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Sbobina lezione 1: Fisiologia II (07-04-2021)

In questa trattazione parleremo di due sistemi: uno è il sistema endocrino, l’altro è il sistema
nervoso. Entrambi sono dei sistemi di fondamentale importanza per il funzionamento di un
organismo, in quanto si tratta di sistemi di comunicazione. Sono sistemi che permettono alle varie
parti del corpo di comunicare e quindi consentono anche il coordinamento delle attività.
Nel caso del sistema nervoso, questa comunicazione avviene attraverso l’invio di segnali elettrici
che il nostro organismo e che alcune cellule particolari sono in grado di generare e di inviare anche
a lunghe distanze; per questa caratteristica, le cellule che sono in grado di fare ciò, vengono
chiamate “cellule eccitabili”.
Nel sistema endocrino invece, la comunicazione tra cellule che emettono un segnale e cellule che lo
ricevono modificando di fatto la loro attività biologica, permette di generare un segnale che non è
di natura elettrica, ma di natura chimica.
Quindi nel primo caso, ci sono degli impulsi elettrici che viaggiano attraverso delle fibre che hanno
proprio delle proprietà di cavo; nel secondo caso invece, ci sono dei segnali chimici che vengono
immessi da una cellula che li genera, essi poi viaggiano nel sangue e attraverso quest'ultimo,
vengono veicolati fino alla zona in cui sono presenti le cellule in grado di rispondere al segnale
stesso, cioè le "cellule responsive". Sia nell'uno che nell'altro caso, come risultato di questa
interazione, le cellule bersaglio che ricevono l'impulso elettrico o il segnale chimico, modificano la
propria attività permettendo una serie di condizioni o eventi che alla fine sono alla base di quello
che siamo.

