austria. E' una razza di antichissima origine, rustica,
robusta e particolarmente adatta agli ambienti montani. Buona produttrice di latte e carne, allevata
sulle Alpi Bavaresi, in Austria e in Alto Adige (Val Pusteria).
Diffusa anche in molti Paesi dell'Europa dell'Est, nel Nord e Sud
America. E' una delle 11 razze che aderiscono alla Federazione
Europea delle razze del Sistema Alpino e dal 1985 fa parte del
Registro Anagrafico delle
popolazioni bovine
autoctone e gruppi etnici a
limitata diffusione.
Caratteristiche
morfologiche Colore mantello: pezzato rosso (mogano), con rosso
che predomina decisamente. Presenta una tipica fascia bianca che
circonda il corpo longitudinalmente (dalla giogaia al garrese).
Testa rosso-mogano-bruna. Mucose depigmentate (rossomogano). Corna chiare e nere in punta. Animali armonici, di taglia e statura medio-piccole.
Altezza femmine 130 cm Peso vivo femmine 5,5 - 6,5 q
Caratteristiche produttive
Razza a duplice attitudine, con prevalenza per la carne.
Si caratterizza per la grande rusticit, longevit, fertilit e adattabilit al pascolo d'alta quota.
7.Modicana (o Siciliana)
La zona di origine l'ex contea di Modica, in provincia di Ragusa (Sicilia). Da qui si diffusa in tutta
l'isola. Esportata in Sardegna dove ha dato origine alla Modicana
Sarda. E' la pi
importante razza bovina
della Sicilia, sia per
consistenza che per
qualit zootecniche. Libro
Genealogico dal 1952.
razza molto rustica e
frugalissima. Negli ultimi
anni si diffusa in tutto il
territorio regionale
adattandosi alle diverse situazioni pedoclimatiche.
Dal 1985 fa parte del Registro Anagrafico delle popolazioni bovine autoctone e gruppi etnici a limitata
diffusione. Caratteristiche morfologiche Il mantello di colore uniforme rosso scuro, con sfumature
dal nero dei tori al fromentino chiaro delle vacche. Sfumature nere specie nella parte anteriore e sulla
faccia esterna delle cosce. Fiocco della coda nero.
Il maschio presenta un mantello pi scuro. Musello rosso scuro. Nero ardesia le aperture naturali.
Unghioni neri. Corna giallastre alla base e nere in punta. La mammella grande con i quarti spesso
disarmonici e i capezzoli lunghi e grossi. Taglia e statura modesta, forme molto angolose, scheletro
molto solido.
73
74
e)
75
La raccolta degli ovuli fecondati (embrioni) della femmina donatrice attualmente viene
effettuato con un metodo incruento: viene fatto un lavaggio uterino (detto flushing) dopo 8
giorni dalla fecondazione con un liquido fisiologico (pH = 7 e 37 C) utilizzando un catetere
speciale.
Gli embrioni prima del reimpianto nella femmina ricevente possono essere analizzati per
verificare eventuali anomalie genetiche.
LA GRAVIDANZA.
La fecondazione avviene di norma nell'ovidotto e dopo 3-4 giorni lo zigote scende nel corno uterino,
dove prima vive immerso per 7-8 giorni nelle sostanze nutritive, ivi presenti, e poi si annida
sull'endometrio (tonaca interna dell'utero).
Segni della gravidanza:
a) assenza del calore successivo: segno non sicuro per la possibilit di aborti precoci o per permanenza
del corpo luteo;
b) la vacca rifiuta il maschio, diventa pi tranquilla e mangia di pi;
c) dai capezzoli, se non in lattazione, fuoriesce qualche goccia di una sostanza simile vischiosa simile
al miele;
d) dal 5 mese la mammella e la vulva si ingrossano;
e) dal 6 mese, sul fianco destro, un po avanti la grassella, si pu apprezzare mediante palpazione il
feto;
f) diagnosi precoce: a 6 settimane dalla fecondazione, per mezzo di un'ispezione rettale da parte del
veterinario per individuare le modificazioni delle corna uterine;
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g) diagnosi precocissima: attraverso il test del progesterone (ormone della gravidanza prodotto dal
corpo luteo e successivamente dalla placenta) sul sangue o sul latte - se vi dopo 20 giorni dalla
fecondazione un aumento della concentrazione la bovina gravida.
h) uso di sonde ecografiche gi a 2 settimane.
Come trattare la bovina gravida:
La vacca trova giovamento dal pascolo: il moto, la luce, l'aria sono i principali sinonimi di salute soprattutto in avanzato stato di gravidanza deve essere trattata con molta cura. Urti, cornate e corse
forzate possono provocare parti prematuri o aborti.
- smetterla di mungere almeno 45 giorni dal arto ( asciutta di solito di 60 giorni, dal 7 mese di
gravidanza).
- alimentarla adeguatamente al suo stato: specialmente dal 7 mese in avanti, infatti sino al 6 mese
l'accrescimento del feto modesto (al 6 mese pesa 4-5 Kg), mentre dal 7 mese al 9 mese si ha un
rapido accrescimento - alla nascita i vitelli pesano 35-40 Kg, sia per la compressione esercitata sui
prestomaci dal feto - occorrono alimenti meno voluminosi e pi concentrati), sia per favorire il rapido
accrescimento del feto.
La gravidanza dura mediamente 284 giorni, con variazioni da razza a razza, da vacca a vacca e oscilla
da 241 giorni a 301 giorni. I maschi generalmente nascono 1-2 giorni dopo, mentre i gemelli 4-6 giorni
prima, le primipare, poi, hanno una gravidanza pi breve.
PARTO dovuto a fattori neuro-ormonali. Sono gli estrogeni e l'ossitocina gli ormoni responsabili delle
contrazioni dell'utero, questi per durante la gravidanza sono contrastati dal progesterone. Alla fine
della gravidanza la pressione del feto sviluppato sull'utero stimola la produzione di grosse quantit di
estrogeni e l'ipofisi scarica l'ossitocina, che era stata prodotta dall'ipotalamo e in questo modo si ha la
contrazione della muscolatura longitudinale e il rilassamento di quella circolare. L'utero produce anche
un proprio ormone rilassante detto relassina.
Segni premonitori:
- maggior sviluppo della mammella;
- la groppa si deforma (2-3 giorni prima) per il rilassamento dei muscoli, ai lati della coda
- si formano due caratteristiche fossette per rilassamento dei legamenti sacro ischiatici.
- i fianchi si infossano;
- la vacca diviene lenta, la vulva si ingrossa e si ha la fuoriuscita di un liquido mucoso e diviene
irrequieta.
Preparazione al parto: circa una settimana prima.
La partoriente viene posta in "sala parto" o rimane nella sua "posta", ma con lettiera abbondante
e pulita. E' bene che la zona sia protetta dal freddo, dalle correnti d'aria e sia ben illuminata, perch la
maggior parte dei parti avviene di notte. Occorre inoltre che ci sia acqua corrente, saponi e
disinfettanti.
Il feto avvolto nella cavit uterina da tre membrane: il corion aderente all'utero a mezzo dei
cotiledoni (corion e cotiledoni formano la placenta), l'allantoide, doppia, racchiude fra le due lamine un
liquido detto allantoideo, e l'amnios, specie di sacco, che contiene il feto mobile entro un liquido detto
amniotico. L'insieme di questi tre invogli forma la cosiddetta seconda.
Ad un certo momento, quando il collo dell'utero si dilatato si rompono il corion e l'allantoide
lasciando fuoriuscire il liquido allantoideo. Dilatandosi ancora il collo fa cadere in avanti l'amnios
formando all'esterno una specie di borsa (borsa delle acque), la quale, sotto la pressione di nuove pi
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forti contrazioni, si rompe lubrificando il canale dell'utero verso l'esterno. Data questa funzione
opportuno lasciare che l'amnios si rompa da s.
In condizioni normali (parto eutocitico) il vitello, in preparazione al parto, si trova voltato con la
testa verso il collo dell'utero e con gli arti anteriori stesi in avanti sotto la testa e quelli posteriori
invece stesi all'indietro. Di conseguenza si vedranno da prima apparire i piedi del vitello, quindi il muso,
e, dietro a contrazioni sempre pi forti dell'utero e dei muscoli addominali, la testa, poi tutto il resto
del corpo seguito da un getto di liquido, residuo di quello amniotico.
Il parto dura da 30 minuti a circa 3 ore nelle vacche: molto pi lungo nelle primipare.
In alcuni casi se le contrazioni uterine sono scarse, si pu provvedere all'incisione degli
invogli fetali e ad una esplorazione per accertarsi della posizione del vitello e della giusta
dilatazione del collo dell'utero: con delle corde sterili si possono legare i due nodelli degli
arti anteriori e aiutare la vacca durante le contrazioni.
Se invece il vitello in posizione anormale (parto distocico), ad es., ha un arto od ambedue
piegati all'indietro o la testa piegata di lato o, peggio, si presenta con la parte posteriore o, peggio
ancora con gli arti piegati sotto il ventre o se molto grosso in proporzione del bacino, allora occorre
eseguire manovre tali per le quali necessario la presenza di una persona particolarmente esperta o
meglio del veterinario che va chiamato al pi presto senza attendere che la vacca si esaurisca in vani
sforzi .Nelle vacche pi vecchie si pu manifestare la torsione dellutero o il prolasso.
Nella specie bovina l'incidenza di parti gemellari varia a seconda delle razze dal 2 al 4%:
generalmente non conviene avere delle nascite gemellari sia perch arrecano fatica alla madre, che
difficilmente rimarr gravida l'annata successiva sia perch i gemelli sono pi piccoli e con una
mortalit pi elevata. Nel caso poi di gemelli dizigotici di sesso diverso, le femmine nel 95% dei casi
sono sterili, per una malattia nota col nome di free-martin. (il feto maschile si forma generalmente
prima di quello femminile e i suoi ormoni sessuali, in primo luogo il testosterone, impediscono il normale
sviluppo dell'apparato genitale femminile)
Cenni di embriologia.
La fecondazione, cio l'incontro del gamete maschile con quello femminile, avviene negli
ovidotti: lo spermatozoo, grazie anche ad alcuni enzimi presenti nella testa, perfora la membrana
cellulare dell'ovulo ed entra nella cellula-uova. (Reazione dellacrosoma) Immediatamente questa
completa la meiosi ed espelle il 2 polocita e contemporaneamente mette in atto una serie di meccanismi
(reazione corticale) onde impedire l'ingresso di altri spermatozoi. Quindi si realizza la fusione del
nucleo maschile con quello femminile e la formazione dello zigote diploide, che, gi nella sua discesa
verso il corno uterino, inizia a dividersi per mitosi.
Nei mammiferi dallo zigote si ottengono prima due, poi quattro, otto, sedici ecc. cellule dette
blastomeri che formano una massa compatta che ricorda per forma una mora e che viene perci
chiamata morula. In un secondo tempo, mentre proseguono le divisioni cellulari, la morula si cavita e si
trasforma in una blastula, costituita da uno strato di cellule periferiche, il trofoblasto,che delimita
una cavit detta blastocele. Ad un polo del trofoblasto si realizza poi una proliferazione cellulare che
va a costituire un ammasso pluristratificato chiamato nodo o bottone embrionale: da esso prenderanno
origine l'embrione vero e proprio e gran parte degli annessi embrionali (vedi gli invogli fetali).
Nel bottone si vengono presto a differenziare tre diverse lamine di cellule che formeranno tre foglietti
embrionali primitivi: ectoderma, mesoderma ed endoderma.
Dopo una iniziale fase di espansione il foglietto ectodermico si solleva, trascinandosi dietro
il trofoblasto e formando una doppia piega le cui pareti delimitano un canale con sezione ad U.
Nella zona della doppia piega si incunea il mesoderma, mentre il blastocele viene delimitato da una
doppia parete (trofoblasto + endoderma) e chiamato vescicola ombelicale.
78
Il bottone embrionale prosegue il suo sviluppo e le pareti della piega si fondono e formano una
cavit che si riempie di liquido detta cavit amniotica. La cavit che si viene a formare all'interno
dell'embrione, in connessione con la vescicola ombelicale, forma un intestino primitivo, dal quale in un
secondo tempo si origina un diverticolo che poi si svilupper in una terza cavit detta allantoide. Col
passare del tempo la vescicola ombelicale diminuisce gradualmente mentre lo spazio viene in gran parte
occupato dall'allantoidee che, accogliendo i materiali di rifiuto del nuovo organismo, aumenta
progressivamente di volume.
Il trofoblasto presenta in superficie i villi coriali (corion) in apposite nicchie della mucosa
uterina (caruncole uterine) con la realizzazione di speciali rapporti tra l'embrione e l'utero materno.
(placenta).
Attraverso la placenta, il sangue dell'embrione e quello della madre rimangono separati
solamente mediante una sottile membrana semipermeabile, attraverso la sono in grado di diffondersi i
gas respiratori (ossigeno e anidride carbonica), materiali nutritivi (carboidrati, grassi, aminoacidi),
prodotti di rifiuto (urea, acido urico) e altre sostanze solubili. Tuttavia fra la madre e il feto non vi
alcuna mescolanza di cellule del sangue e, di norma, neppure alcun passaggio di proteine.
Cure post-partum.
a) alla bovina che ha partorito: la vacca, dopo il parto, viene fatta alzare per permettere
all'utero di tornare in posizione normale, all'uopo spesso l'animale viene imbracato, con apposite funi,
per evitare il prolasso, cio la fuoriuscita dell'utero che torna nella posizione normale dopo 15 giorni dal
parto.
Si provveder nello stesso tempo al lavaggio e disinfezione degli organi genitali esterni e si
somministra un beverone caldo (acqua, vino o caff e sali minerali) ed eventualmente un pastone tiepido,
molto nutriente e altamente digeribile, per rifocillarla.
Viene subito munta meccanicamente per estrarre il colostro per il vitello e congelare la quantit in
eccesso. Per alcune vacche altamente produttive e predisposte sembra geneticamente in questa fase vi
pu essere il rischio di collasso puerperale.
Occorrer quindi aspettare il secondamento, cio l'espulsione degli invogli fetali, che deve avvenire
entro 6-12 al massimo 24 ore dal parto; se ci non avviene occorre chiamare il veterinario, perch
altrimenti si potrebbero manifestare infezioni batteriche (endometriti, uteriniti, brucellosi ecc. )
b) al vitello neonato:
- accertarsi che respiri bene: eventualmente liberare le narici e la bocca dal muco che li pu
ostruire. Se non respira: - controllare la lingua, eventualmente la si tira,
sfregare la testa con acqua fredda e attuare una respirazione
artificiale e con una compressione del torace aiutandosi con gli arti
anteriore dello stesso.
- asciugarlo - pulirlo: per es. con paglia asciutta; si pu avvicinare il vitello alla madre, in modo
da indurla a leccarlo e in modo che attui una sorta di massaggio che
attiva per es. la circolazione o con un sacco di iuta o con un po di paglia.
-
eventualmente strappare (di solito si strappa da solo) il cordone ombelicale (4-5 dita dal
ventre 10 cm) e disinfettare con tintura di iodio, antibiotici, sulfamidici, per evitare una
malattia infettiva molto grave detta onfaloflebite.
- Farlo alzare in piedi e attaccarlo al poppatoio entro 6 ore dalla nascita perch assumi il
colostro;
Dopo queste operazioni il vitello viene messo in un recinto fuori dalla stalla (isolamento), non legato, per
permettergli di fare ginnastica funzionale allapparato locomotore.
79
Dopo 15-20 giorni dalla nascita (quando lo si vuole fare) possibile la decornazione (con cauterizzazione
o con sostanze chimiche - soda, potassa o acidi dei bottoni cornicali) e l'eliminazione dei capezzoli
soprannumerari per le vitelle con apposite forbici
Castrazione.
Nei giovani vitelli veniva eseguita per sopprimere gli istinti sessuali e renderli cos pi calmi e
pi docili al volere dell'uomo, per ottenere ad una certa et carne migliore (manzo), per disporre di una
macchina da lavoro a rendimento costante (il bue).
L'operazione veniva eseguita all'et di circa 12 mesi, per ottenere soggetti con uno scheletro pi
compatto, arti meno lunghi, muscoli pi solidi, capacit maggiore; se invece veniva fatta a 2-3 mesi si
ottenevano vitelli con notevole allungamento delle ossa (in particolare le ossa della faccia e degli arti) e
quindi animali alti e stretti, con una muscolatura relativamente povera, sebbene molto infiltrata di
grasso.
Attualmente ci si resi conto che, per vitelli destinati al macello prima dei due anni, errore sottoporli
alla castrazione infatti se "interi" hanno degli IPG maggiori e migliori IC, il che vuol dire produrre la
carne a pi basso costo.
Il vantaggio che offre la castrazione per la produzione della carne con capi adulti che gli
animali ingrassano pi lentamente, la carne pi soda e meglio infiltrata con grasso di marezzatura.
La castrazione veniva effettuata utilizzando la tenaglia "burdizzo" che provocava lo schiacciamento dei
condotti deferenti degli spermatozoi e l'occlusione delle relative vene e arterie, con conseguente
atrofia dei testicoli. Attualmente pu essere attuata con la vasectomia.
COLOSTRO
E' la prima secrezione della ghiandola mammaria: dura per meno di una settimana di colore bruno
giallognolo, denso salato.
Oltre alla funzione nutritiva: infatti ricco in sostanze nutritive (circa il 25% di sostanza
secca con 14 % proteine gammaglobuline, vitamine, in particolare la vitamina A, epitelio protettrice, D
e Ferro povero in lattosio), ha una funzione protettiva (immunitaria), per la presenza delle
gammaglobuline che funzionano da anticorpi e conferiscono una immunit passiva al vitello solo per 1
giorno (Le gammaglobuline possono passare nel sangue del vitello perch nelle prime 24 ore le pareti
dell'intestino sono permeabili ad esse.)
In ultimo il colostro ha una funzione lassativa, perch permette di eliminare dall'apparato
digerente del vitello il meconio: cataboliti di colore verde accumulati durante la gravidanza.
Dopo 3-4 giorni le caratteristiche del colostro si uniformano a quelle del latte.
Raffronto tra composizione chimica del colostro con quella del latte.
COLOSTRO
LATTE
entro le prime 24 ore.
H20
78%
87,9%
S.S.
22%
12,1%
- grasso
3,6%
3.5%
- proteine *
14,3%
3,3%
- lattosio
3,1%
4,6%
- ceneri
1,0%
0,7%
* nel colostro predominano le gammaglobuline, mentre nel latte le caseine.
80
8 -10% ecc.; 2. latte senza latte (siero di latte, manca la caseina, per cui si aggiungono farine
proteiche tipo la soia; 3. latte senza latte freddo acidi a pH 4,3 -4,4 (questultimo, poco
appetibile, si conserva bene anche per 3-4 giorni e pu essere distribuito automaticamente.
Questi tipi di latti si utilizzano quando lalimentazione non solo lattea.
Vantaggi: non ostacola la mungitura, pi facile somministrare la giusta quantit di latte al
vitello, il latte ricostituito costa meno rispetto al prezzo di vendita del latte.
Sistemi di allattamento artificiale:
- Al secchio - la posizione del collo non regolare, vi pu essere una incompleta
chiusura della doccia esofagea con rischio di meteorismo.
- Al poppatoio - il pi usato, vi un serbatoio con una tettarella di gomma.
Nel caso dell'allattamento artificiale, anche il colostro viene somministrato in questo modo per
abituare il vitello. Sia il colostro che i latti vanno somministrati ad una temperatura di circa 35-36 C,
vale a dire alla stessa temperatura all'uscita dalla mammella.
SVEZZAMENTO
Il periodo in cui viene sospesa l'alimentazione lattea e si abitua l'animale al tipo di alimentazione che
avr da adulto. Avverr in modi e tempi diversi a seconda della destinazione futura dell'animale.
Con allattamento naturale (svezzamento naturale): dura 4-5 mesi , si pratica ad esempio
nella cosiddetta linea vacca-vitello, per razze rustiche, dove il vitello viene allevato allo
stato brado insieme alla madre sino al peso di 200-250 kg, dopodich trasferito nella stalla
da ingrasso. Si ottengono cos vitelli da ristallo a basso costo. (Nei vitelli bradi il
funzionamento dei prestomaci ha inizio dal 3 mese di vita, per diventare normale al 6 mese
e poi i premolari, adatti alla masticazione, spuntano dal 4 e 6 mese.
