Ontogenesi e filogenesi
Tutti gli organismi multicellulari iniziano la propria vita come una singola cellula: un uovo
fecondato.
Questa cellula va poi incontro a ripetute divisioni cellulari, per cui dal semplice e singolo zigote
iniziale si arriva a un organismo con un livello di complessità e pluricellularità altissimo.
Animali e vegetali sono totalmente diversi tra loro, e all’interno di questi regni è riconoscibile
un’altissima varietà di sottoregni, phyla, classi, ecc. Tanto che un regno come quello degli animali
comprende allo stesso tempo il C. Elegans e l’uomo.
Nonostante questa enorme varietà morfologica, che riflette una enorme varietà genetica, molti dei
meccanismi dello sviluppo dell’embrione (ontogenesi) di una specie sono simili, se non identici, a
quelli di tutte le altre specie.
Lo sviluppo dell’embrione, inoltre, sembra ricapitolare la filogenesi, ossia il particolare percorso
evoluzionistico che ha portato quella specie ad evolversi dall’eucariote ancestrale (lo zigote)
all’organismo attuale, passando per una miriade di stati intermedi via via più complessi.
Sono esemplificativi in tale senso i disegni di Haeckel, per quanto controversi (e falsi), volevano
provare e rendono bene un concetto, comunque accettato dalla comunità scientifica: l’ontogenesi
ricapitola la filogenesi.
Come si può vedere la tabella deve essere letta in verticale, e infatti sulle colonne è rappresentata
l’ontogenesi di 8 organismi ritenuti progressivamente più complessi.
Eppure i disegni, ovvero la morfologia degli stadi embrionali, è così simile tra i vari organismi, che
è possibile leggere la tabella anche in orizzontale, quasi come fosse descritta l’ontogenesi di 1 solo
organismo.
Ma in orizzontale non se ne legge la ontogenesi, bensì una ipotetica filogenesi. Per cui da un
organismo inizialmente acquatico (il pesce) si è poi passati a uno anfibio (la salamandra e poi la
tartaruga), poi pian piano a organismi completamente terrestri sempre più complessi (il pollo fino al
coniglio e all’uomo).
Sviluppo
Lo sviluppo è un aumento regolato del numero di cellule, associato ad un aumento della diversità
cellulare, coordinato nello spazio e nel tempo.
L’aumento del numero di cellule è intrinseco dalla divisione cellulare.
La diversità cellulare consiste in cellule diverse che svolgono funzioni diverse. Poiché il materiale
genetico è identico in tutte le cellule di uno stesso organismo, le differenti funzioni sono ottenute
attraverso differenti set di espressione genica.
Tuttavia deve esistere un meccanismo per cui una cellula dividendosi genera 2 figlie, che prendono
ognuna una strada diversa. Esistono, infatti, centinaia di tipi di versi di cellule in un organismo,
eppure sono tutte originate dallo stesso zigote.
Differenziazione
La diversità può essere dovuta a influenze interne alla cellula o esterne.
Con influenza interna, si intende soprattutto il concetto di divisione asimmetrica, per cui le 2 cellule
risultanti dalla divisione hanno una qualche serie significativa di molecole suddivisa in modo
ineguale. Queste molecole faranno da determinante del destino, per cui la cellula che le possiede
differenzierà in un modo, quella che non le possiede in un altro.
Un diverso modo di determinare il destino di una cellula può essere dovuto a influenze esterne
come nel caso del signaling cellulare. Per cui altre cellule, anche materne, secernono molecole
captate dall’embrione, oppure attraverso adesione cellulare, o altri meccanismi di comunicazione
cellulare, attivano determinati pathway nelle cellule target, che attivano geni determinanti il destino.
In pratica si tratta di una segnalazione di tipo induttivo per cui cellule inizialmente identiche,
vengono esposte ad ambienti diversi, e in conseguenza di questi diversi stimoli ambientali si
adattano in modi differenti.
Un esempio di metodo di differenziazione ce lo offre il sistema di determinazione dell’oocita in
Drosophila Melanogaster.
Come nello sviluppo si devono indirizzare le cellule ognuna verso il proprio destino, così in un
organismo adulto ci sono tessuti in continua proliferazione e differenziazione. Ad esempio nel
midollo osseo umano ci sono progenitori tutti identici dai quali originano tutti i tipi di cellule del
sangue, che hanno funzioni ben differenti tra loro.
Lo stesso vale per la linea germinale: ci sono dei progenitori dai quali originano tutti gli oociti.
Ovviamente deve esistere un sistema per cui un progenitore non è più un progenitore, ma una
cellula committed, cioè indirizzata e quindi destinata a diventare un oocita.
In Drosophila questa decisione è effettuata in seguito a 4 divisioni cellulari.
Il progenitore iniziale di divide, e le 2 cellule figlie subiscono un’altra divisione, e le 4 figlie
un’altra divisione, le 8 figlie un’ultima divisione, per cui si avrà un totale di 16 cellule.
Tuttavia tali divisioni sono tutte incomplete, cioè il processo di citodieresi (divisione vera e propria
delle 2 cellule) è incompleto, così che resta un ponte citoplasmatico di comunicazione tra le cellule
figlie.
Ne segue che dopo 4 cicli di divisioni, le 2 cellule della prima generazione avranno 4 ponti, la
seconda generazione 3, la terza 2 e l’ultima generazione solo un ponte.
In questa figura sono schematizzate le divisioni successive del progenitore, e in arancione sono
segnati i probabili oociti, che sono, infatti, le uniche cellule a possedere 4 ponti.
Di questi 2 oociti candidato, in ogni caso, solamente 1 diverrà l’oocita vero e proprio fecondabile.
Morfogenicità
Nell’oocita di Drosophila abbiamo analizzato un caso relativamente semplice, in cui il sistema non
subisce influenze esterne.
Invece, nello sviluppo di un organismo, sono molto più frequenti i casi in cui le cellule vengono
differenziate in base a interazioni induttive, cioè in base all’ambiente diverso, alle influenze esterne
cui sono esposte.
Un primo esempio è quello dell’inibizione laterale, per cui cellule adiacenti cominciano una gara
verso la differenziazione, per cui alcune cellule cominciano a specializzarsi e contemporaneamente
inviano segnali inibitori a quelle adiacenti, per evitare che prendano il loro stesso cammino. Per cui
alla fine la cellula che avrà specializzato più in fretta o avrà resistito all’inibizione sarà quella che
avrà differenziato.
La strategia più usata, però, è quella dell’interazione induttiva in cui cellule esterne mandano
segnali induttivi a cellule di un gruppo, per cui queste poi differenziano. Il segnale è solitamente
limitato sia nello spazio che nel tempo, così che solo le cellule più vicine alla sorgente del segnale
manifesteranno il carattere indotto e consiste ovviamente in un qualsiasi metodo di comunicazione
tra cellule, per cui può essere a corto o lungo raggio, mediato da molecole o dovuto a contatto
diretto.
In linea di principio qualsiasi molecole potrebbe essere utilizzata come induttore morfogenico, ma
nella pratica, nello sviluppo di tutti gli organismi sono utilizzate sempre le stesse, poche famiglie e
sistemi di induzione.
Le vie di segnalazione utilizzate sono: recettori tirosina chinasi, la superfamiglia TGF-beta, Wnt,
Hedgehog e Notch.