Fisiologia del sistema nervoso


La nostra storia comincia piuttosto presto. Inizieremo parlando di un oggetto, probabilmente il più
complesso conosciuto nell'universo. La storia di quest’oggetto comincia molto presto, i primi inizi di
un interesse umano per quest’ultimo, risalgono a circa o a più di 10.000 anni fa. In alcuni
ritrovamenti fatti in diverse sedi (Nord America, Sud America, Nord Africa), sono stati rinvenuti dei
teschi che presentavano dei curiosi fori,
chiaramente prodotti da mani umane. Gli
archeologi sono arrivati alla conclusione che,
questi fori venivano praticati allo scopo di
seguire dei rituali magico-religiosi, poiché
questa produzione, doveva servire in qualche
modo a far uscire dal foro stesso, qualche
spirito maligno che probabilmente, secondo
quello che pensavano questi neurochirurghi
“ad litteram”, albergava all'interno del cranio di
questi uomini. Pensando di far uscire lo spirito
maligno, loro non potevano saperlo, ma in
molti casi, salvavano la vita alla persona, al proprietario del cranio, per esempio, alleggerendo la
pressione endocranica, dovuta a un versamento ematico o a un versamento di liquido che
pressando sul parenchima cerebrale e quindi sul tessuto cerebrale, di fatto creava delle condizioni
di alterazione, anche di tipo comportamentale che in queste credenze tribali potevano essere viste
come la manifestazione di uno spirito maligno che bisognava fare uscire. Questi capirono già
all'epoca, che per fare uscire questo spirito maligno, doveva praticarsi qualche foro, quindi,
naturalmente, la persona che aveva il foro praticato e sopravviveva ad un processo così complesso,
doveva avere un particolare riguardo nelle organizzazioni tribali, al punto che in alcuni casi, poteva
fare figo averne più di uno. I fori dei crani presenti sulla destra in questa immagine, fanno intuire
che il paziente fosse sopravvissuto. Infatti, vi sono dei chiari segni di ricrescita e di ristrutturazione
dell'osso. Lo vediamo meno nell'immagine in alto a sinistra.
Che il contenuto della scatola cranica, avesse in qualche modo una certa importanza per gli uomini
di diverse migliaia di anni fa, è testimoniato anche da quest'altra immagine. Questo è un papiro
egizio medico, del XVII secolo a.C. Quando gli
egiziani mummificavano i corpi, i cadaveri,
preparandoli per l'aldilà, di fatto conservavano gli
organi, (il cuore, i polmoni, l'intestino), ma
buttavano via il cervello. Secondo ciò che ci dice
uno storico greco, questo cervello veniva tirato
fuori con degli uncini (introdotti attraverso le narici)
e veniva buttato via. In questo papiro, per la prima
volta nella storia antica dell'uomo, compare questo
ideogramma egizio della parola "cervello".
In tutta la letteratura umana antica (Babilonesi, Assiri, Sumeri,
Egizi), la parola cervello compare circa 7-8 volte. Per ben 6 volte
compare in questo papiro. Esso è stato scritto da un ignoto medico
del XVII secolo a.C.; presumibilmente gli archeologi pensano che
potesse racchiudere delle conoscenze mediche preesistenti.
Questo ignoto medico contravvenendo un po' a tutte le pratiche, ai
precetti magico-rituali o religiosi dell'epoca, analizza dei casi di danno che i suoi pazienti avevano
ricevuto per colpi contendenti tra testa e collo. Attraverso uno spirito di osservazione che verrà
creato col metodo scientifico solo 30-32 secoli dopo, questo medico genera un testo nel quale
utilizza proprio questo metodo, e, dove analizza il problema di questi pazienti, descrive ciò che vede
in un paziente che arriva da lui col cranio sfondato, fa delle prognosi e decide per esempio se riuscirà
a curarlo o meno. Fa tutto questo con una capacità analitica che è molto moderna e somiglia molto
alla metodologia entrata nei giorni nostri. Tra l'altro, fa delle descrizioni, per la prima volta, di alcune
parti del sistema nervoso che fanno intuire una capacità di osservazione, una capacità analitica
molto spiccata. Parla per esempio, delle meningi, cioè delle membrane che rivestono ciò che sta
all'interno della scatola cranica, descrive casi di paralisi dal lato opposto rispetto al lato nel quale è
stato sferrato il colpo e che quindi ha determinato la distruzione del tessuto: lui intuisce che le
conseguenze di un danno, sono conseguenze che si manifestano sul lato opposto, controlaterale.
Questo, noi oggi sappiamo, avviene a causa delle vie crociate (vie che si incrociano), che controllano
il lato opposto. Dello studio della scatola cranica si occupa anche Ippocrate, il famoso medico
leggendario Greco, quando definisce nella sua opera "la malattia sacra", come fonte di quello che
siamo proprio il contenuto della scatola cranica.
Stiamo parlando del cervello. Non c'è nulla di simile nell'universo.
Soprattutto il cervello umano è oggi considerato l'oggetto dell'universo più
complesso conosciuto. È un oggetto che al suo interno, presenta circa 80
milioni di cellule nervose che vengono chiamate neuroni, e circa 60 milioni
di altre cellule, le cellule non neuronali, ossia, le cellule gliali
(oligodendrociti, astrociti…). Questi 80 miliardi di cellule nervose sono
quelli che costituiscono il nostro cervello. Ciascuna di queste 80 miliardi di
cellule mediamente tiene contatto/i con altre 10.000 cellule simili. Quindi,
ogni cellula intrattiene parecchie migliaia di contatti con altre cellule. Le
cellule nervose hanno una capacità di comunicazione impressionante...il
numero di interazioni che una cellula nervosa è in grado di intrattenere con altre cellule nervose,
non è stata replicata ancora in nessun manufatto costruito dall'uomo, soprattutto per la grande
flessibilità-plasticità di questo sistema, racchiuso nella scatola cranica, che è in grado di fare delle
prestazioni stupefacenti, imitabili da nessuna macchina umana. La comprensione di come un
cervello del genere si struttura, genera delle domande alle quali solo da pochi anni, si sta
cominciando a dare risposta. Tuttavia, molte di queste risposte non le abbiamo ancora. Quindi, noi
abbiamo 80 miliardi di neuroni di diverse tipologie, ma non sappiamo cosa decidono: se un neurone
debba diventare un neurone della corteccia, del cervelletto, del midollo spinale, di collegamento, di
proiezione, se un neurone debba utilizzare una certa sostanza chimica piuttosto che un'altra...non
sappiamo cosa controlli la genesi di questi neuroni, insomma. Sappiamo che questi neuroni ad un
certo punto cominciano a generarsi e a preparare i contatti con le altre cellule: i contatti sinaptici,
cioè dei contatti che si manifestano in corrispondenza di strutture speciali, chiamate sinapsi. Il fatto
che i neuroni migrino per andare a trovarsi la sistemazione finale, è un fatto interessante, non
abbiamo ancora capito se queste capacità dipendano e quanto dipendono, dal corredo genetico,
quindi dall'espressione dei geni, o da influenze di natura ambientale, o da un'interazione tra le
istruzioni genetiche e le influenze ambientali. Fino a pochi decenni fa, lo studio del cervello era
fortemente limitato dalla mancata disponibilità di strumenti adeguati; con la nascita negli anni '50
nel microscopio elettronico, si sono cominciate a fare delle conquiste notevoli per quanto riguarda
l'analisi morfologica del cervello, infatti, oggi riusciamo ad avere un'immagine dello stesso, con
tecniche di imaging che ci consentono addirittura di avere delle rappresentazioni con una
risoluzione notevole, senza bisogno di fatto di attendere che il cervello ci venga fornito con
procedure post mortem.
Lo sviluppo del cervello parte da
forme di cervelli molto semplici,
come quello di alcune creature,
come la medusa, che di fatto
sono delle reti di cellule nervose
fino a dei vermi piatti, dove già
cominciamo a intravedere una
concentrazione di gruppi di
cellule nelle regioni più anteriori
del corpo, processo che viene
chiamato encefalizzazione, che si
consolida poi nell'uomo, in cui il
cervello assume uno sviluppo notevole. Il centro del cervello si sviluppa a partire da cellule
specializzate che fanno parte di uno dei tre foglietti nei quali si suddivide l'organismo primordiale
che si genera dallo zigote. Il foglietto dal quale noi formiamo il nostro sistema nervoso è il foglietto
più esterno, chiamato ectoderma, gli altri due più interni, sono il mesoderma e l'endoderma, oltre
alle cellule germinali. Dall'ectoderma oltre alla pelle e all'epidermide e alle cellule del pigmento, si
generano i neuroni; in particolare, da queste cellule grazie a un'azione di differenziamento che
possiamo vedere meglio qua, le cellule di
questo ectoderma cominciano a ispessirsi,
formando una placca neurale, i bordi di
questa placca si sollevano formando una
doccia neurale, i bordi di questa doccia si
chiudono formando un tubo neurale e da
questo tubo neurale si strutturerà il cervello
primordiale. Quest'ultimo, in una prima fase
forma, grazie alla divisione delle cellule
corrispondenti, tre vescicole, più una specie
di tubo neurale
caudale (la parte più
caudale rimane
tubulare), mentre le
parti più anteriori si
espandono attraverso
ripetute moltiplicazioni cellulari. A un certo punto le due vescicole (quella
anteriore e quella posteriore), si suddividono ulteriormente, mentre la
mediana rimane così com'è e avremo uno stadio a 5 vescicole. Nel primo
stadio a tre vescicole, avremo:
un proencefalo, un mesencefalo e un rombencefalo.
Quando il proencefalo e il rombencefalo si
suddividono a loro volta, danno origine al
telencefalo, da cui si origina poi la corteccia
cerebrale, e al diencefalo, da cui si origina il talamo
e l'ipotalamo...il mesencefalo rimane come tale; il
rombencefalo si suddivide in metencefalo, ponte e
cervelletto, mielencefalo e medulla (bulbo); infine
abbiamo il reso del canale che costituisce il midollo
spinale.
Arriveremo alla fine a questa struttura del
cervello, dove noi possiamo riconoscere un
encefalo, il diencefalo, il mesencefalo, il
cervelletto, il ponte, il bulbo e il midollo spinale.
Il cervello dunque, è rivestito da questi foglietti
che aveva già correttamente osservato questo
medico egiziano, che sono le meningi. Esse, di
fatto, proteggono e rivestono il parenchima
cerebrale che è abbastanza soffice. Inoltre,
all'interno del cervello, sono presenti delle cavità
piene di un liquido chiamato "liquido
cefalorachidiano", il quale oltre a garantire
stabilità meccanica (in quanto circondanti
dall'esterno il cervello), funge anche da veicolo,
permettendo di far passare nutrienti e sostanza da una zona all'altra. Da quando si è avuta l'idea
dell'esistenza del cervello e da quando sono stati fatti gli studi per cercare di comprendere sia la sua
struttura, sia le sue funzioni, lo studio delle relazioni tra queste, ha in pratica impegnato, per diversi
secoli, il lavoro di molti ricercatori e scienziati. Coloro che avevano la fortuna di avere un cervello in
mano (il medico egiziano, Ippocrate, Galeno che era medico dei gladiatori e a cui arrivavano sotto
l'arena degli uomini, spesso già defunti, probabilmente a causa delle lotte che si tenevano nell'arena
o comunque moribondi), potevano osservare determinate cose. Galeno in particolare, fece delle
osservazioni importanti, sia sul cervello dei gladiatori, sia sul cervello degli animali che gli venivano
sottomano. Infatti egli esaminava pecore, maiali, cani e tra l'altro faceva anche delle dissezioni
pubiche perché era affascinato ed era riuscito a comprendere che, per esempio, stimolando
determinate parti del cervello, era possibile ottenere delle risposte a delle reazioni che erano anche
molto chiare ed evidenti. Quindi lo studio dei rapporti tra struttura e funzione, è stato nei secoli
molto importante.