Con allattamento artificiale (pi diffuso): Nella 1^ settimana si utilizza il Colostro materno
dalla 2^ settimana i latti ricostituiti (24 -28% di PG e 14-18% di grassi). e
contemporaneamente dal 10gg un concentrato di avviamento (starter), molto digeribile,
amido fermentescibile che produce acido propionico, e ricco di proteine (circa il 21%), che
si trasforma in un concentrato complementare al 40gg, anch'esso molto digeribile, ma
meno ricco in proteine (circa il 18%). Dalla 3-4 settimana viene somministrato, a volont un
fieno di prato polifita ricco di graminacee fogliose di ottima qualit per la formazione
dellacido acetico e lo sviluppo della microflora batterica, e successivamente, nel caso di
soggetti da destinare all'ingrasso, si pu dare un insilato, di ottime qualit ad esempio un
insilato di mais. Dalla 2 settimana viene somministrata acqua a volont.
Indicativamente nel I mese si fornisce una quantit di latte corrispondente ad 1/6 del
peso vivo, mentre ad 1/7 nel mese successivo.
Esempi di svezzamenti artificiali:
Esempi di svezzamento.
Svezzamento precocissimo di 56 giorni per vitelloni di razza frisona: con un peso alla
nascita di 40 kg, assicura un IPG di circa 500 g e un peso al suo termine di circa 70 kg
Svezzamento precoce di 84 giorni per vitelle da rimonta di razza frisona: con un peso
alla nascita di 40 kg, assicura un IPG di circa 600-700 g e un peso al suo termine di
circa 90-100 kg.
82
Svezzamento tardivo di 112 giorni per vitelli destinati a diventare riproduttori: con un
peso alla nascita di 40 kg, assicura un IPG di circa 800 g e un suo peso al suo termine di
circa 130 kg.
Si ricorda che il Latte artificiale (o ricostituito) - miscele lattee sgrassate e ricostituite con grasso e
vitamine vengono sciolte in acqua calda e somministrate con poppatoio o secchio al vitello e i cosiddetti
latti ricostituibil detti anche latte senza latte, spesso privi di latte, costituiti di sfarinati a base di
cereali, soia (integratore proteico), integratori vitaminici e minerali assicurano un valore nutrizionale
decisamente superiore al latte materno e quindi dei ritmi di crescita pi elevati.
Si individuano 3 periodi:
1 - 700g
2 - 600g
3 - 750g
da 130 a 250 Kg
da 250 a 400 Kg (rallenta laccrescimento perch non
deve ingrassare troppo)
da 400 a 550 Kg (c anche la gestazione)
83
Periodo 3 LN (gravidanza) medio alto. Durante la 1^ gestazione lalimentazione copre i fabbisogni di:
Mantenimento
Accrescimento
Gestazione (ultimi 3 mesi)
PESO VITELLO ALLA NASCITA importante perch la madre non ha completato lo sviluppo somatico
(maggiore percentuale di parti distoici).
Il peso dipende:
- peso della madre
- genetica (madre + padre)
- alimentazione influisce molto sullo stato di ingrassamento della madre (difficolt al parto),
meno sul peso del feto, perch la placenta ha la priorit sullutilizzo delle sostanze nutritive
rispetto a tutti gli altri tessuti.
Criteri pratici di razionamento sino al 1^ parto
- dallo svezzamento sino al 4 mese: fieno buono a volont, concentrato a volont (max 2 -2,5 kg
/capo al giorno);
- dal 4 mese al 6 mese: fieno buono a volont, concentrato gradualmente ridotto sino a 0,4
0,5/q di peso vivo (di pi se il fieno scadente);
- da 6 mese al 10 mese: fieno buono a volont e 1 kg di concentrato.
Come concentrato va bene anche quello per vacche in lattazione con 16 -17% di P.G. (proteine grezze),
si varia la qualit per coprire i fabbisogni.
- dal 10 mese: razione ancora pi economica, foraggi di minor costo, come trinciato di mais o
silomais, max 3 -8 Kg al giorno, erba fresca, 0,4 -0,5 kg/q di peso vivo di concentrato. Se il
foraggio molto buono si pu ridurre il concentrato a 0,5 Kg/giorno a capo.
- a 15 16 mesi: FECONDAZIONE con il FLUSHING;
- primi 6 mesi di gestazione: uguale al periodo precedente;
- 7 - 8 - 9 mese di gestazione: crescere gradualmente lapporto energetico della razione,
aumentando il mangime da 0,5-1 Kg fino a 3-4 Kg/capo/giorno;
- ultime 2 settimane della gestazione viene fatto il STEAMING UP cio 0,5 kg di mangime al
giorno in pi ogni 2 giorni, per aumentare lingestione di concentrati in previsione della
lattazione
84
Il grasso si trova in emulsione, assorbe molto facilmente gli odori. Il tenore in grasso del latte legato
all'alimentazione e in particolare alla percentuale di fibra grezza sulla sostanza secca (almeno il 18
20% della s.s.) e poi, in genere maggiore la quantit di latte prodotto, minore la percentuale di
grasso presente.
Prevalgono i trigliceridi saturi.
Le proteine si trovano in soluzione colloidale, sono ad alto valore biologico, perch ricche di amminoacidi
essenziali. L'85% sono caseine (coagulazione con il caglio o chimosina per ottenere i formaggi), le altre
sono le albumine (coagulazione con acidi per ottenere la ricotta) e globuline.
Esiste una correlazione tra il grasso e le proteine, all'aumento di uno vi anche l'aumento dell'altro.
Il lattosio, lo zucchero disaccaride del latte, che conferisce il sapore dolciastro. Viene
facilmente fermentati dai batteri del latte (lattobacilli e streptococchi) portando
all'acidificazione.
Le ceneri (o sali minerali) si trovano in forma cationica o anionica. I pi importanti sono:
Ca, K, Cl, P, Na ed carente soprattutto di Fe.
Vi sono forti variazioni in seguito a squilibri ormonali o per mastiti.
Componenti minori:
- vitamine: soprattutto le liposolubili e in particolare la vit. A e la vit. D;
- gas: in particolare anidride carbonica (la schiuma);
- sostanze aromatiche: provengono da particolari alimenti;
- eventuali microrganismi sia per il naturale inquinamento del latte durante la discesa dai dotti
galattofori sia per cattiva igiene;
- eventuali sostanze medicamentose: ad es. antibiotici somministrati durante la lattazione.
Durata della carriera. Si intende comunemente per carriera il periodo di vita produttivo di un animale;
nel caso delle vacche lattifere la sua durata ha una grande importanza economica, perch da essa
dipende la cosiddetta quota di rimonta della stalla, che troppo spesso grava in maniera eccessiva sul
costo di produzione del latte del quale rappresenta infatti uno dei titoli principali oscillando dal 15 al
20% del valore capitale, a seconda delle condizioni igieniche e del livello tecnico dell'allevamento.
Malattie della mammella.
Mastite. E' l'infiammazione della mammella. Si manifesta per lo pi solo in un quarto, pi di rado in due
o tre, eccezionalmente in tutto l'organo. Questo pi o meno tumefatto, arrossato, caldo, dolente,
l'animale ha la febbre, svogliato, agitato, ha inappetenza, dimagra, sovente affetto anche da
diarrea, si lascia mungere con difficolt e d poco latte, giallognolo, acquoso, ricco di grumi caseosi, alle
volte con punti rossi, inadatto a qualsiasi uso. E' dovuta essenzialmente a infezioni batteriche, in
seguito ad una mungitura mal eseguita o a traumi, ma si pu manifestare anche in seguito ad una
alimentazione squilibrata, ad es. molto ricca in proteine.
Quando in forma acuta o lieve la mammella pu guarire in 2-3 settimane con l'impiego di antibiotici,
dopo aver fatto un antibiogramma, o riequilibrando la razione alimentare.
Se mal curata la mastite si pu trasformare in cronica: nella mammella si formano dei moduli in cui si
instaurano dei batteri molto resistenti all'impiego degli antibiotici.
Si distingue in base allalterazione del numero delle cellule somatiche da sfaldamento dei tessuti e dei
leucociti (globuli bianchi) che indica lo stato di sofferenza:
< 250.000 cellule/ml latte normale;
>250.000 fino a 500.000 cellule/ml mastite subclinica, ma assenza di germi;
> 500.000/ml di cellule + germi mastite clinica.
Fino a 300.000 per ml va bene se maggiori indica cattiva igiene del processo produttivo
86
Esistono anche delle mastiti croniche, dove si crea un equilibrio tra germi e animale. Ci
determina noduli, indurimenti, cicatrizzazioni con perdita della funzionalit per sempre ad 1 o
pi quarti e sono irreversibili derivano spesso da mastiti subcliniche trascurate. Approfittare
la messa in asciutta per fare un antibiogramma.
Ragadi. Sono piccole ferite o fessure della pelle che si approfondiscono e stentano a guarire.
Approfondimento qualit del latte
Esempio di parametri adottati e relativi punteggi per l'applicazione del pagamento del latte
secondo la qualit.
Analisi
Classi di valori
Latte
Latte
Punteggio
sera
mattina
massimo
Cellule somatiche
Acidit titolabile
(SH/50 ml)
Esame LDG
(lattodinamometro)
Ricercaspore Clostridi
butirrici
Contenuto Batteri
Coliformi/ml
Carica microbica
Totale
< 350.000/ml
351.000
550.000/ml
551.000
900.000/ml
> 900.000/ml
3,20 3,80
2,90 3,15; 3,85
4,10
< 2,90 - > 4,10
A/B/EA/EB/EB/EC
E/D
EF/DD
FE/E/FF
Negativa
Positiva
< 5.000
5000 40.000
> 40.000
Normale
Elevata
Elevatissima
15
10
5
0
5
0
10
5
0
15
10
5
0
30
15
10
0
15
20
10
5
0
5
0
15
5
0
20
10
15
10
TOTALE
100
A parte vengono determinati i titoli percentuali in GRASSO e in PROTEINE, in particolare la
variante B della CASEINA e la eventuale presenza di sostanze inibenti.
Cause dinquinamento del latte.
1.
intimamente uniti tra loro, mentre sono nettamente separati da quelli del lato opposto da una lamina di
tessuto connettivo, detto legamento sospensore mediano, ben evidente.
I due quarti anteriori sono in genere, meno sviluppati di quelli posteriori e danno una minore quantit di
latte. Ciascun quartiere porta un capezzolo di forma generalmente conica, ad estremit arrotondata e
munita di un orifizio.
I requisiti di una "bella" mammella.
La mammella ideale dovrebbe:
- essere di grande dimensione e capacit;
- essere costituita di solo tessuto ghiandolare. Non avere, cio, consistenza carnosa in quanto
connettivo ed eccessivi depositi di grasso sono un inutile ingombro;
- essere ben sospesa ed aderente all'addome, e sviluppata in lunghezza. Il non eccessivo
sviluppo in profondit evita che la mammella sia esposta a traumi. Lo sviluppo in lunghezza, poi,
favorisce l'accrescimento dei quarti anteriori che generalmente sono meno sviluppati dei
posteriori,
- essere perfettamente simmetrica tra quarti di destra e di sinistra e con proporzionato
equilibrio tra gli anteriore e i posteriori; gli uni raccordati agli altri senza strozzature o solchi;
- avere capezzoli posti verticalmente, ben distribuiti, a giusta distanza tra loro, di giusta forma,
consistenza e dimensione;
- essere dotata di una buona rete venosa superficiale e di pelle fine, morbida ed untuosa al
tatto.
La prolattina e l'ossitocina sono gli ormoni pi importanti nella fisiologia della secrezione lattea della
mammella.
La prolattina viene secreta durante la gravidanza dall'ipofisi, la sua azione inizia per quando
cessa la produzione di progesterone, quindi subito dopo il parto.
Il progesterone non impedisce la formazione di prolattina durante la gravidanza, inibisce soltanto il suo
effetto e pertanto viene accumulata nel lobo anteriore dell'ipofisi e rilasciata in grosse quantit subito
dopo il parto-inizio lattazione.
La funzione fondamentale della prolattina di stimolare le cellule delle ghiandole mammarie a
secernere latte. Durante la lattazione la produzione di prolattina stimolata dalla pratica stessa della
mungitura.
L'ossitocina viene prodotta dall'ipotalamo, si accumula nel lobo posteriore (nervoso) dell'ipofisi,
svolge la sua azione sulle cellule mioepiteliali a canestro degli alveoli mammari provocandone la
spremitura e sulla cellule mioepiteliali dei dotti galattofori favorendo la discesa del latte.
Sono i diversi stimoli dell'ambiente di mungitura che danno inizio all'azione dell'ossitocina, che agisce
per circa 7 minuti: questo ormone infatti viene messo in circolo non in continuazione, ma solo quando
iniziano gli stimoli della mungitura.
L'attitudine alla mungitura legata alla velocit di secrezione del latte, che in funzione diretta
all'azione dell'ossitocina oltre che della quantit di latte di sgocciolatura: le bovine dotate di un elevato
grado di mungibilit si "sgocciolano" quasi completamente a macchina, riducendo del tutto il quantitativo
di sgocciolatura a mano, o riducendolo a valori minimi.
TECNICA DI ALIMENTAZIONE DELLE VACCHE BLAP
Il problema centrale dellalimentazione della vacca BLAP (Bovine Latte Alta Produzione) quello di far
coincidere le quantit di alimenti, realmente ingerite giornalmente, con i fabbisogni effettivi.
Ci non di semplice soluzione perch, oltre ad essere differenti per ciascun soggetto, i fabbisogni,
come pure la capacit di ingestione degli alimenti, variano nel corso della lattazione.
In alcune fasi della stessa lattazione le vacche non hanno sufficiente appetito per poter ingerire
lenergia necessaria per il soddisfacimento degli elevati fabbisogni.
89
Infatti, la maggior parte di esse raggiunge la massima produzione, e quindi con pi alti fabbisogni, tra
la IV e la VII settimana di lattazione, mentre la massima capacit di ingestione di sostanza secca si
verifica solo nel corso del V e VI mese.
La conseguenza di questo divario si traduce in una perdita di peso delle vacche, che, per far fronte alle
esigenze energetiche della produzione, utilizzano i propri tessuti in particolare le riserve adipose.
Nelle fasi di lattazione decrescente, e durante lasciutta, la situazione si inverte perch ad un
abbassamento della produzione non corrisponde unequivalente diminuzione della capacit di ingestione,
per questo si ha un riacquisto del peso perduto e, se non si accorti, un eccessivo ingrassamento.
Nella pratica linterparto suddiviso in quattro fasi che corrispondono a momenti diversi delle
esigenze alimentari, e quindi dellalimentazione della vacca, correlati a periodi di alta-media-bassa
produzione e di asciutta.
90
In tutti i casi, per ridurre i rischi di collasso puerperale nellultimo periodo dellasciutta gli
apporti di Ca alimentare dovrebbero diminuire. Ci al fine che il sistema di regolazione della calcemia si
abitui ad aumentare lassorbimento intestinale del Ca ed a mobilizzarlo dalle riserve ossee e
rendendolo cos pi disponibile per gli elevati fabbisogni che si verificano durante la lattazione e
soprattutto durante la produzione del colostro.
Nella 3 FASE e nella successiva asciutta occorre evitare leccessivo ingrassamento in quanto si
pu manifestare la sindrome della vacca grassa. Questa determina infertilit, cessazione della
lattazione e un allungamento dellasciutta.
Si ricorda che esiste unasciutta per motivi patologici, cio quando la vacca presenta una
malattia che ne impedisce lutilizzazione del latte perch inquinato delle medicine somministrate e
unasciutta per altissime produzioni, infatti, queste soprattutto negli animali pi giovani o vecchi
deformazioni della colonna vertebrale (scoliosi o lordosi).
TECNICA DI ALLEVAMENTO DELLE VACCHE BLAP
Nella generalit dei casi, nelle mandrie sono realizzati dei gruppi di bovine omogenee tra loro
per stato fisiologico, stadio di lattazione, produzione di latte, alle quali con gli alimenti disponibili poter
somministrare una razione base calcolata sulla media delle esigenze formanti il gruppo. Salvo, come
vedremo somministrare ad ogni vacca quanto le compete per bilanciare la propria razione per quanto
riguarda energia, proteine, minerali e vitamine, ma soprattutto energia secondo le proprie esigenze
individuali.
In stalle a stabulazione libera questa pratica di alimentazione attuata attraverso ladozione
dellUNIFEED o piatto unico e di autoalimentatori computerizzati.
91
92
somministrate dosi massicce di leguminose, che contengono molto Ca, per favorire la rapida
mobilizzazione del Ca endogeno delle ossa.
ACIDOSI RUMINALE. Il pH scende sotto 5,5, per alimenti molto ricchi in zuccheri facilmente
fermentescibili (amido) e poveri di fibra (i mangimi concentrati), e la flora microbica non riesce pi a
svolgere la funzione digestiva.
I sintomi: inappetenza e quindi minori produzioni e aumento delle ritenzioni placentari.
CHETOSI. (ACETOMIA) Si manifesta soprattutto nelle vacche da latte ad alta produzione alimentate
con razioni povere in energia e molto ricche in fibra. Lacido acetico si trasforma in corpo chetonico
(acetone beta-idrossi-butirrato) e nello stesso tempo la vacca produce pi latte rispetto allenergia che
ingerisce utilizzando il grasso di riserva. Lanimale dimagrisce, perde in vivacit e il respiro diventa
affannoso.
La stessa malattia si pu manifestare quando si usano razioni molto ricche in mangimi concentrati si
forma molto acido butirrico oppure con insilati ricchi di batteri butirrici.
TETANIA DA PASCOLO. Si verifica preferibilmente nelle vacche da latte che pascolano sui teneri
pascoli (carenti in magnesio) in primavera nel periodo successivo al parto.
I sintomi sono diarrea, crampi muscolari, paresi e nei casi pi gravi morte il tutto dovuto ad una carenza
del magnesio ematico
3.
4.
5.
6.
7.
Tutti i bovini a fine carriera, sono destinati alla macellazione e quindi alla produzione di
carne;
Il mercato italiano vuole una carne tenera (la tenerezza influenzata dall'et dell'animale e
dalla presenza di grasso intramuscolare - di marezzatura), succosa e gustosa, quest'ultimi
aspetti di difficile determinazione. Preferiscono una carne che non sia eccessivamente
rossa, tant' che oggi aumentato il consumo di carne di vitellone femmina rispetto a
quello di vitellone maschio e di scottone;
Gli animali giovani hanno una carne pi tenera ed pi economico per l'allevatore
ingrassarli, infatti sino a 12 mesi presentano un pi alto IPG e un pi basso IC e si ha la
tendenza a formare pi carne e meno grasso e si riesce a spuntare dei prezzi unitari pi
elevati. In proporzione nella giovane et lo sviluppo dei tagli pregiati maggiore ad es. la
linea dorso lombare (lunghissimo dorsale e psoas);
La femmina produce grasso pi rapidamente dei maschi castrati e questi dei maschi interi,
per cui le femmine vengono macellate ad un peso inferiore
La qualit della carne influenzata da diversi fattori:
fattori genetici razziali e individuali;
sistemi di allevamento e tipo di alimentazione;
velocit di accrescimento e regioni del corpo dell'animale.
Caratteristiche che esprimono meglio il tipo da carne: l'animale deve essere brachimorfo
ovvero brevit della porzione libera degli arti, maggiore altezza del torace e lunghezza del
tronco, collo e coda molto brevi (forma a "botte"), forte sviluppo delle masse muscolari con
riferimento particolare ai tagli pregiati (il quarto posteriore), scheletro possente, ma
sottile (si apprezza agli stinchi), pelle il pi sottile possibile, fisiologicamente ipotiroideo,
precocit di sviluppo, elevata resa al macello.
Peso vivo alla macellazione: il peso vivo dell'animale, dopo un periodo digiuno che pu
variare da 12 a 24 ore; peso morto o peso della carcassa: il peso dei 4 quarti, con
l'esclusione del sangue, della pelle, della testa., degli stinchi, dei visceri della cavit toracica
ed addominale, degli organi genitali esterni nel maschio e della mammella della femmina;
resa alla macellazione: intesa generalmente come il rapporto tra il peso della carcassa ed
93
il peso vivo alla macellazione e pu essere espresso "a caldo" e "a freddo" dopo 24-48 dalla
macellazione; resa allo spolpo: ovvero la resa in masse muscolari.