Le cellule competenti a rispondere al segnale costituiscono il gruppo di equivalenza o campo
morfogenetico.
Bisogna tener conto che queste cellule target sono caratterizzate solo dalla capacità di rispondere,
questo non esclude che possano essere già differenziate diversamente tra loro e quindi rispondere in
maniera diversa a uno stesso stimolo.
Questo perché mentre le proteine della cascata di segnalazione sono le stesse, gli effettori delle vie
di segnalazione, che sono per lo più le proteine regolanti la trascrizione, cambiano e sono diverse in
memoria di stimoli precedentemente avuti o in base a segnali che la cellula sta ricevendo in quel
momento.
Inoltre bisogna immaginare che intrinsecamente al fatto che le cellule sorgente diffondono il
segnale intorno la concentrazione di segnali induttivi sarà più alta alla fonte e più debole man mano
che ci si allontana.
Quindi la risposta potrebbe essere radicalmente diversa in base alla diversa concentrazione di
induttore cui la cellula è esposta.
In effetti la creazione di gradienti di morgogenicità è una strategia di induzione largamente
utilizzata nello sviluppo di un organismo, perché grazie l’organizzazione di risposte differenti in
funzione di concentrazioni differenti è possibile ottenere una larga varietà di effetti grazie a un solo
segnale.
A questo quadro bisogna affiancare all’esistenza di induttori anche quella di inibitori che modulano
la risposta. Per cui ad esempio si potrebbe ottenere un gradiente morfogenico con un morfogeno
distribuito uniformemente e un induttore distribuito a gradiente.
Fin’ora abbiamo parlato di induzioni a livello spaziale, ma ad essere precisi esistono metodi di
induzione basati anche sul tempo di stimolazione. Ad esempio i progenitori dei neuroni di corteccia
e di midollo di topo si dividono per 23 o 11 cicli cellulari a seconda che debbano diventare del
primo o del secondo tipo. Questo avviene sia in vivo (cioè in presenza di un ambiente che muta) sia
in vitro (quindi a condizioni costanti). Questo riflette l’esistenza di un programma interno alla
cellula che ne definisce il corso temporale del suo sviluppo.
Nel concetto di gradiente di morfogenicità è intrinseca un’idea di gradualità, di una miriade di
elementi intermedi compresi tra 2 estremi. In realtà nello sviluppo di un organismo si osservano
campi morfogenici molto netti, risposte tutto-o-niente. Il solo concetto di gradiente morfogenico
sembra non poter spiegare queste evidenze.
In realtà l’organismo utilizza un sistema di induzione sequenziale, in cui su uno stesso luogo
cellulare si trovano sovrapposti più gradienti sia spazialmente che temporalmente, come se a un
disegno inizialmente semplice, abbozzato, sono via via aggiunti sempre più particolari, livelli su
livelli, per cui alla fine si vede solo il quadro finale dettagliato.
Nei capitoli precendenti abbiamo detto che le vie di segnalazione intracellulare, cioè le cascate di
segnalazione, fanno parte per lo più di queste famiglie:
Recettori tirosina chinasi
Superfamiglia TGF-beta
Wnt
Hedgehog
Notch
Le proteine bersaglio abbiamo già detto che variano in base allo stato differenziativo della cellula.
La maggiore varietà, quindi, si trova a livello del sistema recettore/ligando.
Quindi vale la pena soffermarci sui sistemi di segnalazione tra cellule.
Una prima classificazione può essere fatta sulla distanza d’azione:
Già sulla base di questa classificazione è possibile fare alcune riflessioni.
Considerando segnali di tipo autocrino, quella in cui una cellula secerne segnali per sé, se si riflette
a livello di una singola cellula, questa emana un segnale debole per sé stessa, ma se si riflette a
livello di più cellule, queste si stimolano a vicenda in un circuito che si autoalimenta.
Prendiamo ora in considerazione i 2 tipi di segnalazione a maggior distanza: endocrina e sinaptica.
Quella endocrina è più lenta, inoltre dato che il ligando diffonde per il torrente circolatorio, questo
passa a contatto con molte altre cellule, per cui per evitare stimolazioni illegittime il ligando deve
essere molto specifico per il target, così quest’ultime esprimono recettori ad alta affinità, così che il
ligando può circolare per questioni di sicurezza (riguardo le stimolazioni illegittime) anche a
bassissima concentrazione.
Quella sinaptica è molto più veloce, la specificità di segnalazione è data dall’assone, che contatta un
numero ristretto e molto ben definito di cellule, a differenza di quella endocrina che segnala a tutte
le cellule competenti dell’organismo. Grazie al sistema assone che rilascia il segnale in uno spazio
chiuso è possibile utilizzare ligandi e recettori a specificità più bassa, tuttavia a causa di questa
specificità minore bisogna utilizzare molecole di ligando in eccesso, che vengono poi ricaptate.
Per quanto riguarda le stimolazioni dipendenti da contatto intendiamo serie interazioni tra proteine
transmembrana di cellule diverse, i cui domini intracellulari vengono attivati in seguito a tale
interazione avviando la cascata di segnalazione.
Talvolta però l’interazione può essere ancora più intima, è questo il caso delle Gap Junctions in cui i
citoplasmi di cellule differenti sono in comunicazione diretta tra loro mediante proteine canale,
attraverso le quali si possono scambiare piccole molecole come cAMP e Ca2+, che sappiamo essere
essenziali nella trasduzione. Questo tipo di scambio è un’efficiente modo per “omogeneizzare” le
risposte metaboliche.
Le cellule follicolari, ad esempio, sono in contatto diretto tra loro e hanno protrusioni di membrana
che attraversano la zona pellucida e formano gap-junction con l’oocita, scambiando con esso
metaboliti.
Dopo questa panoramica sui vari sistemi di segnalazione, allarghiamo il nostro modello includendo
la possibilità di combinazioni di segnali.
Differenti ligandi stimolano differenti recettori, e la particolare combinazione di vie attivate può
dare origine a risposte differenti.
Alcuni segnali possono fungere da stimolatori, altri da inibitori di una stessa via.
Segnali diversi possono competere per stimolare lo stesso recettore.
La sequenza di stimolazione può influenzare risposte differenti.
Ricordiamo inoltre che a questa varietà “a monte” si aggiunge la varietà “a valle” di proteine
effettrici, mentre invece sono quasi identiche le proteine intermedie che si occupano della
trasduzione del segnale.
Cromatografia
Una volta identificati i ligandi e le cellule con le quali interagiscono, è ora necessario risalire alle
proteine che effettivamente captano il ligando.
In una colonna cromatografia vengono caricate delle sferette coatate col ligando di cui si vuole
individuare il recettore.
A questo punto viene fatto eluire l’estratto cellulare, in cui tra tutte le proteine presenti ci sarà anche
il recettore per il ligando sulle sferette.
Mentre tutto l’estratto eluirà via, i recettori specifici verranno trattenuti nella colonna perché
adsorbiranno sulle sferette.
A questo punto facendo fluire nella colonna un eccesso di ligando libero (cioè non coatato sulle
sferette) il recettore coatato interagirà preferibilmente con esso e quindi verrà recuperato nel volume
di eluizione.
Clonaggio di espressione
Si può sfruttare il clonaggio di espressione per identificare il gene codificante i recettori di un
particolare ligando.