Oggi noi sappiamo ad esempio che, le porzioni più anteriori di corteccia che sono quelle che si sono
sviluppate di più nei primati umani, sono importantissime perché ci consentono di svolgere delle
funzioni che apparentemente, per ciò che sappiamo, non sono presenti in altre aree. Quindi
possiamo controllare alcuni comportamenti complessi di alcune funzioni superiori. Si distinguono
anche delle aree di associazione. Abbiamo poi anche delle regioni che sono responsabili del
controllo delle attività motorie: queste regioni vengono definite sulla base di precisi confini
anatomici determinati per esempio da scissure (la scissura di Rolando, la scissura laterale del
Silvio...), abbiamo quindi anche aree pre-rolandiche e post-rolandiche. Inoltre, sappiamo che in una
zona immediatamente posteriore alla corteccia frontale, abbiamo delle parti di cervello che se
stimolate, evocano dei movimenti. Altre regioni che si trovano più indietro, sono invece responsabili
delle sensazioni, in cui arrivano le informazioni sensoriali dalla cute, dal sistema dei muscoli, dai
sistemi viscerali... Abbiamo delle zone in cui arrivano informazioni di natura olfattiva, di natura
gustativa, di natura uditiva, di natura visiva, che sono destinati a diventare rispettive sensazioni.
Questi stimoli o segnali elettrici viaggiano attraverso la periferia. Se diventano gusto, sapore, odore,
suono, immagine, è solo perché il cervello è in grado di elaborarli e quindi fare diventare dei segnali
elettrici semplici in sensazioni. Molte di queste cose sono state acquisite nel tempo, nei secoli. Oggi
sappiamo che è possibile, a differenza del passato, visualizzare le cellule nervose attraverso delle
opportune tecniche di colorazione o di imaging.
Inoltre, oggi esiste una corrispondenza tra
quello che c'è sulla superficie del corpo e quello
che c'è sulla corteccia; sia in quella sensoriale
che in quella motoria, tutte le nostre parti del
corpo vengono rappresentate. Vengono
rappresentate in modo da creare sulla superficie
della corteccia sensoriale e sulla superficie della
corteccia motrice, il disegno di un homunculus,
che è anche abbastanza sgorbio perché le varie aree sono rappresentate in maniera differenziale.
La mano e il viso infatti, hanno una notevole rappresentazione, mentre altre parti del corpo, quali il
busto, le gambe, i piedi lo sono meno.
Qualcuno si è passato anche il tempo a cercare di
rappresentare questi homunculi (motori e
sensoriali), in maniera tridimensionale. Queste
immagini però hanno un significato importante.
Notiamo sicuramente che la faccia, le mani, sono
sproporzionate rispetto al resto del corpo nella
rappresentazione che se ne fa in corteccia,
probabilmente perché svolgono dei movimenti che
hanno bisogno di regolazioni fini; noi attraverso le
mani o i muscoli facciali, quali i mimici per esempio,
possiamo controllare in maniera sofisticata. A tal
proposito, serve tale regolazione molto fine che ha bisogno di essere rappresentata in larghe regioni
della corteccia. Questa rappresentazione corticale può essere modificata plasticamente.
Ammettiamo per esempio, che questa corteccia appartenga a una persona non vedente, rispetto
ad un normotipo ciò che varierebbe, sarebbe il tatto: un ipovedente acutizza molto il senso del tatto.
Ci aspetteremmo, in questo caso, che la rappresentazione delle dita sia maggiore rispetto a quella
di un normovedente.
La rappresentazione corticale è molto plastica e noi possiamo renderla tale anche quando
impariamo delle abilità nuove con le mani. Il nostro cervello ha dunque, questa grande capacità di
reclutare delle cellule che rendono più sofisticati i nostri movimenti. Sicuramente una persona che
utilizza le mani solo per piantare chiodi, o per gestire un martello, avrà una rappresentazione
corticale della mano diversa rispetto alla stessa mano che per esempio usa il tombolo, un'antica arte
ricamatoria, la quale presuppone un'abilità con le dita notevole, in cui si integrano i gesti motori e i
gesti sensoriali.
*Curiosità: uno studio molto recente che è stato compiuto in Giappone, ha permesso di osservare
nelle rappresentazioni corticali di ragazzini dai 9 ai 12 anni, la variazione significativa nella
rappresentazione corticale di un dito. Il dito di cui si è vista una rappresentazione aumentata nel
cervello di questi bambini giapponesi, è il pollice, a causa dell'utilizzo degli smartphone. La
rappresentazione del pollice in quella fascia d'età è significativamente variata rispetto alla
rappresentazione del pollice nei sessantenni e nei settantenni.*
Ciò di cui si è parlato precedentemente, è semplicemente un'introduzione all'organizzazione
anatomica del materiale che si trova all'interno del sistema nervoso; l'altra parte di cui non si è
parlato il midollo spinale.