8. Razze bovine destinate al macello: - da carne italiane (in ordine di importanza: piemontese,
marchigiana, chianina, romagnola, maremmana), - da latte e a duplice attitudine italiane
(pezzata nera, bruna e pezzata rossa), - da carne francesi (in particolare limousine,
charolaise, garonnese e blu belga) e da qualche anno anche langus di origine ingleseamericana. Nell'allevamento dei bovini da carne spesso non si allevano razze pure, ma ibridi
industriali di prima (quando si manifesta il fenomeno delleterosi ibrida) e di seconda
generazione (a 2, 3 o 4 vie = razze). Comune l'incrocio industriale di F1 tra vacche da
latte, prevalenti in Italia, e tori di razze da carne.
9. Si distinguono per la produzione della carne: razze precoci (mature per il macello) solo
quelle da latte macellate a 450-500 kg; le razze intermedie sono quelle a duplice attitudine
o incroci latte x carne macellati a 550 -600 Kg e le razze tardive, quelle da carne, che
non vanno presto al macello perch immaturi e forniscono IPG giovanili anche a pesi elevati
macellati a 600-700 Kg
10. L'ingrassamento dei bovini adulti sempre poco conveniente perch parte della razione
va assorbita da quella di mantenimento, quota elevata per il fatto che tali soggetti sono di
notevole peso, il che naturalmente va a scapito della quota destinata a produrre carne e
grasso. Inoltre l'aumento in carne magra sempre modesto e si verifica quasi solo nella
prima fase, mentre gli alimenti sono trasformati prevalentemente in grasso
INGRASSO DEI BOVINI: principali categorie.
IL VITELLO DA LATTE A CARNE BIANCA: da macellare al peso di 200-250 kg e una et di circa 5
mesi. Questo tipo di allevamento e di consumo di carne si sta riducendo, anche se il nostro Paese rimane
il maggiore consumatore europeo (consumo pro-capite 4,1 Kg), tant' che se ne importa grosse quantit
(il 50%), soprattutto dalla Francia e dalla Germania. In passato venivano alimentati solo con latte della
madre e macellati ad un peso di 100 -120kg; in Piemonte con la razza Piemontese veniva fatto il sanato,
insieme al latte, veniva somministrato anche farine, polenta e patate.
94
piani alimentari prevedono dei IPG>1.000g. ( 570 g 1 mese;1290 g 2 mese; 3 mese 1410g, 4 mese
1225 g; 5 mese 1160g)
L'alimentazione in genere completamente automatizzata.
Il consumatore vuole una carne colore rosa - chiaro e tenera: la colorazione dipende dalla
mancanza di Fe nella polvere di latte ricostituibile, essendo per un elemento importantissimo per la
vita del vitello lo si deve somministrare come integratore nei primi mesi di vita e poi viene sospeso in
prossimit della macellazione.
Da notare che questo tipo di allevamento permette di utilizzare le eccedenze lattiere e di
sfruttare egregiamente i vitelli di razze da latte.
Dal 1 gennaio 1992 per questi allevamenti sono sorti altri problemi il regolamento per il Benessere
Animale del consiglio della CEE ha stabilito che i vitelli a carne bianca non possono essere confinati in
gabbia individuale, dovranno avere circa 1,5 mc/capo avere almeno 100 g/al giorno di alimenti fibrosi, un
apporto minimo di Fe e acqua a disposizione, avere una illuminazione equivalente a quella naturale
Si ricorda che nel nostro Paese questo tipo di allevamento viene attuato soprattutto in grosse
aziende (con pi di 1500 capi) a carattere industriale, in alcuni casi senza alcuna base agraria, che
incontrano grosse difficolt per lo smaltimento dei reflui zootecnici.
Le manze che diventeranno fattrici avranno un IPG di 500-800 g al giorno, valori superiori riducono la
fertilit e non sono economici. (la razione prevede silomais, farina di soia, farina di medica disidratata
per 0,8 UF/Kg di s.s 13-14% di PG e 2,2 -2,3% del peso vivo di s.s.)
Prima gestazione per facilitare il parto energia costante per tutto il periodi superiore nei primi 6
mesi e inferiore negli ultimi 3 mesi del 30-40%.
Per questo tipo di allevamento le fattrici devono possedere le seguenti caratteristiche:
- rusticit resistenza a malattie;
- frugalit buona capacit di ingestione anche di foraggi grossolani e
sottoprodotti;
- buona fecondit - elevata fertilit (un parto all'anno);
- facilit di parto e spiccato senso materno;
- produzione di latte sufficiente per lo svezzamento (per almeno 40gg);
- facilit di ingrassamento - per ricostituire dopo l'allattamento le riserve
Queste caratteristiche si possono trovare in razze a duplice attitudine come la pezzata rossa, bruna
(ad es. i ceppi non migliorati) e razze da carne francesi come la limousine, charolaise, salers, aubrac.
Importante anche la scelta delle razze paterne incrocianti al fine di ottenere vitelli-ibridi F1 (detti
anche industriali) con buone attitudini produttive per l'allevamento e ingrasso e non diano problemi al
momento del parto. Ottimi risultati si sono ottenuti con tori limousine,charolaise e piemontesi.
In questo tipo di allevamento consigliabile la stagionalit dei parti - fine inverno - inizio primavera,
attraverso la sincronizzazione dei calori.
Gli allevatori infatti hanno i seguenti vantaggi:
- maggiore concentrazione del lavoro in un unico periodo;
- razionalit e semplicit d'alimentazione;
- vendite di partite uniformi di vitelli.
INGRASSO DEL VITELLONE.
L'allevamento del vitellone nel nostro Paese da qualche tempo in crisi e si cerca di ovviare puntando
soprattutto sull'alimentazione che la voce pi importante dei costi di produzione. Si sta studiando la
possibilit di far ricorso ad alimenti diversi dal silomais (che poi stato l'alimento che ha permesso la
diffusione dell'allevamento nel nostro Paese), segnatamente ai sottoprodotti delle industrie agroalimentari.
Fattori di crisi:
- maggior costo dei cereali foraggeri e dello stesso silomais che rappresentano oggi i componenti
dominanti nel razionamento dei bovini all'ingrasso;
- le penalizzazioni conseguenti i problemi valutari;
- le disparit legislative sull'impiego dei coadiutori di crescita.
Principali categorie:
Bovino adulto castrato manzo. Macellato a un peso tra i 500 e 700 Kg,
alimentato con foraggi (fieno e silomais) e concentrati (mais, orzo, soia).
Allevato in box a stabulazione libera o al pascolo.
Bovino adulto -toro - bovino di et superiore a 2 anni, macellato a un peso tra i
700 e 800 Kg. alimentato con foraggi (fieno e silomais) e concentrati (mais,
orzo, soia). Allevato in box a stabulazione libera o al pascolo.
Bovino adulto sbottona bovino femmina che non ha figliata (et media 18
mesi). Macellato ad un peso compreso tra i 450 e 550 Kg. alimentato con foraggi
(fieno e silomais) e concentrati (mais, orzo, soia). Allevato in box a stabulazione
libera o al pascolo
Bovino adulto vacca da riforma bovino femmina che ha figliato (et 4 -5
anni). Macellato a un peso di circa 650 Kg. Alimentato con foraggi (fieno e
silomais) e concentrati (mais, orzo, soia). Allevato in box a stabulazione libera.
Si ricorda che laccrescimento del vitello non costante ma segue una curva (parabola) che raggiunge il
massimo intorno alla pubert fase di accrescimento accelerato e successivamente decresce (fase di
accrescimento ritardato) sino a circa 36 mesi con un aumento dei depositi di grasso.
Nota bene: et e peso di macellazione dipendono da un bilancio economico (valore di trasformazione
degli alimenti impiegati), cio l'allevatore spinge l'ingrasso sino a quando il prezzo in pi che realizza,
gli assicura la giusta remunerazione di tutti i fattori della produzione ed eventualmente un profitto.
VITELLONE PRECOCISSIMO (MEZZO LATTONE) O BARLEY BEEF.
Metodo di ingrassamento americano-inglese, piuttosto in declino, basato sull'applicazione di piani
alimentati ad alto valore nutritivo, con razioni alimentari costituite quasi esclusivamente di concentrati
e pertanto costosissimo.
In Italia questo metodo di ingrasso stato sperimentato con la razza maremmana: i vitelli venivano
macellati a 8-11 mesi e con un peso di circa 300 Kg, utilizzando miscele di concentrati con farina di erba
medica disidratata.
Si utilizzano quasi esclusivamente vitelli di razze da latte eccedenti la rimonta o da carne,
svezzati precocemente a circa 60 gg, in modo da avere un peso al termine di circa 80Kg. Gi
dalla 4 settimana, si somministrano dei concentrati di avviamento, con una certa % di fibra per
avere un buon funzionamento del rumine, sino al 4 mese (peso di 120-140 kg), dopo sino alla
macellazione (8-11 mese) si somministrano concentrati con una digeribilit maggiore per es. a
base di mais e orzo.
VITELLONE PRECOCE O BABY BEEF.
In Italia questo tipo di allevamento stato realizzato con il frisone polacco; richiede essenzialmente 3
tipi di alimenti: latti ricostituiti, miscele di concentrati e buoni fieni.
Anche in questo caso viene praticato uno svezzamento precocissimo a circa 60 giorni e per abituare il
vitello al fieno lo si comincia a somministrare gi dalla 3 settimana.
Dalla fine dello svezzamento sino al 6 mese si somministra fieno e il concentrato e l'animale raggiunge
un peso di circa 230 Kg (Per ridurre i costi i vitelli si possono ottenere anche da una linea vaccavitello).
Dal 6 mese sino al 11-14 mese attuato l'ingrasso, con piani alimentari alti e continui, utilizzando
soprattutto concentrati sino ad un peso di 400 500 Kg . Il piano alimentare alto detto anche
finissaggio e serve per favorire al massimo lo sviluppo delle masse muscolari e favorire un leggero
deposito di grasso, che da pi sapore alla carne.
97
VITELLONE
VITELLONE PESANTE, il tipo di ingrasso pi diffuso nel nostro Paese, macellato mediamente ad una
et di 14-18mesi con peso che oscilla tra i 500 e 600Kg.
La produzione legata a diversi fattori:
- acquisto dal mercato dei cosiddetti torelli da ristallo (5-6 mesi e un peso di circa 250Kg): molto
costoso (ricorda i broutards francesi), a meno che l'azienda non se li produca da s con una linea vaccavitello o manza-vitello.
- elevata disponibilit di foraggi aziendali: in particolare il silomais (con circa il 30% di S.S.) che per
deve essere integrato con proteine (ricorda la possibilit di utilizzare l'urea come fonte di azoto), Ca e
vitamine. - oggi, anche il silosorgo, meno costoso e la possibilit di poter utilizzare i sottoprodotti
dell'industria alimentare, per ridurre i costi dell'alimentazione, come per es. polpe di barbabietola,
trebbie di birra, vinacce ecc. Comunque con un rapporto silomais/concentrati di 40/60 (comprende
anche la granella del silomais)
I piani alimentari, soprattutto nel passato prevedevano 3 periodi, per la produzione del vitellone: alto,
moderato, alto a partire dal 6 mese.
ALTO dal 6 al 12 mese: si somministra 1kg di concentrato/q di peso vivo insieme a circa
1,7-1,9UF/q di peso vivo di silomais (o a volont).
MODERATO dal 12 mese ad 1mese prima della macellazione: si somministra 0,5kg di
concentrato/q di peso vivo insieme a circa 1,5-1,6UF/q di peso vivo di silomais. (o a
volont).
ALTO, ultimo mese, detto anche finissaggio (come primo periodo) e serve per un
maggiore sviluppo delle masse muscolari e per favorire un leggero deposito di grasso
che conferisce alla carme una migliore gustosit.
Oggi per le razze medio-tardive e tardive (razze francesi, bianche italiane, piemontesi, pezzata
rossa e ibridi industriali) sono macellati ad un peso di 550 -600 Kg di peso e con unet di 15 -18 mesi
sino a 12 -14 mesi un LN nutritivo alto e dopo sino alla macellazione un LN pi che alto (a volont).
Mentre per le razze da latte e i loro derivati bisogna fermarsi a 450 -500 Kg perch risulterebbero
troppo carichi di grasso
Esempio di una razione per un vitellone di 300 Kg peso vivo con un IPG di 1100g
Fabbisogni:
UFC
5,5
(0,9 UFC x kg di s.s)
s.s
6,5 Kg
(2,5% - 3% sul peso vivo) (+ basso giovani)
PG
800-850 g
(12 14% sulla s.s) (+ alto giovani)
Razione
Silomais
Polpe secche
+ nucleo
Totale
Q Kg
13
ssKg
4,3
UFC
3,4
PG g
340
2,5
2,2
6.5
2,1
5,5
460
800 g
98
99
La resa al macello tanto pi elevata quanto pi bassa l'incidenza delle tare di macellazione che sono:
1. il sangue: costituisce il 5-8 % del peso vivo lordo dell'animale e viene generalmente recuperato
e ceduto a industrie che ne curano la sterilizzazione e l'essiccazione per la produzione della
farina di sangue che, molto apprezzata come integratore di proteine e come concime in
floricoltura;
2. la pelle: costituisce dal 6-15 % del peso vivo lordo dell'animale ed la tara di macellazione pi
pregiata essendo venduta alle concerie per la produzione di cuoio e di pellami vari per
l'industria della calzatura, dell'abbigliamento, dell'arredamento, e altre;
3. la testa: costituisce circa il 2-3 % del peso vivo lordo e viene sottoposta ad una dissezione con
separazione della lingua che viene avviata al consumo umano fresca o salmistrata, del cervello,
che pu essere destinato al consumo umano o animale, dei muscoli pi facilmente separabili
(quali i masseteri delle guance), che vengono venduti alle industrie di lavorazione delle carni per
la produzione di carne in scatola dadi, carne per cani e gatti, ecc.;
4. le estremit distali degli arti: rappresentano l'1-2% del peso vivo lordo e vengono utilizzate
prevalentemente per la produzione di farina di carne e ossa;
5. il tubo digerente vuoto: dopo il lavaggio costituisce dal 6-12% del peso vivo lordo dell'animale;
gli stomaci vengono destinati al consumo umano come trippe, mentre gli intestini (budella)
vengono utilizzati soprattutto come contenitori per la produzione degli insaccati (salami,
cotechini, coppe, ecc.);
6. il grasso periviscerale: costituisce il 2-5% del peso lordo, viene fuso, purificato e destinato,
come grasso animale all'industria alimentare.
7. il contenuto del tubo gastrointestinale e della vescica: varia dal 5-12% dal peso vivo lordo e
rappresenta una perdita netta in quanto implica un notevole costo di smaltimento;
8. La corata: rappresenta il 3-5% del peso vivo lordo e viene sezionata nei suoi organi principali; il
fegato e il cuore sono destinati al consumo umano, mentre la trachea, il polmoni, il pancreas e la
milza vengono avviati all'industria della farina di carne.
Esempi di RM medi: vitello 60-64%; vitellone 58-62 %; vacca 44-52%
Valutazione delle carcasse secondo le norme comunitarie formato da 2 lettere ed un
numero:
prima lettera tipo di carne
A
B
C
D
E
vitellone
toro
manzo
vacca
giovenca
superiore
eccellente
ottima
buona
abbastanza buona
mediocre
molto scarso
scarso
mediamente importante
abbondante
molto abbondante
1
2
3
4
5
100
SEZIONATURA.
Le mezzane vengono sezionate in tagli commerciali, ossa di scarto e grasso di scarto.
I tagli commerciali sono rappresentati dai muscoli con alcuni depositi adiposi aderenti e in alcuni casi
anche da ossa.
IL rapporto percentuale tra peso dei tagli commerciali e peso delle mezzane costituisce la cosiddetta
"resa in tagli commerciali", che un altro parametro tecnico di notevole importanza.
Le ossa di scarto, cio la quasi totalit delle ossa della carcassa, vengono normalmente destinate,
assieme a quelle della testa e delle estremit degli arti, alle industrie per la preparazione degli estratti
di carne e delle farine di carne e ossa.
Il grasso di scarto dato dal grasso peritoneale, dalla maggior parte del grasso di copertura della
carcassa (cio dal grasso sottocutaneo) e da quote circa elevate del grasso intramuscolare a seconda
dello stato di ingrassamento dell'animale. Esso viene destinato a essere fuso, purificato e venduto,
come grasso animale o sego bovino, all'industria alimentare e mangimistica.
La sezionata commerciale non standardizzata e segue usi locali specifici delle varie zone del Paese.
Molto variabile risulta il nome che ciascun taglio commerciale ha nelle diverse regioni italiane. I tagli
commerciali vengono da solito classificati in tagli commerciali di prima, seconda e terza qualit .
I tagli di prima qualit sono quelli delle regioni zoognostiche della coscia e della natica, della groppa, dei
lombi e del dorso, cio la quasi totalit del quarto posteriore.
I tagli di seconda qualit sono quelli delle regioni della gamba e della spalla.
I tagli di terza qualit, infine, sono quelli del torace, del collo e del ventre.
Etichettatura obbligatoria
Parte commestibile dei mammiferi addomesticati, come i bovini, gli ovini (capre e pecore) e i suini. Il
termine pu anche essere riferito alla parte commestibile del pollame, a quella della selvaggina, ovvero
uccelli e mammiferi selvatici, oltre che a porzioni di altri animali, come i crostacei e i rettili. Non si sa
con certezza quando la specie umana inizi a consumare carne; gli altri primati sono fondamentalmente
vegetariani e consumano carne solo eccezionalmente. La carne composta principalmente da fibre
muscolari, con una quantit variabile di grassi e di tessuto connettivo. Degli animali vengono anche
utilizzate le interiora o "frattaglie", che includono il fegato, i reni (rognoni), i testicoli e il timo
(animelle), il cervello solo di vitello dopo i casi di mucca pazza (cervella), il cuore e il reticolo (trippa).
Valore nutritivo - La carne ha un elevato valore nutritivo, in quanto contiene molti amminoacidi
essenziali sotto forma di proteine. Inoltre contiene vitamine del gruppo B (particolarmente niacina e
riboflavina), ferro (circa 2 mg ogni 100 g di carne bovina, contro i 2,9 contenuti negli spinaci), fosforo
e calcio. Alcune carni, specialmente il fegato, contengono anche le vitamine A e D. Tra gli elementi che
l'organismo assume consumando carne ci sono anche zinco, selenio e potassio, presenti nella carne in
una formula con elevato grado di biodisponibilit, cio facilmente assimilabile dall'organismo. Sul
mercato esistono surrogati della carne, prodotti con proteine estratte dalla soia, dal grano, dal lievito
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di birra e da svariate specie vegetali. Tali proteine vengono trasformate in fibre, che vengono a loro
volta sottoposte a lavorazioni, insaporite e addizionate di coloranti, grassi e vari nutrienti per imitare i
diversi tipi di carne.
I metodi di macellazione, di divisione in parti delle carcasse e i nomi dati ai diversi tagli di carne
variano da nazione a nazione e talvolta anche, a seconda dell'ambito regionale, all'interno dello stesso
paese. La carne viene generalmente cotta prima di essere mangiata. La quantit di tessuto connettivo
presente nella carne influenza le modalit e la durata della cottura: infatti i tagli con scarso tessuto
connettivo sono i pi teneri e possono essere cotti rapidamente, arrostiti o grigliati. La carne degli
animali pi vecchi ha, invece, pi tessuto connettivo ed pi dura; , quindi, pi adatta a essere bollita
o stufata. La carne fresca richiede un'appropriata refrigerazione per evitare che si deteriori. Metodi
di conservazione industriale comprendono l'inscatolamento, la salatura e l'affumicatura.
Consumo In Italia, nonostante fasi alterne, il consumo di carne molto elevato: se alla vigilia del primo
conflitto mondiale, infatti, se ne consumavano meno di 10 kg a testa ogni anno (circa 120 g a testa ogni
4 giorni), oggi questo dato si stabilizzato intorno ai 80 kg pro-capite. Le notevoli dimensioni di questi
dati si spiegano con il fatto che la carne , di fatto, un alimento di qualit, altamente proteico, le cui
proteine hanno un grande valore costruttivo ed energetico. La carne generalmente presente anche
nelle diete dimagranti, poich contiene triptofano, un amminoacido che stimola la produzione di
serotonina, un neurotrasmettitore in grado di provocare la sensazione di saziet. La carne, dunque, pi
di altri alimenti toglie il senso della fame e "soddisfa".