Si può, infatti, far esprimere a cellule un pool di possibili recettori per il ligando interessato.
Queste cellule vengono stimolate con il ligando, se all’interno del pool con cui sono state trasfettate
è presente il gene per il recettore specifico, esse reagiranno allo stimolo.
A questo punto tale pool costituisce un insieme di geni candidato molto più ristretto, e su questo
base di questo si allestisce un altro test, e così via fino ad ottenere 1 solo gene, che sarà quello
codificante per il recettore specifico per il ligando studiato.
Efrine
Le efrine fanno parte dei recettori tirosina chinasi, dei quali sono il tipo più numeroso. I recettori
Eph, nella porzione esoplasmica hanno 2 domini simili alla fibronectina III, un dominio ricco di
Cys e un dominio globulinico, nella porzione citoplasmatica hanno dominio a attività tirosino-
chinasica.
Le Eph sono al tempo stesso ligandi e recettori, operano cioè una segnalazione bidirezionale. Tale
tipo di segnalazione può attivare le 2 cellule in sensi completamente diversi.
Questo tipo di recettori sono sfruttati nel cervello dai neuroni per riconoscersi fra loro ed evitare di
confondersi tra zone diverse.
Recettori intracellulari
Ne esistono di 2 tipi
Recettori presenti nel nucleo e nel citoplasma che legano il DNA in seguito a interazione con il
ligando.
Recettori nucleari sempre legati al DNA come corepressori, ma quando interagiscono col ligando
diventano attivatori (per esempio nel caso delle vitamine A e D).
I recettori intracellulari sono possibili in quanto captano ligandi diffusibili, come gli ormoni
stereoidei, che attraversano la membrana senza problemi.
I complessi ormone-recettore sono essi stessi capaci di reclutare i fattori e il macchinario di
trascrizione. I geni trascritti sono chiamati geni della risposta primaria.
Tra le proteine codificate da questi geni possono essercene alcune regolatorie che spengono o
accendono altri geni chiamati della risposta secondaria.
Proprietà intrinseche del ligando come l’emività, l’affinità, la concentrazione, interazione con altre
proteine e formazione di multicomplessi recettoriali, modifiche posttraduzionali di ligandi e
recettori sono altri fattori influenzanti.
La zona spaziale in cui avviene l’interazione può essere delimitata da attivazione o in attivazione
del ligando mediante taglio proteolitico come nell’interazione Toll/Spatole in Drosophila.
Network di segnalazione
Abbiamo fin’ora parlato dei singoli casi e solamente accennato all’esistenza di una rete, un network
di segnalazione in cui i ligandi, i recettori, le proteine di segnalazione hanno un ruolo nel proprio
pathway, ma interagiscono anche con altri.
Ecco i concetti da tener presente:
Ogni segnale può attivare uno schieramento complesso di risposte
Ogni cellula riceve più segnali
Le vie di segnalazione sono interconnesse internamente alla cellula
L’inteconnessione può essere a livello della membrana, della cascata o del nucleo
E’ proprio il concetto di interconnessione a essere alla base del network, in gergo esso è chiamato
“crosstalk”.
Si tratta di un vero e proprio sistema, in cui i vari moduli, cioè le varie vie di segnalazione, sono in
realtà così strettamente legate e interdipendenti tra loro, che studiarle “singolarmente” è quasi una
forzatura.
Dobbiamo immaginare le vie di pathway come in una enorme rete, in cui i nodi sono le proteine di
segnalazione e i fili, le connessioni tra queste proteine.
I pathway studiati sono semplicemente una via preferenziale lungo i fili della rete, ma scendere
lungo una strada o un’altra è lo stesso, la scelta di proseguire verso quel particolare “nodo” dipende
solamente dalla concentrazione e dalla disponibilità delle proteine di quel nodo.
Network di membrana
E’ possibile che per innescare una stessa via di segnalazione sia necessaria l’attivazione
contemporanea di più recettori, come EGFR e FGFR i cui recettori attivano entrambi Grb che inizia
la cascata.
Network intracellulare
L’attività catalitica di una proteina può avere ad oggetto più substrati appartenenti a diversi pathway
cellulari.
Le attività di proteine di pathway diversi possono confluire su una singola proteina.
Esistono circuiti di amplificazione in cui una proteina attivata è capace di attivare altre proteine a lei
identiche amplificando, appunto, il segnale.
Network nucleare
I geni per essere trascritti hanno bisogno della presenza di fattori di trascrizione. Questi sono già
presenti nella cellula sotto forma inattiva e la loro attivazione è solo il “penultimo” step del
signlaling.
Un gene può aver bisogno della presenza di fattori di trascrizione attivati da pathway differenti,
come il gene even skipped di drosophila.
Quindi più vie di segnalazione possono confluire sulla regolazione di uno stesso gene, questo
accade per esempio con Groucho che è capace di switchare tar le vie di segnalazione di EGF e
Notch.
Nell’ala di Drosophila sono presenti alcune venature. La formazione delle venature è indotta
dall’EGF, mentre invece Notch fa sviluppare le altre parti dell’ala. Nelle cellule in cui è attivo il
pathway dell’EGF non deve essere attivo quello di Notch e viceversa.
Nel caso di overespressione di Groucho non-fosforilato l’ala si sviluppa con le venature appena
accennate e molto disordinate.
Nel caso di overespressione di Groucho fosforilato l’ala presenta delle venature molto marcate e
spesse.
Infatti lo stato di fosforilazione di Groucho è proprio la “manopola” dell’interruttore, che accende
certi geni e ne spegne altri e viceversa.
Network post-attivazione
Ok, ora siamo arrivati dal segnale extracellulare all’attivazione della trascrizione. Ma tutti gli step
successivi, che portano all’espressione della proteina effettrice, sono altrettanto regolati e integrati
in un network. Questo è uno schema dei principali punti di controllo dell’espressione, tutti
contemporaneamente presenti.
Un altro fenomeno importante è l’induzione per cui una cellula o una popolazione di cellule guida il
programma di espressione genica in altre cellule, mediante contatto o ligandi solubili.
Negli embrioni di Xenopus (e non solo) il polo animale differenzia in ectoderma, quello vegetale in
endoderma, le cellule a metà strada in mesoderma. Infatti se si isolano le cellule dei 2 poli questa
ipotesi è confermata. Ma se si isolano e si mettono a contatto, alcune cellule del polo animale a
contatto con quelle del polo vegetale finiscono per differenziarsi in mesoderma.
Una volta ricevuto il destino la cellula deve ricordarlo, non solo, dovrà ricordarlo anche la sua
progenie.
Questo è possibile grazie all’instaurazione di feedback positivi, per cui innescata l’attivazione di
certe proteine la loro espressione resta permanente, poiché queste, magari, attivano esse stesse i
pathway che portano alla propria traduzione.
Altri metodi possono essere modificazioni epigenetiche, come la regolazione del compattamento
della cromatina, la metilazione per silenziare geni, l’imprinting.
In ogni caso la cellula avrà stratagemmi per mantenere attive le proteine effettrici che la
differenziano. Trasmettere questa memoria alla progenie sarà molto semplice poiché se la divisione
è simmetrica le 2 cellule figlie erediteranno un citoplasma simile. In questo saranno presenti in
egual misura proprio quelle proteine che provvederanno a mantenere la specializzazione.