Il midollo spinale
Il midollo spinale è organizzato in modo tale da avere una parte di sostanza bianca all'esterno e la
sostanza grigia all'interno che forma una specie di H.
Ciò che chiamiamo sostanza
bianca o sostanza grigia,
dobbiamo ricondurlo a delle
ragioni storiche, perché prima
ancora che venissero inventati il
microscopio o le tecniche di
colorazione del tessuto nervoso, i
primi anatomici osservavano
solamente macroscopicamente e
quindi le loro classificazioni erano
basate su questa tipologia di
osservazione e, vedendo una
regione più chiara, la chiamavano
sostanza bianca, al contrario una regione più scura, la chiamavano sostanza grigia. Loro non lo
sapevano, ma in alcune parti del cervello ci sono dei neuroni che producono/secernono melanina e
che contengono, dunque, questi granuli all'interno; questi granuli sembrano scuri, neri e i primi
anatomici identificarono la cosiddetta "substantia nigra". Altri si presentano di colore rossastro e
quindi questi primi anatomici hanno cominciato a parlare di "nucleus ruber". Queste classificazioni
sono poi rimaste fino ai giorni nostri; nel midollo spinale abbiamo per esempio questa sostanza
grigia, di forma vagamente ad H, come detto in precedenza, dove possiamo riconoscere un corno
anteriore e un corno posteriore (naturalmente da noi che siamo creature bipedi). Il corno anteriore
è equivalente al corno ventrale nelle creature quadrupedi (cane, gatto, cavallo). Il corno posteriore
è invece è equivalente al corno dorsale. Il corno ventrale è la sede dei motoneuroni spinali, dove
sono presenti i corpi cellulari di quelle cellule che prenderanno contatto diretto con la muscolatura
scheletrica, chiamata tale proprio perché muove lo scheletro. Nel corno dorsale arrivano tutte le
informazioni della periferia, attraverso delle fibre nervose che hanno il corpo cellulare nei gangli
associati alla radice dorsale. Nei gangli della radice dorsale sono presenti dei neuroni molto
particolari, chiamati, appunto, neuroni pseudounipolari. Questi hanno un corpo cellulare e un
prolungamento che esce e si biforca: un ramo va verso la periferia, un ramo va verso il sistema
nervoso centrale. Quindi, un ramo raccoglie le informazioni e le porta fino al corpo cellulare, poi
l'altro ramo, le stesse informazioni, le porta verso il sistema nervoso centrale. Sono informazioni di
natura sensoriale, sostanzialmente tardo pressoria, vibrazionale, dolorifica ecc ecc. Queste
informazioni sono poi destinate ad andare verso l'encefalo, per esempio attraverso questa sostanza
bianca, chiamata così proprio perché costituita dalle fibre nervose che portano informazioni
ascendenti e discendenti, ed è bianca perché è costituita dalla cosiddetta "guaina mielinica" che
avvolge le fibre nervose.
Il midollo spinale è organizzato in questo modo:
dalle corna anteriori attraverso la
radice ventrale, escono le fibre che
sono destinate alla muscolatura
scheletrica, quindi sono dei segnali
che sono in uscita perché qui abbiamo
i corpi cellulari dei motoneuroni, cioè
delle cellule motorie che comandano
la contrazione dei muscoli, le fibre
escono da qua. Mentre nella parte
posteriore abbiamo le fibre che
arrivano dalla periferia, si distinguono
inoltre, i corpi cellulari. Nelle fibre
motorie che viaggiano lungo le fibre in uscita e quelle in entrata, le varie guaine si uniscono poi a
formare il cosiddetto "nervo misto". Come si vede nell'immagine, le fibre nervose viaggiano in uscita
o in entrata, con un flusso opposto di informazioni. Le informazioni che dal sistema nervoso centrale
vanno verso la periferia, si chiamano centrifughe; al contrario, si dicono centripete quelle
informazioni che dalla periferia, vanno verso il sistema nervoso centrale. Però queste informazioni
viaggiano attraverso questi nervi che poi si uniscono a formare il nervo misto, il quale esce dai forami
vertebrali per andare fino alla periferia dove ci sono sia la muscolatura scheletrica, sia le zone dalle
quali dobbiamo raccogliere delle informazioni di varia natura.
Questo per quanto concerne la descrizione.

Il sistema nervoso da un punto di vista funzionale


Cominciamo a parlare delle cellule che si occupano del funzionamento e che rappresentano in
pratica le unità nel nostro sistema nervoso, quindi, cominciamo a parlare di neuroni e a vedere come
funzionano. La struttura del sistema nervoso in qualche modo riflette la sua funzione. Questo
concetto si applica anche alle cellule che costituiscono il sistema nervoso. Nel sistema nervoso sono
presenti sostanzialmente due tipi di cellule: le cellule nervose e le cellule non nervose o cellule gliali.
Le due tipologie di cellule sono importantissime per il funzionamento del sistema nervoso. Le cellule
che sono state ovviamente conosciute meglio sono i neuroni, perché hanno caratteristiche più
appariscenti, soprattutto legate alla genesi di un segnale elettrico e nascono anche dalle
osservazioni che nel diciottesimo secolo fece un ricercatore, uno scienziato italiano di nome Luigi
Galvani, il quale fece delle osservazioni abbastanza importanti. In mezzo corpo morto di rana, lui
accidentalmente, mettendolo in contatto con delle barrette di metallo, si accorse che queste zampe
di rana si muovevano e quindi si contraevano. Questa fu la prima testimonianza dell’esistenza di una
elettricità animale, cioè la presenza di fenomeni elettrici anche nei tessuti viventi. Poi in quel caso
non era più vivente perché la rana era morta; però il fatto che attraverso l'elettricità si potesse far
muovere un corpo morto, suscitò una serie di suggestioni notevolissime che, in alcuni casi portarono
alla creazione di capolavori letterari immortali. Questo diede anche l’idea del fatto che esistessero,
all’interno del tessuto, alcune cellule dotate di questa capacità di generare dei segnali elettrici. Oggi
noi sappiamo che queste cellule esistono nel corpo dei viventi e, sono delle cellule che hanno la
caratteristica di possedere una attitudine chiamata eccitabilità, cioè, la capacità di generare dei
segnali elettrici, ma non solo, perchè molte cellule sono in grado di generare segnali elettrici ma
solo le cellule eccitabili sono in grado di generare particolari fenomeni elettrici che possono essere
propagati a lunga distanza.