Controllo qualitativo I consumatori sono particolarmente sensibili al problema della sicurezza della
carne, specialmente in seguito all'uso indiscriminato di estrogeni negli allevamenti di bovini e al pi
recente problema della "mucca pazza" (vedi Prioni). La carne per essere "buona", cio non nociva, non
deve contenere elementi dannosi, come microrganismi e parassiti pericolosi, sostanze chimiche
accidentali, come gli inquinanti ambientali, o composti noti (antibiotici, steroidi ecc.), derivati da
trattamenti sugli animali. Garanzie di qualit e di sicurezza sul prodotto-carne possono essere
assicurati da sistemi d'allevamento assolutamente naturali e rispettosi della "qualit della vita" del
bestiame; da un'accurata selezione delle razze; dall'attenzione per una giusta maturazione delle carni
e da una corretta distribuzione al consumo finale. Quanto, poi, alla scelta del tipo di carne da
consumare, negli ultimi anni i nutrizionisti hanno rivalutato le carni bianche (pollo e tacchino); ma anche
le carni un tempo ritenute pi grasse (ad esempio quella di maiale), grazie alla selezione delle razze e al
fatto che si privilegi l'allevamento dei suini magri, sono oggi consumabili con assoluta tranquillit.
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8. SALMONELLOSI: sintomatologia simile alla diarrea dei vitelli, con scariche pi frequenti.
Molto grave, perch una zoonosi, pu essere trasmessa all'uomo, per mezzo di cibi consumati
crudi.
9. BRONCOPOLMONITI: causata da diversi fattori eziologici di natura virale e batterica.
10. NECROSI DELLA CODA: si manifesta negli allevamenti del vitellone per spazi molto ridotti, a
partire da un peso di 300-350 kg di peso.
11. TRICHOMONIASI, malattia sessuale, causata da un protozoo flagellato, che nelle femmine
provoca l'aborto precoce.
12. PARASSITI: riducono le resistenze immunitarie: soprattutto per gli animali allevati al pascolo
Vermi gastrointestinali, vermi bronchiali, vermi epatici, ipodermosi (provocata da larve di
mosche), pediculosi (pidocchi), rogna.
MICOTOSSINE: sono il prodotto del metabolismo delle muffe degli alimenti mal conservati.
LE MALATTIE DEI VITELLI SONO UN PROBLEMA MOLTO GROSSO, IN QUANTO IL
SISTEMA IMMUNITARIO NON E' ANCORA BEN SVILUPPATO, CAUSANO IL 70% DELLE
PERDITE.
Igiene zootecnica.
Igiene dell'allevamento comprende tutti i mezzi, i sistemi e gli interventi atti a garantire
condizioni di ambiente, di alimentazione, di lavoro e di governo tali da assicurare agli animali le migliori
condizioni di vita: conservandoli sani, robusti e produttivi.
Interventi fondamentali nel momento in cui gli animali, migliorati geneticamente per quanto concerne le
produzioni e quasi sempre meno rustici, vengono allevati all'interno delle stalle ovvero un ambiente non
naturale.
L'allevatore deve puntare ad una profilassi (prevenzione) indiretta (non specifica per un determinato
patogeno) cercando di curare lo stato di sanit (igiene) della stalla attraverso:
-
igiene climatica (temperatura, umidit, luminosit ottimali per gli animali in allevamento);
igiene alimentare (ovvero si controlla che la razione alimentare sia corretta dal punto di vista
quantitativo che da quello qualitativo);
igiene ambientale (pulizia, disinfezione e disinfestazione dei ricoveri. Le disinfezioni servono per
distruggere nell'ambiente i germi patogeni, mentre le disinfestazioni servono per distruggere
eventuali organismi es. zecche, topi capaci di trasmettere malattie);
igiene degli animali (pulizia, disinfestazione e "toelettatura" degli animali - per es. le cure post
partum al vitello e alla vacca e soprattutto la cura del piede).
In alcuni casi possibile anche una profilassi diretta cio specifica per evitare la diffusione di una
malattia all'interno di un allevamento come:
- isolamento degli animali sospetti malati o malati;
- vaccinazione degli animali sani.
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15.268.000 q di carne
27,1 kg
9.700.000 q
6.510.000 q
440.000 q
68%
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Caratteristiche morfologiche Cute rosea e setole bianche. Testa larga leggera con profilo frontonasale leggermente concavo, con orecchie portate in alto, tronco lungo e cosce e spalle ben sviluppate.
Taglia robusta .Basso I.C. (perci buono). Alti IPG: 500 600 g. Elevata prolificit: 10-11 suinetti a
parto, con elevato istinto materno e produce molto latte. Pu essere portata a pesi particolarmente
elevati senza ingrassare eccessivamente. Maschi adulti di mole notevole: fino a 1 metro di altezza, 1,601,80 m di lunghezza peso 350 - 450 kg
2.Landrace italiana
E' una razza che ha le sue origini nelle isole Britanniche, perch stata ottenuta dall'incrocio
continuato per poco meno di 50 anni a cavallo del secolo XIX e XX, tra verri Large White importati
dall'Inghilterra e scrofe locali ma di origine celtica. La
selezione invece tutta danese, anzi la Danimarca stato il
primo paese ad attuare e con severit, il performance test sui
suini. Oggi una delle migliori razze in assoluto. Per produttivit
comparabile alla Large White, dalla quale si distingue per la
maggiore lunghezza (vertebre dorsali soprannumerarie 15/16
anzich 13). Alta resa al macello, ottima sia per la produzione di
suino pesante che per la produzione di carne magra da destinare
al consumo diretto. Buona prolificit ed elevata attitudine
materna.
Buona taglia, tronco molto allungato. Petto, groppa e natiche
ben muscolosi. Orecchie di medie dimensioni, portate in avanti
e ricadenti. Mantello bianco con cute rosea. Profilo frontonasale rettilineo o a concavit appena accennata.
Il verro Landrace viene fatto incrociare con scrofe Large
White per produrre ibridi F1- in alcuni casi si utilizza il verro
Landrace belga, di minore mole, ma con un eccezionale sviluppo
di masse muscolari
3.Duroc
Razza originaria degli Stati Uniti. Deriva da un incrocio a tre vie tra Berkshire, suini Iberici e suini
rossi africani (Guinea). E' la razza pi diffusa nel Nuovo Continente. Di grandi dimensioni, capace di
fortissimi accrescimenti giornalieri (600-800 g), pari a quelli
della razza Large White e Landrace. Elevata prolificit e
attitudine materna. Usato in Italia prevalentemente come
verro per l'incrocio nella produzione del suino pesante da
salumificio. In purezza presenta alcuni difetti che lo rendono
poco utilizzabile negli allevamenti industriali: la noce e la
grassinatura in modo particolare. La prima una noce di grasso
che si rinviene nel prosciutto, la seconda riguarda
un'accentuata marezzatura, entrambe non gradite dai
trasformatori.
Caratteristiche morfologiche:Mantello di colore rosso di
varie tonalit. Profilo fronto-nasale concavo. Orecchie piccole,
portate in avanti, ricadenti. Statura elevata e arti solidi.
4. Prietrain
Razza di selezione belga. Suino ipertrofico, con masse
muscolari molto pronunciate che forniscono altissime rese al
macello, con carni chiare quasi prive di grasso.
Particolarmente adatta alla produzione del suino leggero.
Questa razza per caratterizzata da un'elevata suscettibilit allo stress, che determina alterazioni
106
fisiologiche delle masse muscolari tali da compromettere l'attitudine alla trasformazione in prosciutti
di qualit. Presenta il colore bianco di fondo, con vistose pezzature nere tendenti alla forma ovale o
rotondeggiante. Taglia media. Le scrofe presentano media fertilit ma scarsa prolificit.
5. Hampshire
Razza originaria degli Stati Uniti. E' adatta alla produzione del suino leggero, ma fornisce carni acide,
poco adatte alla trasformazione industriale. Molto usata per l'incrocio
sempre nella produzione del suino leggero grazie all'elevato
accrescimento che dimostra nei primi mesi di vita. Si adatta bene
all'allevamento all'aperto.
Di colore nero con fascia bianca che interessa garrese spalle e arti
anteriori come la Cinta Senese, dalla quale si distingue per la maggiore
mole, il portamento eretto delle orecchie, le maggiori masse muscolari e
la carne meno grassa. Animali di media mole, con accrescimenti rapidi e
buona conversione alimentare.
6. Berkshire
Originata dalla mescolanza di pi razze, quali la Casertana, altre razze autoctone britanniche e cinesi.
Da questa razza ne derivano successivamente tante
altre, oggi largamente diffuse, come la Duroc e la
Pietrain.
Elevate le rese al macello per lo scheletro fine e le
abbondanti masse muscolari. Adatto per gli allevamenti
all'aperto. Di colore nero con calzini bianchi, come la
coda e il grugno. Grandi orecchie portate dritte in avanti.
Cute bianca. Muscoloso, con zampe e pedi leggeri ma
resistenti, frugale e buon camminatore.
7. Poland China
Razza suina di origine americana (Ohio), derivata da incroci tra maiali locali con riproduttori di alcune
razze orientali. Inizialmente denominata Warren-Country-hog, venne successivamente chiamata Poland
China. Nonostante il nome, non sembra che abbiano partecipato alla sua formazione n maiali polacchi n
cinesi.
Il tipo primitivo, prevalentemente da grasso e da lardo, stato trasformato poi in tipo da carne,
conservando la buona attitudine all'ingrassamento. La carne prodotta abbondante e soda. Molto
allevata anche la sottorazza Spotted Poland China (o Spot) con mantello pezzato bianco e nero, a
macchie irregolari (di maggior mole della razza originaria e ritenuta pi robusta e conveniente).
Di grande mole, con diametro longitudinale allungato e
diametri trasversali ben sviluppati.
La pelle e il mantello nel tipo pi comune, sono neri,
con sei macchie bianche a sede fissa: sulla estremit
del grugno e della coda e quattro balzane.
E' considerata tra le razze pi precoci: secondo lo
standard americano, all'et di 18 mesi i verri
dovrebbero raggiungere 225-250 kg circa e le scrofe
180-200 kg. Il carattere precocit trasmesso in maniera dominante, quando usata come razza
incrociante. La prolificit media e anche l'attitudine lattifera generalmente non molto spiccata.
Ottime sono invece la capacit di trasformazione degli alimenti e la attitudine pascolatrice.
107
8. Spot
Razza americana che trae la sua origine dalla Poland China. Il grasso di marezzatura elevato, la resa al
macello media e il colore della carne scuro. E' adatta alla produzione del suino magro e fornisce
carcasse ricche di tagli pregiati.
Mantello di colore bianco con ampie macchie nere.
Arti solidi. Nel tipo primitivo, gli arti erano brevi, mentre
nel tipo pi recente sono di media lunghezza.
Setole diritte, morbide e fini. Testa voluminosa, larga di
guance, breve e leggermente schiacciata. Le orecchie
sono sottili, non molto lunghe. Prosciutti larghi e ben
discesi fino al garretto.
Rustica e resistente, precoce e buona trasformatrice
degli alimenti.
9.Large Black
Nel Regno Unito considerata una delle razze pi resistenti ed selezionata sin dal 1899. Razza
rustica e precoce che ben si adatta all'allevamento all'aperto. Resiste molto bene sia alle basse che alle
alte temperature.
Buona la fertilit e la prolificit, come la capacit di
allattamento. Produce ottima carne. Caratteristiche
morfologiche Suino di grandi dimensioni, con orecchie
lunghe, grandi e pendenti, portate in avanti tanto da
raggiungere e sorpassare il grugno.
Il profilo fronto-nasale concavo. Masse muscolari
pronunciate. La pelle pigmentata e le setole sono di colore
nero brillante.
2. Casertana
Razza di antichissime origini (rappresentata in molte sculture e affreschi di epoca romana), ha
contribuito alla formazione di importanti razze oggi largamente allevate (ad esempio la Yorkshire e la
Berkshire, razze britanniche dalle quali discendono la Large White, la Landrace, la Duroc e la Pietrain).
certamente la razza pi precoce e produttiva tra le razze italiane,
in grado di produrre suini grassi pesanti, all'et di un anno, oltre 150
kg. La situazione attuale della razza critica in quanto sopravvivono
soltanto pochi soggetti, alcuni dei quali non sono di razza pura.
Possiede tutte le caratteristiche per essere allevata all'aperto.
Caratteristiche morfologiche: Le setole sono assenti o presenti in
numero ridotto (da cui il nome di "Pelatella"). Altro elemento
distintivo la presenza di lacinie (tettole o bargiglioni) sotto il collo,
in numero di due.
La testa piccola con orecchie parallele di medie dimensioni, portate in avanti.
Il profilo fronto-nasale rettilineo o appena concavo.
Arti brevi e solidi. Scheletro leggero. Il colore scuro, spesso tendente al violaceo.
3. Mora Romagnola
Questa razza era largamente allevata in molte zone del Nord Italia. Si distinguevano diversi tipi a
seconda delle aree di allevamento e diverse gradazioni di
colore. (Forlivese nera, Faentina rossiccia). Questi suini, in
possesso di discrete masse muscolari, a 18 mesi arrivavano a
pesare anche 300 kg). Oggi ridotta a pochissimi esemplari
concentrati in un unico allevamento, con elevati livelli di
consanguineit . Razza robusta, rustica e che forniva carni
particolarmente prelibate.
Caratteristiche morfologiche
Animali di buona taglia, linea dorso-lombare convessa,
scheletro leggero ma in grado di sostenere un peso di 300 kg e oltre, arti lunghi. Testa media, muso
lungo a profilo concavo, orecchie medie portate in avanti parallele quasi ricadenti. Il colore delle setole
rosso nei suinetti e diventa nero dallo svezzamento. Gli animali di una certa et presentano l'apice
delle setole nuovamente rosso. Le setole sono lunghe con presenza di numerose spighe. Fanno eccezione
alcune zone, come quella addominale e in prossimit dei genitali, dove sono corte, pi sottili e quasi
assenti. La pelle pigmentata, ad esclusione della regione addominale che si presenta rosea.
4. Calabrese
L'origine di questa razza risulta incerta. Due sono le ipotesi attuali: una la fa discendere dal ceppo
iberica, l'altra da quello romanico. Un tempo era presente in vaste zone della Calabria ed era distinta in
diversi "tipi" locali (Reggino, Cosentino, Lagonegrese e altri). Tutti questi animali avevano in comune la
produzione di carne magra ideale per la produzione dei tipici insaccati della zona. La consistenza attuale
molto ridotta: poche decine di soggetti veramente tipici e molti altri che richiamano pi o meno da
vicino il tipo originale. Fornisce tagli magri, mentre i prosciutti e le spalle sono di buona pezzatura.
Come molte razze "colorate autoctone" le caratteristiche principali sono la capacit di valorizzare
alimenti poveri, la rusticit, il vigore sessuale per il verro e l'attitudine materna per la scrofa.
Suino di media taglia, con masse muscolari non eccessivamente sviluppate, con struttura ossea solida.
Arti non troppo lunghi (buon camminatrice). Profilo fronto-nasale rettilineo con orecchie medio-grandi
pendenti portate in avanti. Il colore dominante il nero, ma a volte nascono alcuni soggetti macchiati o
con calzini bianchi. I maschi all'anno arrivano a pesare anche 150 kg, mentre le femmine ingrassate
possono superare i 120 kg.
Esiste unaltra razza autoctona italiana la Nero dei Nebrodi (siciliana): scarsa prolificit
109
Sino all'et del 1 accoppiamento, dopo lo svezzamento, vengono allevate allo stato libero, in modo da
poter fare un regolare movimento sia per uno sviluppo armonico del corpo sia per lo stimolo dellappetito
maggiore capacit di ingestione. Dal 2 mese sino al 4 mese viene fatta unalimentazione a volont (ad
libitum) e vengono scelte quelle pi pesanti maggiore precocit e si scartano quelle grasse o sottopeso
minore fertilit. Quindi vengono allevate in stabulazione, tenendo conto che la scrofa
particolarmente sensibile ad alcuni fattori ambientali come l'umidit (strettamente legata alla
ventilazione), che sembra favorire, nella giusta percentuale (50-60%) l'azione dellormone FSH, e la
temperatura, quelle alte fanno ritardare la pubert e una non regolarit nelle ovulazioni.
In generale non hanno particolari esigenze di ricoveri, nelle piccole aziende vengono allevate in
gruppo (4-5 scrofe), mentre nelle aziende specializzate (con pi di 40 scrofe) vengono allevate
singolarmente, perch facilita l'alimentazione.
ALCUNI ESEMPI DI STABULAZIONE.
- box singolo o multiplo, in metallo o in legno, con mangiatoia e grigliato.
- box singolo con scrofe legate alla posta: permette di risparmiare spazio.
- stabulazione di tipo danese: la zona di riposo separata da un corridoio dalla zona delle
deiezioni, che pu essere grigliata.
- stabulazioni con box diviso in tre zone: zona di alimentazione, corridoio per le deiezioni,
zona di riposo
La scrofetta destinata alla riproduzione viene allevata in gruppi 15-20 in ricoveri all'aperto
(semplici recinti) per favorire la ginnastica funzionale e vengono alimentate ad libitum (a volont) sino
al 4 mese e poi vengono razionate con l'ausilio di concentrati al fine di avere al 7-8 mese un peso di
circa 100 Kg, quindi vengono trasferite al centro eros, dove anche per la presenza del verro avranno il
calore e successivamente fecondate.
Al 3 calore, con flushing alimentare nella settimana precedente, una iperalimentazione che
aumentano il numero degli ovuli prodotti e viene fatta la fecondazione con lobiettivo di far partorire
le scrofette entro lanno di vita.
La scrofa poliestrale: il calore si manifesta ogni 21 gg e dura 2-3 gg (60 ore ovulazione alla 40^
ora dallinizio) . Segni del calore: nella prima fase si evidenzia un arrossamento della vulva, con
eventuali perdite, irrequietezza ( grugnisce), perdita dell'appetito, nella fase principale si ha il
cosiddetto riflesso dell'immobilit e accettano la monta (24-36 ore dall'inizio).
Diagnosi di gravidanza:
mancato ritorno del calore dopo 21 giorni
dosaggio dellestrone solfato nellurine (metoto scientifico, pratico)
ecografia a 30 -40 giorni
mancato ritorno del 2 calore al 42 giorno
Fatta la diagnosi di gravidanza, e vengono trasferite nel ricovero destinato alle femmine nella loro 2
fase di gravidanza. (Zona di gestazione) e vengono poste in gabbie in gruppi di 5-6, con possibilit di
razionamento individuale o in gabbia singola.
GRAVIDANZA
La carriera riproduttiva della scrofa 2,4 parti per anno o 4,5 parti in 3 anni dopo 2 mesi di ingrasso
come suino pesante.
La durata media della gravidanza di 114 gg (3 mesi, 3 settimane, 3 giorni). La scrofa poliovulare,
perci alla fecondazione si vengono a formare diversi zigoti, che si annidano dopo circa 10 giorni
indifferentemente in entrambe le corna uterine. Suinetti svezzati per parto 12, mentre per anno in
media 24
- La gravidanza determina una certa stipsi, perci nella razione ci deve essere una certa
percentuale di fibra.
111
L'aborto e mortalit dei suinetti sono rari:possono essere determinati da errori alimentari sia
leccesso che la carenza e sempre la settimana che precede il parto un steaming up.
Programmazione della sala parto - tempo di occupazione 5-6 giorni prima del parto +lattazione di 28
giorni + 3-4 giorni per pulizia (tutto pieno tutto vuoto)= 36 -38 giorni
Qualche giorno prima del parto (5 -6 giorni), la scrofa, lavata e sverminata, viene portata nella gabbia
da parto (box di parto) per abituarla a digiuno per 12 ore precedenti e successive al parto.
L'ambiente pulito, ma anche la scrofa disinfettata e pulita. Nella gabbia parto con fondo grigliato
presenta al suo interno delle sbarre che impediscono alla scrofa di lasciarsi cadere e che la fanno
sdraiare lentamente per non schiacciare i suinetti.
Vi una zona riservata ai suinetti lattanti, con delle lampade a raggi infrarossi, che assicurano una
temperatura di circa 28C. In parte del ricovero, vi una corretta ventilazione per allontanare i gas
nocivi
Poco prima del parto, la scrofa irrequieta, con vulva ingrossata arrossata ed eventuali perdite sia
vaginali che mammellari, quindi si corica con decubito laterale nell'attesa del travaglio e riscaldare il
nido.
Il PARTO dura da 1-5 ore, nasce un suinetto ogni 5-15 minuti che vengono subito asciugati e quelli poco
vitali si cerca di rianimarli. I suinetti che pesano meno di 1 kg sono detti napoleoncini.