Effetto materno
Le cellule non hanno organi sensoriali, non sono a loro volta organismi, quindi non percepiscono
l’ambiente esterno, l’unico modo di conoscere quello che hanno intorno e attraverso la membrana
cellulare, ma comunque questo metodo è confinato a interazioni cellula-cellula.
Nonostante ciò, c’è bisogno, nello sviluppo, di mantenere la percezione di un quadro generale, di
fare in modo che le cellule anteriori restino anteriori, quelle posteriori posterino, ecc.
Il mantenimento di tale percezione è garantito dai meccanismi di memoria cellulare, ma deve
esserci un momento iniziale in cui, ad esempio, tali assi di simmetria (antero-posteriore e dorso-
ventrale) sono stabiliti.
Poiché, abbiamo detto, le cellule non hanno percezione di sé stesse nello spazio, ne risulta che in un
embrione tutte le cellule sono uguali alle altre. Quindi tutti gli eventi asimmetrici, che sono poi
quelli che determinano il destino differente delle cellule, devono avere un’origine esterna
all’embrione, da un ambiente già differenziato che crei un campo morfogenico all’interno
dell’embrione, almeno per avviare le prime asimmetrie che poi porteranno all’enorme varietà di tipi
cellulari nell’organismo finale.
La causa di questi primi eventi è da ricercare nella madre. Esistono infatti dei cosiddetti geni ad
effetto materno, che sono espressi dalla madre, per esempio dalle cellule nurse per causare effetti
necessari allo sviluppo nell’embrione.
Per esempio la proteina Bicoid in drosophila crea un gradiente morfogenico nell’embrione
instaurando l’asse anteroposteriore.
Le cellule nurse dell’embrione sono già polarizzate in quanto sono materne. Queste a un polo
producono il messaggero di Bicoid, e poiché sono in comunicazione diretta con l’embrione grazie a
ponti cellulari, il messaggero diffonde all’interno dello zigote. Ovviamente si crea un gradiente
perché la sorgente si trova a uno solo dei poli della cellula e in base a questo viene organizzato
l’asse antero-posteriore dell’insetto.
Quindi, bisogna tener presente che una parte fondamentale dello sviluppo dell’embrione è nelle
mani della madre. Infatti Bicoid nell’embrione può anche essere non funzionante, la drosophila non
solo nascerà, ma sarà normalissima. Tuttavia non potrà avere prole, perché in nessuno dei suoi
embrioni si riuscirà ad instaurare un asse anteroposteriore, e tale mancanza è letale nello sviluppo.
CAENORHABDITIS ELEGANS
Proprio questo fenomeno, l’interferenza a RNA, è stata scoperta nei C. elegans ed è effettuata
mediante 3 metodi: microiniezione di dsRNA, nutrire i vermi con batteri che producono il dsRNA,
immersione in soluzioni di dsRNA.
Data l’esistenza di questi schemi di divisione e poiché i passaggi di specializzazione devono essere
coordinati con le divisioni, si è suggerito spesse volte che il ciclo cellulare possa servire da
segnatempo per gli stadi di differenziazione, implicando che una certa parte delle informazioni
necessarie a passare da uno stadio all’altro sia contenuta o legata agli eventi del ciclo cellulare.
Tuttavia esistono numerose prove che tale ipotesi è sbagliata.
Infatti la differenziazione cellulare continua anche quando la divisione cellulare è inibita
artificialmente. Man mano che si procede si hanno anomalie, è vero, ma questo è dovuto
probabilmente al fatto che una cellula singola non può differenziare contemporaneamente in 2 tipi
diversi.
Quindi la specializzazione cellulare non è legata ai cicli di divisione cellulare, anzi, una cellula può
differenziare anche in assenza di segnali, ma per le semplici catene di eventi innescate
dall’espressione di certi geni: sono i meccanismi interni alla cellula, insieme ai segnali passati e
presenti ricevuti, che dettano una specifica sequenza di cambiamenti biochimici ma anche i tempi
delle sue divisioni cellulari. Essa è solo parzialmente dipendente dalle stimolazioni esterne e quindi
è capace di operare cambiamenti e differenziarsi in autonomia da tali segnali.
Apoptosi e sviluppo
L’apoptosi è parte integrante del progetto di un organismo. Dei 1030 nuclei somatici generati dalle
divisioni dell’embrione di C. Elegans, 131 di questi muoiono. E la loro morte è essenziale per
sviluppare un individuo wild-type.
In questo organismo modello è facile rintracciare le cellule morte per apoptosi, poiché se ne
conosce la mappa del destino, negli altri organismi tali morti passano inosservate, perché i corpi
apoptotici sono velocemente assorbiti dalle cellule circostanti.
Mutanti per l’apoptosi hanno permesso di identificare dei geni chiamati ced (cell death abnormal)
che sono necessari per la morte delle 131 cellule normali.
In casi di inattivazione di questi geni, le 131 cellule differenziano in neuroni, che in C Elegans però
danno solo iperplasia e non sono letali. Fenomeni del genere sono riconoscibili nello sviluppo di
tutti gli organismi compreso l’uomo. Si sa bene che il numero di neuroni iniziale nel feto è molto
più alto di quello di un neonato, questo perché durante lo sviluppo un enorme numero di neuroni è
eliminato con questo sistema.
Si è poi visto che i geni ced codificano per omologhi delle caspasi, Apaf-1, Bcl-2 e Bad.
In particolare si è visto che l’apoptosi dipende dall’attività di ced-3 e ced-4 e dal silenziamento di
ced-9. Infatti ced-3 e 4 sono rispettivamente una caspasi e apaf-1 mentre ced-9 è Bcl-2.
DROSOPHILA MELANOGASTER
E’ un insetto dell’ordine Diptera, facile da allevare, con un ciclo riproduttivo molto rapido.
E’ un organismo di circa 100000 cellule e ha solo 14000 geni, meno del C. Elegans. I geni sono
conservati, hanno poca ridondanza, e c’è un enorme patrimonio di mutazioni identificate già in
genetica classica.
Lo sviluppo embrionale dura 1 giorno. La larva ha 3 stadi separati da mute, dopo 5 giorni si forma
la pupa. Questa affronta la metamorfosi e diventa un individuo adulto.
Embrione di Drosophila
Abbiamo già descritto precedentemente la scelta dell’oocita.
Questo è il follicolo come si presenta prima della fecondazione.
Dopo la fecondazione l’uovo fecondato comincia una serie di 9 mitosi rapidissime senza citodieresi.
Quindi si trovano molti nuclei in un sincizio, questa struttura è chiamata blastoderma sinciziale.
Dopo altri 4 cicli cellulari i nuclei migrano verso la periferia e la membrana cellulare si invagina tra
essi convertendo il blastoderma sinciziale in un blastoderma cellulare. Le cellule polari daranno
luogo alla linea germinale.
Come si può vedere anche qui la prima decisione presa nello sviluppo embrionale è dividere il pool
di cellule in 2: quelle somatiche e quelle germinali.
Polarità dell’uovo
Abbiamo visto in C. Elegans come sia necessario che la polarità sia instaurata dalla madre.
Drosophila non fa eccezione infatti i geni della polarità dell’uovo sono ad effetto materno.