*Adesso facciamo un giochino per comprendere meglio: (possibile domanda d’esame)


Muovete l'alluce del piede destro, dove si trova il motoneurone che sta facendo contrarre i muscoli
che fanno muovere l'alluce del piede destro?
I muscoli che si contraggono per fare muovere l’alluce si chiamano “muscoli scheletrici”, perché
fanno muovere lo scheletro (in questo caso, stanno muovendo l'alluce), e quindi, questi muscoli
ricevono delle informazioni che partono da un motoneurone.
Dove abbiamo visto che sono localizzati i motoneuroni? Nel corno anteriore del midollo spinale.
Ma di quale porzione del midollo spinale? Perchè il midollo spinale ha la porzione cervicale, la
porzione toracica, la porzione lombare, la porzione sacrale, dove stanno secondo voi i corpi cellulari
dei motoneuroni che stanno facendo contrarre i muscoli che fanno muovere il vostro alluce?
Un’altra delle cose che voi dovreste ricordare è che il midollo spinale ha due dilatazioni, una
dilatazione cervicale e una dilatazione lombare. In corrispondenza di queste dilatazioni, abbiamo
dei plessi dove sono più rappresentati, sono maggiori di numero, quelle cellule che si devono
occupare della innervazione degli arti, innervazione sia sensoriale e sia motoria.
Quindi, dove li abbiamo questi motoneuroni? Nel corno anteriore giusto, ma di quale porzione del
midollo spinale? Cervicale, toracica, lombo sacrale?
La risposta è: lombo sacrale giustamente perchè stiamo parlano di arti inferiori.
Se io invece, vi avessi detto di muovere il pollice a quale porzione del midollo spinale dovevamo
riferirci?
A quella cervicale, non è quella toracica perché lì troviamo i motoneuroni che controllano la
muscolatura del tronco o ricevono informazioni dal tronco, ma la dilatazione cervicale dove sono
presenti i plessi brachiali, cioè quelli che controllano gli arti, sono tra il cervicale e il toracico.
Perchè vi ho fatto questa domanda? Secondo voi, questa fibra nervosa che parte dal midollo spinale
lombo sacrale e arriva al vostro alluce, voi immaginate quanto sia lunga?
Più di 1 metro: è più o meno lunga in base all’altezza del proprietario dell'alluce. Se il proprietario
dell’alluce è 1.90m questa fibra dal motoneurone fino all’alluce deve percorre una certa distanza.
Voi immaginate un segnale elettrico che deve viaggiare attraverso un territorio sconosciuto per
raggiungere il muscolo.
Durante la formazione del sistema nervoso, ogni neurone si collega con le sue cellule bersaglio,
quindi, deve trovare la strada in maniera esatta in modo tale che quel motoneurone innervi quel
muscolo e non ne innervi un altro. Il motoneurone che ha innervato i muscoli che fanno muovere
l’alluce, perchè ha innervato proprio quei muscoli e non ne ha innervati degli altri?
Tutto questo riportato agli 80 miliardi di cellule nervose, ci dice che ci deve essere un grado di
esattezza, di assoluta esattezza, nella formazione delle connessioni, che è incredibile. È molto
difficile da concepire e molto difficile capire come possa avvenire, eppure avviene così. Quindi, ogni
fibra nervosa deve arrivare al target giusto; anche la fibra che innerva la muscolatura del vostro
alluce, che cresce e viaggia nel nervo, deve trovare la strada per arrivare fino al muscolo preciso.
Noi parleremo di queste fibre nervose perchè nelle cellule nervose che poi sono i neuroni, ne
troveremo di diversa natura. Noi abbiamo delle fibre che sono in grado di recepire dei segnali e
delle fibre, dove il segnale elettrico viaggia in direzione centripeta, cioè, verso il corpo cellulare che
è il centro metabolico della cellula e invece delle fibre dove, invece, il segnale viaggia in uscita, ossia,
in direzione centrifuga. Parleremo di queste, di come sono fatte e di cosa determina questa
variazione o movimento di segnali. *

-Immagini al seguente link: https://www.youtube.com/watch?v=-VbV2sBXQ0A


Parleremo e cercheremo di capire quali sono le basi anatomiche del funzionamento dei neuroni,
capire come avviene il flusso di informazione e come questo gira. Stiamo cercando di capire com'è
fatto un neurone e siamo ancora nell'ambito della descrizione anatomica. I neuroni sono delle
cellule che permettono la comunicazione tra cellule che emettono un segnale e cellule che
rispondono a quel segnale. Il design dei neuroni è particolare, sono delle cellule capaci di generare
un segnale e di propagarlo a lunga distanza (basti pensare alla cellula che veicola i segnali che
devono andare al vostro alluce). Queste distanze possono essere lunghe, quindi, questo segnale
viaggia a velocità spaventose anche per distanze molte lunghe.
I neuroni sono in grado di comunicare tra di loro: il segnale che nasce da un neurone arriva ad un
altro neurone, oppure, possono comunicare con cellule diverse che manifestano esse stesse la
proprietà di eccitabilità. Per esempio: il neurone può contattare un altro neurone, può contattare
una fibrocellula muscolare, può contattare un gruppo di cellule secernenti.
1. Nel caso in cui il neurone contatta un altro neurone inducendo su questo lo stesso segnale
che si è generato in esso, si ha il trasferimento di un segnale elettrico da un neurone all’altro:
questo segnale elettrico è un segnale particolare, che viene chiamato potenziale d'azione.
2. Nel caso in cui il neurone contatta una fibrocellula muscolare, si ha la contrazione della
fibrocellula, cioè la trasformazione di un segnale elettrico in un segnale meccanico.
3. Nel caso in cui il neurone contatta delle cellule secernenti, si determina la secrezione di
sostanze da parte delle cellule secernenti.
Tutte e tre queste tipologie di cellule [le cellule nervose, (cioè il neurone); le fibrocellule muscolari
e alcune cellule secernenti], manifestano questo carattere chiamato “di eccitabilità”, cioè la capacità
di cambiare lo status elettrico della cellula stessa o della membrana della cellula, e generare,
determinare, a causa di queste variazioni, delle modificazioni biologiche.
Le caratteristiche morfologiche delle varie tipologie di cellule sono molto diverse tra di loro, si
distinguono infatti, varie tipologie di neuroni con diverse morfologie. Nonostante la differenziazione
(la grande eterogeneità morfologica dei vari tipi di cellule), queste cellule presentano tutte le stesse
caratteristiche. Abbiamo diverse tipologie di prolungamenti e diverse caratteristiche che si ripetono
in modo invariato, anche se la morfologia di queste cambia. Ma quello che hanno in comune sono:
la porzione ricevente, costituita dai cosiddetti dendriti; una zona di recezione, rappresentata dai
dendriti e anche dal corpo cellulare.
Per intenderci, abbiamo: una porzione che riceve (dendriti), una porzione che è in grado di
elaborare i segnali che arrivano, quindi, il corpo cellulare che rappresenta sia il centro decisionale
che il centro metabolico della cellula, e poi abbiamo una porzione rappresentata da una serie di
prolungamenti da cui partono i segnali in uscita. Questo è un prolungamento che esce da solo ed è
l'assone.
In sintesi, troviamo:

• Una zona ricevente: dendriti;


• Un centro metabolico di elaborazione del segnale: il corpo cellulare (parte che può essere
sia ricevente, sia soprattutto di centro metabolico e centro di elaborazione);
• Un singolo assone che esce dal corpo cellulare e poi si può biforcare dando origine a delle
biforcazioni multiple, ma esce singolo dal corpo cellulare che invece è l'assone da cui i segnali
fuoriescono.
L'assone esce come struttura singola dal corpo cellulare e può avere una lunghezza anche
considerevole. Quindi, i segnali arrivano alla cellula attraverso i dendriti e attraverso il corpo
cellulare, questi segnali che arrivano, vengono elaborati nel corpo cellulare che ripeto ancora una
volta, è il centro metabolico e decisionale della cellula e, appena questi segnali vengono elaborati,
se e solo se, le condizioni saranno date, si genererà un segnale in uscita. Attenzione, che questo
segnale in uscita è molto particolare, si può propagare per lunga distanza e permette al neurone di
comunicare con le altre cellule, siano esse nervose, muscolari o secernenti: ma, se e solo se, il
segnale si genera e non è detto che si generi. Vedremo quali sono le caratteristiche affinché questo
segnale che viene chiamato “potenziale di azione”, si generi e viaggi lungo la fibra sottoforma di
impulso nervoso.
Attraverso l'assone un neurone si mette in contatto con le cellule a valle. A tal proposito,
distinguiamo una zona recettiva e integrativa e una zona conduttiva che è quella dell'assone.
Dunque, una zona dove gli impulsi viaggiano in direzione centripeta e una zona (quella dell’assone)
dove gli impulsi viaggiano in direzione centrifuga. Abbiamo una polarizzazione dinamica, cioè, il
flusso delle informazioni va in un’unica direzione: dai dendriti, al corpo cellulare, all'assone, ma non
viceversa. Abbiamo un flusso obbligato di informazioni nel neurone. Il segnale che viaggia lungo la
fibra è un impulso elettrico che viene chiamato potenziale d’azione. I neuroni si mettono in contatto
tra di loro o con le cellule bersaglio attraverso o in corrispondenza di luoghi privilegiati, speciali,
chiamati sinapsi.
In corrispondenza delle sinapsi, i neuroni si collegano con altri neuroni oppure con fibrocellule
muscolari oppure con cellule secernenti. Attraverso questi contatti, le cellule sono in grado di
comunicare, di trasferire il segnale da una cellula all'altra e, quando e se, le condizioni dovessero
essere quelle adeguate, dal funzionamento sinaptico si genererà poi, nella cellula a valle, un altro
potenziale di azione. Ma vedremo che, per la genesi del potenziale di azione devono essere
rispettate alcune caratteristiche.
Gli assoni possono essere di diversa lunghezza. Noi abbiamo assoni molto lunghi, per esempio, in
uscita dal midollo spinale per andare verso i muscoli più distali. Immaginate che, in alcuni animali,
questi assoni sono decisamente lunghi, sono lunghissimi! La lunghezza di questi assoni presuppone
che le cellule possano comunicare con altre cellule, le quali possono essere localizzate sia molto
vicine le une dalle altre, sia molto distanti. Noi dobbiamo pensare che ci siano dei collegamenti che
possono manifestarsi con target vicini o con target distanti.
Quando per esempio, si dovranno influenzare delle cellule che sono molto distanti, lo sforzo,
l'impegno metabolico della cellula per permettere al segnale di generarsi e di viaggiare, è notevole.
Infatti, i motoneuroni spinali sono tra le cellule più grandi che noi abbiamo nel nostro sistema
nervoso centrale. Sono anche i neuroni più grandi in assoluto che abbiamo. Per esempio, gli assoni
che devono raggiungere i muscoli dell'alluce, sono degli assoni molto lunghi e in generale, più lungo
è l'assone, più grande sarà la dimensione del corpo cellulare, proprio perché gli assoni essendo
molto lunghi, hanno bisogno che si generino una serie di sforzi o risposte metaboliche nella cellula,
che devono consentire al segnale elettrico di viaggiare per lunghe distanze.
Il fatto che un segnale debba viaggiare per lunghe distanze presuppone una serie di modificazioni
che hanno luogo sulla superficie della cellula, che impongono delle risposte metaboliche o
impongono uno sforzo metabolico alla cellula molto grande. La relazione che esiste tra una cellula
e un'altra, attraverso un assone, non è solamente una relazione elettrica, cioè, non è solo la
relazione che permette il passaggio di un segnale elettrico da una cellula all'altra.
Per esempio, pensiamo al motoneurone che manda una fibra, un assone lunghissimo, che viaggia
lungo tutto il nervo sciatico della gamba e arriva fino alla muscolatura che fa muovere l'alluce: la
relazione tra il muscolo dell'alluce e il motoneurone che lo innerva, non è solo una relazione di
trasferimento di semplice segnale elettrico, ma è una relazione di natura trofica. Cioè, l’arrivo
incessante di impulsi nervosi attraverso il motoneurone spinale che innerva il muscolo dell'alluce,
fa stare bene il muscolo dell'alluce, allo stesso tempo, delle sostante chimiche generate, sintetizzate
dalle fibrocellule muscolari dell'alluce, vengono captate dalla terminazione assonica del
motoneurone, viaggiano per via retrograda fino al corpo cellulare e, garantiscono il benessere del
motoneurone come tale. In assenza di queste situazioni, il muscolo o il motoneurone non staranno
più bene. Per esempio, il muscolo, in assenza dell'arrivo di impulsi nervosi, potrebbe diventare
ipotrofico (potrebbe atrofizzarsi), e, in assenza delle sostanze che il muscolo genera e che arrivano
fino al corpo cellulare, il motoneurone potrebbe andare incontro a fenomeni di tipo degenerativo.
Queste relazioni sono molto importanti, perché non sono solo di natura elettrica, non c'è solo una
comunicazione (l'invio di istruzioni per fare succedere qualcosa), ma sono anche delle informazioni
che tendono a far stare bene i partecipanti di questa relazione, sia la cellula nervosa, sia la cellula a
valle (che può essere un altro neurone, una fibrocellula muscolare o una cellula secernente).
L'assone, così si chiama il prolungamento che esce dal corpo cellulare, esce singolarmente, poi
magari si può collateralizzare e dà origine a delle collaterali assoniche, le quali possono essere anche
parecchie. I dendriti sono tanti.
Questo è un neurone multipolare, di
forma vagamente poligonale,
piramidale. La zona del corpo
cellulare dalla quale esce fuori
l'assone, viene chiamata "monticolo