Gli invogli fetali si rompono liberamente e ogni suinetto espulso insieme alle membrane. Pe accelerare
la velocit del parto si possono usare prostaglandine e ossitocina.
Solo per gli ultimi nati, dovendo attraversare una parte pi lunga di utero, c' rischio di asfissia.
POST-PARTUM: qualche placenta pu rimanere nell'utero, in questo caso vengono espulse dopo circa 4
ore (secondamento). Vengono smistati i suinetti in soprannumero ai quali deve essere assicurato
lassunzione del colostro e a tutti viene disinfettato il cordone ombelicale. Occorrono circa 28 giorni
all'utero per tornare nella posizione normale.
Durante la gravidanza, sino al 3 mese la scrofa non ha eccessive esigenze nutritive, infatti ad es. sono
sufficienti 1,8-2,5 Kg di mangime concentrato al giorno; dal 3 mese al parto, detto razionamento va
aumentato, perch il periodo di sviluppo dei feti - si passa ad es. 2,3-2,7 Kg di mangime concentrato.
Pochi giorni prima del parto, per evitare turbe metaboliche e mastiti, bisogna fornire un mangime meno
energetico e pi ricco in fibra.
Durante la gravidanza, come in tutti gli altri periodi del ciclo produttivo, occorre che ci sia il giusto
contenuto in proteine e in particolare la presenza di amminoacidi essenziali, quali la lisina.
Durante la lattazione che dura 25-28 giorni, l'appetibilit dell'animale si riduce, per cui occorre
utilizzare dei mangimi pi digeribili, in altre parole con una minore percentuale di fibra, per evitare che
la scrofa consumi le proprie riserve.
Il fabbisogno nutritivo in questo periodo elevatissimo con un picco alla 2 - 3 settimana (si producono
mediamente 6-7 Kg di latte al 5-7% di grasso) e pertanto si somministrano sino a 5,6-6 Kg di mangime
concentrato sino ad una settimana prima dello svezzamento, quindi si diminuisce gradualmente di 1 Kg al
giorno sino a 3 Kg. Il giorno dello svezzamento, le scrofe di solito vengono fatte digiunare e
successivamente un flushing alimentare con 3-3,5 Kg di mangime per favorire le ovulazioni.
Negli allevamenti estensivi viene attuato un razionamento combinato (concentrati e foraggi):
generalmente durante la gravidanza si somministrano foraggi, mentre durante l'allattamento si
utilizzano unicamente concentrati.
112
Produzione latte Kg
Fabbisogni in Kcal di ED al
giorno
Mantenimento*1
Produzione latte*2
totale
in UF*3
Alimento per giorno Kg
185 kg
7,5
4,5
10
14,5 KCal
4,68
4,4
5,5
15
20,5 KCal
6,61
6.1
5
12,5
17,5KCal
5,65
5,3
*1- 110 Kcal di E.D Kg di peso metabolico (peso metabolico = peso vivo
*2 2 KCal (o 2000 Kcal) di E.D per Kg di latte
*3 -Trasformazione in UF, sapendo che 1UF uguale a 3100 cal (= 3,1 Kcal)
Una scrofa Large White produce mediamente 12 Kg di latte al giorno, con una produzione totale a
fine lattazione di 300-350 Kg.
(n medio di suinetti = 12; n pasti giornalieri = 20; quantit assunta a pasto= 50g produzione media
giornaliera = 12x20x50 = 12 Kg di latte)
Si ricorda che il latte carente in ferro, e i suinetti vanno facilmente incontro ad anemia ferrosa.
I suinetti alla nascita hanno un peso di 0.8 - 1,5 Kg: pi alto il peso alla nascita, minore il tasso di
mortalit, pi veloce la crescita durante lo svezzamento e il successivo ingrasso.
113
Lo svezzamento dei suinetti, tradizionalmente veniva praticato in 50-60 giorni (oggi, rimane solo negli
allevamenti a conduzione familiare, con scarsa prolificit delle scrofe 2 parti per anno), negli
allevamenti tecnicamente condotti e di pi grosse dimensioni viene attuato uno svezzamento precoce in
3-4-5 settimane per avere 2,5 parti l'anno per scrofa. In USA, in Italia vietato, anche svezzamento
precocissimo di 14 giorni.
- Le 4 settimane (svezzamento precoce) sono pi praticate perch coincidono con la fase di
massima produzione di latte e poi il tempo necessario all'utero per tornare nella posizione
normale - sino a quando la scrofa allatta vi il blocco delle ovulazioni. Per i suinetti lattanti
stato dimostrato che in questo periodo diminuiscono le lattasi e aumentano le amilasi.
Lo svezzamento metodi di separazione:
Separazione brusca: scrofa e suinetti allontanati bruscamente causa molto stress alla
scrofa;
Separazione frazionata: i suinetti pi pesanti vengono separati prima, si ha una graduale
messa in asciutta. Ci causa meno stress alla scrofa.
Svezzamento in sala parto: allontanare la scrofa e lasciare i suinetti in sala parto: ci
riduce lo stress dei suinetti.
Alla fine dello svezzamento precoce, si toglie prima la scrofa e qualche giorno dopo i suinetti per non
accentuare lo stress da distacco e vengono posti nelle gabbie di svezzamento (sale di svezzamento),
sino ad un peso di 20-25 Kg (2-2,5 mesi di vita)
La mortalit post-natale elevata, soprattutto per i suinetti ultimi nati; importante il sollecito
smistamento dei lattonzoli in soprannumero.
Per evitare lesioni alla mammella della scrofa, entro 2-3 giorni dal parto si pu praticare la spuntatura
dei canini dei suinetti, spesso associata alla caudotomia.
Per evitare l'anemia ferrosa vengono praticate delle iniezioni a base di ferro destano e
contemporaneamente vengono praticate le principali vaccinazioni.
Per i suinetti destinati alla produzione del suino pesante molto spesso viene praticata alla fine dello
svezzamento precoce la castrazione (< a 15 giorno): molto semplice nei maschi, praticata dai
cosiddetti castrini e viene attuata per avere carni pi gradevoli, pi complicata quella delle femmine e
attuata per renderle pi tranquille.
Per la scrofa alla fine dello svezzamento occorre metterla in asciutta: separazione dei suinetti;
digiuno alimentare e un purgante e favorire il ritorno del calore attraverso la presentazione del verro
con i suoi feromoni
4. INGRASSO DEI SUINI.
Tipi di produzione:
- suino leggero o "suino magro" da macelleria: di 100-110 Kg, dotato di tagli carnosi per il
consumo di carne fresca con tipi genetici adeguati con RM 82-83%.
- suino medio pesante: di 135-145 Kg, utilizzabile sia in macelleria sia per la produzione di
prosciutti che possono essere cotti o stagionati. (In Francia lo Jambon, in Spagna Jambon
serrano) con RM = 80%
- suino pesante da salumificio: di 150-180 Kg (Pianura Padana), per la produzione di prosciutto
(San Daniele, Crudo di Parma) coppa, speck, salame.
L'alimentazione rappresenta la voce che incide maggiormente sul costo di produzione (circa il 70%):
pu essere umida, quando si usano alimenti liquidi, come il siero o il latticello insieme ai mangimi
concentrati e viene praticata soprattutto nella produzione del suino pesante dopo i 50Kg in Italia e
asciutta, quando si usano mangimi secchi in particolare cereali come mais, sorgo, orzo, avena, triticale
e utilizzata soprattutto nella produzione del suino da macelleria.
114
Le crusche e gli altri derivati della lavorazione dei cereali sono usati come fonti di fibra, mentre la
farina di estrazione di soia rappresenta la principale fonte proteica, particolarmente ricca di lisina,
triptofano e treonina.
Il livello nutritivo pu essere alto, quando si prevede un'alimentazione ad libitum (gli animali sono pi
tranquilli e tendono ad ingrassare) o basso, quando si distribuisce una quantit di mangime inferiore a
quella che l'animale avrebbe liberamente assunto, cio viene fatto un razionamento e permette di
avere delle carni pi magre anche a pesi maggiori.
Altri aspetti che entrano nel tipo di produzione:
- scelta del tipo genetico in funzione del tipo di produzione.
- scelta dell'ambiente di allevamento: tipo di stabulazione e condizioni ambientali dello
stesso, soprattutto a riguardo della temperatura ed umidit, per non avere effetti stressori.
Il fabbisogno energetico di un suino, attualmente, non viene pi espresso in UF (1,1-1,5 UF/q di
peso vivo), ma espresso in SND (sostanze nutritive digeribili) o TND (USA)- il fabbisogno di un suino di
100 kg ad es. di circa 2 kg di TND o in energia netta- 1 kg di TND vale 4100 Kcal. Si usa anche
lEnergia Metabolizzabile = 0,96 Energia Disponibile (ED); 3100 Kcal di ED = 1 UF
Si ricorda che i suini sono monogastrici e quindi non sono autosufficienti per il fabbisogno degli
aminoacidi essenziali, quali la lisina e la metionina, e delle vitamine.
Denominazioni dei suini per lingrasso:
allevamento a terra
Lattonzoli
svezzamento precoce
IPG 300-400g
per 28 gg
magroncello
__________________
per 60-90 gg
IPG 400 -500g
lattoni
5-7 kg allevamento in gabbia
IPG 300-400g 30 Kg *
per 30 gg
sino a 40-60 kg
ingrasso
suino pesante
140-170 kg a 15-18
IPG 500-600g
* magroncello di 40-60 Kg
suino leggero da macelleria 100-110 kg a 7-9 mesi
IPG 500-600g
115
L'ingrasso attuato con miscele di concentrati (farine di cereali, che contengono anche integratori
proteici, minerali, vitaminici e in alcuni casi anche medicati per la presenza di antibiotici e altri
medicinali): preparate in azienda o di produzione industriale: generalmente un'alimentazione secca,
distribuita a terra.
Il consumo dei tradizionali concentrati pu essere ridotto con l'impiego di prodotti supplementari:
patate cotte, spesso insilate (in Germania), barbabietole da zucchero affettate, fresche e lavate,
insilati di mais, manioca (radice di una pianta tropicale), siero di latte ecc.
4b.PRODUZIONE DEL SUINO PESANTE TIPICO ITALIANO.
per i prosciutti DOP marchio di qualit con diversi controlli
Si usano principalmente le razze suine Large White, Landrace e i loro incroci industriali, ma anche
Landrace Belga, Duroc e derivati, Hampshire, Pietrain, Spotted x Poland China e attenersi ad un
regolamento sia a riguardo del tipo di macellazione e che al tipo di alimenti che si possono
somministrare nelle varie fasi dell'ingrasso.
Il suino viene marchiato per la prima volta a 20 giorni dallallevatore, successivamente alla macellazione
dal Consorzio e poi dopo salatura e stagionatura dai Consorzi del prosciutto di Parma e San Daniele
I soggetti vengono macellati tra 150-170 kg e forniscono una carcassa di 120-140 kg ad un'et di 14-16
mesi e un prosciutto fresco di 13-15 kg che si riduce a 11-13 Kg dopo rifilatura e dopo una stagionatura
di 12 mesi a 8-10 kg.
Da notare che quasi tutti i tagli della carcassa del suino pesante vengono destinati alla trasformazione
(salumi).
Pesi cos alti portano ad un peggioramento dell'IC, che si ammortizza con un largo impiego di siero di
latte e un'alimentazione umida.
Alimentazione: sino alla fase di lattone magroncello si attua un'alimentazione alta (ad libitum) 3,7-4%
del peso vivo, quindi si ha la fase di magronaggio, dove attuata un'alimentazione medio-alta (3 -3,7%
del peso vivo), in cui si limita l'ingrassamento del 25%, stimolando al massimo lo sviluppo del sistema
scheletrico e dell'apparato digerente e lICA aumenta, in modo da rendere quest'ultimo adatto a
116
ricevere, nella fase successiva, quelle grandi quantit di alimenti necessari per l'ingrasso intensivo
senza avere carcasse molto grasse.
Nella fase di magronaggio le razioni saranno pi ricche in fibra e in siero, rispetto al periodo
precedente, mentre nel successivo periodo di ingrasso (finissaggio) il regime alimentare sar basso,
anche se con notevoli quantit di cereali, per evitare un eccessivo deposito di grasso.
Composizione chimica del siero di latte:
% di s.s - 6,9% di cui 13% di proteine di altissimo valore biologico, 4,4% di grasso,
assenza di fibra, 72,5% di estrattivi inazotati (lattosio), 10,1% di ceneri. Con 230 250
Kcal di ED pari a 0,07 0.08 UF/kg ossia 7 -8 UF/q
10-12 litri di siero corrispondono a 1 Kg di mangime
Rapporto siero/mangime max 4:1
Massimo 15 litri di siero per capo al giorno.
Esempi razionamento ingrasso suino con limpiego del siero
Peso suini
Siero litri
Mangime kg
51-60
10-12
1,5
61-70
10-12
1,7
71-80
10-12
2
81-90
10-12
2,3
91-100
10-12
2,6
10-12
2,8
101-110
111-120
10-12
2,9
Titolo proteico
14%
14%
12%
12%
10%
8%
8%
Nelle miscele si trova mais e orzo per lapporto energetico e farine proteiche di soia (max 1%), girasole
(max 8%), germe di mais (max 5%) e pisello integrale. Mentre nei sottoprodotti oltre al siero di latte si
pu trovare cruscami, panello di lino,lievito di birra, mele e pere marce, melasso e polpe di bietole
surpressate e insilate o secche
TABELLA CEE per la classificazione delle carcasse suine. Resa al macello: 80%
% Carne magra
> 60
55<60
50<55
45<50
40<45
<40
Classe
S
E
U
R
O
P
MACELLAZIONE.
Breve schema:
1. stordimento con scarica elettrica;
2. uccisione per dissanguamento;
3. immersione in acqua calda;
4. asportazione delle setole per mezzo di un grande "rastrello";
5. sezionatura in due mezzene per controlli veterinari;
6. tagli - ovvero come vengono sezionate le mezzene, diverso da Paese a Paese.
117
118
Peso U.F.
Kg
10
20
30
40
90
110
130
150
170
190
0,85
1,35
2,30
2,85
3,10
3,45
3,80
3,90
4,00
4,10
125
150
200
250
2,50
2,60
2,90
3,10
150 4,80
200 5,50
250 6,10
S.S
Kg,
Prot.grezz
g
Ca
g
a) Suini da macello e da
mercato
0,75
160
7,0
1,20
240
10,0
2,15
350
16,0
2,70
390
17,0
3,10
400
19,0
3,45
420
20,0
3,80
435
22,0
4,10
450
24,0
4,30
460
26,0
4,50
460
27,0
b) Scrofe gravide e verri
2,30
400
15,8
2,50
420
17,0
2,90
450
19,2
3,20
490
21,3
c) Scrofe in
lattazione
4,35
740
29,2
5,00
785
33,6
5,60
8,30
P
g
5,2
7,0
10,7
10,8
11,2
12,2
14,0
16,5
19,0
20,5
10,6
11,3
12,8
14,2
19,4
22,4
36,0 25,0
119
Ad ogni ciclo produttivo si hanno 25 scrofe (divise per 4 classi di et) con una media di parto aziendale
di 9 per 8,5 suinetti.
Pertanto 25 fattrici X 9 X 8,5 = 1912 suinetti per anno (45 reimpiegati e 1867 vendibili)
Prodotti vendibili:
1867 magroncelli di 25 Kg
45 scrofe di 250 Kg
1 verro di 300 Kg
Altri dati per i suini
Suino leggero di 110 Kg circa 267 UF a capo con mais, orzo, crusca, farina di soia, integratori e
siero di latte.
Suino pesante di 170 Kg circa 620 UF a capo con mais, orzo, crusca, farina di soia, integratori e
siero di latte.
Parte 5. ALLEVAMENTO DEGLI OVINI.
L'allevamento degli ovini potrebbe trovare nell'agricoltura italiana un posto di rilievo, permettendo
l'utilizzazione di molti ettari attualmente non sfruttati (ambienti marginali) essendo la pecora molto
rustica e frugale..
Attualmente l'ovinicoltura si sta orientando verso un modello pi razionale (stanziale) atto ad
eliminare quel modello di pastorizia tradizionale frutto di un'agricoltura ormai non rispondente alle
reali esigenze di una societ in continua espansione.
Si richiedono opportuni ricoveri idonei ad ospitare le pecore e a garantire quelle norme igieniche
e funzionali atte a prevenire l'insorgere di malattie e a favorire l'introduzione della mungitura
meccanica per abbassare i costi di produzione.
Lallevamento italiano ha subito negli ultimi decenni una radicale trasformazione a favore delle
razze specializzate, in particolare nella produzione di latte, destinato alla trasformazione industriale;
negli ultimi anni, peraltro, si evidenziato un interesse crescente anche le nostre razze specializzate
da carne.
E' localizzato soprattutto nell'Italia centromeridionale e insulare - circa il 95% del
patrimonio: queste aree sono fortemente interessate da una situazione orografica (collinare o montana)
e climatica che ha favorito storicamente l'insediamento di greggi quasi esclusivamente allevati in
regime di transumanza.
Allo stato attuale prevale la forma stanziale o fissa, dove le greggi utilizzano le risorse
foraggere con il pascolamento: questa forma di allevamento ha permesso di affinare la tecnica di
allevamento, soprattutto a riguardo delle esigenze nutrizionali. (In alcune aziende per es. si
sperimentato il pascolamento razionale a rotazione - un ettaro di medicaio pu sopportare sino ad un
carico di 12-15 ovini.)
Lallevamento ovino nazionale conta attualmente 10.531.000 capi di cui 7.111.500 capi pari al
67,5% dellintero patrimonio, appartenenti alle razze ufficialmente riconosciute, mentre i restanti
3.419.500 capi vanno ascritti alle popolazioni derivate, agli incroci ed ai meticci.
La pecora ungulata-artiodattile, appartenente alla famiglia dei ruminanti nome scientifico- :
Ovis aries.
La specie allevata secondo molti autori deriva dal muflone europeo (Ovis musinon), che vive ancora in
Corsica e in Sardegna, e dal muflone asiatico (Ovis orientalis) e dall'uriale (Ovis vignei), la pecora della
steppa.
E' stata addomesticata in Asia nel 9000 a.C. e in Europa arriva circa 3000 a.C. soprattutto nelle
zone pi aride, dove si formano le razze con deposito grasso nella coda e nella groppa che permette di
resistere meglio alla siccit.
Ben presto si afferma in tutte le zone perch assicurano tre produzioni: latte, carne e lana. La
pecora allevata oggi ancora molto rustica, ha una buona fertilit e presenta spesso parti gemellari,
perci la prolificit pu superare il 100%.
120
121
leggermente piatto, spalle leggere e ben attaccate, dorso dritto, ventre capace ed arrotondato, coda
esile e lunga, mammella sferica, larga, ben irrorata, capezzoli ben diretti.
Vello: bianco, aperto, bioccoli appuntiti; sotto il garretto, met avambraccio e faccia, fino alla fronte,
nudi. Pelle: sottile, elastica, bianco-rosata.
Dal 1928 esiste il libro genealogico che ha permesso di attuare il miglioramento genetico inizialmente
attraverso i controlli morfo-funzionali, che sostituivano la selezione massale dei pastori, studiando le
correlazioni tra fenotipo e genotipo e poi stimando l'ereditabilit dei caratteri produttivi. Performance
test per i caratteri ad alta ereditabilit e progeny test per media ereditabilit.
Risultati del miglioramento genetico:
aumento della quantit e qualit del latte;
mammella adatta alla mungitura meccanica;
maggiore incidenza di parti plurimi;
conservazione della rusticit della razza.
Produzioni:
a) latte: 1 parto 100 Kg in 100 giorni mentre le pecore pluripare producono circa 180 Kg in 180
giorni di lattazione, anche se in allevamenti intensivi, in capi selezionati, si pu arrivare a 300500 l per lattazione con 6-7% di grasso e 5,3% di proteine.
b) carne: gli agnelli alla nascita pesano da 3,1 a 3,8 kg, mentre a 90 gg pesano da 15 a 17 kg.
c) lana: la produzione media di lana sucida da 1 a 3 kg: la tosatura annuale ed fatta a
primavera e la lana grossolana adatta per tappeti e materassi.
2.Comisana
Origine e diffusione Razza italiana a prevalente attitudine alla produzione di latte. Originaria della
Sicilia. Zone di maggiore allevamento: Sicilia, Lombardia, Piemonte e Italia centrale e meridionale.