Le cellule del follicolo (follicolo non nurse!) sono in contatto diretto con l’uovo (lo sono anche le
nurse, ma qui il compito lo svolgono quelle del follicolo).
Come si vede dallo schema, c’è un gruppo di cellule che forniscono un segnale terminale, per creare
l’asse antero-posteriore e un altro gruppo che fornisce un segnale ventrale per l’asse dorso-ventrale.
Queste cellule del follicolo durante la formazione del blastoderma sinciziale pompano all’interno
mRNA codificante per alcune proteine. Poiché le sorgenti sono localizzate si formeranno gradienti
di concentrazione di tali mRNA. Quando si forma il blastoderma cellulare, le cellule formatesi
avranno ognuna una quantità di mRNA tipica della zona in cui si trovano e saranno questi mRNA a
comunicare alla cellula in che zona dell’embrione si trova, cioè se fa parte della testa, della coda,
del ventre o del dorso.
In particolare si hanno quattro geni coinvolti.
Bicoid ha una concentrazione più alta nelle zone che diventeranno la testa e più bassa verso la coda,
quindi fa parte del sistema anteriore.
Nanos al contrario è maggiormente localizzato alla coda, sistema posteriore.
Torso è un recettore transmembrana localizzato alle regioni terminali dell’embrione, cioè in testa e
coda, ma non al centro del corpo.
Toll è un altro recettore transmembrana che si trova su tutta la zona che sarà il ventre della larva.
E’ evidente che Bicoid e Nanos si occupano della determinazione dell’asse antero-posteriore e della
differenza tra cellule somatiche e germinali.
Torso e Toll determinano le strutture terminali e la distinzione tra mesoderma e ectoderma.
Asse dorso-ventrale
Il risultato di toll è che la proteina Dorsal e il suo mRNA si spostano dal citoplasma in cui si
trovano nel nucleo. Poiché ci troviamo in un “livello precoce” di progettazione, noteremo che man
mano che si va verso il ventre la localizzazione della proteina Dorsal cambia, aumentando sempre
di più la sua quantità nel nucleo.
Il ligando di Toll è Spatzle. Come abbiamo detto Spatzle è attivato da taglio proteolitico, infatti in
una particolare zona della membrana vitellina e solo lì viene innescata la cascata proteolitica capace
di attivarlo.
Spatzle attivo lega Toll che trasduce il segnale. Il risultato di questo pathway è la traslocazione di
Dorsal nel nucleo.
Più saranno i recettori Toll stimolati,
maggiore sarà la quantità di Dorsal nel
nucleo.
Si creerà quindi un gradiente
morfogenico riguardo la localizzazione
di Dorsal.
La particolarità inizia proprio ora. Infatti
a seconda della differente
concentrazione di Dorsal, verranno
attivati particolari geni.
Concentrazione di Dorsal:
Nulla -> Zerknullt -> Produzione
DPP
Bassa -> Short Gastrulation ->
Produz Sog / Inibiz DPP
Media -> Rhomboid
Alta -> Twist e Snail
In realtà non si creano 4 fasce precise,
ma altrettanti gradienti.
DPP e Sog sono ligandi solubili ed entro
la membrana vitellina formano un altro
gradiente dorsale morfogeno, che
innesca altre modificazioni che portano alla distinzione tra tessuto extraembrionale, epidermide
dorsale e ectoderma neurogenico.
Snail invece dove è ad alta concentrazione attiva Single-Minded, dove è a bassa concentrazione lo
inibisce.
La zona di Twist sarà quella che diventerà l’endoderma e si invaginerà con la gastrulazione.
L’asse dorso-ventrale dell’insetto corrisponde all’asse ventro-dorsale dei vertebrati, che risulta
invertito. Mentre gli insetti hanno il sistema circolatorio sul dorso e quello nervoso sul ventre, i
vertebrati sono al contrario.
Segmentazione
Esistono 3 tipi di geni coinvolti nella segmentazione:
Geni gap: organizzano ampie regione lungo l’asse anteroposteriore
Geni della regola della coppia: sviluppo di segmenti alternati del corpo
Geni della polarità segmentale: orientamento antero-posteriore dei segmenti
Possiamo capire meglio la loro funzione vedendo cosa succede quando sono mutati.
Knuppel è un gene gap, quando mancano
questi geni nell’embrione manca tutta la
zona in cui essi sono espressi. Knuppel si
esprime in tutto il corpo tranne le parti
terminali, l’embrione senza Knuppel è
formato solo dalle parti terminali.
Even-skipped è un gene della regola della
coppia, si esprime solo nei segmenti con
numero pari, e infatti con questo si intende
sviluppo di segmenti alternati. Un embrione
senza even-skipped è formato solo da
segmenti pari.
Gooseberry è un gene della polarità segmentale. Quando questi geni sono assenti la polarità
anteroposteriore viene persa, e infatti l’embrione senza gooseberry presenta tutti i segmenti, ma
questi presi singolarmente hanno una simmetria interna, non è possibile distinguere la testa dalla
coda di un segmento.
Una volta creati i segmenti questi geni non servono più perciò possono restare accesi o anche
spegnersi, per la cellula non fa differenza.
Nel giro di poche ore i geni gap e i geni della regola della coppia sono attivati l’uno dopo l’altro. I
loro mRNA compaiono prima in schemi approssimati rispetto al quadro finale; poi in un tempo
breve, attraverso una serie di aggiustamenti, la distribuzione sfumata si dispone in un sistema netto
di strisce. Mentre l’embrione procede verso la gastrulazione, lo schema delle strisce si disintegra,
ma la loro precedente attivazione ha impresso dei valori posizionali sulle cellule del blastoderma,
che sapranno sempre la propria posizione e ruolo all’interno del corpo.
Engrailed è un gene il cui RNA è presente nel blastoderma in 14 bande, che corrispondono alla
porzione anteriore dei futuri parasegmenti. Essendo un gene della polarità segmentale viene
espresso in seguito al lavoro dei geni della regola della coppia e il suo schema di espressione
persisterà tutta la vita, sopravvivendo alla scomparsa dei segnali che lo hanno organizzato.
Geni Hox
I geni Hox sono detti geni omeotici o orchestranti. Si esprimono in determinati segmenti per
organizzare lo sviluppo di strutture complesse come arti, antenne, ecc.
Cioè organizzano la formazione di strutture basate sulla ripetizione modulata.
I vari arti, le dita, sono tutte strutture simili tra loro e a se stesse, e le componenti, cioè muscoli,
tendini, ossa, e i tessuti, i tipi cellulari, hanno poca variabilità, sono sempre gli stessi, come fossero
moduli ma ripetuti, combinati, e organizzati con variazioni.
I geni Hox sono responsabili di tale modularità all’interno del corpo e sono caratterizzati da un
Homeodomain (omeodominio) che è una sequenza di 60 nt molto conservata che lega il dna in un
sito chiamato Homeobox. Quindi gli hox codificano per fattori di trascrizione.
Sono organizzati in un complesso. In drosophila ci sono 8 geni Hox, organizzati in 2 complessi di 5
e 3 geni, chiamati bithorax e antennapedia.