assonico" o “cono di emergenza”. È
qui che nasce l'assone e anche
l'impulso in uscita dal motoneurone
che, verrà poi propagato per tutta la
lunghezza dell'assone fino a
raggiungere le zone anche più distanti. Alla fine degli assoni abbiamo i cosiddetti "terminali
assonici", in corrispondenza dei quali, si formeranno le sinapsi con le cellule bersaglio. La cellula
nervosa in corrispondenza del monticolo assonico, genera il potenziale d'azione, cioè il segnale in
uscita, che viaggia lungo l'assone e si propaga su tutti i prolungamenti dello stesso, senza perdere
minimamente l'intensità di segnale. Per cui, su tutte le proporzioni dell'assone, arriverà questo
potenziale d'azione che consentirà alle cellule che stanno a valle, di ricevere il segnale elettrico.
Un'altra caratteristica di cui abbiamo parlato che identificava la cosiddetta sostanza bianca, per
esempio il midollo spinale, è determinata dalla presenza, sugli assoni di molte cellule nervose, di
una guaina che conferisce delle proprietà particolari all'assone, isolandolo e riducendo la
dispersione del segnale elettrico. La guaina si chiama mielinica perché costituita da mielina.
Quest'ultima nasce da un ripetuto avvolgimento della membrana di una cellula non nervosa (cellula
gliale). Queste cellule gliali avvolgendosi ripetutamente sull'assone, formano la guaina mielinica.
Abbiamo cellule gliali diverse. Per esempio, un assone che viaggia in un nervo (misto) che esce fuori
dal midollo spinale, già si muove nel sistema nervoso periferico: non siamo dentro al sistema
nervoso centrale, perché quest'ultimo per intenderci, è costituito dall'encefalo con il tronco
encefalo e il prosencefalo, e dal midollo spinale. Le fibre nervose che escono fuori, fanno parte del
sistema nervoso periferico. Questa guaina mielinica è formata dalle cellule gliali che possono essere
diverse a seconda che si sia nel sistema nervoso centrale o nel sistema nervoso periferico. Nel
sistema nervoso centrale, questa guaina mielinica viene formata da cellule gliali particolari chiamate
oligodendrociti. Mentre nel sistema nervoso periferico, la guaina mielinica viene formata attraverso
ripetuti avvolgimenti offerti da una cellula particolare che viene chiamata cellula di Schwann. Su un
singolo assone sono presenti diverse cellule di Schwann, che gli conferiscono un aspetto a
salsicciotto e, tra una cellula di Schwann e l'altra, esistono delle porzioni di assone nudo che vengono
chiamate nodi di Ranvier. Questo è ciò che possiamo vedere per esempio nella fibra nervosa
dell'assone che sta innervando la muscolatura dell'alluce.
Nel sistema nervoso centrale invece, la guaina mielinica è formata dagli oligodendrociti, dove la
situazione è opposta: qui abbiamo parecchie cellule di Schwann per ogni assone, mentre nella
guaina mielinica del sistema nervoso centrale uno stesso oligodendrocita può inglobare diverse
porzioni di assone. Questa guaina mielinica oltre a garantire isolamento dell'assone ed evitare
dispersione, svolge delle funzioni molto importanti che sono diverse nel sistema nervoso centrale e
in quello periferico. Per esempio, le cellule di Schwann nel sistema nervoso periferico, si occupano
anche di favorire la ricrescita o la plasticità degli assoni. Mentre gli oligodendrociti nel sistema
nervoso centrale, invece di favorire la plasticità o la ricrescita di un assone per esempio danneggiato,
lo deprimono, inibiscono. Quindi, le cellule di Schwann sono nutritive, neurotrofiche, in quanto
garantiscono il trofismo delle fibre nervose periferiche. Chirurgicamente è possibile riattaccare una
fibra nervosa in una mano o in un braccio e quindi permettere per esempio a un muscolo di ricevere
di nuovo delle informazioni, e quindi reinnervare sostanzialmente un muscolo attraverso il
riattaccamento di una fibra nervosa. Questa stessa cosa non è possibile nel sistema nervoso centrale
e si suppone che queste funzioni rientrino appunto, in quelle delle cellule di Schwann. Queste, nel
sistema nervoso periferico sono in grado di promuovere fenomeni ricostruttivi o riparativi della fibra
nervosa periferica danneggiata. Gli oligodendrociti nel sistema nervoso centrale, invece, ostacolano
questi fenomeni riparativi o ricostruttivi. La presenza della guaina mielinica su una fibra nervosa
periferica, oltre all'aspetto isolante, oltre a prevenire la dispersione del segnale elettrico, oltre ad
essere un sistema trofico di produzione di segnali chimici di tipo trofico che possono addirittura
aiutare la fibra a rigenerarsi, conferisce alla fibra nervosa stessa un'altra caratteristica molto
importante: quella di condurre un segnale elettrico a una velocità significativamente superiore
rispetto a quelle fibre nervose che invece la guaina mielinica non ce l'hanno.
Noi possiamo condurre il segnale elettrico che viaggia nei nostri assoni, nei casi più particolari, anche
a qualche centinaio di metri al secondo. La velocità più alta di conduzione del segnale del potenziale
d'azione delle fibre nervose, si ha nelle fibre che hanno la guaina mielinica. Mentre nelle fibre che
non hanno la guaina mielinica, la velocità dipende dalla sezione, dal diametro della fibra: più ampio
è il diametro della fibra, quindi più largo è il diametro dell'assone, più veloce sarà la conduzione del
segnale, ma qualunque sia il diametro dell'assone, una fibra mielinizzata condurrà il segnale sempre
a velocità maggiore. La conduzione del segnale avviene facendo saltare il segnale da un nodo di
Ranvier all'altro. Proprio per questo, la conduzione del segnale lungo la fibra nervosa, viene
chiamata conduzione saltatoria. Questa conduzione saltatoria conferisce velocità, quindi, le fibre
nervose del sistema nervoso periferico, fanno viaggiare il segnale in maniera rapida. Ci sono delle
situazioni patologiche nelle quali questa guaina mielinica viene meno. In quest'ultimo caso, si va
incontro a dei fenomeni di disturbo della trasmissione del segnale, per cui, per esempio ai muscoli
possono arrivare dei segnali non adeguati, e per questo, la contrazione dei muscoli potrebbe non
avvenire in maniera corretta. Un esempio in cui si manifesta questo fenomeno, che determina una
patologia è la sclerosi multipla. Questo tipo di situazione ci fa comprendere quanto importante è
l'integrità della guaina mielinica e ci dice inoltre, quanto sia importante conoscere il confine tra la
fisiologia e la patologia.
Questo per quanto riguarda la nostra iniziale descrizione anatomica.