Trae origine da razze ovini del Mediterraneo (paesi asiatico-africani) incrociatesi con ovini siciliani. E'
conosciuta anche come Testa rossa, Faccia rossa, Lentinese. La lana piuttosto grossolana e viene
usata per materassi.
Caratteristiche morfologiche e produttive
Taglia: medio-grande; Testa leggera: acorne, fine di colore rosso mattone con striscia bianca che
parte dal sincipite e raggiunge il labbro superiore grande e lunga,
profilo montonino. Orecchie lunghe, larghe e cadenti.
Tronco: lungo. Petto largo e prominente. Torace largo. Dorso
diritto. Lombi lunghi e robusti. Ventre voluminoso arti lunghi e
robusti. Mammelle grandi.
Vello: bianco, esteso, escluso basso ventre e tarso inferiore agli
arti di tipo semi-chiuso o semi-aperto; biocchi cilindro-conici.
Pelle: rosea, untuosa, unghielli chiari.
Altezza media adulti al garrese: 70-80 cm con un peso da 50 a 80
kg. Fertilit del 95%; Prolificit: 180% (molti parti gemellari).
Et 1 parto: 16 mesi. Peso alla nascita: 3 Kg (gemello) 4 Kg
Produzioni medie:
a) latte: 1 parto 85 Kg per 100 giorni dopo circa 120-200 Kg per lattazioni di 180-200 giorni
con 6,5% di grasso;
b) carne: gli agnelli alla nascita pesano da 3 a 4 Kg, mentre a 90 gg pesano da 15 a 23 kg.
c) lana: grossolana per materassi: unica tosa a primavera, da 4 a 5 Kg.
123
3. Massese
Razza italiana a prevalente attitudine alla produzione di latte. Razza autoctona originaria di Massa,
nella valle del Forno (Apuane, provincia di massa Carrara). Attualmente allevata soprattutto in
Toscana, Emilia e Liguria. E' molto singolare, specialmente per il colore del mantello che non trova
riscontro in alcuna altra razza italiana. La lana, poco o per nulla apprezzata, non pu essere tinta.
Caratteristiche morfologiche e produttive
Taglia: media-grande. Altezza media al garrese 75-85 cm e
un peso di 65-90 kg
Testa: maschio, ben sviluppata profilo camuso, femmine pi
leggera, lieve depressione tra fronte e naso. Corna: nei
maschi seghettate, a spirale aperta; nelle femmine leggere
ed esili. Tronco: lungo, Scheletro robusto, Linea dorsolombare dritta. Torace lungo ed ampio, groppa lunga
inclinata posteriormente, Ventre capace, fianchi pieni,
mammella sviluppata, zoccolo nero e robusto.
Vello: grigio piombo o marrone, parte apicale nera,
aperto o semi-aperto; scoperti: testa, ventre ed arti.
Pelle: nera, fine. Palato nero come le aperture naturali.
Produzioni:
Et al 1 parto: 16 mesi e con il miglioramento genetico si cerca di avere delle pecore poliestrali
annuali, in modo di avere 3 parti in 2 anni.
a) Latte: 1 parto 80 Kg in 100 giorni 2 e successivi 150-180 kg per lattazione di 180 giorni;
b) Carne: il peso alla nascita da 3 a 4,5 Kg, mentre dopo 30 giorni pesano da 11 a 13,5 kg e con
una fertilit del 95% e una profilicit del 135%;
c) Lana: modesta (1,8 -2,2 kg), mediamente grossolana, non pu essere tinta.
4.Delle Langhe
Origine e diffusione Razza italiana a prevalente attitudine alla produzione di latte (tra le migliori razze
lattifere). Gruppo etnico di origine autoctona dei rilievi delle Langhe (Piemonte). Diffusa in Piemonte
(Cuneo), in Liguria e Italia centro-meridionale. Caratteristiche morfologiche e produttive
Taglia: grande. Altezza media adulti al garrese: Maschi cm.
82 - Femmine cm. 77 con un peso medio rispettivamente di 90
kg e 70 Kg
Testa: regolare, acorne, con marcato profilo montonino.
Orecchie lunghe rivolte in basso ed in avanti. Tronco: lungo e
stretto. Arti lunghi e leggeri.
Vello: bianco, aperto, Bioccoli ondulati ed appuntiti. Sono privi
di lana: testa, ventre (fino ai gomiti e grasselle), mammelle e
parti distali arti.
Pelle: rosa, unghielli ambrati. Fertilit 95%; prolificit 150%;
et 1 parto circa 1 anno (molto precoce). Peso alla nascita degli agnelli: 4,5 5,4 Kg
Produzioni medie:
- Latte: (al netto della poppata) primipare 85 Kg in 100 giorni; nelle pluripare 150 Kg in 180 giorni
(contenuto in grasso 6-7% proteine 5-6%). Produzioni anche di 350 Kg con lattazioni prolungate.
- Carne: agnelli di 15 kg a 30 giorni (buono)
- lana grossolana: 2,5 -3 Kg di scarsa qualit.
124
5.Pinzirita
Razza italiana a prevalente attitudine alla produzione di latte. Originaria della Sicilia centro-orientale,
proviene dall'Ovis aries asiatica. Viene chiamata anche Piperita o Siciliana. Razza rustica, vive in
ambienti molto difficili con estati siccitose e inverni rigidi. Allevata
in Sicilia. Caratteristiche morfologiche e produttive
Taglia: medio-piccola.: maschi Kg. 70 e femmine Kg. 45
Testa: tozza con profilo leggermente montonino, bianca
irregolarmente picchiettata di nero o di marrone scuro.
Tronco: Linea dorso lombare pressoch rettilinea. Mammella
globosa sviluppata e ben attaccata. Capezzoli piccoli.
Vello: bianco aperto, bioccoli lunghi e triangolari.
Pelle: fine, rosea con picchiettatura nelle aree prive di lana.
Produzioni medie: - Latte (senza poppata):
primipare (100gg) 100 Kg - pluripare (180gg) 150 Kg
6.Leccese
Razza italiana a prevalente attitudine alla produzione di latte. Si ritiene provenga dagli ovini di razza
asiatica o siriana del Sanson (Ovis aries asiatica). Zona di origine Salento (Puglia). Un tempo era
considerata una razza a triplice attitudine (latte, carne e lana).
Zona di maggior allevamento: Puglia e Basilicata. Caratteristiche morfologiche e produttive
Taglia: media, medio-pesante Testa: leggera, allungata, asciutta, frequenti corna aperte ed a spirale
nei maschi, assenza di corna nelle femmine, orecchie medie e quasi orizzontali, ciuffo di lana corto in
fronte. Profilo rettilineo
Tronco: lungo, garrese con altezza inferiore alla groppa, fianchi e costati piatti, coda lunga e sottile,
mammelle sviluppate. Arti lunghi e diritti, unghielli scuri.
Vello: bianco in genere, con varianti a vello nero, aperto ed a blocchi conici con filamenti penduli. Lascia
scoperti arti, faccia, gola.
Pelle: rosa a vello bianco, con macchie nere allo sterno, pelo
nero raso sulla faccia, arti neri o picchiettati, aperture
naturali nere come il palato.
Altezza media adulti al garrese: Maschi cm. 73
Femmine cm. 66 con pesi rispettivamente di 60 -65 Kg
e Kg 45. Bassa gemellarit: 25%
Produzioni medie:
Latte 150 - 200 Kg per lattazione (grasso 7% proteine 6,5%),
Carne agnellone a 90 giorni 23 Kg.
7.Altamurana (o moscia)
Razza italiana a prevalente attitudine alla produzione di latte. La zona di origine Altamura in provincia
di Bari. Diffusa in Puglia (Bari, Foggia) e in Basilicata (Matera, Potenza). Un tempo era considerata una
razza a triplice attitudine (latte, carne e lana).
E' detta anche "Moscia" per i filamenti lanosi poco increspati e cadenti del suo vello. Si ritiene
provenga dagli ovini di razza asiatica o siriana del Sanson (Ovis aries asiatica) e precisamente dal ceppo
di Zackel. Caratteristiche morfologiche e produttive
Taglia: media. Testa: leggera, allungata, a volte con corna corte. Orecchie piccole orizzontali, ciuffo di
lana in fronte. Tronco: dorso e lombi rettilinei, groppa spiovente e non larga, addome rotondo e
voluminoso, coda lunga e sottile, mammella sviluppata, globosa.
Vello: bianco, aperto, bioccoli appuntiti, esteso, coprente il tronco, collo, base del cranio e coda.
Pelle: sottile, elastica, bianco-rosata, piccole macchie rotondeggianti di colore scuro o grigiastro sulla
faccia e parti inferiori degli arti.
125
Altezza media al garrese: Maschi cm. 71 - Femmine cm. 65. Peso medio: Maschi adulti a Kg. 60 Femmine adulte. Kg. 45
Fertilit: 90%; prolificit: 112%; cicli estrali: per 10 mesi allanno. Et 1 parto: 15 mesi. Peso agnelli
alla nascita:1,8 Kg gemelli - , 3,2 Kg
Produzioni medie:
- Latte:40 kg al 1 parto per 40 giorni 60-65 kg/180 giorni
(contenuto in grasso 7,5% proteine 6,5%)
-carne: agnelli a 90 giorno pesano 18 -20 (scarso)
- Lana: (in sucido) Arieti Kg. 3 - Pecore Kg. 2 La lana molto lunga
(20 -30 cm) adatta per materassi.
8.Valle del Belice
Razza italiana a prevalente attitudine alla produzione di latte. Originaria della Valle del Belice, nelle
province di Agrigento e di Trapani. Deriva da un incrocio a tre vie che ha visto interessate le razze
Pinzirita, Comisana e Sarda. Allevata in Sicilia per la sua rusticit.
Caratteristiche morfologiche e produttive
Taglia: media. Testa: fine ed allungata.
Tronco: ben sviluppato con buoni diametri trasversali.
Vello: bianco, aperto a bioccoli conici.
Peso medio: maschi a 90 giorni Kg. 23 - femmine a 90 giorni. Kg. 15
Produzioni medie:
- Latte primipare 150 Kg -pluripare 200 Kg (contenuti in grasso 6%
proteine 5,5%)
9.Bergamasca
Razza italiana a prevalente attitudine alla produzione di carne. Originaria dell'Altipiano di Clusone e
delle vicine valli Bergamesche. Presente soprattutto in Lombardia (Bergamo), ma diffusa anche in altre
regioni dell'Italia settentrionale e centrale. E' considerata la migliore razza italiana per la produzione
di carne. La produzione di lana elevata, anche se di qualit mediocre. Il latte prodotto totalmente
poppato dall'agnello.
Caratteristiche morfologiche e produttive
Razza italiana di taglia maggiore: altezza media al garrese 80-90 cm e un peso da 85 a 110 kg. Fertilit
del 95% e prolificit del 150% (3 parti in 2 anni). Razza molto precoce: et al primo parto 13 mesi
Testa: acorne, grande e lunga, profilo montonino, orecchie lunghe, larghe e cadenti.
Tronco: lungo, petto largo e prominente, torace largo,dorso diritto, lombi lunghi e robusti, ventre
voluminoso, arti lunghi e robusti, mammelle voluminose.
Vello: bianco, esteso, escluso basso ventre e tarso inferiore;
agli arti di tipo semi-chiuso o semi-aperto, bioccoli cilindroconici. Pelle: rosea, untuosa, unghielli chiari.
Allevata soprattutto per la produzione di carne: alla nascita 44,5 kg, con alti IPG circa 300 g, ad un mese circa 15-18 kg
(agnello da latte). Pi comune lagnellone di 6 mesi di 45-48
kg e il castrato a 18 mesi con circa 100 Kg di peso.
Il latte prodotto dalle pecore (circa 160-180 kg per
lattazione) utilizzato interamente per lo svezzamento degli
agnelli.
Buona produzione di lana (circa 4-5 kg), ma di scarsa qualit.
.
126
10.Appenninica
Razza italiana autoctona delle province di Arezzo, Firenze, Grosseto, Siena, Perugia e Terni. Un tempo
era considerata una razza a triplice attitudine (latte, lana e carne).
Oggi allevata in Toscana, Umbria e molte regioni dell'Appennino centro-meridionale, la pi diffusa
tra le razze da carne e fornisce discrete quantit di lana piuttosto grossolana (da materasso).
Caratteristiche morfologiche e produttive
Taglia: medio-grande: altezza media al garrese - maschi cm. 77;
femmine cm. 69 con un peso rispettivamente di Kg. 78 e Kg.
56. Et al 1 parto: 16 mesi; fecondit 90%; prolificit 130%.
Peso alla nascita: 2,9 -4,3 Kg
Testa: acorne, profilo rettilineo o leggermente arcato,
orecchie medio-lunghe portate orizzontali o leggermente
pendenti.
Tronco: relativamente lungo con altezza al garrese quasi pari a
quella della groppa, petto largo, groppa con buon sviluppo.
Vello: bianco, aperto o semi-aperto; nudi la testa, la parte
ventrale del collo, il basso ventre e gli arti.
Pelle: rosea.
Produzioni medie:
- Latte: 1 parto 65 Kg in 100 giorni e successivamente 80 -110 Kg in 180 giorni
- Carne: agnelli da latte 13 -15 Kg agnellone a 6 mesi 32 - 42 Kg
- Lana (in sucido): Ariete Kg. 2,5 - Pecore Kg. 1,5
11.Barbaresca
Razza italiana a con buona produzione di carne e latte. Culla di origine l'entroterra delle zone
litoranee sicule del Mediterraneo. E' allevata in Sicilia (specialmente in provincia di Caltanissetta) e
nelle colline dell'Italia meridionale. Deriva da incroci avvenuti nel corso dei secoli tra pecore della
razza Barbaresca proveniente dal nord Africa e della razza Pinzirita siciliana. Caratteristiche
morfologiche e produttive
Taglia: medio-grande. altezza al garrese maschi cm. 85 - femmine cm. 80 con un peso medio
rispettivamente di Kg. 110 e Kg. 65. Fertilit: 90%, prolificit 140%. Peso alla nascita 3 -4,5 Kg. Testa:
acorne, robusta, allungata, bianca; orecchie lunghe e pendenti; naso,
orecchie, labbra e parte della faccia macchiate di nero.
Tronco: ossatura forte, petto largo e profondo, groppa ampia e
cosce carnose, coda grossa e grassa. (lipoma caudale)
Vello: bianco, denso, bioccoli tronco-conici, assente nella testa, arti
e parte inferiore del tronco.
Pelle: rosea, tendente al marrone chiaro, elastica.
Produzioni medie:
- Carne: agnello a 45 giorni 10 -13 Kg agnellone a 6 mesi 33-40 Kg
- Latte: Dopo 1 parto 60Kg in 100 giorni successivamente 110 -150
kg in 180 giorni (contenuto in grasso 6-7%)
- Lana: Arieti Kg. 6,5 - Pecore Kg. 3,1 di scarsa qualit
12.Biellese
Razza italiana a prevalente attitudine alla produzione di carne, anche se non del tutto trascurabile la
produzione di latte e quella di lana adatta per materassi, imbottite e tappeti. Affine alla Bergamasca.
Originaria del Biellese. Allevata in Piemonte, soprattutto nelle province di Vercelli, Torino e Cuneo.
127
13.Fabrianese
Razza italiana a prevalente attitudine alla produzione di carne. Deriva dalla vecchia Appenninica
incrociata con la Bergamasca. Originaria della zona di Fabriano. Diffusa in provincia di Ancona e zone
limitrofe. La lana mediocre, per materassi e tappeti. Caratteristiche morfologiche e produttive
Taglia grande: altezza media al garrese:
maschi cm. 80 - femmine cm. 72 con un peso medio
rispettivamente di Kg. 80 e Kg. 60. Et al 1 parto 13 mesi;
fertilit del 90%; prolificit del 140 -180%. Peso alla
nascita: 3,2 -4,9 Kg. (5 agnelli in 2 anni).
Testa: acorne, non pesante, profilo montonino, collo di media
lunghezza. Tronco: lungo, a forma tronco-conica,Dorso forte e
leggermente inclinato in avanti, Arti esili. Vello: bianco,
semiaperto. Pelle: chiara, con macchie scure.
Produzioni medie:
- Carne: agnello da latte 14-17 Kg agnellone a 6 mesi 40 -47
Kg
- Latte: 1 parto 150 Kg in 100 giorni nei successivi 200 -220
Kg in 180 giorni (compresa la poppata)
- Lana: (in sucido) Arieti Kg. 4 - Pecore Kg. 2,5. Di scarsa qualit
14.Laticauda
Razza italiana a duplice attitudine, con buona attitudine alla carne (elevato tasso di gemellarit e rapido
accrescimento degli agnelli) e buona produzione di latte). Ha avuto probabilmente origine dalla pecora
Nord-Africana, Barbaresca, formandosi, quindi, con successivi incroci con la pecora Appenninica locale
e meticciamenti protrattisi nel tempo. E' originaria della Campania dove allevata quasi esclusivamente
(prov. di Avellino e Benevento). E' una razza precoce che
presenta elevata prolificit e buoni ritmi di accrescimento.
Caratteristiche morfologiche e produttive
Taglia grande:altezza media al garrese maschi cm. 82 femmine cm. 71 con un peso rispettivamente di Kg. 95 e Kg.
69. Fecondit alta con una prolificit del 180%. Peso nascita da
3,8 Kg a 5 Kg
128
Testa: pesante, profilo montonino, priva di corna. Orecchie grandi portate in basso e lateralmente,
collo lungo. Tronco: lungo e largo, garrese leggermente tagliente, torace alto e profondo, coste arcuate,
groppa larga e spiovente, arti lunghi, coda grassa (lipoma caudale).
Vello: bianco poco serrato, presenza di pelo giarra, ricopre il corpo ad esclusione della faccia ventrale
del tronco, della regione inferiore del collo, della fronte, guance e arti fino al ginocchio e al garretto.
Pelle: sottile rosea, frequenti macchie nere, marroni o rosse alle palpebre, al musello, alle orecchie e
agli arti.
Produzioni medie:
- Latte 1 parto 70 Kg in 100 giorni e successivamente 80 - 100 kg in lattazioni di 180 giorni (caciotte
pecorini)
-Lana: 2,5 3 Kg di scarsa qualit
-Carne: agnello da latte a 45 giorni 11-15 Kg; agnellone a 6 mesi 35-45 Kg
16.Gentile di Puglia (razza merinizzata)
Razza italiana a prevalente attitudine alla produzione della lana, anche se attualmente l'orientamento
del miglioramento quello di esaltare l'attitudine alla produzione di carne. Oggi viene quindi inclusa tra
le razze ovine a duplice attitudine (lana e carne). Originaria della provincia di Foggia. Diffusa
particolarmente in Puglia, Basilicata, Calabria e in altre regioni meridionali. E' la razza merino italiana
che si andata costituendo a partire dal XV secolo attraverso l'incrocio fra la razza locale "Carfagna"
e arieti Merinos spagnoli. Caratteristiche morfologiche e produttive
Taglia di medie dimensioni:altezza al garrese da 60 a 71 cm e un peso da 40 a 70 kg, i maschi hanno
corna robuste a spirale regolare, mentre generalmente le femmine no. Fertilit 30%;prolificit del
120%. Et al 1 parto: 18 mesi.
Testa: profilo leggermente montanino con orecchie piccole.
Tronco: lungo e mediamente largo.
Vello: bianco, a lana fine, costituito da bioccoli chiusi
su tutto il tronco, il collo fino al dorso del naso e gli arti
sino al carpo anteriori e nodello posteriori
Pelle: sottile, rosea a volte presenza di piccole macchie
nere o marroni alle orecchie, al musello ed all'occhio.
Produzioni medie:
- Carne agnello da latte a 30 giorni 10-11 Kg a 3 mesi
lagnellone pesa 20 -22 Kg.
- Lana (in sucido) Arieti Kg. 6 - Pecore Kg. 3.5 di buona
qualit
- Latte. Al 1 parto 70 kg (30 kg al netto di quello dato agli agnelli) in 100 giorni e successivamente 100
Kg (contenuto in grasso 8%-11%) Produzione di latte in genere scarsa, in alcuni casi insufficiente
persino alla nutrizione degli agnelli.
17.Sopravissana (merinizzata)
Razza italiana sfruttata nel passato per le tre attitudini (lana,
carne e latte), attualmente utilizzata soprattutto per la
produzione della carne, anche se la sua lana ottima. Ha avuto
origine dalla pecora Vissana incrociata dalla seconda met del
XVIII secolo con arieti Merinos spagnoli, francesi e
recentemente Gentile di Puglia. Principali regioni in cui diffuso
l'allevamento: Lazio, Umbria, Marche, Toscana, Abruzzo, Molise,
Puglia.