L’espressione dei geni Hox dura per tutta la vita, ricorda alla cellula le proprie coordinate
posizionali, cioè dove si trova rispetto all’intero organismo. Il mantenimento di questa memoria è
ottenuto mediante feedback positivi (molti geni Hox favoriscono la propria espressione) e i 2
complessi funzionano in maniera opposta: l’espressione di uno comporta la repressione dell’altro
mediante compattamento della cromatina e in particolare non-acetilazione dell’istone H4. In questo
meccanismo sono implicate le proteine trithorax e polycomb che funzionano in maniera opposta.
Trithorax sono necessarie a mantenere attiva la trascrizione dei geni Hox nelle cellule in cui questa
è già stata accesa.
Polycomb forma complessi stabili con la cromatina mantenendo allo stato represso i geni Hox nelle
cellule in cui questi non sono stati attivati al momento opportuno.
Praticamente il cluster Hox sarà formato da geni accesi e geni spenti. Quelli accesi vengono tenuti
allo stato di eucromatina tramite iperacetilazione di H4, quelli spenti vengono tenuti compattati
mediante ipoacetilazione di H4.
Il cluster dei geni Hox specifica differenze anteroposteriori del tipo testa-torace-addome ed è
curioso che l’ordine 5’-3’ di tali geni corrisponda all’ordine testa-coda del corpo. Man mano che si
procede dalla testa verso la coda vengono attivati progressivamente tutti i geni a partire dal primo
fino a quello specifico di quel segmento, tuttavia prevale il fenotipo di quest’ultimo.
Per capirci meglio, nell’addome vengono espressi tutti i geni hox sia di testa, sia del torace, più
quelli dell’addome, ma il fenotipo è solo quello dell’addome. I complessi Hox di Drosophila e
uomo provengono dallo stesso complesso ancestrale, infatti nei mammiferi l’asse anteroposteriore è
controllato da geni selettori omeotici.
I geni Hox operano attraverso le proteine da loro codificate, ma queste non sono a loro volta
proteine leganti il DNA. Proprio per il loro lavoro di “progettazione modulare”, esse, piuttosto,
reclutano complessi di proteine che nel loro insieme legandosi al DNA decideranno quali saranno i
geni da trascrivere e quali quelli da reprimere.
In seguito a proliferazione clonale si creeranno zone omozigoti in varie regioni del corpo.
Poiché alcuni di questi cloni sono omozigoti per l’allele malato, manifesteranno un fenotipo malato,
ma solo in determinate zone e a uno stadio tardivo di sviluppo.
Per far ciò, l’espressione di FLP deve essere inducibile. Per esempio si può porlo sotto un
promotore dello shock termico, così che esponendo l’embrione o una larva ad alte temperature per
pochi minuti se ne causa l’attivazione. Se l’esposizione è abbastanza breve si potrà localizzare
l’attivazione e quindi la ricombinazione a livello di poche cellule.
Un metodo più fine è quello di porre FLP sotto sequenze attivate e quindi espresse in un dato
momento e in un dato punto del corpo, così che la ricombinazione sarà scatenata proprio nel
momento e nel luogo in cui vogliamo studiare il gene di nostro interesse.
Intrappolamento di Enhancer
E’ un metodo che permette di guidare l’espressione di un gene scelto A nei punti e nei momenti in
cui è normalmente espresso un gene B.
Per fare ciò si prendono in prestito altri 2 elementi del lievito: il gene GAL4, che produce una
proteina che attiva la trascrizione dei geni sotto il nostro secondo componente, cioè una sequenza
chiamata elemento UAS.
Il gene GAL4 viene posto vicino alla regione regolatrice che controlla il gene B, così che quando il
gene B è attivo, è attivo anche GAL4, che codificherà la propria proteina.
UAS viene posto a monte del gene A, così che quando la proteina espressa da GAL4 è in giro, viene
espresso anch’esso.
In teoria si otterrebbe lo stesso effetto “driver” ponendo il gene A sotto una zona regolatrice simile
a quella del gene B, ma la strategia GAL4/UAS permette una strategia più efficiente a lungo
termine.
Infatti vengono create 2 library di Drosophile transgeniche, una con vari inserti GAL4 in punti
random del genoma, cioè a monte di vari geni B casuali, e un’altra con elementi UAS in a monte di
geni A specifici che vogliamo studiare.
Le mosche delle 2 library vengono fatte incrociare a caso, fino a quando si trova la combinazione
giusta, quella cioè in cui GAL4 è capitato proprio nella regione del gene B che viene espressa nel
momento e nel luogo in cui vogliamo studiare il gene A.
In questo modo con questo stratagemma è possibile individuare sequenze regolatrici interessanti nel
menoma, tale tecnica è chiamata infatti “intrappolamento di un enhancer”.
I DISCHI IMMAGINALI
I dischi immaginali sono gruppi di cellule apparentemente non differenziate che si trovano in alcuni
segmenti della larva. Hanno l’aspetto di palloni accartocciati ed appiattiti, derivati da tasche di
epitelio.
Queste strutture restano quiescenti fino al momento della metamorfosi in cui si estroflettono, si
estendono a formare numerose strutture anche complesse come occhi, ali, zampe.
Nonostante le cellule che li compongono sembrano tutte uguali tra loro, tali dischi hanno una
autonomia di sviluppo per cui anche se vengono trapiantati in altre zone seguono il loro programma,
sviluppando la struttura da cui provengono.
Questo accade perché le cellule sono state determinate, così che hanno una memoria posizionale, e
sono già state condizionate a creare una certa parte del corpo.
I geni selettori omeotici hanno un ruolo fondamentale nel creare questa memoria. Infatti se si
eliminano per ricombinazione somatica entrambe le copie del gene omeotico, queste cellule
differenzieranno in strutture non corrette, come se appartenessero a un segmento differente del
corpo.
L’ala
Prendiamo l’ala come esempio per descrivere i meccanismi dell’organogenesi e in particolare come
dal disco immaginale si arrivi a un’appendice matura.
Alcune cellule vanno a formare il disco immaginale, ovviamente, a causa delle condizioni
particolari cui vengono esposte cioè i vari campi morfogenici.
In particolare i dischi immaginali si formano in punti di intersezione tra i gradienti dorsoventrali,
anteroposteriori e segmentali.
In termini molecolari in queste cellule quello che succede è l’accensione del gene “distal-less”, dal
nome del gene e dalla solita usanza di chiamare i geni di Drosophila dal fenotipo che causano, è
ovvio che mutazioni in tale gene causano il mancato sviluppo delle estremità corporee. Tale gene è
essenziale ad indurre quella proliferazione sostenuta necessaria a sviluppare un’estremità allungata.
Eyeless svolge l’azione corrispondente nel disco immaginale dell’occhio.
Polarità dell’ala
Fin dall’inizio il disco immaginale possiede i rudimenti di uno schema interno, ereditato dai campi
morfogeni precedenti. Tale schema stabilisce la polarità dell’ala
anteroposteriore e dorsoventrale.
Engrailed per esempio è espressa nella metà inferiore del disco,
stabilendo un’asse anteroposteriore. Apterous è invece espressa nella
metà dorsale, stabilendo un’asse dorsoventrale.
L’espressione è netta così che l’ala è divisa in 4 quadranti, a cui
corrisponderanno future regioni dell’ala, tali quadranti sono chiamati
compartimenti e tra loro non c’è scambio di cellule.
A partire da questo schema le cellule ai confini dei compartimenti
finiscono poi per creare bande strette di cellule specializzate sulle
quali costruire uno schema più dettagliato dell’ala.