Modalità con cui si generano questi segnali


https://www.youtube.com/watch?v=zSB30sTtVT4
Il fenomeno elettrico che Galvani a suo tempo osservò sui tessuti morti, sul tessuto vivente se
vogliamo, sul tessuto dell'animale morto, in questo caso, la rana, era un segnale elettrico diverso
rispetto a quelli che noi oggi conosciamo. Cioè, l'elettricità che noi vediamo viaggiare nei cavi delle
nostre lavatrici, dei nostri computer, delle ricariche dei nostri telefonini, è un'elettricità molto
diversa rispetto a quella che si genera in un sistema biologico, vivente, perché, nel primo caso, noi
parliamo di flussi di elettroni che hanno luogo sulla superficie di materiali conduttivi, che in generale
sono dei metalli, mentre invece, il segnale elettrico che noi generiamo in un sistema vivente, non
ha a che fare con flussi di elettronici su materiale conducibile, bensì con movimenti di ioni, con
movimenti di cariche elettriche, di atomi ionizzati che hanno perso o acquisito un elettrone. Questi
movimenti di carica, si manifestano ai lati delle membrane delle cellule. In generale, questi
movimenti ionici sono presenti in tutte le cellule del corpo, ma solo nelle cellule eccitabili, questi
movimenti ai lati della membrana, sono in grado di generare un fenomeno particolarissimo come il
potenziale d'azione. Mentre, le membrane di tutte le cellule, sono in grado di tenere separate
cariche elettriche, perché gli ioni sono quelli che viaggiano normalmente nei fluidi di cui è composto
il corpo.
Cosa c'è nelle cellule che permette i movimenti di questi ioni e la loro interazione con l'ambiente
circostante?
Le cellule del nostro corpo sono immerse in una soluzione fisiologica, infatti, noi siamo composti per
più del 70% da acqua, i nostri antenati sono usciti dall'acqua e quando siamo usciti dall'acqua,
abbiamo dovuto affrontare il problema di trattenere quest'ultima. Le nostre cellule stanno dunque,
all'interno di un sistema acquoso. Abbiamo acqua all'interno delle cellule e fuori da esse, che deve
comunicare, e comunica attraverso delle strutture, dei dispositivi molto particolari presenti sulla
superficie delle cellule. Il confine che delimita l'interno della cellula con l'esterno, è costituito da un
doppio strato fosfolipidico. Ma ciò che permette all'acqua interna delle cellule, di mettersi in
contatto con l'acqua esterna, e quindi a questi ioni di muoversi da una parte all'altra, è la presenza
di strutture proteiche transmembrana, che sono parte integrante di quel modello di membrana che
viene chiamato "modello a mosaico fluido". Esso è un doppio strato fosfolipidico nel quale
galleggiano, muovendosi incessantemente e potendosi estendere in tutto o in parte per lo spessore
del doppio strato lipidico, delle proteine. Alcune di queste proteine sono particolari, in quanto,
hanno un poro al centro e sono di fatto dei canali: appunto per questo, vengono chiamate "proteine
canale". Queste proteine canale, permettono il passaggio di ioni e sono presenti sostanzialmente in
tutte le cellule, ma sono presenti in tipologie particolari solo nelle cellule eccitabili a determinare
questa proprietà dell'eccitabilità in queste cellule.
Introduciamo il discorso dei canali ionici.
Gli ioni si muovono incessantemente sia dentro che fuori dalla cellula, e, attraverso questi canali
ionici, gli ioni possono muoversi da un distretto all'altro, vedremo spinti da cosa.
Cercheremo quindi di capire cosa sono i canali ionici, dove sono localizzati e qual è la loro funzione.
Dobbiamo partire però, da una condizione che deve essere già nota a tutti: com'è fatta una
membrana, che cos'è uno ione e in che cosa consiste la distribuzione differenziata di questi ioni ai
lati della membrana.
Le membrane sono strati bilaterali di fosfolipidi dove sono presenti delle proteine. I fosfolipidi sono
organizzati in modo tale da avere delle teste polari rivolte verso la parte acquosa all'esterno e
all'interno, mentre le parti apolari, queste code lipidiche, stanno verso il centro della membrana.
Su queste, galleggiano delle proteine che hanno un poro e quindi, permettono il passaggio di
qualcosa. Le caratteristiche di queste proteine transmembrana che stanno sulla superficie del
doppio strato fosfolipidico, sono:
•selettività;
•possono essere attivi o passivi;
•localizzazione in modo regionalmente definito;
•unicità funzionale.

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