Caratteristiche morfologiche e produttive
Taglia media: altezza al garrese maschi cm. 71 - femmine cm. 63 e con peso rispettivamente di Kg. 66
e Kg. 50. Fertilit: 90%; prolificit 130%; et 1 parto 18 mesi. Peso alla nascita 3,5 -4 Kg.
129
Testa: proporzionata, profilo rettilineo nelle femmine, lievemente montonino nei maschi, corna robuste
a spirale aperta e assenti nelle femmine, con orecchie piccole.
Tronco: quasi cilindrico, arti robusti, petto largo, garrese leggermente pi basso della groppa.
Mammelle di medio sviluppo, globose, ben attaccate con capezzoli divaricati.
Vello: bianco, bioccoli prismatici, ricopre tutto il corpo, base della testa e fronte a forma di ciuffo,
esclusi gli arti anteriori fino al terzo inferiore e quelli posteriori fino al garretto.
Pelle: rosa - bianco.
Produzioni medie:
- Carne agnello da latte 12,5 15 Kg (abbacchio romano) agnellone a 6 mesi 28 -35 Kg
- Latte limitato 60 -70 kg, oltre quello poppato dallagnello, elevata resa in formaggio 21-23%
- Lana Arieti Kg. 6,5 - Pecore Kg. 4,5 (unica tosa primaverile) fine e resistente
18. Merinizzata italiana
Deriva dalla popolazione polimeticcia ottenuta incrociando le razze merinizzate italiane (Gentile di
Puglia e Sopravissana) con tipi genetici Merinos-derivati europei. Allevata in Abruzzo, Basilicata,
Umbria e Puglia. Caratteristiche morfologiche e produttive
Taglia: medio-grande. Peso: - maschi 90 kg
- femmine 70 kg
Testa: acorne, leggermente montonina nei maschi, rettilinea
nelle femmine.
Vello: bianco e serrato, a lana fine di ottima qualit.
La selezione attuale tende a migliorare l'attitudine alla
produzione di carne, senza deprimere l'aspetto qualitativo
della lana.
Nel nostro Paese esistono allevamenti specializzati di
ovini con razze importate dall'estero, soprattutto per la produzione di carne: ILE DE FRANCE di taglia
grande i maschi possono raggiungere i 150 Kg, hanno una prolificit del 180% e una lana fine di qualit e
BERRICHONNE DU CHER di grande taglia, vello bianco con testa acorne e prolificit del 150%
(entrambe francesi) e poi. SUFFOLK con testa nera e vello bianco e DORSET (inglesi), la TEXEL,
FINNICA e la ROMANOV (razze molto prolifiche), nonch la MERINO AUSTRALIANA (per la lana di
qualit).
TECNICHE DI ALLEVAMENTO.
I vecchi sistemi di allevamento di tipo pastorizio - la grande transumanza orizzontale del meridione e la
piccola transumanza verticale del settentrione - stanno via via scomparendo e si sta affermando il
sistema stanziale - oltre al pascolamento, che per es. pu essere razionale a rotazione, viene attuata
una integrazione alimentare con foraggi conservati e mangimi concentrati.
Vista la rusticit degli ovini si punta nei moderni orientamenti alla stabulazione stagionale, in altre
parole limitata al periodo pi freddo.
Criteri di miglioramento genetico.
In passato i pastori effettuavano una selezione massale, ovvero morfologica o fenotipica cio facevano
riprodurre solo gli individui che sembravano migliori - si ricorda per che il fenotipo di un animale
risulta dall'interazione del genotipo e i fattori ambientali (paratipo).
Oggi, per la scelta dei riproduttori, specialmente gli arieti, (si scelgono i maschi perch rispetto alle
femmine possono avere pi figli e quindi diffondere pi rapidamente il progresso genetico), vengono
effettuati dei test:
a) performance test o test della produttivit, per i caratteri ad una pi alta ereditabilit (la carne);
b) progeny test o valutazione attraverso la produzione dei figli, per i caratteri a pi bassa ereditabilit
(il latte).
130
131
GRAVIDANZA dura da 142 a 160 giorni (circa 5 mesi) - il massimo sviluppo del feto si ha a partire dal
4 mese. Il peso alla nascita dell'agnello di 2,5-3 kg sino a 5-6 kg. L'attitudine a parti gemellari un
carattere individuale e di razza (vedi la razza bergamasca e comisana).
Diagnosi di gravidanza:
ovile
Pascolo
0,98 UF/q
1,28 UF/q
Per la gravidanza questi valori vanno aumentati, soprattutto a partire dal 4 mese, perch
l'accrescimento del feto diviene molto rapido, in pratica si aumentano di 0,2 03 UF il giorno.
Per l'allattamento si considera 0,56-0,76 UF per kg di latte in funzione della percentuale di
grasso presente.
Per gli animali giovani va inoltre considerato il fabbisogno di accrescimento che varia a secondo
del peso e dell'IPG ed eventualmente il fabbisogno di ingrasso.
Oltre al fabbisogno energetico, che oggi viene espresso anche in UFL e UFC, occorre calcolarsi per le
varie fasi anche il fabbisogno in proteine (30 g /giorno per una pecora di 50 Kg), sali minerali,
132
soprattutto il calcio (0,05 g per Kg di peso) e il fosforo (0,03 g per Kg di peso), acqua 3 4 Kg per Kg di
sostanza secca ed eventualmente quello in vitamine.
Per fare una corretta razione alimentare occorre conoscere il livello di ingestione volontario di una
pecora che 5 - 5,5 kg di s.s/q di peso vivo - decisamente superiore a quello bovino.
Si ricorda che quest'ultimo un valore medio indicativo e dipende sia da fattori ambientali, individuali ad es. malattie e stadio produttivo diverso - e l'appetibilit dello stesso alimento.
= 99
Totale UF
= 347.6 UF
913
100
1000 X 40 Kg
1468 X 3,5 Kg
133
Si deve comunque convenire che nell'allevamento intensivo, fermo restando il peso che la base genetica
ha e perci la scelta di una razza altamente specializzata per il latte soprattutto l'ambiente, con i
suoi fattori essenziali che condiziona la produzione lattea.
Per quanto riguarda le esigenze alimentari caprine bisogna in primo luogo soddisfare i fabbisogni di
base, poi quelle che riguardano le necessita delle produzioni e bisogna considerare anche la presenza
della prole (capretti ) e quindi aggiungerla a quelle sopra considerate.
I fabbisogni energetici vengono espressi in unit foraggere latte (UFL),La razione alimentare non deve
solo soddisfare compiutamente tutti i fabbisogni energetici, proteici e minerali e vitaminici ma deve
anche risultare la meno costosa.
In linea generale per capre destinate alla produzione di carne con un peso di circa 60 kg si
esige un apporto di 300 UFC ma in caso di un intensa attivit motoria e di particolari condizioni
ambientali questa deve essere aumentata (fino al 50%)
Inoltre se si tratta di capre gravide, occorre mediamente una maggiorazione quotidiana di 0,45 UFL
solo dal terzo mese d gestazione fino al momento dei parto.
Miglioramento genetico
Il patrimonio caprino italiano ha una consistenza numerica di pi' di un milione di capi, allevati per
oltre l'80% nell'Italia peninsulare e continentale in piccolissimo greggi, prevalentemente localizzati
nelle zone collinari e montane.
Solo una piccolo parte dell'allevamento caprino nazionali costituito da vere e proprie razze, essendo
in prevalenza formato da popolazioni meticce originatesi dai pi disparati incroci che, sotto l'influenza
dei fattori ambientali, hanno assunto caratteristiche comuni.
Di queste popolazioni fino a non molti anni addietro, s conosceva assai poco, sia nei riguardi delle
caratteristiche morfologiche che di quelle funzionali, sebbene di qualcuna fosse ben nota la buona e
anche l'ottima attitudine produttiva.
E' stato con l'istituzione dei Libro genealogico nazionale delle razze caprine che ha avuto inizio lo
studio dei pi' importanti gruppi etnici.
L'indirizzo produttivo prevalente il latte poi viene quello della carne per la macellazione dei capretti
in occasione delle festivit (natale e pasqua), in misura minore per la pelle (per carpe e guanti) e per il
pelo, soprattutto per la capra d'angora e quella di kashmir (mohair).
Gran parte dei latte prodotto destinato alla caseificazione.
Le linee del miglioramento attuato nel nostro paese sono cosi puntualizzate:
1) Studio delle principali popolazioni caprine e individuazione dei gruppi etnici da migliorare.
2) Indirizzi da seguire nel miglioramento (selezione o incrocio) a seconda della potenzialit
genetica e produttiva del materiale di partenza.
3) Criteri da adottare per l'attuazione della selezione.
L'eterogeneit genetica con le scarse conoscenze delle caratteristiche produttive del patrimonio
caprino nazionale hanno reso e rendono prioritario lo studio e l'individuazione dei gruppi etnici di cui
esaltare le attitudini mediante selezione.
Per le popolazioni di minor valore invece necessario il ricorso all'incrocio scegliendo con la dovuta
oculatezza, le razze incrocianti a seconda degli ambienti, della potenzialit genetica e produttiva del
materiale di partenza.
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Mantello: fulvo con varie tonalit, pelo corto, con riga mulina. Estremit degli arti e unghielli neri,
caratteristica maschera facciale.
Pelle: sottile, pigmentata in nero; lingua, palato ed aperture naturali scure.
Maltese: (48.000 capi). Le origini lontane di questa razza sono il versante medio-orientale del bacino
del Mediterraneo. E' stata selezionata in Italia. Zona di maggiore allevamento: Sicilia e regioni del
centro sud. Altri piccoli gruppi in regioni del nord. Spiccata attitudine lattifera che ben si adatta al
sistema intensivo stallino. Allevata allo stato brado, semibrado e stabulato. Il Libro Genealogico stato
attivato in Italia nel 1973. Prevalente l'attitudine alla produzione di latte.
Caratteristiche morfologiche e produttive
Taglia media-piccola : altezza media al garrese: maschi 87 cm e femmine 71 cm un peso medio:
rispettivamente di 70 Kg e 46 Kg. Fecondit 95%; prolificit
180%; Et al 1 Parto: 15 mesi. Peso medio dei capretti alla
nascita 3,5 kg e a 60 giorni 11 kg.
Testa: medio-leggera, acorne, con pezzature nere (nuca,
orecchie e mascella). Orecchie lunghe, larghe e pendenti; nel
maschio barba e ciuffo frontale. Tronco: torace e addome
ampi; arti robusti; mammella ben sviluppata. Mammella ampia,
di tipo pecorino, raramente piriforme, con capezzoli
sviluppati. Arti robusti con unghielli di colore grigio o tendenti
al giallo. Mantello: peli lunghi di colore bianco-giallastro
possibilit di pezzature nere), spesso. Pelle bianco-rosea con
eccezione delle zone in cui presente la pezzatura.
Produzioni medie latte: primipare 400 Kg mentre le pluripare
550 Kg per lattazioni di 210 giorni (Contenuto in grasso 5,1% e proteine 4,3%)
.
Girgentana: (4.000 capi). Le antiche origini di questa razza sono da ricercare nella capra Falconeri o
Markor, proveniente dall'Asia Occidentale. Si diffusa in passato in Sicilia, specialmente nella
provincia di Agrigento (da cui prende il nome "Girgenti").
Attualmente allevata soprattutto in Sicilia (prov. Agrigento) e
in Calabria, allo stato semistabulato o stabulato. Il Libro
Genealogico stato attivato nel 1973. Molto buona la
produzione di latte. Caratteristiche morfologiche e produttive
Taglia media: altezza media al garrese maschi 85 cm e le
femmine 80 cm con un peso rispettivamente di 65 kg e 46 Kg.
Fecondit 95%; prolificit 190%; et al 1 parto 15 mesi. Peso
alla nascita: 3,5 kg e a 60 giorni 10,5 kg
Testa: piccola, fine con profilo fronto-nasale camuso. Presenza
di barba nel maschio e nella femmina. Orecchie medio-piccole,
erette. Corna in ambo i sessi attorcigliate, erette e turrite.
Tettole di norma presenti in entrambe i sessi. Tronco: torace
ed addome ampi. Groppa sviluppata. Apparato mammario ampio,
generalmente con mammelle tipiche pecorine. Arti di media lunghezza, abbastanza sottili, con unghielli
marrone tendenti al giallo.
Mantello: bianco con fronte e mascellari fulvi tendenti al marrone; pelo ruvido abbastanza lungo; pelle
bianco-rosea.
Produzioni medie latte: primipare 300 kg mentre le pluripare
400 Kg (4,7% di grasso e 4,2% proteine)
Garganica: (100.000 capi) Razza italiana originaria del
promontorio del Gargano (Puglia) derivata dall'incrocio di
137
soggetti autoctoni con capre provenienti dall'Ovest dell'Europa. Zona di maggiore diffusione: Puglia
promontorio del Gargano (provincia di Foggia) e in altre regioni del centro-sud. Rustica e
particolarmente adatta all'allevamento brado in ambienti molto difficili.
Il Libro Genealogico stato attivato nel 1973. L'attitudine principale la produzione di latte.
Caratteristiche morfologiche e produttive
Taglia media: altezza media al garrese maschi 85 cm e le femmine 75 cm con un peso rispettivamente
di 55 e 35 Kg. Fecondit 95%; prolificit 180% e 1 parto a 18 mesi. Peso alla nascita circa 3 Kg e dopo
60 giorni circa 11,5 Kg
Testa: piccola, provvista di corna in ambo i sessi, faccia lunga e triangolare, ciuffo folto in fronte,
mento con barba ben sviluppata; orecchie lunghe, portate di lato ed orizzontalmente. Tronco: garrese
sporgente, regione dorso-lombare rettilinea, mammelle di medio sviluppo con capezzoli piccoli, presenza
di capezzoli soprannumerari.
Mantello: nero lucente, a volte con sfumature rossastre.; pelle elastica nera.
Produzioni medie latte: primipare 180 Kg per lattazione di 150 giorni, mentre le pluripare 250 kg in 210
giorni (4,3% grasso e 3,8% proteine)
Sarda: (250.000 capi) Razza autoctona della Sardegna (dove tuttora allevata), derivata
dall'introduzione di razze diverse (specialmente Maltese). Molto rustica, media attitudine lattifera e
modesta prolificit. Adatta ad ambienti difficili.
Il Libro Genealogico stato attivato nel 2002. Caratteristiche morfologiche e produttive
Taglia media: altezza media al garrese maschi 78 cm e femmine 70
cm con un peso rispettivamente di 60 Kg e 45 Kg. Peso alla nascita:
2,8 kg, a 60 giorni 11 kg. Et al 1 parto 20 mesi.
Testa: piccola e leggera nelle femmine, pi grossa nel maschio, profilo
quasi rettilineo; con o senza corna. Orecchie media lunghezza e
larghezza, quasi orizzontali.
Tronco: torace profondo, addome ampio. Mammella ben sviluppata,
ampio attacco, globosa capezzoli grandi e distanziati. Arti robusti con
unghielli solidi. Mantello: pi frequentemente bianco e grigio.
Produzione media latte: primipare 160 Kg mentre le pluripare 250 Kg
per lattazioni di 210 giorni
Kashmir. Razza di capre da pelo originaria del Kashmir (regione nord-occidentale dell'India). Oggi
allevata in molti altri stati (India, Tibet, Cina, Mongolia, Pakistan e Afghanistan) per la produzione del
pelo di altissima qualit (cachemire, fibra di straordinaria finezza pari a 13-15 micron contro i 24
micron della lana pi pregiata presente in commercio proveniente da pecore Merinos). Negli altipiani di
origine vive anche a 6.000 metri di altezza.
Il primo produttore mondiale di cashmere grezzo la Cina (60% della produzione mondiale), seguita da
altri paesi dell'area come Mongolia, India, Pakistan, Iran,
Afganistan; da qualche anno viene allevata anche in Australia,
Stati Uniti, Scozia e Francia. E' pero l'Italia il primo paese
trasformatore, nei suoi centri tessili lanieri di Biella e Prato.
La lavorazione quella della lana, con la differenza che il
cashmere deve essere separato dal pelo (giarra),
recuperato ed utilizzato per produrre pellicce.
Il cashmere il sottopelo della capra. La giarra, cio il pelo
vero e proprio, deve essere separata dal sottopelo ed per
questo che si preferisce non tosare queste capre, ma
utilizzare un altro metodo. La raccolta della fibra si effettua infatti pettinando le capre. Il cashmere
non particolarmente delicato: non va lavato a secco ma solo con acqua fredda o al massimo a 40 C;
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per limitare l'infeltrimento, come per la lana, importante che la temperatura del lavaggio e del
risciacquo sia la stessa. Rispetto alla lana ha un vantaggio: non necessita di ammorbidente, ed anzi con i
lavaggi diventa sempre pi morbido. Questo perch solo la pecora produce lanolina, una sostanza grassa
che impregna e protegge la lana impermeabilizzandola, e che viene in gran parte eliminata con il lavaggio
effettuato dopo la tosatura e poi nei lavaggi in lavatrice. La qualit della fibra comunque molto
diversa a seconda dell'animale che lo ha prodotto, e anche della sua et: pi giovane, maggiore la
finezza. Anche il colore molto variabile: dal panna al grigio, dal nocciola al nero. Caratteristiche
morfologiche e produttive Taglia medio-piccola. peso medio maschi 60 kg e le femmine 40 kg. Corna di
lunghezza variabile.
Mantello: bianco, variabile, spesso con zone pi scure sul dorso; pelo molto lungo.
Produzione di fibra: ogni pettinatura 200-210 g di prodotto pulito per capo.
L'allevamento non richiede cure particolari rispetto a quello destinato esclusivamente alla produzione di
latte e carne; inoltre pu contribuire a valorizzare le zone marginali della collina e quelle interne di
montagna, dove sempre pi difficile trovare delle valide alternative economiche.
Tibetana - Il colore del mantello pu essere bianco, nero,
marrone o pezzato con due o tre colori. Taglia medio -piccolo:
altezza al garrese 50-60 cm e peso medio degli adulti 20-30 kg:
le femmine sono leggermente pi piccole del maschio.
Generalmente si accoppiano a met autunno. Il maschio in quel
periodo diventa molto odoroso per via di sostanze ormonali
secrete assieme all'urina: 140 giorni dopo la fecondazione i
piccoli, uno nelle femmine primipare, 2 nelle altre. Rari ma non
eccezionali i parti tripli. 40 giorni prima del parto nella femmina
cominciano a gonfiarsi le mammelle e qualche giorno prima
dellevento la femmina si apparta e viaggia staccata dal gruppo
in attesa del momento di partorire. Il peso dei cuccioli appena nati varia dal chilo al chilo e mezzo. A sei
mesi i piccoli sono svezzati e la femmina pronta per una nuova gravidanza.
Toggenburg Razza caprina svizzera originaria del cantone di San Gallo, pi precisamente del distretto
di Obertoggenburg (il nome deriva dalla vallata omonima). Razza rustica simile alla Saanen. Razza
versatile, con grande capacit di adattamento. Ha una buona produttivit di latte e presenta una
spiccata prolificit con parti frequentemente bigemini.
Caratteristiche morfologiche e produttive
Taglia media: altezza media al garrese maschi 75 85 cm e le femmine 70 80 cm con peso
rispettivamente di 65 Kg e 45 Kg
Testa: generalmente acorne. Tronco: corporatura tarchiata,
con torace ampio e profondo, con arti brevi e robusti; ben
sviluppata e conformata.
Vello: colore bruno chiaro al bruno rossiccio, con striature
bianche sulla testa, le zampe, la coda; il pelo varia da corto, a
medio-lungo, a lungo.
Produzione media latte: pluripare 700 Kg per lattazione.
(contenuto di grasso 3,30% proteine 2,80%)
Angora Razza di capre da pelo originaria della Turchia.
L'origine risale ad almeno 3.000 anni fa. Il nome Angora deriva dalla regione di origine (Ankara)..
In Europa viene allevata (Francia, Inghilterra, Germania, Svizzera e Italia) anche se i volumi di fibra
prodotti sono molto modesti.