Le cellule del compartimento posteriore esprimono Hedgehog ma non possono rispondere ad essa a
differenza di quelle del compartimento anteriore. Poiché Hedgehog agisce su breve distanza,
saranno attivate dal segnale solo le cellule facenti parte di una stretta banda di confine.
Le cellule di questa banda producono Dpp in risposta stabilendo un gradiente morfogeno.
Eventi simili si verificano sul confine dorsoventrale dove le cellule della banda sono attivate ad
Notch e rispondono esprimendo Wingless creando un ulteriore gradiente.
Notch
Regolazione delle dimensioni
Esistono sicuramente meccanismi genetici che regolano le dimensioni dell’organismo e delle sue
singole parti. Infatti è possibile causare mutazioni nel macchinario del ciclo cellulare, e creare cloni
mitotici iperproliferanti. Questi, però, anche se si replicano con una frequenza molto alta, non
invadono mai i compartimenti esterni, anche a costo di creare zone con numeri anormalmente alti di
cellule molto piccole.
Questo accade perché le cellule, probabilmente, sono capaci di conoscere l’estensione del gradiente
morfogenico, e quanto è ripido e pertanto crescere solamente entro i confini di questo.
Un esperimento interessante è quello della rigenerazione intercalare in cui parte di un arto di insetto
viene amputato e trapiantato su un altro arto amputato. I segmenti trapiantati, però, non devono
essere di zone corrispondenti, così che l’arto finale sarà di dimensioni ridotte.
Nonostante ciò, le cellule cominciano a proliferare fino a coprire lo spazio mancante e ripristinare la
dimensione originaria.
Arti di insetto e di vertebrati sembrano molto differenti in struttura e organizzazione eppure se
esaminiamo i meccanismi molecolari ritroviamo strategie molto simili.
Infatti vengono stabiliti assi di polarità anteroposteriori, dorsoventrali e anche prossimo-distali, e i
geni coinvolti sono gli omologhi di Distal-less, wingless, Notch, Hedgehog, Engrailed e Dpp.
La setola sensoriale
E’ una delle strutture che origina dal disco immaginale dell’ala, può rispondere a stimoli chimici o
meccanici, ma sono tutte strutturalmente simili.
La più semplice è quella meccanocettrice, è costituita da solo 4 cellule: una cellula assiale, un
manicotto, una guaina neurale e un neurone. Quando la cellula assiale viene mossa, questa eccita il
neurone e parte lo stimolo sensoriale. Esse originano tutte da una cellula sensoriale madre.
Achaete e Scute sono 2 geni coinvolti nella genesi di queste cellule madri. Questi codificano
proteine che regolano altre della classe elica-giro-elica basica, cioè leganti il DNA, e sono infatti
espressi in tutte le zone del disco immaginale che formeranno setole.
In realtà, però, non tutte quelle che esprimo questi 2 geni diventeranno strutture sensoriali, esse si
trovano a uno stato precedente chiamato “proneurale” e infatti achaete e scute sono geni chiamati
proneurali. Tra questi poi tramite un sistema di inibizione laterale vengono scelte le future cellule
sensoriali tra i molti candidati proneurali.
Anche in questo caso il sistema di inibizione laterale è basato su Notch/Delta. Inizialmente tutte le
cellule esprimono entrambi i recettori, dalla competizione emergerà una singola cellula
overesprimente Delta, che non è capace di rispondere all’inibizione e così manda un forte segnale
inibitore alle cellule circostanti che esprimono Notch.
Questa diventerà una cellula sensoriale madre, il resto delle cellule normale epidermide. La
competizione è abbastanza vasta, per cui da un gruppo di 30 cellule emerge solo 1 cellula sensoriale.
La cellula sensoriale madre, continua a sfruttare il sistema Notch/Delta per guidare la
differenziazione delle sue figlie nei 4 tipi diversi della struttura della setola, se infatti a questo
momento si spegne la segnalazione tramite ricombinazione mitotica, la cellula madre differenzierà
in 4 neuroni uguali. Così se si riduce la capacità delle cellule di esprimere Delta, le cellule della
zona mutante diventeranno quasi tutte cellule sensoriali madre.
La competizione è truccata, così come in tutti i casi di inibizione laterale. Se infatti le cellule
fossero tutte uguali tra loro, nessuna risulterebbe vincitrice, per cui c’è sempre una cellula che sin
dall’inizio, per posizione, possiede un vantaggio intrinseco.
In questo caso la differenza è data dalla distribuzione asimmetrica di alcune proteine nella divisione
tra cui Numb e Prospero. Questa è capace di interagire con Notch bloccandone l’attività, così che la
cellula Numb + non risponde all’inibizione, mentre la cellula Numb – resta comunque sensibile ai
segnali inibitori delle cellule circostanti.
Alterazioni nell’espressione di Numb causano, come è facile immaginare, alterazioni nello schema
di differenziazione, per cui la sua overespressione rende tutte le cellule insensibili a Delta e si
differenziano in neuroni o glia, mentre la sua perdita rende tutte le cellule troppo sensibili a Delta e
diventeranno tutte cellule assiali o del manicotto.
Perché la divisione asimmetrica funzioni deve esistere un meccanismo per cui i fattori determinanti
migrino preferibilmente da un lato della cellula e che il fuso mitotico, sia allineato con tale
gradiente.
Questa polarità all’interno della cellula si riflette a in una polarità più ampia dell’intero piano
epiteliale, per cui tutte le setole sono allineate e pendono dallo stesso lato, come fossero spazzate
dal vento. Questo orientamento uniforme è diverso dalla polarità apicale delle cellule, anzi coesiste
nelle cellule insieme ad essa, ed è chiamata polarità planare.
Responsabili di questa polarità sono Frizzled e Dishvelled che hanno preso il proprio nome proprio
dall’aspetto disordinato che prendono le setole quando essi sono mutati.
Abbiamo già incontrato questi geni e le loro proteine, ma in situazioni riguardanti l’espressione
genetica. La polarità non c’entra nulla con questo ma piuttosto dipende dall’organizzazione del
citoscheletro.
E infatti Dishvelled che si trova sul
pathway di Frizzled ha 2 domini
separati e uno di questi attiva un
pathway che finisce per controllare
geni che regolano lo scheletro di
actina.
I meccanismi descritti fin’ora che
hanno portato alla differenziazione
delle cellule in epidermide o neuroni a
partire dagli stessi progenitori sono
simili se non identici ai meccanismi
dei vertebrati. Essi coinvolgono infatti
analoghi dei geni proneurali Achaete
e Scute, e sfruttano il meccanismo di
inibizione laterale Notch/Delta.
Fondamentalmente tale sistema serve
per creare una esatta “miscela” di cellule all’interno di un tessuto, bilanciando i vari tipi cellulari tra
loro. E infatti lo stesso meccanismo e riutilizzato, con piccole variazioni, anche nello sviluppo di
organi completamente diversi come muscoli, rivestimento dell’intestino, pancreas, ecc.
Quindi a partire da un singolo meccanismo di comunicazione cellulare (Notch/Delta) vengono
attivati pochi geni che codificano per “proteine regolatrici master”, che a catena attivano la
trascrizione di tutta quella collezione di geni specifica per quel tipo cellulare. Queste proteine
spesso appartengono alla famiglia delle proteine basiche elica-giro-elica, spesso codificate da geni
omologhi a quelli proneurali di Drosophila.
Un numero limitato di meccanismi, usati ripetutamente e in circostanze e combinazioni diverse, è
responsabile del controllo di molti aspetti dello sviluppo di tutti gli animali multicellulari.
Xenopus
E’ un vertebrato, dallo sviluppo esterno e rapido (18 ore). Le rane possono essere ottenute in gran
numero ed è facile mantenerle e manipolarle in laboratorio. Vengono utilizzati soprattutto i suoi
oociti per studi sul ciclo cellulare, ma l’organismo in sé è molto utilizzato per trapiantologia e
embriologia sperimentale.
E’ possibile ottenerne animali transgenici manipolando nuclei spermatici. Questi vengono resi
permeabili con lisolecitina, e viene introdotto dna plasmidico linearizzato.
Il nucleo col dna ingegnerizzato viene poi iniettato nelle uova non fertilizzate, da cui segue la
fusione dei pronuclei maschile e femminile e la segmentazione.
Altri metodi utilizzati sfruttano la strategia degli RNA antisenso che mimano i microRNA. Una
variante di questa tecnica prevede l’utilizzo di oligont di Morpholino che sono più stabili e offrono
un’efficacia più duratura in quanto non sono degradati dalle RNAsi H, ma sono molto aspecifici e
tossici.
Entriamo ora nei particolari molecolari che definiscono il punto in cui compare il blastoporo.
Il blastoporo compare sulla blastula, che, ricordiamo, conserva le asimmetrie iniziali dell’uovo, cioè
una distinzione animale-vegetativa e dorso-ventrale.
Le cellule del polo vegetativo si distinguono per la loro espressione VegT. Questa dirige la sintesi
di una proteina di segnale Xnr. Il segnale Xnr viene inviato alle cellule immediatamente a contatto
con il polo vegetativo e sotto il blastocele, che saranno indotte a esprimere BMP4 specifico del
mesoderma.
Esiste però una zona, quella del polo dorsale in cui l’espressione di Xnr si sovrappone a quella di
Dishvelled. La combinazione di queste 2 indurrà l’espressione di Chordin, tipica della notocorda.
Al confine tra le cellule esprimenti Chordin, struttura del mesoderma dorsale, e quelle del polo
vegetativo che diventeranno endoderma, compare il blastoporo, cioè al polo dorsale, sul confine tra
endoderma e mesoderma.
Il labbro dorsale del blastoporo se trapiantato in un altro embrione inizia in quel punto una
gastrulazione in più oltre a quella che si verifica normalmente nell’embrione, formando alla fine il
doppio delle strutture corporee, formando un embrione doppio come i gemelli siamesi.
Quindi risulta evidente che il blastoporo è una fonte di forti segnali che ordinano sia la
gastrulazione sia la differenziazione. Proprio per la sua fondamentale importanza è chiamato
Organizzatore di Spemann (per gli amici solo l’Organizzatore, lettera maiuscola).
Il movimento cellulare della gastrulazione inzia grazie a cellule “a bottiglia” che aprono la strada.
Queste si muovono su uno strato di fibronettina e forzano la curvatura. Una volta segnata la piega, il
percorso, le cellule in fila possono strisciare all’interno come un foglio, il metodo che utilizzano per
allungarsi è chiamato estensione convergente.
In vitro è possibile notare come avviene: gruppi di cellule si restringono e si allungano
spontaneamente, mettendosi in fila, strisciando l’una sull’altra con i propri lamellipodi.
L’allineamento dei loro movimenti dipende dallo stesso meccanismo della polarità planare ed è
infatti guidato da frizzled/dishvelled.
Un altro fattore fondamentale nel movimento sono le molecole di adesione:
I 3 foglietti hanno profili di espressione genica differenti, e cosa molto importante, hanno una serie
di molecole di adesione che servono a riconoscersi tra simili.
Gli effetti di adesione selettiva cellula-cellula sono facilmente dimostrati da questo esperimento: se
si separano le cellule di un embrione e le si mischiano tra loro, queste dopo un po’ riprendono una
conformazione che ricorda quella di un embrione normale con endoderma al centro, ectoderma
all’esterno e mesoderma in mezzo.
In questo fenomeno hanno una grande importanza le caderine. E’ stato dimostrato infatti che le
cellule sono capaci di aggregarsi tra loro per pattern di caderine. Cioè non solo si aggregano tra loro
cellule che esprimono caderine simili, ma anche quelle che esprimono concentrazioni simili della
stessa caderina.
Le caderine sono perfette per lo sviluppo embrionale perché infatti creano un legame omofilico
(caderina-caderina) che permette alle cellule di riconoscersi tra loro, hanno bassa affinità di legame,
in maniera da lasciare le cellule abbastanza libere di eseguire tutti i movimenti cellulari richiesti, per
esempio nella gastrulazione, e inoltre intracellularmente forniscono un ancoraggio ai filamenti di
actina.
Cambiamenti negli schemi di espressione di caderine sono strettamente correlati con i cambiamenti
di schemi di associazione tra cellule durante la gastrulazione, neurulazione e formazione di somiti.
Somiti
Cambiamenti regolati nell’adesione cellulare sono alla base della formazione dei somiti.
La lunga striscia di mesoderma ai lati della notocorda, si spezza in blocchi separati chiamati somiti.
Queste strutture poi formeranno vertebre, costole e muscoli.
La formazione dei somiti procede dalla testa verso la coda, la parte più immatura del mesoderma è
chiamata mesoderma presomitico e fornisce il tessuto necessario: si accorcia progressivamente
verso la coda e nel frattempo deposita via via i somiti.
La formazione dei somiti dipente dall’espressione ciclica di una serie di geni, infatti la formazione
di un somita avviene in un intervallo di tempo ben definito e sempre uguale.
Tra questi geni uno è c-hairy-1. Le cellule vengono arrestate o al picco massimo di c-hairy o nel
cavo (niente c-hairy). A seconda che si fermino in un momento o nell’altro del ciclo, le cellule
esprimono serie diverse di geni.
In questo modo l’oscillazione temporale nell’espressione di c-hairy-1 si riflette in uno schema
spaziale.
I vari somiti poi si separano tra loro perché la parte anteriore e posteriore di ciascun somita esprime
molecole di adesione diverse, per cui inizio e fine di ogni somita si repellono (?) a vicenda.
I meccanismi molecolari con cui è realizzata questa oscillazione ciclica non sono conosciuti, ma
esistono ipotesi e meccanismi simili in altri organismi:
Il meccanismi del ritmo circadiano di Drosophila, per esempio, sono in parte conosciuti, e sono
dovuti a espressione ciclica di geni, in particolare Tim e Per.
Tim e Per formano un eterodimero nel citoplasma e sono capaci di inibire la trascrizione di sé stessi
e di altri geni.
Però Tim viene degradato in risposta alla luce, cioè di giorno viene degradato. Con un meccanismo
simile Per è fosforilato e degradato.
Per cui di giorno, con la luce i dimeri non si formano, quindi non c’è inibizione, e quindi si
trascrivono certi geni. Di notte invece, la luce scompare, Tim e Per si accumulano, formano gli
eterodimeri e inibiscono la trascrizione.