139
Produce un pelo pregiatissimo e sericeo (il "mohair", che deriva dal turco "mukhyar", termine che viene
usato per indicare i velli pi pregiati), adatto per la
produzione di filati di alta qualit. Razza frugale, che pu
vivere in ambienti difficili. Molto sensibile alle condizioni
climatiche avverse nelle 3-4 settimane successive alla tosa
(a volte vengono usati degli speciali "cappotti"). La presenza
di ectoparassiti pu deprimere notevolmente il valore del
mohair prodotto.
Caratteristiche morfologiche e produttive
Taglia piccola. Peso medio maschi 40-45 kg
e le femmine 30-35 kg. Il peso dei capretti alla nascita di
circa 2 kg.
Testa: profilo diritto, provvista di corna oblique, a spirale
nel maschio, dirette all'indietro nella femmina.
Mantello: bianco (ma esistono ceppi a pelo colorato, nero, giallo, marrone), lucente e raggiunge anche i
25 cm di lunghezza. La tosatura viene normalmente effettuata a marzo e settembre. Pi lungo rispetto
alla pecora il lavoro di tosatura (si usa un pettine diverso. Il mohair di migliore qualit ("kid-mohair) si
ottiene tosando i capretti per la prima e seconda volta, ricavando 1,3-1,5 kg di fibra finissima.
Produzione di lana a capo: 3-4,5 kg con fibra lunga dai 12 ai 20 cm.
Tecniche di produzione delle capre.
Un becco pu fecondare da 80 a 120 capre all'anno - ottimale da 25 a 35 -; manifestano la pubert a
circa 5 mesi, ma il primo accoppiamento a 15 - 16 mesi e durano per circa 5 - 6 anni Nelle femmine i
primi calori si manifestano a 5-6 mesi, ma i primi accoppiamenti si anno oltre il 7-8 mese. Il calore si
manifesta da luglio a gennaio, a volte sino a marzo e dura per 1-2 giorni, per un ciclo estrale di 21 giorni
Flushing alimentare e sincronizzazione dei calori come per la pecora: per aumentare la prolificit e
pianificare le nascite in funzione delle esigenze del mercato.
Linseminazione strumentale in via di sperimentazione e pertanto poco diffusa.
La gravidanza: dura in media 5 mesi ed una specie molto prolifica (da 1 a 5 capretti a parto);
Il peso dei capretti alla nascita varia da 2,5 a 5 Kg
Si va sempre pi diffondendo l'allattamento artificiale, anche se nei piccoli allevamenti, che poi sono la
maggioranza, permane l'allattamento naturale.
La durata dell'allattamento da 1 mese sino a 2,5 mesi se il capretto destinato al macello, di circa 3
mesi se destinato a diventare un riproduttore.
Fabbisogni alimentari:
simili alla pecora, ad eccezione della produzione di latte perch presenta una minore % di grasso - circa
4,5%. 0,4 UF/kg di latte.
La lattazione va da 3 mesi a 10 mesi, in medi dura 7-8 mesi, con un picco di lattazione tra il 30 e il 60
giorni
Composizione del latte di capra.
Acqua
86,7%
s.s.
13,3%
di cui 4,5% grasso; 4,1% lattosio; 2,9% proteine; 0,8% ceneri.
da Vitagliano "Industrie Agrarie". Utet
Produzione della carne:
capretto da latte, dopo 30-40 giorni circa 10-12 Kg
caprettone, et di circa 4-6 mesi e un peso di circa 20 kg.
140
PARTE 7
Superficie (ha)
Resa (q/ha)
UF/q
UF totali
Totale UF =
Individuate i fabbisogni nutrizionali medi di una vacca di razza frisona alla terza lattazione di 6
quintali di peso vivo che produce 30 kg di latte al giorno al 3,5% di grasso e al 7 mese di
gravidanza.
Si ricorda che l'allevamento in stabulazione fissa e che le condizioni climatiche sono ottimali.
Occorrono soddisfare i seguenti fabbisogni (secondo il metodo tradizionale):
fabbisogni di mantenimento: si compone di una quota di alimenti in grado di fornire all'animale principi
nutritivi sufficienti per mantenere vitali le proprie funzioni fisiologiche senza che si verifichi alcuna
variazione ponderale.
In pratica coincide con il metabolismo basale e viene determinato tenendo a completo digiuno e a riposo
l'animale in un ambiente termostatato.
Essa comprende diversi fabbisogni:
a) energetico: varia con l'et e il peso dell'animale;
negli adulti dei bovini mediamente 0,7 0,8 UF/q di peso vivo.
b) proteico: varia con l'et e il peso dell'animale;
negli adulti bovini
circa 60 g di proteine digeribili (PD)/q di peso vivo
c) sali minerali e vitaminico: non esistono particolari fabbisogni per sopperire ai consumi del "puro"
mantenimento.
Si controllano solo il Ca e il P (macroelementi)
- calcio:
6,5g/q di p.v.
- fosforo:
5g/q di p.v.
fabbisogni di accrescimento. Si considera solo per gli animali ancora giovani: l'accrescimento consiste
nella moltiplicazione ed aumento di volume delle cellule che formano i tessuti e gli organi di un animale,
dal momento del suo concepimento al momento in cui questo raggiunge l'et adulta.
141
Esistono delle tabelle che a seconda del peso dell'animale e dell'IPG (incremento ponderale giornaliero)
riportano sia i fabbisogni di mantenimento che di accrescimento. Tutti i fabbisogni sono unitariamente
estremamente elevati rispetti a quegli degli adulti e in particolare in sali minerali (soprattutto Ca e P,
importanti nell'ossificazione).
Per la produzione di latte. I fabbisogni sono direttamente collegati alla quantit di latte prodotto e
alla sua composizione in proteine e grasso (il grasso rappresenta la maggior fonte di asporto energetico
del latte).
Fabbisogno energetico:
0,3 - 0,4 UF/ Kg di latte e in funzione della percentuale di grasso
presente
Fabbisogno proteico:
60 g di proteina digeribili. /Kg di latte
Fabbisogno in sali minerali:
Calcio
4.2 g/ Kg di latte
Fosforo
1,7 g/ Kg di latte
fabbisogni per la gestazione.
L'accrescimento del feto limitato sino al 5 mese, poi dal 6 al 9 mese diviene molto rapido e
pertanto i fabbisogni vengono calcolati a partire dal 6- 7 mese sino al parto.
In pratica si valutano tali fabbisogni come se la gestante producesse al
7 mese
2 Kg di latte al giorno in pi;
8 mese
4 Kg di latte al giorno in pi
9 mese
6 Kg di latte al giorno in pi
Nel calcolo dei fabbisogni per un bovino bisogna tenere inoltre in conto:
il livello di ingestione (o fabbisogno in sostanza secca) che rappresenta la quantit di sostanza secca
che un animale riesce ad ingerire in un giorno, in funzione di fattori genetici individuali e fattori
ambientali:
per le bovine da latte in media 3 kg di S.S./q di peso vivo
il fabbisogno in fibra grezza, per un corretto funzionamento dei prestomaci, per una vacca da latte
circa il 20% della S.S. - (mentre per i maschi si pu scendere anche al 10-15% della S.S) - infatti tale
quota assicura tra gli AGV un 60% di acido acetico (precursore del grasso del latte) e un pH ruminale
ottimale tra il 6,6 e 6,1.
Schema di tabella per la determinazione dei fabbisogni giornalieri di un bovinocandinavo (metodo
tradizionale)
UF
PD
g
Ca
g
P
g
S.S.
Kg
Fibra
Kg
Mantenimento
Accrescimento
Prod. Latte
Gravidanza
Termoregolazione
Stabulaz. Libera
Pascolamento
Totale
Per compilare la tabella utilizzati i dati forniti nella descrizione dei fabbisogni
142
Vitelle
Manze
Vacche
Vacche
Peso medio
180 Kg
370 Kg
570 Kg
600 Kg
N capi
La carriera produttiva delle vacche (et I accoppiamento 16 mesi) di 5 lattazioni con una durata
media di 300 giorni. La rimonta interna - QR (n vacche/5) = 6 - con acquisto di seme dal Centro Tori.
L'indice di fertilit del 90% e la durata dell'interparto di 15 mesi.
Esempio di fabbisogni energetici in UF:
Manten/accrescimento manze
Manten/accrescimento vitelle
Mantenimento vacche giovani
Mantenimento vacche
Prod. Latte (18 Kg al 3,5% gra.)
Fabb. Gravidanza medio
Fabb. Movimento termoregolazione
Produzioni:
- Latte:
4,6 UF/giorno
3,4 UF/giorno
4,1 UF/giorno
4,2 UF/giorno
6,3 UF/giorno
2 UF/giorno
1 UF/giorno
- pluripare
- x 80 q = . q
- secondipare - x 65 q = . q
- primipare
- x 45 q = . q
TOTALE
- Vitelli
. q di latte
- nati:
- impiegati per la rimonta: Vitelli
- vendibili: .. vitelli scolostrati
- vacche di scarto
- . vacche
- letame
143
2,7 Ha
Granturchino
550q/Ha
300q/Ha
I 50q/Ha
II35q/Ha
III25q/Ha
IV20q/Ha
400q/Ha
23 UF/q
12 UF/q
- 12000 UF/Ha
3600 UF/Ha
32.400 UF
9.720 UF
45 UF/q
- 5850 UF/Ha
63.180 UF
12 UF/q
- 5000 UF/Ha
13.500 UF
Vitelle
Manze
Vacche
Vacche
Peso medio
180 Kg
370 Kg
570 Kg
600 Kg
N capi
6
6
6
24
La carriera produttiva delle vacche (et I accoppiamento 16 mesi) di 5 lattazioni con una durata
media di 300 giorni. La rimonta interna - QR (n vacche/5) = 6 - con acquisto di seme dal Centro Tori.
L'indice di fertilit del 90% e la durata dell'interparto di 15 mesi.
Fabbisogni energetici in UF:
Manten/accrescimento manze
Manten/accrescimento vitelle
Mantenimento vacche giovani
Mantenimento vacche
Prod. Latte (16 Kg x 300 gio. a
capo)
Fabb. Gravidanza medio
Fabb. Movimento termoregolazione
10.074 UF
7.446 UF
8.979 UF
36.792 UF
50.400 UF
2 UF x 27 capi x 104
1 UF x 42 capi x 365
5616 UF
15.330 UF
144
Produzioni:
- pluripare
- 24 x 50 q =
- secondipare - 6 x 45 q =
- primipare
- 6 x 40 q =
- Latte:
- Vitelli
- vacche di scarto
- letame
1200 q
270 q
240 q
TOTALE
1710 q di latte
- nati: 27
- impiegati per la rimonta: 6 Vitelli
- vendibili: 21 vitelli
- 6 vacche
- (25-30 volte il peso vivo in q): esempio 8400 q
Quantit
Kg
Razione
Base
Mangimi
Concentrati
Integratori
Tipo di
alimento
UF
S.S.
Kg
Fibra
Kg
PD
g
Ca
g
P
g
Totale
Consigli per la realizzazione di una razione alimentare per una vacca da latte.
Per avere una indicazione per potere pi rapidamente l'apporto nutrizionale che dovr essere dato
con la razione base - costituita essenzialmente da erbe, fieni e insilati e quanto con i mangimi
concentrati occorre, una volta determinati i fabbisogni energetici in UF e il livello di ingestione in
Kg di s.s., calcolare il
Grado di concentrazione =
UF
Kg s.s
> 0,7 si di fronte ad una elevata produzione e occorre prevedere una maggiore integrazione
con mangimi concentrati - mai comunque superiore al 40% dell'intero apporto energetico
0,55-0,69 si di fronte ad una media produttivit e occorre prevedere una integrazione di
mangimi inferiore, ad es. sino al 20-30% dell'intero apporto energetico.
< 0,55 si di fronte ad una bassa produzione e si pu tentare di soddisfare i fabbisogni solo
con la razione base o con limitatissime quantit di mangimi
145
Spesso per integrare o come spesso si dice per bilanciare una razione alimentare l'allevatore deve
mescolare due mangimi semplici - in questo la regola del miscuglio
Es. Orzo 100 UF, P.G
10%
Soia
115 UF, P.G
45%
Supponiamo che occorre un composto al 25% di P.G
10
45
25
20
15
Orzo
45 - 25 = 20 parti di orzo
25 - 10 = 15 parti di soia
Soia
Fosforo
Energetico
Proteico
Calcio
Fosforo
Fabbisogni totali:
Capacit di ingestione:
(Kgpv x 0,0185) + (Kg latte normalizzato x 0,305)
(660 x 0,0185) + (28,75 x 0,305) = 12,21 + 8,7 = 20,91 Kg di s.s
Nei primi 2 mesi di lattazione il livello di ingestione basso si riduce del 18% ossia di 3,78 e quindi
20,91 3,76 = 17,15
La capacit di ingestione verr calcolata come media tra leffettiva e quella ridotta del 18% ossia
(20,91 + 17,15)/2 = 19,03 kg di s.s.
Fabbisogno in fibra non deve essere < al 16% della capacit di ingestione (si usa di solito il 18-20%).
19,03 x 0,18 = 3,4 Kg di Fibra
Riassumendo:
UFL = 18,55
PG = 3091 g
Ca = 164 g
P
= 88 g
CI = 19 Kg di s.s
FG = 3,4 Kg
Coefficiente di ingombro: UFL/SS
= 18,55/20,91= 0.88
= 18,55/17,55 = 1.08
Generalmente la razione di una vacca composta per il 60% da foraggio e per il 40% da mangimi
Essendo la CI = 19 Kg ss
11,4 kg di s.s (60%) da foraggio
7,6 kg di s.s. (40%) da mangimi
Razione base di foraggi
ss%
UFL
PG%
Ca % P%
FG% alimenti sul tal quale da tab.
fieno di medica
87
57
16
0,14
0.23 27
silomais
35
27
2,6
0,12
0,07 7,6
fieno polifita
87
62
10
0,5
0,25 27
Ripartizione dei foraggi 11,4 Kg di ss
2 kg ss di fieno di medica
7 kg ss di silomais
2,4 kg ss di prato polifita
Kg tal quale = Kg ss/% ss alimento
Fieno di medica = 2,3 Kg
Silomais = 20 Kg
Prato polifita = 2,8 Kg
147
Fieno di medica
Silomais
Fieno polifita
Tq Kg
UFL
PG g
Ca g
P g
FG g
2,3
20
2,8
Totale
1,3
5,4
1,7
8,4
368
520
280
1168
3
24
14
41
5
14
7
26
621
1520
756
2897
Occorrono ancora (18,55 8,4) = 10,15 UFL - PG (3091-1168) = 1923 g Ca (164 -41) = 123 g P (8826) = 62 g FG (3400- 2897)= 503 g
Occorrono i mangimi per bilanciare la razione per 7,6 Kg di s.s
Mangimi concentrati
SS% UFL
PG%
Ca%
P%
FG% da Tabelle
Mais
Orzo
Frumento
Soia 44%
88
88
88
90
110
100
103
103
8.8
10,5
10,8
44
0,02
0,05
0,06
0.27
0,27
0,37
0.36
0.65
2,2
6
2,3
7
PG g
211
241
119
1716
2287
Ca g
0,5
1,1
0.7
10,5
12,8
Pg
6,5
8,5
4
25,3
44,3
FG g
53
138
25
273
489
Mais
Orzo
Frumento
Soia 44%
T.Q Kg
2,4
2,3
1,1
3,9
UFL
2,64
2,3
1,13
4,02
Totali 10,09
s.s. Kg
2,1
2
1
3,5
7,6
Razione base + mangimi: UFL (8,4 + 10,09)= 18,49; PG (1168 + 2287)= 3455 g;
Ca (41+ 13) = 54 g; P (26 + 44) = 70 g; FG (2897 + 489) = 3386 g
Razionamento vacca da latte 2 (secondo il metodo delle UFL e del Latte normalizzato)
I fabbisogni sono calcolati provare a fare una razione
Vacca di peso vivo 650 Kg I parto a 26 mesi e nel 2 mese della 1^ lattazione con una produzione di
latte che produce 24 litri al 3,5 % di grasso. Allevata in stabulazione libera (N.b. sino al 36 mese si
calcola il fabbisogno di gravidanza)
Calcolo dei fabbisogni:
Mantenimento:
Energetico - Kgpv x 0,006 + 1,4 = UFL
650 x 0,006 + 1,4 = 5,3 UFL
Proteico Kgpv x 0,85 = g di PG
650 x 0,85 = 552g di PG
Calcio Kgpv x 0,065 = g di Ca
650 x 0,065 = 42g di Ca
Fosforo
Kgpv x 0,05 = g di P
650 x 0,05 = 33g di P
Considerando che la vacca in stabulazione libera si aggiunge un 10% al fabbisogno energetico di
mantenimento: 5,3 + 10% = 5,3 + 0,53 = 5,83 UFL
Kg latte X (0,4 + 0,15x%grasso)
Produzione latte
latte normalizzato:
148
Energetico
Proteico
Calcio
Fosforo
Fabbisogni totali:
Energetico
Proteico
Calcio
Fosforo
Capacit di ingestione:
(Kgpv x 0,0185) + (Kg latte normalizzato x 0,305)
(650 x 0,0185) + (25,5 x 0,305) = 12,02 + 7,78 = 19.8 Kg di s.s
Nei primi 2 mesi di lattazione il livello di ingestione basso si riduce del 18% ossia di 3,78 e quindi
19,8 3,5 = 16,3
La capacit di ingestione verr calcolata come media tra leffettiva e quella ridotta del 18% ossia
(19,8 + 16,3)/2 = 18,05 kg di s.s.
Fabbisogno in fibra non deve essere < al 16% della capacit di ingestione (si usa di solito il 18-20%).
18,05 x 0,18 = 3,2 Kg di Fibra
Riassumendo:
UFL = 16,52
PG = 2752 g
Ca = 149 g
P
= 76 g
CI = 18.05 Kg di s.s
FG = 3,2 Kg
Coefficiente di ingombro: UFL/SS
= 18,55/20,91= 0.88
= 18,55/17,55 = 1.08
Generalmente la razione di una vacca composta per il 60% da foraggio e per il 40% da mangimi
Essendo la CI = 18 Kg ss
10,8 kg di s.s (60%) da foraggio
7,2 kg di s.s. (40%) da mangimi
Razione base di foraggi
fieno di medica
silomais
fieno polifita
Prato naturale
ss%
87
35
87
24
UFL
57
27
62
17
PG%
16
2,6
10
2,3
Ca %
0,14
0,12
0,5
0,12
149
P%
0.23
0,07
0,25
0,07
Mangimi concentrati
SS%
88
88
88
90
87
Mais
Orzo
Frumento
Soia 44%
Fava
UFL
110
100
103
103
98
PG%
8.8
10,5
10,8
44
26,3
Ca%
0,02
0,05
0,06
0.27
0,11
P%
0,27
0,37
0.36
0.65
0,61
FG% da Tabelle
2,2
6
2,3
7
7,5
800 g giorno
UF
PD
2,7
3,2
3,8
4,4
5,0
5,6
6,2
6,8
7,4
8,0
340
410
440
465
490
515
540
560
580
600
1000g giorno
UF
PD
3.0
3,5
4,1
4,7
5,3
5,9
6,6
7,2
7,9
8,6
1200 g giorno
UF
PD
400
470
500
525
550
575
600
620
640
660
3,4
3,9
4,5
5,1
5,7
6,4
7,1
7,8
8,5
9,3
460
530
560
585
610
635
660
680
700
720
1400 g giorno
UF
PD
_
_
5,0
5,6
6,2
7,0
7,8
8,5
9,3
10,1
_
_
620
645
670
685
720
740
760
780
Livello nutritivo elevato per soggetti appartenenti a razza tardive (charollaise, limousine, piemontese
e chianina)
Livello nutritivo moderato per soggetti appartenenti a razza precoci (Frisona e altre razze da latte)
Livello nutritivo intermedio per soggetti appartenenti a razza a duplice attitudine (Pezzata rossa) o
meticci tra razze da carne e da latte.
Es. Vitellone di 350 Kgpv e con un IPG di 1200. Per coprire i suoi fabbisogni da tabelle UFC = 6,4 e PD
di 635 g e una capacit di ingestione pari a (350 x 0,0185) = 6,5 Kg di s.s.
Razionamento con un regime alimentare alto
Peso vivo Kg
Silomais al 35%
Fieno e Paglia
Nucleo con PD al
Energetico
32%
(mais e orzo)
200
9
0,5
1
1
250
10
0,5
1
1,5
300
11
0,5
1
2
350
12
0,5
1
2,5
400
13
0,5
1
3
450
14
0,5
1
3,5
500
15
0,5
1
4
550
16
0,5
1
4,5
150
151
152